La mia vita oltre il sogno

di Ma_ma san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 ***
Capitolo 18: *** Cap.18 ***
Capitolo 19: *** Cap. 19 ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 ***
Capitolo 21: *** Cap. 21 ***
Capitolo 22: *** cap. 22 ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 ***
Capitolo 24: *** Cap. 24 ***
Capitolo 25: *** Cap. 25 ***
Capitolo 26: *** Cap. 26 ***
Capitolo 27: *** Cap. 27 ***
Capitolo 28: *** Cap. 28 ***
Capitolo 29: *** Cap. 29 ***
Capitolo 30: *** Cap. 30 ***
Capitolo 31: *** Cap. 31 ***
Capitolo 32: *** Cap. 32 ***
Capitolo 33: *** Cap. 33 ***
Capitolo 34: *** Cap. 34 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


                                                                      Cap. 1
Guardatemi, sono Masumi Ayami, presidente della Daito Art Production, uomo senza scrupoli e affarista nato. Già, proprio uguale a mio padre. Sono stato tra i primi ad arrivare nel grande salone delle feste, addobbato e tirato a lucido per questa serata speciale, che tutti attendevano. Che io attendevo. Tra poco saprò se la vincitrice della sfida per la Dea Scarlatta, sarà la mia ragazzina oppure no. Io sono sicuro che sarà scelta lei, perché alla prova fatta per gli addetti ai lavori, la sua interpretazione mi ha catturato l’anima e mi ha fatto innamorare ancora di più di lei.                                                                                                                                                                         Una voce mi chiamò e riemersi dall’oblio, mentre Shiori si strinse al mio braccio e mi chiese di andarle a prendere da bere. Sono venuto a vedere il mio grande amore con lei, la donna che mio padre vuole che sposi, per puro interesse economico, ma io non la amo. Shiori è una bella donna ed è gentile, ma non potrà mai avere il mio cuore, perché già appartiene alla mia ragazzina, la mia Maya.                                                                                                               Poi un brusio attirò la mia attenzione. E la vidi. Maya entrò nella grande sala e tutti le si fecero intorno per complimentarsi e porgerle gli auguri ed io che avrei voluto correrle incontro per abbracciarla e baciarla, dovetti resistere alla tentazione. Credo che Shiori si sia accorta del mio sguardo fisso su di lei.
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Sono qui davanti, ma non ho il coraggio di entrare. Ho il cuore a mille, la respirazione accelerata e la gola secca! Credo che tra poco mi verrà un infarto!                                            “Maya respira, lenta e regolare. Cerca di calmarti, non ti mangiano mica….per quello c’è il buffet”!                                                                                                                                      Guardai scioccata Rei per la sua battuta, poi fece la linguaccia e mi tornò il sorriso. Ora ero più tranquilla e, avvicinandomi al portone d’ingresso, un uomo vestito come un pinguino, aprì l’uscio con un inchino e divenni rossa per la vergogna. Era la terza volta che entravo in quel salone. La prima fu quando vinsi il premio come migliore attrice non protagonista per Ellen Keller, e la seconda per il premio come migliore attrice protagonista per Lande Dimenticate. Che emozione ricordare, e quanto tempo era passato. Una folla di persone, che non conoscevo, si era avvicinata, mi faceva i complimenti e mi augurava la vittoria. Spostando lo sguardo vidi proprio lui, Masumi Ayami. Perché dev’essere sempre così bello e perfetto? Mi attirava a sé come una calamita, ma dovevo resistere, perché non potrebbe mai esserci niente tra di noi: io non sono nessuno e lui è così importante e al suo fianco c’è una donna bella ed elegante come Shiori Takamya. “Cuore mio, rallenta la tua corsa, non potrai mai raggiungere il suo”.
“TOC…TOC, c’è nessuno? Pianeta terra chiama Maya. Ehi, ti ricordi di noi?” Mi scrollai dal torpore di quel lunghissimo istante, quando vidi intorno a me i sorrisi di alcuni attori con cui lavorai in passato in alcuni spettacoli, e di cui serbavo un bellissimo ricordo. “Scusatemi tutti, sono proprio maleducata, ma sono agitata e non capisco più nulla!!”. “Stai tranquilla, ti capiamo benissimo; dopotutto non capita tutti i giorni la possibilità di essere scelti come candidati per lo spettacolo del secolo” e le risate mi circondarono, come un abbraccio affettuoso.                                                                                                                                      Era arrivato il momento, finalmente. Tutti gli sguardi seguirono una figura maestosa e fiera, che attraversò il salone e salì sul palco, dove la luce di un riflettore la illuminò. La signora Tsukikaje osservò tutti in silenzio, soffermandosi su Ayumi e su di me, finché il fruscio del microfono preparò tutti gli ospiti in attesa, al fatidico annuncio.
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Guarda come sta tremando. Vorrei poter essere invisibile per starle accanto senza che se ne accorga. Mi detesta a tal punto che forse, questa volta, non si limiterebbe solamente a mordermi una mano! Sorrisi all’idea di una sua improbabile violenza. Maya era sicuramente la persona più buona, gentile e generosa che io avessi mai conosciuto. Alcune volte mi ricordava mia madre. La vidi tormentarsi le mani, era preoccupata ed ero sicuro che avrebbe voluto che tutta quest’ansia passasse velocemente. Il mio cuore sussultò ogni volta che vidi il suo viso, che mi specchiai nei suoi bellissimi occhi e dimenticai di essere un uomo spregevole e tornai ad essere una persona con un po’ di umanità, da donare a qualcuno di speciale, qualcuno come la mia ragazzina.                                                                                                                                    Le luci del salone non mi aiutarono subito a notare quanto fosse magnifica stasera. Vidi che apprezzò il mio dono e feci bene a sceglierlo, va bene con l’aiuto di Mizuky, la mia segretaria. Il vestito le stava d’incanto, sembrava stato fatto apposta per lei. Era bellissima, sembrava proprio la Dea Scarlatta, la mia Dea. “Sono un codardo, mi nascondo dietro al misterioso donatore, perché ho paura che mi rifiuterebbe se sapesse chi sia in realtà oppure che potrebbe accettarmi. Ma sto solo sognando; non posso dimenticare tutte le volte che l’ho trattata male e certamente lei non l’ha fatto”. Amore infelice. Preferirei morire piuttosto che essere odiato da lei.    “Maya”… quel nome sfuggito dalle mie labbra, per fortuna Shiori non lo sentì.                                                                                                                                                        La signora Tsukikaje stava salendo sul palco. “Finalmente ci siamo”. Senza volerlo le mie mani si contrassero e si chiusero in un pugno. Non riuscii a rilassarmi. Voltai il mio sguardo verso di lei e mi sembrò, per un  istante, che mi sorridesse, ma dovevano essere solo le luci a fare strani scherzi.
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Ecco, ora mi sveglierò e scoprirò che è stato tutto un sogno. Finalmente tutti i miei sforzi, le mie lacrime, i miei dubbi, sono spariti in un attimo sentendo pronunciare il mio nome quale nuova interprete della Dea Scarlatta! Sto volando su di una soffice nuvola e mi sembra di guardare tutti dall’alto, quando sentii un forte dolore alla spalla destra e riemersi dall’estasi di quel momento accorgendomi che Rei, la mia più cara amica, quasi un a sorella maggiore per me, mi aveva appena dato una pacca sulla spalla! Tipico di Rei, un vero maschiaccio, ma con un cuore grande e caldo come il sole.                                                                                          Ora che ero “sveglia”, la vidi fissarmi con i suoi dolcissimi occhi. “Ehi Maya ce l’hai fatta! Non startene li imbambolata, guarda che ti aspettano sul palco”. “Vai, presto!” le fece eco Sakurakoji. Un po’ incerta nei miei passi, mi avvicinai alla scaletta che portava sul palco camminando a testa bassa, vergognandomi come quando combinavo guai da bambina. Finalmente ero arrivata vicino alla sensei, che mi sorrideva come mai l’avevo vista in tutti questi anni, perché sapeva che anche il sogno suo e di Ichiren sarebbe vissuto ancora per mano mia! Non sapevo cosa dirle e, come una sciocca iniziai a piangere, perché era fortissima l’emozione che provavo e tutta la stanchezza accumulata in questi mesi si fece sentire, ma non m’importava! Ce l’avevo fatta. “Hai visto mamma, ho raggiunto il mio obiettivo, spero di averti resa fiera di me e che mi stia guardando da lassù…”.                                                                      Le luci dei flash dei fotografi mi abbagliavano e tutti si aspettavano che dicessi qualcosa, mentre la signora Tsukikaje mi fece cenno di avvicinarmi al microfono. E proprio in quel momento lo rividi. I suoi occhi mi fissavano. Avevo evitato di guardarlo da quando ero entrata nel salone, cercando con ogni scusa possibile di staccare il mio sguardo da lui, perché mi faceva troppo male vedere lei avvinghiata al suo braccio, anche se stranamente non ne sembrava troppo contento. Ma dovevo smetterla di fissarlo o ci sarei cascata di nuovo! Dal pubblico una voce mi ridestò gridandomi: “Forza Maya, ti vogliamo bene”.. ma emozionata com’ero non riuscii a capire da dove provenisse. Non sapevo cosa dire, avevo le guance ancora più rosse, ma presi un grande respiro e ascoltai la mia voce rimbombare nella sala, mentre Ayumi, la mia eterna rivale, mi stringeva la mano per darmi coraggio. “Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuta ed incoraggiata anche in periodi bui, in cui credevo di non farcela e l’ unica soluzione mi sembrava quella di mollare tutto, ma per mia fortuna le persone che mi vogliono bene, e che considero la mia famiglia, non hanno mai permesso che mi arrendessi. Sono arrivata alle porte di questo importante traguardo grazie a loro e mi impegnerò al massimo per non deludere nessuno”.                                                            Tutti i presenti iniziarono ad applaudire e dovetti fermarmi un attimo prima di riprendere il mio discorso. “In genere non sono una chiacchierona, quindi dopo i dovuti ringraziamenti, vorrei rendervi partecipi della mia decisione riguardo l’ assegnazione dei diritti della nuova rappresentazione della Dea Scarlatta”. Un silenzio irreale aveva riempito la sala. “Ho deciso di concedere all’Associazione Nazionale di Teatro i diritti dell’opera e di affidare la regia al signor Kuronuma, il quale sceglierà il resto del cast, la location e i costumi. Grazie a tutti”.             Una grande ovazione arrivò dai presenti che, gridando a gran voce il mio nome, si rallegrarono per la scelta appena fatta….tutti o quasi tutti almeno. Mentre scendevo dal palco, notai i volti irritati del signor Onodera e del signor Eysuke Ayami. Non si aspettavano un simile finale o forse si, ma non mi interessava, perché ero troppo felice e di certo non avrei permesso a gente come quella di rovinarmi la serata!
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Passeggiando per il grande salone, passai davanti ad una vetrata e la mia immagine ancora mi stupiva. Ricordo questa mattina quando tutto è iniziato, da una sveglia che suonò troppo presto.                                                                                                                                          “Maya svegliati, dai che la colazione è pronta!”. Come sempre Rei non ammette ritardi, soprattutto oggi che è il giorno in cui si deciderà il mio futuro. Finalmente saprò se la nuova Dea Scarlatta sarò io oppure Ayumi. Mi scossi da questo pensiero e andai in bagno a lavarmi il viso, quando suonarono alla porta. Era il signor Hijiri, che mi faceva gli auguri per stasera e mi consegnava un grande mazzo di rose scarlatte ed un pacco con un  fiocco dello stesso colore. “Grazie signor Hijiri e ringrazi anche il mio misterioso donatore per tutti i suoi doni e le attenzioni che mi riserva”. Prima di andarsene mi consegnò anche una piccola busta. Corsi immediatamente in camera mia a leggerla, ero emozionata…”Signor Ayami, Masumi, amore mio vorrei poter stare con te, abbracciarti, accoccolarmi protetta dalle tue forti braccia, ma so che presto sarai di un‘ altra e potrò vivere solo di questi bellissimi ricordi, perché solo questo mi rimarrà di te”. E una lacrima scese, bagnando il foglio bianco.                                          La lettera conteneva poche righe, ma piene di affetto: “Gentile signorina Kitajima, le volevo fare un grande in bocca al lupo per la serata di oggi. Io sono sicuro che la vittoria sarà sua, perché seguendola da lungo tempo ho potuto apprezzare la sua professionalità e l’impegno che ha sempre messo in questo lavoro. Attendo con ansia di vederla alla prima in teatro. Con affetto il suo ammiratore”. Strinsi al cuore il biglietto, ma era qualcun altro che avrei voluto stringere a me. A volte mi sembrava strano guardare in faccia il signor Ayami, sapendo che è lui in realtà il mio ammiratore delle rose scarlatte e senza poter dire o fare niente. Certo, ogni tanto mi piacerebbe gridarglielo in faccia, giusto per vedere l’effetto che fa, ma poi penso che, se ancora non si è deciso a fare questo passo, avrà i suoi buoni motivi. Certamente io non l’ho aiutato molto a farsi avanti, visti i continui litigi e battibecchi che ci scambiamo da molto tempo. Quando scoprii la sua identità, dopo la mia interpretazione in “Lande dimenticate”, il nostro rapporto era arrivato ad un punto in cui provavo odio verso di lui. Con la morte di mia madre e il fatto di venire a conoscenza che l’aveva nascosta in una clinica senza dirmi nulla, mi fece detestare quell’uomo. Ma mi sbagliavo, perché compresi purtroppo solo in seguito, che l’aveva fatta curare, per quanto fosse stato possibile, e lo aveva fatto per me. Ora i miei sentimenti sono cambiati, ma lui ancora pensa che lo odi e, immagino, che abbia paura di farsi avanti e affrontare così un mio probabile, per lui, rifiuto della notizia della sua doppia identità. Spero che capisca al più presto che le cose sono cambiate e che sono innamorata di lui, purtroppo senza speranza.                                                                                                                       Ora però, non potevo rattristarmi; un nuovo giorno era cominciato e chissà che non portasse delle bellissime sorprese. Mi ricordai che c’era anche un pacco da aprire e, tornando in cucina, vidi Rei che gli girava intorno osservandolo come se contenesse una bomba! Quando mi vide mi urlò: “Sbrigati ad aprirlo, che muoio dalla curiosità”, poi addolcendo lo sguardo continuò: “Ti preeeeeegooo”, con occhi da gattino in difeso. Il che mi fece ridere di gusto e anche Rei rise con me.                                                                                                                                        Aprii il pacco e per poco non svenni. All’interno faceva bella mostra di sé un abito dello stesso colore delle mie rose. Lo tirai fuori ed era favoloso: il corpetto era stretto, senza maniche e aveva lo scollo a cuore; in vita aveva una fascia alta di una tonalità appena più chiara dell’abito e un fiocco dietro la schiena; la gonna era lunga e morbida e arrivava alle caviglie. Era tutto di raso ed era morbidissimo. Avevo paura che indosso a me non avrebbe fatto un bell’effetto! Rei mi porse una scatola più piccola, che era insieme e dentro trovai le scarpe. Erano un bellissimo paio di sandali, con un po’ di tacco e dei nastri per legarli intorno alla caviglia. Rimasi senza parole e mi diedi un pizzicotto, perché ero sicura di sognare ancora. Ma no, invece era tutto vero. Rei mi obbligò a provare tutto e restò di sasso quando mi vide e ora che mi guardavo allo specchio, non riconoscevo più la ragazzina riflessa, anzi la donna riflessa…ormai non ero più una ragazzina! Stranamente mi ritrovai a pensare “sono bella”, e detto da me suonava alquanto strano…..                                                                                                Col passare delle ore mi agitai sempre di più, perchè ricordavo cosa sarebbe successo quella sera ed ebbi paura. La mia amica mi rese bellissima truccandomi ed acconciando i capelli in  un chignon alto e alcuni boccoli morbidi che scendevano sulle tempie. Mi fece un fischio, come un maschiaccio e poi sorrise. “Maya sei un incanto” mi disse. In quel momento suonarono alla porta. Il signor Hijiri era venuto a prenderci per accompagnarci al salone delle feste, da parte del mio ammiratore, sempre premuroso. Stasera lui ci sarà, magari con lei, anzi certamente la futura signora Ayami sarà presente al suo fianco.                                                                    Una stretta al cuore mi ricordò il mio amore impossibile per Masumi e un velo di tristezza si impadronì della mia anima, ma non potevo farci niente.
