Queer As Folk - Una famiglia per Brian

di Eddygiak97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***


Queer As Folk - Una famiglia per Brian 

Autore: Eddygiak97

Ambientato: post 5x13

I personaggi della serie televisiva “Queer As folk” citati nella storia non sono di mia proprietà, ma appartengono ai legittimi ideatori. Sono stati da me utilizzati senza il consenso degli autori, non a fini di lucro ma solo per divertimento personale.


Capitolo 1°

Pov. JUSTIN

È solo tempo ha detto, ma dopo la notte appena trascorsa, la più bella della mia vita, passata a fare l'amore col mio uomo, mi sembra impossibile che tra quattro ore sarò su un aereo per salutare la gloriosa Pittsburgh e andare a New York, per l'inizio della mia carriera da artista.

Sono da poco passate le 6:00, apro con fatica gli occhi, mi volto ad osservare l'uomo che tra quattro ore lascerò senza salutarlo, come mi ha fatto promettere. Mentre dorme, Brian è l'uomo più bello che abbia mai visto, non mi stancherò mai di osservare il suo corpo statuario, quasi scolpito da Dio apposta per essere ammirato.

Al solo pensiero della notte appena vissuta inizio a tremare: dopo aver annullato il matrimonio per preparami alla partenza, ho posato lo sguardo su una custodia rossa in pelle che conteneva i nostri anelli e gli ho chiesto:

— Non li hai restituiti? —avevo un sorriso amaro che sapeva di dolore.

— Non li ho restituiti! — mi ha risposto continuando a sorridere mantenendo lo sguardo basso.

Mi sono perso ad osservarlo tristemente, pensando se stessi facendo la cosa giusta, se fosse davvero quello che volevo, ma tornando alla realtà, ho richiuso con malinconia la scatola e l'ho appoggiata sul costoso tavolino da caffè del loft e mi sono voltato verso Brian, dopo alcuni passi verso di lui gli ho preso la mano e gli ho detto esattamente cosa pensavo: — Non ci servono anelli o giuramenti per sapere che ci amiamo... lo sappiamo già! — sono rimasto ad osservare il volto di Brian mentre stava spostando il suo sguardo a terra per evitare di mostrarmi le sue vere emozioni.

Ma detto questo Brian si è complimentato con me per essere diventato il migliore omosessuale che potesse immaginare e non ho resistito, volevo baciarlo, lo volevo disperatamente per fargli capire che sarei tornato da lui, ma avrebbe dovuto essere lui a fare il primo passo stavolta. Non ho dovuto attendere molto perché lo facesse, infatti mi ha portato le braccia a collo con dolcezza e ha cominciato a baciarmi. Un bacio come solo noi siamo capaci di fare, ma in realtà non era un bacio come gli altri, rifletteva le nostre paure per il futuro ma anche la conferma dell'amore che ci unisce da ben cinque anni.

Dopo una serie di baci ci siamo ritrovati inginocchiati sul divano del salotto completamente nudi, abbracciati come se fossimo una cosa sola, continuando a baciarci come se la nostra vita dipendesse l’uno dall'altro.

Con delicatezza Brian mi ha sdraiato sul morbido divano bianco e abbiamo cominciato a fare l'amore, delicatamente Brian è entrato in me e ha cominciato a spingere in maniera lenta e passionale, ed io emettevo ad ogni sua spinta un gemito di piacere e invocavo il suo nome pregandolo di non fermarsi. Ad ogni suo gemito corrispondeva poi uno dei nostri baci e siamo andati avanti così per ore. Stanchi dall’aver fatto l'amore per quattro volte di seguito, ci siamo stesi sul letto l'uno tra le braccia dell'altro, continuando a fissarci con amore e coccolarci fino a quando non ci siamo addormentati esausti.

Appena mi sono ripreso dal ricordo della notte trascorsa, con tristezza ho finito di preparare la valigia e mi sono recato in bagno per farmi l'ultima doccia nel loft. Mentre mi sfregavo la spugna sulle spalle, cercavo di capire se era la soluzione giusta partire per New York e lasciare Brian da solo.

Una volta tornato in camera, l’ho visto con una espressione serena e mi sono avvicinato per poterlo coccolare mentre dormiva. Una volta asciugatomi, mi sono diretto in salotto aspettando l'ora di avviarmi verso l'aeroporto, ma osservando attentamente intorno a me, ho notato una cosa particolare: sul pavimento vi erano tre preservativi usati, ma ricordavo benissimo di aver scopato per ben quattro volte di fila con Brian e ho capito che nell'ultima scopata non avevano usato il preservativo.

— Cazzo! — ho pensato spaventandomi. — Ecco perché mi è sembrato diverso, di sentirlo davvero dentro di me e di essere stato in grado di percepire il suo cuore battere in me! — di scatto mi sono girato verso l'uomo che amavo, tuttavia non ero preoccupato per la salute di nessuno dei due: avevamo fatto le analisi meno di un mese prima ed eravamo risultati entrambi negativi.

Felice di averlo fatto per davvero, ho guardato l’orologio, che segnava le 7:30 mi sono avvicinato nuovamente a Brian che ancora dormiva tranquillo e gli ho lasciato un tenero bacio sulla fronte sussurrandoli: “A presto, amore” e con la valigia in mano, ho aperto la porta scorrevole del loft chiudendomela alle spalle per iniziare con ansia la mia nuova vita a New York.

 

Pov. Brian

La notte appena trascorsa è stata la più bella della mia vita ed è stata anche la prima volta che ho cercato con tutto me stesso di trasmettere l’amore che provo per una persona ma se la persona è Justin non è mai abbastanza. Alla quarta sessione siamo crollati uno tra le braccia dell’altro, ho potuto sentire il suo cuore che batteva solo per me, è stato proprio in quel momento che la voglia di dirli resta è stata al massimo e con tutte le mie forze mi sono trattenuto per dirlo. In quel momento volevo che il tempo si fermasse per tenerlo sempre con me e proprio in quel momento ci siamo addormentati.

Al mio risveglio non c’era più, erano da poco le otto e già sentivo la sua mancanza nel loft, tutto era incolore e buio come se la linfa vitale che dava energia a quel posto fosse sparita, ebbene sì, il raggio di sole che brillava nella mia vita se n’è andato a New York per inseguire la sua carriera, mentre io rimango nel mio letto sentendo il suo profumo impregnare ancora le nostre coperte.

