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di Honowl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Enter the Enlightment - Prologo ***
Capitolo 2: *** Enter the Enlightment - Domande ***



Capitolo 1
*** Enter the Enlightment - Prologo ***


Il pacato sole invernale si alzava lentamente da dietro la collina ad est della città, inondando con i suoi raggi le stanze ai piani più alti dei grattacieli. Come oro che cola, placido era l'incedere della luce verso le strade ancora ammantate nell'oscurità della notte, che mal volentieri lasciava il suo banchetto di affari illeciti e malavita alla quotidianità degli onesti lavoratori. L'alba rossastra guadagnava leggiadra ogni anfratto di case e locali, annunciando l'inizio di un nuovo giorno. I colori del mattino si facevano via via più dorati con l'alzarsi del sole, e i primi clacson caotici e impazienti si udivano provenire dalle strade del centro. Liria aprì gli occhi, soffermando lo sguardo smeraldino sul soffito della sua piccola stanza. Realizzò di essere sveglia solo un po' di tempo dopo che il corpo ebbe finito il sonno, richiudendo le palpebre e raggomitolandosi tra le lenzuola calde e morbide.

"5 minuti" pensò.

Schiuse brevemente le palpebre dell'occhio sinistro, afferrando maldestra il cellulare depositato sul comodino nero laccato, lo schermo segnava le 8.14.

"Decisamente 5 minuti"

Gettò lo smartphone sul mobile, non curante di tutti i soldi che aveva speso per permetterselo, e si girò dalla parte opposta. Pensieri iniziarono ad affollare la sua mente, soprattutto calcoli su quanti minuti in più avrebbe potuto permettersi imparando a lavarsi i denti e a pettinarsi nello stesso momento, se era oggi o domani che facevano quella conveniente promozione sul latte, quanto effettivamente valesse la pena abbandonare quel posto idilliaco fatto di morbidezza e calore per presenziare alla lezione di sociologia moderna. Man mano i pensieri si fecero più vaghi, guidandola nei suoi desiderati 5 minuti di dormiveglia, dove solo il nulla faceva da padrone.

"Scopri. Te stessa."

Liria vagava nel vuoto, come fluttuando nell'aria, solo buio in ogni direzione guardasse. Quelle parole erano state pronunciate da lei, apparentemente senza controllo, dopo che le erano apparsi dei simboli luminosi davanti.

"Cambia. Futuro."

Di nuovo parlò senza che la sua volontà avesse deciso di farlo, mentre simboli rettilinei e senza significato comparivano e scomparivano davanti a lei, producendo un suono simile ad uno stridio. All'improvviso un ultimo segno apparì, molto più grande e luminoso dei precedenti, stagliandosi nel vuoto. 

"Illuminazione."

Liria spalancò gli occhi, mettendo in breve tempo a fuoco la propria camera da letto, così come l'aveva lasciata 5 minuti fa. I sensi tornarono a lei uno ad uno, facendole capire che i suoi timpani erano aggrediti dalla sveglia programmata sul cellulare. Scattò goffamente dall'altro lato del letto, afferando lo smartphone e ponendo fine a quel supplizio. Stavolta il quadrante segnava le 8.31, la sveglia suonava gia da un minuto abbondante.

"Alla faccia dei 5 minuti, menomale che sono previdente"

Si alzò dal materasso morbido praticamente gia svestita, conquistando la cucina in mutande e canottiera.Una colazione veloce e la capacità di vestirsi a tempo di record le permisero di prendere l'autobus che la portava verso l'università. Cercò di fare il suo meglio sul mezzo per mettere in ordine i lunghi capelli castani, ringraziando le compagnie che producevano quei gadget così indispensabili alle signore indaffarate come lei. Al trucco avrebbe pensato nella pausa tra un'ora e la successiva, sperando di entrare dal retro della classe e non attirare troppo l'attenzione. La giornata passò lenta e noiosa, come ogni altra del resto, e la schiena di Liria reclamava il materasso morbido del suo letto, anche un divano avrebbe fatto al caso suo. Si fermò a cena da alcuni compagni di corso, ragazzi simmpatici e sempre disponibili che la ospitavano volentieri quando perdeva l'ultima corsa verso casa. Salutato tutti si era poi diretta alla fermata dell'autobus, e seduta sulla panchina metallica aspettava, sola. Non era un bell'orario per stare fuori, soprattutto per una ragazza non accompagnata. Sul telefono scorreva la home di Smilebook, cercando di non cadere preda dell'ansia e augurandosi che il mezzo non avesse ritardi.