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Ero ancora concentrata sulla mia immagine riflessa, che non mi accorsi di una presenza dietro di me e una voce che diceva: “Ragazzina stai sognando? Magari proprio me?” e sorrise sapendo di farmi innervosire. Riconobbi quella voce e un tuffo al cuore mi fece saltare un battito o due. Gli risposi a tono: “Nemmeno fra un milione di anni, e poi non ha una fidanzata a cui pensare?” e a quelle parole mi si chiuse la gola. Mi sembrava di non riuscire più a respirare. Prima che potesse parlare di nuovo, il signor Kuronuma si avvicinò per farmi ballare e, silenziosamente, lo ringraziai di avermi evitato l’ennesima figuraccia col signor Ayami. Lui ci guardò volteggiare e notai una tristezza nel suo sguardo che mi angosciava. “Chissà perché ha quella espressione”.                                                                                                                                 Il signor Kuronuma è un bravo ballerino, ma non è più giovane, come dice lui e cedette il passo a Yuu che mi fece mille complimenti. Ero imbarazzata perché sapevo cosa aveva provato per me, ma ci eravamo chiariti ed ora ero certa che fosse felice con Mai e lui stesso me lo confermò dicendomi che sarebbero andati a vivere insieme. “Yuu, ma è meraviglioso, sono felice per te e per Mai, che è una bravissima ragazza. Vi auguro tutta la felicità di questo mondo”. “Grazie Maya, auguro anche a te lo stesso”.                                                                                         Mentre rallentavamo abbassai gli occhi e mi chiese perché fossi così triste in un giorno di festa. “Yuu il mio è un amore impossibile e mi devo rassegnare”. Gli chiesi scusa e scappai da Rei per chiederle di portarmi a casa dicendo che ero stanca, ma non era vero; solo che non ce la facevo a vederlo insieme a lei. Rei era molto intuitiva e capì che la mia era solo una scusa, ma da amica speciale quale era, non mi fece domande e andammo via in taxi. Arrivate a casa mi preparò un po’ di tè e mi guardò fissa, mentre forse per la centesima volta, facevo girare il cucchiaino nella tazza.                                                                                                                    “Maya non puoi andare avanti così, parlami, se mi dici cos’hai forse posso aiutarti”. “Sei molto dolce, amica mia, ma non è niente; sono solo stanca per questa intensa giornata e anche preoccupata per le prove. Kuronuma è una bravissima persona, ma ogni tanto diventa uno schiavista”. Io e Rei ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere. “Se lui ti sentisse, guai a te mia cara”.                                                                                                                                    L’indomani Kuronuma non si smentì e mi telefonò di buon’ora per avvisarmi che ci saremmo incontrati al teatro Eden per presentare il cast ed iniziare le prove. Ma non poteva aspettare un paio di giorni almeno? Non sarebbe il Kuronuma che conosco, altrimenti!
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Con la scusa di andare a parlare d’affari con un produttore, lasciai Shiori al suo drink e mi guardai intorno in cerca di Maya, ma non la trovai. Kuronuma mi disse che era stanca ed era tornata a casa e chiamai Hijiri per avere altre informazioni, ma non sapeva più di questo, solamente che aveva preso un taxi e mi chiese se doveva indagare di più. Io riflettei per un istante, ma dev’essere passato qualche minuto, perché Hijiri, dall’altro capo della cornetta, mi chiese se fossi ancora al telefono. Mi scusai con lui: “Grazie, ma non serve che indaghi oltre, solo che tu la protegga come farei io”. “Certamente signor Ayami, buona sera”.                Rimisi il telefono in tasca. Ora avevo voglia di andarmene anch’io, perché senza di lei qui vicino, mi sentivo davvero solo. “Ragazzina, dove sei?”. Mi avvicinai a Shiori e, con la scusa di un forte mal di testa, le chiesi di andarcene e acconsentì, anche se controvoglia.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Cap. 2 Come sempre arriverei in ritardo se non ci fosse Rei con il suo modo di svegliarmi da militare in caserma! Però mi ritengo una persona molto fortunata ad avere un’ amica come lei. Alcune volte mi domando come faccia a sopportarmi! Per arrivare al teatro Eden presi l’autobus numero 4 che ferma proprio di fronte. Appena scesa i miei occhi rimasero abbagliati. Davanti a me si stagliava un palazzo grande e maestoso, con linee morbide e vetrate sui piani alti. “Beh non me ne intendo molto di architettura e di stili, comunque posso dire che è bellissimo e non vedo l’ora di cominciare”, pensai a voce alta. L’atrio era grande ed illuminato da splendidi lampadari, che pendevano dal soffitto come gocce di rugiada da una foglia. Profumava di nuovo, perché era stato rimodernato da poco e la tinta giallo pallido alle pareti faceva risaltare le poltrone bordeaux. Erano le 9:00 e l’unica cosa che ancora non sapevo era dove dovevo andare, quando un lieve tocco sulla spalla mi fece sussultare. “Sakurakoji”. “Scusa Maya, non volevo spaventarti. Scommetto che ti sei persa” e mi sorrise. “Io veramente no, o forse si” e sorrisi anch’io. Mi fece segno di seguirlo. Chissà cosa ci aspetterà oggi. Kuronuma è sempre enigmatico e pieno di sorprese. Arrivati ad una porta rossa Yuu la spinse con forza ed entrammo. “Wow”, fu l’unica cosa che riuscii a dire, guardando per la prima volta la nuova sala. Non ero mai stata in quel teatro, ma ero felice di potervi esprimere il mio amore per la recitazione. Mi ricordava uno di quei teatri europei dell’opera, in cui i decori e gli affreschi abbelliscono qualcosa che già di per sé era uno splendore. Ero ancora imbambolata, ma mi accorsi che Sakurakoji mi stava spingendo verso il palco, indicando una persona seduta in prima fila: Kuronuma. Quando si accorse di noi fece un cenno e si accesero tutte le luci e, lo spettacolo che fino a quel momento mi sembrava solo una vaga visione, adesso era perfettamente chiaro. “Che meraviglia! Noi reciteremo la Dea Scarlatta proprio su questo palco. Non ci posso ancora credere”. “Avanti, non perdiamo tempo, mettetevi in fila, fate un passo avanti e presentatevi agli altri”, disse il regista. “Alcuni di voi si conoscono, ma per quelli nuovi è l’occasione per le presentazioni ufficiali. Ora vi consegnerò il copione e dovrete memorizzare le batture velocemente, perché voglio cercare di andare in scena al più presto”. Era stato chiaro il nostro regista e, sia io che Yuu, ci guardammo preoccupati, ma anche pieni di energie e di voglia di iniziare questo grandissimo progetto. Si era creata subito una bella sintonia fra il cast e Kuronuma. Non urlava tanto spesso, segno che il lavoro che stavamo facendo era come lui lo voleva. Provavamo a lungo e durante la pausa andavo in camerino a stendermi sul divano e trovavo sempre le mie bellissime rose accompagnate da un bigliettino pieno di parole dolci ed affettuose. “Perché non ti riveli, mio ammiratore? Perché mi neghi il tuo amore? Perché mi fai soffrire così?”. Capitava spesso di ritrovarmi a piangere pensando a lui e in cuor mio chiamavo il suo nome. “Chissà se mi sta pensando in questo momento come io penso a lui”. Bussarono alla porta. “Maya sbrigati, Kuronuma vuole che riprendiamo”. “Arrivo subito”. Cercai di asciugarmi gli occhi e poi tornai alle prove ancora più carica di prima, perchè avevo fatto una promessa ad una persona speciale, a Masumi, che aspettava di vedermi in una perfetta Akoya e, di certo, non lo avrei deluso. ---------------------- Erano passate due settimane di prove intense e stancanti, quando una mattina Kuronuma riunì tutto il cast per comunicarci qualcosa di importante. “Ascoltatemi bene, ho deciso che per le prossime due settimane, andremo a provare ad Hokkaido. Lo faccio perché voglio che vi allontaniate dal caos della città, e soprattutto, dai fotografi che non lasciano mai in pace la nostra Dea” e guardandomi sorrise lievemente. “Non fate quella faccia e ricordate che questa non è una vacanza; voglio impegno al 100% da parte di tutti. E ora al lavoro”, e tutti insieme ci rimettemmo all’opera. Quando tornai a casa la sera, raccontai tutto a Rei, che si offrì gentilmente di aiutarmi a fare le valigie. Andai in camera mia e, non so perché, ma mi ritrovai a scrivere una lettera al mio ammiratore, per raccontargli i nuovi avvenimenti. “Caro ammiratore, scusa se ti disturbo con questa mia lettera, ma è dalla sera dell’annuncio quale nuova Dea Scarlatta, che non ti ho fatto avere più mie notizie. Perdona la mia maleducazione. Volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e che stai ancora facendo e, colgo l’occasione, per tenerti informato sull’andamento delle prove. Il signor Kuronuma credo sia contento del lavoro che stiamo facendo o almeno è quello che penso, visto che non urla più tanto spesso… Poi c’è una novità: fra tre giorni partirò insieme agli altri, per Hokkaido, dove il nostro regista vuole farci esercitare in tranquillità lontano dal caos cittadino. Quindi, vista la lontananza, credo che non potrò ricevere le tue rose e i tuoi bellissimi biglietti di incoraggiamento. Al mio ritorno ti racconterò tutto. Abbi sempre cura di te, con affetto Maya Kitajima”. Nella busta, insieme alla lettera, misi una mia foto scattatami da Rei la sera della cerimonia, a mia insaputa! Non ero venuta troppo male, più o meno… Presi il telefono e composi un numero speciale: “Signor Hijiri, buona sera, sono Maya. Mi spiace disturbarla a quest’ora, ma avrei una lettera da consegnare al mio ammiratore. Quando può venirla a prendere? Domattina è perfetto, la ringrazio. Buona serata e mi scusi ancora”. L’indomani a colazione il campanello della porta suonò. Andai ad aprire e il signor Hijiri, sempre puntuale, mi salutò sull’uscio. “Buon giorno signorina Maya, posso entrare?”. “Prego si accomodi. Prende qualcosa con me?”. Rei era uscita prima quella mattina; doveva fare le pulizie nel bar prima dell’apertura, perché ieri sera era tornata a casa stanchissima. “La ringrazio, sarà per un’altra volta”. “Ecco questa è la lettera. Può dire all’ammiratore che mi piacerebbe avere una sua risposta, se è possibile, cioè se ha tempo” e divenni rossa come un peperone! Che vergogna, chissà cosa penserà di me adesso il signor Hijiri, e cosa riferirà a lui! Ma l’uomo fu discreto e non lasciò trasparire niente. “Le farò avere al più presto una risposta, signorina Maya. Arrivederci” e se ne andò. “Cavolo che tardi! Devo correre o chi lo sentirà questa volta Kuronuma. Si salvi chi può!”. ---------------------- La telefonata arrivò in uno di quei momenti in cui ero nel mio ufficio, sommerso dalle scartoffie. Non ero in vena di lavorare, avevo la testa immersa in altri pensieri: pensavo alla mia ragazzina e sentivo sempre di più la sua mancanza; poi pensavo a Shiori, alle catene che mi legavano a lei a causa di mio padre. “Cosa starai facendo Maya”. E’ così tanta la voglia che ho di vederla che correrei da lei e poi, beh poi mi farei insultare, dopo averla fatta arrabbiare o peggio piangere. Mi scrollai di dosso quell’orribile pensiero, quando il mio telefono personale squillò: “Hijiri”. “Buon giorno, hai novità per me?”. “Buon giorno signor Ayami, avrei una lettera da parte di Maya, da consegnarle. Quando vuole che gliela porti?”. “Vediamoci qui nel mio ufficio alle 22:00. Saranno andati via tutti per allora. A dopo”. “A più tardi signore”. Ora ero agitato, chissà che cosa aveva scritto la mia dolce Maya. “E se mi chiedesse di incontrarla? E se mi dicesse che non ha più bisogno di me, del mio aiuto? No, non posso nemmeno pensarci, morirei”. E a quelle parole capii fino a che punto arrivava il mio amore per lei. Ecco, l’avevo detto: io ti amo ragazzina. “Ti amo Maya”; perché non riesco a dirglielo? Perché un essere così forte e delicato al tempo stesso, mi ha sconvolto la vita in questo modo ormai irreversibile? Credo che se lei non mi volesse, io continuerei lo stesso ad amarla per sempre. Un leggero tocco alla porta mi fece destare dal mio lavoro. “Avanti Hijiri”. Il mio fidato collaboratore si avvicinò alla scrivania e vi pose una busta rosa. Lo guardai in viso e gli domandai se avesse altro da dirmi. “Signore, sono passato questa mattina a casa della signorina Maya, per prendere la lettera come d’accordo. E’ stata come sempre cortese, ma mi è sembrata strana. Mi ha chiesto di domandare all’ammiratore se potesse inviarle una lettera in risposta alla sua ed è diventata rossa. Sembrava in difficoltà e ho fatto finta di nulla, ovviamente”. “Grazie dei tuoi servigi Hijiri, ora puoi andare, non ho altri ordini per te stasera”. E come era arrivato, sparì silenziosamente. Stavo in piedi davanti alle vetrate, osservando il panorama notturno della città, con le sue luci per le strade, e piccole stelle in cielo. Poi mi voltai e vidi la lettera, ancora chiusa, sulla mia scrivania. Avevo quasi paura ad aprirla. “Basta, devo sapere cosa c’è scritto”. Mi sistemai su una delle comode poltrone di pelle blu e iniziai ad aprirla lentamente. Scorsi qualcosa all’interno, oltre alla lettera. Rimasi molto sorpreso: c’era una sua foto. “Tra le mie mani c’è una bellissima foto della mia Dea, con indosso l’abito che le ho regalato ed è meravigliosa”. Restai imbambolato a fissarla a lungo, finchè non venni risvegliato dal suono dell’orologio a muro che segnava le 23:00. “Lei sarà nel suo letto, in un mondo di sogni in cui io non posso entrare”. Estrassi la lettera e cominciai a leggerla con attenzione. “Cosa? Due settimane ad Hokkaido? Come farò a sopravvivere tutti quei giorni lontano da lei?”. Ero proprio disperato al pensiero di non poterla vedere spesso com’era successo ultimamente. Lei non se n’era mai accorta, perché stavo molto attento a non farmi notare, ma mi nascondevo in un angolo buio del teatro ed osservavo le prove. La sua recitazione migliorava di giorno in giorno e, nel mio cuore, l’amore per lei ardeva sempre più forte. “Non ce la faccio, non posso resistere al richiamo della sua anima. Devo assolutamente chiarirmi al più presto e sapere cosa pensa veramente di me e, se davvero mi odiasse, la lascerei andare e sposerei Shiori solo per punire la mia stupidità, per tutte le volte che l’ho trattata male, rovinandomi così ogni possibilità di avere una vita felice. Ed è tutta colpa mia, soltanto colpa mia”. Le gambe tremarono e caddi in ginocchio, mentre una lacrima iniziò a solcare il mio viso. Dovevo pensare a qualcosa. Ripresi il telefono e chiamai Hijiri. “Ci sono problemi signore?”. “Forse. Vediamoci domattina alle 8:00 al solito bar. Grazie e buona notte”. “Ci sarò signore, buona notte”. Come sempre era arrivato prima di me e aspettava in un angolo del locale, lontano da occhi indiscreti. Hijiri, grazie di essere venuto. Arrivo subito al punto. Maya partirà dopodomani con gli altri del cast per Hokkaido, e starà lontana per due settimane. Io vorrei andare con lei per controllarla e starle vicino, ma non voglio che mio padre o i Takamya possano farsi strane domande”. “Ha ragione signor Ayami, non è saggio in questo momento. Cosa vuole che faccia?”. “Devi seguirla tu per me, con discrezione, per proteggerla e tenermi informato su tutto quello che le accade. Non riesco a stare tranquillo sapendola lontana da me e soprattutto in un posto nuovo”. Gli porsi sul tavolo una busta bianca. “Questi sono per il viaggio e altre spese che riterrai necessarie. Se ti servisse altro, ti prego di farmelo sapere”. Hijiri si stava alzando, quando la mia mano afferrò il suo braccio. Eravamo entrambi sorpresi dal mio gesto. Mi fissò dritto negli occhi, mentre gli dissi: “Abbi cura di lei, per me”. Annuì con un cenno del capo e si allontanò. Uscii dal locale e mi misi in macchina, ma per andare dove? Non potevo tornare a casa da mio padre, perché non volevo rispondere al suo incessante interrogatorio su Maya e la Dea Scarlatta. Avevo fatto pochi km, quando accostai. Non riuscivo a respirare e scesi dall’auto. Poi mi ripresi e tornai alla mia solita routine.

