L'Equazione Umana

di Lisaralin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Suono ***
Capitolo 2: *** Scientifico ***
Capitolo 3: *** Trappola per topi ***
Capitolo 4: *** Immagini ***
Capitolo 5: *** Fuori ***



Capitolo 1
*** Suono ***


Questa raccolta partecipa all'evento per il settimo anniversario del XIII Order Forum. Ogni capitolo della raccolta è basato su un prompt da una lista di parole creata usando un generatore automatico.
Buona lettura ;)

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“- You are delusions of my mind
-  And so we are, we're all a part of you
- Am I a part of some design?
- The one design is in your head”

(Ayreon, “The Human Equation” - “Day 2: Isolation”)

#1 - Suono
 

“È normale che il suono delle onde ti faccia venire in mente persone che non hai mai visto?”
Accosto di nuovo la conchiglia all’orecchio. Ansem il Saggio solo sa come un oggetto simile sia finito nel caos del suo laboratorio, ma la cosa non mi dispiace. Lo scroscio della risacca ti prende tra le braccia e ti culla, per qualche attimo ti dà la sensazione di essere in un posto diverso. Con persone diverse.
“Primo, non è il suono delle onde. Classica credenza da ignoranti.”
Neanche alza gli occhi dal libro, sprofondato nei cuscini del letto accanto al mio. Se mi ero illuso anche solo per un millisecondo che Even potesse essere più simpatico di Vexen, beh mi sbagliavo di grosso. E non che sia difficile essere più simpatici di Vexen, intendiamoci.
“È un’illusione acustica. L’aria all’interno della conchiglia rimbomba al contatto con le onde sonore che… “
“Sì, sono sicuro che lo sai. Ti prego risparmiami.”
Mi chiedo cosa ho già fatto di male nella mia nuova vita da umano per meritarmi una convalescenza forzata nella stessa stanza dello scienziato più presuntuoso di tutti i mondi conosciuti. E dire che stavolta ci sto provando davvero ad essere dalla parte giusta.
“Secondo, quelle che vedi sono allucinazioni. Si chiama trauma cranico.”
“Non sono allucinazioni!” Non so perché, ma ne sono sicuro. La scienza di Even non può spiegare tutto. Non può spiegare la sensazione di nostalgia che rischia di annegare il mio cuore in questo momento. Il rumore della risacca, avanti e indietro, avanti e indietro. Occhi azzurri, somigliano a quelli di Sora. O di Naminé. O di Roxas. Quegli occhi grandi e puri che ti fanno sentire le mani sporche di sangue anche quando non hai fatto niente. Ma lei non è né Sora, né Naminé, né Roxas. Ha i capelli neri. Sorride, oltre le onde che si sgonfiano piano. Vorrei poterle chiedere il suo nome.
Forse mi sono solo disabituato ad essere un umano. Avevo scordato quanto fosse impegnativo avere un cuore.
“Oppure potrebbe essere un’amnesia temporanea. Non è raro dopo un colpo di quella forza.”
Le parole della scienza sono raggelanti alle volte. Amnesia temporanea. Trauma cranico. Sembra quasi un’offesa. Mi rifiuto di liquidare la ragazza dai capelli neri come un “trauma cranico”. Lei è di più, è speciale. E non importa che io non ricordi perché.
“Comunque stare tutto il giorno con quella conchiglia all’orecchio non ti servirà a granché.”
Per tutta risposta premo ancora di più la conchiglia contro la guancia. Mi lascio trascinare dal lento rumore delle onde, sperando che mi conduca dalla ragazza dai capelli neri. Che mi sveli il suo nome. Se scoprirò il suo nome, forse, potrò ricordare.
“Sempre meglio del suono della tua voce.”

