Our is love.

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** "L'errore più bello della mia vita." ***
Capitolo 3: *** "Amo qualcun altro." ***
Capitolo 4: *** "Tu sei felice?" ***
Capitolo 5: *** "Siete la cosa migliore che mi sia mai capitata." ***
Capitolo 6: *** "Andrà tutto bene quest'anno, anche perché stiamo insieme." ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come la calmi la voglia di abbracciare una persona quando non puoi farlo?”

 

L'amore è strano. L'amore è diverso e varia da persona a persona. Quando qualcuno si innamora, viene attratto da tutto: dagli occhi, dal viso, dal sorriso, dalla risata, dai gesti che è solito fare, dal carattere, dai periodi tristi e da quelli felici, dai difetti e dalle imperfezioni, ma soprattutto dall'anima. Che cos'è l'amore, se non un combaciarsi perfetto di anime? E chi ha mai detto che quelle anime possono essere solo due? Cosa ti impedisce di stare con due persone se quelle ti fanno sentire finalmente nel posto giusto? Niente, solo te stesso e gli ostacoli che ti poni.

Percy Jackson, figlio di Poseidone, ormai famoso sia al Campo Mezzosangue che al Campo Giove per le sue imprese, era giunto a quesa conclusione dpo due settimane di attenta riflessione. E per 'attenta riflessione' si intende che non aveva pensato ad altro, che fosse giorno o notte, mattina o pomeriggio. Due settimana di completa confusione, che ormai non si ripresentava da un mese. Un mese fatto di amore, gioia e sensazioni che non aveva mai provato.

Erano passati esattamente ventotto giornida quando aveva lasciato la sua ormai ex-ragazza, Annabeth Chase, figlia di Atena, e questa ancora lo guardava male ogni volta che passava e non aveva intenzione di rivolgergli la parola. Ma a Percy non importava, soprattutto quela mattina, mentre si dirigeva sorridendo verso il suo 'piccolo' segreto. Bussò alla casa uno secondo il loro segnale, ovvero tre volte e velocemente, e subito Jason gli venne ad aprire, lo trascinò dentro e lo salutò con un bacio che di casto aveva ben poco.

“Buongiorno anche a te, amore.” disse il figlio di Poseidone.

“Mi sei mancato.” sussurrò Jason.

“Ci siamo visti questa mattina a colazione.”

“Ma non così.” e detto ciò, lo baciò di nuovo.

“Dov'è Nico?” chiese il moro, quando si staccarono, accomodandosi sul letto dell'altro. In quel momento la porta del bagno di spalancò, mostrando il figlio di Ade che accennò un sorriso a Percy. Nico salì a cavalcioni sulle gambe di Percy e i due si baciarono, mentre il biondo sorrideva a quella scena. Ci era voluto un po' di tempo per far si che ognuno di loro non si sentisse a disagio vedendo gli altri due in atteggiamenti intimi. Dopo uqlche minuto Nico si ritrovò steso sulle gambe di entrambi, mentre Percy aveva la testa appoggiata sulla spalla di Jason.

“Ieri Piper mi ha chiesto di nuovo come mai tu l'abbia lasciata -esordì Percy rivolto al figlio di Giove- le ho ripetuto per la centesima volta che non lo so.”

Jason alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

“Prima o poi dovrà farsene una ragione. Sia lei, sia Annabeth, sia Will.”

A sentire il nome del figlio di Apollo, Nico grugnì.

“Quella statua di Zeus mi inquieta, sembra che ci guardi.Disse cercando di cambiare argomento.

“Già -annuì Percy- oggi è esattamente un mese che stiamo insieme, giusto?”

“Si -rispose Jason- ma cosa c'entra adesso?”

“Beh, dobbiamo festeggiare. Se proprio quella statua ci deve guardare, diamogli uno bello spettacolo.”
“Pensi sempre alla stessa cosa...”

Poi fu solo un miscuglio di lingue che si toccavano, corpi che venivano esplorati da mani sicure, labbra mai sazie, brividi che scorrevano lungo la schiena, gemiti che finalmente non avevano paura id uscire, così come le emozioni e i 'ti amo' che troppe volte dovevano venir seppelliti.

 

Percy Jackson, Jason Grace e Nico Di Angelo si amavano, ma lo avevano scoperto solo un mese fa, quando per la prima volta erano finiti a letto insieme.



*ANGOLO AUTRICE*
Io ho sempre amato i perjasico, e mi sembra d'obbligo dedicargli una Fanfiction seria. Non so quanti capitolo saranno, potrebbero esserne venti o cinquanta, ma prometto che ci lavorerò molto. Penso di mettere un capitolo alla settimana. Quindi, sabato prossimo, nuovo capitolo!
Sciao sciao
-Fonissa

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Capitolo 2
*** "L'errore più bello della mia vita." ***


Attenzione. Questo capitolo è ambientato un mese prima del precedente.
-Provaci.
-E se va male?
-Provaci di nuovo.