In un primo istante l’impulso di chiamarlo per dire “Che cazzo stai facendo? Torna da me e sposami!” è stato quasi insopportabile, ma continuo a pormi sempre la stessa domanda: “Ho fatto bene a lasciarlo andare per la sua felicità, senza pensare alla mia?”, ma mi convinco a fatica che è la scelta migliore per lui, per la giovinezza che deve ancora vivere, mentre io l’ho già superata.


Pov. Justin

— Ultima chiamata per il volo 2813 diretto a New York — dice l’altoparlante indicando i voli in partenza.

Sono seduto sulla panchina, indeciso se prendere quel cazzo di aereo e inseguire la mia presunta carriera artistica o restare a Pittsburgh con l’amore della mia vita.

Cosa cazzo faccio, quale decisione devo prendere?” mi chiedo cercando in vano una soluzione al dilemma. “Se resto, Brian mi manda via a calci rendendomi infelice e se parto da solo lo sono lo stesso perché non riesco a vivere senza Brian!” continuo cosi fino alle 9:30, ovvero l’ora di prepararsi per l’imbarco, “Basta ho deciso”.

 

Pov. Brian

— Le 9:30, ormai sarà sull’aereo in attesa che decolli — mi dico fra me e me per fare il conto alla rovescia verso l’inferno.

Dopo un’ora qualcuno bussa alla porta del loft ma non mi voglio alzare, oggi non ci sono per nessuno, tanto meno per Michael o Emmett o Ted oppure, peggio ancora, per Debbie. I rimbombi della porta continuarono sempre più forti fino a quando non mi decido ad alzarmi per aprile quella cazzo di porta.

— Arrivo! — rispondo irritato per il continui martellamenti.

Aprendo la porta rimango di stucco trovandomi davanti una testolina bionda che conosco molto bene. Se ne sta davanti alla porta con le valigie in mano.

— Prova a dire che cazzo ci faccio io qui e ti scaravento la borsa sui i denti — impreca leggendomi nel pensiero la domanda che stavo per fargli. Allora con tono dolce e gentile gli chiedo cosa ci faccia qui e perché non è su quel cazzo di aereo, e lui mi risponde che è qui per rimanere al mio fianco e che non ammette repliche perché ha già deciso.

— Io non me ne vado così facilmente: tu sei la mia vita, io senza te non sono niente, la mia arte non è niente se tu non sei con me. Io rimango con te anche contro la tua volontà; ti avverto se non mi vuoi al loft, va bene, me ne vado da mia madre che mi accoglierà a braccia aperte, ma io resto a Pittsburgh — mi dice con tono dolce e allo stesso tempo determinato. — Io ti amo Brian, tu ti sei sempre sacrificato per me e ora tocca a me farlo per te! — finisce con le lacrime agli occhi e abbracciandomi forte per paura di un rifiuto, continuando a ripetere che mi ama.

Ho una sola scelta: tenermelo. È una gioia, ma allo stesso tempo non posso non rammaricarmi per quello che sta sacrificando per me, così dico: — Okay rimani — con tono dolce e rassegnato e stampando un bacio appassionato sulle labbra del biondo che mi stringe di rimando, sollevato della mia reazione.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


Mi scuso in anticipo per averci messo tanto ad aggiornare, ma per impegni vari e poca ispirazione ho avuto pochissimo tempo ma spero che vi piaccia questo nuovo capitolo. Vi invito a recensire questo capitolo e darmi suggerimenti e opinioni sulla storia. Grazie a tutti e buona lettura!


Capitolo 2°

 

Pov. Justin

Questa notte ho dormito splendidamente tra le braccia di Brian, dopo aver preso la mia grande decisione sono contento di vedere la piega che la mia vita sta prendendo. Una volta fatta colazione sono andato da mia madre per comunicarle la novità e, vedendola piangere dalla felicità, mi sono sentito sollevato per non averla delusa.

Dopo il ritorno da casa di mia madre, mi sono cimentato in cucina mentre aspettavo il ritorno di Brian dato che oggi lavora solo la mattina. Alle 12:30 sento la porta aprirsi così finisco quello che stavo facendo e vado ad accoglierlo come si deve.

— Ben tornato a casa, amore. Il pranzo è quasi pronto — gli dico con un gran sorriso e lo bacio con passione.

— Grazie, cosa si mangia di buono? — mi chiede accarezzandomi una guancia con delicatezza.

— Jambalaya — rispondo sorridendogli.

Così preparo due piatti e li poso sul tavolo da me elegantemente apparecchiato e mi siedo su una delle sedie del tavolo, Brian mi segue sedendosi sulla sedia di fronte a me e cominciamo a pranzare ridendo e scherzando come due bambini.

Una volta terminato il pranzo, dato che Brian non deve andare alla Kinnetik, io posso godermi il mio uomo fino all’ora di cena. Terminata la faticosa ed eccitante super maratona di sesso ci rechiamo al Dinner per cenare e Debbie mi rimprovera per non essere passato ad avvertirla che non sono partito.

— Splendore, ma non sei partito alla fine! Potevi avvertire! — mi riprende con aria arrabbiata che poi si addolcisce stringendomi in un abbraccio soffocante.

— Sì alla fine ho deciso di rinunciare per stare con Brian! — le rispondo staccandomi dall’abbraccio e guardando lui negli occhi.

— Visto cosa fa il topino per te?! — gli dice Debbie rivolgendosi a Brian con aria soddisfatta.

— Sì infatti il nostro topino è davvero… — comincia lui volgendomi un’occhiata, ma non finisce la frase perché lo faccio io.

—Patetico, sì lo so, lo so me lo dici ogni volta! — concludo la sua frase, sapendo benissimo che lo detesta.

— Quante volte ti ho detto di non… — comincia ancora.

— Finire le tue frasi! Credo un centinaio di volte ma ormai ciò fatto l'abitudine e poi sei troppo adorabile quando metti il muso, ma ormai devi cambiare repertorio — gli rispondo sorridendogli dolcemente.

— Stasera andiamo al Babylon? — mi chiede con tono indifferente cercando di non sembrare prevedibile.

— Perché no, ho voglia di ballare! — gli rispondo con lo stesso tono.

— Bene se avete finito cosa vi porto? Il solito? — ci chiede Debbie prendendo il suo taccuino dalla tasca.

— Il solito, Deb! — rispondiamo contemporaneamente Brian e io.

