I hate you

di SwanShine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ||| ***
Capitolo 2: *** |1| ***
Capitolo 3: *** |2| ***
Capitolo 4: *** |3| ***
Capitolo 5: *** |4| ***
Capitolo 6: *** |5| ***



Capitolo 1
*** ||| ***


Lei non ha la minima idea di cosa io sia capace di fare.

 

La professoressa Swan sbattè la mano sulla sua scrivania, furiosa, e si alzò trovandosi faccia a faccia con la professoressa Mills. 

 

Beh, allora mi stupisca, professoressa Mills! Cosa farà? Scoppierà le ruote dello "strambo maggiolino parcheggiato lì fuori"? Ah no! Forse mi lancerà dell'argilla bagnata alle spalle! Ma veda di non prendere la porta questa volta e di non farlo davanti alla classe

 

Regina si morse il labbro dal nervosismo, la porta alle sue spalle era chiusa a chiave e la professoressa Swan aveva la chiave in una tasca dei pantaloni e di certo la bruna non se la sarebbe fatta dare cadendo così ai suoi piedi come un essere inferiore. Così poggiò entrambe me mani alla scrivania e quasi ringhiando le rispose a tono come era ormai solita a fare

 

Non osi provocarmi...

 

La bionda davanti a lei la imitò poggiando le mani sulla superficie in mogano 

 

Altrimenti?

 

E poi successe.

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Capitolo 2
*** |1| ***


Regina's pov

 

Regina Mills arrivò davanti alla struttura scolastica con la sua amata Mercedes nera, quello sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro al Liceo Artistico della piccola città di Storybrooke.

Era arrivata con venti minuti d'anticipo ma già dei ragazzi e delle ragazze giravano per il cortile anteriore della scuola con i loro zaini colorati sulle spalle, chiaccherando di chissà che cosa. 

 

La donna era stata trasferita da un Liceo Artistico dell'Alabama (dove aveva insegnato per quattro anni), insegnava Discipline Plastiche e Scultoree, era brava in materia fin dai primi anni di scuola e si era distinta dai suoi compagni di classe da subito. 

 

Era sempre stata la più brava della classe, era stata quel tipo di ragazza con l'apparecchio ai denti e gli occhiali dalle lenti spesse e gli abiti un po' troppo larghi che veniva presa in giro venendo chiamata "secchiona" e usata come poggia braccio poichè più bassa di tutti i suoi coetanei. 

Ma Regina era cambiata col passare del tempo. Già dal terzo anno di scuola superiore aveva dato i primi segni di cambiamento e la cosa aveva stupito molti, a metà anno aveva un paio di ragazzi che le andavano dietro e che lei, prontamente, rifiutava. 

 

Non era stata lei a cambiarsi, semplicemente il tempo l'aveva aiutata. Certo, era ancora più bassa di qualche centimetro rispetto agli altri ma sapeva che c'erano i tacchi per rimediare a questo. 

 

Ritornando al presente: quello era il suo primo giorno di lavoro in una scuola lontana miglia da quella in cui insegnava prima. 

 

Uscì dalla sua auto mettendosi la borsa in spalla, aveva già portato del materiale il giorno prima, quando aveva lasciato una conferma alla preside, per cui doveva solo recarsi nella sua aula e mettersi dietro la cattedra. 

 

Attraversò il cortile con la sua andatura elegante, un ciuffo corvino, spostato dal leggero vento, le andò davanti agli occhi e prontamente lei lo spostò con un movimento della mano portandolo dietro l'orecchio. 

 

CASPITA

shhh! Zitto!

 

Una ragazzina teneva la mano premuta sulla bocca del suo amico che aveva adocchiato la nuova insegnante. 

Molti altri studenti posarono lo sguardo sulla donna che avanzava silenziosa guardando avanti, senza incontrare lo sguardo di nessuno di loro. 

 

Va avanti e non guardarli.

 

Era la frase che si ripeteva da anni, non voleva sapere cosa  dicessero, non voleva vedere sguardi meravigliati o scettici. Semplicemente non voleva sapere cosa pensassero di lei.

 

Salì i tre scalini che precedevano il grande ingresso della scuola. L'atrio era enorme, di lato vi era un box bianco dove dei bidelli prendevano il caffè, Regina intuì che era a loro che doveva chiedere informazioni. 

 

Si schiarì la voce

 

Salve, dove devo recarmi per raggiungere l'aula insegnanti?

 

Una donna anziana dai riccioli bianchi e gli occhiali si alzò dalla sua sedia ed indicò 

 

Da quella parte, nel corridoio C, la seconda porta a destra

 

Grazie mille

 

Regina sorrise cordialmente e andò dove le era stato indicato, sulle porte in legno erano appese delle targhette come "Ufficio Informazioni" o "Biblioteca". Ed ecco lì la targhetta con inciso "Aula Insegnanti"; la porta era aperta e dentro c'erano due professoresse e un professore intenti a posare le loro cose dento gli armadietti. 

Si voltarono a guardarla, l'uomo fece un sorriso alzandosi dalla sua sedia. 

Aveva i capelli biondi scuri e gli occhi azzurri, porse una mano a Regina e gliela strinse

 

Salve, lei deve essere la nuova insegnante di Discipline Plastiche

 

Si, sono io 

 

Lei sorrise cordialmente e lasciò la presa della mano dell'uomo che si presentò 

 

Io sono David Nolan, insegno scienze nelle sezioni H e D

 

Una delle donne si avvicinò, aveva i capelli castani legati in una coda alta dalla quale si intravedevano un paio di ciocche rosse

 

Piacere, Ruby Lucas, insegno Grafica e Fotografia.

 

L'altra donna si presentò per ultima, i capelli biondi chiari raccolti in una treccia che le ricadeva lungo la spalla

 

Io sono l'insegnante di Storia dell'arte delle sezioni A e C, Elsa Arendelle, piacere.

 

Regina si ritrovò a stringere anche la sua mano e e a fare l'ennesimo sorriso 

 

Piacere mio, io sono Regina Mills

 

Che altro poteva dire? Già sapevano tutti che era la nuova insegnante di Discipline Plastiche e ancora non sapeva a che sezioni dovesse insegnare. 

