The Newborn Saiyan

di Eevaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fragilità della pace ***
Capitolo 2: *** Amara sorpresa ***
Capitolo 3: *** Orgoglio al patibolo ***
Capitolo 4: *** Fuori posto ***
Capitolo 5: *** Il segreto ***
Capitolo 6: *** Evangeline ***
Capitolo 7: *** Luce ***
Capitolo 8: *** Assassino ***
Capitolo 9: *** Natale ***
Capitolo 10: *** Neve ***
Capitolo 11: *** Io non sono una persona buona ***
Capitolo 12: *** Fumo rosso ***
Capitolo 13: *** Il ritorno del male ***
Capitolo 14: *** La potenza del suono ***
Capitolo 15: *** Il dipinto ***
Capitolo 16: *** Fiori di pesco ***
Capitolo 17: *** Cose da terrestri ***
Capitolo 18: *** E' colpa mia ***
Capitolo 19: *** Tormento ***
Capitolo 20: *** La lotta ***
Capitolo 21: *** Il terzo livello ***
Capitolo 22: *** Io sono una persona buona ***
Capitolo 23: *** Il matrimonio ***
Capitolo 24: *** Anno nuovo ***
Capitolo 25: *** Il nuovo saiyan ***
Capitolo 26: *** Rapimento ***
Capitolo 27: *** Il regno degli inferi ***
Capitolo 28: *** Che la fine abbia inizio ***



Capitolo 1
*** La fragilità della pace ***


 
Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 
Le immagini che inserirò nei prossimi capitoli non mi appartengono.
Nessun copyright si intende violato.



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 1 - LA FRAGILITA' DELLA PACE

 
La luce dorata autunnale avvolgeva oramai tutto ciò che incontrava. Il piccolo laghetto del parco in periferia della città dell'Ovest si era tinto di un colore simile al miele d'acacia ed un tappeto di foglie proteggeva il praticello stanco. 
Una musica allegra rendeva la poca gente entusiasta e ammaliata, tanto che un gruppo di persone si strinse attorno alla fonte di tale suono. Le corde di una vecchia chitarra vibravano frenetiche sotto le mani di una ragazza pallida dai grandi occhi scuri. 
Lei, dal suo canto divertita e imbarazzata allo stesso tempo dall'inaspettato successo della canzone eseguita, iniziò a cantare con voce timbrata e soave. Ogni tanto, tra un accordo e l'altro, si scostava delicatamente dagli occhi un ciuffo dei suoi capelli rosso fuoco.
 
Vegeta era stanco e spossato, spesso si recava nel campo vicino al parco per allenarsi all'aria aperta. Ogni tanto gli piaceva rimuginare e meditare sui rami di un grosso acero, oramai quasi spoglio, proprio lì vicino all'ingresso del parco poco frequentato. 
Aveva nuovamente litigato con Bulma e l'unico posto per rilassarsi vicino a casa era proprio lì, dove nessuno poteva immaginarsi di trovarlo. La musica, il canto degli uccelli e il lieve scrosciare del vento rendevano quel piccolo angolo una dimora privata e perfetta alla meditazione.
Dopo tanti anni di matrimonio, la vita coniugale con Bulma non era più la stessa: della passione frenetica dei primi anni, infatti, non vi era rimasto altro che qualche sguardo malinconico. 
Ultimamente entrambi i coniugi non riuscivano a convivere sotto lo stesso tetto senza litigare, ed ogni lite portava inevitabilmente a tanta ira e tormento sia per Bulma che per Vegeta.
L'unica donna che fosse mai riuscita a irrompere nel cuore del selvaggio saiyan, sembrava aver miseramente fallito. 

«Se tu fossi stato più presente nella mia vita e in quella dei tuoi figli a quest'ora non ci ritroveremmo in questa situazione» accusò Bulma poche ore prima.
«Non sono sempre stato presente, ma sono cambiato, sono riuscito a diventare quello che tutti volevate. Oramai dovresti già aver perdonato il mio comportamento dei primi tempi. Io sono un guerriero, non uno smielato sentimentale» ribattè Vegeta furibondo. 
«Non mi basta. Non mi basta più, ancora oggi fai fatica a rivolgermi affetto davanti ad altre persone, dopo tutti questi anni i tuoi figli non ti hanno ancora visto abbracciare la loro madre! Sono ancora una bella donna, è mai possibile che tu non lo veda?» strillò la donna stizzita incrociando le braccia.
«L'affetto te lo dimostro in privato, dovresti conoscermi. E sia Trunks che Bra non si sono mai più lamentati del mio comportamento. A te evidentemente non basta. Cosa diamine vuoi?» urlò Vegeta in preda allo sgomento.
«Ecco...» Bulma abbassò lo sguardo sul lucido pavimento, torturandosi le mani «in effetti è così. Non mi basta, non mi basti più in questo modo»
«Ah, bene. E' tutto ciò che hai da dirmi? Ora te la confesso io una cosa: anche io sono stufo. Stufo di non essere apprezzato nonostante i miei sforzi. Guarda cos'ero e guarda cosa sono diventato. Già mi sento patetico ad aver subito questa trasformazione in un "quasi terrestre". Cosa pretendi? Che diventi il maritino che ti porta in gita in campagna e ti fa dichiarazioni d'amore in Kiss-Camera alle partite di Baseball? Fammi il piacere. Sei tu che non vai bene per me, allora. Già il fatto che io sia qui a discutere e non abbia già distrutto tutto dovrebbe non essere poco» sibilò Vegeta a pochi centimetri dal viso della donna, la quale si morse il labbro, per poi veder volare il marito fuori dalla finestra, deluso e furibondo.

 
Con gli occhi chiusi e le braccia incrociate al petto, Vegeta ripensò all'ultima discussione con la moglie, cullato da una triste melodia interpretata dalla giovane musicista del parco.
Oramai la luce dorata era diventata color pesca e successivamente rossastra. Il tramonto stava prendendo vita e i pochi passanti tornavano lentamente alle proprie abitazioni per preparare la cena. La cantante non smise di suonare fino a che una foglia quasi appassita si posò dolcemente sulla sua gamba, facendole alzare gli occhi verso i rami più alti dell'acero poco distante. Una figura misteriosa la stava osservando poco attentamente.
Vegeta sussultò impovvisamente, lo sguardo della ragazza si insinuò prepotente nelle sue iridi scure, provocandogli un senso inquietudine. C'era qualcosa di strano in lei, qualcosa di misterioso che non si riusciva a spiegarsi. Aveva visto quegli occhi altrove. 
La musicista riprese a pizzicare le corde della chitarra, continuando a osservare l'uomo qualche metro sopra di lei, il quale volò via pochi secondi dopo. Ella non sembrò sorprendersi molto dallo strano modo di fuggire adottato dall'estraneo e, dopo aver posato lo sguardo su una coppia che camminava mano per mano, iniziò a intonare le parole di una melodia malinconica. 

Vegeta tornò sui suoi passi ancora provato dallo sguardo della giovanissima ragazza. Dove poteva averla incontrata? Di certo non prometteva nulla di buono e si ripromise di indagare ulteriormente.
Imboccò la via di casa senza notare una macchina blu parcheggiata proprio sotto alla grande palma nel giardino. I ragazzi dovevano essere già usciti con gli amici, in quanto alla Capsule Co. regnava un silenzio quasi surreale. Camminò lungo il moderno corridoio fino ad arrivare davanti alla porta del bagno; fece per entrarci quando un bisbiglio attirò la sua attenzione. Proseguì insospettito fino alla camera e, una volta varcata la soglia, trovò un'inaspettata scena.

 



ANGOLO AUTRICE:
Questa storia nasce dall'idea di creare un futuro post-GT (ambientato pochi anni dopo l'ultima grande battaglia), nonostante quella saga fosse una side-story non canonica.
''The Newborn Saiyan'' era stata precedentemente pubblicata da me nell'ormai lontano 2012 con il titolo di ''Everything Change'' ma, rendendomi conto degli innumerevoli errori di testo e di coerenza con l'anime, ho deciso di riscriverla in parte e sistemarla a dovere.
La premessa importante è che in questa storia troverete dei nuovi personaggi di mia invenzione e può darsi che i risvolti della saga possano non essere di vostro gradimento, in quanto rivoluzioneranno gran parte dei personaggi conosciuti e le loro relazione. In particolar modo per quanto concerne il personaggio di Vegeta, che ho cercato di mantenere in parte IC, anche se molti suoi aspetti caratteriali li troverete piuttosto cambiati in quanto si tratta di un futuro alternativo e soprattutto molto lontano nel tempo rispetto alla saga Z. Mi piace pensare che il cambiamento caratteriale di questo personaggio, già piuttosto evidente nella storia originale, sia in continua evoluzione.
Detto questo vi auguro una buona lettura, non dimenticatevi di farmi avere qualche parere! 
Eevaa

 

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Capitolo 2
*** Amara sorpresa ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 2 - AMARA SORPRESA
 
 

Gli occhi chiari di lei, macchiati di un atto apparentemente imperdonabile, fissavano tremanti quelli scurissimi di Vegeta, rimasto attaccato alla porta come per reggersi da un'inevitabile caduta. Egli osservava la scena inorridito, mentre la rabbia invadeva senza pietà ogni suo singolo muscolo. 
La donna dai capelli turchini sedeva sul letto abbracciata al corpo possente di quell' uomo che una volta lei stessa aveva respinto, cacciato, buttato fuori dalla sua vita. 
Yamcha si scansò immediatamente mentre Bulma si avvicinò lentamente a Vegeta con gli occhi colmi di sporche lacrime.
«Vegeta, posso spiegarti, non è come sembra...» balbettò l'azzurra con un filo di voce.
Senza dire una parola il principe la scostò bruscamente contro la parete avvicinandosi prepotentemente all'uomo a lato della scrivania. Ciò che poteva sembrare solo un semplice abbraccio nascondeva molto, molto di più agli occhi del saiyan.
Un lampo di luce rossa invase la stanza e l'ambiente circostante, accompagnata da un forte rumore di vetri infranti che echeggiò nel giardino della grande casa. 
 
Un tuono risuonò violentemente nel cielo sovrastante la città dell'Ovest, segno che un forte temporale autunnale si avvicinava.
Vegeta camminava lentamente lungo le strade deserte, illuminate dalla pallida luce dei lampioni. Varcò con un balzo il cancello del parco e raggiunse il solito acero. 
La lieve pioggerellina faceva risuonare le foglie secche posate sul terreno e nel contempo anche l'acqua del laghetto, oramai nera come la pece. 
Un'amara melodia lontana distolse l'attenzione di Vegeta dalla pioggia, facendolo alzare e camminare lentamente verso la fonte del suono.
Man mano che il principe camminava, le note iniziarono a distinguersi l'una dall'altra e, una volta giunto alla piccola casetta di legno usata dai bambini per giocare durante il giorno, egli si fermò.
All'interno della casetta una ragazza pizzicava le corde della sua chitarra, con aria malinconica. Alla vista del saiyan ella non si spaventò, nonostante fosse arrivato di soppiatto. 
Vegeta indietreggiò spaventato per poi balzare sul tetto della casetta nella quale stava suonando ragazza dai capelli rossi. Era la stessa di poche ore prima, il saiyan ne era certo: quello sguardo continuava a ricordargli qualcosa. Rimase silenzioso per parecchi minuti ad ascoltare il suono drammatico dello strumento, fino a quando si decise a parlare.
«Ma come ci riesci?» chiese stizzito ad alta voce sperando che le sue parole non fossero coperte dalla pioggia, dopo aver sentito l'amarezza e la tristezza nelle note che sembravano riflettere il suo stesso stato d'animo.
«Sento quello che mi circonda e lo trasformo» si limitò a rispondere lei, interrompendosi per un momento.
«Bene. Allora dovresti suonare brutal death metal» commentò sarcasticamente Vegeta pensando alla scena di prima, mentre la ragazza con un ghigno riprese a suonare.
Continuò fino a che il temporale, fuori dal piccolo riparo in legno, non si apprestò a cessare. Senza dire una parola si alzò e ripose la chitarra in una morbida custodia in pelle nera, uscendo dalla casetta e seguita poi dallo sguardo del saiyan. In men che non si dica ella girò il volto verso Vegeta il quale, incredulo, la guardò scattare verso il cielo scuro, in volo.
«Hey, ma che diavolo!?» gridò egli sopreso, inseguendola immediatamente.
 
La ragazza volava veloce, proprio come il suo inseguitore, ma non azzardò a fermarsi fino a quando Vegeta non le si parò davanti allargando le possenti braccia.
«Spostati!» intimò la ragazza tentando di oltrepassare l'ostacolo.
«Sapevo di averti già visto. Chi sei?» domandò freddo il saiyan, senza però ricevere risposta.
Gli occhi scuri di lei irruppero come un fiume in piena in quelli di Vegeta, il quale tornò a parlare.
«Dimmi chi sei. Perchè sai volare? Da dove vieni?»
«Non sono affari che ti riguardano, ora se non ti spiace devo tornare a casa mia» sibilò.
«Ma come ti permetti!? Perchè vuoi tenermi segreta la tua identità?»
«Perchè la mia identità non è affar tuo, Vegeta»
Con uno scatto improvviso sparì nel buio profondo azzerando la propria aura, lasciando il saiyan sopra di sè ancora in volo.
"Vegeta, ha detto? Come diavolo fa a sapere il mio nome?" pensò egli, sconcertato e completamente confuso.
Una cosa era certa: quella ragazzina nascondeva qualcosa, qualcosa di molto importante.
 
 



ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti! 
Spero che questi due primi capitoli vi siano piaciuti, nonostante il drammatico colpo di scena che vede coinvolta una delle coppie alle quali io stessa sono più legata. Ma d'altronde ogni tanto è anche bello stravolgere le situazioni, lavorando di fantasia. 
Ad ogni modo, se voleste leggere qualcosa di più "classico" sempre legato al mondo di DB, ecco qui un link di una mia vecchia storia:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014290&i=1
Non siate timidi e fatemi sapere cosa ne pensate! A presto :)
 

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Capitolo 3
*** Orgoglio al patibolo ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 3 - ORGOGLIO AL PATIBOLO

 

Dovevano essere all'incirca le due del mattino, le nuvole nere come il carbone si stavano allontanando velocemente verso est.
Vegeta si trovata sospeso a mezz'aria in cerca di una risposta, riflettendo tra sè e sè, quando una lontana figura apparve all'orizzonte.
«Papà! Finalmente ti ho trovato, ti ho cercato ovunque!» ansimò Trunks fermandosi di fronte al padre. Un momento di imbarazzo seguì un sospiro «avrei reagito allo stesso modo, a casa» dichiarò il giovane con voce tremante «però l'hai quasi ucciso».
«E' quel "quasi" che rovina tutto» rispose freddo Vegeta, girandosi di spalle.
«Mi dispiace tanto, papà. E' una cosa orribile, io spero che sia stato solo un fraintendimento» le mani di Trunks trovarono dimora nelle tasche dei larghi pantaloni della tuta «ho pensato che tu abbia bisogno di riposare, ma capirei se tu non volessi tornare a casa»
«No, infatti, non ci penso neanche. Non fare l'idiota, che fraintendimento vuoi che ci sia? Erano abbracciati sul nostro letto»
«Per questo ho chiamato Goten, Chichi ha detto che ti ospiterà volenieri a casa sua per qualche tempo»
«Tu hai fatto cosa?!» gridò il padre rigirandosi verso Trunks, visibilmente rosso in viso nonostante l'oscurità della notte.
«Andiamo, hanno già sistemato la stanza per te... sarà solo per dormire» supplicò il figlio gesticolando.
Vegeta di limitò ad abbassare lo sguardo ed incrociare le braccia al petto, pronunciando un sonoro "Tsk".

Il vento gelido scompigliava i capelli di entrambi guerrieri mentre volavano alla massima velocità verso la casa di Chichi. Durante il volo Vegeta ripensò drammaticamente al giorno del matrimonio: Bulma era bellissima, raggiante, i capelli raccolti e ornati di fiori di pesco, ancora poteva sentirne il profumo. Ricordava perfettamente l'imbarazzo e al contempo la soddisfazione ben mascherata di quel giorno, proprio come quando lei aveva dichiarato di aspettare un altro bambino. 
Era cambiato: l'aveva sposata, aveva voluto un altro figlio da lei, si era impegnato e aveva accettato di diventare un terrestre, di mettere da parte l'orgoglio per formare una famiglia. Tutto ciò per cui aveva lottato fino a questo momento era andato in frantumi, e l'unica cosa che gli rimaneva erano proprio i suoi figli. Avrebbe potuto essere il padrone dell'universo, il Re dei saiyan, invece si sentiva solo un inutile, patetico, sdolcinato terrestre.
Il pensiero del matrimonio fece salire la rabbia e la frustrazione del saiyan, il quale accelerò il volo per non far notare al figlio la smorfia malinconica sul suo viso.
 
Una volta giunti alla casa tra le montagne, Vegeta aspettò fuori dalla porta intanto che Trunks salutava Goten e sua madre.
Goku era oramai partito con il drago Shenron da tanti anni, lasciando i due soli. Il fratello maggiore, Gohan, viveva invece con la moglie e la figlia adolescente nella casa accanto. Chichi era visibilmente preoccupata di dover ospirare in casa propria il saiyan: seppur lo conoscesse da tanti anni temeva che il sospetto di un tradimento, già difficile da accettare per i terrestri, potesse far tornare Vegeta lo spietato assassino che era un tempo. Ma quando lo vide entrare dalla porta principale non vide lo sguardo di un assassino.
Gli occhi di Vegeta erano rossi di rabbia ma pieni di tristezza e malinconia, gli occhi grandi di un bambino infelice. Chichi ricambiò lo sguardo del saiyan con fare compassionevole, trattenendo l'istinto di abbracciarlo. La donna sapeva perfettamente che il combattente non apprezzava le manifestazioni di affetto, quindi si limitò a sorridere nervosamente, senza accennare allo spiacevole fatto accaduto poche ore prima.
«Ti ho sistemato il letto della vecchia camera di Gohan al primo piano, troverai degli asciugamani puliti e una tazza di camomilla sul comodino» sussurrò Chichi indicando con un dito le scale. 
«Mmm» mugugnò piano Vegeta come per dire "grazie", imbarazzato, mentre le sue gote si tingevano di un magenta acceso.
Mai nella vita si sarebbe sognato di finire in una situazione simile, sino a un paio di decenni prima non avrebbe esitato a radere al suolo il pianeta e allontanarsi per sfogare la sua anima distruttiva altrove; invece adesso si ritrovava lì, ospitato dalla moglie del suo ex "miglior nemico", elemosinando sorrisi compassionevoli e camomilla. Camomilla. Il principe dei saiyan non avrebbe mai bevuto camomilla. 
Si bloccò in mezzo alle scale con l'unico pensiero di bucare il soffitto e andarsene da lì, magari per bere qualcosa di forte o distruggere qualche montagna o qualche pianeta disabitato, quasi gli venne voglia di vendicarsi approfittandosene del corpo di Chichi, ma si rese ben presto conto della sensazione di stanchezza e di svogliatezza che avevano invaso ogni suo muscolo, oltre al pensiero che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere alla moglie di Kaarot e soprattutto a sè stesso.
Proseguì per le scale maledicendosi e stringendo forte i pugni. Ogni passo sembrava essere in direzionato al patibolo del suo stesso orgoglio. 
 
Intanto, a casa Brief, la figlia più giovane di Bulma gridava paonazza contro la madre.
«Come hai potuto fargli questo? Perchè lo hai fatto!?»
«Bra, calmati per favore. So bene che ho sbagliato, ma io e papà ormai non ci sopportiamo più da molto tempo, il continuo litigare mi ha resa fragile. Pensavo che un po' di conforto da parte di Yamcha potesse tirarmi sù di morale» replicò Bulma tentando di calmare la giovane.
«Conforto dal tuo ex? In camera da letto? Cosa ti dice il cervello!?» Bra corse in camera sua con gli occhi colmi di lacrime, sbattendo poi violentemente la porta.
Bulma restò immobile appoggiata al tavolo in vetro del soggiorno, trafitta dallo sguardo dei suoi genitori, ma non solo...

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Capitolo 4
*** Fuori posto ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 4 - FUORI POSTO
 

Vegeta contemplava il soffitto buio della stanza, cullato dai forti respiri di Goten nella camera accanto. I pensieri e i ricordi gli impedivano di prendere sonno, nonostante fossero già le prime ore del mattino.
Si alzò di soppiatto per bere l'ennesimo bicchiere d'acqua quando avvertì la presenza di Chichi fuori dalla stanza. Il principe dei saiyan, dopo essersi domandato perché ella se ne stesse impalata senza fare niente, andò ad aprire lentamente la porta, rivolgendo alla donna uno sguardo interrogativo.
«Non dormi ancora, Vegeta?» domandò la donna indietreggiando di alcuni passi.
Il saiyan non rispose ma si limitò a spostare il proprio sguardo altrove, imbarazzato e infastidito nel contempo di essere stato sorpreso.
«Vuoi che ti prepari della camomilla? Ho coltivato delle nuove spezie che favoriscono il riposo..
«No. Quella roba mi da il voltastomaco» gracchiò Vegeta girandosi di spalle, capendo però di essere stato scortese. 
Non riusciva proprio ad essere la persona educata e normale che tutti avrebbero voluto che fosse. Non era adatto a far parte di quel mondo fatto di cortesie e gentilezze, ma proprio in quel momento si ricordò che sullo stesso pianeta vi erano persone orribili, quasi più terribili di quel principe dei saiyan divenuto oramai un terrestre.
Si girò nuovamente verso la donna, guardandola fisso negli occhi come per farle capire che in realtà il suo gesto di ospitalità in fondo era stato apprezzato. Avrebbe dovuto capirlo da sola perché mai e poi mai il saiyan l'avrebbe detto ad alta voce. 
«Sai, quando Goku è partito per sempre con il drago, pensavo che la mia vita sarebbe stata un disastro» dichiarò la donna mentre guardava il saiyan sedersi sul materasso «ma poi non è stato così. Ho trovato molte cose interessanti da fare, mi sono dedicata molto ai miei figli e alla mia nipotina» Chichi si voltò verso la finestra malinconica «io lo aspetterò per sempre, perché spero che torni indietro. Ma tu, Vegeta, se le cose non vanno davvero più bene, puoi rifarti una vita. Sai, i terrestri lo fanno. Si sposano e divorziano in continuazione. Fa parte di questo mondo. So bene che è presto, ma il dolore passerà e potrai iniziare una vita nuova» concluse la donna.
Chichi tornò con lo sguardo sugli occhi del saiyan. Era invecchiata molto, delle piccole rughe segnavano il suo dolce sorriso. I suoi occhi avevano conservato la luce di un tempo, ed erano visibilmente speranzosi di poter ritrovare, un giorno, il suo amato. Vegeta la guardò torvo, forse leggermente infastidito dall'invadenza della donna. In quel momento farsi dare consigli da una terrestre non era esattamente il miglior modo per far gonfiare il proprio orgoglio anche se, purtroppo, non aveva nemmeno tutti i torti.
Si allontanò dalla stanza accostando la porta, lasciando riflettere Vegeta sul significato delle sue parole. Mai come in quel momento si sentì completamente fuori posto. Non era più un combattente ma non era nemmeno un uomo normale, non era buono ma neanche cattivo, non era un terrestre ma nemmeno un vero saiyan. 
Si sentì perso nei suoi stessi dubbi, un vagabondo, una persona senza origine nè destinazione. 
 
Passarono all'incirca due settimane da quella notte.
Yamcha era riuscito a sopravvivere allo scontro con il saiyan e si avvicinò ulteriormente a Bulma, a detta sua "come amici", nonostante le proteste di Trunks e Bra. 
Vegeta si recava ogni giorno al parco nella speranza di ritrovare la misteriosa musicista della quale aveva perso le tracce quella lunga notte. Non riusciva a capire come mai la ragazza dai capelli rossi fosse sparita nel nulla e soprattutto era più che intenzionato a scoprire il suo segreto. Sapeva volare e soprattutto sapeva il suo nome, non poteva essere un caso e non avrebbe affatto lasciato passare inosservata una cosa del genere. Aveva bisogno di risposte.
Gli alberi erano completamente spogli e il tappeto di foglie gialle e marroni si estendeva lungo tutto il parco. L'inverno era oramai alle porte, le maglie avevano lasciato spazio ai maglioni più pesanti. Le rondini erano migrate verso luoghi più caldi e nel parco gli unici suoni erano le risate dei bambini, di numero sempre inferiore man mano che i giorni si accorciavano.
Vegeta camminava lungo il sentiero calciando delicatamente una pigna, quando finalmente scorse in lontananza una figura incappucciata con una chitarra sotto braccio volare fuori dalla casetta in legno. Il principe sbarrò gli occhi: era quella ragazzina. 
Deciso a non farsi notare il saiyan inseguì la figura per qualche chilometro verso est. Fortunatamente trovò nella giacca una capsula contenente un aereo monoposto, in modo tale da poter azzerare la sua aura e non farsi notare volando poco lontano.
 
Non appena la ragazza posò i piedi a terra si sfilò il cappuccio, aprendo poi la porta di una piccolissima casa di mattoni. 
La dimora era circondata da aceri spogli, prorpio come quelli del parco. Non vi era traccia di autovetture o motocicli, probabilmente la ragazza si spostava solo in volo. 
Vegeta, dopo aver riposto l'aereo, si adagiò senza fare rumore sopra ad un ramo vicino alla finestra, osservando al suo interno.
Il soggiorno e la cucina erano arredate con cura, l'ambiente sembrava accogliente. Il salotto inoltre era pieno di strumenti musicali, un grosso pianoforte a muro mostrava sul dorso delle vecchie fotografie.
La giovane stava mettendo a bollire l'acqua per il te e si era sfilata la felpa lasciando posto a una leggera canottiera, nonostante la bassa temperatura percepita.
Il saiyan rimase ad osservare i movimenti della ragazza dai lunghi capelli rossi per parecchi minuti ma nulla sembrava potesse ricondurre a qualche indizio.
"Ma chi accidenti è questa?" si domandò sporgendosi leggermente verso la finestra, ma proprio in quell'istante un piccolo rametto si spezzò nella sua grande mano.
In meno di un secondo ella si voltò verso l'esterno, incrociando lo sguardo del saiyan il quale, senza nemmeno avere il tempo di respirare, se la ritrovò a meno di dieci centimetri dal suo naso. 

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Capitolo 5
*** Il segreto ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 5 - IL SEGRETO
 


«E tu cosa diamine ci fai qui?» disse la rossa in tono di sfida.
«E tu come conosci il mio nome?» incalzò Vegeta con un sorrisetto pericoloso.
La ragazza non rispose, si girò e fece per rientrare in casa. Il saiyan con un balzo scese dall'albero e fece per seguirla.
«Chi ha detto che vieni anche tu?»
«L'ho detto io, ragazzetta, e non me ne andrò fin che non mi spiegherai un po' di cose!»
«E chi ti ha detto che io abbia intenzione di farlo?» canzonò tentando di chiudere la porta. 
«L'ho detto sempre io!» rispose a tono Vegeta dietro di lei, la quale si voltò stupita di vederlo già comodamente seduto sul divano «come vedi so essere molto insistente»
La ragazza sbuffò sonoramente sbattendo la porta alle spalle per poi sedersi con le braccia incrociate sul divano di fronte al saiyan.
«Il mio nome è Evangeline. Ma mi faccio chiamare Eva»
 

«Cosa ne pensi, Trunks?»
«Quello che è successo ha dell'incredibile. Non me lo sarei mai aspettato da nostra madre»
«Come se non bastasse ci ha trascinato in casa quell'insetto. Sta sempre qui intorno. Senza alcun rispetto per noi, oltre che per papà» affermò Bra stringendo i pugni «spero solo che non lo sia ancora venuto a sapere»
«Prima o poi lo scoprirà, papà non è stupido. Ma credo che dovremmo informarlo noi di questa cosa» rispose il fratello maggiore alzandosi dalla poltrona. 
Bra imitò il ragazzo e iniziò a camminare in cerchio lungo la camera, nervosa. 
Somigliava fisicamente in tutto e per tutto a sua madre, ad eccezione dell'espressione arrabbiata e misteriosa del padre. Da parte del saiyan aveva ereditato senz'altro anche l'incredibile forza che, tuttavia, non usava quasi mai. 
«Non parlo con papà da giorni, se ne sta sempre seduto al parco ad aspettare non so cosa. Cercherò di dirglielo io, appena lo incontro»
«Sii cauta, Bra, potrebbe farlo infuriare non poco. E, per favore, non ti mostrare troppo sconvolta per il fatto che Yamcha sia qui in giro. Sai che se ti vede soffrire potrebbe uccidere. Infondo ancora la mamma non ha ammesso nulla, pare siano solo amici»
«Tu ci credi?» domandò sarcasticamente Bra alzando le sopracciglia. Trunks stette in silenzio, fissando il vuoto di fronte a sè.
 
 
«Credi che mi basti sapere solamente il tuo nome?»
«Ed è già fin troppo»
Eva si sporse dalla sedia per osservare meglio il saiyan, poggiando il mento sulle mani. Lui la osservava intensamente, quasi come se volesse cavar fuori dalla sua bocca la confessione che desiderava tanto. Oramai non aveva più dubbi: nascondeva qualcosa di estremamente importante.
«Allora mettiamola così: tu cosa sai di me?» domandò Vegeta mellifluo, sporgendosi a sua volta. La poltrona scricchiolò pericolosamente; tutto l'arredamento della piccola casa sembrava molto antico.
Vegeta inspirò scocciato, l'odore di legno vecchio misto al dolce e quasi diabetico profumo della ragazza invase i suoi polmoni come un fiume in piena. 
Dopo la pochi secondi ella rise sonoramente «io conosco più cose di te di quanto tu possa immaginare»
«Mi stai spiando?!» gridò il principe indignato.
«A me sembra che fossi tu lo stalker che mi osservava dalla finestra» canzonò lei divertita. 
Vegeta sbuffò e si appoggiò nuovamente allo schienale, visibilmente irritato dall'impertinenza della ragazza «perché non mi vuoi dire chi sei?»
«Perché è difficile, non capiresti. Direi che... potresti anche uccidermi» dichiarò Eva. 
«Ucciderti?» l'affermazione della giovane alimentò ancor di più la sete di curiosità del saiyan, il quale passò immediatamente al contrattacco preparandosi persino a combattere «ascolta, ragazzina...»
«Ragazzina io?! Ti ringrazio per il complimento» sorrise compiaciuta.
«Avrai vent'anni, sono molto più grande di te e capisco molte cose. Inoltre, come vedi, se sono seduto qui vuol dire che ho tempo da perdere per ricevere spiegazioni» protestò Vegeta rendendosi conto di quanto tempo stava effettivamente perdendo per rincorrere la verità. 
Avrebbe potuto allenarsi, avrebbe potuto diventare ancora più forte, invece era lì seduto comodamente su un divano a casa di una perfetta sconosciuta. In un'altra epoca non ci avrebbe messo cinque secondi a torturarla e cavarle fuori le parole di bocca e per questo si sentì nuovamente, per l'ennesima volta, un rammollito. 
«Vent'anni, tu dici?» Eva strinse gli occhi scuri a tal punto di farli diventare due fessure «sono molto più grande di quanto tu creda»
Vegeta parve confuso: la ragazza sembrava non essere molto più grande di sua figlia. Ciò che Eva nascondeva si faceva sempre più invitante da scoprire ad ogni dichiarazione che il saiyan le strappava. 
«Quanti anni hai?» domandò infine Vegeta, guardandola torvo.
Eva non rispose, ma continuò a fissarlo accanita a non svelare nulla. Il principe sbuffò di nuovo, capendo che doveva assolutamente raggiungere un compromesso per poter finalmente dissetarsi della verità.
«Prometto...» disse piano, ricordandosi che odiava fare promesse «che in qualunque caso... non ti ucciderò».
«Dovrei fidarmi?»
«Insomma, donna, ho promesso! Non lo faccio quasi mai, ma io mantengo la mia parola. Io sono un principe, un uomo d'onore» urlò Vegeta, gesticolando, visibilmente irritato. Scendere a patti non era proprio la cosa più semplice per lui e la sua pazienza stava raggiungendo il culmine.
Eva lo guardò storto, inarcando un sopracciglio. Dopo una manciata di secondi, seppur diffidente, iniziò a parlare.
«E va bene. Se proprio vuoi saperlo ho circa cinque anni in meno del primo figlio di Goku, Gohan» dichiarò Eva tutto d'un fiato.
Il saiyan trattenne il respiro, più confuso di prima «Come... come conosci Kaarot? Come fai a sapere chi è suo figlio ma soprattutto... hai quasi quarant'anni! Perchè sembri molto più giovane della tua età?»
«Vegeta, mi pare che tu abbia circa sessant'anni. Tu perchè sembri molto più giovane della tua età?»
«Per me è diverso! Io sono un saiy.. un.. no!» con uno scatto felino Vegeta balzò in piedi. Le pupille si dilatarono e tutte le certezze che lo tenevano ancorato al mondo reale sembravano essersi distolte «com'è possibile.. non mi dirai che..» il principe balbettò rendendosi conto di non riuscire ad indietreggiare nemmeno di un passo. Immediatamente ogni pezzo del puzzle stava prendendo il proprio posto. 
Sapeva volare, dimostrava un'età inferiore a quella anagrafica, non percepiva la bassa temperatura nonostante fosse in canottiera e soprattutto conosceva Kaaroth e il suo nome. Il principe ci mise però poco tempo a realizzare che nessun'altro saiyan a lui conosciuto era riuscito a sopravvivere all'eplosione del pianeta Vegeta.
Com'era possibile? Chi era Evangeline? Come faceva ad essere una saiyan? C'erano altri membri della sua specie da qualche parte dispersi nell'universo?
Vegeta non riuscì a rispondere a nessuna di queste domande, sino a quando finalmente la donna dai capelli rossi si schiarì la voce, per poi dichiarare ciò che l'uomo non si sarebbe mai aspettato di sentire.
 