Alzò gli occhi dal dispositivo quando un giovane ragazzo gli passò davanti e si mise seduto affianco a lei. Era piuttosto alto, capelli corti neri, occhi sottili, neri anch'essi, vestito con una giacca di jeans e dei pantaloni scuri. Ripassava nella sua testa questa descrizione da fare alla polizia in caso avesse avuto intenzioni poco rassicuranti. La sua pelle fu pervasa dai brividi a sentirlo parlare, segno che si stava facendo prendere dall'ansia della situazione.

"Si..si, sono in posizione. Ho fatto tutto come da programma. Sono pronto quando vuoi."

Liria si sentì mancare, avevano studiato un piano appositamente per derubarla o rapirla? Le avrebbero fatto del male? Forse chiesto un riscatto alla sua famiglia? Le poche monete nel portafoglio sarebbero bastate a convincerlo a lasciarla stare, o forse desiderava qualcosa di più provocante? Non aveva la biancheria adatta a corrompere un malvivente, non avrebbe funzionato affatto. E se l'avesse stuprata?
Si portò le mani all volto, affondando il naso e la bocca tra i palmi incorciati. Forse prima valeva fare un tentativo verbale.

"Scusa....di-dici a m-me?" Disse con voce tremante.

Il ragazzo si girò con il capo verso di lei, incrociando il suo sguardo, perplesso, forse meravigliato. La guardò per qualche secondo, ancora incredulo, prima di decidere di ignorarala e tornare a fissare la strada.

"No...Si, si ti ricevo. Tutto pronto allora. La faccio esplodere"

Liria si paralizzò. Un attacco bomba, come quelli visti ai telegiornali, forse ai danni di qualche importante azienda. Era vicina? Sarebbe stata coinvolta dall'esplosione? Non ebbe tempo per pensarci. Un boato provenì dalla cima del grattacielo che avevano davanti, in bella vista proprio da quella fermata. Un'onda verde incominciò a propagarsi nella loro direzione, avvolgendo palazzi ed alberi nella sua furia luminescente. Il ragazzo ammirava la sua opera con raccapricciante ammirazione, mentre l'unico istinto che ebbe Liria fu quello di scappare. Si alzò e iniziò a correre con tutte le sue forze. Ma l'onda verde si propagava troppo velocemente, finendo per avvolgerla. Urlò disperata mentre i sensi la abbandonavano, facendola pricipitare sul terreno.

"...te lo assicuro"
"Non....affar nostro"
"Ma....visto!....è strano?"
"La Resistenza....non possiamo.."
"E se le succ...."
"....portala a casa."

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Capitolo 2
*** Enter the Enlightment - Domande ***


Liria aprì gli occhi di scatto, svegliandosi di soprassalto da quello che sembrava essere stato un brutto incubo. Ansimava, ancora preda degli eventi adrenalinici che il suo subconscio le aveva fatto vivere. Si alzò a sedere sul materasso, portando prima le mani al petto per constatare l'effettiva assenza di ferite o ustioni, e successivamente alla fronte, da cui incominciavano a colare alcune goccioline di sudore freddo. Tutto sembrava nella norma, aveva avuto un brutto incubo, forse a causa della cucina pesante di Jasper. Ogni cosa era al suo posto e la luce del mattino filtrava dalle tende indaco appese alla finestra. Chiuse gli occhi per un attimo, cominciando a calmarsi. Si rigettò sul cuscino, tirando un lungo sospiro di sollievo, e beandosi ancora per un po' della calma che la sua camera accogliente gli offriva. Sollevò le braccia, portandole verso l'alto per tirarsi la pelle e sgranchirsi i muscoli dopo la notte di sonno agitato.

"Mi sa che sto impazzendo, che razza di sogni faccio."

