Open Window - Affamati di giustizia

di Marauder Juggernaut
(/viewuser.php?uid=904883)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perché la finestra nell'ufficio del grandammiraglio è sempre aperta ***
Capitolo 2: *** Clandestini ***
Capitolo 3: *** Fiore ***
Capitolo 4: *** Fraintendimenti ***
Capitolo 5: *** Tatuaggio ***
Capitolo 6: *** Calma ***
Capitolo 7: *** Felino ***
Capitolo 8: *** Scommessa ***
Capitolo 9: *** Missione ***
Capitolo 10: *** Rivalità ***
Capitolo 11: *** Battaglia ***
Capitolo 12: *** Telefonata ***
Capitolo 13: *** Vita ***
Capitolo 14: *** Rapporto ***
Capitolo 15: *** Cuore ***
Capitolo 16: *** Epilogo - La sera tardi è meglio chiudere la finestra ***



Capitolo 1
*** Perché la finestra nell'ufficio del grandammiraglio è sempre aperta ***


PER FAVORE, è IMPORTANTE CHE LEGGIATE ANCHE LE NOTE IN FONDO PER CAPIRE AL MEGLIO QUESTA FIC, LA SUA GENESI E IL SUO FUTURO SVILUPPO, NEL CASO VOGLIATE CONTINUARE A SEGUIRLA.
 

Perché la finestra nell'ufficio del grandammiraglio è sempre aperta

 
Il grandammiraglio era un uomo severo e intransigente.
Tutti i marines, di qualsiasi rango, lo temevano e lo rispettavano.
I cinque astri di saggezza lo avevano designato come idoneo a capo della marina proprio per quel carisma, per quel pungo di ferro che sapeva tenere con tutti – anche con loro, se fosse stato necessario  – e anche per quella dedizione assoluta alla causa della giustizia.
Assolutamente convinto delle proprie idee, vantava la determinazione necessaria per compiere i propri obbiettivi ad ogni costo.
Questo era l’uomo che doveva guidare la Marina nella nuova e dichiarata era della pirateria.
 
Da un personaggio di tale spessore, era facilmente intuibile il suo ordine e la sua meticolosità in certi aspetti.
Chiunque potesse entrare nel suo ufficio non avrebbe visto né un foglio fuori posto né un granello di polvere.
La solida scrivania di mogano non aveva nemmeno un minimo difetto di presentazione: era la classica postazione di chi aveva molto lavoro da fare, ma si impegnava fino al midollo per compierlo.
Rapporti, messaggi, annotazioni, tutto accuratamente impilato e compilato, ogni cosa in attesa della sua approvazione.
Tutto questo ordine di fogli sembrava però essere messo in pericolo dalla grande finestra costantemente spalancata. Sarebbe bastato anche il più sottile refolo di vento per abbattere ogni pila di carte accuratamente appoggiate sul tavolo.
Questo pensava il giovane cadetto – giunto su una nave da Enies Lobby –  incaricato quel giorno di consegnare un nuovo plico di rapporti al grandammiraglio.
Con un timore non indifferente, aveva bussato alla porta dell’ufficio. Lo aveva rifatto, quando non aveva sentito alcun ordine di entrare.
Quando nemmeno al secondo tentativo era stata richiesta la sua presenza, con un certo coraggio, si arrischiò ad aprire la porta.
L’ufficio del capo della Marina mondiale era più piccolo di quanto quel cadetto si fosse personalmente aspettato. Non che non fosse effettivamente abbastanza grande, ma non presentava tutto quello sfarzo e quella magnificenza che il giovane si era figurato in testa.
A conti fatti, tra riunioni con vari esponenti della Marina e incontri con gli alti ranghi del Governo Mondiale, probabilmente lo stesso Sakazuki non stava in quell’ufficio troppo spesso.
Invece, i fogli caduti alla rinfusa dalla scrivania a causa del vento, stonavano in qualsiasi luogo, che fosse anche il cubicolo del più infimo impiegato sull’ultima isola.
Gentili raffiche d’aria entravano dalla finestra spalancata, scombinando ulteriormente l’ordine.
Il cadetto, dopo aver appoggiato il plico di rapporti provenienti dall’isola giudiziaria, evitò accuratamente di pestare tutte le carte sparse a terra, avvicinandosi alla finestra con l’intento di chiuderla. Rimase per un istante estasiato nell’ammirare l’immensa distesa d’acqua che circondava per miglia la base di Marineford, godendo di quel mare calmo stranamente inusuale per essere il famigerato Nuovo Mondo.
Dopo alcuni istanti tentò di chiudere le imposte, gelando all’istante quando la severa e imperiosa voce del grandammiraglio non glielo permise.
« Non chiudere la finestra ».
Il tono duro come il ferro, lo sguardo freddo come il marmo.
Il fumo del sigaro appena acceso ondeggiava, spostato dai lievi refoli di vento.
Il cadetto, tremante, si mise sull’attenti facendo il saluto, sudando ghiacciato bloccato dal terrore di una qualsiasi punizione.
Sentì su di sé lo sguardo indagatore di Akainu, prima che questi parlasse ancora: « Hai consegnato i rapporti? »
« S-signorsì, signore! »
« Allora vattene da qui. »
« Signorsì, signore! » il cadetto non se lo fece ripetere due volte, che immediatamente uscì dall’ufficio senza nemmeno chiudere la porta, tenendosi bassa la visiera del cappello per evitare di mostrare l’espressione di pura paura che era dipinta sul suo volto.
Kizaru, lì vicino, fissò il ragazzetto andarsene e guardò la porta dello studio del grandammiraglio rimasta aperta: l’uomo si stava chinando per raccogliere alcuni dei fogli caduti.
L’ammiraglio lo fissò pensieroso, rimasto immobile nel corridoio deserto, con le mani in tasca: « Certe vecchie abitudini sono dure a morire, eh? Sakazuki… » domandò con quel suo tono strascicato, alludendo alla finestra ancora aperta.
Akainu si voltò verso di lui con aria feroce, sbattendo i fogli sulla propria scrivania.
« Non dovresti lavorare? ».
L’ammiraglio scrollò le spalle, come se non lo avesse sentito: « Non hai ancora abbandonato certe speranze? È davvero insolito per uno come te… ».
Sakazuki non rispose e Borsalino non si sorprese troppo quando il suo superiore gli sbatté la porta in faccia con un po’ troppa violenza.






