Il Leone di Alabastro Nero

di incommensurabilmente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rame. ***
Capitolo 2: *** Alabastro ***
Capitolo 3: *** Polvere e ciottoli ***



Capitolo 1
*** Rame. ***


Era stata una lunga giornata, passata a battere con il martello i sogni incandescenti dei giovani guerrieri della città, a dare al loro futuro una forma. Chi voleva diventare un fante, chi avrebbe fatto l'arciere.
Erano tutti giovani e pieni di aspettative, sogni e voglia di vivere.
Io che avevo passato una vita a chinare la testa davanti a sovrani che odiavo, sentivo la voglia di fare sgretolarsi come una pietra troppo porosa per sopportare il peso degli anni.
Ero rientrato al castello dove risiedevo e mi ero diretto verso le mie stanze.
Passando dalla sala del trono avevo visto il re con i suoi capelli di un rosso ramato inconfondibile portati con stile e rigati di bianco, l'età lo aveva cambiato in meglio, era diventato più saggio e meno impulsivo.
Anche la lunga barba era ormai rigata di bianco, i fili albini smorzavano e alleggerivano la tonalità forte e singolare che madre natura aveva voluto donargli insieme al carattere da leone, altezzoso ma sempre ben disposto verso il suo popolo.
Sorrisi quasi istintivamente per poi sospirare.
Mi vide e si avvicinò.
 
-Mio buon Théodore...
-Sire...
-Come procede con le nuove reclute?
-Molto bene Sire, paiono contenti e paradossalmente fremono per avere qualche duello sotto alle mani... se solo sapessero...
Lo vidi sospirare un po dispiaciuto.
-Se solo avessero visto ciò che abbiamo visto noi...
Mi poggiò una mano sulla spalla mentre mi guardava negli occhi.
-Se solo avessero vissuto anche solo un assedio, soccorso corpi ormai morti, convissuto con il rimorso di non aver salvato l'amico caro...
Continuò, la voce era ormai invecchiata dagli anni e dal fumo della sua fidata pipa che come una dolce ragazza lo deliziava per pochi momenti e lo consumava negli anni.
Inspirai profondamente.
-Capiranno a loro tempo ciò per cui sono stati preparati. Mi auguro più tardi possibile ma lo capiranno...
Dissi piano sostenendo quegli occhi stranamente simili ai miei.
Fece un cenno con il capo e lasciò cadere la mano.
-Adesso ti lascio riposare...
I nostri discorsi non erano complessi né profondi. Alle volte non si parlava nemmeno, io svolgevo il mio lavoro e lui aveva la sicurezza della mia professionalità e fedeltà. Alla fine mi andava bene, erano anni che servivo il re ma nell'ultimo periodo il suo fidato consigliere e futuro erede si era mobilitato per prendere il sopravvento.
Ci eravamo congedati a vicenda con un cenno del capo, gentile e quasi caloroso.
Mi ero quindi ritirato nelle mie stanze.
Avevo aperto la porta e avevo trovato Gertrud, la serva, intenta a riempire la vasca per il mio bagno abituale.
Sul tavolo vidi un piatto con del pane e una razione di spezzatino ancora caldo.
-Vi conviene mangiarlo adesso che è ancora caldo...
Sentii dire alla ragazza mentre trasportava l'ennesima bacinella di acqua calda.
Era una femmina giovane e piuttosto bella per la sua età.
Alta e slanciata, un corpo notevole. Tonico e curato.
Gli occhi gentili e le ciglia lunghe addolcivano un viso già delicato, le lentiggini e le iridi verdi rendevano il tutto particolare.
Era la figlia del fabbro della città, ci ero cresciuto assieme e alla fine avevo chiesto di poterla avere come aiutante per non farla rimanere nel giro di gente poso affidabile che c'era nella bassa città.
Il padre, ogni volta che poteva, mi faceva arrivare regali per ringraziarmi.
Mi avvicinai al tavolo e mi sedetti a mangiare, in silenzio.
Ero stanco e avevo poca voglia di parlare... Ringraziavo dio per avermi dato una serva che riusciva a capire i miei momenti, era sempre stato così fortunatamente... era una grande ascoltatrice e non pretendeva mai niente, solo un letto dove dormire ed un pasto caldo a fine giornata. Era fedele e simpatica all'occorrenza, sempre sorridente e accomodante.
Era successo anche che ci fossimo consolati a vicenda tra le lenzuola ma le avevo sempre ripetuto che non era amore, solamente attrazione sessuale e prettamente frustrazione.
Finii il mio pasto piuttosto velocemente per la fame vorace che avevo.
-è pronto?
Le chiesi tranquillo mentre mi giravo ed iniziavo a spogliarmi di tutti i pezzi di armatura leggera che avevo addosso. Le ammassavo sempre nello stesso angolo prima del bagno.
Rimasi nudo e mi decisi ad entrare nell'acqua, era bollente ma mi diedi contegno e mi immersi.
Gertrud si avvicinò alla vasca e si inginocchiò. Si allungò a prendere dei barattoli con dentro l'unguento della maestra Astrid e alcuni saponi particolari, pescò da dentro la pasta densa e me la distribuì per tutti i capelli.
Questo succedeva ogni sera, i miei non erano capelli particolari.
Man mano che la ragazza massaggiava le cute le mani e la schiuma diventavano di un nero scuro.
Io mi rilassavo e le poche volte che aprivo gli occhi vedevo il colore nero scendermi sul petto e perdersi nell'acqua. Preso un secchio e sciacquati i capelli veniva fuori il loro vero colore.
Rame.