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Cap. 3 Quel lunedì mattina era una bellissima giornata di sole e, mentre Rei mi accompagnava alla stazione, mi faceva mille raccomandazioni. “Si, mamma, non accetterò passaggi dagli sconosciuti e andrò a letto presto! Contenta?” e risi come una matta, osservando le boccacce che mi faceva. Arrivata al binario vidi che Kuronuma mi fece segno dell’ora. “Lo sapevo Rei, mai una volta che riesca ad arrivare in anticipo! Ma perché sono un a ritardataria cronica?”. “Dai, adesso non esagerare. Vai, divertiti e lavora sodo. Non vedo l’ora di riaverti a casa con me, perché già sento la tua mancanza”. “Guarda che due settimane passano in fretta. A presto e salutami tutti”. Presi posto nella carrozza assegnatami e, mentre sistemavo la mia valigia sopra al sedile, guardando fuori dal finestrino, per un attimo mi sembrò di vederlo, Masumi Hayami. No, mi sono di certo sbagliata; che cosa ci sarebbe venuto a fare alla stazione? Yuu era seduto davanti a me. “Ecco, partiamo finalmente. Sono proprio emozionata. Non sono mai stata da quelle parti. Sono felice, non vedo l’ora di arrivare”. “Maya, siamo appena partiti. Ci vorranno tre ore circa, abbi pazienza e goditi il paesaggio” e mi sorrise. Stava armeggiando col telefonino e pensai che stesse mandando un messaggio a Mai. Mi rattristai pensando quanto fosse fortunato Sakurakoji, perché il suo non era un amore impossibile come il mio. Volsi lo sguardo fuori dal finestrino, mentre sul vetro vidi l’immagine di Masumi, così lontana e una lacrima rigò, silenziosa, la mia guancia. Una figura alta e misteriosa se ne stava nascosta dietro ad un pilastro, osservando il treno che aveva appena lasciato la stazione di Tokyo per una destinazione sconosciuta. “Maya, ti prego, aspettami. Ti amo”. Il cinico Masumi Hayami si allontanò, confondendosi con il via vai dei pendolari del lunedì mattina. ---------------------- Durante tutto il viaggio, non avevamo fatto altro che cantare, ridere e raccontarci storie e ora che eravamo arrivati alla stazione di Hokkaido, finalmente potevo sgranchirmi le gambe e stiracchiarmi un po’ la schiena. Non certo cose consone ad una signorina per bene e men che meno ad una futura Dea. Ridevo tra me e me, mentre Yuu mi osserava perplesso, ma ormai conoscendomi non si stupiva più di nulla. “Senti che aria fresca e profumata. Non pensi che queste piccole cose rendano sereni?”. “Oggi sei in vena di pensieri profondi maya; non che di solito tu non ne abbia”, si affrettò ad aggiungere e ridemmo insieme, quando un colpo di tosse alle nostre spalle ci bloccò all’istante. “Ora vorrei ribadire il concetto che non siamo qui in vacanza, e anche se ogni tanto avrete dei momenti di libertà, bisogna lavorare sodo”, e si incamminò lungo un viale alberato appena fuori della stazione. La fermata dell’autobus non era distante e, dopo aver atteso dieci minuti circa prendemmo il primo che passò. Il panorama era da mozzare il fiato: montagne innevate all’orizzonte, verde ovunque guardassi. La natura era favolosa e si sentiva che la bella stagione stava arrivando. Scendemmo alla fermata e ci dirigemmo verso quello che a me sembrava un classico chalet di montagna, di quelli che si vedono nei depliants delle agenzie di viaggio. Una signora vestita con abiti tradizionali, ci stava aspettando sulla porta e avvicinatasi fece un profondo inchino. Tutti noi la salutammo con rispetto; aveva un viso dolce e gentile. Poi ci fece accomodare all’interno. Dentro sembrava ancora più grande; tutto era in legno chiaro, con un soffitto alto e alle pareti si trovavano delle stampe di paesaggi meravigliosi, che facevano venire voglia di visitare. Era ormai ora di pranzo e il mio stomaco si fece sentire e non ero l’unica, così kuronuma dovette cedere all’evidenza e andammo tutti nella sala da pranzo, una stanza attigua all’entrata. La tavola era già apparecchiata e al centro della stanza c’era un fornitissimo buffet pieno di ogni bontà. Non sapevo da dove iniziare, quando Sakurakoji mise nel mio piatto quelle che sembravano delle frittelle. “Provale, io le conosco bene, sono buonissime, non te ne pentirai” e sorrise. Mi indicò una sedia dove accomodarci e gustare così questi manicaretti. “Yuu, credo che ora mi fermerò, perché altrimenti scoppierò. Vado a chiedere a Kuronuma dov’è la mia stanza; ho proprio bisogno di stendermi un po’”. Fino ad un attimo prima non l’avrei detto, ma ora mi sentivo stanca, o forse avevo solo esagerato con le porzioni. “A più tardi, e se ci fossero novità vieni pure a chiamarmi”. Kuronuma discusse un momento con la signora, che nel frattempo era tornata per consegnarci le chiavi delle nostre stanze. Io avevo la numero 10, l’ultima del corridoio in alto a destra. Mi chiusi la porta alle spalle e appoggiai la valigia accanto ad una poltrona in bambù. Non era grande come stanza, ma accogliente, deliziosa e molto luminosa. Notai per caso il copriletto con disegnate delle rose rosse. Certo non erano quelle del mio ammiratore, ma me lo ricordarono lo stesso. Perché mi mancava, anche se ero appena partita da Tokyo da nemmeno un giorno e morivo dalla voglia di vederlo, di sentire la sua voce pronunciare il mio nome, anche solo per prendermi in giro. Mi buttai sul letto e cominciai a piangere, finchè non mi addormentai stremata da un insieme di emozioni. “Masumi”… “No ti prego, non te ne andare, Masumi aspetta, aspetta….” E mi svegliai urlando. Non sapevo da quanto stessi dormendo, ma fuori il cielo si era scurito e sentii bussare alla porta. Ancora intontita ed in preda al ricordo di quell’incubo, andai ad aprire. “Scusami Maya se ti ho svegliata, ma c’è Rei al telefono”. “Non ti scusare Yuu, ma che ore sono? Oddio, non avrò perso le prove, vero?”. “Ma no, stai tranquilla. Eravamo tutti talmente stanchi che Kuronuma si è arreso e ci ha lasciato il resto della giornata liberi, anche se ci ha già avvisati che domattina dopo colazione si comincia”. Corsi a rispondere al telefono e fui contenta di sentire la voce di Rei. “Ciao Maya, come stai? E’ andato bene il viaggio? Scusa, ma non potevo resistere fino a domani per chiamarti e poi, beh ecco, è arrivato poco fa un grosso mazzo di rose dal tuo ammiratore, accompagnate da un biglietto”. “Sei gentile a preoccuparti per me, ma stai tranquilla, sto bene e qui è bellissimo e…cos’hai detto? Un mazzo di rose scarlatte? E anche un biglietto?”. Il cuore batteva all’impazzata e sembrava stesse per esplodermi nel petto. Come sarei voluta essere a casa in quel momento. “Rei, ti prego, leggimi tu il biglietto”. “Sei sicura Maya? E’ personale, cioè io non vorrei…”. “Rei tu sei come una sorella maggiore per me. Ti prego, non riuscirei a concentrarmi sapendo di non poterlo leggere”. “Ok Maya: Dolcissima signorina kitajima, ho saputo che è dovuta partire per proseguire le prove e starà via qualche giorno. Non sapendo dove farle recapitare i fiori e non volendo essere troppo invadente, ho deciso di farglieli avere a casa, con la certezza che qualcuno a lei vicino potesse farle giungere i miei migliori auguri. Devo confessarle che mi rammarica il fatto di saperla lontana, anche se so che è per la sua vita professionale. Chiedo perdono per questo mio sfogo inopportuno e la abbraccio forte. Con affetto il suo ammiratore, per sempre”. “Ecco Maya questo è tutto. Pronto, sei ancora lì?”. “Si scusami Rei. Sto bene; solo non me l’ aspettavo, ecco tutto. Grazie della telefonata, ci sentiamo tra qualche giorno. Oggi si riposa, ma da domani si fa sul serio. Ti terrò informata, stai tranquilla. Dai un abbraccio alle altre da parte mia. “D’accordo Maya, a presto”. Quando penso che non possa sorprendermi, ecco che fa qualcosa per scombussolare la mia vita. Non credevo che si sarebbe fatto vivo, vista la mia lontananza. Cosa starà archittettando? Masumi vorrei vederti, pensavo che tenendomi occupata con le prove e venendo in un posto nuovo, sarei stata tranquilla, ma tu sei riuscito a raggiungermi anche qui e, adesso che avrei più bisogno di te, non ci sei e mi fa male pensarti. Parla con me, ti supplico, aiutami a capire chi sei veramente e cosa vuoi da me. Smettila di entrare nel mio cuore per poi spezzarlo andandotene con lei. “Signor Hayami, non farmi soffrire più”. Sakurakoji mi stava osservando da lontano, ma non me ne ero accorta, mentre lui scrutava il mio volto rassegnato da un amore impossibile, cercava di capire come aiutarmi, ma purtroppo nessuno poteva farlo. A cena ero più silenziosa del solito e con una scusa salutai tutti per andare nella mia stanza a nascondermi e celare così la tristezza che aveva riempito il mio cuore. Yuu fece un leggero movimento col braccio, come volesse fermarmi, ma rinunciò forse pensando che non avrebbe saputo cosa dirmi per tirarmi su di morale. “Masumi, io non voglio più che entri nei miei pensieri; non posso vivere di sogni e soffrire inutilmente. Chiusi la luce e questa prima giornata era finalmente finita. ------------------------ Sdraiato sul mio letto, stavo fissando il soffitto da almeno un’ora, mentre cercavo di capire il da farsi. Lei era partita da meno di un giorno ed io morivo già per la lontananza. Mi alzai per fumare una sigaretta, ma la gettai via subito, perché niente poteva lenire il dolore che sentivo dentro il petto. “Hijiri non mi ha fatto avere ancora notizie. Ma è troppo presto ed io sono troppo impaziente. Chissà se le avranno letto il mio biglietto e cosa avrà pensato. “Devo avere pazienza fino a domani, poi contatterò Hijirii e saprò se ci saranno novità”. Dovevo calmarmi e andai a farmi una doccia. Mi stavo asciugando i capelli, quando vidi nello specchio il volto di Maya e mi girai di scatto. Ma non era lei, solo la mia suggestione, una fantasia che mi tormentava l’anima. “Basta…basta…basta! Ho deciso; devo prendere in mano io la situazione. Chiamerò subito il mio collaboratore e domani partirò per Hokkaido, per raggiungere la mia ragazzina. “Pronto Hijiri, sono Hayami, puoi rientrare a Tokyo. Ho deciso che me ne occuperò personalmente, devo prendere in mano le redini della mia vita, prima che sia troppo tardi”. “Sono con lei signore. Parto immediatamente. A presto”. Ora dovevo solo trovare una scusa plausibile della mia assenza con mio padre e, soprattutto, con Shiori. “Chiederò consiglio a Mizuky, la mia fedele segretaria. Sono sicuro che sa tutto e potrà aiutarmi”. “Buona notte mia dolce Dea. Aspettami Akoya, il tuo Ishin ti raggiungerà presto”. -------------------- Alle 8:00 in punto la mia segretaria era già pronta dietro alla sua scrivania, quando uscii dall’ascensore quel martedì mattina. “Buon giorno signorina Mizuky, vorrei che tra quindici minuti venisse nel mio ufficio con un buon caffè e l’agenda dei miei appuntamenti. Vorrei apportare delle modifiche”. All’inizio mi guardò stupita, visto che ero in anticipo rispetto al solito orario, e dopo abbassò il capo per salutare e fece un sorriso. “Scommetto che quel suo cervello calcolatore sta già lavorando a pieno ritmo”. E anch’io sorrisi, entrando nel mio ufficio e chiudendomi la porta alle spalle. Puntuale come un orologio svizzero si affacciò sulla soglia e le feci cenno di entrare. “Si accomodi, poiché quello che devo dirle sarà un po’ lungo. Ho bisogno che annulli i miei impegni per i prossimi giorni, ma ancora non so dirle quanti”. “Posso chiederle dove deve andare, signore?”. E sempre quel sorriso di chi sa già tutto, forse troppo. “Devo andare ad Hokkaido per controllare come procedono le prove. E’ tutto interesse della Daito, visto che alcuni attori fanno parte del nostro gruppo”. “Si, certo signore, se lo dice lei”. Era venuto il momento di mettere le carte in tavola e parlare chiaro, visto che mi sarebbe servito l’aiuto anche di Mizuky. Mi alzai dalla scrivania e mi avvicinai alla vetrata. “Signorina, vorrei che fosse sincera con me; vorrei sapere se le piace essere la mia segretaria personale e se mi considera un buon capo”. Non so perché girai intorno alla vera domanda che volevo farle, quando mi sorprese la sua risposta. “Signore Ayami, per me è un onore lavorare per lei. E’ sempre stato corretto nei miei confronti, ma devo confessarle una cosa. Lei è un idiota”. A quelle parole mi voltai di scatto e la fissai negli occhi. “Se vuole può anche licenziarmi, ma devo essere sincera fino in fondo. E’ da idioti sprecare un amore bello e puro come il suo, e lo sa che non mi riferisco alla signorina Shiori. L’ho osservata tutti questi anni commettere un errore dopo l’altro, ma pensavo che, prima o poi, avrebbe messo la testa a posto e rimediato; ma mi sbagliavo e lei mi ha delusa fortemente”. Ero sempre più allibito e Mizuky si era infervorata talmente tanto da essersi alzata in piedi, senza accorgersene nemmeno. Aveva uno sguardo di fuoco. Non l’avevo mai vista prima in quello stato. Poi lentamente tornò a sedersi e rimase in silenzio a testa bassa, aspettandosi un mio rimprovero. “Mia fedele segretaria, amica mia, ha perfettamente ragione; sono stato uno stupido e nonostante mi avesse più volte avvisato non ho voluto darle retta, forse per paura o stupidità, non so. Quello che so adesso è che vorrei rimediare, se non è troppo tardi e ho bisogno del suo aiuto. A proposito, non è licenziata” e risi come mai prima. Mizuky sollevò il capo, il volto sereno e con una luce negli occhi, come di chi ha già un piano ben preciso. “Non sarà facile ingannare suo padre, ma soprattutto i Takamya. Avremo bisogno di aiuto”. “Ho la persona giusta. Può restare stasera oltre l’orario? Lo so che le sto chiedendo molto, ma posso fidarmi solo di lei e della persona che sto per chiamare”. “Signor Ayami, per lei e Maya farei qualunque cosa”. “Perfetto, ora torni alla sua routine e faccia quelle telefonate..e..grazie Mizuky”. “Grazie a lei”, “Per cosa?”