Fece ricadere le braccia sul materasso, allargandosi su tutta la superficie del letto anche con le gambe. Sospirò, fissando pensierosa il soffitto. Eppure era ancora così vivido nella sua testa, quel sogno, sembrava davvero averlo vissuto a poche ore di distanza. Il verde neon dell'esplosione, sembrava ancora inondargli la vista e atterrirla al solo pensiero. Portò distrattamente la mano verso il comodino, per afferrare il suo telefono come al solito e controllare i messaggi e le novità della mattina. Con un paio di tentativi riuscì a prendere in mano l'oggetto, solo per scoprire in seguito che quello che aveva catturato non era il suo cellulare. Di forma e dimensione era simile, ma ricordava molto di più una sottile lastra di vetro. Era rettangolare e quasi trasparente, sembrava decisamente vetro, e così lo avrebbe classificato Liria se non fosse stato per uno strano dettaglio. Sembrava contenere qualcosa, un piccolo simbolino, forse inciso all'interno, di colore verde, molto simile ad un occhio come quelli raffigurati dagli antichi egizi, contornato con altri simbolini proprio come piaceva fare a loro. Lo rigirò tra le mani, constatando come l'ammenicolo proiettasse alcuni riflessi verdognoli se esposto alla luce. Cominciò a tornarle l'ansia a vedere tutto quel verde, che in poco tempo si tramutò in rabbia, per aver fatto un collegamento mentale tra il pezzo di vetro e il suo incubo.

"Sta a vedere che è questo il coso verde che mi sono sognata, l'ho detto io che sto impazzendo. E poi, dove accidenti l'ho rimediato sto coso?"

Sbuffò, scendendo definitivamente dal materasso, per poi depositare con una certa irruenza il rettangolo di vetro sul suo comodino. Stavolta afferrò il suo vero telefono, e iniziò la sua quotidiana routine di riordino. Quella mattina era libera, e poteva dedicarla a se stessa. Contattò Selene, una sua compagna di corso e ottima ascoltatrice, doveva assolutamente raccontarle del suo sogno davanti ad una bella tazza di tè fumante. 

-Non puoi capire che viaggio stanotte Sally, ci vediamo da Glambucks? Dai dimmi di si!- 

La risposta non tardò ad arrivare, e l'appuntamento era fissato da li ad un'ora. Liria sorrise contenta, sentiva il bisogno di una chiacchierata tra donne, per cancellare del tutto il brusco risveglio della mattina. Poteva gia assaporare con le narici gli aromi di cannella e bergamotto del solito tè di Glambucks, quello che al primo sorso riusciva a distruggere ogni sua preoccupazione, lasciando spazio solo alle speculazioni sul nuovo professore di diritto privato o alle puntate della serie tv che lei e Selena guardavano congiuntamente. Sembrava proprio che il brutto sogno fosse ormai un lontano ricordo destinato a scomparire.

Liria indossò una giacchetta elegante sopra ad una camicia leggera, messi i jeans a vita alta e degli scarponcini con la lana per tenere i piedi caldi, uscì da casa, accuratamente avvolta dal suo piumino rosso e giravolte su giravolte di sciarpa in pail per tenere il calore tutto all'interno. Come previsto, la mattinata passò in un baleno in compagni della sua grande amica. Selene era più bassa e tarchiata di Liria, ma poteva sfoggiare due grandi occhi azzurri e una chioma bionda che le incorniciava elegantemente le gote arrossate dal freddo. Non era necessario specificare chi delle due fosse la più corteggiata in ateneo, tant'è che spesso Sally spegneva il suo telefono per non essere importunata dal fiume di pretendenti che in qualche modo ottenevano il suo numero di cellulare.

"Vabbè dai, hai bevuto un fiume di alcool e il fegato ti ha punito come riteneva più opportuno. Non farne un dramma Lilly, tanto domani nemmeno te lo ricorderai più." Disse Selene in tono leggermente canzonatorio, come a voler dire che alla loro età un brutto sogno non era un evento notabile.

"A parte il fatto che non ho toccato alcool, che poi va a finire che incontro qualcuno per strada di sera e devo essere lucida per reagire." Ribattè Liria, un po' scocciata sia dal giudizio dell'amica che dal suo sollevare le sopracciglia in risposta alla frase che aveva appena recitato. Poi proseguì:

"Il punto è che sembrava così reale, così..immersivo. Se mi concentro riesco a sentire chiara la voce del ragazzo che ho sognato, e anche il freddo sulla faccia e sulle mani di ieri sera. Non ti sembra,boh, troppo strano?"

