New Game

di I_love_villains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e scheda OC ***
Capitolo 2: *** I proprietari- parte 1 ***
Capitolo 3: *** I proprietari- parte 2 ***
Capitolo 4: *** Il colloquio con Deus ***
Capitolo 5: *** La follia di Fifth ***
Capitolo 6: *** Un First di troppo ***
Capitolo 7: *** Legami ***
Capitolo 8: *** Cacciatori ***
Capitolo 9: *** Incontri decisivi ***
Capitolo 10: *** Tradimento ***
Capitolo 11: *** Passato ***
Capitolo 12: *** Carneficina ***
Capitolo 13: *** Punto della situazione ***
Capitolo 14: *** Indagini ***
Capitolo 15: *** Eros e Thanatos ***
Capitolo 16: *** Strategia ***
Capitolo 17: *** Verso la fine ***
Capitolo 18: *** The End ***



Capitolo 1
*** Prologo e scheda OC ***


Mur Mur alzò gli occhi dal manga che stava facendo finta di leggere. Il momento era arrivato, lo sentiva.
Deus, sentendosi osservato, si voltò verso di lei, che riabbassò immediatamente la testa e girò con ostentazione una pagina.
"Ci siamo Mur Mur" fece il vecchio Dio. "La mia fine è ormai prossima."
"Mi spiace, Deus. Posso fare qualcosa per te?" domandò lei aprendo un barile di pannocchie.
"In effetti, sì. Mi puoi aiutare a scegliere i candidati del prossimo survival game."
"Sarà un piacere, vecchio mio" esclamò Mur Mur prima di divorare una pannocchia.
Sulla Terra, il destino di dodici umani stava per cambiare irrimediabilmente ...



***Angolo Autrice***

Buonsalve!
Allora, lasciate che io pensi a trama, colpi di scena, spargimenti di sangue e chi più ne ha più ne metta! Vi chiedo solo dodici OC interessanti ed originali in cambio! ^^
Se volete partecipare mandatemi la scheda del vostro personaggio tramite MP entro il 28 febbraio.

Nome:
Cognome:
Soprannome (se ce l'ha):
Età:
Aspetto:
Carattere (dettagliato):
Cosa ama:
Cosa odia:
Relazioni (famiglia, amici, fidanzato/a):
Tipo di diario:
Perché vuole diventare Dio:
Arma (se la usa):
Abilità:
Punto debole:
Se ha mai ucciso/si fa scrupoli ad uccidere:
Altro (nel caso vogliate aggiungere qualcosa):

Ci sentiamo gente!

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Capitolo 2
*** I proprietari- parte 1 ***


First: Naoko Fuente, 17 anni
Naoko si contemplò allo specchio, afflitta. Il viso leggermente tondo era contornato dalle ciocche di capelli dalle varie sfumature di rosso che le sfuggivano sempre dalla coda; gli occhi erano grandi e verde scuro, di certo non brutti. La ragazza scoprì i denti, rivelando l’apparecchio che presto avrebbe smesso di portare. Ma non era quello a renderla impopolare. E nemmeno la statura di pochi centimetri più bassa della media o gli ampi vestiti che nascondevano a dovere le sue curve. Il problema era la sua pelle. Negra, la chiamavano.
La rossa posò lo sguardo sul suo cellulare. Quella mattina lo aveva acceso per aggiornare il suo diario - era solita annotare cosa pensava la gente di lei - e l’aveva trovato già compilato. Stranita, aveva letto i messaggi futuri con sempre maggior apprensione. Sapeva ancora prima di uscire che Yuka avrebbe trovato la sua maglietta un vero orrore, che Kanae la considerava una tavoletta, che per Nana era buffa ma troppo timida per riuscire a diventarle amica. Che stava succedendo?
Naoko decise che quella magia o qualunque cosa fosse le sarebbe tornata utile per farsi amici veri. Spesso non riusciva a capire di chi fidarsi e in passato le era capitato di subire delusioni da persone che considerava amiche. Per questo aveva iniziato a scrivere quel diario: per imparare a conoscere gli altri e a rapportarsi con loro nel modo giusto.
Sorridendo, la ragazza uscì dal bagno, prese la sua katana e si allenò.
“Aaah!”
“Mur Mur!”
Per poco non l’aveva colpita. Certo che ad apparire così, all’improvviso, come se fosse ...
“Aspetta, tu sei reale??” strillò sbigottita.
“Sì. Credevi davvero ... che io e Deus fossimo semplici frutti ... della tua immaginazione?” domandò lei, ancora affannata per il pericolo scampato.
“Oh. Ok. Ehm ... ti posso offrire qualcosa?” le chiese Naoko gentilmente. Non sapeva che altro fare.
“Se proprio insisti ... un gelato!”
Mentre divorava la sua maxi-coppetta, Mur Mur le spiegò tutto riguardo il survival game.
“C- cosa? Dovrei uccidere?! Ma io non ne sono capace!”
“Allora sfrutta il tuo diario per evitare gli altri proprietari. Conoscendo le opinioni di chi incontrerai sarà facile, no?” Mur Mur si stiracchiò. “Ci vediamo, First. Attendi quanto prima una chiamata da Deus. Bye!”
“Ciao” mormorò la rossa.
Restò seduta a pensare sul da farsi. Consultare il suo diario per sopravvivere era un buon inizio, ma diventare un dio non le sarebbe dispiaciuto. La domanda era: avrebbe mai ucciso per questo?

Second: Key Scoty, 44 anni
La porta dello sgabuzzino si aprì. Ne uscirono un uomo, visibilmente rosso ed imbarazzato, ed una donna stupenda. L’uomo guardò Key come per imprimersi nella mente ogni più piccolo particolare del suo corpo.
Dai capelli verde chiaro, lunghi e mossi, scese a contemplare il dolce viso acqua e sapone perennemente abbronzato. Gli innocenti occhi castani erano occupati a scovare ogni piega sulla sua camicetta, che le sue agili mani provvedevano ad aggiustare. Le sue prosperose forme erano però ben intuibili grazie allo sgargiante reggiseno che indossava. Gli occhi di lui si soffermarono sulla bocca rossa e piena. Avrebbe tanto voluto baciarla per un’ultima volta ...
Key finì di ricomporsi rimettendosi i lunghi orecchini a tinta unita che indossava sempre. Sorrise con calore all’uomo, che distolse lo sguardo, a disagio.
“Mi è stato davvero d’aiuto, signor Sakakibara” disse dolcemente. “Sa, sono claustrofobica ...”
“S- sì. Per questo io ... io l’ho aiutata, ecco. Colpa mia che non trovavo più le chiavi ...”
“Già. Mi sono concentrata sulla sua voce, ho scaricato la tensione ... come ha detto lei. Grazie ancora.”
“Si figuri, signorina Scoty.”
Lei si alzò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia come ulteriore ringraziamento. Lui si voltò e finirono per baciarsi.
“Scusa!” strillarono all’unisono, imbarazzati.
Il signor Sakakibara recuperò le sue carte, salutò e uscì dall’ufficio per poi salire in auto, dove lo aspettava la moglie. Key sorrise: un altro successo. Il dottor Misaki, il rinomato psicologo per problemi di coppia per cui lavorava, le ripeteva sempre che con tradimento e profondo pentimeno c’era una maggiore unione per entrambi i coniugi o fidanzati, e lei era più che felice di essere la causa che avrebbe ricongiunto i suoi clienti.
La donna si mise a riordinare lo schedario, quando un rumore di passi la bloccò.
“Chi c’è?”
“Io!”
“Mur Mur?” esclamò stupefatta Key. “Ma tu … tu non esisti.”
“Invece sì, o non sarei qui, ti pare? Piuttosto, hai notato cosa è capace di fare il tuo diario?”
Lei annuì. Certo che se ne era accorta! Quando aveva aperto il suo taccuino aveva trovato molte pagine già compilate. Inizialmente aveva pensato che fosse uno scherzo, ma la scrittura era proprio la sua e nel pomeriggio si era verificato quell’incontro anticipato dal diario. Per quella sera ne era previsto un altro …
“Ebbene, assieme ad altri dodici persone possiedi un Mirai Nikki e ha la possibilità di diventare dio.”
“Cosa? Frena …”
“Si tratta di un survival game. Chi sopravvive, diventa dio. Deus vi incontrerà tutti a breve, sta’ in campana.”
Detto questo sparì. Key si sedette sgomenta. Era terribile, ma era anche un modo per aiutare la gente come lei …

Third: Pablo Tanaka, 26 anni
Un’altra cliente soddisfatta. Il biondo sorrise felice: quel diario era una manna dal cielo!
Pablo era un giovane stilista di talento. Possedeva una facoltosa boutique e viaggiava spesso per partecipare a sfilate in tutto il mondo. I suoi abiti erano molto apprezzati poiché univa caratteristiche orientali ed occidentali, grazie anche alla conoscenza delle due culture derivata dall’unione di sua madre, un’italiana, e suo padre, un giapponese.
Il pallido ragazzo fantasticò sognante sull’avanzare della sua carriera. Avrebbe saputo in anticipo cosa volevano i suoi clienti, sarebbe stato il primo a seguire le nuove tendenze e sarebbe diventato famoso nel mondo della moda! Una volta stabilizzata la sua situazione finanziaria, poi, avrebbe chiesto al suo grande amore di sposarlo, raggiungendo così l’apice della felicità. Tutto preso da questi lieti pensieri, non si accorse del campanello che annunciava l’entrata di un cliente.
“Ehi!”
Pablo si riscosse. Si guardò intorno, ma non vide nessuno.
“Eccomi!”
Mur Mur saltò sul bancone e si sedette a gambe incrociate. Il ragazzo sgranò gli occhi azzurro cielo, indietreggiò precipitosamente, si tolse gli occhiali e li pulì. Li rimise. Mur Mur era ancora lì, con un’aria scocciata.
“Perché credete tutti che non esisto?”
“B- beh … ehm … tutti?” domandò a sua volta Pablo, impacciato.
“Sì, Third. Sei appunto il terzo che reagisce così. Comunque, sono di fretta. Hai scoperto cosa fa il tuo diario, no?”
“Sì!” rispose esultante lui. “Anticipa le richieste dei clienti, chiunque essi siano!”
“Già, già. Inoltre è anche la chiave per prendere il posto di Deus. Attento però, perché altre undici persone ci proveranno e alcune non si faranno scrupoli ad uccidere.”
“U- uccidere? No, allora grazie, ma …”
“Spiacente, sei in gara, impossibile ritirarsi. Al massimo parlane con Deus, vi riceverà tutti a breve. Ciao. ”
“Aspetta! Mur Mur!”
Ma lei era già andata via. Pablo sospirò, poggiandosi al bancone. In cosa diavolo si era cacciato?

Fourth: Aya Nakano, 18 anni
“Venghino, signori, venghino! Cinque yen, solo cinque yen! Tentate la fortuna da Candace!”
Nessuno però sembrava interessato al bancone della ragazza nera. Aya non ci diede molto peso. Il suo diario diceva che tra un’ora avrebbe trovato ben cento yen per strada. Un buon colpo. E lungo la via per tornare a casa avrebbe rubato due portafogli e un braccialetto. Sorrise rimirando il suo cellulare a conchiglia. Certo, lei non poteva permettersi uno di quei costosi smartphone, ma quel telefono si era rivelato più che utile.
Annoiata, decise di chiudere in anticipo. Di solito fregava la gente che entrava od usciva dal luna park con il gioco delle tre carte, ma quel giorno nessun pollo si sarebbe avvicinato, quindi tanto valeva sbaraccare. La ragazza, prima di incamminarsi, si specchiò. Indossava una maglia rosa di seconda mano, jeans scuciti e delle scarpe da ginnastica bianche. Gli astuti occhi scuri erano nascosti da un paio di occhiali a specchio violetti. In spalla aveva uno zaino verde, informe, con dentro vari trucchi per impressionare la gente e guadagnarsi da vivere. C’era anche una mazza da baseball con la quale si divertiva, talvolta, a compiere atti vandalici. Sul suo manico Aya vi aveva marchiato il suo nome d’arte, Candace.
La giovane si rimirò tenendosi una delle numerose treccine tra le mani, fece un giro su se stessa ed esclamò: “Sei fantastica, ragazza mia!”
“Quando si parla di modestia ...”
Aya spalancò gli occhi e trattenne bruscamente il fiato. Mur Mur era accanto a lei e si specchiava a sua volta.
“Certo che anche io non scherzo, eh?” le domandò Mur Mur, mettendosi in posa come una modella.
La ragazza distolse lo sguardo dal riflesso e lo puntò sulla nana.
“T- tu non puoi essere qui! Tu ...”
“Invece ci sono ... Sono venuta ad avvertirti che il tuo diario ... Molla la coda!”
“Ma che forza! Se tu sei vera allora lo è anche Deus, giusto? Ed il suo universo!”
“Sì, ma adesso concentrati. Sei finita in un survival game. Se sopravvivi diventi dio, altrimenti, beh, finirai uccisa da uno degli altri concorrenti. Devo andare, ma ci rivedremo presto.”
L’attimo dopo era sparita. Aya non riusciva a crederci. Poteva diventare una dea! Prese la mazza da baseball e colpì il faro di un’auto, crepandolo e facendo scattare l’allarme. Corse via esultante.

Fifth: Ume Muayaka, 39 anni
I bambini accolsero con i consueti strilli di gioia il suono della campanella.
“Su, mettete via le vostre cose, bambini. In fila per due e dritti a casa, da bravi.”
“Sì, maestra Ume” risposero obbedienti i piccoli.
Ume sorrise mentre li salutava. Quando anche l’ultimo fu uscito, tornò seria. Sfogliò con trepidazione il suo registro personale. Non si era sbagliata: era già compilato per tutto il semestre.
“Maestra Ume?”
La donna sussultò e chiuse di scatto il registro. Cercò di ricomporre la sua aria dolce e premurosa.
“Sì, Yukiteru caro?”
“Non trovo il mio portafortuna.”
“Oh, sbrigati a cercarlo, sai che fra poco vengono a pulire” fece lei brusca.
Il bambino si mosse per l’aula con comica velocità.
“Così in fretta non risolverai niente, rallenta.”
Yukiteru si fermò di botto e cercò più lentamente. Ume lo guardò critica. Era sempre stata brava a farsi obbedire dai suoi alunni, era quasi una dote naturale, ma adesso sembrava diverso. Decise di verificare la sua intuizione.
“Yukiteru, fermati, alza una gamba e saltella per l’aula.”
Il bimbo eseguì docile il comando. La maestra sorrise soddisfatta. Non aveva idea di come ciò fosse possibile, ma la cosa le andava a genio.
“Va bene, basta così. Torna a casa, se trovano il tuo portafortuna me lo farò consegnare.”
Appena fu lontano, Ume si tolse gli occhiali marrone scuro e si massaggiò i miopi occhi giallo limone. Doveva riflettere attentamente sul da farsi.
“Hai dei capelli stupendi.”
Lei trasalì a quell’ennesima interruzione. Mur Mur osservava i suoi capelli arancioni che, illuminati dal sole, avevano il colore delle foglie in autunno. Peccato che fossero intrecciati attorno al suo capo, sciolti sarebbero stati più belli. Ume si reinforcò gli occhiali.
“Mur Mur ... cosa ...?”
“Sì, sono reale, e anche Deus. Hai scoperto l’abilità del tuo diario, ho visto.”
“Quindi è opera di Deus?”
“Precisamente. Sta morendo e per scegliere il nuovo dio ha dato vita ad un survival game in cui tu sei fra i dodici partecipanti. Chi sopravvive vince.”
“Oh ...”
“Ci rivedremo fra poche ore. Ciao.”
La donna si sedette, pensierosa. La possibilità di diventare un dio ... quella era un’occasione che non si sarebbe certo lasciata sfuggire. Intrecciò le mani e vi posò il capo, continuando a riflettere. Undici persone si frapponevano tra lei e la sua meta. Sorrise determinata. Nessuno, vedendola, avrebbe riconosciuto l’insegnante ammirata e un po’ invidiata da mamme e colleghe per come riusciva a gestire i bambini.

Sixth: Yuu Blain, 68 anni
L’anziano vedovo era barricato nella sua stanza segreta. Nessuno a parte Daisy e Lian, i suoi nipoti preferiti, ne era a conoscenza. Chi si sarebbe mai immaginato che dietro l’identità di Mashermoon, l’imbattibile campione di videogiochi online, si nascondesse un vecchio militare in pensione?
Eppure Yuu amava i videogiochi sin da quando era un adolescente. Sua madre lavorava in quel ramo tecnologico e glieli faceva provare, ricevendo preziosi consigli su cosa andava e cosa invece doveva essere migliorato. Purtroppo suo padre non aveva voluto quella carriera per lui e lo aveva obbligato a farsi strada nell’esercito, come avrebbe dovuto fare qualsiasi buon cittadino americano. Yuu non aveva avuto il coraggio di ribellarsi e aveva assecondato il genitore fino al giorno della sua morte. Nel frattempo la tecnologia aveva fatto passi da gigante e nessuno aveva voluto assumerlo come tecnico o consulente, ritenendolo poco qualificato. Rassegnato, aveva deciso di godersi la pensione, assieme alla notevole eredità lasciata dai genitori, e aveva messo su una numerosa famiglia. Infatti aveva quattro figli e ben dieci nipoti che, dalla morte della moglie, lo andavano a trovare quasi ogni domenica. Lui non era solo nemmeno gli altri giorni, però. Aveva due cani e i suoi sfidanti online che gli tenevano compagnia. Yuu poteva non aver trovato il lavoro che preferiva, ma aveva lo stesso coltivato la sua passione.
Bloccò divertito l’ennesimo attacco di hacker. In molti provavano a rubargli l’identità, venendo puntualmente fermati. La cosa era diventata così frequente che il vecchietto aveva iniziato ad annotare, per scherzo, questi attacchi. Yuu aprì il suo diario per aggiornarlo e si accorse con stupore che era già compilato.
“Salve, Sixth!”
Gli occhi scuri del vecchio si dilatarono. Si voltò lentamente verso Mur Mur.
“Wow, certo che fra te e questa roba c’è un contrasto enorme! Ci credo che nessuno sospetta niente” commentò lei, affascinata.
“Devo aver preso le pillole sbagliate ...” mormorò Yuu, sconcertato.
“Dai, nonnino, non dubitare dei tuoi sensi. Sono qui davanti a te in carne ed ossa. Piuttosto, ti sei accorto di cosa è capace di fare il tuo diario?”
“Ha previsto questo attacco ... mi informerà sugli altri, presumo.”
“Già, ma non è tutto. Hai avuto la fortuna di essere selezionato come potenziale dio. Per diventarlo devi semplicemente vincere il survival game di Deus. Presto lui ti contatterà e chiarirà meglio la cosa.”
“Potenziale dio? Survival game? Ma che ...?”
“Scusa, non mi posso trattenere. Ciao!”
Yuu scosse la testa, frastornato. Dubitava però che fosse solo uno scherzo della sua immaginazione.



***Angolo Autrice***
Ecco i primi sei proprietari!
Ringrazio moltissimo Miky2911 per la collaborazione: mi ha fornito ben otto personaggi, tutti ben caratterizzati ed originali! First, second, fifth e sixth sono suoi. Grazie mille!!
Cercherò di pubblicare entro domenica prossima, ciao!

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Capitolo 3
*** I proprietari- parte 2 ***


Seventh: Ryo Sadaenki, 25 anni
Ryo si sedette a fumare, tranquillo. Si tolse il casco giallo da operaio e si passò le mani tra i femminili capelli rosa e viola. Li odiava, quei capelli. Gli procuravano un sacco di seccature. Ma non era colpa sua: madre natura lo aveva dotato di un carattere irascibile ed impulsivo che mal si accordava con quei capelli. Ogni volta che qualcuno lo prendeva in giro lui si arrabbiava e il malcapitato indietreggiava, impaurito dai suoi occhi azzurri e tempestosi. Poi c’era anche il fatto che amava fare a botte. La maggior parte delle volte era il vincitore delle scazzottate, visto che grazie al suo lavoro aveva un fisico tonico e asciutto.
A dir la verità, da qualche anno aveva iniziato a rigare dritto per il bene di suo fratello maggiore. Per non parlare di cosa era successo sei anni fa …
Ryo scosse la testa. Aveva pagato per quella storia, adesso voleva solo andare avanti. Prese il cellulare dalla tasca. Nulla era cambiato da quella mattina. Per sua sfortuna, era previsto che verso le tre del pomeriggio un nuovo arrivato lo provocasse e gli rompesse il naso. Rimise il cellulare a posto. Doveva impedire che accadesse. Sarebbe stato uno spreco di tempo e nonostante i suoi numerosi difetti, Ryo era un ragazzo responsabile che ci teneva al lavoro e non aveva problemi a faticare per ottenere onestamente ciò che voleva. Forse sarebbe andato in bagno in quel lasso di tempo. Spense la cicca sorridendo.
“Ehilà, Seventh!”
Il giovane sussultò e posò lo sguardo su Mur Mur.
“Tu non esisti!” sbottò basito.
“Uff … saltiamo questa parte, per favore. Ti devo parlare del tuo diario.”
“Eh? Mi vuoi spiegare com’è che ora anticipa chi vince nelle future lotte?”
“Esatto. Il tuo adesso è un Mirai Nikki. Ne esistono altri undici, assieme ad altrettanti proprietari. Competi con loro per diventare un dio e … uccidi o muori, praticamente.”
“Cosa? No!” Il ragazzo si adirò. “Non ho chiesto proprio niente, nanetta! Riprenditi il tuo fottutissimo …!”
“Fermo, non lo lanciare! Se viene danneggiato fai la sua stessa fine!”
Ryo si bloccò. Fece un respiro profondo e depose il cellulare di nuovo al sicuro. Intanto Mur Mur era sparita. Lui si accese un’altra sigaretta, teso. Quella storia non gli piaceva per niente.