Percy guardava il soffitto, mentre la ragazza bionda era stesa nuda al suo fianco. Avevano appena fatto l'amore è Annabeth si era addormentata. Il ragazzo aveva cercato di riposarsi affianco della sua fidanzata, ma non ci riusciva, così continuava a rigirarsi e a sospirare. Avrebbe dovuto essere felice: finalmente, dopo una settimana, era riuscito a trovare tempo per stare in intimità con la figlia di Atena. Ma l'unica cosa che provava era angoscia e pentimento, e purtroppo conosceva la causa di tutto ciò. Quella volta con Annabeth non aveva provato le stesse sensazioni di sempre, niente brividi, niente emozioni, per lui era stato tutto meccanico, solo del semplice sesso. E i motivi di ciò erano ben due: uno aveva la pelle candida e due occhi simili a buchi neri, l'altro i capelli biondi e occhi color del cielo contornati da occhiali. Possibile che ogni volta che provava a parlare con uno dei due, riguardo quei primi baci che si erano scambiati poco dopo la sconfitta di Gea, finivano per baciarsi di nuovo per poi scappar via piangendo?
Senza contare tutte le volte che Percy aveva visto Jason e Nico fare lo stesso. Erano tutti e tre intrappolati in un tira e molla continuo, un cerchio infinito, da cui prima o poi uno di loro sarebbe stato escluso, rimanendo in disparte solo e deluso. O forse no. 
Percy sgranò gli occhi, si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliare Annabeth, si vestì in fretta con gli stessi abiti che erano stati lanciati a terra solo un'ora prima e uscì dalla casa di Poseidone correndo. Provò a vedere sia nella casa di Zeus che in quella di Ade, ma non c'era nessuno dei due ragazzi. Dove si erano cacciati? Si alzò il cappuccio, coprendo la parte superiore del viso, cominciando a sfrecciare per tutto il campo, cercandoli ovunque. 
Stava quasi per arrendersi, quando all'improvviso le sue orecchie catturarono la voce di Nico:
"Basta!"
Seguì le voci fino ad arrivare vicino alla spiaggia. Lì vide, finalmente, due ragazzi, che gli rivolsero uno sguardo confuso, entrambi con le lacrime agli occhi.
"Penso che dovremmo chiarire alcune cose." sussurrò Percy con un filo di voce. 
"Io non ho niente da chiarire." esclamò Nico acido. Non appena cercò di andarsene, Jason lo afferrò per un braccio, tirandolo verso di sè.
"Tu ora stai qui e parliamo di questa cosa, tutti e tre."
"Non c'è niente di cui parlare -il minore tentò di divincolarsi dalla presa, inutilmente- voi avete le vostre ragazze, io il mio fidanzato. È stato tutto un grande sbaglio."
"Ah davvero? È questo che pensi da due settimane, che sia solo uno sbaglio? -quasi urlò Percy- scusami Nico, ma non ti credo. Non ci credo che quei 'ti amo' erano solo delle frasi che in realtà non dovevano uscire."
Jason appoggiò una mano sulla spalla di Percy, sorridendogli, per poi rivolgersi all'altro.
"Nemmeno io ti credo. Non ti credo perchè io non ho mai sentito una cosa così giusta è vera nella mia vita."
Nico tremava, ma le sue gambe gli vietavano di scappare.
"Sei tu che ti stai ponendo dei limiti." gli disse il figlio di Poseidone dolcemente.
"Non è normale..." sussurrò il più piccolo. Percy lo guardò confuso, non sapendo perchè Nico si stesse creando così tanti ostacoli. Lo sguardo di Jason, invece, sembrò illuminarsi. Si avvicinò al figlio di Ade, prendendogli le mani e guardandolo negli occhi. 
"Nico, ricordi quando non accettavi il fatto che ti piacessero i ragazzi? Stai rivivendo lo stesso periodo. Non riesci ad accettare che ti piacciano due ragazzi. Non c'è niente di male, Nico. È colpa nostra se ci amiamo?"
Percy sembrò capire e si avvicinò ai due. 
"Due ragazzi, doppio amore!" esclamò.
"Io...non..." Nico era ancora in evidente difficoltà. Jason approfittò di questa sua condizione e lo baciò, con passione e foga. Quando si staccarono, Nico non fece nemmeno in tempo a respirare poichè Percy incollò le labbra alle sue. 
"Pensi ancora che sia uno sbaglio?" 
Il figlio di Ade voltò le spalle, visibilmente scosso. 
"Si, penso ancora che sia un errore." disse. Gli altri due si guardarono, le guance bagnate dalle lacrime. Stavano per andarsene, quando il più piccolo si girò all'improvviso, con gli occhi lucidi e il viso arrossato.
"L'errore più bello della mia vita."

Iniziò tutto dentro la stanza di Nico, nella cabina 13. Percy era steso sul letto, con le spalle appoggiate alla parete dietro di esso, la scena di Nico sul suo petto, mentre Jason era su Nico in modo da guardare entrambi negli occhi.
"Così è giusto." sussurrò il biondo. 
"Più che giusto." rispose il figlio di Poseidone.
"Perfetto."
"Questo letto è molto comodo." disse Percy con voce suadente, rivolgendo un'occhiata ad entrambi. 
"Non ci pensare nemmeno." esclamò Nico.
"Perchè no?" 
"È troppo presto... abbiamo appena chiarito tutto, più o meno, siamo ancora fidanzati..."
Jason lo zittì con un bacio.
"Sei adorabile quando fai così." E nel frattempo aveva già infilato le mani sotto la maglia di Nico. Questo sentì dei brividi scorrergli lungo la spina dorsale. 
"E va bene..." sussurrò, mentre Percy gli mordicchiava l'orecchio.
Un paio di ore dopo, Percy guardava soddisfatto Nico che dormiva alla sua destra mentre Jason, alla sua sinistra, giocava con i suoi capelli. 
"È stato fantastico." sussurrò il figlio di Giove. 
"Un pò doloroso all'inizio... Ma si, fantastico." rispose il ragazzo dagli occhi color mare, ridacchiando.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. I due si guardarono ad occhi sgranati.
"Nico? Scusa se ti disturbo, hai per caso visto Percy?"
Era la voce di Annabeth. Percy sbiancò.
"Cazzo... L'ho lasciata sola dopo aver scopato..."
"Che gentiluomo..." sbuffò Jason alzando gli occhi al cielo. Nel frattempo l'altro aveva lanciato il cuscino addosso a Nico, svegliandolo bruscamente.
"Che vuoi?"
"Avrei voluto svegliarti in modo diverso, ma qui fuori c'è Annabeth che ti chiede se mi hai visto."
"Oh merda..."
I tre si alzarono di scatto, iniziando a rivestirsi velocemente. Appena Nico fu pronto, si precipitò alla porta, mentre Percy e Jason si nascondevano nel bagno. Quando la porta fu aperta il figlio di Ade si ritrovò davanti Annabeth... e Piper. 
"Cosa volete?"
"Non vediamo da un paio di ore nè Jason nè Percy -disse la figlia di Afrodite- li hai visti?"
"Mh...no, non mi pare."
"Sicuro? Credevamo che fossero da te."
"Perchè dovrebbero essere da me?" Fortunatamente, Nico era un ottimo attore.
"Si, hai ragione -rispose Annabeth- comunque, Will ti cerca." 
Le due ragazze se ne andarono, e a Nico scappò un sospiro di sollievo. 
"Via libera!" Esclamò e i due ragazzi uscirono dal bagno.
"Will, Piper e Annabeth non si meritano di essere presi in giro."
Percy e Jason annuirono, sospirando. Quella sarebbe stata la parte più difficile. 
Tre giorni dopo, sia al Campo Mezzosangue che al Campo Giove, non si parlava d'altro della rottura delle tre coppie più 'popolari'. In più Percy e Jason avevano avuto per giorni il segno dello schiaffo che gli avevano riservato le loro ormai ex-ragazze, mentre Nuco era divorato dai sensi di colpa per aver fatto piangere Will. Per un pò tutti e tre i ragazzi non riuscirono a dormire, poi trovarono la soluzione: dormire insieme, nello stesso letto, talmente stretti da sentire l'uno i battiti degli altri.