. “Per avermi chiamata..amica” e uscì dall’ufficio. Era davvero una brava persona. Presi il telefono e chiamai Hijiri dicendogli di presentarsi da me alle 22:00. Fissavo il vuoto. Nella stanza c’era un silenzio surreale. “Chissà cosa starà facendo Maya, la mia ragazzina impacciata e sempre un po’ distratta”. Potevo forse scorgere un po’ di sereno all’orizzonte per me, per la mia vita con lei? ---------------------- “Respirare bene a pieni polmoni”, non è sempre quello che dicono tutti coloro che raccomandano di andare in montagna dove l’aria è migliore? A quest’ora del mattino ha un profumo che potrei definire di pace e serenità. Erano le 7:00 e mi accingevo ad unirmi al resto del gruppo per fare colazione e caricarmi di energie per le prime prove in questo incantevole posto. Cereali, latte fresco, frutta, biscotti, spremute, beh c’era proprio l’imbarazzo della scelta. “Buon giorno Maya, come va questa mattina?”. “Bene, grazie”, non dimenticando la notte appena trascorsa. Mi guardò un po’ perplesso, e fu come sempre molto premuroso. “Senti Maya, lo sai che siamo amici e ti voglio bene, quindi se avessi bisogno di qualcosa sai che potrai sempre contare su di me”. Non ero pronta a raccontargli dei miei problemi, non ancora. “Grazie Yuu, sei gentile, ma sto bene, davvero”. “Dai finiamo di mangiare”. Kuronuma ci aveva riuniti fuori in giardino e ci indicò di seguirlo. Arrivammo in una radura circondati da alberi alti e fitti, sembrava come un verde palcoscenico circondato da un pubblico silenzioso. Il sole era già alto in cielo, mentre provavamo e c’era come un’eco che faceva sembrare le nostre battute provenire dall’anima. Il nostro regista ama il lavoro duro e la disciplina, ma sa essere giusto e comprensivo e all’ ora di pranzo ci fermammo per ristorarci facendo un pic-nic. Alcuni ragazzi avevano steso delle coperte e adagiato dei cestini dai quali proveniva profumo di panini e ciambelle. Purtroppo il divertimento durò poco e riprendemmo il lavoro, perché il sole sarebbe calato presto. La mia Akoya era intensa e la sentivo crescere dentro di me e Sakurakoji era un ottimo partner, sempre attento e pronto ad ogni mio cambiamento. Con la coda dell’occhio osservai Kuronuma che guardava soddisfatto le prove. Era giunta l’ora di rientrare. Sembrava di essere arrivati lì da poco ed invece erano passate ore. “Quando ci si diverte il tempo passa sempre troppo in fretta, non è vero Yuu?”. “Hai ragione Maya”. Nella mia stanza guardavo fuori dalla finestra le stelle che sembravano così vicine alla terra. “Se Masumi potesse vederle, so che sarebbe contento, come quel giorno al planetario”. In quel momento vidi passare una stella cadente. “Masumi ti prego amami, amami come io amo te; ho bisogno di te”. Era già andata via e con lei la mia preghiera al cielo. Mi misi una mano sul cuore e andai a dormire.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Cap. 4 La macchina seguiva la strada dritta davanti a me ormai da ore, ma sembrava non volesse farmi mai arrivare a destinazione. L’incontro della sera precedente con Mizuky e Hijiri era stato davvero interessante. Due persone così diverse eppure così simili, mi stavano aiutando a rimettere a posto la mia vita. La mia segretaria aveva prenotato un albergo non troppo distante da dove alloggiava Maya e noleggiato l’auto. Inoltre aveva spostato tutti i miei appuntamenti e sistemato anche mio padre. Ricordo ancora quello che mi disse. “Signor Hayami, ho telefonato a suo padre e gli ho comunicato che, in segreto, stava cercando di riappropriarsi dei diritti della Dea Scarlatta per la Daito, ma doveva essere discreto e in nessun modo essere disturbato per portare a buon fine il suo piano. Penso che mi abbia creduto, perché l’ho sentito felice di questa sua iniziativa e mi ha detto di riferirle di fare tutto il possibile. Ovviamente gli ho anche detto che, se avesse avuto bisogno di parlare con lei, doveva chiamare me, che le avrei fatto recapitare il messaggio. Spero di aver agito bene, signore”. “Mizuky, come sempre sei stata perfetta nel tuo lavoro. Ottima idea e spero vivamente che mi lasci tranquillo”. Hijiri mi guardò. “Capo, io mi sono occupato dei Takamya. Ho mandato alla signorina Shiori dei fiori e un profumo, per farla stare tranquilla riguardo le sue intenzioni, almeno per adesso. Ho aggiunto un biglietto in cui lei si scusava per la sua assenza, ma aveva un lavoro urgente da sbrigare per suo padre”. “Molto bene, avete pensato a tutto”. Entrambi mi stavano osservando e credo pensassero la stessa cosa. “Signor Hayami, le auguriamo che tutto vada secondo i suoi piani e possa finalmente avere quella felicità che merita insieme a Maya”. Se non è troppo tardi, pensai. Forse lessero il dubbio sul mio volto e cercarono di rassicurarmi. “Siamo certi che ci sia ancora speranza, perché la signorina Maya, da un po’ di tempo a questa parte, la guarda in modo diverso. Sono sicura che non la odi più.”. “Grazie, per tutto. Ora credo che dipenda solo da me”, e guardando nel vuoto fantasticai sul mio incontro con la mia ragazzina. “Potete andare, buona notte”. “Arrivederci signor Ayami”. ----------------------- Era quasi una settima che eravamo ad Hokkaido e le prove non mi sembravano più così pesanti e difficili. Certo avevo dei momenti in cui lui mi tornava alla mente, anche se cercavo in cuor mio di non pensarci, ma era quasi impossibile. “Maya, dove hai la testa?”. Kuronuma sbraitava per l’ennesima volta. “E’ meglio smettere qui per oggi, altrimenti mi farete impazzire. Siete liberi fino a domani; quindi riposate e ci vedremo per cena”. E si allontanò. Mi sedetti sul prato e poggiai la testa sulle ginocchia, quando sentii una mano sulla spalla. “Sakurakoji non vai a riposarti?”. “Maya mi dici perché sei così triste e pensierosa? Vedrai che sfogarti ti farà bene”. “Stavo per esplodere, avevo bisogno di parlare con qualcuno e Yuu era un amico sincero e fidato e mi decisi. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, perché avevo paura di quello che avrebbe pensato di me dopo avergli detto tutto. Così iniziai a raccontargli del mio affetto per il misterioso donatore di rose, di come avevo scoperto la sua identità e il cambiamento dei sentimenti che mi legavano al signor Hayami, da odio ad amore e il dolore di saperlo di un’altra. Lui non aveva battuto ciglio, ascoltandomi in silenzio, poi all’improvviso mi prese le mani e alzai lo sguardo. Aveva un dolce sorriso in volto. “Maya, ascoltami, non devi essere così triste. Lo so che pensi che le cose non cambieranno, ma devi avere fiducia e credere nel tuo amore. Lui sa che conosci la sua identità e il tuo amore per lui?”. “No, ho sempre sperato, che un giorno o l’altro, si sarebbe rivelato, ma continua in questa doppia vita e non so più cosa pensare. E il matrimonio con Shiori Takamya si avvicina sempre di più e lo perderò per sempre”. Piansi, finalmente libera da un grosso peso e rimasi stretta nell’abbraccio di Yuu, finchè smisi di singhiozzare e mi tranquillizzai. “Ora torniamo indietro o ci daranno per dispersi”. Ridemmo e iniziammo a correre verso lo chalet. Una figura nascosta dietro un albero, aveva osservato tutta la scena, ma troppo distante per sentire quello che si dissero i due giovani. Folle di gelosia, Masumi Ayami spezzò un ramo che scagliò davanti a se con rabbia. “Non posso permettere che quel ragazzo me la porti via proprio adesso. Devo intervenire al più presto. ------------------- Il mattino seguente scesi a fare colazione un po’ più tardi del solito e vidi tutti che stavano discutendo a voce bassa e sembravano agitati. Prima che potessi chiedere qualcosa, Yuu si avvicinò e mi disse che Kuronuma era fuori a parlare con il signor Hayami, che si era presentato senza preavviso. “Maya ti senti bene?”. Impallidii alla notizia. Ma ne fui anche felice, mi mancava e desideravo vederlo da così tanto tempo, che mi avvicinai ad una finestra per spiarlo. “Com’è bello, il mio cuore sta accelerando i battiti. Lo amo Yuu, lo amo troppo. Come farò a vivere senza di lui? Se Kuronuma ti chiede di me, digli che sono andata a fare due passi e ci vedremo alla radura per le prove”. Non potevo restare lì, con il timore di farmi vedere; mi sarei tradita, forse, ma non volevo correre il rischio di fare una brutta figura. Così uscii dalla porta sul retro. Avevo il fiatone quando mi fermai; ero già arrivata alla radura e cercavo di calmare i miei battiti. Mi sederti sotto un grande albero e chiusi gli occhi; sentivo solo la brezza tra le foglie, il profumo del prato e i raggi del sole sul viso. Poi udii dei passi e immaginai che gli altri mi avessero raggiunta, quindi mi alzai e mi trovai davanti…lui! Stentai a credere ai miei occhi e sbattei due volte le palpebre. “Signor Hayami, lei cosa ci fa qui? E’ venuto a spiarci?”. “Veramente sono venuto a vedere come proseguono le prove e poi è stato Sakurakoji a dirmi dove trovarla, ragazzina”. “Guardi che io ho un nome e non sono più una ragazzina, ho 20 anni adesso, quindi la smetta di prendermi in giro”. Era il momento giusto, dovevo parlarle adesso; quando sentii arrivare qualcuno e dovetti rinunciare, a malincuore. “Buone prove, ragazzina” e mi allontanai sconsolato. “La smetta una buona volta”, gli urlai contro. Inutile a dirsi che le prove furono un disastro e la colpa era mia, anzi sua. Perché è venuto fin qui? Ormai ha perso definitivamente i diritti della Dea Scarlatta. Cosa starà architettando questa volta? Il giorno dopo non si fece vedere e riuscii a concentrarmi meglio per la felicità di Kuronuma e, soprattutto degli altri che non sopportavano le sue urla. Mentre stavamo cenando il nostro regista ricevette una telefonata e ci avvisò che saremmo dovuti rientrare prima a causa di possibili scioperi dei treni, bloccandoci lì. Saremo partiti l’indomani nel pomeriggio alle 15:00. Io ero contenta, perché finalmente sarei ritornata a casa e avrei rivisto la mia carissima amica Rei e le altre ragazze. Soprattutto volevo allontanarmi da Masumi. La sera stessa preparai le valigie e andai a letto presto. Il mattino seguente, visto che non ci sarebbero state prove, volli fare due passi nei dintorni, per stamparmi bene nella memoria quel posto incantevole. Feci una bella camminata fino alla riva di un fiume. Mi avvicinai e cominciai a giocare lanciando dei sassi nell’acqua, osservando le piccole onde che si creavano in superficie. L’acqua era fresca e pulita e mi specchiai; quando vidi una figura riflessa dietro di me. “Ancora qui?” e mentre mi voltavo stavo per finire in acqua, quando due braccia forti mi afferrarono e mi ritrovai contro il suo petto. Rimasi immobile, quasi senza respirare; sentivo il suo profumo che mi ubriacava e il calore del suo corpo, che mi provocava i brividi lungo la schiena. “Grazie di avermi salvata, ora può lasciarmi” e cercai di allontanarmi da lui, ma non mollava la presa. “Resta qui con me ancora un po’, ragazzina” e sembrava sorridere mentre lo diceva. Mi scostai abbastanza per guardarlo negli occhi e aveva un’espressione serena. Poi mi lasciò andare e si sedette sulla riva. Mi accomodai vicino a lui. “Come trova questo posto signorina Maya? Le piace stare qui?”. “Beh si è un bellissimo posto, anche se mi spiace andare via”. “Come, andare via. Quando? Non dovevate restare un’altra settimana?”. Come faceva ad essere informato sempre su tutto? “Partiamo oggi pomeriggio alle 15:00, per problemi di sciopero, ecco tutto”. Questa non ci voleva, non avevo pensato a questa eventualità. Ho bisogno di tempo per parlarle, ma sarà difficile quando torneremo a Tokyo. “Mi dispiace signor Hayami, ma devo rientrare o penseranno che sia scappata. Grazie ancora per prima, arrivederci” e corsi via senza lasciargli la possibilità di dire qualcosa. -------------------- Come staranno andando le cose ad Hokkaido? Mizuky, come sempre alla sua scrivania, era pensierosa, ma non lo dava a vedere agli altri. Era preoccupata per il suo capo, perché non aveva avuto ancora notizie quando squillò il telefono. “Ufficio del signor Hayami, sono la segretaria personale, con chi parlo?”