Lo spirito con la scure

di Kifuru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La foresta degli agguati ***
Capitolo 2: *** Sfida all'ultimo sangue ***
Capitolo 3: *** L'avamposto dell'orrore ***
Capitolo 4: *** Il traditore ***



Capitolo 1
*** La foresta degli agguati ***


LO SPIRITO CON LA SCURE.


La foresta degli agguati.


In tutto il Nord America, ben pochi non  conoscevano l'esistenza di Pleasent Point, un piccolo villaggio, situato sulle rive del fiume Yukon. Nonostante si trattasse soltanto di uno scarso gruppo di baracche, era una tappa obbligata per le varie spedizioni dei trappers, che risalivano il fiume, per concludere la tratta delle pelli a Fort Henry o a Fort Pitt. Di conseguenza, l'unica locanda del villaggio era frequentata soltanto da cacciatori, esploratori e persino indiani, provenienti da varie tribù del nord.
 
Pleseant Point possedeva, inoltre, un modesto emporio, grazie al quale, più di ogni altra cosa, venivano rifornite le grandi e piccole barche dei mercanti, che potevano usufruire del piccolo porticciolo del villaggio, costantemente affollato, soprattutto in periodo estivo o primaverile.

In una calda mattinata estiva, il saloon di Pleasent Point era, come al solito, pieno di gente. Tra chi giocava a carte, chi osannava a gran voce le proprie ultime imprese nelle terre selvagge e chi semplicemente tracannava fiumi di alcool, la vita monotona del posto non sembrava subire cambiamenti, degni di importanza.

All'improvviso, però,  l'attenzione dell'intero locale fu richiamata dall'entrata di uno strano individuo, il quale più che suscitare timore o rispetto, provocò una risata generale da parte dei presenti. Si trattava, infatti, di un uomo basso e grassottello, dall'aspetto assai buffo. Dai suoi vestiti, era chiaro che si trattasse di un messicano. Aveva dei corti capelli neri e baffetti, che probabilmente, agli occhi della gente, lo rendeva ancora più buffo. Oltre ad un tipico sombrero alquanto elegante, egli aveva il tipico abbigliamento messicano ed era, inoltre, armato di un cinturone, che ospitava una vecchia colt, di pessime condizioni.

< < Caramba y carambita, che postaccio. Spero almeno che mi servano un liquore di buona qualità, degno di Città del Messico > > disse lo strano ometto, incurante degli sguardi non proprio amichevoli dei presenti.

Il piccolo messicano camminò, con passo deciso, verso l'oste del saloon, il quale lo guardava con un'evidente espressione di stupore. Forse anche nelle terre selvagge, era raro incontrare personaggi così bizzarri.

< < Buon giorno mio simpatico amico, con questo caldo infernale è davvero un piacere vedere l'allegria di questo locale. A questo punto, mi sembra doveroso assaggiare la tua birra o magari il tuo miglior wisky > > esordì il piccolo uomo, con voce allegra.

< < Volentieri mister, a patto che ovviamente abbiate i soldi per pagare > > rispose l'oste, non troppo convinto riguardo le finanze dello straniero.

< < E' questo il bello, buon uomo. Oggi è sicuramente il vostro giorno fortunato. Vi offrirò qualcosa di molto più redditizio del denaro. Potrete fare un ottimo investimento, se mi concederete un piccolo credito, poichè, vedete, quando tornerò dal prossimo viaggio ...... > >, ma il messicano non potè terminare il discorso.

< < Falla corta, compare. Niente quattrini ..... niente wisky. Starei fresco, se dovessi far credito a tutti i vagabondi di questa maledetta regione > >.

< < Caramba y carambita, solo un aspirante cadavere oserebbe chiamare vagabondo il grande e famoso Don Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales > > esclamò l'ometto.

< < Mai sentito nominare > > rispose il barista.

< < Comunque, in fondo mi siete simpatico e per questo ho intenzione di proporvi il più grande affare della vostra vita > > propose Cico, sempre tono allegro.

< < Sentiamo, quale sarebbe questo affare > > disse l'oste, sempre meno convinto.

Senza rispondere, il piccolo messicano mostrò al padrone del locale un piccolo oggetto, di forma sferica.

< < Vi chiedo di darmi due bottiglie di torcibudella, in cambio di questo favoloso smeraldo, dal valore inestimabile, che io sottrassi, a rischio della mia vita, ad un potente raja, durante le mie avventure in India > > disse Cico, con sicurezza.

< < Fammi vedere meglio il tuo smeraldo compare > >.

Il barista analizzò accuratamente il piccolo oggetto, prima di  rivolgersi nuovamente al simpatico messicano, con un largo sorriso.

< < Davvero un pezzo raro...... una meraviglia. Sei generoso, straniero e per questo voglio farti una nuova proposta interessante, se sei d'accordo > >.

< < Ma certo, dimmi pure, simpaticone > > rispose il messicano, sorridendo.

Con mossa rapidissima, il barman si chinò sotto il bancone e un istante dopo, il povero Cico si trovò puntato contro un grosso fucile a pallettoni.

< < Caramba, che significa? > > chiese il piccolo uomo, terrorizzato.

< < Significa che so ben distinguere gli smeraldi dai tappi di bottiglia e se non ti sbrighi ad uscire da questo locale, ti farò correre a fucilate, fino a farti arrivare di nuovo dal tuo raja, chiaro ? > > disse rabbiosamente il barista.

< < Ok calma, amigo. Io volevo soltanto scherzare, ma se la prendete su questo tono, me ne vado. Sappiate, però, di avere appena perduto il miglior cliente della zona > > disse Cico, prima di guadagnare l'uscita con passo deciso, senza accorgersi dell'uomo, che stava per entrare nel saloon proprio in quel momento. I due si scontrarono malamente, provocando una nuova risata generale.

< < Maledizione > > esclamò il tipo barbuto, dall'aria non troppo amichevole. 

< < Chiedo scusa, senor, non vi avevo visto > >.

Nonostante le sue scuse sincere, il simpatico messicano fu afferrato dalle forti mani del tipo e immediatamente si trovò con i piedi sollevati da terra.

< < Scusa un corno! Adesso ti insegnerò a fare più attenzione > > disse rabbiosamente il nuovo arrivato < < E poi chi sarebbe questo tizio, Bart. Non l'ho mai visto a Pleasent Point > > chiese, rivolgendosi al barman.

< < Solo un vagabondo, Regan..... stavo proprio per buttarlo fuori > > rispose il barista.

< < Tranquillo lo farò io, con dei calci ben assestati > > esclamò Regan, sorridendo malignamente.

< < Vi sconsiglio di fare una cosa simile, mister, altrimenti... > > provò a rispondere Cico.

< < Altrimenti cosa, specie di ranocchio > >.

< < Altrimenti vi infilzerò un dito su un occhio.... così > > disse il simpatico Cico, prima di infilare letteralmente il proprio indice sull'occhio destro del suo antagonista, costringendolo a mollare la presa.
< < Fiamme d'inferno, te la farò pagare > >.

Un istante dopo, il piccolo messicano venne brutalmente scaraventato fuori dal locale, finendo malamente sulla polvere.

< < Non è finita qui, sporco messicano. Nessuno può permettersi di mancare di rispetto a James Regan > > disse il tipaccio, mentre anch'egli usciva dal saloon.

Ben presto, però, tra la folla di curiosi, che si era prontamente formata attorno ai due, alcuni uomini decisi, vestiti con i classici abiti dei trappers, si fecero avanti.

< < Un momento, mister, possiamo sapere cosa ha fatto di male il nostro amico, per meritarsi un simile trattamento? > > intervenne uno dei cacciatori.

< < E voi da dove sbucate? Filate, non sono affari, che vi riguardano > > rispose prontamente Regan.

< < Siamo l'equipaggio di quella specie di zattera e Cico è uno dei nostri. Non ci va a genio che qualcuno gli faccia del male! > >.

< < D'accordo, belli! Mi limiterò a dargli una piccola lezione. Ora filate > > disse minacciosamente James Regan.

< < Un momento... > > provò nuovamente a dire il trapper, prima di essere interrotto dalla pistola, che gli veniva puntata contro.

< < Filate ho detto oppure devo provare a convincervi con la mia sputafuoco > > disse rabbiosamente l'uomo, mentre puntava la sua colt contro il gruppo di cacciatori.

Improvvisamente, però, l'imprevedibile Cico attaccò alle spalle il tipaccio armato, colpendolo duramente a una gamba e costringendolo a inginocchiarsi a terra.

< < Non lasciatevi spaventare, uomini della '' Mary Bell '' > > disse il piccolo messicano.

< < Bel colpo Cico. Forza ragazzi, diamogli una lezione > >.

In breve, il robusto uomo, chiamato Regan, fu attaccato da tre furibondi trappers, i quali, a furia di calci e pugni, lo costrinsero proprio sul limitare del piccolo molo del villaggio.

< < Ehi amigos, lasciate un colpo anche a me > > disse Cico, prima di buttare in acqua il suo antagonista, provocando una risata generale.
Regan uscì dal fiume, folle di collera e mentre si trovava ancora sulla riva del fiume, si rivolse agli odiati avversari.

< < Ridete pure, maledetti. Presto, riderete lacrime di sangue. Parola di James Regan > >.

I destinatari della minaccia non sembrarono, così, preoccupati delle parole sinistre dell'uomo, ma probabilmente essi non compresero lo sconfinato odio, che ormai Regan provava nei loro confronti.

< < State in guardia, ragazzi. Quell'uomo non minaccia mai a vuoto > > disse un abitante del villaggio, che aveva assistito alla scena.

< < Chi sarebbe quel tipo > > chiese uno dei cacciatori.

< < Uno dei molti cacciatori della regione, che vivono nella foresta e che vengono qui per vendere le pelli. Tuttavia, riguardo quel Regan, girano cattive voci. Si dice che sia in combutta con gli indiani Delawere e che li guidi anche contro i pionieri bianchi, quando è sicuro di guadagnarci. State lontani da lui. E' molto pericoloso > > aggiunse l'uomo del posto.
 
< < Io sinceramente spero di non incontrarlo mai più, dal momento che domattina riprenderemo il nostro viaggio. A Forte Henry ci aspetta un bel mucchio di quattrini > > concluse il buon Cico.




Fu così, che il giorno dopo, quando il sole era già alto, la barca dei quattro amici era ormai molto lontana da Pleasent Point. La navigazione procedeva tranquillamente, lungo il fiume Yukon, che scorreva fra due rive, ricoperte da una vegetazione di ineguagliabile bellezza.

< < Ah, il meraviglioso spettacolo della natura. Questa è la migliore vita che si può condurre, amici miei > > esclamò Cico, mentre era impegnato con il timone della piccola imbarcazione.

< < Per carità, Cico, pensa al timone o ci manderai a sbattere contro qualche roccia. Il fiume diventa più stretto in questo tratto e potremmo trovarci di fronte a ostacoli improvvisi > > disse il trapper più anziano.

< < Niente paura, ragazzi. Ci penserà il vostro Cico > > rispose il piccolo messicano.

< < Ehi, guardate quel tronco, ragazzi. Sembra che stia per cadere > >.

< < Per Giove, è vero. Fermate subito la barca, presto > >.

Dopo aver oscillato pericolosamente, infatti,  un pesante troncò si abbattè, con un tremendo schianto, bloccando, quasi completamente, la via navigabile del fiume.

< < Per mille diavoli, l'abbiamo scampata bella > >.

< < Caramba y carambita, ma come può cadere un albero di queste dimensioni, da un momento all'altro. E' inspiegabile > > disse Cico, chiaramente spaventato.

< < Maledizione, tutto è chiaro, invece. Guardate lassù > >.

Tra la fitta rete di alberi e piante di ogni tipo, spuntarono, come dal nulla, una ventina di indiani, armati con archi e frecce, inferociti e immediatamente prossimi ad attaccare.

< < Mano ai fucili presto > > .

I quattro compagni ebbero il tempo di sparare qualche colpo, uccidendo alcuni degli aggressori, ma la loro fine era vicina. Il cacciatore più anziano fu colpito a morte da due frecce e la stessa sorte toccò al biondo, che si difendeva al suo fianco. Gli indiani invasero il ponte della piccola barca, mentre il terzo trapper si difendeva disperatamente con il fucile, ormai scarico, utilizzandolo come clava.