"Eh ti capisco Lilly, io una volta ho sognato Maurice, quello bello e tatuato della seconda fila. Hai presente? Quello che non mi si fila? Mi prendeva e mi diceva che ero tutto il suo mondo, che stravedeva per me dal primo giorno ma che non sapeva come dirmelo! Non puoi capire la delusione quando mi sono svegliata...stavo per piangere!"

"Sally ma mi stai ascoltando!?"

"Ma si, si, solo che te l'ho detto, domani nemmeno te lo ricordi più. E poi se fosse successa davvero una cosa del genere non ne starebbero parlando tutti i giornali?"

Liria schioccò la lingua, leggermente seccata dalla superficialità con cui Selene affrontava la questione. Eppure aveva ragione, un evento di quelle proporzioni non sarebbe assolutamente passato inosservato. E nonostante tutto il grattacielo colpito dall'esplosione verde si trovava ancora al suo posto, completamente intatto. Forse stava davvero esagerando la cosa. Abbassò lo sguardo sul suo tè, sospirando.

"Uhm, può essere Sally. Forse mi serve davvero solo un po' di distrazione."

"Uh-hu! Ne sono sicura! Senti che ne dici domani se te ne stai un po' a casa, li prendo io gli appunti per entrambe. E poi al pomeriggio andiamo al centro commerciale o al cinema."

Nonostante tutto, Selene si dimostrava sempre accorta nei suoi confronti e sapeva come prenderla in quasi ogni situazione. Le era grata per esserci quando aveva bisogno di lei e avrebbe volentieri fatto lo stesso se fosse stata lei ad avere insicurezze.

"Ci sto! Però adesso offro io, guai se metti mano alla borsa"

Liria prese la sua di borsa e ci affondò la mano sinistra cercando il portafoglio, mentre tastava i vari oggetti che vi conservava all'interno ne avvertì uno che decisamente non doveva esserci. Tirò fuori la mano, reggendo tra le dita il rettangolo di vetro che aveva trovato sul suo comodino la mattina stessa. Con assoluta certezza ricordava di averlo lasciato proprio sul mobile, e mai gli era passato per la testa di portarlo con sè. Lo depose sul tavolo del cafè, guardandolo impietrita. La cosa non sfuggì a Selene che prontamente prese parola.

"Ehi, Lilly, che ti succede? Che cos'è quell'affare?"

Le ragazza si risvegliò dalla paralisi, rincuorata che anche l'amica avesse notato lo strano oggetto. Più lo guardava e più desiderava che sparisse, dubbiosa su come potesse averlo sbadatamente messo in borsa. I riflessi verdi al suo interno si erano fatti più vivi, e sembrava che piccole ondine di energia del colore dell'erba attraversassero il vetro da lato a lato. 

"Io...io, non lo so Sally, l'ho trovato in casa stamattina. E l'ho lasciato li. Si, insomma, era sul comodino. Poi era in borsa. E io, io l'ho lasciato a casa, ne sono sicura. Davvero, non so cosa ci faccia qui, era sul comodino, di fianco al mio letto. Ne ho assoluta certezza. Non, non l'ho preso, insomma chi va a pensare a un pezzo di vetro. Nemmeno so cosa sia o come lo abbia ottenuto, ma ti giuro era li. E adesso, adesso è qui e, e mi sento male perchè non ricordo assolutamente come lo abbia messo in borsa. Sto impazzendo Sally, davvero sto impazzendo"

Liria parlava veloce, con crescente agitazione e preoccupazione per la stranezza dell'evento. Forse conveniva andare dal dottore, incominciava ad avere problemi psichici a soli 24 anni?
Selene, dal canto suo, prese le mani di Liria tra i suoi palmi per confortarla.

"Ehi, tesoro, tranquilla, è solo un pezzo di vetro. Adesso lo buttiamo se ti fa così ansia. Su, rilassati, mi raccomando domani riposati, forse stai accusando lo stress di vivere in casa da sola? Vuoi che venga da te stasera a farti compagnia?" le disse con tono sottile e rassicurante.