 

I tre insegnanti la salutarono ancora con i loro sorrisi, che Regina trovò leggermente smielati, e la lasciarono lì nell'aula insegnanti. 

 

In ogni armadietto c'era il nome di un insegnante attaccato con un biglietto ed erano disposti tutti in ordine alfabetico. 

 

Regina tirò fuori la piccola chiave che le avevano dato il giorno prima e aprì il suo armadietto ancora vuoto; tolse il cappottino riponendolo al suo interno rimanendo così in giacca elegante rossa e camicia bianca. Sentì dei passi avvicinarsi all'aula, la donna prese la borsa e chiuse l'armadietto, quando si voltò una donna più alta di lei (indossava i tacchi quindi appariva più alta di quanto già fosse) dai capelli biondi e gli occhi verdi-azzurri stava attraversando la stanza. 

Quando notò Regina inarcò un sopracciglio, mentre prendeva la chiave del suo armadietto fra le mani

 

Lei è la nuova insegnante di Discipline Plastiche?

 

Regina annuì. 

 

Oh, Salve.

 

L'altra donna strinse la mano della bruna e fece un mezzo sorriso

 

Mi chiamo Emma Swan, insegno matematica nelle sezioni A,D e G. Lei è..?

 

Regina Mills.

 

La professoressa Swan assottigliò lo sguardo e aprì il suo armadietto riponendovi la giacca 

 

Piacere di conoscerla professoressa Mills. Mi dica, da quanto tempo insegna?

 

Ho insegnato quattro anni al Liceo di Arte e Scienze in Alabama, discipline Plastiche ovviamente.

 

La professoressa Swan annuì e prese un paio di occhiali indossandoli, sembrava poco interessata

 

Quindi ha dell'esperienza, ottimo.

 

Chiuse il suo armadietto e sfilò la chiave dalla piccola serratura. 

Regina accennò un sorriso e si mise la borsa in spalla, quella donna sembrava un po' una con la puzza sotto il naso e un po' una priva di senso dell'umorismo. 

 

Già. Beh, arrivederci Professoressa Swan, vado nella mia classe che...

 

Regina sollevò un foglio dal tavolo dell'aula e lesse una riga su cui era scritto il suo nome e la classe che avrebbe dovuto avere a prima ora

 

...Che fra esattamente cinque minuti ospiterà la 1a G.

 

E fece per andarsene, ma la voce della professoressa Swan la fermò. 

 

Si sta dimenticando questi.

 

La bionda tolse le chiavi dalla toppa dell'armadietto di Regina e gliele porse 

 

Grazie.

 

La bruna si limitò a dire questo prendendo le chiavi e riponendole nella tasca dei pantaloni, andando via nella sua classe, la B12. 

 

Mentre si dirigeva nella sua classe, un bidello la fermò lasciandole un foglio fra le mani 

 

Le sue sezioni

 

Disse prima di andarsene. 

 

Regina camminò lentamente scorrendo fra le righe con lo sguardo. 

Tre minuti e sarebbe suonata la campana, il cortile era pieno. 

Si fermò vicino alla finestra notando di avere ben quattro sezioni. A, C, D e G. 

Tre in comune con la professoressa Swan. 

Sollevò lo sguardo e notò un'auto gialla accanto alla sua. 

Un maggiolino. 

 

Chi diamine è che userebbe quello strambo maggiolino lì fuori?

 

Io.

 

Regina spalancò appena gli occhi e notò la professoressa Swan alla sua destra, che si era fermata vicino alle scale guardandola male. 

 

Diamine Regina.

 

La bruna deglutì, la bionda girò i tacchi e salì le scale.

 

Ti sei appena fatta una nemica, forse.

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Capitolo 3
*** |2| ***


Emma's pov 

 

Emma Swan era una donna abbastanza tranquilla, non perdeva mai le staffe.

Ma si sa: mai dire mai. 

 

Il commento della nuova professoressa sulla sua auto la infastidì in modo spaventoso, lei teneva al suo maggiolino.

Era una macchina antica, okay, e anche gialla va bene, ma lei la adorava da morire, ne aveva passate tante con quell'auto.

 

L'insegnante di matematica entrò in una classe, la 2a D, conosceva già gli alunni dall'anno prima, c'erano solo un paio di facce nuove. 

I ragazzi e le ragazze si erano alzati in piedi al suo ingresso dicendo prontamente

"Buongiorno professoressa Swan"

Lei sorrise dolcemente a tutti facendo loro cenno di sedersi

 

Allora, come sono andate le vacanze?

 

Chiese prendendo posto dietro la cattedra, facendo scorrere lo sguardo sugli scolari

Ognuno aveva diverse risposte: male, bene, boh, sono stato a Parigi, sono stato a casa e così via. 

 

L'ora andò avanti con una spiegazione di quello che si sarebbe fatto nel corso dell'anno scolastico, polinomi, equazioni, minimi e tanto altro. C'era abbastanza gente turbata da quei paroloni, eppure erano cose tanto facili.

 

Prima di lasciare la classe al suono della campana che segnava la fine della prima ora disse agli alunni di procurarsi al più presto il libro nuovo e di impegnarsi già dall'inizio.

 

Lasciò la porta in legno aperta per far accomodare il professor Nolan che salutò entusiasto la classe. 

 

Emma attraversò il corridoio così come altri insegnanti, dirigendosi verso la classe che doveva ospitare la 1a G, la classe che prima aveva avuto la nuova professoressa-disprezza-maggiolini. 

 

Entrò in classe dopo gli alunni che chiaccheravano fra loro, erano soprattutto ragazze, c'erano solo tre ragazzi.

Avevo i visi particolarmente vivaci, alcuni erano scossi, altri curiosi e poi c'erano quelli che si guardavano intorno spaesati. 

 

L'insegnante si schiarì la voce e si voltarono a guardarla serrando le labbra. 

La donna fece uno dei suoi sorrisi cordiali e si presentò

 

Benvenuti in classe ragazzi, io sono la professoressa Swan, la vostra insegnante di matematica.

 

Alcuni mormorarono un "piacere" mentre il resto della classe restava in silenzio a fare cenni col capo. 

