Capitolo
uno
finalmente
era il 21 marzo: il primo giorno di pimavera. Sembravano tutti un po'
più di buon umore quel giorno. In cielo il sole splendeva e
quella era la stagione in cui fiorivano le piante...e i nuovi amori.
Alec,
Isabelle e Jace stavano uscendo da scuola chiaccherando del più
e del meno quando Alec venne spinto da qualcuno. Quel qualcuno si
scoprì essere la bellissima Camille Belcourt che gli aveva
appena tirato una spallata per passare.
Mentre
il moro si sfregava con una mano il punto in cui lo aveva colpito,
chiunque altro avrebbe fissato la ragazza con occhi languidi.
Era
senz'altro di una bellezza mozzafiato con i boccoli dorati che le
accarezzavano le spalle, un seno prosperoso che non temeva a mettere
in mostra con abiti scollati, ciglia da cerbiatto, occhi color
smeraldo e una pelle bianchissima e priva di imperfezioni.
In
quel momento era sottobraccio ad un ragazzo molto attraente, famoso
in tutta la scuola per essere un don giovanni.
Aveva
origini asiatiche e un gusto particolare in fatto di moda, infatti
portava sempre un abbigliamento colorito e svariati anelli alle dita.
La
sua reputazione lo precedeva dal momento che era stato con molte
persone di quella scuola, maschi o femmine, sembrava non contare
molto per lui. In effetti le sue storie abituali non duravano più
di una notte, ma sembrava che con Camille Belcourt fosse una cosa
seria, dal momento che la loro relazione andava avanti da un anno.
<<
Certo che è una stroza >> sbuffò Isabelle.
<<
Una stronza incredibilmente sexy però. Non credi Alec? >>
Jace tirò una pacca sulla spalla ad Alec.
<<
Si...molto. >>
<<
Quella lì si è fatta tutta la scuola, proprio come
anche il suo ragazzo. Diciamo che secondo me sono una coppia
abbastanza bollente, non so quante volte li ho visti sgattaiolare nei
bagni, e possiamo tutti immaginarci a fare cosa...>>
Alexander
Lightwood era uno che si sapeva organizzare, difatti quel pomeriggio,
proprio come quelli passati, finì la lezione per casa in un
baleno, essendosi anticipato gran parte del lavoro. Non avendo da
fare decise di mettersi pantalone della tuta (rigorosamente nero),
canotta abbastanza aderente che gli aveva regalato sua sorella (
anche questa nera) e borsone in spalla.
Si
diresse verso la camera di sua sorella e bussò.
<<
Avanti >>.
Isabelle,
che doveva essere a studiare, se ne stava stravaccata sul letto a
pancia in giù, con una gamba piegata un piede penzoloni, e lo
sguardo fisso sul telefonino.
<<
Io vado in palestra. Tu finiscila di stare con quell'aggeggio e vai a
studiare >> le disse da bravo fratello maggiore.
<<
Sisi, mmmina. Non sono mica io che ho la maturità quest'anno
>>.
Il
ragazzo richiuse la porta mentre alzava gli occhi al cielo, ma
comunque riuscì a sentire la voce di Izzy che gli gridava che
probabilmente in palestra avrebbe trovato anche Jace.
Quel
pensiero gli fece accendere qualcosa nel petto.
Jace
era in palestra.
Jace.
Il
suo Jace.
Accelerò
il passo.
Quella
era tutto sommato una bella giornata, il sole splendeva alto nel
cielo, ma non mancava un fresco venticello primaverile.
New
York era una bella città, anche se abbastanza rumorosa. I
potevano udire i suoni di clacson o qualcuno che si urlava dietro.
Persone
in tutto il mono volevano andare a vivere nella Grande Mela pensando
solo alla fama e al successo, ma se ti trasferivi veramente in quel
posto dovevi essere pronto a ogni evenienza.
Come
ad esempio un passante che si avvicinava a te dicendoti:
<<
Se non mi dai il portafoglio ti braso il culo >>.
Erano
cose che potevano capitare.
Troppo
immerso nei suoi pensieri, Alec non si era accorto di aver raggiunto
la palestra. Entrò e fortunatamente notò che c'erano
pochissime persone.
Scrutò
con lo sguardo lo spazio intorno a lui alla ricerca del fratello, ma
non lo vide, così si avvicinò ad un tapisroulant,
selezionò la velocità e iniziò a correre.
Dovete
sapere che a lui, correre, era sempre piaciuto, perchè quando
correva non era diverso dagli altri, on aveva preoccupazioni,
problemi o responsabilità; solo lui e lo spazio.
<<
Ehi fratello!>>
Jace
gli poggiò una mano sulla spalla e per poco non lo fece cadere
dallo spavento.
<<
Ehi. Non ti avevo visto. >>
<<
Si ho notato >>.
E
gli rivolse un sorriso. Ma avete presente di che tipo di sorriso sto
parlando? Io parlo del sorriso da Jace, quel sorrisetto furbo e
sghembo che faceva fare le capriole allo stomaco di Alec.
Quel
sorriso.
Quello
che illuminava l'universo.
Quello
al quale fascino era impossibile resistere.
Dopo
aver fatto un po' di peri e boxe, Alexander decise di andare negli
spogliatoi a fare la doccia, tanto erano rimasti solo lui e Jace, e
non c'era pericolo di essere visto da qualcuno.
Così
prese l'asciugamano e si diresse verso le docce, che consistevano in
una stanza con dei doccini attaccati alle pareti. Niente muri a
separare una doccia dall'altra.
Si
svestì e andò sotto il getto d'acqua, inizialmente
freddo che lo fece rabbrividire.
Dopo
non molto vide Jace arrivare nella sala docce completamente nudo
con solo un asciugamano poggiato
sulle saplle. Alec non potè fare a meno di squadrarlo da capo
a piedi, ma po dovette distogliere lo sguardo, anche se la vista era
molto interessante, forse troppo, dal momento che sentì
qualcosa risvegliarsi a sud.
Si
affrettò a dare le spalle al fratello, che si era posizionato
nella doccia a fianco, per non farsi notare.
Alec
diventò completamente rosso e si maledì mentalmente,
intanto l'altro sembrava perfettamente a suo agio in quella
situazione.
<<
Alec, hai visto quella bionda al tapisroulant? Aveva un sedere...>>
disse con lo sguardo sognante e un sorrisetto. << Si chiama
Lydia e, come succede sempre ( insomma chi riuscirebbe a resistere al
mio fascino?), mi è caduta ai piedi. E ho preso il suo
numero>>.
Il
moro nel frattempo continuava a tenere la schiena al fratello e aveva
spostato la gradazione dell'acqua a gelata per cercare di risolvere
il suo “problemino”.
<<
Io ho fatto >>. Si affrettò a dire per poi sgattaiolare
fuori dalla stanza per correre agli armadietti dove aveva lasciato i
vestiti.
Si
sedette su una panca e poggiò la testa all'indietro, chiudendo
gli occhi. Jace per fortuna non si era accorto di nulla, ma
d'altronde era troopo preso da se e dalle sue conquiste per
accorgersi di Alec. Infondo non aveva mai visto veramente il
fratello, altrimenti avrebbe capito.
Rimase
in quella posizione per interminati minuti, maledicendosi da solo
perchè un mostro.
È
molto tardi quindi sarò breve.
Scusate
se ho postato tardi il primo capitolo, spero vi sia piaciuto.
L'idea
delle docce mi piace molto.
Lasciate
una recensione mi raccomando eh :)
buonanotte.
Scrittrice
Nascosta
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