Little fallen angel

di Yuuki_Alison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Strani incontri. ***
Capitolo 2: *** 2. Presenze dal passato. ***
Capitolo 3: *** 3. Insospettabile. ***
Capitolo 4: *** 4. Irreparabile. ***
Capitolo 5: *** 5. Rinascita. ***
Capitolo 6: *** 6. Pensieri contrastanti. ***
Capitolo 7: *** 7. Sorpresa non gradita. ***
Capitolo 8: *** 8. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. ***
Capitolo 9: *** 9. Mente VS Cuore. ***



Capitolo 1
*** 1. Strani incontri. ***


1. Strani incontri.
 


Il cielo uggioso mostrava le sue tante sfumature alle acque cristalline e argentee del mare. Quando anche gli ultimi turisti partivano per le loro città, il paese rimaneva con i suoi pochi abitanti. Le case in riva al mare, invece, sembravano abbandonate alla salsedine e all’inverno che ben presto sarebbe arrivato. Gli ultimi giorni erano stati molto piovosi e il cielo di metà settembre non prometteva nulla di buono. Eppure, non c’era niente di meglio che approfittare di quell’attimo di tregua per immergere i piedi nell’acqua tiepida del mare. Le minuscole onde  s’infrangevano sulla riva, solleticando dolcemente le caviglie e lasciando la sabbia umida al loro passaggio. Nell’aria regnava la tranquillità e la ragazza che stava osservando il mare, decise di rimanere ancora un po’ prima che iniziasse a piovere nuovamente . Puntò lo sguardo sulla spiaggia ormai deserta e accennò un sorriso nostalgico, ripensando ai bei momenti trascorsi con gli amici che riusciva a vedere solo in estate. La giovane, dal nome Ginevra, si sedette sulla spiaggia poco preoccupata della sabbia umida e lanciò dei sassolini in acqua; riusciva a fare solo tre salti. A un tratto però, la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro. Sentì un tonfo provenire dall’altra parte della scogliera poco distante e si alzò di scatto; era come se qualcuno fosse caduto in acqua. Era veramente strano che qualcuno facesse il bagno a metà settembre e perciò decise di controllare. Si arrampicò sui grandi massi e mise una mano sulla fronte, cercando di individuare la causa di quel tonfo. Tra le acque non vi fu nulla se non le piccole onde che giungevano tranquille a destinazione. Appena voltò il viso verso la riva, sgranò gli occhi incredula e schiuse le labbra per lo stupore; non poteva credere veramente ai suoi occhi. Era impossibile!  Quello che all’inizio sembrava essere una macchia bianca, si schiuse e lasciò intravedere delle bellissime e imponenti ali bianche. Un ragazzo dal viso gentile e dalla corporatura esile, giaceva sulla sabbia umida mentre le onde bagnavano quelle piume così candide e pure da emettere quasi luce. Tremante e sbiancata in volto, la ragazza si avvicinò e guardandolo meglio si accorse delle ferite presenti sul suo viso. Si chinò su di lui e preoccupata lo scosse leggermente con la mano. L’angelo ebbe come uno spasmo e schiuse gli occhi lentamente; erano di un azzurro glaciale con sfumature bluastre e dorate all’interno. Il ragazzo si trascinò sulla spiaggia affinché le onde non lo bagnassero più e guardò fisso la ragazza senza pronunciare parola.

- S-stai… bene?- chiese la ragazza ancora preoccupata per il suo stato.

L’angelo annuì lievemente e guardò il cielo con le sopracciglia aggrottate, lo sguardo preoccupato. Sembrava attendere qualcosa e giudicando dal suo sguardo, non era nulla di promettente. La ragazza gli si avvicinò nuovamente e, volendosi accertare di non essere in un sogno, gli posò una mano sulla guancia. Lui voltò il viso e la guardò dispiaciuto.

- Scappa. Non puoi restare qui. Loro stanno venendo per me… - affermò il ragazzo con l’aria di chi non avesse più speranza. 

Lui sapeva bene cosa gli sarebbe accaduto, al contrario della ragazza che sembrò non aver capito molto. Ginevra inclinò la testa da un lato e inarcò le sopracciglia in uno sguardo molto confuso.

- Chi deve venire? – domandò l'umana prima di alzarsi di scatto.

Gli afferrò la mano e lo tirò finché l’angelo non si alzò. Lo guardò preoccupata mentre un forte vento si alzò. Le onde aumentarono di volume e ben presto ricominciò a piovere. Sembrava che dal cielo qualcuno fosse irato  e difatti, in poco tempo, la pioggia divenne scrosciante. L’angelo non rispose alla domanda della giovane ed entrambi si osservarono per dei secondi che parvero un’eternità.

- Da come fissi il cielo, sembra che qualcuno lassù ti voglia far del male.- Affermò la ragazza, scuotendo la testa incredula.
- Io… non posso permettere che succeda qualcosa a un angelo!– urlò subito dopo mentre la pioggia li stava completamente inzuppando.

Tenendolo stretto per mano, Ginevra iniziò a correre all’impazzata verso casa. Per sua fortuna era poco distante dal mare e in pochissimo tempo arrivarono. Entrarono velocemente e chiuse la porta a chiave; i suoi genitori non erano ancora tornati dal lavoro perciò poteva anche non nascondere il ragazzo. Poggiò una mano contro la porta e riprese fiato mentre l’angelo cadde in ginocchio sul pavimento e sorrise rassegnato.

- Hai fatto un grosso errore portandomi qui. - affermò mentre incrociò lo sguardo di Ginevra.

La ragazza scosse la testa e sospirò.

- Eri in difficoltà e volevo aiutarti. Voi angeli … non lo fate sempre?- domandò la giovane.

Il ragazzo accennò un sorriso e si alzò dal pavimento lasciando una pozza d’acqua. Ginevra lo condusse in camera sua e dopo aver preso un asciugamani, glielo posò in testa e gli massaggiò i capelli in modo tale da asciugarglieli; così fece anche con i suoi.

-Aspettami qui! Cerco un cambio d’abiti da poterti prestare. – annunciò la ragazza, intenzionata a prenderli dalla cabina armadio del padre. Prima di prendere il cambio asciutto, però, scelse dei vestiti per se stessa e si andò a cambiare. Subito dopo selezionò gli abiti per il ragazzo.

Scelse una camicia semplice e dei pantaloni altrettanto comuni. Quando rimise piede nella sua stanza però, vide che le ali dell’angelo non c’erano più così la ragazza chiese dove fossero.

- Non potrei cambiarmi i vestiti se non le nascondessi. – rispose il ragazzo.

La ragazza si accorse della domanda stupida che aveva appena fatto e rise. Subito dopo, lasciò solo il ragazzo in modo tale da farlo cambiare. Mentre il giovane era impegnato, Ginevra osservò il mare dalla finestra e posò una mano sul vetro. La pioggia scrosciante diveniva sempre più intensa e come se non bastasse, il forte vento rendeva la sua traiettoria imprevedibile. Era stupefacente come in poco tempo si potesse scatenare un temporale. Appena sentì la porta della camera aprirsi, vide uscire il ragazzo con indosso quei vestiti. Le scappò un sorriso e gli disse che stava davvero bene. L’angelo annuì  mentre teneva tra le braccia la sua vecchia divisa bianca. A un tratto, iniziò a sprigionare una luce accecante e con una spiacevole sorpresa per il ragazzo, la divisa divenne trasparente, sempre di più, finché in mano non rimase il nulla.

- E’ sparita?! – urlò la ragazza in preda all’incredulità.

- Sì … suppongo sia normale. – si sforzò di sorridere il povero ragazzo.

Sentiva il suo cuore far male a ogni battito e improvvisamente sentì come se le lacrime stessero per scendere senza controllo, però, riuscì a trattenerle. Non voleva farsi vedere in quello stato dalla ragazza che l’aveva salvato. Ginevra lo guardò con aria interrogativa mentre l’angelo avanzò di qualche passo verso la finestra. Posò lo sguardo sui nuvoloni neri e provò nostalgia per quella che una volta era la sua casa.

- Perché ti trovi sulla terra?- domandò la ragazza, rompendo il silenzio.

- Io non sono più un angelo. Sono stato cacciato dal paradiso … -rispose, guardando il riflesso della ragazza dal vetro, con sguardo basso.

Ginevra lo guardò sorpresa. Non era più un angelo? Allora perché brillava di quel bianco così candido e puro? Sembrava quasi impossibile crederci.

- Allora cosa cercano ancora da te?- domandò, sempre più curiosa.

- Loro cercano le mie ali. Nello scontro sono riuscito a fuggire sulla terra perciò non sono riusciti a strapparmele. Anche se, adesso Michael ha messo un’intera legione a darmi la caccia.- rispose con amarezza.

Michael? Aveva già sentito quel nome; si trattava del comandante delle truppe celesti.

- Cosa… hai fatto per esser stato cacciato dal paradiso?- chiese la ragazza, un po’ incerta se porre o no quella domanda. Magari avrebbe potuto ferirlo ancora di più.

L’angelo si voltò e sorrise tristemente.

- Il mio unico peccato, è stato amare una donna terrena… però non ho alcun rimpianto.- rispose mentre la sua espressione cambiò totalmente e lo sguardo divenne gelido.

All’improvviso, qualcuno interruppe il loro discorso, bussando alla porta. I due si guardarono negli occhi leggermente sorpresi. Chi poteva essere? 



Angolo autrice: Salve a tutti! Questa è la mia prima storia e sono davvero emozionatissima. Spero vi piaccia e vi prego di recensire così saprò cosa ne pensate. Voglio continuare questa storia perciò fatemi sapere se volete altri capitoli. Grazie mille! >.<

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Capitolo 2
*** 2. Presenze dal passato. ***


2. Presenze dal passato. 



L’ansia, tra i due, crebbe a livelli stellari. Ginevra spinse di scatto il povero angelo e lo chiuse in camera. Si precipitò alla porta e guardò attraverso lo spioncino; per fortuna erano solo i suoi genitori che, sotto l’acqua battente, attendevano impazienti. Aprì la porta e, una volta entrati, il padre posò la ventiquattro ore sul tavolino, sbuffando.

- Per fortuna sei tornata presto! Abbiamo dimenticato le chiavi… - affermò la madre con un’espressione buffa.

- Suvvia, succede.- rispose Ginevra, ridacchiando.

In quel momento, non poteva farsi tradire da nessuna emozione, altrimenti se ne sarebbe accorti. Dopo aver chiacchierato per qualche minuto con la madre, si diresse in camera. Il ragazzo era supino sul letto e sembrava essersi addormentato. Ginevra arrossì leggermente e gli accarezzò una morbida ciocca di capelli. Pensò quanto divina fosse quella bellezza mentre scrutò i tratti gentili del ragazzo addormentato. I setosi capelli biondi arrivavano fin sotto le scapole mentre alcuni ciuffi incorniciavano il viso diafano. Le labbra di un colore rosato sembravano delle fragole mature. Dopo averlo osservato per qualche minuto, si sedette sulla sedia e posò la testa contro il dorso della mano. All’improvviso, mille domande piombarono nella sua mente proprio come un fulmine a ciel sereno. Picchiettò nervosamente le unghie sulla superficie in legno della scrivania quando sentì la stoffa del lenzuolo vibrare.

- Non preoccuparti per me, sarò il più discreto possibile.- disse il ragazzo dall’aria assonnata, sfregandosi l’occhio sul dorso della mano.

- Sarebbe un problema se i miei ti vedessero.- affermò tristemente.

A un tratto la madre bussò  e Ginevra, per poco, non prese un infarto. Senza attendere risposta, entrò in camera e posò delle maglie perfettamente ripiegate sulla scrivania.

- Ginevra, potresti riordinarle?- chiese come se nulla fosse, sorridendo.

-Ma.. c-certo.- rispose nervosamente.

Non capiva perché la madre non riuscisse a vederlo eppure, in quello stesso momento, il ragazzo le stava cingendo la mano. Dopo che uscì, Ginevra lo guardò stupefatta e sgranò gli occhi.
-Era questo che intendevo con discrezione.- affermò sorridendo.
- Com’è possibile?- chiese, sorpresa.

- Solo tu puoi vedermi perché abbiamo un legame. Stringendoti la mano l’ho solo reso indissolubile.- rivelò l’angelo, sedendosi sul letto.

-Allora…  è per questo che sono riuscita a vederti sulla spiaggia?- continuò confusa, la ragazza.
- No, cadendo si è inevitabilmente abbassata la mia frequenza perciò sei stata capace di vedermi. Avendomi salvato, tra di noi si è creato questo legame e per questo motivo non posso che ringraziarti.- accennò un sorriso.

La ragazza annuì subito dopo e sospirò, passandosi una mano tra i lunghi e setosi capelli color nocciola. Scontrò gli occhi miele contro quelli ghiaccio dell’angelo.

- Ancora non mi hai detto il tuo nome… - osservò la giovane.

- Oh, perdonami. Mi chiamo Azhiel.- affermò entusiasta, il ragazzo.

 Si fissarono per dei minuti che parvero ore quando, a un tratto, quel silenzio fu spezzato dall’allegra voce della madre. Ginevra, incuriosita, andò nel salotto e, appena mise piede nella stanza, notò un gattino bianco.  Aveva un soffice nasino rosa e un lungo pelo bianco. Per colpa della pioggia scrosciante era tutto bagnato e gocciolante ma, soprattutto infreddolito. Si avvicinò e gli occhi le s’illuminarono per la tenerezza.

- Questo trovatello era sotto la pioggia … da oggi entrerà a far parte nella nostra famiglia!- annunciò allegramente la madre mentre Ginevra sorrise per la gioia.

Lo prese in braccio e accarezzò la soffice palla di pelo. Sfregò il nasino contro quello triangolare del gatto. All’improvviso, dalla porta, sbucò l’angelo che si avvicinò a entrambi. Non appena notò il gattino, il suo viso assunse una nota di preoccupazione e aggrottò le sopracciglia. La ragazza, notandolo, lasciò il gattino gironzolare per casa. Tornarono in camera e, dopo aver chiuso la porta a chiave, Ginevra chiese se ci fosse qualcosa che non andava.

- Quel gatto.. ha qualcosa di strano!- affermò il ragazzo con lo sguardo ancora perso nella preoccupazione.

- Ma è solo un gatto… - rispose confusa, la ragazza.

Meow, meow… 

Entrambi si voltarono e notarono il cucciolo di gatto che inspiegabilmente si trovava con loro. Come poteva essere entrato se la porta era chiusa a chiave?

-Il gatto! Com’è possibile?!- urlò la ragazza.

A un tratto, una luce molto intensa circondò il felino e da lì, si materializzò un ragazzo alato. Aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda e degli occhi verde smeraldo. Subito si fiondò sul povero Azhiel e lo afferrò per la gola, alzandolo da terra.

-Io e te dobbiamo fare una lunga chiacchierata…- annunciò il nuovo arrivato mentre affilò lo sguardo e sogghignò. 
 




// Angolo autrice: Salve a tutti! Sono tornata con il secondo capitolo e spero vi piaccia! Scusate se ho impiegato tre settimane per aggiornare ma l'inizio della scuola mi ha impedito di scrivere. Spero di aggiornare il più presto possibile. Ringrazio tutti coloro che leggono la storia e se vi va, recensite. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! :) Al prossimo capitolo! ^w^

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Capitolo 3
*** 3. Insospettabile. ***


3. Insospettabile.



Il nuovo arrivato spinse Azhiel contro il muro e lo ancorò forte; il suo sguardo non prometteva nulla di buono. Il caduto, nel tentativo di allontanarlo, arpionò i suoi polsi ma l’altro non si spostò neanche di un millimetro.
La ragazza si fiondò subito sul nuovo arrivato ma, prima che potesse sfiorarlo con un solo dito, s’immobilizzò. L’uomo puntò una mano in sua direzione e la tenne ferma. La guardò sornione mentre Azhiel iniziò a scalciare alla ricerca di nuovo ossigeno.