< < Fatevi sotto bastardi > > urlò l'uomo, prima di essere trafitto da lance e frecce.

L'ultimo rimasto fu il simpatico Cico, il quale continuava a sparare contro i nemici con due colt, riuscendo ad aprire alcuni vuoti fra le loro fila.

< < Venite avanti, brutti musi. La mia pelle vi costerà molto cara > > disse il piccolo uomo.

In breve, il messicano venne sopraffatto. Uno dei guerrieri lo atterrò, disarmandolo, pronto ad ucciderlo a sangue freddo con un coltello.

< < Prega i tuoi dei, piccolo uomo. La morte è sopra di te > > disse il pellerossa freddamente.

Cico era pronto a morire, ma la mano dell'indiano venne fermata all'ultimo secondo.

< < Fermo, Lupo Nero. Quell'uomo è mio, te l'avevo già detto > > disse il crudele James Regan < < Salute, ranocchio, come vedi Regan mantiene sempre le sue promesse > >.

< < Maledetto, allora sei tu la guida di questa banda di assassini > > disse Cico rabbiosamente.

 < < Legategli le mani. Presto Lupo Nero, finite di saccheggiare la barca e partiamo. Voglio essere al villaggio prima di sera > > ordinò il rinnegato.

< < In quanto a te, ranocchio, goditi questa tua ultima passeggiata > > aggiunse l'uomo., sorridendo malignamente.

< < Maldito > >.

< < Presto fratelli rossi. Questa sera potremo festeggiare la nostra vittoria. Voglio riservare a questo cane messicano un trattamento molto speciale > >.




Nello stesso momento, non molto lontano dal luogo della tragedia, un misterioso personaggio seguiva, con abilità straordinaria, le tracce del gruppo di indiani assassini. Si trattava di un uomo alto e dalla forma atletica. I muscoli, che scolpivano il suo corpo, chiaramente lo identificavano come un guerriero temibile. Si muoveva con un'agilità, persino superiore a quella dei pellerossa, difficile da trovare in un normale essere umano. Aveva capelli neri e occhi azzurri e la sua espressione era calma e selvaggia al tempo stesso.

Era di razza bianca, ma indossava degli abiti selvaggi, simili a quelli che portavano i guerrieri delle tribù del nord. Ciò nonostante, anche per gli indiani, il suo abbigliamento era alquanto insolito, soprattutto per via della maglia di seta, che raffigurava uno strano e sinistro falco nero.

Oltre ad una colt calibro quarantacinque, il misterioso guerriero era armato di una temibile scure di pietra, che, per essere utilizzata degnamente, richiedeva un'abilità particolare e non comune, oltre ad una notevole forza fisica, data la pesantezza dell'arma.

L'uomo riuscì a seguire le tracce, per un bel tratto di foresta, fino a quando giunse nel luogo dello scontro. Consapevole di essere arrivato tardi per salvare i trappers, analizzò velocemente gli svolti della battaglia e dai cadaveri e dalle armi abbandonate, comprese subito che l'attacco proveniva dai feroci indiani Delawere.

 Conosceva già l'identità del rinnegato che li guidava, tristemente famoso per vari episodi di violenza e morte.

Con la rabbia nel cuore, il giovane si lanciò nuovamente nella foresta, dando inizio alla caccia.



< < Dannazione, di questo passo non arriveremo mai al villaggio, prima del calar della sera > > esclamò James Regan.

< < Siamo tutti molto stanchi, fratello bianco > > rispose Lupo Nero < < Inoltre, sarà meglio raggiungere un rifugio sicuro, per evitare l'ira di Zagor > >.

< < Mi hai preso per uno dei superstiziosi guerrieri? Zagor è soltanto un uomo, che può essere ferito e ucciso > >.

< < Questo può anche essere vero, ma ho udito molti valorosi guerrieri parlare così e ora le foglie degli alberi cadono sulle loro tombe. La sua scure è infallibile > > disse cupamente Lupo Nero.

< < Risparmia le tue storie alla tua gente, Lupo Nero. Noi siamo in molti e Zagor non oserà attaccarci. Ora proseguiamo fino alla Radura dei Cervi. Ci fermeremo lì questa notte > > concluse Regan.

Il piccolo gruppo di uomini non si accorse dell'individuo, che continuava a spostarsi velocemente tra gli alti alberi della foresta, aspettando il momento opportuno per agire. Dopo un certo tratto, infatti, l'atletico personaggio si fermò sopra il ramo di una grossa quercia e non appena le fila dei pellerossa sparirono tra la vegetazione della foresta, si lasciò cadere agilmente a terra. Valutando per qualche secondo la posizione del nemico, egli iniziò a correre lungo i più impervi sentieri, fino a quando giunse proprio alle spalle dei Delawere e del prigioniero, che veniva forzato nel cammino, da una corda legata stretta intorno al collo.

Nascondendosi dietro un cespuglio, il giovane guerriero attese nuovamente il passaggio della compagnia, ma questa volta attaccò l'ultimo indiano della fila. Lo agguantò, con forza e velocità incredibile, nascondendolo tra i folti cespugli e  non lasciando al malcapitato la possibilità di urlare o reagire. Si limitò a tramortirlo, ma ciò fu sufficiente a provocare il panico tra i guerrieri, che si accorsero, ben presto, della scomparsa misteriosa del loro compagno.

< < Zampa d'Orso è sparito senza lasciare traccia, abbandonando il suo fucile > > disse un Delawere terrorizzato.

< < Che diavolo stai dicendo, idiota? Cerca il tuo compagno > > esclamò Regan, infuriato.

< < Stavo parlando con lui, quando la sua voce si è spenta. Mi sono voltato ed era scomparso > >.

< < Un Delawere non abbandona mai le sue armi. Ho un brutto presentimento, fratello bianco > > aggiunse Lupo Nero.

< < Al diavolo, non restiamo qui a fare discorsi inutili. Raggiungiamo la Radura dei Cervi > >.

Improvvisamente, il silenzio della foresta venne interrotto bruscamente da un urlo agghiacciante, quasi disumano, che moltiplicato da mille echi, sembrò gelare il sangue nelle vene dei Delawere.
 
< < AYAKKKAAAAHHHKKK > >.



< < Grande Manito, è lui > >.

< < E' Zagor. Ha preso lui Zampa d'Orso. Ci ucciderà tutti > >.

Nel panico generale, tre dei guerrieri fuggirono in preda al terrore, rimanendo sordi ai richiami di Regan e di Lupo Nero.

< < Tornate indietro, idioti. In questo modo farete il gioco di Zagor > >.

< < E' inutile fratello bianco. La paura ha una voce più forte della tua. Quegli uomini non torneranno > >.

< < Al diavolo, sbrighiamoci. alla radura saremo in grado di difenderci meglio > > disse Regan, il quale era sempre meno tranquillo.

< < Dovremo tenere gli occhi bene aperti questa notte > > aggiunse Lupo Nero.


Fu così, che la marcia riprese, sempre sotto la costante attenzione del misterioso guerriero, il quale aveva ripreso a seguire i movimenti del gruppo, ormai composto da pochi uomini, spostandosi da un albero all'altro.

Al calar della notte, arrivarono alla Radura dei Cervi, dove gli indiani Delawere rimasti iniziarono ad affrontare la notte, organizzando alcuni turni di guardia, pronti ad armarsi per ogni sospetto di pericolo. Ma fin dal primo turno, il misterioso inseguitore era già in agguato, sempre appostato tra i fitti alberi della foresta.

 Costantemente attento a non farsi scoprire, l'uomo scelse un grosso ramo, situato proprio al di sopra del bivacco, al centro del quale il buon Cico era ancora legato saldamente, anche se ciò non gli impedì di prendere sonno, dopo le grandi fatiche, affrontate in quel terribile giorno.

 Munendosi di un grosso lasso, il guerriero lo scagliò, con rara precisione, sul prigioniero insonnolito, il quale si sentì improvvisamente tirare verso l'alto, sotto lo sguardo esterrefatto delle due sentinelle.

< < Allarme, il prigioniero è fuggito > >.

< < Svegliati Lupo Nero > >.

Il povero messicano rimase appeso, mentre vide lo strano uomo che legava strettamente il lasso su un grosso ramo, con il quale l'aveva tirato fuori dall'accampamento.

< < Caramba e tu chi saresti > > chiese Cico, sconvolto.

< < Resta appeso per un po', amico. Io tornerò presto > > disse il guerriero con voce allegra.

Intanto, nella radura, Regan si armò prontamente del fucile, cercando a tutti i costi di prendere la mira  sull'odiato avversario, il quale si spostava troppo velocemente tra la vegetazione, con la quale il guerriero sembrava addirittura entrare in contatto.

< < Si tratta certamente di Zagor. Cercatelo > >.

< < AYAAAAHHHHKKKKK > > ancora una volta il sinistro urlo di Zagor risuonò nella foresta e prima che Regan e i suoi potessero preparare un piano di azione, il misterioso guerriero fece la sua mossa. Utilizzando una liana, si lanciò contro Regan, colpendolo con un tremendo doppio calcio volante, costringendolo a mollare il fucile.

< < Stavi parlando di me, Regan > > disse l'uomo, chiamato Zagor, con tono beffardo.

Un Delawere, riprendendosi dalla sorpresa, attaccò il nemico, armato di coltello, ma venne immediatamente messo fuori combattimento dalla scure di pietra. Subito dopo, accortosi della pistola, che Regan stava per usare, Zagor lanciò la sua scure con incredibile precisione, disarmando ancora una volta il rinnegato, per poi stordirlo con il calcio della propria colt. Si girò in tempo per fronteggiare un terzo nemico, il quale provò a sorprenderlo con una lunga lancia, che tuttavia venne evitata facilmente da Zagor, che subito dopo stese l'indiano con dei micidiali pugni, assestati con forza e precisione fra lo stomaco e la mascella del pellerossa.

Dopo aver steso tutti i nemici, Zagor si girò verso il pericoloso rinnegato, scoprendo, con stupore, che quest'ultimo aveva già approfittato della confusione, per fuggire.

< < Per mille scalpi, il pezzo grosso mi sfugge > > disse il guerriero.

Ma prima che potesse proseguire la caccia, una voce decisamente contrariata lo fermò.

< < Ehi tu bellimbusto, per caso avresti intenzione di farmi scendere? > > chiese il povero Cico, ancora appeso all'albero.

< < Oh perdonami, piccolo messicano, mi ero dimenticato di te. Ti farò scendere subito > >.

E senza dare preavviso al prigioniero, Zagor tagliò la corda, facendo precipitare il poveretto. Ma ancora una volta, il guerriero bianco dimostrò un'incredibile prontezza di riflessi, acchiappando al volo lo spaventato Cico.

< < Caramba, avete degli strani metodi, senor. Tuttavia non posso che ringraziarvi per avermi salvato la vita > >.

< < E' strano sentirmi chiamare senor. I coloni, gli indiani e persino i fuorilegge mi hanno soprannominato Zagor. Puoi usare anche tu questo nome > > disse il giovane e atletico uomo.

< < Davvero uno strano nome. Ha qualche significato particolare? > > chiese Cico.

< < E' l'abbreviazione di Za-gor-te-nay, che nel linguaggio di alcune tribù, significa spirito con la scure. Questo nome mi è stato dato molti anni fa, ma questo non è il momento per fare conversazione. Dobbiamo muoverci. A Forte Henry sarete al sicuro. Come vi chiamate? > >.

< <  Mi chiamo Don Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, ma gli amici mi chiamano Cico > >.

< < Bene Cico, direi di metterci in cammino. Una volta che ti avrò scortato al forte, io potrò proseguire la mia caccia contro Regan > >.

< < Per la barba di mio nonno, questa è un'offesa. Mi state forse trattando come un lattante? Sono capace di badare a me stesso > > sbottò il simpatico messicano.

< < Bene amico, stando così le cose, ti auguro buona fortuna. Forte Henry si trova da quella parte > > disse Zagor, non troppo convinto.
< < Bene, vi mostrerò che le insidie della foresta mi fanno ridere. Adios, senor presuntuoso > > disse l'ometto sorridendo, ma si paralizzò subito di fronte a ciò che vide nell'attimo successivo.

