Lie to me

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


“Chi sono quei due?!” chiese Lightman.

“Erano sul posto quando la polizia è arrivata. Stavano per svignarsela, ma sono riusciti a fermarli in tempo, prima che se la filassero con la loro macchina!” rispose l’agente dell’FBI al suo fianco e indicando l’auto in questione. “Dobbiamo chiarire la loro presenza qui anche se non abbiamo niente per trattenerli a lungo.”

Lo studioso facciale, guardò ancora per un attimo i due fermati e poi spostò lo sguardo verso l’auto indicata.

“Wow!!” esclamò sorpreso e affascinato. “Una meraviglia di auto, oserei dire. Una Chevy Impala del 67, uscita dalla General Motors quasi per sbaglio. Credo che i caporioni dell’epoca ancora si mangino le mani per non averla pubblicizzata come si meritava. Quell’auto è un vero pezzo di storia, Reynolds.” Fece ammirando con adulazione, la macchina ferma in sosta.

Il federale lo guardò stupito di scoprire quel lato del suo pseudo collega di lavoro. “Bene! Ora che ha finito di fangerlare per quell’auto, puoi degnarmi della tua attenzione?”

“Certo!” lo assecondò Lightman. “Ma voglio quei due nella sede della Lightman Group e non all’FBI!”

“Cosa?...e perché?!”

“Perché hanno tanti segreti quanto sono alti!” rispose criptico e un secondo dopo si infilava nella sua macchina.

“E tu lo hai capito guardandoli da quaggiù?!” gli gridò dietro Reynolds.

“Sono pagato e anche profumatamente dai tuoi capi per capire certe cose!” e andò via, lanciando un ultimo sguardo malinconico alla Chevy.


 

Circa un ora dopo, Sam e Dean, erano seduti negli uffici della Lightman Group. Stanze separate ovviamente, su richiesta di Cal Lightman, il titolare.


 

Sam, seduto al tavolo bianco della stanza in cui si trovava, si guardava intorno fissando le grandi vetrate a specchio da cui sicuramente qualcuno stava osservando anche lui. Pensava e ripensava a tutto ciò che era accaduto, a come avevano quasi risolto l’ennesimo caso – dato che il collega del mostro di turno era riuscito a sfuggirli e loro erano stati fermati dalla polizia, quella vera però! - a quello che doveva dire per cercare di tirarsi fuori dai guai, perché, per stare lì dentro, erano decisamente nei guai .

E soprattutto , pensò a quanto erano stati incoscienti e stupidi a non svignarsela subito dopo aver fatto fuori il loro obiettivo soprannaturale.

John Winchester si sarebbe , o meglio, di certo, si stava rivoltando nella tomba, a vedere come erano stati stupidi i suoi due figli.


 

E mentre era concentrato su quei pensieri, la porta della piccola stanza si aprì e una ragazza dai lunghi capelli neri vi fece ingresso. Lei lo guardò appena e con una sottile indifferenza poggiò i fascicoli e l’agenda che aveva tra le mani dinnanzi a lei, poco distanti dal giovane fermato.

“Salve, agente Collins!” fece la ragazza guardandolo con attenzione.

Sam, sbattè talmente impercettibilmente gli occhi che forse nemmeno si rese conto di averlo fatto.

“Sempre se questo è il suo nome!” proseguì la ragazza.

Il cacciatore deglutì. “Certo che lo è!”

Lei alzò un sopracciglio compiaciuta.

“No. Decisamente non è il suo nome!” asserì convinta lei, appuntando qualcosa sulla sua agenda.


 

Ma chi cazzo è questa??, si ritrovò ad imprecare Sam nella sua testa.


 

“Signorina….”

“Già, mi scusi. Mi chiamo Ria Torres e sono qui per farle qualche domanda. Giusto per chiarire la sua posizione in questa indagine e riguardo l’omicidio su cui lei e il suo ..collega.. dite aver indagato.” riassunse brevemente.

“Signorina Torres, le vorrei solo dire che state trattenendo degli agenti FBI sotto copertura senza alcun valido motivo e questo….” Provò a farsi valere il cacciatore in incognito.

“E questo mi creda potrebbe allarmarmi se lei e il suo cosiddetto collega nell’altra stanza foste dei veri agenti FBI. Ma vede, il fatto è che noi lavoriamo molto spesso con il Bureau e possiamo facilmente avere notizie sugli agenti con cui veniamo a contatto. Ma da come reagisce credo che non troveremo nessun Sam Collins o Dean Gabriel nei loro schedari…” continuò l’interrogatrice , soddisfatta della reazione facciale , sempre più impanicata, che leggeva sul volto del giovane che aveva di fronte. “E mi lasci dire che , sono giovane , è vero, ma i Genesis li ascoltavo anche io! Collins? Gabriel? Sul serio?!” detto questo, chiuse la sua agenda e si alzò dal tavolo, intenda ad uscire dalla stanza. Prima di uscire però, si voltò appena verso il ragazzo seduto.

“Devo parlare con il mio capo. Lei , nel frattempo, pensi a qualche altro nome famoso o magari…magari potrebbe dirmi il suo. Quello vero, intendo!!” e uscì, notando chiaramente, gli occhi di Sam che si strinsero su di lei, le spalle che si tirarono indietro come per cercare più sicurezza, la mano che si contrasse istintivamente ma nervosamente sul tavolo.


 

Cazzo!!, esalò mentalmente Sam.


 

Se quella aveva sgamato lui, che di solito era quello più lucido e diplomatico in quelle situazioni con le forze dell’ordine, che diavolo sarebbe successo o stava succedendo con Dean?

Di certo il fratello maggiore, si sarebbe sentito come Luke al cospetto di Darth Vader e il suo controllo mentale.

Il che sarebbe stato un casino. Un vero e proprio casino!!


 

Poco fuori dalla stanza bianca, Torres raggiungeva i suoi colleghi in ascolto, Loker e Foster.

“Allora?!” fece la ragazza alla collega.

“Cavolo, quel ragazzo è un libro aperto sulle bugie.”

“E l’altro non è da meno!” aggiunse Locker , indicando lo schermo da cui venivano le immagini di Lightman in compagnia di Dean.