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Capitolo 2
*** Alabastro ***


Mattina. Fui svegliato da una fastidiosa lama di luce che innocua mi vagava sul viso. Inspirai profondamente come facevo ogni giorno dopo essermi svegliato.
Schiusi piano gli occhi e diedi loro il tempo di adattarsi alla luce tenue della stanza.
Mi misi a sedere sul letto e mi passai una mano tra i capelli portandoli all'indietro. Era una gran chioma, ramata com'era pareva una criniera, Gertrud me lo diceva sempre divertendosi come una bambina ad intrecciare le ciocche in gioiose e banali trecce. Invidiavo la gioia che le passava negli occhi anche per le piccole cose, l'ingenuità che sapeva portare bene con quel bel corpo che si ritrovava...
Aveva già preparato la vasca e la colazione. Scelsi di dare precedenza all'acqua bollente che si sarebbe raffreddata prima.
Dormivo nudo, mi tolsi di dosso le coperte e mi alzai.
Mi stiracchiai richiamando all'appello tutte le fibre muscolose del mio corpo, nessuna esclusa.
Mugolai contrariato mentre alzavo le braccia per sgranchirmi tutto, gli allenamenti per le nuove reclute non erano solo dei ragazzi, alle volte ero costretto a battermi per far chinare il capo a qualche giovine troppo spavaldo e pieno di sé, e ce n'erano.
Figli di famiglie egregie, eredi di attuali soldati dell'esercito convinti che il sangue potesse renderli guerrieri a tutti gli effetti.
A me il sangue aveva dato solo problemi, ragione per cui non guardavo in faccia a nessuno, che fosse un figlio di un re o che fosse un figlio di un garzone di bottega, un uomo era ciò che faceva, non il ramo dell'albero genealogico che occupava.
Intanto mi ero immerso nell'acqua calda tentando di far sciogliere le mie preoccupazioni.
Gertrud intanto aveva preso una noce di unguento nero e aveva iniziato a far passare le dita inumidite tra le ciocche di capelli.
-è un peccato che voi li dobbiate nascondere così...
La sentii sussurrare, sorrisi quasi istintivamente per poi sospirare rassegnato.
-Non sono stato certo io a chiederlo e lo sai...
-Certo, certo ma non si può imporre ad un leone un colore che non è il suo...
Si era affrettata a dire quasi dispiaciuta, mi ci aveva chiamato tante volte "leone", diceva che i capelli ed il portamento erano quelli, la criniera e gli occhi fieri; non che la cosa mi dispiacesse però mi sembrava un attimo eccessivo paragonarmi ad un animale così maestoso.
-No...
Dissi piano con voce rauca e bassa mentre la lasciavo fare il suo lavoro. Non amavo parlare della mia solitudine familiare.
Conoscevo bene solo mia madre... all'altro componente della famiglia dovevo solo inchinarmi.
E Lui nemmeno sapeva della mia esistenza.
Lasciai il tempo alla ragazza di finire ciò che stava facendo e poi di risciacquarmi i capelli per togliere via l'eccesso di unguento scuro, le ciocche rimanevano nere, sembrava quasi il mio colore naturale anche se nella mia vita di naturale c'era state ben poche cose.
Uscii dalla vasca con ancora i capelli umidi e mi vestii mentre consumavo la mia colazione.
Mi piazzai davanti allo specchio e sparsi l'unguento nero anche sulle sopracciglia e sulle ciglia.
Niente doveva tradire il mio vero sangue.
Estrassi quindi un coltellino dalla cinta che avevo in vita, ci tenevo di tutto. Eliminai velocemente la ricrescita di barba che spuntava sulla linea della mascella, peletti irti e fastidiosi che risultavano però invisibili perché chiari.
Poi, soddisfatto della mia trasformazione quotidiana, lasciai la stanza salutando con un cenno della mano Gertrud.
-A stasera, mio signore...
La sentii dire all'ultimo momento mentre scendevo le scale della torre proprio accanto alla sala del trono.
Sarebbe stata una giornata impegnativa.
Qualcosa sarebbe successo, me lo sentivo.