«Ho cinque anni in meno di Gohan... mio cugino»

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Capitolo 6
*** Evangeline ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 6 - EVANGELINE


Il sole si era oramai nascosto dietro alle alte montagne e le giornate si erano fatte corte e fredde. Fuori dalla piccola casa di mattoni era già calata la notte e l'unica fonte di calore al suo interno era un vecchio caminetto. L'aria però, all'interno della casa, sembrava essersi comunque congelata. Vegeta si trovava immobile di fronte a Eva ma percepiva le sue gambe tremare come quelle di un moccioso.
«Se Gohan è tuo cugino allora Kaarot è tuo zio. Ciò può significare una sola cosa, ma non può essere!»
«E' così, invece» Eva lo interruppe fredda «io sono figlia di Radish»
Il saiyan sentì le gambe cedere e si lasciò cadere nuovamente sul divano, come stremato. Eva si diresse verso la cucina e tornò pochi secondi dopo con una caraffa di vetro.
«Tu sei una... una saiyan?» domandò il saiyan conoscendo già la risposta.
«Sono metà terrestre metà saiyan, proprio come i tuoi figli e quelli di Goku» precisò Eva porgendo un bicchiere d'acqua al principe, il quale non ebbe reazione sino a quando la saiyan dai capelli rossi non glie lo poggiò direttamente tra le mani.
«Io non capisco: Radish è morto, è stato sconfitto dal muso verde prima che io arrivassi su questo pianeta per la prima volta» replicò Vegeta continuando dopo un lungo sorso «voglio che tu mi racconti come sono andate le cose»
«E va bene, tanto ormai non ho niente da perdere e se non hai tentato di uccidermi adesso, a causa delle mie origini, non lo farai neanche dopo...
 
Tanti anni fa un guerriero saiyan di nome Radish arrivò sulla terra per incontrare suo fratello Goku, o Kaarot se preferisci, al quale era stata data la missione di sterminare tutti i terrestri. Quando atterò su questo pianeta, però, notò che la razza terrestre non era affatto estinta. Cercò Goku furiosamente e rapì suo figlio di appena quattro anni, dando al padre pochi giorni di tempo per portare un numero di terrestri morti per dimostrare le sue origini, altrimentri avrebbe portato via il nipote Gohan. 
Ma di tutto questo già dovresti esserne al corrente, credo... quello che non sai è che durante questi giorni lo spietato Radish si divertì a torturare le famiglie contadine della zona molestando le donne e uccidendo gli uomini. Questo è ciò che accadde a mia madre. 
Radish la violentò ripetutamente di fronte agli occhi del marito, precedentemente ridotto in fin di vita. Il sadismo del saiyan aveva raggiunto livelli inimmaginabili. 
Dopo aver violentato mia madre, diede il colpo di grazia al marito, lasciando la donna sola. 
Successivamente Radish fu eliminato da Junior, ma quello che nessuno poteva immaginarsi è che aveva lasciato in grembo di una donna sua figlia, proprio io, io, figlia di un abuso, figlia della violenza, del dolore.
Mia madre decise ugualmente di crescermi, dandomi una buona educazione e accudendomi senza rancore. 
Mi insegnò l'arte della musica e del canto. Imparai a suonare molto in fretta, mi dimostrai una bambina talentuosa e molto buona.
Sin dalla tenerà età però dimostrai anche caratteristiche non comuni, come la capacità di volare e una forza sovraumana. Addirittura una notte mi trasformai in un enorme scimmia. Fortunatamente non feci grossi danni nè a casa mia nè a mia madre, che al costo di fermarmi per un attimo mi tagliò la coda con una grossa falce del suo defunto marito.
Una volta compiuti tredici anni mia madre decise di raccontarmi chi fossi. Me lo spiegò con le uniche informazioni che possedeva: ero metà aliena, più precisamente di razza saiyan. Così aveva detto mio padre il giorno che violentò mia madre: questo pianeta non ha scampo, ben presto sarà nelle mani di noi saiyan. Ti lascerò in vita tanto basta per vedere quello che siamo capaci di fare.
Inutile dire che sapere la verità mi fece imbestialire, tanto che presa dal rimorso e dai sensi di colpa, scappai di casa per non tornare mai più. Ero figlia della sofferenza di mia madre. Ero figlia di un assassino.
Rimasi fuori casa per circa sei mesi, durante i quali cercai di raccogliere più informazioni possibili sulle mie origini. Fu così che conobbi Goku»

 
«Un momento, tu hai conosciuto Kaaroth? Di persona intendo?» il saiyan interruppe Eva, la quale annuì lentamente.
 
«Si, ho conosciuto Goku di persona. Era il periodo della lotta contro Majin-Bu. Mi presentai a mio zio, fu molto sorpreso e incuriosito dalla mia storia. Non si sarebbe mai immaginato di avere una nipote. Inutile dire che non ha riservato alcun tipo di rancore nei miei confronti, è una persona straordinaria. Lui mi aiutò a nascondermi da tutti, persino i miei cugini sono ignari della mia esistenza. Fu lui che mi fornì tutte le informazioni sui saiyan e fu sempre lui a farmi conoscere la tua storia.
Mi raccontò di un valoroso guerriero, il principe della nostra specie. Mi disse che se mi sentivo in colpa, se mi facevo schifo per quello che ero, avrei dovuto guardare te, oltre che lui. Osservarti, conoscerti. 
Mi raccontò che tu eri la prova vivente che persino il più pericoloso degli assassini poteva cambiare. Essere una saiyan non voleva per forza dire essere un assassina. Tutto dipende da come vieni educato, dai tuoi sentimenti, dalle tue capacità e dalla volontà di cambiare.
Fu proprio osservando mio zio, i miei cugini, ma soprattutto te e la tua famiglia che cambiai idea sull'essere una saiyan. Tornai a casa da mia madre con una nuova forza nel corpo. Mi allenai intensamente per lottare contro Majin-Bu, successivamente anche per i sette draghi malvagi, ma del mio aiuto non ce ne fu bisogno. Continuai ad allenarmi segretamente perchè non volevo svelare a nessuno la mia identità, a meno che non fosse stato strettamente necessario per la salvezza del pianeta. 
Invece..»

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Capitolo 7
*** Luce ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 7 - LUCE


«Invece ho rovinato tutti i tuoi piani, Evangeline» concluse Vegeta con un sorriso sghembo che mostrava a malapena quanto fosse vittorioso di aver scoperto la verità.
Eva annuì nervosa prima di iniziare a mordicchiarsi il labbro.
Un lungo silenzio calò nella stanza, interrotto solo dallo scoppiettio del fuocherello all'interno del camino. 
Il saiyan si alzò lentamente dirigendosi verso il pianoforte, prendendo poi in mano una vecchia fotografia raffigurante una bellissima donna dai capelli rossi con in braccio una bambina dai capelli altrettanto focosi.
«Sì, era mia madre. Purtroppo è morta pochi mesi fa»
«Le assomigli molto, a parte..»
«Lo sguardo, lo so. Mia madre me lo ha detto una volta: il mio sguardo è uguale a quello di mio padre quando sono arrabbiata o pensierosa» mormorò Eva dirigendosi verso la finestra per guardare fuori, con la stessa espressione tipica di tutti i saiyan «è una cosa che odio così tanto di me. E odio anche chi mi chiama Evangeline, quindi ti consiglio di cominciare a chiamarmi Eva»
La notte era velocemente tornata sui suoi passi e l'oscurità sembrava aver inghiottito l'ultimo raggio di luce. Vegeta era ancora intento ad osservare le foto sopra al pianoforte e successivamente i quadri appesi a pochi centimetri da esso. La sua attenzione si soffermò particolarmente su un quadro con una cornice piuttosto moderna rispetto alle altre, raffigurante due figure sedute in cima al mondo e avvolte da un fascio di luce.
«Quello l'ho disegnato io» sussurrò Eva dietro alla sua spalla. Vegeta non si era accorto che si fosse avvicinata. 
«Sai anche disegnare?»
«A volte lo faccio. Questo dipinto è ispirato ad una mia canzone»
«Suonala adesso, allora. Ho bisogno di pensare e mettere in ordine tutte queste informazioni. Tutta questa storia è da non crederci»
«Non ora» concluse la ragazza guardando il saiyan rimanere accigliato per pochi secondi.
«Vediamo un po'... sai suonare, cantare, dipingere e combattere. L'unica cosa che non sai fare è dare spiegazioni facili. Ci voleva tanto?»
Eva sorrise, arrossendo visibilmente sulle gote. Vegeta la osservò storto, aveva delle piccole lentiggini sulla punta del naso. Il viso era praticamente perfetto e simmetrico. Gli occhi, da vera saiyan, erano grandi e scuri, e la bocca rossa e carnosa. 
Se non avesse scoperto la sua vera identità Vegeta avrebbe continuato a pensare che fosse giovanissima. I capelli folti erano rossi, piuttosto mossi e lunghi. Al saiyan non era sfuggito il suo vizio di giocare con una ciocca mentre parlava. Alquanto snervante.
Anche il suo corpo era a dir poco stupefacente: alta, snella e muscolosa. Il seno era perfetto e proporzionato alla sua figura. 
Eva si accorse che lui la stava scrutando e il suo cuore iniziò a battere forte: non le piaceva essere squadrata.
Un piccolo colpo di tosse fece tornare il saiyan alla realtà «beh, il tuo sguardo è tipico dei saiyan, non è una cosa malvagia. O forse sì, se stai per far saltare in aria un pianeta» questa battuta sarcastica fece sorridere sotto i baffi entrambi i saiyan «posso ritenermi soddisfatto di queste risposte, ora è meglio che vada»
«Se vuoi restare a cena ti posso dare il telefono per avvisare Chichi» disse Eva, mordendosi il labbro come per trattenere le ultime parole.
«No, devo... un momento! Tu come sai che non vivo con Bulma?» il saiyan strinse gli occhi prendendo per un braccio la ragazza, la saiyan.
«Io, io.. me lo hai detto tu.. mi pare che tu mi abbia accennato»
«Non sono stupido, tu mi stavi spiando!! E hai accusato me di spiarti!»
«Non ti stavo spiando... ero solo curiosa di sapere il motivo della tua rabbia l'altro giorno» balbettò Eva scrollando la presa violentemente, sotto gli occhi sbigottiti di Vegeta.
«Tu, tu sei.. forte!» sussurrò guardando la ragazza che si era divincolata troppo facilmente dalla presa strettissima «beh, ad ogni modo sai tutto, allora?» i suoi occhi incrociarono quelli della saiyan. 
Eva abbassò lo sguardo mettendo le mani in tasca, sentendosi terribilmente in difetto.
«Sì, sai tutto» concluse Vegeta allontanandosi verso la porta di legno.
«Mi dispiace»
Il saiyan non rispose e uscì dalla porta senza guardarsi indietro, sparendo nel buio della notte.

 
Il suo amore per Bulma era sempre stato profondamente segreto, dolce come una meringa, passionale come il cioccolato fondente con il peperoncino. Aveva vissuto una vita al suo fianco, una vita tormentata prima dal suo passato e poi dal suo senso di colpa, ma comunque ricca di nuove sensazioni e nuove emozioni mai provate prima.
Sin dal primo sguardo aveva capito che in quella giovane ragazza dai capelli turchini c'era qualcosa di speciale. Soffriva ancora per la perdita della sua unica relazione, non poteva negarlo. Nonostante tutti i litigi, i battibecchi e le urla si sentiva distrutto, distrutto dal tradimento, distrutto da una fine che non avrebbe realmente voluto, non così. Ma una nuova forza stava crescendo nel suo corpo.
Una luce stava prendendo intensità alla fine del tunnel nero, così forte e così vicina da poterla toccare. Era curioso, ansioso di conoscere il potere di quella ragazza, di sapere di più. Aveva finalmente trovato un nuovo obiettivo: scoprire il reale potenziale  combattivo di quella misteriosa donna di cui tanto aveva voluto svelare le origini. 


Eva stava seduta sul divano, i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa tra le mani. 
Aveva confessato tutto, tutta la sua vita, le sue origini, tutto ciò che si era sempre promessa di non raccontare. Per giunta l'aveva raccontato all'uomo che aveva preso come esempio per tutta la vita, l'uomo che aveva cambiato il suo modo di vedere le cose.
Quell'uomo che non avrebbe mai immaginato di trovare al suo fianco a osservarla da capo a piedi come se fosse la sua prossima vittima, come se volesse combattere con lei e indagare ancora più a fondo. Si sentì nuda per un secondo.
Prese la vecchia chitarra e si sedette accanto al camino, pizzicandone le corde nervosamente, guardando il quadro dipinto da lei.
Sicuramente la sua vita sarebbe stata diversa da quel giorno.

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Capitolo 8
*** Assassino ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 8 - ASSASSINO

 
Passò circa una settimana prima che Bra e Trunks andarono a trovare il padre a casa di Goten.
Il gelo aveva cambiato la città in poco tempo, dicembre era ormai alle porte. I liscissimi capelli turchini della giovane erano coperti da un cappello bianco di lana pesante e al collo portava una sciarpa dello stesso colore. 
«Sei pronta?» chiese Trunks riponendo l'aereo in una capsula. 
Bra annuì, camminando velocemente verso la porta di casa. I giovani vennero accolti da Chichi, Goten e Pan, quest'ultima in visita dalla nonna.
«Vostro padre è andato ad allenarsi nel bosco, ha detto che tornava presto. Sapete, sono molto contenta che abbia ripreso ad allenarsi. Ha passato delle settimane sparendo senza dirci nulla»
«E' già tanto che dica qualcosa quando esce» ridacchiò Trunks accomodandosi sul divano al fianco dell'amico, ricordando il fatto che il padre non dava quasi mai spiegazoni.
«Sarà contento di vedervi, è da parecchie settimane che non vi fate vivi»
«A dire la verità abbiamo paura che vederci faccia risalire in lui la rabbia» Bra abbassò gli occhi preoccupata, ma dopo pochi secondi la porta si aprì di scatto.
«Papà!» urlarono i due figli all'unisono alzandosi dal divano. 
Vegeta li guardò intensamente senza rispondere, arrossendo visibilmente quando la figlia minore gli gettò le braccia al collo. Probabilmente aveva percepito le loro aure.
«Come stai?» chiese Trunks, nervoso alla vista del padre. 
«Mmm, bene. A voi come vanno le cose?»
«Abbastanza bene. Dobbiamo parlarti, in privato possibilmente» disse Trunks ancora più agitato.
«Potete andare di sopra, il tè sarà pronto tra un quarto d'ora» propose Chichi guardando i due giovani confusa.
I due figli sapevano entrambi a cosa stessero andando incontro e l'ira del saiyan si sarebbe scatenata come un temporale. Chichi guardò i tre salire le scale con aria preoccupata, sperando che non accadesse niente di brutto. 

I due figli seguirono il padre come in agonia, in fila lungo le scale. 
«Cosa c'è?» chiese il saiyan stizzito una volta chiusa la porta della camera.
«Riguarda... la mamma» disse Bra esitando.
«Non mi interessa» sputò fuori Vegeta, acido. Il solo sentir nominare quella donna fece salire nel principe dei saiyan una furia quasi indomabile. 
«Credo che tu debba sapere quello che sta succedendo. Abbiamo aspettato fin troppo per informarti»
«Non mi interessa, non voglio sentir parlare di quella donna, delle sue stupide scuse o richieste. Ho già declinato le sue chiamate»
«Non si tratta di questo, papà» disse Trunks, avvicinandosi a lui con il terrore che potesse percepire il suo tremore.
«Veloci, ditemi quello che dovete dirmi» Vegeta incrociò le braccia al petto. Il suo cuore batteva più velocemente.
Gli occhi del figlio sembravano quelli di un cane abbandonato e la figlia, appoggiata alla porta, sembrava essere diventata pallida come il sole d'inverno.
«Vedi, Yamcha è sempre in giro in casa. Praticamente vive insieme a noi» dichiarò Bra con voce tremante, sospirando alla fine della frase.
«Che cosa?!» gridò Vegeta emanando scintille dorate dalle mani. Si era trasformato in super saiyan in un millesimo di secondo senza probabilmente rendersene conto.
«Papà, stai calmo. La situazione è momentanea e lei dice che tra loro non c'è nulla, neanche a noi va giù del tutto questa storia, ma glie ne parleremo»
«Silenzio! Questo è troppo» gridò ancor più forte il super saiyan, spazzando via i mobili circostanti. 
Senza dare il tempo di parlare ai suoi figli, scappò dalla finestra frantumandola, diretto a casa Brief. 
La rabbia cresceva nel suo corpo a velocità disarmante. Avrebbe ucciso quel parassita e lo avrebbe fatto immediatamente. I due figli lo rincorsero per parecchi chilometri verso ovest, senza però convincerlo a fermarsi. 
«Papààà» urlò Trunks mentre Vegeta stava per scendere in picchiata verso la tonda casa.
La sua discesa però venne interrotta da una figura femminile al figlio sconosciuta. Una ragazza dai capelli rossi. 
 
 
«Vegeta, cosa stai facendo!?»
«Spostati immediatamente, Eva, o ti sposto personalmente» gridò il super saiyan furibondo.
«Non ucciderlo, non farlo! Non sei più un assassino!» rispose la ragazza con le braccia aperte facendo da scudo umano tra il principe e la casa alle proprie spalle.
«Sono il principe dei saiyan, non posso essere sostituito ai miei figli da quel verme»
«I tuoi figli non lo vedono come un padre, non ti sostituiranno mai! Non sai nemmeno cosa sta succedendo realmente»
«Ma fammi il piacere, non ci crede nessuno che sia tutta una cosa innocente. Vengo da un altro pianeta ma capisco perfettamente le dinamiche terrestri»
Bra, rimasta precedentemente indietro, raggiunse Trunks dopo pochi secondi osservavando la scena dall'altro, domandandosi chi fosse la misteriosa ragazza che sapeva volare e che emanava una forza fuori dal comune.
Gli occhi di Eva incrociarono ancora una volta quelli verde acqua del super saiyan, occhi arrabbiati, feriti. Gli occhi di un uomo che non solo si sentiva tradito, ma anche sostituito nella propria casa.
«Se i miei figli non lo vogliono in casa è un buon motivo per toglierlo di mezzo» continuò Vegeta tentando di oltrepassare la barriera umana, invano.
I due ragazzi si guardarono preoccupati. Trunks era fiero di suo padre, durante i suoi primi anni di vita lo ricordava totalmente indifferente alla sua presenza, invece ora lottava per difenderlo a tutti i costi; nonostante questo non avrebbe mai voluto vederlo diventare nuovamente un assassino.
«Dimostrami che i saiyan non sono solo cattiveria e vendetta, dimostrami che i saiyan possono ragionare! Dimostrami che sai controllare la rabbia, non tornare l'aguzzino che eri un tempo. Sei cambiato! Le questioni umane si gestiscono da terrestri! Tu ora fai parte di questo pianeta che tu lo voglia o no. Dammene la prova!» supplicò Eva. 
Eva, una saiyan cresciuta con l'orrore della propria razza e con l'odio verso le proprie origini, stava chiedendo al principe di dimostrarle qualcosa che non avrebbe mai sperato di ottenere.
Vegeta tremò dalla rabbia, dall'umiliazione. Riempì i suoi polmoni con un profondo respiro, poi si voltò verso i propri figli. 
Trunks e Bra annuirono, concordando con le parole della straniera «Papà... ti prego...» sussurrò la figlia impaurita «torna in te!»
I suoi occhi azzurri come il cielo di agosto illuminarono la mente del super saiyan, il quale strinse i pugni fino a farsi sanguinare le mani. Era sua figlia e stava soffrendo, stava soffrendo proprio come lui. Doveva placare la sua sete di vendetta, ma senza uccidere. Senza creare altra sofferenza. 
Si voltò di nuovo verso Eva senza parlare. I suoi capelli biondi tornarono ad essere neri come la pece e gli occhi verde acqua, gli occhi da assassino, tornarono scuri e tenebrosi. 
Con uno scatto felino si dileguò volando verso est, diretto chissà dove. 

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Capitolo 9
*** Natale ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 9 - NATALE



Le settimane passarono lente e desolate dal giorno in cui Vegeta era scappato senza alcuna intenzione di tornare indietro. Era riuscito a trattenersi, era riuscito a dimostrare che poteva controllarsi, ma a che prezzo?
Il saiyan fece perdere completamente le sue tracce e nessuno sapeva dove fosse andato, dove viveva e come. Eva si recava ogni giorno al parco della Città dell'Ovest con la speranza di vederlo tornare. Si sentì quasi in colpa per aver scatenato in lui sentimenti così contrastanti.
L'arrivo della neve aveva riportato il parco al via vai autunnale, folle di bambini e genitori si radunavano ogni giorno per giocare in quel soffice tappeto bianco che ricopriva ogni cosa. 
Alberi, case, automobili, giochi... tutto era diventato completamente bianco. Gli unici colori che risaltavano sullo sfondo di zucchero a velo erano gli addobbi natalizi appesi ai lampioni, e le tute da neve dei bambini. 
Eva stava cantando una canzone di natale godendosi lo spettacolo del lago ghiacciato quando all'improvviso una figura lontana dall'alto si avvicinò.
«Vegeta!» urlò lasciando scivolare la chitarra sulla panchina; quando però la figura si fece più vicina la saiyan dai capelli rossi spense il suo sorriso inarcando un sopracciglio.
Trunks poggiò i piedi per terra proprio di fronte a quelli di Eva, iniziando subito a parlare.
«Ciao, ascolta, ti ho cercata dappertutto e finalmente ho avvertito la tua aura, non so chi tu sia, ma so che conosci mio padre»
«Sì, lo conosco» si affrettò a rispondere la ragazza.
«Volevo informarti che nessuno l'ha più visto da quel giorno davanti a casa. Tu sai qualcosa? Sai dove si trova?» chiese speranzoso il saiyan dai capelli lilla.
«Purtroppo no. Non so niente»
Un lungo silenzio calò tra i due, interrotto solo dalle urla allegre dei bambini pochi metri più in la. Si guardarono intensamente solo per qualche attimo.
«Chi sei? Ho sentito che ti chiami Eva ma insomma.. come conosci mio padre? Cosa ci facevi ad aspettarlo davanti a casa mia? Perché sai volare e perchè sei cosi forte? Come conosci la storia dei saiyan e soprattutto come hai fatto a convincerlo a fermarsi?» chiese Trunks tutto d'un fiato.
«Mi spiace ma credo che non risponderò a nessuna delle tue domande» tagliò corto Eva, riprendendo poi tra le braccia la vecchia chitarra.
«Perché?»
«Perché non ho voglia di parlarne»
«Non capisco, perchè fai così?» chiese il saiyan in tono supplichevole. I grandi occhi azzurri, più curiosi che mai, assunsero un'epressione quasi compassionevole.
«Non oggi. Non in questo momento. Per favore torna a casa, se per caso dovessi vedere Vegeta ti informerò»
«Grazie, Eva» Trunks restò immobile per qualche secondo, poi volò via. Era molto preoccupato, non riusciva ad avvertire la presenza del padre da nessuna parte.
 
 
La notte della vigilia di Natale in casa Brief era tutto addobbato alla perfezione. Tutti gli invitati sedevano intorno ad una grande tavola imbandita. C'erano proprio tutti, ma l'aria era molto più tesa dei Natali precedenti, durante i quali l'armonia regnava serena.
Tutti erano a conoscenza dei catastrofici eventi accaduti e, nonostante nessuno avesse la benchè minima intenzione di cadere nell'argomento, ogni invitato faceva fatica a non incrociare lo sguardo dei membri della famiglia senza sentirsi in imbarazzo.
Bulma si alzò per andare a prendere delle tartine di salmone in cucina, seguita da Bra. 
«Tesoro, cos'è quella faccia? Siamo tutti insieme, almeno a Natale potresti cercare di fare un sorriso!» disse la madre alla figlia mentre sistemava le tartine sopra a un grande piatto di porcellana.
«Tutti insieme? Tutti insieme!? Stai scherzando, non è vero?!» sputò Bra infuriata.
«Ascolta, tuo padre sarebbe stato il benvenuto in questa casa, lo sai. Le cose non stanno andando bene ma non gli ho chiesto di certo di star lontano dai suoi figli. L'ho chiamato duecento volte ma non vuole nemmeno sentirmi parlare. Se solo non fosse così testardo!»
«Testardo!? Tu lo hai umiliato! Hai portato a casa quel parassita che non fa altro che guardare la televisione e parlare di macchine! Hai portato a casa l'uomo con cui hai tradito papà e pretendi che lui torni a casa per una cena in famiglia? Ti sei bevuta il cervello!?»
«Non parlarmi in questo modo, sono tua madre! Non ho tradito tuo padre, io e lui praticamente vivevamo come separati in casa, sto cercando solo un po' di conforto da un amico» bisbigliò Bulma, rossa in viso, facendo segno di parlare piano per non mettere a disagio gli invitati. Al tavolo Chichi, Pan, Videl e C18 stavano parlando di quando si fossero alzati i prezzi di vestiti e cosmetici, mentre Crilin annoiato lanciava occhiate di intesa a Gohan.
«Non mi importa proprio niente! Hai sbagliato, almeno abbi la decenza di non dire certe cose e soprattutto non sorprenderti se non fingo di essere felice!» continuò Bra dopo aver realizzato che suo fratello, mano nella mano della fidanzata Marron, si era accorto della conversazione poco pacata.
«Credi che io lo sia? Il mio matrimonio è andato in fumo. Lo so che è un errore tener lui intorno ma sono sola, cosa devo fare?» alla donna erano venute le lacrime agli occhi.
«Ok, hai fatto un errore ma allora perchè non tenti di rimediare? Non certo ospitando quel verme risolvi gli errori»
«Tutto bene qui?» Yamcha entrò bussando nella cucina per assicurarsi che non ci fossero problemi. 
Bra uscì dalla porta con la portata delle tartine non degnando di risposta Yamcha, il quale arrossì.
«Bulma, cara, sicura che vada tutto bene?» chiese l'uomo appoggiandosi al frigorifero. 
«No che non va tutto bene, Yamcha. Non è più il caso di vederci, devo porre fine a questa storia»
 
 
Intanto, pochi chilometri lontano, una ragazza dai capelli rossi si trovava sola dentro a una casetta di legno per bambini, come unica compagna una vecchia chitarra.
Suonava melodie tristi e dolorose, intrise di solitudine. Era il primo Natale che passava da sola dopo la morte della madre e restare in casa provocava in lei ancor più sofferenza.
Fuori dalla piccola casetta in legno aveva appena iniziato a nevicare. I candidi fiocchi bianchi si posavano lenti su ogni cosa, silenziosi. L'unico suono nel parco era quello della chitarra acustica di vecchia annata.
Eva si trovava dentro la casetta da almeno tre ore, quando si accorse che al di fuori aveva appena ri-iniziato a nevicare. Delicatamente poggiò la chitarra sugli assi di legno e uscì per ammirare lo spettacolo.
Rivolgendo il suo sguardo verso il cielo abbozzò un sorriso e sussurrò «Buon Natale».
Rimase immobile per alcuni minuti, respirando l'aria gelida. Fortunatamente nel suo corpo scorreva sangue saiyan, il freddo non le dava particolarmente fastidio.
«Perchè hai smesso di suonare? Lo sai che mi fa meditare meglio» domandò una voce prorompente giunta da dietro la casetta. Eva si girò di scatto e ciò che vide le riempì segretamente il cuore di gioia. 
«Vegeta! Sei tornato!» gridò la saiyan correndo verso di lui e fermandosi a pochi centimetri di distanza. 
Un grande sorriso si fece largo sul viso di Eva guardando il saiyan imitare leggermente il suo gesto, imbarazzato. Non sorrideva mai, se non per sarcasmo, non gli usciva per niente bene ed era un gesto troppo "terrestre" per i suoi gusti. 
Rimasero a guardarsi per alcuni secondi quando lui finalmente ruppe il ghiaccio «Per quel che vale, buon Natale anche a te».
 
 
In casa Brief l'aria s'era fatta ancor più pesante di prima.
«Cosa vuol dire che non dobbiamo vederci? Non scherzare, Bulma» chiese Yamcha ridendo nervosamente.
«Non sto affatto scherzando, Yamcha, è ora di finirla. Ho intenzione di rimediare ai miei errori e tu sei quello più grande che io abbia mai fatto, da sempre, da quando eravamo due ragazzini»
Le parole pungenti trafissero il cuore dell'uomo come una lama d'acciaio. La loro storia era stata travagliata sin dall'inizio, sin da quando cercavano le sfere del drago insieme a un piccolissimo Goku. Quel che mai aveva detto, però, è che segretamente avrebbe sempre voluto essere stato al posto del principe dei saiyan. Amava Bulma da quando erano poco più che bambini ma l'aveva persa così tante volte che non si sarebbero potute contare sulle dita di una mano. Era stato immaturo spesso e volentieri.
«Vuoi tornare con lo scimmione?»
«Voglio riprendere in mano la mia vita, e non è con te che desidero farlo. Non c'è niente tra di noi, sei stato solo una distrazione, come sempre»
«Potevi evitare di illudermi allora. Pensi che lui ti riprenda tra le sue braccia ora? Tutti si immagino cosa sia successo in questi giorni tra di noi, anche un troglodita come lui lo capirebbe» gridò Yamcha uscendo dalla porta rompendola con un pugno, frustrato e deluso da quella donna.
Gli occhi degli invitati si posarono su di lui mentre usciva dalla grande casa evidentemente adirato. Bulma non tornò in sala da pranzo, ma si lasciò scivolare sul pavimento aggrappata al frigorifero, con gli occhi ricolmi di lacrime.
I due figli e Chichi raggiunsero la donna nella fredda cucina, chinandosi al suo fianco.
«Hai fatto la cosa giusta, mamma» disse piano Trunks appoggiandosi alla sua spalla insieme alla sorella.
 

«Dove sei stato? Eravamo tutti preoccupati per te» chiese Eva all'uomo di fronte a lei. 
«Lontano da qui, avevo bisogno di riflettere» risposte Vegeta distogliendo lo sguardo dagli occhi della saiyan, la quale fece segno all'amico di seguirla all'interno della casetta. 
Eva imbracciò nuovamente la chitarra e riprese a suonare per il saiyan, il quale si appoggiò alla parete seduto in disparte, come sempre.
La melodia che suonò era la più bella che avesse mai sentito, una melodia che sciolse la tensione arrivando imponente fin dentro al cuore gelido del saiyan. Un cuore sofferente, spezzato, ma non di pietra come tentava sempre di dimostrare ad ogni costo, fingendo.
«E' la canzone del quadro...» disse Vegeta tenendo gli occhi fissi nel vuoto.
«Come hai fatto a capirlo?» rispose Eva sbalordita, senza però smettere di suonare.
«Sono il principe dei saiyan, io so tutto»
Passarono diversi minuti, la neve stava ricoprendo nuovamente tutto ciò che era riaffiorato nei giorni precedenti. La musicista cantò tante canzoni, alcune allegre, alcune tristi, alcune misteriose proprio come i suoi occhi. 
Vegeta non aveva dubbi: quel suono lo aiutava davvero a riflettere. Gli era sempre piaciuta la musica, era una delle cose che più lo avevano stupito arrivando sulla terra. Quelle canzoni in particolare erano in grado di giungere direttamente ai suoi sentimenti, quelli che teneva ben nascosti.
«Dovresti tornare a casa» disse Eva interrompendosi sotto le iridi corvine e indagatorie del saiyan.
«Sei matta? Ti ricordo che non ho una casa, quella che avevo è stata... occupata» concluse amaro il principe enfatizzando l'ultima parola stringendo i pugni.
«Dammi retta, torna a casa!» la saiyan aveva perfettamente capito che Yamcha se ne era andato, aveva avvertito la sua aura spostarsi altrove aumentando di livello «I tuoi figli vorranno sapere che sei tornato, è Natale»
«Ti sei bevuta il cervello? Ti ricordo anche che a casa mia c'è mia mogl.. la mia ex moglie, oramai»
«Allora stai qui, aumenta la tua aura, Trunks la sentirà. Io ora torno a casa» concluse Eva mettendo la chitarra nella custodia, uscendo poi dalla casetta.
«Perché fai così?» domandò Vegeta mentre la saiyan si alzava in volo.
«Perché devi vedere i tuoi figli. Ma scommetto che a capodanno non vorrai andare a nessuna stupida festa. Vieni da me che ti preparo la cena e magari ti racconto il mio punto di vista delle vostre grandi battaglie» disse la ragazza aspettando un verdetto. Il saiyan non rispose a parole, ma sorrise sghembo, facendo intendere l'invito era stato accettato. La musicista sparì nella notte sorridendo, tra i leggeri fiocchi di neve che cancellavano ogni cosa. 
Vegeta era confuso, non aveva idea di cosa fare. Avrebbe voluto essere a casa con i propri figli, pur non amando particolarmente il Natale. Avrebbe voluto stroncare la vita del parassita per riprendersi la propria famiglia, ma non era disposto a perdonare Bulma, niente avrebbe riportato le cose come prima.  
Decise però di seguire il consiglio della saiyan, voleva far sapere ai ragazzi che stava bene ma senza incrociare lo sguardo di nessuna persona al di fuori di loro, specialmente quello della sua ormai ex moglie. Improvvisamente si trasformò in super saiyan, aumentando notevolmente la propria potenza.
 
 
Trunks e Bra si alzarono di scatto facendo cadere le sedie dietro a loro.
«L'hai sentito anche tu?» domandò la ragazza al fratello, sotto gli occhi perplessi e preoccupati degli invitati al cenone. 
Quasi tutti avevano capito di cosa si trattasse.