Eighth: Osamu, 36 anni
Osamu contò i soldi che era riuscito a riscuotere vendendo l’ultima partita di droga. Il suo capo ne sarebbe stato felice. A lui non importava niente di quanto quei ricchi figli di papà erano disposti a sganciare per avere la polverina magica. Avrebbe fatto anche a meno della sua parte, se ciò non fosse sembrato sospetto. E, una volta arrivato a quel punto, sarebbe stato da sciocchi. Era da quasi sedici anni in quel mestiere. Aveva persino ucciso e torturato. A dir la verità, la cosa gli piaceva. Godeva nel vedere la paura impressa nello sguardo delle sue vittime e ciò lo portava ad augurarsi che qualcuno pagasse in ritardo o cercasse di fare il furbo, così lui lo avrebbe potuto punire.
Mise il denaro in tasca e consegnò la droga al ragazzino che aspettava davanti a lui, timoroso. In effetti il suo aspetto non era dei più raccomandabili: freddi occhi color cenere, capelli rasati a zero, un piercing sul naso, barba incolta e un corpo abbronzato e muscoloso ricoperto di tatuaggi e cicatrici varie, che però erano nascosti dagli indumenti.
“Siamo a posto.”
“B- bene, arrivederci.”
Osamu lo guardò allontanarsi ghignando. Se quel ragazzo era così spaventato per un semplice acquisto, chissà che avrebbe fatto se mai avesse dovuto usare le sue catene per minacciarlo. Pensieroso, l’uomo controllò il suo cellulare. No, quel ragazzino non era più un suo problema.
“Salve.”
Osamu imprecò mentalmente alla vista di Mur Mur. Restò a fissarla senza sapere che dire.
“Allora ... ti piace cosa sa fare il tuo diario, eh?”
“Un bel trucchetto, sì. Mi dice chi avrà paura di me e quanta.”
“Questo è possibile grazie a Deus. Tu e altre undici persone concorrete in un survival game per diventare il nuovo dio.”
“Interessante” mormorò lui.
“Mh. Fra non molto Deus ti contatterrà.”
“Un dio ... chi l’avrebbe mai detto ...”
L’uomo ghignò perfidamente, perso nei suoi pensieri. La cosa era davvero molto interessante.

Ninth: Ayato e Seiko Mitsuko, 7 anni
I due gemelli uscirono in giardino chiacchierando allegramente. Se non fosse stato per il fatto che fossero un maschio ed una femmina, sarebbero stati indistinguibili: stessi vivaci occhi castani, stesso visetto rotondo, stessi capelli neri - ma quelli di Seiko erano più lunghi, stessa vocetta squillante. E stesso carattere da diavoletti. Se nel quartiere accadeva qualcosa, i primi ad essere sospettati erano i due fratelini Mitsuko. Ciò li rendeva fieri, tuttavia col tempo erano diventati bravi a non farsi beccare per evitare rimproveri e punizioni.
Ayato si sedette sull’altalena, accanto la sorella. Era turbato. Si dondolò lentamente.
“Mi vuoi dire che hai?” lo spronò Seiko, impaziente.
“Tu ... non hai ancora visto il nostro diario, vero?”
“Beh, no, non abbiamo ancora fatto niente.”
“Vero, ma qualcosa in mente ce l’abbiamo ...”
“Pittare Pallino. Quindi?”
“Quindi è rimandato. Guarda.”
Il bambino passò un quadernetto alla sorella. Lì lui disegnava ogni marachella da loro commessa e lei aggiungeva l’esito sotto forma di faccina sorridente o triste, affiancata ogni tanto da un commento. Seiko sfogliò il diario. Trovò la figura del loro gatto pitturato di rosa. Sotto c’era una faccina infelice con scritto accanto in castigo per una settimana.
“Ma ... lo hai fatto tu? Per forza!” esclamò la bambina, sebbene fosse incerta.
“No, te lo giuro su ciò che vuoi” fece Ayato, sincero.
“Però non possono essere stati nemmeno mamma e papà e ... ma ci sono altri scherzi!”
“Vediamo, prima non ho visto tutto.”
I gemelli si sedettero sull’erba per maggiore comodità, con in mezzo il quadernetto. I disegni proseguivano per un bel po’ ed erano nel loro stile, sia per come erano fatti sia per le idee che rappresentavano.
“Abbiamo un diario magico!” concluse Ayato, eccitato.
“Wow! Ora siamo im ... impa ... insomma, non ci possono scoprire!” proclamò la sorella, parimenti esaltata.
“Ehi, sta cambiando.”
In effetti, visto che i piccoli non avevano più intenzione di cambiare colore al gatto di famiglia, quell’immagine era sparita.
“Forte, siamo davvero a posto!” esclamarono insieme.
Si diedero il cinque.
“Ciao, ragazzi!” li salutò allegramente Mur Mur.
I discoli scattarono in piedi. Erano poco più alti di lei.
“Mur Mur, guarda, il nostro diario prevede il futuro!” le annunciò Seiko mentre Ayato faceva scorrere velocemente le pagine.
“Lo so, lo so” sghignazzò lei. “È stata una decisione di Zeus.”
“Cosa?” domandarono in coro. “Eh, sì. Potete diventare degli dei, se sopravvivete. In fondo siete dei ragazzi in gamba, potete cavarvela.”
“Che intendi?” volle sapere Ayato, apprensivo.
“Che ci sono altri undici proprietari e alcuni di loro non si faranno scrupoli a farvi del male. Presto Deus si farà sentire. Ciao!”
Mur Mur lasciò i bambini meno contenti di quando li aveva trovati. I due gemelli si guardarono negli occhi, poi guardarono il quadernetto. Quello sì che era un brutto scherzo, non faceva ridere neanche un po’.

Tenth: Raquele Rumpet, 15 anni
“Raquele, per favore, un altro scatto.”
“Avanti, Dea del Sole, non farti pregare.”
L’adolescente sorrise teneramente a quel nomignolo e acconsentì a fare un'altra foto nei panni di Misa Amane. D’altronde non aveva altra scelta: il ragazzo che glielo aveva chiesto era lo stesso che le fabbricava gli abiti da cosplayer. Raquele salutò gli amici e corse in casa a cambiarsi. I capelli, dalle varie sfumature di giallo, furono legati nei soliti codini che partivano dalla base del collo. Sugli occhi, grandi e neri, furono applicate delle lenti a contatto azzurre. Lei li avrebbe tanto voluti di quel colore, gli occhi, ma per tutti gli altri era perfetta così: alta, bella e allegra. Non a caso era stata soprannominata Dea del Sole.
Raquele sospirò. Presto sarebbero rientrati anche sua madre ed il patrigno e lei non intendeva vederli più del necessario. Si preparò per andare al parco. Infatti, stando al suo diario, lì avrebbe incontrato Fumio Osara, un diciottenne noto per il suo canale YouTube. C’era la possibilità che riuscisse a farselo amico, così da diventare sua ospite e conquistare il web grazie alle sue abilità da cosplayer.
Aveva appena messo piede fuori di casa, quando una voce la fece trasalire.
“Salve, Tenth!”
La giovane guardò stupita Mur Mur.
“M- ma che succede? Com’è possibile??”
“Calmati. Cavoli, sei pallidissima, meglio se ti siedi.”
La biondina si sedette, tremendamente confusa. Mur Mur fu tanto gentile da portarle un bicchiere d’acqua. Aspettò che si fosse ripresa un po’ prima di raccontarle tutto sul survival game.
“Dovevo saperlo che c’era qualcosa sotto” commentò Raquele. “Non si riceve mai qualcosa per nulla.”
“Beh, ci sentiamo presto.”
La ragazza si decise ad alzarsi. Non aveva ancora idea di come fare, ma avrebbe vinto a tutti i costi.

Eleventh: Lara Tashio, 19 anni
Lara era seduta contro la corteccia di un albero. Sulle sue gambe era poggiato un album da disegno e lei stava osservando critica l’ultima sua opera. Amava lo stile di Tim Burton e quel giorno aveva rappresentato un cane simile a quello di Frankenweenie. Un gruppo di ragazzi si mise a lanciare un frisbee poco lontano da lei. La ragazza sbuffò irritata. Mise nello zaino le sue cose e si tirò su, facendo una smorfia quando il ginocchio sinistro le mandò l’ennesima fitta di dolore.
I ragazzini la notarono andar via. Smisero di giocare, radunandosi a parlottare fra loro. La conoscevano di fama. Avevano sentito dire che era scontrosa, introversa e molto cattiva, anche se apparentemente sembrava una persona tranquilla: bassa, abbastanza robusta, schivi occhi verdi e capelli neri con le punte bianche. Eppure, se qualcuno la avvicinava, scattava come una furia e i suoi disegni erano decisamente macabri.
Lara li degnò di uno sguardo appena. Sapeva cosa si stavano dicendo. Ma le andava bene così, almeno l’avrebbero lasciata in pace. E pensare che nessuno sapeva della sua speciale agenda. Agenda che era diventata ancora più speciale. Se ne era resa conto quella mattina quando, cercando i necrologi sul giornale per poi ricopiarli, li aveva trovati già scritti. Non solo quelli di quel giorno, la lista era lunga ...
“Ciao.”
I suoi occhi si dilatarono appena alla vista di Mur Mur.
“Avrai scoperto l’abilità del tuo diario, suppongo.”
“Mh.”
“Sempre di poche parole, eh? Comunque sappi che non sei l’unica ad avere un Mirai Nikki. Ne esistono altri undici. Tu e gli altri proprietari vi sfiderete in un survival game per diventare il nuovo dio.”
“O dea” fece lei, pensierosa.
“Già, o dea. Aspettati una chiamata di Deus.”
Lara annuì. Non aveva paura della morte, soprattutto adesso che la poteva prevedere.

Twelfth: Caleb Leclerc, 53 anni
Caleb si lasciò cadere sulla poltrona, esausto. Aveva passato una mattinata d’inferno al ristorante. Si passò una mano fra i capelli castani, tra cui parecchi erano già bianchi, e se li ravviò verso destra. Chiuse gli occhi verde prato, permettendosi un momento di relax. Quel lavoro era stancante, ma lui adorava fare il capo cameriere. I clienti lo apprezzavano molto per l’eleganza, la disponibilità, il suo sorriso aperto. E non guastava neppure l’aspetto, Caleb era ancora un bell’uomo. Queste doti però spingevano alcune persone ad approfittarsi del suo buon cuore. Lui era buono, sì, ma scemo no e a quell’età riusciva a distinguere chi aveva davvero bisogno di aiuto e chi invece cercava in qualche modo di ingannarlo. Come il tipo che ci provava con sua sorella …
Caleb riaprì gli occhi. Quel cuoco era una delle poche persone che proprio non sopportava. D’altronde il sentimento era reciproco, in quanto quel tizio provava sempre ad umiliarlo.
“Ehilà!”
L’uomo sobbalzò e guardò meravigliato Mur Mur sedersi a gambe incrociate sul tavolino di fronte la poltrona.
“Tu non controlli molto spesso il tuo diario, eh?”
Lui si limitò a scuotere la testa, incredulo.
“Avanti, fallo ora” lo spronò lei.
Caleb obbedì. Si alzò, estrasse dalla libreria un diaro blu scuro, si risedette e lo consultò. Notò con stupore che molte pagine erano state scritte e gli indicavano con precisione chi si voleva approfittare di lui.
“Figo, vero? Ma c’è dell’altro. Partecipi ad un survival game per prendere il posto di Deus assieme ad altri undici proprietari.”
“Survival game …?”
“Sì, come Battle Royal o Hunger Games, non so se mi spiego. Finalmente ho avvertito tutti. Per ulteriori chiarimenti Deus vi riceverà tutti fra poco. Arrivederci.”
Sparì. L’uomo poggiò la testa su una mano, allibito. Trovava orribile uccidere una persona. Figuriamoci undici, poi. Rimase seduto a riflettere finché non arrivò la chiamata di Deus.



***Angolo Autrice***
Ora ci sono tutti!
Seventh, Eight, Tenth e Twelth sono di Miky2911, Eleventh di AnnyWolf99. Grazie per il supporto, ragazze!
Partono le scommesse su chi morirà per primo XD
Scusate se Mur Mur è ripetitiva, ma era per far vedere come reagiscono i diversi personaggi.
A presto!

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Capitolo 4
*** Il colloquio con Deus ***


I proprietari ricevettero la tanto attesa chiamata di Deus. In luoghi diversi, tredici persone chiusero gli occhi, trovandosi a colloquio con lui. Invece di riceverli nella solita sala, Deus li aveva portati in un posto più spazioso, aperto, dove ogni proprietario occupava una specie di postazione. Mur Mur svolazzava tra loro eccitata.
Naoko, Pablo, Yuu, Ryo, i gemelli e Caleb contemplarono le ombre vaghe degli altri possessori con curiosità mista a paura. Era con loro che avrebbero dovuto confrontarsi, finendo col morire od essere uccisi.
Kei, Candace, Ume, Osamu, Raquele e Lara osservarono a loro volta gli altri partecipanti, cercando di memorizzare i loro contorni per scoprire la loro identità.
Deus si alzò dal trono, riportando l’attenzione di tutti su di lui.
“Ora che siamo tutti riuniti, lasciate che vi spieghi le regole di questo survival game” esordì. “Per prima cosa, i diari in vostro possesso sono chiamati Mirai Nikki. Ognuno ha caratteristiche specifiche ed è in grado di prevedere eventi futuri fino a novanta giorni di anticipo.”
Deus si interruppe, notando che Ayato aveva timidamente alzato la mano. Anche gli altri guardarono la piccola figura con accanto un’altra stretta al suo braccio.
“Ehm, Deus …”
“Dimmi pure, Ninth.”
“Ecco, ci siamo accorti che il diario è cambiato … e così anche il nostro futuro … Che significa?”
“Vero, è successo anche a me” fece Ryo, ricordando di come aveva evitato di farsi rompere il naso.
“Il diario cambia in base alle azioni del suo proprietario. Se agite in modo da contraddire la previsione, il futuro subirà una modifica. Non è qualcosa di prefissato: è fluido e dipende molto dalle vostre scelte.”
“Oh, grazie.”
“Un’altra cosa importante che dovete sapere è che quando un possessore sta per ucciderne un altro, si attiverà la flag di dead end. Tuttavia la sentenza di morte non è certa, potreste evitarla, in un modo o nell’altro. Il vincitore, l’unico sopravvissuto al survival game, diverrà il successore al mio trono divino e dominerà spazio e tempo” annunciò maestosamente Deus, accendendo speranze e timori negli umani.
“Tutto molto allettante, Deus, davvero, ma io non voglio partecipare” si affrettò a dire Pablo.
“Spiacente, Third, non è possibile ritirarsi. Uccidi, o vieni ucciso, è questa l’essenza del gioco.”
“Avrei una domanda” disse Ryo. “Mur Mur mi ha detto che se il diario viene danneggiato faccio la sua stessa fine. Vuol dire che …?”
“Sì, Seventh, è così. Siete indissolubilmente legati ai vostri diari. Se essi vengono distrutti, il proprietario fa la stessa fine.”
“Quindi ora non resta che scoprire le identità di questi deficienti e farli fuori” commentò Osamu.
“Il survival game inizia così” confermò Deus. “Con questo la riunione può dirsi conclusa. Arrivederci, e buona fortuna.”
Li lasciò soli.
“Non so voi, ragazzi, ma io farò il possibile per sopravvivere” annunciò Candace, prima di sparire.
“La vostra morte è già segnata” fece Lara, criptica.
Ognuno tornò alla realtà.

Fifth POV

Ume sorseggiava un bicchiere di vino fra le mura domestiche. Scoprire le identità di undici sconosciuti non era un’impresa semplice, ma sicuramente Ninth era un bambino. Si sarebbe concentrata su di lui. Le sarebbe bastato usare il suo registro per controllare i bambini della sua scuola e chiedere chi di loro possedeva un Mirai Nikki. Poi avrebbe distrutto il diario e di conseguenza il suo possessore. Come inizio non era male.

Twelfth POV

Caleb si scompigliò i capelli, a disagio. Un bambino! Anzi, due, da quello che era riuscito a vedere dalla sua postazione. Come aveva potuto Deus coinvolgere due bambini in quel gioco folle?
Sospirò. Almeno non era l’unico a cui sarebbe piaciuto tirarsi fuori. Anche Third ripugnava quella situazione. Magari, se fosse riuscito a trovarlo, avrebbero potuto allearsi e proteggere anche i piccoli. Rasserenato da quella decisione, prese un paio di sonniferi e si addormentò, certo che quelo sarebbe stato l’ultimo giorno tranquillo della sua vita.

Third Pov

Uccidere o essere ucciso? Neanche a parlarne!
Pablo chiuse con largo anticipo la boutique, si precipitò a casa e iniziò freneticamente a fare i bagagli. Checchè ne dicesse Deus, lui voleva ritirarsi. Supponeva che prendere il primo volo utile per Milano fosse una buona idea. Sarebbe rimasto in Italia fino a che tutto si fosse concluso.
Consultò il suo diario: tutti i clienti che avrebbe dovuto ricevere quel giorno erano slittati all’indomani. Significava quindi che non sarebbe partito? In effetti se mollava tutto così la sua carriera avrebbe subito un brutto colpo. Tuttavia ne andava della sua vita. E se uno dei proprietati era proprio un suo cliente? Si sarebbe insospettitto della sua partenza improvvisa e avrebbe sospettato di lui.
Sconsolato, il biondo si sedette accanto la valigia per metà piena. Forse era meglio tenere un profilo basso, comportarsi come se tutto fosse normale e non sarebbe successo niente di brutto. Avrebbe controllato il diario solo per essere sicuro di non avere nessuna flag di dead end.

First POV

Naoko non si era mai sentita così confusa in tutta la sua vita. Vedere quella gente lì, rendersi conto che era tutto reale, l’aveva fatta sentire strana. Le era stato davvero chiesto di uccidere perfetti sconosciuti per ottenere poteri divini. La rossa non riusciva proprio ad immaginarsi di farlo. Poteva difendersi, quello lo sapeva fare benissimo, soprattutto se aveva a portata di mano la sua katana, ma togliere la vita ad una persona …
Però, se poi divento una dea, posso ripristinare ogni cosa” rifletté. “Deus ha deciso di testarci in questo modo, quindi tanto vale stare al gioco. Ho il mio diario, la mia katana e non sono una stupida. Posso farcela!
Così motivata, si sedette a gambe incrociate per meditare.

Sixth POV

Yuu smanettò sulla tastiera per diversi minuti: stava progettando un algoritmo utile al suo caso. Gli era bastato immaginare che il survival game fosse virtuale per rendersi operativo. Gli altri proprietari erano come degli hacker, lui, diversamente dal solito, doveva fornire piccoli indizi riguardo la sua identità. La sua strategia consisteva nel rendere inespugnabile la casa, soprattutto quella stanza, in modo da attirare il nemico e sconfiggerlo nel suo territorio. In guerra aveva ucciso varie volte per difendersi, quella situazione era analoga.
Yuu si fermò un momento. No, non era analoga, ma lui non intendeva morire e avrebbe venduto cara la pelle. Non sapeva che tipi fossero gli altri proprietari, ma almeno un paio non gli erano sembrati persone raccomandabili. Il pensiero che il trono di Deus finisse nelle mani sbagliate fu un altro incentivo per far funzionare al meglio il suo piano.



***Angolo Autrice***
Ed ecco il tanto atteso incontro con Deus, con relative reazioni di alcuni proprietari. C'è chi non accetta il gioco, chi si è adeguato con riluttanza e chi invece non si fa alcuno scrupolo.
Chi raggiungerà per primo i gemelli? E gli altri come si muoveranno?
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** La follia di Fifth ***


Caleb si era appena cambiato per tornare a casa quando Lucy, sua sorella, entrò nel ristorante. Sembrava sconvolta.
“Lucy, ehi, che succede?” fece preoccupato l’uomo, andandole incontro.
“Caleb! Koichi è andato a scuola, come tutte le mattine, ma al TG dicono che sta succedendo qualcosa …”
Lucy non riuscì a proseguire oltre. Scoppiò il lacrime. Il fratello la strinse a sé e le accarezzò dolcemente i capelli. Decise di portarla in un luogo più appartato, dato che alcune persone li stavano osservando. Caleb la fece sedere nel piccolo spogliatoio, si sedette a sua volta accanto a lei e le prese la mano, incitandola a spiegarsi.
“A- al notiziaro … nessuno è entrato, m- ma hanno ripreso la scuola dall’esterno e … c’era confusione. Si sentivano i b- bambini correre, gridare, insomma non era normale! Ho paura, Caleb!”
L’uomo le strinse la mano per farle forza.
“Tranquilla, sono sicuro che Koichi sta bene. Vado subito a controllare di persona.”
“N- non fanno entrare nessuno.”
“Un modo troverò, stanne certa.”
Lucy gli diede un bacio a stampo e sorrise fra le lacrime. Caleb ricambiò il sorriso. Prese un fazzoletto e le asciugò teneramente le lacrime.
“Vai a casa, io e Koichi saremo presto di ritorno.”
Lei annuì, grata. Caleb l’accompagnò fuori dal ristorante. Evitarono per un pelo Masashi, il cuoco che importunava continuamente Lucy. Il tizio aveva alzato la mano in segno di saluto, ma Caleb aveva accelerato il passo, prendendo a braccetto sua sorella, e aveva svoltato in un vicolo. Fecero un tratto di strada insieme, poi si separarono con un abbraccio affettuoso. Una volta fuori dal suo campo visivo, Caleb si mise a correre. Si era mostrato sereno per tranquillizzare Lucy, ma dentro di sé provava un’ansia incredibile. In fondo Koichi era anche suo figlio ...