 Un mortale serpente a sonagli si aggirava in cerca di prede.

Il buon Cico non perse tempo ad allontanarsi dal pericolo e a posizionarsi nuovamente vicino al suo salvatore, il quale lo guardò sorridendo.

< < Per mille scalpi, non sei andato tanto lontano, amico Cico. Eppure, sei un grande esperto della natura > > disse Zagor allegramente.

< < E' vero, mio caro ragazzo. Ma vedi, anche il più grande avventuriero, talvolta, ha bisogno di un compagno. Per questo, Zagor, ho preso la decisione di seguirti nella tua caccia. D'altronde anch'io ho un conto in sospeso con quel rinnegato ed è probabile che io ti possa aiutare in qualche modo > >.

< < Scordatelo, uomo. Io combatto da solo e soprattutto mi rallenteresti > > disse il guerriero, con tono deciso.

< < Aspetta, è vero che non potrò seguire i tuoi ritmi di marcia fino in fondo, ma giuro che non mi stancherò mai e farò tutto il possibile per aiutarti. Lo devo anche ai miei amici, crudelmente assassinati > > replicò il messicano, mostrando una forte determinazione.

Zagor lo guardò intensamente con i suoi accesi occhi azzurri, quasi volesse comprendere fino a che punto sarebbe giunto il coraggio del piccolo messicano, ma alla fine prese la sua decisione.

< < E va bene, ti porterò con me, ma ad una condizione, Cico. I miei ordini li dovrai sempre rispettare. Se ti dico di fuggire, tu dovrai farlo, anche a costo di abbandonarmi, è chiaro? > >.

< < D'accordo, amico mio. Hai la mia parola > > accettò Cico, manifestando la sua contentezza, per aver trovato un nuovo compagno e amico.

< < Molto bene, Cico. Mettiamoci in marcia. Voglio arrivare alla Terra Tremante al più presto > > disse Zagor.

< < La Terra Tremante? Cosa diavolo è? > > domandò il messicano, sconcertato.

< < E' il luogo, dove è situato il mio rifugio. E' una palude, che gli indiani chiamano in questo modo > >.



Con passo spedito, Zagor si inoltrò nella foresta, seguito, anche se a fatica, dal buon Cico e dopo tre ore di cammino, finalmente i due giunsero a destinazione.

< < Fermati Cico, siamo quasi arrivati. Ma prima, desidero dare un'occhiata > > disse Zagor, analizzando la situazione nella palude.

 Si trattava di un luogo sinistro, dove difficilmente un essere umano avrebbe potuto vivere tranquillamente. L'aria era satura degli odori degli acquitrini e proprio in uno dei molti laghetti del posto, si trovava il piccolo e tetro isolotto, dove Zagor aveva costruito il proprio rifugio spartano. Sia all'ingresso della casetta, che tra i grandi alberi, che circondavano l'isola, si potevano intravedere dei  paletti, nei quali erano stati incastonati sinistri teschi di uomo.

Con la sua incredibile agilità, Zagor si arrampicò facilmente e fece la sua perlustrazione, saltando da un albero all'altro, sotto lo sguardo incredulo del compagno e poco dopo egli decise che la via era sicura.

< < Caramba, ti arrampichi sugli alberi con la stessa facilità, con cui io mangerei polpette > > disse il piccolo messicano, incredulo.

< < La via è sicura, Cico. Possiamo andare > > disse Zagor, con sicurezza < < Vedi quella specie di isolotto? Si trova proprio al centro della grande palude di Darkwood. Da ora in poi, sarà la tua casa > >.

< < Ammetto che non è il posto più allegro che abbia mai visto, ma sono certo che mi abituerò > > mormorò Cico.

< < Non lasciarti suggestionare dai teschi. E' solo una mascherata, per tenere lontani i curiosi. Gli indiani considerano questo luogo come il regno degli spiriti. Per questo si guardano bene dal venire da queste parti. Coraggio, ci aspetta una sostanziosa cenetta, poi dormiremo qualche ora. Ho intenzione di riprendere la caccia il più presto possibile > > concluse il guerriero.

< < Il discorso riguardo la cena mi piace parecchio. Ti seguo, amico mio > >.



Quella sera, come promesso da Zagor, i due compagni di avventura mangiarono tranquillamente all'aperto e in particolare il buon Cico svuotò quasi tutta la dispensa del guerriero.

< < Sai cosa ti dico, Zagor. Il tuo rifugio non è niente male. Comincio già ad abituarmi all'idea di vivere qui > > disse allegramente il messicano, mentre continuava ad attaccare un gustoso cosciotto di agnello.

< < Beh, ora che mi hai svuotato la mia dispensa, possiamo parlare di cose serie. Non ti ho invitato qui, per offrirti un periodo di villeggiatura, ma per realizzare un certo mio piano, per salvare la pace a Darkwood > >.

< < Caramba y carambita, sono pronto, dimmi soltanto cosa devo fare > > disse Cico, ansioso di aiutare il suo nuovo amico.

< <  Per farla breve, noi due organizzeremo un'entrata sensazionale al campo dei Delawere e per farlo avremo bisogno di due Zagor > > concluse il guerriero, sorridendo in modo preoccupante.

Il povero Cico sentì un brivido lungo la schiena. Aveva la netta sensazione, che i prossimi giorni non sarebbero stati facili da affrontare.



< < Spero solo che il mio povero cuore possa reggere ai guai in cui mi caccerai, mio caro amico > >.




CONTINUA.

 

 

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Capitolo 2
*** Sfida all'ultimo sangue ***


Sfida all'ultimo sangue.



Il campo dei Delawere di Kanoxen era situato nella parte più oscura e selvaggia della foresta di Darkwood. Pochi uomini bianchi osavano spingersi verso quelle zone inesplorate, dove dietro ogni albero o pianta poteva celarsi una morte veloce e silenziosa. Il villaggio era stato allestito in un luogo notevolmente strategico, in quanto era situato proprio sulle rive del fiume, che in quel punto scorreva veloce, quasi al punto da non poter essere navigabile, soprattutto con una semplice canoa indiana.

La notte scorreva tranquilla, nel campo dei guerrieri Delawere. Come ordinato dal grande capo, i tamburi e i canti di guerra risuonavano minacciosi, regalando, così, alla foresta un'immagine ancora più inquietante e oscura.

Nella tenda principale, l'ambizioso Kanoxen proseguiva, da alcune ore, i piani di battaglia con il crudele e rinnegato Regan.

< < I tuoi uomini sembrano sempre più impazienti, Kanoxen > > disse l'uomo bianco, mentre osservava lo svolgersi delle più antiche cerimonie e tradizioni del popolo rosso < < Sono impazienti di combattere. Cosa stai aspettando? > >.

< < Woah! La premura non è mai stata una buona consigliera. Siamo valorosi e agguerriti, ma troppo pochi. Dobbiamo attendere l'arrivo di altri guerrieri, fratello bianco > > replicò il capo indiano.

< < A chi ti riferisci? > > domandò Regan.

< < Presto si uniranno a noi guerrieri Seneca, Uneida e persino Uroni > > rispose Kanoxen, non nascondendo nella sua voce, l'emozione e l'impazienza per i suoi sanguinari e ambiziosi piani di conquista.

< < Io non darò vita ad un semplice atto di ribellione, fratello Regan > > proseguì il pellerossa < < Scatenerò una guerra vera e propria. Distruggeremo Fort Pitt e Fort Henry. Uccideremo molte giacche azzurre e l'intero territorio verrà definitivamente restituito al popolo rosso > > concluse Kanoxen, con un ghigno diabolico.

Regan percepiva distintamente il suo odio < < Non nego che si tratti di un progetto molto ambizioso, Kanoxen. Ma se agirai con astuzia, potrai sicuramente realizzarlo con successo > > osservò il rinnegato.

< < Ne sono certo, ma per farlo avrò bisogno di molte altre armi > >.

< < Per l'inferno > > esclamò Regan < < Su questo potrò aiutarti senza difficoltà. Grazie alle mie fonti, ho scoperto che l'avamposto militare numero cinque, situato ai confini orientali della foresta, conta una manciata di soldati. Non troverete difficoltà a conquistarlo, specie con il portone principale spalancato, che aprirò io stesso naturalmente > >.

< < Grazie  alla loro armeria, il tuo esercito sarà pronto alla guerra > > concluse il criminale, privo di ogni scrupolo.



Improvvisamente, i piani bellicosi dei due uomini furono interrotti bruscamente da un urlo agghiacciante, tale da sospendere immediatamente i canti e le danze di guerra.

< < AYAHHHHHKKKKK !!!! > > .

< < Lo spirito della foresta > > esclamarono terrorizzati i guerrieri Delawere.

< < E' lui! Siamo perduti > >.

< < Per l'inferno, quel maledetto ha certamente del fegato per essersi presentato in questo posto, ma questa volta lo sistemerò per sempre, parola di James Regan > > disse il rinnegato, mentre estraeva, con foga e rabbia, la sua colt.

Gli indiani non si erano ancora ripresi dalla sorpresa, quando in cima al piccola monte, che dominava l'intero villaggio, apparve misteriosamente la figura di un uomo, non identificabile a causa del buio persistente.

< < Guardate, eccolo! > >.

< < Dannazione, cerchiamo di colpirlo, uomini > > ruggì Regan, prima di scatenare  una scarica di pallottole, seguita dalle molte frecce, scagliate verso l'oscura figura, che, tuttavia, riuscì subito a dileguarsi.

< < E' scomparso! Manito lo protegge > > esclamò spaventato uno dei guerrieri.

< < Non dite sciocchezze. L'abbiamo sicuramente colpito. Andiamo a controllare > > disse Regan.

Nessuno, in quella confusione, poteva minimamente immaginare che nei panni di quell'oscura figura, apparsa in modo tanto appariscente, non vi era il temuto Zagor, ma il simpatico messicano Cico, che subito dopo la reazione rabbiosa dei pellerossa, si era saggiamente nascosto tra la fitta vegetazione, restando fedele al piano scellerato del suo nuovo amico.

< < Caramba y carambita! Per colpa di quel pazzo, per poco non mi riempivano di frecce > > pensò il piccolo messicano, mentre cercava disperatamente di riprendere fiato < < Senza contare la stramaladetta scomodità di questi abiti. Non so davvero come faccia Zagor a vivere con questi cosi addosso > >.


Nel frattempo, il campo di Kanoxen era immerso nella più totale confusione. Il timore di avere di fronte un vero e proprio spirito divino aveva diffuso il panico tra i guerrieri Delawere.

< < AYAAAHHHKKKK > > risuonò ancora il terribile ruggito.

< < Questa volta proveniva da un'altra direzione > > urlò spaventato anche lo stesso Kanoxen.

< < Come è possobile? Che storia è mai questa? > > esclamò rabbiosamente Regan.

< < Guardate! E' riapparso > >.

Nella direzione, esattamente opposta al monte della prima apparizione, comparve nuovamente un'ombra, questa volta illuminata degnamente dalla luce lunare, la quele diede modo a tutti i presenti di riconoscere la minacciosa presenza dello spirito con la scure.

< < Che i guerrieri Delawere non tocchino le armi! Lo spirito con la scure è giunto sin qui con intenti di pace > > esordì solennemente il giovane guerriero.

< < Ubbidiamo, fratelli o la maledizione di Zagor ci ucciderà tutti > >.

< < Abbi pietà di noi, spirito della foresta > >.

Tutti i guerrieri sembravano pronti ad accettare l'ingresso pacifico di Zagor nel villaggio, quando, con la sua solita furia, il rinnegato James Regan fece la sua mossa. Con straordinaria agilità, puntò la sua pistola contro l'odiato avversario, il quale, però, non si fece sorprendere. Anticipando il mortale pericolo, Zagor scagliò la sua micidiale scure di pietra contro il criminale.

 L'arma colpì in pieno il polso di quest'ultimo, il quale, inevitabilmente, lasciò cadere a terra la pistola.

< < Maledetto > > urlò l'uomo, in preda all'odio e alla furia, prima di sfoderare un lungo e temibile coltellaccio, pronto ad attaccare frontalmente l'odiato avversario.

