L’eroe assassino di ImperialPair (/viewuser.php?uid=63538)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’eroe assassino ***
Capitolo 2: *** Sono un soldato, sono un mostro ***
Capitolo 1 *** L’eroe assassino ***
- Titolo:
L’eroe
assassino
- Autore:
AtobeTezuka
- Fandom:
Originale
- Tipologia
+ numero di parole: FlashFiction
466 parole
- Personaggi:
Originali
- Pairing: //
- Genere:
Angst,
Introspettivo, Guerra
- Rating:
Giallo
- Avvertimenti:
//
- Introduzione:
Un
militare non ricorda esattamente cosa l’abbia spinto ad
intraprendere quella strada.
- Note
dell'autore (Se ce ne sono): //
- La
storia partecipa al contest Live fast, die young (and have a
good-looking corpse) indetto da My Pride sul forum di EFP
Storia partecipante al contest Situazioni XY di Biancarcano e harriet;-) sul forum di efp”.
- L’eroe
assassino
-
- Per
quale motivo avevo deciso di arruolarmi?
- Per
quale motivo avevo deciso di supportare il governo in queste assurde
guerre?
- Per
quei Paesi in continua lotta l’uno fra gli altri?
- Per
fermare lo sterminio di quelle popolazioni?
- Per
difendere il mio Paese?
-
- Non
ero più in grado di ricordare cosa mi avesse spinto a
intraprendere
questa ed ero certo che non avesse più la minima importanza.
-
- Avevo
ucciso degli uomini.
- Avevo
stroncato delle vite.
- Avevo
distrutto delle famiglie.
-
- Se
ci pensavo, probabilmente quei genitori non avevano altro desiderio
se non quello di riabbracciare i figli.
- Gli
avevano lasciati per proteggere la loro patria, per donare un futuro
ai loro pargoli, un avvenire senza guerre e senza paura: io avevo
distrutto i loro sogni, così come qualcuno stava
distruggendo il
mio, ma non ricordavo più quale fosse.
-
- Quel
proiettile nel mio ventre, credo avesse perforato qualche organo
interno, la milza forse? L’intestino? Non lo sapevo e nemmeno
m’interessava: volevo solo morire e mettere fine per sempre
allo
sterminio cui assistevo ogni singolo giorno, ma almeno loro avevo uno
scopo, io invece no.
- Era
quello che provavo tutte le vittime cadute sotto il mio fucile? La
consapevolezza di aver ucciso per difendere i propri cari, ma io non
avevo nessuno: ero un orfano senza casa, con un passato che volevo
dimenticare e senza una certezza per il futuro.
-
- La
mia vita stava giungendo al termine e man mano che arriva la mia
fine, i miei ricordi si facevano sempre più chiari
così come le mie
vecchie motivazioni.
- L’avevo
fatto solo ed elusivamente per i bambini: non volevo che diventassero
orfani, dovevano crescere in una famiglia calda e amorevole.
-
- Non
dovevano vivere nella mia stessa situazione.
- Non
dovevano conoscere la mia solitudine.
- Quante
famiglie affidatarie avevo cambiato dalla morte dei genitori?
- Quante
di loro mi avevano cacciato perché non ero il figlio che
volevano?
- Quante
mi avevano deluso?
- Nessuno
doveva passare una sorte come la mia.
- Nessuno
doveva crescere senza genitori.
- Non
dovevano vivere così!
-
- Alla
fine avevo tradito i miei ideali: per proteggere delle famiglie,
avevo distrutto delle altre.
- Che
doppio senso!
- L’unica
cosa che desideravo fare era piangere, ma non avevo nemmeno la forza
di versare una singola lacrima, anche perché nessuno avrebbe
rimpianto la mia morte, ma dentro di me sapevo di meritarmelo.
-
- Ero
un eroe perché avevo difeso delle famiglie.
- Ero
un assassino perché avevo stroncato delle famiglie.
- Ero
un eroe perché avevo avuto fede ai miei ideali.
- Ero
un assassino perché avevo tradito i miei ideali.