Quattro ore prima le lezioni si svolgevano normalmente.
Ume si era preparata da cinque giorni. Aveva scoperto che riusciva a controllare i bambini solo se il loro nome figurava sul suo registro, quindi era costretta a ricopiarli. Essendo la preside, aveva libero accesso a tutti i registri e il compito si era rivelato facile. Naturalmente, per fare in fretta, ricopiava solo alcuni nomi, anche perché consultando il suo Mirai Nikki si era resa conto che qualcuno avrebbe cercato di contrastarla.
Forse l’intruso sarà un altro possessore” ponderò soddisfatta la donna.
Qualcuno bussò alla sua porta ed entrò. Era una bimba alquanto minuta, mora, una dei tanti studenti a cui aveva ordinato di cercare nelle classi al posto suo.
“Sì, cara?”
“Maestra Ume, li ho trovati” disse semplicemente la piccola.
Ume si alzò, fece il giro della scrivania e si inginocchiò davanti a lei, ghermendola per le spalle.
“Chi? Dove?” domandò emozionata.
“I gemelli Mitsuko, in seconda C.”
“Ne sei sicura?”
“Sì. Prima mi mostravano il loro quaderno degli scherzi, oggi invece quando l’ho preso era tutto disegnato e Seiko me l’ha sottratto dalle mani e Ayato mi ha rimproverata e allora …”
“Va bene così. Grazie, cara, torna in classe.”
La maestra si rialzò in piedi, prese il registro, arrivò alla pagina giusta e trovò conferma ai suoi dubbi: i due piccoli proprietari erano immuni al suo controllo. Lei infatti aveva ricopiato per primi i nomi di gemelli o comunque di fratelli che frequentavano la sua scuola. Non ottenendo alcun risultato aveva creduto che si trattasse di due amici, ma ora capiva come stavano le cose. Sorrise vittoriosa. Era stato facile, in fondo. E forse in quello stesso giorno si sarebbe sbarazzata di un altro proprietario. Premette un pulsante e parlò al microfono del suo ufficio.
“Per cortesia, Seiko ed Ayato Mitsuko vengano nel mio ufficio con le loro cartelle, grazie.”
I gemelli si guardarono fra loro sorpresi, mentre i loro compagni ridacchiavano. Pensavano che i due discoli fossero stati beccati dopo un qualche scherzo. L’insegnante li esortò ad obbedire. Allora loro si alzarono e si incamminarono verso l’ufficio della preside. Ayato, certo che la donna non poteva punirli per qualcosa, consultò il suo Mirai Nikki e sbiancò. Anche la sorella allibì nel vedere la flag di dead end. Era disegnata in cubitali lettere rosse. I bambini si fermarono a metà corridoio, terrorizzati. La preside Ume era una proprietaria!
“Che facciamo?” gemette Seiko, sul punto di scoppiare in lacrime.
“Scappiamo” rispose il fratello.
La prese per mano dopo aver accuratamente riposto il quadernetto. Insieme corsero verso l’uscita, ma naturalmente il bidello non li fece uscire e scoppiò a ridere quando affermarono che la preside intendeva ucciderli.
Intanto Ume, non vedendoli arrivare, comprese che i due sospettavano qualcosa. Mancavano ancora due ore e mezza all’arrivo, o almeno all’avvistamento, dell’intruso. Doveva trovarli prima. La sua voce risuonò di nuovo nelle aule della scuola.
“Bambini, miei cari studenti ... Oggi niente lezioni: si gioca! Siete tutti guardie! Ayato e Seiko Mitsuko sono invece i ladri. Trovateli e prendete la refurtiva: un quaderno pieno di disegni! Portate loro o il quaderno da me ad ogni costo!”
Gli insegnanti non credettero alle loro orecchie e anche alcuni bambini erano perplessi dall’annuncio; altri invece si alzarono e cominciarono la caccia.
I gemelli, impauriti, approfittarono dello sconcerto del bidello per dileguarsi. Non potendolo fare dalla porta principale, dovevano raggiungere un’uscita di sicurezza. Purtroppo frotte di bambini si erano riversate nel corridoio. Seiko spinse Ayato in bagno e chiuse la porta, pregando che nessuno li avesse visti.
“Ma è il bagno delle femmine!” protestò lui.
“Sssh! Sei impazzito?!” lo rimproverò lei in un sussurro.
“Scusa … hai ragione …”
“Credi che qui siamo al sicuro?”
“No. Credi che possiamo raggiungere le finestre?”
“No, sono troppo alte e strette.”
Stettero in silenzio, provando ad ignorare gli schiamazzi che alimentavano il loro panico. Il loro obiettivo era fuggire dalla scuola, un desiderio che ogni bambino aveva avuto. Stavolta però dovevano farlo davvero. Si guardarono intorno: carta igienica, sapone, qualche elastico … Non c’era molto in un bagno delle elementari. Tuttavia erano due bambini molto creativi e la loro fantasia, adoperata finora per ideare marachelle, poteva tirarli fuori dai guai.

Intanto gli insegnanti avevano tentato di rimediare come potevano al caos che si era scatenato nella scuola. Non riuscendovi, si erano diretti all’ufficio della preside, desiderosi di capire cosa stesse succedendo. Ma Ume, che si aspettava una reazione del genere, aveva ordinato ad alcuni bambini di tenerli lontani. Quelli non soggetti al suo controllo guardavano meravigliati i compagni. I più piccoli piangevano. I più grandi, invece, intuendo che stava accadendo qualcosa di sbagliato, uscivano spaventati, in quanto il bidello aveva abbandonato la sua postazione per chiamare la polizia. Forse i gemelli di prima non stavano mentendo …

Seiko ed Ayato erano usciti dal bagno avvolti in carta igienica. Speravano vivamente che gli altri, dato il loro stato confusionale, non li notassero. In effetti i piccoli non li stavano cercando con metodo: ognuno correva per i corridoi e le aule, ognuno desideroso di essere il favorito della preside.
“Ragazzi, di qua!”
I gemelli trasalirono. Si voltarono, pronti a scappare, ma si accorsero subito che il ragazzino che li aveva chiamati era in sé. Un po’ scosso, ma sicuramente non intendeva far loro del male.
“Kouichi?” domandò titubante Ayato.
“Koichi” lo corresse l’altro.
“Perché dovremmo fidarci?” fece Seiko, sulla difensiva.
“Ehi, non mi sto comportando come uno di questi zombie!” si offese Koichi.
“Traquilla, è un mio compagno di calcetto. Senti, ora noi avremmo fretta …”
“Lo so. Da quella finestra ho visto un’auto della polizia. Se la apriamo …”
In quel momento una bambina inciampò su Seiko, facendola cadere. Le bende le caddero di dosso ed in molti la notarono. Reagendo d’istinto, Ayato tirò in piedi la sorella e corse con lei mentre i bambini ipnotizzati cominciavano ad inseguirli. Koichi, spaventato per la piega che stavano prendendo le cose, corse con i gemelli.
I tre ragazzini scappavano in preda al panico, senza una meta precisa. Svoltarono un corridoio e si fermarono bruscamente: un vicolo cieco. I bambini afferrarono i gemelli, strattonandoli senza pietà.
“Lasciateli! Per favore! Non vedete che gli fate male?!”
Ma i piccoli ignoravano Koichi, o lo spintonavano malamente se lui tentava di far mollare loro la presa. Seiko, nonostante tutto, riuscì a non mollare la mano di Ayato, procurandosi graffi sulle braccia. Si sentiva come se fosse caduta in mare e ora le onde la sballottolassero da una parte all’altra. Ayato stringeva sotto la maglia il quadernetto, chiedendosi quanto sarebbe riuscito a resistere prima che i suoi ex- amici lo trascinassero da Ume.
Improvvisamente qualcuno con mani più grandi di quelle di un bambino e molto più forte li ghermì, sollevandoli di peso. I gemelli si voltarono stupefatti verso un uomo con i capelli castani ed occhi verde prato.
“Papà!” esclamò sollevato Koichi. Il ragazzino, nonostante lo chiamasse così, non sapeva che Caleb fosse il suo vero padre. Lo zio però era l’unica figura paterna che aveva e gli voleva un mondo di bene.
“Koichi” sorrise l’uomo. “E voi dovete essere Ninth.”
Seiko si irrigidì, mentre Ayato iniziò a dibattersi.
“Calmi, calmi. Non voglio farvi del male. Anzi.”
Caleb se li sistemò meglio in braccio e si fece strada fra i bambini. I gemelli si scambiarono un’occhiata: non avevano altra scelta che fidarsi. Koichi si strinse allo zio, contento. I bambini protendevano le braccia verso i gemelli, premendo contro Caleb, ma non lo ostacolavano e a lui bastava fare forza sulle gambe per scostarli.
“Forza. Adesso usciamo da qui.”
Aveva appena cominciato a scendere le scale, quando Ayato urlò: “Attento!”
Caleb non si voltò in tempo per capire a cosa dovesse stare attento. Scorse solo un riflesso arancione prima di essere spinto giù dalle scale. Istintivamente, l’uomo lasciò andare i bambini per portare le mani avanti ed evitare la caduta. Riuscì a non battere la testa, ma rotolò per metà rampa procurandosi qualche contusione. Quanto ai gemelli, Seiko cadde sulle scale, mentre Ayato cadde dalle scale. La bambina si riprese dallo spavento, seduta carponi su un gradino, e guardò più giù, verso il fratello. Koichi fissava impaurito la preside.
Ume, una volta imprigionati gli insegnanti, era stata finalmente libera di partecipare attivamente alla caccia. Con un rapido controllo al suo Mirai Nikki, aveva saputo dov’erano i gemelli ed in compagnia di chi e si era di conseguenza precipitata da loro. Ora osservava con freddezza l’uomo che si stava rialzando a fatica.
“Koichi, allontanati!”
Riscosso, il ragazzino corse dalla zio e si nascose dietro di lui.
“Così sei tu, uno de proprietari. Sei venuto ad uccidermi?” domandò Ume.
“No, razza di psicopatica! Ma ti rendi conto di cosa stai facendo?!” tuonò Caleb, furioso.
“Sto vincendo. Bambini, pren- ...”
Caleb agì prima che la donna completasse la frase: corse verso di lei e le tappò la bocca. Ume lottò con forza, senza successo. Anche il suo tentativo di mordergli la mano risultò vano. Un grido di cordoglio li interruppe.
“Noooo! Ti prego, Ayato, svegliati! Fratellinoooo!”
Seiko si era rialzata e aveva raggiunto il gemello, scoprendo che durante la caduta si era rotto il collo. La bambina aveva capito che era morto, ma non riusciva ad accettare l’idea. Caleb guardò la piccola che piangeva disperata, poi Koichi che iniziava a comprendere ed i bambini che invece se ne stavano imbambolati, in attesa di ricevere l’ordine di Ume. Provò un odio cocente verso quella donna. Le mani si strinsero intorno alla sua gola. Per colpa sua quel povero bambino era morto e la sorella gemella aveva visto tutto. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
“P- papà?”
Caleb indugiò. Non poteva ucciderla davanti a Koichi. Allentò la presa, senza mollarla del tutto.
Nel frattempo, visto che da qualche minuto tutto era calmo, la polizia fece irruzione. Gli agenti guardarono sorpresi i bambini immobili. Uno di loro liberò gli insegnanti, che cominciarono a parlare tutti insieme. Un poliziotto trovò le quattro persone ancora in sè rimaste nell’edificio: Ume, con nastro adesivo sulla bocca e intorno ai polsi, seduta per terra sotto la sorveglianza di Caleb, che aveva preso in braccio Seiko. La bambina singhiozzava senza ritegno sulla sua spalla, ignorando le sue carezze e parole dolci. Anche Koichi piangeva, più sommessamente, e come il padre non distoglieva gli occhi da Ume.

Caleb e Koichi si ricongiunsero a Lucy nella stazione di polizia. Loro, come anche gli insegnanti, erano stati chiamati a testimoniare quello che per loro era un evento inspiegabile. Non riuscivano a credere infatti che era bastato un semplice ordine della preside a scatenare tutto. Lo stato di trance dei bambini li aveva preoccupati, ma dopo qualche ora tutti si erano ripresi. Non ricordavano nulla.
Gli unici disperati erano i Mitsuko. Stringevano forte la figlia rimasta, piangendo addolorati per il gemello che non ce l’aveva fatta. Il padre riuscì a controllarsi abbastanza per stringere la mano a Caleb e ringraziarlo per aver protetto almeno Seiko da quella matta. Caleb sorrise imbarazzato. Sapeva che la piccola non era ancora fuori pericolo. Sussurò qualcosa a Koichi, che le si avvicinò prima che si allontanasse con i genitori. Seiko, sebbene fosse sfinita e non desiderasse altro che svegliarsi da quell’incubo, lasciò la mano della madre per ascoltarlo.
“Seiko … mi dispiace davvero. A me e a mio padre. Hai … hai recuperato il tuo quaderno?”
La bambina annuì.
“Tuo padre me lo ha messo nello zaino” mormorò.
“Bene … non ho capito bene che succede, ma mio padre dice che non ti abbandonerà, capito? Sa che non può spiegare ai tuoi genitori cosa succede, però …”
“Quella strega deve morire! Adesso devo per forza diventare un dio!” Seiko si voltò verso Caleb, lontano un paio di metri, ignorando i genitori e i tre agenti che la guardavano preoccupati. “Signor Leclerc, mi aiuti! La prego!”
Ricominciò a piangere. Il padre la prese in braccio e dopo un ultimo congedo tornarono a casa.

Ume non restò in cella a lungo. Volevano tenerla dentro per quella notte, dato che tutti insistevano che lei fosse la colpevole, quantomeno di aver spito un bambino di sette anni giù dalle scale, ma la donna uscì quella sera stessa. Aveva infatti usato la chiamata concessa dalla legge per chiamare il suo coinquilino, nonché professore e suo miglior amico. Gli aveva chiesto di pagare la cauzione in modo che trascorresse i giorni prima del processo a casa sua e non in gattabuia.
Quando uscì, un poliziotto disse che la aspettavano nel parcheggio. Ume si avviò, pensierosa. Avrebbe raccontato a Basho tutto quanto. Lei era l’unico a conoscerla davvero bene e … mentre cercava con gli occhi la macchina dell’amico, persa nelle sue riflessioni, una corda si avvolse per un paio di giri attorno al suo collo e si strinse. Ume boccheggiò sorpresa. Si portò le mani alla gola, cercando di allentare la presa, ma chi la stava strangolando indietreggiò e tirò verso il basso. Lei cadde. Vide che si trattava di una donna. L’assassina assecondò i suoi movimenti finché essi non cessarono del tutto.

Key si aggiustò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si appoggiò ad un’auto, con il fiatone ed il cuore che batteva all’impazzata. Del resto non aveva mai ucciso qualcuno prima d’allora.
Lei seguiva sempre il telegiornale e aveva capito che i disordini alla scuola erano da associare ad un proprietario. Non poteva essere una coincidenza che un fatto così strano si verificasse pochi giorni dopo il colloquio con Deus. Si era quindi recata alla stazione di polizia, fingendosi una parente preoccupata. Usando i suoi occhi teneri ed ingenui era riuscita a farsi rivelare da un agente che la signorina Muayaka sarebbe stata rilasciata a breve sotto cauzione. Key aveva ringraziato ed era uscita. Non sapeva quanto tempestivamente avrebbe agito chi doveva pagarle la cauzione. Le toccava agire in fretta. Stando ben attenta dal non farsi riconoscere dal poliziotto di prima, aveva consegnato un assegno e, lasciato detto che aspettava Ume nel parcheggio, lì si era appostata.
Key si incamminò verso casa, più calma. Era andato tutto bene. Aveva ucciso un proprietario e non provava alcun rimorso. Era una donna orribile, in fondo.



***Angolo Autrice***
Ho saltato una domenica, già. Se ricapita quasi sicuramente pubblico quella successiva.
Ma il capitolo è lungo e denso di avvenimenti!
Mi dispiace tanto per il piccolo Ayato, mentre per Ume no. Chissà perché.
Nel prossimo capitolo vedremo l'incontro e/o scontro di altri quattro proprietari!
A presto!

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Capitolo 6
*** Un First di troppo ***


Naoko si mordicchiava le unghie, in preda ad un grande dilemma. Il suo Mirai Nikki le aveva rivelato che quel pomeriggio avrebbe incontrato una proprietaria e lei non sapeva se andare lo stesso al centro commerciale o meno. Secondo il diario, la ragazza l’avrebbe trovata simpatica e avrebbe deciso di allearsi con lei. Naoko si fidava del suo diario, ma non era sicura di voler conoscere quella persona. Era un disastro a fare nuove amicizie, poteva incasinare tutto! D’altra parte un’alleata faceva comodo …
La rossa smise di tergiversare. Se voleva uscire viva dal survival game, doveva fare ben altri sacrifici che affrontare la sua timidezza. Si domandò se anche l’altra fosse a conoscenza di quell’incontro.

Aya sedeva sulle scale del parco. A quanto pareva quel pomeriggio avrebbe rubato il cellulare di un proprietario. Anzi, proprietaria. Non si aspettava di localizzarne uno così in fretta, anche perché non aveva escogitato alcun metodo per trovarli. Si era limitata a godere dei frutti del suo Mirai Nikki. Carpe diem, sarebbe stato il suo motto, se avesse conosciuto il latino. La mora spinse indietro un paio di treccine. Era estremamente curiosa di conoscere un’altra persona nella sua stessa situazione.

Ecco, era nel centro commerciale. Naoko si guardò intorno, tesa come una corda di violino. Ad un tratto tutta quella gente la spaventò: ognuno di loro poteva essere un potenziale assassino! Fece dei respiri profondi, decisa a calmarsi. Consultò il suo cellulare: non arebbe morta quel giorno. Lo rimise in tasca. Non sapendo che altro fare, si mise a guardare le vetrine. Ogni tanto si guardava indietro, nervosa.
“Cavoli, sorella, si vede lontano un miglio che nascondi qualcosa.”
Naoko urlò e si voltò verso una ragazza sorridente dalla carnagione scura. Gli occhi erano nascosti da grandi occhiali a specchio violetti. I vestiti non erano messi molto bene. Si accorse con terrore che stringeva fra le mani il suo cellulare.
“Ridammelo!” ordinò cercando di apparire minacciosa.
“Non così in fretta, cocca. Oh, ecco … Sei proprio tu. Interessante, ti dice cosa pensano gli altri!”
“Solo su di me” ringhiò Naoko fra i denti.
“Già, già. Beh, ci ha azzeccato.”
Aya le tese il cellulare. Spiazzata, Naoko lo riprese e lo tenne stretto.
“Piacere, sono Candace” si presentò l’altra.
“Naoko …”
“Non ci credo, mi hai detto il tuo vero nome!” sghignazzò Aya. “Sei proprio un’ingenua, ragazza mia.”
“Ehi!” fece Naoko offesa. “Tu non mi hai detto il tuo?”
“Certo che no. Candace è il mio nome d’arte. Se non l’avessi avuto, mi sarei presentata come Fourth.”
La rossa non seppe che replicare. Incrociò le braccia, offesa. La mora continuò a guardarla ghignando.
“Come mi hai trovata?” domandò Naoko, mettendo da parte il risentimento.
“Oh, il mio diario mi dice cosa … troverò per strada, ecco.”
“Sei una ladra.”
“Alcune persone usano questo termine, sì.”
“Allora, ciccina …”
“Ti ho detto il mio nome, fammi il favore di usarlo almeno!”
“D’accordo. Allora, Naoko, intendi uccidermi?”
La ragazza fissò l’altra con tanto d’occhi. Come poteva farle una domanda simile così a bruciapelo?
“Allora?” la incalzò l’altra. Ghignava ancora, ma adesso era seria. Si aspettava una risposta sincera.
“Io non sono venuta per ucciderti … Secondo il mio diario tu vuoi propormi un’alleanza e, beh, io accetto.”
Candace sembrò soddisfatta. “Perfetto, allora qua la mano!”
Aya gliela afferrò e strinse vigorosamente.
“Da oggi siamo sorelle, sì? Io bado a te e tu a me. Ma dimmi, se non fossi stata così amichevole che avresti fatto?”
“Ti avrei affettata con la mia katana” disse Naoko, sperando di lasciarla di stucco.
“Davvero?”
La rossa le mostrò la spada, nascosta sotto i suoi ampi indumenti. Aya rise.
“Wow! Ed è autentica! Come fai ad avere una roba del genere? Io al massimo ho una mazza da baseball!”
Naoko sorrise suo malgrado, contagiata dall’entusiasmo dell’altra. Le sembrava a posto, tutto somato. Il diario non mentiva.
“Che si fa ora?” le chiese.
“Oh, io devo ripulire un po’ di gente.”
“Riguardo il survival game” precisò Naoko.
“Ah, certo … Ehm … ci vediamo domani a casa tua?”
“Perché ti dovrei mostrare casa mia?”
“Perché la mia casa fa schifo. Su, io mi fido già di te.”
Naoko non riusciva a capire quella ragazza. Il suo diario le sarebbe stato utile, si augurava. Se non altro ad anticiparla, perché Candace sembrava dire sempre ciò che pensa, non badando all’opinione degli altri.
“Va bene, ti aspetto dopo scuola.”
“A domani, Naoko.”

Pablo si era fatto coraggio e aveva raccontato tutto alla sua dolce metà, First. Il moro dapprima si era mostrato incredulo, più per ciò che gli raccontava il biondo che per mancanza di fiducia in lui. Poi però, leggendo con i propri occhi il Mirai Nikki di Second, si era convinto. E spaventato. Temeva per l’incolumità del suo amato. L’arrivo dei clienti alla boutique aveva troncato la discussione, ma First ci aveva rimuginato tutto il giorno e aveva deciso che si sarebbe trasferito da Pablo. A cena gli propose l’idea.
“Ma sei matto?! È rischioso!”
“Perché? Nel caso qualcuno ti rintracci, dici? Beh, preferisco essere con te che sapere dalla polizia che è avvenuta una tragedia.”
“First …” sospirò Pablo, sconsolato. “Ascolta …”
“No, ascoltami tu! Io non me ne starò a casa continuamente in pensiero! Affronteremo questa cosa insieme!” dichiarò il moro, deciso.
A Pablo si inumidirono gli occhi. Gli prese la mano.
“D’accordo” acconsentì trattenendo le lacrime. Ridacchiò. “Non sarà un caso che sono Second, no?”
“No” sorrise First.
Stavano per baciarsi al di sopra del tavolo quando qualcuno sfondò la porta d’entrata. Entrambi sgranarono gli occhi e si voltarono simultaneamente verso il salotto. Un uomo, armato di catena, si stava avvicinando.
“Urlate e giuro che uscirete molto male da qui” li minacciò Osamu.
I due giovani erano in piedi. Osamu si avvicinò ancora, separato da loro solo dal tavolo.
“First e Second … due in un colpo solo.”
Pablo si sentì gelare a quelle parole, anche se aveva capito che si trattava di un proprietario sin dal primo istante.
“N- no, non è come pensi!” si affrettò a precisare. “First non fa parte del gioco, lui …!”
“Taci” ordinò Osamu. “Mostratemi i vostri diari.”
I due si guardarono negli occhi. First scosse la testa, supplichevole. Ma Pablo intendeva assecondare quell’uomo. Se c’era una possibilità che quell’individuo lasciasse stare First, l’avrebbe sfruttata. Il biondo si recò a prendere il suo diario. Osamu mantenne lo sguardo su di lui. Colse tuttavia un movimento di First. Subito la catena sibilò nell’aria e lo colpì agli occhi. First urlò di dolore. Si accasciò a terra coprendosi il viso. Pablo accorse al grido, l’agenda semiaperta alla flag di dead end.
“Bastardo, perché lo hai fatto?!” urlò furioso.
“Lanciami il diario se non vuoi che lo rifaccia” comandò Osamu nel solito tono freddo.
Il biondo strinse le labbra, ma obbedì. Gli lanciò il suo Mirai Nikki, per poi accoccolarsi accanto a First e stringerlo fra le braccia.
“Ma che teneri. Forza, il suo diario?”
“Non ce l’ha! Te l’ho detto!”
“Mmh … Sai cosa, frocetto? Ti credo.”
Osamu gli sorrise. Strappò l’agenda. Pablo urlò di dolore.
“Che succede? Pablo? Pablo?!”
First non riusciva a vedere niente oltre la cortina di sangue che gli mascherava gli occhi. Seppe solo che un momento prima Pablo lo abbracciava, poi era scomparso. Mosse freneticamente le braccia a tastare il vuoto, continuando a chiamarlo.
“Spiacente, First … che tu sia un proprietario o no, non posso lasciarti stare.”
Il moro lo udì avvicinarsi. Tentò di alzarsi, ma scivolò all’indietro. Osamu gli passò la catena attorno al collo e strinse e tirò finche non udì un sonoro schiocco ed il corpo del moro si afflosciò definitivamente. Soddisfatto, l’uomo cercò per la casa tutto il materiale infiammabile che i due avevano, ne cosparse i mobili in salotto e ci buttò un fiammifero. Le fiamme si levarono immediatamente. Prima di uscire, accese il gas in cucina e si allontanò di corsa dall’abitazione.