< < Basta così, fratello Regan > > ordinò il capo tribù < < Desidero conoscere il motivo della visita dello spirito con la scure nel nostro villaggio > >.

< < E' presto detto, Kanoxen > > rispose Zagor, senza mostrare alcuna traccia di paura < < Alcuni dei tuoi guerrieri hanno, senza alcuna ragione, assalito e ucciso gli uomini bianchi, che risalivano il fiume. Molti di loro hanno fatto i conti con la mia scure di pietra ed ora essi dormono il lungo sonno nella grande foresta di Darkwood > >.

Le parole minacciose del giovane guerriero bianco suscitarono scalpore e indignazione fra i guerrieri Delawere, ma nessuno osò reagire con le armi.

< < Ora è giunta l'ora che il vero artefice di questo bagno di sangue affronti la giusta punizione > > proseguì Zagor < < Per questo sono venuto fin qui. Voglio James Regan > > concluse l'eroe, lanciando uno sguardo di sfida verso il crudele rinnegato.

< < Il viso pallido Regan è nostro fratello, Zagor. E' protetto dalle sacre leggi dell' ospitalità. Pretenderesti forse che le violassimo, scatenando l'ira di Manito? > > disse  Kanoxen, con sicurezza.

< < No di certo, grande capo > > rispose Zagor, altrettanto calmo e sicuro < < Anzi, ora sarò io stesso a fare appello alle sacri leggi dell'ospitalità > >.

< < Che cosa intendi dire? > >.

Senza rispondere, il signore di Darwood lanciò, con incredibile destrezza, la sua scure proprio ai piedi del sorpreso e furente Regan.

< < Io, Zagor, lo spirito con la scure, sfido il viso pallido Regan alla prova mortale, come vuole la legge del popolo rosso > >.

La sfida, lanciata decisamente dal guerriero, intimorì ancora una volta gli indiani Delawere, i quali commentavano, fra di loro, con piccoli mormorii, il nuovo colpo di scena.

< < E sia Zagor > > rispose solennemente Kanoxen < < Anche se sei un nemico, nessuno può negarti questo diritto. Che vengano portate le scuri sacre > >.

L'ordine del grande capo venne immediatamente rispettato.

< < Che diavolo significa questa storia, Kanoxen? > > chiese Regan, mentre impallidiva visibilmente < < Mi volete morto, quel demonio è imbattibile con la scure > >.

< < Domina la tua paura, fratello Regan. Il mio popolo ti aiuterà > > disse il pellerossa, con un ghigno diabolico < < Tu ricordati di scegliere, fra le due scuri, quella con l'impugnatura rossa > >.
Regan lo fissò interdetto, ma in seguito, una nuove luce di speranza si accese nei suoi occhi.

< < Che la tribù faccia cerchio intorno al Totem sacro. Zagor e Regan si affronteranno all'ultimo sangue, secondo le leggi del popolo rosso > > ordinò Kanoxen.

< < Speriamo di non cacciarmi in trappola da solo > > pensò Zagor, mentre si avvicinava, con atteggiamento fiero, al punto del villaggio, stabilito per lo scontro. L'intera tribù lo fissava con timore e curiosità.

All'improvviso, un rullare di tamburi fece tacere l'intera folla e dalla grande tenda del villaggio, uscì con passo deciso Kanoxen, che si avvicinò ai due contendenti, in possesso di due scuri, quasi del tutto identiche.

< < A te, fratello Regan. Scegli l'arma > > disse Kanoxen, mentre porgeva le due armi al rinnegato bianco.

< < Scelgo la scure di destra, grande capo. Quella dal manico rosso > > rispose sicuro James Regan.

< < Per me andrà benissimo quella di sinistra > > esclamò Zagor, pronto ad affrontare il duello mortale.

< < Popolo rosso > > intervenne Kanoxen, richiamando l'attenzione dell'intera tribù < < Che il duello sia spietato e all'ultimo sangue. Manito concederà la vittoria certamente al guerriero più degno > >.

< < Che il combattimento inizi > > urlò il grande capo.

I due avversari si misero prontamente in guardia.

 Iniziarono a studiarsi a vicenda, aspettando il momento opportuno per attaccare.
 
Fu Regan ad aprire le ostilità, con un primo e rabbioso colpo di scure, che venne, però, facilmente evitato dall'avversario, il quale provò, a sua volta, un fendente mortale, che il rinnegato schivò con molta più fatica.

< < Devo ammettere che sei svelto, Regan > > ghignò Zagor, mentre riuscì, approfittando di un momentaneo calo di attenzione del nemico, a portare a segno un poderoso sinistro.

< < Maledetto > > ruggì il criminale, il quale cercava disperatamente di riprendersi < < Fai pure il gradasso, ma questo duello ti darà delle brutte sorprese > > aggiunse, mentre ritentava un altro rabbioso fendente.

Ancora una volta, l'agilità di Zagor eluse l'attacco nemico e notando nuovamente la sua guardia scoperta, passò al contrattacco, questa volta con la scure e con l'intenzione di chiudere lo scontro. Con un movimento disperato, Regan si girò su stesso per parare il colpo mortale e infatti, all'ultimo istante, riuscì ad alzare la sua arma, parando il fendente diretto.

L'impatto fra le due armi fu molto violento e mentre la scure dal manico rosso rimase intatta, quella di Zagor si spezzò decisamente in due.
Il terribile rinnegato si lasciò andare in una risata diabolica.

< < Adesso la musica cambierà, Zagor > > disse Regan, già pregustando la vittoria finale sull'odiato avversario.

< < Ti sto aspettando, sbruffone > > replicò il guerriero bianco, pronto a proseguire lo scontro senza armi.

< < Uccidilo, fratello Regan > >.

< < Uccidi uccidi > >.

Le urla selvagge degli spettatori accompagnarono i nuovi tentativi d'attacco del rinnegato bianco. In quel momento, fu Zagor a trovarsi in seria difficoltà, dal momento che egli potè pensare solamente a schivare i colpi dell'avversario. Un tremendo colpo di scure ferì di striscio il braccio destro dell'eroe, che cercava disperatamente di mantenere una distanza di sicurezza dal nemico.

< < E' la tua fine > >. ruggì Regan, alzando nuovamente la scure.

Questa volta, però, il signore di Darkwood riuscì a sferrare la propria devastante contromossa. Con un incredibile balzo in avanti, Zagor, anticipò l'avversario, gettandosi decisamente su di lui.

 Entrambi caddero sul terreno, ferocemente stretti in un abbraccio di odio e violenza e solo per puro miracolo, Regan riusciva ancora a stringere la propria arma. Tuttavia, il braccio armato era decisamente bloccato dalla ferrea presa di Zagor.

I due iniziarono a rotolare selvaggiamente, fino a precipitare sul fiume sottostante. Entrambi si alzarono prontamente e anche se  Regan continuava ad essere armato della propria scure, nessuno, in quei drammatici momenti, poteva prevedere una probabile conclusione del duello.

< < Dannato serpente > > ruggì il rinnegato.

< < Comincio ad averne abbastanza Regan > > disse Zagor, per nulla intimorito.

Come odiati e irriducibili nemici, continuarono a battersi sulle rive del fiume. I fendenti dell'unico contendente armato ferì superficialmente l'eroe in molte occasioni, ma quest'ultimo portò a segno, a sua volta, molti dei suoi micidiali diretti.

All'improvviso l'ennesimo attacco di Regan venne bloccato ancora una volta da Zagor, il quale gli afferrò il braccio con entrambe le mani e facendo appello a tutte le sue energie, lo sollevò decisamente, gettandolo, ancora di più, verso il centro del fiume. Regan finì sott'acqua, ma prima che egli potesse riemergere, Zagor si gettò rabbiosamente su di lui e un istante dopo, i due sparirono alla vista di tutti gli spettatori, nelle profondità oscure del fiume.

La lotta riprese silenziosa e ancora più drammatica sotto le acque gelide. Regan aveva perso la propria scure e per questo, rimanendo stretto al nemico, cercava di strozzarlo con tutte le sue forze. Ciò nonostante, Zagor riuscì a liberarsi dalla stretta mortale e subito dopo si affrettò a circondare il collo del rinnegato con il braccio destro. Mentre egli stringeva la presa, a nulla servirono i tentativi di Regan di liberarsi.

Mentre la sua riserva d'aria si esauriva pericolosamente, Zagor forzò ancora, fino a quando le braccia del nemico si abbandonarono prive di vita.

 Il guerriero, seriamente provato, lasciò la presa, cominciando, così, la dura risalita verso la superficie, mentre il corpo di James Regan spariva fra le profondità oscure del fiume.

< < Ahhh! Finalmente > > ansimò Zagor, quando riemerse, ormai quasi privo di forze.


Le esclamazioni stupite, ma decisamente contrariate, del popolo Delawere, accolsero il vincitore del terribile duello.



CONTINUA

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Capitolo 3
*** L'avamposto dell'orrore ***


L'avamposto dell'orrore.



L'apparizione del vincitore del cruento duello venne accolta dai commenti delusi dei guerrieri Delawere, che si erano decisamente aspettati un esito diverso.

Il guerriero bianco stava raggiungendo a fatica la riva, abbandonando il fiume, teatro della  morte del rinnegato chiamato James Regan.

A causa del terribile duello, Zagor era decisamente provato, ma era anche consapevole che in quella situazione così delicata, non si sarebbe potuto permettere nessun segno di debolezza. Per questo, facendosi forza, si rimise in piedi e per niente intimorito si rivolse al capo Kanoxen, il quale non aveva commentato minimamente la conclusione dello scontro.

< < Spero che adesso ci potrà essere pace fra di noi, grande capo Kanoxen > > esclamò Zagor, guardando l'indiano dritto negli occhi e mascherando, per quanto possibile, la sua stanchezza.

< < Hai decisamente combattuto con valore, spirito con la scure e senza dubbio ti dichiaro vincitore davanti al popolo rosso > > disse Kanoxen, ghignando malignamente < < Ma questo non ti salverà la vita > >.

L'espressione del guerriero bianco divenne il ritratto della collera. Molte cose egli non riusciva a tollerare e certamente il tradimento era tra queste.

< < Dunque, la tua parola non conta niente, cane rosso > >.

< < Non mettere in dubbio il mio onore, Zagor > > rispose il malvagio capo, sempre con un orribile sorriso di scherno < < Ti avevo assicurato che  nessuno ti avrebbe aggredito durante la prova, non dopo > >.

< < Maledetto serpente > > ruggì Zagor. 

< < MIEI GUERRIERI! PRENDETELO, UCCIDETE IL NEMICO DELLA NOSTRA GENTE! > > ordinò il capo tribù. 

Immediatamente un gruppo di Delawere, inferociti e armati fino ai denti, si scagliò contro il vincitore, il quale  era rimasto privo persino della sua micidiale e infallibile scure.

Deciso a vendere cara la pelle, Zagor si preparò a combattere. Due guerrieri lo caricarono contemporaneamente. Attaccando per primo, lo spirito con la scure abbattè quello armato di ascia con un micidiale destro e subito dopo schivò per un soffio il mortale affondo di lancia del secondo guerriero. Afferrò con forza l'arma, strappandola dal possessore, per poi colpirlo con la stessa, dalla parte del manico in pieno volto. La caduta nella polvere dell'indiano venne accompagnata da uno spruzzo di sangue, che fuoriuscì dalla  bocca di quest'ultimo.

Altri guerrieri provarono a ferirlo e questa volta Zagor dovette usare la lancia, per uccidere e ferire. Uccise un uomo con un colpo dritto allo stomaco e ne ferì un altro, lasciandogli un terribile squarcio sulla coscia, facendolo urlare come un dannato.

< < Non potrò resistere a lungo > > si disse il guerriero, quasi privo di forze.

Provò ad aprirsi un varco fra i nemici, che per sua fortuna, non possedevano armi da fuoco.

 Scagliò con forza la lancia, centrando in pieno la gola di un pellerossa furioso e urlante. Zagor cominciò a correre disperatamente proprio verso il punto della sua ultima uccisione, incurante delle frecce che lo sfiorarono diverse volte, fino a quando una di esse si conficcò sulla sua spalla destra.