Dopo aver cenato ci dirigiamo al locale, appena ricostruito e vediamo che nonostante l’attentato, il Babylon è di nuovo affollato quanto lo era prima. Entriamo salutando il buttafuori e ci dirigiamo al bar per bere una birra quando Brian si ferma di colpo facendomi finire addosso a lui. Seguo il suo sguardo e guardo nella direzione in cui guarda lui e vedo un tipo biondo come me ed che fissa Brian con aria di sfida. Spostando lo sguardo verso di lui noto che Brian sta sorridendo con aria da vincitore. Non avevo mai visto quel ragazzo, ma ad un primo sguardo mi sembra insignificante in confronto a Brian, così passo in mezzo a loro per andare a prendermi questa agognata birra.

 

Pov. Brian

— Brandon, sei ancora qui vedo! — dico ridendo rammentando il nostro ultimo incontro.

— Kinney, anche se hai vinto la nostra scommessa, io non mi tiro di certo indietro! — mi risponde sorridendomi, con una faccia che prenderei volentieri a sberle.

Dopo una breve e noiosa discussione, mi guardo intorno per vedere che fine ha fatto Justin e lo vedo tornare con due bottiglie di birra. Una volta raggiuntomi, me ne passa una e ci giriamo per andare dai nostri amici che da un po' ci stanno guardando. Appena do le spalle a Brandon sento un brivido salirmi lungo la spina dorsale, questo succede solo quando sento che qualcuno osserva con troppa attenzione il mio Raggio di Sole. Infatti appena mi volto, lo vedo osservare con troppo interesse il sedere del mio Justin e mi accorgo che qualcosa dentro di me si sta risvegliando, qualcosa che Deb ha riconosciuto molto prima di me, la gelosia.

— Cazzo hai da guardare? — gli dico arrabbiato come non mai.

— Niente, è che non ho mai visto quel bel ragazzo prima d'ora. È nuovo? — mi risponde con aria troppo interessata all'argomento.

— No, ma lascialo perdere, Brandon — gli ridondo con tono indifferente.

— Perché non era sulla nostra lista? È di sicuro il più sexy di tutti — mi risponde leccandosi le labbra e già vorrei ammazzarlo di botte.

— Lui non è... — non faccio in tempo a finire la frase che Justin mi prende per il braccio per portarmi a ballare.

Guardo l'orologio ed è appena passata la mazza notte così salutiamo tutti e pretendendo la mano di Justin ci avviamo verso la macchina, ma appena fuori risento la strana sensazione di poco fa, quando Brandon parlava di Justin leccandosi le labbra e, infatti, voltandomi lo vedo osservarci mentre saliamo in macchina e riesco a leggergli le labbra: — sarai mio biondino —, e penso che sarà meglio stare lontano dal Babylon per un po'.
 

Pov. Justin

Sono passate tre settimane da quando avrei dovuto partire e devo dire che la vita con Brian sembra andare a gonfie vele, ciò nonostante, da qualche giorno non mi sento molto bene, ho continui mal di testa e crampi allo stomaco. Questa mattina per evitare i quotidiani dolori che mi si presentano ultimamente mi sono preparato una buona e abbondante colazione per cercare di reintegrare le calorie che in questa settimana ho perduto a causa delle ripetute maratone di sesso sfrenato.

Una volta finito di mangiare, mi dirigo alla Kinnetik dove Brian mi sta aspettando per assumermi momentaneamente come aiuto-grafico per via dell'incapacità del reparto.

— Ciao Brian, sono arrivato, ma ti avverto che ho accettato di lavorare qui solo per via della tua brutta situazione, ma mi dovrai trattare come tutti gli altri dipendenti, hai capito? — gli dico appena entro chiarendo tutto quello che c'era da chiarire.

— Okay, rilassati per l'amor di Dio — mi risponde alzando sia un sopracciglio che le braccia in segno di attenzione. — Cynthia! Vieni qui per favore! — urla chiamando la segretaria.

— Per l'amor di Dio, Brian, non urlare: non sono ancora sorda, ma se continui così lo diventerò prima del previsto — gli risponde la donna incrociando le braccia al petto e facendomi ridacchiare per il tono puntiglioso della sua risposta.

— Accompagna Raggio di Sole al reparto grafico e fallo affiancare da Adrian— le dice con tono serio per poi sorridermi e dirmi che ci saremmo visti durante la pausa pranzo.

Non faccio in tempo a rispondere che Cynthia mi trascina via, verso il reparto grafico. In quel momento mi sono scontrato con un uomo a dir bello, ma niente in confronto a Brian, e Cynthia me lo presenta:

— Bene, Justin, ti presento Adrian il nostro capo del reparto grafico, è lui che si occupa di tutto e che ti farà da tutor — mi dice sorridendo in modo gentile.

— Adrian, lui e Justin, il nuovo aiutante e supervisore dei lavori del reparto grafico — gli dice presentandomi cortesemente.

Allungando la mano ce la stringiamo sorridendoci reciprocamente e dicendoci: — Piacere —.

Una volta che Cynthia ha oltrepassato la porta, Adrian mi porta alla mia postazione consegnandomi subito due progetti molto importanti che il reparto non è in grado di finire e mi metto subito al lavoro per finirli il prima possibile ma con concentrazione per soddisfare il mio Brian che è alquanto nervoso per questi progetti.

Arrivata l’ora di pranzo e dati gli ultimi ritocchi ai progetti, mi alzo dalla poltrona e mi dirigo all'ufficio di Brian per andare a pranzo e prendermi una pausa, dato che non ho avuto un momento da quando sono arrivato. Arrivato da Brian, mi sento girare la testa terribilmente, ma dura solo qualche secondo e mi siedo su una delle poltroncine appena fuori all'ufficio per riprendermi un attimo dal malessere. Non appena sento la porta aprirsi vedo Brian che mi fissa con fare interrogativo.

— Che hai? Perché non sei entrato invece di sederti qui fuori? — mi domanda alzando il sopracciglio.

— Ho preferito aspettarti qui — rispondo pensando che non sia il caso di dirgli dei continui malesseri che ho da un paio di settimane.

— Okay, andiamo a pranzare a casa o andiamo da Debbie? — mi sorride per l’ovvia risposta che si aspetta — A casa ovviamente, voglio che restiamo un po' da soli, tanto la mia mezza giornata di lavoro è scaduta e tu non devi rientrare fino alle tre e mezza. Abbiamo tutto il tempo per darci da fare — gli rispondo sorridendogli con fare ingenuo e poi allargando il sorrido in modo malizioso.

— Come preferisci Raggio di Sole, ma non lamentarti di sentire male da tutte le parti! — mi sorride divertito anticipando le conseguenze di quello che ha intenzione di farmi.

— Tu credi, ma mi sa che non crollerò prima io ma qualcun altro che sta ridacchiando come un idiota! — gli rispondo ridacchiando e incamminandomi sculettando oscenamente, facendo venire la bava alla bocca a chi mi osservava il sedere.