***Angolo Autrice***
Un'alleanza stretta e un altro proprietario fuori gioco.
Perché se ne vanno i miglioriiii? T.T
Il prossimo capitolo lo pubblicherò lunedì, visto che domenica sono in escursione.
Buona Pasqua a tutti!
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Legami ***


Lara era seduta su una panchina, al fresco, nel cortile della sua scuola.
In quei giorni aveva consultato la sua agenda di necrologi futuri e aveva ricopiato sul suo diario scolastico i nomi che le sembravano familiari e quelli di gente che sarebbe incorsa in morti sospette. Credeva che così facendo avrebbe trovato almeno un proprietario. Non che poi lo volesse avvicinare, ma riconoscerlo avrebbe significato sapere chi era già fuori gara e chi no.
“Raquele!” sentì chiamare.
Alzò gli occhi dal suo disegno di un vampiro. Raquele non era un nome comune. Vide una biondina più giovane di lei correrre allegra verso chi l’aveva chiamata. Lara mordicchiò la matita. Doveva scoprire il suo cognome e sarebbe stata certa che quella era una proprietaria. La mora decise di chiederlo a Gregory. Anche lui era un artista, lo aveva conosciuto al corso d’arte, ed era asociale come lei ma non per scelta. Gregory era basso, cicciottello e portava occhiali enormi. Capelli ed occhi erano castani.
“Ehi, tu!” lo chiamò Lara.
Gregory sussultò, sorpreso. Aveva pochi amici, e di certo quella specie di emo- dark non era tra questi.
“S- sì?”
“Quella ragazza” indicò Raquele, “come si chiama?”
“Oh, la Dea del Sole? Raquele Rumpet. Viene in classe con me. Perché?”
Lara non gli rispose. Tornò al suo posto, pensierosa. Il castano la fissò confuso, ma distolse immediatamente lo sguardo ad una sua occhiataccia. La ragazza riflettè ultimando il disegno.

A Raquele quello scambio di sguardi non era sfuggito. Non l’avrebbe mai ammesso ma ... lei era cotta di Gregory. Gli trovava sempre un sacco di difetti, lo derideva mentalmente, eppure solo quel compagno tanto lontano dai suoi canoni di perfezione riusciva a farle battere il cuore.
Oddio, le piacciono le more! E quella è anche più grande di lui! No, frena, ci deve essere un’altra spiegazione ... magari era qualcosa che riguarda l’arte ...
La curiosità e la gelosia ebbero la meglio sulla riservatezza. Quando suonò la campanella che annunciava l’inizio delle lezioni, Raquele si affiancò a Gregory.
“Ehy” salutò.
“Oh, ciao Raquele.”
“Ciao ... ehm, ho visto che parlavi con quella tipa strana ...”
“Beh, più che altro lei mi ha parlato. Voleva sapere il tuo nome.”
“Davvero?”
“Già. Tu la conosci?”
“No, so solo ciò che dice la gente sul suo conto.”
“Anche io ... buona lezione.”
“Oh, certo, anche a te.”
La biondina fu distratta per tutta la lezione di matematica. Questa non era una novità, solo che di solito pensava a trucchi, vestiti, accessori da cosplay e ad uscite con gli amici invece che a ragazzi impopolari. Si mordicchiò il labbro: cosa poteva mai volere quella ragazza da lei?
Un pensiero le fece sgranare gli occhi. Cercò febbrilmente il cellulare, lo nascose sotto il banco e consultò il suo Mirai Nikki. Nessuna flag di dead end, in compenso secondo il diario avrebbe stretto una vantaggiosa alleanza con Lara. Era una proprietaria, quindi! Ma perché allearsi con lei? Erano così diverse. Un aiuto le avrebbe fatto comodo, ma avrebbe preferito chiedere protezione ad alcuni ragazzi al di fuori di quel survival game. Riflettendo, capì perché era meglio allearsi con lei e non contare solo su persone esterne: aveva anche lei un Mirai Nikki. Quello le sarebbe tornato utile. E conoscendola avrebbe saputo come altro sfruttarla.
Raquele attese con impazienza la fine delle lezioni. Fu la prima ad uscire dall’aula. Corse fino al cancello e scrutò con attenzione gli studenti. Individuata Lara, la seguì senza farsi notare fino a che furono distanti da tutti, dopodiché le corse davanti, sbarrandole la strada.
La mora la guardò stupita per un attimo, poi la squadrò arrabbiata. Raquele continuava a non parlare. Presa com’era dal rintracciarla, non aveva pensato a cosa dirle.
“So che sei una proprietaria!” disse tutto d’un fiato.
“E allora?” replicò l’altra, alzando appena un sopracciglio.
“Allora sei la prima che trovo … e voglio che ci alleiamo. In due sarà più semplice sopravvivere.”
“Biondina, per diventare una dea dovrò uccidere anche te.”
“Me ne rendo conto, visto che io dovrò uccidere te.”
Raquele incrociò le braccia. Odiava quando la gente la credeva stupida solo perché era bella. Lara resse il suo sguardo.
“Bene … ma non mi interessa.”
La mora le passò di lato, ma Raquele le si parò nuovamente innanzi.
“Ascoltami! Possiamo unire le nostre risorse!”
“Perché ci tieni tanto?”
La bionda si mordicchiò il labbro, indecisa. Alla fine le svelò: “Il mio diario prevede da chi ricaverò dei vantaggi. E c’è il tuo nome e nessuna flag di dead end, dunque …”
“Beh, certo, tu non morirai oggi. La settimana prossima, d’altro canto …” la interruppe Lara, sibilina.
“Cosa? La settimana prossima cosa?!”
“Ti ho già detto troppo, Raquele.”
“No! Smettila di giocare!”
“Ma questo è un gioco, un gioco che voglio vincere. Il bello è che non devo fare quasi niente.”
“Ah sì? Ne sei proprio convinta? E se io decidessi di ucciderti? Sai che il futuro può cambiare!” gridò infervorata Raquele.
“Provaci pure.”
La più giovane strinse i pugni. Perché quella stupida doveva essere così cocciuta?
“Senti, qui si tratta di vivere o morire! Io voglio vivere, perciò farò di tutto pur di sopravvivere. Tu regolati: o ti allei con me o ti faccio fuori!”
“Ripeto: provaci pure. Controllerò se si attiva la mia flag. E, giusto perché tu lo sappia, il mio diario prevede chi morirà nei prossimi tre mesi.”
Questo lasciò basita Raquele. Allora davvero fra una settimana lei sarebbe …? Scosse con vigore la testa. No, non le sarebbe successo niente. Avrebbe fatto molta attenzione. Si accorse che Lara si era allontanata.
“Ehi! Dimmi qualcos’altro! Ti prego …”
La mora ci pensò su.
“Succederà qualcosa di grosso a scuola, non sarai l’unica a rimetterci la pelle.”
“A- allora basterà non andarci …”
“Forse. O forse accadrà lo stesso ma altrove.”
“Aiutami a scoprirlo. Per favore. Poi farò ciò che vuoi.”
Stavolta Lara distolse lo sguardo dagli occhi supplicanti di Raquele.
“Ho imparato che la vita è effimera. Tutti un giorno moriremo. Tuttavia … se uno può rimandare è meglio se lo fa. D’accordo, biondina, ti darò una mano. Ma poi il capo sono io.”
“Affare fatto! Vieni a casa mia, a quest’ora non c’è nessuno.”
“Da me non c’è sempre nessuno …” sospirò Lara malinconica.
“Oh …”
La mora si incamminò, silenziosa. Raquele la seguì.

“Shiki? Forza, svegliati.”
“No, mamma, non voglio andare a scuola oggi ...”
“Non ricordo che la mamma avesse la voce di un uomo.”
I due fratelli scoppiarono a ridere. Ryo, nonostante fosse di un paio d’anni più piccolo di Shiki, si comportava come se fosse il maggiore. Infatti il fratellastro era diventato cieco a causa di un incidente ed aveva ancora qualche difficoltà a muoversi in quella nuova condizione. Per fortuna era un grande ottimista e credeva fortemente che un giorno sarebbe tornato a vedere. Ryo non ne era altrettanto sicuro, ma lo sperava intensamente. Nel frattempo provvedeva come poteva a lui e a John, il loro Husky.
“Ti serve aiuto a vestirti?”
“No, grazie, quello l’ho sempre saputo fare a occhi chiusi. Pensa alla colazione.”
Ryo ci pensò e intanto rifletté sul survival game. La loro vita non era il massimo, ma erano felici. Convivevano da cinque anni e le cose si erano stabilizzate. Per un ex- carcerato e un orfano era già molto. E adesso era incappato in quel gran casino. Inizialmente aveva avuto la tentazione di disfarsi del diario, ma aveva capito che era una cosa stupida. Meglio riporlo al sicuro, magari nascondendolo in casa. E poi?
Il rosa imburrò i toast. Non lo sapeva. Doveva trovare però qualcuno che badasse al fratello nel caso gli fosse accaduto qualcosa. Non aveva idea di come di come gli altri proprietari potessero scovarlo, però ci teneva ad essere pronto in quell’eventualità. Ryo elencò mentalmente tutti gli amici che aveva. Erano brave persone, alcune davvero affidabili, ma non riusciva a trovare quella giusta per Shiki. Forse era troppo selettivo.
“Ryo?”
“Sì?”
“Non hai fatto entrare John e niente radio oggi … cosa c’è che non va?” gli chiese ansioso il fratello.
Il ragazzo non seppe che rispondergli.
“Non sarà come …”
“No, no, che vai a pensare? Ho giurato che avrei rigato dritto e lo sto facendo.”
Ryo passò un braccio attorno alle spalle di Shiki e lo aiutò a sedersi. Il moro parve più tranquillo.
“Però sei preoccupato per qualcosa.”
“Vero, ma è qualcosa di diverso. Al momento non te lo posso spiegare, ma te ne parlerò, promesso.”
“D’accordo. Mi fido di te.”
Il rosa sorrise e gli arruffò i capelli, poi aprì la porta per fare entrare John. Il cane abbaiò festoso e corse davanti alla sua colazione. Mentre mangiavano, Ryo contemplò fratello e Husky. Li avrebbe protetti, qualsiasi cosa fosse accaduta.



***Angolo Autrice***
Beh, direi che loro sono altre persone che non vorremmo veder morire.
Lara sempre misteriosa, Raquel decisa a vincere e Ryo premuroso!
Nel prossimo capitolo tre proprietari meno simpatici ... forse.
A quando posso XD

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Capitolo 8
*** Cacciatori ***


“Posso parlarti?”
Key, che si era piegata per raccogliere una penna finita sotto la scrivania, batté la testa nel rialzarsi.
“Ahi! Ehm, certo, dottor Misaki.”
Lo psicologo si sedette di fronte a lei.
“Prima ti ho lasciata fare, ma mi spieghi perché ora controlli cellulari e agende dei clienti? E non mi dire che fa parte del nuovo programma di aiuto di coppia.”
“Ehm …”
Key giocherellò con una ciocca di capelli, poi alzò gli occhi sul suo capo e vecchio amico.
“È complicato. Ma ti prometto che ti spiegherò tutto dopo il lavoro.”
“D’accordo, non vedo l’ora.”
La donna controllò il suo taccuino e sorrise: non avrebbero solo parlato. Infatti poche ore dopo Zenko Misaki si trovava a casa sua, più precisamente nel suo letto. Quando tutto fu finito, le versò del Chianti in un bicchiere e si preparò all’ascolto. Sorseggiando il vino, Key gli raccontò tutto, dalla scoperta del Mirai Nikki all’uccisione di Ume. Zenko la guardò basito. Poteva tollerare che esistesse un oggetto in grado di prevedere il futuro, ma non riusciva a credere che Key avesse davvero ucciso quella donna. Sembrava così innocente ed ingenua ed era sempre stata una persona maldestra. Come poteva essere un’assassina?
“Key … ma è proprio tutto vero?” chiese infine.
“Sì, dottor … scusa, l’abitudine … Zenko. All’inizio ero spaventata, però adesso capisco che è una grande opportunità. Pensa a tutta la gente che è come me! Potrei aiutarli a cambiare!”
“Già … e sei disposta ad uccidere altre dieci persone per questo” replicò lo psicologo, sondandola.
“Beh, immagino che alcuni moriranno per altri motivi …”
“Key …”
“Sì, sì, ho capito che intendi. Non lo so, okay? Con quella donna è stato facile, se lo meritava. Non so che tipi sono gli altri proprietari. Però, se divento una dea posso resuscitare chi ci va di mezzo.”
“Ma ti ascolti? Tiratene fuori!” fece Zenko ad alta voce. Era spaventato ed arrabbiato.
“Non posso. Meglio uccidere che essere uccisi. Hai sentito che quella non si è fatta scrupoli a servirsi di bambini innocenti, no? Io non sono così, ma sarò meno tenera possibile.”
Il dottor Misaki restò in silenzio per quelle che a Key parvero ore. Sospirò.
“Key, capisco che sei mossa dall’istinto di sopravvivenza e da quello che definirei un premio con i controfiocchi. Ma, lasciando da parte il survival game … il tuo desiderio è far essere ognuno del sesso che vuole, vero?”
La donna arrossì, poi annuì lentamente. Solo Zenko e la sua famiglia erano a conoscenza del suo segreto. Non era sempre stata una bellissima donna. Era nata uomo, ecco. Aveva passato una difficile adolescenza, perché se doveva basarsi su chi la attraeva, vincevano alla pari uomini e donne. Per fortuna all’università aveva conosciuto Zenko. Era stato grazie a lui che si era decisa a fare il grande passo ed ora poteva liberamente concedersi a chi le pareva. Lui l’aveva aiutata a trovare la sua vera identità, per questo aveva deciso di restargli vicina come sua assistente.
“Sì, principalmente desidero questo. So benissimo cosa si prova a sentirsi imprigionati in un corpo che non si considera proprio. Se potessi diventare una dea, non ci sarebbe più questo problema. Ognuno potrebbe scegliere di essere ciò che vuole e quindi essere più felice.”
“Dolce Key … ti aiuterò come posso.”
“Davvero?”
“Sì. Ti darò una mano. Questa storia non mi piace, ma di certo non voglio che tu finisca uccisa.”
La donna strinse forte il dottore trattenendo a stento lacrime di commozione. Zenko le accarezzò piano la testa. Per la prima volta nella sua vita era insicuro di quello che stava facendo.

Yuu bevve serenamente la sua limonata. Si trovava in giardino, circondato dai nipotini. Gli altri adulti erano in casa o comunque lontani dalla sua vista, così solo lui ed i cani badavano ai pargoli.
“Nonno, ci fai giocare a tetris?” gli domandò all’improvviso Lian.
A quel nome gli occhi di Daisy si illuminarono e corse accanto al cugino, altrettanto desiderosa di entrare nella camera speciale del nonno. Il vecchio sorrise ai due giovani, dispiaciuto.
“Ragazzi, sapete che la domenica non si può fare, tutti si chiederebbero dove siete finiti.”
“Però ci annoiamo” si lamentò Daisy.
“Su, il tetris è divertente, ma anche giocare a palla.”
Yuu si alzò, posando il bicchiere. I due bambini si scambiarono uno sguardo, fecero spallucce e tornarono a giocare con fratelli e cugini. I cani correvano in giro, scodinzolando per ogni carezza o parola affettuosa che ricevevano. Ad un tratto il cellulare di Yuu vibrò. L’anziano signore si scusò con i nipoti e lesse la notifica. Sorrise vittorioso alla scoperta che qualcuno era caduto nella sua trappola. Come Maschermoon, infatti, aveva fatto trapelare alcuni dettagli del survival game, presentandolo come un progetto per un nuovo videogame. I vari giocatori online avevano espresso i loro pareri e leggendoli Yuu non aveva individuato nessun possibile proprietario. Adesso però una certa Dea del Sole aveva scritto che era davvero molto interessata ad incontrare qualcuno che aveva idee così attuali. All’anziano signore non bastò altro. Non tutta la tecnologia si trovava nella stanza segreta. Un vecchio computer si trovava in un piccolo studio provvisto di scrivania e libri. Troppo curioso per aspettare, Yuu vi si recò, accese il computer e si dette da fare per hackerare il dispositivo di questa Dea del Sole. Dati i mezzi, ci volle più del previsto, ma alla fine riuscì ad ottenere le informazioni che voleva. Scoprì che si trattava di una ragazzina di quindici anni, che amava fare la cosplayer, che i genitori erano divorziati e molto altro, pubblicato su FaceBook o altri social network. Yuu ne fu deluso. Perché una fanciula così era stata scelta per il survival game? Fece spallucce e le mandò un messaggio che l’avrebbe sicuramente terrorizzata: ci vediamo giovedì, dopo le lezioni, nel cortile della tua scuola.

Osamu era appoggiato ad un comò, a braccia conserte, e si stava godendo un incarico che si era autoaffidato. Masashi, l’uomo che aveva torturato per un buon quarto d’ora, giaceva sul pavimento della sua camera da letto. Gemeva flebilmente per vari lividi e ferite procurati dalle catene di Osamu.
“Sai, il mio diario dice che arriveremo a dieci, ma per me questo è a malapena un sette. Significa che ci divertiremo ancora parecchio … a meno che tu non parli subito.”
“N- no … t- tu non farai male a Lucy.”
“Stupido idiota, se continui così lo farò!” urlò Osamu tirandogli un calcio. “Voglio solo sapere cosa sai riguardo l’incidente alla scuola. Si vocifera un sacco, sai? Non è stato nessuno del nostro ambiente a provocarlo o a togliere di mezzo chi lo ha fatto. Però sul giornale riportano il cognome di due famiglie che sono state coinvolte, i Leclerc e i Mitsuko. Ti pare che vada ad importunare una famiglia per dei semplici sospetti? No, evito di farlo. Ma se certa gente non collabora …”
“I- io non ne so niente!” ripeté Masashi con le lacrime agli occhi. “Ho visto pochissimo Lucy dopo l’incidente.”
“Non sei il suo boyfriend? Non ancora, eh? Non importa … Parlami del figlio e di suo fratello.”
“Sono normali, non hanno mai nominato nessun Mirai Nikki! Ti prego, non ho idea …”
“Quindi secondo te si tratta di un semplice caso di eroismo? Possibile. E sei sicuro che non sia stato Leclerc a uccidere la preside?”
“S- sì, non è assolutamente il tipo!”
“Nessun comportamento strano nell’ultimo mese? E pensaci bene prima di rispondere, soprattutto se dirai di no.”
Masashi non seppe che rispondere. Caleb non gli era mai piaciuto, ma non poteva certo far finire da lui quel tizio. Per non parlare di cosa avrebbe potuto fare a Lucy o Koichi.
“I tuoi occhi mi dicono che nascondi qualcosa …” fece piano Osamu inginocchiandosi.
Il cuoco strisciò indietro fino a toccare il muro.
“Siamo a nove, credo. Forza, parla.”
“No! Non so nulla!”
Osamu lo sollevò di peso e lo portò vicino la finestra aperta.
“Vuoi fare un bel volo?”
“Nooo! Per favore! Evita solo gli approfittatori!”
“Che intendi?”
“Prima aiutava tutti! Ora no! Evita chi lo vuole truffare o non ha davvero bisogno di una mano!”
Osamu lo lasciò andare, ponderando la questione. Era sempre più possibile che Leclerc fosse un proprietario. Tornò a concentrarsi su Masashi, che si era scostato zoppicando. Gli sorrise.
“Sai, ultimamente lavoro molto, non ho più l’occasione di andare alle corse. Facciamola noi una scommessa. Testa, ti lascio vivere. Croce, muori.”
Senza attendere una risposta, Osamu si tolse di tasca una moneta, la lanciò per aria e la afferrò coprendola con una mano. Masashi la osservò trattenendo il respiro, sperando erdentemente che fosse uscito testa. Osamu alzò la mano: croce. Il cuoco urlò e tento di scappare, ma Osamu lo attrasse a sé con una catena e dopo una breve lotta lo fece precipitare dalla finestra. Dopodiché si soffermò a guardare le stelle. Gli erano sempre piaciute. Rimanevano sempre le stesse, senza farsi turbare da nulla. Distanti, fredde e bellissime. Osamu si riscosse. Aveva ancora molto lavoro da fare.



***Angolo Autrice***
Sono previste due collisioni: una fra Yuu e Raquele e Lara, l'altra fra Osamu e Caleb. Inoltre nel prossimo capitolo si formerà una nuova alleanza/ship.
A presto!