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Capitolo 3
*** Polvere e ciottoli ***


Ero sceso nella sala del trono evitando di far rumore, volevo arrivare senza troppe pause significative all'esterno del castello.

I piedi dei fortunati visitatori di quegli ambienti poggiavano su mosaici finemente realizzati, in foglia d'oro e pietre preziose. Quell'unica stanza doveva essere il suo biglietto da visita, il suo vanto e la sua arma. Chiunque fosse entrato lì si sarebbe dovuto sentire minuscolo e innocuo.

Passai piano una mano sui pilastri di alabastro rossastro, freddi e lisci al tatto ma resistenti e sicuri. Erano anni che quelle pietre tenevano su quell'impero, millenni. Sorrisi impercettibilmente e passai oltre costeggiando la navata centrale alzando solo un attimo lo sguardo alla ricorperta di affreschi vittoriosi e mitologici.

Cerbero mi guardava male, un po come tutte le persone che avrei dovuto allenare quel giorno.

Lasciai perdere quel pensiero e mi diressi fuori all'aria aperta lengo le mura della fortezza, ogni vota che mettevo piede all'esterno del castello sentivo un segreto brivido testardo sendermi lungo la schiena, dopotutto avevo un segreto da nascondere e sembrava quasi che il sole potesse smascherarmi. Era una giornata soleggiata e tirava un vento leggero che addolciva il calore dei raggi. Inspirai l'odore delicato della primavera e mi dissi che sarebbe andato tutto bene con quei cafoni dei miei studenti, almeno cercavo di convincermene.

Scesi nella piazza d'armi subito fuori dalla cinta muraria e vidi che c'erano già dei ragazzi, mancava poco e scorsi velocemente con gli occhi la lista dei ragazzi di quel giorno.

Venti, erano un reparto speciale e avrebbero avuto il compito, una volta sopravvissuti, di proteggere i segreti della corona... in pratica avrei dovuto tirare su degli infallibili assassini senza un briciolo di sensibilità o cuore, ma sì, sarebbe stato divertente.

Mi avvicinai al gruppetto.

-Buongiorno a tutti-

Esordii, si girarono e si misero in fila tutti volti a me. Mi permisi di guardarli in viso velocemente. I lovo volti tradivano troppa sicurezza e spavalderia...