<< Te lo riporto fra un po’.>> si pronunciò l’angelo dai lunghi capelli, prima che entrambi venissero circondati da una luce accecante e i loro corpi venissero smaterializzati.

<< Azhiel! >> urlò la giovane non appena riprese controllo del suo corpo. I due angeli, però, erano già spariti.

Lungo la stradina isolata che porta in cima a una montagna, apparvero i due. Nessuno era solito gironzolare da quelle parti, soprattutto ora che l’estate era appena terminata. Il più grande trascinò Azhiel trattenendolo per un braccio e, con un balzo, salirono entrambi su un maestoso albero. L'angelo si sedette su un ramo spesso e fece dondolare le gambe nel vuoto. Azhiel, invece, era intento a osservare il paesaggio sottostante. Un brivido gli percorse la schiena quando si sentì così osservato dall’altro.

<< Perché mi hai portato qui? Hanno forse messo una taglia sulle mie ali? >> chiese Azhiel in tono sarcastico.

<< No, volevo solo congratularmi con te per essere riuscito a fuggire.>> rispose sogghignando l’altro. << Però, non credevo fossi così sciocco da farti scoprire.>>

Non appena sentì quelle parole, Azhiel strabuzzò gli occhi.
<< Seheiah! Cosa vuoi insinuare?!>> gli urlò quasi contro. Nel frattempo, l’altro accennò un sorriso derisorio.

<< Caro fratellino, non alterarti tanto. Piuttosto … devi sapere che anche io ho amato la mia protetta, però non ne hanno mai saputo niente.>> disse poggiando la testa sul palmo della mano.
<< Tu non avresti dovuto esporti così tanto.>> lo guardò sincero, questa volta.

<< Seheiah …>> si limitò a dire soltanto.

<< Shhh, non hai nulla di cui pentirti. La tua protetta ha perso totalmente la fede in nostro Padre ma tu ... non avresti dovuto interferire con il suo libero arbitrio.>> continuò Seheiah, accennando un leggero tono di rimprovero.

<< Io … non avevo scelta! Se avesse perso completamente la fede non avrei più potuto proteggerla, anche se alla fine ... l’ha persa lo stesso.>> biascicò Azhiel, prima di abbassare lo sguardo e sentire un pizzicore sotto gli occhi. La voglia di piangere lo pervase ma decise di trattenersi.

<< Non è colpa tua. Sai, solo io posso capirti e per questo motivo tenterò di ostacolare le ricerche e ti proteggerò, a qualunque costo.>> accennò un sorriso il più grande mentre gli passò una mano tra i capelli.

<< Grazie.>> disse soltanto.

Azhiel si poggiò contro il suo petto e lo strinse. Pensava di non aver l’appoggio di nessuno, di dover affrontare tutto quell’inferno da solo ma, così dal nulla, poté contare sull’appoggio di suo fratello maggiore. Probabilmente era colui cui si era affezionato maggiormente; la sua vicinanza, in un momento come quello, confermava ancora di più quell'idea. Dopo aver trascorso vari minuti a parlare, Seheiah lo riportò a casa e gli scompigliò i capelli per un’ultima volta. Azhiel si limitò a sorridere mentre le gote s’imporporarono. Non appena Seheiah se ne andò, Ginevra corse ad abbracciarlo.

<< Tutto bene? Ti ha fatto qualcosa? >> chiese preoccupata.

<< Non preoccuparti, è innocuo.>> rispose ridacchiando. << Piuttosto, lo vedremo spesso perché dovrà aggiornarmi sulle ricerche. A quanto pare vuole sabotarle.>> disse serio.

Ginevra lo guardò sorpreso. Come poteva sabotare delle ricerche? Quell’angelo non era un caduto eppure stava aiutando Azhiel che era precipitato da poco. La ragazza si sedette sulla scrivania e lo guardò preoccupata.

<< Non è rischioso per lui? Intendo … potrebbe diventare anche lui un caduto dato che ti sta coprendo, no?>> pronunciò insicura.

<< Lo so, ma non sono stato io a chiederglielo. E poi lui ha anche delle ragioni per farlo. Ha amato una donna umana proprio come ho fatto io.>> sospirò un attimo. << Adesso smettiamo di parlarne, si è fatto tardi perciò dovremmo dormire.>> accennò un sorriso.

La ragazza sorrise e prese il futon da dentro l’armadio. Era una delle tante cose acquistate nel viaggio in Giappone fatto l’anno precedente. Lo stese e Azhiel vi si accomodò. La ragazza si sdraiò sul letto e prese a guardare il soffitto.

<< Azhiel, fra qualche giorno ricomincerà la scuola.>> annunciò con aria stufa. << Non combinare casini quando non ci sarò.>> continuò ridacchiando prima di addormentarsi lentamente.

Azhiel accennò un sorriso e cercò di cogliere un po’ di sonno. La preoccupazione però non gli fece chiudere occhio e, per questo motivo, si ritrovò a osservare il soffitto con gli occhi simili a due fari. Si alzò dal futon e sbuffò; essendo nel mondo terreno doveva dormire per riacquistare le forze ma il suo corpo non ne voleva proprio sapere. Voltò il viso verso Ginevra e accennò un sorriso. Passò il dorso della mano sulla guancia color porpora, facendo attenzione a non svegliarla. All’improvviso Azhiel sgranò gli occhi, percependo un dolce aroma aleggiare in aria. Si abbassò verso la ragazza dormiente e affondò il viso nell’incavo scoperto del suo collo. Il dolce aroma di prima gli attraversò le narici e gli fece imporporare le guance di un rosso tenue.

<< Ginevra…>> sussurrò mentre il cuore iniziò a battergli forte. << La tua anima è così dolce…>> continuò per poi assestargli un bacio sulla fronte.

La osservò per qualche minuto; aveva un aspetto così angelico seppur fosse solo un’umana. La dolcezza che emanava, però, era qualcosa di non comune. Azhiel andò nuovamente sul futon dove, con ancora l’aroma a inebriarlo, si addormentò. Altri giorni passarono e arrivò il fatidico inizio della scuola. La ragazza dormiva ancora profondamente sull’orlo del letto mentre Azhiel era già sveglio ed era intento a torturarsi le dita delle mani. La ragazza starnutì all’improvviso cadendo dal letto ma Azhiel l’afferrò prontamente e l’alzò. Entrambi si guardarono sorpresi. Gli occhi dell’uno, infatti, scrutarono quelli dell’altro mentre le loro guance si dipinsero di un lieve rosso. I loro nasi si sfiorarono e Azhiel percepì una strana forza attirarlo verso le labbra rosee della giovane. Preso dall’imbarazzo, deglutì  e la posò a terra. Voltò subito il viso, acceso adesso di un rosso fuoco.
<< B-buongiorno…>> disse la ragazza.

<< B-buongiorno a te…>> rispose l’angelo, ancora in imbarazzo. << Anche se è presto, dovresti preparati per andare a scuola.>> continuò.

La ragazza annuì e andò in cucina a fare colazione. Si preparò con calma e un quarto d’ora prima del suono della campanella uscì di casa, non prima di aver salutato Azhiel con un abbraccio e di avergli raccomandato di non combinare casini. Azhiel tornò nella camera della ragazza e si sedette sul letto, sbuffando. Adesso non aveva veramente nulla da fare, non era come in paradiso. Lì doveva svolgere commissioni e proteggere i suoi protetti quando gli venivano affidati. A un tratto, delle minuscole sfere di luce bianca, si materializzarono al centro della camera. Apparve la proiezione di Seheiah che, stranamente, presentava delle interferenze.

<< Azhiel! Ci sono delle complicazioni! Sei in pericolo! Devi scappare!>> il tono del fratello maggiore non sembrava per nulla rassicurante, anzi, si poteva percepire la voce tremare.

<< Cosa?! Che diamine è successo?! >> si alzò di scatto Azhiel mentre il suo viso si tinse della preoccupazione più pura. Il suo corpo iniziò a tremare, poteva solo immaginare l’immenso dolore che si provava quando venivano strappate le ali.

<< Scappa e basta! Non ho tempo per spiegartelo! Vai! >> gli urlò contro quasi come un rimprovero. La sua proiezione scomparve subito dopo.

<< No... Ginevra mi dispiace, ma non posso restare.>> bisbigliò a bassa voce. Aprì uno dei cassetti con i tanti quaderni e ne strappò un foglio. Prese la penna dal porta penne situato sulla scrivania e compose un messaggio veloce:

“Ci sono state complicazioni. Seheiah mi ha detto che sono in pericolo, sono costretto a scappare. Grazie per tutto, ci rivedremo un giorno.”

No, niente sentimenti. Non poteva permettersi di restare lì altrimenti questa volta ci avrebbe rimesso sicuramente le ali. Non di nuovo quelle debolezze… quei sentimenti. Ciò che doveva fare era solamente fuggire e, col cuore in gola, uscì dalla casa che l’aveva ospitato fino a pochi secondi prima, perdendosi nella fitta nebbia che aleggiava nell’aria come un candido velo di tristezza e solitudine. 





Angolo autrice: Salve a tutti! Anche questa volta ho aggiornato in ritardo. La stesura di una storia horror mi ha preso del tempo. Se vi va passate a leggerla ^^ potete trovarla sul mio profilo. Ho deciso di cambiare un po' il modo di scrivere e devo dire che mi piace. L'andamento della storia tra Ginevra e Azhiel sta facendo progressi xD e dal prossimo capitolo le cose si faranno più interessanti. Grazie a tutti coloro che hanno letto fin qui, siete adorabili *w*. Se vi va, recensite, sono davvero curiosa di sapere cosa pensate della storia e dei personaggi, anzi, una recensione sarebbe perfetta. Ovviamente sono accettate critiche costruttive. A presto <3 
 

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Capitolo 4
*** 4. Irreparabile. ***


4. Irreparabile.





Il primo giorno di scuola trascorreva solitamente tra il raccontare le proprie vacanze e la presentazione dei programmi annuali. Tutto sommato non era un giorno pesante, anzi, le faceva piacere rivedere i suoi compagni dopo tanto tempo. Il tempo trascorse velocemente, non era come quelle volte in cui avevano algebra per ben tre ore consecutive. Ed eccolo lì, il tanto agognato suono della campanella che annunciava l’uscita. Ginevra prese velocemente la cartella con dentro solo un diario e un borsellino e si diresse verso l’uscita; sì, le era proprio mancato il casino che si creava non appena tutte le lezioni finivano. Camminò a passo svelto per evitare l’ingorgo di persone e macchine e, non appena svoltò per la stradina che la conduceva a casa, mise gli auricolari e impostò la sua canzone preferita. Scrutò il cielo con lo sguardo e percepì una strana sensazione.

Perché tutta questa nebbia? – si ritrovò a pensare.

Accelerò il passo tanto da arrivare a correre. Corse con tutta la forza che aveva nelle gambe, sentiva come se una calamità stesse per abbattersi su quel paesino. Quella nebbia era soffocante e opprimente ma, la cosa che sembrava più strana, era che, essendo un paesino sul mare, la nebbia era rara e si manifestava soltanto nei mesi freddi. Perché ce n’era così tanta? Arrivò col fiatone a casa e constatò che i genitori non erano ancora arrivati. Aprì la porta con qualche difficoltà, la mano tremava e, per la fretta, rischiò quasi di spezzare la chiave. Non appena entrò, si precipitò in camera alla ricerca di Azhiel ma, non trovandolo lì, sbiancò. Fece cadere la borsa sul pavimento e, girando lo sguardo, si accorse di quel biglietto.

<< Azhiel … >> riuscì solo a pronunciare il suo nome, prima che gli occhi si colmarono di calde lacrime che scesero veloci sulle guance porpora. Fissò sempre più quel biglietto e lo strinse tra le dita. Si coprì gli occhi con il braccio mentre dei singhiozzi le scossero l’animo. A un tratto delle mani calde e ferme accarezzarono le guance bagnate, portandone via le lacrime. La giovane alzò lo sguardo con la speranza di vedere davanti a sé il caduto ma si ritrovò davanti la figura afflitta di Seheiah.
 
<< Andrà tutto bene… deve andare tutto bene. E’ colpa mia, io non sono stato in grado di proteggerlo. Non sono riuscito a ostacolare una legione così numerosa… mi dispiace. >> tentò di giustificarsi, sentendo il senso di colpa divorargli il cuore e l’anima.

<< Non è colpa tua… >> rispose ancora singhiozzando la ragazza che subito dopo si aggrappò al collo di Seheiah e lo strinse forte.

Fu l’occasione giusta, non voleva che lo vedesse in quel modo. Affondò il viso sulla morbida spalla della ragazza e strizzò gli occhi che sentivano il bisogno incombente di piangere. Tentò di trattenersi ma era più forte di lui e se ne accorse quando una lacrima solitaria scese lungo la guancia. Lacrime, calde lacrime che solcavano le guance diafane dell’angelo. Era da tempo che non sentiva tanto dolore. Suo fratello era in pericolo e se c’era una colpa, quella era sicuramente sua.  




Un’aurea bianca, rassicurante, pacifica, che avvolgeva tutto delicatamente con il suo lieve andare; fu questo ciò che invase la mente di Seheiah. I ricordi, flebili immagini che trascorrevano senza sosta e che come la piccola lama di un bisturi, ferivano profondamente. Il paradiso, che mostrava tutto il suo splendore ai suoi abitanti. I gigli bianchi a decorare i grandi giardini e Azhiel che giocava tranquillamente tra gli immensi prati di fiori, ancora troppo giovane per entrare nella gerarchia.
<< Cosa stai facendo? >> ridacchiò dolcemente Seheiah.
<< Non riesco a prendere quel fiore! >> rispose indicando un fiore in cima a un ramo alto mentre i grandi occhioni di Azhiel divennero lucidi.
<< Sei ancora troppo piccolo per muovere bene le ali, Azhiel. >> continuò il maggiore per poi prenderlo in braccio e porgerlo verso quel ramo. Il piccolo Azhiel, con uno scatto veloce, prese il fiore e ridacchiò.
<< Grazie, fratellone! >> esclamò, abbracciandolo forte.
Il maggiore annuì e lo posò sull’erba morbida, scompigliandogli subito dopo i capelli.

<< Mi raccomando, fai il bravo. >> disse accennando un sorriso, per poi allontanarsi. 





Seheiah si riprese dalla visione di quel ricordo e scosse velocemente la testa, posando poi lo sguardo sugli occhi di Ginevra. La ragazza gli accarezzò una guancia e mostrò un sorriso malinconico, anzi, forzato.

<< Vedrai che starà bene… dobbiamo credere in lui. >> affermò la giovane, acquistando sempre più sicurezza man mano che pronunciava quelle parole.

<< Hai ragione. >> disse l’angelo con voce fioca.

Se era riuscito a fuggire dal paradiso avendo un’intera legione a dargli la caccia, aveva una buona possibilità di riuscire a scappare nuovamente. Però, doveva davvero trascorrere l’intera esistenza a fuggire? Scappare ogni volta che c’era una minaccia incombente da parte di coloro che un tempo erano stati suoi fratelli? Lui continuava a considerarli tali ma non sapeva se per loro era lo stesso, forse lo avevano seriamente iniziato a odiare.