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Capitolo 2
*** Scientifico ***




“Look ahead and see
There are still so many borders we could cross
Just you and me
Making up for all the time that we have lost
So much to see, so much to live for
Questions to answer, places to go
So much to be, so much to care for
Deep down inside I think you know
You are free... come back to me!”
(Ayreon, “The Human Equation” – “Day 7: Hope”)

#2 - Scientifico


Da un po’ di tempo a questa parte ogni sera è la stessa manfrina.
“Ti ho detto di no.”
“Come se poteste concludere qualcosa senza il mio aiuto!”
“Sei anche un medico, lo sai meglio di me. Dopo un risveglio instabile come il tuo è necessario il massimo riposo.”
“Sono solo stupidi mal di testa. Dilan è in piedi da giorni!“
“Dilan è più robusto di te. E più giovane.”
Breve pausa in cui la temperatura della stanza si abbassa di due gradi e io mi raggomitolo più stretto tra le coperte.
“Questo era un colpo basso.”
“La mia risposta non cambia.”
Di solito termina così, con Even che torna a letto brontolando e Ienzo che sbatte la porta senza alcun riguardo per le mie povere tempie martellanti, né tantomeno per la mia pazienza ormai allo stremo.
“Detesto dirlo, ma ti capisco.”
Oggi decido di variare improvvisamente il copione. Ai tempi dell’Organizzazione Axel avrebbe dato un braccio in cambio di una giornata di tutto riposo, da trascorrere spaparanzato tra i cuscini ad ascoltarsi beatamente russare. Lea però ha scoperto che troppe giornate di riposo significano troppo tempo per pensare, e questa non è sempre una cosa positiva. Soprattutto quando a pensare ci si mette il cuore oltre che il cervello.
“Anch’io avrei di molto meglio da fare che stare qui a vegetare.”
“Oh, immagino.” Quantomeno Even non mi ha insultato appena aperto bocca. È un passo avanti. “E quale sarebbe questa missione che non può attendere?”
Anche lui deve annoiarsi a morte se mi rivolge addirittura una domanda. Ma dopotutto il sentimento è reciproco.
“C’è... una promessa che devo mantenere.”
Continuate pure a scappare. Io sarò sempre pronto a riportarvi indietro.
Una fitta mi attraversa il cranio come ogni volta che il pensiero riemerge, le mie dita si stringono istintivamente intorno alla conchiglia mentre serro i denti per tenere a bada il dolore. I ricordi sono confusi, incompleti come un puzzle di cui sono andate perdute delle tessere, ma Axel ha fatto una promessa alle persone… alla persona più importante della sua vita, su questo non ci sono dubbi. E Lea intende mantenerla a ogni costo.
“La tua scienza spiega se è possibile separare una persona dal suo Nessuno?” la mia voce è ancora un po’ impastata, e trema leggermente. Strano che non mi sia venuto in mente di domandarlo prima. Forse ero troppo riluttante all’idea di chiedere aiuto a Even. O forse ho solo troppa paura della risposta. “Senza ritrasformare la persona in un Heartless, intendo. E senza fare del male alla persona stessa.”
“Vuoi anche la chiave per il regno fatato degli unicorni arcobaleno, già che ci siamo?
Appunto.
“Se vuoi ottenere qualcosa devi darne in cambio un’altra dello stesso valore. È una legge della scienza e della vita.”
La spirale della conchiglia sembra fare eco al tono derisorio di Even. Si rincorre da sola all’infinito, un serpente che si morde la coda senza approdare a nessuna soluzione. Sora, Roxas. Due merci di uguale peso, in perfetto equilibrio sui piatti di una bilancia.
“Ora capisco perché voi apprendisti avete fallito” un’altra cosa fastidiosa di avere un cuore è che a volte ti viene da piangere senza motivo, e allora devi fare una fatica bestiale per mantenere il controllo della tua voce. “Siete stati bravi con i vostri bei calcoli scientifici, ma di quello che significa davvero un cuore non avete mai capito un cazzo.”
Il colpo va a segno, lo capisco dallo sguardo di Even che si abbassa per un millisecondo prima di tornare a posarsi fiammeggiante su di me. Lo ha voluto lui. Ho giocato alle sue regole, una pugnalata per un’altra.
Anche questo vuol dire avere un cuore.
 