Angolo autrice
Vorrei aver una scusa per questo ritardo, ma la realtà è che me ne ero dimenticata. Lo so, faccio pena. Giuro che non succederà più ❤️
Sciao sciao
-Fonissa

 

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Capitolo 3
*** "Amo qualcun altro." ***


Questo capitolo è ambientato subito dopo il primo. 

Wake up in the morning, stumble on my life
Can't get no love without sacrifice

"Buongiorno amori miei." esclamò Jason, entrando nella cabina 1 sorridendo. Nico si mise un cuscino in testa borbottando qualcosa di incomprensibile, mentre Percy si sedette stropicciandosi gli occhi. Il biondo ridacchiò, accomodandosi tra i due sul letto.
"Io mi sono svegliato presto. Dormivate troppo tranquilli, non ho avuto il coraggio di svegliarvi. Vi ho portato la colazione."
"Che ore sono?" chiese Percy.
"Le undici. Ho detto a Chirone che non vi sentivate bene e che per oggi stavate a riposo."
Il figlio di Poseidone annuì, afferrando un cupcake blu e iniziando a mangiarlo affamato. Finalmente Nico alzò la testa, prendendo anche lui qualcosa da mangiare. 
"Colazione a letto? Come mai tutta questa dolcezza?" domandò il figlio di Ade. Jason sospirò, distogliendo lo sguardo da entrambi. 
"Devo ritornare al Campo Giove per un pò. Ho degli impegni, non so per quanto tempo dovrò restare lì."
Nico lo guardò ad occhi sgranati, mentre Percy quasi si affogò col suo cupcake.
"Sei serio?! Tra cinque giorni l'estate finisce, Percy ritornerà a casa sua e io passerò la maggior parte del tempo da mio padre! Vuoi dire che dobbiamo salutarci ora?" esclamò il minore, senza nascondere la tristezza nella voce.
Percy spostò velocemente lo sguardo da uno all'altro e, stranamente, gli venne un'idea. Saltò in piedi, con decisione e indicandoli.
"Ora voi mi ascoltate! -forse sarebbe sembrato autoritario, senza la bocca sporca di glassa blu e con qualcos'altro addosso oltre le mutande- io non ci sto a separarci dopo un mese solo di relazione. Venite da me per il resto dell'anno!"
Quell'idea gli era saltata in mente all'improvviso, senza pensarci troppo. Gli era sembrata una soluzione più che giusta. I due lo guardarono a bocca spalancata. 
"Perchè?" chiesero in contemporanea. Il ragazzo dagli occhi color mare arrosì. Non era mai stato bravo in questo genere di cose.
"Io... Io non credo che riuscirei a stare per tutto quel tempo senza di voi. Cioè, questo mese è stato il più bello della mia vita, non voglio dover aspettare un altro anno e..."
Ma non riuscì a finire di parlare poiché Jason gli si fiondò incontro, abbracciandolo con le lacrime agli occhi. Sorprendentemente dopo qualche sfondo si aggiunse anche Nico. 
"Tornerò in tempo, promesso -sussurrò il biondo- ma ora dovete andare, tutti sanno che siete nei vostri letti a riposare."
I tre si vestirono, si scambiarono qualche altro bacio, poi Nico e Percy lanciarono un'ultima occhiata a Jason e uscirono, sgattaiolando nelle proprio case facendo attenzione a non farsi vedere. Appena entrato, Percy prese una delle dracme che conservava e andò in bagno. Regolò l'acqua, disse la solita formula, lanciò la moneta e il volto di sua madre, in pausa dal suo turno di lavoro, apparì. La donna si prese un piccolo spavento, poi un enorme sorriso si allargò sul suo viso.
"Percy! Come mai mi contatti a quest'ora? Va tutto bene, piccolo mio?"
"Si mamma, tutto bene." rispose il ragazzo sorridendo. Dopo la sconfitta di Gea non aveva ancora riabbracciato sua madre, ma era solo riuscito a mandarle lettere e messaggi iride, perciò non vedeva l'ora di tornare a casa.
"Sicuro che vada tutto bene? Nell'ultima lettera... -Sally si morse il labbro. Cercava sempre di essere delicata su certi argomenti- insomma, mi hai scritto che non hai ancora parlato con Annabeth."
"Io ci ho provato, ma lei ha la testa dura... Comunque, volevo dirti una cosa importante sul ritorno a casa..."
"Hai intenzione di rimanere al campo?" 
Percy, ancora una volta, si ritrovò ad ammirare il coraggio e la bontà d'animo della madre. La donna sorrideva, non dava a vedere il suo nervosismo, ma gli occhi erano velati di tristezza. 
"No mamma, stai tranquilla, ritorno. Volevo solo chiederti che potremmo ospitare due miei amici." Il figlio di Poseidone pronunciò la parola amici con un groppo in gola.
"Stai parlando di Jason e Nico?" 
"Come fai a saperlo?"
"Scrivi sempre di loro nelle lettere. Io mi emoziono ogni volta che ne arriva una e mi ritrovo tre righi in cui parli quasi solo di loro." 
Percy aveva le guance in fiamme. Sperò che la mamma non se ne accorgesse e ridacchiò.
"Almeno le scrivo! Apprezza lo sforzo!"
Scoppiarono a ridere, e per qualche secondo si dimenticarono dei chilometri che li separavano. Quando smisero, Sally guardò il figlio con uno scintillio negli occhi. 
"Certo che possono venire! Dovremmo avere un paio di materassi in soffitta. Non vedo l'ora di conoscerli."
"Sono fantastici mamma, te lo assicuro."
"Devono esserlo, sono tuoi amici! Ora devo andare, la mia pausa è quasi finita - la donna si attaccò il grembiule del negozio di dolci in vita- ah Percy, se per caso, in questi cinque giorni, il mondo avesse bisogno di un altro aiuto, digli di cavarsela da solo. Intesi?"
"Certo mamma." 
La chiamata si spense e Percy si ritrovò di nuovo solo. Si buttò sul letto, pensando in quale assurda situazione si fosse ritrovato. Solo cinque giorni e sarebbe tornato a casa con i suoi due fidanzati, facendo finta che fossero solo amici. Non avrebbe vissuto un anno intero così, prima o poi avrebbe detto la verità a sua madre, a Paul, ai suoi amici e forse, un giorno, anche a suo padre. Anche se Percy credeva che il vero problema sarebbero stati i suoi suoceri. 
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Si alzò, confuso, dirigendosi verso l'entrata.
"Chi è?" chiese.
"Sono io."
A Percy sembrò che i suoi muscoli si sciogliessero. Era Annabeth. Deglutendo a vuoto aprì la porta, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione. Annabeth stringeva i pugni, cercando di non abbassare lo sguardo. 
"Ehi -esclamò- posso entrare?"
In un primo momento Percy avrebbe voluto chiuderle la porta in faccia e nascondersi sotto il letto, ma poi si costrinse ad annuire invitandola dentro. Appena la porta si chiuse alle loro spalle, le tensione aumentò, come si poteva notare dalle mani di entrambi che non riuscivano a stare ferme. 
"Ho sentito che non stai bene" disse poi la bionda, dopo vari minuti di silenzio. 
"Ehm si.... Mal di pancia, sai, troppi dolci blu." rispose Percy, tenendosi la pancia e sedendosi sul letto, sperando di essere credibile. Annabeth rimase in piedi a guardarlo. 
"Percy, io... Non credo di essermi comportata ti bene."
Il figlio di Poseidone sbattè gli occhi confuso. Si era aspettato un'altra sfuriata, come quando l'aveva lasciata, e non che venisse a chiedere scusa.
"Mi sono comportata da idiota. Non me lo aspettavo, non riuscivo a capire..."
"È stata anche colpa mia. Forse avrei dovuto dirtelo in modo diverso."
La figlia di Atena scosse la testa, asciugandosi velocemente le lacrime.
"Tu hai fatto il possibile, prima o poi sarebbe arrivato il momento, non era destino. Ma Percy, voglio solo chiederti una cosa: perché?"
Per la prima volta Percy distolse lo sguardo, guardando il muro dietro la ragazza per non incrociare i loro occhi. Dal primo istante aveva capito che quella conversazione avrebbe condotto a quel punto.
Perché si erano lasciati?
La verità non poteva dirla. Non era sicuro di essere pronto e Annabeth non era la persona adatta a saperlo per prima. E allora che le avrebbe detto? Anche se si erano lasciati, Percy le voleva ancora bene, era pur sempre la sua migliore amica. Non voleva mentirle.
"Noi... Non potevamo stare insieme. L'hai detto anche tu, non era destino."
"C'è un'altra?"
Annabeth pronunciò quella domanda velocemente, a voce alta e fredda. Percy ebbe l'impressione che la bionda conservasse quella domanda da molto tempo. 
Il ragazzo non disse si, ma non disse nemmeno no. Si limitò a rispondere:
"Amo qualcun altro."
Annabeth annuì, si coprì il viso per non far vedere che piangeva e corse via. 