Fiammiferi pronti ad essere consumati, alzai impercettibilmente un angolo della bocca.

Avevo notato con piacere la sera prima che nella lista dei candidati al mattatoio c'era anche una fanciulla.

Indaco.

Un nome particolare che rimaneva in testa, era alla fine della schiera di ragazzi. Stavo camminando piano leggendo velocemente i loro ranghi, ricordavo molti egregi cognomi e riconoscevo i tratti nei loro volti, il sangue era quello... sarebbe stato anche lo stesso coraggio? Ne dubitavo fortemente ma sapevo bene che da un misero sasso poteva venire fuori un diamante quindi dovevo analizzarli approfonditamente, uno ad uno, osservarli bene.

Adesso erano solo ciottoli privi di valore, gli uni uguali agli altri.

Inspirai profondamente, tranquillo.

-Quest'oggi...

Esordii con voce chiara per farmi sentire da tutti.

-Voi siete qui per chinare il capo davanti al re che ha protetto anche la misera casa in cui siete nati...

Intanto camminavo davanti a loro guardandoli negli occhi, dovevano sapere a cosa andavano incontro, l'esistenza che sarebbero andati ad affrontare.

-Non sarete liberi... mai più... se non deciderete di andarvene alla fine di questa giornata dovrete essere preparati alla vita che vi aspetta, non sono solito mandare a combattere ragazzi non capaci di sopravvivere quindi non sarò né gentile, né fine, né cordiale. L'esperienza mi ha suggerito che insegnano più le botte delle carezze, certo sarò sicuramente la persona che imparerete ad odiare più di tutte le altre...

Sorrisi divertito pensando al mio primo giorno da apprendista, che ragazzo stupido e inesperto.

-Ma vorrà dire che avrò fatto bene il mio lavoro...

Mi permisi di tornare a guardare un attimo una delle poche ragazze del gruppo, sembrava ancora ferma, attenta a quello che avrei potuto dire.

Feci velocemente l'appello.

I ragazzi erano davvero tanti, distribuiti in file regolari potevano essere divisi in due gruppi da cento. Mi ero ricongiunto al vicecapitano, il suo reparto era in riposo e si era proposto di aiutarmi con le nuove reclute.

Era arrivato mentre io ancora stavo parlando ed era rimasto in silenzio per tutto il tempo, appoggiato ad una colonna del porticato in cui avevo chiesto ai ragazzi di riunirsi.

Si era avvicinato solo quando, a discorso finito, avevo detto ai ragazzi di aspettarmi un attimo.

-Li scoraggi già così? Theo...

Lo sentii dire per poi alzare lo sguardo nel suo. Era stato mio allievo tempo addietro. Non aveva nemmeno finito l'accademia, lo avevo promosso a vicecapitano senza pensarci troppo.

-Oh andiamo... se non sono riuscito a scoraggiare te, non potrò farlo nemmeno con quei ragazzini.

Gli risposi sorridendo divertito per poi consegnargli la lista dei ragazzi. Mentre lui dava una veloce occhiata io mi ero girato verso il branco eterogeneo degli aspiranti.

Indaco se ne stava in disparte, appoggiata ad una colonna. Evidentemente il gruppo non sarebbe stato così unito.

-Sembra buona come base, ci sono un po di rampolli inesperti ma li si potrebbe forgiare a dovere.

Lo sentii affermare convinto. A volte ne sapeva più lui di me e la cosa mi aveva aiutato non poco in tutti quegli anni.

-Non so bene cosa pensare di loro...

Gli confessai mentre li squadravo a lontano, poi tornai a guardare lui

-Intendo, sembrano davvero troppo sicuri... convinti...

Lui inspirò forse un po preoccupato.

-Immagino che avrai da divertirti...

Mi disse dandomi una pacca sulla spalla.

Sospirai guardandolo divertito.

-Dopo di lei, signora mia...

Gli dissi per prenderlo un po in giro...

Sarebbe stata una lunga giornata.

 

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