Liria fece un lungo sospiro per cercare di calmarsi un po'. Eppure quello strano vetrino le metteva soggezione, sembrava animato, con tutti i volteggi e lampeggi che le strane onde al suo interno eseguivano. Strano che Sally non lo avesse notato.

"No...no tranquilla, sei troppo gentile, ma non devi scomodarti per le mie assurde fantasie. Sarò, sarò solo un po' esaurita. Ecco tutto. Domani mi riposo e recupero. Però, però voglio chiederti un'ultima cosa. Lo vedi che è colorato no? Non ti fa strano?"

Selene abbassò lo sguardo sull'oggetto, squadrandolo ed esaminandolo meglio che poteva.

"Lilly, a me questo sembra un comunissimo pezzo di vetro, trasparente come tutto il vetro normale di questo mondo"

Liria raggelò nuovamente nell'apprendere che Selene vedeva il vetrino trasparente. L'istinto prese il sopravvento per un attimo, facendola congedare in fretta e furia dall'amica e lasciando sul tavolo il misterioso oggetto. Selene, ancora un po' preoccupata, fece per chiamarla ma Liria si era ormai allontanata parecchio. Dubbiosa, prese il pezzo di vetro tra le mani, e facendo spallucce lo inserì nel cestino del cafè, sbarazzandosi dell'oggetto che tanto spaventava l'amica.

Gli occhi verdi di Liria correvano come pazzi da un lato all'altro mentre lei affrettava il passo verso casa. Tutta quella storia doveva essere sicuramente un brutto scherzo della sua mente, e doveva chiamare un dottore per accertarsi delle sue condizioni di salute psichica. Scansava le persone sul marciapiede, proseguendo spedita con la borsa sotto il braccio. Di colpo si fermò, bloccata da un mendicante senzatetto che aveva deciso di importunare proprio lei per chiedere l'elemosina, in maniera insistente e fiutando la fretta e l'ansia di proseguire.

"Non ho niente, niente ti dico. Per Dio, guarda. Non mi sono portata nulla, non ho proprio nulla da darti! Io..!"

Mentre si tastava addosso, come a voler fingere di cercare il portafoglio, sentì un oggetto rettangolare nella tasca interna della sua giacchetta.
Senza proferir parola, estrasse da sotto il piumino l'oggetto di vetro, con sguardo incredulo e perso, porgendolo poi al mendicante che lo guardo perplesso.
Di nuovo Liria incominciò a mettere un passo dopo l'altro, e persa nella sua desolazione raggiunse il portone di casa. Indagò la sua borsa in cerca delle chiavi, concludendo di non averle messe li. Incominciò a tastare le sue tasche, riuscendo infine a trovarle nella tasca esterna della giacchetta. Avvolse il palmo attorno al portachiavi, rincuorata di poter finalmente isolarsi dal mondo e pensare a se stessa, estraendo insieme al peluche che teneva insieme tutte le chiavi anche un oggetto vetroso di forma rettangolare. 
Lacrime scesero lungo le gote di Liria, ormai sull'orlo della disperazione, mettendo in dubbio la sua stessa percezione della realtà, chiedendosi se potesse ancora esserci qualcosa da fare per la sua pazzia. Quell'occhio raffigurato, stilizzato e ornato, sembrava scrutarla all'interno, sembrava capire come si stesse sentendo. E questo le faceva rabbia. Una cosa inventata dalla sua mente per tormentarla, così spaventosa e allo stesso tempo rassicurante.
Gettò le chiavi a terra, afferrando saldamente il vetrino nella mano detra. Sollevò poi il braccio in aria, come a voler gettare via l'oggetto.

"Che cosa vuoi da meee!!"

Urlò mentre compiva lo slancio necessario ad allontanare il pezzo di vetro da lei. Tutta via esso rimase saldamente incollato alle sue dita, dopo che altre più robuste avvolsero il suo polso, impedendole di compiere il gesto. Si voltò, ancora lacrimante e spaventata, riconoscendo tra l'isteria e il terrore il volto giovanile del ragazzo apparso nel suo sogno.

"Ehi, ciao. Ti ricordi di ieri?"

Disse come a volersi presentare con un sorrisetto appena accennato, reggendo nella mano libera un pezzo di vetro rettangolare esattamente identico al suo.

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