NOTE DELL'AUTRICE:
Allora, questa fic ve la devo necessariamente spiegare.
Dovete sapere appunto che Akainu è uno dei miei personaggi preferiti in tutto l'universo manga/anime perché è il genere di antagonista che ogni storia dovrebbe avere: freddo, calcolatore, spietato e privo di compassione e dannatamente furbo. Senza dimenticare una buona dose di cattiveria e stronzaggine. A causa di queste caratteristiche -senza contare che ha ucciso uno dei personaggi più amati del manga-, nelle fic è sempre massacrato dai protagonisti delle storie... insomma, sempre mainagioia. Ebbene, una gioia la merita anche lui. Non tanta eh!
E da questo suo comportamento mi pare evidente che deve essergli successo qualcosa in passato che ha determinato un tale odio verso al pirateria. Questa è solo una mia ipotesi e inoltre mi sono anche divertita a immaginare una serie di situazioni che hanno portato alla creazione di vari elementi che caratterizzano questo personaggio.
In questa storia inoltre mi sono vista costretta ad usare una cosa che personalmente odio: un personaggio originale. Non la odio propriamente, quanto più la sopporto poco perché da quello che ho spesso letto, i personaggi originali diventano di una potenza e di una perfezione inauditi che non mi piace, senza contare che sono di una bellezza incomparabile e riescono a farsi amico chiunque. Insomma, sono contro le Mary Sue e i Gary Stu! Purtroppo anche io ci dovrò passare dal creare personaggi fittizi se voglio poi muoverli in un mio racconto completamente originale, quindi tanto vale cominciare sperando di non scadere nei personaggi sopracitati e di non mandare OOC i personaggi con cui interagiscono.
Un'altra cosa riguarda la raccolta: dire che sarà irregolare è un eufemismo. Non aspettatevi aggiornamenti lampo come l'altra mia raccolta, anche se questa volta si possono trattare anche di drabble. Inoltre il numero di capitoli può anche variare a seconda del mio umore: potranno essere tre come duecento. Si vedrà, tempo al tempo...
Se dopo tutto questo preambolo vi va di seguire ancora la storia, vi ringrazio e lasciatemi una recensione per sapere cosa ne pensate!
A presto.
Marauder Juggernaut.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Clandestini ***


Clandestini

Venticinque anni prima…
 
È arrivata una nave dall’isola giudiziaria!
Sakazuki sorrise soddisfatto a sentire tale notizia volare di bocca in bocca nei corridoi della base.
Una nave da Enies Lobby portava notizie da un’instabile Rotta Maggiore, portava rapporti e portava riconoscimento a una Marina che aveva bisogno di sentirsi forte in un mondo dove sempre più pirati si stavano facendo crudelmente un nome.
Portava anche un clandestino.
Una clandestina.
Non la cercò nemmeno con lo sguardo. Si limitò a nascondere un malevolo nuovo sorriso.
« Non dovresti lasciare la finestra aperta: potrebbero entrare dei malintenzionati ~» la voce della donna appoggiata su bordo della finestra arrivò melliflua e flautata, venata di una sfumatura gelida e derisoria.
« O degli assassini… » completò il viceammiraglio.
La donna ghignò, spostandosi dietro l’orecchio una ciocca dei lunghi capelli neri: « Quanto disprezzo, viceammiraglio … la causa per cui ci battiamo è la stessa ~».
Sakazuki si astenne per una volta dal commentare quanto i metodi della Marina differissero da chi agiva per la giustizia nell’ombra. Si limitò ad appoggiarsi meglio allo schienale della propria poltrona.
« Che notizie dal mondo, agente Kojikyn? ».





Angolo autrice:
Ed ecco un nuovo capitolo per questa storia. Il personaggio di Kojikyn entra in scena e in realtà è tutto da costruire, sperando di farlo al meglio. Se qualcuno lo vuole sapere il "kojikyn" è un enzima che fa fermentare e quindi diventare alcolico il sake. Perché, pochi lo sanno, "sakazuki" tradotto vuol dire essenzialemente "calice", ma più propriamente sono le coppette con cui i giappnesi bevono il sake... perciò ecco spiegato il motivo. Spero di tenere IC i personaggi canon e di non sforare troppo con il mio OC, che è appunto un agente del cp9 e perciò prego di non renderlo alla fine troppo forte...
Detto questo, grazie a Birdcage D Swan che ha commentato lo scorso capitolo.
A presto
Marauder Juggernaut

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fiore ***


Fiore


« Cosa hai in testa? ».
La domanda del marine arrivò logica e fredda, degna del suo carattere.
La donna sorrise melliflua, cullandosi sul bordo della finestra aperta, mostrando orgogliosa e vanitosa il delicato fiore rosa che portava in testa, intrecciato ai fili d’ebano dei capelli.
« Carino, no? L’ho trovato nel mare meridionale ~ ».
Il viceammiraglio fissò poco interessato i petali, prima di tornare al proprio lavoro.
« Credo si chiami “oleandro” » e Kojikyn osservò soddisfatto la corolla con quel nome esotico e in qualche modo misterioso.
« Mi pare sia tossico… ». Quelle parole furono una doccia fredda che fece spalancare la bocca all’agente del Cipher Pool. In meno di un attimo il tanto apprezzato fiore fu fatto cadere ben oltre il davanzale, un salto nel vuoto lungo la facciata della base militare. Sakazuki sbuffò divertito per la rapidità del movimento: la donna sembrava a volte troppo simile a un gatto … peccato che lui li detestasse.
Kojikyn lo guardò cadere quasi dispiaciuta: « È un peccato che cose tanto belle siano anche intoccabili… ».
L’uomo fermò per un attimo il tratto della penna:  « Hai ragione ».
Non si stava riferendo al fiore.