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Capitolo 9
*** Incontri decisivi ***


Ryo si cambiò, pronto a tornare a casa. Anche per quel giorno il suo lavoro l’aveva fatto. Era quasi uscito dal quartiere quando, infilandosi la mano in tasca, si accorse che era bucata. E che mancava il cellulare. Tornò trafelato al cantiere. Tutti gli altri operai erano andati via, ma non era solo. Si nascose dietro un’impalcatura per osservare meglio un ragazzo che si allenava con la katana. Non era la prima volta che lo notava, tuttavia adesso costituiva un problema. Attento a non farsi vedere, il rosa raggiunse gli spogliatoi, trovando il suo cellulare sotto la panca vicina al suo armadietto. Sollevato, lo mise nell’altra tasca. Appena uscì gli si parò davanti il ragazzo. Era basso ed esile, con la pelle scura, occhi verdi e lunghi capelli rossi. Indossava un abito da monaco, cosa che in parte rassicurò Ryo.
“Scusa se ti ho disturbato, amico” fece il rosa.
“Amico?” ripeté l’altro confuso.
“È più educato di tizio, no?” scherzò Ryo.
“Tizio?” Stavolta il tono era stridulo.
“Ehi, sta’ calmo. Adesso me ne vado a …”
“Tu credi che io sia un uomo?!” urlò Naoko al limite dell’indignazione.
“Oh …”
A Ryo le parole morirono in gola. Non era mai stato capace di trattare con le ragazze. Arrossì imbarazzato, mentre la rossa stringeva i pugni, visibilmente alterata.
“B- beh, scusa, ma se indossi certi abiti è normale fare confusione” disse infine lui cercando di darsi un contegno.
Gli arrivò un pugno sul braccio, che gli procurò un bel livido.
“Ma sei scema?!”
“Sei tu lo scemo! Credevo che potessi esserci utile, invece …”
“Utile? Per cosa?”
Una risata attirò la sua attenzione. Naoko invece non ci fece caso, ancora delusa. Aya corse da lei, sorridente.
“Dai, amichetta, non fare quella faccia. Penserà che hai un bel culo” tentò di consolarla.
A quelle parole sia Ryo che Naoko avvamparono. La rossa tolse repentinamente il cellulare dalla mano della mora.
“Dovevi tenermelo! Non leggerlo!” la rimproverò.
Aya si limitò a ghignare. Naoko si rivolse furente a Ryo.
“E tu …”
“I- io non ho detto niente! Voi … voi siete proprietarie, vero?”
“Azzeccato, bello. Io sono Fourth e lei First, piacere.”
“Seventh …” si presentò Ryo, confuso.
Non se li immaginava così gli altri proprietari. Quando ci pensava, vedeva sempre uomini e donne adulti, senza scrupoli, non ragazzine delle superiori.
“Come mi avete trovato?” domandò.
“Beh, io mi alleno spesso da queste parti” iniziò a spiegare Naoko. “Il mio diario mi dice cosa pensa di me la gente, e comprende anche te. Così …”
“Ma tu non mi conosci” la interruppe Ryo.
“No, infatti non appare il tuo nome. Ho capito che sei un proprietario per quello che stai pensando ora …”
“Questa è una fottutta violazione della mia privacy!” gridò lui arrabbiato.
La rossa fece un passo indietro. Toccò la katana per rassicurarsi.
“Tutto il gioco è una fottuta violazione della privacy, fenicottero” osservò Aya, sorridente.
Ryo si voltò lentamente verso di lei, con un’espressione feroce.
“Come mi hai chiamato?” ringhiò.
“Fenicottero. Sai, perché hai i capelli rosa.”
“Chiamami un’altra volta così e giuro che …”
“Tu non ci farai proprio nulla” lo bloccò Naoko, la mano sempre sulla federa della katana. “Noi siamo venute a proporti un’alleanza. Non so se sei stato da Deus ultimamente ...”
“Una volta.”
“Allora avrai notato che alcune postazioni sono cancellate. Se ti unisci a noi abbiamo maggiori probabilità di sopravvivere.”
“E se mi rifiuto?” le sfidò Ryo.
“Ma per chi ci hai preso? Non siamo assassine” si offese la rossa.
“No, ma nemmeno brave ragazze” fece Aya. “Quindi potremmo, che so, lasciarci sfuggire ad una riunione dove lavora Seventh.”
“Non oseresti …”
“Sì, invece. Voglio vivere, bello, e non mi dispiacerebbe neanche diventare una dea.”
Il rosa spostò su sguardo su Naoko per guardarla negli occhi. La mora portava gli occhiali, ma lei no. La rossa lo guardò esitante, ma poi assunse una posa da dura. Candace aveva ragione: se volevano sopravvivere, non dovevano farsi scrupoli.
“È come dice lei.”
“Minacciato da due ragazzine … Mi alleo, ma solo perché lo decido io. Non mi fate paura” puntualizzò lui.
Naoko esultò internamente. Non era un caso se si allenava spesso in quel cantiere. Ryo era un bel ragazzo, attirava lo sguardo del sesso femminile. Chissà se grazie a quella storia …
“Sei arrossita” osservò Aya.
“N- non è vero.”
“Sì, invece, hai le guance …” fece Ryo, per poi ricevere un altro pugno.
“Ho detto che non è vero!”
Naoko si voltò, ancora più rossa. Si rese conto di come facilmente si stava fidando a dare le spalle a quei due, che in fondo erano ancora due sconosciuti. Ma resistette alla tentazione di girarsi. Poteva dubitare del suo istinto, ma non del suo Mirai Nikki. Si incamminò verso l’uscita del cantiere, decisa a mostrarsi fredda con quei due testoni.
“Ve ne andate così ora?” chiese Ryo, in quanto Aya stava seguendo l’amica.
“Sì. Ci vediamo domani al bar all’angolo, bello. Alle diciassette.”
La mora corse via. Il rosa si accese una sigaretta. Quelle due gli servivano, dopotutto. Nel malaugurato caso che lui ci rimettesse la pelle, loro potevano occuparsi di Shiki. Uscì dal cantiere e vide che non si erano allontanate molto. Stavano giocando con un randagio. Ryo sorrise per come ora anche Naoko apparisse rilassata.

Caleb guardò tristemente la piccola Seiko che giocava con Koichi. O meglio, il bambino costruiva un castello di lego in giardino e lei fingeva di interessarsi. Da quando il suo fratellino era morto la bambina era stata quasi sempre a casa e non parlava con nessuno che non fossero i suoi genitori o i Leclerc. Lui aveva promesso di aiutarla, era vero, però non sapeva come. Per il momento si limitava a sorvegliarla e Koichi, il suo caro ragazzo, gli dava una mano. Nessuno di loro aveva informato Lucy del survival game.
“Seiko, Koichi, ecco la merenda” fece la donna, posando un vassoio con biscotti e limonata accanto ai due bambini.
“Grazie, mamma. Assaggiali, Seiko, sono i migliori del mondo!”
La piccola li mangiò per fargli piacere. Lucy le scompigliò i capelli per poi andarsi a sedere sul dondolo, vicino a Caleb. Lui le strinse automaticamente la mano, facendola sorridere.
Un uomo, coperto da un pastrano scuro e da un passamontagna, entrò nel vialetto. In un lampo estrasse la pistola prima che qualcuno potesse agire in qualche modo. Lucy impallidì e avrebbe urlato se lo stesso Caleb non le avesse tappato la bocca. Koichi guardò con occhi sgranati lo sconosciuto che puntava la pistola fra lui e Seiko, che rimase impassibile.
“Sei un proprietario, vero?” domandò freddamente Caleb, simulando una calma che non provava.
“Sapevo di averci visto giusto” commentò l’altro. Sembrava ghignare.
“Parliamone altrove, ti seguo dove vuoi, ma lascia stare loro.”
“Perché dovrei abbandonare il mio vantaggio?”
“Loro sono innocenti! Non puoi fargli del male!”
“Posso, ma ciò non significa che voglio. Dipende da te, Leclerc.”
“C- cosa vuoi?”
“Il tuo diario.”
Lucy passò lo sguardo dall’uno all’altro, inebetita. Chi era quell’uomo? Cosa le aveva nascosto Caleb? Non riusciva a credere che il suo irreprensibile fratello si fosse cacciato nei guai con quel malvivente.
“D’accordo, te lo prendo” sospirò Caleb.
“Attento a non fare mosse avventate.”
Lui annuì. Si alzò lentamente, tentando di rassicurare Lucy con lo sguardo. Lei gli strinse forte la mano, impaurita, ma lui gliele accarezzò dolcemente con l’altra.
“Andrà tutto bene, te lo giuro. Torno presto.”
“M- ma che succede?” domandò la donna iniziando a piangere.
“Te lo spiego dopo.”
Caleb guardò nervoso l’uomo, che aspettava paziente. Entrò in casa, diretto alla libreria. Doveva assolutamente fare qualcosa, ma temeva che ci rimettessero Lucy o i bambini. Quel tizio poi sembrava non avere idea che anche Seiko possedesse un Mirai Nikki. Caleb si diresse alla scrivania, con il diario in mano, aprì un cassetto e nascose la pistola sotto la maglia. Si augurava che quel tizio non notasse nulla, altrimenti ...
Tornò fuori. Lucy era ancora sul dondolo e parlava ai bambini, consolandoli come poteva.
“Possono venire da me?” si decise a chiedere all’uomo.
Lui ci pensò su, poi annuì. Koichi, a quel cenno, prese per mano Seiko ed avanzò verso la madre, camminando piano. La bambina, quando passò vicino all’uomo, si voltò a guardarlo. Dalla direzione della sua testa, probabilmente la stava fissando. Di certo la pistola non li abbandonava, quasi fosse una telecamera che li stesse riprendendo. Si accorse che Caleb era fuori, con un diario blu in mano. Tornò a guardare lo sconosciuto. Anche lui era cattivo. Avrebbe ucciso Ayato come aveva fatto la preside Ume.

Osamu sorrise alla bimba, anche se lei non poteva saperlo. Quando Caleb uscì però distolse lo sguardo da lei. Si aspettava problemi ed il suo istinto non si sbagliava mai. Ciò che avvenne però non avrebbe potuto prevederlo in alcun modo. Vide Leclerc spalancare gli occhi e udì sua sorella urlare qualcosa, poi una fitta alla gamba gli fece vedere le stelle. Abbassò lo sguardo: un coltellino svizzero sporgeva dalla sua coscia. Lo estrasse grugnendo di dolore.
Koichi intanto aveva trascinato Seiko da Lucy e Caleb aveva estratto la sua pistola. Osamu sparò qualche colpo alla cieca verso di lui, più per impedirgli di prendere la mira che per cercare realmente di colpirlo. Agli spari Lucy strillò e strinse a sé i bambini, che ora piangevano. Osamu si voltò per scappare, sparando finché non esaurì le munizioni. Riparò dietro alcune auto parcheggiate. Caleb tenne sotto tiro la zona con la pistola, pronto a sparare nel caso si fosse sporto. Ma Osamu era un esperto. Caleb lo vide scomparire dietro una casa. Abbassò l’arma, nervoso. Temeva che quel tizio tornasse e uccidesse i suoi cari. Si rilassò solo quando udì le sirene della polizia. Evidentemente un vicino aveva avvertito le autorità. Caleb posò la pistola e abbracciò la sua famiglia più Seiko.
“Sei stata coraggiosa, piccola” mormorò facendole una carezza.
“Devo esserlo” singhiozzò lei. “Era un uomo cattivo.”
“Sì … sì e mi dici che voleva da te?” domandò Lucy quasi arrabbiata.
“Te lo spiego appena se ne va la polizia, ma ti giuro che io non ho fatto nulla di male” rispose Caleb guardandola negli occhi.
“È vero, mamma, lo zio è stato incastrato.”
“Il signor Leclerc è buono, voleva salvarci.”
“Loro lo sanno …” fece ironica la donna, ma poi sorrise stancamente. “Ok, aspetto. Ma dopo pretendo le mie spiegazioni.”
Si avviò verso gli agenti, pallida e con gli occhi rossi. Caleb si attardò un attimo accanto ai bambini.
“Signor Leclerc, quante persone cattive ci sono?”
“Non lo so, cara. Tu tieni pure la tua arma, se vuoi, ma usala solo se sei molto sicura di volerlo fare.”
“Certo, signore. Non volevo che l- lui …”
“No, ehi, sei meravigliosa. Riusciremo a cavarcela, vedrai.”
Seiko gli sorrise timidamente.
“E riporteremo in vita tuo fratello” aggiunse Koichi.
Di questo Caleb non era per niente sicuro. Ripulì il coltellino della bambina e glielo restituì, sussurandole di non dire niente al riguardo. Poi li prese per mano e raggiunse Lucy.



***Angolo Autrice***
Un incontro amichevole ed uno molto più teso. Quanto mi sta antipatico Osamu ...
Nel prossimo chappy vedremo come va l'appuntamento fra Yuu e le ragazze. E Mur Mur ci metterà il suo zampino.
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Tradimento ***


“Lara, guarda!” esclamò Raquele.
La mora lesse il messaggio mandato da Mashermoon.
“È lui, no? Mi vuole uccidere a scuola giovedì!”
“Mmh … non ha senso, non credi? Un estraneo sarebbe subito notato. Se vuole farti qualcosa non avrebbe scelto il cortile della scuola.”
“Ma non può essere una coincidenza!!”
“Smetti di strillare” sbuffò Lara.
“Oh, scusa se la mia probabile morte mi mette ansia” fece sarcastica la bionda.
L’altra non replicò. Prese il blocco da disegno e si mise a lavorare su uno schizzo.
“Allora, che gli rispondo? Che non ci vado?”
“Se ti calmi capirai che non è una buona idea. Attiva il cervello, su.”
Raquele la guardò male. Certo, lei poteva permettersi di rilassarsi, non era lei che rischiava di morire! Cercò di calmarsi e capì: avevano trovato un proprietario, ma non sapevano nulla su di lui. Viceversa, Mashermoon sapeva dove andava a scuola, presumibilmente anche chi era e un sacco di altre cose. Il vantaggio era tutto suo. L’incontro sarebbe servito a conoscere il suo aspetto, almeno.
“Ok, dobbiamo incontrarlo, ma non in un posto che prevede la mia morte. Gli scrivo di vederci al …”
Magic caffè?
“Come lo sai?” domandò stupita Raquele.
“Ho il diario aperto. Sono cambiati il posto ed il nome di alcune vittime.”
“Q- quindi?”
“L’unico modo è incontrarlo ed essere più veloci. Magari anche sul suo Mirai Nikki c’è una flag di dead end.”
“Ok …”
La bionda inviò il mesaggio con il cambio di luogo. Mashermoon accondiscese.
“Fatto. Ripensandoci, anche noi abbiamo un vantaggio: non si aspetta te.”
“Forse, dipende da che tipo di diario ha.”
“Hai ragione. Come fai a considerare tutto?” domandò Raquele con una punta di ammirazione.
“Disegnare mi aiuta a concentrarmi.”
“Posso vedere?”
Lara girò il blocco: vi si vedeva un cadavere con i capelli biondi.
“Questo è di cattivo gusto. Perché non disegni cose più allegre?”
“Non sarei brava a farle.”
“E perché vivi da sola? Sei minorenne, no? Hai litigato coi tuoi? Anche io certe volte …”
“Per oggi abbiamo finito” la zittì la dark.
“Cosa? Ma dobbiamo ancora organizzare tante cose!”
“Non mi interessa. Sono il capo, ricordi?”
Raquele la fissò imbronciata.
“Hai promesso di aiutarmi …”
“Sì, ma non mi interessano le chiacchiere.”
“Ok, ok. Non ti chiedo più niente.”
“Bene” fece Lara, per poi chiudere il blocco. “Sappiamo che quello ucciderà altri oltre te. Probabilmente ha una pistola.”
“O metterà una bomba!”
“Può darsi …"

Mentre le due adolescenti si perdevano in congetture, Yuu era abbastanza tranquillo. Gli dispiaceva dover uccidere una ragazzina, ma non credeva di avere altra scelta. O almeno era quello che si ripeteva. Sarebbe stata una morte indolore però, e apparentemente accidentale. Con un po’ di fortuna non si sarebbe nemmeno avvicinato alla biondina. Aveva infatti modificato un robottino telecomandato. Era abbastanza piccolo da non essere notato in un luogo affollato. Il bar poi era meglio del cortile, con i tavoli sotto cui potersi nascondere. Gli sarebbe bastato guidarlo fino ad avere sotto tiro la ragazza e poi spararle un dardo velenoso. Semplice, in teoria.

“Pss, ehi Key!”
La donna sobbalzò violentemente nel vedere Mur Mur ad un centimetro dalla sua faccia. Cadde dalla sedia rovesciando la sua tazza di latte.
“Mur Mur! Esiste la porta!” urlò per sfogare la tensione.
“Una viene qui per dare una dritta e le urlano contro …” commentò lei offesa.
“Cosa? Una dritta?”
“Esatto. Posso dirti … che tre proprietari … saranno al Magic Caffè domani mattina!” rivelò la creatura.
“Eh? E perché me lo stai dicendo?” domandò incredula Key.
“Così. Magari mi stai simpatica.”
Mur Mur le ammiccò e sparì. Key passò il giorno a rimuginare su quell’informazione. Decise di andare.

Raquele e Lara furono le prime ad arrivare al bar. La bionda si torceva le mani, la mora era tranquilla. Per calmarsi, Raquele tentò di fare conversazione: “Senti, so che non vuoi ma … ho fatto delle ricerche su di te.”
La dark la guardò male. Sapeva che non avrebbe dovuto accettare: l’una era l’opposto dell’altra. Lei mora, silenziosa, tetra e sola; Raquele bionda, chiacchierona, solare e popolare.
“Sai dell’incidente allora” disse freddamente distogliendo lo sguardo.
“Sì. Mi dispiace” fece lei sincera.
“Lo dicono tutti” commentò Lara.
“Ma è vero! Adesso capisco perché fai il riccio …”
“Beh, non sono affari tuoi! Per fortuna dopo oggi ci separiamo.”
“Sei stata gentile, in fondo. Senti, se mai volessi parlare …”
Lara battè le mani sul tavolo, facendo voltare qualche persona. Si sporse verso Raquele.
“Di cosa? Dei miei genitori morti sul colpo quando l’altra macchina ci è venuta addosso? Di mio fratello morto in ambulanza? Della mia riabilitazione??”
La bionda si fece piccola sulla sua sedia, con gli occhi lucidi. In quel momento partì l’allarme antincendio. Infatti un cameriere, per osservare le curve di Key, era inciampato e per non cadere si era appoggiato al muro, azionandolo. Il locale divenne rumoroso. Allarmate, le due ragazze si alzarono contemporaneamente.
Yuu, che ancora non era entrato, preferì restare fuori. Decise di far entrare il robottino, sperando di riuscire a non farlo bagnare.
Key intanto approfittò della confusione per guardarsi intorno. Non c’erano gruppi di tre persone. Forse era arrivata troppo presto. Udì però la parola trappola e scappiamo. Si voltò verso Lara e Raquele.
Alcuni clienti stavano già lasciando il locale, lamentandosi della doccia fuori programma. Per nessuna ragione comprensibile a Raquele, la mora si sedette sul tavolo. Pochi secondi dopo, un filo scoperto toccò l’acqua. Chiunque vi aveva immerso il piede ricevette una scossa che lo mandò KO. Morì chi aveva problemi salutari.
Key, per sua fortuna, era incolume. Avanzò verso le ragazze, mentre Raquele rimproverava aspramente Lara per non averla avvertita.
“Sai, il mio diario mi dice come morirà la gente, non solo quando.”
Detto questo, la dark tirò un calcio all’ex socia, mandandola fra le braccia di Key, poi corse lontano da quelle due. Raquele urlò. Si divincolò, ma l’altra era troppo forte. Key la trattenne con un braccio, prendendo con l’altra mano la sua corda. La bionda raddoppiò gli sforzi, all’apice del terrore. La donna la fece cadere, mettendosi a cavalcioni su di lei, così da immobilizzarla meglio. Raquele urlò e pianse, dibattendosi ancora. Key tergiversò: un conto era stato uccidere Ume, ma adesso si trovava davanti una ragazzina. Si disse che doveva farlo se voleva vincere il gioco. Strinse la corda intorno il collo della bionda.
Lara uscì dal locale, ansimante. Si portò indietro i capelli e si allontanò camminando. Ora non aveva più la biondina tra i piedi e aveva visto in faccia quella donna. Una rapida ricerca su FaceBook inserendo i nomi dal suo Mirai Nikki e l’avrebbe individuata. Non provava alcun rimorso.

Anche Yuu era soddisfatto: non si era dovuto occupare personalmente della Rumpet ed in più aveva visto ben due altre proprietarie. Prese il robottino e lo rimise in borsa. Una volta a casa avrebbe rivisto la registrazione e le avrebbe scovate, portandosi avanti nella classifica di probabile nuovo dio.