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Capitolo 3
*** Trappola per topi ***


You’ll find the Grail within you,
  Slay the dragon in your dream.”
(Ayreon, “The Final Experiment” - “Sail Away to Avalon”)
 
 
#3 - Trappola per topi
 

È un sogno, chiaro come il sole. Lo so senza ombra di dubbio, non tanto perché mi vedo in terza persona – e questa già di per sé è una prova scientifica, direbbe Even -  ma perché tutto questo, purtroppo, l’ho già vissuto. Il mio inconscio ultimamente ha un pessimo senso dell’umorismo.
La visuale è dall’alto, sospesa sul corridoio sotterraneo che rimbomba dei passi in corsa dei due ragazzini. In testa ci sono io, bandana dell’avventura, frisbee in resta e via alla conquista del mondo con tutta l’ingenuità dei miei tredici anni. Isa si trascina dietro di me, perde tempo a guardarsi intorno e controllare tutti i bivi e le uscite, gli occhi verdi guardinghi e attenti.
Ovviamente si accorge lui per primo dei rumori ed è rapidissimo a spingere l’incauto Lea contro la parete, al riparo di un provvidenziale intrico di tubature, premendogli contro la bocca per soffocare ogni accenno di protesta.
Giusto in tempo per evitare le tre figure che si aggirano come mastini guardiani nei sotterranei del palazzo di Radiant Garden.
“Adesso ascoltatemi bene.”
Ed ecco Even, puntuale come la morte e le tasse, a perseguitarmi anche nei sogni. La stessa aria da ‘ho una scopa su per il fondoschiena’ di oggi, lo stesso insopportabile tono di comando. Alle sue spalle, i due ammassi di muscoli annuiscono obbedienti.
“Qualsiasi cosa accada nell’esperimento di oggi vi voglio vicini a Ienzo. Non perdetelo di vista nemmeno per un secondo. Non possiamo sapere cosa stanno tramando Xehanort e Braig.”
Aeleus e Dilan annuiscono ancora, passano davanti ai due ragazzini – a noi – senza nemmeno notarci, i visi severi e spigolosi concentrati sul compito ricevuto.
“Forse dovremmo tornare indietro.” Il sussurro di Isa quasi annega nel rimbombo dei passi che si allontanano. “Questa cosa è più grande di noi.”
“Scherzi?”
Se non fosse per Lea, spesso Isa non uscirebbe neppure di casa. Resterebbe inchiodato alla scrivania a fare i compiti, a leggere e poi a fare altri compiti – è il tipo irritante che li finisce la prima settimana di vacanza, il secchione che studia di pari passo con il programma invece di ridursi alle chiuse epocali dell’ultimo minuto. Lea si è sobbarcato l’alto dovere morale di spalancargli le porte del mondo oltre i libri, di condurlo per mano nell’universo delle corse nel fango, del nascondino, delle cacce al tesoro e della palla avvelenata. E prende la sua missione molto sul serio.
“Quando ci ricapita un’occasione così? Il palazzo di re Ansem tutto per noi da esplorare!”
In questo momento vorrei urlare, prendere a schiaffi il me stesso più giovane, far crollare il corridoio, qualsiasi cosa pur di fermare i due ragazzini. Dalla mia bocca però non esce alcun suono, le mani che cerco disperatamente di protendere non esistono. Non ho forma né sostanza in questo mondo del sogno.
Sono solo uno spettro del futuro senza alcun potere di cambiare un destino già scritto.
Isa sorride incerto, Lea fa cenno di proseguire. I due ragazzini scivolano lontano da me, inesorabili, le loro voci sempre più confuse sotto il rombo sordo che sale dalle profondità della terra.
Mi sveglio con un urlo mentre il corridoio esplode in un trionfo di luce bianca.
 