ANGOLO AUTRICE:
Ecco il nuovo capitolo e traspare già una parvenza di umanità nel nostro crudele viceammiraglio. Come immagino si sia capito, anche questo capitolo è ambientato 25 anni prima della storia attuale e spero vi sia piaciuto. Ringrazio Birdcage D Swan per aver commentato lo scorso capitolo.
A presto.
Marauder Juggernaut

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fraintendimenti ***


Fraintendimenti 


Contrariamente alla propria indole, Sakazuki in quel momento non aveva abbastanza coraggio per porre la determinata domanda.
Non era ingenuo, tutt’altro; aveva notato sin da subito le candide bende che avvolgevano la parte sinistra del petto di Kojikyn, benché lei non vi avesse accennato minimamente.
L’assassina continuava a parlare appoggiata al davanzale della finestra, raccontando di missioni concluse e di terre lontane.
Il viceammiraglio non vi prestava in realtà troppa attenzione, poiché questa era troppo concentrata su quelle apparenti ferite.
Il marine non domandava nulla non perché non volesse risultare indelicato – di ciò non gli importava niente – ma perché sapeva per certo che se la donna gli avesse risposto, nulla lo avrebbe trattenuto dall’andare a massacrare quel bastardo che le aveva messo le mani addosso.
Anche se con alta probabilità, egli non era più in vita, mandato a bruciare all’inferno vero o a quello di Impel Down da Kojikyn stessa.
L’agente del CP9 smise di parlare del più e del meno, notando come Sakazuki fissava intensamente un punto del suo corpo, a metà tra il mento e l’ombelico.
La donna sapeva dove stavano indugiando gli occhi del marine, ma un caldo e stuzzicante impulso all’altezza dello stomaco fece nascere in lei l’insana tentazione di tirare un poco la corda.
« Hai visto qualcosa che ti interessa, Sakazuki? »
Seppur colto alla sprovvista, si fece trovare fiero e intransigente nella propria meticolosità – anche quando osservava fin troppo interessato il corpo di una donna – « Cos’hai lì? »
« Delle bende » disse lei, ovvia.
« Ti fa male? » la rabbia si fece sentire più viva nella voce di Sakazuki.
Kojikyn nascose un sorriso malizioso: « Oh sì, è stato molto doloroso…  ».
L’ira del viceammiraglio non poteva più essere mascherata dall’indifferenza, ormai tanto era palpabile.
« Chi. È. Stato? ».
L’agente non dissimulò una risata, che lasciò per un attimo sconcertato l’uomo ancora seduto alla scrivania.
« Il tatuatore ».
Sakazuki rimase interdetto a dir poco e Kojikyn colse l’occasione per schernirlo un po’.

Forse però non avrebbe mai ammesso quanto le facesse piacere che quel viceammiraglio in particolare si preoccupasse tanto per la sua salute. 



Angolo autrice:
Eccomi di ritorno con questo nuovo capitolo, sperando che piaccia e che vi siate ricordati di questa storia.
I loro discorsi sul bordo della finestra continuano e l'agente in questione si è fatta un tatuaggio sul petto e spalla sinistra. Per chi non lo sapesse, appena concluso, il tatuaggio va tenuto coperto per alcuni giorni, per questo Kojikyn indossa le bende.
Un grazie a chi segue e recensisce.
A presto.
Marauder Juggernaut

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tatuaggio ***


Tatuaggio


A Sakazuki quel tatuaggio non piaceva, ma si era ben guardato dal dirlo a Kojikyn. Era stato abile a glissare la domanda quando l’agente gli aveva chiesto cosa ne pensasse, ma era certo che prima o dopo lei lo avrebbe messo con le spalle al muro – metaforicamente o letteralmente – pur di farlo rispondere.
A volte, magari, un’innocente bugia era migliore della verità.
 
« Lo trovi brutto, non è vero Sakazuki? ».
Era davvero un peccato che la persona in questione avesse imparato a leggere tutte le espressioni anche della sua faccia di bronzo.
« Lo trovo … poco adatto a te. »
« Non indorare la pillola, dillo che non ti piace! »
« Questo ti farà cambiare idea sul tatuaggio? ».
Kojikyn sorrise furba: « No, affatto. Non mi importa molto di cosa pensi al riguardo. »
« Allora non vedo perché dovrei dirtelo… ».
 
Veramente, sembrava che quel tatuaggio togliesse completamente quella ricercata serietà che la figura dell’agente del CP9 emanava.
Non riusciva a sopportare quei fiori rosa chiaro – erano fiori di oleandro? – che erano come inghiottiti da quelle fiamme viola
. 





Angolo autrice:
Ed ecco qua il nuovo capitolo di questa raccolta, che si collega all'ultimo, ma dalla prossima volta saranno nuovamente (quasi) tutti slegati tra loro.
Grazie a bad dragon95 che ha recensito l'ultimo capitolo e che spero mi perdoni se per questa volta ho dato un continuo a un capitolo. Dalla prossima volta miglioro eh!
A presto e seguite la mia prossima Raccolta AU Doflamingo x Crocodile che arriverà domenica, dal titolo "Estratti di una convivenza (in)civile"
Marauder Juggernaut

