Të Dua

di _cara_catastrofe_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Rina ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Akal ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Un nuovo inizio ***


Te Dua
Capitolo 1: Un nuovo inizio
Sono quasi le 18:00, ormai è tutto pronto: la valigia è preparata e già pronta davanti alla porta della mia quasi ex casa, il biglietto aereo c’è e i soldi pure, tutto accompagnato dalle continue raccomandazioni di mia madre che sembra non finiscano mai.
“Tranquilla mamma. È tutto okay, sono abituata a cambiare posto ogni due per tre e poi sono solo sei mesi, vedrai che in un batter d’occhio sarò di nuovo qua” le dico per cercare di rassicurarla ma è una mamma e come tutte le mamme si preoccupa.
Eh già, sono abituata a cambiare spesso posto, per via del mio lavoro infatti ho già girato mezza Europa, il che non mi dispiace perché ho potuto visitare posti meravigliosi e cambiare aria fa bene di tanto in tanto e domani partirò alla volta dell’Albania. E’ la primissima volta che visito il cosiddetto “terzo mondo” per gli italiani bigotti come i miei, forse è per questo che sono più preoccupati del solito.
“Per qualsiasi cosa prendi il primo volo e torna qua eh, e ricordati di chiamarci ogni giorno per dirci come va li” si rassicura mia madre.
Io sono Livia, ho 21 anni e vivo ad Asti in Piemonte con i miei genitori e mio fratello minore Lorenzo di 19 anni. Lorenzo è molto diverso da me, a differenza mia lui è molto alto, con i capelli scuri e gli occhi verde smeraldo, come il nonno ormai defunto. L’anno scorso ha terminato il liceo scientifico con il massimo dei voti ed ora frequenta il suo primo anno di Università.
Io invece sono a malapena 1,60, i miei capelli sono mossi e lunghi, gli occhi scuri coperti da un paio di occhialoni neri ma con la montatura fine. Sono una ragazza semplice, non indosso quasi mai i tacchi, nonostante la mia bassezza, il massimo sono gli stivaletti ma con i tacchi ho avuto brutte esperienze in passato (come la volta che stavo andando a ballare con le mie amiche e sono rimasta con il tacco incastrato tra i sanpietrini disconnessi della piazza. Da quel giorno li ho aboliti del tutto e mi sono pure ripromessa che se un giorno mi sposerò, sotto l'abito bianco indosserò le scarpe da ginnastica.
Si è fatto tardi, e come ogni sera da 21 anni a questa parte, siamo tutti e quattro seduti attorno al tavolo con le mani unite a pregare prima di iniziare a mangiare e come sempre mia madre recita le solite parole che ormai anche i muri sanno a memoria per poi aggiungere
“E stai accanto a Livia durante questo periodo e proteggila sempre. Amen.” “Amen.” Ripetiamo tutti i coro per poi iniziare a mangiare il pollo preparato da mamma
“l’ho fatto per te, perché so che ti piace tanto” dice sorridendo e iniziando a tagliare il pollo fumante.
Finita la cena do una mano a mia madre a sparecchiare e poi mi dirigo in camera per cercare di dormire almeno un po’: domani sarà una lunga giornata e devo essere il più riposata possibile. Infilo il pigiama e mi metto a letto ma nella mia testa continuano a frullare i pensieri e prendere sonno sembra un’impresa impossibile: “chissà come sarà Tirana” penso “e gli albanesi? Spero siano simpatici”
e tra un pensiero e l’altro la stanchezza si impossessa di me e mi addormento.
 
Il giorno dopo la sveglia suona presto, mi alzo dirigendomi in cucina trascinando rumorosamente i piedi per terra. Una volta in cucina noto che mia madre è già sveglia che sta preparando il caffè, mi siedo e poco dopo mi ritrovo davanti una tazzina di caffè fumante. Mentre bevo mia mamma mi accarezza i capelli, mi bacia e si appoggia a me. So che per lei è difficile lasciarmi andare ma devo farlo, c’è poco da fare.
“Mi raccomando Livia”
“Mamma, stai tranquilla, non sto mica partendo per la guerra, sono solo sei mesi” le rispondo sorridendo cercando di tranquillizzarla.
Vado a vestirmi, osservo per l’ultima volta la mia stanza dalle pareti color pastello piene di poster e di foto con gli amici, sospiro e mi chiudo la porta alle spalle.