. “Signorina sono il presidente, ha notizie di mio figlio? I Takamya hanno chiamato e ho dovuto coprire Masumi, ma non staranno tranquilli ancora per molto”. “Mi spiace signore, ma non so cosa dirle. Appena si farà sentire, gli dirò di chiamarla immediatamente”. Dall’altro capo del telefono sentii una specie di grugnito e mi venne da ridere, ma mi trattenni. “Va bene signorina” e riagganciò senza un saluto. Che vecchio prepotente e maleducato. Pensa che, siccome è ricco, può trattare la gente come vuole; per fortuna che suo figlio non è come lui. Mi era venuto in mente che potevo fare un tentativo chiamando Hijiri. Dopo l’incontro nell’ufficio del loro capo, si erano visti altre volte per parlare di Maya e Masumi e del loro infelice amore, come fossero dei novelli cupido. “Hijiri sono Mizuky, hai notizie del nostro capo? Non lo sento da tre giorni e anche suo padre lo sta cercando, ha telefonato poco fa”. “Vediamoci per un caffè al bar all’angolo e ne parliamo con calma”. “Ok a più tardi”. Devo dire che lo trovavo affascinante e misterioso. Hijiri mi aspettava e da uomo galante si era alzato per farmi accomodare al tavolo. Aveva una camicia beige su un paio di pantaloni blu e non portava la cravatta. Aveva la camicia sbottonata e, involontariamente, lo fissai. Se ne accorse e girai lo sguardo, facendo finta di niente. Credo di essere arrossita leggermente, forse anche perché aveva preso la mia mano e la teneva stretta costringendomi a fissarlo negli occhi. Per cercare di smorzare l’atmosfera, gli accennai al motivo del nostro incontro. “Sono preoccupata. Avrebbe dovuto farsi sentire, almeno per aggiornarmi o per sapere se le cose qui fossero tranquille, ma ancora niente e non so più cosa pensare. E se gli fosse successo qualcosa?”. “Son certo che non sia accaduto nulla, altrimenti se ne avrebbe avuta notizia. Credo piuttosto che sia impegnato nel suo intento e forse abbia perso la cognizione del tempo”. “Quando si tratta di Maya non è molto lucido ultimamente”. Sentii vibrare il telefono e guardai il display riconoscendo il numero del suo capo. “Signor Hayami, finalmente, eravamo in pensiero. E’ successo qualche imprevisto?”. “Mizuky dice bene. Può contattare Hijiri?”. “E’ già qui davanti a me, parli pure”. “Maya e gli altri rientreranno a Tokyo oggi stesso e questo manda a monte tutti i miei piani. Non so cosa fare e sto perdendo la testa”. “La prego, si calmi; troveremo una soluzione anche dopo il suo rientro. Nulla è perduto. Io e Hijiri cercheremo di organizzarci al meglio, ma lei deve stare calmo”. Sentivo il suo respiro farsi sempre più forte, stava iperventilando. Era troppo ansioso ed agitato e non riusciva a pensare serenamente. Quasi non lo riconoscevo più! Era compito nostro cercare di dargli una scossa per risvegliarlo da quel limbo e farlo reagire, come aveva sempre fatto. “Signore mi sente? Reagisca, santo cielo, non si arrenderà per così poco! Intanto può seguirli e vedrà che troverà il modo per parlare da solo con Maya”. Forse ero stata dura, ma non sapevo cosa fare. Hijiri mi guardava e faceva di si con la testa, per farmi capire che avevo fatto bene a parlargli in quel modo. “Non credo che riuscirò a ringraziarvi abbastanza per il vostro sostegno. Ora mi preparo a partire e darò ascolto ai vostri consigli. Vi terrò informati. A presto”. “A presto signore”. Chissà se riuscirà nel suo intento. Io e Hijiri uscimmo dal locale e, istintivamente, lo presi sotto braccio e ci incamminammo. “Posso accompagnarti a casa?”. Non risposi subito, perché appena arrivati sulla soglia, non avrei saputo come comportarmi per non sembrare troppo fredda e distaccata o troppo disponibile. “Grazie, sei gentile. Non abito distante”. Passeggiammo lentamente e, ad un tratto, mi ritrovai la sua mano che teneva la mia. Alzai lo sguardo e arrossii di nuovo. Era proprio affascinante e, se il signor Hayami si fidava di lui, potevo farlo anche io. “Eccoci arrivati. Grazie di avermi accompagnata, se avrò notizie ti avviserò subito”. Si era avvicinato sempre di più al mio viso ed ebbi timore di quello che avrebbe fatto e di come avrei dovuto reagire, ma si limitò a scostare una ciocca dei miei capelli e a darmi un bacio sulla guancia. “Buona notte Mizuky, a presto”. Rimasi un po’ imbambolata e riuscii solo a fargli un cenno con la mano, senza aprir bocca. Che stupida che sono stata, adesso penserà che io sia imbranata. Entrai in casa ripensando a quel bacio.

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Cap. 5 “Ragazzi siete tutti pronti? Avete preso tutto? Allora sbrighiamoci, dobbiamo prendere l’autobus per la stazione”. Eravamo in attesa alla fermata, quando mi ricordai di aver dimenticato il beautycase con i documenti ancora in camera. “Ragazzi faccio una corsa e torno subito, state tranquilli”. Iniziai a correre e fui anche veloce, ma non abbastanza, perché al mio ritorno vidi che il bus era appena passato! “E adesso come faccio?”. Iniziai ad incamminarmi sperando in qualche persona gentile che potesse darmi un passaggio fino in stazione. Ma non passava nessuno e cominciavo a disperare di riuscire a tornare a casa. Guardai l’orologio e vidi che erano già le 14.45 e ormai dovevo rassegnarmi, avevo perso anche il treno, quando sentii un’auto frenare e mi voltai felice della mia fortuna. Quando vidi l’uomo alla guida rimasi di sasso. “Sig. Hayami”. “Ragazzina, ma lei non avrebbe dovuto prendere un treno alle 15.00?”. “Si, infatti, avrei dovuto, ma la mia solita sfortuna mi ha seguito anche qui e adesso non so come fare”. “Beh se non le dà troppo fastidio, potrei darle io un passaggio. Sbrighiamoci, forse è ancora in tempo per prendere il treno insieme agli altri”. Salii in macchina e lo vidi sfrecciare ad una folle velocità, almeno per me, visto che non amavo correre. Guardavo la strada e l’orologio ed ero sempre più pessimista. Arrivammo appena in tempo per vedere il mio treno che si allontanava. “Ma perché capitano tutte a me!”. “Rag…Maya, se vuole posso farle da taxi ed accompagnarla a Tokyo”. Il suo volto era sereno e il sorriso non era di scherno, le sue intenzioni sembravano sincere e decisi di accettare il passaggio. “Accetto l’ aiuto, grazie, ma prima o poi cercherò di ricambiare il favore; non voglio avere debiti con lei”. Ci rimettemmo in viaggio e per un tratto nessuno dei due parlò, poi lui ruppe il silenzio imbarazzante che c’era tra di noi informandosi sulle prove. “Dimmi Maya, scusa io ti sto dando del tu e non ho nemmeno chiesto il tuo permesso”. “Non si preoccupi sig. Hayami, non mi dà fastidio”. “Grazie, sei gentile. Dicevo, come sono andate le prove in questo luogo? Ti è stato più facile immedesimarti in Akoya? “Sono stata proprio bene qui e ci tornerei ancora volentieri. Il paesaggio era stupendo e mi sentivo serena e anche la mia recitazione andava bene”. “Perché dici andava? Hai avuto problemi?”. Non risposi subito. Come facevo a dirgli che era solo colpa sua se non ero più riuscita a concentrarmi. “Maya, tutto bene?”. “Era tutto perfetto, finchè non ho ripensato ad una persona, una persona speciale a cui sono molto legata e per la quale provo un forte sentimento, ma purtroppo non siamo destinati a stare insieme e soffro per questo”. Guardai fuori dal finestrino, non volevo farmi vedere piangere da lui. Penserà che sono soltanto una ragazzina. La ascoltavo in silenzio e dovetti mascherare la mia agitazione, tanto che strinsi il volante fino a farmi venire le nocche delle mani bianche. La mia Maya stava parlando di qualcuno di importante per lei, che la faceva soffrire. Ora stava piangendo e non sapevo cosa dirle. “Sei sicura che la situazione tra di voi non possa cambiare? Forse serve solo un po’ di tempo”. Ma che stavo dicendo; la stavo spingendo tra le braccia di un altro senza battere ciglio. Poi finalmente si girò e vidi i suoi occhi rossi di pianto e mi si strinse il cuore. “Vede sig. Hayami, so che il mio è un amore impossibile, perché lui è di un’altra e non ci sarà mai posto per me. Tra poco tempo si sposerà e dovrò dirgli addio per sempre”. A quelle parole mi guardò negli occhi, quasi imploranti. Che stesse parlando di me? No, è impossibile, lei mi detesta, dopotutto il male che le ho fatto, come potrebbe amarmi. Guidavo fissando nel vuoto, cercando di trovare una risposta alle sue parole, quando mi girai verso di lei e vidi che si era addormentata. “Il viaggio per Tokyo è ancora lungo, devo trovare il coraggio di parlarle prima di arrivare a casa”. Era passata circa mezz’ora, quando all’improvviso iniziò a piovere talmente forte che non si vedeva più la strada. Una perturbazione aveva deciso di passare da queste parti, non era più possibile proseguire oltre; dovevamo fermarci ed aspettare che smettesse. Vidi l’insegna di un hotel e la seguii. Non era tanto grande, ma faceva al caso nostro e mi fermai. Svegliai Maya. “Ragazzina svegliati, c’è un brutto temporale qui fuori e non possiamo viaggiare con queste condizioni, quindi finchè non migliorerà il tempo, resteremo in questo hotel”. Aprii gli occhi e vidi subito buio; la pioggia era così fitta che sembrava già sera. Entrammo in quella che era la reception e il signore al bancone ci guardò fissi. Il sig. Hayami chiese due camere singole, ma l’uomo disse che era al completo e che gli era rimasta una sola matrimoniale. Masumi mi guardò per un attimo e mi chiese se per me andasse bene. “Non c’è altra soluzione, ci adatteremo”, gli risposi. Prendemmo le chiavi ed entrammo. Era piccola ed essenziale, ma pulita ed ordinata. C’erano un letto grande, un tavolo con due sedie, un mobiletto con la tv e il bagno con la doccia. Masumi aveva insistito per portare la mia borsa e la appoggiò sul letto. Poi mi chiese se avessi fame e gli feci cenno di si con la testa. “Vado a vedere cosa trovo, tu mettiti comoda e rilassati, torno presto”, e sorrise di nuovo. Appena uscì dalla stanza, aprii la borsa e tirai fuori un cambio per fare la doccia. Iniziavo a sentire freddo e sotto un bel getto di acqua calda sarei riuscita a rilassarmi. Chiusi gli occhi e lasciai che l’acqua lavasse via la mia stanchezza e uscii ad asciugarmi. Misi il mio pigiama, tornai nella stanza e lo trovai seduto al tavolino. Non l’avevo sentito rientrare. Masumi aveva improvvisato una cenetta, anche se era presto. Sul tavolo aveva sistemato del succo di frutta, alcune brioches, del caffè fumante e alcuni biscotti. Mi fece accomodare. “Scusami, ma non ho trovato altro qui, ed era da pazzi avventurarsi fuori con questo tempo. Non so quando smetterà”. Non ci avevo pensato fino a quel momento, ma avrei dovuto avvisare in qualche modo il sig. Kuronuma e anche Rei, che di sicuro mi stava aspettando alla stazione, visto che l’avevo avvisata del mio rientro anticipato. “Sig. Hayami bisogna che dia mie notizie al sig. Kuronuma, altrimenti si preoccuperà, ma non ho un telefono e non so come fare”. “Ci penso io; chiamo la mia segretaria e sarà facile per lei rintracciarlo per avvisarlo”. Presi dalla tasca della giacca il mio telefono e chiamai Mizuky. “Sig.na buona sera, sono io, volevo informarla che mi trovo in un piccolo hotel fuori Hokkaido insieme alla sig.na Kitajima. C’è un forte temporale e ci siamo dovuti fermare. Ho dato un passaggio alla sig.na, perché ha perso il treno e a questo proposito vorrei che avvisasse il sig. Kuronuma che la sua “Dea” sta bene e tornerà in tempo per le prove di domani. Ci sono novità in ufficio?”. “Sig. suo padre è impaziente e vuole che lo richiami al più presto e la sig.na Shiori l’ha cercata due volte stamattina, ma sono stata vaga. Sig. scusi se mi permetto di dirglielo, ma è arrivato il momento; trovi il coraggio e…buona fortuna”. “Grazie Mizuky, le farò sapere. A presto”. “Ora credo che tu possa stare tranquilla. Mangiamo”. “Grazie di tutto”, e presi una brioches dandole un morso, che quasi soffocai! Lui rise di gusto e non riuscii ad arrabbiarmi questa volta, o forse non volevo. Presi un biscotto e glielo misi in bocca ed ora ero io a ridere. Stavamo condividendo un bel momento di serenità, ma le nubi tornarono ad addensarsi nel mio cuore e lui notò il mio cambiamento d’umore. “Maya vorrei parlarti”. Stavo tentennando, aspettando chissà- quale ispirazione dal cielo! Che razza di imbranato che sono. Proprio io che in tutti questi anni di lavoro avrò fatto centinaia di discorsi davanti a tutti, mi blocco davanti ad una ragazzina! Sono proprio messo male. “Devo confessarti una cosa, qualcosa che volevo dirti da tanto tempo. Ecco io…..io.. sono il tuo misterioso donatore di rose”. Ecco ora l’ho detto e adesso inizierà ad urlarmi contro il suo odio e… Perché non dice niente? Forse è sconvolta dalla notizia. “Maya ti prego, dimmi qualcosa”. L’ha detto, finalmente ha trovato il coraggio di confessarmelo, nonostante lui pensi che io lo odi, per via di mia madre e di tutto quello che mi ha fatto. Ma io sono cambiata in questi anni e anche il mio sentimento per lui, perché ho cominciato a capire i veri motivi che l’avevano spinto a comportarsi con quei modi rudi e a volte crudeli, nei miei confronti. Solo adesso ho capito che l’ha fatto perché ci teneva a me, come persone e non solo come attrice. “Maya lo so che mi detesti e che sei sorpresa di sentire questa mia confessione, ma…”. Non finii la frase, perché la mia ragazzina appoggiò con dolcezza la sua mano sulla mia bocca. “Shhh, lo sapevo che eri tu, fin da LANDE DIMENTICATE. In uno dei tuoi bigliettini ti sei tradito parlando di un fazzoletto blu, che usammo solo alla prima, mentre negli altri spettacoli era rosso”. “Lo sai da così tanto tempo e non hai detto nulla. Perché?”