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Calma ***


Calma


Il marine guardò furente la donna che se ne stava tranquillamente a cavalcioni sul davanzale della finestra, facendo pigramente dondolare la gamba. Era appoggiata allo stipite con le braccia dietro la testa, talmente rilassata da tenere gli occhi socchiusi in quella calda giornata di inizio estate, del tutto indifferente alla rabbia del viceammiraglio.
« Starai scherzando, spero! »
« Affatto » affermò tranquilla, inamovibile nelle proprie idee, mentre ancora non si degnava di guardare in faccia Sakazuki.
Kojikyn aveva portato un regalo all’uomo, riponendolo con cura sulla sua scrivania. Il serio marine, però, non aveva esattamente gradito, soprattutto dopo aver saputo le motivazioni di tale gesto.
« Non ho bisogno di una cosa simile!» gridò, infastidito e insieme stressato da quella situazione e da molte altre che aveva vissuto nei giorni precedenti. Con un rabbioso gesto della mano, scaraventò il vaso del bonsai distante, contro il muro della stanza. La ceramica sarebbe andata in mille pezzi e avrebbe sparso terriccio dappertutto se una pronta agente del CP9 non fosse scattata a riprendere il dono, sebbene non poco irritata.
Con eleganza, posò la pianticella nel medesimo posto dove l’aveva messo prima.
« Tu hai problemi nella gestione della rabbia » affermò pragmatica la donna e lei era l’unica che potesse fare un’osservazione simile senza dolorose ripercussioni, se non uno sguardo irato.
Kojikyn, senza smettere di guardare seria l’altro, continuò il proprio discorso: « Perciò ti ho comprato un bonsai: prendersene cura aiuta a distendere i nervi e favorisce la riflessione ».
Certa di tutto ciò che diceva e convinta di aver fatto la scelta migliore.
« Non mi interessa curare un bonsai… »
« Ma dai! Ci ho scritto pure “giustizia” sul vasetto! ».





ANGOLO AUTRICE:
Ed ecco il nuovo capitolo. Questo episodio si rifà alla copertina del capitolo 592, dove appunto il nostro viene ritratto mentre cura un bonsai... eh, mi pareva giusto che la passione gliela attaccasse qualcuno.
A presto, con l'altra raccolta!
Marauder Juggernaut

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Felino ***


Felino


Se Sakazuki avesse dovuto scegliere un aggettivo per descrivere al meglio Kojikyn, questo sarebbe stato “sinuoso”. Lo era. Una figura elegante e aggraziata in tutto ciò che faceva, che fosse parlare o combattere.
Quando si stiracchiava pigramente sul bordo della finestra il viceammiraglio non poteva che paragonarla alla medesima presenza di un felino. Furbo e indipendente.
Il marine odiava i gatti: sopportava poco quel loro modi di fare altezzoso, quella ricerca di attenzioni per poi sfuggire non appena si allungava la mano per una carezza.
L’agente del CP9, d’altro canto, era uguale. Maliziosa e intoccabile. Graffiava e faceva le fusa.
Per antonomasia, Sakazuki avrebbe dovuto odiarla; non ne era in grado e l’unica cosa che riusciva a fare era quell’evidente confronto tra lei e una gatta nera.
Ma molto più pericolosa.
Una pantera.
 
« Kojikyn, mi ripeti ancora che frutto del diavolo hai mangiato? ».
La donna sospirò, paziente nel ripeterlo ancora una volta: « Felis Felis, modello Leopardo… »
Come era vero che le coincidenze non esistevano.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Scommessa ***


Note autrice: un grazie sincero a bad dragon95 che commenta ogni capitolo di questa raccolta!



Scommessa

Sakazuki espirò lentamente una boccata di denso fumo. Era un piacere che il viceammiraglio si concedeva di rado, quello di gustarsi con calma un buon sigaro dopo una lunga giornata di estenuante lavoro. Il calore scivolava giù nella gola con una piacevole sensazione, prima che lo espirasse sotto forma di una nuvola grigiastra; quella tentò di volare fuori dalla finestra aperta, ma fu dispersa da un rapido gesto della mano di Kojikyn, che guardava con piglio infastidito il viceammiraglio comodamente seduto sulla poltrona a fumare.
Sakazuki fissò per un lungo istante gli occhi neri e impassibili dell’agente del CP9. Quella silenziosa sfida si protrasse ancora per alcuni secondi prima che il marine prendesse un’altra boccata e la soffiasse proprio in volto alla donna sempre più infuriata: il viceammiraglio era ben consapevole quanto lei mal sopportasse il fumo.
Lui sorrise beffardo, vedendola inalberarsi; aveva già annotato mentalmente che i gatti detestavano il fumo.
 
Kojikyn prese dalla bocca dell’uomo il sigaro e lo spense con forza nel posacenere sulla scrivania prima ancora che il marine potesse processare tutte le azioni che lei compiva.
Lei lo guardò severa, ignorando totalmente il suo scoppio d’ira.
 
« Hai mai pensato di smettere? »
« Perché dovrei? »
« Ti fa male. »
« Non morirò per un po’ di tabacco… »
«Scommetto che non riusciresti a fermarti nemmeno per un periodo… »
« … Quantifica il tempo ».
L’agente sorrise furba, prima di chinarsi con uno sguardo allusivo verso il marine.
« Fino alla promozione… » disse, prima di tendere la mano al viceammiraglio, che dopo averla guardata scettico alcuni secondi, la strinse con vigore.
« Affare fatto. »
« … a grandammiraglio. » concluse lei, prima di sfuggire con una risata vittoriosa fuori dalla finestra.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Missione ***


Note autrice: Ancora una volta grazie a bad dragon95 per aver commentato lo scorso capitolo