Il dolore era quasi insopportabile, ma Zagor continuò la sua corsa, abbattendo a mani nude gli avversari, che tentavano di fermarlo. Anche se non mortali, i suoi pugni erano comunque sufficienti a mettere fuori gioco per diverso tempo.

Lo spirito con la scure raggiunse finalmente la grande roccia, che dominava il villaggio Delawere e sempre combattendo, ora con una scure di pietra rubata ad un guerriero, iniziò la salita verso la cima.

< < Fate largo, cani o vi ammazzerò senza pietà > > ruggì Zagor. Le sue minacce spaventarono alcuni degli inseguitori, ma altri continuarono imperterriti, desiderosi di ottenere lo scalpo del possente uomo bianco.

Grazie alla scure di pietra, l'eroe si liberò di altri due nemici, che lo avevano affiancato e a quel punto potè finalmente giungere nei pressi della cima della grande roccia, che dava a strapiombo verso il fiume. 

In quella posizione, Zagor ebbe la possibilità di difendersi meglio, anche con una freccia conficcata sulla spalla. Ogni indiano, che raggiungeva la cima, doveva fare i conti con la scure e la terribile forza del guerriero. Molti Delawere trovarono la morte, precipitando in seguito ai colpi micidiali subiti.

Tuttavia, il numero dei nemici era in continuo aumento e anche se Zagor continuava a battersi, era pronto a ricevere il colpo finale da un momento all'altro, quando un improvviso urlo alle sue spalle gli fece quasi perdere l'equilibrio, a causa dalla sorpresa.

< < ZAGORRRRR > > urlò la voce, proveniente dal fiume < < EHI ZAGOR!! SONO QUI SOTTO! > >.

L'eroe non poteva credere ai suoi occhi. Sotto di lui, Cico, il piccolo messicano, remava con gran forza, sopra una piccola canoa indiana, che adesso si trovava proprio vicino alla piccola rupe, dove si stava svolgendo il cruento scontro.

Sfruttando la sorpresa dei nemici, lo spirito con la scure si liberò di un altro avversario e subito dopo si gettò a capofitto sul fiume sottostante, mentre dietro di lui continuavano a volare frecce e lance.

Rimase per qualche secondo sott'acqua, facendo tremare il povero Cico, ma poi, con un'atletica velocità, salì sulla piccola imbarcazione.

< < Zagor! Meno male, pensavo che tu fossi rimasto sul fondo del fiume > > esclamò il messicano.

< < Presto Cico > > disse Zagor, con evidente affanno < < Passami quella pagaia. Tra poco ci saranno addosso con le altre canoe > >.

< < Lo stanno già facendo, Zagor > > rispose Cico < < Ma i risultati non sono certo brillanti, come puoi notare > >.

Sorpreso, l'eroe vide infatti che gli indiani non erano riusciti nemmeno a raggiungere le acque alte del fiume, poichè tutte le canoe avevano tanti piccoli buchi, da renderle completamente inutilizzabili. I due compagni non poterono evitare di sorridere, nell'udire i commenti adirati dei Delawere.

< < Per gli Dei! Le canoe imbarcano acqua > >.

< < Stiamo affondando > >.

< < Questa è sicuramente opera di Zagor > > urlò furiosamente Kanoxen < < Non potremo inseguirli > >.





< < Per tutti i tamburi di Darkwood > > esclamò Zagor < < Vorresti farmi credere che tutto quel finimondo lo hai causato tu, messicano? > >.

< < Io in persona > > rispose felicemente Cico < < Finalmente puoi essere soddisfatto di me, amico mio. Dopo aver rubato una delle loro canoe, ho pensato a qualcosa per coprire la nostra fuga > >.

< < Lo devo ammettere, caro Cico. Questa volta, senza il tuo aiuto, nulla mi avrebbe salvato dal palo della tortura, ma dobbiamo proseguire velocemente. E' possibile che quel pazzo di Kanoxen stia tentando comunque di organizzare un inseguimento a piedi > >.

< < Bah, io dico che ti preoccupi troppo per quel pagliaccio, ma.... > > Cico si interruppe, vedendo la ferita sulla spalla destra dell'amico, che sanguinava terribilmente. Fu inevitabile il fatto che Zagor, ben presto, non fosse più in grado di remare. Egli, durante le brevi pause della lotta sulla rupe, era riuscito a estrarre la freccia, ma non aveva potuto fasciarla in nessun modo e ormai aveva perso troppo sangue.

< < Zagor, sei ferito. Nella foga, non me ne ero neanche accorto > > disse il piccolo messicano.
 
< < Cico, noi dobbiamo proseguire.... > >.
 
Il signore di Darkwood perse completamente conoscenza.


Il buon Cico guadagnò velocemente la riva e con diligenza si occupò del compagno ferito. Non conoscendo le erbe, che spesso venivano impiegate per scopi medici, si limitò a lavare la ferita sulla spalla dell'amico e a fasciarla per bene. Il possente guerriero rimase svenuto per due ore piene e durante quel tempo, Cico era riuscito instancabile a proseguire nella lora fuga, remando da solo, anche se a velocità minima.

< < Zagor! Zagor > > chiamò Cico, notando che l'amico si stava per risvegliare.

< < Ohh > > si lamentò il guerriero, mentre cercava di riprendere pienamente coscienza di sè.

< < Cico, dove ci troviamo > > chiese debolmente.

< < Ecco, non saprei dirlo con certezza, ma da qualche tempo il fiume è diventato sempre più impetuoso. Devo ammettere che la cosa non mi piace per niente. Non sarebbe meglio fermarsi adesso, Zagor? > >.

Le parole del messicano ebbero il potere di risvegliare completamente lo spirito con la scure, il quale si mise di colpo a sedere sulla canoa e vide con orrore il pericolo sempre più vicino.

< < Per mille scalpi! Cico, ci stiamo avvicinando al tratto più pericoloso del fiume Yukon. Proprio più avanti dovremo affrontare una cascata di una cinquantina di metri e non sarà facile sopravvivere sopra questa debole imbarcazione > >.

< < C-cinquanta metri > > balbettò Cico, terrorizzato < < Zagor, dobbiamo guadagnare subito alla riva, altrimenti sarà la nostra fine > >.

< < Sei un ingenuo, amico mio > > disse Zagor, con freddezza < < Kanoxen ci starà sicuramente inseguendo via terra, perchè conosce bene questo tratto e conta proprio su questo. No Cico, per noi l'unica via di scampo è rappresentata da quelle rapide, poichè, passate quelle, saremo definitivamente troppo lontani per i nostri inseguitori > >.

< < Allora, cosa dobbiamo fare? > > chiese il piccolo uomo, mentre iniziava a sentire il terribile rumore delle rapide mortali del fiume Yukon. Ormai il sole era quasi tramontato e Cico sperava ardentemente di poterlo presto rivedere.

< < Teniamoci pronti, Cico! > > esclamò Zagor con forza < < Affronteremo le rapide. Per prima cosa avvolgi quella cima intorno alla vita e poi legala saldamente alla mia cintura. In questo modo, quando saremo caduti in acqua, avrò modo di aiutarti a uscirne. Coraggio > >.

Il piccolo messicano fece velocemente quanto gli era stato detto e poco dopo fece in tempo a vedere per la prima volta la famigerata cascata del fiume Yukon.

< < Caramba y carambita > >esclamò il messicano.

< < Ci siamo Cico > > urlò Zagor < < Comincia il ballo > >.



Fu così che terminò la tragica corsa della canoa indiana . I due compagni affrontarono un volo spaventoso, ma grazie all'idea di Zagor, rimasero uniti quando piombarono con violenza nella spumeggiante e impetuosa acqua sottostante.

L'impatto fu molto pesante anche per un uomo forte come Zagor, il quale, però, riuscì a non svenire, a differenza del compagno.

 Sempre sott'acqua, egli tirò la corda con forza, afferrando successivamente la vita dell'amico, ancora privo di sensi.

Con la forza della disperazione e lottando anche contro il dolore alla spalla, Zagor nuotò vigorosamente. Riuscì a sfuggire incredibilmente ai mortali vortici del fiume e sempre tenendo ben salda la stretta sul compagno, raggiunse finalmente, esausto e dolorante, la riva.

Trascinò il suo amico fuori dall'acqua e quando entrambi furono definitivamente in salvo, Zagor si abbandonò di nuovo ad un sonno profondo, risvegliandosi solo all'alba, esattamente come il suo compagno. In seguito, i due si rifocillarono degnamente, mentre il guerriero si medicò la ferita alla spalla con una di quelle erbe curative, che ormai conosceva alla perfezione, dopo tanti anni vissuti nella foresta.


Sicuri di essere ormai al sicuro dai guerrieri di Kanoxen, i due compagni di avventura fecero trascorrere alcune ore, prima di riprendere il cammino a piedi nella foresta di Darkwood.

Il ritmo sostenuto della marcia, come era prevedibile, venne sentito maggiormente dal buon Cico, anch'egli provato per le ultime esperienze e sicuramente non dotato della stessa forza e resistenza del suo amico.

< < Caramba! > > esclamò il messicano, dopo molte ore di marcia < < Si può sapere dove stiamo andando con tutta questa fretta? E' da ore che non ci fermiamo, anche solo per mangiare qualcosa > >.

< < Non abbiamo tempo di cacciare per procurarci il cibo, Cico > > rispose lo spirito con la scure < < Voglio raggiungere in fretta Fort Henry e scoprire gli eventuali spostamenti delle tribù della zona. Ciò che ho visto al campo di Kanoxen è davvero preoccupante. Non c'erano soltanto indiani Delawere, ma anche Seneca e Uroni. Quello sciacallo ha intenzione di scatenare una guerra vera e propria in tutta Darkwood > >.

< < Adesso dobbiamo correre, Cico. Forse questo ti aiuterà a migliorare decisamente la linea > > aggiunse l'uomo, sorridendo allegramente.

< < Non preoccuparti troppo, Zagor. Se continuerai a farmi affrontare giornate come questa, presto diventerò così magro da rischiare di essere portato via dal più debole soffio di vento > > borbottò il piccolo uomo, mentre cercava di riprendere il fiato.





La marcia, a tratti disperata, proseguì fino al tramonto, quando finalmente Zagor decise di fermarsi. Vide le condizioni del suo amico e capì di non poter fare altrimenti, senza contare che anche la sua straordinaria resistenza stava per venir meno.

< < Siamo ancora molto lontani, Zagor? > > chiese Cico, mentre, stremato dalla fatica, si sedeva appoggiato su un grande tronco.

< < Direi che dopo un'altra giornata di cammino dovremmo farcela, ma per adesso è vitale riposarsi e mangiare qualcosa > > rispose il guerriero, intuendo le esigenze dell'amico.

Il viso del messicano si illuminò all'istante.

< < Adoro questi tuoi colpi di genio, amico mio. Scommetto che qui in giro non dovrebbe essere troppo difficile trovare un pasto degno di questo nome. Magari un cervo arrostito > >.

< < Ti ripeto che non abbiamo tempo, Cico > > rispose Zagor < < Il nostro pasto sarà molto più spiccio > >.

< < Fagiani o conigli? > > propose Cico, speranzoso.

< < Mi spiace, pancione, ma il nostro menu sarà composto da bacche e radici selvatiche > > disse Zagor, non potendo nascondere il suo divertimento di fronte alla faccia schifata dell'amico.

< < Per mille bisonti! Mi hai forse scambiato per un coniglio > >.





Dopo aver consumato una frugale cena, Zagor e Cico si addormentarono immediatamente, stremati per la fatica della giornata. Per molte ore, la notte trascorse tranquillamente, quando, poco prima dell'alba, gli attenti sensi di Zagor percepirono rumori strani, ma anche silenzi innaturali nella foresta, dove era abituato a vivere.

< < Sveglia, Cico > > sussurrò al compagno, ancora profondamente addormentato.

< < MMH!! > > mugugnò Cico < < Che cosa succede ancora? > >.

< < Fa silenzio! Sta arrivando qualcuno. Dobbiamo nasconderci > >.

< < Ma.... > > Cico non fece in tempo a replicare,  che il suo compagno lo trascinò fra la fitta vegetazione.