 

Cal fissava Dean con aria quasi seccata. I suoi occhi sembravano scrutare ogni centimetro del suo viso ma anche dei movimenti del suo corpo. Ogni tanto sembrava che stesse per dire qualcosa, ma poi tirava indietro le spalle e scivolava meglio sulla poltrona su cui era seduto.

Poi un leggero sorriso sornione.

Dean arcuò un sopracciglio e decise di mettere fine a quella specie di gioco del silenzio.

“Ok!, capo. Sono certo di averlo già detto, ma l’ultima volta che qualcuno mi ha guardato così, ci sono finito a letto. Lei è un bel diavolo, ma onestamente ha qualcosina in più che davvero non mi interessa.” disse indicando con il dito indice verso i paesi bassi coperti dal tavolo di legno. “Quindi perché non la smettiamo con questo giochetto dell’intimidazione silenziosa e mi dice perché io e il mio collega siamo finiti qui?!”

Cal gli sorrise ancora e poi si tirò su dritto sulla sedia su cui era seduto in maniera decisamente poco composta come era suo solito.

“D’accordo!”

“Fantastico!” si accodò uno strafottente Dean.

“Chi è il ragazzo nell’altra stanza?!” chiese semplicemente.

“Il mio collega.” disse subito dopo aver impercettibilmente deglutito.

“No, stai mentendo. Chi è ?”

Dean deglutì a quell’asserzione così decisa ma anche lui decise di mantenere la sua posizione menzognera. “Glielo ripeto, lui è….”

“No. Menti ancora.”

“Ma cosa…”

“Il tuo migliore amico?” lo anticipò Cal.

“Senta, non so cosa lei…”

“Il tuo compagno di sotterfugi ?!”

Dean vacillò appena, ma la cosa non sfuggì allo specialista. “Non pensavo si dicesse ancora “sotterfugi”!” provò a svicolare.

“O magari è solo il tuo compagno?!” sembrò volerlo provocare Cal.

“Mi creda è davvero fuori strada. Lei non sa…” stava per dire Dean quando Lightman lo incalzò ancora e fece centro.

“Un parente?”

Sorriso in risposta.

“Un cugino di qualche grado?!” continuò la lista di possibilità fissando ancora quel leggero sorriso sulle labbra del suo interrogato.

“Magari è tuo fratello?!”

Dean tacque improvvisamente, punto nel vivo di quella verità.

“Comincio a stancarmi di questo giochetto, chiunque lei sia, amico. Ora basta!!” si fece improvvisamente serio il cacciatore ancora in incognito.

“Bingo!!! E fratello sia.” asserì soddisfatto Cal. “Maggiore o minore ?”

Il cacciatore sbattè i palmi delle mani sul tavolo di fronte a lui e con aria di sfida fissò gli occhi verdi furenti di frustrazione sull’uomo che aveva di fronte.

“Ne ho abbastanza amico. O lo accusa di qualcosa o lo lascia andare e ce la vediamo tra noi!” sbottò l’interrogato.

“Interessante!!” fece interessato Lightman. “Lui è il minore. Quindi questo , data la tua reazione, nella tua visione delle cose , fa di te…”

“Cosa ?, il fratello maggiore, genio?!” ironizzò Dean, anticipandolo.

“Stavo per dire “quello sacrificabile”!” lo spiazzò Cal.

Dean fece un respiro profondo dopo quella frase. Cercò di riprendere il controllo della situazione e di cercare di essere almeno alla pari con la mente contorta di quel tipo che sembrava essere una macchina della verità di ultima generazione.

Contò piano. Nella mente. Si sforzò almeno di arrivare fino a cinque, ricordando le parole di suo padre John.

Quando sei alle strette, conta fino a dieci e riprendi il controllo. Se non funziona , a cinque , spara!!

Ma data la situazione strana, Dean, credette che il cinque fosse un traguardo più che accettabile per ritornare il freddo cacciatore che perfino l’Inferno temeva. Anche senza fare fuoco.

Anche perché era disarmato.


 

“Che cosa vuole?!” chiese serio e senza più ombra di indecisione.

“La verità!” rispose Lightman.

“Mi creda. La verità , quella che vuole sentire da me, non le piacerebbe.”

“Non mi deve piacere. La devo solo sapere.” Convenne lo specialista.

“E se le dicessi che è una verità che non può sapere?! Che sarebbe così assurda da non sembrare nemmeno la verità?!” sembrò provocarlo Dean.

“Tu mi piaci. È stuzzicante parlare con te, ma questo non cambia quello che sei e che sai e quello che sono e che voglio sapere io.”

“Mi sa che siamo ad un punto morto allora!” fece Dean poggiandosi con la schiena alla spalliera, mentre Cal lo fissava con compiacimento.


 

“Cazzo, lo sta sfidando!” esclamò Locker al di là della stanza. “Era da anni che non avevamo uno scontro del genere. Il ragazzo ha capito il gioco!” disse quasi ammirando il loro “prigioniero”.


 


 

Nell’altra stanza, quella in cui era Sam, Ria era tornata per riprendere il suo interrogatorio.

“Allora Sam, dove eravamo?”

“Alle presentazioni.” replicò ironico Sam, sorridendole.

“Già. A quanto pare lei e suo fratello avete lo stesso stile!” colpì per vedere la reazione del ragazzo che naturalmente non le sfuggì.

“Mio….” ma si fermò e deglutì. “Non so di che cosa…..”

“Oh!!! Tranquillo. Dean non l’ha tradita. Abbiamo solo un modo tutto nostro per capire le cose e Dean da bravo fratello maggiore ha provato a tenerla fuori da questa situazione.”

“Qui non c’è nessuna situazione da cui io debba essere tenuto fuori!”

“Vedremo!” e poi con più decisione. “Da quanto tempo lei e suo fratello ve ne andate in giro per il paese ad immischiarvi in quelli che sembrano essere strani omicidi!?” azzardò furbamente.

“Non ho mai detto che ce ne andiamo in giro per il paese, né che ci immischiamo in quelli che sembrano essere strani omicidi!” sembrò quasi farle il verso Sam.

“Sa che ripetere con sarcasmo una domanda posta è il primo indizio che ciò che si è chiesto è parte della verità?!” lo provocò Ria.

Sam deglutì. “Piccola figlia di….” si ritrovò a pensare. Troppo gentiluomo per dirglielo in faccia??!!

“Senta, finiamola con questa pagliacciata alla Mentalist. Che cosa volete da noi? Non avete prove che ci colleghino a qualsiasi cosa voi crediate che siamo collegati. E le ripeto che noi siamo….”