Jason non ci mise molto per arrivare al Campo Giove. Da quando la guerra contro Gea era finita, i romani avevano spostato il campo molto più vicino, per facilitare i viaggi e le comunicazioni. 
Appena ci mise piedi, una massa di capelli ricci gli venne incontro.
"Hazel?"
"Jason, devo parlarti."
"Io avrei delle cose da fare..."
"Ti prego, è importante."
Jason alzò gli occhi al cielo, annuendo e lasciandosi trasportare verso uno dei pochi luoghi tranquilli presenti al campo Giove: il tempio di Plutone. I semidei evitavano sempre di passare lì vicino. 
"Cosa devi chiedermi?" esclamò il figlio di Giove, leggermente ansioso. La paura che Hazel avesse intuito qualcosa si era insinuata in lui fin da quando l'aveva vista. 
"Ultimamente mio fratello è strano. Ha lasciato Will un mese fa e non vuole dirmi il perchè, lo vedo sempre più raramente, molte volte si perde nei suoi pensieri... Sai cosa gli è successo?"
Jason avrebbe voluto sparire, chiudersi da qualche parte e non uscirne più. La sua paura si era rivelata fondata. Per qualche minuto si guardò intorno, sperando in qualcuno o qualcosa che lo tirasse fuori da quella situazione, ma non arrivò nulla. 
"No, non so nulla..." disse, sperando che Hazel non si accorgesse delle leggere scintille che gli uscivano dalle mani. 
"Sicuro? Non ti ha detto proprio nulla? Negli ultimi tempi vi ho visti più legati, anche con Percy."
Nella mente di Jason girarono talmente tante imprecazioni che perfino Arion sarebbe impallidito a sentirle. Di questo passo qualcuno li avrebbe scoperti. 
"Sai com'è Nico, non parla molto di se stesso... Perchè non provi a chiedergli qualcosa tu?"
Jason sapeva di star scaricando il peso su Nico, ma forse lui sarebbe riuscito a confessarsi con la sorella. Nascosto tra loro tre, quel segreto prima o poi sarebbe scoppiato.
La figlia di Plutone abbassò lo sguardo.
"Ho paura di turbarlo." 
"Io invece penso che riuscirebbe a dirti qualcosa. Sei la persona che ha il legame più stretto con lui."
"Si, hai ragione. Domani gli chiedo qualcosa, o almeno ci provo. Grazie Jason, ti farò sapere com'è andata!" e detto questo, la ragazza corse via sorridendo. 
Jason rimase lì a sospirare. Avrebbe dovuto mandare un messaggio ai suoi fidanzati al più presto.

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Capitolo 4
*** "Tu sei felice?" ***


With you, I'm alive

Like all the missing pieces of my heart, they finally collide.