 

Allora, spero che vi siate trovati abbastanza bene nell'ora che avete già trascorso qui dentro 

Annuirono. 

 

Emma strinse le labbra e prese posto dietro la cattedra mentre parlava

 

Quest'anno riprenderemo la matematica dalle basi, diciamo che "rispolvereremo". Non cominceremo da due più due, ovvio, ma riprenderemo più o meno quello che avete già fatto alle medie, così da mettervi tutti in pari nel caso qualcuno fosse indietro di qualcosa. E sappiate che se non capite qualche concetto spiegato dovete dirmelo, io sarò pronta a rispiegare, intesi?

 

Annuirono ancora, alcuni dissero piano "si".

 

Bene.

 

L'insegnante aprì il registro cominciando l'appello

 

Arryn...

 

Regina's pov |prima ora| 

 

La 1a G si raccolse nell'aula di discipline plastiche, gli alunni presero posto ai lunghi tavoli disposti in fila uno dietro l'altro di fronte alla cattedra. 

 

Ecco qua i primi.

 

Pensò la donna guardando i loro visi man mano che passavano. 

Erano tutti così... nuovi. Proprio come lei loro avevano appena messo piede per la prima volta nel luogo dove avrebbero passato tutto l'anno e dove, probabilmente, ne avrebbero passati altri costruendo passo per passo il loro futuro.

 

Regina amava vedere gli alunni dei primi anni entrare per la prima volta nella sua classe, adorava vedere i loro sguardi vagare per gli scaffali con sopra dei vasi e altre sculture, sui blocchi di argilla, sul forno, sui torni, sulle mirette e su tutto il resto... 

 

Ottimo; ci siamo tutti? Io sono la vostra insegnante di Discipline Plastiche, la professoressa Mills.

 

In coro gli alunni mormorarono "Buongiorno" sfoggiando dei sorrisi.

 

Facciamo che prima di cominciare di parlare della materia ci conosciamo un po', okay?

 

Regina faceva sempre così, preferiva conoscere i suoi alunni e capire così come comportarsi con loro, vedendo di capire i loro gusti in fatto di colori e di stile sul lavoro. 

 

Aprì il registro di classe e cominciò a chiamare ad uno ad uno gli alunni, cominciando da Clara Arryn e finendo da Charles Trevis. 

 

Era una classe abbastanza "colorita". 

C'era chi era timido, chi estroverso, chi ruffiano, chi distaccato, chi parlava appena e chi non si fermava mai, di tutto e di più. 

 

Nel tempo rimanente Regina parlò della sua materia, descrivendola nei minimi dettagli, era una donna molto precisa e perfezionista. 

 

Al suono della campana gli alunni si alzarono dai loro sgabelli e cominciarono a chiacchierare chiedendosi chi avrebbero avuto nell'ora successiva, Regina si alzò dal suo posto sistemando dei fogli che aveva messo lì per mostrare dei lavori. 

 

Lei è la nuova insegnante di Discipline Plastiche?

 

Regina si voltò trovandosi davanti una donna che indossava un paio di jeans e  una t-shirt bianca con un paio di farfalle stampate sopra, i capelli castani tenuti legati alti da un pennello. 

 

Sì, sono io. Lei è...?

 

La donna strinse la mano di Regina facendo un piccolo sorriso 

 

Lilith Page, insegnante di Laboratorio Artistico

 

Oh, piacere. Regina Mills

 

Regina, che nome curioso

 

L'insegnante di Discipline Plastiche inarcò un sopracciglio confusa

 

Lilith fece un sorriso e si allontanò mentre un'altra classe faceva irruzione nell'aula della Mills. 

 

Beh, se non le dispiace qualche volta potremmo parlare, ho metà delle sezioni e solitamente vedo di capire cosa si fa negli altri laboratori. Diciamo che nella mia materia si fa anche un po' di scultura, come nella sua.

 

Si lo so.

 

Disse semplicemente Regina osservandola seria

 

Buona lezione allora

 

La professoressa Page si voltò e lasciò la classe, lasciando Regina fare il suo lavoro.

 

Emma's pov |terza ora-buca|

 

L'insegnante di matematica raggiunse l'aula professori nella sua ora buca per prendersi una cioccolata calda alla macchinetta. 

 

Il professor August Booth, di letteratura, stava sistemando la sua cartella per andare a fare lezione 

 

Professoressa Swan, buon inizio anno!

 

Emma prese la sua cioccolata dalla finestrella della macchinetta e cominciò a mescolarla con il bastoncino di plastica

 

Buon inizio anno a te, August

 

Disse rivolgendo un sorriso al collega, che era anche un suo grande amico. 

 

Che classe hai?

 

Novellini, 1a G

 

Rispose il professore passandosi una mano fra i capelli

 

Ah, ho lasciato proprio ora quella classe

 

Fece Emma sedendosi su una sedia, poggiando il bicchiere con la cioccolata sul grande tavolo della sala insegnanti.

 

E come sono i ragazzi?

 

Quasi tutte ragazze, è una classe un po' particolare ma... Non male.

 

August aggrottò la fronte assottigliando lo sguardo 

 

"Particolare" nel senso..?

 

Ce n'è di tutti i colori. Va a vedere un po', che divertimento c'è a fartelo dire da me?

 

Emma sorrise divertita, il professor Booth scosse la testa ridacchiando 

 

E va bene, come dice lei professoressa

 

E detto questo il professore lasciò l'aula mentre altri entravano per o rendere delle cose dagli armadietti. 

Emma poggiò la schiena allo schienale della sedia lanciando un'occhiata alla professoressa Blanchard che posava la sua giacca nell'armadietto mentre parlava animatamente al professor Nolan che stava prendendo uno dei suoi libri di scienze. 

Un rumore di tacchi attirò l'attenzione della Swan, che vide entrare la Mills con in mano la chiave dell'armadietto che tre ore prima stava dimenticando appesa nella serratura. 

 

Ecco la smemorata che mi disprezza l'auto.

 

Pensò Emma sorseggiando la cioccolata, mentre la professoressa Mills prendeva i soldi dal portafogli dentro l'armadietto e andava a prendersi un caffè alla macchinetta. 

 

Ma guardatela, non ha nemmeno salutato. 