Corse, corse all’impazzata in quella nebbia fittissima che sembrava soffocarlo. Gli occhi si sgranarono, divennero lucidi e il cuore gli andò in gola quando a un tratto, sentì l’eco dei corni celesti. Erano vicini, erano molto vicini. Le gambe iniziarono a tremare come se avessero vita propria e gli occhi si colmarono della preoccupazione più profonda. Corse, incespicando a volte, ma continuò la sua affannosa corsa. Emise un gemito strozzato, sia per la rabbia, la frustrazione, la tristezza e la consapevolezza che ben presto l’avrebbero catturato e reso ciò che odiava di più: un caduto.
Tra le nuvole si aprì un grosso varco, angeli al galoppo di destrieri bianchi dalla lunga criniera percorrevano una pista fatta di nuvole grigie, quasi nere. Tuoni e fulmini saettavano rabbiosi al di fuori di quel varco. La legione toccò terra ferma in brevissimo tempo e Azhiel se ne accorse quando sentì una forte scossa sotto i suoi piedi che lo fece sobbalzare. Voltò la testa di scatto, li vide; erano vicini … non poteva più fuggire. Non avrebbe più potuto vedere le persone che amava con gli stessi occhi una volta che il suo cuore sarebbe diventato più nero della pece.
In poco tempo i destrieri lo superarono e gli sbarrarono ogni possibile via di fuga: era in trappola. A capo della legione vi era Michael in persona e l’espressione sul suo viso non prometteva alcuna compassione. I corti capelli biondi incorniciavano il viso diafano e ben definito mentre alcuni ciuffi scendevano fin sopra gli occhi. Quest’ultimi, color dell’oceano in tempesta, erano penetranti e magnetici e quando li posò su Azhiel, il giovane angelo ebbe un sussulto. Come se solo guardandolo, egli stesse scavando nel più profondo della sua anima e del suo spirito.
Lo sguardo del comandante delle truppe celesti era visibilmente irritato e la sua armatura dorata era il preludio di una battaglia che si sarebbe tenuta se Azhiel fosse scappato nuovamente. Il comandante scese dal suo maestoso destriero bianco e avanzò certo, ponendosi a qualche metro di distanza dal futuro caduto. Fece cenno col capo a due dei suoi soldati più fidati che subito si fiondarono su Azhiel e, afferrandogli le braccia, lo costrinsero in malo modo a inginocchiarsi. Una figura magrolina e bassa affiancò il generale, dei grandi occhiali a nascondere gli occhi colore dell’oro. Tirò fuori dall’armatura quella che sembrò essere una pergamena e l'aprì con cura.

<< Azhiel. Seconda gerarchia, grado di Grigori. Sei condannato per le seguenti trasgressioni del regolamento in atto: Tentata manomissione del libero arbitrio di un umano, manifestazione al protetto secondo le vere sembianze e infine, provare sentimenti per un mortale. >> esordì l’angelo dai grossi occhiali, guardandolo severamente.

Azhiel ridacchiò sommessamente, sapeva di aver peccato ma non se ne sarebbe pentito, non in quel momento almeno. Spostò lo sguardo sulla figura rigida di Michael e un sorrisetto a fior di labbra si fece strada sul suo volto.

<< Addirittura scomodare il grande comandante celeste… >> disse quasi sarcastico.

Ciò che ricevette però, fu solo un violento manrovescio che rischiò solo di rompergli l’osso del collo. La guancia pulsava come se una fiamma stesse bruciando la pelle e delle piccole goccioline di sangue scesero dalla parte lesa. I due che gli cingevano le braccia, invece, piegarono di più quegli arti tanto da fargli provare la sensazione di avere le ossa spezzate.

<< Taci vile essere! Non sei più degno di far parte della nostra gerarchia. Così come successe con Lucifero, sono io a occuparmi dei caduti. >> digrignò i denti a quell’affermazione. Covava un profondo odio per chi un tempo era stato suo fratello, colui con cui formava la coppia angelica. << Sei ufficialmente bandito dal paradiso e qualora osassi rimetter piede nel regno celeste, verrai punito severamente con la vita! >> tuonò Michael mentre Azhiel deglutì, questa volta spaventato dalle affermazioni dell’altro.

Abbassò il capo, strinse gli occhi per trattenere le lacrime mentre sentì un nodo alla gola e una sensazione di vuoto premere sul cuore. Una gelida lama lo destò dai suoi pensieri, alzandogli il viso. Michael afferrava la famosa spada d’oro, tenendo alto il viso del giovane angelo per guardarlo profondamente negli occhi.

<< Sei pentito per ciò che hai commesso, Azhiel? >> chiese Michael, con tono più comprensivo.

<< Io non ho fatto nulla di male… >> affermò insicuro l’altro, guardandolo con timore.

<< Come pensavo, trasgressore. >> rispose il comandante, facendo diventare lo sguardo tagliente e mostrando una smorfia di disgusto.

<< Non ho fatto nulla di male.. >> ripeté Azhiel. << Non se amare significa commettere un grosso peccato! >> gli urlò contro, i denti digrignati, il viso contorto dalla rabbia. La rabbia … questo nuovo sentimento così umano che prendeva piede nel suo animo e ne mandava a fuoco ogni singolo nervo. Il comandante lo fulminò con lo sguardo, gli occhi ormai a due fessure.

<< Ho sentito abbastanza. >> si pronunciò Michael, facendo un cenno col capo ai due sottoposti che, trattenendo ancora Azhiel per le braccia, lo fecero voltare.

Il comandante posò la mano guantata di bianco sul capo del giovane angelo e rilasciò una piccola scia di luce bianca. Subito s’ingrandì e circondò il petto di Azhiel, provocandogli una piccola sensazione di bruciore. Dalle spalle comparvero le due ali che si aprirono come per sgranchirsi dal lungo tempo in cui erano rimaste nascoste.

<< Pensavi che nascondendo le tue ali non avremmo potuto strapparle? >> chiese uno dei due angeli che lo tratteneva per un braccio.

Azhiel gli lanciò un’occhiataccia per risposta, uno sguardo pieno di odio che celava tutta la sua frustrazione. Posò lo sguardo sulla restante legione, c’era chi possedeva uno sguardo timoroso, chi triste e chi fremeva per la giustizia. A un tratto Michael posò le mani sulle sue ali, afferrandole con forza.

<< Azhiel, per i reati da te commessi, sei ufficialmente bandito dal paradiso! >> tuonò il generale, posando un piede sulla schiena del giovane angelo e strappando con forza le ali da dentro la schiena.

Un rumore secco, assordante, quello di un angelo a cui veniva tolta la sua beatitudine. Azhiel sgranò gli occhi, aprì la bocca in un urlo silenzioso, il dolore era così forte e indescrivibile che gli tolse il fiato e, qualunque piccolo residuo di voce, era stato intrappolato nella gola. Calde lacrime di disperazione scesero lungo le guance diafane, rigandole incessantemente. I due angeli abbandonarono la forte presa e Azhiel cadde col viso sul freddo terreno. Le braccia tremanti si incrociarono e le delicate mani sfiorarono debolmente la schiena come per capacitarsi dell’assenza definitiva delle sue ali. La voce tornò, un urlo disperato si librò in aria sotto la vista dispiaciuta e intimorita della legione. Fiotti di sangue rigavano la pelle candida con rivoli che scendevano lungo i fianchi.

<< Che questa visione sia di monito a chi intenderà trasgredire in futuro! >> si pronunciò Michael, mentre i suoi occhi non provavano un briciolo di pietà.

La legione rabbrividì a quelle parole e risuonò nelle orecchie di Azhiel come se fosse un eco. Il generale si voltò e s’incamminò verso il suo destriero ma una flebile voce lo destò dal proseguire.

<< M-Michael… >> la voce di Azhiel tremava ed era indebolita dal dolore che provava.

Il comandante voltò il viso in un muto assenso e Azhiel si tirò sulle braccia tremanti, assumendo una posizione dignitosa davanti a colui che l’aveva condannato. Sul suo viso comparve un ghigno quasi maligno e un’espressione di rammarico e disprezzo corruppe i suoi occhi.

<< Non tutto è come sembra… ci sono altri traditori nelle gerarchie ma tu non te ne accorgi. Quando lo farai sarà troppo tardi… >> enunciò Azhiel mentre un colpo di tosse interruppe le sue parole, seguito subito dopo da una risatina sommessa e quasi divertita.

Michael lo fissò senza battere le palpebre quando subito dopo, un ghigno spezzò la sua espressione seria. Assottigliò lo sguardo e inarcò le sopracciglia, posando la mano sul fodero della spada che aveva riposto.

<< Non c’è bisogno che un caduto mi dica ciò che devo fare. >> rispose, alzando la voce alla parola caduto, il quale risuonò come un tamburo nelle orecchie di Azhiel. Quest’ultimo digrignò i denti ed eccola di nuovo, quell’espressione di odio e rabbia farsi largo nei suoi occhi d’oceano misti al cielo.

Il generale si voltò e una volta sistemata la sella del suo destriero, salì in groppa richiamando l’intera legione. Tutti lo seguirono sulla strada di ritorno nel regno celeste ed entrarono attraverso gli enormi cancelli dorati. Michael volle entrare per ultimo volutamente; restò fermo su quel grande spazio di nuvole nere e grigie e guardò Azhiel per un’ultima volta, sogghignando nuovamente.

<< Come se non lo sapessi, caduto. >> bisbigliò a bassa voce prima di fare ritorno nel regno, galoppando.


Non appena non ci fu più traccia di nessun angelo, Azhiel si lasciò cadere sulla fredda terra a peso morto, facendo sbattere la testa su quello strato morbido e umido. Si voltò su un fianco sentendo pian piano le forze abbandonarlo quando, a un tratto, calde lacrime gli solcarono le guance, destando la sua stessa sorpresa. Era un sensazione terribile … non avere più ciò che aveva considerato suo per tantissimi anni. Ed ecco che ricominciò quel malessere, quella fitta che partiva dal cuore e che lo faceva sentire inesorabilmente vuoto. Si portò una mano al petto, stringendo la stoffa fine della sua camicia ormai ridotta a uno straccio. Singhiozzò, chiudendo gli occhi con forza, come se chiudere gli occhi potesse cambiare la situazione. Portò le ginocchia al petto e ripensò: da quel giorno quella sarebbe stata la sua casa, la terra … la sua agognata terra. Aveva rinunciato alla beatitudine per un essere umano, al paradiso per stare in quel luogo.
Strinse il terreno con la mano quando all’improvviso divenne tutto nero, i sensi lo abbandonarono, lasciandolo inerme e indifeso su quella terra, quella terra fredda che adesso conosceva il sapore di un caduto e del suo sangue peccaminoso e corrotto. I capelli che un tempo erano candidi e biondi, adesso stavano mutando, lasciando spazio a un nero più profondo della pece. Lo stesso nero che presto avrebbe incontrato alla fine del baratro in cui stava precipitando senza sosta, senza ritorno.


Un uomo incappucciato, una veste nera lunga fino ai piedi, il volto coperto e mascherato, sostava dinanzi alla figura svenuta e inerme di Azhiel mentre il buio calava su quel paesaggio, come a coprirne i peccati, come a celarne gli errori, come a sotterrarne gli sbagli. 





Angolino autrice: Salve a tutti! Scusate per il ritardo ma le interrogazioni di questo periodo non mi rendono molto propensa a scrivere. Grazie a tutti coloro che si prendono la briga di leggere questa mia storia! Se vi va, lasciate un commentino, anche breve ^w^. Tornando alla storia, questo è uno dei capitoli più importanti perché segna una svolta nella vita del nostro Azhiel. Probabilmente non riuscirò a terminare il capitolo in tempo per la fine del mese, ma comunque ci tengo ad augurarvi buone feste! Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 5
*** 5. Rinascita. ***


5. Rinascita





Un familiare calore lo destò dallo stato di incoscienza in cui era caduto subito dopo esser stato condannato da Michael. Aprì gli occhi con non poca fatica e sfregò il dorso della mano sulle palpebre stanche. La vista si schiarì dopo qualche secondo, probabilmente aveva perso molto sangue. Accarezzò con i polpastrelli la calda coperta che lo riscaldava e la fodera del divano rossiccio in pelle. Si guardò intorno, perdendosi nell'arredamento di quella casa: vari quadri erano appesi alle pareti, il parquet era lucido, il colore delle pareti tendeva all'oro e al centro sostava un gran caminetto dalle braci ancora accese, segno di un passato fuoco vigoroso. Si ridestò dall'ammirazione di quella stanza quando si accorse di essere a petto scoperto, delle garze che circondavano la schiena tenevano insieme i lembi di pelle scoperti e ancora doloranti per le ali strappate. 
Si guardò intorno, lo sguardo sgranato, non sapeva in che posto fosse finito, anche se, qualcuno si era preso cura di lui e delle sue ferite. Questo qualcuno, allora, aveva assistito a tutto ciò che era accaduto? 
Un brivido freddo gli percorse la colonna vertebrale quando sentì una voce roca e profonda arrivare da dietro le spalle. Quell'uomo, quello stesso uomo che l'aveva preso e portato a casa, si diresse verso il camino, posando la legna a terra.

<< Finalmente ti sei svegliato, piccolo caduto. >> pronunciò l'uomo ancora incappucciato, accennando un lieve ghigno. 

S'inginocchiò, posando la legna dentro al camino e quest'ultima, prese subito fuoco. Azhiel, quasi involontariamente, si coprì il petto con la coperta e non rispose, cercando di intravedere il viso dello sconosciuto. Quando l'uomo si alzò, si avvicinò al caduto, abbassando il cappuccio. Il viso era coperto da una maschera nero lucente che nascondeva soltanto metà viso, rivelando degli occhi verdi, chiari fino all'innaturalezza con delle striature dorate. I capelli castano scuro, erano corti e accarezzavano appena le spalle. Il colore ambrato della pelle baciata dal sole sembrava risplendere. L'uomo scrutò il giovane con ammirazione mentre gli sfiorò il viso con i polpastrelli; quest'ultimo non gradì e voltò il viso dall'altra parte. 

<< Capisco quanto possa essere stato difficile per te... insomma, essere ripudiati dalla propria famiglia non è un granché. >> si pronunciò l'uomo, sedendosi accanto al ragazzo con un lieve sorriso. 

Azhiel lo squadrò in cerca di qualche elemento sospetto ma, ciò che riuscì a percepire, fu solo l'anima di un umano e, per questo, tirò un sospiro di sollievo.

<< Perché hai fatto tutto questo? Tu... hai visto tutto, vero? >> chiese all'uomo mascherato prima di fiondarsi su di lui e afferrarlo per il colletto. << Riesco a percepire solo un'aurea umana ma hai qualcosa di strano addosso. Cosa stai nascondendo? >> domandò, digrignando i denti. 

<< Non dovresti rivolgerti così a chi ha curato le tue ferite, caduto. >> rispose guardandolo male e afferrandogli i polsi, spostandoglieli dal colletto. << Hai ragione, sono un umano e se proprio tieni tanto a conoscere informazioni su di me, resta qui, in questa casa. >> continuò.

<< No... >> disse prima di alzarsi di scatto dal divano, ricordandosi dell'umana che lo salvò. << Devo cercare una donna e devo spiegarle un sacco di cose. Non posso restare qui... io devo and- >>  disse, cercando di allontanarsi ma il mascherato lo bloccò afferrandogli un braccio.