***Angolo Autrice***
Intitolandolo Tradimento forse era ovvio chi moriva in questo capitolo, ma ciò a cui ho dato importanza è stata la corruzione negli animi di Lara, Yuu e Key. Tutti e tre si autoconvincono nel non avere altra scelta se non uccidere Raquele.
Nel prossimo capitolo non vedremo chi raggiunge per primo Key, in quanto mi occuperò degli altri proprietari.
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Passato ***


Aya aprì la porta della cucina di Naoko e trovò la sua amica e Ryo stesi per terra, lei su di lui.
“Scusate il disturbo, raga’, ma avevo sete” si scusò la ragazza facendo finta di niente.
Gli altri due si alzarono lestamete da terra, rossi come peperoni.
“Sul serio, continuate pure, non fate caso a me.”
“Zitta, non è come pensi!” gridò Ryo mentre lei usciva.
“Certo, come no” disse la mora, accondiscendente. Fece un occhiolino a Naoko e chiuse la porta.
La rossa, che si sentiva una stufa, riprese a tagliare le verdure.
“P- pulisco io per terra, se vuoi” si offrì il ragazzo.
“Mh” fece Naoko per non sentirsi balbettare a sua volta.
Dopo l’incontro al bar avevano deciso che la casa di Naoko sarebbe stata la loro base. In questo modo, se qualche altro proprietario la scopriva, potevano contare su altri due rifugi. La ragazza non aveva acconsentito subito. Anche se si fidava di loro due, la imbarazzava averli in casa. L‘unico che veniva a trovarla ogni tanto era il fratellino, al massimo suo zio, ma per il resto si godeva la sua tranquillità. Adesso essa era fortemente compromessa. Ryo, per aiutarla con la cena, era scivolato sulle uova che aveva accidentalmente fatto cadere e lei, per sorreggerlo, era finita a terra con lui. Naturalmente Candace doveva bere proprio in quel momento. Naoko sospirò. Il rosa gli piaceva. Da tempo fantasticava di trovare l’uomo a cui era legata col filo rosso, ma era talmente insicura dei propri sentimenti e di quelli degli altri che non aveva mai avuto una relazione.
E di certo non posso pensarci ora che sta succedendo questo casino” si disse, servendo la cena a tavola.
Dapprima mangiarono silenziosamente, poi la rossa decise di rompere il silenzio: “Che ne dite di continuare a conoscerci? Per ora so solo che proprietari siete, l’età e il vostro lavoro.”
“Cosa vuoi sapere?” domandò Ryo.
“Bastano anche cose utili al survival game, tipo punti di forza e debolezza.”
“Ok, bella” acconsentì Aya. “Tu sai usare bene la katana, io una mazza da baseball. E tu hai armi?”
“Preferisco il corpo a corpo, ma …”
“Sì, ho notato” sghignazzò lei.
“Ma uso anche attrezzi da operaio. Chiudi quella boccaccia!” le intimò Ryo tornando ad arrossire.
Naoko tossicchiò imbarazzata.
“Punti deboli?”
“Beh, mio fratello” sospirò il ragazzo. “Ho sempre paura che possa succedergli qualcosa. È per lui che ho deciso di allearmi con voi.”
“Anche io ho un fratello, ma è al sicuro.”
“Sono molto piccoli?” chiese Aya.
“Beh, no” rispose Ryo. “Anzi, ha due anni in più, ma è cieco e ancora gli serve assistenza.”
“Quindi se tu muori …”
“Sì, Candace, vorrei che voi ve ne occupaste, in un tal caso. Purtroppo non ho nessun altro a cui chiederlo.”
“Tranquillo, Fenicottero, sono più responsabile di ciò che sembra” gli sorrise gentilmente la bruna.
Lui sbuffò al soprannome, rassegnato, ma ricambiò il sorriso.
“Ditemi di voi. Altri parenti?”
“Mio fratello abita con mio zio” raccontò Naoko. “Ha dodici anni e sta imparando anche lui il karate. I miei genitori sono separati e solo nostra madre ogni tanto ci viene a trovare.”
“Io non li vedo da un pezzo i miei” annunciò Aya. “Vivo autonomamente da non so quanto e mi sta bene: faccio tutto quello che mi pare e piace. Anche se avere una sorellina non mi dispiace!”
“Mi soffochi!” protestò Naoko quando lei la abbracciò entusiasta.
Il ragazzo rise divertito. Quelle due gli piacevano sempre di più; peccato non averle incontrate in un’altra occasione.
“Ehi, io sto aspettando che mi diciate i vostri punti deboli.”
“Ah, giusto … Mmh, credo arrampicarmi. Non sono molto brava. Però so correre veloce, truffare la gente e ho fatto qualche rissa” elencò orgogliosa la mora.
“Beh, io ho affrontato altra gente con la katana e ho vinto alcune sfide, ma era roba controllata. Insomma, nessuno mirava ad uccidere l’altro. E poi ho paura dei film horror: come faccio a provocare uno spargimento di sangue se poi svengo?” sdrammatizzò la rossa.
“Io una volta ho colpito forte uno in testa, ma è solo svenuto. Se l’era cercata, comunque …”
“Sono esperto in risse e so che ti possono sfuggire di mano. Infatti …”
Si interruppe. Non voleva che avessero un giudizio negativo su di lui, soprattutto Naoko. Fu proprio lei ad esortarlo a continuare.
“Io sono in stato in carcere per sei anni” cominciò il rosa. Le ragazze lo guardarono sorprese, smettendo di mangiare. “Già … facevo parte di una gang, diciamo. Saccheggiavo la gente, mi piaceva far paura alle persone, ma soprattutto adoravo fare a botte. Un giorno … uno ci ha riesso la pelle. Questo mi ha aperto gli occhi. Non sono fuggito, anche perché ero troppo sotto shock per farlo. Da quando sono uscito, cinque anni fa, mi sono difeso e basta. Niente più scontri per me.”
“Mi dispiace” fece Naoko stringendogli per un attimo la mano.
Lui sorrise per ringraziarla.
“First, posso leggere un attimo il tuo diario?”
“Perché?” domandò a sua volta lei, sorpresa.
“Per vedere se il matrimonio sarà nei prossimi tre mesi.”
Ryo le diede uno scappellotto, stanco di quelle frecciatine. Aya non se la prese.
“Okay, in effetti il suo tipo dovrebbe essere più morbidoso, a considerare la quantità di peluche che tiene in camera.”
“Mi piacciono, problemi?” fece Naoko mettendo il broncio e incrociando le braccia.
“Oh, adorabile” rise la mora pizzicandogli una guancia.
“Candaaace” si lamentò lei non riuscendo a trattenere una risata.
Ryo ridacchiò, anche se non riuscì a mettere completamente da parte i pensieri seri. Quella non era una semplice riunione fra amici. Se non quella sera, si sarebbero dovuti organizzare per evitare di essere uccisi da sconosciuti che volevano diventare dei.

Da quando Osamu li aveva attaccati Lucy era sempre in ansia. Temeva per la vita di Caleb, che quell’uomo usasse nuovamente lei o i bambini per cercare di ucciderlo. Caleb aveva sempre una parola di conforto per lei, anche se nemmeno lui era molto tranquillo. Non era più sicuro che fosse prudente portare Seiko a casa loro … ma la piccola aveva colpito Osamu, quindi forse ora era in pericolo. Caleb poggiò la testa sulla mano e sospirò. Lui non era un guerriero, solo un cuoco.
“Seiko, perché mi stai tirando la maglia?” domandò Koichi alla bambina.
“Non funzionerà.”
“Cosa?”
“Non lo so. Ayato disegnava gli scherzi, io le faccine.”
Il ragazzino sfogliò il quadernetto. In effetti non c’erano più disegni, solo gli esiti degli scherzi. Koichi capì che Seiko era interessata a cosa sarebbe successo fra tre giorni. C’era una faccina triste, con tanto di lacrime, e un appunto: l’uomo cattivo ha vinto.
“Buongiorno, carini.”
I due bambini sobbalzarono nell’udire quella voce. Si voltarono di scatto, terrorizzati. Osamu era dietro di loro, senza maschera e con vestiti normali. Sorrideva cordialmente.
“Sei molto coraggiosa, piccola Seiko. Zoppico ancora, sai?”
“Va via!” urlò lei, stringendo forte la maglia di Koichi fra le dita.
Il ragazzo indietreggiò, attento alle mosse dell’uomo. Ma lui rimase fermo. Li salutò con la mano prima che loro corressero via. Smise di sorridere. Ricordava quando ancora non era un assassino, ma un semplice studente universitario. Avrebbe desiderato anche lui avere una famiglia come quel Caleb. E ne aveva le possibilità: era giovane, di buona indole e con una famiglia facoltosa.
Bastò una serata tuttavia a spazzare via ogni suo progetto per il futuro. Suo padre aveva la concreta possibilità di diventare il nuovo sindaco, tutti puntavano su di lui. Nessuno sapeva, naturalemente, che il suo rivale alle elezioni faceva parte della Yakuza. Pur di vincere e assicurarsi con la propria posizione e denaro il controllo dei traffici illeciti della città, fece uccidere la famiglia del rivale, facendo ricadere la colpa sul figlio di quest’ultimo. Per quanto tutti giudicassero incredibile la faccenda, nessuno si fece scrupoli a condannare Osamu. Da quel momento il ragazzo non provò altro che una cocente rabbia verso tutto e tutti. Più di ogni altra cosa voleva vendetta, non gli importava a che costo. In carcere, stando con veri criminali, imparò tutto ciò che gli serviva. Una notte evase e da quel giorno cancellò il suo cognome, simbolo della sua precedente vita. Da allora lavorò per farsi strada nel mondo della droga, con l’obiettivo di raggiungere il sindaco, ancora in carica dopo quasi venti anni, e ucciderlo.



***Angolo Autrice***
Questo capitolo è stato abbastanza tranquillo e ci ha fatto conoscere il retroscena di Ryo e Osamu.
Nel prossimo ci sarà molta più azione. E morte ...
Ringrazio Miky2911 che continua a supportarmi e darmi spunti ^^
A presto!

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Capitolo 12
*** Carneficina ***


Gregory si stupì della presenza di Lara al funerale di Raquele. In quel momento gli tornò in mente quando lei gli aveva chiesto della bionda. Raquele aveva passato il resto delle lezioni pensierosa, quasi in ansia. Che la mora sapesse qualcosa della brutta fine della sua amica?
Gregory le si avvicinò.
“Ciao. Non sapevo che foste amiche.”
“Infatti non lo eravamo” fece Lara, senza guardarlo.
“Allora perché sei qui?”
“Non sono affari tuoi.”
“Io credo di sì. Sai, ora che Raquele non c’è più trovo ancora più strano che tu volevi sapere di lei.”
“Meglio se non ti immischi, capito? Non hai idea di quello che sta succedendo.”
“Preferisci fare una chiacchierata con la polizia?” la minacciò lui apparendo il più sicuro possibile.
La ragazza lo guardò brevemente, per niente intimorita.
“Sai cos’è uno shinigami?” chiese infine.
“Non cambiare discorso.”
“Non lo sto facendo. Rispondi.”
“Sì, lo so. Sono dei della morte. E allora?”
“Allora sono simile a loro: so chi morirà nei prossimi giorni e anche come.”
Gregory la fissò attentamente, vide che non scherzava e scoppiò a ridere.
“T- tu sei fuori!”
“Chi lo sa, non è da escludere, ma ti sto dicendo la verità. Te lo posso provare, a patto che poi mi lasci in pace.”
“Perché no? Sentiamo.”
“Sono nomi che avrai sentito. Oggi moriranno il dottor Misaki e la sua assistente e anche quella bambina che perse il fratello nell’incidente delle elementari.”
Da tono ed espressione il ragazzo capì che non mentiva.
“E- e come?” balbettò.
“Per i primi pistola, la piccola non ne sono sicura.”
“Ma se sai certe cose perché non li avvisi? Insomma, come puoi lasciare che muoiano?”
“Stupido, non si può battere la morte. E ho cambiato idea sul posticiparla. Tanto prima o poi moriremo tutti, non ha senso farlo. Buona giornata.”
Gregory la seguì con lo sguardo, tremante. Forse Lara sapeva che Raquele sarebbe morta, aveva provato ad aiutarla e non ci era riuscita, per questo ora non voleva intromettersi. Rifletté. In effetti lui non avrebbe saputo convincere qualcuno della sua imminente morte. A che scopo, poi? Scosse la testa, che iniziava a dolergli.

Key fissava spaventata la sua flag di dead end. Pensò che non era possibile, che ci fosse un errore. Oppure … quella ragazza assieme la biondina …
Ma è un’adolescente! Qui sono al sicuro, non può uccidermi al lavoro!” protestò mentalmente.
Tuttavia, secondo il diario, sarebbe morta fra meno di due ore e lei alle undici non aveva ancora finito il turno. Agitata, Key si confidò con il dottor Misaki.
“Torna a casa” fece subito lui. “Non preoccuparti, qui me la cavo da solo.”
La donna scosse la testa.
“Non rimango perché sono una stacanovista. Zenko, forse sa dove abito! I- io non ho mai pensato c- che …”
Scoppiò a piangere e lo psicologo la strinse a sé, carezzandole la schiena.
“D’accordo, Key, calmati. Ci sono qui io. Ora vai nello schedario a riprenderti, prima che entrino i coniugi Okada.”
Lei annuì asciugandosi le lacrime e obbedì. Mentre il dottor Misaki parlava con i clienti, Key rifletté su cosa fare. Ammetteva che il suo Mirai Nikki non poteva offrirle alcun aiuto in quella sitazione: non sarebbe riuscita a sedurre chi voleva ucciderla, fosse quella ragazzina o meno! L’unica era cercare di prevedere le mosse dell’altro possessore. Quando Zenko fu di nuovo libero, ideò con lui un piano.
Erano le 10:45. Da dieci minuti un vecchio signore era in terapia. Key guardava fremente l’orologio. Si sarebbe finto un cliente? Sarebbe entrato di soppiatto? Avrebbe fatto irruzione? Tutte ipotesi già considerate. E se era sfuggito loro qualcosa? La donna si tormentò l’orlo della gonna. Le 10:50 e ancora niente. Poi … qualcosa.

Yuu estrasse la pistola. Lo psicologo impallidì.
“Non si preoccupi dottore, non le succederà niente. Sarebbe stato più facile se la signorina avesse accettato gli inviti di Mashermoon, ma forse non si fida degli sconosciuti” disse il vecchio con voce calma e seria.
“Signore, la prego, rifletta su ciò che sta facendo …” lo supplicò Zenko, spaventato.
“Mi creda, non sarei qui se non l’avessi fatto. Signorina Scoty, venga fuori, in fondo non è necessario che muoia anche il dottor Misaki.”
“Signor Yoshida, sta facendo un errore. Metta via la pistola e …”
“E cosa? La sua amichetta potrà uccidermi come con Raquele Rumpet? L’ho vista farlo. Ho anche cercato delitti simili e credo che la signorina Scoty abbia ucciso la preside Muayaka. Gran casino quello. Ora però …”
Un movimento degli occhi dello psicologo lo fece voltare verso Key, che non riuscì a far passare la corda attorno al suo collo. La donna tentò di buttarlo a terra, approfittando del fatto che fosse seduto, ma Yuu era un ex militare e si teneva ancora in forma. Il vecchio la spinse contro la scrivania. Zenko, non più sotto tiro, si alzò immediatamente e corse ad aiutare Key. In due secondi la situazione era chiara a Yuu. Non poteva più permettersi di tergiversare. Sparò al dottor Misaki e poi alla sua assistente. Per sicurezza, sparò a Key una seconda volta, poi corse via. Erano le undici esatte.

“Trasferirci?” ponderò Caleb, pensieroso.
“Insomma, prenderci una vacanza, non so, qualsiasi cosa che ci faccia allontanare da questa città!” fece Lucy, esasperata.
Quella vita di ansia e continua attesa la sfibrava. Quell’uomo poteva colpirli in ogni momento. Da quando poi la morte di suo fratello era stata predetta o roba simile, aveva deciso di averne abbastanza.
“Amore, lo desidero quanto te, ma non credo sia più possibile, ormai. Quel tipo ci tiene sotto sorveglianza. Appena sarà pronto tornerà all’attacco.”
“E poi che accadrà?”
“Non lo so, ma spero che saremo più furbi di lui.”
Lucy poggiò la testa sulla sua spalla e si lasciò coccolare. Un grido la fece drizzare a sedere, tesa.
“Caleb, no!” sussurrò trattenendolo per un braccio.
Infatti il fratello si era subito alzato con la pistola in mano. Koichi corse da loro.
“Torna in camera tua, tesoro” gli ordinò Caleb, poi si rivolse a Lucy. “Qua fuori c’è una pattuglia, ricordi? Se sta succedendo qualcosa chiameranno rinforzi.”
Lei annuì poco convinta. Lo guardò sbirciare fuori dalla finestra, anche lui più preoccupato di quanto desse a vedere. In quel momento la porta si aprì. Caleb puntò immediatamente l’arma in quella direzione, per poi spalancare gli occhi, terrorizzato.
Osamu tratteneva Seiko con un braccio. Anche lui aveva una pistola, puntata alla tempia della bambina, che piangeva senza dimenarsi più come pochi minuti prima. Le usciva del sangue dal naso, forse perché lui le aveva impedito di gridare colpendola.
“Per colpa vostra quei poliziotti sono morti” disse Osamu. Squadrò Caleb, che abbassò lentamente la pistola. “Bravo. Ora, se vuoi evitare altri spargimenti di sangue, consegnami il tuo diario e facciamola finita. Prima però metti per terra quella pistola e dalle un bel calcio.”
Caleb obbedì, tremante. Non riusciva a pensare un piano per salvarsi. Poteva solo assicurarsi che almeno Lucy e i bambini sarebbero stati bene.
“No, non lo faccia!” singhiozzò forte Seiko.
“La prego, perché ci fa questo?” domandò Lucy con gli occhi pieni di lacrime.
“È solo sopravvivenza. Muoviti.”
“D’accordo, sto andando.”
Appena fu vicino alla libreria, un cuscino colpì Osamu in faccia. Seiko non ce la fece a scappare, ma Caleb riuscì a recuperare la pistola e sparare. Purtroppo però, colpì Lucy.

Adesso che un colpo era stato sparato e i bambini piangevano la polizia sarebbe certamente arrivata, soprattutto perché la pattuglia che era lì non poteva più rispondere alla centrale. Puntò la pistola su Caleb, che nemmeno se ne accorse, preso com’era a scusarsi con Lucy e tamponarle la ferita.
“Nooo! Loro sono buoni! Non è giusto!”
“La vita non è giusta, piccola.”
Gli sparò, uccidendolo sul colpo. Koichi corse giù, in lacrime. Lucy lo strinse a sé, singhiozzando, ma teneva gli occhi puntati su Osamu.
“Hai o- ottenuto ciò che v- volevi. Sparisci ora!” urlò dolorante.
Il braccio le faceva male, ma aver perso il suo amato fratelo era una ferita che non avrebbe mai smesso di sanguinare. In parte si sentiva colpevole.
Osamu annuì, spinse Seiko lontano da lui ed estrasse il quadernetto da sotto il cappotto. La bambina comprese ciò che stava per fare. Si coprì il viso con le mani e scivolò per terra. L’unica consolazione era poter rivedere il suo fratellino. Quando il suo Mirai Nikki fu strappato, si sentì strana. Poi un forte dolore al petto la fece urlare e poco dopo era scompara, quasi non fosse mai esistita.
“Sei un mostro!!” lo accusò Lucy con odio.
“Lo so, signora, è da molto che lo sono.”
Lei fu sollevata nel vederlo finalmente andare via. Aveva temuto che decidesse di uccidere anche loro due. Lucy strinse più forte Koichi e pianse con lui.



***Angolo Autrice***
Sono rimasti in sei, tre proprietari ancora buoni, mettiamola così, e tre che hanno già ucciso, anche se Lara indirettamente.
Un minuto di silenzio per i caduti ...
Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Punto della situazione ***


Tutti e sei, ognuno dalla propria postazione, osservavano le sei grandi X che segnalavano la morte di un proprietario. Nonostante la visione comune, le reazioni furono diverse e Deus e Mur Mur furono attenti nel registrarle: Osamu ghignava soddisfatto, come se già assaporasse la sua vittoria; Yuu si guardava intorno, calcolatore; Lara si attorcigliava una ciocca di capelli, quasi indifferente; Aya sembrava penseriosa; Ryo era impaurito dal fatto che già sei proprietari fossero morti e Naoko era quasi sollevata.
La rossa strinse l’elsa della katana per farsi forza. Finora la sua sopravvivenza era dipesa dalla fortuna, ma ora che il numero di partecipanti era così ridotto, sospettava che presto sarebbe toccato al suo gruppetto partecipare più attivamente al survival game.
“Come mai questa riunione, Deus?” si decise a chiedere Yuu.
“Per fare il punto della situazione. Come potete vedere, siete dimezzati.”
“E allora? Avrei preferito che mi contattassi dicendo che ne manca solo uno” replicò Osamu.
“Spiacente che non ti stia bene, Eighth, tuttavia il fatto che il gioco si concluderà in fretta è positivo. Infatti serve presto un nuovo dio … Io sto morendo.”
“Ma sei un dio, appunto! Come puoi morire?” domandò Ryo, stupito come gli altri.
“Sì, lo sono, e lo sarà chi prenderà il mio posto. Si avrà una vita molto molto lunga, ma non interminabile.”
“E Mur Mur?” si incuriosì Naoko.
“Lei si rinnova alla nascita di ogni dio per servirlo.”
“Grazie per l’interesse, First” fece Mur Mur, sorridente.
“Se vuoi che finisca tutto subito, non puoi rivelarci le identità degli altri?” chiese Osamu.
“Non posso, è contro le regole.”
“E puoi svelarci i nomi dei proprietari già morti? Tanto non corrono più rischi, no?”
Deus fissò pensieroso Aya. Annuì e al posto delle X comparvero le facce dei sette caduti, oltre i loro nomi.
“Grazie mille, Deus.”
“Avete altro da aggiungere?” chiese il dio, stanco. “Bene, allora arrivederci, o addio.”
I sei disparvero.
“Che dici, Mur Mur? Che tipo sarà il nuovo dio?”
“Osamu è in testa, ma è quello che mi piace meno. È così spaventoso …”
“Già. Ma non importa quanti ne uccide, vince chi sopravvive.”
“Sì. Tu tifi per le ragazze, vero?”
Deus non rispose. Tornò ad osservare la sfida in atto.

“Siamo a cavallo, ragazzi!” strillò Aya.
“Calmati, pazza, e spiega” fece Ryo.
“È semplice, fenicottero. Noi sappiamo di non aver ucciso nessuno, quindi quegli altri tre devono aver ucciso almeno un proprietario e possiamo risalire a qualcuno!”
“Ma certo!” esclamò Naoko entusiasta, capendo il piano dell’amica. “Qualche amico o parente delle vittime potrà sapere qualcosa!”
“Beh, non è detto …” cominciò Ryo, titubante. Le occhiatacce delle ragazze gli fecero cambiare opinione. “Ma visto che è l’unica pista che abbiamo, la seguiamo.”
“Bene. Visto che tu hai un lavoro e un fratello, io e Candace avvicineremo quelle persone.”
“Con che scusa?”
“Forse non ci dovremo necessariamente parlare” disse Aya. “Potrebbe bastare il diario d First o un mio … prendere in prestito previsto.”
Ryo trascrisse i nomi delle sette vittime e consultò internet per avere un’idea più precisa delle morti.
“Allora, per fortuna ci sono notizie al riguardo.”
“Mi ricordo qualche telegiornale” annuì Naoko.
“È quasi sicuro che il primo a morire sia stato Ayato Mitsuko, a causa della preside Muayaka. Poi anche lei è morta, ma il suo assassino è sconosciuto e non c’erano testimoni quando è avvenuto il fatto. All’interno della scuola c’erano anche l’altra Ninth, Seiko, e Twelfth, che comunque sono stati gli ultimi a morire. Anzi, secondo i giornali la bambina è solo scomparsa, ma …”
“Nessuno sa di questo gioco” concluse Aya. “Prosegui.”
“Sì … Pablo Tanaka è stato ucciso assieme al suo compagno, quindi dubito che ricaveremo indizi da loro. Poi c’è stato l’incidente al Magic Caffè, in cui è morta Raquele, o Tenth. Infine, Second è stata uccisa assieme al suo datore di lavoro un paio di giorni prima di Leclerc e Seiko. Quindi gli unici da cui possiamo ricavare qualcosa sono i testimoni del bar più gli amici di Raquele e le famiglie Leclerc e Mitsuko.”
“Ottimo riassunto detective” si congratulò Aya.
“Io vedo se trovo altro nei social, voi preparate la cena” disse Naoko.
“Sicura? Tu cucini meglio” fece la mora. Al suo orecchio: “E poi così passi più tempo con il tuo caro Seventh.”
L’altre arrossì e la spinse via, tuttavia accettò lo scambio.
“Ehm, ragazze?” le richiamò Ryo. Mostrò loro il suo cellulare. “Ho una flag di dead end.”

Yuu diede da mangiare ai suoi cani e si stese in veranda. Conosceva l’identità di una sola proprietaria, Lara Tashio. Viste come erano andate le cose con Raquele, decise di non ucciderla subito. Sarebbe stata la sua esca per trovare gli altri. Lo attendeva un lungo lavoro nella sua stanza segreta per sorvegliare adeguatamente la ragazza, ma il vecchio signore preferì godersi ancora un po’ la pace della sua casa.