“Cosa? Agenti FBI? Sottocopertura?” ma prima che Sam potesse mentire ancora, la ragazza continuò. “Ok! Allora mi dia un qualsiasi numero di telefono che mi possa mettere in contatto con un vostro superiore che confermi la vostra posizione.” lo spiazzò passandogli il taccuino e la penna.


 

Fossero stati i bei vecchi tempi, Sam, non avrebbe esitato a tirar fuori il bigliettino con il numero dell’agente superiore Willis ossia uno dei tanti alias del caro vecchio Bobby.

Oppure quello più recente del giovane “boss” FBI “Kevin freaking Solo”.


 

Ma oramai entrambi quei suoi due amici non c’erano più e tutte quelle volte che si erano dovuti infilare nei panni di due agenti federali avevano avuto l’intelligenza di sparire prima dell’arrivo dell’autorità. Quella vera.

Questa volta, però, non tutto era andato secondo i piani, perché quel cavolo di mostro c’aveva messo molto impegno a non farsi ammazzare in fretta e il suo complice era scappato e magari era già pronto da qualche parte a colpire di nuovo.

E loro si erano ritrovati con un cadavere da giustificare e ogni via di fuga impedita.

Ora , a quanto pare, stavano avendo a che fare con delle specie di specialisti della verità.


 

Erano anni che non avevano a che fare con la verità. A meno che non si trattava della verità che legava lui a Dean.


 

“Che cosa volete?!” si ritrovò a chiedere il giovane finto agente.

“La verità.”

“Mi creda. La verità , quella che vuole sentire da me, non le piacerebbe.”

“Non mi deve piacere. La devo solo sapere.” Convenne la ragazza.

“E se le dicessi che è una verità che non può sapere?! Che sarebbe così assurda da non sembrare nemmeno la verità?!”

“Vorrei saperla lo stesso.”

“Ok! Ma ad una sola condizione!”

“Non è nella posizione di dettare condizioni, lo sa questo?!” ribadì Ria.

“Si, ma se non mi fate vedere mio fratello, col cavolo che vi dirò quello che volete!” e questa sì che era la verità.

Ria lo fissò. Nessun battito di ciglia, nessuna titubanza, nessuna variazione nel tono di voce, nessun impercettibile senso di colpa.

La richiesta come la minaccia era assolutamente vera.


 

“Avvisate Cal!” fece Foster, al di la dello schermo che le mostrava quello che accadeva nella stanza.


 

Circa cinque minuti dopo, un addetto della Lightman Group entrò nella stanza in cui Cal e Dean erano ancora intenti a fissarsi e studiarsi come due predatori pronti a scattare uno verso l’altro.

“Dott. Lightman?”

“Sì?!” fece questi senza distogliere lo sguardo dall’uomo di fronte a lui.

“La dottoressa Foster richiede la sua presenza nell’altra stanza.”

“Donne!!” esclamò ironicamente Lightman.

“Sempre sul più bello!” convenne con altrettanta ironia Dean.

“L’ho detto che mi piaci!?, Sì, credo di sì.” Fece mentre si alzava dalla sua sedia.

“Ma non si affezioni troppo, perché andrò via molto presto!” lo provocò ancora , l’altro.

“Non esserne certo, Dean!”

“Lo vedremo.” Rispose il cacciatore mentre il suo strano interlocutore usciva dalla stanza.

Non appena la porta si chiuse, lo sguardo di Dean mutò radicalmente.


 

“Guardate!” esclamò Locker. “E’ passato dalla spudoratezza alla preoccupazione in un battito di ciglia.”

“Naturalmente.” esclamò Cal appena giunto. “E’ preoccupato che sia accaduto qualcosa a suo fratello. Non deve essere una sensazione nuova per lui, dato che ha reagito così velocemente dopo che sono uscito dalla stanza.” E poi guardando Foster, la donna accanto a lui, continuò: “A proposito! Perché sono dovuto uscire dalla stanza?!”

“Perché Sam ha detto a Ria che dirà la verità solo in presenza di suo fratello!” rispose lei.

“Vuole parlare avendo l’appoggio del maggiore?!” ipotizzò Locker.

“In parte. Io credo che questi due condividano molto di più che un semplice lavoro.” Asserì pensieroso. Poi , dando un altro sguardo veloce ma comunque attento ai due ragazzi nelle diverse stanze, ordinò cosa fare. “Diamogliela vinta. Mettiamoli insieme e vediamo quale è la loro verità e se ci prenderanno per il culo, lo capiremo.”


 

Quando Sam fece ingresso nella stanza in cui c’era Dean, chi li osservava dal di fuori, potè notare la non velata sorpresa da parte dei due di vedersi lasciati soli.

Ciò che videro ancora fu un leggero accenno ad un sorriso da parte di Sam e le spalle di Dean che si rilassavano anche se non completamente.


 

Il giovane si sedette accanto al maggiore, tra loro solo sguardi. Gli impercettibili, non per Cal, movimenti degli occhi di Sam verso la porta di uscita.

I leggeri assensi da parte di Dean.

Uno sguardo fugace di tutti e due all’orologio ai loro polsi e poi quello sguardo.

Cal ne fu profondamente colpito. Era uno sguardo preoccupato, ansioso. Era lo sguardo di chi aveva qualcosa da fare ma che sapeva di non poter fare. Era come guardare due soldati pronti all’attacco a cui veniva negata la possibilità di agire.

Due tigri in gabbia.

“Questa è bella. Questa è proprio bella!!” sussurrò solo, prima di avviarsi verso la stanza in cui c’erano i due ragazzi.


 

Quando entrò , gli occhi dei sospettati furono puntati immediatamente su di lui. Fece finta di niente e si accomodò di fronte a loro. O meglio, come al solito, si stravaccò sulla sedia appoggiando il capo su una mano.

“Avanti! Avanti ditemi quello che vi siete appena detti!” comunicò con nonchalance.

I due strabuzzarono gli occhi per la sorpresa di quella richiesta e poi si guardarono reciprocamente. Possibile una cosa del genere?

“Ok, so che possiamo sembrarle tante cose, ma di certo, non siamo stupidi e sappiamo che siamo circondati da microfoni e telecamere. Perciò se va a riguardarsi i video di appena dieci secondi fa, potrà vedere che non abbiamo aperto bocca!” intervenne Dean sporgendosi appena verso il tavolo.