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Capitolo 10
*** Neve ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 10 - NEVE
 
 

I due ragazzi raggiunsero il parco della Città dell'Ovest in pochi secondi, con una luce di speranza negli occhi. 
Vegeta, il quale si era traformato in super saiyan per farsi raggiungere, tornò allo stadio normale placando la sua energia. Si trovava appoggiato ad un albero spoglio con le braccia incrociate al petto, nella sua tipica posa da riflessione. 
Non appena i due ragazzi appoggiarono i piedi per terra, il silenzio ovattato del parco venne interrotto da grida di gioia. 
La giovane ragazza raggiunse il padre di corsa, abbracciandolo. Il saiyan naturamente non ricambiò l'abbraccio, ma fu travolto dall'affetto della figlia, arrossendo come suo solito sulle gote in completo imbarazzo.
Sembrava ancora un ragazzino, nonostante per un comune terrestre avere la sua età avrebbe significato trovarsi negli anni della vecchiaia. Le piccole rughe di espressione intorno agli occhi e alla bocca erano talmente poco visibili che dimostrava poco più di trent'anni. 
«Grazie, papà!» urlò la figlia piangendo sulla spalla possente del padre. 
«Ma che bel regalo di Natale!» aggiunse Trunks sorridendo dolcemente, mettendo una mano sopra la spalla libera di Vegeta, il quale si ostinava a non parlare. 
Ad un certo punto però la figlia si staccò improvvisamente, appoggiando le mani sui propri fianchi e assumendo un' aria piuttosto arrabbiata «ti sembra il caso di sparire così all'improvviso? Non sei stato per niente carino! Dove sei stato? Ti rendi conto che eravamo in pensiero per te, eh?!» urlò Bra avvicinandosi al viso del padre, il quale si tirò indietro, colto di sorpresa.
La ragazza iniziò a battere il dito sul petto del saiyan, che sempre più spaventato iniziò a camminare a ritroso «degnami subito di una risposta, sai? Non provare a fare il duro con me» continuò la figlia, sotto le forti risa del fratello maggiore che osservava la scena divertito.
«Smettila subito! Bra! Ti ho detto di smetterla!» il saiyan inciampò sprofondando nella neve, inzuppandosi di bianco assumendo un'espressione più che ridicola. 
La figlia iniziò a tirare palle di neve al padre, seguita a ruota dal fratello. Un combattimento piuttosto strano, per i tre saiyan, abituati a lampi di luce e fuoco. 
«Basta con questi giochi ridicoli, ricordatevi che io sono il principe dei sa...» la frase di Vegeta però venne interrotta da una gigantesca palla di neve che finì direttamente in piena faccia al principe, sotto le sonore risa dei due figli che andarono mano a mano a spegnersi.
L'espressione arrabbiata di Vegeta lasciò per un secondo spazio alla paura. Sapevano bene di non dover giocare troppo con il padre, il quale però dopo qualche secondo iniziò a lanciare cumuli di neve di dimensioni piuttosto fuori dal comune verso di loro.
Il combattimento nella neve, naturalmente, degenerò in una lotta amichevole tra padre e figlio, i quali non avevano mai perso lo spirito guerriero. 
Lampi di luce mista a neve illuminarono il cielo della Città dell'Ovest, rendendolo indimenticabile ed emozionante. Gli spettatori dalle loro case osservavano lo spettacolo pirotecnico ammaliati da tale bellezza. 
La lotta durò qualche minuto, durante il quale Vegeta e i propri figli assaporarono lo spirito natalizio in modo piuttosto alternativo, fino a quando il padre si decise a parlare.
«Ok ora basta. Sappiamo bene che se andassimo avanti vincerei io, ma farò finta di essermi arreso» disse il saiyan guardando i figli, che sorrisero compiaciuti. Quell'uomo non sarebbe mai cambiato del tutto.
«Dicci, dove sei stato?» domandò la figlia, inarcando un sopracciglio. 
«Lontano da qui, vi basti questo»
«Ma dove hai dormito, come hai vissuto?» insistette Bra.
«Non ha importanza, sto bene» rispose il saiyan girando la testa dall'altra parte.
Sembrava piuttosto restio a rispondere alle domande dei figli, i quali si fecero bastare le poche informazioni ricavate.
«Ascolta papà, come sai tra qualche tempo andrò a vivere con Marron appena fuori città, ma dobbiamo aspettare che lei termini gli studi. La casa è vuota e lo resterà per un almeno anno, nel frattempo potresti viverci tu, che ne dici?» domandò Trunks, speranzoso. Non gli avrebbe comperato una casa: sapendo che Yamcha se ne era andato aveva ancora speranza che il padre sarebbe ritornato a vivere con Bulma.
Il saiyan non rispose, ma dopo qualche secondo di silenzio seguì poi il figlio fuori città. Non appena uscirono dalla grande metropoli una piccola casa tonda apparì di fronte agli occhi dei tre saiyan, i quali atterrarono proprio nel giardino. Una piscina interrata si intravedeva dentro le vetrate della casa, si estendeva fino all'esterno circondata da aiuole che in primavera avrebbero ospitato bellissimi fiori colorati.
«Wooow Trunks! Tu vivrai qui? Che bello! Potrò venirti a trovare?» domandò Bra avvicinandosi alla piscina, toccandone l'acqua bollente. Il vapore faceva sciogliere i fiocchi di neve prima che toccassero la superfice. 
«Certo, Bra. Ogni tanto vengo già qui, quando ho voglia di stare solo. Papà, per ora questa sarà casa tua. Ti piace?»
«C'è la palestra?» domandò il saiyan varcandone la soglia. 
«Ovviamente, c'è la gravity room al piano di sotto» disse Trunks fiero, conoscendo perfettamente le priorità del padre.
Dopo un breve giro della casa, durante il quale Bra si fermò affascinata davanti ad ogni oggetto tecnologico (irritando così particolarmente il padre) i tre si fermarono di fronte all'ingresso per i saluti.
«C'è un ultima cosa che vogliamo dirti, papà» confessò il figlio aprendo leggermente la porta.
«Di cosa si tratta, stavolta? Odio le vostre confessioni» disse irritato Vegeta. 
«Non è niente di brutto, anzi, è una bella notizia. La mamma ha cacciato Yamcha. Ha detto che si è pentita» continuò Bra sorridendo leggermente.
«Non mi importa, non voglio più averci a che fare. Buon per lei» tagliò corto Vegeta incrociando le braccia sotto gli occhi delusi dei figli. In realtà ne era abbastanza contento, ma non lo avrebbe mai ammesso. 
«Buonanotte papà» conclusero i figli uscendo dalla porta sparendo nel buio della notte, lasciando il padre sulla soglia, soddisfatto di come aveva passato quello che doveva essere in realtà il Natale peggiore della propria vita.
 
 
I giorni passarono lenti e monotoni. Vegeta si allenava tutto il giorno nella gravity room situata nella cantina del figlio. 
Dall'altra parte della città, Eva continuava a suonare nel piccolo parco, gurdando i bambini costruire pupazzi di neve insieme ai propri genitori.
Trunks e Bra erano sollevati al pensiero di poter trovare il proprio padre in un posto sicuro e non chissà dove. Il tempo stava scorrendo tranquillo e pacifico.
La sera di capodanno arrivò dopo una lunga e intensa giornata di allenamento ma Vegeta non aveva dimenticato dell'invito di Eva, così verso le 19.00 si decise a infilarsi sotto la doccia per lavare via la fatica di quel pomeriggio. L'acqua calda rilassò i muscoli del saiyan, il quale si sentì subito meno stanco.
"Cosa diamine vuole essere quest'invito? Un appuntamento?" pensò Vegeta scuotendo subito la testa. Come gli saltava in mente e soprattutto da dove provenivano quei pensieri e termini squisitamente terrestri?
Uscì dalla doccia dirigendosi vestito solo con un asciugamano attorno alla vita verso la camera da letto, dove avrebbe trovato nell'armadio dei vestiti del figlio perfettamente della sua misura. Si sentì terribilmente in colpa per il pensiero avuto poco prima ma decise di non dare assolutamente peso alla sua mente già a dir poco sconvolta dalle ultime settimane appena passate.
Prima di riuscire a raggiungere la porta della camera, però, sentì il campanello al piano di sotto suonare. Deciso a non aprire la porta continuò nella direzione prefissata, fino a quando il campanello suonò nuovamente e insistentemente. 
«E adesso chi diavolo è? Dannata Bra, ho già detto non sarei venuto alla tua stupida festa!» si disse il saiyan correndo giù per le scale, visibilmente scocciato. 
Pronto a rispondere "no" a qualsiasi richiesta da parte dell'ospite aprì la porta violentemente, ma chi si trovò davanti agli occhi non era affatto sua figlia.
 

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Capitolo 11
*** Io non sono una persona buona ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 11 - IO NON SONO UNA PERSONA BUONA
 
 
Il saiyan richiuse immediatamente la porta in faccia all'ospite, rimanendo con le spalle appoggiato ad essa fissando il soffitto, arrabbiato come mai si sarebbe aspettato di diventare. Il campanello risuonò all'interno della casa.
«Vattene!» gridò il saiyan furioso chiudendo gli occhi.
«Apri la porta, Vegeta, ti prego!»
«Ti ho detto di andare via, non sei la benvenuta!»
«Voglio solo parlarti, ti scongiuro, concedimi almeno questo» supplicò l'ospite appoggiando le mani alla porta con le lacrime agli occhi.
Passarono parecchi secondi prima che il saiyan si decise ad aprire. Bulma di fronte a lui sorrise imbarazzata, in poco più di due mesi era cambiata notevolmente: sembrava stanca, ma comunque piacevolmente bella. Il suo profumo riempì le narici del saiyan come brezza marina.
«Non voglio vederti, devi andartene da qui» tagliò corto Vegeta con lo sguardo più accigliato del solito. La donna però entrò in casa senza troppi complimenti, lasciando il saiyan irritato dietro a sè. 
«Vegeta, capisco che sei arrabbiato con me...»
«Arrabbiato?! Io sono furioso, donna!» gridò il principe sbattendo la porta appoggiandovisi nuovamente contro.
«Sono cosciente del fatto di essermi comportata nel peggiore dei modi, non mi aspetto subito il tuo perdono, ma sono venuta per scusarmi. Sono pentita, credimi» disse Bulma avvicinandosi al saiyan con gli occhi spenti e l'espressione triste. 
«Non ti perdonerò mai! Sto cercando di lasciarmi tutto questo periodo alle spalle, mi stavo riprendendo ed ora hai il coraggio di presentarti a me!? Sei una stupida se credi di farmi pena! E non dirmi che è una prerogativa dei saiyan non saper perdonare, perché anche voi terrestri fate così» sussurrò il saiyan pericolosamente, con un ghigno amaro sul viso.
«Vegeta, possiamo ricominciare. Ti ricordi tutto quello che abbiamo costruito insieme? I nostri sogni, i nostri progetti. Guarda i nostri figli, sono cresciuti. Trunks si sposerà tra un anno e diventeremo nonni prima o poi. Io voglio invecchiare insieme a te! Sono pentita, lo giuro. Cerchiamo di salvare il nostro matrimonio» pianse Bulma avvicinandosi ancora di più al saiyan, il quale rimase sconcertato dalle sue parole.
Era così bella. Vegeta la guardò negli occhi timoroso e venne catapultato in un mare di ricordi.
 
.....
«Non puoi comportarti così, Vegeta, perchè mi tratti in questo modo? Non sono la tua bambola. Mi prendi, te ne vai, poi dici di volermi, poi te ne vai di nuovo. Io speravo in una storia seria e tu ti stai solo servendo del mio corpo. Ma io ho finito di farmi usare!»
.....
«Ti ho appena detto che sono incinta e tu te ne stai andando via? Porto in grembo tuo figlio, maledizione! E' tuo figlio! Non puoi abbandonarci così! Sei un mostro!»
.....
«Non l'hai mai preso in braccio una volta da quando è nato! Guardalo, somiglia a te! E tu non ti sei nemmeno degnato di osservarlo. Stavamo per morire in quell'incidente aereo, e tu non hai fatto nulla. Ci ha dovuto pensare il ragazzo del futuro! Ma che razza di padre sei?»
.....
«Sei solo uno scimmione, non riuscirai mai a cambiare, mai! Tuo figlio sta crescendo e non te ne accorgi nemmeno. Non ti sei ricordato nemmeno del suo compleanno! Basta, vattene da questa casa. Non posso vivere un amore non corrisposto»
.....

 
Vegeta tornò in sè sussultando, guardando nuovamente gli occhi di Bulma innondarsi di lacrime. Quante volte lei aveva saputo perdonarlo? Quante volte l'aveva aspettato senza sapere se sarebbe mai tornato? Quanta pazienza aveva riservato negli anni per sopportare un carattere difficile come il suo?
Quella donna era riuscita a cambiarlo, era riuscita a farlo diventare un uomo, un terrestre. Grazie a lei poteva contare sull'aiuto dei suoi figli, con lei aveva costruito davvero qualcosa di buono. 
Lo aveva accusato di essersi stufata di lui, che non le dimostrava abbastanza e ora, ora le chiedeva di tornare nella sua vita. Perchè? 
Senza dire una parola i suoi occhi si concentrarono su quelli azzurri come zaffiri, sarebbe mai riuscito a ricostruire dalle ceneri? 
Un lungo silenzio calò nella stanza per diversi secondi. La donna si stava avvicinando pericolosamente al viso del saiyan, il quale continuava a guardarla estraniato, fino a quando le loro labbra si incontrarono.

 
Il sapore di Bulma riempì la bocca di Vegeta, che dimenticandosi per pochi istanti delle preoccupazioni rispose al bacio. 
La passione travolse i due coniugi separati come quella di un tempo, o almeno così sembrava. Vegeta buttò a terra Bulma sul tappeto, continuando a baciarla tentando di reprimere i pensieri. 
Si spogliarono avvolti da un'aura spettrale, rotolandosi alla ricerca dell'amore perduto. Erano vicini, vicini come una volta. Bulma speranzosa di perdono, abbracciava con foga il suo principe, il quale la cingeva in vita con gli occhi chiusi come per non voler guardare ciò che stava accadendo.
Era tutto freddo, proprio come la neve dei giorni precedenti. Non vi era rimasta traccia del calore e del fuoco che alimentavano anni prima questi momenti.
Sesso, solo sesso. 

 
Diversi minuti più tardi Bulma stava accarezzando il petto del saiyan, la quale appoggiata alla sua spalla osservò il respiro lento e profondo del suo principe. 
«Bulma?» sussurrò Vegeta mordendosi il labbro. La donna non rispose, ma continuò con la mano a disegnare cerchi immaginari sul petto dell'uomo.
«Bulma?» ripetè fermandole la mano e aspettando fino a quando lei alzò la testa per incrociare il suo sguardo, che la pietrificò.
«V.. Vegeta? Che succede?» disse con voce tremante la donna, staccandosi immediatamente dal corpo sotto di lei.
Stava piangendo. Il principe dei saiyan stava piangendo, non per una battaglia persa, non per l'orgoglio ferito, ma per un sentimento a lui sconosciuto: il senso di colpa.
«Non ci riesco»
«Non riesci a fare cosa? Cosa stai dicendo, Vegeta? Così mi spaventi» Bulma alzò la voce ricomponendosi i capelli.
«Non riesco a perdonarti. Ci ho provato, ci ho tentato, ma non ce la faccio! Io non sono fatto così. Non sono paziente come te, non lo sarò mai. Io non sono una persona buona» bisbigliò nuovamente il principe alzandosi dal tappeto, rimettendosi in vita l'asciugamano tentando di non voltarsi ed osservare quello scenario surreale che aveva creato.
«Ma cosa dici? Noi.. io pensavo che..» piagnucolò la donna guardandogli la schiena segnata dalle profonde cicatrici.
«Vattene, ti prego. Lo so che ti ho usata, è stato orribile. Volevo solo capire e ora lo so: forse è meglio lasciarsi, divorziare, mi pare che si dica così qui sulla terra» il saiyan si girò nuovamente verso la donna con uno sforzo sovraumano, arrabbiato sia con lei che con sè stesso. Per la prima volta dopo tanto tempo riuscì a tirar fuori quelle parole che per lui eran così difficili da pronunciare «mi dispiace»
Senza dir più nulla la donna si rivestì, furiosa, illusa di poter ottenere il perdono del principe.
Uscì di casa sbattendo violentemente la porta, in preda ai singhiozzi lasciando Vegeta pietrificato, il quale si lasciò cadere sul divano, sconvolto.
Non ce l'aveva fatta. Ci aveva provato, ma non ci era riuscito. E come se non bastasse l'aveva usata come faceva con le donne saiyan sul pianeta Vegeta, passando dalla parte del torto. 
«Chissà cosa penseranno ora i miei figli di me..» si domandò Vegeta a bassa voce, chiudendo gli occhi e coprendoseli con l'avambraccio.
Stremato, privo di forze e di volontà di reagire, il principe di addormentò profondamente, tentando di cancellare ogni singolo istante di quella serata. Non sognò e non si mosse dalla posizione nella quale si era addormentato per parecchie ore, fino a quando un violento pensiero lo svegliò di soprassalto.
«Eva!»

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Capitolo 12
*** Fumo rosso ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 12 - FUMO ROSSO
 


L'aria era gelida ed estremamente pungente nella piccola radura vicino al fitto bosco. Delle piccole stalattiti pendevano dal tetto della casa in mattoni.
Questa volta era proprio il glorioso principe dei saiyan a trovarsi in piedi fuori dalla porta.
«Evangeline, guarda che lo sento che sei lì! Apri questa maledetta porta o la butto giù»
«Non ci penso neanche, razza di testa bacata» rispose Eva urlando dall'altra parte «ti rendi conto che sono le quattro del mattino?!»
Vegeta, arrabbiandosi ancora di più, si trattenne a stento dal non buttare giù la porta tirando qualche pugno in aria prima di ricomporsi, tentando di dimenticare l'insulto appena subito «Non mi sono dimenticato, ho avuto solo un imprevisto»
«Già, un imprevisto di nome Bulma! Credi che non lo sappia?» gridò Eva rossa di rabbia torturandosi le mani «potevi almeno avvisarmi»
Il principe si sedette sul gradino di fronte alla piccola casa in legno, con le braccia incrociate. Possibile che quella maledetta saiyan sapesse sempre tutto? Era lì per chiedere scusa (a suo modo), cosa che mai si sarebbe sognato di fare. Nonostante questo quella ragazzina si era permessa anche di fare la preziosa con lui, il principe dei saiyan.
La giornata era stata un completo disastro, solo un miracolo avrebbe potuto migliorare la situazione. 
Eva, dall'altra parte della porta, era più offesa che mai. Non solo Vegeta l'aveva lasciata sola la sera di capodanno, ma non l'aveva neanche avvisata. Per giunta per soddisfare bisogni carnali con la ex moglie. 
«Bene, vorrà dire che io starò qui fino a quando non aprirai di tua spontanea volontà. E sappi che mi sto sentendo un rammollito! Poi mi accusi di non dimostrare che i saiyan possono essere buoni.. tsk» dichiarò il principe con voce solenne. Non avrebbe potuto perdere una delle poche persone interessanti che aveva intorno in quel momento. C'erano ancora troppe cose che voleva sapere.
«Aspetta e spera» concluse testarda Eva, dirigendosi verso il divano. Lo sguardo cadde immediatamente sulla tavola ancora imbandita che aveva preparato per l'arrivo di Vegeta poche ore prima. Furiosa ruppe i bicchieri con un solo sguardo, prima di stendersi nuovamente sul divano chiudendo gli occhi, trattenendovi dentro la rabbia. Perché si sentiva così umiliata? Perché aveva così importanza? Perché lei, una persona di solito paziente, si era indispettita così tanto?
 
 
Le ore passarono velocemente e la luce del giorno penetrò nel salotto illuminando così il viso della ragazza, la quale si destò stiracchiando le braccia sopra la testa. Stropicciandosi gli occhi si alzò dal divano e si diresse verso la cucina per preparare il caffè. Dopo aver fatto colazione ed essersi lavata la faccia, la musicista caricò in spalla la chitarra per dirigersi verso il parco, ma un presentimento la fece frenare. Incuriosita scansò le tendine del salotto e ciò che vide la lasciò senza parole. Il saiyan era ancora seduto sullo scalino di fronte alla porta d'ingresso con le braccia incrociate e gli occhi chiusi.
Con fare minaccioso Eva aprì la porta, facendo sussultare Vegeta «si può sapere cosa stai facendo ancora lì?»
«Oh, buongiorno. Ben svegliata!» disse il saiyan ironicamente.
«Ti sembra il caso di fare dell'ironia?» rispose acida Eva, mentre guardava il principe issarsi sulle gambe e dirigersi verso di lei. 
«Te l'ho detto, è stato un inconveniente ma hai ragione: sono stato maleducato» ammise imbarazzato il saiyan, guardando la ragazza chiudersi la porta alle spalle e scendere i gradini con la chitarra in spalla. 
«Non te la caverai così facilmente» gridò Eva alzandosi in volo per raggiungere il parco, seguita a sua volta dal saiyan. 
«Maledetto sia l'orgoglio di noi saiyan» disse Vegeta tra sè e sè, cercando di inseguire la musicista che sembrava essere più veloce di lui.

 
Il vento gelido e pungente pizzicava la pelle del saiyan, coperto solo da una maglia di cotone. Prima che entrambi raggiungessero la meta, inaspettatamente, un fortissimo boato fece tremare la Città dell'Ovest, facendo fermare i due saiyan. 
«Cosa è successo?» chiese Eva spaventata, guardando il principe.
«Che ne so! Non deve essere lontano da...» un altro boato, seguito da una potentissima e accecante luce rossa, rimbombò nuovamente nell'aria in direzione sud. Il cielo si fece improvvisamente scuro e tetro, la luce del giorno era completamente sparita, come se il sole fosse stato inghiottito da un buco nero. 
«Svelta, da quella parte!» gridò Vegeta alla saiyan, voltando verso sud. 
I due saiyan vennero presto raggiunti in volo da Trunks, Gohan, Goten e Crilin. 
«Avete sentito? Cosa è successo?» gridò allarmato il ragazzo dai capelli lilla rivolto al padre.
«Non lo sappiamo, proveniva da sud»
«Deve essere qualcosa di terribile! Quest'oscurità non mi piace per niente» affermò Crilin spaventato. 

 
I sei combattenti raggiunsero in pochi minuti il luogo dell'esplosione, contornato da un'enorme massa di fumo rosso. 
«Chiunque sia, colui che ha provocato tutto questo possiede un aura a dir poco spaventosa» dichiarò Goten in preda al panico «come se non bastasse mi sembra alquanto familiare»
«Anche tu hai questa sensazione? Incredibile!» disse il fratello Gohan. 
«Tutti abbiamo questa sensazione, credo. Dev'essere un nemico già conosciuto» sussurrò Eva, anch'ella molto confusa.
Il fumo non cessava di alzarsi dal terreno, non lasciando capire chi fosse (o cosa fosse) l'artefice di tale mostruosità. Nel frattempo i sei guerrieri vennero raggiunti anche da Tenshinhan e, con amara sorpresa di Vegeta, anche Yamcha. 
«Brutto verme schifoso, vattene immediatamente da qui, non c'è bisogno di te!» gridò il saiyan visibilmente infuriato, trattenuto dal figlio e da Goten, sotto gli occhi spaventati e imbarazzati di Yamcha.
«Calmati papà, è una situazione di emergenza! Serviamo tutti!»
«Tsk... avrei preferito vedere quell'ammasso di latta della tua futura suocera» concluse Vegeta amaro, sotto lo sguardo severo di Crilin e di Trunks.
Dopo parecchi minuti di terrore, la luce rossa e il fumo si affievolirono, lasciando tutti senza fiato. Una figura alta e muscolosa riaffiorò dalle macerie e dal fumo lentamente. 
Nessuno riusciva a distinguerne il viso, che si mostrò solo dopo qualche secondo, facendo calare il gelo tra tutti i combattenti.
«Ma quello... quello è...»


 



ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti,
finalmente stiamo per entrare nel vivo della storia e sta per avvenire la prima grande battaglia. Grazie a chi ha avuto pazienza e mi sta seguendo, spero che questo racconto continui a piacervi. Chi sarà il nemico avvolto dal fumo rosso? Avete qualche idea?
Vi auguro una buona serata, non dimenticatevi di farmi avere qualche parere! Il nuovo capitolo verrà caricato domani.
Eevaa

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Capitolo 13
*** Il ritorno del male ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 13 - IL RITORNO DEL MALE
 


«Papà!» urlarono all'unisono Gohan e Goten con la bocca spalancata.
«Non posso crederci, quello è proprio Goku» affermò Trunks guardando meglio il saiyan apparso davanti a loro.
«Goku! Sei tornato, amico mio!» Crilin non seppe trattenersi e iniziò ad avanzare verso l'amico, intenzionato ad abbracciarlo. 
«Fermo! Non muoverti!» urlò Eva al terrestre, il quale si arrestò guardandola inarcando le sopracciglia «c'è qualcosa di strano...»
Effettivamente l'aspetto di Goku sembrava notevolmente mutato da come tutti lo ricordavano: il super saiyan di quarto livello non era più identico a prima, ma una luce rossa contornava la figura muscolosa, rendendola quasi spettrale. Gli occhi, inoltre, non erano più ambrati come un tempo, ma completamente neri, persino i bulbi oculari erano oscuri come due fessure. Inoltre l'aura emanata non era più la stessa.
Una sonora risata malvagia fece tremare le gambe di tutti i combattenti, seguita da un applauso ironico «ma brava, Eva, vedo che hai colto nel segno» disse Goku riprendendo a ridere malvagiamente.
«Chi sei? Cosa vuoi? Tu non puoi essere Kaaroth!» gridò Vegeta contro lo straniero.
«Vegeta, noto che non sei cambiato per nulla.. e neanche voi altri. Che sorpresa vederti così cresciuto Goten. Vieni ad abbracciarmi, figliolo» ridacchiò Goku, indicando il figlio minore. 
«Non andarci Goten, quello non è tuo padre» disse Vegeta stringendo gli occhi, allungando una mano verso il figlio di Kaaroth.
«Come no? Certo che lo sono, sono sempre io. Sono solo un po'.. cambiato!» Goku pronunciò l'ultima parola lanciando una sfera di energia dritta nella direzione di Vegeta, il quale si scansò all'ultimo secondo. 
Tutti rimasero sbigottiti da tale comportamento e capirono che era giunto il momento di combattere. Eva lasciò scivolare la custodia della chitarra dietro ad un cumulo di rocce poco più in là.
«Hey, tu!» gridò Crilin rivolto alla ragazza, la quale si girò immediatamente «vattene di qui, è pericoloso per una donna. Di quel tipo non c'è da fidarsi! Non è Goku, è un impostore!»
«Forse non hai ancora capito che questa ragazza è più forte di te» mormorò il principe dei saiyan senza voltarsi. 
Crilin inarcò un sopracciglio, confuso. Come poteva una ragazza del genere combattere contro un mostro?
«Cosa ne hai fatto di mio padre?» urlò Gohan stringendo i pugni, trasformandosi in super saiyan. 
«Vedete, amici» rispose Goku in tono pericolosamente pacato cambiando poi sfumatura alla voce «dopo la partenza, qualche anno fa, abbiamo riflettuto molto sul senso dell'esistenza.. e ne abbiamo convenuto che la strada del male è molto, molto più allettante. La conquista di tutte le galassie: questo è il nostro obiettivo» continuò sorridendo meschinamente.
«Ha parlato al plurale! Qualcuno sta controllando la sua mente!» gridò Eva indicando il saiyan dall'aura rossa, attirando l'attenzione di tutti i presenti compreso il diretto interessato che in un millesimo di secondo scatenò contro di lei un'ondata di luce, investendola in pieno.
Tutti i combattenti rimasero paralizzati dalla mossa del malvagio saiyan, temendo il peggio. 
Vegeta, al contrario, non si scompose. Era perfettamente a conoscenza che la ragazza aveva schivato il colpo senza alcuna difficoltà, infatti uscì indenne dal fumo creato dall'esplosione pochi istanti dopo, sotto gli occhi sbigottiti ma rassicurati di tutti. 
«Tu sarai la prima a perire, piccola insolente. Io resto un gentiluomo, prima le signore!»
«No, Kaaroth. Dovresti conoscermi, quale migliore occasione poteva capitarmi? Ho aspettato a lungo il momento di potermi battere con te e finalmente ucciderti. Questa è la mia occasione d'oro. Sarò io a battermi con te!» ridacchiò il principe dei saiyan compiaciuto. 
«Pensi davvero di potermi battere? Povero sciocco, non cambi mai. Sei così sicuro di te stesso, inutilmente. Ma prego, se proprio insisti..» rispose il malvagio scattando in avanti, incontrando l'avversario a pochi metri da terra. 
Nonostante l'incontro fosse iniziato da pochi secondi, il temibile Goku non lasciava respiro al principe dei saiyan, il quale finì a terrà colpito da un violentissimo pugno, sotto gli occhi dei figli e degli amici i quali urlarono dalla disperazione. 
In men che non si dica il saiyan dall'aura maligna sovrastò Vegeta, illuminandosi la mano con una potentissima sfera di energia. 
«Vuoi farmi fuori, Kaaroth?» sorrise il principe, ricoperto di sangue, nel tentativo di perdere tempo e recuperare le energie «molto bene.. vedo che ti sei allenato parecchio. Sei quasi imbattibile. Ma toglimi una curiosità prima di mandarmi a miglior vita: chi controlla la tua mente?»

Goku rise sonoramente con un gigno beffardo in viso. Il cielo si fece più scuro, come se la notte avesse preso il posto del giorno. Con un leggero spasmo il saiyan fece uscire una voce diversa dal suo petto «Il corpo del vostro amico Goku è giovane, potente. E' perfetto per il mio piano di conquista del mondo. Per questo motivo ho deciso di trasformarlo in un essere malvagio e ancora più forte così che io possa procedere indisturbato. Il vostro amico non è più quello di prima, la parte malvagia che ho creato in lui vive per servire me ora, e sarò finalmente il padrone indiscusso di tutte le terre»
«Ma questa è la voce.. del drago Shenron!» gridò Crilin con un fremito, facendo calare il gelo tra tutti i presenti. 
Com'era possibile che il drago delle sette sfere fosse diventato un essere malvagio? Forse lo era sempre stato? Il suo intento era sempre stato quello di poter conquistare l'intero universo?
Senza dire una parola Goku creò nuovamente la sfera di energia nel suo palmo pronto a scagliarla addosso all'avversario, il quale però si scansò velocemente volando verso l'alto.
Dopo pochi secondi tutti i combattenti si unirono a Vegeta combattendo ferocemente contro il nemico, ad eccezione di Gohan e Goten che, ancora sconvolti dalla terribile trasformazione del padre, esitarono ad attaccare.
Anche Eva, indecisa sul da farsi, era rimasta sospesa a mezz'aria. Combattendo, infatti, avrebbe dovuto rivelare la propria identità a tutti i presenti.
 
Lo scontro procedeva senza eclusione di colpi. La potenza di Goku era nettamente superiore a quella dei suoi innumerevoli avversari, i quali cedettero uno dopo l'altro. 
Persino Vegeta e Trunks, i combattenti più forti, vennero ben presto schiacciati dalla superiorità dell'essere spietato. 
«Credevate davvero di potervi battere con me? Non avete speranze! Anche voi, lassù» disse sprezzante Goku rivolgendo uno sguardo ai figli  «vi conviene gettare la spugna. Non ci sono possibilità»
Eva, ricolma di rabbia alla vista dell'amico allo stremo delle forze, non ebbe più dubbi: doveva attaccare. 
«No! Ferma! Dove pensi di andare?» urlò Gohan spaventato, parandosi di fronte a lei.
«A combattere, spostati!» intimò la rossa. 
«Fidati, chiunque tu sia, è meglio che lasci questo combattimento a chi è all'altezza. Quello che vedi di fronte a te è un saiyan, un forte combattente dello spazio, solo un suo simile può riuscire a batterlo!»
«Ah, capisco» rispose Eva cautamente, sorridendo poi compiaciuta «penso proprio di avere tutte le carte in regola, allora!»





ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio a tutti!
Ebbene sì, il nostro caro Goku non è esattamente come ce lo ricordavamo. Tralaltro è assurdo che anche in Dragonball Super il corpo di Goku sia stato reso malvagio e posseduto da un cattivo: questo racconto l'ho scritto molti anni fa prima dell'uscita del nuovo anime. Forse forse allora le mie idee non son poi così brutte :D
Vi auguro buon week end, tornerò lunedì con il nuovo capitolo!
Eevaa

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Capitolo 14
*** La potenza del suono ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 14 - LA POTENZA DEL SUONO
 


Gli occhi di tutti i combattenti, compresi quelli stesi al suolo, si posarono su Eva, la quale chiuse gli occhi inspirando profondamente.
«Non è possibile...» balbettò Gohan stringendo gli occhi, mentre la ragazza si avvicinava pericolosamente all'avversario «tu non puoi essere una saiyan!»
«Figliolo, come? Non ti ho mai raccontato della tua cuginetta Evangeline? Eppure i suoi occhi sono proprio identici a quello del suo sudicio padre» rise Goku riempiendosi i palmi delle mani di luce rossa.
«...Radish» sussurrò Gohan con voce terrorizzata, rivolgendo ancora lo sguardo alla ragazza dai capelli rossi, collegando il suo viso a quello dell'assassino che molti anni prima lo aveva rapito.
Anche Crilin, Yamcha e Tenshinhan rabbrividirono sentendo Gohan pronunciare quel nome. 
«Pagherai anche per lui, nipote» sbraitò Goku alimentando la propria malvagia energia.
«Quello. Non. Lo. Considero. Mio. Padre!» rispose Eva scandendo le parole con rabbia, raggiungendo il nemico senza dare a questi il tempo di replicare 
«E NON CHIAMARMI EVANGELINE!»
I due avversari si scontrarono in cielo proprio sopra gli spettatori, i quali a fatica riuscivano a seguire le mosse. 
Lo scontro durò parecchi minuti, durante i quali gli sfidanti si fronteggiarono abilmente fino a quando il malvagio Goku, con una potente onda di energia, atterrò la saiyan.
«Eva!» gridò Vegeta correndo verso di lei. Prima che potesse raggiungerla, però, anch'egli venne colpito da una sfera di energia ancora più letale. Agli occhi terrorizzati della saiyan l'amico sembrava essere giunto alla fine. 
Vegeta giaceva a terra, immobile, respirando a fatica. Eva, nuovamente accecata di rabbia, si alzò tremando.
«Maledetto... perché fai tutto questoooo» ululò la saiyan, in preda agli spasmi. 
I muscoli si gonfiarono sotto la canottiera nera della ragazza che metteva in evidenza gli addominali scolpiti. Sotto gli occhi sbalorditi degli spettatori ella si illuminò di luce dorata alzandosi verso il cielo.
I capelli lunghi e rossi diventarono improvvisamente dello stesso colore del sole, alzandosi leggermente verso l'alto. Gli occhi scuri e tenebrosi diventarono color verde acqua e piccole scintille simili a fulmini si liberarono dal suo corpo, facendo spostare ciotoli e sassi dal terreno. 
La forza emanata dalla saiyan era tanto immensa quanto pericolosa; nonostante fosse al primo livello la sua aura si dimostrò ancora più forte di quella del nemico, il quale si scansò indietro terrorizzato e colpito allo stesso momento.
Persino Vegeta, aprendo gli occhi a fatica, rimase scandalizzato dalla scena che si stava compiendo di fronte ai suoi occhi «tu sei... una... super saiyan!» balbebettò faticosamente.
«Cosa c'è, malvagio Goku? Non pensavi che una donna potesse diventarlo? Bene, ti do una cattiva notizia: le donne super saiyan dimostrano una forza ancora maggiore degli uomini, a quanto pare» gridò Eva avvicinandosi spavalda al nemico, colpendolo poi in viso con forte calcio, facendo riprendere il combattimento.
Entrambi i guerrieri avevano raggiunto una potenza tale da far tremare il terreno sottostante. Dopo parecchi minuti Eva si decise a infliggere al nemico un'onda energetica di dimensioni a dir poco terrificanti, facendolo sparire nel nulla.
«Eva sei stata grande! Lo hai disintegrato!» disse Crilin compiaciuto, alzandosi da terra per distribuire fagioli magici a tutti i combattenti.