 

Nico capì che la sua giornata non sarebbe stata facile quando, appena sveglio, trovò un'aquila del Campo Giove che lo fissava con un messaggio legato alla zampa. Si alzò di scatto, afferrando il foglio arrotolato su se stesso e iniziando a leggere. Man mano che andava avanti, l'espressione di Nico cambiava da scioccato, a infastidito, fino a diventare arrabbiato. Indossò i primi vestiti che trovò, buttò il messaggio in tasca e aprì la porta, intenzionato ad andare da Percy. Ma davanti si ritrovò proprio il figlio di Poseidone, con una mano verso protesa in avanti verso la maniglia e l'altra che stringeva un foglio.

"Hai letto il messaggio di Jason?" esclamarono entrambi, per poi rendersi conto di aver parlato a voce troppo alta. Si guardarono intorno, accertandosi di non esser stati sentiti da nessuno, poi  corsero dentro.

"Io non posso credere che mi abbia scaricato questo peso!" urlò Nico, in preda alla rabbia.

"Abbassa la voce o ci sentirà qualcuno." rispose semplicemente Percy, sbuffando e stendendosi sul letto.

"Facile per te! Non sei tu quello che deve dire alla proprio sorella che..."

"Cosa Nico? Cosa devi dire di così grave a Hazel? Che ti sei innamorato?"

Percy distolse lo sguardo dal minore. Era infastidito, arrabbiato, deluso. Finalmente avevano la possibilità di condividere quel segreto con qualcuno che li avrebbe capiti, magari anche aiutati, ma gli altri due sembravano prenderla come una disgrazia. Si mise seduto, sospirando.

"Scusami -mormorò- è che non riesco a capirvi..."

Il figlio di Ade si sedette vicino al più grande, giocherellando con l'anello a forma di teschio che portava sempre al dito. 

"Ho paura. E penso che ne abbia anche Jason. Non ci fidiamo molto delle persone..."

Percy abbracciò Nico, che stranamente non si lamentò.

"E' solo Hazel. Le ti vorrà bene sempre, lo sai."

"Si, hai ragione."

Si baciarono e in quel momento Nico sentì il coraggio impossessarsi del suo corpo. Quando si staccarono, entrambi erano confusi. Era il prima volta che rimanevano solo in due e la mancanza di uno di loro si sentiva. A interrompere l'atmosfera fu il suono di qualcuno che bussava alla porta. Andarono ad aprire entrambi e si trovarono davanti Hazel che con sguardo confuso osservava Percy. Quest'ultimo sorrise, poi salutò entrambi lasciandoli da soli. 

Nico chiuse la porta, fece sedere Hazel e, mentre lui era di fronte alla sorella camminando avanti e indietro, iniziò a parlare.

"Lo so perchè sei qua, Jason me l'ha detto. Ora ti spiego tutto."

Raccontò tutto molto velocemente, fermandosi solo per riprendere fiato. Aveva paura che il coraggio che gli aveva dato Percy scomparisse da un momento all'altro. La parte più difficile da raccontare fu di quando si misero insieme. Ovviamente era un bellissimo ricordo, ma Nico balbettava, arrossiva, faceva lunghe pause per trovare le parole giuste. Evitò di parlare del momento in cui erano finiti a letto insieme (in realtà tralasciò ogni momento simile) e scoprì che, a distanza di un mese, era diventato più facile parlare della sua rottura con Will. Alla fine fu come se qualcosa di pesante si fosse sciolto nel suo petto lasciandolo più leggero. Eppure tremava aspettando la reazione di Hazel. Questa si limitava a fissarlo, con un'espressione che era un misto tra stupore e confusione.

"Percy e Jason." disse, senza emozione nella voce.

"Già."

"I tuoi due fidanzati. Non amici, fidanzati. Ho capito bene?"

"Si."

Ci fu qualche minuto di silenzio, poi la figlia di Plutone si alzò di scatto e diede un pugno sul braccio del fratello.

"E cosa aspettavi a dirmelo? -urlò- sono stata in pensiero, sai? Credevo che ti fosse capitato qualcosa di brutto!"

Nico era allibito. Si accarezzò il braccio dolorante, con sguardo colpevole.

"Scusa, è che non sapevo come dirtelo. Sei l'unica a saperlo."

Hazel guardò arrabbiato l'altro ancora per qualche secondo, poi cedette e un largo sorriso si fece strada sulla sua faccia.

"Tu sei felice?"

"Si, adesso si."

"Lo sono anch'io allora."

Si abbracciarono per molti minuti, quasi a non volersi lasciare più. Quando si staccarono, Hazel stava guardando Nico con un ghigno. 

"Quindi vivrete insieme per un anno?" 

"Si...Percy ci ha invitato da lui. Abbiamo pensato che fosse la soluzione migliore, piuttosto che stare separati per tutti quei mesi -poi rivolse un'occhiata alla sorella- e ovviamente verrò a trovarti. Spesso."

"Ci conto eh."

 

Percy osservava la sua stanza ormai vuota. Quei pochi giorni erano passati in un batter d'occhio ed era arrivata l'ora di partire. Già poteva sentire la mancanza del Campo Mezzosangue, però sapeva che qualcosa era diverso quell'anno. Stava per immergersi in una nuova avventura. Sospirando uscì e si avviò ai piedi della collina dove doveva incontrarsi con gli altri due, ma al suo arrivo trovò solo Nico. 

"Dov'è l'altro idiota?" chiese il figlio di Ade confuso.

"Non lo so, credevo che fosse già qui. Forse è ancora impegnato al campo Giove."

Nico sbuffò, evidentemente irritato. Poi strabuzzò gli occhi, indicando un punto dietro Percy. Quando questo si girò, trovò Annabeth e Piper che lo guardavano scioccate. 

"Allora è vero. Chirone ce lo aveva detto, ma sinceramente facevo fatica a crederci." disse Annabeth, rivolta a Piper, continuando a ignorare Percy.

"Davvero voi e Jason vivrete insieme quest'anno?" domandò Piper.

A Nico bastò guardare come Percy era sbiancato per capire che avrebbe dovuto risolvere lui la situazione.

"Si. Non sapevano dove andare e quest'idiota ci ha praticamente costretto ad andare da lui. E voi? Andate a casa?"

Le due sembrarono crederci, infatti si guardarono sorridendo.

"Si, diciamo che per noi stare qui durante l'anno... beh, non ha più senso. -rispose Annabeth- i nostri padri stanno venendo a prenderci."