La mia famiglia mi accompagna fino in aereoporto, ormai è un rituale, abbraccio mio fratello
“Ti voglio bene Lollo” è l’unica cosa che riesco a dire, appoggio la testa sulla sua spalla e lo stringo forte: sono davvero orgogliosa di lui per tutto quello che fa e per la bellissima persona che è.
Abbraccio mio padre e scorgo una lacrima che gli riga il viso segnato dalle rughe dei suoi 52 anni.
Mia mamma invece è come ogni volta un fiume di lacrime, nemmeno stessi partendo per andare ad ammazzarmi ma capisco.
La abbraccio e poi mi allontano salutandoli con la mano e dirigendomi verso il mio aereo.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Rina ***


CAPITOLO 2 Rina
Salgo sull’aereo e mi dirigo al mio posto, da li a poco si siede accanto a me una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi raccolti con un pinzone, gli occhi chiari come la pelle. Iniziamo a parlare e mi racconta un po di sé:
si chiama Rina, ha 28 anni ed è di un paesino non troppo distante dalla capitale albanese. Mi racconta che lavora in Italia ma che ora sta andando a trovare le sue due figlie di 7 e 5 anni, suo marito e sua mamma in Albania. Nonostante la sua giovane età deve mantenere la sua famiglia, suo marito rimase invalido sul lavoro e così lei lasciò tutto e parti alla volta dell’Italia per cercare un impiego in grado di mantenere la sua famiglia. Mi racconta di ciò che sta vivendo in Italia, della discriminazione degli italiani verso di lei, di quelli che le ridono in faccia quando sbaglia una pronuncia, degli insulti che deve sentirsi dire ogni giorno per via della sua nazionalità. Mentre mi parla i suoi occhi azzurri si bagnano e una lacrima le riga la guancia destra, lei si gira velocemente dal lato opposto al mio con il viso e con la manica della felpa la asciuga velocemente. Le metto una mano sulla spalla
“Io penso che tu sia una grande donna, Rina” le dico sinceramente “guardati, sei così giovane eppure hai una gran forza che in pochi possiedono.” Termino.
Lei tira su col naso e sussurra “scusa Livia, non voglio annoiarti con i miei problemi personali”
Le sorrido “tranquilla, non c’è problema”
Si tranquillizza un po, le inizio a parlare della mia di storia adesso e del motivo per cui mi trovo su quell’aereo, lei mi ascolta interessata.
Si addormenta da li a poco, con la testa poggiata sulla mia spalla sinistra. La guardo dormire e mi viene ansia nel pensare a tutto quello che sta passando questa ragazza per aiutare la sua famiglia. Penso a quanti stranieri in Italia si trovino nella sua stessa condizione e mi viene da piangere perché tanti italiani sono estremamente ignoranti e non capiscono che queste persone non fanno altro che quello che abbiamo fatto noi quando in passato siamo emigrati negli Stati Uniti. Mi addormento tra un pensiero e l’altro, con la testa china sul capo di Rina.
Veniamo svegliate dall’annuncio che stiamo per atterrare, allacciamo le cinture di sicurezza e ci prepariamo all’atterraggio.
Quando l’aereo finalmente si ferma mi alzo, e mi stiracchio, saluto Rina, augurandole il meglio per lei e per la sua famiglia e prima di andare via mi abbraccia.
“grazie mille Livia”
“è stato un piacere” rispondo all’abbraccio. Poi le do il mio numero.
“in caso potesse tornarti utile” le dico sorridendo
“grazie Livia” risponde lei sorridendomi e subito dopo vado a ritirare il mio bagaglio.
Esco dall’aereoporto e vengo investita da un forte vento che mi scompiglia i capelli castani e mi fa lacrimare gli occhi, chiamo il primo taxi che vedo e raggiungo la mia abitazione per i prossimi sei mesi.
E’ un trilocale già arredato, molto essenziale ma abitabile.
Svuoto i miei bagagli e mi metto a guardare un po di televisione, poi chiamo i miei via skype e li avverto che sono arrivata sana e salva e che il viaggio è andato bene. Poi si fa tardi, così dopo averli salutati li do la buona notte e mi metto a dormire. Domani sarà impegnativa, dovrò presentarmi per il mio lavoro. Spero vada tutto bene.