 

Poggiò il bicchiere con ancora dentro della cioccolata calda e cominciò a mescolare con il bastoncino distrattamente, mentre Regina prendeva posto due sedie prima di Emma. 

 

Gli alunni delle prime ore le hanno tagliato la lingua, professoressa di-chi-è-quel-maggiolino-strambo? Vedo che si sta già prendendo una pausa. Forse è stanca?

 

La bruna mescolò il suo caffè lanciando un'occhiataccia alla professoressa Swan 

 

Mi è capitato di sentire dei nomignoli rivolti a me da degli alunni ma non da una collega, questa è nuova. E, per farglielo sapere, è la mia ora buca. Non mi stanco così facilmente, non sono una novellina alle prime armi.

E poi quante volte vuole essere salutata? Ogni volta che ci incrociamo per strada? Una volta al giorno basta e avanza, non trova?

 

Emma inarcò le sopracciglia 

 

Che caratterino. 

 

Fece un sorriso e bevve quel che restava della sua cioccolata e si alzò per buttare il bicchiere

 

Basta e avanza, si certo.

 

La pattumiera si trovava vicino alla macchinetta, la bionda notò che nel display lo zucchero era a 0.

Si voltò a guardare Regina Mills con un sorrisetto

 

Ecco spiegato tutto.

 

La bruna osservò Emma con la fronte aggrottata mentre soffiava sul suo caffè. 

L'insegnante di matematica prese la propria borsa e si fermò vicino alla Mills.

 

Sa, dovrebbe mettere un po' di zucchero in quel caffè. Magari fa meno commenti amari sulle auto altrui, e forse sulle persone.

 

Sta forse insinuando che io abbia fatto commenti amari su qualcuno?

 

Emma ghignò divertita.

 

Certo che no. Ma ci scommetto il posto di lavoro che ha già fatto commenti acidi su qualche collega. E magari anche su di me, no?

 

Regina la guardò dritta negli occhi, sembrava star per perdere la calma. Emma avrebbe dato qualsiasi per sapere cosa le passasse per la testa in quel momento.  

La bionda fece un ultimo sorriso.

 

Buona proseguimento professoressa Mills.

 

Lasciò la sala insegnanti, e quando arrivò davanti alla biblioteca potè giurare di aver sentito la Mills dire scorbuticamente "Che diamine avete da guardare!? Non avete di meglio da fare!?".

 

In qualche modo punzecchiare la nuova professoressa di Discipline Plastiche la divertiva, forse era la sua espressione incavolata a darle soddisfazione.

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Capitolo 4
*** |3| ***


Regina's pov

 

La prima giornata di lavoro era terminata, Regina aveva finito con la 3a D e si era diretta a prendere le sue cose nell'armadietto in sala insegnanti per poi andare subito fuori facendo slalom fra gli studenti nel cortile che si dirigevano fuori dalla scuola. 

 

Il parcheggio era affollato ed era impossibile spostare la macchina, la professoressa Mills dovette restare dentro la sua auto aspettando che la situazione di calmasse. 

 

Ed eccola là, con i suoi capelli biondi e il suo passo sicuro la professoressa Swan andava dentro al suo strambo maggiolino giallo messo proprio di fianco alla Mercedes della bruna. Regina aveva fatto di tutto per evitare il suo sguardo, aveva addirittura rovistato dentro la sua borsa senza motivo; quando alzò lo sguardo per un attimo notò la sua nemica, così aveva deciso di etichettarla, fare un piccolo ghigno mentre metteva in moto l'auto. 

 

Che diamine vuole?

 

Regina ormai non poteva fare a meno di detestarla, sembrava tanto una di quelle bulle che prendevano di mira i più deboli. 

Okay, lei se l'era cercata facendo quel commento sul maggiolino, ma cosa ne poteva sapere? Non c'era mica un cartello con su scritto Proprietà di Emma Swan; vietato commentare

Se solo lo avesse saputo! No aspetta, se solo l'avesse saputo cosa? Quanto poteva importare a Regina tutto quello? Quella donna si era offesa per un semplicissimo commento, avrebbe potuto semplicemente passarci sopra e dimenticare senza distruggere rapporti di simpatia, anche se non ce n'erano ancora. 

Che grandissima stronza.

 

Appena il parcheggio fu sgombro Regina mise in moto la sua auto e si allontanò dalla scuola e dall'insegnante di matematica, che aveva fatto lo stesso poco dopo prendendo la strada opposta a quella della bruna. 

 

Regina abitava in una piccola villetta bianca, scesa dall'auto attraversò il  vialetto raggiungendo la porta d'ingresso. L'interno della casa era ben arredato, se c'era qualcosa che si poteva dire su Regina Mills era che aveva bei gusti. 

Qualcuno scese le scale velocemente, un ragazzino di dieci anni con i capelli castani e gli occhi verdi si piazzò davanti alla donna con un sorriso a trentadue denti.

 

Com'è andata, mamma?

 

La bruna sorrise posando la borsa su un mobile per andare ad abbracciare affettuosamente il figlio. 

 

Tutto bene devo dire. A te invece? Com'è andato il primo giorno di scuola, mh?

 

Benissimo! Ho già fatto amicizia con mezza classe e la maestra dice che sono molto preparato!

 

Bravo il mio ometto! Ora corri a lavarti le mani, così mi dai una mano in cucina.

 

Lui sorrise di nuovo e annuì facendo per andare in bagno

 

Oh, Henry!

 

Regina lo fermó, lui la guardò interrogativo.

 

Ti va bene la pasta al pomodoro?

 

Mi va benissimo!

 

Rispose, andando finalmente in bagno a lavare le mani. 

 

Regina andò in cucina e cominciò a prendere due pentole dagli sportelli. 

Henry arrivò qualche attimo dopo, dal rumore che facevano i suoi piedi contro il pavimento Regina capì che non aveva le scarpe. 

 

Henry, per l'amor del cielo. Quante volte ti ho detto di non camminare scalzo per casa?

 

Ma ho le calze!

 

Henry.

 

Henry alzò gli occhi al cielo 

 

Si lo so, si rovinano. Vado a mettere le pantofole e torno...