Tuttavia, dopo poco tempo, il malvagio saiyan riapparve, ancor più adirato di prima.
«Pensavi di averla fatta franca? Illusa. Io sono invincibile! Non c'è modo di riuscire a battermi» urlò il malvagio Goku colpendo ripetutamente la saiyan, la quale cedette sotto la superiorità del nemico, pronto ad eliminarla definitivamente «dì le tue ultime parole, donna saiyan»
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e, rivolgendo il suo sguardo verso Vegeta, iniziò a sussurrare delle parole poco comprensibili.
 
I'll have the force of light
the power of sound
when I'll find you
I won't let you fall on the ground
I will save you 
and you will save me


Il principe sentì una piacevole forza al suono della voce della ragazza, la quale aveva iniziato a cantare la canzone del dipinto. Una melodia che riuscì ad alleviare la sofferenza di tutti coloro che in quel momento si trovavano a terra.
«Cos'è.. questo.. maledettissimo.. rumore!» gridò Goku, contorcendosi di rabbia, osservato dai combattenti esterrefatti. Il malvagio saiyan diminuì notevolmente la propria aura tentando poi di tapparsi le orecchie. Un suono così puro, così buono e così celestiale rimbombava nelle orecchie del perfido Goku, come se non potessero coesistere il bene e il male allo stesso tempo nel suo cuore.
«La musica! La musica lo sta facendo impazzire» disse Vegeta, alzandosi in volo «Eva, continua a cantare!»
«Non ho voce! Non ci.. riesco» tossì la saiyan priva di forze, interrompendo l'esecuzione. Proprio nello stesso momento il malvagio riacquistò le energie, tentando di avvicinarsi alla musicista. Il principe però, avendo in mente un piano, iniziò a lanciare sfere di energia verso il nemico, lanciando occhiate alla ragazza. 
«Non capisco» grugnì la ragazza, infuriandosi con sè stessa per non riuscire a capire ciò che Vegeta stava cercando di comunicarle. Ci vollero parecchi secondi quando finalmente riuscì a comprendere ciò che l'amico aveva in mente «la chitarra!» disse Eva tra sè e sè. 
La donna saiyan, allo stremo delle forze, si alzò e si mise a correre verso le rocce, dietro le quali poche ore prima aveva abbandonato lo strumento. Nel frattempo il principe, nel tentativo di guadagnare tempo, continuò a battersi contro il nemico. 
«Eva! Dove stai andando?» domandò Crilin confuso, vedendola sparire dietro a un cumulo di pietrisco. In men che non si dica però la ragazza riapparì, imbracciando la vecchia chitarra acustica in legno.
«Noooo» gridò Goku tentando di scagliarsi contro la saiyan, la quale però aveva già iniziato a pizzicare le corde, facendo piegare frenare immediatamente il nemico il quale, indebolito e distratto da quel suono così fastidioso per le proprie orecchie, si accasciò sul terreno.
«Vegeta, adesso!» urlò Eva all'amico il quale, senza perdere tempo, si accanì contro il malvagio prendendolo per le gambe e scagliandolo in aria. 
Immediatamente unì le mani creando una grande sfera di luce bianca «finalmente ti ucciderò, Kaarot!» sussurrò il principe tentando di accumulare nei propri palmi più energia possibile e, accompagnato dal magico suono della canzone di Eva, Vegeta scagliò il suo attacco più potente in direzione del nemico, coinvolgendo tutto ciò che aveva intorno «Big Bang Attaaaaack!».
Il lampo di luce invase l'intera area circostante. Una forte esplosione fece tremare il terreno, spazzando via ogni cosa. Persino i combattenti vennero coinvolti e portati via dall'immensa potenza dell'attacco del principe dei saiyan. 
Il fumo provocato sparì dopo diversi minuti, lasciando intravedere la desolazione sul luogo dell'incontro. Il corpo di Goku si trovava esamine a terra, visibilmente massacrato.
«Il mio sogno si è avverato, ti ho battuto Kaarot!» sussurrò Vegeta ansimando avvicinandosi al corpo, raggiunto in seguito dai compagni. Eva, anch'ella distrutta, si trovava adagiata nelle braccia di Trunks, il quale era riuscito a salvarla dall'esplosione.
I figli di Goku si avvicinarono al padre, ma ancora prima che lo raggiungessero una luce improvvisa ricoprì il corpo del nemico.
«No! Non posso crederci.. non può essere ancora vivo!» gridò il principe, terrorizzato. 

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Capitolo 15
*** Il dipinto ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 15 - IL DIPINTO


Gli occhi di tutti si spalancarono impauriti, tentando di guardare oltre il fumo corvino che stava uscendo dal corpo del saiyan per dirigersi verso il cielo; ci vollero pochi secondi capire che, piano piano, l'immenso sopra di loro tornò ad essere azzurro e splendente. Immediatamente, la luce rossa intorno a Goku si spense e il saiyan regredì al suo stato normale. I capelli tornarono quelli di sempre, sbarazzini ed arruffati. Anche il viso da pallido tornò colorito come un tempo, le gote rosse e l'espressione da bambino troppo cresciuto. Con uno scatto improvviso il saiyan si mise seduto aprendo gli occhi lentamente, scatenando il terrore tra i presenti i quali fecero tutti un passo indietro.
Un grande sorriso però scompose il viso di ogni combattente quando, portandosi una mano sulla pancia, Goku proferì con voce acuta «Urka ragazzi! Ho una fame da lupi!»


Goku era tornato quello di un tempo e la terra poteva definirsi finalmente salva, almeno per qualche tempo. La storia aveva insegnato a tutti che la pace non sarebbe mai durata in eterno.
Tutti i guerrieri si trovavano attorno all'amico festeggiando il suo ritorno, dopo tanti anni.
«Papà, ti ricordi qualcosa di quello che è successo?» domandò Gohan aiutando il padre ad alzarsi.
«Purtroppo si, figlio mio. Shenron non era un drago buono come voi tutti pensavate. Si è impadronito del mio corpo creando dentro di me una parte malvagia. Non riuscivo a controllarmi. Mi dispiace per tutto il male che ho creato, ma grazie al cielo non ci sono state vittime» rispose Goku, osservando i propri amici attorno a sè «mi siete mancati, ragazzi!»
«Anche tu ci sei mancato papà, sei mancato a tutti!» esclamò Goten, felice e sollevato di ritrovare il padre; ormai dopo tanti anni si era rassegnato a non vederlo mai più tornare indietro.
«Tsk...»
«Vegeta! Non sei cambiato per nulla! Contento? Mi hai battuto!» disse Goku girandosi verso l'amico, accompagnato dalle risa di tutti i presenti. Il saiyan era proprio tornato lo stesso di sempre: allegro, simpatico e gentile «Eva! Finalmente ti sei decisa a rivelarti agli altri!  Ma sono stato io a ridurti così?»
«Già, zio Goku! Ma non importa» rispose la ragazza dai capelli rossi, la quale tentò di scendere dalle braccia di Trunks per poi abbracciare lo zio, quell'uomo che le aveva insegnato tutto, lo zio che era stato proprio come un padre in un momento difficile per lei. 
«Come mai non ci hai mai detto che avevamo una cugina?» chiese Gohan indicando Eva. 
«Storia lunga. Ma non temete, lei e Radish a parte gli occhi non si assomigliano proprio per nulla! E' una brava ragazza» dichiarò Goku poggiandole una mano sulla spalla continuando poi a ridere e scherzare con gli amici. 

«Papà, ora credo che dovremmo andare. Hai fame, e la mamma, Pan e Videl saranno sicuramente felici di vederti tornare a casa!» disse Gohan, avvicinandosi al padre. Era proprio curioso di vedere la faccia che avrebbe fatto Chichi vedendo il marito rientrare in casa come se nulla fosse stato; di certo sarebbe svenuta e di questo ne erano tutti perfettamente coscienti. 
Passarono diversi minuti, durante i quali tutti i combattenti si salutarono tornando alle loro case, lasciando solamente Vegeta, Eva e Trunks sul luogo del combattimento. Ci vollero parecchi istanti, però, prima che il giovane dai capelli lilla trovasse il coraggio di aprire una conversazione difficile.
«Papà, so quello che è successo ieri» ammise il figlio mordendosi le labbra, facendo arrossire visibilmente il padre.
«Trunks, io..»
«Non dire nulla, papà. Non ti devi giustificare. Ci hai provato, mi basta questo» anticipò Trunks agitando le mani di fronte al principe, sorridendo nervosamente «presto provvederò a comprarti una casa, i soldi di certo non ci mancano»
«Grazie» tagliò corto Vegeta più imbarazzato che mai, guardando poi sparire il figlio tra le nuvole dopo averlo salutato senza troppe smancerie o sentimentalismi, com'erano consueti fare. 

I lunghi capelli rossi della saiyan si spostarono con una folata di vento gelido proveniente da nord. Il princope si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla solo per qualche secondo. Il suo viso pallido era coperto di sangue, ma era comunque bellissima e con l'aria soddisfatta.
«Sei forte, hai salvato il pianeta» dichiarò il principe guardandola negli occhi scuri come la pece. 
«Sei tu che hai sconfitto Goku, è merito tuo»
«Sì, è vero. Beh diciamo che mi hai dato un piccolo aiuto, anche se sarei riuscito a batterlo lo stesso» rispose Vegeta il quale non riusciva mai ad ammere la propria debolezza. Senza abbassare lo sguardo continuò il discorso, decisamente meno sicuro di sè stesso «per quando riguarda ieri sera..»
«Non importa» lo interruppe la saiyan «Trunks ha ragione: dovevi provarci. Infondo è la madre dei tuoi figli»
Senza rispondere Vegeta sogghignò in faccia alla saiyan, la quale girò lo sguardo facendo spallucce; nel compiere quel gesto, però, rimase pietrificata dalla scena che si presentò di fronte ai suoi occhi.
La sua vecchia chitarra acustica era stata scaraventata contro una roccia, proprio sopra a un burrone, frantumandosi. Il manico di legno era spezzato a metà, tenuto attaccato al resto solo grazie alle corde. Inoltre la cassa di risonanza presentava diverse crepe e rotture irreparabili. 
Eva si avvicinò all'oggetto con un agile balzo, guardando poi i resti con aria afflitta.
«Era di mia madre...»
«Credo sia stata colpa del mio attacco»
«Non avresti potuto fare altrimenti» sorrise dispiaciuta girandosi verso il principe che, non sapendo cos'altro dire, si sedette con le gambe a penzoloni sul burrone. La ragazza rimase fece lo stesso, mettendosi vicino a lui a contemplare l'infinito oltre al campo di battaglia distrutto. Niente era rimasto come prima: ogni singola pietra, ogni singolo cespuglio era stato spazzato via dal combattimento. Fortunatamente nei paraggi non vi erano abitazioni o monumenti.
«Abbiamo combinato un bel disastro» ammise la ragazza osservando il paesaggio devastato.
«Tsk, non è niente. Parli con uno che ha raso al suolo interi pianeti» ricordò Vegeta vedendosi passare davanti agli occhi gli scenari terribili di cui era stato protagonista. Quante persone, quante case, quante famiglie erano state cancellate per colpa delle sue stesse mani. Quanta sofferenza era riuscito a causare, quanto odio e quanto rancore il suo cuore aveva covato per anni, sin da quando non era nient'altro che un bambino. Una folata di vento portò però via dalla sua mente quegli orribili pensieri, lontano, dove non avrebbero potuto più raggiungerlo per il momento.
Il sole stava lentamente tramontando dietro le montagne, creando un fascio di luce dorata che avvolse le figure dei due saiyan. 
«Mi sembra la scena raffigurata nel tuo dipinto» sussurrò Vegeta voltandosi verso la ragazza, la quale imitò il gesto con gli occhi sbarrati. Eva sorrise leggermente e, senza sapere perché, appoggiò la testa sulla spalla del del saiyan, il quale arrossì violentemente in viso, pietrificato da capo a piedi. Nel panico respirò più velocemente, non riuscendo ad immaginare come e perché non l'avesse ancora scostata con un pugno. Il profumo di vaniglia di Eva penetrò le narici del saiyan, il quale allentò i muscoli. Infondo, anche se era dolcissimo, un pochino gli piaceva e non lo avrebbe mai detto ad anima viva. 
"Ma cosa fa? Perché si è appoggiata a me?" pensò il principe aggrottando le sopracciglia "non starà mica pensando di.. e perché non mi scanso?" sbarrò gli occhi, facendo un'altro respiro profondo. Immerso in una bolla di panico e domande, il principe dei saiyan sentì il rumore dei propri pensieri invadergli completamente la testa "cosa diamine succede? Mi sento strano" ammise a sè stesso sentendo i battiti del suo cuore divenire più veloci. 
"Cosa dovrei fare adesso? Mi sento un idiota in questo modo. Sì, sono un'idiota, un disonore di saiyan. Cosa?! Perché la mia mano si muove da sola?" il principe serrò i denti come se stesse sentendo un dolore immane, vedendo la sua mano posarsi automaticamente sopra quella della giovane saiyan dai capelli rossi, la quale tremò leggermente. 
"Sono stato stregato. Qualcuno sta controllando la mia mente, non c'è altra spiegazione" si autoconvinse Vegeta credendo inoltre di avere un'infarto in corso "devo mantenere la calma. Non sta succedendo niente. Calmati". Il principe si calmò, visibilmente provato dai suoi stessi pensieri. Chiuse per un momento gli occhi inspirando tutta l'aria gelida attorno a sè. Con un sospiro lento e deciso buttò fuori tutto il panico, facendolo portare via dalla brezza. Si calmò. 

Quando i due corpi vennero avvolti dall'oscurità, la luce della luna illuminò il viso pallido della ragazza, rendendo argentea la sua pelle bianca. Un'altra folata di vento gelido scostò nuovamente i capelli rossi di Eva, facendola rabbrividire. Un forte senso di colpa attraversò la mente della giovane, la quale si staccò violentemente dal corpo del saiyan, entrando poi completamente nel panico.
«Scusami. E' meglio che vada» balbettò la ragazza scuotendo la testa.
«Ma cosa!?» esclamò Vegeta, spaventato e dubbioso quasi più di poco prima.
«Devo mettere in ordine nella mia mente. Scusami, ho bisogno di stare sola. Non è colpa tua. Non ce l'ho con te, davvero» rispose Eva liberandosi poi nel cielo, veloce come la luce.
Vegeta la vide così allontanarsi diventando ancor più luminosa delle stelle. 
Il saiyan non riusciva a capire cosa fosse successo nella mente di Eva. Forse paura, forse vergogna, incertezza o forse rancore. 
La ragazza volava veloce nel cielo della notte, maledicendosi per la sua insicurezza "Maledetta me. Cosa caspita mi sta succedendo? Come mi è venuto in mente di avvicinarmi a lui? Forse dovrei tornare indietro e scusarmi" per un secondo arrestò la sua folle corsa con la tentazione di fare dietrofront, ma poi scosse la testa e ripartì leggera nel buio "è troppo tardi".

Il principe, pochi chilometri più indietro, non riusciva a capacitarsi della fuga di Eva. Confuso e nervoso fece per tornare a casa, ma la sua attenzione si soffermò sulla vecchia chitarra rotta.
Il broncio amaro che Eva gli aveva lasciato sulle sue labbra si increspò ulteriormente e lo sguardo del principe si fece improvvisamente interrogativo. Senza pensarci troppo si chinò e prese con sè i resti, portandoli via.
Il vento gelido di gennaio avvolse il principe durante il viaggio verso casa, facendolo leggermente rabbrividire. Mille pensieri si stavano scatenando nella sua mente mentre il cielo si stava facendo nuovamente nuvoloso, coprendo così le stelle. 
Non appena arrivò alla grande casa, il saiyan venne attratto dalla calda piscina e vi si immerse completamente come per annegare i dubbi e i pensieri, rimanendoci per diverse ore. 
 
«Bra! Mi serve il tuo aiuto» sussurrò Vegeta imbarazzato dentro alla cornetta, subito dopo essersi asciugato.

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Capitolo 16
*** Fiori di pesco ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 16 - FIORI DI PESCO
 


Le giornate passarono in fretta e senza sosta da quel primo di gennaio. Goku era finalmente tornato a casa dalla sua adorata moglie la quale, una volta superato lo shock, tornò ad essere nuovamente felice come un tempo. 
Bulma, al contrario, trascorreva le giornate a letto, riflettendo riguardo ai propri errori. Nemmeno i due figli riuscivano a ridare il sorriso alla donna la quale, disperata, non tentava nemmeno di venir fuori dalla depressione. 
"Chi è causa del suo mal pianga sè stesso" aveva detto Vegeta dopo che Bra, convinta di poter convincere il padre, lo aveva incitato ad andare a trovare la donna anche solo per confortarla.
Il tempo non fece di certo cambiare idea al saiyan, sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta. L'unico rimorso che aveva era proprio quello di non poter vivere sotto lo stesso tetto dei propri figli, i quali però, secondo lo stesso Vegeta, erano cresciuti abbastanza e presto se ne sarebbero comunque andati di casa. Erano due saiyan inoltre, non due "bamboccioni rammoliti". Trunks si sarebbe sposato da lì a pochi mesi (con quel rottame della figlia del cyborg 18 e il terrestre più basso che avesse mai visto, per giunta); mentre Bra, la sua protetta, la sua piccolina, sarebbe stato meglio che nessuno la toccasse. In quel momento più che mai il principe dei valorosi saiyan si stava dimostrando iper-protettivo (e a tratti un po' maniacale, a detta della giovane) nei confronti della sua figlia minore, la quale però comprese perfettamente il comportamento del padre e, per non farlo preoccupare, ometteva che ci fossero ragazzi interessati a lei nella sua compagnia di amici. Soprattutto uno, in particolare, avrebbe fatto rizzare ancor di più i capelli a Vegeta, ma questo sarebbe rimasto un segreto.


I giorni lasciarono posto alle settimane, che a loro volta diventarono mesi. La primavera arrivò nella cittadina da un giorno all'altro, riscaldando il cuore di tutti gli abitanti. Il tiepido tepore primaverile aveva riportato le famiglie al parco.
Gli alberi si erano coperti alcuni di piccole foglie verde chiaro, alcuni di gemme e altri di fiori colorati. Sotto ad un pesco fiorito, appoggiato al tronco, un saiyan dall'aria misteriosa era solito riposarsi ad occhi chiusi. 
Dal primo di gennaio non aveva più avuto contatti con Eva (o meglio, non si erano più parlati) la quale, in assenza della chitarra, non si recava più al piccolo parco della Città dell'Ovest. Da quando la sua chitarra era andata distrutta la ragazza poteva contare solamente sulla propria voce, ancora non se la sentiva di comprare un rimpiazzo a quella della madre. L'unico modo per riuscire a suonare era collaborare con altri artisti da strada o cantare cover durante le cene e i matrimoni. A volte riusciva persino a cantare nei locali per qualche serata importante. Dalla morte della madre, infatti, la ragazza viveva solo con i risparmi di famiglia e con i pochi soldi guadagnati suonando. Solamente una volta Vegeta era riuscito a scorgerla in lontananza, a lato di una stradina insieme ad altri due musicisti, intenti ad intrattenere la folla esibendosi in una performance in acustico. Proprio in quel momento, però, il principe azzerò la propria aura tentando di non farsi scoprire. 
Vegeta infatti, da quel freddo primo di gennaio, non era ancora riuscito a trovare il coraggio di parlare ed Eva, fuggita la stessa sera della grande battaglia dopo un incontro un poco più ravvicinato con il principe dei saiyan. Egli rimase non poco confuso da quel contatto, quel che era certo è che non era passato giorno durante il quale non ci pensasse.
Ogni giorno si tormentava con sensi di colpa al di fuori del  normale, soprattutto per essere stato tanto rammolito da averle persino fatto un regalo, grazie all'aiuto di Bra. Regalo che, naturalmente, non aveva mai avuto il coraggio di darle e nemmeno di farlo recapitare.
"Sono un idiota", questa la conclusione di ogni suo pensiero, di qualsiasi tipo, ogni santissimo giorno.


Al calar del sole di un tiepido pomeriggio primaverile, Eva stava ritornando a casa dopo aver cantato ad un aperitivo. Il cielo rosso e rosa rifletteva sul viso della saiyan, la quale appena raggiunse la dimora, però, notò subito qualcosa di strano: la porta era stata aperta, forse con la forza, forse qualcuno l'aveva scassinata. 
Senza esitazioni la giovane varcò la soglia di casa, pronta a scoprire il disordine di un furto o qualche vagabondo, ma non trovò assolutamente nulla fuori posto, a parte un dettaglio di grande importanza.
Proprio sotto la cornice del suo dipinto con le due figure illuminate giaceva, appoggiata sul pavimento, un'enorme scatola rivestita di carta da pacchi rosa antico. 
Le mani affusolate della saiyan scartarono il pacchetto impazienti e, una volta aperta la scatola, Eva rimase senza parole. Una piccola lacrima si fece strada sulla sua guancia fino ad arrivare alle labbra. 
La vecchia chitarra regalatole dalla madre era appoggiata all'interno della scatola, completamente intatta e rimessa a nuovo, affiancata da una nuova custodia in pelle e una tracolla nera. Sulla cassa armonica le "cicatrici" della battaglia intagliate nel legno davano un aspetto ancor più vintage e interessante allo strumento musicale, già abbastanza vissuto di per sè. Una cosa era certa: era ancor più bella di prima.
Incastrato tra le corde, vicino al manico, sporgeva un piccolo biglietto sul quale vi era scritta una frase che ella riconobbe immediatamente come una di quelle cantate durante lo scontro con il malvagio Goku.

"The force of the light, the power of sound"

Eva prese tra le mani il biglietto, chiudendo gli occhi. Il dolce profumo del legno antico della chitarra di sua madre invase tutta la stanza ed un sorriso si fece largo sul suo viso inumidito dalle salate lacrime di gioia. Passò un dito sulle corde a vuoto, facendola risuonare. Il timbro non era peggiorato, anzi. Le sembrò ancor più caldo, ancor più rotondo. 
Con le mani tremanti imballò la chitarra dentro alla custodia e, dopo averla adagiata nuovamente sulla scatola, uscì di casa diretta al parco.


Il sole aveva quasi raggiunto le montagne e piccoli batuffoli di polline accompagnavano la discesa della saiyan, la quale volava decisa verso il terreno.
Ad aspettarla nel parco, una figura scura appoggiata ad un tronco di pesco. Senza esitare Eva appoggiò i piedi sull'erbetta chiara, correndo verso il principe. 
Vegeta ghignò nervosamente alla vista di Eva, la quale si avvicinò al saiyan non sapendo nè cosa dire, nè cosa fare.
Gli sguardi scuri di entrambi si incrociarono intensamente, risplendendo come l'acqua cristallina del lago al tramonto. Nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare, forse perché non c'era proprio nulla da dire e, proprio come tre mesi prima, Eva provò quasi l'istinto di fuggire via per l'imbarazzo che si stava creando tra i due, il tutto contornato da magnifici petali di fiori di pesco. Ma un altro istinto fu più forte di quello precedente, quasi come un magnete o come la gravità. 
Un secondo dopo, Eva si ritrovò con le labbra appoggiate a quelle del principe, come se in realtà il suo corpo fosse una marionetta legata alle mani di un dio dell'amore. 
Vegeta spalancò gli occhi e si pietrificò, diventando dello stesso colore dei capelli della ragazza, la quale si staccò immediatamente. Percepì ardere le labbra come se gli fosse stato appoggiato un marchio da bestiame. Immobile e completamente inerme il principe sentì l'improvviso impulso di spingerla via con una sfera di energia.
Sentì però il cuore fermarsi improvvisamente quando, come qualche mese prima, le sue mani si comportarono in maniera completamente diversa da ciò che il suo cervello ordinava di fare. In men che non si dica il principe trascinò verso di sè la saiyan per i fianchi, avvicinandola a sè come se l'istinto più carnale dell'essere umano non potesse essere fermato.
Il sapore di fragola invase completamente la mente di Vegeta e, senza rendersene conto, tutti i sensi di colpa e tutte le paure dei mesi precedenti si erano dissolti in quel preciso istante. Il calore ardente di quel bacio portò i due combattenti in un' altra dimensione, estraniandoli completamente dalla realtà circostante e trasportandoli sulle vette più alte, nelle galassie inesplorate, negli oceani più profondi e tra i fiumi in piena.
Le labbra dei saiyan si staccarono senza che si fossero realmente resi conto di quello che era successo. Eva guardò negli occhi il principe, il quale rimase immobile a imitare il suo sguardo come uno specchio. Il cielo rosso si era dipinto di un blu scuro intriso di luminose stelle che rispledevano sul viso pallido della donna, la quale decise di liberarsi in volo seguita da quell'alieno che, dopo tutti quegli anni, somigliava più quasi a un normale terrestre.
 

Vegeta adagiò delicatamente lo snello ma forte corpo di Eva sulle coperte di seta del letto della ragazza, continuando a baciarla senza esitare. Dalla bocca si spostò lentamente verso l'orecchio, scendendo poi lungo la linea del collo per arrivare infine ai seni, sfilandole la maglietta con un rapido movimento. 
Dopo pochi minuti Eva si trovò completamente nuda sotto il possente corpo del saiyan, desiderosa di lui. Presto le due entità si trovarono unite, come se fossero un'unica realtà, accompagnati da un senso di libertà che mai si sarebbero aspettati di provare. Vegeta si muoveva velocemente dentro di lei, assaporandone le labbra per non farsi sfuggire neanche una sensazione. Il respiro dei due si fece più veloce dall'eccitazione mentre si giravano e rigiravano tra le lenzuola, cingendosi l'uno all'altra.
Passarono diversi minuti dopo i quali il principe si spinse oltre ogni confine con un urlo di piacere stringendo la saiyan, la quale a sua volta si lasciò sfuggire un gemito. 
I suoi splendidi occhi scuri incontrarono quelli del principe in un intenso sguardo, mentre i respiri affannosi di entrambi si facevano più lenti. 
E chissà come mai, risero entrambi ad alta voce. Una risata vera, non sarcastica. Vegeta non ricordò l'ultima volta che gli era successo.

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Capitolo 17
*** Cose da terrestri ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 17 - COSE DA TERRESTRI
 


Un sottilissimo raggio di sole filtrò dalla finestra, poggiandosi indiscreto sul viso disteso di Eva. Il principe dei saiyan la stava stringendo tra le possenti braccia, osservondola dormire. 
Era sveglio già quasi da un'ora e non riusciva a guardare altro. In un primo momento il suo pensiero principale era stato "ma che accidenti ho combinato", forse anche il secondo. Decise però di rimanere zitto e non lasciarsi prendere dal panico. Ammise a sè stesso che non ci riusciva affatto bene solamente dopo aver notato che i suoi muscoli sembravano essersi completamente paralizzati dalla paura. Non si mosse. 
Una leggera brezza primaverile fece gonfiare per l'ennesima volta le grandi tende bianche della camera da letto, come se respirassero. Il piacevole venticello fece rabbrividire leggermente la saiyan dai capelli rossi, la quale si strinse al petto del principe, aprendo piano gli occhi. Ciò che le si presentò alla vista portò un inevitabile smorfia sul viso di Eva.
«Oh porca vacca..» disse lei rispondendo allo sguardo di Vegeta, il quale taciturno continuò a fissarla con occhi indecifrabili prima di esordire con un semplice e bizzarro «Già»
Si guardarono di nuovo, senza però mollare la presa l'uno dall'altra.
«Cosa si dice in questi casi?» azzardò stupidamente la saiyan dai capelli rossi nell'imbarazzo più completo.
«Non ne ho idea. Nei film terrestri ci si riveste e si torna a casa prima che l'altro si svegli, ma non mi sembra una cosa così dignitosa» commentò il principe aggrottando le sopracciglia, lasciando spazio ad un amaro sospiro da parte di entrambi seguito da un silenzio surreale. 
Era successo tutto così in fretta (senza contare i tre mesi passati senza parlarsi, ovviamente), nessuno dei due aveva avuto il tempo di riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni la sera precedente.
«E' stato uno sbaglio?» domandò Eva in preda alle emozioni contrastanti.
Vegeta, il quale ne sapeva meno di lei, inspirò profondamente e commentò sarcastico «Beh, per fortuna non hai l'età che dimostri altrimenti sarei perseguibile penalmente»
Quella battuta, quella semplice frase sdrammatizzò la situazione e fece sogghiggnare entrambi.
Rimasero zitti ancora per diversi minuti prima che Eva si stiracchiò leggermente, guardandolo poi fisso negli occhi «beh, grazie»
Vegeta la guardò con sguardo interrogativo «Come dici?»
«Mi hai fatto un regalo splendido» sussurrò Eva guardando il principe realizzare a cosa stesse riferendo. La chitarra di sua madre finalmente era stata ricostruita e avrebbe potuto riprendere a suonare al parco. Vegetà non rispose immediatamente, ma si limitò a considerare l'ipotesi che, forse, quella notte non era stata poi così tanto uno sbaglio. O almeno, anche se lo fosse stato, non era decisamente quello il momento per i sensi di colpa.
«Bene» mormorò il saiyan mostrando un sorriso beffardo «allora lascia che te ne faccia una altro» ringhiò cingendola forte per i fianchi, girandosi velocemente per sovrastarla.
«Se proprio insisti..» rispose Eva mentre Vegeta iniziò nuovamente a baciarla sul collo.


Il regalo fu molto apprezzato dalla saiyan, la quale non riusciva a smettere di pensare a quanto quella situazione fosse assurda dopo essersi nuovamente avvinghiata al suo petto.
Solamente quando il sole si innalzò nel punto più alto del cielo Eva e Vegeta si destarono alla ricerca di cibo. Davanti ad un' immensa bacinella di riso e pesce cucinata dalla ragazza, il principe non seppe contenersi, divorandone più della sua metà. Nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare di quanto accaduto, ma trascorsero il pomeriggio semplicemente a commentare le grandi battaglie dal punto di vista di Eva, mentre Vegeta le raccontò di tutti i nemici prima di Majin-Bu.
«Oh andiamo, speravi davvero di battere l'androide Cell, l'essere definito "perfetto", come se fosse un robot da cucina?»
«Mi piacciono le sfide difficili e ho commesso un piccolo errore di valutazione»
«Che ha rischiato di uccidere tutti» puntualizzò Eva alzando le sopracciglia.
«Dettagli insignificanti» tagliò corto Vegeta, rendendosi conto di quanto fosse stato stupido e avventato in passato. La cosa lo fece divertire e subito dopo incupire. Come se un orologio-sveglia fosse suonato nella sua testa, il principe dei saiyan guardò Eva con occhi sbarrati. 
«Tutto bene?» domandò lei piegando leggermente la testa. 
Vegeta non rispose, sentì il suo cuore battere velocissimo, come un treno in piena corsa. Senza sapere il motivo e senza sapere perché proprio in quel momento, il principe si alzò di scatto dal prato verde su cui erano seduti appena fuori dalla casa di mattoni e si liberò verso il cielo azzurro più veloce che potè, lasciando la rossa basita, letteralmente a bocca aperta. 


"Imbecille" pensò Vegeta seduto sulla vetta di una montagna "sono un imbecille".
Si maledì più e più volte per quello che aveva fatto. Tutto. Pensò a Bulma: com'era stato possibile che non gli era venuta in mente neanche una volta in quelle ore? Si era lasciato andare, indebolito da quella ragazzina che conosceva da pochissimi mesi. "Rammollito". Il principe dei saiyan non poteva essere stato ridotto in quel modo da quel maledetto pianeta terra. Un flusso di coscienza lungo interminabili ore invase Vegeta come uno tzunami, non riuscì ad attaccarsi a niente per venirne fuori, per frenarsi. 
Si sentì in colpa per Bulma e anche per Eva, si sentì un cretino per averla lasciata lì così, senza spiegazioni, all'improvviso, come in quei film terrestri. Pensò a tutti gli anni trascorsi con la donna dai capelli turchini e a come diavolo avevano fatto ad arrivare a quel punto. Come aveva fatto a finire tra le braccia di quella combattente? Com'era stato possibile non riuscire a contenersi? Perché Eva gli aveva fatto quell'effetto? 
Forse, pensò Vegeta, quella donna era più simile a lui più di quanto nessun altro essere lo era mai stato. Il suo carattere testardo, misterioso e combattivo li aveva fatti avvicinare pericolosamente fino al punto di non ritorno. 
Strinse i pugni fino a farseli sanguinare.
"Imbecille" ripetè tra sè e sè. Era orgoglioso fino al punto di star male sia per quello che aveva fatto sia per quello che non aveva fatto. Ripensò al suo comportamento di prima e prese una decisione. Una decisione da terrestre.


Il principe dei saiyan atterrò in una via in pieno centro piuttosto affollata, sotto gli occhi esterrefatti dei passanti. Non ci mise più di trenta secondi a capire che l'aura di Eva proveniva dall'interno di un locale, illuminato da mille led pacchiani e fin troppo sconosciuti agli occhi di Vegeta, il quale non aveva mai amato l'abitudine dei terrestri di andare a ballare la sera. 
"Cosa diavolo mi tocca fare?!" 
Vegeta entrò nel locale con le mani in tasca, subito dopo aver fatto capire al buttafuori che non era in vena di discussioni riguardanti l'abbigliamento. La camicia bianca non era proprio il tipo di vestiario adatto al principe dei saiyan, il quale si presentò nel pub con una canottiera bordeaux e i jeans neri. Il locale era diviso in due sale, una discoteca e una sala per live shows. Nella discoteca tutti erano vestiti eleganti, con atteggiamenti troppo snob e una musica terrificante e ripetitiva a parere di Vegeta, il quale si dileguò altrove.
Le forte luci colorate invasero le iridi del saiyan, il quale cercò di raggiungere un angolo buio accanto al palco. Le persone erano vestite in modo completamente diverso, meno eleganti e più "rockettari". Il principe scoprì troppo tardi che l'entrata per quell'area si trovata sul retro, lì non avrebbe di certo avuto problemi con i buttafuori. La musica era altissima, le grandi casse vicino allo stage emettevano onde sonore ricche di bassi che fecero battere forte il cuore del saiyan. Eva si trovava sopra al palco, adulata dalla gente sotto di esso. Le persone ballavano e saltavano a ritmo di quella musica (a parere di Vegeta piuttosto orecchiabile rispetto a quella trasmessa dalla discoteca). I due chitarristi dai capelli lunghi correvano da una parte all'altra con movimenti irrequieti mentre la tastierista, una giovane ragazza completamente ricoperta da tatuaggi, saltava a lato incitando il pubblico a battere le mani a ritmo della cassa della batteria. 