Missione

Non c’era.
Non c’era.
Era la terza volta in due mesi che Kojikyn giungeva a Marineford e non trovava il ben noto viceammiraglio nel suo ufficio.
L’agente digrignò i denti, ritrovandosi con la finestra sprangata, non sapendo trattenere lo scoppio d’ira che la portò a frantumare il vetro.
Fissò con indifferenza le schegge sparse a terra, guardandosi poi attorno: mai quello studio le era parso tanto freddo come in quel momento.
Si affrettò a uscire dalla finestra quando qualcuno entrò nella stanza, probabilmente attirato dal rumore del vetro in frantumi. Lo sentì camminare, sistemando delle carte sulla scrivania, come se non prestasse la minima attenzione ai cocci per terra.
« Cielo, dovresti fare più attenzione quando ti presenti qui, agente Kojikyn. » la voce flemmatica del viceammiraglio Borsalino la fece quasi sobbalzare; l’assassina abbassò poi la guardia, sentendosi scoperta e abbandonò il cornicione superiore della finestra, dove si era rifugiata per nascondersi, distendendo un sorriso.
« Come sapevi che ero io? »
« Perché vieni sempre a trovare Sakazuki, no? ».
Kojikyn gelò sul posto.
« Come..? »
« Credo di essermene accorto solo io in tutta la base… ».
Lei tirò un sospiro di sollievo, prima di domandare: « Lui dov’è? »
« In una missione che lo sta tenendo impegnato da un po’ di tempo … ma sei fortunata: è arrivata la notizia che rientrerà fra qualche ora alla base per fare rapporto ».
L’agente tirò un impercettibile sospiro di sollievo mentre osservava con sguardo riconoscente Borsalino, che diede un’occhiata disinteressata all’orologio, prima di uscire dallo studio con un’ultima avvertenza: « Resta pure, ma se vuoi girare per la base, sii più cauta… ».
La donna annuì, mentre si accomodava con grazia sulla poltrona della scrivania del viceammiraglio, guardandosi intorno come una ragazzina: aveva alcune ore da far passare.
 
Tornato alla base per fare rapporto del proprio successo, Sakazuki mai e poi mai si sarebbe aspettato di trovare una cosa simile.
Chiuse di scatto la porta del proprio ufficio: che nessuno vedesse la pantera nera bellamente addormentata sulla scrivania, mentre muoveva blandamente la coda nel sonno.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Rivalità ***


Note autrice: grazie ancora una volta a bad dragon95 per aver commentato lo scorso capitolo. Ecco quello nuovo ed è un azzardo ... mi piacerebbe che mi diceste cosa ne pensate!
Marauder Juggernaut.


Rivalità

Sakazuki lanciava ogni pochi secondi occhiate alla sinuosa figura ancora stravaccata sul bordo della finestra. I capelli neri erano lievemente smossi dal vento estivo e torrido e di tanto in tanto le coprivano i tratti del viso e lei, con pazienza, li risistemava dietro le orecchie e tornava a fissare la grande distesa marina.
Kojikyn, dopo alcuni minuti, sbuffò: « Devi dirmi qualcosa, viceammiraglio? ».
Colto in flagrante della contemplazione, corrugò per un istante la fronte, prima di tornare a fissare le proprie carte, fingendo di essere completamente concentrato sul lavoro.
L’agente del CP9 sollevò divertita l’angolo della bocca, osservando per lunghi minuti il marine che pretendeva di ignorarla. Ma il passatempo preferito di Kojikyn era stuzzicarlo, anche perché sapeva perfettamente quali pensieri macchinava quella mente satura di dovere.
« Sai, Sakazuki » cominciò quasi distratta la donna, mentre studiava con vago interesse le proprie unghie curate « che per natura i gatti sanno sempre trovare i luoghi più freschi per riposare e rilassarsi? » e Kojikyn godette internamente nel vedere le ampie spalle del marine contrarsi per una nervatura di rabbia.
« Rilassarsi in che senso? ».
Kojikyn rise divertita mentre scendeva con grazia dalla finestra e si avvicinava alla scrivania: « Di’ un po’, Sakazuki: sei per caso geloso di avermi vista in compagnia del viceammiraglio Kuzan? ».
L’irritazione fece serrare la mascella al marine: « Sembravate piuttosto intimi… » il fastidio nella sua voce era quasi palpabile.
L’assassina scrollò le spalle: « Lui sembrava intenzionato a diventarlo… » e nel dire ciò, lanciò una nuova occhiata al viceammiraglio sul cui viso si leggevano perfettamente sorpresa e irritazione.
Nonostante ciò, si ricompose subito, tornando a controllare le scartoffie: « Per natura i gatti inseguono i volatili per mangiarseli ».
Kojikyn rise. Una risata leggera e argentina, raffinata e contenuta. Non l’avrebbe mai detto, ma Sakazuki adorava quando lei rideva.
« Già, Sakazuki hai proprio ragione. Di solito inseguono prede facili…  » e con lentezza, la donna con un sorriso si chinò fino a essere faccia a faccia con lui « Ma ci sono anche gatti che preferiscono restare a litigare col cane ~ ».
E le labbra di Kojikyn erano troppo vicine per non approfittarne.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Battaglia ***


Note Autrice: Ringrazio ancora bad dragon95 per aver commentato anche lo scorso capitolo e ... ricordate che avevo definito l'ultimo capitolo un azzardo? Be', questo lo è uguale.
Marauder Juggernaut.



Battaglia

 
La gatta per natura combatte per la supremazia nel territorio che sceglie. E non è minimamente intenzionata a dimostrarsi debole, di fronte a nessun avversario. Lo sa bene che è ardua la lotta contro il cane, una battaglia in cui nessuno dei due cede, mantenuti in vita dall’immenso orgoglio, ma nei loro occhi non c’è alcuna sofferenza, anzi tutt’altro. Sorridono entrambi, la soddisfazione alimenta come fiamme il loro ego smisurato. Una battaglia di graffi e morsi, lasciano marchi sulla pelle dell’altro e mutano in belve: la gatta diventa pantera e il cane fedele un mastino infernale che gode nel vedere la forza e la grazia felina dimenarsi, mentre questa è ansiosa di combattere ancora su quel morbido territorio in cui si sono dichiarati guerra.
La gatta ora sorride e fa le fusa tra le zampe di un cane che quasi la coccola e riflette sulla fortuna che ha di passare quegli attimi di pace con lei.
 