 

Regina ridacchiò sotto i baffi mentre il figlio si allontanava nuovamente. 

Mise il pomodoro dentro ad un pentolino che mise subito dopo sul fornello, Henry voleva sempre cucinare con sua madre, adorava mettere i condimenti e assaggiare le cose per sapere se erano buone.

Era sempre stato così Henry, da quando era bambino. 

Ed era anche molto intelligente, sempre il primo della classe. 

 

La donna mescolò il pomodoro silenziosamente mentre il ragazzino tornava in cucina e si avvicinava di soppiatto con una sedia vicino al mobile della credenza per arrivare sopra, dove stava la pasta. 

La sedia scricchiolò leggermente nel momento in cui Henry fece per sollevarsi, Regina continuava a mescolare il pomodoro e senza girarsi disse

 

Non ci provare nemmeno.

 

Lui sbuffò e rimise la sedia al suo posto mentre sua madre prendeva un pacco di pasta al suo posto. 

 

Questo è perché sono basso...

 

Non c'è niente di male ad essere bassi

 

Lo dici tu...

 

Regina lo guardò con la coda dell'occhio 

 

Henry sei ancora in fase di sviluppo, sicuramente fra un paio d'anni supererai pure me.

 

Lo spero. In classe sono sempre il più basso, nella vecchia scuola mi chiamavano nanetto.

 

E me lo dici solo ora?

 

Fece la bruna indignata, mettendo l'acqua a bollire. 

Henry non rispose, Regina era una madre iper-protettiva, non voleva che qualcuno trattasse male il suo bambino, l'unica persona che amava.

 

Assaggi il pomodoro?

 

Okay..

 

Emma's pov

 

La professoressa Swan abitava in una grande Villa completamente sola... beh, non proprio 'completamente'... aveva una cagnolina bianca che aveva chiamato Ava ed era di grande compagnia per la donna. 

 

Appena aprì la porta d'ingresso corse velocemente contro di lei abbaiando entusiasta

 

Ehi Ava!

 

Emma si chiuse la porta alle spalle e si abbassò ad accarezzare la cucciola scodinzolante. 

Aveva preso Ava una settimana dopo aver cominciato il suo lavoro di insegnante, la sua villa era troppo vuota e quel silenzio era assordante. 

La cagnolina le era stata di molto aiuto con la sua vivacità.

 

Andiamo, vuoi la pappa?

 

Ava in tutta risposta aveva abbaiato e fatto un giro in tondo per poi zampettare fino alla sua credenza in cucina. 

Emma prese da lì una scatoletta per cani e la sistemò subito dopo dentro la ciotolina bianca della piccola Ava che si precipitò lì a mangiare tutta contenta.  

 

Affamata, eh?

 

Tenne lo sguardo sulla cagnolina mentre toglieva i tacchi lasciandoli vicino ad un mobile, andando a prepararsi un panino camminando scalza sul parquet. 

Prese il prosciutto e lo osservò attentamente, era già stato aperto giorni prima, quando annusò fece una smorfia schifata e lo gettò via. Era avariato, puzzava.

Non aveva intenzione di cucinare e fra i suoi salumi c'era solo quel prosciutto e del formaggio, quello era buono almeno, per cui fece il panino solo con quello, le bastava. 

 

Finì in poco tempo, teneva lo sguardo fisso sull'orologio appeso alla parete. Ticchettava in modo fastidiosissimo, una volta, in uno dei suoi no, lo aveva preso e gettato nel giardino, e la piccola Ava aveva alzato la testolina guardando in quella direzione, verso la sua padrona arrabbiata. 

Poi aveva fatto la sua magia, si era avvicinata da lei e le aveva grattato una caviglia con la zampetta, guardandola come per dire su, calmati, ci sono io ed Emma si era chinata prendola fra le braccia, accarezzandola mentre lei si accucciava alla sua padrona. 

 

La sua giornata era finita lì, con il pranzo. Cenava raramente, di certo non per la mancanza di cibo (anche se il frigo non era pieno come nella norma) ma per la mancanza di appetito. 

Una cioccolata con cannella nel pomeriggio e finiva.

Per fortuna già dal giorno seguente avrebbe ripreso con la sua routine scuola-casa, dove aveva anche i compiti da correggere, i registri personali da sistemare e tante lezioni da programmare. 

 

La professoressa di matematica guardò oltre la finestra da dove si intravedeva il tetto del suo maggiolino giallo e da lì la sua mente arrivò a pensare a Regina Mills, alla fastidiosissima Regina Mills che adorava punzecchiare per vederla infuriarsi sotto al suo sguardo compiaciuto. Emma non era tipa da prendersela con qualcuno, ma quella nuova professoressa le faceva scattare qualcosa che non sapeva spiegare. Qualche alunno della sua scuola avrebbe detto la stronzaggine.

 

Sì! Era proprio quella, ma non era una stronzaggine normale, era una stronzaggine particolare, la sua. 

 

La mattina seguente, quando vide la professoressa Mills passarle di fianco con addosso un paio di jeans e una camicia fece un commento con un ghigno stampato in faccia

 

Qualcuno ha voluto fare buona impressione il primo giorno 

 

E aveva proseguito per la sua strada, sentendo gli occhi della donna bruciarla viva. 

 

Ecco trovato il modo di migliorarsi la giornata!

 

Ah!

 

Ed ecco la 5a D entrare in classe, si dia il via al secondo giorno!

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Capitolo 5
*** |4| ***


Regina's pov

 

Un giorno, due giorni, tre giorni, una settimana, due settimane, un mese, due mesi... e si arriva subito al terzo mese di lavoro. 

Il tempo va più veloce del vento e noi nemmeno ce ne accorgiamo. Un giorno di settembre entri in una scuola e il giorno dopo ti ritrovi a salutare gli alunni perché è già estate. 

 

Era novembre, fuori pioveva a dirotto, la professoressa si era ritrovata più di una volta a chiamare qualche alunno sorpreso a guardare fuori distrattamente anziché seguire la lezione. 

 

Dicevo, signorina Jones, che dovete ricoprire la vostra tavoletta in legno d'argilla fino ad uno spessore di sue centimetri

 

Disse Regina gesticolando per spiegare meglio come si doveva fare. 