La saiyan si accorse della presenza del principe quasi subito e continuò per tutta la durata del live a lanciargli occhiate indagatorie. Ovviamente la prima cosa che pensò fu "ma questo è bipolare", ma si trovava su un palcoscenico e nel bel mezzo di un'esibizione, quindi non avrebbe mai potuto mostrarsi al pubblico scossa o irritata.
Vegeta, naturalmente, non si mosse dal muro per tutto il tempo ma rimase semplicemente incuriosito da quel mondo e soprattutto da Eva che, con la sua voce, arrivava ai cuori di tutte le persone nel locale. Era bellissima nei suoi jeans neri strappati e la canottiera dello stesso colore. Vegeta, abituato a sentirla cantare in acustico, si sorprese di sentire il timbro rock della sua voce, molto più forte e irriverente. 
«Questa canzone è molto diversa da quelle che avete sentito fino adesso, è un mio pezzo e ho bisogno che mi aiutiate a creare la giusta atmosfera. Fuori gli accendini, la canzone è -Save-» gridò Eva al microfono, imbracciando la chitarra. Le luci si affievolirono, illuminando solo la ragazza sul palco. Le persone al di sotto di esso estrassero gli accendini e i cellulari dalle tasche, muovendoli lentamente sopra le loro teste.
Vegeta rimase piacevolmente sorpreso dalla tenacia di Eva e decise di spostarsi leggermente per riuscire a vederla meglio. Un ragazzetto sulla ventina, probabilmente un grande fan della band, lanciò al principe dei saiyan un'occhiata di rimprovero. 
"Ma che vuole questo idiota?" si domandò Vegeta alzando un sopracciglio. Il ragazzo guardò nuovamente il saiyan per poi fargli segno di alzare immediatamente l'accendino. Il principe sbuffò esterrefatto "se questo sapesse in che modo potrei far luce io". 


 
Alla fine del concerto il locale si svuotò leggermente, lasciando poche persone sulla pista a ballare a ritmo delle canzoni del dj set rock. Eva si avvicinò lentamente a Vegeta, sorridendo ironicamente.
«Chi non muore si rivede» ulrò, cercando di farsi capire nonostante la musica alta. Il principe alzò gli occhi al cielo mormorando qualcosa di incomprensibile tenendo le braccia incrociate. La saiyan fece poi segno di spostarsi fuori, in modo di riuscire a parlarsi.
Una volta raggiunto il locale fumatori sul retro, la rossa si posizionò in un angolo più appartato, lontano dall'odore di sigaretta e soprattutto dal gran vociare incessante delle compagnie di ragazzi. Vegeta squadrò la gente intorno, pensando a quante persone fossero ignari del fatto che avrebbe potuto uccidere tutti in meno di due secondi. Tutti divertiti, tanti ubriachi, gente impegnata a parlare delle proprie vite insignificanti, sempre a parere del saiyan, il quale non fece a meno di pensare al detto "beata ignoranza". 
«Beh?» esordì Eva distraendo Vegeta dai suoi pensieri semi-distruttivi «si può sapere cosa ti passa per la testa?»
Il principe dei saiyan si appoggiò alla rete metallica verde in cerca di tempo e di parole adatte. In realtà non sapeva nemmeno perché si trovasse lì. 
«Credo.. presumo..» iniziò a parlare sperando che il discorso potesse uscire da solo dalle sue corde vocali «di essere confuso. Non sapevo più cosa dirti allora sono scappato via»
«Certo che sei tutto strano» commentò la saiyan scuotendo la testa «però è stato divertente vedere il principe dei saiyan a un concerto rock!»
«Non ti aspettare che succeda di nuovo, non ho intenzione di pogare ai concerti in mezzo a un branco di terrestri idioti! L'ho fatto solo per chiederti scusa!» urlò Vegeta completamete rosso in viso, rendendosi poi conto di quello che aveva appena detto.
"Scusa" era una parola che raramente era uscita dalla bocca del principe, il quale si morse leggermente la lingua girando la testa dall'altra parte, lasciando Eva libera di sogghignare liberamente di fronte al comportamento bizzarro di quell'uomo che mai si sarebbe aspettata di avere accanto proprio in quel posto.
Non appena Vegeta girò la testa, però, rimase completamente pietrificato dalla scena che si stava compiendo a pochi metri da loro. In men che non si dica il principe si illuminò di luce dorata, stringendo i pugni. 
«E adesso cosa ti prende, invece?» domandò Eva girandosi improvvisamente, rimandendo anch'ella a bocca aperta. 

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Capitolo 18
*** E' colpa mia ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 18 - È COLPA MIA
 
 
«Che diavolo stai facendo a mia figlia, brutto maniaco importunatore che non sei altro!?» urlò Vegeta rivolto alla giovane coppia spaventata a pochi metri di distanza. In meno di un secondo il ragazzo in questione si staccò impaurito dalla bellissima saiyan dai capelli turchini. Tutta la gente intorno iniziò a scansarsi in preda al panico, urlando e creando confusione. Alcuni si arrampicarono sulla siepe per poter scappare più in fretta, mentre solo qualche ubriaco rimase sulla scena, forse convinto di avere delle visioni.
«Vegeta! Posso spiegarti! Calmati» rispose il giovane dagli occhi e i capelli neri agitando le braccia, schivando poi il pugno inflitto dal super saiyan, che andò diritto verso la siepe dietro, distruggendola interamente. 
«Papà! Calmati! Cosa ti prende?!» gridò Bra avvicinandosi al padre rosso di rabbia, tenuto per un braccio da Eva prima che potesse sferrare un altro colpo a vuoto e distruggere l'intero locale. Già aveva capito che quella sera la sua paga sarebbe stata nulla.
«Ti ha fatto del male? Rispondi! Ha provato a toccarti questo squilibrato?!» domandò urlando il principe, tentando di divincolarsi dalla presa della rossa.
«No, papà. Io e Goten stiamo insieme...» sussurrò la figlia, muovendo leggermente un piede sul terreno avanti e indietro temendo per la reazione del principe, il quale esplose di rabbia tentando nuovamente di colpire il ragazzo, questa volta colpendo il cassonetto dell'immondizia. 
«Che cosa?! Tu sei ancora un bambina! Razza di maniaco, come hai osato toccare mia figlia!?»
«Eddai, non è il caso di fare tutte ste scene, sono ragazzi e soprattutto smettila di distruggere quello che hai intorno! Mi detrarrano tutto dallo stipendio» lo ammonì Eva in parte divertita, riprendendo per un braccio il super saiyan oramai al limite. Non avrebbe mai e poi mai potuto accettare che un ragazzo uscisse con la sua adorata figlia, men che meno il figlio del suo più acerrimo nemico di sempre. 
«Tu non ti impicciare! E tu, Bra, non ti permetto di uscire con lui. Io non accetto che tu esca con i ragazzi, soprattutto con questo ritardato! E tu...» sussurrò con pericolosa calma il principe indicando il ragazzo ​«non ti azzardare mai più a toccare mia figlia! Ti ammazzo!»
«Sei geloso, papà?!» domandò Bra guardando il padre visibilmente rosso di rabbia scoppiando in una fragorosa risata, seguita a ruota da Eva. Il saiyan placò lentamente la sua energia, arrossendo dalla vergogna. 
Anche se non lo avrebbe mai ammesso il principe era un padre molto geloso. Aveva sempre nutrito un forte sentimento verso la figlia femmina. Era la sua bambina, solo sua, nessuno avrebbe mai potuto portargliela via proprio in quel momento in cui la sua famiglia era già andata distrutta.
«Non dire sciocchezze, Bra. Lui è il figlio di Kaarot! Tutte le persone che abbiano un qualsiasi legame consanguineo con quel babbeo non devono avere nessun tipo di relazione con la nostra famiglia!» dichiarò Vegeta incrociando le braccia, realizzando solo pochi secondi dopo dell'incoerenza celata nelle sue parole. Lentamente si girò verso Eva la quale, guardandolo allibita, inarcò un sopracciglio trattenendo a stento le risate.
«E tu, papà, cosa ci fai qui con sua nipote?» canzonò Bra quasi divertita, lanciando un'occhiata alla saiyan di fianco a lei. Il principe nel frattempo era diventato dello stesso colore dei capelli dell'amica, la quale si avvicinò lentamente al cugino. 
«Vegeta, mio cugino non farà mai del male a Bra, vero Goten?» domandò al ragazzo tirandogli una gomitata nelle costole. 
«Ehm, certo!» si affrettò a rispondere il giovane saiyan, arrossendo sulle gote prima di continuare il discorso «tranquillo Vegeta, non farò soffrire tua figlia! Adesso siamo parenti, non è splendido?! E poi insomma, mi conosci da quando sono nato. Sei stato un po' come un padre, ti ricordi? Mi allenavi insieme a Trunks! Ti ricordi quando ci hai portati al parco giochi?!»
Il principe, ancor più adirato di prima strinse i pugni cercando di trattenere la rabbia, lanciando uno sguardo assassino al ragazzo il quale indietreggiò lentamente «non osare mai più ripetere la parola parenti, razza di imbecille!» rispose acido Vegeta, facendo tremare il pavimento, facendo cadere faccia a terra uno dei pochi barcollanti ubriachi ancora presenti sulla scena. Per rassicurare il padre, Bra si avvicinò mettendogli una mano sul petto. 
«Starò attenta, te lo prometto!» disse dolcemente la ragazza dando al principe un bacio sulla guancia, facendolo sprofondare dalla vergogna «ora però sei tu che mi devi una spiegazione»
«Come dici?» chiese Vegeta facendo un passo indietro, inarcando il sopracciglio alla vista della figlia che incrociava le braccia.
«Tu e lei?» domandò Bra facendo un cenno verso Eva, socchiudendo gli occhi maliziosamente.
«Questo non è affar tuo mocciosa!» concluse il principe paonazzo, sperando che la figlia non si immischiasse in quella situazione già precaria e delicata di per sè. 

Persino Goku, avendo sentito l'aura pericolosa del prinicpe, si era teletrasportato fuori dal locale. Il gesto del saiyan però non fu molto apprezzato da Vegeta, il quale inizialmente si adirò ancora di più. Ci vollero parecchi minuti prima che Eva e Bra riuscissero a calmarlo, sotto gli occhi spaventati di Goten e suo padre. 
«Eva, tu e Vegeta siete amici allora» disse Goku in tono ammiccante rivolto alla ragazza dai capelli rossi, facendo diventare il suo viso dello stesso colore della chioma.
«Fatti gli affari tuoi, Kaarot!» si intromise il principe dei saiyan in preda a una crisi di nervi.
«E' mia nipote, potrei reagire allo stesso modo che hai avuto tu con tua figlia!» puntualizzò il saiyan facendo una boccaccia, sotto gli occhi allibiti di Goten, Bra e la stessa Eva che sussurrò alla ragazza dai capelli turchini il proprio disappunto nei confronti dei due litiganti.
Il naso di Vegeta era a pochi centimetri da quello di Goku, il quale aumentò la propria energia imitando l'amico «ti ho sconfitto una volta posso farlo di nuovo»
«Zitto, scimmione»
«Scimmione sarai tu!»
«Ma guardatevi, sembrate una vecchia coppia di sposi! Che vergogna» sussurrò Bra cercando di estrarre il cellulare squillante fuori dalla borsa. Trunks la stava chiamando proprio nel momento più esilarante della serata. 
«Fratellone, nostro padre sta come al solito litigando con Goku» rispose sorridendo Bra, avviando la chiamata. La faccia della giovane saiyan però cambiò i tratti immediatamente, attirando l'attenzione di tutti i presenti. «Arriviamo» mormorò con voce tremante alla cornetta. 
«Che succede?» chiese Goten, improvvisamente preoccupato.
«La mamma sta male» gridò la ragazza rivolta al padre, il quale sbiancò immediatamente. 

 
Senza pensarci due volte tutti i presenti si radunarono intorno a Goku, il quale utilizzò il teletrasporto cercando l'aura di Trunks. Ciò che si presentò davanti agli occhi della compagnia spaventò tutti, la scena a cui stavano prendendo parte era a dir poco terribile. 
Bulma giaceva stesa sul pavimento della grande camera da letto con al suo fianco una piccola scatola verde contentente uno strano farmaco, poco più in là una bottiglia di Vodka semi-vuota. Trunks, chinato sulla madre, aveva gli occhi lucidi e il pallore di chi avesse appena visto un fantasma. Eva si portò una mano alla bocca, indietreggiando verso lo zio. 
«Mamma! Mamma!» urlò Bra avvicinandosi alla madre e al fratello, in preda al panico.
Vegeta si abbassò immediatamente al fianco della donna, prendendo in mano la scatoletta verde leggendone l'etichetta. -Antidepressivi-. Il volto del saiyan sbiancò ulteriormente ed un senso di colpa attraversò la sua mente come una scossa elettrica. Il principe si gettò sul corpo della donna, dapprima sentendone il battito al polso e poi praticando il massaggio cardiaco molto delicatamente, avendo il terrore di romperle le costole con la sua forza non umana. Non sapeva minimamente cosa stesse facendo.
«Bulma, respira!» urlò Vegeta sentendsi quasi svenire «mi senti?»
«Ha preso l'intera scatola, si è drogata di farmaci e alcool» commentò Trunks con voce rotta.
«Presto! Va portata in ospedale!» gridò Goku appoggiandosi a Vegeta, teletrasportando l'intero gruppo all'ospedale della Città dell'Ovest.


Bulma venne immediatamente trasportata al pronto soccorso sopra ad una barella. Medici e infermieri diedero al caso un codice rosso, facendo accomodare i parenti in sala d'attesa. Eva, Goten e Goku vennero invece fatti spostare in un'altra saletta fuori dal pronto soccorso.  
Vegeta vagava avanti e indietro per la stanza, osservato dai figli in pena.
«Andrà tutto bene, vedrai» disse Trunks poggiandogli una mano sulla spalla.
Immediatamente gli occhi rossi del saiyan incrociarono quelli del figlio e, con uno scatto rabbioso, lo sollevò poi per appenderlo al muro, ringhiando e illuminandosi di luca dorata «Tu non capisci! E' colpa mia!»


 
Passarono diversi minuti, durante i quali i figli ed il padre vagarono per la sala disperandosi per la situazione. Nessun medico o infermiere si fece vedere per parecchio tempo e quando finalmente un giovane con il camice bianco uscì dalla sala operatoria, non si fece sfuggire una faccia preoccupante.
«Voi siete i parenti di Bulma Brief?» domandò il dottore rivolto a Vegeta e i due figli, i quali annuirono raccogliendosi intorno alla figura in bianco «vorrei potervi portare notizie migliori. Abbiamo fatto il possibile ma le condizioni della donna erano disastrose e temo che siate arrivati troppo tardi. Non abbiam potuto fare niente, mi dispiace, non ce l'ha fatta»
L'oscurità invase i corpi e i volti dei tre saiyan, i quali rimasero immobili per qualche secondo. 
Bra si lasciò sfuggire un grido di dolore abbracciando più forte il fratello, anch'egli disperato. 
«Mamma! No! Mamma» continuò a ripetere Bra tentando di avviciarsi alla porta della sala operatoria, trattenuta dal fratello. 
Vegeta si accasciò al terreno battendo poi i pugni a terra, disintegrando parte del pavimento. Ebbe la sensazione che il suo corpo fosse stato trafitto da mille lame ardenti. 
«E' colpa mia!» urlò nuovamente il principe dei saiyan trattenendo a stento la sua forza distruttiva all'interno del proprio corpo, come se volesse implodere.
Le persone intorno a loro osservanano la scena impietositi e spaventati, sperando a loro volta che i propri cari si trovassero in condizioni migliori.
«Se solo l'avessi perdonata! Perchè non sono in grado di perdonare? Perchè?!» domandò Vegeta ai figli, cercando risposte che non arrivarono. Tutti i suoi muscoli pulsavano di rabbia e odio.
«Non è colpa tua, papà» gridò Trunks guardando il padre alzarsi barcollando, per poi scansare violentemente medici e infermieri entrando nella sala operatoria.


Il corpo di Bulma era coperto da un telo verde scuro, lasciando scoperti solo i piedi. 
Trattenne le lacrime a stento, guardando la donna dai capelli turchini adagiata al lettino, senza vita.
Il suo viso era pallido e freddo, la bocca stava diventando poco a poco di un colore violastro. La sua piccola mano si trovava racchiusa in quella del saiyan, il quale non smetteva di sperare che fosse solo un incubo o che potesse tornare indietro nel tempo per impedirlo.
Mai avrebbe immaginato di potersi disperare a tal punto e il dolore straziava il suo corpo più di qualsiasi colpo subito in passato dai nemici. Si odiava come mai aveva fatto prima e mai desiderò tanto di distruggere tutto intorno e dentro di sè. 
 
 
Dall'altra parte della porta i figli si stringevano senza saper cosa dire. Goten e Goku li avevano raggiunti e la disperazione regnava nella piccola sala d'aspetto dell'ospedale. Il passaparola era già iniziato tra gli amici, i quali stavano tutti volando verso il pronto soccorso, increduli e incapaci di non lasciarsi andare in un pianto irrefrenabile.
Eva era seduta su una poltroncina vicino al gruppo di amici, commossa. Si sentiva fuori luogo ma avrebbe comunque voluto star vicina agli amici e sopratutto a Vegeta, il quale uscì dopo parecchi minuti.
Aveva l'aria afflitta e sconvolta, tutti i presenti giurarono poi di non averlo mai visto in quello stato. Senza dire una parola il saiyan uscì dall'ospedale a passi lenti, seguito poi da Eva.
Era talmente arrabbiato con sè stesso che aveva completamente perso il lume della ragione, sprigionando scintille dorate dal proprio corpo. I ciottoli che circondavano il parcheggio del pronto soccorso si liberarono in aria frantumandosi l'uno contro l'altro. 
La saiyan dai capelli rossi si avvicinò a Vegeta discretamente, cercando di non disturbarlo.
«Cosa vuoi tu? Cosa ci fai ancora qui?» gridò il principe rivolto a lei, guardandola pericolosamente con gli occhi verde acqua.
«Mi dispiace...»
«Io non ti voglio vedere! Mai più!» urlò ancora più forte il saiyan, scagliandole contro un'onda di energia sufficiente per poterla atterrare momentaneamente, liberandosi poi nel cielo scomparendo tra le stelle. 

 



ANGOLO AUTRICE:
Buonasera cari lettori,
come potete vedere siamo giunti nel vivo della storia. 
La povera Bulma è passata a miglior vita e, onestamente, trovo il finale di questo capitolo abbastanza straziante. Il principe dovrà fare i conti con i sensi di colpa e presto non solo! Secondo voi è colpa di Vegeta? Fatemi avere qualche parere :)
Nel frattempo ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la mia storia e chi l'ha messa tra le preferite! 
Vi auguro buona serata, a prestissimo!
Eevaa

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Capitolo 19
*** Tormento ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 19 - TORMENTO
 



I giorni passarono lenti e ricchi di frustrazione. Il funerale si svolse in una piccola chiesetta della Città dell'Ovest vicino al parco e tutti gli amici furono presenti, compreso Yamcha, il quale cercò di stare più lontano possibile da Vegeta. 
Il principe, affiancato dai figli, non rivolse la parola a nessuno per tutta la durata della cerimonia e della sepoltura, rinchiudendosi poi in casa alla fine della giornata. Trunks e Bra decisero di dormire nella stessa casa del padre per tentare di tenerlo d'occhio, ma ogni tentativo di dialogo risultava poco fruttuoso. Entrambi conoscevano il suo carattere e mai come in quel momento non si sarebbero sorpresi a vederlo partire per galassie lontane per tornare chissà quando. In quei giorni, però, non potevano permettersi di perdere anche il padre.
Tutti erano perfettamente coscienti che non ci sarebbe stata possibilità di riportare Bulma in vita in quanto le sfere del drago erano scomparse quando Goku aveva deciso di partire con Shenron, ed egli era diventato oramai un drago cattivo. 
Nessuno dei tre riusciva a sorridere, a mangiare, a parlare. Ci vollero parecchi giorni prima che il padre e i figli riuscirono ad avere una conversazione.
Trunks e Vegeta si erano decisi a alleviare i dispiaceri immergendosi nell'acqua bollente della piscina riscaldata, nel tentativo di rilassarsi.
«Come stai?» domandò il ragazzo al padre senza ricevere la risposta che arrivò solamente dopo qualche minuto.
«Tu come stai?»
Il vapore della grande piscina bollente ricca di schiuma all'essenza di lavanda impediva ai due saiyan di guardarsi negli occhi. Le lancette dell'orologio posizionato sopra la vasca rintoccavano con un suono snervante, ma il silenzio si infranse pochi minuti dopo.
«Malissimo» sospirò il ragazzo, portandosi le mani sulla faccia. Nello stesso istante anche Bra entrò nella piscina, avvicinandosi al fratello il quale continuò il discorso sotto gli occhi sbigottiti del padre «e sappiamo che stai male come noi, ma appunto per questo dovremmo starci vicini a vicenda. Sappiamo anche che non ti piace dimostrare affetto, ma ti prego in questo momento abbiamo bisogno di sapere che non te ne andrai, che non ti farai pendere dalla foga distruttrice, che non tornerai ad essere come quel guerriero spietato che eri un tempo»
Senza che fosse necessario dire altro Vegeta si avvicinò ai due figli facendosi strada nella schiuma, sedendosi vicino a loro. 
Non ci fu bisogno di parlare, perché il saiyan era cambiato ancora, sebbene già prima di tutti gli avvenimenti di quegli anni fosse già completamente diverso dallo spietato saiyan che era prima, il principe era nuovamente mutato. Se avesse voluto andarsene l'avrebbe già fatto da parecchi mesi, se avesse voluto realmente perdere il controllo ci avrebbe messo meno di un minuto, ma non era più così. Il principe dei saiyan se ne era reso conto oramai da troppo tempo: era diventato quasi un terrestre. 
Era inutile nasconderlo a sè stesso e soprattutto agli altri. Il suo carattere non si sarebbe mai ammorbidito più di tanto, mai sarebbe diventato una persona normale, un padre affettuoso; ma ciò non cambiava affatto la verità che si celava infondo alla propria anima: il suo posto era lì, e bastava guardarlo negli occhi in quel momento per capirlo.
«Non è colpa tua, papà» concluse Bra, asciugandosi le lacrime.
«Avrei dovuto perdornarla» commentò Vegeta amaramente, maledicendo il proprio orgogliosissimo carattere. 
«No! Non eri pronto a scusarla. Aveva sbagliato e anche di grosso. E' normale che tu non l'abbia perdonata dopo così poco tempo»
«Vostra madre mi ha perdonato un sacco di volte. Trunks, lo sai bene che razza di persona ero»
«I tuoi errori erano dovuti alla vita che avevi sempre fatto. Tu stavi cambiando. Ci vuole del tempo per cambiare. I tuoi errori erano per carattere, il suo è stato una debolezza. E' stata slealtà. E' diverso, credimi. Nemmeno un comune terrestre avrebbe potuto perdonare un tradimento in così poco tempo» incalzò Trunks guardando negli occhi il padre, il quale rispose allo sguardo incarcando un sopracciglio. Senza dire più nulla si alzò dalla piscina per andare ad asciugarsi, seguito dai ragazzi. 
 
Quella sera i figli non parlarono più della madre ma tentarono di discutere di altro, di scuola, amici e interessi, proprio come una qualsiasi famiglia terrestre avrebbe fatto. Il principe dei saiyan, taciturno come al solito, lì ascoltò attentamente cercando di non perdere la pazienza e andarsene, partecipando ai convenevoli anche solo degnandoli di una presenza. Era perfettamente cosciente che quella dimostrazione sarebbe stata sufficiente per far capire loro che non sarebbe affatto fuggito altrove, ed era esattamente questo di cui avevano bisogno. Non era un tipo da pettegolezzi, il principe dei saiyan, ma si sforzò di proferire qualche parola ogni tanto. Parlarono del matrimonio di Trunks, del ragazzo di Bra (anche se per il geloso Vegeta era molto difficile riuscire ad accettare che la propria bambina avesse una relazione, soprattutto con quello svitato di Goten) ma non appena i loro figli nominarono Eva, il principe, con la scusa di essere stanco, si rifugiò in camera da letto. 
 
Eva si trovava seduta sui gradini di casa, osservando le stelle con aria pensierosa e una piccola cicatrice sul braccio sinstro. Più volte nei giorni precedenti si era domandata perchè Vegeta l'avesse respinta in quel modo, attaccandola fisicamente, per giunta. Voleva convincersi che sarebbe tornato, che la sua reazione fosse stata causata dal dolore e dal senso di colpa. 
Ella sperava che sarebbe tornato da lei, da lei che non riusciva a dimenticare quella notte insieme. L'avrebbe perdonato, se solo ne avesse avuto l'occasione.
Quattro mesi. Quattro mesi dopo ancora non era riuscita a staccare gli occhi dal cielo in attesa di vederlo tornare. 



Vegeta e Bra si erano trasferiti in una casa in riva al mare distante qualche chilometro da quella di Trunks, il quale aveva anticipato la convivenza con Marron, aspettando il matrimonio che si sarebbe celebrato due mesi più avanti. 
Il sole era caldo e afoso in quella splendente giornata di giugno e padre e figlia si trovavano nel giardino ad allenarsi per il torneo di arti marziali. Il padre aveva convinto l'azzurra ad aumentare la propria potenza, in modo da diventare super saiyan e poter fronteggiare i nemici insieme alla loro compagnia di combattenti.
«Papà, per oggi basta dai, devo prepararmi per uscire con Goten»
«Tsk. E va bene, vattene prima che cambi idea. Anzi, prima che uccida quel buono a nulla» sussurrò Vegeta accasciandosi sull'erba all'ombra di una palma. Ogni attimo che trascorreva da solo sembrava eterno.
Continui pensieri vagavano nella sua mente, continue sensazioni invadevano il corpo del principe rendendolo apatico e irascibile. 
La verità è che ogni volta che vedeva migliorare la figlia nel combattimento, si ricordava della donna più forte che avesse mai conosciuto, la donna saiyan dai capelli rossi. Ma ogni pensiero rivolto a lei corrispondeva ad un tormento, il senso di colpa per la morte di Bulma invadeva ogni cellula del suo corpo. 
Ripensava a quella notte con Eva ogni santo giorno, senza sapere il perché. Sentiva solo che quella donna aveva letteralmente sconvolto la sua vita, ma non riusciva a capire se fosse stata una cosa positiva o negativa per sè stesso. 
Non riusciva ad essere sereno. Non che fosse mai stato una persona spensierata, quel burbero principe dai capelli corvini, ma di certo non si sarebbe aspettato di provare un tormento così grande, paragonabile forse solo alla distruzione del suo pianeta d'origine. Non aveva mai avuto vita facile, sin da quando era poco più di un bambino. Se solo suo padre l'avesse visto così a terra per questioni "di cuore" l'avrebbe diseredato e ucciso con le sue stesse nodose mani. 
Sulla spiaggia poco distante dalla casa passrono un uomo e una donna con un piccolo bambino, distraendo il principe dal ricordo di suo padre.
«Owen, vuoi volare?» gridò l'uomo prendendo in braccio il piccolo, il quale rise divertito «volaaa! volaaaa» continuò a urlare facendo saltare il bambino sopra la propria testa, mentre la madre guardava divertita la scena «Owen, come sei bravo! Voli altissimo!»
La felicità. La felicità negli occhi dei tre era indescrivibile. 
L'esatto opposto si poteva intravedere negli occhi del principe, il quale osservava la scena poco distante. Ogni volta che guardava in faccia la felicità, ogni volta che poteva percepire del calore vicino a sè era come se si sentisse freddo come un macigno. Non era invidia, non era gelosia. Si sentiva apatico e stanco, come se non potesse nemmeno più sperarci di poter toccare con mano quella sensazione.
La situazione non era cambiata e, anche se esternamente dimostrava di essere forte, in realtà dentro moriva. Un ennesimo pensiero, un ricordo vagò nella mente del saiyan portandolo indietro di pochi giorni.
 
.....
«Perché non chiami Eva? Eravate diventati amici» gli suggerì Trunks durante la cena.
«Non voglio»
«Bra mi ha detto che in quel periodo stavi bene. Ti stavi rifacendo una vita ed era giusto così. Se non fosse successo quel che è successo..»
«Maledizione, Trunks! Bulma è morta, avrei potuto perdonarla, un giorno, e invece ho pensato di farmi i fatti miei»
«Quel giorno sarebbe stato comunque troppo tardi, papà. Non farti peso di colpe che non hai, il tuo posto non era più con la mamma. Se stavi trovando la felicità altrove, non vedo perché non ricominciare adesso»
«Smettila immediatamente! Se tua madre fosse ancora in vita sarebbe un altro discorso, ma è morta! Morta per colpa mia! Ora basta, ho detto che non voglio parlare mai più di quella maledetta saiyan!» urlò Vegeta sbattendo entrambe le mani sul tavolo, dileguandosi poi verso il buio della notte.

.....

Trunks si era accorto che suo padre stava morendo dentro, ogni giorno passato a convincero a ritornare a vivere non dava frutti e in quattro mesi non c'era stato segno di miglioramento. L'ultima discussione che avevano avuto, però, aveva acceso nel giovane una lampadina di speranza. Si svegliò in piena notte: sapeva perfettamente quel che avrebbe dovuto fare. 
Anche Vegeta ripensò alla discussione con il figlio. Non sarebbe mai potuto tornare da Eva dopo quattro mesi, non avrebbe mai perdonato la sua assenza e avrebbe avuto tutte le ragioni. E si sentiva troppo in colpa nei confronti di Bulma per poterlo fare.
Il principe non aveva più osato tornare al parco, non l'aveva più cercata nemmeno per chiederle scusa del suo comportamento all'ospedale. 
Svogliatamente si alzò dirigendosi, verso il bagno della grande casa illuminata dal tramonto, ma non appena salì le scale una strana musica proveniente dallo stereo in camera di Bra catturò la sua attenzione. Velocemente aprì la porta della cameretta senza bussare, trovando la figlia intenta ad arricciarsi i capelli. Il suono dello stereo invase la sua mente facendolo paralizzare per qualche secondo.
 
Damn, I'm still waiting
I'm standing here in front of the night
and meanwhile I hope
that will come the end of the fight
with yourself


L'atmosfera verdognola e nefasta rendevano quel luogo più inquietante nell'aspetto di quello che in realtà fosse. Due lune, due soli. Mai si sarebbe aspettato di potersi trovare nuovamente in un posto così surreale. Dopo tutto ciò che aveva vissuto anni prima aveva deciso di non intraprendere più "strade" così avventate, eppure gli eventi lo avevano portato nuovalmente in un viaggio oltre i confini di quella che lui stesso chiamava "casa". 
Questa volta però sarebbe stato più semplice, molto più rapido e soprattutto più contenuto.
Erano passati sei giorni e finalmente, immersa in un lago dal colore viola scuro, l'aveva trovata. La stava stringendo tra le mani.
Riflesso in quello specchio d'acqua appena sotto di sè, il ragazzo dai capelli lilla sorrise compiaciuto. 
Presto sarebbe tutto tornato alla normalità. 

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Capitolo 20
*** La lotta ***


ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti,
è venerdì e io sono confintata in casa da una brutta influenza :( e io che volevo uscire. Beh, almeno ho tempo di aggiornare la mia storia.
Questo è un capitolo molto, molto importante. Ne consiglio la lettura accompagnata da questa canzone : 
https://www.youtube.com/watch?v=cqJoVlnmdFQ 
Ricordatevi di farmi sapere cosa ve ne pare :)
Buona lettura e buona serata,
Eevaa



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 20 - LA LOTTA
 



«Cosa diavolo è questa musica?» domandò il principe sapendo in cuor suo la risposta. Bra guardò il padre come per scusarsi, indicando poi una piccola custodia sopra lo stereo. 
Vegeta si avvicinò  trattenendo il respiro e prese tra le mani la custioda quadrata nera e rosa pallido, leggendone la copertina.

Evangeline - The force of light

Si trattava di un EP di cinque singoli tra i quali "Save". Vegeta rimase per pochi secondi a fissare la copertina dell'album, riponendola poi dove l'aveva trovata. Ma... Evangeline? Da quel che sapeva non era mai stata propensa al suo nome intero. 
«Papà, mi dispiace...»
«Non importa» sussurrò il principe, sentendo una lama trafiggergli l'orgoglio. Era riuscita a comunicare indirettamente con lui attraverso la musica, gli stava lanciando un messaggio. Le sue canzoni avevano avuto successo e la casa discografica le aveva permesso di pubblicare il disco. 
«Il suo video ufficiale passa per tutti i canali, sta diventando un vero tormentone, quindi ho comprato il disco. Prendilo se ti va» propose Bra al padre, ancora immobile al centro della stanza. Improvvisamente Vegeta alzò lo sguardo e, con tutte le forze in corpo, riuscì ad estrarre il disco dallo stereo, senza sapere nemmeno il perché. 
Se lo fece girare un milione di volte tra le mani, seduto sul divano del soggiorno di casa, una volta che la figlia uscì. Ci mise all'incirca due ore per decidersi a mettersi le cuffie e premere il tasto "play".
Le canzoni scorrevano piacevolmente nelle orecchie del saiyan, a dispetto di quello che si aspettava. Riuscì a rilassarsi e smettere di pensare, forse per merito della musica ad alto volume che copriva il rumore dei suoi tormenti.
"That will come the end of the fight with yourself" ripetè il principe nella mente ascoltando la canzone che aveva sentito in camera della figlia "la lotta con te stesso".
La musica era diversa dalle quattro precedenti, sembrava agitata e molto pesante oltre che rabbiosa. Voleva parlare di lui, il titolo era "Fighter Prince".
La voce di Eva irrompeva nel suo animo impuro trafiggendolo e poi riparando le ferite, si sentì debole e stupido. Il saiyan si alzò dal divano spostandosi poi verso la finestra.
"Perchè? Perché mi sento così?" si domandò appoggiando la fronte al vetro della finestra con l'irrimediabile voglia di prendere qualcosa a testate. Lottare con sè stesso negli ultimi mesi era diventata la sua principale occupazione, e questo Vegeta lo sapeva sin troppo bene. Ogni volta che pensava a quella notte si sentiva in colpa ma allo stesso tempo si sentiva come se volesse tornare in quel momento. 
Ad un tratto, però, la risposta apparì a Vegeta come un raggio di luce. Una stella cadente stava percorrendo il cielo scuro, la soluzione.
Suo figlio aveva ragione: avrebbe dovuto ricominciare a vivere. E lo avrebbe fatto seduta stante, o almeno ci avrebbe provato. Perché?
Perché provava dei sentimenti, di nuovo. 