 
Sarebbe stato relativamente facile per Sakazuki nascondere quelle ferite: le aveva quasi tutte sulla schiena e sui fianchi. Sotto i vestiti, sottili striature carminio di sangue rappreso ornavano la carne sopra le scapole, sopra quella del dorso … e della nuca. Quando provava a muovere il collo sentiva un dolore mirato, come una stilettata ai nervi che lo bloccava per un secondo, per poi permettergli di riprendere a lavorare con molta più calma. Per quanto provasse a tirare su il colletto della camicia, erano evidenti i graffi che aveva sul retro del collo. Quelle ferite avevano risvegliato la curiosità di molti militari della base, che per alcuni secondi si trasformavano in un branco di pettegole che si domandava quale battaglia avesse coinvolto il viceammiraglio. Bastava una singola, fredda occhiata di questi a quei capannelli di due o tre persone che si formavano perché i soldati tornassero a pensare ai propri affari.
Peccato che ci fosse anche chi non si faceva intimidire da un solo sguardo furente.
 
Kuzan guardò sfilare davanti a sé Sakazuki, fiero e impettito mentre si dirigeva nel proprio ufficio dopo avergli rivolto un lieve cenno col capo in segno di rispettoso saluto. Le ferite non erano passate inosservate.
« Borsalino… ».
Il viceammiraglio in questione, che a sua volta guardava la martoriata schiena del collega allontanarsi, fece un casuale movimento con la testa per far intendere che lo stava ascoltando.
« Borsalino … ma Sakazuki ha ingaggiato battaglia contro un orso, per caso? ».
E in quel frangente, Borsalino si dimostrò più sveglio di quanto tutta la base potesse immaginare. Ma nessuno se ne rese conto, a parte Sakazuki che aveva teso le orecchie quando aveva sentito che anche quei due rispettabili colleghi stavano parlando di lui.
La voce di Borsalino lo fece quasi gelare sul posto: « Contro una pantera, per quanto ne so… ».

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Telefonata ***


Note Autrice: ...OOC a catinelle! *Apre l'ombrello* Faccio uscire il capitolo prima del solito perché volevo festeggiare un traguardo di indipendenza appena raggiunto (?) Ancora una volta grazie a bad dragon95 per il commento allo scorso capitolo e continuo con i capitoli azzardo, questo in modalità ancora diversa.
A presto.
Marauder Juggernaut



Telefonata 

« Pronto? »
« Sakazuki..? »
« Kojikyn? Cosa diav- ? »
« Lo so, è un po’ che non mi faccio vedere …  tre mesi sono tanti rispetto ai miei standard… »
« Dove sei? A Enies Lobby? »
« Non proprio… »
« Sei in missione..?»
« Diciamo che ho preso ferie… »
« Ferie? Cosa stai dicendo? Dove sei? »
« Su un’isola del Mare Meridionale. Ti dirò il nome, ma per evitare che chi non è di dovere la conosca ho messo un lumacofano bianco accanto al mio, così la conversazione non sarà intercettata. »
« Perché questa segretezza? Cosa sta succedendo! »
« Non urlare, ti sento benissimo… beh, ecco, è difficile parlarne così… »
« Kojikyn, ti senti bene? »
« A parte la nausea? Sì, tutto bene… »
« Sei malata? Kojikyn, dimmi dove ti trovi, verrò subito. »
« Sì, ecco … Sakazuki? »
« Sì..? »
« Diciamo che quando verrai … non mi troverai da sola… »
« Cosa … intendi dire? »
« Cioè … siamo in due, qua ad aspettarti… »
« … »
« Sakazuki? »
« Kojikyn, tu sei --»
« Eh, già.  Complimenti, "papà"…»
«… »
« Sakazuki? »
« … »
« Sakazuki?! NON OSARE RIATTACCARMI IN FACCIA, IO TI UCC-».
 
Tu tu tu tu tu…

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Vita ***


Vita

Nascerà e non avrà paura
nostro figlio…
 
 
Lo sguardo severo e contrariato di Kojikyn non aiutava a distendere la situazione nervosa che si era creata non appena il viceammiraglio era entrato nella proprietà.
Zamora era la città portuale dell’isola di Pentesilea, cuore pulsante per alcuni degli scambi commerciali del Mare Meridionale. L’agente del CP9 si era sistemata bene in quella casa che si affacciava direttamente sul mare, poco fuori dal centro vivo della città. Il luogo adatto per rimanere tranquilli.
L’aria della sera era impregnata del profumo di fiori speziati che crescevano lungo le pareti di legno della casa, fino quasi a entrare dalle finestre: glicini, gelsomini, oleadri… un’oasi di pace, ma gli occhi della donna sembravano promettere unicamente guerra.
Il suo commento arrivò acido come il limone: « Grazie ancora per avermi riattaccato in faccia ».
Col senno di poi, Sakazuki poteva confermare che non era stata né una mossa saggia né un comportamento maturo.
« È stata una notizia improvvisa. Dovevo venire a patti con la cosa. » la sua voce lasciava chiaramente intendere che non gradiva affatto il tono con cui lei gli si stava rivolgendo, ma Kojikyn non era donna da lasciarsi intimorire da qualche parola un poco più dura del solito.
«Ci hai messo quasi tre settimane per venirne a patti… » il suo tono ironico era duro come il ferro.
« Non potevo immaginare che-»
« Oh, quindi il viceammiraglio non sa cosa accade quando un uomo e una donna hanno quel genere di rapp- »
« TACI KOJIKYN! » l’urlo fu furibondo, un latrato del mastino infernale in persona, abbastanza forte  da ammutolire anche l’agente del CP9.
Il viceammiraglio si fece poi più calmo, passandosi una mano sul viso e guardando di nuovo Kojikyn: « Non era mia intenzione causare un simile problema… ».
La voce di lei si fece più dolce, mentre si avvicinava al marine: « Non è un problema. Non toglie però il fatto che la situazione sia complicata… ».
Un silenzio teso calò su entrambi mentre l’uomo osservava assente il vaso di garofani rosa posato sulla tavola. Riusciva persino a sentirne il delicato profumo. Kojikyn sorrise flebilmente mentre ne prendeva in mano uno, giocando coi petali sottili.
« È una femmina… ».
Sakazuki  sbuffò, mentre un vago accenno di sorriso nacque sul suo volto: « Hai già deciso il nome? ».
La donna lo guardò negli occhi, e lui vi vide nuovamente la fiamma bruciante e inestinguibile che mai aveva smesso di ardere nelle sue iridi dal giorno in cui l’aveva conosciuta, molti anni prima.
La voce di lei fu un sussurro lieto mentre appuntava al doppiopetto del marine il garofano rosa che aveva in mano: « Io pensavo Kanejon… »
«Mi sembra adatto. »
« Sarai un buon padre, Sakazuki. »
 