“Tu sapevi di Xehanort.”
Dopo l’ultima discussione Even si è barricato ostinatamente dietro i suoi libri – in alcuni atteggiamenti lui e Isa sono davvero simili, detesto ammetterlo. Con una frase del genere però era impossibile non catturare la sua attenzione, e ora i suoi occhi diffidenti dardeggiano su di me come la promessa di una condanna a morte.
“Avevi capito che lui e Braig avevano un piano tutto loro. Sapevi che l’esperimento era una trappola.”
Stranamente non riesco a produrre un tono di accusa duro come vorrei. La verità è che sono curioso, più che arrabbiato.
“Hai sognato anche tu la nostra trasformazione in Nessuno.”
Un comune mortale come me è riuscito a suscitare una sfumatura di stupore nella voce del Freddo Accademico. Merito una menzione d’onore negli annali della scienza.
“Suppongo sia una reazione comune al ripristino del cuore. Dovrei… “
“Non hai risposto alla mia domanda.”
Il silenzio si trascina pesante come un macigno. Per lunghi minuti Even resta assorto sul bordo del lenzuolo che stropiccia senza sosta tra le dita. Non gli metto fretta. Nessuno di noi due ha qualcosa di meglio da fare, dopotutto.
“Immaginavo che nascondessero qualcosa, sì. Ho sempre avuto un buon intuito, del resto.”
Su questo non posso dargli torto. Ai tempi dell’Organizzazione tutti credevano che Vexen disprezzasse Marluxia e Larxene per qualche sorta di faida tra fondatori e neofiti, ma io penso che sotto sotto avesse stanato la puzza di tradimento che emanavano. Gli mancavano solo le prove per dimostrarlo.
“Perché non hai provato a fermarli prima? Voglio dire, potevi sguinzagliare Dilan e Aeleus e impacchettarli mentre dormivano… “
Mi trema la voce sulle ultime parole, e stavolta sono io a guardare con imbarazzo il lenzuolo. Che stupido. Conosco già la risposta a questa domanda.
“Non l’ho fatto perché… “
“… eri curioso.”
Il palazzo di re Ansem tutto per noi da esplorare.
“Volevi assistere a tutti i costi a quell’esperimento.”
Altro che sfumatura di stupore, adesso Even mi guarda con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta e non si sforza nemmeno di nasconderlo.
“E i topi troppo curiosi caddero dritti dritti nella trappola.”
A volte penso che sia il cuore ad impedirmi di guarire. È come avere un macigno nel petto che ti impedisce di alzarti dal letto e di andare a vivere la tua vita come dovresti. E poi, è giusto vivere la tua vita normalmente sapendo che un amico è diventato Nessuno per colpa della tua stupidità?
“Congratulazioni” sospira Even con una mezza risata, e non capisco se sta prendendo in giro me, se stesso, o forse entrambi.
Qualcosa di simile a un sorriso passa per un attimo tra di noi, e una parte di me si sente consolata dal pensiero di non essere l’unico ad aver commesso la più colossale e mastodontica idiozia mai vista sotto il cielo di tutti i mondi.

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Capitolo 4
*** Immagini ***


“The meaning of life is to
Give life meaning […]
Restore the balance
Between thinking and feeling […]
We must resolve this human equation
We're already dead if we don't try.”
(Ayreon, “01011001” – “The Sixth Extinction”)
 
#4 - Immagini

 
“Una conchiglia.”
“Sii più specifico.”
“Mmm… forse… tante conchiglie?”
“Facciamo progressi.”
“Si era detto niente sarcasmo. E comunque abbi pietà, mi si sta spappolando il cervello!”
Even prende fiato, gli leggo negli occhi la soddisfazione per la battuta che gli sto servendo su un piatto d’argento, ma stavolta sono più rapido di lui.
“Sì lo so, prima dovrei averne uno. Stai diventando prevedibile.”
Un punto per il Soffio di Fiamme Danzanti, palla al centro. Even incassa con eleganza – e con quello stiracchiamento sottile delle labbra che ormai riconosco come la sua versione di un sorriso, se gli occhi non mi ingannano – e annota diligente sul blocco degli appunti. Suppongo abbia scritto “conchiglie”, ma la sua grafia rimarrà sempre un mistero per me. Deve trattarsi di una regola universale, più una persona è intelligente e più incomprensibile diventa il suo modo di scrivere. Tranne Isa. Isa è sempre stato impeccabile in tutto.
“Spiaggia, gelato, conchiglie… il tuo inconscio sta palesemente manifestando il desiderio di andare in vacanza.”
“Continuiamo un altro po’” insisto. “Sento che ci siamo vicini.”
“Se lo dici tu.”
L’idea è stata di Even, ovviamente. Prendere nota di tutte le immagini che riesco a scavare dal mio cervello collegate alla misteriosa ragazza dai capelli neri – ha tentato di affibbiarle soprannomi orribili come “soggetto uno”, ma gliel’ho impedito categoricamente – per ordinarle, confrontarle e, per dirla da scienziati, tracciare un quadro generale.
“Roxas.”
Il nome è scivolato fuori così, nascosto tra un pensiero e un ricordo. Mi accorgo di averlo pronunciato solo quando già aleggia nella stanza carica dell’odore di medicinali e disinfettanti, invisibile come un fantasma ma inequivocabilmente presente.
“La tua dedizione all’amicizia è commovente, però ora vorresti gentilmente impegnarti a… “
“No, non hai capito. Roxas c’entra qualcosa. Forse… io e lui la conoscevamo.”
“Un inseparabile trio di amici per la pelle. Creature senza cuore. Un’Organizzazione dagli oscuri propositi. Ci sono tutti gli ingredienti per una storia lacrimevole dal finale tragico.”
Solo qualche giorno fa avrei preso a pugni Even – o meglio, ci avrei provato solo per fracassarmi il naso contro i muscoli di Aeleus - per una frecciatina del genere. Oggi però la sua voce non trasuda veleno, e io mi sento più leggero. Forse la nostra è una fatica inutile, un’impresa destinata a fallire, ma il solo affrontarla basta a riempirmi di nuovo di energia.
Forse, ma non voglio pensarlo troppo forte per timore che non sia vero, forse sto cominciando davvero a guarire.
 