<< Pensi davvero che ti riconoscerà, adesso che sei un caduto? >> domandò, prima di tirarlo a sé. << Guardati, sei mutato in un demone. La tua aurea adesso emana solo cattiveria e peccato. Non è rimasto più niente del vecchio angelo che eri... >> rispose sfiorandogli la garza che copriva la guancia ferita.

<< Sono certo che lei mi riconoscerà! E poi, perché dovrei fidarmi di uno che non si toglie nemmeno la maschera?! >> chiese furioso, Azhiel.

<< Questo lo saprai ben presto ... adesso torna a riposare. >> continuò, afferrandogli il viso e facendogli avvertire una scossa di dolore. Lo spinse sul divano con non curanza e gli lanciò la coperta addosso, incamminandosi verso la porta. Prima che potesse uscire, però, si voltò e lo guardò con indifferenza, posando una mano sulla parete. << Se fossi in te non uscirei di casa, ci sono un po' di persone che non vedono l'ora di posare le loro mani sulla tua essenza demoniaca. >> sogghignò quasi sadico, per poi sparire attraverso le scale.

Il giovane caduto si guardò attorno e sbuffando, si rimise sotto le coperte. Non aveva proprio voglia di continuare a scappare, dopo tutto ciò che era successo. Ci avrebbe ripensato l'indomani, era ancora troppo stanco per poter fare qualcosa lucidamente. Chissà cosa stesse facendo Ginevra in quel momento e poi, chissà dov'era suo fratello Seheiah. Con le loro immagini impresse nella mente, il sonno lo colse e cadde nel mondo dei sogni.



Una grossa voragine che lo risucchiò fino a farlo cadere in uno spazio angusto, le urla, il tormento dell'ignoto e il buio a fargli perdere il respiro. Strisciò ciecamente alla ricerca della luce, la luce che l'avrebbe salvato, ma ciò che sentiva era solo una pressa sul cuore, indecifrabile, insostituibile, straziante. Cercò nell'oscurità qualcosa di reale ma si accasciò sul freddo terreno, ormai senza speranza. Una luce in lontananza si accese e, quando Azhiel se ne accorse, sgranò gli occhi che divennero lucidi. Si alzò e corse incespicando verso quella luce che avrebbe dovuto portarlo via da quel buio vulnerabile. Si fermò, sbiancando e scuotendo velocemente la testa per l'incredulità: Seheiah e Ginevra erano seduti su una panchina e ridacchiavano con gusto. Ad un tratto, Seheiah, porse una rosa alla ragazza che la prese tra le dita e l'annusò, sorridendo. Subito dopo lo guardò con occhi dolci e posò la testa sulla sua spalla e una mano sul suo petto.

<< Seheiah... >> sussurrò dolcemente.
<< Sbarazzarmi di quel caduto è stata la miglior cosa che potessi fare ... pur di stare con te, Ginevra... >> rivelò il fratello maggiore.

Azhiel sgranò gli occhi e digrignò i denti per quelle parole. Possibile che suo fratello maggiore, colui che aveva promesso che l'avrebbe protetto per sempre, l'avesse tradito? Ad un tratto lo spirito di una bambina si manifestò al fianco di Azhiel e gli tirò la camicia.

<< E' stato lui. >> disse con voce sottile.

Altri spiriti iniziarono a volteggiare in aria come se in fermento e urlarono e ulularono quelle parole con voce disperata.
 
"E' stato lui... "
"Tutta colpa sua... "
"Lui è il responsabile per tutta la tua sofferenza... "
"Lui vuole vederti soffrire... "
"Lui vuole stare al fianco dell'umana..."
"Voleva questo fin dall'inizio..."
"E' stato un complotto..."
"Voleva farti cadere verso il baratro..."
"Non puoi lasciarlo vivere..."
"Devi vendicarti..."
"Uccidilo... uccidilo... uccidi il traditore... ", dissero all'improvviso tutti gli spiriti contemporaneamente.  
Le anime volteggianti fluttuarono velocemente da un capo all'altro della stanza buia, infrangendosi sul povero Azhiel che si risvegliò sobbalzando quando ormai era già mattina inoltrata.


 

Si sfregò gli occhi e si asciugò la fronte imperlata di sudore con il dorso della mano, tentando di riprendere il corretto ritmo del suo respiro affannato. Posò nuovamente il viso sul cuscino quando notò una boccettina contenente un liquido tendente al viola. La prese in mano e staccò il bigliettino attaccato al collo del contenitore:

"E' necessario che tu beva questo liquido. Se sai già di cosa si tratta è il momento che tu diventa consapevole della tua nuova essenza e lo beva." 

Azhiel sgranò gli occhi, capendo subito che ciò che aveva in mano altro non era che l'anima di un essere umano. Dopotutto la loro razza doveva cibarsi di quell'essenza, non per necessità ma per sottrarre anime al paradiso, ai loro nemici. Quando tolse il tappo, la mano iniziò a tremare e una volta che avvicinò gli occhi alla boccetta, vide dentro al liquido viscoso la figura dell'umana a cui sicuramente apparteneva. L'avvicinò alle labbra e, schiudendole in un gesto esitante, inghiottì la sostanza. Subito sentì come un fuoco pervaderlo e si mise le mani alla gola, tentando di smorzarlo. Cadde dal divano e si agitò a terra, cercando a fatica di respirare e tossire. Iniziò a sudare freddo quando il dolore sembrò diminuire e, accasciandosi a terra, si accarezzò la gola. Dei passi destarono la sua attenzione; il mascherato aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza e un sogghigno dominava sul suo viso. Si avvicinò al caduto e lo smosse con la punta del piede.

<< La prima volta che si assume un'anima è terribile, vero? >> ridacchiò l'uomo, guardandolo con sguardo superiore. Azhiel, per risposta, lo guardò male e, quando l'umano s'inginocchiò per accarezzargli i capelli, aggrottò le sopracciglia.

<< Pretendo di sapere il tuo nome, piccolo caduto. >> disse l'uomo.
<< Azhiel ... tu invece chi sei? Ancora non hai risposto alle mie domande! >> gli urlò contro il caduto. Il mascherato si alzò e ridacchiò con gusto, passandosi una mano tra i capelli.

<< Questo non ha davvero molta importanza, chiamami solo mascherato. Comunque adesso non ho il tempo di chiacchierare, devo svolgere alcune commissioni, assicurati di non uscire di casa. >> rispose, uscendo e sbattendo la porta. 

Azhiel si alzò e s'infilò le mani tra i capelli, digrignando i denti disperatamente. Lo sguardo colmo di delusione e la rabbia a prendere sempre più piede nel suo animo fiammeggiante da dannato. "Perché a me?!", non poteva far altro che chiedersi seppur conosceva già la risposta. La colpa era sua... delle sue debolezze tipiche degli umani. A un tratto vide una scia attraversare gli alberi del bosco fuoristante l'abitazione. Una fraganza dolce lo invase, quella fraganza così familiare che lo riportava con la mente al paradiso, quella stessa fraganza che aveva Seheiah ogni qualvolta lo abbracciava. Ignorando l'avviso del mascherato, Azhiel corse fuori di casa e andò lì dove percepì quel dolce aroma. Seheiah fece capolino da uno dei maestosi alberi e sgranò gli occhi in preda all'incredulità quando vide il minore con i capelli del color della perdizione, un nero che metteva in risalto ancor di più la sua pelle diafana e gli occhi dell'oceano e del cielo. Si avvicinò lentamente fino a guardarlo negli occhi e posò la mano tremante sulla guancia del più piccolo, come per capacitarsi veramente della sua caduta. Gli occhi divennero lucidi, era tutta colpa sua se il fratello adesso si trovava in quella situazione. 

<< Azhiel... >> disse con voce tremante, corrotta dalle lacrime che stavano per uscire impellenti. 

Il più piccolo abbassò il capo, il viso a coprirgli lo sguardo e i denti a digrignarsi. Un'aurea maligna, dello stesso colore del liquido viscoso contenuto nella boccetta, iniziò a circondarlo. Alzò improvvisamente il viso, le pupille ormai ridotte a due puntini, e gli afferrò la gola, scaraventandolo contro un albero. Gli colpì ripetutamente il viso, fiotti di sangue che colarono sulla pelle candida del maggiore. 

<< Sono stufo di te e delle tue scuse! Volevi questo fin dall'inizio per stare con Ginevra! Sei il peggiore essere che abbia mai conosciuto! E' tutta colpa tua se sono così e se mi hanno strappato le ali! CADI ANCHE TU! >> gli urlò contro mentre continuò a colpirlo senza sosta. Delle lacrime di disperazione a solcargli le guance e il labbro inferiore stretto tra i denti. Spinse Seheiah sul terreno freddo e umido e si asciugò le lacrime col dorso della mano.

<< Ti odio... ti odio profondamente... >> disse a voce bassa.

<< Azhiel... ho tentato il possibile per proteggerti, mi dispiace se non ci sono riuscito ma erano in troppi! Inoltre Ginevra non ti ha dimenticato... non potrebbe... >> rivelò il maggiore, asciugandosi il sangue dal viso con la manica della divisa.

<< Tutte cazzate... tu la ami quanto me, non è così? >> domandò senza realizzare ciò che aveva appena detto e non attese risposta. Una piccola risatina, che poi si trasformò in sadica, ruppe l'aria. << Sai mentire così bene! >> urlò per poi avvicinarsi al maggiore e posargli un piede sullo stomaco. << Devi soffrire anche tu... >> continuò, abbassandosi su di lui e posandogli un bacio di Giuda sulla fronte. 

<< Azhiel! Non sto mentendo! >> replicò il maggiore, spingendolo e facendolo cadere a terra. << Quell'uomo ti sta facendo il lavaggio del cervello. Ti ha fatto ingerire qualcosa?! >> chiese. Il silenzio di Azhiel gli bastò per capire che l'uomo gli aveva somministrato qualcosa che non doveva. << Ascoltami, non ingerire più ciò che ti da, non puoi fidarti! >> urlò. 

<< Lui mi ha salvato... non è come te. >> risposte mentre scrutò il suo sguardo.

<< Azhiel... questa volta ti salverò per davvero. Dammi solo un po' di tempo... >> continuò il maggiore.

<< Non ho bisogno del tuo aiuto! >> tuonò ma l'altro lo ignorò.

<< A presto. >> si pronunciò soltanto Seheiah, prima di sparire in una piccola nebbia bianca. 

L'angelo caduto rientrò in casa, lo sguardo affranto come non mai per aver appena litigato con il fratello maggiore. Avrebbe dovuto ucciderlo, ma qualcosa non gliel'aveva permesso, era più forte della sua forza di volontà. Estrasse dalla tasca dei pantaloni una foto che ritraeva Ginevra, presa dalla casa dell'umana poco prima di scappare nuovamente, e la rigirò tra le dita, osservandola. Le guance si imporporarono leggermente alla vista del sorriso della ragazza, quel sorriso e quella determinazione che la contraddistinguevano e che avevano salvato Azhiel dalla legione, inizialmente. Le parole del fratello gli ripiombarono in mente, se solo fosse stato vero, eppure non voleva fidarsi nuovamente di lui, seppur quegli occhi lucidi covavano un profondo dispiacere. E se invece fosse stato vero? Se mancasse a Ginevra? Doveva saperlo, presto o tardi, dopotutto non era possibile che lo avesse dimenticato così facilmente, vedeva come i suoi occhi si riempivano di gioia ogni qualvolta lo vedeva. I pensieri furono destati dal ritorno del mascherato; si tolse il soprabito e lo raggiunse in salotto, sedendosi al suo fianco. 

<< Ti stai abituando a questa nuova casa? >> chiese, accarezzandogli una guancia con i polpastrelli, quasi avesse paura di fargli male.

<< E' gradevole, se è questo che vuoi sapere. >> rispose Azhiel.

<< Non fare il timido, suvvia... fa come se fossi a casa dell'umana. >> continuò, ridacchiando con gusto e inoltrando la mano nei capelli corvini del giovane. 

<< Potresti... evitare di toccarmi sempre il viso? >> chiese il caduto, una nota di nervosismo nelle sue parole.

<< No, sei troppo morbido per non farlo. >> rispose il mascherato accennando un ghigno. 

Azhiel mormorò infastidito, odiava ricevere quelle effusioni da lui. Il giorno passò in fretta e l'uomo andò a coricarsi, stessa cosa per Azhiel che però venne trasferito nella camera per gli ospiti. Doveva ammetterlo, quel letto era decisamente più comodo del divano e finalmente poteva dormire bene.





Ginevra si sedette sul letto e il gatto bianco salì sulle lenzuola. La giovane gli carezzò le orecchie e accennò un piccolo sorriso. Una luce circondò il gatto che ben presto tornò a mostrare le forme di Seheiah.

<< Sono preoccupato per Azhiel... sai, sono riuscito a trovarlo ma per il momento non puoi vederlo. Non mi fido del mascherato né delle sue finte buone intenzioni di salvare un povero caduto. >> disse Seheiah.

<< L'hai trovato, quindi sta bene?! Azhiel... >> sorrise mentre un enorme peso si liberò dal cuore.

<< L'uomo che lo ha salvato è molto sospetto, dovrò indagare più a fondo perché Azhiel... potrebbe essere in pericolo. >> si pronunciò l'angelo, lo sguardo preoccupato. 





Erano ormai le tre di notte inoltrate quando Azhiel si svegliò, un pensiero a tormentargli la mente. Ora che il mascherato stava sicuramente dormendo, avrebbe potuto toglierli la maschera. Si alzò dal letto e sgattaiolò nella camera dell'uomo. Appena entrò, sentì il suo respiro profondo, segno del fatto che stesse dormendo e perciò, proseguì. Posò i polpastrelli tremanti su un bordo della maschera e tentò di tirarla via ma non ci riuscì. Il mascherato spalancò subito gli occhi che si posarono su quelli di Azhiel. Quest'ultimo indietreggiò e posò le mani sul petto come in segno di resa.

<< Posso... posso spiegare... >> tentò di giustificarsi con voce tremante.

Il mascherato continuò a fissarlo con quel suo sguardo inquietante, non aveva mai avuto paura di un essere umano in quel modo. L'uomo lo afferrò per un braccio e lo tirò a sé, stringendolo e dandogli un forte morso sul collo. Sapeva bene dove mordere perché difatti, dopo aver colpito un nervo, Azhiel svenne tra le sue braccia, senza sensi e completamente alla sua mercè.
 






Angolino autrice: Salve a tutti! Eccoci qui con un nuovo capitolo. Mi scuso per l'enorme ritardo ma a causa di un lutto improvviso non avevo tempo e voglia di scrivere. Detto questo, spero vi piaccia il capitolo! (^w^)/ Commentate se vi va, fa sempre piacere sapere un parere. Al prossimo aggiornamento.

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Capitolo 6
*** 6. Pensieri contrastanti. ***


6. Pensieri contrastanti. 






L'ultima cosa che ricordò fu il forte morso del mascherato a fargli perdere i sensi poi, di nuovo la vista annebbiata e i sensi cedere contemporaneamente. Le palpebre si alzarono a fatica e la prima cosa che riuscì a scorgere fu il lettino dove giaceva. Braccia, gambe, ventre e perfino collo erano legati da delle cinghie in cuoio che riuscivano a immobilizzarlo. La seconda cosa, invece, fu un enorme ago infilato nel braccio sinistro a prelevargli del sangue. Colto dal panico, iniziò ad agitarsi, l'ago a conficcarsi ancora più in profondità. Il mascherato apparì alle sue spalle e gli andò prontamente vicino, bloccandogli la fronte sul cuscino.

<< Hey hey! Non c'è bisogno di agitarti, sto solo prelevando del sangue. >> disse con fredda calma al caduto. Sangue nero come la pece a scorrere nel tubicino. 