 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Akal ***


Capitolo 3: Akal
 
Mi sveglio presto, ancora intontita dal viaggio, scendo dal letto e raggiungo la cucina, mi fa ancora strano non trovare mia madre mentre prepara il caffè e mi saluta con un sorriso chiedendomi come ho dormito.
Apro il frigo e rammento che non c’è nulla dato che devo ancora fornirlo di cibo. Così, mi preparo e scendo al bar sotto casa per fare colazione per poi dirigermi al lavoro.
Entro nel bar e vengo subito avvolta da un forte aroma di caffè caldo e briockes calde. Vedo persone in piedi al bancone, chi invece è seduto al tavolino mentre mangia qualcosa e legge il giornale, chi si appresta perché deve portare i figli a scuola e chi chiacchera tranquillo.
Mi avvicino al bancone e vedo il barista di schiena mentre traffica preparando il cappuccino ad un cliente. Ha i capelli neri e indossa una camicia bianca che fa notare due spalle muscolose e la schiena ampia. Poi si gira
“Buongiorno” fa lui sorridendo
“Buongiorno” rispondo io “un caffè macchiato per favore” continuo facendo ‘uno’ col dito indice
“Arriva subito” risponde e inizia a preparare il latte
Intanto che aspetto, noto con la coda dell’occhio che mi sta guardando finché
“Scusa, posso farti una domanda?”
“Si certo” rispondo
“Non sei di qua vero, non ti ho mai vista e noto un accento italiano” continua lui mentre asciuga con uno straccio dei bicchieri da succo di frutta
“Eh già, sono italiana ma starò qua per circa sei mesi” rispondo
Annuisce e mi allunga la tazza fumante, la camicia è tirata su lasciando scoperti gli avambracci, noto una lunga cicatrice lungo tutto l’avambraccio destro.
“Ecco il caffè macchiato”
“grazie” rispondo arrossendo e inizio a bere
Continua ad osservarmi curioso
“E poi, una bella ragazza come te me la sarei sicuramente ricordata” continua sorridendo.
Arrossisco un po.
Finisco di bere e poi guardo l’orologio attaccato al muro, ‘forse è meglio se vado’ penso.
Saluto il barista e dopo aver pagato esco e mi dirigo a lavoro. Indosso un pantalone classico nero e una camicia bianca, il trucco non è troppo esagerato e i capelli li lego in una coda in modo che non mi diano fastidio durante la giornata.

Il colloqui va bene, il datore è gentile ed è contento di avermi nel suo team. E’ il classico datore, testa calva, alto, occhi verdi e pelle chiara e fisico magro.
Inizierò tra tre giorni e non vedo l’ora.

Esco e vado a fare la spesa altrimenti stasera digiuno, poi mi dirigo nuovamente a casa, carica di buste in entrambe le braccia. E’ sera ormai e percorrendo la strada di casa vedo il barista del bar mentre abbassa la grata del locale.
Si volta e mi riconosce
“Ehi” fa sorridendo “come è andata la giornata?” continua come fossimo vecchi amici
“Ehi ciao, si, tutto bene” rispondo con il fiatone dato il peso delle buste
“Ti do una mano” fa lui notando la mia fatica e in un nano secondo mi toglie le buste dalle mani e se le prende tutte
“G-grazie” arrossisco
lui sorride.
Mi accompagna fino sotto casa
“grazie mille, sei stato molto gentile” arrossisco
“Non c’è di che, è sempre un piacere aiutare una bella ragazza” fa lui facendomi diventare ancora più paonazza
“Comunque io sono Akal” fa lui allungando la mano dalle notevoli dimensioni
“Livia” rispondo io stringendo la sua
Rimaniamo un po in silenzio, di quei silenzi davvero imbarazzanti, come quando sei  al pranzo di Natale con i parenti e non hai più argomenti di cui parlare così ti limiti a guardare per aria aspettando che a qualcuno venga un’ idea per rompere quel silenzio.
“Ci vediamo allora” Fa lui sbloccandomi dai miei pensieri e dopo un veloce bacio sulla guancia mi saluta con la mano e si allontana.
“Ciao” rispondo al saluto scuotendo a destra e a sinistra la mia mano destra e rimanendo imbambolata guardandolo allontanarsi e la sua schiena farsi sempre più piccola mentre si confonde tra i passanti.
Poi finalmente mi sblocco, prendo le buste ed entro in casa.
Mentre preparo una frittata continuo a pensare a quel ragazzo
‘Akal, è proprio un bel nome’ penso
Mangio e dopo aver chiamato i miei avvertendoli che il colloquio è andato bene, li saluto e mi metto a dormire.


Ed eccoci arrivati alla fine del terzo capitolo. Spero vi sia piaciuto e spero che la ff vi piaccia. Io ci sto mettendo davvero tutta me stessa per questa storia e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, cosa posso migliorare, cosa mi piace e cosa non tanto.
Mi farebbe piacere ricevere alcune recensioni così da capire il vostro pensiero e sapere come migliorarmi.
Grazie per l'attenzione e al prossimo capitolo :)
_cara_catastrofe_ 



 

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