 
“Me la ricordo anch’io.”
“Cosa?”
“Il sogget… la ragazza con i capelli neri.”
“Impossibile. Per la maggior parte del tempo che ho trascorso con Roxas tu… eri morto.” Evito accuratamente di aggiungere “incenerito” per non rivangare antichi dissapori, ma lo ammetto, affrontare l’argomento ancora mi imbarazza. Non dimenticherò mai il misto di terrore, rabbia e disprezzo sul viso di Even il giorno del risveglio, e di certo la mia fronte conserverà per sempre il ricordo del tomo con gli spigoli borchiati che le ha causato il livido più epocale di non una ma bensì tre vite.
La mente di Even per fortuna è altrove. Le sue lunghe dita da spaventapasseri massaggiano le tempie sotto la fronte aggrottata, alla ricerca di un’immagine o un pensiero appena fuori la loro portata.
“Credo di aver fatto un sogno.”
Allungo la mano verso il comodino per impadronirmi di penna e blocchetto.
“Il dottor Lea è pronto a prendere nota”
“Sono solo immagini confuse… “ Forse si tratta davvero della ragazza dai capelli neri, perché anche a me fa lo stesso effetto. Più mi sforzo di ricordarla e più le fitte alla testa aumentano, come se il cervello volesse avvertirmi che sto facendo irruzione in un terreno proibito.
“C’era una capsula… e una specie… una specie di bambola. Un fantoccio senza vestiti… “
Gli lancio il blocchetto addosso prima che possa continuare.
“Stop! Non voglio sentire altri dettagli di quel tipo di sogni!”
“Ma cosa… ?“
Quando se ne rende conto ormai è diventato del colore dei miei capelli.
“Non hai capito niente come al solito!”
Ogni protesta è inutile: le mie risate probabilmente si sentono fin nello studio di Ienzo tre piani più sopra, accompagnate dagli strepiti di Even che tenta invano di farmi tacere.
Ragazza dai capelli neri, non so ancora chi sei né in che mondo ti nascondi, ma nel frattempo ti dico grazie. E ancora una volta prometto che ti troverò.

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Capitolo 5
*** Fuori ***


“I've found the grail here within
in a magic dream
I have seen a world
of make belief, of joy and grief.”

(Ayreon, “Into The Electric Castle” – “Another Time Another Space”)