 
Il suo nome detto questa notte
mette già paura
Sarà diversa, bella come una stella.
Sarai tu in miniatura…



 
Note Autrice:
Kanejon = garofano, in giapponese. In Italia, simbolo di amore e gratitudine verso una persona, più in particolare spesso dedicati ai genitori.
Eccoci col nuovo capitolo, spero che piaccia! All'inizio non doveva esistere, ma poi ascoltando la canzone che ho anche citato mi è balenata in testa quest'idea, spiegando anche perché il nostro fidato ammiraglio di flotta porti anche quel fiore... o meglio, lo spiegherò di più in un altro capitolo! Ci stiamo lentamente avviando verso al fine di questa storia, ancora 4/5 capitoli e poi la chiudero. Ringrazio ancora quella bella fanciulla che è bad dragon95 che commenta ogni capitolo di questa sconclusionata storia! La canzone che ho usato è "Futura" di Lucio Dalla. Io non ne detengo alcun diritto e non scrivo a scopo di lucro. 
A presto.
Marauder Juggernaut

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Rapporto ***


Note autrice: grazie ancora una volta a bad dragon95 per aver recensito lo scorso capitolo e con questo capitolo aggiungo la dicitura "tematiche delicate" alla descrizione. Ormai siamo quasi alla fine.
Marauder Juggernaut.


Rapporto


Oggetto: attacco della città di Zamora dell’isola di Pentesilea a opera di equipaggi pirata.
 
In data odierna le navi militari della base della Marina G3 raggiungevano l’isola di Pentesilea, sita nel Mare Meridionale a coordinate 26°13’ latitudine Sud e 18°34’ longitudine Est. Il territorio nei giorni precedenti era stato oggetto di assalti da parte di coalizioni pirata di ignota provenienza, le quali hanno causato il completo annientamento della città portuale dell’isola, Zamora. Le limitate difese della città hanno ceduto all’assalto dopo un limitato tempo; le navi della Marina Militare, sebbene avvisate delle richieste di soccorso nel momento stesso dell’inizio dell’attacco, a causa di condizioni meteoriche sfavorevoli non hanno raggiunto in tempo utile la città portuale dell’isola sopracitata.
Le vittime ammontano a 2306 unità, totale della popolazione cittadina.
Ulteriori indagini verranno svolte sul territorio nelle prossime ore per accertare le condizioni attuali.
 
 
Quando ci si allenava sin da bambini per entrare a far parte del Cipher Pol number 9, si sapeva già che la propria esistenza doveva essere cancellata dalla memoria del mondo. In quanto agenti di un’unità segreta, la propria vera identità e i propri dati non dovevano vedere la luce per nessuna ragione. Dovevano essere cancellate tutte le emozioni che potevano contrastare con le missioni assegnate, ma evidentemente ciò non era sempre possibile. Si era delle ombre, degli assassini spietati che non erano conosciuti nemmeno da tutti i gradi della marina. Solo un ricordo sbiadito nella mente di chi ti vedeva di sfuggita, dei nessuno che avevano il compito di svolgere il lavoro più sporco che le fedeli e giuste mani della Marina Militare non potevano compiere. 
Lei lo era stato fino a un certo punto, forse era cambiata, ma Sakazuki non avrebbe saputo dirlo mentre fissava in un silenzio attonito il rapporto. Restava la realtà che quella donna non c’era più in modo definitivo e non era nemmeno identificata come un numero di una vittima dei pirati in quanto, per il Governo Mondiale, lei non esisteva neanche prima, sebbene il suo corpo freddo fosse stato riportato a Enies Lobby.
E l’unica volontà del viceammiraglio, mentre sentiva il cuore stritolato dalla consapevolezza e dalla cieca rabbia, era protestare, smuovere tutti i piani alti affinché aggiungessero un numero in più nel conteggio delle vittime di quel fascicolo. O meglio, due, sebbene a una di loro non fosse stato dato nemmeno il tempo per il primo respiro.
Pregò che poi chi di dovere non facesse troppe domande riguardo quel germoglio di garofano che non aveva mai visto la luce del sole.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cuore ***


Note: un grazie a bad dragon95 e a Madison Lachowski che hanno commentato lo scorso capitolo! Questo è il penultimo.
Marauder Juggernaut



Cuore

All’inizio nessuno a Marineford sapeva dove fosse finito il viceammiraglio Sakazuki. Era semplicemente scomparso senza lasciare nulla di detto e tutti erano consci che da tale comportamento ne sarebbe come minimo derivato una degradazione.
Borsalino, quando passava di fronte alla porta chiusa dell’ufficio del collega, la osservava incerto domandandosi dove potesse trovarsi, anche se a grandi linee aveva intuito: un’isola disabitata del Nuovo Mondo che da un giorno all’altro si ricopriva di fiamme non passava inosservata. Sakazuki doveva scaricare su un ambiente brullo quella rabbia che dentro di lui bruciava più del suo stesso magma.

Un intenso desiderio di negazione della realtà; ma quest’ultima è puttana e ti si palesa davanti e non si può far altro che accettarla. Per quanto male faccia.
 