In quel preciso istante Percy notò una figura in maglietta viola correre verso di loro. Come al solito, agì prima di pensare e si lanciò verso di lui senza curarsi delle persone che aveva intorno. Jason lo prese stringendo e sussurrando:

"Sei un idiota."

Le ragazza erano pietrificate e guardavano la scena stupite, mentre Nico si chiedeva come aveva fatto a trovare due fidanzati così... beh, così idioti.

Fortuna volle che qualche istante dopo in cima alla collina, apparisse Sally insieme a Paul. Nico richiamò i due, salutarono velocemente (e con non poco imbarazzo) le ragazze e risalirono la collina. Appena oltrepassarono la barriera, Sally si fiondò su di Percy con gli occhi lucidi stringendolo a se.

"Ehy mamma, tutto okay?"

Sally si staccò, asciugandosi gli occhi.

"Si, tutto okay -poi rivolse lo sguardo a Jason e Nico-  voi dovete essere gli amici di Percy."

I due si presentarono sia a Sally sia a Paul, sorridendo nervosamente alla parola amici. Alla fine tutti e cinque salirono in macchina, i ragazzi sui sedili posteriori. Il figlio di Poseidone rivolse un'occhiata finale al Campo Mezzosangue e l'ultima scena che vide lo lasciò di stucco: il padre di Annabeth e quello di Piper che si stringevano la mano sorridendo, mentre le due ragazze, gioiose, si abbracciavano. 

 

 

*ANGOLO AUTRICE*

SONO DI NUOVO QUI E NON VADO PIU' VIA, GIURO. 

E niente, per vostra (s)fortuna sono tornata e questo è il nuovo capitolo. Non davvero cosa dire, quindi ci vediamo al prossimo

Sciao sciao

-Fonissa

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Capitolo 5
*** "Siete la cosa migliore che mi sia mai capitata." ***


Nobody sees – Nobody knows
We are a secret – can’t be exposed
That’s how it is – That’s how it goes
Far from the others
Close to each other​



Quando arrivarono a casa, la prima cosa che fece Percy fu fiondarsi in camera sua. Per quanto amasse il Campo Mezzosangue, gli era mancato il suo letto. Ma appena aprì la porta, si ritrovò a sorridere rimanendo fermo lì sulla soglia. A terra, proprio a fianco al suo letto, c’erano altri due materassi, con coperte e cuscini.
“Non ho potuto far altro, mi dispiace.” disse Sally, accennando un sorriso.
“Non fa niente mamma, va’ benissimo. Vero?”
Jason e Nico, alle spalle di Percy, annuirono sorridendo.
“Percy, stavo pensando, i tuoi amici in che scuola vanno?” esclamò Paul con leggerezza. I tre ragazzi si guardarono. Jason non aveva intenzione di tornare alla Scuola della Natura, e non sapeva nemmeno se lo avessero ammesso di nuovo, mentre Nico poteva ammettere senza difficoltà che la scuola era stata l’ultimo dei suoi pensieri e si, praticamente non ci era andato da quando Percy e Thalia lo avevano portato via da quella stupida scuola militare.
Paul doveva aver notato i visi sconcertati e colpevoli dei ragazzi, poiché disse:
“Vi piacerebbe venire nella stessa scuola di Percy? Io faccio l’insegnante di inglese, potrei anche fare qualcosa se avete problemi con l’iscrizione.”
“Si, per noi va benissimo. Vero, Nico?”  rispose Jason, guardando il minore negli occhi, che annuì. Percy sorrise, mettendo un braccio intorno alle spalle di entrambi. Non poteva fare di più, avrebbero festeggiato non appena sarebbero rimasti soli a casa. E l’occasione arrivò un paio di ore dopo, quando Sally e Paul annunciarono che sarebbero usciti per fare delle commissioni. Erano seduti sul divano, guardando la televisione, ma appena i due furono usciti e la porta di casa si chiuse, Jason e Nico saltarono entrambi sulle labbra di Percy, che all’inizio rimase stupito, poi ricambiò entrambi. Poco dopo le magliette di entrambi volarono via. Il figlio di Poseidone aveva l’intenzione di concludere il tutto nella sua camera, ma capì che gli sarebbe stato impossibile non appena Nico iniziò a lasciargli una scia di baci, sempre più giù, fino ad arrivare all’orlo dei pantaloni, mentre Jason, ormai privo anche dei pantaloni, si posizionava dietro di lui, facendolo sedere tra le sue gambe. Dovette muoversi un po', ma alla fine i pantaloni scesero fino alle caviglie, e da lì in poi fu solo un continuo accrescere di piacere.
 
“Perfetto, abbiamo inaugurato anche il divano. -esclamò Percy un’ora dopo, ancora con il fiatone- sarà meglio andare a fare una doccia, prima che tornino mia madre e Paul…”
Provò ad alzarsi, ma un dolore al fondoschiena lo costrinse a restare seduto. Gli bastò dare un’occhiata a Nico per capire che era nelle sue stesse condizioni.
“Cavolo, ci siamo andati giù pesante…”
Jason li guardò entrambi, per poi scoppiare a ridere.
“Ehy tu! Non ridere solo perchè questa volta sei stato solo attivo.” Gli urlò Nico, fingendosi arrabbiato.
“Tranquillo, la prossima volta ci penso io a lui.” disse Percy, sfoderando un piccolo ghigno. Jason accennò un sorriso non proprio innocente.
“Oh, non vedo l’ora. Ma per adesso, sarà meglio che vi aiuti.”
Percy alzò gli occhi al cielo.
“Penso di riuscire a camminare da solo fino al bagn-“ ma non riuscì a finire di parlare, che Jason lo prese in braccio a mo’ di sposa, fino a posarlo nella vasca da bagno, poi fece la stessa cosa Nico. Riuscirono ad uscirne puliti, anche se ancora stanchi, tanto che quando Paul e Sally tornare con la cena, li trovarono addormenti sui loro letti, ancora con i capelli umidi.
 