 
#5 - Fuori

 
Cinque piegamenti. Due rampe di scale, su, giù, su e giù di nuovo senza fermarsi. Evoca il Keyblade. Trattienilo per un minuto, fallo sparire. Ricomincia la sequenza da capo.
“Hai già il fiato corto.”
Se pensavo che restare confinato a letto fosse insopportabile era perché ancora non avevo sperimentato la serie di torture che Ienzo definisce con il suo tono calmo “esercizi di riabilitazione”. Sono solo alla seconda flessione e già il pavimento fluttua pericolosamente davanti ai miei occhi. Crollo a sedere, sconfitto, e lo sconforto mi assale quando passo una mano sulla fronte e la ritiro bagnata di sudore. Un elementale del fuoco che suda. Grandioso.
“Di’ un po’ Even… “
C’è solo una cosa peggiore che sputare sangue su esercizi che dovrebbero essere alla portata di un bambino, ed è farlo mentre uno scienziato torvo ti squadra con l’aria dubbiosa che riserverebbe a un esperimento fallito. “Perché tu sei esentato dalla tortura?”
“Io non devo combattere.”
“Già. I vantaggi di essere il nuovo signore del castello, immagino.”
Incredibile come la più piccola lusinga – anche non intenzionale – abbia un effetto immediato su Even. Il suo viso scarno si apre nel tipico sorrisetto che segnala il gonfiarsi senza ritegno del suo ego.
Non me la sento di fargli notare che è palesemente Ienzo a mandare avanti tutta la baracca.
“A proposito. Il signore del castello ha una missione per te.”
Malgrado la debolezza la parola “missione” mi fa drizzare le orecchie. Il mio sguardo corre alla finestra, alla luce soffusa che filtra dal cielo nuvoloso e fa brillare debolmente i getti delle fontane nel cortile del castello. Fuori la gente di Radiant Garden corre indaffarata nelle sue faccende, il mondo va avanti, vivo come il cuore luminoso che pulsa al suo centro, inarrestabile e pieno di calore. Fuori le voci dei miei amici si fanno sempre più flebili, annegate nell’oscurità degli inganni di Xehanort o nella luce del cuore di Sora.
Io invece resto confinato qui, tra quattro mura, a preparare il balletto di fine anno.
“Ho confrontato gli appunti sulle nostre visioni. È chiaro che per trovare risposte dobbiamo tornare al Castello dell’Oblio.”
“Chiarissimo. Com’è potuta sfuggirmi una risposta tanto ovvia?”
Even ignora l’ironia per assumere il tono da professore pedante che tanto lo compiace: “Capsule, strumentazione da laboratorio e pareti bianche. Che altro luogo ti ricorda?”
“Non è quello che ho sognato io, però. Io ho visto spiagge e conchiglie.”
“Decisamente approssimativo” sospinge via la mia obiezione con un gesto della manica svolazzante, quasi fosse una mosca che lo annoiasse. “Se vuoi esplorare tutti i mondi conosciuti in cui esistono spiagge e conchiglie accomodati pure. Io preferisco seguire una traccia più concreta.”
Mi sono rimesso in piedi. La prospettiva di un obiettivo a portata di mano mi fa dimenticare in un istante la stanchezza e le gambe che tremolano come budini. Quanto potrà mai essere faticoso rovistare tra vecchi macchinari in disuso e appunti pieni di ragnatele? Non sarà un’impresa eroica degna di Sora e compagni, ma dalle nebbie della mia memoria frammentata mi sembra quasi di scorgere la ragazza dai capelli neri sorridere in segno di incoraggiamento. E capisco di essere sulla strada giusta.
“I tuoi amici armadi non ci daranno mai il permesso di uscire.”
“E perché mai il signore del castello dovrebbe chiedere il permesso?”
Il potere di aprire i corridoi dell’oscurità è tra le poche eredità felici dei nostri giorni da Nessuno, e Even, al contrario di me, si è rimesso abbastanza in forze da riuscire a evocarne uno. Le spire di tenebra ondeggiano morbide, mi lambiscono le gambe e sembrano invitarmi a precipitare nel loro abbraccio. Promettono un nuovo inizio, una via per ritrovare gli amici smarriti nell’intrico dei mondi e dei ricordi. Il cuore mi balza in petto, animato dalla speranza.
“Grazie. Sul serio.” Sono il primo a stupirmi delle parole che mi sono appena uscite dalla bocca. “Non pensavo che inseguire un miraggio contasse così tanto per te.”
“Non sei l’unico ad avere nella testa ricordi di cui non sai spiegarti l’origine. Le risposte si trovano solo fuori di qui.”
Sono pronto. Nel momento di attraversare il portale sorrido mio malgrado: un custode del Keyblade ancora incapace di usare il Keyblade e uno scienziato con manie di grandezza alla ricerca di una ragazza misteriosa scomparsa dalla memoria del mondo.
Sembrano buoni ingredienti per l’inizio di una nuova avventura.

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