 
Eva si stiracchiò stancamente, sbadigliando. I capelli rossi le caddero davanti agli occhi, offuscandole la vista. La chitarra tra le sue braccia odorava di legno antico e risuonava in direzione del bosco accanto a casa sua. Passò tutta la serata a suonare la stessa canzone, una cover. Proprio non riusciva a togliersela dalla testa "All I want" dei Kodaline. La suonava e rimbombava nella sua testa, un vero e proprio tormento.
Tutto d'un tratto tra le stelle più luminose del firmamento si staccò un frammento di polvere, illuminando con una scia il nero della notte a fianco della luna. 
La ragazza sorrise, esprimendo nella propria mente un desiderio, una canzone. Quella canzone che aveva in mente da tutta la sera.
"All I want is nothing more to here you knocking at my door"
Con un piccolo gesto della mano si scostò leggermente il ciuffo di capelli dagli occhi, per osservare meglio lo spettacolo che la notte di San Lorenzo le stava offrendo.
Pochi secondi più tardi un'altra scia di luce attraversò il buio, scendendo veloce verso il terreno. Eva rimase stupita : non aveva mai visto una stella cadente così vicina. Ma ciò che più stupì ancor di più la saiyan fu che non si trattava affatto di una stella cadente.
 
Vegeta si avvicinò velocemente alla piccola casa di legno, illuminato da una forte luce dorata che sparì non appena poggiò i piedi sul caldo terreno. Eva si alzò portanosi una mano alla bocca, trattenendo a stento lo stupore. Era stupenda come sempre, vestita con dei pantaloncini corti e una maglia bianca larga che lasciava una spalla scoperta. La chitarra appoggiata proprio vicino a lei dimostrava ancora una volta quanto fosse un tutt'uno con la musica; i lunghi capelli rossi si muovevano lentamente con la lieve brezza estiva e le stelle si riflettevano nei suoi occhi come perle e diamanti. 
Il saiyan si avvicinò lentamente alla donna, temendo i peggiori insulti mai sentiti nella sua vita o addirittura un attacco frontale senza precedenti. Di sicuro se lo sarebbe meritato, visto che l'ultima volta era stato lui stesso a colpirla. Tutto ciò però sembrò non avvenire e, al contrario, la saiyan dai capelli rossi si lascio sfuggire una risata nervosa che allentò la tensione di quel momento imbarazzante. 
Vegeta si avvicinò ulteriormente, sentendo i piedi più pesanti ad ogni passo e, senza scomporre il suo sguardo misterioso e tenebroso di sempre, allungò una mano per prendere quella della ragazza di fronte a sé. 
Ancora non riuscì a capire cosa dire e si sentì terribilmente stupido e impreparato a quel momento, incapace di chiedere scusa nè di muovere nessun'altro muscolo. 
Inspirò profondamente, tentando di abbozzare una parvenza di umanità e gentilezza sul suo viso, pronto a dire quella maledetta parola con la S. che tanto odiava dire.
Ciò che stava per pronunciare venne però interrotto da un fortissimo rumore proveniente da sud. I due saiyan sciolsero la presa delle loro mani, quasi spaventati. Passarono pochi secondi prima che il cielo si illuminò di una luce strana, sovrastante la terra tremante, proprio come quel lontano primo di gennaio. 
«Non è possibile, ancora!» gridò Vegeta, liberandosi in volo seguito da Eva.
Presto vennero raggiunti nuovamente dagli amici combattenti, i quali confermarono i brutti presentimenti di Vegeta.
 
Il luogo era lo stesso dello scontro precedente, questa volta però una fortissima luce verde circondava l'area dissestata e rendeva la notte ancor più tetra. Il fumo riempì le narici di tutti i combattenti, i quali furono costretti ad indietreggiare.
«Chi diamine può essere? Io ero l'unico ad aver seguito Shenron!» domandò Goku confuso. 
«Come, non la senti? Questa è l'aura di Junior!» rispose Gohan, sicuro di sè. Infatti, proprio come il giovane aveva intuito, colui che si presentò di fronte ai combattenti era proprio il guerriero namecciano. 
«Salve, amici. Da quanto tempo non ci si vede» proferì Junior ridacchiando malvagiamente. 
«Siamo stati degli illusi a credere che il male fosse sparito, del resto non lo abbiamo estirpato alla radice» commentò Eva rabbiosamente.
«Lo sappiamo benissimo che è Shenron che ti comanda quindi pochi convenevoli, fatti sotto!» tagliò corto Vegeta, spingendosi poi lentamente contro il namecciano.
«Quanta fretta, scimmione! Sappiate che questa volta non sarà facile sconfiggermi» rispose Junior con la voce del drago «non mi lascerò distrarre da sciocche canzonette e patetici attacchi di luce»
Immediatamente il principe, affiancato da Goku, iniziò ad attaccare il nemico senza esclusione di colpi. Da subito, però, il guerriero di Namek dimostrò di essere più forte dei due, i quali si fecero aiutare dagli altri combattenti esclusa Eva la quale, raggiunta da Bra, rimase in lontananza proteggendo la figlia di Vegeta.
Il prinicpe dei saiyan iniziò a combattere con la ferocia di un leone, aiutato da tutti gli altri combattenti, meno uno.
«Dove diavolo è Trunks quando serve?» domandò l'uomo accorgendosi della mancanza di suo figlio, osservato poi dagli altri con aria interrogativa. Nessuno sapeva rispondere alla sua domanda, neppure la sorella lo aveva sentito nei giorni precedenti. 
Il combattimento proseguì nonostante la carenza di uno dei guerrieri più forti, ma nessuno degli attacchi inflitti al nemico sembrò rovesciare la situazione a loro favore. Lampi di luce abbagliante si levarono dal terreno, potentissime onde di energia vennero scagliate inutilmente contro il nemico, il quale non aveva la benchè minima intenzione di arrendersi. Con un abile colpo, infatti, Junior atterrò i lottatori ridendo malvagiamente.
«Poveri illusi, pensate di sconfiggere la potenza di Junior e Al Satan?» gridò Shenron servendosi del corpo di Junior in preda agli spasmi.
«Cosa!? Al Satan?» risposero all'unisono Crilin e Goku allibiti.
«Già... il regno degli inferi è grande e rigoglioso di forti combattenti. C'era anche il tuo paparino, sai?» disse Junior con tono mellifluo rivolto ad Eva, la quale strinse i pugni rabbiosamente «però è troppo di infimo livello, quel codardo!»
«Non mi importa proprio niente, muso verde! Ho già detto che quello non lo considero padre!» sputò Eva acidamente, incrociando le braccia al petto. 
«Basta con questi discorsi sciocchi, tu devi sparire da questo pianeta!» urlò un giovane ragazzo arrivato in volo e colpendo il nemico in pieno stomaco, cogliendolo di sorpresa e lasciando esterrefatti tutti i suoi compagni.
«Trunks, finalmente! Si può sapere cosa diavolo stavi facendo? Qui siamo in difficoltà!» lo rimproverò il padre oramai allo stremo delle forze, accasciato sul terreno. Il figlio arrossì ma non rispose, iniziando subito a fronteggiare il malvagio namecciano.
I due combatterono per parecchi secondi fino a quando Junior, dimostrando la propria potenza, attaccò il saiyan con un colpo speciale facendolo rimbalzare sulle montagne come un sasso a pelo d'acqua. 
«Oh, no! Trunks!» gridò Vegeta tentando di raggiungere il figlio, preceduto però dal namecciano, il quale lo spinse a terra con un solo colpo vicino al corpo del ragazzo. Il principe iniziò a tossire sputando sangue, tentando poi di strisciare verso il giovane dai capelli lilla «dimmi che sei vivo»
«Mi dispiace, papà. Sarei dovuto arrivare prima, ma stavo facendo una cosa molto, molto importante» sospirò Trunks tentando di rimanere nel mondo dei vivi a stento. Tutte le sue ossa erano ridotte in briciole e il sangue grondava a fiotti dalla sua testa e dalla sua bocca. 
Proprio nello stesso istante, Junior scese in picchiata verso i due saiyan, attaccandoli con un lampo di luce che venne però deviato da una potente onda scagliata da Eva. Nessuno degli altri combattenti ebbe più la forza di rialzarsi per fronteggiare il nemico. Anche Bra aveva tentato di fermare il folle alla vista del padre e del fratello in pericolo, cadendo però rovinosamente dopo pochi secondi. 
«Bene, bene, bene. Mi ero addirittura scordato che tu fossi qui. Codarda, sei proprio come quel vile di Radish»
«Stai zitto, mi dai il volta stomaco» gridò Eva lanciandogli un'altra sfera di energia che lo colpì in piena faccia, senza però scalfirlo. Junior raggiunse la ragazza dopo pochissimi istanti tentando di abbatterla con un calcio. La saiyan riuscì a scansarsi all'ultimo secondo, raggiungendo Vegeta e Trunks ancora sdraiati a terra. 
«Fatti sotto, donna. Hai forse paura?»
«Lasciaci in pace, maledetto mostro!» rispose la rossa rabbiosa, prendendo al volo un fagiolo magico lanciatole da Crilin allo stremo delle forze, infilandolo poi nella bocca del principe, il quale si alzò per raggiungere in volo il nemico iniziando nuovamente a fronteggiarsi con lui. 
Vegeta però risultava essere sempre in netta inferiorità rispetto a Junior. 
«Eva! Vieni a darmi una mano! Trasformati anche tu in super saiyan!» le gridò il principe, tentando di schivare i colpi del nemico. La ragazza strinse i pugni nervosamente, abbassando lo sguardo inferocita.
«Io... io non posso combattere, mi dispiace tanto» rispose con le lacrime agli occhi «non posso aiutarti!»
Junior e Vegeta si interruppero per qualche secondo, rivolgendo lo sguardo interrogativo verso la saiyan, la quale alzò la maglia bianca scoprendo il ventre.
Una lieve sporgenza si intravedeva dalla pancia un tempo piatta della saiyan dai capelli rossi, lasciando così Vegeta letteralmente senza fiato.

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Capitolo 21
*** Il terzo livello ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 21 - IL TERZO LIVELLO
 



Il ventre rigonfio della saiyan era illuminato dall'argentea luna estiva, la causa celata dietro quel gonfiore era inequivocabile. Eva abbassò la maglia bianca coprendosi la pancia nervosamente, sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti. Non ci fu bisogno di dire niente, tutti avevano già colto l'intensità della situazione, compreso l'orgoglioso principe dei saiyan, il quale sentì la propria bocca asciugarsi e le proprie gote farsi rosse come il fuoco.
«E' mio.. è mio figlio..» sussurrò Vegeta, balbettando. Gli occhi del principe si fecero meno rabbiosi, diversi. Quasi come se quella notizia avesse scatenato in lui un milione di luci celestiali. Era vero, era suo. Poteva sentirne l'aura concentrandosi a pieno, come aveva fatto a non avvertirlo prima?
Trunks e Bra, al di sotto di loro ancora stesi senza forze, spalancarono la bocca guardandosi. Il giovane dai capelli lilla tremò e il suo cuore sembrò fermarsi per qualche istante, riprendendo a ragionare solo sentendo l'orribile voce del namecciano.
«Ma che scenetta deliziosa. Tutto ciò è quasi commovente! Quindi è in arrivo un piccolo scimmiotto» commentò Junior battendo le mani, colpendo poi con un forte calcio il saiyan dai capelli a punta che però non si mosse di un centrimentro, come se niente in quel momento potesse scalfirlo. Una luce abbagliante illuminò il corpo del principe, rendendolo immune ai colpi del nemico.
«Non ti permetterò di fare del male alla mia famiglia. Tu devi sparire!» gridò Vegeta gonfiandosi pericolosamente, sentendo quel miglione di luci celestiali esplodere al di fuori del proprio corpo. I capelli dorati del saiyan si allungarono verso la vita e le sopracciglia scomparirono dalla faccia. Ogni muscolo guizzò nervosamente, aumentando di dimensione e di potenza. Fu così che l'orgoglioso principe raggiunse il livello del suo "nemico" di sempre. Fu così che Vegeta diventò un saiyan di terzo livello.
«Ha un' aura potentissima» balbettò Junior, indietreggiando «non riuscirò mai a sconfiggere questo mostro!»
«Fatti sotto» disse Vegeta ridendo meschinamente, invitando il namecciano a colpirlo; quest'ultimo però non accettò l'invito, indietreggiando ancora. Il nemico, infatti, aveva perfettamente capito di non avere possibilità contro un saiyan con una tale forza.
«Com'è possibile!? Sia tu che Goku avete già raggiunto il quarto livello durante il combattimento con i draghi malvagi, ma la tua potenza ora che sei solo al terzo è incalcolabile! Da dove stai prendendo la tua forza?» domandò Junior sconcertato, ma le sue parole vennero interrotte da una potentissima voce proveniente dal cielo
«Vieni, Junior, non puoi sconfiggerli ora, ma io troverò il modo» disse la voce, creando un varco luminoso nel buio della notte. Senza dire una parola il namecciano entrò nella luce, che svanì dopo pochi secondi senza dar tempo a Vegeta di inseguirlo, lasciando tutti i combattenti a bocca aperta.
«Cosa è successo?» disse Goku avvicinandosi al principe.
«Cosa vuoi che ne sappia io, Kaarot?!»
«Chissà che cosa avranno in mente..» si domandò Crilin alzandosi in piedi.
«Di sicuro non è niente di buono» sentenziò Yamcha, ingoiando un fagiolo magico.
«Ma non mi dire...» sussurrò Vegeta sarcastico, piuttosto innervosito dalla presenza del terrestre. Lentamente le sue sopracciglia ricomparirono sul viso e i capelli si accorciarono tornando del colore originale. Senza far caso alla faccia infastidita di Yamcha il principe scivolò in volo verso Eva, la quale nel frattempo aveva dato un fagiolo magico anche a Trunks e Bra, i quali si ripresero immediatamente.
«Come state?» domandò Vegeta ai due figli.
«Bene papà, grazie. Sei stato fenomenale!» rispose la figlia dai capelli turchini, sorridendo. La stima che aveva per il padre era sempre stata immensa e inscalfibile
«Peccato che non sia servito a niente, quel muso verde è sparito» ruggì il saiyan stringendo i pugni. 
«Al suo ritorno saremo pronti per sconfiggerlo definitivamente!» commentò Eva avvicinandosi al principe, il quale arrossì. Senza pensarci due volte Vegeta abbassò il suo sguardo sul ventre di Eva. Sentì l'aura proveniente da dentro di lei ancora più forte e più vicina, tanto da fargli spalancare gli occhi esterrefatto.
Non sapeva nemmeno come sentirsi, non riusciva a comprendere come fosse possibile percepire un tale sentimento, simile a quello provato alla notizia dell'arrivo di Trunks e di Bra, ma notevolmente più inaspettato, irriverente e forte.
«Un fratellino..» sussurrò Trunks, deglutendo impallidito, rivolgendo poi il proprio sguardo al ventre della donna dai capelli rossi. 
«Ma che fratellino, sarà sicuramente una sorellina! Io voglio che sia femmina così poi potrò insegnarle a truccarsi e acconciarsi i capelli!» commentò Bra avvicinandosi a Eva toccandole la pancia.
«Vegetaaa! Sarai padre per la terza volta e per giunta del mio pro nipote! Siamo ufficialmente parenti!» festeggiò Goku abbassandosi al livello del terreno. 
«Tsk...»
Il principe si sentì al centro dell'attenzione e la cosa non gli era affatto gradita, inoltre tutti erano venuti a conoscenza della sua relazione con Eva. Ma una cosa più di tutte mise in imbarazzo l'orgoglioso saiyan: la faccia di suo figlio.
Trunks, che fino a pochi giorni prima l'aveva spinto a tornare dalla ragazza, non sembrò così entusiasta della notizia del nascituro e, all'opposto, non riusciva a smettere di osservare la saiyan con un'espressione tutt'altro che felice in volto. 
«Che succede?» gli domandò il padre in un momento in cui tutti gli altri si stavano salutando, gioiosi e sollevati che la battaglia fosse momentaneamente finita.  
«Niente papà, perché?» rispose immediatamente il ragazzo dai capelli lilla, facendo finta di nulla e mostrando un sorriso forzato. 
«E' per il bambino, vero?» sussurrò Vegeta con l'accortezza di non farsi sentire da Eva. 
«No papà, davvero! Sono molto felice per voi! Sono turbato per altri motivi, non ti preoccupare» concluse il saiyan con un tono più innocente possibile, tentando di sviare momentaneamente il discorso.
Forse perché in quel momento il principe aveva ben altri pensieri per la testa o forse perché il figlio si era dimostrato parecchio convincente, Vegeta gli credette e sparì nel buio della notte con la compagna. 
Trunks sospirò e guardò la luna, domandandosi come diavolo avrebbe potuto dirgli la verità e soprattutto quanto tempo avrebbe avuto per farlo. 
 
 
L'aria era calda e piacevole nonostante fossero all'incirca del tre del mattino. Il cielo blu scuro era intriso di stelle, la notte di  San Lorenzo non era ancora finita.
Due saiyan giacevano sdraiati sulla morbida erbetta che circondava la casa in mattoni di Eva, l'uno affianco all'altra sotto l'astro immenso. Vegeta, con le braccia conserte, era alla ricerca delle parole giuste per rompere quel silenzio pacifico.
«Perchè non me lo hai detto? Del bambino, intendo»
«Perchè non volevo che fossi costretto a tornare solo perché ero incinta»
«Tsk, donne» commentò il saiyan continuando a guardare con il naso rivolto all'insù. Come quella volta sul burrone, però, sentì un inspiegabile forza che lo portò a girarsi, per avvicinare lentamente una mano aperta sopra il ventre della rossa. La piccola sporgenza tirava la pelle della saiyan, gli addominali non erano oramai più definiti. La ragazza si girò anch'ella sul fianco, appoggiando il viso molto vicino a quello del principe dei saiyan, il quale arrossì sentendo il respiro di lei farsi più vicino per poi colmare lo spazio completamente, proprio come quel tardo pomeriggio di primavera. A partire dal ventre la mano del saiyan salì lentamente verso l'alto raggiungendo invasiva i seni della ragazza, la quale dopo pochi secondi si mise a cavalcioni sul principe lasciandosi trasportare. Lunghi baci scandivano i tocchi di Vegeta, intento ad assaporare le labbra rosso fragola della compagna. 
Le mani affusolate della ragazza si fecero strada nei pantaloni e poi nelle mutande del saiyan, accarezzandone bramosamente il contenuto prima di liberarlo dai vestiti. Quando finalmente entrambi si ritrovarono nudi sotto le stelle Vegeta girò su un fianco la compagna, unendosi a lei da dietro, poggiando una mano sulla pancia rigonfia di Eva continuado a baciarla sul collo. 
Erano soli sotto le stelle. I due corpi uniti sotto il firmamento si muovevano lentamente e passionalmente, senza voler lasciar dissolvere neanche un attimo di piacere.
 
 
I due saiyan erano nuovamente vicini ma l'una appoggiata sulla spalla dell'altro ad aspettare l'alba. Vegeta accarezzava lentamente la lunga chioma rossa della saiyan.
«Non avevo mai pensato di diventare padre di nuovo» sussurrò il principe nell'orecchio di Eva, come se non volesse far sapere a nessuno oltre che lei che, inaspettatamente, era felice. 
Felice come mai avrebbe pensato di essere fino a qualche ora prima. Era comunque confuso, pieno di sensi di colpa e privo di ogni cognizione, ma felice. 
«Sono contenta che il mio bambino avrà un padre e spero di essere una buona madre, almeno la metà di quando mia madre lo sia stata con me. Sarebbe già tanto...» rispose la ragazza sorridendo, voltandosi per guardare negli occhi quel principe dall'aria corrucciata e misteriosa. 
Da quando era morta sua madre non aveva mai più accettato di farsi chiamare Evangeline. Lei era l'unica che la chiamava con il suo nome completo e, sentirlo dire da altre persone, le aveva sempre arrecato un gran fastidio. Come se sentirselo dire da altri arrecasse disonore al ricordo della sua amata mamma. Ma, da quando aveva scoperto di essere incinta, aveva iniziato a vedere le cose da un altro punto di vista. Il bisogno di sentirla vicina si era fatto sempre più forte e preponderante. Per quel motivo aveva deciso di dare il giusto onore al nome che sua madre aveva scelto per lei: facendolo diventare il nome d'arte per il suo progetto musicale. 
E, da quel momento, farsi chiamare in quel modo non era più un fastidio, ma motivo di orgoglio. 

«Pensavo che non mi avresti mai più rivolto la parola, non mi facevo vivo da quattro mesi»
«Ognuno reagisce al dolore a modo suo. Se sei tornato vuol dire che quello che mi hai detto mesi fa era dettato dal dolore... »
«Lottavo con me stesso» tagliò corto Vegeta fissando il cielo scuro. Eva si mise improvvisamente seduta sull'erba, fissando il principe con gli occhi stretti.
«Hai sentito il mio album?!»
«Sì, Bra è una tua grandissima fan. Proprio ascoltandolo ho capito che ancora mi stavi aspettando»
«Già... ti stavamo aspettando» sorrise Eva sfiorandosi con una mano il ventre.


Le prime luci del mattino illuminarono la radura a fianco della casa di Eva, facendo destare il principe dal suo profondo e finalmente sereno sonno. L'alba era meravigliosa e ricca di colori, Vegeta giurò di poterne sentire anche il profumo da quanto la sentisse vicina. 
Si voltò verso la compagna sdraiata e avvolta da una coperta sull'erba: Eva stava ancora dormendo profondamente. Il principe abbozzò quello che, per i suoi standard, era un sorriso. Sorriso che si spense poco dopo, avvertendo la vibrazione del suo cellulare provenire dalla tasca della sua felpa buttata poco più in là. 
Allungò una mano per prenderlo, leggendo poi sullo schermo il nome di suo figlio. 

-Ci vediamo alla Capsule Corporation tra un'ora, ti devo parlare- 

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Capitolo 22
*** Io sono una persona buona ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 22 - IO SONO UNA PERSONA BUONA


Sapeva che Trunks stava nascondendo qualcosa, se lo sentiva e l'aveva capito dal suo ritardo sul campo di battaglia, oltre che dal modo in cui aveva reagito alla notizia del bambino di Eva.
Eva. L'aveva lasciata dormire sul prato, senza disturbarla. Non avrebbe voluto spaventarla e quindi le aveva scritto un messaggio dicendole che sarebbe tornato di lì a poco; dopo essere sparito per quattro mesi lasciandola sola e per giunta incinta non si sarebbe sorpreso a vederla spaventata da una sua fuga all'alba della loro seconda notte insieme. Oramai il principe dei saiyan aveva ben capito come funzionavano le questioni d'amore terrestri e si sentì soddisfatto del proprio operato. Una volta non avrebbe mai lasciato un messaggio, una volta non si sarebbe fatto tutti questi problemi, ma oramai aveva ben imparato a domare il suo carattere, soprattutto in momenti delicati.
Volò verso la Capsule Corporation con un brutto presentimento, quasi una sensazione di sgomento, e i suoi presagi non erano affatto errati.


«Dove diamine le hai trovate? Come hai fatto a prenderle?» la voce del principe dei saiyan tremò alla vista di ciò che il proprio figlio gli aveva fatto trovare nel giardino sul retro della deserta Capsule Corporation. Guardò meglio per essere certo che fosse tutto vero, e diamine se lo era. 
«Sono partito per Neo Namek sette giorni fa. Le ho solo prese in prestito e portate fino a qui»
«Vuoi dire che le hai rubate!»
«Nessuno si è accorto di nulla, sono certo che appena avremo finito di usarle voleranno al loro pianeta da sole! E' solo un prestito..»
Vegeta lo ammonì con lo sguardo, come se gli importasse realmente qualcosa che il figlio avesse rubato le sette sfere ai namecciani. No, non gli interessava proprio nulla di quei musi verdi, a chi voleva darla a bere. Ciò che lo impauriva più di ogni altra cosa era come fosse intenzionato ad usarle e un piccolo presentimento già ce l'aveva. Avrebbe voluto fuggire via per non sentire quello che il ragazzo avrebbe voluto dirgli, ma non riuscì a muovere un solo muscolo. 
«Papà, lo so che sei confuso. Non avrei voluto crearti questo problema, ma io lo so quanto hai sofferto per i sensi di colpa per la morte di Bulma. Me lo hai detto tu stesso.. così, dopo quella discussione che abbiamo avuto, mi è venuta l'idea di trovare le sfere del drago di Namek per invocare Polunga e provare a riportarla in vita. Ho sempre saputo che il drago Shenron non fa resuscitare chi è morto in circostanze naturali, ma magari con Polunga è diverso! Perché non fare un tentativo, mi sono detto. Riportare in vita la mamma avrebbe fatto svanire in te ogni senso di colpa, ma quando sono tornato ho scoperto di Eva e del bambino e.. non sono riuscito a dirti niente. Sapevo che ti avrei confuso ancora di più»
Il principe dei saiyan chiuse gli occhi. Non lo sapeva. Non sapeva trovare una risposta alla dichiarazione di suo figlio e non sapeva cosa sarebbe successo a compiere un atto del genere. Trunks aveva ragione: sentimenti contrastanti albergavano nel cuore del principe dei saiyan.
Eva, quella meravigliosa saiyan dai capelli rossi e gli occhi misteriosi che l'avevano stregato, era incinta. Sarebbe diventato padre, di nuovo. Aveva deciso di ricominciare e il cielo solo sapeva quanto stava bene quando stava con lei. Non si conoscevano bene ma era come se fossero la stessa persona. 
Ma ora quella possibilità di far tornare indietro Bulma lo stava sconvolgendo: cosa avrebbe fatto? Come avrebbe fatto a dirle che un'altra donna portava in grembo suo figlio? Sarebbe dovuto ritornare ad essre suo marito? Lei lo avrebbe perdonato? Lui ce l'avrebbe fatta pur provando dei sentimenti per la rossa saiyan? 
«Trunks.. cosa devo fare?» domandò il principe, disperato, in preda al più totale sconforto. Bastarono due occhi, i due grandi occhi azzurri del figlio che ricambiavano il suo sguardo per fargli tornare la lucidità e prendere una decisione. 
Nei mesi precedenti avrebbe dato qualsiasi cosa per poter chiedere perdono a Bulma per quella notte di capodanno in cui l'aveva usata, avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro ed evitare che morisse. Ora aveva l'occasione di farlo e soprattutto lo doveva ai propri figli: avrebbe riportato in vita la loro madre e ne avrebbe pagato ogni conseguenza futura. Voleva rivedere Bulma e, in un modo o nell'altro, espiare la sua colpa. 
Il figlio non ebbe il tempo di rispondere alla sua domanda, vedendo il padre aprire le braccia al cielo proferendo parole di natura strana «Takkarapt Poppolunga Pupilitoparo»
Trunks era al corrente che Vegeta parlasse un poco il namecciano, ma gli fece parecchio strano sentirlo con le proprie orecchie.
«Grazie, papà» sussurrò il giovane dai capelli lunghi sorridendo al principe, il quale socchiuse gli occhi alla luce accecante proveniente dal terreno.

Dalle sette grandi sfere di Namek comparì un gigantesco drago muscoloso dagli occhi rossi, facendo annuvolare il cielo sovrastante la città dell'ovest.
Il principe dei saiyan non perse tempo e iniziò a formulare la propria richiesta dopo che il drago rivolse ad egli il consueto saluto. Trunks non riuscì a capire una parola di quello che si dissero, ma bastò guardare la faccia impallidita del padre per capire che qualcosa non stava andando come sarebbe dovuto.
«Cosa succede?»
«Non.. non può farlo» sentenziò il principe dei saiyan con voce rotta, vedendo il figlio spalancare gli occhi deluso e amareggiato «Polunga può riportare in vita chi è morto di cause naturali, ma egli non può far resuscitare chi ha scelto di morire per propria volontà. Bulma si è suicidata intenzionalmente con quei farmaci»
Trunks cadde con le ginocchia a terra, poggiando poi le mani nell'erba fresca del giardino. Serrò i pugni sollevando del terriccio, digrignando i denti dalla frustrazione.
Vegeta, anch'egli deluso dalla decisione del drago, si lasciò sfuggire un ringhio di disappunto, che venne però interrotto dalla possente voce della grande entità magica. Il principe sbarrò gli occhi, sentendo la bizzarra proposta proferita da quella possente voce. 
«E adesso che ha detto?» domandò Trunks rialzandosi.
«Dice che.. dice che può farmela incontrare, ma a condizioni molto severe»
«Quali sarebbero?»
«Mi manderà in un luogo oscuro chiamato "limbo", nel quale verrà chiamata l'entità di Bulma. Ma dovrò andarci solo io, non potremo più esprimere altri desideri e.. avrò tempo solo sette minuti»
Il ragazzo dai capelli turchini annuì piano, lasciando al padre la decisione di accettare la proposta del drago. Il principe, dal canto suo, sapeva bene perché gli aveva offerto tale possibilità: i conti erano in sospeso. Polunga era a conoscenza della loro storia e aveva voluto offrire a Vegeta la possibilità di fare ciò che Bulma non gli aveva dato il tempo di fare: scusarsi.
Il cuore del principe dei saiyan batteva all'impazzata quando finalmente decise di accettare la proposta del drago. In men che non si dica ogni particella del suo corpo si scompose.


Vegeta aprì gli occhi, ma tutto intorno a sè era buio e senza riferimenti. Gli sembrò di stare nello spazio aperto, non si udiva alcun rumore, non si percepiva alcun odore. Poteva percepire solo sé stesso fino a quando, con lo stesso procedimento di materializzazione con il quale era stato portato lì, una figura snella e chiara comparì piano piano di fronte ai suoi occhi. 
«Bulma..» sospirò il principe dei saiyan correndole incontro. Non avrebbe mai pensato di poterlo fare, non le aveva mai dimostrato tanto calore durante tanti anni di matrimonio, ma senza indugio l'abbracciò forte, facendo sprofondare il naso tra i capelli turchini. Non avevano alcun odore di mare e questo ricordò lui che ella non era nient'altro che un'entità spirituale. 
«Vegeta.. oh, Vegeta» mormorò lei carezzando la possente schiena del saiyan con un gesto d'affetto così vivo e così puro. Era come un bambino, un bambino spaventato e pieno di sensi di colpa. La voce risuonava come ovattata, senza eco, ma la sua figura brillava di luce propria. 
«Mi dispiace tanto, Bulma, mi dispiace così tanto» quelle parole così difficili, così dure da pronunciare, uscirono dalla bocca del principe dei saiyan come vento e tempesta.
«Dispiace anche a me, tesoro» rispose lei staccandolo da sè «sono stata stupida, il mio gesto estremo vi ha fatti soffrire come non meritavate»
«Bulma, ti chiedo perdono, avrei voluto dirtelo prima. E adesso io e Trunks abbiamo provato a riportarti in vita ma..»
«Lo so. Ma è troppo tardi, Vegeta. Devi dire a Bra e Trunks che mi dispiace» lo interruppe la donna dai capelli turchini guardandolo dritto negli occhi scuri. Due occhi lucidi di un uomo che nella vita aveva affrontato più sfide di qualsiasi altro.
La sofferenza nel suo cuore era pesante come un macigno. 
«Smettila di torturarti. Non è colpa tua se sono morta»
«Se ti avessi perdonata non lo saresti»
«Capisco perché tu non l'abbia fatto. Avevi le tue ragioni e io le mie colpe. Ma ora devi andare avanti, devi farlo per i nostri figli.. e per nuovo saiyan che nascerà»
Il principe strabuzzò gli occhi di fronte a quella dichiarazione. Lei sapeva. Lei sapeva ogni cosa. 
«Io..»
«Non devi giustificarti, Vegeta. La mia vita sarebbe finita presto, in ogni caso. Quanti anni mi sarebbero rimasti? Dieci? Quindici? Sono vecchia. Tu invece sei un saiyan, la vostra vita dura molto di più di quella di noi terrestri. Hai ancora tanto da affrontare, tanto da vedere. E io sono fiera dell'uomo che sei diventato. Anzi, dell'uomo che ti ho fatto diventare!» la donna abbozzò un sorriso, facendo intendere al principe che molto di quello che era divenuto lo doveva soprattutto a lei. E aveva ragione, oh se aveva ragione. 
Ciò non toglie che non si sarebbe di certo aspettato una reazione così comprensiva da parte della sua defunta ex moglie, la quale durante tutta la vita aveva dimostrato un carattere ben più cocciuto, testardo e egocentrico di quanto potesse esserlo quello di un saiyan di alti borghi. Forse la morte le aveva insegnato qualcosa. 
«Vorrei poter tornare indietro» 
«Il nostro tempo insieme era già finito prima della mia dipartita, ed è inutile che tenti di nascondermelo, maledetto testone» lo rimproverò l'azzurrà puntandogli un dito contro, facendolo indietreggiare «Noi entità sappiamo tutto! Oltreciò, io già ero perspicacie prima di morire, figuriamoci ora»
«Ma..»
«Niente "ma". Non mentire a te stesso, Vegeta. Cosa avresti fatto se fossi riuscito a riportarmi in vita, ora? Saresti tornato da me?»
Il principe aggrottò le sopracciglia, pensieroso. Quell'insopportabile so tutto io aveva colto nel segno.
«La risposta è "no", se ci stai pensando. E non perché oramai hai fatto il "danno" e lei è incinta, o perché la trovi più carina di me. Anche se ne dubito, scimmione. Che rimanga tra noi, quando ero giovane ero mille volte più bella di lei » dichiarò la vanitosa azzurra senza aspettare una sentenza da parte del saiyan, prima di procedere con la frase più scottante e inaspettata che mai si sarebbe aspettato di sentire «Perché tu la ami»
Vegeta indietreggiò ulteriormente e in un attimo vide la propria vita passare di fronte ai propri occhi. Forse stava morendo anche lui, o forse quella frase lo aveva risvegliato dal profondo sonno in cui era sostato per mesi, passivo alla vita. 
L'immagine di Eva passò nei meandri della sua mente e lo capì. Bulma aveva ragione, così come ce l'aveva Trunks. 
L'amava. E mai l'avrebbe ammesso, per altro. Soprattutto di fronte alla sua ex moglie (defunta, per giunta).
«Il tempo sta per scadere, Vegeta» sospirò lei tornando ad essere gentile e amorevole come all'inizio, comprendendo che il cuore di quel burbero ex marito aveva subito già abbastanza duri colpi negli ultimi anni «Promettimi una cosa, fallo per me. Fallo per quello che siamo stati. E fallo per i nostri figli»
«Tutto quello che vuoi»
«Non sentirti più in colpa per me. Vai avanti. E vivi!» 
Bulma lo guardò dritto negli occhi, carezzandogli poi una guancia. E fu in quel momento che ella la percepì, quasi non fosse una mera entità: una calda lacrima rigava il volto di quel duro principe, di quel guerriero che era diventato a tutti gli effetti un vero terrestre, un uomo vero e migliore. 
«Te lo prometto, Bulma. E ti ringrazio.. per tutto» 
«Abbraccia i ragazzi da parte mia. Abbracciali forte. Buona vita, principe dei saiyan»
La guardò scomparire tra il buio delle tenembre e sentì la propria testa e il proprio cuore farsi più leggeri, come se un grosso macigno gli fosse stato tolto di dosso. 
In men che non si dica il proprio corpo si scompose proprio come quello dell'azzurra, per poi sdraiato nel giardino della Capsule Corporation, sovrastato da un sole caldissimo e un ragazzo dai capelli lilla e gli occhi azzurri impazienti di chi avrebbe voluto sapere ogni minimo dettaglio di quel viaggio nel limbo. 
Polunga non c'era più, era scomparso. Probabilmente le sfere del drago si erano dileguate verso il loro pianeta nativo dal quale erano state sottratte (o "prese in prestito" come preferiva dire Trunks).
Ricordò perfettamente l'ultima volta che aveva abbracciato affettuosamente suo figlio, lui era ancora un bambino. Ma questa volta fu diverso, questa era una promessa fatta col cuore alla donna che aveva amato per gran parte della vita. 
Si mise seduto e strinse a sé quel ragazzo, inaspettatamente e come mai prima di allora avrebbe pensato di fare. Era successo davvero: era diventato una persona buona.