. “All’inizio ti odiavo, è vero, ma poi ho cominciato a ripensare ad ogni tuo gesto e ad ogni tua parola e ho capito che lo facevi solo per il mio bene. Mi sono innamorata di te forse quasi subito, ma non avevo il coraggio di ammetterlo con me stessa e ho finito per odiarti più per paura di restare delusa che altro”. Ho sentito bene? Ha detto che mi ama? Mi avvicinai a lei e la fissai negli occhi; due occhi nocciola che mi avevano fatto perdere la testa. “Ti amo Maya, finalmente riesco a dirtelo. Ti amo con tutto me stesso, non voglio perderti”. La abbracciai senza darle il tempo di rispondermi e a sua volta mi abbracciò, affondando il viso nel mio petto. Poteva sentire il mio cuore che batteva solo per lei. “Ti amo Masumi”. Lo dissi senza guardarlo negli occhi, perché mi vergognavo troppo. Ero arrossita, ma per fortuna lui non poteva vedere le mie guance, quando mise una mano sotto il mento e mi fece alzare il viso. Ci guardammo negli occhi, per quello che sembrava un’eternità e lentamente si avvicinò, le sue labbra così vicine alle mie. Sentivo le gambe molli e il cuore tamburellare nel petto. Quando le sue labbra sfiorarono le mie rimasi come paralizzata dall’emozione; poi mi sciolsi e mi strinsi più forte a lui assaporando ogni singola sensazione. Era tutto nuovo per me ed ero felice. Poi quasi a ricordarmi che i sogni non durano in eterno, mi staccai dal suo abbraccio. “Maya, amore mio, cosa c’è che non va?” Ho fatto qualcosa di sbagliato? Se così fosse, ti chiedo perdono”. “No, tu non c’entri. E’ colpa mia, che mi sto solo illudendo, perché quando saremo a casa, tutto tornerà come prima. Tu con la tua fidanzata a preparare le vostre nozze ed io…ed io…”. Scoppiai a piangere e volevo solo nascondermi, mentre Masumi mi prese in braccio e mi adagiò sul letto sedendosi accanto a me. “Maya, perché dici queste cose; questo non è la fine, ma solo l’inizio. Io non amo Shiori, non l’ho mai amata. L’ha scelta mio padre per me, solo per un tornaconto economico. Appena mi sarà possibile parlerò con lui e scioglierò il fidanzamento, perché io amo te ed è con te che voglio passare il resto della mia vita, anche se volesse dire farmi disconoscere da mio padre come un Hayami. Non mi importerebbe, sopporterei qualsiasi cosa pur di stare con te”. Lo abbracciai con foga e lo feci stendere sulla schiena, mentre io gli crollai addosso come una valanga. Ci fissammo intensamente e gli accarezzai il viso. Volevo essere sua per sempre, ma ero inesperta ed impacciata e non sapevo cosa fare. Forse lesse la mia paura, perché mi chiese se fossi sicura di quello che volevamo fare. “Non sono mai stata sicura di niente come dell’amore infinito che provo per te, Masumi. Voglio essere tua, voglio appartenerti per sempre”, e lo baciai, prima in modo delicato poi con una voglia sempre crescente di dimostrargli quanto fosse grande e sincero il mio sentimento. Sentii le sue mani accarezzarmi la schiena e un brivido arrivarmi dentro l’anima. Era molto dolce con me e attese ogni mio piccolo segnale, come se stesse aspettando il permesso per continuare. Mise le sue mani calde e forti sotto la maglia del mio pigiama e me lo sfilò lentamente; ero rimasta in reggiseno e mi vergognai di farmi vedere così e non mi accorsi di essermi irrigidita. Lui si bloccò. “Maya, tesoro, se vuoi possiamo aspettare, non c’è fretta ora che ti ho trovata”. “Masumi, amore mio, non ho paura di questo, ma di quella che sono, una ragazzina imbranata e…”. Non mi lasciò finire la frase, perché mi diede un profondissimo e dolcissimo bacio. Poi appoggiò la fronte alla mia e mi sussurrò: “Ragazzina, tu sei la creatura più perfetta e meravigliosa che esista per me; sei il mio mondo e farò qualunque cosa pur di renderti felice”. Erano parole così tenere che gli occhi divennero lucidi e lui mi vide. Mi accarezzo il viso e riprese a baciarmi prima sulla bocca, poi piano piano sul collo, mentre le sue mani stavano sfilando il reggiseno. Dovevo essere più sicura di me, così mi stesi sul letto e lui mi seguì mettendosi sopra di me. Gli sfilai la camicia e rimasi abbagliata dalla perfezione di quel corpo. Era forte e muscoloso e lo accarezzai piano; credo gli piacesse, perché aveva i brividi e il suo sorriso era così luminoso. Le sue carezze erano come piume sul mio corpo e, mentre la sua mano scendeva sul mio ventre, le sue labbra si posarono sulle mie, avide ma delicate. Ci sfilammo quello che restava dei nostri vestiti e il calore che sentii ardere dentro si propagò come un incendio. Quando mi fece sua mi sentii in paradiso e il suo movimento, forte e dolce al tempo stesso, dentro di me mi fece desiderare che non finisse mai. Le mie mani gli graffiarono la schiena, mentre mi inarcai per sentirlo ancora e ancora di più. Quando finì il suo respiro era ancora affannato e si stese al mio fianco appoggiando la testa sul mio petto. Io gliela accarezzai, beandomi di quella felicità che non avevo mai provato prima. Nessuno dei due parlò e ad un certo punto pensai che si fosse addormentato, ma mi sbagliai. “Maya spero di non essere stato troppo irruento. Non ho pensato che fosse la tua prima volta, ma stavo così bene con te ed ero felice di tenerti tra le mie braccia, che forse ho pensato più a rendere felice me che te. Ti chiedo perdono”. “Non devi dire questo, perché non c’è nessuno più felice di me in questo momento. Tu sei stato dolcissimo e non avrei potuto desiderare di più. Ti amo Masumi”. “Mi piace sentire pronunciare il mio nome dalle tue labbra”. E a proposito di labbra, alzai lo sguardo e le diedi un grande e lunghissimo bacio, quasi da togliere il fiato. “Masumi, ti prego, fammi almeno respirare, ogni tanto”, e ridemmo insieme. Sentirlo ridere e vederlo così sereno e rilassato era la cosa più bella che avessi immaginato. Ricordo all’inizio il cinico direttore della Daito, sempre serio e con gli occhi tristi. Ma quest’uomo, il mio Masumi era diverso, era cambiato solo per me. Lo strinsi forte e gli strappai un altro bacio, poi mi accoccolai tra le sue braccia e mi addormentai. “Maya, sei ancora più bella mentre riposi tranquilla qui tra le mie braccia”, sussurrai. Si era addormentata ed io la guardavo come per assicurarmi che non fosse solo un sogno, che la mia “Dea” era veramente accanto a me. “Dormi mio prezioso tesoro, veglierò sul tuo sonno”. Poi stanco, ma felice, mi addormentai anch’io. Al mio risveglio mi guardai intorno cercando di capire dove fossi e poi vidi una presenza muoversi al mio fianco e sorrisi, perché allora capii che non era stato solo un sogno quello accaduto la sera prima. Con un tocco leggero le sfiorai le labbra, poi scesi sul collo e sulla spalla, dove stampai un tenero bacio. Si mosse appena, poi la vidi aprire gli occhi e fissarmi a lungo. “Non sei frutto della mia fantasia vero?”. No, amore mio, sono qui con te e ci resterò per sempre”. Facemmo l’amore senza smettere mai di scambiarci baci, carezze e parole dolci, finchè decidemmo che fosse giunta l’ora di rimetterci in viaggio. “Fai la doccia prima tu Maya”. “No, va tu per primo”. “Allora, perché non la facciamo insieme”. “Masumi non se ne parla, altrimenti non arriveremo più a Tokyo” e gli feci la linguaccia. “Dai sbrigati mentre vado a prendere qualcosa per colazione. A dopo”. Maya era uscita e sotto la doccia potei pensare con calma agli ultimi avvenimenti. “Non so come abbia trovato il coraggio di confessarle tutto, ma ora che l’ho fatto mi sono tolto un peso dal cuore e mi sento più leggero. La mia anima è più leggera. Con lei sono sicuro che tutto sarà possibile”. Quello che temevo veramente era la reazione di mio padre e dei Takamya. Non era gente che andava per il sottile e non solo negli affari. Approfittai della sua assenza per chiamare Hijiri. “Buon giorno sig. Hayami cosa posso fare per lei? “Buon giorno amico mio, tra poco ripartiremo per Tokyo e al più presto farò scoppiare la bomba, se sai cosa intendo”. “Si signore”. “Ho paura per Maya, non voglio che le accada niente per colpa mia. Devi sorvegliarla di nascosto e proteggerla. Non so cosa potrebbero farle. Deicidi tu come muoverti e tienimi sempre informato. A presto”. “Arrivederci sig.”.

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Cap. 6 Sembrava fossimo partiti da ore e invece ancora non eravamo arrivati a destinazione. Il treno procedeva lento e a scatti per colpa degli scioperi e di alcuni manifestanti che avevano occupato le rotaie. “Ma è possibile che doveva capitare proprio oggi? Non potevano aspettare un’altra settimana o due? Tanto peggio di così non credo che si possa fare!” “Sakurakoji hai visto quanta gente sui binari? Di questo passo non arriveremo mai a casa!” disse serio il mio amico Hiro. Forse non aveva tutti i torti. Me l’ero cercata! Tutto sembrava volgere al meglio e il treno aveva preso a scorrere regolare sui binari, quando ci fermammo di nuovo. “E no! Adesso è troppo, scriverò alle ferrovie per lamentarmi del disservizio!” Una voce femminile all’altoparlante ci annunciò che a causa di un guasto non meglio precisato sulla nostra linea il treno non era più in grado di proseguire il suo viaggio ed eravamo obbligati a rimanere all’interno delle carrozze fino a nuove istruzioni. “Ecco cosa intendevo per peggio! Non possiamo far altro che aspettare.” Arrabbiarsi non serviva certo a nulla, così io ed alcuni altri ragazzi ci mettemmo a giocare a carte, altri a leggere libri e riviste e qualcuno aveva acceso una radio portatile. “Che noia!” Poi d’improvviso mi venne in mente Maya. “Chissà se sta bene e cosa starà facendo”. Ormai era arrivata la sera, quando la voce all’altoparlante si fece sentire di nuovo. Disse che i tecnici erano al lavoro per ripristinare la linea e permetterci di riprendere il viaggio e dovevamo avere pazienza. Intanto le ore passavano e, stanchi come non mai, ci addormentammo tutti. Il mattino seguente fui svegliato da un fischio assordante e da un movimento brusco, che quasi mi fece cadere dal mio posto. Il treno era ripartito e, dalla felicità, esclamai “Evviva!” e gli altri si girarono verso di me e iniziarono a ridere. Il nuovo giorno era iniziato in modo positivo e speravo in cuor mio che nient’altro rovinasse tutto! Poi, come in una visione, scorsi da lontano i grattacieli di Tokyo e tirai un sospiro di sollievo, perché finalmente eravamo arrivati a destinazione. Oh finalmente il treno è arrivato. Dopo il tempo passato ad aspettarlo, x fortuna che Yuu mi ha avvisata, così sono tornata a casa, altrimenti mi sarei dovuta accampare su qualche panchina come un barbone, in attesa di un treno che non sarebbe arrivato tanto presto! La telefonata di Yuu di questa mattina, per annunciarmi la loro ripartenza, mi ha buttato giù dal letto!!“Eccoli finalmente”. Chissà quante cose avrà da raccontarmi Maya di questo viaggio. “Ciao Sakurakoji, dov’è Maya?”. “Veramente ha perso il treno, ma stai tranquilla, sta tornando in auto col sig. Hayami”. E lui che c’entra adesso? “Ma come! E non sai dirmi altro? Quando arriverà in città?”. In quello stesso momento un’auto si fermò proprio accanto ai due giovani. La portiera si aprì e una ragazza ne discese incespicando nei propri passi. “Maya, ero preoccupata”. “Rei scusami se ti ho fatto stare in pensiero e anche tu Yuu. Sono così felice di vedervi”. Anche la persona alla guida scese. Il sig. Hayami salutò i ragazzi e si avvicinò al sig. Kuronuma, che nel frattempo aveva portato anche la valigia che Maya aveva lasciatogli in custodia alla fermata dell’autobus. “Spero che il viaggio sia andato bene Kuronuma; come vede le ho portato la sua Dea sana e salva” e guardò Maya, che stava arrossendo. Questa non me la racconti giusta e quando saremo a casa ti farò confessare tutto. “Dai Maya andiamo a casa, sarai stanca”. Prima però il regista volle riunire intorno a se tutti quanti e precisò che venerdì sarebbero ricominciate le prove con i costumi e le scenografie, perché saremmo andati in scena da lì a 10 giorni. Era tutto un brusio intorno a me, ma io cercavo lui, cercavo i suoi occhi. Ci scambiammo un dolcissimo sguardo e mi sorrise; era risalito in macchina e si stava allontanando da me e già mi mancava. -------------------- Mentre guidavo ripensavo agli avvenimenti degli ultimi giorni, quando avevo trovato finalmente il coraggio di svelare a Maya la mia identità di donatore di rose scarlatte. Ancora ero incredulo per il fatto che lei avesse accettato e nonostante tutto quello che aveva passato a causa mia, riusciva lo stesso ad amarmi. Mi ritornarono alla mente le ultime ore passate con lei, a chiarirci, a confessarci i nostri sentimenti e a fare l’amore. “Se chiudo gli occhi sento ancora il suo profumo, il calore del suo corpo e la luce del suo bellissimo viso con quei suoi occhi castani che fissano i miei e mi scaldano l’anima”. Vorrei poterla tenere tra le braccia. “La mia ragazzina mi ama”, sorridevo mentre lo dicevo; ma il sorriso si spense subito, perchè ora mi aspettava un compito più difficile: dire a mio padre della mia intenzione di annullare le nozze con Shiori. Dovevo affrettarmi, era inutile aspettare oltre. Durante il tragitto verso casa Hayami, chiamai la mia segretaria per informarla di quello che stavo per fare e le chiesi di prenotarmi un hotel, perché non avrei resistito in casa con quell’uomo, dopo la nostra discussione. “Sig. è certo di quello che vuol fare? Lo sa che sono dalla sua parte, ma sono preoccupata per lei. Ha pensato bene alle conseguenze, non è vero?”