Osamu fumava tranquillo e guardava le stelle. Non aveva acun indizio su come trovare i cinque proprietari rimasti, ma andare in giro con le orecchie aperte si era rivelato un buon metodo. In questo modo inoltre non trascurava il lavoro.
L’uomo spense la sigaretta. Ora che la meta era vicina, era ancora più determinato a vincere. Consultò il suo cellulare. Aveva l’abitudine di controllarlo all’inizio di ogni settimana, a casa, e poi usarlo come un normale telefono per non destare sospetti. Per quei giorni tutto sarebbe filato liscio.

Lara si abbracciò le ginocchia e vi posò sopra il capo. Aveva confrontato i nomi mostrati da Deus con quelli del suo Mirai Nikki e vi aveva fatto un segno accanto. Che fare ora?
Aveva incontrato Raquele per puro caso e il suo omicidio non era dipeso da lei, che aveva solo approfittato delle circostanze. Poi era morta anche quella Scoty … Quella donna aveva avuto il coraggio di uccidere Raquele direttamente. Forse uccidere era bello, piacevole. Sicuramente lei era stufa di aspettare e basta. Sbuffò stendendosi. Chiuse gli occhi, ricordò le varie sagome dei proprietari e si concentrò sulle loro voci, poi aprì la sua agenda e lesse vari nomi. Ryo Sadaenki. Su quel nome si era fermato il suo dito. Decise di cominciare a indagare su di lui.



***Angolo Autrice***
Capitolo di transizione, ora anche il caro trio sarà più attivo.
Non dico altro oggi XD
A presto!

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Capitolo 14
*** Indagini ***


Naoko passeggiava accanto ad Aya, scontenta. Era preoccupata per Ryo, ma l’amica l’aveva spinta ad uscire. La rossa fece uno sforzo per toglierselo dalla testa almeno per un paio d’ore, poi avrebbe cercato una soluzione per lui. Aya era più indifferente. Certo, lo avrebbe aiutato, però non si preoccupava troppo. Al momento voleva parlare con Gregory Mikami e Lucy e Koichi Leclerc. Infatti appena avevano deciso di andare da quelle parti i diari delle due ragazze erano cambiati. Unendo le loro informazioni, solo quei tre potevano essere utili, gli altri o non sapevano nulla o non avrebbero mai parlato con loro.
“Vai avanti tu” fece Naoko quando si trovarono a pochi metri da Gregory, che disegnava su dei gradini.
“D’accordo. Ciao, tizio!”
Aya si sedette vicino a lui, che arrossì guardandola meravigliato.
“Bel disegno, complimenti. Senti, per non girarci intorno, secondo te chi ha ucciso Raquele?”
La rossa si portò una mano al viso. Il suo Mirai Nikki prevedeva ciò che il ragazzo avrebbe pensato di lei, ovvero che era meno carina di Candace per lui, ma se avesse saputo che avrebbe considerato la sua amica pazza, non l’avrebbe mandata avanti.
“C- come …?” balbettò Gregory.
“Dai, il suo diario dice che ci trovi strane e ti ricordiamo lei più una certa Lara.”
“Candace” la rimproverò Naoko a denti stretti.
“Che c’è?” chiese lei, confusa.
“Lascia stare, parlo io.”
“A- aspetta, diario hai detto? Anche il vostro predice chi morirà?”
Le due ragazze si scambiarono un’occhiata. Aya sorrise vittoriosa e riprese il suo interrogatorio: “Più o meno, può prevedere solo la nostra morte. Tu ne hai visto un altro simile?”
Lui le guardò titubante. Non gli sembravano cattive persone, ma chi poteva mai dirlo. In quel momento si pentì di aver parlato con Lara: aver saputo ciò che possedeva lei sembrava averlo messo nei pasticci. Naoko gli mise una mano sulla spalla.
“Tranquillo, non vogliamo farti niente. Tu non c’entri nulla, lo sappiamo, ma sai qualcosa che può aiutarci.”
“Io … io so che Lara ha un’agenda e … e può prevedere chi muore, me lo ha provato! Ha previsto la morte di Raquele e quella della bambina e dei due psicologi o quelo che erano!”
“E questa Lara ha un cognome?” domandò Aya.
“Non lo conosco … Ma perché vi interessa?”
“Ce la puoi descrivere?”
“No.” Gregory si alzò precipitosamente, barcollando un po’. “Non vi dico più niente, ne ho avuto abbastanza!”
“Che frignone” commentò la mora alzando gli occhiali da sole per squadrarlo meglio. “Ascolta amico, noi qui rischiamo di morire. La tua amica aveva un diario simile al nostro, per questo ci ha rimesso la pelle.”
“È vero. Per favore, puoi salvarci la vita. Nessuna ha chiesto tutto questo, ma ormai ci siamo dentro …”
“Ok, ok, però poi non vi voglio vedere più.”
Gregory descrisse loro Lara, poi le salutò poco garbatamente e andò via quasi di corsa.
“Che tipo piagnucoloso, non lo sopporto.”
“Mh. Forza, muoviamoci ad andare dai Leclerc.”
“Sì, sì, vuoi correre dal fenicottero.”
“Sei poco sensibile, Candace.”
“Vero” rise l’altra, facendo sorridere Naoko.

Le ragazze bussarono a casa dei Leclerc. Ad aprire fu una bella donna dall’aria sciupata ed un braccio bendato.
“Salve, lei è Lucy Leclerc?” chiese Naoko.
“Sì, sono io. Voi siete troppo giovani per essere agenti, giusto?”
“Sì, noi … siamo costrette ad indagare in privato, diciamo.”
“Venite, ne parliamo dentro.”
Le ragazze si accomodarono sul divano, un po’ a disagio.
“Vi posso offrire del tè?”
“No, grazie signora. Ci serve solo l’identikit di chi ha ucciso suo fratello.”
Gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime. Prese in fretta un fazzoletto e se li tamponò, cercando di controllarsi.
“I- io l’avrò ripetuto non so quante volte. Era un uomo pelato, ma con una barba incolta. Aveva occhi grigi, un piercing ed era abbronzato. L- lui si muoveva come uno abituato ad ammazzare gente, però mio fratello era una brava persona, n- non si era messo in nessun guaio.”
“Le crediamo” fece Naoko dispiaciuta.
“Signora, noi vendicheremo suo fratello!” esclamò Aya. “Se sa altro, come il nome, ce lo dica adesso, perché tornare potrebbe essere pericoloso.”
“Su quel mostro non so altro. Vi posso dire una cosa strana. Insisteva nel volere il diario di Caleb, poi non è stato necessario ma … ma ha ucciso S- Seiko strappando un quaderno.”
“Deus ha detto che se i diari vengono distrutti noi facciamo la stessa fine” ricordò la mora.
“Li avete anche voi, eh?” chiese Lucy senza sorpresa. Strinse le mani di entrambe. “Promettetemi di stare attente. È un uomo molto pericoloso.”
“Sì, signora.”
“Tranquilla, non ci faremo ammazzare.”
“Bene … spero che la polizia riesca ad arrestarlo” sospirò la donna.
“In ogni caso gli dobbiamo dare la caccia. Grazie di tutto.”
Le due giovani ringraziarono ancora Lucy ed uscirono. Lei le guardò allontanarsi. Pregava che quelle ragazze non morissero come il suo Caleb, che riuscissero davvero a vendicarlo.

Ryo quella notte non riuscì a dormire. Il pomeriggio dell’indomani sarebbe morto, secondo il suo Mirai Nikki. Sarebbe successo al cantiere, dopo il lavoro. Aveva accuratamente evitato questo argomento con le ragazze, anche se non era stato facile. Dopo aver ascoltato il resoconto delle informazioni da loro raccolte, aveva insistito nel rivedersi a casa sua prima che uscisse. Alla fine Naoko aveva ceduto e lo aveva salutato.
Ryo si rigirò nel letto. La rossa sembrava essersi affezionata molto a lui. Doveva ammettere che anche lui provava qualcosa di simile. Era buffa, carina, gentile, responsabile … e con buone forme, a giudicare da cosa aveva sentito cadendole addosso. Il rosa arrossì. Non doveva pensare certe cose! Naoko era una ragazzina, in fondo. E aveva altro su cui concentrarsi, tipo sistemare il fratello se non ce l’avesse fatta ad arrivare vivo a casa il giorno dopo.
Naoko e Aya si presentarono da lui di buonora. Ryo le fece entrare.
“Shiki, John, queste sono due amiche. Ragazze, loro sono mio fratello Shiki e John.”
Le ragazze strinsero la mano a Shiki e coccolarono l’husky, intenerite.
“Beh, fratellone, hai sempre fatto colpo sulle donne” rise Shiki. “Scommetto che sono bellissime.”
“Puoi contarci” confermò Aya, facendo ridere anche gli altri.
“Ma le hai pescate in discoteca da non sapere i loro nomi?”
Le due si guardarono e decisero che di loro ci si poteva fidare.
“Naoko Fuente.”
“Aya Nakano, ma tutti mi chiamano Candace.”
I quattro ragazzi fecero colazione insieme e chiacchierarono amichevolmente. Ryo era soddisfatto. Era sicuro che Aya e Naoko sarebbero riuscite ad occuparsi di Shiki nonostante fossero così giovani. Era ora di andare a lavoro.
“Aspetta” lo fermò Naoko prima che lui uscisse.
Il rosa le fece segno di parlare fuori, nel caso il fratello origliasse.
“Non andare da solo, ti prego.”
“È una mia battaglia, Naoko. Non voglio che tu ed Aya rischiate al posto mio.”
“Sì, ma se c’è scritto che perderai ti serve aiuto. Ci siamo alleati per supportarci a vicenda!”
“No, io l’ho fatto solo per Shiki. Ascolta, magari cambierò il futuro, sai che è possibile.”
La ragazza annuì, abbassando la testa. Non voleva mostrargli le sue lacrime. Indugiò davanti al portone senza sapere che altro dire per convincerlo a restare o a farsi seguire.
Ryo poteva aver fatto sempre colpo sulle donne per il suo bell’aspetto, ma raramente riusciva a tenersi una ragazza a causa della sua abilità a spezzare loro il cuore senza volerlo. Le cose troppo romantiche lo terrorizzavano, in un certo senso. Questa volta però si mostrò più empatico e ciò che fece gli venne naturale. Alzò il mento della ragazza, guardandola negli occhi.
“Naoko, stai facendo già tanto per me. Resta con Shiki e John fino a pranzo. Io dovrei tornare a quell’ora. Ci conto, sai?”
Lei non replicò. Il ragazzo avvicinò la bocca alla sua e la baciò. Naoko spalancò gli occhi, mentre il cuore le batteva a mille. Passata la sorpresa iniziale gli posò le mani sul petto e ricambiò, desiderosa che quel momento non finisse mai. Ma finì. Ryo la salutò con la mano, incapace di parlare, e corse al cantiere. Naoko si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare per terra.
Le 11:35. Naoko era sempre più inquieta. Aveva lasciato che Aya chiacchierasse da sola con Shiki, dicendo ogni tanto qualche parola ma occupandosi delle faccende domestiche per distrarsi, senza molto successo. La rossa si toccò le labbre. Le sarebbe piaciuto un altro bacio. Che finalmente avesse trovato l’uomo a capo del suo filo?
Alle dodici in punto la ragazza si preparò ad uscire.
“Ehi, ma dove vai?” chiese la mora.
Naoko non rispose.
“Ok, domanda stupida. Se vai tu però vengo anche io.”
“No, qualcuno deve restare.”
“E resta te, allora.”
Aya ghignò vedendola cedere. Le due salutarono Shiki e andarono al cantiere insieme.

Lara strinse leggermente la rete metallica fra le dita. Socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco i volti degli uomini che lavoravano, ma erano troppo lontani. La sirena che segnava la fine del turno la fece sobbalzare. Era quasi ora di entrare in azione, lo stava facendo davvero!
Lei si lecco le labbra, secche, e prese un coltelo dalla borsa. Ne aveva altri due con sé. Ora che i muratori si erano tolti il casco, vedeva distintamente la chioma rosa di Ryo. Il ragazzo sembrava attardarsi apposta. Quando anche l’ultimo collega fu lontano, urlò: “Avanti, so che ci sei! Affrontami faccia a faccia come un vero uomo!”
Lara sgranò gli occhi, chiedendosi come potesse sapere di lei, poi si ricordò della flag di dead end. Beh, lei non era un uomo e in un corpo a corpo con quel tipo non sarebbe mai uscita vincitrice. Doveva agire nell’ombra, letteralmente. La giovane, tutta vestita di nero, si mimetizzò con la penombra dell’edificio in costruzione. Si mosse cautamente. Si fermò dietro un pilastro e lo osservò. Il rosa si guardava intorno, impaziente, incitando il misterioso aggressore a farsi avanti. Lara si scostò leggermente dal suo riparo, si mise in posizione di lancio e … per poco una mazza da baseball non la prese in faccia.
“Eccoti qua, Eleventh” disse Aya. “Naoko!”
La rossa accorse subito, katana alla mano. Lara indietreggiò, squadrando le sue avversarie. Anche se bassa e robusta, si mosse agilmente: lanciò il coltello verso Candace, la più vicina, e si mise a correre, estraendo il secondo coltello dalla borsa prima che essa cadesse.
Ryo si era già voltato verso le ragazze. Vide la sconosciuta avvicinarsi sempre più, inseguita da Naoko. La rossa guadagnava terreno. Non potendo usare altro per fermarla, la ragazza sollevò la katana e la colpì. Lara cadde per terra, tenendosi il fianco. Ryo raccolse subito il coltello.
“Quindi sei tu che volevi uccidermi” mormorò.
“E adesso che facciamo?” gli domandò Naoko, agitata.
Il ragazzo la capiva. Nemmeno lui desiderva uccidere quella giovane, che ora li fissava quasi con sfida. Aya li raggiunse barcollante.
“Candace, sei ferita!”
“U- un taglietto” minimizzò la mora. Porse al rosa la borsa di Lara.
Lui guardò preoccupato il sangue che usciva dalle spalle dell’amica, ma decise di occuparsene dopo. Frugò all’interno della borsa e trovò l’agenda. La sfogliò.
“È il suo Mirai Nikki. A quanto pare prevede chi muore. Ma guarda, oggi non è riportato il mio nome!”
“Morirete lo stesso, prima o poi” disse Lara. “Che aspettate ad uccidermi?”
“Naoko, colpisci il suo diario” consigliò Aya.
La rossa guardò Ryo, che annuì a malincuore e le porse l’agenda. Lei tuttavia non ce la faceva a calare la katana. Aya afferrò l’ultimo coltello rimasto.
“Questa bastarda mi ha colpito, avrebbe ammazzato il fenicottero e forse ha ucciso qualcun altro. Non si fa.”
Trafisse il diario. Lara urlò come se anche lei fosse stata pugnalata, poi sparì in una specie di vortice. La mora cadde in ginocchio. Naoko ripose la katana e, assieme a Ryo, aiuto l’amica ad arrivare fino all’ospedale più vicino.
“Guardate che vi vedo” fece Aya con un sorriso.
I due arrossirono e smisero di lanciarsi sguardi al di sopra della sua testa.



***Angolo Autrice***
Non è morto Ryo! Lara sì invece ... Chi sarà il prossimo?
Ryo e Naoko avranno il tempo di frequentarsi?
Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Eros e Thanatos ***


Yuu aveva osservato ciò che era successo fra i quattro ragazzi grazie ad una piccola telecamera legata ad un elicottero telecomandato. Sorvegliare Lara si era rivelata una buona idea: non l’aveva uccisa lui e conosceva ben altri tre proprietari. Stavolta non poteva restare in disparte sperando che Eighth li eliminasse al posto suo. Doveva prenderli uno per volta, separatamente, per vincere. Il caso sembrava favorirlo, in quanto il ragazzo e la rossa avevano lasciato l’amica ferita all’ospedale …

“Ciao Candace, ci vediamo domani” la salutò Naoko.
“Per fortuna non serviva il gesso, o dovevamo firmartelo” scherzò Ryo.
“E tu che avresti scritto? Fenicottero o il tuo vero nome?” domandò Aya ridendo.
“Ti faccio restare col dubbio” replicò lui trascinando via Naoko, che salutò la mora con la mano.
“Dai, Fenicottero, sciogliti” lo invitò la rossa prendendolo a braccetto e sorridendo.
Ryo arrossì, imbarazzato. Ora che non era morto doveva affrontare le conseguenze del bacio dato alla giovane. Non che se ne fosse pentito, visto che Naoko gli piaceva molto, ma era tremendamente impacciato in quel genere di cose. Rimase in silenzio, ricordando come di solito si comportavano gli innamorati dei film.
“Sei in pensiero per tuo fratello?”
“Eh? Ah, sì … sì, può aver avvertito che qualcosa non va e magari ora è preoccupato.”
Raggiunto il portone, i due si guardarono titubanti.
“E- ecco, Naoko, vorresti … vorresti fermarti per cena?” balbettò il rosa.
La ragazza annuì lentamente, poi gli sorrise. Lui ricambiò, meno insicuro. Gli tornò in mente come era stato bello baciarla, sentire il sapore delle sue labbra, il calore del suo corpo. Senza rendersene conto si chinò su di lei. Naoko ricambiò dolcemente. Si baciarono ancora un po’ accanto al portone, carezzandosi lievemente. In quel momento Ryo desiderò che di sopra non ci fosse nessuno, per poterla portare in camera e assaporarla meglio. Sapeva che anche lei lo voleva. Ad un certo punto la rossa si ritrasse.
“Forse è meglio se torno a casa, per stasera.”
“Oh … come vuoi” fece lui senza nascondere la delusione.
“È solo che così …” tentò di spiegarsi lei. “Tu sei fantastico Ryo e mi piaci, ma per ora fra non c’è il survival game. Mi spiace non esserci conosciuti in un altro modo. Io … sento che qualcosa non va.”
Lui annuì. Non la comprendeva fino in fondo, ma lo stava guardando così sconsolata che voleva rassicurarla di non essersela presa. Poi si ritrovò a pensare che sebbene si piacessero, di solito non si andava a letto subito dopo il primo bacio. La loro situazione stava accelerando le cose e forse era questo che Naoko avvertiva come sbagliato.
“Tranquilla, zuccherino. Dormi bene e ricordati di controllare il diario ogni tanto.”
La giovane lo abbracciò di slancio e gli stampò un bacio sulla guancia.
“Sogni d’oro … Fenicottero.”
Naoko lo salutò un’ultima volta prima di voltare l’angolo, poi corse verso casa. Nonostante fosse al settimo cielo, aveva una cattiva sensazione. La scacciò fantasticando sul loro amore.

Aya si svegliò parecchie ore dopo. Si mosse cautamente, dato che la spalla sinistra le doleva ancora. Era l’una di notte ed il suo reparto era silenzioso, anche se udiva medici e infermieri camminare al piano di sopra. Consapevole di non riuscire più a riaddormentarsi, la ragazza prese il cellulare dal comodino, con l’intenzione di mandare un messaggio a Naoko, ma quasi lo lasciò cadere scoprendo che entro dieci minuti poteva morire.
Oh no, cazzo! E ora che faccio? Loro non arriverebbero mai in tempo per aiutarmi … Pensa, pensa, pensa!
Le venne un’idea. Mentre scriveva veloce un messaggio, sussurrò: “Mur Mur? Dai amica, è un po’ che non ci vediamo. Vieni!”
“Ho sonno …”
“Mur Mur, mi devi fare un favore. Prendi il telefono e fai un video di chi entrerà qui, capito? Poi, nel caso non ce la facessi, dallo a Naoko.”
Aya parlava in fretta. Le ficcò in mano il cellulare, mostrandole dove premere.
“Sai che io non dovrei interferire ...”
“Eccoti dei soldi, così ti compri gelato, budino, quello che vuoi. Ok?”
“E va bene, Candace, visto che siamo amiche ti aiuterò.”
“Grande! Ora nasconditi da qualche parte, presto!”
La ragazza tornò a letto e finse di dormire, tentando di calmare il respiro. Dopo appena un minuto qualcuno aprì piano la porta. Non avanzò subito, forse per guardare tutta la stanza, poi richiuse la porta e si diresse da lei. Aya attese che fosse vicino prima di lanciargli addosso le coperte.
Yuu non si aspettava una reazione del genere. Intuì però quale sarebbe stata la mossa successiva. Con un bracciò si liberò delle coperte mentre si frapponeva fra la mora e la porta. Lei urlò avventandosi contro di lui, colpendolo come poteva nella speranza di fargli male. Yuu cercò di spingerla lontano. Sebbene lei fosse ferita, era giovane e non le mancavano le forze, quindi il vecchio signore fu costretto a cambiare strategia. Aya non si accorse subito che lui non stava usando una mano. Credette che fosse ferito, invece lanciando un’occhiata scoprì che stringeva una siringa. Doveva fargliela cadere! Gli afferrò il braccio, e lui reagì con prontezza. Yuu la immobilizzò con l’altro braccio e le infilò la siringa nel collo, dopodiché la lasciò cadere e usò la mano per tapparle la bocca. Aya tentò di morderla e si divincolava disperatamente.
“Tranquilla, ragazzina” disse piano Yuu, con il respiro reso affannoso per la lotta. “Calma. Morirai senza soffrire, dovresti essere contenta. Semplicemente ti addormenterai …”
La portò a letto e le rimboccò le coperte. Uscendo vide un infermiere che andava verso di lui.
“Scusi, mia nipote ha avuto un incubo” inventò, poi uscì dall’ospedale il più in fretta possibile senza destare sospetti.

Naoko si svegliò di buon mattino. Come d’abitudine allungò la mano sul comodino per controllare il suo diario. Si accorse di avere un messaggio. Si chiese se fosse di Ryo, che magari le diceva qualcosa di dolce e carino, invece era di Aya. Sbuffo sorridendo, aspettandosi una buffonata. In quel momento vide l’altro cellulare. Lo prese confusa, riconoscendolo.
“Ben svegliata, Naoko. Quello era di Fourth” fece Mur Mur sedendosi sul letto.
“Mur Mur! Aspetta … hai detto era?”
“Beh, te l’ho consegnato, ora scappo!”
“No, aspetta! È veloce …”
La ragazza guardò preoccupata il telefono dell’amica. Si decise a controllarlo. Aveva già capito che era morta, ma fu solo quando vide il video che pianse. Mise da parte il cellulare e si sfogò contro il cuscino, per poi tirargli un pugno. Quel vecchio gliel’avrebbe pagata! Si vestì immediatamente per correre da Ryo e dargli la notizia. Mise entrambi i telefoni nella borsa e si ricordò del messaggio. Ma ora non voleva leggerlo. Voleva prima raggiungere il rosa, farsi abbracciare e consolare. Era triste, spaventata e confusa, la rabbia nascondeva tali sentimenti.