Cal imitò il suo movimento e guadando di sottecchi Sam, rispose.

“Amico, non ho bisogno di parole per capire quando due o solo una persona vuole dire qualcosa. Vedi adesso, per esempio….” fece indicando con il lieve cenno del capo verso Sam. “Tuo fratello, comincia a capire che è inutile mentirmi e la cosa lo sorprende e lo spaventa. Tu….” continuò puntando gli occhi azzurri in quelli verdi di Dean. “Tu….hai le sue stesse emozioni solo che in più vorresti prendermi anche a pugni perché temi che io possa leggere una verità di te che nemmeno tu vuoi sapere o vuoi che sappia il tuo fratellino!”, colpì.

“Figlio di puttana, io…” scattò il maggiore e fermato prontamente dall’intervento di Sam e dalla sua mano sul suo braccio per tenerlo seduto.

“Ok! Ok! Basta così. Non ne usciremo mai da questa cosa se non iniziamo a parlare sul serio!” asserì Sam.

“Ed ecco che la mente comincia ad avere il sopravvento sul braccio!” convenne Cal, ipotizzando i ruoli dei due fratelli.

“Stronzo!” sibilò Dean.

“Me lo dicono in molti!” lo provocò Lightman. “Comunque, Sam ha ragione! Cominciamo a parlare sul serio!” fece appoggiandosi con la schiena alla sedia. “Chi siete? Che cosa fate o meglio che cosa facevate sul luogo di omicidio che dite di non aver commesso? E perché avete l’aria di due che ancora non hanno portato a termine la missione?!” chiese come se avesse appena letto la lista della spesa. Come se si aspettasse che a quelle domande venisse data la risposta più chiara e semplice possibile.


 

Dean rimase fermo a fissare il suo interlocutore. Lo sguardo imperscrutabile, o almeno lui credeva che lo fosse.

Non conosceva ancora Lightman!!


 

Sam, invece, stava riflettendo. Stava studiando al meglio la prossima mossa che dovevano fare per uscire da quella situazione. E uscirne alla meglio.

Prese un respiro profondo, lanciò uno sguardo veloce al fratello al suo fianco e poi agì.

“Siamo Sam e Dean Winchester.” iniziò indicando prima lui e poi il maggiore che strabuzzò gli occhi, fissandolo severamente.

“Sam!!” lo richiamò duramente, il maggiore.

“Siamo cacciatori ed eravamo sul luogo dell’omicidio perché quello che avete trovato morto era un mostro che doveva essere eliminato e quando dico mostro lo dico nel senso letterale della parola.”

“Sam!!” esclamò ancora e con più ammonimento Dean.

“E abbiamo l’aria di chi non ha ancora portato a termine la missione perchè quel mostro aveva un complice che purtroppo ci è scappato e sappiamo, di certo, che si sta preparando a colpire di nuovo, ad uccidere di nuovo. Perché è questo quello che fanno i mostri. Uccidono e lo fanno….” e posò per un attimo lo sguardo sul maggiore che poggiò le spalle contratte alla sedia con aria frustrata.“…e lo fanno fin quando qualcuno come noi non riesce a fermarli.” concluse Sam , quasi sollevato per quella spiegazione tanto vera quanto assurda.


 

Cal lo guardò intensamente. Studiando ogni suo lineamento. Ogni increspatura o ruga del giovane viso. Ogni possibile tremore o indecisione del tono della voce.

Studiò lo sguardo sorpreso e a dir poco furioso dell’altro.


 

“Ora Lightman chiama la neuro!” ironizzò un tecnico al di fuori della stanza, da cui Torres, Locker e Foster stavano assistendo all’interrogatorio.

“Non credo proprio!” si ritrovarono a dire simultaneamente i tre scienziati.

“Non può essere la verità!” fece Foster.

“O forse il ragazzo è paranoico e quindi è convinto di quello che dice!” ipotizzò Locker.

“Credimi, quel tipo è tutto tranne che paranoico. Anzi, è fin troppo sveglio!” replicò Torres che aveva interrogato per prima Sam.






N.d.A.: Ok! diciamo che lascio tutto nelle vostre mani e ci rileggiamo alla fine della seconda parte, che poi sarà il finale!!

Baci, Cin!


 

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


“All’anima del “teniamo per noi gli affari di famiglia”, Sammy!” sbottò Dean, guardando ancora in cagnesco il fratello minore.

“Oh!! Andiamo Dean!! Questo tipo e tutti i suoi assistenti sono delle macchine della verità ambulanti. Non abbiamo detto una sola cosa che non siano riusciti a sgamare come menzogna!” rispose quasi con tono di rimprovero.

“Già!! e dopo questa tua uscita, come credi che si risolveranno le cose?!” domandò sarcastico il maggiore. “Come credi che si metteranno le cose per noi, genio!!?”

I due battibeccarono tra di loro per alcuni momenti, quasi dimentichi che non erano soli nella stanza.

Che l’uomo seduto di fronte a loro non faceva altro che fissarli, studiarli e leggere la loro verità.


 

“Ok! Basta così!” si intromise con la sua voce tipicamente stridula e seccata, Lightman, facendoli tacere. “Siete quasi più fastidiosi della mia ex quando litigate!!”

Li fissò ancora e poi spostando lo sguardo appena dietro le spalle dei due giovani, fece cenno a chiunque li stesse osservando di fermare la registrazione dell’interrogatorio.


 

“Spegni tutto!” ordinò Foster.

“Ma cosa diremo all’FBI quando ci chiederanno le…” chiese stupito Locker.

“Interruzione dell’elettricità, black-out del sistema operativo, un semplice corto circuito. Qualcosa diremo, ma se Cal vuole spegnere tutto, ci deve essere un motivo, quindi, spegniamo tutto.”

Il ragazzo obbedì disattivando video e audio e in quel momento esatto, come accadeva quando si spegnevano i computer, la stanza degli interrogatori, si oscurava e chi era all’interno non era più visibile o udibile a chi era fuori.


 

“Siamo soli, da adesso in poi!” fece Cal, sistemandosi meglio sulla sedia.

I due cacciatori notarono, quasi strabiliati, della mutazione luminosa della stanza. I vetri divennero bianchi opachi. Nessuno poteva vedere fuori e , dando fiducia a Cal, nessuno poteva guardare dentro.