Eva si trovava ancora seduta sull'erba del giardino di casa sua quando finalmente vide tornare il principe dei saiyan in volo. Uno strano sorriso si fece largo sul viso di lui, uno di quelli rari. Aveva un'espressione strana in volto e le sembrò così diverso rispetto alla sera precedente, così sereno, così tranquillo. 
«Hey, ma dove sei stato?» le domandò curiosa, guardandolo avvicinarsi ulteriormente a lei.
«Sono stato da Trunks, mi ha chiesto di aiutarlo in una faccenda..» mentì a fin di bene Vegeta prima di continuare «sei pronta?»
«Pronta per cosa?»
«Prepara le valigie, da oggi ti trasferirai da me»

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Capitolo 23
*** Il matrimonio ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 23 - IL MATRIMONIO


Era passato quasi un mese e mezzo dalla notte di San Lorenzo, ma l'estate non voleva saperne di abbandonare la Città dell'Ovest. La luce dorata di fine settembre risplendeva riscaldando tutto ciò che incontrava e le foglie stavano iniziando a colorarsi come l'autunno precedente.
Quel caldo pomeriggio ancora sorprendentemente estivo Eva, Bra, Pan e C18 si erano offerte per accompagnare Marron a provare l'abito da sposa: mancavano solo due settimane al matrimonio. 
Eva e Bra andavano molto d'accordo, a differenza di quello che temeva Vegeta. La figlia aveva accettato di buon grado che la sayan dai capelli rossi vivesse nella loro casa in modo che la famiglia rimanesse riunita, con grande stupore e sollievo del principe. Anzi, la ragazza dai capelli turchini non vedeva l'ora della nuova nascita e non stava più nella pelle di conoscere la sua (forse) sorellina. In cuor suo era convinta che fosse femmina al contrario di Trunks, il quale desiderava e sperava ardentemente in un fratello.

In quel mese e mezzo Vegeta ed Eva ne avevano approfittato per conoscersi per davvero e, diamine, non c'era bisogno di dire nulla. Si capivano, si capivano con solo uno sguardo. Eva non pretendeva dichiarazioni d'amore, era semplice, genuina e perfetta per quel burbero saiyan trapiantato sulla terra. Insieme progettavano il proprio futuro in maniera completamente diversa da qualsiasi coppia normale: costruire una gravity room più grande per potersi allenare insieme, far superare a Eva il livello di super saiyan, insegnare a proprio figlio (o figlia) a combattere, diventare sempre più forti per fronteggiare i nemici. Progetti inusuali per un coppia normale, ma loro non erano affatto normali. 
Vedere la propria compagna verde d'invidia, perché lui poteva allenarsi mentre lei per via della gravidanza no, faceva sempre un certo effetto al principe dei saiyan e ogni giorno che passava con lei più si rendeva conto che stava vivendo per davvero. Mai si sarebbe aspettato di raggiungere una tale soddisfazione. Si sentiva spronato a migliorare in quel momento più che mai, aveva il completo appoggio di quella donna magnifica. Era una saiyan, una vera saiyan, con quel lato caratteriale terrestre che le dava ancor più fascino. 
Mai lo avrebbe ammesso, il principe, che infondo infondo i terrestri gli piacevano sul serio.
 
La bionda Marron era davvero splendida nel suo vestito bianco contornato di pizzo e roselline, si girò e si rigirò davanti allo specchio del negozio facendo così brillare gli occhi delle donne presenti intorno a lei.
«Sei bellissima, Marron!» disse Pan asciugandosi una piccola lacrima di commozione dal viso.
«A me sembri un pupazzo di neve» tagliò corto C18 «però stai bene, in fin dei conti»
Le ragazze risero compiaciute, spostandosi poi nell'altra sala per scegliere i vestiti che avrebbero indossato per la cerimonia. Onguna di loro sorrideva radiosa provandosi l'abito complimentandosi con le amiche; Eva però non riusciva a trovarne uno che riuscisse a calzarle a pennello: essendo quasi al sesto mese di gravidanza la pancia era notevolmente lievitata.
«Anche questo mi tira davanti» si lamentò la ragazza dai capelli rossi, roteando di fronte allo specchio sotto gli occhi dubbiosi delle amiche. 
«Facciamo così, chiamo la sarta e te lo faccio cucire su misura!» concluse sicura di sè Bra, contenta di aiutare la sua oramai "matrigna".
Poche ore dopo, infatti, Eva era piacevolmente adattata nel suo bellissimo abito su misura color ottanio, osservando la sporgenza sul ventre sorridendo «speriamo che non cresca troppo in queste due settimane».
 
 
 
Marron camminava radiosa sul tappeto di rose rosse accompagnata da Crilin, risplendente nell'abito bianco come il suo sorriso. Nelle prime file sulle sedie vi erano dalla parte dello sposo Vegeta, Bra, Goten e Pan (i due testimoni); dalla parte della sposa c'erano C18, i due testimoni amici di Marron e successivamente Crilin. I due sposi avevano supplicato e convinto Eva a cantare all'ingresso di Marron infatti, bellissima anch'ella nel vestito blu con i capelli raccolti, la sayan era in piedi a lato dell'altare, accompagnata dai musicisti con la chitarra e il pianoforte a coda. 
Il matrimonio si celebrò in una splendida radura fuori città, gli alberi stavano iniziando a colorarsi di mille tinte rendendo magico il panorama.
Anche se non lo avrebbero mai ammesso, Vegeta e C18, i quali non avevano mai sopportato feste e cerimonie, si erano inevitabilmente emozionati al fatidico "Si" dei loro figli, accompagnato da una dolce melodia cantata dalla splendida voce di Eva.
Il grande buffet allestito nella radura presentava ogni genere di cibo e pietanza, per il grande piacere degli innumerevoli sayan presenti alla cerimonia. 
«Dunque ora sono imparentato anche con l'ammasso di ferraglia, di bene in meglio» commentò sarcastico Vegeta rivolgendosi ad Eva, infilandosi poi in bocca un'enorme quantità di cibo. La ragazza lo scrutò severamente, facendogli segno che Marron e Trunks lo stavano guardando sottecchi. 
«Neanche a me fa piacere avere come parente uno scimmione» canzonò C18, la quale aveva sentito tutto «ad ogni modo oggi è il loro giorno, non facciamo scenate. Tregua?» domandò la cyborg tendendo la mano al sayan, il quale la strinse pronunciando un impercettibile "Tsk".
La festa proseguì nel migliore dei modi, un giorno di riposo dopo tanti di allenamento era quello che ci voleva per i sayan, i quali non avevano mai smesso di esercitarsi per l'incombente pericolo. 

«Eva! Cresci in bellezza! Chissà come sarà splendido il mio cuginetto» commentò Gohan sfiorando delicatamente il pancione. 
«Già, non si ferma mai. Il vestito mi tira un po', mi devo contenere con il cibo se non voglio che si strappi!» rispose la ragazza guardando invidiosa gli altri sayan, i quali non avevano mai smesso di ingurgitare pietanze.
«Quando nascerà?»
«Dovrebbe nascere verso metà gennaio, ma i dottori dicono che è già più grande della media»
«Sapete già se è maschio o femmina?» domandò Goku sputacchiando il riso addosso a Vegeta, il quale tirò un pugno abbastanza potente da far andare di traverso il cibo al mal capitato.
«A dire il vero abbiamo chiesto al dottore di non dircelo, lo sapremo alla nascita» rispose Eva sorridendo, raggiunta poi velocemente da Bra.
«Tanto sarà sicuramente femmina!» urlò la ragazza, spostata poi violentemente di lato dal fratello.
«Non è vero, sarà maschio!» ribattè Trunks compiaciuto, continuando poi a battibeccare con la sorella riguardo al sesso del nascituro, sotto lo sguardo confuso degli invitati. 
«Cosa sperate voi due?» domandò Chichi rivolta ai futuri genitori con gli occhi brillanti «io ho sempre desiderato una femminuccia»
Gohan e Goten mostrarono disappunto alla madre, guardandola in cagnesco.
«Fa lo stesso» tagliò corto Eva notando che il principe si era stufato di essere al centro dell'attenzione, dirigendosi poi verso la tavola imbandita. 
 
La festa stava procedendo nel migliore dei modi tra chiacchere e cibo, fino a quando Vegeta si insospettì nel vedere il novello sposo in disparte ad osservare il cielo.
Il principe si avvicinò velocemente al figlio, mettendovisi di fianco osservando anch'egli l'azzurro sovrastante.
«Mi sarebbe piaciuto che la mamma mi avesse visto, oggi» sussurrò Trunks sorpirando. Vegeta non rispose, ma si limitò a scrutare l'infinito in cerca di una risposta da dare. Sapeva che Bulma li stava osservando, sapeva che lei stava vedendo tutto ciò che succedeva. Glie lo aveva detto, glie l'aveva dimostrato in quei sette minuti nel limbo.
Passarono diversi secondi e i due sayan non distolsero lo sguardo dal cielo che si stava dipingendo pian piano di arancione. Vegeta giurò di aver visto un angolo di cielo brillare in quel momento, e capì subito cosa avrebbe dovuto dire a quel ragazzo.
«Ti ha visto, ti sta guardando. Ed è orgogliosa di te» proferì il principe abbassando lo sguardo sul terreno, come per evitare gli occhi lucidi del figlio, il quale si commosse alle parole del padre che continuò poi con tono sarcastico «anche hai sposato un ibrido tra un nano e una lattina!»
Trunks rise alla battuta del padre, il quale fu molto contento di aver fatto tornare il sorriso sul viso di Trunks. Insieme, l'uno accanto all'altro, tornarono poi a riempirsi lo stomaco da bravi sayan.
Vegeta si voltò nuovamente verso il cielo, facendo un occhiolino. Sapeva bene che Bulma avrebbe visto pure quello. 


 


ANGOLO AUTRICE
Buonasera cari e care,
lancio un sondaggio a tutti i lettori: secondo voi ha ragione Bra oppure Trunks? :D
Il bambino di Eva e Vegeta sarà maschio o femmina?
Un abbraccio a tutti,
Eevaa

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Capitolo 24
*** Anno nuovo ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 24 - ANNO NUOVO
 


La notte dell'ultimo dell'anno era fredda e innevata. Tutti gli amici e i combattenti erano radunati al caldo in casa di Trunks e Marron per un cenone dedicato a festeggiare capodanno. La tavolata era enorme e imbandita di ogni genere di pietanza cucinata con amore lo stesso pomeriggio da Marron, Bra, Pan ed Eva. Quest'ulima era però molto impacciata nei movimenti in quanto il pancione era cresciuto a dismisura, si trovava infatti negli ultimi giorni della gravidanza. 
«Complimenti ragazze, avete fatto un ottimo lavoro» disse Goku con la bocca piena di cibo.
«Maleducato ignorante, non si parla.. yuhm.. con la bocca piena» incalzò Vegeta anch'egli tentando di deglutire un tortino di riso, facendo scoppiare una fragorosa risata tra gli invitati.
I due rivali non sarebbero mai cambiati e non avrebbero mai smesso di bisticciare, soprattutto riguardo al cibo. Le luci di Natale addobbavano ancora tutto il salotto, rendendo l'atmosfera piacevolmente familiare. La verità è che ognuno di loro durante la serata aveva avuto un pensiero rivolto alla loro amica scomparsa, Bulma. Lo si poteva vedere dai loro occhi, nonostante tutta quella felicità e fratellanza.
Alla fine del cenone Bra, la quale aveva imparato sotto lezioni di Eva a suonare, imbracciò la nuova chitarra regalatole a Natale proprio dalla rossa ed iniziò ad esibirsi in canzoni semplici ma d'effetto, facendo cantare in coro tutti gli invitati. Tutti tranne naturalmente Vegeta, il quale però restò ugualmente in ascolto. 
Dopo l'esibizione di Bra giunse il momento di Eva, la quale fu costretta a fare una carrellata di tutti i suoi pezzi inediti per il piacere degli invitati, rimasti estasiati dall'album realizzato dalla ragazza. 
«Il mio fratellino diventerà un chitarrista!» commentò Trunks applaudendo.
«Te l'ho detto mille volte, sarà una sorellina e sopratutto diventerà pianista. Così io lei ed Eva formeremo un trio!» ribattè Bra esaltata dalle proprie aspettative.
«A proposito, lei o lui.. come si chiamerà?» domandò Pan interrompendo il battibecco dei due fratelli.
Eva e Vegeta si scambiarono uno sguardo interrogativo, in tutti quei mesi non avevano ancora pensato al nome del nascituro. Deviando il discorso sul dolce, la rossa si alzò sorridendo per andare in cucina, tornando dopo pochi minuti con un enorme pandoro applaudita dagli invitati. 
 
A pochi secondi dalla mezzanotte tutti gli ospiti si radurano in giardino per assistere ai fuochi artificiali che avrebbero sparato dalla città. Le stelle luminose e la luna resero argentea la neve che si era posata al terreno e sugli alberi, creando un effetto ottico a dir poco strabiliante.
«Mi son mai fatto perdonare per lo scorso capodanno?» sussurrò Vegeta all'orecchio di Eva, la quale si voltò verso il compagno sorridendo. 
«Direi che sei più che perdonato» rispose la saiyan appoggiando una mano sopra la spalla del principe, il quale si divincolò dopo pochi secondi per guardare Goten abbracciare la figlia. Il ragazzo si accorse immediatamente di essere osservato e si staccò anch'egli dalla fidanzata facendo un largo sorriso di scusa a Vegeta, il quale fece segno che lo stava tenendo d'occhio. 
«Manca un minuto!» gridò Crilin prendendo in mano una bottiglia di spumante. Fremendo di agitazione gli invitati si radunarono in cerchio distribuendo bicchieri, obbligando anche Vegeta a farne parte. Infondo non gli dispiaceva così tanto bere alcolici.
Dieci
Nove
Otto
Sette
Sei 
Cinque
Quattro
Tre
Due 
Uno
La mezzanotte scoccò al suono dei botti in città e al rumore del tappo di champagne sparato verso il cielo illuminato non più solo dalle stelle. Bevendo e brindando tra baci ed abbracci, il gruppo di amici festeggiò l'inizio del nuovo anno, augurandosi tutto il bene possibile.
I fuochi d'artificio in lontananza creavano un panorama magico e struggente, facendo rivolgere con il naso all'insù tutti i presenti.
«Ragazzi, che ne dite, facciamo vedere a questi qui un vero spettacolo pirotecnico?!» domandò retorico Goten rivolgendo un braccio verso il cielo, osservando i visi consenzienti di tutti i saiyan i quali portarono le mani aperte verso l'alto iniziando a sparare lampi di luce ed energia colorata verso il cielo. Tutti i presenti si unirono al gioco, ridendo di gusto alla vista dello spettacolo creato dalle loro mani.
I terrestri dalla città rimasero affascinati da quello strabiliante gioco di luci proveniente dalla campagna, chiedendosi chi mai potesse averlo realizzato.
«Guarda mamma! Quelli della campagna sono molto più meglio con gli spettacoli» urlò una bimba di circa quattro anni tirando la gonna della madre, estasiata.
 
 
Lo spettacolo durò per parecchi minuti, accompagnato dai brindisi e dai festeggiamenti. 
Il cielo illuminato da mille colori rifletteva sulle iridi scure di Eva, la quale si era appena appoggiata alla piccola fontana ricoperta di neve della casa. I suoi occhi, i suoi grandi occhi erano dilatati, impauriti. Le mani tremanti, le orecchie ovattate. Le risa dei suoi amici sembravano solo un tetro rimbombo. La neve sulla fontana si sciolse impotente sotto le sue piccole mani ardenti ed affusolate. Una goccia di sudore cadde dalla sua fronte appoggiandosi al terreno, un rumore impercettibile giunse alle orecchie del principe dei saiyan che stava guardando il cielo poco più in là, facendolo girare di scatto. Il suo viso stranamente allegro si spense in una smorfia di terrore.
«Eva! Che ti succede?» urlò Vegeta scattando verso la ragazza accasciata sulla fontana. 
«Il bambino. Aiutami...» sussurrò la ragazza con un filo di voce allo stremo delle forze, cadendo tra le braccia del saiyan.
«Kaarot!» gridò con voce tuonante Vegeta, chiamando accanto a sè l'amico in grado di teletrasportarsi. 
«O santo cielo! La mia sorellina!» disse Bra eccitata avvicinandosi al padre insieme a Trunks, facendosi teletrasportare direttamente all'ospedale insieme alla famiglia, lasciando gli altri invitati sbigottiti.


Il pronto soccorso richiamò alla mente di Vegeta e dei figli ricordi spaventosi, ricordi orribili di nove mesi prima. Potevano ancora sentirne il dolore, la paura, lo strazio. 
Il principe cercò di non far caso alle sensazioni tetre e portò in braccio Eva fino al bancone del pronto soccorso, poggiandola sulla barella indicata dagli infermieri.
«C'è qualcosa che non va, è svenuta!» gridò Vegeta in preda al panico prendendo per il colletto un medico. 
«Tranquillo signore. Adesso la portiamo subito in sala parto e vediamo cosa c'è che non va. Lei è il padre?»
«Io sono il fidanzato, emerito imbecille!» ringhiò Vegeta, sotto gli occhi allibiti del medico, dei figli e di Goku i quali scoppiarono a ridere.
«Intendevo del bambino, signore» rispose il dottore con le mani in preghiera impaurito dalla reazione dell'uomo di fronte a lui.
«Ah, ehm, certo! Ovvio! Muoviti e fai qualcosa, terrestre!» urlò il principe correndo dietro all'équipe di infermieri, i quali stavano trasportando la barella. 
 
 
La sala parto era bianca, bianca come la neve fuori dalla finestra. I medici e gli infermieri si muovevano veloci all'interno della stanza, attaccando Eva a diversi macchinari dall'aspetto inquietante. Vegeta si guardava intorno disorientato, i primi due figli erano nati in casa e del primo non aveva nemmeno assistito al parto, quell'ambiente risultava al saiyan piuttosto strano. Urla di dottori si susseguirono a movimenti irrequieti delle ostetriche.
«Che cosa sta succedendo?» chiese Vegeta non preso però in considerazione. Decise dunque di sprigionare tutto il fiato in gola «qualcuno sa spiegarmi cosa diamine sta succedendo!?»
Un medico si avvicinò impaurito al saiyan, rassicurandolo «va tutto bene, signore. La pressione sanguigna è un po' bassa, per questo è svenuta» il viso del principe diventò all'improvviso più sereno «si riprenderà tra pochi minuti. Appena si sveglierà procederemo con il parto cesareo»
«No! Tu non hai idea della forza di quella donna. Lei ha detto che partorirà normalmente»
«Signore, è appena svenuta, non ce la farà a...»
Un urlo fece rabbrividire i presenti nella sala, compreso Vegeta. Ricordò perfettamente le urla strazianti di Bulma alla nascita di Bra, compresi gli insulti e le accuse (-vigliacco, codardo, sei tu che mi hai fatto questo, è colpa tua-). 
Il principe si avvicinò prepotentemente ad Eva, la quale sembrò subito rassicurata nel vedere il proprio compagno al suo fianco.
«Devo ammetterlo: un po' mi sono preoccupato» sussurrò Vegeta tentando di nascondere completamente la sua ansia. Eva sorrise rassicurandolo, nonostante la sua pelle già piuttosto chiara fosse diventata dello stesso colore delle pareti.
«Il piccoletto mi ha fatto uno scherzo, mi ha colta di sorpresa, per questo sono stata male»
«Ti fa male quel coso?» chiese il principe inarcando un sopracciglio.
«Diciamo che ho passato momenti migliori» commentò Eva inarcando la schiena per una contrazione, continuando dopo un sospiro «c'è da dire che dopo aver combattuto nemici come il malvagio Goku, nostro figlio sarà uno scherzo!»
 
«Bene, Evangeline, ora procediamo con l'anestesia locale» disse il dottore avvicinandosi con una siringa. 
«Non ci pensi nemmeno! Io questo bambino lo partorisco a modo mio!» urlò Eva in preda ad un altra contrazione. I medici, nonostante fossero sbalorditi e non abituati ad una tenacia simile, acconsentirono a procedere con il parto naturale.
Vegeta, forse più agitato della saiyan, si dovette sedere per tenerle la mano. Non aveva la minima idea della reazione che lei avrebbe avuto, non poteva immaginare come fosse l'esperienza del parto per una saiyan. 
Le contrazioni si fecero sempre più intense ed Eva si contorceva dal dolore rivolgendo però sempre un sorriso abbozzato al compagno per non farlo preoccupare. 
«Evangeline, ora alla prossima contrazione cerca di spingere più che puoi, ci siamo quasi» balbettò l'ostetrica piuttosto sorpresa dal comportamento pacato della donna.
La contrazione arrivò dopo pochi secondi ed Eva cerco di spingere il più possibile urlando di dolore. La dottoressa si tirò indietro impaurita nel vedere che la ragazza era diventata completamente bionda circondata da un alone dorato. Anche Vegeta rimase strabiliato dalla trasformazione in super saiyan in quella circostanza così poco inusuale.
Ci vollero solo pochi secondi, poi un piccolo strillo seguito da un pianto ininterrotto.
«Wow» susurrò Vegeta guardando quel piccolo essere venire finalmente al mondo, volgendo poi uno sguardo esterrefatto alla compagna, la quale lentamente regrediva allo stato originale. Gli occhi di entrambi si illuminarono di gioia. 
«Congratulazioni signori, è un bellissimo maschietto» si complimentò l'ostetrica mettendo il piccino in grembo alla madre, mentre Vegeta assunse un' espressione a dir poco estasiata, una di quelle che mai ci si apetterebbe di vedere sul viso del principe dei saiyan.
Non l'avrebbe mai ammesso che desiderava proprio un maschietto. 

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Capitolo 25
*** Il nuovo saiyan ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 25 - IL NUOVO SAIYAN


«Prendilo in braccio» sussurrò Eva adagiando il piccolo tra le braccia del padre, il quale si irrigidì impacciatamente nel prendere quell'esserino che sembrava così indifeso.
Quel piccino era pieno di capelli. Capelli neri dai riflessi caldi, quasi rossi, lunghi però come quelli di Radish. Quel dettaglio fece rabbrividire Vegeta, il quale però cancellò subito dalla mente l'immagine del padre di Eva.
«E' minuscolo» commentò il saiyan appoggiando il dito nella manina del piccolo, il quale strinse forte l'indice del padre, il quale rimase strabiliato «ma è già forte!»
«Beh, è per tre quarti un saiyan» rispose la madre prendendo tra le mani la codina del figlio. 
«Accidenti, hai ragione: tecnicamente ha più sangue saiyan di te. Tre quarti di saiyan, chissà che poteri avrà..»
Vegeta rimase per parecchi minuti con il piccolo in braccio, divertendosi a misurare la sua forza. Il bimbo dimostrò subito di chi fosse figlio, tirando codate alla povera ostetrica intenta a pulirgli il faccino e avvolgerlo in una coperta. 
«Owen...» mormorò Vegeta fissando il bambino tenendolo a pochi centimetri dal viso, ricordando una scena vissuta in precedenza.
La felicità.
La felicità finalmente invadeva anche i suoi occhi, anche se faticava così tanto ad esternarla.
«Come dici?» domandò Eva inarcando un sopracciglio.
«Chiamiamolo Owen!» ripetè il principe guardando negli occhi la compagna e, dopo essersi guardato intorno per assicurarsi che nessuno li stesse guardando, avvicinò una mano alla sua guancia, carezzandola dolcemente.
Ella non era mai stata così felice.

 
«La cosa più divertente è stata la faccia dell'ostetrica quando ha notato la coda del bimbo!» ridacchiò Eva appoggiata allo schienale della brandina ospedaliera, rivolta agli amici nella propria stanza.
«Perché ti sei persa quando Vegeta alla domanda - lei è il padre?- ha risposto -io sono il fidanzato, emerito imbecille-» rispose Goku imitando la voce del principe alla perfezione, il quale si sentì preso in causa diventando dello stesso colore dei capelli di Eva.
«Kaaroth avrei voluto vederti alla nascita dei tuoi marmocchi sgorbi» urlò il principe enfatizzando l'ultima parola. 
Bra nel frattempo vagava per la stanza con il braccio il piccolo Owen, il quale sembrava dormire beatamente «tu avresti dovuto essere femmina, ma sei talmente bello che mi piaci anche così! Diventerai un modello»
«Alla fine avevo ragione io, finalmente un fratello» canzonò Trunks con gli occhi brillanti.
«Cosa vorresti insinuare?» gridò Bra indispettita, continuando poi a battibeccare con il fratello come di consuetudine. 
Per evitare che Owen restasse in mezzo alla lite dei fratelli Goku prese in braccio il piccolo, sollevandolo in aria ridendo «Ciao Owen! Cuccicuccicu!»
«Guarda che è un bambino, non un ritardato» grugnì Vegeta riprendendo il figlioletto, rivolgendogli poi la parola indicando Goku «piccolo combattente, inizierò ad allenarti da subito e quello lì sarà la tua prima vittima, ricorda queste parole» 
Fragorose risate echeggiarono nella piccola stanza, rendendo ulteriormente di buon umore tutti i presenti.
Una volta rimasti soli, Eva e Vegeta si sdraiarono sul lettino, osservando il piccolo mangiare. Appena finita la pappa il piccino aprì gli occhi, due grandi occhi scuri tipici dei saiyan. 
«Ti somiglia» commentò il principe rivolto alla madre.
«Ma l'espressione è la tua. Vedi? I miei occhi saranno pur tenebrosi, ma di certo non così tanto. Questa è la tua tipica posa da misterioso!» rispose Eva toccando il nasino dei piccolo accorgendosi delle piccole lentiggini su di esso. 
Il bambino si mise presto a dormire tra le braccia della madre, la quale lo adagiò lentamente nella piccola culla. 
 
 
I giorni passarono velocemente, la famiglia tornò finalmente a casa per godersi la pace e la quiete familiare. Eva aveva finalmente rispreso ad allenarsi e finalmente Vegeta riuscì a misurare a pieno la forza della compagna. In lei c'era qualcosa di profondamente misterioso, il suo modo di combattere era così affascinante e potente da quasi mettere in difficoltà il principe.
Era trascorso quasi un mese dalla nascita di Owen. La stanzetta allestita appositamente per il neonato era di un colore azzurro marino, simile a quella in cui dormiva Trunks da bambino. Il piccolo saiyan era estremamente quieto e, per la felicità dei genitori e della sorellastra, non piangeva quasi mai. L'unico problema erano gli innumerevoli ciucci disintegrati tra le piccole ma fortissime mani del bebè. 
«Tutto suo padre» commentò una sera Eva quando, con un espressione a dir poco arrabbiata in viso, Owen distrusse il carillon sopra alla culla.
«Mi pare che nemmeno tu sia molto docile» ribattè Vegeta prendendo in braccio la saiyan e trascinandola in camera da letto. 
Dolcemente la fece stendere sulle lenzuola, mordicchiandole poi i lobi delle orecchie. 
«Adesso ti faccio vedere io quanto posso essere poco docile» sussurrò Eva mettendosi a cavalcioni strappando la tuta di dosso al principe, eccitato a tal punto da non poter resistere dal compiere lo stesso gesto. 
Felici e finalmente sereni fecero l'amore più volte quella notte, nessuno avrebbe potuto portar via la loro felicità. Nessuno, se non fosse per...

 
Un rumore fece destare Eva di scatto, insospettendola. Aveva come l'impressione che la terra avesse tremato per qualche secondo.
«Vegeta» sussurrò la saiyan passandosi una mano tra i capelli. Il principe non rispose, ma si rigirò nel letto borbottando qualcosa di poco chiaro «Vegeta!» ripetè Eva tirandogli una gomitata.
«Vai tu...» grugnì il saiyan pensando che il bebè avesse bisogno.
«Non si tratta di questo, ho sentito un rumore proveniente da fuori» bisbigliò la rossa alzandosi in piedi, guardando il principe sollevare il busto stropicciandosi gli occhi. 
«Che stai dicendo?»
«E' quello che ho sentito, era come se...» il discorso fu interrotto da fortissimo rumore di vestri infranti proveniente dalla camera accanto. Entrambi scattarono veloci verso la camera del figlio seguiti poi da Bra.
Quello si presentò davanti ai loro occhi li fece inorridire.

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Capitolo 26
*** Rapimento ***


THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 26 - RAPIMENTO
 

«Owen, no! Lascialo andare, brutto mostro!» gridò Eva lanciando subito una sfera di energia in direzione della culla.
Junior, il namecciano divenuto cattivo nel regno degli inferi a causa del malvagio drago Shenron, aveva appena preso per la coda il piccolo saiyan, tenendolo come un trofeo accanto a sè, schivando il colpo della madre che finì per distruggere l'armadio. Con un rapidissimo scatto il namecciano volò fuori dalla finestra inseguito dai tre saiyan.
«Maledetto! Lascia andare mio figlio!» urlò Vegeta continuando a scagliare sfere di energia dalle mani contornate da un' aura dorata. In men che non si dica, però, il namecciano sparì nello stesso fascio di luce che l'aveva inghiottito pochi mesi prima, facendo tremare la terra. 
«Nooo! Owen! Owen!» gridò Eva raggiungendo la luce purtroppo in ritardo, scoppiando in lacrime raggiunta pochi istanti dopo da Vegeta. Il buio della notte li avvolse nuovamente. La donna dai capelli rossi si illuminò di luce bianco-dorata, sprigionando una quantità di energia al dì fuori di ogni immaginazione, spazzando via anche il compagno, il quale fece fatica a rimanerle accanto. 
«Cosa gli hai fatto? Vigliacco, fatti vedere! E' solo un bambino, maledizione!» urlò Bra tirando pugni all'aria, sconvolta, raggiunta poi dalla famiglia Son teletrasportatasi al completo.
«Cosa diamine è successo? Ho sentito una forte aura negativa» chiese Goku vedendo la disperazione negli occhi degli amici.
«Quel muso verde! Quel bastardo ha rapito mio figlio ed è sparito!» balbettò Vegeta in preda agli spasmi, trasformandosi in super saiyan di terzo livello gridando disperato.
Una risata spaventosa rimbombò nell'aria forte come un tuono, facendo rabbrividire i combattenti. 
«Siete stati molto bravi, saiyan, a farci questo bel regalino!» disse Shenron continuando a ridere malvagiamente.
«Dove sei, schifoso verme troppo cresciuto?!» tuonò Vegeta stringendo i pugni «riportalo qui!»
«Temo di non poterti accontentare, lo scimmiotto rimane qui con me»
«Non fargli del male, codardo! Vieni qui e combatti, non prendertela con un bambino indifeso!» ringhiò Eva asciugandosi le lacrime più rabbiosa che mai, trattenendo a stento la propria forza e la propria aura.
«Del male? No, sciocca! Non l'avete ancora capito!? Questo piccolo sgorbio rimane con noi, lo renderò il guerriero più forte dell'universo, con l'aiuto dei miei collaboratori degli inferi imparerà tutte le mosse dei vostri precedenti nemici ed entro pochi anni finalmente riuscirò a conquistare l'universo» spiegò il drago malvagio in preda ad una sadica risata. 
Gli occhi di tutti si sbarrarono e i combattenti si guardarono in preda al terrore e lo sconforto. Vegeta tremò di dolore, come se fosse appena stato trafitto da una lama ardente.
«Perché lui? Perchè mio figlio?!»
«Semplice, Evangeline. Punto primo: rapire un bambino e addestrarlo è molto, molto più semplice e conveniente che convincere un adulto a collaborare. Punto secondo: lui sarà senza dubbio un combattente perfetto. Il sangue saiyan scorre nelle sue vene, fatta ad eccezione che una modificazione di DNA terrestre. Chissà quali straordinari poteri avrà..»
«Maledetto! Mi fai schifo! Sei orribile» gridò Eva, sprigionando un energia tale da creare gigantesche onde nel mare sottostante. Tutto il mondo sembrava essere attratto dalla forza emanata dalla saiyan, la quale illuminò il buio della notte come una meteora bianca infuocata.
Vegeta continuò a scagliare onde di energia verso il cielo, immerso nella disperazione più totale. 
Suo figlio. 
Il figlio che aveva donato lui speranza, una nuova vita, una nuova ragione per migliorarsi. Proprio come quel bambino sulla spiaggia pochi mesi prima, si era sentito nuovamente sereno e in pace con sè stesso. Aveva ritrovato l'affetto, l'appoggio dei suoi figli. Era riuscito a formare una nuova famiglia.
Le sue speranze e tutti i suoi sogni erano andati nuovamente in fumo, come poco più di un anno prima. Tutta la sua vita, sin da quando non era altro che un bambino, sembrava doversi risolvere sempre nella tristezza, nella solitudine, nella disperazione. 
«Non può succedere di nuovo» gridò il principe verso il cielo «io sono cambiato!»
Un tuono di disperazione rimbombò stanco nel buio della notte.
 