***Angolo Autrice***
La mia Aya T.T
Riusciranno Ryo e Naoko a vendicarla?
E cosa starà facendo Osamu?
A presto!

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Capitolo 16
*** Strategia ***


Naoko, temo che non ci rivedremo più su questa terra, a meno che stia per diventare un fantasma. In tal caso vi perseguiterò, sappilo, soprattutto se non vi mettete insieme e non mi darete nipotini. Ma non morirò invano, vi farò vedere chi è il mio assassino. Attenti ragazzi, siete i miei più cari amici. Oh, e perseguiterò il Fenicottero anche se non ti renderà felice, so già che tu lo farai con lui. In fondo è da prima che questa storia cominciasse che vuoi portartelo a letto, no? Ti consiglio però di darti una mossa, o lui potrebbe spiarti dall’armadio pur di vederti finalmente come mamma ti ha fatta. Vi voglio bene, ci vediamo tardi dall’altra parte.
Naoko si strinse più forte a Ryo, scossa dai singhiozzi. Era la prima volta che non le importava di mostrarsi debole davanti a qualcuno. Ryo ricambiò l’abbraccio e la carezzò dolcemente per calmarla. Anche lui ci era rimasto male, non si aspettava una morte così improvvisa dopo che si erano organizzati … forse non abbastanza bene. Ma in fondo erano ragazzi. Lui e Aya potevano aver partecipato a risse, Naoko aver fatto combattimenti con la katana, però non sapevano niente di strategie per affrontare sconosciuti assassini. Stavano improvvisando e si ritenevano abbastanza fortunati di essere ancora in vita. Ormai erano rimasti in quattro. Restava da fare un’unica mossa.
“Naoko, sai che dobbiamo fare oggi stesso?” le sussurrò all’orecchio Ryo.
La ragazza scosse la testa.
“Dobbiamo trovare quel figlio di puttana che l’ha uccisa. E dobbiamo farlo subito. Se sapeva di Candace forse sa anche di noi due.”
“Ma come facciamo? Conosciamo solo il suo aspetto. Se lo vediamo possiamo intervenire, ma come lo cerchiamo?”
“Mmh … fammi rivedere il video.”
Il rosa lo rivide un paio di volte nella speranza di scorgere qualche indizio. Anche zoomando, non rivelò nulla di nuovo di quello che aveva già capito: quel vecchio con i capelli brizzolati e gli occhi marroni era un combattente esperto, con nervi saldi e sangue freddo. Era certamente molto più preparato di loro. Nonostante ciò Ryo non si dava per vinto. Ora che sapevano di lui potevano fare qualcosa per contrastarlo.
“Hai ragione, non possiamo rintracciarlo facilmente … Dovremo tendergli una trappola.”
Naoko si asciugò le ultime lacrime e si concentrò.
“Sì, è una buona soluzione. Credo … credo che potrebbe sapere di noi al massimo dall’ultimo colloquio di Deus, non prima o avrebbe già fatto qualcosa.”
“Ok, in ogni caso sa parecchio, eppure non l’ho mai visto.”
“Forse abita vicino ad una nostra casa o al cantiere e ha visto tutto dalla finestra.”
“Può darsi. O si trovava all’ospedale e semplicemente non ci abbiamo fatto caso. Può averlo aiutato il suo Mirai Nikki.”
“D’accordo, quindi che si fa?”
Rifletterono entrambi, silenziosi, scartando varie idee. Improvvisamente la porta si aprì. John entrò e saltò sul letto di Ryo per poi accucciarsi, Shiki invece rimase sulla soglia. Ai due bastò un solo sguardo per capire che aveva sentito tutto.
“Che succede Ryo? Mi devi spiegare tutto!”
“Shiki, è complicato …”
“Non mi interessa! Ho sentito che la vostra amica è morta e voi volete fare una trappola all’assassino.”
Ryo e Naoko si scambiarono un’occhiata rassegnata e cominciarono a raccontare.

Yuu seguì con interesse il notiziario di quella mattina. Non che la polizia dicesse tutto alla stampa, ma gli sembrava che non avessero alcuna pista su cui lavorare. Sospirò sollevato. Ora doveva occuparsi degli altri due ragazzi. Molto probabilmente non si sarebbero più separati dopo aver saputo ciò che era successo alla loro amica. In tal caso avrebbe dovuto affrontarli insieme. Proprio mentre faceva quei pensieri si accorse che la porta del loro palazzo si stava aprendo. Si alzò dal divano e si sedette davanti al computer. I due si salutarono con aria abbacchiata. La cosa strana fu che dietro di loro uscirono il fratello cieco del rosa e l’husky: il primo seguì Ryo, il secondo Naoko.
Yuu meditò massaggiandosi il mento. Non aveva previsto che si sarebbero allontanati tanto presto. Era il caso di agire, decidere chi seguire per primo. Optò per la ragazza. Infatti il giovane stava seguendo la strada per il cantiere, invece la rossa non stava andando a scuola, quindi aveva più probabilità di cogliere l’occasione giusta per farla fuori.
Non notò, o gli sembrò normale, che Naoko si voltasse molto spesso. La ragazza si spinse sempre più in periferia. Alla fine giunse ad una vecchia palazzina, dove entrò estraendo la katana. Il vecchio signore si avvicinò cautamente: che si ritrovasse lì con gli amici per allenarsi? Improvvisamente si ritrovò per terra, steso da un gancio del tutto inaspettato di Ryo.
“Ti abbiamo preso, bastardo!” esultò rabbiosamente il rosa.
“Non un passo!” lo ammonì Naoko puntandogli contro la spada.
Yuu li fissò con ira. Lo avevano giocato! I compagni erano solo distrazioni per lui, in modo che loro due potessero individuarlo. Ora lo avevano condotto lì, in quel posto sperduto, e lo avrebbero ucciso.
“Adesso la pagherai per Aya!” esclamò la rossa. “Forza, dammi il tuo diario.”
“Temo di averlo lasciato a casa, ragazza. Ma come fate a sapere di me?”
“Aya ha capito che sarebbe arrivato uno sporco assassino e ha lasciata accesa la telecamera del cellulare.”
“Chi di spada ferisce …” fece Yuu, un po’ divertito dall’ironia della cosa.
“Naoko, se non ce la fai ad ammazzarlo …”
“Sì, credo di farcela” rispose lei poco convinta.
Approfittando della loro esitazione, Yuu finse un colpo di tosse e tirò fuori dalla giacca una pistola. I due giovani si scansarono prontamente e, senza alcun accordo, in direzioni opposte. In tal modo Yuu poteva tenere sotto tiro solo uno di loro.
“Posa a terra quella spada, signorina” ordinò in tono secco. “Ora avvicinati lentamente al tuo amico. Non tentare azioni avventate o gli faccio saltare la testa.”
Naoko scambiò uno sguardo afflitto con Ryo. Si incamminò verso di lui, non riuscendo a trovare una soluzione per scamparla. Ryo non la guardò più. Tenne lo sguardo fisso sull’anziano … e a poco a poco sorrise, facendolo innervosire.
“Che hai da ridere? Sei forse felice di morire?”
“Attacca John!” urlò per tutta risposta lui, e spinse da parte Naoko, correndo con lei.
Il cane saltò addosso a Yuu da dietro, mordendogli una spalla. Il vecchio strillò, fece partire un colpo a vuoto e cadde a terra. Tentò di rialzarsi, ma l’husky lo ributtò giù.
“Richiamalo!” urlò spaventato proteggendosi la gola.
Ryo raccolse la pistola e stava effettivamente per farlo, quando il terreno prese a tremare. Lui e Naoko indietreggiarono in fretta da una voragine che si allargava sempre più.
“Attento bello!”
Purtroppo sia John che Yuu precipitarono, colti alla sprovvista.
“No! John! Maledizione!”
Ryo si asciugò rabbiosamente gli occhi. Naoko lo strinse, in parte per confortarlo, in parte per confortare se stessa.
“Ma che sta succedendo?” si chiese ad alta voce.



***Angolo Autrice***
Anche Yuu è andato. E comincia la fine del mondo!
Come sempre ringrazio Miky che mi motiva e mi dà spunti per proseguire: grazie cara!
Alla prossima!

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Capitolo 17
*** Verso la fine ***


“Siamo agli sgoccioli, ormai …”
Deus aveva ragione. Il mondo si stava disfacendo assieme a lui.
“E adesso?” domandò Mur Mur.
“Chiama i tre rimasti, non rimane più molto tempo. Presto morirò e dopo qualche giorno tutto scomparirà.”
Obbediente, Mur Mur convocò Naoko, Ryo e Osamu, a cui fu spiegata la situazione.
“Ora che ne siete al corrente, volete che le vostre identità vengano rivelate per velocizzare i tempi?”
“Sì” rispose immediatamente Osamu.
Ryo e Naoko si scambiarono un’occhiata, indecisi.
“Non saprei …” fece lei.
“Naoko, non abbiamo altra scelta.”
La rossa annuì, tristemente consapevole. Strinse la mano del ragazzo ed entrambi acconsentirono. Allora sia loro che Osamu videro chiaramente chi avevano davanti.
“Bene, giovanotti, proporrei di toglierci subito il pensiero” ghignò l’uomo. “Vediamoci tra un’ora …”
“Lo decidiamo noi” lo interruppe Ryo.
Osamu lo guardò male, ma li lasciò decidere.
“Ti aspettiamo tra un’ora al Palazzetto dello Sport. Dubito che ci siano partite durante la fine del mondo.”
Tornarono alla realtà. Il rosa prese con sé la pistola di Yuu.
“Ryo, sicuro che sia la cosa giusta da fare?”
“Sì, lo hai sentito Deus: se non viene scelto un nuovo dio il mondo sparirà.”
“Certo, ma non può scegliere e basta? Se è sempre stato tanto urgente perché questo gioco?”
Camminarono in silenzio per un po’.
“Non lo so. Non possiamo far altro che partecipare …”
“Però è così insensato!” si sfogò Naoko. Visto che la fine era probabilmente vicina, sentiva di averne il diritto. “In che modo un assassino è il candidato migliore per essere un dio?! Quale persona sana di mente lo prenderebbe in considerazione?! E questo survival game …”
Ryo la strinse forte. Condivideva ciò che provava la ragazza, tuttavia che senso aveva starci a pensare?
“Coraggio, Naoko, non ti distrarre. Non ci rimane che lui, poi saremo salvi.”
La rossa ricambiò l’abbraccio e riprese il cammino, mano nella mano con lui. Si chiusero entrambi nei propri pensieri, consapevoli che presto avrebbero nuovamente dovuto lottare insieme per la propria vita.

Osamu sparò da dietro una colonna. Vide i due ragazzini correre al riparo e ghignò perfidamente. Era arrivato primo, come sempre. Sarebbe stato un giochetto sbarazzarsi di loro. Se non si sbagliava, i piccioncini si erano rifugiati negli spogliatoi, intrappolandosi. Tenendo alte la pistola e la concentrazione, l’uomo percorse il corridoio in cui li aveva sentiti correre. Alla fine c’erano due porte chiuse, una a destra e una a sinistra, e un distributore di bevande. Osamu si disse che dopotutto non erano degli sprovveduti. Ne fu felice: la caccia si faceva più emozionante. Decise di aprire la porta a destra. Abbassò la maniglia ed esaminò con una rapida occhiata la stanza. Mentre entrava Naoko aprì lentamente la porta di sinistra e Ryo prese la mira. Per un istante la testa dell’uomo fu nel mirino, ma prima che il rosa sparasse Osamu era dietro l’altra porta. Ryo uscì. Naoko gli afferrò un braccio, contraria a quell’idea imprudente, ma lui lo scrollò con forza e la guardò con rimprovero. Lei lo lasciò andare rassegnata. Capiva che erano in trappola, però … Scosse la testa con forza. Quei pensieri erano solo un intralcio.
Osamu finì di ispezionare la camera. Vide che la porta di sinistra era socchiusa. Indubbiamente quei due volevano tendergli una trappola. Appena mise un piede fuori, prima che potesse voltarsi verso il distributore, Ryo gli sparò. Lo prese ad una spalla. Osamu grugnì di dolore ma reagì con prontezza. Per sua fortuna il rosa lo aveva colpito alla spalla sinistra, così lui poté alzare il braccio destro e sparare una raffica di colpi con la sua semiautomatica, per poi correre lungo il corridoio e svoltare l’angolo.

Naoko tremò ad ogni sparo, stringendo la katana con una mano. Quando non udì più nulla si affacciò alla porta ed urlò. Data la vicinanza, quasi tutti i colpi di Osamu erano andati a segno. La ragazza crollò in ginocchio, con le mani premute sulla bocca e gli occhi sgranati e umidi. Gattonò accanto al corpo di Ryo, singhiozzando disperata. Lo scosse.
“No! Ryo! Ti amo, ti prego, non puoi lasciarmi!”
La rossa pianse su di lui, sporcandosi col suo sangue senza avvedersene. Si sentiva svuotata. Ad un tratto tutto le sembrava senza scopo. Si ferì la mano e si accorse di tenere ancora la katana.
Se divento dio posso farlo tornare, altrimenti mi ricongiungerò presto a lui” pensò.
Questo ebbe il potere di rasserenarla. Baciò le labbra fredde di Ryo, si asciugò le lacrime e fu pronta a mettere fine a quel gioco una volta per tutte. Udiva perfettamente l’ansimare di Osamu, per quanto l’altro si sforzasse di controllarsi. Inoltre poteva seguire le tracce lasciate dal suo sangue. Naoko serrò entrambe le mani sull’elsa della katana e avanzò silenziosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavere il suo uomo, quello che aveva sognato da quando conosceva la leggenda del filo rosso.
Svoltò anche lei l’angolo. Osamu si reggeva ad una parete. Naoko corse verso di lui a zig zag, urlando. Lui sparò, mancandola per due volte, poi la pistola si inceppò. Osamu imprecò. Si mosse, tentando di schivarla e intanto le lanciò addosso la sua arma, ma lei non fece una piega. Senza rallentare, gli tranciò di netto una mano. L’uomo urlò. Crollò a terra stringendo il moncherino. La ragazza continuò a colpirlo, noncurante delle urla e del sangue. Continuò finché fu stanca. Quando tornò in sé mollò la spada, fece qualche passo indietro e distolse gli occhi dal cadavere. Resistendo all’impulso di tornare a piangere da Ryo, gridò: “Deus, ci sei ancora?! Visto, sono rimasta solo io!”
“Sì, non mi aspettavo altro.”
La rossa trasalì. Parti del corpo del dio mancavano, ma lui si comportava come se niente fosse.
“Naoko, hai ufficialmente vinto il survival game. Fra pochi minuti il mio potere sarà il tuo.”
“Bene … mi devi dire qualcosa? Lasciare istruzioni?”
“Ti devo confessare … che già da quando eravate rimasti in sei avevo scelto te.”
“Cosa?!” esclamò la giovane, al colmo della sorpresa. Dire che si arrabbiò è un eufemismo. “Allora perché il gioco è continuato, eh?!”
“Ha dovuto proseguire … per confermare la mia decisione. Ci hanno rimesso degli innocenti, è vero, ma ti assicuro che è successo tutto per una buona causa. Naoko, sei stata l’unica che non si è lasciata corrompere. C’è chi ha mostrato la sua vera natura, chi voleva il potere per fare del bene ma ha deciso che la causa giustifica i mezzi e ha ceduto.”
Lei rimase in silenzio. Non si sentiva di meritare dei complimenti.
“Quando anche tu avrai la mia età le cose ti saranno più chiare e chissà … sceglierai il prossimo dio allo stesso modo. Comunque, da quella volta ti ho tenuto d’occhio e ti ho protetta. Prima ho deviato le pallottole, per esempio.”
Naoko continuò a tacere. Non sapeva se era pronta a perdonarlo o meno.
“Mur Mur obbedirà ad ogni tuo comando, è il suo compito. Hai il controllo dello spazio e del tempo. Ripristina questo mondo o crea qualcosa di nuovo. Ormai tutto è in tuo potere.”
“Capito … Addio Deus.”
Deus si sgretolò. Naoko guardò ciò che era rimasto di lui per qualche secondo, triste.
“Mur Mur, ho bisogno di parecchie informazioni. Abbiamo un sacco di lavoro da fare.”
“Agli ordini, Deus!”



***Angolo Autrice***
Nell'originale Deus tifava per First e ha barato alla grande, qui ha fatto un po' la stessa cosa. Infatti per me vince chi durante il gioco si dimostra meritevole, non chi ammazza più gente.
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e ci sarà un cambiamento rispetto l'originale.
Scusate per le lunghe pause, ma l'ispirazione va e viene.
Alla prossima!

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Capitolo 18
*** The End ***


Naoko, Ryo e Aya passeggiavano per la città. Gli ultimi due si guardavano continuamente intorno: non sembrava essere cambiato nulla, però percepivano qualcosa di diverso. Nessuno dei due ricordava il momento della propria morte, quindi non riuscivano a spiegarsi la mancanza di ricordi da un certo punto del survival game in poi. Naoko non aveva rimosso il ricordo di quella storia da loro altrimenti non avrebbe avuto nessuno con cui parlarne e poi non avrebbe saputo come ricostruire un rapporto con loro.
“Naoko, spieghi alla vecchia Candace dove stiamo andando? E perché il mio braccio è già guarito?”
“E Naoko, noi eravamo al Palazzetto dello Sport, no? Ehi, Aya era …!”
“Silenzio. Vi basti sapere che io ho vinto il gioco. Deus è morto e ora io ho preso il suo posto.”
La guardarono increduli. La rossa sorrise.
“Ho lavorato molto in queste settimane, con l’aiuto di Mur Mur. Riparare le cose è stato semplice … ma con le persone non è altrettanto facile. Si deve tener conto di parecchi fattori.”
“Ehm, sai che non stiamo capendo, vero?” la bloccò Aya, confusa.
“Capirete presto. Sapete che i partecipanti al survival game sono morti. Beh, non so perché, ma non si può far risorgere direttamente qualcuno, però c’è una scappatoia. Mur Mur mi ha spiegato cosa fare e io li ho rinchiusi in una bolla temporale, così solo loro sono tornati indietro nel tempo, dimenticando tutto il casino. Ma ho fatto di più.”
Naoko si sentiva loquace e felice. Era difficile fare finta di niente dopo che per settimane era stata sola con Mur Mur e ora invece aveva accanto il suo ragazzo e la sua migliore amica. Per poco non era saltata addosso a tutti e due. Sicuramente avrebbero capito che erano morti, forse già lo sapevano, ma dirglielo esplicitamente le sembrava una cattiva idea.
“Siamo arrivati.”
Erano al parco. C’era parecchia gente, divisa in gruppetti. Ryo e Aya riconobbero gli ex- possessori di diari.

Ayato e Seiko giocavano a frisbee con Koichi, mentre i genitori dei bambini erano seduti su una tovaglia da picnic e chiacchieravano allegramente fra loro. Caleb e Lucy sorridevano gioiosi e ogni tanto si guardavano teneramente, ancora felici per il matrimonio celebrato appena un mese prima.
Raquele si trovava in un punto più soleggiato, accanto a delle scale, e stava facendo un servizio fotografico. Quando ebbe una pausa corse ad abbracciare il suo fidanzato, Gregory. Lui ricambiò timidamente, ancora stupito che la più bella della scuola lo amasse così tanto.
Non lontano da loro Lara stava facendo un ritratto al suo fratellino. Nel disegno era un vampiro, perché stavano ideando insieme la trama di un film horror con loro stessi come protagonisti.
Su una panchina seminascosta dai cespugli Pablo e il suo fidanzato First parlavano tranquillamente della loro giornata. Il biondo aspettava trepidante la sera: aveva deciso di fargli la fatidica proposta.

“Per gli altri ci dobbiamo spostare.”
“Sono tutti tanto felici” osservò Aya. “Sei stata proprio tu?”
“Sì” confermò Naoko arrossendo.
“Di che ti stupisci? La mia ragazza è un genio!” affermò Ryo, per poi abbracciarla da dietro.
Lei arrossì ulteriormente e rise. Gli strinse la mano, prese Aya a braccetto e mostrò loro gli ultimi ex- proprietari.

Yuu era circondato dai suoi famigliari. I bambini giocavano con i cani e lui si comportava come se fosse altrettanto giovane. Ad un certo punto diede il via libera a Lian e Daisy, che corsero nella stanza segreta a provare i videogiochi del caro nonno.
A Key e Zenko gli affari andavano alla grande. Erano contenti e soddisfatti della vita che conducevano. Magari non era molto casta o morale, ma a loro andava benissimo così. Tra l’altro nessuno li importunava.
Ume non era più una preside. O meglio, non ricordava di esserlo mai stata. Per quel che ne sapeva era sempre stata una direttrice di banca. In quel momento entrò nel suo ufficio il figlio del sindaco, Osamu Watanabe. Il giovane era il miglior agente dell’unità antidroga. Sorrise caldamente alla direttrice, contemplando ammirato i suoi capelli. Lei ricambiò altrettanto incantata.

“Naoko, sei stata magnifica! Tutti hanno avuto un happy end” si congratulò Ryo.
“Anche noi, giusto? Non è che ora non puoi stare sulla Terra, vero?” si preoccupò Aya.
“No, tranquilla. Però qualche volta dovrò stare via, come se facessi un viaggio di lavoro. Ragazzi, non ho cambiato le vostre vite. Quindi se avete dei suggerimenti …”
“Sposami” disse immediatamente Ryo.
Lei lo guardò a bocca aperta ed Aya scoppiò a ridere.
“Diretto, il Fenicottero!”
“Puoi cancellare quegli uccelli dal creato e dalla sua memoria?”
La rossa gli saltò al collo e lo baciò, con occhi umidi di felicità. Lui la fece girare, poi si fermò e la strinse forte a sé.
“Beh, piccioncini, vi lascio soli. Mi sa che sarà un matrimonio riparatore.”
“Aya!”
“Scherzo. Comunque la vita che facevo non era tanto male. Ora che ho pure voi come famiglia sto bene.”
“Ti presenterò ai miei genitori. E anche a te, Ryo. Si sono rimessi insieme. E giocherete con mio fratello.”
Si incamminarono insieme, facendo migliaia di progetti per il futuro.



***Angolo Autrice***
Ed è finita!
A me sembra strano che Dio non può far rinascere ciò che ha creato, ma fa niente XD
Ringrazio chiunque ha letto questa storia, in particolar modo Miky, senza la quale questa fic non esisterebbe!
Baci a tutti!
Ciao!

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