Una volta arrivato al loft comincio a preparare un piatto di pasta con pomodoro e mozzarella freschi per mantenerci in salutare una volta per tutte invece di ordinare quel terribile cibo da asporto che solo Brian può chiamare tale. Mentre la pasta finisce di cuocere, preparo la tavola e poi posso servire per poterci finalmente gustare il mio ottimo pranzetto all'italiana. Mentre mangiamo alzo ogni tanto lo sguardo per vedere se il mio “esigente compagno” apprezza il cibo e gli chiedo più volte se gradisce ciò che ho cucinato, ma lui continua a mangiare come se non gli avessi chiesto nulla, rattristandomi con la sua indifferenza. Una volta finito di pranzare mi alzo dalla sedia per riporre i piatti nel lavello e la testa riprende a girarmi talmente forte che lascio cadere i piatti che finiscono in pezzi e mi devo appoggiare al bancone per sorreggermi. Tutto intorno a me comincia a girare ma le braccia forti di Brian mi cingono il fianco per aiutarmi a rialzarmi e vedo la preoccupazione nei suoi occhi.

 

Pov. Brian

La cucina nel mio adorato Raggio di Sole è la migliore al mondo, mi lusinga sapere che vuole la mia opinione, ma tale emozione scompare quando sento cadere i piatti, appena mi volto vedo Justin accasciato che si regge al bancone. Noto che è più pallido del solito e senza aspettare altro tempo mi fiondo su di lui stringendogli possessivamente e con molta preoccupazione i fianchi per aiutarlo ad alzarsi, noto anche che è leggermente caldo e penso che sia solo la stanchezza di questo primo giorno di lavoro, ma per essere sicuro lo prendo in braccio e lo accompagno dal medico per accertarmi che stia bene, dato che nell'ultima settimana l’ho visto prendere integratori e medicine, per cui voglio sapere come sta per potergli essere di aiuto in qualche modo.

Una volta presa la macchina mi ci sono voluti tre quarti d'ora per arrivare all'ambulatorio del medico per una visita di controllo, prima di recarci all'ospedale. Entrati finalmente in sala d'attesa noto che Justin tiene la mano sulla pancia.

— Tutto bene? Cos’hai? — gli chiedo con tono angosciato per il suo malessere.

— Ho mal di pancia, Brian ed è molto forte! — mi risponde dolorante con una smorfia sulla bocca.

Finalmente è giunto il nostro turno e il medico fa accomodare Justin su un lettino e gli fa togliere la maglietta poi comincia ad ascoltargli il petto e l'addome con lo stetoscopio. Dopo una visita di un quarto d'ora ci dice che il malessere di Justin può avere cause diverse: influenza intestinale, cistite, cancro, appendicite e così via ma ci dice che ha bisogno di esami per fare una diagnosi più approfondita, così ci consiglia di recarci subito in ospedale per fare gli esami il più velocemente possibile. Andiamo in ospedale dove Justin viene sottoposto a prelievi e TAC. Una volta finito aspettiamo i risultati in sala d'attesa, passati dieci minuti il dottore del reparto chiama Justin nel suo ufficio per discutere con lui del risultato delle analisi mentre io comincio a pregare che non sia nulla di grave.

 

Pov. Justin

Ho appena finito di sottopormi alle analisi e non vedo l'ora di sapere cosa possa essere questo dolore lancinante che sento. In sala d’attesa mi siedo vicino al mio bel ragazzo e aspetto il risultato con impazienza. Dopo una decina di minuti il dottore esce dall’ambulatorio e mi chiede di seguirlo. Una volta entrato mi invita ad accomodarmi sulla sedia mentre lui fa lo stesso.

— Signor Taylor, dalle analisi risulta che è un perfetta forma, ma abbiamo individuato una anomalia davvero molto strana e per questo devo farle alcune domande. La prego di non sentirsi in imbarazzo e di rispondere sinceramente — mi dice serio il medico, così annuisco semplicemente — Lei è gay, Signor Taylor? Non si preoccupi: io non giudico nulla, devo solo accertarmi di una cosa — mi chiede tranquillamente ma arrivando dritto al punto così annuisco imbarazzato. Il dottore dopo la mia affermazione continua domandando:

— E ha avuto rapporti sessuali non protetti nell'ultimo mese? — e io alla domanda scuoto la testa. Lo faccio con Brian almeno due volte a giorno, ma usiamo sempre il preservativo.

Così mi spiega cos'ha trovato di strano in me.

— Non so come dirglielo, ma pare che lei aspetti un bambino. Strano, lo so, ma pare sia così — mi spiega cercando di avere più tatto possibile.

— Impossibile! Gli uomini non possono avere figli e poi io uso sempre e ripeto sempre il preservativo — gli rispondo incredulo, sentendomi preso in giro ma mi fermo a pensare alle innumerevoli volte che ho fatto l'amore con Brian e in tutte abbiamo usato il preservativo. Se quello che dice il dottore fosse vero, come avrebbe fatto ad ingravidarmi? Da solo, non credo sia possibile. E proprio in quel momento mi ricordo che la notte prima di partire l’avevamo fatto quattro volte, ma che, andando via avevo notato che a terra c’erano solo tre preservativi così mi rivolgo al medico e gli chiedo: — Di quanto? — e mi risponde: — Circa tre settimane, un mese al massimo — e i calcoli tornavano. Ero incinta o dovrei dire “incinto” di Brian. Oh mamma e adesso cosa gli dico e cosa dico alla mamma e agli amici? Così mi appoggio con la schiena alla sedia dell'ufficio del medico, con la testa rivolta verso l’alto per trovare una soluzione a questa situazione assurda.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***


Capitolo 3°

Pov. Brian

Appena finite le analisi mi accomodo con il mio piccolo Raggio di sole in sala d'attesa, molto impaziente di sapere cosa stia capitando alla persona più importante per me e restando seduto continuo a fissare l'orologio appeso alla parete di questa piccola stanza. I risultati arrivano dopo una decina di minuti e noto subito la faccia molto perplessa e preoccupata del medico, una volta che ci ha raggiunto e chiesto a Justin di seguirlo per condurlo nel suo ambulatorio per consegnargli i primi risultati dalle analisi, comincio a temere che possa essere qualcosa di molto grave e a causa di questa ipotesi comincio a pensare al peggio come una malattia o ancora peggio un tumore che possa portarmelo via. Comincio a capire come si sia sentito il mio compagno quando ha scoperto che avevo il cancro, un'angoscia insopportabile, e prego che dalle analisi non risulti qualcosa di serio.  Ormai si è fatto tardi per cui decido di chiamare Ted e Cynthia per avvertirli che non andrò in ufficio e li informo che sono in ospedale con Justin per via di un suo malore e che ci rivedremo domattina per chiudere il contratto con la Brown Athletics.