. “Mizuky sono sicuro di questo, come mai prima nella mia vita; quindi non stia in pena e mi faccia sapere quando avrà sistemato tutto”. “Capo sono con lei al 100%, vedrà che tutto si risolverà nel migliore dei modi. Sono a sua disposizione come sempre, se avesse bisogno”. “Grazie Mizuky, a presto”. La prudenza non è mai troppa, così decisi di chiamare Hijiri e metterlo a conoscenza dei miei piani e mi informai su Maya. “Signore la sig.na Maya è a casa con la sua amica e non si sono mai mosse. Non hanno ricevuto alcuna visita. La seguirò fino a casa di suo padre e me ne starò in disparte, pronto ad intervenire se ce ne fosse bisogno”. “Grazie dei tuoi servigi, a dopo”. Più mi avvicinavo e più la casa di mio padre sembrava così distante. Oltrepassato il cancello arrivai alla porta d’ingresso, dove uno dei domestici mi disse che “lui” mi stava aspettando nello studio. “Ecco, ci siamo”. Era dietro la sua scrivania rivolto verso la finestra che dava sul grande giardino e, senza nemmeno voltarsi, mi parlò con la sua voce cupa e senza nessuna emozione. “Era ora che tornassi, Masumi. Allora spero che tu abbia delle buone notizie da darmi. Dimmi, il tuo piano per riavvicinarti alla Dea Scarlatta ha funzionato?”. “Molto bene padre. Ho ottenuto ottimi risultati, ma non quelli che ti aspettavi”. In quel momento si girò e scrutò il mio viso e scoppiò a ridere. “Non dirmi che ti sei invaghito di quella sciocca ragazzetta”. “Lei ha un nome padre, e non me ne sono invaghito. Io la amo e lei ama me. Sono solo venuto a dirti che voglio annullare il fidanzamento con Shiori e non mi interessa se non sarai d’accordo”. “Masumi, ma sei impazzito? Se andrai avanti con la tua decisione io ti disconoscerò come figlio e non sarai più un Hayami!”. “Io non lo sono mai stato. Te l’ho detto, non mi interessa la tua opinione, questa è la mia vita e voglio essere felice, non voglio fare la tua fine”. Mi girai e richiusi la porta alle spalle, mentre il vecchio Eysuke Hayami sbraitava tutto il suo disappunto, ma io ero già salito in macchina e ripartii potendo tirare un sospiro di sollievo. Mi ero tolto un altro peso dalle spalle. “Ora, però, con i Takamya non sarà altrettanto facile”. Mi accorsi che un’auto mi stava seguendo da quando avevo lasciato la villa. Era Hijiri che teneva sotto controllo la situazione. Parcheggiai nel vialetto della villa dei Takamya e mi avviai all’interno del grande atrio e già un senso di disgusto mi prese allo stomaco. Mi feci annunciare, mentre Shiori mi venne incontro. “Finalmente sei tornato da me” e si avvicinò per abbracciarmi, ma mi scostai con noncuranza. “Buon pomeriggio Shiori, avrei bisogno di parlare con tuo nonno, perfavore”. “Vieni è nel salotto. C’è qualcosa che non va? Perché mi tratti così?”. Il capostipite era seduto su una poltrona in velluto beige, intento a sfogliare un giornale di economia. “Ben tornato Masumi, accomodati. Cosa posso fare per te?”. Trassi un profondo respiro e mi feci coraggio, per amore di Maya. “Sig. sono venuto da lei oggi per informarla della mia ferma intenzione di annullare il fidanzamento con sua nipote Shiori”. L’uomo mi guardò fisso, poi posò il giornale e fece un cenno alla nipote di sedersi. “Come mai questa decisione? A poche settimane dalle nozze, poi”. “Ho capito solo adesso che non potrei renderla felice come meriterebbe, perché non la amo e mi spiace di averlo capito così tardi”. “Masumi, perché mi fai questo? E’ per colpa di quella sciacquetta, di quell’insulsa ragazzina, non è vero?”. “Non ti permetto di parlare di lei in questo modo. Era destino che andasse così”. Shiori iniziò a fare una delle sue solite scenate di pianto incontrollato e finti svenimenti. “Non fare la commedia, non ci casco più”. “Hai detto quello che dovevi, ora esci fuori da casa mia e non farti più vedere”. Non vedevo l’ora di allontanarmi da quella casa e respirare dell’aria fresca e pulita. Il vecchio Takamya era stato troppo accondiscendente e non mi fidavo affatto di lui. Avvisai Mizuky che sarei passato in un ufficio tra poco e le avrei spiegato tutto. -------------------- “Nonno come hai potuto permettere che mi parlasse in quel modo? Hai sentito cosa ha detto? Io lo so di chi è la colpa. Quella stupida ragazzina, quell’attricetta lo vuole allontanare da me. Devi fare qualcosa e subito”. “Zitta, sciocca. Certo non permetterò al giovane Hayami di farla franca. Non può pensare di trattare un membro di questa famiglia senza pagarne le conseguenze. Stai tranquilla nipote, avrai ancora uno sposo. Ci penserò io a sistemare quella ragazzina”. -------------------- “Maya, ehi mi stai ascoltando?”. “Scusami Rei, cosa dicevi?”. “Ma dove hai la testa? Ti ho chiesto com’era andata ad Hokkaido. Tu mi nascondi qualcosa, lo sento”. “E va bene, lo confesso, mi sono innamorata”. Vidi il volto di Rei prima sbiancare e poi tornare roseo e sorridermi. “Lo sapevo che era qualcosa di grosso. Finalmente vi siete dichiarati? Tu e il sig. Hayami intendo”. Ora fui io a sbiancare dalla sorpresa. “Come lo sai?”. “E’ da un po’ che ho notato i segnali che vi mandavate, solo voi due ancora non avevate capito. Beh meglio tardi che mai, giusto? E lui che ti ha detto? Non è che ti ha trattata male o presa in giro, vero? Altrimenti vado nel suo ufficio e gli do un pugno sul muso”. Risi delle sue minacce e la tranquillizzai. “Calmati, lui è stato molto dolce, anche lui mi ama. Ha detto che avrebbe parlato subito con suo padre e annullato il fidanzamento. Purtroppo dobbiamo ancora tenere nascosta la nostra storia, ma non vedo l’ora di gridare al mondo intero tutto il mio amore per lui”. “Sono felice per te Maya, te lo meriti” e mi abbracciò. In quel momento squillò il telefono, Andai a rispondere e riconobbi la sua voce. “Ciao Maya, ti disturbo?”. “No, cosa dici, tu non disturbi mai; mi manchi tanto. Come stai?”. “Sto bene, sono nel mio ufficio. Ho parlato già con mio padre ed ho chiarito la situazione e poi sono stato anche dai Takamya e ho annullato il fidanzamento. Ora sono tutto tuo e dovrai sopportarmi per lungo tempo, se mi vorrai ancora”. “Mmmm, ci sto pensando. Ma certo sciocchino che ti voglio ancora, ora e per sempre. Vorrei vederti presto”. “Anche io, ma lo sai che dobbiamo stare attenti con i giornalisti e gli altri, che non capirebbero, non in questo momento. Devi rimanere concentrata sul tuo spettacolo, me lo prometti?”. “Va bene, te lo prometto, sarà uno spettacolo meraviglioso e lo dedicherò a te. Buona serata e buon lavoro. “Gli mandai un bacio attraverso la cornetta e arrossii, anche se non poteva vedermi, un po’ mi vergognavo.” Ti amo ragazzina, non dimenticarlo mai. Buona serata a te”. Quando riattaccai il telefono mi sentii come persa. Era così forte il desiderio di averlo vicino, di stare tra le sue braccia, ma dovevo avere pazienza e dopo avremmo avuto tutto il tempo del mondo per essere finalmente felici. Rei mi avvertì che la cena era pronta e, mentre mangiavamo, potei raccontarle del mio soggiorno ad Hokkaido e degli ultimi avvenimenti, ma non proprio tutto, non ancora. Andai a letto con la consapevolezza che una persona speciale era stata destinata proprio a me. Lo sognai tutta la notte, che non mi sembrò abbastanza lunga. -------------------- Bussarono alla porta. “Avanti Mizuky, entri pure. Si accomodi”. “Sig. vorrei dirle che ha un viso sereno questa sera. Posso presumere che il suo piano è andato a buon fine?”. “Si, mia cara amica; finalmente sono riuscito a chiarirmi con Maya e a confessarle tutto e, con mia grande sorpresa, lei sapeva già tutto e mi ha anche perdonato. Nonostante tutto quello che le ho fatto passare, mi ha concesso il suo amore”. Guardai il soffitto e sorrisi e Mizuky, intelligente com’era, credo avesse intuito che ci fosse dell’altro, ma non disse nulla per rispetto. “Sono felice per lei e per Maya”. “Ora veniamo alla parte meno piacevole della storia: il mio incontro con mio padre e il vecchio Takamya”. “Quell’uomo mi fa venire i brividi, mi fa paura. Ho una brutta sensazione, non vorrei spaventarla sig. Hayami, ma non mi fiderei tanto di quella famiglia”. “Infatti non mi fido. E’ stato troppo arrendevole e sono sicuro che cercherà di vendicare l’onta del disonore della nipote. Non vorrei mai che per causa mia se la prendesse con Maya. Per questo motivo ho chiesto ad Hijiri di sorvegliarla a distanza, ma vorrei che anche tu Mizuky la tenessi d’occhio, per quanto ti sarà possibile”. “Non si preoccupi sig., non la deluderò”. “Non l’hai mai fatto, mi fido ciecamente di te. Ora credo che me ne andrò a casa. Ah no, è vero, non posso né voglio tornarci”. “Ecco qui la prenotazione che mi ha chiesto. Le ho preso un appartamento al residence Hilton, proprio vicino al teatro Eden. E’ all’attico, sig., molto bello e ha un ascensore privato che arriva fin dentro all’appartamento, nel caso servisse”. “Perfetto, ma mi serviranno anche degli abiti, visto che non ho fatto le valigie”. “Mi sono permessa di fare degli acquisti pensando a questa evenienza; troverà già tutto nella sua stanza. Poi il resto andrò a prenderlo a casa sua domani in giornata, sig.”. “Grazie, non so cosa farei senza il tuo aiuto. Puoi andare via prima stasera, non serve che resti di più. Buona serata”. “Grazie e buona serata anche a lei”. Presi l’auto e arrivato al residence, la lasciai nel parcheggio sotterraneo. Raggiunsi la reception e mi feci dare le chiavi dell’attico ed entrai nel mio nuovo appartamento. C’era una bella vista sulla città e si vedeva il teatro dove la mia “Dea” avrebbe messo in scena il suo spettacolo. Mi feci una doccia e indossai il pigiama che la mia solerte segretaria aveva acquistato e finalmente potei riposare. Ero proprio stanco, avevo accumulato tanta tensione durante la giornata, ma era venuto il momento di sognare la mia ragazzina. Sembrava essere passata un’eternità, e mi svegliai sudato e agitato. Avevo avuto un terribile incubo: Maya era sparita e non riuscivo più a trovarla e lei chiamava il mio nome, ma ero impotente. “Che brutta sensazione. Non dormirò tranquillo se non avrò sue notizie. Devo chiamare Hijiri e sapere che è tutto a posto”. Composi il numero. “Pronto Hijiri, scusami per l’ora, ma vorrei sapere se Maya sta bene. Non riesco a stare tranquillo”. “Sig. Hayami. La sig.na Maya è in casa e credo che sia andata a dormire, perché le luci sono spente. Non ci sono altre novità”. “Scusami ancora per averti disturbato e grazie di tutto. Buona notte”. “Buona notte Sig.”. Ecco, ora che so che Maya sta bene ed è al sicuro, posso rilassarmi e tornare a dormire. “Buona notte amore mio, sogni d’oro”.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Cap. 7 Eccoci arrivati al grande momento tanto atteso: la prima rappresentazione della Dea Scarlatta. Il teatro è pieno in ogni ordine di posto, ma la mia recitazione sarà solo per una persona, Masumi. Sbirciai da dietro le grosse tende e lo vidi in prima fila e vicino a lui c’era Ayumi con quel fotografo francese, che so che ha sposato poco tempo fa. Purtroppo non ho avuto occasione di vederla dopo l’assegnazione del ruolo di Akoya. La rividi solo al funerale della sig.ra Tsukikaje, una settimana dopo. La sensei mi mancava tanto, ma non ho dimenticato tutti i suoi insegnamenti e darò il meglio di me stessa anche per lei. “Mi guardi da lassù sensei, insieme al suo Ichiren. Sarà orgogliosa di me”. Tornai in camerino e trovai le mie rose ad aspettarmi. Il bigliettino diceva: “Gentilissima sig.na Maya le faccio un grande in bocca al lupo per lo spettacolo di stasera e per quelli a venire. Io la guarderò tra il pubblico. Con sincero affetto Masumi”. Sorrisi, perché questa volta aveva firmato col suo nome. Yuu venne a chiamarmi e ci preparammo ad entrare in scena. La gente dapprima era ammutolita, poi sentivo dei sospiri e alla fine dello spettacolo era tutta un’esplosione di applausi e di grida di approvazione per tutto il cast. I flash dei fotografi mi abbagliavano, mentre cercavo il suo volto tra tutti, per vedere se fosse rimasto contento. Lo vidi sorridermi e, forse, lo vidi farmi anche l’occhiolino. Ero al settimo cielo, non potevo essere più felice di così. Andammo a cambiarci e, arrivata nella hall del teatro, i giornalisti ci stavano aspettando per intervistarci. Sakurakoji era accanto a me e mi aiutava a rispondere, perché ero ancora frastornata da tanta notorietà e alla fine mi salutò, perché Mei era venuta a prenderlo e uscivano a festeggiare. Fu gentile ad invitarmi, ma rifiutai, perché non volevo essere di troppo. “Grazie Yuu, ma sono stanchissima; sarà per un’altra volta. Vai e divertiti con Mei” e lo spinsi via per scherzo. Notai Rei all’ingresso del teatro e mi avvicinai e la vidi con le lacrime agli occhi. “So che la mia interpretazione è stata pessima, ma addirittura così brutta da piangere?”, scherzai. “Maya sei stata favolosa; se la sig.ra Tsukikaje ti avesse vista sono sicura che sarebbe stata fiera di te”. “Lo spero tanto” e l’ abbracciai. “Ha ragione la sua amica, sig.na Kitajima. La sua Dea è stata perfetta, a mio parere”. Mi vennero i brividi a sentire la sua voce e a saperlo così vicino. Mi voltai e i suoi occhi erano così belli e calmi come un lago di montagna. “Grazie sig. Hayami. Ho solo cercato di fare del mio meglio”. In quel momento due braccia mi strinsero forte e rimasi perplessa. “Ayumi, sei tu. Che bello rivederti”. “Maya non avrei potuto perdermi questa serata per niente al mondo. Non ci sentiamo da così tanto tempo. Ora vivo a Parigi con mio marito. Te lo presento, lui è Emile, un famoso fotografo. Ci siamo sposati un mese fa e ci siamo trasferiti subito. Comunque mi sono sempre tenuta informata sul tuo lavoro”. “E’ un piacere conoscerla sig. Emile”. “Sig.na Kitajima, anche se preferisco l’interpretazione che avrebbe dato la mia dolce metà”, e sorrise dandole un bacio, “la sua Dea è qualcosa di stupefacente. Le faccio i miei complimenti”. Ero arrossita, dopo tutti quegli anni non ero cambiata in quanto a timidezza. “Basta, mi fate arrossire” e risi. “Ayumi quanto ti fermerai?”