“Che è successo?!” chiese Dean, guadandosi intorno.

“Ho fatto interrompere audio e video. Nessuno ci vede e nessuno ci sente.”

“Ok e che cosa starebbe a significare!?” si fece avanti Sam.

“Che vi credo.” Lo spiazzò Cal.

“Lei crede a quello che ha detto Sam?!” replicò dubbioso Dean.

“Sì! Che mi prenda un colpo, sì, ci credo!” gli rispose con convinzione , l’altro.

“Perché?” esclamò incredulo Dean.

“Perché non c’era ansia nella tua voce..” disse rivolgendosi al minore. “…. perché mi hai guardato dritto negli occhi mentre me lo dicevi. Diversamente avresti guardato in basso e a destra, ma non lo hai fatto. Perché non hai deglutito quando hai finito di parlare, tipico di chi invece mente. Perché tu…” continuò, poi, spostando l’attenzione su Dean. “…tu eri sinceramente infuriato quando lo hai sentito dire quelle cose e le tue spalle erano contratte e sollevate. Le tue dita contratte. Perché il tuo sguardo era preoccupato e severo mentre lui parlava.” concluse la sua spiegazione.

Dean e Sam restarono per qualche secondo in silenzio. Si fissarono cercando uno nello sguardo dell’altro, la fiducia da dare all’uomo che li stava osservando di rimando.

Poi il maggiore si poggiò allo schienale. “Cazzo!!” esclamò solo e poi rivolgendosi al fratello gli diede via libera. “Ok! Sammy, fagli il discorsetto!”

Sam sorrise a quell’esclamazione. Sapeva che quando il fratello gli diceva così voleva intendere “Digli cosa c’è nel buio, ma cerca di non fargli venire un infarto o fargliela fare nei pantaloni!


 

Cal, prima che Sam iniziasse, con il suo solito sguardo sprezzante puntò il dito verso i due : “Vi piace davvero tanto parlare senza dire niente, vero?!”

“Diciamo che è una nostra caratteristica!” rispose il maggiore.


 

E a quel punto Sam raccontò il perché del loro arrivo in città, di come avevano rintracciato il mostro, di come lo avevano ucciso e purtroppo di come il complice era riuscito a fuggire. Gli rivelò che quello scampato ben presto avrebbe colpito di nuovo, perché avrebbe avuto bisogno di sfamarsi e di come il tempo per muoversi e fermarlo stava finendo.

Disse tutto, non prima di aver iniziato il suo “discorsetto” con la tipica frase: “C’è il male là fuori. Il vero male. Quello creato da mostri, demoni e creature soprannaturali!”

E Cal l’aveva ascoltato e cosa più incredibile, sia per lo scienziato che per i due cacciatori, gli aveva creduto.


 

“Ok! Diciamo che da uno come me , che fa il mio lavoro ed è il migliore nel farlo, non è il caso si senta dire “Diamo per scontato che sia la verità..”, ma la situazione qui è decisamente assurda, quindi….” e sospirò pesantemente. “Dando per scontato che sia la verità. Come lo troverete? e soprattutto come lo fermerete?!”

Intervenne Dean.

“Un mostro come lui l’ho cacciato solo una volta in vita mia a Nyack, New York, nel giugno del 2003. Come è successo qui, il fegato strappato via dalle vittime per essere mangiato.” riassunse in breve. “Solo che qui a colpire erano in due. Uno lo abbiamo fermato, l’altro purtroppo c’è scappato.”

“Gli stavamo andando dietro quando i suoi amici dell’FBI ci hanno bloccato.” precisò Sam.


 

Cal, a quel punto, si alzò dalla sua sedia e iniziò ad andare in giro per la piccola camera insonorizzata. I due cacciatori , vedevano, capivano che l’uomo stava decidendo cosa fare e come farlo.

“Lightman ?!” lo richiamò Dean, subito ripreso dal minore.

“Aspetta, Dean. Dagli tempo!”

“Non abbiamo tempo, Sammy. Quel bastardo può colpire da un momento all’altro mentre noi siamo qui a giocare ad “obbligo o verità”!!” esclamò ansioso l’altro.

“Ho sempre odiato quel gioco!” si intromise Cal mentre ancora rifletteva. “Mai nessuno che dicesse davvero la verità!”

“Lightman, deve farci uscire!” rinsaldò Dean. “Deve darci la possibilità di fermare quel mostro!” e questa volta la sua voce era quasi supplichevole tanto che lo scienziato fissò sorpreso i suoi occhi chiari in quelli verdi del ragazzo.

“Lo sai….lo sapete che accadrà un gran casino se vi faccio uscire da qui?!” domandò retoricamente. “Potrebbero farmi chiudere. Levarmi la licenza. Radiarmi dall’albo. Nel peggiore dei casi perfino arrestarmi per complicità. Perderei tutto, compresa la custodia di mia figlia.”

“Lo so…lo so che è tanto quello che stiamo chiedendo…” si fece avanti Sam. “…lo so. Ma ci sono delle vite in gioco, vite innocenti, vite che non hanno nessuna colpa se non quella di risultare appetibili per un mostro sanguinario!” cercando di far leva sulla coscienza dell’uomo. Aveva comunque capito che Lightman era un brav’uomo.

“Ascolti…” propose allora Dean, sapendo che Sam lo avrebbe appoggiato pur di salvare degli innocenti. “Ci faccia uscire da qui, venga con noi. La proteggeremo mentre diamo la caccia a quell’assassino. Vedrà con i suoi occhi quello che accade lì fuori dove nessuno guarda e quando tutto sarà finito, se non avrà altra via di uscita, ci riporterà qui e ci riconsegnerà all’FBI!”

“Sì!” convenne deciso anche il minore dei fratelli.


 

La sorpresa fu palese sul volto dello scienziato. Il patto proposto da Dean era assurdo eppure i due giovani non stavano mentendo. Davvero sarebbero tornati con lui e si sarebbero lasciati consegnare alle autorità.


 

La decisione era presa.


 

Cal andò verso la porta, l’aprì e richiamò Foster. La fidata collega.

“Cal, che succede?!” chiese lei.

“Chiama Reynolds, in via confidenziale…” disse ammiccando al suo solito modo quando voleva convincerla. “Digli che devo confrontare la mimica di questi due con le loro reazioni sul posto dell’omicidio.”