 

Pov. Justin

Come cazzo faccio a dire a Brian e ai miei amici che sono incinto, Brrrr... mi sento rabbrividire al solo pensiero di una reazione negativa di chiunque di loro e non voglio perdere la mia famiglia. Immagino se venisse a saperlo mio padre, già un patetico omofobo di suo, sarebbe la volta buona che mi ammazza. Il problema non è quel patetico stronzo di genitore che mi ritrovo, ma come il mio Brian prenderà la possibilità che diventi padre per la seconda volta, già ha fatto fatica con Gus, adesso che ne avrà un altro tutto suo di cui occuparsi è la volta buona che mi butta fuori di casa. Magari potrebbe esserne felice e decidere di ripropormi il matrimonio, per ogni evenienza al momento non gli dirò nulla cercando di capire se vorrebbe un bambino da crescere se no c'è una sola soluzione... l'aborto. Al solo pensiero del dover abortire la piccola vita che si è generata miracolosamente grazie al nostro amore sento i miei occhi cominciare ad inumidirsi e cosi comincio a riflettere su tutto quello che è successo: “Ma porca miseria, con tutto il tempo che ciò messo a conquistarlo, dopo averlo quasi perso per il mio capriccio amoroso con Ethan, il cancro di Brian, l'esplosione al Babylon… Quella è stata la serata più brutta e più bella della mia vita, la prima volta che Brian mi ha dichiarato il suo amore… e poi mi ha chiesto di sposarlo e poi abbiamo annullato il matrimonio per evitare che Brian sacrificasse se stesso per la mia felicità. “Non immaginavo che poi avrebbe cercato di spingermi ad andare a New York per inseguire una promettente carriera. Per fortuna sono rimasto… ma adesso… questo! Che faccio!?”

Le lacrime avevano cominciato a scorrermi sulle guance senza che me ne accorgessi al solo pensiero di quanto avevo lottato per lui.

— Che devo fare? — singhiozzo con le mani sulla testa in cerca di una risposta.

Il dottore mi ha lasciato solo nell’ambulatorio per darmi il tempo di riflettere sulla questione. Le analisi sembrano definirmi un abominio, ma io sono così felice di potermi costruire una famiglia tutta mia, senza che qualcuno altro debba portare in grembo mio figlio, ma continuo a pensare a Brian. Immagino la sua espressione cambiare mentre gli spiego la situazione. Quando mi decido ad uscire sono passati almeno quindici minuti e Brian viene verso di me con... lo sguardo preoccupato, e adesso che gli dico?

 

Pov. Brian

È passata più di mezzora da quando Justin è entrato e intanto il medico è uscito dicendomi di stare calmo, che Justin sta bene, ma ha bisogno di qualche minuto. Beh, è passato più di qualche minuto, come faccio a restare seduto e rilassami!?

Eccolo. L’angoscia che pesava sul mio cuore come un masso si scioglie davanti al suo sorriso. Non deve essere nulla di grave se mi sorride ancora così e, infatti, Justin mi tranquillizza dicendo che ha avuto soltanto un calo di pressione e che possiamo tornare a casa. Una volta in macchina, però, mi torna in mente che stamattina non mi era sembrato per nulla in forma. Possibile che sia stato un calo di pressione?

Ma se mi dice che va tutto bene perché non dovrei fidarmi di Justin?

 

Pov. Justin

Appena l'ho visto non ho potuto che fingere che tutto vada bene, sperando che non capisca che quello che gli ho detto è esattamente il contrario di quello che sta succedendo, ma che potevo fare? Appena usciti dall'ospedale andiamo alla macchina per andare a casa e durante il tragitto noto che è molto pensieroso e spero non si sia accorto di nulla. Arrivati a casa mi dice di riposarmi a letto, che mi avrebbe fatto sentire meglio, ma appena mi addormento comincio ad avere che incubi in cui sono solo io ad affrontarla, e questo mi terrorizza!

Il mio sonno tormentato continua fino all’ora di cena, quando scopro che Brian è rimasto a letto con me per controllare come sto e mentre revisionava alcuni progetti della Kinnetik. Quando si volta a guardarmi scopre che lo sto osservando e mi informa che mia madre ci ha invitati a cena. Anche se abbiamo annullato il matrimonio, lei considera ormai Brian un membro della famiglia.

Annuisco e vado a fare una doccia mentre mi preparo psicologicamente alla serata. Mentire a Brian è una cosa, ma mentire a mia madre non sarà per nulla facile: le madri fiutano le bugie meglio dei segugi e sconsolato penso: “Sarà una lunga cena”.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° ***


Chiedo scusa per l'enorme attesa ma tutto dipende dal mio tempo e dall'ispirazione del momento, ma spero che questo capitolo anche se breve vi piaccia.
Buona lettura a tutti e recensite se vi è piaciuto. Ringrazio anche chi legge solo.

Capitolo 4°

Pov. Brian

Dopo che Justin ha finito di prepararsi, ci avviamo per andare a questa maledetta cena a cui non ho potuto dire di no, come si fa a dire di no a un Taylor? Soprattutto perché Jennifer ha minacciato di venire lei stessa al loft a buttare giù la mia bellissima porta, per prenderci e portarci da lei, quindi ho optato per la scelta meno dolorosa, ovvero rassegnarmi e andarci senza obbiettare.

Abbiamo impiegato almeno quaranta minuti e una volta giunti a destinazione ho notato una certa agitazione in Justin, ma non ho capito per quale motivo fosse così agitato per un semplice cena da sua madre. In queste situazioni normalmente sono io che faccio storie per andare a questi eventi etero che mi fanno girare le palle, ma stranamente questa volta i ruoli si sono invertiti e infatti in macchina è stato lui a comportarsi in maniera strana e a lamentarsi con me per la cena. Ripenso alla conversazione avuta durante il viaggio e ancora non trovo una spiegazione:

Inizio flashback...

— Che cazzo hai adesso? — chiesi curioso.

— Niente, sono stanco e sinceramente non ho molta voglia di andare da mia madre.

— Da quando rifiuti un invito di Jennifer a cena? Mi sa che non stai molto bene. Di solito non vedi l’ora di andare da tua madre!