Erano circa le tre di notte quando Nico si svegliò di colpo, respirando a fatica. Gli altri due, sentendolo, si svegliarono qualche secondo dopo, e subito gli furono accanto.
“Nico, calmati, va tutto bene.” Gli sussurrava Jason, accarezzandogli i capelli.
“Sei qui, con noi.” Diceva invece Percy, strofinandogli la schiena. Al figlio di Ade gli ci volle qualche minuto per riuscire a riprendere a respirare con regolarità. Si portò le ginocchia al petto, affondandoci il viso.
“Un altro incubo?” chiese il biondo. Nico annuì. Da quando la battaglia contro Gea era finita, non era raro che avessero quei sogni malefici. Rivivevano tutte le loro disavventure, e molte volte dimenticavano che ormai era tutto passato tanto che sembravano veri quei sogni.
“Dormiamo insieme.” Disse con decisione Percy, prendendo il cuscino dal suo letto.
“Ma se dovessero vederci domani mattina…”
“Ci sveglieremo prima di Sally e Paul. Forza, uniamo i materassi.”
E così fecero. Unirono i due letti a terra e ci si stesero, con Nico in mezzo che ancora non si era ripreso completamente.
“Cosa hai sognato di tanto orribile?” chiese Percy tenendogli la mano.
“Il Tartaro.” fu la risposta secca del piccolo, che fece tremare gli altri due.
“Nico, ricordati sempre che ormai è passato, ci siamo noi con te e non lasceremo che ti succeda altro.” Disse Jason.
“Avremo una vita normale, ora. Beh, per quanto possa essere normale stare con due ragazzi contemporaneamente.” Aggiunse Percy. All’inizio Nico non rispose, così i due pensarono che sarebbe stato meglio andare a dormire e riprendere quel discorso un’altra volta, ma poco dopo lo sentirono sussurrare:
“Siete la cosa migliore che mi sia mai capitata.”


La mattina dopo furono svegliati dal suono della sveglia. Il loro piano era di tornare ognuno nel proprio letto e continuare a dormire, ma non riuscirono più a chiudere occhio, così si alzarono dirigendosi verso al cucina per fare colazione. La sera prima non avevano cenato essendosi addormentati subito e i loro stomachi stavano brontolando dalla fame.
“Domani si ritorna a scuola. -iniziò Percy con la bocca piena di pancake blu- oggi pomeriggio potremmo uscire, magari ci andiamo a prendere un gelato.”
“Ci stai proponendo un appuntamento?” mormorò Jason, sorridendo.
“Mh, può darsi.” Rispose l’altro con ironia.
“Io ci sto solo se smetti di parlare con la bocca piena. E’ disgustoso.”  disse Nico incrociando le braccia al petto. Percy inghiottì il tutto, per poi ridere.
“Va bene, allora è deciso!”
Quella era la loro prima vera uscita insieme. Avevano capito che sarebbe stato difficile far finta di nulla per la strada, in mezzo a tutte le persone che camminavano per le vie di New York. Più volte si ritrovarono a osservare le coppiette che si tenevano per mano, che si scambiavano baci affettuosi, mentre loro dovevano limitarsi a camminare uno di fianco all’altro, con le mani nascoste nelle tasche. Erano solo appena arrivati alla gelateria quando Percy iniziò a pensare che forse non era stata una buona idea. Sarebbe stato meglio rimanere in casa, al sicuro, a guardare qualcosa sul divano per poi magari finire come il giorno prima. Jason interruppe i suoi pensieri, posandogli una mano sulla spalla.
“Non possiamo mica restare chiusi per sempre tra quattro mura. Pensa che tra poco ritorneremo a scuola e dovremo sopportare lo sguardo di decine di persone per otto ore al giorno.”
“Hai ragione. Iniziate a sedervi, prendo io i gelati per tutti e tre.”
Una decina di minuti dopo erano seduti a un tavolino rotondo, mangiando i loro gelati.
“Stavo pensando -esclamò Nico all’improvviso, rigirandosi pensieroso il cono tra le mani- forse dovrei provare a parlare con Will. In fondo era un buon amico, anche se…”
“Anche se non era il tuo tipo?” suggerì Percy, con finta indifferenza. Nico alzò gli occhi al cielo, sospirando.
“Per quanto tempo me la farai pagare per quella frase?”
“Fino alla fine dei nostri giorni. E anche oltre.”
“Hai ragione, non era il mio tipo. Il mio tipo sono gli idioti.”
“Ehy! Ora che c’entro anche io?” esclamò Jason mostrandosi offeso.
“Anche tu sei idiota. Ma io stavo cercando di fare un discorso serio!”
“Va bene, continua.” Rispose Percy, continuando a mangiare il suo gelato al mirtillo.
“Stavo dicendo, mi piacerebbe chiarire con Will, ma vorrebbe almeno sapere perché l’ho lasciato…”
“Quando Annabeth irruppe in camera mia al campo chiedendo spiegazioni, io le dissi semplicemente che mi piaceva un’altra persona.”
“Ma non vi siete più parlati, giusto?”
“Già…”
“Forse anche io dovrei parlare con Piper… -sussurrò Jason- mi dispiace non aver più nessun tipo di rapporto con lei.”
“Jason, posso chiederti una cosa? -domandò Percy, guardando l’altro negli occhi- davvero hai lasciato Piper dicendole che sei stato con lei solo perché ti sentivi costretto dalla situazione?”
Jason sospirò, abbassando lo sguardo.
“Lo so, è stato squallido, ma non volevo dirle una completa bugia. All’inizio davvero mi sentivo costretto, con tutta quella faccenda dei ricordi ricostruiti… sempre meglio te che hai lasciato Annabeth senza nemmeno una spiegazione.”
“Giuro che mi ero creato tutto un discorso mentale, ma poi mi sono lasciato prendere dal panico.”
“Mi state dicendo che solo io ho lasciato il mio ex in un modo abbastanza decente?” s’intromise Nico.
“Ma se lo hai fatto piangere.” Gli ricordò Jason.
“Beh, voi vi siete beccati uno schiaffo.”
“Basta parlare di ex -esclamò Percy- è la nostra uscita, godiamocela.”
Tutti e tre si sorrisero, annuendo. Non appena finirono i loro gelati, si diressero verso un piccolo parco lì vicino. Erano riusciti a non sfiorarsi fino ad allora, ma quando videro una coppia sbaciucchiarsi davanti a tutti come se esistessero solo loro, corsero nel bagno più vicino, uscendone solo dieci minuti dopo con i capelli scompigliati e le labbra gonfie.

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Capitolo 6
*** "Andrà tutto bene quest'anno, anche perché stiamo insieme." ***


Three souls with but a single thought, three hearts that beat as one.