“Ma cosa…”

“Per favore, Gillian. Devi fidarti di me, questa volta!”

“Lo sai che io mi fido sempre di te!”

“Lo so, tesoro!” le sorrise lui.

“Che altro devo dirgli?!” chiese ancora la psicologa.

“Che lo chiamerò io non appena avrò finito il confronto e il sopralluogo e potrà venirci a prendere.”

“Ok!” fece lei anche se un po’ titubante. E poi: “Cal?!” lo richiamò.

“Sì, tesoro!?”

“Stai per metterti nei guai, Cal?!”

“Io? Nei guai?” replicò ironico sorridendo al sorriso stentato di Gillian. “Quando mai!?” scherzò ancora e fece cenno ai due di seguirlo.


 

Foster lo vide andar via. Cal era circa 1.70 ma in mezzo ai quei due sembrava davvero basso. Questa era l’unica cosa che si era costretta a pensare per non pensare a quello in cui si stava andando a cacciare il suo amico e collega.

“Ma dove va?!” , la voce di Locker la raggiunse destandola dai suoi pensieri.

“A risolvere un caso, per quello che ho capito!”

“Con quei due?!” aggiunse Torres.

“Sapete com’è Cal. Se non si mette nei guai, non si diverte!” asserì cercando di nascondere l’ansia. “Forza, torniamo a lavoro!” e lei per prima andò nel suo ufficio per chiamare Reynolds all’FBI e comunicargli ciò che aveva chiesto Lightman.


 


 

Quella sera stessa e tre lunghe ore di appostamento dopo, Cal e i due cacciatori, seduti nell’Impala, tenevano ancora sottocontrollo quello che prima che iniziasse tutto, Sam e Dean, avevano individuato come il nascondiglio dei due mostri.

“Wow!! Questa macchina è davvero un gran pezzo da museo!!” se ne uscì Cal, cominciando a sentirsi insofferente per quel “non fare” niente.

“Ehi!! Potrei anche convincermi che potrebbe iniziare a starmi simpatico…” sbottò Dean. “… ma chiami di nuovo la mia macchina “pezzo da museo” e la uccido!” lo minacciò offeso Dean mentre accarezzava il volante della sua Baby. “Scusalo Piccola, lui non ti conosce!” sussurrò, anche se sia Sam che Cal poterono sentirlo. Ma se per Sam quelle “avance” erano del tutto normali, per Cal, no.

“Caspita e ci credi anche!!” affermò Lightman fissando il maggiore e alludendo al fatto che Dean era davvero convinto che la macchina godesse di quelle attenzioni.

“Io gli sparo!” sbuffò seccato il maggiore.

“Ok! Ma fallo dopo!” asserì improvvisamente serio e teso, Sam e indicando ai due, il loro obiettivo che con aria circospetta entrava nella fatiscente casa che stavano tenendo sottocontrollo.

“D’accordo! Ci siamo!” fece improvvisamente concentrato Dean. “Ligthman, resti in macchina. Io e Sam ci occuperemo del nostro amico e poi metteremo fine a questa storia.”

“Sa usare una pistola?!” chiese Sam, porgendogliene una.

“Sì, ma preferirei evitare di…”

“Va bene! Mi ascolti!” intervenne Dean. “Ha detto che ha una figlia, giusto?” prendendo la pistola dalle mani del fratello.

“Sì! E cosa c’entra?!” acuendo la voce un po’ per la domanda che gli era stata posta , un po’ per la più che dovuta preoccupazione.

“Questa pistola è caricata con dei proiettili speciali che possono uccidere quel bastardo. Se io e Sam dovessimo fallire e lei si trovasse faccia a faccia con quel mostro, mi creda, questa….” disse porgendogli con più decisione. “…è l’unica strada che le permetterebbe di rivedere la sua bambina.”

“Ma se fallite voi, che possibilità ho di riuscirci io!?” chiese ancora mentre i due uscivano dalla macchina.

“I mostri si aspettano i cacciatori, ma di certo non si aspettano che dei semplici umani sappiamo come farli fuori. La veda così, Cal. Lei è il Jolly della situazione!” disse Dean.

“Mi sbaglio o tuo fratello mi ha appena dato del pagliaccio!?” ironizzò.

“Se lo ha fatto non ne aveva intenzione!” si giustificò Sam

“Stai mentendo!” lo spiazzò Cal.

“Ha ragione. Ma Dean è……Dean ed è fatto così!”

“Questa è la verità.”

“Ok! Voi due quando avete finito di scambiarvi confidenze, avremmo un mostro da fare fuori.” li richiamò il maggiore.


 

Cal vide i due giovani avvicinarsi con circospezione alla casa. Dean, scelse l’entrata principale. Sam, si avviò a quella sul retro.

Per quanto l’adrenalina gli correva veloce dentro, Lightman, sentiva comunque una certa ritrosia a scendere dalla macchina anche perché, Dean aveva parcheggiato in modo che la finestra che dava sul soggiorno fosse in piena vista e fu proprio da quella aperta visuale che lo scienziato potè vedere lo scontro furioso che avvenne da lì a pochi minuti.

Vide la furia del mostro abbattersi su Dean, vide le sue fauci cercare di squarciargli il petto, vide l’intervento provvidenziale o forse calcolato al secondo da parte di Sam che colpiva il mostro con la sua pistola lasciandolo a terra senza vita e fu solo allora che scese velocemente dalla macchina e raggiunse i due all’interno della casa.

Giusto in tempo per vedere la pelle dell’ormai mostro defunto diventare sorprendentemente diafana, quasi traslucida tanto che era quasi possibile vedere ogni vena al di sotto della pelle stessa.

“Ma cosa…” sussurrò appena. Per la prima volta a corto di parole.

“Lightman, il mostro. Mostro, Lightman!” ironizzò Dean, come se li avesse appena presentati.

“Che mi prenda un colpo!” esclamò Cal, spostando poi, lo sguardo più che sorpreso sui due cacciatori, abbastanza affannati.

“Non qui, per favore!” fece Dean. “Ce n’è già uno di cadavere!!” scherzò ancora.

“Dean, per favore!” lo richiamò Sam, facendogli notare lo sguardo decisamente disorientato del loro ospite.