— Per una volta che non ci voglio andare non serve impressionarsi e poi sei tu quello che dice “che vadano a farsi fottere loro e le loro feste pseudo-etero del cazzo!” Mi sembra strano che tu ci voglia andare.

— Infatti non ci voglio andare ma poi ci rinfaccerebbe di non essere andati o si fionderebbe a casa per obbligarci con la forza a partecipare a questa maledetta cena!

— Spero solo che finisca in fretta, sono di pessimo umore.

— Sei in quel periodo del mese come tutte le donne e certe checce rompicoglioni? Potevi avvisarmi, così sarei andato ai ripari — risi divertito.

Rivolsi lo sguardo a Justin e lo vidi in ansia, agitato, e non capii cosa avesse. Se non altro, sapevo che stava bene, perché dopo quello che era successo all’ospedale mi ero tranquillizzato.

— Perché non rispondi? Il gatto ti ha mangiato la lingua finalmente? — conclusi ridendo dato che non sta mai zitto e mi sembrava strano che non ribattesse ma restasse a fissare fuori dal finestrino.

Fine flashback.

Siamo finalmente arrivati e, onestamente, non vedo l'ora che tutto questo sia finito, ma la cosa strana è il comportamento di Justin che ancora non ho capito ma vedrò come si comporterà davanti a sua madre.

 

Pov. Jennifer

Finalmente li rivedo, tra breve saranno qui per la mia deliziosa cenetta in famiglia, lo so che Brian le odia ma non mi importa, non vedo l’ora di rivedere mio figlio. È da tanto che non lo vedo, precisamente dal suo matrimonio non andato a buon fine e la cosa mi dispiace terribilmente, dopo tutto questo tempo che il mio piccolo Justin lo ha rincorso e quasi piantato al chiodo con il matrimonio, va ad annullare tutto facendo restare malissimo sia me che gli altri che non aspettavamo altro per quei due. Ho appena finito di tirare fuori l'arrosto con le patate che sento suonare alla porta e un sorriso nasce spontaneo appena apro la porta: — Finalmente sei arrivato, Justin, sono proprio felice di avervi qui con noi! Ciao, Brian. Entra, la cena è quasi pronta devo solo mettere nei piatti e possiamo sederci a tavola — li accolgo felice di vederli, ma noto una certa aria strana attorno a mio figlio e mi domando il motivo.

— Grazie per l'invito, Jennifer. Non vedevamo l’ora di venire da te per questa cena in famiglia — mi risponde con tono sarcastico, cosa che noto subito, ma faccio finta di niente.

— Justin, va tutto bene? Ti vedo pallido, stai male? — chiedo agitata nel vederlo così sciupato e stanco.

— No, mamma, sto bene. Sono solo un po' stanco, tutto qui — mi risponde tranquillo ma non sono molto convinta della sincerità della risposta, così ho deciso che indagherò discretamente sulla faccenda.

— Bene è quasi pronto. Justin, che dici di venire a darmi una mano in cucina, dopo aver salutato tua sorella Molly e Tucker? — gli domando per avere un po' di tempo per parlargli tranquillamente.

— Va bene, mamma, li saluto e arrivo — mi risponde sorridendomi dolcemente.

Appena finito di salutare, Justin mi raggiunge e comincia ad aiutarmi a tagliare l’arrosto ma lo vedo sbiancare ancora di più come se avesse la nausea a sentire l’odore della carne e la cosa mi sembra strana dato che lui adora il mio arrosto fatto con la ricetta di mia madre.

— Ti senti male? Sei ancora più pallido di prima — gli dico preoccupata, ma vedo anche che si tiene la pancia con una mano e capisco che in realtà non sta bene come dice, ma non capisco cosa possa avere così non ho altro da fare che chiederlo direttamente a lui.

 

— Tu non stai bene. Si può sapere cosa hai? Non è possibile che ti venga la nausea con il tuo piatto di carne preferito. Sembri una donna incinta nei primi mesi di gravidanza! — dicendo questo lo vedo diventare di un bianco cadaverico con una espressione stupita e come se lo avessi preso con le dita nella marmellata.

— Ma cosa di..dici? Io non sto molto bene è vero, ma nulla di più, sono stato anche in ospedale per vedere se avevo qualcosa di più ma non è niente, sul serio, tranquilla! — mi risponde ma anche se mi dice di stare tranquilla ancora non sono convinta che sia la verità.

— Non ci crederei nemmeno da ubriaca, tu non hai mai avuto la nausea con la carne rossa. Dimmi la verità, Justin. Per l’amor del cielo sto iniziando a preoccuparmi! Non avrai mica il cancro, vero? Sono tua madre, ho il diritto di saperlo — gli dico sussurrando per evitare che qualcun altro possa sentirci.

— Non so co…come dir…telo. Sono un m…mostro, un a...abomi..nio! Sono gravido e non so come sia possibile una cosa del genere! Sono un uomo e un uomo non si può riprodurre da solo con un altro uomo, non so cosa fare, non so come prenderla io, non so come la prenderanno Brian e gli altri, non so come la prenderai TU ad avere un figlio così! — mi risponde piangendo e tremando dalla paura di un mio rifiuto, ma non sa che l’amore di una madre non ha confini!? Ha una così bassa opinione di me?

— Piccolo mio, non avere paura di parlare con me. Io mai ti ho giudicato e mai lo farò! Ricordi quando ho scoperto che eri omosessuale?, Non ti ho giudicato allora, ero solo preoccupata per il tuo avvenire e per le difficoltà che avresti dovuto affrontare. Ma so anche che non sei solo, ci sono anche Debbie e gli altri che sono come una famiglia, pronta nel momento del bisogno — lo abbraccio per farlo smettere di piangere. — Ne parliamo meglio più tardi, okay? Abbiamo una cena da iniziare! Mentre porto i piatti a tavola, vatti a rinfrescare la faccia in bagno così ti calmi — finisco così il discorso per adesso per permetterci di cenare tranquillamente e in pace.

 

Pov. Justin

Appena sono entrato in bagno mi sono diretto al lavandino e, guardandomi allo specchio, mi sono visto sconvolto, con gli occhi leggermente rossi e molto stanco. Mi sono lavato la faccia velocemente e ho aspettato qualche minuto per riprendermi e poter uscire più tranquillo e sereno ora che mia madre sa e non ha intenzione di ripudiarmi, ma pensandoci avrebbe potuto farlo quando ha scoperto la verità su di me, a diciassette anni, ma non l’ha fatto. Entro in sala da pranzo sorridendo e vedo mamma e Brian sorridermi a loro volta. So che lo fanno per motivi diversi, ma almeno per adesso penso: “una cosa è fatta ma adesso come lo dico a Debbie, ma soprattutto a Brian?”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° ***


Eccoci arrivati a questo 5°capiolo, spero di piaccia, è un po' corto ma ricco di emozioni! Ringrazio chi legge e invito tutti a lasciare un commento per sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate nel prossiamo capitolo. Buona lettira!