Il rumore, percepito da Zagor, si fece sempre più distinto, fino a quando comparve una lunga fila di indiani, armati e truccati con segni di guerra.

 Molti di loro trasportavano delle grandi casse, che non lasciarono alcun dubbio al guerriero bianco, riguardo la loro provenienza.

I due amici attesero con calma e prudenza il passaggio di quel gruppo minaccioso e inquietante  e finalmente quando furono sicuri della loro lontananza, si decisero a uscire dal loro nascondiglio.

< < Zagor > > chiamò debolmente Cico, visibilmente impaurito.

< < Erano indiani Seneca! > > rispose il signore di Darkwood < < Trasportavano casse appartenenti all'esercito degli Stati Uniti. Adesso siamo nei guai, pancione mio > >.

< < Ma cosa significa? > >.

< < Se le mie teorie sono corrette, quei lupi selvatici hanno assalito con successo l'Avamposto Cinque e proprio lì hanno preso le armi che abbiamo visto. A questo punto, la situazione potrà diventare insostenibile in pochi giorni > >.

< < Caramba y carambita > > disse il messicano < < Quei selvaggi sono capaci di mettere a ferro e fuoco l'intera regione > >.

< < E' esatto, Cico > > convenne Zagor < < Per questo dobbiamo fare assolutamente qualcosa > >.

< < Si, ma cosa? > >.

< < Per prima cosa, raggiungiamo l'avamposto e forse arrivati lì potremmo scoprire altre utili informazioni e soprattutto verificare come si è concluso lo scontro, che probabilmente si è tristemente verificato > >.

< < Ci risiamo. Un'altra corsa mortale e questa volta sento che il mio cuore cederà > > si lamentò il simpatico uomo, prima di seguire ancora una volta il suo amico.


                                                ----------------------

Instancabile e ansioso di trovare risposte, lo spirito con la scure percorse gli stretti sentieri della foresta, sempre seguito, sia pure a fatica, dallo stremato Cico, il quale ormai non aveva più nemmeno la forza di lamentarsi a gran voce, come solitamente amava fare.

Dopo due giorni di cammino forzato, durante il quale i due si concessero soltanto le soste più indispensabili, arrivarono finalmente nei pressi del famigerato Avamposto Cinque, che era stato costruito sul confine orientale della regione di Darkwood. Come molti altri forti, si trattava di una piccola base militare, presidiata da pochi soldati, ma ugualmente fondamentale per controllare i temperamenti, decisamente variabili, delle tribù indiane della zona.

Zagor salì velocemente sopra il ramo più alto di un grande albero, per avere una vista più chiara del posto.

< < E' strano > > disse ad alta voce verso l'amico, in attesa sulla terraferma < < Non riesco a vedere nessuna sentinella sugli spalti > >.

< < Forse saranno usciti tutti per una battuta di caccia > > ipotizzò Cico, quando il compagno scese dall'albero con un salto atletico.

< < Impossibile, Cico > > replicò Zagor, mentre fissava, turbato, l'apparente abbandonato fortino, reso ancora più tetro a causa delle ombre e dei rumori notturni < < Avamposti di questo tipo non possono essere lasciati totalmente sguarniti.

 Avviciniamoci Cico, ma stiamo pronti a tutto. Hai qualche arma? > >.

< < Ho perso la mia pistola nelle rapide > > rispose il messicano, che cominciava a mostrare chiari segnali di paura.

< < Ci faremo bastare la mia scure. Seguimi Cico > > sussurrò il guerriero.

Con una breve corsa, i due compagni d'avventura superarono il tratto scoperto e poco dopo si trovarono sotto la palizzata del forte.

< < Senti niente? > > chiese Cico, mentre rimaneva appoggiato ai robusti pali di legno del fortino. Dava l'impressione di voler far tutto, tranne che entrare nell'Avamposto Cinque.

< < Non sento alcun rumore provenire dal forte, ma il portone è socchiuso. Resta qui, Cico. Ora darò un'occhiata > > disse Zagor, anch'egli profondamente inquieto.

Il guerriero, sempre armato della micidiale scure, aprì lentamente il grande portone del forte e con la massima cautela cercò di dare un primo sguardo al cortile centrale. La luce della luna facilitò il suo intento e Zagor ebbe così le risposte a tutti i suoi interrogativi. Un terribile spettacolo si presentò davanti ai suoi occhi.

< < PER MILLE FULMINI > > urlò, preso dall'orrore.

L'interno del forte era cosparso dei cadaveri dei soldati americani. Tutti i trenta militari erano stati uccisi solo da armi indiane. Frecce, lance e asce da guerra.

Nel rispetto delle loro tradizioni, gli indiani Seneca avevano scalpato e mutilato le loro vittime, allo scopo di mostrare al mondo e al Grande Spirito il loro coraggio e la loro forza. 

Zagor comprese che molte delle vittime avevano ricevuto quel trattamento da vivi. Ben presto l'angoscia e l'orrore dello spirito con la scure si trasformò in collera e in un odio selvaggio.

< < Zagor > > chiamò Cico dall'esterno < < Cosa succede? > >.

< < Puoi vederlo tu stesso Cico. Non è un bello spettacolo > > rispose il guerriero, con apparente calma.

Il piccolo messicano non potè resistere molto alla vista di quel terribile spettacolo. Mettendosi in ginocchio, vomitò rumorosamente.

 Immediatamente egli fu supportato dall'amico.

< < Coraggio, Cico > > disse Zagor, ponendo gentilmente una mano sulla sua schiena < < So che è uno spettacolo terrificante, ma dobbiamo essere forti > >.

< < H-hai ragione > > balbettò il messicano, ancora tremante.

< < Purtroppo le nostre previsioni si sono verificate, Cico. Gli indiani Seneca, che abbiamo incontrato nella foresta, tornavano proprio da questo posto, dopo aver compiuto questo massacro > >.

< < Cerchiamo qui intorno, Zagor. Forse qualcuno di questi poveretti è ancora vivo > > disse Cico, il quale cercava disperatamente di riprendersi.

< < Ne dubito, amico mio. Questi sciacalli non hanno lasciato alcun superstite > >.

< < Caramba! Non hanno lasciato nessun arma da fuoco > > osservò il messicano.

< < Naturalmente > > rispose Zagor < < L'obiettivo era certamente quello di saccheggiare il piccolo arsenale dell'avamposto, per sostituire i loro archi con dei buoni fucili, ma c'è un'altra cosa molto preoccupante e spero proprio di sbagliarmi > >.

Cico intravide chiaramente una luce selvaggia negli occhi oscuri dell'amico.

< < Non vedo alcuna traccia di battaglia > > osservò il guerriero con freddezza < < E' come se i soldati non avessero avuto la minima possibilità di difendersi. Inoltre, se si fosse trattato di un vero assalto, la maggior parte dei morti dovrebbe trovarsi sulle mura e non così vicino agli alloggiamenti > >.

< < Caramba y carambita! Dove vorresti arrivare Zagor? > > chiese Cico.

< < Non posso ancora dire nulla di certo, pancione mio, ma ho un terribile sospetto > >.

Improvvisamente il silenzio del tragico avamposto venne bruscamente interrotto da un secco colpo di pistola, che mancò di poco il piccolo messicano.

< < Per mille scalpi! A terra Cico > > urlò Zagor, mentre spingeva violentemente a terra il suo amico.

< < Hanno sparato da quella baracca, Zagor > >.

< < E' strano. Forse è rimasto uno dei Seneca, per proseguire il saccheggio e noi lo abbiamo disturbato evidentemente > > osservò lo spirito con la scure, mentre si appostava al riparo di una grossa cassa di legno, insieme all'amico messicano.

< < E se fossero più di uno in quella baracca? > > chiese il piccolo uomo, rimanendo prudentemente a riparo.

< < Non credo proprio, Cico > > rispose Zagor, con sicurezza < < In quel caso, avremmo ricevuto molti più colpi. Tu resta qui a riparo, proverò a stanarlo > >.

< < Aspetta, Zagor. Non essere imprudente > >.

 Ma le parole del buon Cico non fermarono il guerriero, che dopo aver lanciato il suo solito urlo di battaglia, uscì coraggiosamente dal suo riparo, iniziando a correre verso la baracca.

< < AYAAAKKKKK > > urlò selvaggiamente, prima di sfondare con un'unica spallata la fragile porta dell'alloggiamento militare. Durante la sua corsa, nessun colpo era stato sparato.

< < Per mille tamburi! > > esclamò Zagor, una volta riconosciuto l'aggressore < < Il tenente Slater > >.

< < A-vevo sentito dei rumori e pensavo che quei diavoli fossero tornati. Mi dispiace, Zagor, ma sei arrivato troppo tardi > > disse il militare, con un tono di voce debole.

 Era ferito gravemente e ormai la fine era vicina per lui. Una freccia lo aveva colpito all'altezza del fegato, mentre un'altra sulla spalla sinistra.
 Zagor trovò miracoloso il fatto di averlo trovato ancora in vita.

< < Tenente, lasciate che dia un'occhiata alla vostra ferita > > provò Zagor, sapendo perfettamente l'inutilità di qualsiasi tentativo.

< < E' tutto inutile, Zagor. Sto per raggiungere i miei compagni > >rispose l'uomo, in preda ad una terribile sofferenza.

< < Cosa è successo, Tenente? > > chiese il guerriero, angosciato < < Il fortino era in un'ottima posizione difensiva. Come mai non vi siete battuti? > >.

< < Ci sono piombati addosso in un lampo. Quando ho provato ad organizzare una reazione, molti degli uomini erano già morti. Il portone era stato aperto dall'interno > >.

< < Maledizione! Allora le mie supposizioni erano esatte. C'era un traditore. Chi è stato, Slater? Un nome, datemi un nome > > chiese Zagor, al culmine della rabbia.

< < E'-è stato......è stato.......ahhhhhh > >.
Nonostante i suoi sforzi, il povero ufficiale non riuscì a pronunciare il tragico nome, ma il suo braccio teso debolmente verso un punto, posto dietro le spalle di Zagor, sembrava voler formulare un'accusa ben precisa.

 Finalmente le sofferenze del tenente Slater terminarono.

< < Il nome, tenente............ Slater, Slater > > provò a chiamarlo ripetutamente il guerriero senza successo.

< < E' inutile, Zagor. Purtroppo questo poveretto non può dirci più nulla > > disse Cico, che nel frattempo era entrato anche lui nella tragica baracca.

< < Per mille scalpi! Si direbbe che il destino abbia voluto aiutare il responsabile di questa atrocità > > disse Zagor, in preda alla collera.

< < Io ho avuto l'impressione che cercasse di indicarti qualcosa alle tue spalle > > disse Cico.

Il signore di Darkwood si girò verso il  camino. Sopra di esso, vi era un piccolo scaffale, dove erano stati posti alcuni libri e foto appartenenti al defunto militare, ma fu un'altra cosa ad attirare la sua attenzione.

< < E' una bambola indiana > > disse Zagor, prendendo il pupazzo dallo scaffale.

< < Non trovo nulla di strano, Zagor. Ho visto molti soldati comprarle, per regalarle a mogli e figlie > >.

< < Può anche darsi che il colpevole sia proprio un indiano, entrato nel forte per vendere una di queste bambole > > replicò Zagor, in uno stato di profonda riflessione.

< < E' una traccia molto vaga, Zagor. Non potremmo provare nulla in questo modo > > disse il messicano saggiamente.

< < Hai ragione, ma ormai a questo punto non abbiamo più nulla da fare in questo posto, Cico. Dobbiamo muoverci, perchè quando i Delawere avranno le armi da fuoco, rubate dai Seneca, nulla impedirà a Kanoxen di organizzare un attacco diretto a Fort Pitt > >.

< < Caramba y carambita! Credi che riusciranno a prendere anche quel forte? > >.

< < Con l'aiuto del traditore, la loro impresa potrebbe anche riuscire, amico mio. Ecco perchè dobbiamo muoverci in fretta. Molte vite dipendono da noi > >.

Zagor, seguito dal suo compagno, attraversò nuovamente il teatro della tragedia e proprio quando si trovò presso l'uscita dell'Avamposto Cinque, si girò nuovamente a guardare le giovani vittime del vile attacco.