 

E dovete stare attenti alle bolle d'aria, altrimenti una volta messi nel forno i vostri lavori scoppieranno...

 

Scoppieranno?

 

Chiese una ragazzina, Laurie Blue, con un'espressione confusa

 

Insomma... boom?

 

Boom, signorina Blue, esatto.

 

Uh!

 

Regina si voltò e prese altra argilla da distribuire da dentro un grande secchio verde. 

In quel momento qualcuno bussò entrando in aula, l'insegnante di discipline plastiche era occupata a prendere l'argilla e nemmeno si accorse della professoressa Swan che chiedeva "Dov'è la vostra professoressa?" 

 

Quando la bruna si mise dritta con un bel po' di argilla fra le mani, Emma la osservava con un sorrisetto

 

Oh, professoressa Mills, non l'avevo vista. È così bassa che si confonde con gli alunni

 

Da dietro il loro banco Clara Arryn e Laurie Blue si tapparono le bocche con le mani saltellando sul posto, senza farsi vedere da nessuna delle due professoresse. 

 

Regina stava perdendo il controllo, le avrebbe permesso di prenderla in giro ovunque, ma non nella sua classe con dentro gli alunni. 

Posò l'argilla sul tavolo e fece un falso sorriso

 

Professoressa Swan, probabilmente deve semplicemente aumentare di un paio di gradi le lenti dei suoi occhiali.

 

La professoressa Swan assottigliò lo sguardo

 

Sono qui per darle i libretti delle giustificazioni della classe. Li darà lei quando si sarà tolta quella roba dalle mani.

 

Quella roba... si chiama argilla. Questa sconosciuta. Lavora in un liceo artistico e non ha mai visto dell'argilla? E sì, li lasci lì. Al momento tutta la classe ha le mani sporche.

 

L'insegnante di matematica mise i libretti sulla cattedra e passò di fianco alla professoressa Mills

(Clara e Laurie si tappavano ancora le bocche) 

 

La finisca con questi stupidi giochetti, professoressa Mills...

 

Sussurrò la bionda facendosi sentire solo da lei.

 

O?

 

Regina la guardò con sfida, Emma sorrise

 

O apparirà più stupida di quanto lei non sia già.

 

E si allontanò. 

La professoressa Mills non seppe nemmeno come successe. Vide solo la sua mano stringersi contro una palla di argilla bagnata che subito dopo andava a tutta velocità nella direzione della professoressa Swan. Tutti gli alunni trattenero il fiato. 

L'argilla colpì la porta da dove stava sparendo l'insegnante di matematica che, sentendo la mano poggiata sulla porta bagnata, fece un passo indietro e guardò l' argilla scivolata a terra e poi la sua mano sporca. 

Si avvicinò con grandi falcate a Regina e si pulì la mano sul suo camice sussurrando fra i denti

 

La aspetto nel mio ufficio al secondo piano. Parleremo del suo modo di comportarsi davanti alla classe e ne scriveremo una relazione che sarà mandata al preside.

 

Girò di nuovo i tacchi e Regina alzò la voce

 

Cos'è? Una minaccia!?

 

Ma la professoressa dai capelli biondi se n'era già andata. 

 

In classe c'era un silenzio innaturale, la bruna si girò verso i ragazzi 

 

Sistemate quest'argilla, si o no!?

 

E con quel richiamo tutti si rimisero al lavoro nel più completo silenzio. 

 

-

 

Regina non era mai stata nell'ufficio di Emma, anzi, non sapeva neanche che ne avesse uno. 

 

Secondo piano

 

Aveva detto la professoressa Swan. Quella grandissima stronza. Che cosa avrebbe fatto? L'avrebbe fatta licenziare e sbattere fuori dalla scuola?

 

Deve solo permettersi di fare una cosa del genere quella grandissima... oh, ecco l'ufficio. 

 

Poggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta, dietro la scrivania la professoressa Emma stava scrivendo su un foglio

 

Ha già scritto la relazione?

 

No, era un compito da correggere. Ma non credo sappia cosa sia, lei lavora col fango, no?

 

Regina ridusse gli occhi a fessure e le puntò un dito contro, mentre lei si spostava dalla sua scrivania e chiudeva la porta a chiave per poi rifare il tragitto daccapo per tornare al suo posto.

 

Se pensa che io non sappia cosa sia un compito in classe si sbaglia di grosso, mia cara. E se mi ha presa per stupida le prego di finirla all'istante. La prego? No! Io esigo che lei finisca all'istante. 

 

La bionda la guardo senza alcun sorrisetto sul volto ma con una faccia estremamente seria, tutta via la sua voce era spaventosamente ironica. 

 

A si? E cosa avrebbe intenzione di fare? 

 

Regina si avvicinò alla scrivania su tutte le furie

 

Lei non ha la minima idea di cosa io sia capace di fare.

 

La professoressa Swan sbattè la mano sulla sua scrivania, furiosa, e si alzò trovandosi faccia a faccia con la professoressa Mills. 

 

Beh, allora mi stupisca, professoressa Mills! Cosa farà? Scoppierà le ruote dello "strambo maggiolino parcheggiato lì fuori"? Ah no! Forse mi lancerà dell'argilla bagnata alle spalle! Ma veda di non prendere la porta questa volta e di non farlo davanti alla classe

 

Regina si morse il labbro dal nervosismo, la porta alle sue spalle era chiusa a chiave e la professoressa Swan aveva la chiave in una tasca dei pantaloni e di certo la bruna non se la sarebbe fatta dare cadendo così ai suoi piedi come un essere inferiore. Così poggiò entrambe me mani alla scrivania e quasi ringhiando le rispose a tono come era ormai solita a fare

 

Non osi provocarmi...

 

La bionda davanti a lei la imitò poggiando le mani sulla superficie in mogano 

 

Altrimenti?

 

E poi successe. 

 

Regina mollò uno schiaffo in faccia alla collega in un movimento che non riuscì a controllare. 

Emma aveva gli occhi chiusi e la guancia purpurea. Guardò attentamente la bruna negli occhi e sorrise, e qui Regina non capì il perchè, la vide solo arrivarle addosso. 