 
Poche ore dopo tutti i combattenti giacevano stremati sul divano bianco della casa del principe, in silenzio. Alcuni con le braccia incrociate, alcuni con la testa tra le mani e altri semplicemente appoggiati allo schienale alla ricerca disperata di una soluzione.
«Come stai, Vegeta?» domandò Goku rivolto al saiyan appoggiato con la fronte alla finestra.
«Una meraviglia, idiota. Come vuoi che stia?!»
«Già, domanda senza senso. Vedrai che una soluzione si trova»
«Quale, Kaarot? Quale soluzione? Non esiste!»
«Bisogna solo andare al regno degli inferi e riprendere Owen»
Eva scattò dal divano prendendo per il colletto lo zio, ringhiandogli contro «ah, certo! Come se fosse una semplice gita in campagna!»
Goku spaventato si divincolò, ricandendo sulle gambe di Crilin, il quale urlò di dolore. La saiyan respirò forte, come per tentar di reprimere l'istinto di far saltare in aria la casa.
Il dolore era straziante: suo figlio, il suo piccolo Owen era stato rapito dal peggiore dei nemici e sarebbe stato condannato ad un esistenza di terrore, di morte e distruzione. Non avrebbe conosciuto la pace e la meraviglia dell'amore materno, non avrebbe mai appreso gli insegnamenti e l'orgoglio di un padre, mai avrebbe potuto trovar conforto e allegria nelle braccia dei suoi fratelli.
Vegeta abbassò lo sguardo al terreno, serrando la mandibola e stringendo in pugni. Avrebbe dato qualsiasi cosa, persino la sua stessa vita per riportare indietro Owen. 
D'un tratto Vegeta sbarrò gli occhi, come se un bagliore l'avesse appena risvegliato da un coma profondo. Un'idea, un'intuizione malsana gli attaversò la mente riaccendendo in lui l'ardore combattivo. Immediatamente si avvicinò a Goku, sollevandolo dalla poltrona. Ci mise qualche secondo a parlare, il tremore delle sue mani era percepibile a breve distanza. Quello che seguì fu una delle richieste più impensabili e dolorose che il principe dei saiyan avesse mai fatto. 
«Uccidimi, Kaarot»

Tutti i combattenti si alzarono di scatto dal divano, urlando all'unisono di dare spiegazioni immediatamente.
«Ho mietuto parecchie vittime innocenti in passato e questa cosa non si cancella. Il cambiamento che ho fatto non potrà comunque redimermi da questi peccati. Uccidimi, andrò personalmente al regno degli inferi a riprendere mio figlio!» continuò Vegeta serrando un pugno.
Eva si avvicinò velocemente aprendosi un varco tra gli altri combattenti, spintonando poi il saiyan con una violenza inaudita.
«Cosa stai dicendo, pazzoide! Come puoi pensare di farmi questo, ora!» gridò la saiyan scoppiando in lacrime, trattenuta da Bra, la quale iniziò a urlare a sua volta.
«Non puoi abbandonarci papà!»
«Calmi! Silenzio!» strillò Goku emanando energia con tutta la sua forza «Vegeta, non dire sciocchezze. Sarebbe un sacrificio inutile! Non si può uscire dal regno degli inferi. Non riusciresti a riportare Owen qui! Rimarreste bloccati!»
«Possiamo creare un varco e farlo uscire! Dende può rispondere da questa parte, come abbiamo fatto quando sei andato tu nel regno degli inferi» ribattè Vegeta, avvicinandosi nuovamente agli amici.
«Non riusciresti, Owen non è autonomo, non riuscirebbe a uscire da solo»
Il silenzio calò nella stanza, come il gelo invernale fuori dalla grande casa. Il suono delle onde echeggiò per qualche secondo nelle orecchie dei combattenti, racchiusi nel dolore e nei pensieri. Le lancette dell'orologio scorrevano indomabili senza sosta ma il silenzio venne rotto da Trunks, il quale si rivolse a Goku.
«Si può creare un varco con il regno degli inferi?»
«Mi spiace, Dende non può più creare un varco, non c'è più Junior dall'altra parte, o meglio non è più dei nostri. Ricordati che negli inferi non abbiamo alleati!»
La parola "alleati" risuonò prorompente nella mente di Eva, riempiendo il suo cuore di ulteriore ansia e terrore. Lentamente si lasciò guidare dalle gambe incontrollabili verso lo zio, guardandolo fisso negli occhi scuri.
«Una persona ci sarebbe»

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Capitolo 27
*** Il regno degli inferi ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 27 - IL REGNO DEGLI INFERI


«Non puoi sperarci, Eva. Sai bene che non lo farà mai! E' un animale di prima categoria, non ha sentimenti!» sentenziò Goku dispiaciuto e allo stesso tempo arrabbiato. Aveva già perfettamente capito a chi alludesse sua nipote ed era ben certo che sarebbe stato un buco nell'acqua. 
«Anche Vegeta lo era. Anche Vegeta era l'essere più spietato dell'universo! Mi hai detto tu che anche il peggiore dei mostri può cambiare!»
«Lo so, Eva. Ma il cambiamento non deriva solo dall'interno. Ci deve essere qualcuno che ti sprona a cambiare!»
«Quel qualcuno non può essere altri che io!» insistette Eva, stringendo i pugni «non l'ho mai perdonato, non lo perdonerò mai per quello che ha fatto. Ma è pur sempre colui che mi ha dato la vita, io son pur sempre sua figlia. Non avrei mai pensato di dirlo, ma è così! Ho già in mente come e cosa dirgli»
«Non ci sperare, Eva. Quel verme schifoso non ti darà retta» si intromise Vegeta sbattendo i pugni sul tavolo, una piccola ruga increspò la fronte ambrata «ma tentar non nuoce e soprattutto non abbiamo idee migliori. Kaarot! Mettici in contatto con il regno degli inferi» 
 
 
«Radish? Ma sei impazzito, Goku?!» echeggiò una voce celestiale proveniente da un pianeta lontano, entrando nelle orecchie dei combattenti come una ventata d'aria fresca.
Il palazzo del Supremo era illuminato di luce bianca e risplendeva nel cielo buio della notte sopra le nuvole, proprio vicino alle stelle. Eva, la quale non era mai stata in quell'affascinante posto, si guardò in giro spaesata e ammaliata nel contempo.
«Credimi, Re Kaio, è per una questione importantissima»
«So bene quello che sta succedendo, ma quello è un saiyan della peggior specie. Certo, se dite che c'è qualche possibilità, fate pure. Mi metto subito in contatto con lui»
L'attesa si fece snervante, i minuti passarono incalcolabili. La voce lontana di Re Kaio stava chiaramente discutendo con il saiyan al regno degli inferi, tentando di convincerlo a parlare. Vegeta osservò meglio Eva e si accorse che era nervosa più che mai. I capelli rossi davanti al suo viso si scostarono con una folata di vento gelido, lasciando il viso libero e illuminato dalle luci del palazzo. Nel dolore era comunque una donna meravigliosa, una combattente e una stratega con un sacco di coraggio.
«Evangeline, puoi parlare, ho aperto un contatto tra il palazzo e il regno degli inferi. Buona fortuna, ce ne vorrà tanta» dichiarò Re Kaio, lontano.
Con un fremito le mani di Eva si chiusero in un pugni serrati e, con un passo incerto in avanti, si schiarì la voce inspirando poi profondamente.
«Radish» chiamò la saiyan con tono fermo e deciso.
Una voce scura e penetrante si fece sentire vicina, e Gohan si mise a tremare. Ricordò perfettamente il primo scontro della sua intera esistenza: era solo un bambino e quel vile di un saiyan lo aveva rapito, minacciato e trattato come un'arma da combattimento. Come dimenticare quella voce, come dimenticare quegli occhi neri e quelle mani nodose che lo sottrassero dalle braccia del padre. Erano passati quasi quarant'anni da quel giorno. 
«Cosa vuoi? Chi sei?» chiese il saiyan dagli inferi.
«Sono Eva»
«Eva?» Radish ridacchiò malvagiamente, calmandosi poco dopo «mi domandavo se avrei mai avuto occasione di parlare con te. Ho sentito molte cose sul tuo conto, mezza saiyan!»
La ragazza liberò la sua energia, circondandosi di luce dorata lasciandosi osservare dai suoi compagni, nessuno si sarebbe aspettato di vederla aumentare l'aura così improvvisamente. 
«Senti questa energia, Radish? La senti? Ti sembro una semplice mezza saiyan?»
«Ma brava, ragazza. Sembri in gamba, si vede che sei anche figlia mia e non solo di quell'insulsa terrestre. Ora dimmi, cosa vuoi?»
«Voglio incontrarti! Voglio combattere con te!» rispose Eva ringhiando, non riuscendo a trattenere tutto il nervoso che fremeva nel suo corpo.
«Temo che non sia possibile, sai, il tuo adorato zietto e il suo amico verde che vaga da queste parti hanno pensato bene di farmi fuori»
«Sarò io a venire da te, devi solo creare un varco con il Supremo!»
«E cosa ti dice che io abbia voglia di farlo?»
«Me lo devi, fallo per orgoglio saiyan! Non si rifiuta mai un combattimento, te lo devo insegnare io?»
Il malvagio saiyan riflettè per parecchi minuti sulla proposta della figlia ma, inaspettatamente, decise di assecondarla autorizzandola a farsi strada nel regno degli inferi, con gioia e stupore da parte di tutti i combattenti.
Dende si mise subito in contatto con Radish, spiegando cosa avrebbe dovuto fare per creare un varco; i secondi che separavano l'incontro tra il padre e la figlia risultarono snervanti e pieni di terrore. Dopo il conto alla rovescia Dende aprì le mani verso il cielo, liberando una forte quantità di energia e lo stesso fece Radish dall'altra parte, ma ci vollero parecchi tentativi prima che i due riuscissero ad instaurare un contatto. 
«Allarga le braccia ora! Così riusciamo a farla passare! Non provare a venir qui, il contatto si interromperebbe e non riusciresti ugualmente a uscire dagli inferi» urlò Dende affaticato vedendo varco ampliarsi piano piano «Ora, Eva! Muoviti!»
«Eva, stai attenta» si raccomandrò Goku spingendola dolcemente verso l'oscuro passaggio; prima che questo potesse chiudersi Vegeta, con un abile balzo, scattò anch'egli dall'altra parte, raggiungendo la compagna nel regno degli inferi.
 

L'aria era tetra e nefasta, priva di qualsiasi sentimento positivo. Radish, esausto, lasciò cadere le braccia verso il pavimento, chiudendo per sempre il passaggio con la terra. Gli occhi di Eva ci misero pochi secondi a incrociare quelli del padre, il quale ebbe un piccolo sussulto. Erano identici: la medesima espressione era scritta nel viso di entrambi i saiyan. 
«Evangeline, la mezza terrestre! Non pensavo che tu potessi essere così simile e noi saiyan, così simile a me» commentò Radish facendo un passo verso di lei «Vegeta, che bella sorpresa. Qual buon vento ti porta di nuovo qui?»
«Zitto, idiota. Se non fosse per pura necessità non mi sarei mai fatto vivo da te ancora per molti anni» tagliò corto il principe guardandolo sottecchi.
«Veniamo al dunque. Non siamo qui per combattere» dichiarò Eva avvicinandosi al padre, guardandolo negli occhi da più vicino. Un senso di ribrezzo attraversò lo stomaco della saiyan, la quale ebbe improvvisamente voglia di ucciderlo. Peccato che fosse già trapassato. 
«Cosa? Che stai dicendo, mezza saiyan!? Hai detto che avresti voluto sfidarmi! Mi hai ingannato?»
Immediatamente la ragazza e Vegeta si trasformarono in super saiyan illuminandosi di luce color oro, proprio come i capelli di entrambi. Radish fece un passo indietro terrorizzato e ammutolito dalla scena che si presentò davanti ai suoi occhi.
«Come vedi, la nostra potenza è nettamente superiore alla tua. Ci metteremmo meno di dieci secondi a farti fuori. Siamo qui perchè necessitiamo della tua collaborazione»
«Sciocchi, se sperate che vi aiuti siete fuori strada! E vi ricordo che se mi annientate io qui mi posso rigenerare» rispose sadico il saiyan, sorridendo poi meschinamente. 
«Brutto verme io ti...» Vegeta si avvicinò pericolosamente al defunto saiyan prendendolo per il collo.
«Fermo, Vegeta, lascialo andare» gridò Eva prendendo il compagno per una spalla «Radish, sappi che in tutti questi anni ho provato un odio irrefrenabile verso di te. Ma ho capito che ogni persona può cambiare. Devi solamente volerlo, aiutaci. Aiutami»
«Cosa me ne viene ad aiutarti? Non mi interessa affatto!»
«Potresti riscattarti. Potresti ottenere il mio perdono» dichiarò Eva avvicinandosi al padre «così facendo compiresti una buona azione e potresti guadagnarti una buona posizione del regno degli inferi, magari addirittura avvicinarti alla redenzione.
Gli occhi di Radish si strinsero come due fessure, fissando la figlia confuso. La proposta era allettante per lui: non sarebbe più stato destinato a rimanere in quel posto orripilante per tutta l'eternità. Del perdono della figlia non se ne sarebbe fatto niente, ma sarebbe stato un modo per andare in un posto migliore.
Una piccola ruga segnò il volto del meschino saiyan, seguita poi da un sorriso malefico «cosa dovrei fare?»
Gli occhi Eva si illuminarono di gioia voltandosi verso il compagno, il quale sogghignò a sua volta.
«Non lo faccio per te, sciocca. Lo faccio solo per me stesso» continuò con voce sadica Radish. 
«Non si tratta di me. Si tratta.. di tuo nipote. Nostro figlio!» dichiarò la rossa, tornando velocemente allo stadio naturale. Gli occhi del padre si spalancarono, così come la sua bocca.
«Sono nonno!? Io sono troppo giovane per essere nonno! E poi tu e lui? Che ci fate tu e lui? E' vecchio! Vegeta, tu e una mezza terrestre?»
«Smettila di blaterare, arrogante che non sei altro. Piuttosto, tu devi dirci dove si trova!» urlò Vegeta agitando le braccia in aria per interrompere le sciocche domande del saiyan di fronte a lui. Si ricordava perfettamente di quanto fosse terribilmente inutile e irritante da vivo, per lui. Lo aveva spedito sulla terra da solo pur di starsene per un po' di tempo in santa pace.
«Cosa vuoi che ne sappia io? Non sapevo nemmeno della sua esistenza!»
«Sai bene che Shenron e il muso verde sono qui nel regno degli inferi per reclutare persone malvagie in modo da conquistare l'universo. Hanno rapito Owen e noi vogliamo riprendercelo. Devi dirci dove sono e poi creare un passaggio come prima per farci tornare sulla terra» spiegò Eva con il sorriso sulle labbra. 
«Ah, la fai facile, sciocca! E ti aspetti che quei due stiano a guardare mentre ti riprendi il tuo marmocchio?» ironizzò Radish incrociando le braccia al petto, così facendo anche la sua coda si attorcigliò intorno alla vita.
Una risata simile a quella del padre uscì dalle labbra di Eva, facendo inarcare un sopracciglio sia a Radish che a Vegeta «li sconfiggeremo una volta per tutte, naturalmente»
«Come speri di farcela? Non sei abbastanza forte!» disse l'uomo dai capelli lunghi, sempre più confuso.
«E' vero, non possiamo batterli. Sono più forti di noi» commentò Vegeta stringendo i pugni, ammettendo la propria debolezza.
«Errore» anticipò Eva alzando un dito «Il muso verde non è un problema, se riusciamo a batterlo Junior tornerà ad essere buono, inoltre potremmo farlo tornare sulla terra con noi!»
«E come hai intenzione di sconfiggere quel drago? E' enorme ed è senza dubbio potentissimo»
«Semplice» un' altra folle risata echeggiò nel regno degli inferi «ho una sorpresa in serbo per lui!».


 


ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio a tutti!
Siamo giunti alla fine di questa storia, manca solo un capitolo al gran finale. 
Cosa succederà ai nostri protagonisti? Riusciranno a uscire vivi dal regno degli inferi oppure sarà necessario lasciare indietro qualcuno? Owen tornerà tra le braccia della madre? Radish sarà davvero in grado di compiere una buona azione? 
Tutte le risposte a queste domande le troverete nell'ultimo capitolo, che verrà pubblicato settimana prossima.
Voglio ringraziarvi immensamente per aver seguito la mia storia, che purtroppo giungerà al termine! Ma non temete, ho già iniziato a scrivere un nuovo racconto chiamato "Game of Ages" e molti capitoli sono già pronti per essere pubblicati. Se avete voglia dategli un'occhiata: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3651360&i=1
A prestissimo con l'epilogo di "The Newborn Saiyan"!
Eevaa

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Capitolo 28
*** Che la fine abbia inizio ***



THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 28 - CHE LA FINE ABBIA INIZIO


 

Il silenzio calò improvvisamente nel regno degli inferi, nell'aria si udivano solo le urla lontane e strazianti dei deceduti. 
I due saiyan camminavano l'uno a fianco all'altra velocemente, cercando il luogo indicato da Radish, rimasto nello spiazzo dell'incontro pronto a riaprire il varco, o almeno così speravano. 
Una luce fievole e tremolante si fece spazio nelle iridi dei due combattenti giunti nel punto più profondo e tetro degli inferi. 
«Cosa intendevi dire con la sorpresa?» domandò Vegeta senza voltarsi, il suo sguardo era totalmente catturato dalla luce immersa nell'oscurità.
«Aspetta e vedrai» dichiarò Eva scattando velocemente in avanti verso il lume seguita dal compagno. L'aria maleodorante invase le narici dei due saiyan e il terreno viscido e sudicio sotto ai loro piedi sembrò farsi ancor più viscoso.
Dall'oscurità, tutto d'un tratto, apparvero dei visi noti ai due combattenti: Freezer, Cell, Il drago della prima sfera, Super C17 e tutti i nemici del passato stavano volando a grande velocità verso di loro, sfonderando attacchi micidiali. Probabilmente si trovavano lì per difendere il rifugio del drago Shenron, come dei malvagi buttafuori. 
Ci vollero parecchi minuti per riuscire a fronteggiarli, in quanto molti di loro risultavano molto più potenti rispetto al loro trapasso. Ogni volta che un nemico scompariva nell'oscurità di velluto, ne compariva uno nuovo e sempre più forte. Non sarebbero morti, già infatti lo erano. Scomparivano, semplicemente, per ricomparire in un altro luogo più lontano dove per un po' sarebbero stati immobilizzati. Senza dire una parola, senza nemmeno darsi ordini o consigli, i due combattenti riuscirono a fermare e rendere innocui i nemici, uno dopo l'altro, come le pedine di una grande scacchiera. Baby fu l'ultimo grande ostacolo da superare, prima che i due guerrieri buoni riuscissero a guadagnarsi il via libera verso il nascondiglio.
In fondo, intagliato nell'oscurità, si materializzò l'ingresso di una caverna ancor più buia. Con una leggera incertezza vi ci entrarono, camminando però sempre più veloci, tanto da poter scorgere in lontananza un fievole bagliore.

La luce si fece improvvisamente vicina, alcune candele e un grande lampadario illuminavano un portone dall'aria maestosa: nero, con intagliata la figura di un grosso drago somigliante a quello delle sette sfere. Di certo non si aspettavano di trovarla aperta e così, dopo aver contato fino a tre, i due saiyan sfoderarono dalle loro mani tutta l'energia necessaria per sfondare la barriera. Un rumore assordante fece scardinare la porta, che cadde in avanti devastando parte del pavimento scuro.
Davanti ai loro occhi si presentò un'enorme stanza di luce, occupata per la gran parte da Shenron, il quale rivolse il malvagio sguardo verso i due visitatori. 
Sopra ad una roccia di granito spianata molto simile ad un altare, vi era adagiato il piccolo Owen, infagottato con delle fasce in pelle. Egli iniziò a piangere ininterrottamente, probabilmente spaventato dal trambusto che i genitori avevano appena creato. 
Proprio sotto all'altare di granito nero, vi erano disposte le sette sfere del drago Shenron; esse non erano più luminose come un tempo, avevano assunto un colore grigiastro e brillavano di luce verdognola. 
«Che cosa?! Come avete fatto a raggiungere questo posto?» gridò con voce possente il drago, ringhiando poi ferocemente.
«Siamo venuti a riprenderci nostro figlio, vigliacco!» dichiarò Eva in risposta, facendosi avanti verso il drago. 
«Non ci riuscirete mai, sciocchi! Junior, attacca subito!» ordinato questo, il guerriero namecciano, spuntato fuori da dietro al drago, obbedì ciecamente a ciò che chiese il padrone volando a tutta velocità verso i due combattenti, i quali si trasformarono in super saiyan di secondo e terzo livello rispondendo all'attacco.
«Il tuo muso verde è impotente contro di noi, fatti sotto Shenron!» gridò Eva stringendo i pugni, mentre il compagno metteva momentaneamente sotto torchio il namecciano.
«Contro i miei poteri siete voi impotenti! Siete due illusi!» con un grande boato un terremoto fece tremare la stanza, schiacciando i guerrieri al suolo.
La gravità si fece nettamente superiore alle capacità dei saiyan, impossibilitati dal rialzarsi. Shenron rise sadicamente compiacendosi dei propri poteri.
Eva, con uno scatto si alzò in piedi tremando, cercando di contrastare l'incredibile forza. Camminò a fatica, tentando di contrastare la gravità che l'enorme serprente aveva creato all'interno della stanza. Persino Vegeta e Junior faticavano ad alzarsi dal terreno, ma con grande forza e determinazione il principe dei saiyan riuscì a lanciare un altro attacco che mise definitivamente al tappeto il namecciano. 
«Sei tu che sei un illuso!» con un grido di dolore la saiyan dai capelli rossi si avvicinò alle sfere del drago, tentando di mettere a punto il piano di cui aveva accennato poco prima: le avrebbe distrutte, tutte e sette.
Lanciò una potentissima sfera di energia contro le magiche sfere, la più potente che riuscì ad emanare, creando però soltando un gran polverone. Le schiacciò e le lanciò verso il terreno, ma non accadde nulla. 
«Speravi davvero di potertela cavare con così poco?» ruggì il drago, tentando di colpire con l'immensa coda la saiyan, la quale schivò prontamente l'attacco che però andò a segno contro Vegeta, il quale venne atterrato violentemente e poi stritolato dalla coda stessa.
La risata sadica del drago echeggiò in tutta la stanza, rendendo impossibile la formulazione di qualsiasi pensiero. Il principe dei saiyan iniziò a divincolarsi, non riuscendo però nel suo intento. Gridò.
Urlò così forte di dolore che Eva rabbrividì. Ella tentò di aiutare il compagno ma ogni tentativo fu vano, la mordente presa del drago non accennava a diminuire e, al contrario, si fece sempre più stretta e dolorosa. Le grida di disperate di Vegeta non lasciavano presagire altro che una lacerazione imminente, ogni osso del suo corpo scricchiolava come se si stesse per ridurre in polvere, nonostante la resistenza sovraumana che stava esercitando a quella stretta. Regredì prima allo stadio di super saiyan di secondo livello, poi tornò normale, stremato.
Fu proprio vedendo gli occhi del compagno farsi improvvisamente vuoti e assenti che Eva la sentì: la stessa forza, la stessa sensazione che percepì quando Owen venne portato via; non riuscendo più a trattenersi la sprigionò. Si lasciò irradiare da quella forza immane.
Una scossa elettrica così potente da far spaccare le piastrelle nere del terreno, una luce così intensa e così maestosa si liberò nell'aria accecando temporaneamente il drago. Una luce bianca, bianca come la neve. L'urlo echeggiò nel regno degli inferi forte come un uragano. Tutti i vetri, tutti gli specchi si infransero immediatamente.
«Cosa sta succedendo!?» urlò il drago chiudendo i grandi occhi rossi. 
La luce bianca si attenuò dopo diversi secondi, lasciando i presenti senza parole.

Evangeline non c'era più. 
O meglio, non era più lei. Non era più la stessa Evangeline. I capelli rossi si erano tinti di un bianco argentato, brillanti come diamanti e lunghi fino ai piedi. Gli occhi erano diventati completamente bianchi, emanavano però una luce di tutti i colori dell'arcobaleno. La pelle argentea rifletteva un'aura bianca e accecante. Una strana musica echeggiava nell'aria rendendo la luce quasi celestiale.
«E questa che razza di stregoneria è?» gridò Shenron tirandosi indietro di fronte alla potenza della saiyan.
«Nessuna magia: io sono una super saiyan white!» dichiarò Eva stringendo i pugni, volando minacciosamente vicino all'altare, prendendo poi tra le mani una delle sette sfere, quella con il numero quattro disegnato sulla rotondità. 
«No, ferma!» ordinò il drago scagliandosi contro di lei con il minaccioso muso baffuto. 
Eva non si scompose, ma con un semplicissimo gesto strinse dentro la sua mano la sfera grigia, sgretolandola in mille pezzi. Proprio in quel momento del fumo verde accompagnato da un sibilio si liberò dalla mano della saiyan, la quale sogghignò sadicamente. La corsa del drago frenò immediatamente, seguita poi da un suo urlo disperato, come se egli fosse stato appena trafitto da una spada. Immediatamente la presa su Vegeta si allentò, permettendogli di liberarsi e correre verso l'altare, vicino ad Eva.
Con gli occhi ancora annebbiati dal bagliore e la mente poco lucida, il principe dei saiyan si gettò sull'altare del figlio e, dopo aver strappato via le cinghie in pelle che lo tenevano legato, lo prese in braccio per metterlo al sicuro. Eva, a pochi metri davanti a lui, stava invece prendendo in mano un'altra sfera. 
«No! Non farlo!» brontolò il drago muovendosi molto più lentamente, come se le forze lo stessero pian piano abbandonando.
«Fare cosa? Questo?!» lo sbeffeggiò Eva frantumando nella mano la seconda sfera, facendo così ardere il drago di dolore e bruciore. Si contorse, proprio come una vipera alla quale era stata schiacciata la coda. 
«Dannata saiyaaaan»
Vegeta strinse forte il bimbo a sè, puntandosi con i piedi al terreno per non essere spazzato via dal forte vento che si era creato nella stanza a partire dal drago e per non subire le scariche elettriche prodotte dall'aura di Eva, la quale si era fatta straordinariamente potente. 
Una ad una, tutte le sfere si ruppero come biscotti nelle mani della bianca saiyan. Ogni sfera rotta rappresentava per il drago la perdita del gran parte del potere e, quando finalmente Eva raccolse da terra l'ultima sfera, esso non riusciva quasi più a muoversi.
«Che tu sia maledetta! Che tutti voi siate maledetti, sporchi e infimi combattenti di basso livello! Io vi odioooo!» proclamò con fatica Shenron, ansimando ad ogni pausa e lanciando un ultimo potentissimo urlo di dolore, tentando invano di allungare la coda per attaccare la donna.
«Addio per sempre, mostro!» gridò la saiyan, frantumando la sfera dalle sette stelle proprio in faccia al drago, il quale si distrusse anch'egli in mille pezzi. 
Il fumo bianco inghiottì tutto ciò che era presente nella stanza, come una tormenta di neve. Vegeta chiuse gli occhi, proteggendo con il proprio corpo quello del figlio in fasce. 
Quando la nebbia sparì, sotto gli occhi esterrefatti del principe, Eva era regredita allo stadio originale, ansimando con le mani sul terreno. Una piccola goccia di sudore traboccò dalla sua fronte per morire sul pavimento. 
«Owen!» sussurrò la rossa alzandosi e correndo verso il figlio, il quale sembrò molto entusiasta di scorgere la madre di fronte a sè.
«Da.. da quanto sapevi di poterti trasformare?» chiese Vegeta, ancora esterrefatto e sconvolto, tendendo le braccia per porre il piccolo Owen tra quelle della madre, la quale lo strinse forte a sè sul punto di lacrimare. 
«Ho sentito una forza incredibile dentro di me quando hanno rapito Owen, che però ho tenuto repressa. Ora l'ho sprigionata. Non avrei immaginato che potessi trasformarmi in una cosa del genere. Oh, Owen, ce l'abbiamo fatta!» sussurrò Eva immergendo il viso nei capelli del piccolo saiyan, il quale si lasciò andare in una risata contagiosa. Persino Vegeta, quel burbero principe, non riuscì a nascondere la felicità che provava in quel momento, stringendo tra le braccia la compagna e il figlio.
«E' finita, torniamo a casa» dichiarò il saiyan volgendo poi lo sguardo poco più in là.
Junior, dall'altra parte della stanza, si era finalmente separato da Al Satan ed osservava la scena curioso. Egli dichiarò di ricordarsi ogni avvenimento e ogni gesto eseguito ma che, proprio Goku, non riusciva a rispondere delle proprie azioni. Dopo essersi scusato per i disagi creati, accompagnò la famiglia fuori dalla caverna. 
«Buone notizie, visto che non sei morto ma eri solo imprigionato qui, tu tornerai sulla terra con noi. Abbiamo convinto Radish a collaborare!» gli riferì Eva raggiante tenendo in braccio il piccolo, raggiungendo poi il luogo in cui erano arrivati oltrepassando il varco.


Radish li attendeva con le braccia conserte, appoggiato ad un muro con la coda libera nell'aria, come se nulla fosse successo. Probabilmente non si era nemmeno accorto di nulla, o semplicemente non gli importava un bel niente di quel che era accaduto pochi istanti prima.
«Sei pronto?» domandò Eva incoraggiando il padre a creare il varco.
«Chi mi garantisce che avrò la possibilità di uscire da questo girone?» domandò il defunto saiyan guardando la figlia sottecchi.
«Metteremo noi una buona parola con Re Yammer. Sappiamo essere molto persuasivi!» rispose Eva sorridendo, mostrando poi il figlio a Radish «questo è tuo nipote»
«E' orrendo come il padre. Per fortuna un po' assomiglia anche a me. Può diventare un ottimo guerriero» commentò sarcasticamente il saiyan osservato dai combattenti, i quali rimasero impassibili ma sotto sotto divertiti.
«Senti chi parla» sussurrò Vegeta tra sè e sè, non riuscendo ad incassare del tutto l'offesa dell'ex complice. 
Passarono parecchi secondi prima di riuscire di prendere contatto con la terra, dopo i quali Dende e Radish alzarono le mani verso l'alto, pronti a liberare la propria energia.
«Ora!» urlò Dende dall'altra parte.
Un passaggio scuro si creò dall'onda emanata dai due combattenti; in men che non si dica prima Vegeta e poi Junior saltarono nel tunnel, oltrepassandolo per raggiungere la terra. Eva si girò verso il padre, concentrato a tenere le mani ben separate tra loro. Con un sorriso si avvicinò ad esso guardandolo negli occhi, nei suoi stessi identici occhi.
«Beh, addio» sussurrò compiaciuta.
«Sbrigati, sciocca, prima che il passaggio si chiuda»
«Grazie.. padre» disse Eva diventando seria, imboccando poi il tunnel con il piccolo Owen tra le braccia.
Era davvero finita.
 
 
 •
 
 
«Owen! Vegeta! Mancate solo voi!» gridò Eva portandosi una mano sopra gli occhi illuminati dalla luce rossastra del tramonto. La spiaggia della Città dell'Ovest era completamente deserta, ad eccezione di un uomo muscoloso dai capelli e gli occhi neri come la pece e un bambino dagli stessi occhi e i capelli lunghi dai riflessi rossi. 
«Ok, Owen, basta così per oggi. Ci siamo allenati abbastanza» sussurrò Vegeta spingendo delicatamente il bambino verso la grande casa.
«Arriviamo, mamma!»
Il grande tavolo in giardino era ricoperto da un'allegra tovaglia a quadretti, sormontata da qualunque tipo di pietanza. Seduti sulle sedie in legno, Bra e Goten guardavano abbracciati il tramonto; la giovane azzurra invitò il marito ad accarezzare il pancione oramai diventato piuttosto visibile, presto sarebbe stato il loro turno per diventare genitori. Il principe Vegeta aveva oramai mandato giù il boccone amaro e aveva ceduto la mano di sua figlia a quell'idiota del figlio di Kaarot. Fino a prova contraria, però, non era mai stato così tanto idiota.
Marron ed Eva stavano portando fuori gli ultimi antipasti, mentre la piccola Jade giocava con una pallina insieme al padre, Trunks. La famiglia era oramai numerosa ed allargata, tanto che spesso la confusione regnava sovrana nel loro quartiere. 
«Trunks! Posso farti sentire una canzone che ho imparato con la chitarra? Posso?» domandò insistentemente Owen avvicinandosi al fratellastro, imbracciando la chitarrina fiero di sè.
«Certo, fratellino. Fammi sentire!»
Il piccolo Owen era bravo almeno quanto la madre: cantava e suonava tutti gli strumenti esistenti. Inoltre era coraggioso e orgoglioso quanto il padre, passava le intere giornate ad allenarsi con il principe sulla spiaggia. Era già riuscito a superare il limite del super saiyan, per il grande piacere del principe. 
Vegeta osservava la scena con le braccia incrociate appoggiato alla palma del giardino, mentre la piccola Jade, la sua nipotina, tentava tirare l'uomo per una gamba.
«Insomma, mocciosa! Si può sapere cosa stai tentando di fare?! Non hai nemmeno due anni, non puoi sperare di smuovermi da qui!» disse il principe guardando storto la piccola, la quale invece sorrise radiosamente, ammaliata dal suo burbero ma splendido nonno.
«Nonno, vieni. Pappa!» urlò la piccola dai capelli lilla con voce acuta, convincendo il saiyan a seguirla in tavola, non con la forza, ma con quel sorrisetto furbo che avrebbe potuto sciogliere chiunque. 
Tutta la famiglia era riunita a cena in allegria, aspettando la notte di San Lorenzo.
Erano passati sei anni dall'ultima grande battaglia, il male era stato sconfitto una volta per tutte.
 
La notte sopraggiunse in fretta, tutti i componenti della famiglia erano sdraiati nel giardino della grande casa ad osservare il cielo blu. Milioni di stelle sovrastavano i loro volti, facendo brillare gli occhi di una singola persona.
Vegeta, in disparte, osservava il firmamento seduto sulla fontana. Tutto d'un tratto una piccola stella si staccò dal manto scuro, creando una luminosa scia. Senza dire nulla il principe cercò Evangeline con lo sguardo, la quale ricambiò sorridendo, rigirandosi la fede nuziale al dito.
Non c'era desiderio che potesse renderli più felici di quanto fossero già. 

 
Fine.
 

ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti,
è davvero finita :( così si conclude la ri-edizione della mia primissima storia. Spero davvero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto, compreso il lieto fine.
Non sono un'amante dei finali scontati, ma mi sarebbe troppo dispiaciuto concludere questa storia con un dramma xD
Con questo voglio ringraziare davvero tutti coloro che hanno seguito la storia, quelli che l'hanno recensita, quelli che l'hanno messa tra le preferite e anche tutti i lettori silenziosi. In particolar modo voglio ringraziare 
Ilalovainsta003, che ha seguito la storia con molto trasporto ed è sempre stata la prima a recensire i nuovi capitoli!
Vi ricordo, inoltre, che per non lasciarvi "a bocca asciutta" ho iniziato una nuovissima fanfic (diversissima da questa) che vede come protagonista sempre il nostro principe insieme al figlio Trunks. Ecco qui il link diretto a Game of Ages: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3651360&i=1
Grazie ancora di cuore a tutti, alla prossima!
Eevaa

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