 

Capitolo 5°

 

Pov. Brian

Dopo una decina di minuti, vedo Justin tornare con gli occhi leggermente arrossati segno che ha appena pianto ma leggo sul suo viso una certa serenità che prima non c'era; mi agito all’idea che sia successo qualcosa di cui non sono a conoscenza. Non riesco a capire i suoi sbalzi d’umore e per quale motivo prima era infastidito per l’invito di sua madre e adesso invece è tranquillo. Appena si siede porto una mano sulla sua coscia per ottenere la sua attenzione e gli chiedo:

— Di cos'hai parlato in cucina con Jennifer?

— Niente di che, le solite cosa madre-figlio.

— Ah, okay se lo dici tu! — chissà perché questa risposta non mi convince per niente, proprio come gli occhi rossi e questi snervanti sbalzi di umore, neanche fosse una lesbica col ciclo. La cosa mi sembra decisamente strana, come se Justin mi stesse nascondendo qualcosa che dovrei sapere, e questo mi incentiva a indagare.

 

Finita ‘sta cazzo di cena, finalmente torniamo al loft e vedo Justin di nuovo agitato. Comincio leggermente ad incazzarmi per il fatto che continua a mettermi da parte, così penso sia meglio per me adottare un approccio più diretto e, bluffando, spero che mi dica cosa sta succedendo; so già da dove partire, ovvero dal primo cambiamento di umore: l'ospedale.

— Justin, il dottore mi ha detto tutto, ma aspetto che sia tu a dirmelo perché voglio sentirlo dalla tua voce.

Lo vedo sbiancare.

— Co-cosa ti h-ha det-detto? — mi risponde balbettante come un demente, cosa insolita per lui.

— Te l'ho appena detto. Mi ha detto tutto ma voglio che sia tu a dirmelo, coraggio!

— Ecco, non volevo nascondertelo, anche perché dopo il quarto mese non potrei nasconderti la pancia, anche se potrei dire di stare ingrassano anche se non sarebbe molto credibile dato che non ho mai preso molto peso, ma penso che al nono mese si vedrebbe troppo che aspetto un bimbo, che dici? — mi risponde a manetta ma riesco a capire solo nove mesi e lui che aspetta un bimbo. ASPETTA UN BIMBO!!!

— Scusa, non ho capito bene: aspetti un bimbo, Justin?

— Sì, perché ti impressioni? Già lo sapevi, no? Te l'ha detto il medico che sono incinto già da tre settimane.

— Okay, qui mi sa che devo bere, e parecchio anche! Mi stai prendendo per il culo?

— Brian, che ti ha detto il medico?

— Niente, Raggio di sole, l'ho detto tanto per farmi dire cosa cazzo ti passa per la testa e perché hai tutti questo maledetti sbalzi d’umore! E scopro che sei incinto! Perché cazzo non me lo hai detto subito!? O devo pensare che il padre sia qualcun altro?! — gli grido arrabbiato.

— Ovvio che sei tu il padre! Poi vorrei farti notare che sono di tre settimane, quindi vuol dire che quella fantastica sera “qualcuno” non ha messo il preservativo in una delle quattro sessioni di fuoco che abbiamo fatto! Per fortuna che tu lo usi sempre, il preservativo!

— Non fare il sarcastico con me, Raggio di sole. Se cominci anche tu non ci stiamo nel loft! — rispondo divertito per la comicità della situazione e del discorso.

— E poi non te l'ho detto subito perché avevo paura di una tua reazione negativa, non che ci sia molta differenza con quella di adesso ma è sempre meglio di niente! Per quanto riguarda mia madre gliel'ho detto prima di cena ed ecco il motivo per cui avevo pianto, perché so che l’hai capito, non sono cieco, noto i tuoi sguardi!

— Ma perché avevi paura della mia reazione? Sì, lo ammetto non è una situazione normale, ma non importa come sei, l'importante è che mi dici le cose e non cerchi di nasconderle o risolverle alle mie spalle, come quella storia di Kip Thomas, ricordi? Lo stronzo della denuncia di molestia, so che sei stato tu!

— Avevo paura per via della situazione che si è venuta a creare! Avevo paura che mi reputassi strano o anormale, non volevo che questo accadesse e non ricordare storie vecchie di anni fa.

— Adesso devi rispondere a questa domanda, Raggio di sole, vuoi questo bambino? Sei pronto a essere genitore con me?

— Sì, Brian, voglio questo bambino e voglio che siamo genitori insieme!

Dopo questa dura e faticosa discussione, il mio Raggio di sole si lascia scappare una lacrima, prima di fiondarsi tra le mie braccia e agitarsi sul mio petto come un gatto che fa le fusa per la felicità. Che amore che è!

Ormai sono le undici e mezza e siamo esausti, non solo per la cena ma anche per questa strana quanto meravigliosa situazione. Sarò nuovamente papà di un altro bambino, cosa potrei volere di più che un figlio con l’uomo che amo più della mia vita? Non che voglia dirglielo, sia chiaro, non voglio dare ancora più soddisfazione a quella testa bionda che sta già facendo crescere il suo ego ultimamente. Vedo Justin spogliarsi per fare la doccia e togliersi di dosso la stanchezza e il nervosismo. Sono felice di rivederlo sereno, così decido di andare a fargli compagnia.

— Ti vedo rilassato! Hai sputato fuori l'osso e ti sei alleggerito, visto che hai fatto bene a dirmi tutto?

— È vero, hai avuto ragione ma adesso non montati la testa per aver tirato fuori le informazioni con un bruttissimo stratagemma e sappi che non la passerai liscia, tesoro!

— Che paura, fai davvero molta paura! — gli rispondo sarcastico.

— Che stronzo che sei, povero me! — mi risponde sorridendo teneramente.

— Cosa hai da sorridere?

— Niente, solo ti amo!

— Lo so, Raggio di sole, lo ripeti da quando ti conosco. A proposito mi sa che è meglio dirlo a Debbie prima che lo scopra da sola. Ti immagini il bordello che farebbe se venisse a saperlo da tua madre invece che da te!? — gli dico riflettendo sul carattere della nostra cara Deb.