Si presero a schiaffi, pugni, unghiate e si urlarono contro delle parolacce. 

Emma spinse Regina contro al muro cercando di bloccarla, ma prontamente lei invertì la situazione bloccandole i polsi. 

La bionda si morse il labbro, rabbiosa, Regina che teneva gli occhi piantati ai suoi. 

 

C'era una tensione pazzesca tra le due, una tensione destinata a scoppiare. 

La professoressa Swan con uno strattone si liberò i polsi, Regina non ebbe neanche il tempo di reagire che già l'altra donna premeva le labbra contro le sue, afferrandole il viso con le mani. 

Si sentì spingere all'indietro e le sue gambe cedettero a quella spinta facendola finire sulla scrivania da dove delle cose caddero a terra, qualche penna e un paio di registri. 

 

Regina strinse le mani alle spalle della bionda lasciandosi andare a quel casto bacio venuto fuori all'improvviso, dove avrebbe portato non lo sapeva. Emma si spingeva contro di lei bloccandola sul mobile, la bruna non faceva nulla per opporsi a quello, anzi, stava al gioco. 

 

Ma poi suonò la campana della ricreazione e le due sussultarono come se qualcosa le avesse punte. 

 

Io...

 

Emma farfugliò e si spostò lasciando la chiave della porta in mano a Regina che, ancora in stato di confusione, si sistemò la maglietta sollevata fin sopra l'ombelico e si allontanò aprendo la porta per poi lasciare l'ufficio della professoressa Swan. 

 

-

 

Regina oltrepassò la soglia di casa sua e andò in cucina, Henry aveva già pranzato, sul tavolo ci era ancora un tovagliolo fatto di briciole di pane. 

Lei non avrebbe pranzato, sentiva lo stomaco chiuso e la gola secca come non mai. 

Si mise seduta su una sedia della cucina tenendo lo sguardo rivolto alla finestra bagnata dalla pioggia che batteva insistente contro i vetri.

Riviveva quella scena continuamente, come se fosse un loop, un flashback o qualcosa di simile. Si sentiva l'odore dell'insegnante addosso, come qualcosa di pesante. 

 

Mamma?

 

Sussultò nel sentirsi chiamare, rompendo quella bolla che si era creata con i suoi pensieri. Henry era vicino al tavolo che la guardava confuso, lei non si era accorta della sua presenza. 

 

Ehi Henry..

 

Stai bene?

 

Il ragazzino la osservava con le sopracciglia aggrottate, preoccupato 

 

Sì, sto bene solo... pensavo.

 

Pensava.

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Capitolo 6
*** |5| ***


-Flashback-

Emma's pov 

 

Corri Emma!

 

ASPETTA, PER L'AMOR DI DIO!

 

Emma aveva dieci anni, ma era una bambina matura per la sua età. 

Stava correndo attraverso il cortile della scuola con un gatto fra le braccia

 

Quelli ti faranno a pezzi!

 

Lo so! Ma non posso permettere che facciano del male a questo gatto! Volevano tagliargli la coda!

 

La ragazzina che correva insieme ad Emma scosse la testa

 

Io non ci tengo a venire pestata, perdonami.

 

E aveva spinto Emma di lato, il gatto sfrecciò fuori dalla recinzione della scuola.

 

Lilith! Cosa significa questo!?

 

Emma si tirò su seduta, le ginocchia sbucciate, fissava la sua amica sconvolta. 

 

Mi dispiace, davvero.

 

E corse via, lontano. Emma si alzò da terra, i pantaloni nuovi che le avevano comprato solo il giorno prima i suoi nuovi genitori adottivi erano sporchi e strappati, la felpa aveva aloni neri ovunque. 

 

Dov'è il gatto?

 

Chiese un ragazzino corpulento che indossava una t-shirt a righe bianche e rosse, dietro di lui c'erano altri ragazzini e un paio di ragazze. 

 

È scappato.

 

Emma rispose a tono, non aveva paura, ma sapeva che la aspettava il peggio e sarebbe finita nei guai. 

 

Ah si? Hai fatto un grosso stupido errore facendotelo scappare, ragazzina...

 

Il ragazzino fece un passo verso di lei che indietreggiò istintivamente, tenendo gli occhi fissi sui suoi. 

 

Grosso e stupido quanto te? Sai che quella maglietta a righe ti ingrassa, vero?

 

Quel pallone gonfiato era molto più forte di Emma, ma lei era molto furba e veloce, così quando il tizio le tirò un pugno lo schivò prontamente.

 

«TI PRENDO A CALCI, BIONDINA!»

 

E lei, non sapendo che altro fare, prese del terriccio da terra e lo lanciò negli occhi del ragazzo che ululò. Emma cominciò a correre, avrebbe passato dei guai molto grossi. E non con quei teppisti della scuola, ma con i suoi genitori adottivi.

 

-Present day-

 

La professoressa di matematica stava attraversando i corridoi indisturbata, con dei compiti in classe già corretti.

I suoi alunni per i corridoi la salutavano con cordiali "Buongiorno", che lei ricambiava con dei sorrisi che venivano fuori quasi meccanicamente. 

Raggiunse la sala insegnanti dove alcuni suoi colleghi prendevano il caffè prima dell'inizio delle lezioni,  Emma andò a posare tutti quei fogli dentro al suo armadietto, quando lo chiuse si accorse di una figura nell'armadietto vicino.

 

«Buongiorno professoressa Swan!»

 

«Professoressa Page.»

 

La Swan non la guardò neanche, si mise la borsa in spalla e uscì dall'aula insegnanti arrivando al corridoio. 

Per poco non sbatté contro la professoressa Mills che, appena aveva intravisto la bionda, aveva abbassato lo sguardo con un'imbarazzo palpabile a distanza di chilometri. 

 

«Buongiorno anche a te.»

 

Farfugliò tra sé la professoressa Swan abbastanza lontana dalla bruna. 

 

«Emma!»

 

Ancora la professoressa Page. Emma continuò ad attraversare il corridoio, arrivò alle scale.

 

«Diamine Emma, perché non mi calcoli?!»

 

La bionda di voltò verso l'insegnante di laboratorio artistico.