“Ok! Ok!” si scusò il maggiore alzando le mani in segno di resa e poi guardando l’uomo di fronte a lui, notò quell’evidente spaesamento. “Cal, sta bene?!” chiese seriamente.

“No. Decisamente , no.” fu la risposta acuta per lo straniamento.

“Lo so. È sempre così per chi non sa la verità e poi se la ritrova chiara davanti agli occhi!” gli rispose Dean, rispondendo a quella che era stata una delle domande di Cal, mentre erano alla Lightman Group.


 

Questa volta, i due cacciatori fecero in tempo a far sparire il corpo a loro solito modo. Una bella buca, benzina, un accendino e via.

Cal, almeno quello, se l’era voluto risparmiare.


 

Quando Sam e Dean fecero ritorno da lui, lo trovarono seduto ad una sedia e con delle corde ai piedi.

“E questo che significa?!” chiese Dean, sorpreso.

“Se fossi più coraggioso e non avessi una soglia del dolore bassissima, vi direi di darmi un bel pugno e mandarmi ko…..” e fece un allarmato passo indietro quando vide Dean caricare già il pugno e fare un passo verso di lui. Fu Sam a fermare immediatamente il maggiore, trattenendolo per un braccio e guadandolo male, specie quando Dean fece la faccia delusa. “..ma onestamente vorrei evitarlo.” concluse sollevato, Cal.

“Già, anche noi. Quindi , che significa?!” ripetè Sam scuotendo il capo all’espressione afflitta di Dean.

“Legatemi. E quando Reynolds verrà a prendermi tra meno di mezzora, gli dirò che mi avete legato e ve la siete data a gambe. Perché onestamente credo che voi non siate nuovi a sparire quando arriva la cavalleria!” asserì Cal.

“Diciamo che abbiamo molti fan tra le forze dell’ordine!” convenne Dean, quasi con una punta di orgoglio.

“Cal, passerà dei guai!” riflettè il minore.

“Tranquillo, so come cavarmela in questi casi. E poi, tutto sommato, su di voi ancora non c’era alcuna accusa. Siete stati portati alla Lightman solo per dei chiarimenti. I capi di Reynolds ancora non sapevano niente di voi . Quindi , diciamo che eravate e resterete dei delinquenti di passaggio.” fece l’altro.

“Ma allora perché questa sceneggiata?”

“Perché mi piacciono le uscite plateali!” ironizzò Cal.

“Vuole comunque avere le spalle al sicuro!” convenne Dean e sorrise all’annuire di Cal.


 

Quando Dean ebbe finito di legare ben bene Cal, tra i due uno scambio muto di riconoscimento.

Poi , tutto ritornò normale.


 

“Avanti! Chiedimelo!” lo incoraggiò Cal senza che il cacciatore avesse detto qualcosa. Dean però era curioso e forse anche preoccupato e assicurandosi che Sam fosse abbastanza distante da loro, cedette.

“Che cosa potevi leggere in me, su di me, che io non sarei in grado di confessare a mio fratello?!” azzardò.

Cal sorrise, sistemandosi alla meglio peggio sulla sedia fatiscente. “Che moriresti per lui!”

Dean sorrise ironico, quasi deluso. “Sam lo sa questo.”

“Ma quello che Sam non sa è quello che ti ho visto in faccia adesso, Dean!” lo spiazzò, turbandolo.

“Cosa avresti…”

“Che sembra quasi tu non aspetti altro!” e questa volta lo scioccò, ma Dean non ebbe modo di replicare o giustificarsi o solo provare a mentire ancora, perché Sam si avvicinò, quindi il maggiore ripiegò verso ben altro.

“Grazie per l’aiuto dottore!” fece, evitando lo sguardo dei due.

“Prego, anche se stai mentendo!”

“Cos…?? Io non sto mentendo!!” stridulò l’altro.

“Sì, e lo stai facendo anche adesso che dici che non stai mentendo!!”

“Dio!! E’ estenuante parlare con te!”

“ Questa è la verità!” rispose compiaciuto Cal.

“Ma…” esasperato al massimo. Poi si arrese. “Ci rinuncio. Spero di non rivederti mai più!”

“Vedi??? Anche questa è la verità!” convenne ancora lo scienziato.

“Oddio. Basta così. Ti aspetto in macchina , Sammy!” esclamò frustrato il maggiore mentre si avviava verso l’Impala.


 

Sam, rimase un altro po’ con quel loro improvvisato e inatteso complice, assicurandosi che le corde fossero strette ma non tanto da arrecare dolore.

“Senti, dottore.” iniziò il giovane. “Spero che tu davvero capisca che quello che ti dirò è la verità, ma tanto lo so che lo capirai. Ma…” fece prendendo fiato o forse coraggio. “ ….ma grazie davvero per il tuo aiuto. Per quello che ci stai dando con i tuoi amici dell’FBI o meglio per non aver chiamato i tuoi amici dell’FBI; per questa via d’uscita che ci stai dando adesso. Anche se non avevano niente contro di noi, ci avevano preso comunque in consegna. Potresti finire nei guai anche se ormai credo di aver capito che sei uno che ci si diverte in mezzo ai guai!”

“Non sai quanto, Sam!!” sembrò volerlo rassicurare Cal. “Dove andrete adesso?!”

“Come mi ha detto Ria quando mi ha interrogato : “da qualche altra parte in giro per il Paese ad invischiarci in omicidi che sembrano un po’ troppo strani!”!” rispose sorridendo.

“Sì. Giusto!”

“Non offenderti ma anche io spero davvero di non rivederti più. Cavolo, con quello che fai, manderesti al diavolo il 90% del nostro lavoro.” asserì pensieroso Sam.

“Sul serio?!”

“Se ci togli il momento in cui facciamo fuori il mostro, noi non facciamo che mentire per tutto il tempo rimanente!!” spiegò ironico il giovane cacciatore.

I due, anche se con difficoltà a causa delle corde, si strinsero cordialmente la mano in segno di saluto.

“Ok! Credo che sia il momento di andare e Cal….”

“Sì?!”

“Ora sai qual’è la nostra verità!” disse Sam, indicando anche suo fratello nella Chevy. “Quindi….occhi aperti. Per il bene tuo e di quelli a cui tieni. E se qualcosa ti risulta strano , nel senso del nostro strano, chiama!” lo invogliò con decisione.