< < Mi dispiace lasciare questi ragazzi senza sepoltura, ma dobbiamo pensare ai vivi, adesso. Ma giuro, di fronte a qualsiasi divinità, che i responsabili di questo massacro la pagheranno molto cara. Questa è la parola di Zagor > >.




< < AYAAAAAAKKKKKKKKK > >. 

L'urlo terribile dello spirito con la scure ruppe bruscamente il silenzio della notte nell'avamposto ormai privo di futuro.

 Era un grido di battaglia e allo stesso tempo anche di sofferenza e di dolore per le vite perdute.

 Ma forse più di ogni altra cosa, si trattava di un selvaggio ruggito di vendetta.



CONTINUA.

 


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Capitolo 4
*** Il traditore ***


Il traditore.


Anche se profondamente turbati, il viaggio di Zagor e Cico proseguì senza incidenti, lungo la strada per Fort Pitt. Dopo aver attraversato a piedi la foresta, i due giunsero, diversi giorni dopo, nei pressi del fiume Yukon, con l'intenzione di risalirlo, al fine di raggiungere molto più velocemente Fort Pitt, uno dei più importanti forti militari della zona.

Zagor decise di utilizzare un tronco, dalle grosse dimensioni, per navigare lungo le acque raramente tumultuose del fiume, evitando così un buon tratto di strada a piedi, con grandissima felicità del suo compagno messicano. Lo strano viaggio, a cavallo di un tronco di quercia, durò una sola giornata, grazie alle poderose remate del guerriero di Darkwood, anche se gli sforzi di Cico furono ugualmente lodevoli.

Giunsero a destinazione a notte già inoltrata. La stanchezza era evidente nei volti dei due compagni d'avventura. 

< < Coraggio, Cico. Quello laggiù è Fort Pitt > >.

< < Era ora, caramba > > borbottò il piccolo messicano < < Spero soltanto che abbiano la carità di offrirmi almeno un misero pezzo di pane, viste le nostre scarse finanze > >.

< < Non preoccuparti > > lo rassicurò Zagor < < Al forte ho molti amici e non faticheremo a procurarci una sostanziosa cena > >.

< < Speriamolo > >.

Una volta abbandonato l'improvvisato mezzo di navigazione, i due compagni raggiunsero l'entrata ancora aperta del forte. Nonostante il tramonto fosse già passato, c'era ancora diverso movimento sia dentro che fuori l'avamposto. 

L'arrivo di Zagor venne accolto con grande entusiasmo dalla gente del forte. Tra trapper e soldati, lo spirito con la scure era riuscito a guadagnarsi un'importante fiducia, nel corso degli ultimi anni, al punto da essere realmente considerato lo strenuo difensore della pace nella zona.

< < Mi raccomando, Cico > > sussurrò al compagno, quando fecero il loro ingresso, superando le mura presidiate < < Mentre siamo qui, non parlare a nessuno di ciò che abbiamo visto. Non voglio creare eccessivi disordini, prima di aver parlato con il comandante e soprattutto non voglio allarmare il traditore, qualora si trovasse qui > >.

< < Puoi stare tranquillo, Zagor > > disse Cico, sicuro < < Sarò troppo impegnato a mangiare, per dar retta a qualcuno > >.




Dopo aver lasciato il proprio compagno alla taverna del forte, Zagor raggiunse velocemente l'ufficio del comandante. Da molti anni Fort Pitt era guidato diligentemente dal maggiore Duncan, un buon soldato, vecchio amico di Zagor. Era un uomo tollerante e spesso aveva collaborato con il giovane guerriero, per evitare conflitti inutili con le tribù di Darkwood.

< < Ehi soldato > > disse Zagor, rivolgendosi ad una giovane recluta < < Devo parlare subito con il maggiore Duncan. Si trova nel suo ufficio? > >.

< < No, signore > > rispose il ragazzo, leggermente intimorito < < Il maggiore è in viaggio a Boston. Da alcune settimane il comando del forte è stato affidato al capitano Torbin > >.

< < Non credo di averlo mai conosciuto > > disse Zagor, sovrappensiero < < Parlerò con lui, allora. Si trova nell'ufficio del comandante? > >.

< < Ecco, signore, il capitano ha severamente proibito di disturbarlo, durante la cene. Dovreste aspettare che finisca > >.

< < Dovrà farsene una ragione, ragazzo. Si tratta di una questione di vita o di morte > >.

< < Cercate di capire, signore > > provò il soldato disperatamente < < Il capitano non vuole essere disturbato. E' giunto al forte un ospite a quanto pare molto importante >  >.

< < Una festa, eh? > > disse Zagor, mostrando un sorriso pericoloso < < Allora penso che il capitano avrà un ospite in più, anche se non invitato > >.

< < Fermo, signore, per carità > >.

L'appello del ragazzo fu inutile, poichè Zagor si era già diretto verso l'ufficio di comando e sotto gli increduli dei soldati di guardia, entrò senza bussare all'interno della sala dei ricevimenti. Nessuno osò fermarlo.

Il capitano Torbin era un uomo sulla cinquantina e in quel momento era impegnato in una cena alquanto luculliana, insieme ad un altro personaggio, vestito con abiti signorili. Entrambi fissavano l'intruso con aria indignata e altezzosa, non cercando minimamente di nascondere il loro disprezzo.

< < Chi siete e che cosa volete > > esclamò impetuoso il capitano Torbin.

< < Chiedo scusa per l'intrusione, capitano > > disse Zagor, con estrema calma < < Mi chiamo Zagor e porto importantissime notizie > >.

< < Ho sentito molto parlare di voi, Zagor > > replicò l'ufficiale, con un sorriso di scherno < < In passato, gli ufficiali di questa zona si sono rivelati troppo indulgenti con voi, ma io non intendo tollerare le vostre prepotenze. Fuori di qui o vi farò sbattere agli arresti > >.

Inevitabilmente la rabbia iniziò  a salire in Zagor, il quale si avvicinò pericolosamente alla tavola riccamente bandita.

< < Ascoltatemi bene, ufficiale dei miei stivali. Invece di poltrire in questo lussuoso posto, dovreste darvi da fare, per evitare di fare la fine dei vostri compagni dell'Avamposto Cinque. Se Fort Pitt dovesse cadere, la responsabilità sarà solamente vostra > >.

< < Un momento! > > esclamò il comandante < < Che storia è mai questa? > >.

Con poche parole, Zagor raccontò allo sbalordito ufficiale gli ultimi drammatici avvenimenti, mentre l'altro uomo rimaneva assolutamente tranquillo, bevendo il costoso vino, offerto dall'esercito. Le speranze del guerriero di accendere l'animo del comandante si infransero bruscamente, quando quest'ultimo lo osservò, considerandolo chiaramente un folle.

< < Temo che la vostra fantasia sia molto elevata, Zagor > > disse Torbin, con un falso tono di voce amabile < < Il mio ospite, qui presente, torna proprio dall'avamposto di cui parlate > >.

< < Proprio così, capitando > > parlò per la prima volta il signorotto, non degnando di uno sguardo lo spirito con la scure < < Ho già raccontato al capitano di essere passato dall'Avamposto Cinque proprio questa mattina, in ritorno da un viaggio di affari. Tutto si trovava nell'assoluta normalità > >.

L'uomo parlò mostrando molta sicurezza, ma lo sguardo furente del giovane guerriero ebbe il potere di farlo tremare leggermente, cosa che non sfuggì all'occhio attento del signore di Darkwood.

< < Se non ho capito male > > continuò Zagor, non rompendo mai il contatto visivo con l'ospite, ora palesemente a disagio < < Voi siete un commerciante o qualcosa del genere > >.

< < Non ha molta importanza, ma possiamo dire di si. Il mio commercio comprende pelli, coperte e altri accessori di vario genere e lo esercito solo con le tribù amiche. Il comandate può testimoniare che mi sono sempre mosso nel pieno rispetto delle leggi degli Stati Uniti > >.

< < Non ne dubito, egregio signore > > rispose il giovane, sarcastico < < Ma ditemi, per caso vendete anche oggetti come questi? > >.

Zagor gettò sulla tavola, davanti al suo interlocutore, la bambola indiana, trovata sul luogo del massacro. Ancora una volta, l'uomo fece, anche se solo per un attimo, una smorfia, che evidenziava il suo nervosismo crescente.

< < Naturalmente > > rispose, cercando di sembrare il più sicuro possibile < < Ho acquistato molte volte oggetti del genere dalle donne indiane, per rivenderle a coloni o soldati, ma perchè lo chiedete? > >.

< < Perchè la persona, che ha comprato da voi questa bambola, ha pagato il suo acquisto con il proprio sangue e con quello di tanti bravi soldati, trucidati a tradimento. Voi avete aiutato i Seneca ad entrare nell'avamposto > >.

< < Maledizione! > > esclamò il mercante, alzandosi in piedi < < Questa è una sporca calunnia > >.

< < Calmatevi, Ronet > > intervenne il capitano Torbin  < < E' compito mio mantenere l'ordine. Non intendo tollerare gli insulti di un selvaggio. SOLDATI A ME! > >.

< < Qualche giorno nelle nostre carceri vi insegneranno a mostrare più rispetto verso l'esercito di questa nazione, Zagor > > aggiunse l'ufficiale, chiaramente soddisfatto della propria autorità.

Nella sala delle cerimonie entrarono immediatamente tre soldati, pronti a rispettare l'ordine del loro superiore. Fra di loro c'era anche la giovane recluta, di guardia alla porta dell'ufficio di comando.

< < Mi sono imbattuto proprio in un idiota incredibile, che rischia seriamente di provocare un altro massacro > > pensò Zagor, fissando i nuovi arrivati con ferocia.

Con una mossa fulminea, il guerriero sollevò la tavola bandita, scagliandola con forza contro i tre soldati. Il colpo ebbe successo e due di loro finirono a terra, ancor prima di poter cominciare la lotta. Il terzo utilizzò il calcio del fucile, per sorprendere l'atletico personaggio, il quale, dopo aver schivato abilmente il colpo, lo atterrò con un micidiale destro. Il soldato sbattè pesantemente contro la porta della sala, sfondandola.

< < Per l'inferno > > urlò il capitano  < < Chiamate rinforzi, presto > >.

I primi due soldati, dopo essersi leggermente ripresi, furono nuovamente messi fuori combattimento. Pochi secondi dopo, molte altre Giacche Azzurre fecero irruzione e qualcuno riuscì a colpire colpire, anche se di striscio, l'agguerrito Zagor, utilizzando i fucili come mazze. Tuttavia, quest'ultimo continuò a lottare strenuamente e altri soldati vennero tramortiti dalla forza incredibile del guerriero della palude.

Nel pieno della tremenda rissa, il mercante Ronet era rimasto in disparte, in attesa del momento propizio. Impugnò saldamente un coltello, con il quale avrebbe potuto liberarsi di un mortale nemico. Solo in questo modo, avrebbe avuto campo libero, per portare a termine il piano finale. Kanoxen non era certo il tipo che accettava facilmente i fallimenti.

 Mentre veniva attaccato da ogni lato, Zagor non si accorse della mortale minaccia.

Fortunatamente, richiamato dal tremendo caos, il buon Cico fece anche lui irruzione nella sala, ormai colma di soldati privi di sensi.

 Accorgendosi del pericolo, si affrettò ad afferrare una sedia, con la quale colpì duramente la schiena del marcante, facendolo cadere in avanti. Il suo intervento fu provvidenziale per salvare la vita del suo amico, ma subito dopo il coraggioso messicano venne tramortito violentemente alle spalle da uno dei soldati. I militari giungevano da ogni parte, per dar man forte a quelli duramente pestati dall'implacabile guerriero.

< < Cico > > urlò Zagor, ormai completamente circondato. 

Lo spirito con la scure venne sorpreso inevitabilmente alle spalle da un soldato, il quale lo colpì violentemente con il calcio di una colt, facendogli perdere completamente conoscenza.

Finalmente tornò la calma nella sala delle cerimonie, irriconoscibile dopo tutto quel finimondo.

< < Non ho mai incontrato un tipo simile > > disse un soldato, ansimando pesantemente.