 

«Ti ho già salutata, non ti basta? O vuoi offerto anche un caffè? Devo andare in classe che sta per suonare la campana e io devo fare lezione.»

 

«Manca ancora un quarto d'ora.»

 

«Il quarto d'ora di tranquillità che mi serve prima di un'intera giornata di lavoro e che mi stai facendo perdere.» 

 

Poi aveva girato i tacchi e aveva continuato a salire le scale, la professoressa Page rimase ferma in quel punto ancora per un paio di minuti, poi scese e andò nella sua classe.

 

Regina's pov.

 

La professoressa Swan le era passata accanto e lei non era riuscita né a guardarla in faccia né tantomeno a salutarla.

Ma che altro avrebbe dovuto fare? Come si saluta una persona che si odia ma con cui si stava per finire su una cattedra mezza nuda? 

 

«Professoressa?»

 

Laurie Blue teneva la mano alzata da almeno venti minuti perché non trovava il suo lavoro in argilla, in classe si era alzato un fitto chiacchiericcio e Regina non ci aveva fatto caso.

 

«Ora silenzio ragazzi! Blue, controlla nello scaffale infondo all'aula.»

 

L'insegnante indossò il suo camice bianco e immediatamente cominciò a lavorare senza pensare ad altro.

 

Emma's pov.

 

-Flashback pt2-

 

«Emma non  può stare ancora con noi in questa scuola. È il quinto litigio in un mese e oggi ha anche lanciato la terra negli occhi di un compagno. Mi dispiace signori White. Ma dobbiamo espellere la bambina.»

 

Poi c'era stato silenzio, Emma era seduta fuori dall'ufficio della preside con il viso fra le mani. I genitori adottivi lasciarono l'ufficio e guardarono Emma, che sapeva benissimo cosa sarebbe successo ora.

 

La mattina seguente si era già ritrovata all'interno del cancello della vecchia casa famiglia dove era stata portata la prima volta, l'auto dei signori White si allontanava, ed Emma era di nuovo sola. Il primo fiocco di neve della stagione cadde davanti a lei, che fu poi accompagnata all'interno della struttura dove tanti bambini la osservavano curiosi, la maggior parte di loro la conoscevano già.

 

La prima volta in cui mi fece perdere la famiglia.

 

 

Regina's pov

 

-present day-

 

La campanella della ricreazione era suonata, Regina lasciò la sua aula per prendere il suo solito caffè, ma le fu impossibile farlo vista la fila di insegnanti davanti alla macchinetta.

 

«Fila lunga?»

 

«Abbastanza.»

 

Dopo due buoni minuti, Regina realizzò che era  stata la professoressa Page ad averle fatto quella domanda, teneva due bicchieri contenenti caffè in entrambe le mani. Uno lo porse a Regina dicendo

 

«Ho messo due palline di zucchero, spero non siano poche»

 

«Lo prendo senza zucchero. Ma grazie lo stesso, lo offra a qualche altro povero collega che potrebbe perdere il suo caffè giornaliero.»

 

E detto questo si unì alla fila davanti alla macchinetta.

Quando arrivò il suo turno, Regina premette i tasti necessari, prestando però attenzione anche a quello che dicevano il professor Booth e la professoressa Lucas.

 

«Beh, ormai oggi mettiamo i voti del primo trimestre, non può più recuperare quel cinque...»

 

I voti. 

 

Regina aveva completamente dimenticato di dover mettere i voti nei pagellini quel pomeriggio,  e presa di fretta lasciò il bicchiere con il caffè nella macchinetta e andò fuori dalla sala insegnanti per chiamare la scuola del figlio.

 

«Pronto? Salve, sono Regina Mills, la madre di un vostro studente, Henry Mills. Vorrei sapere se è possibile parlare con lui.»

 

«Certo Signora, lo chiamiamo subito.»

 

Emma's pov.

 

La professoressa Swan raggiunse il professor Booth e la professoressa Lucas, che oltre ad essere suoi colleghi erano anche sue grandi amici.

 

«Ehi buongiorno, come sono andate le prime tre ore?»

 

Il professor Booth fece un sorriso

 

«Non male, ho interrogato, programmato un compito... come al solito!»

 

«E tu Ruby?»

 

«Tre ore di spiegazione e... un caffè amaro gratis.»

 

Emma inarcò un sopracciglio prendendo il caffè che l'amica le stava porgendo

 

«Amaro? Chi è che ha voluto farti quest'offerta terribile?»

 

«Oh nessuno. La Mills l'ha dimenticato nella macchinetta. È scappata e non l'ho più... oh eccola lì fuori.»

 

Ruby indicò una delle porte d'emergenza dalla quale si intravedeva, oltre ai vetri, la figura di Regina avvolta in un cappotto nero.

 

«Ci penso io a portarglielo. A dopo miei cari.»

 

Emma fece un piccolo sorriso e attraversò il pezzo di corridoio che la separava dalla porta di emergenza. Regina era girata di spalle e parlava al cellulare.

 

«Ve bene tesoro... mi raccomando, appena torni a casa  pranza e fa i compiti. A più tardi... ti voglio bene.»

 

Ha un figlio?

 

Si domandò l'insegnante di matematica chiudendo la porta alle sue spalle. La bruna si voltò verso di lei posando il cellulare nella tasca del cappotto. 

 

«Buongiorno.»

 

Disse.

Emma fece un passo verso di lei porgendole il caffè.

 

«Te lo sei scordato nella macchinetta.»

 

«Oh... beh, grazie.»

 

Regina prese il caffè cercando di non guardarla negli occhi. La bionda la guardò attentamente per un paio di secondi.

Tra le due era piombato un silenzio spaventosamente imbarazzante, Regina teneva lo sguardo fermo sul suo caffè ormai tiepido e Emma guardava il paesaggio dietro di lei. Ad un certo punto la voce della bruna catturò l'attenzione dell'altra.

 

«Ehi, quello dev'essere uno dei primi fiocchi di neve invernali...»

 

Emma notò un leggero fiocco di neve volare fra le due, seguito a ruota da un altro e da un altro ancora.

 

«Già... forse dovremmo entrare...»

 

«Sì... È suonata la campana.»

 

«A dopo allora.»

 

«A dopo.»

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