-
- Nessuno
avrebbe rimpianto la mia morte o pianto per me, ma dentro di me
sapevo che per le mie crudeli azioni, non meritavo nessuna fine
tranne questa ed era l’unica consapevolezza che avevo.
- E
in quell’istante, io Andrew Jay Smith, lasciai per sempre
quel
mondo fin troppo crudele.
-
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Capitolo 2 *** Sono un soldato, sono un mostro ***
- Titolo: Sono
un soldato, sono un mostro
- Autore: AtobeTezuka
- Fandom: Originale
- Tipologia
+ numero di parole: FlashFiction
391 parole
- Personaggi: Originali
- Pairing: //
- Genere: Angst,
Introspettivo, Guerra
- Rating: Giallo
- Avvertimenti:
//
- Introduzione:
- Note
dell'autore (Se ce ne sono): //
-
- La
storia partecipa al contest
“Dall’altra
parte” indetto da Milla4 sul forum di EFP.
-
- Ho
visto il mio villaggio distrutto
- Ho
visto i miei genitori uccisi sotto i miei stessi occhi
- Ho
visto milioni di bambini subire il mio stesso destino.
-
- Fin
dalla mia adolescenza, non ho conosciuto nient’altro che
questi
assurdi conflitti: gli odiavo con tutti il cuore, ma al tempo stesso
desideravo fermali.
- Fermerò
questa guerra
- Fermerò
questo genocidio
- Salverò
il mio popolo
-
- Non
mi ero mai chiesto, prima di arruolarmi, se fosse giusto o sbagliato
ammazzare in nome della guerra, ma ormai non faccio altro che
pentirmi delle mie scelte.
- Sto
sbagliando tutto
-
- Avrei
voluto che quest’assurda distruzione cessasse, che questo
sterminio
non procedesse oltre. Avrei dovuto lottare, combattere e sconfiggere
tutti i miei nemici, almeno quello era quello che avevo pensato
all’inizio, ma ormai non ne sono più convinto.
-
- La
mia era davvero la scelta migliore?
- Sto
portando la stessa distruzione che vidi da bambino
- Sto
uccidendo persone
- Sto
sterminando famiglie
- Non
merito di essere chiamato soldato
- Sono
solamente un mostro
-
- Continuavo
a sparare con il mio fucile: colpivo uomini, donne, ragazzi.
- All’inizio
chi ammazzavo mi era indifferente, ma più tempo passava e
tanto più
il senso di colpa non faceva che tormentarmi l’animo.
- Chi
è?
- Avrà
una famiglia?
- Qualcuno
starà attendendo la sua morte?
- Il
figlio? La moglie? I Genitori?
-
- Ormai
non facevo altro che chiedermelo, ogni volta che sparavo, ogni volta
che vedevo le mie vittime cadere sotto i miei proiettili, uccidevo
chiunque mi trovassi davanti.
- Sono
un mostro.
-
-
- Osservavo
quel giovane americano, l’ultimo ragazzo che avevo ammazzato:
i
suoi occhi si erano spenti così velocemente da non avere
nemmeno il
tempo di rimpiangere il mio gesto.
-
- Chi
sei?
- Hai
una famiglia che ti aspetta?
- Giovane
americano, scusami.
- Non
so chi tu sia,
- Ma
voglio che tu possa riposare in pace.
-
- Non
avevo nessun diritto di pormi simili domande, né di sperare
simili
cose, almeno non dopo averlo ucciso.
-
- Sono
un soldato.
- Sono
un mostro.
- Non
merito di uccidere.
- Non
merito di vivere.
-
- Non
m’interessava in quale modo, ma i miei omicidi dovevano
essere
interrotti, continuavano a macchiare il mio animo in un modo
imperdonabile.
- Per
tutta la distruzione che ho causato, io, Kamal Kassis, dovevo essere
fermato: volevo che tutto venisse stroncato allo stesso identico modo
di quelle che avevo spento.
-
- Devo
morire.
- Devo
essere ucciso.
- Devo
essere sparato.
- Perché?
- Sono
un soldato.
- Sono
un mostro.
- E
resterò per sempre.
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