<< Perché lo stai facendo?! Chi diavolo sei veramente?! >> chiese Azhiel, agitandosi ancora di più. La rabbia e la paura a farlo ribollire.

<< Sta tranquillo, questo sangue servirà per qualcosa di utile. >> rispose passando due polpastrelli gelidi intorno all'ago conficcato nel braccio. << E devo ammettere che prima non era neanche male. >> continuò, leccandosi le labbra e ricordando il sapore di quella linfa vitale in bocca. 

<< Ho capito, sono solo un tuo tornaconto personale. Volevi far credere di avermi salvato! >> realizzò il caduto, digrignando appena i denti. Un senso di colpa lo pervase, il fratello aveva ragione. Anche se era arrabbiato con lui non poteva negare che il mascherato non fosse quel che credeva. 

<< Se vuoi essere qualcos'altro, per me va bene. >> ridacchiò sarcastico, scompigliandogli i capelli e accarezzandogli il viso subito dopo. << Sei come un gattino indifeso, Azhiel. Proprio... un tenero gattino indifeso. >> constatò per poi scendere sul suo volto e osservarlo. 

Azhiel scostò il viso da un lato, il solo contatto visivo lo infastidiva. Si era preso gioco di lui, facendogli credere di essere lì solo per aiutarlo. Il Diavolo travestito da angelo, un finto angelo dai capelli castani e dagli occhi verdi fino ad essere divini per lo splendore. Quell'angelo che lo guardava con un finto sguardo innocente mentre toglieva con delicatezza l'ago dalla vena e disinfettava il piccolo foro creatosi. Quello stesso angelo che gli stava facendo ingurgitare un'altra anima e che poco si curò dell'urlo disperato del caduto e della sensazione terribile che quel liquido peggiore dell'acido gli causasse. Il suo sguardo divino e le sue labbra incrinate in un sorriso maligno furono le ultime cose che vide prima di cadere in un sonno innaturale causato dalla mancanza di sangue. Probabilmente, prima di quella, aveva riempito molte altre sacche.





Erano le sei e mezzo del mattino quando il piccolo gatto bianco salì sullo stomaco di una Ginevra dormiente e premette la zampetta contro il suo naso per svegliarla. La ragazza aprì gli occhi pigramente e sbuffò quando vide il gatto, sapendo che si sarebbe dovuta alzare per andare a scuola. Prese il gattino in braccio e andò a fare colazione. La notte precedente non era riuscita a dormire per via di Azhiel ma, sapere che almeno era vivo, la rincuorava. Le sei ore fortunatamente passarono in fretta e quando finalmente uscì, tentò di non perdersi nell'ingombro di macchine e persone. Quando fu sulla strada per casa, una figura nera in lontananza catturò la sua attenzione. Presentava un lungo mantello nero e una maschera a solo metà volto. La giovane si bloccò e lasciò cadere la cartella a terra ma, al passaggio di un'auto che coprì la visuale, la figura del mascherato sparì. Ebbe un sussulto quando l'affiancò Seheiah nella sua divisa, lo sguardo preoccupato in direzione dell'avvistamento di quell'uomo. 

<< E' lui che  trattiene Azhiel. >> disse con sguardo gelido.

La ragazza si limitò a non rispondere e, per tutto il tragitto verso casa in cui Seheiah l'accompagnò, regnò un silenzio fastidioso. Una volta tornati, Ginevra si sedette sul letto e guardò il maggiore camminare avanti e dietro con le mani dietro la schiena. Lo sguardo perso in mille pensieri e la preoccupazione verso il minore sempre crescente. 

<< Ginevra, ho come il brutto presentimento che il mascherato ti abbia preso di mira, perciò, dovrò sorvegliarti più spesso. Ecco, porta questo sempre con te. In caso di bisogno, verrò. >> propose, per poi darle un ciondolo a forma di testa di gatto.

Guardò in modo strano il ciondolo e il maggiore arrossì leggermente.
<< Sì, se te lo stessi chiedendo, mi piacciono i gatti! >> affermò, voltando la testa di lato. 





Il mascherato sedette su una delle poltrone in pelle in attesa che il caduto si svegliasse da quel sonno che persisteva ormai da ore. Picchiettò i polpastrelli nervosamente mentre decantò il cognac. Azhiel dormiva beato tra le calde coperte e questo non fece che far imbestialire ancora di più l'uomo. Si alzò sbuffando e dopo aver bevuto un abbondante sorso, posò il calice sul tavolino. Si avvicinò al ragazzo e passò delicatamente due dita sul profilo della sua guancia sinistra, contemplando la sua bellezza. Scese sul suo collo e vi posò un piccolo bacio casto, proprio sulla giugulare. 

<< La bella addormentata ha bisogno del suo principe... >> sussurrò accennando un ghigno e prese tra le mani il viso addormentato.

Scese lentamente e posò le labbra sulle sue, socchiudendo appena gli occhi. Nello stesso momento Azhiel aprì leggermente le palpebre e, quando vide la figura del mascherato china su di lui, sgranò gli occhi e soffocò un mormorio contro le sue labbra. Appena riprese la lucidità, gli sferrò una forte ginocchiata sullo stomaco e l'uomo indietreggiò stringendosi l'addome tra le braccia, digrignando i denti. 

<< Oh, ma guarda un po'. La principessa si è svegliata dalla maledizione. Aspetta... ci sei ancora dentro fino al collo. >> disse con sdegno l'uomo mentre Azhiel si passò una mano sulla bocca, guardandolo scioccato. << Cosa c'è? Volevi un bacio più profondo? >> chiese sarcastico, notando la sua espressione disgustata. 

Azhiel arrossì leggermente e lo guardò male; l'umiliazione stava diventando insopportabile. Una sensazione di calore che partì dal cuore lo invase quando il mascherato gli alzò il viso con una mano, un braccio ancora a trattenere l'addome. Il caduto lo scrutò, lo sguardo perso nei suoi smeraldi e il mascherato a fissarlo con un sorriso maligno mentre avvicinò sempre di più il viso a quello gentile dell'angelo. 

<< Lasciatelo dire, stai meglio così che con quei capelli biondi... >> constatò, accarezzandogli i soffici capelli corvini. Le perle d'oceano colme di tristezza e delusione. << Di sicuro quella tale Ginevra non avrà fatto difficoltà a innamorarsi del tuo bell'aspetto. Sai, l'ho vista proprio stamattina all'uscita da scuola. Sembra una banale umana, non credevo fossi così scarso di gusto. >> lo provocò, sogghignando. 

Azhiel aggrottò le sopracciglia, gli occhi pervasi da un'improvvisa rabbia e i denti digrignati. Prese l'uomo dal colletto e lo strinse, emettendo un grugnito animalesco. Un'aurea violacea lo circondò, facendo fluttuare i capelli per la potenza. 

<< NON OSARE TOCCARLA! >> tuonò per poi sferrargli un pugno che lo scaraventò contro il muro. La voce alternata da una tonalità normale a una più grave, inumana. 

Il caduto respirò affannosamente, pronto a rifiondarsi sul mascherato ma s'interruppe quando quest'ultimo iniziò a ridere, portandosi l'avambraccio sul viso. 

<< Non pensavo fossi così vulnerabile, caduto. Addirittura andare in escandescenza per aver parlato di quell'umana? Sai ... questa è una grave debolezza che potrebbe portarti alla morte in combattimento. Non essere così avventato. >> smise di ridere e ritornò su i suoi passi a fatica, passandosi una mano tra i capelli. 

<< Non ho bisogno dei tuoi falsi consigli, mascherato. >> rispose, guardandolo male. L'uomo sospirò.

<< Lo faccio solo per il tuo bene, sai quanto tenga alla tua incolumità. >> continuò, guardandolo sarcastico.

<< Semmai, quanto tieni al mio sangue. Cosa ci fai? Ancora non me l'hai detto. >> chiese il caduto. 

<< Sei proprio così ostinato, huh? >> alzò una mano e mosse le dita verso di sé. Il calice del cognac che aveva lasciato sul tavolino si alzò e fluttuò verso di lui, posandosi in mano. Sorseggiò un po' del distillato e lo guardò sogghignante con la coda dell'occhio. Azhiel sgranò gli occhi e strinse i denti.

<< Sapevo che non eri umano! >> esclamò incredulo.

<< Non che sia qualcosa che ti riguarda ma hai insistito tanto. Hai capito a cosa serve adesso il tuo sangue? Fare riti è molto più semplice se il sangue è quello di un'entità ex-pura. >> continuò, ridacchiando appena. 

<< Se fossi in te non riderei così tanto. >> una voce roca fece voltare entrambi, era quella di Seheiah che si era intrufolato in casa. 

Azhiel lo guardò sorpreso mentre sospirò per lo stupore. Sussurrò il nome del fratello e vide in lui una speranza, un'occasione per poter andar via dalle grinfie del mascherato. Poi, però, ripensò al suo tradimento. 

<< Costui è uno dei più potenti stregoni conosciuti e segnalati al paradiso per l'evocazione di demoni di un certo rango. Quest'essere è stato il responsabile di innumerevoli tragedie nel mondo terreno, per non parlare di tutti i demoni che ha liberato dai sigilli del paradiso! E' un nostro nemico e oltre a lui ve ne sono altri che tentano di appropriarsi del sangue di neo-caduti. In altre parole ti sta proteggendo da altri stregoni solo per poter prelevare il sangue e usarlo a suoi scopi. >> Affermò il maggiore, guardando Azhiel dritto negli occhi. 

Il mascherato iniziò a ridere di gusto e gironzolò un po' per l'enorme salotto, sedendosi poi su una poltrona e accavallando le gambe. 

<< Sei venuto qui pur sapendo che il tuo fratellino ti odia. Hai un bel coraggio, o se proprio vogliamo usare il termine corretto, hai una bella faccia tosta. Per di più dovresti ringraziarmi, lo sto proteggendo comunque da chi al mio posto lo avrebbe ridotto in poltiglia e poi usato per i suoi scopi. Ma forse, non hai sentito la sua opinione. Azhiel è d'accordo con tutto questo, non è così? >> chiese rivolgendosi al giovane. 

Il caduto annuì e abbassò lo sguardo, non riuscendo a guardare il maggiore negli occhi. Era troppo arrabbiato per ciò che gli era successo e anche se gli dispiaceva acconsentire al mascherato, doveva. Seheiah lo guardò incredulo prima di corrucciare le sopracciglia; sapeva nel profondo che qualcosa non andava e che Azhiel non era perfettamente sincero. Avanzò verso il mascherato fino a porsi davanti alla sua figura seduta e si piegò leggermente in modo da sussurrargli.

<< Non avverto il paradiso solo perché se ti catturassero, farebbero del male al caduto. Ma non preoccuparti, ci rivedremo presto. >> si rialzò, lanciandogli un'occhiataccia. 

Questa volta non si sarebbe avvicinato ad Azhiel, si limitò soltanto a uscire dalla porta d'ingresso con uno sguardo gelido e severo. Appena non avvertì più la sua presenza, il caduto fu pronto a rifiondarsi sul mascherato che però creò prontamente uno scudo invisibile che bloccò il giovane. Azhiel lo guardò confuso e furioso allo stesso momento mentre l'uomo scosse la testa lentamente. 

<< Non sei contento che abbia detto quelle cose a tuo fratello? Dopotutto provi un forte rancore per lui, non è così? >> si limitò a chiedere, sogghignando.

<< Hai ragione... è davvero la miglior cosa se comincia a odiarmi. >> rispose mentre sbuffò. 

<< Esatto Azhiel, lo è. >> 

Le poche ore di luce rimaste trascorsero in fretta e, nel cuore della notte, finalmente Azhiel si addormentò. Il mascherato sgattaiolò con passo felpato nella sua camera, posta nella semi-ombra della luce lunare, e si piazzò al suo fianco, posando le mani un po' al di sopra del suo capo. Iniziò a muovere le dita come se stesse manovrando una marionetta mentre i suoi occhi verdi divennero fluorescenti.





Azhiel si ritrovava legato a una sedia, incapace di muoversi davanti al pubblico che pian piano si schiarì. Umani e angeli osservavano la sua figura dall'alto in basso con uno sguardo derisorio e sogghignando sadicamente. Dalla folla si fece largo una giovane donna umana, la donna di cui si era inizialmente innamorato ma che l'aveva rifiutato, condannandolo. Si avvicinò e lo guardò con finto sguardo dispiaciuto mentre i suoi lunghi capelli blu scuro fluttuarono sulle note di una piccola brezza. Gli afferrò il viso e si avvicinò pericolosamente, sorridendo subito dopo in modo dolce e posando le labbra sulle sue. Il caduto sgranò gli occhi, la donna che prima aveva amato lo stava baciando. Non appena si staccò, però, si posò una mano sulla fronte e iniziò a ridere d'incredulità. 

<< Mi fai pena adesso proprio come in passato, Azhiel. Non sei cambiato per niente. >> disse la donna. Subito dopo gli alzò il mento con l'indice e assottigliò lo sguardo, squadrandolo. << Guarda, tutti coloro che amavi ti hanno voltato le spalle. Che vita inutile deve essere la tua. >> continuò. 

La folla continuò a guardarlo e a schernirlo. Ridere e ridere sul suo animo già fin troppo ferito era devastante. 

<< Che persona spregevole! >> esclamò Ginevra, continuando a ridere.
<< Veramente un essere inutile. >> continuò il fratello, stringendo a sé la ragazza.
<< E' meglio che stia dove non da fastidio a nessuno, ovvero il più lontano possibile! >> disse un altro angelo presente.
<< E' solo un peso, alla fine. >>
<< E' sempre stato così fastidioso. >> 

Al sentire quelle parole, un nuovo sentimento lo pervase e si fuse con la rabbia: la delusione. Crebbe sempre più nel suo animo finché non sprigionò quell'aurea violacea che aveva avuto modo di sperimentare quando il mascherato parlò della giovane umana. Una forza crescente aumentò il suo potere e con un urlo esasperato, ruppe le corde che lo tenevano legato alla sedia. Il suo corpo a fluttuare nell'aria pallida, gli occhi totalmente neri rivolti alla folla e i denti digrignati. Calde lacrime del medesimo colore della pece a scendere sulla pelle diafana e a insozzarla con la sua impurità. 

<< NESSUNO DI VOI E' DEGNO DI TRATTARMI COSI'! >> urlò con così tanta rabbia che tutte le entità presenti vennero spazzate via e si trasformarono in delle piccole sfere di luce che si smaterializzarono. 

Non appena tutti furono spariti, il pavimento sottostante si ruppe come se fosse uno specchio e Azhiel cadde nuovamente, atterrando nella gelida acqua del mare illuminata dalla luce della luna. Si rialzò imprecando e vide la figura del mascherato sorridergli gentilmente e guardarlo in maniera comprensiva. Gli porse una mano e sospirò.

<< Segui me, io ci sarò sempre, qualunque cosa ti accada. >> promise, il mascherato. 

Azhiel sgranò gli occhi e poi, fu di nuovo luce. 






Il ragazzo sobbalzò sul letto, respirando a fiatoni. Era la seconda volta che sognava qualcosa di strano e, se c'era qualcosa che l'aveva colpito, era la gentilezza del mascherato. Doveva assolutamente parlargli perciò, scese dal letto e si diresse in salotto dove l'avrebbe sicuramente trovato. Difatti era lì a sorseggiare il suo cognac, intento a leggere un libro.

<< Posso... parlarti? >> chiese il caduto un po' esitante. 