[Semi-cit. John Keats]

 

Percy sbuffava di continuo, lo zaino sulle gambe e una mano fuori dal finestrino, mentre al suo fianco Jason lo guardava storto.

"Smettila di fare così."

"Io li non ci voglio andare."

"Sembri un bambino delle elementari."

"E' infantile come al solito." aggiunse Nico, seduto vicino all'altro finestrino. Percy cercò di fulminarli entrambi con lo sguardo, ma si ritrovò ad abbassare il viso non appena vide gli occhi carichi di irritazione di entrambi.

"Ho sempre avuto guai in quel posto."

"Per gli dei Percy, non sei l'unico ad aver incontrato dei mostri a scuola! Almeno le tue erano scuola normali, più o meno. Io ero in un istituto per 'casi speciali'" esclamò Jason alzando gli occhi al cielo.

"Io ero in una scuola militare. E sai benissimo com'era quella scuola, sei venuto tu a prendermi!" disse Nico incrociando le braccia al petto. Percy lo guardò stranito. Era raro che il figlio di Ade menzionasse quella sera, era stato il momento in cui Bianca si ea unita alle cacciatrici. Chissà, forse magari, ora associava quella giornata anche alla prima volta che si erano visti. Percy provò a dire qualcosa in sua difesa, ma Paul lo interruppe, annunciando che erano arrivati. I tre ragazzi scesero dall'auto, mettendosi gli zaini sulle spalle e avviandosi verso l'ingresso.

"Resto dell'idea che un anno di pausa avremmo potuto prendercelo dopo aver salvato il mondo." borbottò il figlio di Poseidone, mentre gli altri due lo trascinavano in segreteria per sapere in che classe dovevano dirigersi. 

"Perfino Nico si sta lamentando meno di te." gli fece notare Jason, mentre bussava alla porta.

"Non che l'idea di essere in mezzo a ragazzini impauriti per il loro primo anno di superiori mi piaccia -rispose Nico- ma saranno tipo due anni che non vado a scuola, ci tengo a un minimo di istruzione."

La porta si aprì, mostrando la segretaria, una donna sulla cinquantina dai corti ricci neri, che li squadrò dall'alto al basso da dietro gli occhiali rettangolari rossi. 

"Siete qui per ritirare i programmi?" chiese, facendoli entrare. I ragazzi annuirono e la donna si mise a digitare qualcosa sul computer. Dopo che i tre ebbero detto i loro nomi, la segretaria consegnò loro i programmi, poi indicò Percy.

"Visto che loro due sono nuovi, accompagnali a vedere dove si trovano le loro classi." 

Percy sorrise, stringendo le spalle di entrambi con le braccia.

"Sarà un piacere!"

Ma appena uscirono dalla segreteria, Jason gli puntò un dito Contro.

"Niente soste, si và dritti in classe, chiaro?" Nico si mise a fianco al biondo, annuendo più volte.

"Nemmeno una piccolissima sosta baci?" chiese Percy a bassa voce.

"No!" esclamarono gli altri due in coro. 

"E se provi a fare quella tua solita faccia da cucciolo, stasera vai in bianco." aggiunse Jason, sottovoce. Il maggiore spalancò la bocca, guardandoli entrambi.

"Non osereste!"

"Oh, certo che oseremmo! E' da molto che non faccio del semplice sesso a due..." rispose Nico, scambiando uno sguardo con Jason. Percy quasi sbiancò, poi sospirando si costrinse a portare i suoi fidanzati nelle loro classi. Ma prima che Nico entrasse nella sua classe, entrambi gli strinsero le mani, mentre il figlio di Giove sussurrava:

 

"Andrà tutto bene quest'anno, anche perché stiamo insieme."



 

 

Quando finalmente ritornarono a casa, Percy si gettò sul divano, buttando lo zaino a terra.

"Finalmente, non ne potevo più."

"E' solo il primo giorno, praticamente non abbiamo fatto nulla." gli ricordò Jason, sedendosi vicino a lui e iniziando a giocare con i suoi capelli, mentre Nico si sedeva tra le sue gambe.

"Non so come farò ad affrontare gli altri, a meno che... -Percy scattò a sedere, guardando i suoi fidanzati con gli occhi brillanti- questo week and organizziamo qualcosa?" 

"Cosa hai in mente?" chiese Nico confuso.

"Non so, potremmo andare al cinema, a passeggiare, a mangiare in qualche fast food... Cosa potrebbero fare tre fidanzati che non vogliono essere sgamati?" 

"Potremmo andare a vedere un film e poi a cenare al McDonald. In fondo può sembrare una semplice serata tra amici, no?"  propose Jason. Ma sia lui che Percy notarono i brividi che ebbe Nico quando pronunciarono la parola 'McDonald'.

"Non dirmi che non ci entri da quando..." chiese il figlio di Poseidone, abbassando a poco a poco il tono della voce. Jason li guardò confusi. 

"Da quando cosa?"

"Ah, Nico non te lo ha raccontato? Prima evocava i morti con il cibo del fast food." 

"Cosa?! Perché non me lo hai mai detto?"

Il più piccolo alzò gli occhi al cielo. 

"Non è uno dei miei ricordi migliori... diciamo che non è stato il periodo più bello della mia vita, ecco."

Percy picchiettò sul braccio di Jason, che gli rivolse la sua attenzione guardandolo negli occhi.

"Era poco dopo quello." cercò di sussurrare, ma Nico lo sentì lo stesso e lo fulminò con lo sguardo.

"Oltre quello, in quel periodo pensavo di essere etero..."

Questa volta fu il turno dei maggiori di rabbrividire, mentre il più piccolo tratteneva a stento le risate.

 

 

*ANGOLO AUTRICE*

Piccolo capitolo di passaggio, giusto per introdurre i nostri tre nel fantastico mondo della scuola XD Riusciranno a non farsi sgamare nemmeno lì? E soprattutto, mettere i tre figli dei Pezzi Grossi in una sola scuola, sarà davvero una scelta sicura?

-Fonissa

P.S.= una mia amica mi ha fatto notare una cosa: non vorrei che vi impressionaste perché Nico già fa sesso e adesso sta andando in prima superiore. In questa fanfiction la sua età è stata alzata di un paio d'anni, ma ho tenuto conto del tempo in cui probabilmente non è andato a scuola.

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