Sakazuki tornò a farsi vivo dopo un tempo indefinito, raggiungendo Impel Down a bordo di una nave da guerra con la quale non era partito, con uno squadrone di marines che non era quello che comandava solitamente e con prigionieri. A centinaia.
Il vicedirettore Magellan si stupì non poco della freddezza di quel marine che portò nella prigione di massima sicurezza quei pirati più morti che vivi: nemmeno il minimo accenno di ripensamento su quelle carni bruciate quando ancora il sangue palpitava vitale.
L’ammiraglio di flotta Kong lo aveva poi convocato nel proprio ufficio per parlare di quell’inaccettabile condotta; tutti nella base avevano fissato con sconcerto quel viceammiraglio che si era presentato dalla più alta carica della Marina con passo marziale, con il volto coperto dal cappuccio e le iridi gelide. Tutti avevano fissato il suo volto ancora solcato dall’ombra della rabbia, ma solo Borsalino in quel momento aveva notato la venatura viola di un tatuaggio sulla spalla sinistra e il delicato garofano rosa appuntato sul doppiopetto.
Col tempo questi due particolari sarebbero risultati unicamente dettagli distintivi dell’intransigente marine. Borsalino era stato il primo (col tempo, forse addirittura l’unico) ad avere capito, osservando oltre le lenti dorate degli occhiali. Con molta probabilità Sakazuki avrebbe negato ogni evidenza, ma non era un caso che li portasse entrambi vicino al cuore.  

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo - La sera tardi è meglio chiudere la finestra ***


Epilogo  – La sera tardi è meglio chiudere la finestra.
 
La solida scrivania di mogano non aveva nemmeno un minimo difetto di presentazione: era la classica postazione di chi aveva molto lavoro da fare, ma si impegnava fino al midollo per compierlo.
Rapporti, messaggi, annotazioni, tutto accuratamente impilato e compilato, ogni cosa in attesa della sua approvazione.
Tutto questo ordine di fogli sembrava però essere in pericolo dalla grande finestra costantemente spalancata. Sarebbe bastato anche il più sottile refolo di vento per abbattere ogni pila di carte accuratamente appoggiate sul tavolo.
 
Al grandammiraglio importava relativamente. Ogni foglio poteva essere rimesso al proprio posto con la dovuta pazienza tutte le volte che sarebbe stato necessario. Da quella squadrata apertura nel muro sarebbe potuto entrare anche un uragano a distruggere l’intero ufficio. Ne sarebbe stato sicuramente infastidito, ma nulla che gli avrebbe impedito di aprire la finestra il giorno dopo e quello dopo ancora. La sua parte razionale faceva notare quanto quell’abitudine fosse ormai inutile e stupida: erano venticinque anni che ormai nessuno entrava più e nessuno l’avrebbe mai più fatto.
Akainu si distrasse a osservare il fumo del sigaro ormai consumato che si alzava lento dal posacenere.
Evanescente, volatile, inafferrabile.
Era da un po’ che aveva ripreso quel vizio e difficilmente avrebbe dimenticato che la prima cosa che aveva richiesto, quando era tornato da Punk Hazard coperto di bende e ferite, era stata un sigaro.
Aveva vinto lui. In ogni caso.
E per un folle istante gli era parsa di sentire per i corridoi dell’infermeria una risata argentina fin troppo nota. Un delirio causato dalle ferite.
Nient’altro.
Spense del tutto il sigaro, mettendo poi da parte il rapporto del CP0. Una rabbia ben nota e palpitante si faceva strada in lui ogni volta che doveva aver a che fare in qualche modo con quel Rob Lucci, una delle tante conferme che lei non sarebbe nuovamente entrata da quella finestra.
Non una bara, non una lapide, non una targa di quella donna che per anni e con devozione aveva servito la causa di una giustizia assoluta, per quanto l’avesse fatto nell’oscurità ignorata da tutti.
Nemmeno una foto e col passare degli anni gli stessi ricordi, che il grandammiraglio riteneva indelebili, andavano sbiadendo, lasciando solo un’immagine sfuocata, ormai priva di tutti i particolari che una volta conosceva a memoria.
A quella presa di coscienza, l’ira di Akainu si intensificò, arrabbiato col mondo che l’aveva dimenticata, con se stesso che aveva permesso che il ricordo di lei appassisse.
Un petalo di garofano cadde dal suo doppiopetto sul ripiano della scrivania.
Lo fissò per alcuni istanti, prima di prenderlo tra pollice e indice con impensabile delicatezza.
Un solo sfregamento delle dita e il sottile petalo andò in fiamme, come lo aveva fatto quella minuscola vita che mai aveva conosciuto, che era stato insieme incerto e ansioso di conoscere.
Bruciata, come quel fragile pezzo di corolla.
Da più di venticinque anni un’insolita calma piatta albergava nell’animo del marine, agitata spesso da una rabbia funesta e non di più.
Uno spirito arido e immobile, come una landa coperta da una colata lavica da poco raffredatasi, ma da cui non sarebbe più germogliato nulla.
Pensieri patetici.
Chiuse gli occhi, alzandosi dalla scrivania e dirigendosi alla finestra, osservando silenzioso il cielo che si avviava all’imbrunire. Una folata di vento l’investì, rischiando di fargli volare via il cappello. Lo trattenne per la tesa, studiando sotto di sé gli edifici del nuovo Quartier Generale.
In fondo, lontano più basso, su un tetto anonimo di una casa, un grosso gatto nero si stiracchiò sollevando la coda, poco prima di saltellare agilmente dalla grondaia alla ringhiera, fino a entrare nella finestra aperta.
Il marine sbuffò, chiudendo la finestra.
Probabilmente l’avrebbe riaperta, il giorno dopo.
E quello dopo ancora.






Angolo autrice:
E siamo alla fine anche di questa particolare raccolta, sperando che vi sia piaciuta. Per me è stato un po' un parto scriverla, ma ora che sono alla fine sono davvero soddisfatta. Questa storia sul mio personaggio preferito a conti fatti mi piace. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate tutti voi, anche colore che leggono in silenzio.
Un grazie davvero grande a bad dragon95 che ha commentato lo scorso capitolo e tutti quelli della raccolta e si merita un premio (?) per la pazienza e la costanza!
A presto con nuove raccolte! 
Marauder Juggernaut

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3612579