<< Dimmi pure. >> annuì il mascherato.

<< Tu mi stai veramente proteggendo dagli altri? >> domandò, aggrottando le sopracciglia.

<< Hai qualche dubbio? Non mi sembra io ti stia trattando male, gli altri ti avrebbero già ucciso per evitare problemi con il paradiso. >> rispose, posando il libro e il calice sul tavolino al fianco del divano.

<< Perciò sei l'unica persona che mi rimane di cui possa fidarmi... >> disse ad alta voce quando in realtà quello doveva solo essere un pensiero. Appena se ne accorse, arrossì leggermente. Il mascherato ridacchiò, avvicinandosi al caduto.

<< Se proprio vuoi saperlo, sì. Sono l'unica persona rimasta di cui puoi fidarti. Azhiel... io ti proteggerò sempre, qualunque cosa accada. >> continuò prima di stringerlo forte a sé e di lasciargli un bacio sul collo.

Il caduto ricambiò l'abbraccio e affondò il viso sulla sua spalla, sentendosi pervadere da quel calore che ormai non sentiva più da tempo, quel calore chiamato famiglia. 

Io ti proteggerò sempre, qualunque cosa accada, ti sarò sempre vicino perché per me sei più che importante, Azhiel. 






Angolino autrice: Salve a tutti! Sono tornata con un nuovo aggiornamento, spero vi piaccia! Azhiel è davvero tenero e ingenuo seppur la sua natura sia tutt'altro che ingenua *coff coff*. 
Comunque, mentre scrivevo l'ultima scena (quella in cui Azhiel parla con il mascherato in modo del tutto amichevole) stavo ascoltando "Glassy Sky", un'OST di Tokyo Ghoul e devo ammettere che ho avuto i brividi, si abbina perfettamente alla scena. Fate la prova! ^w^ Inoltre perdonate eventuali errori grammaticali. Gradirei una piccola recensione per sapere se vi piace l'andamento della storia, pareri e critiche costruttive, dopotutto a voi non costa nulla ma per me, sapere che la storia piace, è una grande cosa. Al prossimo aggiornamento! <3  

 

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Capitolo 7
*** 7. Sorpresa non gradita. ***


7. Sorpresa non gradita. 





In cuor suo, Azhiel, era felice di non essere solo un mostro le cui intenzioni erano dettate dall'odio e dalla rabbia. Poteva contare su una persona seppur, quella stessa persona, era riuscita nell'intento di manipolarlo. 
Il sole era in procinto di scendere tra i monti quando il mascherato uscì di casa. Camminò tra la landa desolata per un po' quando trovò un casolare abbandonato, almeno in apparenza. Appena vi entrò, tossì come per attirare l'attenzione. Due figure si avvicinarono e il loro viso venne illuminato dalla fioca luce di una candela. Il primo era un ragazzo biondo non più grande di sedici anni, gli occhi azzurri, uno dei quali tendeva all'opaco per via delle cicatrici che lo avevano quasi sfigurato. L'altra, invece, era la protetta di Azhiel, la ragazza dai lunghi capelli blu notte e dagli occhi del medesimo colore. Il mascherato tolse dalla giacca due boccettine con dentro il sangue di Azhiel e le posò sul tavolino.

<< Miei cari colleghi, Azhiel è caduto ai miei piedi. Ormai si fida di me. >> annunciò, ridacchiando subito dopo.

<< Non ne avevo dubbi. Non ha avuto modo di conoscere i suoi simili perciò è rimasto l'ingenuo che era. >> continuò la ragazza.

<< Cosa hai intenzione di fare adesso? Perché noi non possiamo intervenire? >> chiese il biondo.

<< Guardati Raguel, hai partecipato a un solo scontro e ne sei quasi uscito con un occhio in meno. E poi Bluette non ha sviluppato ancora nessuna pratica. >> rispose tranquillamente con un ghigno sul volto.

<< Questo non significa che io non possa fare altro! Da quella volta in cui Azhiel si mostrò, capii che esistevano altre entità e volevo saperne di più. Poi ti ho conosciuto, vi ho conosciuti ... ma nessuno mi ha mai insegnato niente! >> disse adirata. 

<< Ogni cosa a tempo debito mia cara. >> continuò carezzandole sotto il mento e, per risposta, la ragazza, lo fulminò con lo sguardo e schiaffeggiò la sua mano.
<< Comunque, Raguel, prepara gli altri ingredienti, dobbiamo tenerci pronti per evocare altri demoni. >> sorride sadico.





Prima che Azhiel cadesse Seheiah tentò di fermare, anche se inutilmente, l'armata. Il clima nel paradiso era molto teso e ognuno si preparava per la ricerca. Quando Seheiah vide il comandante, quest'ultimo era occupato con l'affidamento dei ruoli.
Dopo che ebbe finito gli si avvicinò e, con poca disinvoltura, fece notare la sua presenza. 

<< Generale Michael, può concedermi un minuto? >> chiese con discrezione.

Il comandante annuì e si spostarono in una sede più appropriata e lontana da occhi indiscreti. 

<< C'era qualcosa di importante che volevi dirmi, Seheiah? Non è da te cercare un luogo isolato. >> chiese Michael.

<< Volevo solo sapere perché c'è tanto accanimento verso Azhiel. Dico, non ha commesso molti peccati, sarebbe il caso di lasciar- >> continuò tutto d'un fiato quando venne interrotto dallo sguardo severo di Michael.

<< Smettila di dire così tante idiozie! E' inammissibile che tu prenda le parti di un caduto. Ha commesso ben tre peccati quando ne è sufficiente solo uno per violare il nostro regolamento. Se lasciassimo passare l'accaduto, ognuno si sentirebbe libero di far ciò che vuole e in poco tempo diventerebbero tutti dei ribelli. E' questo quello che vuoi? >> chiese, fulminandolo. 

Seheiah deglutì, lo sguardo del generale riusciva veramente a mettere timore. Sapeva quanto ci tenesse; da quando Lucifero si era ribellato non era più lo stesso. Era stato tradito da colui che ammirava tanto, colui con cui formava la coppia angelica. Dal momento della sua caduta, infatti, iniziò ad odiare chiunque commettesse una singola violazione.

<< Però è mio fratello ... me ne sono preso cura fin da quando era piccolo, non voglio che gli venga arrecato del male. >> rivelò, abbassando il capo. 

Michael sospirò.
<< So quanto tu tenga a lui, era nostro fratello dopotutto. Ma non vi è perdono per chi è scappato dopo la rivelazione della condanna. Ha osato inoltre nascondersi sulla terra. Tu reputi queste violazioni di basso valore, Seheiah? >> chiese con voce calma ma allo stesso tempo inquietante.

<< No ... certo che no. >> rispose con voce fioca.

<< Allora non chiedere tali assurdità, Grigori. Stiamo per partire alla sua ricerca, resta a sorvegliare le anime insieme agli altri. >> continuò prima di dargli una pacca sulla schiena e allontanarsi.

Seheiah lo vide sparire tra le nuvole assieme all'intera legione che lo seguì al galoppo dei destrieri bianchi. Cadde in ginocchio sul suolo limpido, lo sguardo perso nel vuoto.

"Mi dispiace Azhiel, mi dispiace davvero tanto... ", pensò prima che una lacrima rigasse il suo volto. Non era riuscito a fermarlo.






Seheiah sbuffò quando arrivò di fronte la casa del mascherato. Aprì la porta ed entrò di soppiatto, guardandosi intorno. La mezzanotte era da poco passata perciò avrebbe sicuramente fatto qualche incontro non desiderato.
Si avviò verso il salotto e vide Azhiel stravaccato sul divano mentre era intento a fare bei sogni. Il sorriso sulle labbra e un piccolo rivolo di bava al lato della bocca. 

<< Mhm... sei tornato... >> mormorò il caduto prima di tirare inconsciamente Seheiah per la lunga coda.

L'angelo si abbassò, stringendo poco i denti per il dolore e lo scrutò da vicino.
Sul suo viso si potevano notare con difficoltà i piccoli segni causati dalla caduta.
Le guance erano leggermente porpora così come le labbra. 

<< Masked.. perché non parli? >> chiese ancora addormentato. 

Seheiah lo guardò in modo strano, non sapeva parlasse nel sonno. Allungò le braccia e lo strinse delicatamente. Dapprima Azhiel sorrise in modo spontaneo poi però si accorse del differente odore e aprì gli occhi di scatto. 
La prima cosa che notò fu la calda spalla di Seheiah su cui aveva poggiato il mento, poi, la chioma fluente ricadere delicatamente verso il pavimento. Quel profumo tanto amato, la pura essenza del paradiso.
Gli occhi si colmarono inconsapevolmente di lacrime e iniziò a singhiozzare rumorosamente. Seheiah sgranò gli occhi, lo aveva svegliato. Sentendolo piangere, però, non poté fare a meno di stringerlo forte. Il caduto allungò le braccia verso il maggiore e ricambiò d'istinto quell'abbraccio, affondando il viso nella sua spalla. Gli erano mancati quegli abbracci, gli erano mancati tanto. Ne era bastato solo uno per riportare la pace tra i due, per cancellare l'odio che c'era stato.

<< Azhiel ti porterò via da qui, però adesso non piangere. >> disse, prendendogli il viso tra le mani e asciugandogli le lacrime con i pollici.

<< Però il mascherato... lui mi vuole bene. >> accennò.

<< No, non dire così! Ti ha solo manipolato nei sogni, non farti ingannare. Adesso alzati, ti riporto da Ginevra. >> annunciò il maggiore mentre gli tolse la coperta di dosso.

Azhiel si alzò e non appena Seheiah lo afferrò per un polso, i due corsero fuori dall'abitazione e s'incamminarono nel bosco illuminato dalla pallida luce lunare. 





I tre uscirono dal piccolo casolare, il volto coperto da un grosso cappuccio. Il mascherato alzò le mani verso il cielo e una delle piccole boccette di sangue rifletté la poca luce. Lasciò cadere il tappo sul terreno e inclinò il contenitore: sangue nero come la pece si riversò sulla stella maledetta incisa in precedenza ed emise una luce rossastra accecante. 

<< Questa notte, miei cari, evocheremo Baphomet! >> esclamò il mascherato con entusiasmo. 

L'uomo aprì il grimorio e iniziò a pronunciare formule in aramaico antico. Dalla stella si innalzarono delle scie di energia che furono scaraventate con violenza contro lo stregone. Si alzò di pochi centimetri in aria, la testa all'indietro, gli occhi fluorescenti illuminati da una luce malvagia. Spalancò le braccia, un sorriso sadico a incorniciargli il volto. Un forte vento si innalzò dalla stella che s'infiammò. 

<< Baphomet, signore delle tenebre, capra nera, mostrati a noi! >> urlò con tutto il fiato che aveva in gola. 

Un forte sprizzo di energia gli tolse la maschera, profonde cicatrici circondavano gli occhi, residui di uno scontro finito male. Per uno stregone gli occhi erano una parte fondamentale, fonte principale di energia e forza. Bluette e Raguel si allontanarono per via dell'energia sprigionata mentre lo stregone iniziò a ridere incontrollato.

Seheiah e Azhiel, che fino a quel momento brancolavano nel bosco in cerca di una via d'uscita, furono attirati dalla forte luce e dalle risate. Si avvicinarono con cautela, fortunatamente attorno vi erano numerosi cespugli. Azhiel sgranò gli occhi incredulo quando si accorse dell'uomo e posò una mano davanti la bocca. Ad un tratto, dalla stella maledetta, si aprì una voragine che affacciava direttamente sull'inferno. Fiumi di lava e lingue di fuoco facevano capolino da ogni dove. Anime maledette, dannati urlanti e demoni torturatori. Dalla voragine, circondato da fiamme, s'innalzò la figura della capra nera: occhi rossi come l'inferno percorsero la figura dello stregone. Quest'ultimo lo scrutò con entusiasmo, un piccolo rivoletto di bava a rigare il mento per l'eccitazione. 

<< Signore delle tenebre, è libero di navigare in questo mondo! >> urlò spalancando le braccia. 

Si avvicinò fluttuando al demone fino ad essergli a pochi centimetri di distanza. Osservò la sua figura imponente mentre gli altri due si avvicinarono di poco. La capra però, ignorando lo stregone, voltò la testa di scatto in direzione di Azhiel e suo fratello. Appena i due se ne accorsero, fu troppo tardi. Baphomet si fiondò in loro direzione a una velocità impercettibile a occhio umano.
Afferrò Azhiel per la gola e lo riportò sul cerchio maledetto. Seheiah tentò di attaccare il demone ma essendo troppo forte non riuscì nemmeno a sferrargli un pugno. Lo alzò in aria e lo scrutò sotto lo sguardo sorpreso dello stregone e dei due aiutanti.

<< Azhiel?! >> chiese incredula Bluette.

<< E' lui... >> disse Raguel, vedendolo per la prima volta.

<< Ti avevo detto di non uscire! >> gli urlò contro lo stregone. 

<< Azhiel! Azhiel liberati! >> esclamò Seheiah avvicinandosi al cerchio, seppur non potesse esagerare altrimenti i demoni l'avrebbero fatto cadere. 

Il demone accennò un ghigno mentre affilò lo sguardo. Strinse di più la presa sul collo mentre gli altri si limitarono a guardare: nessuno avrebbe osato attaccarlo.

<< Tu sei uno dei nostri. >> pronunciò solamente con voce roca prima di lasciar la presa della mano.

Fu solo un movimento, un movimento leggero ma che destò l'urlo di tutti i presenti. Azhiel compreso emanò un urlo disperato mentre precipitò nella voragine dell'inferno tra le anime dei dannati. Lo seguì Baphomet che, al suo passaggio, innalzò le fiamme e richiuse la voragine formatasi. Al di fuori, rimasero solo i quattro che si guardarono attoniti.




Angolino autrice: Spero il capitolo vi piaccia. Al prossimo aggiornamento! 

 

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Capitolo 8
*** 8. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. ***


8. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.





Una caduta verso l'oblio che determinò la nascita vera e propria del suo essere demone. Lunghe lingue di fuoco minacciarono di tormentarlo e ustionarlo mentre il suo sguardo era rivolto a quella coltre di spuntoni chiamata pavimento. 
Lo schianto verso una di quelle stalagmiti era imminente ma la ferrea presa di Baphomet lo riscosse da quel terrore che lo aveva invaso precedentemente. 
Atterrarono delicatamente su quei pochi spazi liberi e il caduto avvertì una pesantezza sul cuore. Quell'aria era satura di disperazione e rabbia. 
Demoni dalle fattezze animali, mostri puniti per aver scelto di stare con il male e gli interi gironi che si aprirono di fronte ai suoi occhi increduli con maestria. Appena fu notata la presenza di un nuovo arrivato, ci fu un esultanza che si perpetuò da demone a demone. 

No, lui non era come loro...

I peccati che aveva commesso non avevano nulla a che fare con quelli degli altri. Lui non era un mostro, lui non apparteneva a quel posto. Eppure, si trovava lì, catturato dalla capra nera. 
Camminò in quel sentiero roccioso e spigoloso, il braccio di Baphomet a guidarlo verso il basso, sempre di più, girone per girone, finché non arrivarono alla fine di un corridoio. Una porta maestosa si aprì lentamente e li accolse, spezzando il fiato al caduto che restò ammaliato da quella visione. Un'enorme sala mostrava la sua bellezza; era indescrivibilmente lussuosa tanto da non essere degna di essere vista da cento nobili umani messi insieme. 
A un tratto, da una poltroncina, si elevò la lunga e fine figura di quel che doveva essere l'imperatore. 
Lunghi capelli setosi e corvini, raccolti in una coda bassa, ricadevano sulla schiena mentre alcuni ciuffi incorniciavano il viso a regola d'arte. Lo sguardo di ghiaccio rendeva l'idea di due acquamarina incastonate sulla pelle diafana, gli stessi occhi felini che stavano scrutando il caduto; non era la prima volta che accadeva...
Si mosse con grazia verso loro due, un lungo mantello nero a ricadere sul pavimento, lasciando così un breve strascico. 