“Già…. “strano”!!” fece eco Lightman. “Ma sai una cosa?!”

“Cosa?”

“Sapendo come stanno le cose, ora come ora, davvero non avrei voluto conoscere la verità. È difficile guardare fuori e credere che tutto sia quello che vediamo e basta.”sostenne forse deluso da quello che ora sapeva.

“Lo so. Ti capisco. Per me è stato così all’inizio!”

“Cosa è cambiato?!” chiese.

“Quando ci nasci in quella verità, ci cresci dentro. Quando diventa ciò che mangi e sogni ogni giorno e notte della tua vita, non puoi non accettarla.” spiegò con una certa amarezza Sam.

“Buona fortuna, Sam!”

“Buona fortuna anche te, Cal!” e sorrise quando vide Lightman sporgersi con la testa verso la finestra da cui poteva vedere Dean nella macchina.

“Ehi??!” lo richiamò lo scienziato.

Il maggiore dei Winchester si voltò e lo fissò in attesa di qualunque cosa l’uomo stava per dirgli.

“La tua macchina è un vero schianto!” disse a voce alta perché Dean sentisse.

Il cacciatore udì perfettamente e sorrise accarezzando il volante che stringeva tra le mani.

“Lo so!!” rispose in modo che Cal sentisse.

“Vedi!! Anche questa è una verità!” convenne con aria compiaciuta, mentre Sam si infilava in macchina accanto al fratello.


 

I due Winchester gli sorrisero un ultima volta e poi il motore dell’Impala tuonò e Cal restò a fissare la potente auto nera che si allontanava paradossalmente in incognita tra le tante auto della Capitale.


 

Quando Cal dopo aver fornito tutti i particolari, i suoi particolari, di ciò che era successo in quel posto, Reynolds decise che era meglio lasciar correre. Infondo l’FBI durante quel caso aveva avuto ben altre tracce da seguire e i due intrusi erano passati in secondo piano, quindi per il bene di Cal e della Lightman, abbozzò un frustrato: “Un giorno non ci sarò più io a pararti il culo, Cal!”

“Che Dio mi aiuti allora!” fu la risposta ironica.


 

A chilometri di distanza, nell’Impala, i due cacciatori, si scambiavano i loro soliti sguardi pieni di “Ok! Lo dico io o lo dici tu?!”, quando ad un certo punto, fu Dean ad interrompere quel silenzioso discorso.

“Sono curioso!” esordì.

“Caspita!! Non lo sapevo!” ironizzò Sam.

“Spiritoso.” Accusò l’ironia il maggiore con un mezzo sorriso. “Comunque. Perché ?”

“Perché, cosa?!” chiese di rimando Sam.

“Perché in quella stanza, con Lightman, l’unica cosa che ti è sembrata giusta dire è stata la verità? La nostra verità?” chiese con curiosità ma anche apprensione.

Sam lo fissò, serio. Ci pensò su un attimo.

“Mentire non avrebbe avuto senso. Non so come facesse, ma quel tipo riusciva a capire anche solo se stavamo per mentire, quindi continuare con quella messinscena o cercare di inventarsene un'altra, non avrebbe avuto senso. E poi….”

“E poi?”

“E poi mi sembrava, anzi, mi sentivo certo che era uno a posto e di cui potersi fidare. In fondo era uno dei buoni, no?”

“Sammy, sai quante persone come Cal Lightman giocano nella squadra dei cattivi anche se sembrano dei candidati alla santità?!” sembrò voler ancora insegnare il maggiore.

“E’ questa la differenza, Dean!”

“Non ti seguo.”

“Lightman è uno ben lontano dalla santità. Vuole aiutare chi ha subito un torto, cerca la verità e non ha paura di giocare sporco o peggio; sporcarsi le mani fino a raggiungere il limite della legalità e a volte superarlo. Ti ricorda qualcuno?” fece alzando in modo innocente le sopracciglia.

Dean lo fissò con quel suo solito sguardo che pareva volerlo sempre rimproverarlo quando non riusciva a rispondere a tono a quel nerd del suo fratellino.

“Io…io non…”

“Dimmi che non ho ragione!” rinsaldò il minore.

“Io non sono come Lightman.” piagnucolò imbronciato Dean. “Sono più simpatico. Di certo più alto e senza ombra di dubbio più….”

“Più?” lo incalzò il minore.

“Più…..affascinante!” asserì deciso

“Te lo concedo. Anche se pensavo che stessi per dire intel…”

“Chiudi il becco, Sammy, o finisci il viaggio verso casa nel bagagliaio!” lo minacciò il maggiore con tono severo.

“Come siamo permalosi!”lo provocò ancora sorridendo allo sbuffo frustato del fratello alla guida che mise fine a tutto alzando il volume della radio.

“……Fai correre veloci i tuoi piedi

è arrivato il momento in cui tutti andiamo giù....

Osi guardarlo dritto negli occhi?

 

Perché ti manderanno giù, giù fino all'oscurità

Sì, e andranno avanti a cacciarti, finché non cadrai

E ti cacceranno finché non te ne andrai

Così non potrai strisciare più….”


 

Dopo qualche altra nota e un altro paio di strofe…

“Ehi! Dean?!” fece Sam.

“Che c’è!?”

“Ti va di giocare al gioco della verità!?”

“Stronzo!” fu la risposta decisamente poco sagace di Dean.

“Fesso!!” la risposta scontata.


 


 






N.d.A.: Ok! Di questa non so proprio che dirvi. Spero vi piaccia e che qui e là vi diverta!!

Io mi sono divertita a scriverla.

Spiegare in così poche parole il personaggio di Lightman è impossibile, ma spero di avervi reso l’idea di quanto sia assurdo e intrigante al tempo stesso. Io lo adoro!!!


 

P.s.: la canzone alla fine è dei Kaleo: “Way down we go”. Fantastici! Hanno un rock che oserei definire alla SPN. Li ascolti e vedi i due bros nell’Impala. Non so se mi spiego.

E mi ha sorpreso leggere che anche i J2 ne sono “fan” e che i Kaleo sono andati perfino a trovarli sul set di SPN e sono stati insieme mentre c’era la con di Seattle.

Questo il link , per chi volesse ascoltarla e magari appassionarsi a questo gruppo.

https://www.youtube.com/watch?v=0-7IHOXkiV8


 


 

Baci, Cin!!!!


 


 


 

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