< < Portate questi uomini in cella, maledizione > > esclamò il capitando Torbin < < Sergente, cercate di mantenere l'arresto il più segreto possibile. In questa regione, la gente prova una sorta di adorazione per Zagor e non intendo assolutamente causare altri disordini nel forte. Deciderò dopo cosa fare con loro > >.

< < Agli ordini, signore. Nessuno si accorgerà di nulla > >.




I due compagni d'avventura, ancora svenuti, furono richiusi in una delle celle del carcere militare. Zagor era stato colpito con molta forza e fece molta più fatica a riprendersi, rispetto al suo amico. 

Il buon Cico si impegnò ad aiutarlo, usando l'acqua, non propriamente pulita, offerta dai militari ai prigionieri. 

 < < Come va, Zagor? > > chiese il messicano, quando il compagno riaprì lentamente gli occhi.

< < Per mille scalpi! La testa mi sta per scoppiare > > disse debolmente Zagor.

< < Si può sapere per quale diavolo di motivo stavi strapazzando un intero plotone? > >.

< < L'avrei evitato volentieri, se non fosse stato per quel simpatico capitano > >.

In breve, il guerriero aggiornò il messicano sull'intera situazione non propriamente rosea.

< < Caramba y carambita! > > esclamò Cico < < Adesso ci troviamo di fronte alla possibilità di essere invasi > >.

Zagor, ormai pienamente cosciente, diede immediatamente uno sguardo attento alla piccola cella, dove erano stati rinchiusi.

< < Da un momento all'altro, mio caro Cico, i guerrieri di Kanoxen muoveranno verso il forte e quel miserabile mercante riuscirà senza dubbio ad aprire il portone, dato che gode della cieca fiducia del capitano.  Quei diavoli rossi non avranno alcuna difficoltà a massacrarci tutti > >.

Il buon Cico iniziò seriamente a tremare < < Non pensi che il comandante possa cambiare idea e tirarci fuori da qui? > >.

< < Poco probabile, Cico. Quel capitano è il classico ufficiale presuntuoso, che preferirebbe morire, piuttosto di ritornare nelle sue decisioni. Non abbiamo altra scelta, pancione mio. Dobbiamo tentare la fuga > >.

Il guerriero non aspettò nemmeno la risposta del compagno. Provò a forzare, senza molta decisione, la piccola finestra della cella. La solidità delle sbarre impediva qualsiasi azione di quel tipo e ben presto il signore di Darkwood fu costretto ad accettarlo.

< < Cerca di calmarti, amico mio > > disse Cico, seriamente preoccupato < < Ce la caveremo, vedrai. Forse la situazione potrà mutare a nostro vantaggio > >.

< < Spero che tu abbia ragione, Cico > > rispose Zagor, per nulla rassicurato < < Ogni minuto trascorso qui può seriamente significare la nostra fine > >.



Nonostante l'ottimismo di Cico, tutta la nottata, insieme all'intera giornata successiva, proseguì senza sviluppi per i due prigionieri. Ancora una volta, la notte avvolse la piccola e inospitale cella e mentre il piccolo messicano aveva già preso sonno, il giovane guerriero restava in piedi vicino la finestra con una strana espressione sul viso.

< < Sveglia Cico, non abbiamo più tempo > > disse lo spirito con la scure.

< < Che cosa succede > > borbottò Cico, assonnato.

< < Sento la loro presenza, Cico. E' una strana sensazione, che ho imparato a provare, durante la mia vita nei boschi e raramente mi ha ingannato. Attaccheranno questa notte, me lo sento > >.

< < Caramba! > > esclamò il piccolo messicano, ora pienamente cosciente < < Dobbiamo fare qualcosa, Zagor > >.

< < Cosa vorresti fare chiuso in questa topaia? > >.

< < Non so se funzionerà, ma a questo punto vale la pena tentare, amico mio > >.

< < Di cosa stai parlando, messicano? > > chiese Zagor, interdetto.

< < Ascoltami attentamente > >.




Qualche minuto dopo, la sentinella, a guardia dell'unica cella occupata, venne bruscamente svegliata da urla gioiose e felici.

< < EVVIVA > >.

< < NON POSSO CREDERCI! Che incredibile fortuna, amico mio > >.

Sorpresa, la guardia si avvicinò cautamente alla cella. Quando aprì la piccola grata sulla porta osservò incuriosito l'esultanza gioiosa dei due prigionieri.

< < Ehi, voi, che diavolo fate? Perchè non dormite? > >.

< < Nell'ingiustizia, la dea fortuna ci ha regalato una piccola sorpresa, pancione. Dollari a mai finire > > disse Zagor, con un aperto sorriso.

< < Cerchiamo meglio, Zagor. Forse ce ne sono ancora sotto la branda > >.

< < Evidentemente, qualche prigioniero ha nascosto qui il suo bottino, senza avere avuto il tempo di riprenderlo > > aggiunse il giovane, rivolgendosi al soldato sbigottito.

Dopo essersi ripreso dalla sorpresa, quest'ultimo sogghignò apertamente < < E' una gran bella notizia, ragazzi! Mi dispiace deludervi, ma sappiate che qualsiasi cosa trovata in questa cella appartiene solo all'esercito degli Stati Uniti. Vi ordino di consegnarli > >.

< < Voi non avete il diritto di... > > provò debolmente Cico.

< < Poche storie o vi farò fucilare > >.

< < E va bene, maledizione. Dateci almeno qualcosa da mangiare. Siamo a digiuno da ore > > disse il piccolo messicano, fingendosi estremamente arrabbiato e deluso.

< < D'accordo, ma state indietro e non provate a fare scherzi > >.

Non potendo contenere la propria felicità per l'inaspettata scoperta, il soldato si affrettò a portare qualche avanzo, dimenticando ogni prudenza. Con la pistola in mano, aprì la porta della cella ed entrò con entrambe le mani occupate.

< < State indietro! > > esclamò, facendo il suo ingresso < < Fuori i dollari, messicano > >.

Il pensiero di potersi arricchire facilmente spinse la guardia a dedicarsi esclusivamente al piccolo messicano, senza mostrare la dovuta attenzione alla vera minaccia. Fu molto facile per Zagor sorprendere alle spalle l'ingenuo soldato. Bastò un solo energico colpo alla nuca a tramortirlo direttamente.

< < Sei stato grande, Cico. La tua idea ha funzionato alla perfezione. Sbrighiamoci, adesso. > > disse Zagor, prendendo da terra la pistola del militare.

Stavano quasi per guadagnare l'uscita, quando un altro soldato entrò tranquillamente nel piccolo carcere, sicuramente allo scopo di dare il cambio al compagno svenuto.

Prima che potesse dare l'allarme, lo spirito con la scure lo afferrò in una presa d'acciaio, tappandogli la bocca con una mano e puntandogli la pistola alla testa.

< < Non fare un suono, soldato o hai finito di vedere > >.

Il soldato annuì impaurito e subito dopo fu almeno in grado di parlare < < Non temete, signore. Non condivido i metodi del capitano > >.

< < Tanto meglio allora > > disse Zagor, lasciandolo andare < < Senti, amico, è una questione di vitale importanza. Sapresti indicarmi l'abitazione del mercante, amico del comandante > >.

< < Ceramente, Zagor.  E' una costruzione bassa, di fronte la fucina del fabbro. Non potete sbagliare > >.

< < Molte grazie, soldato. Forse, anche grazie a te, riusciremo a salvare tante vite > >.

Grazie alla buona fede del soldato, Zagor e Cico riuscirono ad uscire finalmente dal carcere. 

Camminarono vicino i muri, per non essere scorti dalle sentinelle e in breve tempo raggiunsero la costruzione indicata. Forzando la finestra, il guerriero entrò di soppiatto all'interno dell'abitazione del mercante, scoprendo subito l'assenza di quest'ultimo. 

< < Siamo arrivati troppo tardi, Cico > > disse Zagor, una volta raggiunto il suo compagno.

< < Questo vuol dire.... > >.

< < Dobbiamo correre immediatamente al portone o non avremo alcuna speranza di sopravvivere > >.

Dopo una frenetica corsa, al loro arrivo nei pressi del portone i due trovarono il losco mercante, il quale si apprestava a rispettare la stessa terribile strategia, seguita nell'Avamposto Cinque. Il soldato di guardia era steso a terra.


Il mercante Michel Rohet era quasi riuscito a sollevare la pesante sbarra, che teneva  sbarrato il portone principale di Fort Pitt, quando uno strano sibilo attraversò bruscamente l'aria. 

< < Ma cosa.... > > riuscì a dire soltanto il traditore, prima di essere aggredito dalla forza bruta del suo mortale nemico.

< < MALEDETTO SERPENTE! > > urlò Zagor, colpendo ripetutamente il losco individuo con violenti diretti al volto terrorizzato del mercante < < Fort Pitt non farà la stessa fine dell'Avamposto Cinque. Questa volta hai fatto male i tuoi conti, sciacallo > >.

Lasciando l'uomo privo di sensi, Zagor si assicurò che il portone fosse completamente chiuso. 

Fortunatamente, Rohet non era riuscito ad aprirlo nemmeno leggermente.

< < Per fortuna, la sentinella è solo svenuta, Zagor > > disse Cico, mentre aiutava l'uomo a riprendersi.

< < A questo punto possiamo sperare che costui racconti al capitano la verità su questo serpente, che è stato la causa della morte di tanti bravi ragazzi > >.

< < Povero me > > balbettò debolmente la sentinella.

< < Per poco la tua fiducia su questo sporco traditore stava per condannarci tutti, soldato > > esclamò Cico.

< < Maledetto bastardo! > > disse l'uomo < < Mi ha colpito alle spalle > >.

< < Non c'è tempo, soldato > > intervenne Zagor energicamente < < Fa in modo che il capitano venga qui al più presto.  Raccomanda di spegnere ogni luce e di prepararsi al combattimento > >.

< < Farò in fretta, Zagor > >.

< < Coraggio, Cico. Credo proprio che questa sarà la volta buona per chiudere per sempre i conti con il nostro amico Kanoxen > >.

< < Spero proprio di poter vedere la prossima alba. Di certo non sarà una nottata piacevole > > commentò cupamente il piccolo messicano.


Pochi minuti dopo, i due amici vennero raggiunti dal comandante del forte, visibilmente imbarazzato e preoccupato riguardo l'intera difficile situazione.

< < La sentinella mi ha spiegato ogni cosa, Zagor > > esordì il capitano, cercando di mascherare il suo disagio < < Vorrei scusarmi sinceramente per quanto accaduto fra noi > >.

< < Non preoccupatevi di questo, capitano > > rispose Zagor freddamente < < Non dimentichiamo che al di fuori di queste mura ci sono almeno duecento diavoli, pronti a scagliarsi contro di noi. Anche con il portone sbarrato, non sarà facile fermare il loro attacco > >.

< < Maledizione! > > esclamò Torbin < < Noi disponiamo solo di una quarantina di uomini > >.

< < A questo si aggiunge anche un altro particolare, signori > > disse il guerriero dei boschi, mostrando sempre un'inspiegabile freddezza < < I Delawere combatteranno con le armi rubate ai morti dell'Avamposto Cinque. Non avranno i soliti archi. Combatteranno con armi da fuoco > >

< < Il forte è perduto > > gridò uno dei soldati, scatenando il panico fra molti dei suoi compagni.

< < Manteniamo la calma > > urlò lo spirito con la scure, prima di perdere il controllo della già drammatica situazione < < Siamo in pochi, è vero. Tuttavia, vi invito a seguire la mia strategia. Sono sicuro che abbiamo molte probabilità di sopravvivere. Possiamo respingere i lupi di Kanoxen, se combatteremo con ordine e intelligenza > >.

< < Ho già commesso l'errore di non avervi dato ascolto, Zagor. Diteci il vostro piano > > disse il capitano Torbin, con umiltà.

Zagor fissò attentamente i soldati attorno a lui. Il suo volto non manifestava alcuna apparente emozione.



In quel clima di paura ed estremo nervosismo, il guerriero della foresta si affrettò ad illustrare tutti i particolari della propria strategia difensiva.

L'assedio stava per cominciare.





CONTINUA.








 

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