<< Vostra maestà, ho rintracciato questo caduto al di fuori dell'inferno. >> disse la capra nera, inchinandosi. 

<< Ottimo lavoro, congedati adesso. >> si pronunciò Lucifer prima che Baphomet uscì dalla sala. 

<< Lucifer... è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ti vidi... >> disse con tono quasi malinconico, Azhiel.

<< Mi ricordo di te, eri un bambino gentile che stava spesso con il suo fratellone. Eppure, anche se eri così socievole, non ti sei mai avvicinato a me. Provavi timore, Azhiel? >> chiese, accennando un sorriso.

<< Io... ecco... >> il caduto si bloccò, arrossendo vistosamente e abbassando di poco lo sguardo. << Eri considerato il più luminoso e il più saggio.. la tua luce metteva timore a chiunque la guardasse. >> continuò, mordendosi di poco il labbro.

A un tratto, posò una mano sulla guancia paffuta di Azhiel e con gli artigli neri accarezzò i ciuffi sottili che ricadevano sul volto. 

<< Perciò era questo il motivo ... sai, non sono così terribile come mi dipingono. Provo solo un odio incondizionato verso Michael, gli angeli e verso quegli stupidi umani. Hanno il coraggio di incolparmi dopo che hanno commesso omicidi e stragi. Possono fare ciò che vogliono con il loro libero arbitrio, eppure, io sono sempre il colpevole. >> affermò sbuffando e roteando gli occhi. 

<< Comunque in questo posto non hai nulla da temere. Puoi far ciò che vuoi, quando vuoi e perché vuoi. Inoltre siamo una grande famiglia e nessuno ti punirà per qualcosa. Siamo molto meglio dei pennuti che si trovano in cielo. >> ammise con un ghigno. 

Il caduto non poté far altro che ridacchiare per ciò che aveva detto, pensava sarebbe successo qualcosa di catastrofico, eppure era lì a ridere con l'imperatore dell'inferno. 





Nel frattempo, non appena la voragine si richiuse, i quattro si guardarono negli occhi per un lungo istante. Nessuno poteva credere a ciò che era appena successo, neanche il mascherato l'avrebbe mai immaginato. Sembrava che il buio fosse calato sulle loro anime, era una sensazione orribile. 

<< Te ne rendi conto di cosa hai appena combinato, maledetto? >> chiese il mascherato a Seheiah.

<< Io lo stavo salvando dalle tue grinfie! Non te ne rendi conto di come l'avevi soggiogato? Strega! >> replicò urlando. 

<< Oh, stai usando il termine in modo offensivo? Devo forse farti vedere di cosa è capace la strega? Eh?! >> chiese in tono minaccioso. 

<< Ma sta zitto se non vuoi essere bruciato dall'acqua santa! Senza nome che non sei altro! >> digrignò i denti.

<< Adesso basta! Tutti e due avete le vostre colpe! Litigare però non risolverà il problema, mettetevelo bene in testa. Dobbiamo collaborare. >> intervenne Bluette. 

<< Io non ci collaboro con quello lì. >> dissero entrambi, voltandosi dalla parte opposta e incrociando le braccia. 

<< Masked, almeno dicci il tuo nome... >> continuò Raguel. 

<< No, perderei il mio fascino. >> ammise con narcisismo.

<< Vuoi vedere come ti faccio perdere il fascino cambiandoti i connotati? >> chiese Seheiah, sorridendo.

Il mascherato lo guardò male e lo stesso sguardo fu ricambiato da Seheiah. In una manciata di secondi, si fiondarono l'uno sull'altro e iniziarono a darsele di santa ragione. 

<< Basta! >> tuonò Raguel prima di lanciare loro una sfera di energia che li scaraventò su degli alberi. 

Bluette lo guardò attonita e Raguel voltò il viso dall'altra parte, lo sguardo indispettito. Era forte, anche molto forte e proprio per questa forza spesso non riusciva a controllarsi in battaglia. Dopo l'incidente che rischiò quasi di accecarlo, si ritirò un po' da quel mondo ma il richiamo fu fin troppo forte. Lo sentiva pulsare dentro le vene. 
Quando i due si ripresero, camminarono barcollando verso di lui e lo guardarono male. 

<< Comunque, pensiamo a un piano... >> accennò il mascherato, massaggiandosi la testa.

<< Io avevo pensato di intrufolarci nell'inferno per recuperarlo... magari potremmo confonderci con gli altri demoni tramite la magia e potremmo rapirlo... >> suggerì Bluette. 

<< Io non posso accedervi, riconoscerebbero la mia aurea in brevissimo tempo. >> rispose Seheiah.

<< Io avrei una soluzione, che ne dici se ti strappo le ali così poi puoi entrare liberamente? >> chiese sorridendo, il mascherato.

All'ennesimo sbuffo di Seheiah, Bluette scosse la testa.

<< Ascoltatemi, ci organizzeremo domani con le idee più chiare! >> tuonò la ragazza.





Era ormai notte fonda quando Ginevra dormiva beatamente tra le calde coperte. Seheiah, in forma gatto, salì sul letto e si appollaiò su uno spazio libero. Si era fatto scappare la possibilità di riportare il fratello dall'umana e questo lo rendeva molto triste. Un fallimento come fratello, ecco cosa era. 
Ginevra alzò la testa e si stropicciò gli occhi.

<< Seheiah? >> chiese ancora addormentata mentre si sedette sul letto.

Una luce circondò il gatto che ritornò in forma originale.

<< Ginevra... Azhiel è stato portato all'inferno. >> mormorò, abbassando lo sguardo.

La ragazza sgranò gli occhi ma stavolta la pressione fu troppa. Non poteva credere che il suo angelo era stato trascinato all'inferno, quest'ultimo luogo non poteva neanche immaginarlo. All'improvviso la vista le si annebbiò e svenne. 

<< Ginevra! Hey! >> urlò l'angelo cercando di farla riprendere a suon di scossoni. 





L'inferno per Azhiel non era poi così male, sembrava accogliente, tutti sembravano calorosi, peccatori ma calorosi. Fece un po' di fatica a riconoscere tutti al primo colpo, ma in essi ritrovò quei vecchi compagni con cui un tempo camminava nell'enorme prato. La camera che Lucifer gli affidò era molto accogliente e dopo tanto tempo, poteva addormentarsi senza il timore di risvegliarsi con degli aghi a prelevargli del sangue. Dopo che sentì qualcuno bussare, andò ad aprire; Lucifer sostava sulla soglia con una boccettina dal colore rosso in mano. 

<< Entra pure... >> disse Azhiel, accennando un sorriso.

L'imperatore si sedette su una poltroncina e accavallò le gambe, posando la boccettina sul piccolo tavolino da tè. 

<< Sai cos'è questa, Azhiel? >> chiese. 

<< Sembrerebbe un'anima... >> rispose poco convinto.

<< Lo è. Ho esaminato le tue circostanze con il mascherato e devo dirti che non ne hai mai assunta una. Quello era un liquido viscoso capace di assoggettarti allo stregone e, grazie alla magia, aveva lo stesso aspetto di un'anima. Ecco, prova questa invece. E' vera. >> accennò un sorriso, passandogli con un polpastrello la boccetta.

Azhiel la prese in mano e, dopo aver tolto il coperchio, la posò sulle labbra. Non voleva riprovare quelle stesse sensazioni orribili ma lo sguardo che aveva davanti a sé, gli infondeva sicurezza. Mandò tutto giù in un sorso mentre non smise neanche per un secondo di incrociare quegli occhi. Nessun bruciore questa volta, solo una melodia capace di attraversare tutti i sensi e di mandarlo in estasi. Lasciò scivolare la boccettina sul pavimento e lo guardò stupefatto. 

<< Deliziosa, vero? Ricorda, più le anime sono pure, più sono decisamente di ottima qualità. >> suggerì l'imperatore, sogghignando. 

<< Posso chiedere... perché tutta questa gentilezza? Pensavo che sarei stato torturato fino alla fine dei tempi. >> chiese ingenuamente.
<< Chiunque si metta contro i pennuti, automaticamente diventa il benvenuto. E poi al momento della caduta non ti sei schierato da nessuna parte, non potevi, eri un bambino. Hai comunque fatto la scelta giusta adesso, ti abituerai in fretta. >> rispose con gentilezza.
<< Lì fuori però ci sono persone che mi staranno cercando... presto o tardi sono certo che verranno qui. >> accennò, lo sguardo un po' preoccupato.

<< Lo so, l'ho visto. Ma non preoccuparti, non li fermerò. >> rivelò l'imperatore.

<< Li hai visti?! >> chiese sobbalzando sulla poltroncina. 

<< Ovviamente. Sono l'unico in grado di poter prevedere il futuro. Trasmetto una millesima parte anche ad alcuni umani prescelti in modo da illuminare le loro povere menti. >> rispose, posando il mento sopra il palmo della mano.

<< Ma non farai loro del male, vero? >> si preoccupò.

<< No, certo che no. >> chiarì, accennando un ghigno.

Azhiel si mordicchiò il labbro. Davvero stavano venendo a prenderlo?





All'alba dell'indomani, i quattro concordarono un incontro in quel casolare. Mai avrebbero pensato di collaborare; due stregoni, un'umana e un angelo. Un quartetto non all'ordine del giorno.

<< Questa sera ci recheremo nello stesso posto e pronuncerò la formula per aprire un varco. Prima, però, dovremo tutti "travestirci" da demoni. Sia ben chiaro, chi non vuole partecipare può tirarsi indietro. Io e Seheiah andremo di sicuro. >> affermò il mascherato. 

<< Io ci sarò, voglio salvarlo. >> annuì Raguel.

<< Anche io ci sarò, seppur non si sia comportato proprio bene, mi sono affezionata a lui. >> confermò Bluette.

<< Allora ci vedremo questa notte. Mi raccomando, siate puntuali. >> continuò Seheiah.

La notte arrivò in un baleno e, sotto la ancora visibile luce lunare, i quattro si radurarono in quel posto. Si posizionarono in maniera quasi geometrica e ognuno di loro sollevò la boccetta colma di sangue in aria. Il mascherato si levò la maschera e la lasciò cadere al suolo con un tonfo secco. 

<< Se proprio volete sapere il mio nome, è Amos. Adesso, versate il sangue a terra. >> pronunciò con tono freddo, lo stregone. 

Tutti lasciarono cadere il contenuto sul freddo terreno che in breve tempo formò un cerchio maledetto con numerose circonferenze all'interno. Prima che potesse aprire la voragine, passò un bicchiere in legno a ognuno di loro.

<< Grazie a questo, i demoni ci vedranno simili a loro e perciò non sospetteranno nulla. Bevete tutto d'un fiato. >> ordinò prima che tutti obbedirono. 

<< Brucia un po'... >> si lamentò Seheiah.

<< Vedrai come brucerà quando saremo lì sotto. >> rispose quasi allegramente, Amos.

Prese dal terreno il grimorio e lo aprì. Iniziò a leggere delle formule ad una velocità quasi inumana mentre i suoi occhi divennero fluorescenti. Dal terreno, iniziarono a formarsi dei dislivelli e in breve tempo la struttura crollò, creando una voragine. 

<< Cercate di non attirare l'attenzione. Sono serio questa volta. >> raccomandò prima di lanciarsi nel vuoto.

Un po' confusi, anche gli altri lo seguirono e a stento riuscirono a trattenere le urla. Dopotutto, anche loro erano diretti verso quella coltre di spuntoni. Quando furono a pochi metri da terra, furono bloccati da uno scudo invisibile creato da Amos che li protesse dalla rovinosa caduta. Anche per lo stregone era la prima volta, ma sapeva perfettamente che dovevano superare tutti i gironi per poter arrivare dall'imperatore, dove probabilmente risiedeva anche Azhiel. Camminarono per un tragitto che sembrò non finire mai e per fortuna, grazie alla magia di Amos, non furono notati. Arrivarono di fronte a una porta maestosa, troppo bella per appartenere a un qualunque demone e perciò si resero conto che al di là, vi si trovava Lucifero. 
In effetti era vero; dopo aver rivelato il futuro ad Azhiel, si recarono entrambi nella sala per attendere i quattro.
Amos bussò e la porta si aprì sotto gli occhi increduli e stupefatti di tutti, non avevano mai visto qualcosa di così sensazionale. Appena vi entrarono, cercarono di apparire normali, come se avessero visto quella lussuosità già tante altre volte. 
Lucifer e Azhiel erano lì ad aspettarli, gli occhi di quest'ultimo si colmarono di gioia quando vide il fratello maggiore. 

<< Seheiah! Masked! Non preoccupatevi, sa già tutto... non vi farà del male, me l'ha promesso. >> affermò contento, zampettando dai quattro.

<< Gliel'hai rivelato? A questo traditore?! >> chiese quasi scioccato, Seheiah.

<< Lui può leggere il futuro... lui me l'ha detto! >>

La pozione non poteva avere effetto in quel luogo.

<< Sei uno stregone molto forte, Amos. Mi costa ammetterlo. Però, c'è qualcosa che mi costa ancor di più ammettere ed è la seguente: Azhiel resterà qui con me. >> sorrise.

<< Azhiel se ne verrà con me! C'è una persona che lo aspetta. >> affermò Seheiah con lo sguardo severo. 

<< Seheiah, Seheiah... sei un peccatore più efferato di Azhiel, eppure fai ancora parte dell'ordine celeste. Questa è un'ingiustizia, non credi? >> chiese Lucifer.

Lo sguardo di Azhiel divenne cupo e accigliato, notando nel tono di voce dell'imperatore, una vaga nota maligna.
A un tratto Lucifer comparve alle spalle dell'angelo e lo bloccò con un braccio sotto al collo e uno intorno all'addome. 

<< No! Fermati! Mi avevi promesso che non gli avresti fatto nulla! Ti prego! >> urlò il caduto, avvicinandosi solo di poco ai due perché Amos lo bloccò.

<< Potresti farti male. Sta qui. >> gli sussurrò.

<< Azhiel, ho messo fin da subito in chiaro i soggetti per cui provo odio: gli umani e gli angeli. E poi, come puoi sopportare questa enorme ingiustizia? Non hai un po' di orgoglio? >> chiese quasi retoricamente.

<< Ti scongiuro, almeno lui... mi è rimasto sempre vicino... >> implorò, accasciandosi a terra.

L'imperatore rise sonoramente.

<< Adesso sono io quello che ti rimarrà sempre vicino, in questa tua nuova casa. >> continuò prima di infondere in Seheiah una piccola luce nerastra che fece apparire le sue ali. 

<< Cosa stai- >> cercò di chiedere prima che venisse interrotto. 

Lucifer lo spinse a terra in ginocchio e gli afferrò le ali, così come Michael fece con il fratellino. Posò un piede sulla sua schiena e guardò Azhiel negli occhi. 

<< Sei pronto, Seheiah? >> chiese prima che un sorriso sadico s'impadronì del suo viso. 

Seheiah, si limitò a guardare Azhiel con lo sguardo colmo di terrore.