— Oddio, non farmici pensare: è capace di tutto! Mi sa che glielo dirò, ma non mi considererà s-strano?

— Ma figurati, tu sei il suo Topino! Sarà sorpresa, questo sì, ma scommetto che ti abbraccerà fino a soffocarti — cerco di tranquillizzarlo e ci riesco, dopo di che chiudo l'acqua.

Finito di lavarci, ci asciughiamo e ci corichiamo a letto, porto un braccio attorno al suo fianco e ci addormentiamo così fino alla mattina dopo.

 

Pov. Justin

Finalmente mi sono liberato di questo peso; ho dormito come un sasso e adesso so che il bambino crescerà con un padre, e mia madre non mi odia per come sono, cosa posso volere di più? Certo devo ancora dirlo a Debbie e agli altri e la cosa mi spaventa ma penso che non succederà nulla di grave. Oggi non vado al lavoro e penso che, da adesso, lavorerò da casa. Ho già un’idea per dirlo a Debbie e agli altri: approfitterò della cena di stasera, a casa di Debbie, la cosa mi sembra perfetta e ne parlo subito a Brian dato che si è già alzato per farsi il caffè.

— Brian! Ti posso chiedere una cosa?

— Dimmi.

— Che ne dici se dico a Debbie di me alla sua cena di stasera? Ovviamente, questo ti obbliga a venire perché sono sicuro che non vorrai lasciarmi solo ad affrontare la situazione, ora che sai del bambino — gli dico ghignando sapendo che ho vinto a tavolino.

— Sei una carogna, Raggio di sole, addirittura usare il bambino come scusa, vedrai stasera come ti sistemo! Comunque mi pare l’occasione giusta per dirlo agli altri.

— Ah, Brian, non ti ho detto una cosa!

— Cosa?

— Il medico mi ha raccomandato di non fare sesso, almeno per il momento. Ha detto che fare sforzi fisici potrebbe mettere a rischio il bambino.

— Stai scherzando spero. Dimmi che stai scherzando!

— No, ma solo fino a quando non ci sarà più pericolo per il bambino — dico sghignazzando dentro di me perché me lo sono inventato di sana pianta, ma dato come Brian mi ha estorto la verità, si merita la mia vendetta.

 

 

Pov. Brian

Spero stia scherzando! Ma lo vedo molto convinto e sicuro quindi non posso che crederci. Finito si fare colazione mi preparo la ventiquattrore e mi avvio verso l'ufficio da solo, dato che da oggi Justin lavorerà da casa, salvo qualche pomeriggio in cui avrò proprio bisogno della sua presenza in azienda. Non voglio che si affatichi inutilmente.

— Vado al lavoro, tu stai a casa oggi: ti devi riprende dagli ultimi eventi, okay?

— Va bene, ci vediamo dopo per pranzo. Cosa vuoi mangiare? Dopo vado a fare la spesa.

— Quello che preferisci, per me è uguale.

— D'accordo, ma se hai bisogno di aiuto per il progetto chiamarmi.

— Certo, certo, ma devi stare a riposo, non sei nelle condizioni di lavorare.

— Brian, sono incinto, non impedito. Posso lavorare come sempre e ti ricordo che sono solo di tre settimane, quindi rilassati. Devo solo restare tranquillo ed evitare gli sforzi.

— Voglio solo che resti a casa e ti rilassi. Devi avere cura di te e del bambino adesso. Buona giornata — Dopo di che, sparisco di fretta oltre la porta per andare a lavoro, mentre Justin comincio a organizzarsi la mia giornata e a fare la lista della spesa.


Pov. Justin

Verso le dieci e mezza esco per poi tornare con le buste piene di provviste per il pranzo a base di carne rossa con crema di asparagi verdi. Mi metto subito all'opera in cucina, cominciando a lessare gli asparagi nella pentola per poi passarli in padella con la panna, una volta finito li frullo per poi adagiare il composto nel piatto, accanto alla carne cotta. È quasi l’una, la tavola è apparecchiata e ho appena terminato di impiattare, quando, preciso come un orologio, sento il montacarichi salire e sono sicuro che sia lui di ritorno. Mi dirigo verso la porta per aspettarlo, pronto per dargli il bentornato a casa come come piace a me: con un bel bacio. Sento il montacarichi aprirsi e poco dopo la chiave girare, la porta si apre e il mio compagno entra, sempre stupendo ai miei occhi. Mi sento le gambe molli appena mi lancia un sorriso dolce dicendomi: — Sono tornato.
 

— Bentornato a casa, spero tu abbia fame perché ho appena finito di cucinare, e spero che ti piaccia.

— Ma che brava mogliettina! Cosa mi hai preparato?

— Carne con crema di asparagi!

— Buono, certo che mi piace, adoro tutto quello che prepari.

— Sono contento di questo, vogliamo pranzare? — concludo dirigendomi verso il tavolo per sedermi e iniziamo a pranzare appena Brian si spoglia della giacca e si siede di fronte a me.
 

Durante il pranzo parliamo di tutto quello che ci passa per la testa e gli ho detto che andrò da Debbie al Dinner per salutarla per poi andare con Emmett a fare shopping in centro. Finito il pranzo, inizio a sparecchiare e mettere tutto in lavastoviglie e intanto lo vedo cominciare a prepararsi vestendosi con il suo bellissimo completo di Armani per tornare nuovamente al lavoro.Una volta sistemata la cucina mi cambio per andare al Dinner, così esco e mi incammino con calma verso la tavola calda. Appena arrivato entro nel Dinner e subito Debbie mi salta addosso abbracciandomi e ne sono molto felice, ho sempre amato il suo lato materno, è come una seconda madre per me e solo il pensiero di deluderla mi rattrista.

— Topino! Che bello vederti, come stai? Sei molto pallido, tutto bene?

— Sto bene, Debbie!

— Non mi sembra, sei veramente pallido e mi sembra che tu sia dimagrito tantissimo.

— Ma sto benissimo davvero, a proposito, a che ora è la cena stasera?

— Alle 20:00 precise, quindi cerca di portare Brian in orario anche se sarà impossibile!

— Ci proverò e poi, Debbie, alla cena devo dirvi una cosa molto importante — le dico vedendola curiosa ma vengo salvato da Emmet che ci saluta e mi trascina per andare a negozi.

— Coraggio, Jus, i negozi ci aspettano! — mi dice solo prima di trascinarmi via, e come posso non essere contento di non aver approfondito il discorso con Deb? Ho deciso: finisco di pensarci e mi godo lo shopping sfrenato con Emmett!

 

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