Angolino autrice: Al prossimo aggiornamento! :) 

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Capitolo 9
*** 9. Mente VS Cuore. ***


9. Mente VS Cuore.





Ciò che lo attendeva, sarebbe stata la fine dell'Azhiel che era abituato a essere. Lo sguardo saettò freneticamente dall'imperatore all'angelo, mentre un miscuglio di emozioni si fondevano insieme, dando vita a un cocktail di rabbia repressa e delusione.
Senza il suo controllo, le mani si distorsero in degli spasmi che si propagarono velocemente. Filamenti di energia violacea si dislocarono in tutto il corpo.
Digrignò i denti, lasciando che delle gocce di sangue colassero dal labbro morso con forza, mentre i lisci capelli fluttuarono in aria come mossi da una forza invisibile. Quel corpo minuto e delicato era corroso ormai da una forza sovrumana che macchiò la pelle candida con delle imponenti macchie a forma di spirale.  
Gli occhi rotarono verso l'interno e la sclera divenne totalmente nera. Guardò l'imperatore con un sguardo colmo d'odio, i muscoli completamente contratti e le labbra contorte in una smorfia. A un tratto, lanciò un urlo sovrumano, stridulo, mostruoso.
Senza indugiare oltre, si scagliò contro di Lui, portandosi con sé la nube nerastra colma di energia. Lo afferrò per il collo e gli artigli si allungarono di scatto, perforando la gola dell'imperatore con violenza. Spalancò gli occhi profondi come pozzi e, digrignando i denti, lo scaraventò contro il pavimento, rompendo le grandi piastrelle lucenti. 
Lucifer lasciò la presa su Seheiah che si dissolse in una scia e artigliò il polso di Azhiel, accennando un ghigno maligno.

"Senti questa nuova forza scorrere nelle tue vene?", domandò con tono beffardo.

"NON OSARE TOCCARLO!", urlò, tentando di scareventargli un pugno che però fu fermato dalla pallida mano di Lucifer. 

L'imperatore arricciò il labbro superiore in una smorfia di disgusto e, ruotandogli il polso, lo scaraventò contro una parete. Dalla polvere, il caduto si rialzò velocemente con l'intento di riattaccarlo ma, con uno schiocco di dita, fu intrappolato in una gabbia di fuoco.

Lucifer accennò un sorriso che esprimeva tutta la pena che provava per lui in quel momento. Si passò una mano sulla gola e con un dito raccolse le piccole gocce di sangue che erano scivolate dalla pelle nivea. Le portò alle labbra e le leccò piano, assottigliando lo sguardo.

"Fammi uscire da qui, bastardo!", tuonò Azhiel.

"L'unico motivo per cui non ti ho già ucciso è perché voglio godermi lo spettacolo. Sai, spesso qui la vita è noiosa." 

Guardò Azhiel in modo provocante e gli diede le spalle. Con un nuovo schiocco di dita abbassò un velo invisibile; al di fuori vi erano i quattro che si guardarono intorno con aria confusa. 

<< Azhiel! >> urlò Seheiah mentre sgranò gli occhi.

<< Eccolo! >> continuò Amos.

<< Lui ... non è ... >> biascicò incredula, Bluette.

Azhiel si aggrappò alle sbarre della gabbia, incurante del fumo e della pelle che veniva letteralmente bruciata.

<< Vedi, Azhiel, adesso sarebbe un vero peccato se facessi loro del male. >> pronunciò con melodia.

Azhiel si limitò a non rispondere. Un'altra vampata di calore gli salì lungo la spina dorsale. Il pavimento iniziò dapprima a vibrare, poi a tremare. Alzò la testa, le zanne crebbero visibilmente e gli occhi divennero totalmente rossi. Il corpo iniziò a bruciare, con delle fiamme che pervasero le carni e con quel rogo interno che lo distruggeva. 
Circondato dal fuoco, si portò le mani nei capelli e urlò il più forte che poté, lasciando che le fiamme divampassero fino al soffitto.

<< Non è più l'Azhiel che conoscevate. >> disse, stavolta diventando serio. 
<< Ha perso completamente la coscienza e ha dimenticato tutto ciò che lo legava al mondo terreno e al paradiso. Oh, non avete neanche fatto in tempo a dargli un grosso addio. >> continuò, con un finto sguardo dispiaciuto. 
<< Dev'essere dura per voi. Un'altra cosa: tutti i demoni e i nephilim lì fuori sanno della vostra presenza ... e in un certo senso hanno voglia di divertirsi anche loro. Perciò, buon divertimento. >> terminò, sorridendo in modo malvagio e salutando appena con le falangi.

Schioccò le dita per l'ennesima volta e la stanza intorno a loro, compresi Lucifer e Azhiel, scomparvero. Si ritrovarono nel bel mezzo dell'Inferno, circondati da rocce appuntite e con intere legioni di demoni alle calcagna. 
Si guardarono preoccupati, serviva un piano e anche al più presto possibile.
Amos deglutì e prese un respiro profondo.

<< Scappiamo, useremo gli incantesimi per distruggere i demoni che ci si pareranno davanti. Seheiah può aiutarci, così come te, Raguel... >>

Il giovane stregone sgranò di poco gli occhi e si indicò.
<< Posso davvero? >>

<< Hai molto potenziale e qui non hai bisogno di trattenerti, distruggi tutti. >> rispose, Amos.

Il ragazzo annuì e strinse i pugni. << Andiamo! >>

Iniziarono a correre all'impazzata verso l'uscita, distruggendo chiunque li si parasse davanti con l'unico scopo di ucciderli. Seheiah pronunciò formule di benedizione che sciolse i rivali mentre, i due stregoni, li riducevano in polvere con delle sfere di energia. 
Arrivarono sulla terra stremati, con la fronte imperlata di sudore, ma salvi. Si buttarono sul freddo terreno umido che era quasi l'alba e respirarono a fatica. Quella era per certo la fatica più grossa che avessero mai compiuto in tutta la loro esistenza. 
Bluette si sedette e si portò le mani sul viso, mentre dei piccoli singhiozzi la scossero.

<< Abbiamo perso Azhiel... >> balbettò.

<< Adesso ti dispiace? Dopo che lo hai trattato in quel modo, stronza! >> gli urlò contro, Amos.

<< Mi dispiace tanto... ancora non capivo nulla, ne ero terrorizzata. >> continuò, deglutendo a fatica.

<< Bluette, ciò che è stato ormai è stato. La tua reazione è comprensibile, quale umano non lo avrebbe fatto? >> chiese Raguel, accarezzandole lentamente il capo.

<< Ginevra... >> bisbigliò Seheiah.

<< Cosa? >> chiese Amos.

<< Devo avvertire Ginevra! >> realizzò. 

Amos sbuffò, era troppo stanco anche solo per poter rispondere adeguatamente.

<< Andiamo tutti a casa adesso, ci penseremo più tardi. >> pronunciò, alzandosi e camminando a fatica verso il casolare, seguito da tutti gli altri.



Nel frattempo, la mattina passò in fretta così come era arrivata. Ginevra era appena uscita da scuola, quel giorno i genitori sarebbero tornati a casa più tardi e, con la preoccupazione che le attanagliava il cuore, decise di fare una piccola sosta nel prato vicino casa. Era raro trovare dei fiori in quel periodo, ma stranamente ve ne erano a bizzeffe e dei più disparati. Si sedette tra di loro, afferrando un piccolo giglio bianco, così puro e lucente da ricordarle le ali di Azhiel. Accennò un sorriso nostalgico, sì, gli mancava tanto. Quel piccolo periodo in cui vissero insieme le era rimasto impresso, come se marchiato a fuoco.

"Azhiel...", fu un sussurro che si perse nel desolato campo di fiori, le piccole margherite che la circondavano ad ascoltare ciò che aveva da dire.

A un tratto, senza il minimo dolore, un fazzoletto candido come quel giglio che cingeva le circondò il viso, facendola cadere in un sonno profondo sul prato che tanto amava e che tante volte aveva udito le sue malinconiche parole. 



Lucifer strinse la piccola sfera di fumo da dove poté osservare i quattro fuggire attraverso le strade dell'inferno, facendola dissolvere. Si alzò dalla comoda poltroncina e si avvicinò alla gabbia del caduto. Lo guardò con ammirazione mentre un piccolo ghigno gli curvò le labbra. Mosse delicatamente una mano in aria e materializzò uno specchio, che avvicinò al caduto.

<< Guardati, adesso sei perfetto. >> pronunciò, guardandolo con la coda dell'occhio.

Azhiel voltò lo sguardo verso lo specchio e, con uno scatto d'ira, lo afferrò con i polpastrelli, scaraventandolo sul pavimento. Una piccola scheggia gli ferì una guancia e raccolse con la punta della lingua la piccola goccia di sangue. 

<< Pare che tu sia pronto per fare il grande passo. >> continuò, passandosi una mano nei lunghi capelli corvini.

Azhiel si appoggiò alla gabbia e infilò la testa fra due sbarre. Con un sorriso beffardo pronunciò una frase in aramaico antico, per poi scoppiare in una fragorosa risata, una risata doppia e dal tono mostruoso.
Si passò una mano sulla guancia, ferendosela a sangue e continuando a sghignazzare.

"Sì, proprio perfetto...", pensò l'imperatore. 



Ginevra mosse la mano in un piccolo spasmo. Le lunghe ciglia accarezzarono le guance purpuree quando delle voci, la destarono da quel sonno. Voltò il viso nella direzione dei suoni e aprì lentamente gli occhi, origliando involontariamente. Era ancora incapace di muoversi per lo stordimento.

<< ...non ha lasciato neanche per un istante quel giglio. >> ridacchiò uno dei tre.

Il giglio? Piegò leggermente il viso, la fronte stranamente imperlata di sudore, e scorse il fiore stretto tra le dita. Schiuse le labbra e tentò di emettere qualche suono ma fu tutto futile; la voce era bloccata in gola. 

<< Sembra una ragazza tanto dolce, ma non abbiamo altra scelta se non sacrificare una giovane, se vogliamo davvero ottenere quello da Lui. >> pronunciò un altro.

<< In effetti... meglio preparare il pugnale. >> affermò il terzo.

Ginevra a quel puntò sgranò gli occhi, le lacrime presero a scorrere senza il suo controllo e iniziò inconsapevolmente a tremare.

<< Hey, guardate lì, la donzella si è svegliata... >> continuò uno di loro. 

Si avvicinò al tavolino e prese un fazzoletto che imbevette con una sostanza incolore. Si piegò su di lei e, con un sorriso dolce, lo appoggiò sul viso della ragazza, accarezzandole i capelli.

<< Dormi un altro po'... >>

La ragazza perse velocemente i sensi, tornando in quell'incubo da cui si era appena svegliata.



L'imperatore schioccò le dita e le fiamme della gabbia si spensero, creando del fumo, come una candela che veniva spenta. Azhiel restò immobile un secondo ma, proprio nel momento in cui stava per muoversi, venne circodato dalla ferrea presa di Lucifer. 
Gli coprì gli occhi con la mano delicata mentre sorrise sul suo orecchio. Socchiuse gli occhi, le lunghe ciglia a toccare le guance con una carezza. Il corpo a mezz'aria, i lunghi capelli corvini a fluttuare in aria come se fosse immerso in dell'acqua. Lo guardò con la coda degli occhi, lo sguardo felino.

"Azhiel ... ti mostrerò qualcosa di nuovo", sussurrò, fu un sussurro che rimbombò nella testa del caduto più volte, creando un eco. 

Quando tolse la mano dagli occhi di Azhiel, si ritrovarono sulla terra, in una strada più o meno affollata. 

"Una volta che lascerò la presa su di te, sarai libero di fare ciò che vuoi e sarai visibile" continuò.

Lucifer tolse la mani dal caduto e si allontanò di poco, osservando il suo comportamento. Azhiel divenne subito visibile e, i tre malcapitati che trovò davanti a sé, urlarono per il suo aspetto orribile. 

<< Cosa volete? >> li fulminò con lo sguardo e mosse velocemente la mano in aria, creando un fendente d'aria che li uccise. 

Li guardò con disgusto e passò sopra i loro corpi, camminando indisturbato per le vie della città senza porsi tanti problemi. 
Un mostro era appena stato sguinzagliato tra gli umani.
L'imperatore sorrise mentre vide Azhiel gironzolare e sparire tra le strade.

"Era ciò che ci voleva" ridacchiò, tornando all'Inferno. 



Arrivò sera e, quella particolarmente, era molto fredda. Uno dei tre ragazzi si abbassò su Ginevra e, inclinandole di poco la testa, le fece bere una pozione color verde. Dopodiché tornò al suo posto e insieme agli altri due fece lo stesso. 
La ragazza tossì brevemente e spalancò gli occhi. Si guardò intorno e, da come poté notare, si ritrovò nel centro di una stella maledetta. Sgranò gli occhi preoccupata e si sedette, guardando i tre ragazzi.

<< Cosa... perché lo state facendo?! >> chiese quasi urlando.

<< Quando lo scoprirai sarai ben felice di offrirci il tuo prezioso aiuto. >> rispose uno dei tre. 

La ragazza lo guardò confusa e inarcò le sopracciglia in un'espressione sofferente, sapeva cosa intendeva per "aiuto". A un tratto, la sua attenzione fu catturata dal giglio che non si ostinava a lasciar andare. Il piccolo fiore si illuminò di una luce chiara e luccicante, quasi ipnotizzante. Schiuse le labbra per la sorpresa e lo osservò da più vicino, rigirandolo tra le mani mentre i tre la guardarono confusi.



Azhiel girava ormai da ore, quando, stanco di camminare, si rifugiò sulla spiaggia. Non sapeva perché quel luogo lo faceva sentire nostalgico, né perché avesse così tanto mistero.
Si sdraiò sulla fredda sabbia con l'intento di riposare ma, non appena un brivido lo scosse, spalancò gli occhi. Un odore familiare gli pervase le narici e si alzò di scatto, guardandosi intorno come un animale che aveva appena fiutato la propria preda.
Seguì quella traccia inspirando profondamente e corse all'impazzata per arrivare il prima possibile. Quando percepì un profumo più intenso, era già arrivato in un prato. 
Con gli occhi totalmente neri, guardò la scena da lontano e inarcò di poco la testa. Vide tre persone messe in cerchio e al loro centro una ragazza dall'aria familiare. Si addentrò nel campo di fiori a passo lento ma dopo qualche metro si accorse di aver iniziato a correre. Raggiunse il cerchiò e, con un movimento veloce, lanciò un fendente d'aria che uccise i tre umani. Non sapeva perché l'aveva fatto.
La ragazza sgranò gli occhi, schiuse le labbra per lo stupore e si alzò dal terreno. Il lungo vestito bianco che indossava si mosse sotto le note di una brezza mentre la fioca luce lunare rese visibile l'essere che si trovava davanti. Gli si avvicinò e fece cadere il giglio che l'aveva confortata fino a quel momento.

"Azhiel..." pronunciò con voce tremante mentre delle piccole lacrime le rigarono le guance.

Il caduto deglutì rumorosamente e sgranò gli occhi, le iridi tremarono a ritmo dei battiti del suo cuore. 
Dagli occhi che fino a quel momento erano stati del color della pece, caddero delle lacrime scure che macchiarono le guance segnate dal sangue incrostato. Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, tornarono a essere quell'oceano in tempesta. 

"Ginevra..."





Angolino autrice: Salve a tutti! Eccomi con un nuovo aggiornamento. In estate ho avuto molto da fare perciò non avevo il tempo per scrivere. Spero comunque che il nuovo capitolo vi piaccia e se vi va lasciate una piccola recensione. Alla prossima! ^^ 


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