. “Ripartiremo sabato, perché abbiamo entrambi degli impegni che ci attendono, ma verrò tutte le sere a guardare lo spettacolo”. “Grazie per essere qui, amica mia” e ricambiai l’abbraccio. Dopo aver salutato tutti tornai a casa con Rei. Ero talmente felice che non riuscivo a prendere sonno. Guardavo il soffitto e rivedevo ogni mio movimento, ogni singola battuta e le reazioni del pubblico. Non so a che ora finalmente mi addormentai, ma sognai di essere davvero Akoya e di trovarmi tra le braccia del mio Ishin, Masumi. Che bel sogno, ma durò poco, perché ad un tratto tutto intorno a me divenne nero e lo chiamavo, ma non lo vedevo più e non mi sentiva. Mi svegliai urlando tanto che Rei era accorsa in camera mia per vedere cosa fosse successo. “Maya stai bene? Perché hai urlato?”. L’abbracciai forte e iniziai a piangere, tale era la sensazione di angoscia che avevo provato. “Scusami Rei, era solo un incubo”, le dissi tra le lacrime. Riuscii a riprendere sonno, mentre la mia amica era rimasta a farmi compagnia. Dopo colazione andammo in giro per negozi, visto che Rei aveva il giorno libero. Dovunque andassimo la gente mi riconosceva e mi faceva i complimenti. Penso di essere arrossita parecchie volte quella mattina. “Non credo che mi abituerò mai a tutto questo”. “Dai ormai è ora di pranzo e ho una gran fame. Oggi sei mia ospite, visto tutto quello che hai sempre fatto per me in questi anni, mia cara Rei. Ti porto al ristorante”. “Grazie, ma non è che pagherai troppo?”. “Bisognerà pur che li spenda in qualche modo i soldi che guadagno con le recite. Dai accontentami una volta!”. “E va bene, se proprio insisti”. Ci prendemmo a braccetto e pranzammo in un bel locale a due passi dal teatro. C’erano tante cose buone tra cui scegliere e i camerieri erano gentili e anche carini. Ogni tanto qualche cliente si avvicinava al nostro tavolo chiedendomi una foto e un autografo e Rei rideva vedendo le mie reazioni impacciate. “Non so come tu riesca ad essere una Dea sul palco e una giovane ragazza un po’ imbranata nella vita reale” e si mise a ridere. “Scusami Maya, ma non volevo prenderti in giro”. “Non sono arrabbiata, hai perfettamente ragione” e risi anch’io. Ci lasciammo fuori dal ristorante; io dovevo solo attraversare la strada per andare in teatro dove Kuronuma e gli altri mi aspettavano, mentre Rei sarebbe tornata a casa. “Ma quanto dura questo semaforo. Oh finalmente posso passare”. Successe tutto in un attimo. Mi sentii strattonare all’indietro per la giacca e finii a terra, mentre un’auto scura sfrecciava a folle velocità senza rispettare la segnaletica. “Ma guarda quel pazzo, per poco non mi investiva. Chi ti ha dato la patente?”. Qualcuno mi aiutò a rialzarmi. “Sig. Hijiri, ma cosa ci fa da queste parti?”. “Mi scusi sig.na Maya se l’ho fatta cadere, ma ho visto l’auto venirle addosso. L’ho vista uscire dal ristorante e volevo salutarla”. “Non si deve scusare, sono io che devo ringraziarla. Ha visto quell’incosciente? A certa gente non dovrebbero far guidare l’auto”. “Posso chiederle dove stava andando, se non sono troppo indiscreto?”. “No di certo. Ero diretta in teatro, dove mi staranno aspettando tutti per prepararci per lo spettacolo di stasera”. “Vuole che l’accompagni?”. “La ringrazio, ma non serve. Ora scappo che sono già in ritardo. Arrivederci sig. Hijiri”. ------------------- Nonostante il mio diverbio con mio padre, continuavo ad andare in ufficio a lavorare. La mia segretaria mi aveva portato il pranzo e avevo appena finito, quando Hijiri mi chiamò. “Sig. mi spiace disturbarla, ma devo informarla su un fatto grave appena accaduto alla sig.na Maya”. Mi alzai di scatto dalla poltrona facendo rovesciare a terra tutte le carte che stavo leggendo. “Cosa…cosa le è successo? Spiegati. Sta bene?”. “Si sig. sta bene, ma poco fa qualcuno ha cercato di investirla, mentre attraversava la strada qui davanti al teatro. Lei ha pensato che fosse solo un guidatore pazzo, ma la stavo seguendo come ordinatomi, quando ho visto chiaramente che l’auto puntava proprio Maya”. “Ringrazio il cielo che fossi con lei in quel momento. Non so cosa farei se le capitasse qualcosa. Ne morirei. Scommetto che è opera di mio padre. Hijiri seguila sempre, ora più che mai. Ho intenzione di andare a chiarirmi subito con Eysuke Hayami. Tienimi informato e…Hijiri…grazie del tuo aiuto”. “A presto sig. e non si preoccupi, veglierò sempre sulla sig.na Maya”. -------------------- Ero uscito dall’ufficio come una furia, senza dire niente alla povera Mizuky, che mi guardava esterrefatta. Arrivai in un lampo a casa di mio padre e non mi feci nemmeno annunciare. Sapevo dove trovarlo. “Non si bussa più prima di entrare, Masumi?”. “Non so a che gioco stai giocando, ma stai lontano da Maya, hai capito bene? Se vuoi prendertela con qualcuno, eccomi sono qui davanti a te adesso”. “Ma di cosa stai parlando? Spiegati”. “Lo sai di che parlo. Oggi hai mandato qualcuno per uccidere Maya, hanno cercato di investirla”. Il viso di mio padre si fece pallido e iniziò a tremare. “Cosa? E come sta? Non puoi pensare davvero che arriverei a tanto”. “Non ti credo, l’hai odiata fino a ieri”. “Forse hai ragione tu, ero accecato dal ricordo della Dea Scarlatta di Tsukikaje e rivedevo in Maya i miei fallimenti come uomo e come presidente della compagnia. Poi ho avuto modo di conoscerla, senza che lei sapesse chi fossi in realtà e ho visto una giovane buona e generosa che ama il teatro forse più di Chikusa. Ieri sera, alla prima c’ero anch’io e la sua interpretazione ha come placato il mio animo iracondo durato fin troppi anni, facendomi perdere tutte le cose belle che la vita poteva offrirmi. Poi mi sono ricordato di quello che mi avevi detto quando hai confessato il tuo amore per Maya. “Non voglio finire come te”. Questo mi ha fatto capire che ho sempre sbagliato con te e ti chiedo scusa per questo. Devo chiedere perdono anche a lei, ma ti giuro che non ho fatto quello di cui mi accusi”. Non avevo mai sentito mio padre parlare in quel modo, e non so perchè, ma volli credergli. “Allora, se tu non c’entri, chi pensi abbia ordinato una cosa simile?”. “Masumi credo proprio che sia stata opera del vecchio Takamya. Ti avevo avvertito che non avrebbe lasciato passare un simile affronto. Devi convincere Maya a trasferirsi qui, dove potremo proteggerla 24 ore su 24. Se tu sei d’accordo, ovviamente. Vorrei che ritornassi a casa anche tu, è così vuota senza di te”. “Forse hai ragione, le parlerò e cercherò di convincerla. Grazie padre”. “Andiamo allo spettacolo insieme, stasera?”. “Certo, ti aspetterò in teatro. A presto”.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Cap. 8 Un’altra serata splendida era appena trascorsa; nelle orecchie rieccheggiavano ancora le grida e gli applausi, sempre molto calorosi. Il pubblico era in delirio e tutti noi eravamo fieri del nostro lavoro. Il signor Kuronuma era visibilmente emozionato, ma da uomo di poche parole qual era, non si era dilungato troppo con i complimenti. “Ragazzi, anche stasera avete fatto un ottimo lavoro e mi aspetto da voi sempre il massimo”. Lo applaudimmo tutti insieme, ringraziandolo dell’aiuto che ci aveva dato in queste settimane. Poi mi si avvicinò e, senza farsi sentire dagli altri, mi disse che c’era qualcuno nel mio camerino che mi stava aspettando. Non immaginavo chi potesse essere e andai a vedere. Appena entrata non vidi nessuno e pensai che mi avessero fatto uno scherzo, quando due forti braccia mi strinsero da dietro e, per poco, non mi misi ad urlare. Due labbra morbide scivolarono sul mio collo e mi bastò per capire chi fosse. Mi voltai di scatto e quasi gli saltai addosso. “Masumi sei proprio tu. Non sai quanto mi sei mancato”…e gli stampai un tenero bacio sulle labbra. Poi udii un leggero colpo di tosse e mi voltai. Era Hijiri, che mi guardava e arrossii staccandomi da Masumi. “Scusami, non sono riuscita a trattenermi. Che figura che ho fatto!”. “Mi perdoni lei signorina Maya, non volevo essere in discreto”. “Perché siete qui? E’ successo qualcosa?”. “Maya tesoro, vorrei che venissi a stare con me a villa Hayami. Non riesco a stare tranquillo sapendoti in giro da sola con tutti i pericoli che ci sono”. “Ma di quali pericoli parli? Non ti riferirai mica all’incidente di oggi, vero? Era solo un pazzo al volante e poi io sto bene, non c’è da allarmarsi per così poco”. Mentre parlavamo, non mi ero accorta che Hijiri era uscito dalla stanza. “Vedi, non volevo spaventarti, ma il tuo non è stato un incidente, volevano investirti”. Mi sentii mancare e Masumi mi fece sedere sulla piccola poltrona. “Maya, stai bene? Non ti devi preoccupare, penserò io alla tua sicurezza. E’ per questo motivo che ti ho chiesto di venire con me. Sarai accompagnata ovunque vorrai e avrai una scorta pronta a difenderti. Tu sei il mio tesoro più grande e morirei se dovesse accaderti qualcosa”. Si avvicinò e mi abbracciò teneramente. Avevo paura, ma sapevo che potevo stare tranquilla con Masumi al mio fianco. Poi mi venne in mente una domanda. “E tuo padre cosa dirà? Non voglio farvi litigare a causa mia”. “Non devi preoccuparti, veramente è stata una sua idea. Ci siamo chiariti ieri sera, ha capito i suoi errori e ha chiesto scusa e l’ho perdonato”. “Sono così felice per te amore mio” e lo baciai con passione. Non riuscivo a staccarmi da lui, quando bussarono alla porta. “Dobbiamo andare adesso e le tue cose le andrai a prendere domani insieme ad Hijiri. Prendi il telefono e chiama pure la tua amica Rei per avvisarla. Ti aspetto qui, mentre ti cambi, mia dolce dea” e le feci l’occhiolino. Chiamai Rei e l’avvisai del mio trasferimento a casa Hayami, ma non le dissi il vero motivo, non volevo farla agitare. Sembrava contenta, anche se sapevo che le sarei mancata, come lei sarebbe mancata a me. “Guarda che puoi venirmi a trovare quando vuoi. Le porte per te saranno sempre aperte; non ti preoccupare anche Masumi è d’accordo. Domani passerò a prendere un po’ delle mie cose. Ciao a domani”. Fuori ci stava aspettando una grande berlina nera e Masumi, da cavaliere, mi fece salire per prima. Nel posto accanto al mio c’era un mazzo di rose scarlatte e un piccolo biglietto, dove lessi: ”Ti amo mia dea, tuo Masumi”. Ero così felice. Il mio amore accanto a me, le recite a teatro sempre piene, ma una nuvola all’orizzonte adombrava questa mia gioia. Guardavo fuori dal finestrino e non mi accorsi delle sue mani che stringevano le mie. “Maya, cosa ti impensierisce? Ci sarò sempre io al tuo fianco e non ti accadrà niente, non lo permetterò”. “Perché qualcuno ce l’ha con me? Cos’ho fatto di male?”. “Tu non c’entri, è me che vogliono punire e, per farlo, sanno che il modo migliore è colpire l’unica persona che vale più della mia stessa vita: tu, amore mio”. Lo abbracciai forte, mentre ormai eravamo arrivati alla villa. Con l’ansia nel cuore, scesi dall’auto e Masumi mi fece cenno di seguirlo. Il portone si aprì e un domestico ci avvisò che il signor Eysuke ci aspettava in salotto. Camminavo a passi lenti, cercando di allontanare il momento in cui mi sarei trovata faccia a faccia col padre di Masumi. Il salotto era ampio, arredato con gusto e c’era una bella libreria molto fornita. Un caminetto era addossato alla parete alla mia destra e un grande tavolo in legno massiccio occupava lo spazio sotto la finestra. Fu allora che lo vidi. Era di spalle, in penombra e stava su una sedia a rotelle. “Padre, siamo arrivati”. Si girò e si avvicinò e, fissandolo a lungo, riconobbi quel gentile signore che incontrai alla stazione prima di partire per studiare i lupi selvatici, per la mia interpretazione di Jane in “Lande dimenticate”. “Io la riconosco. Ci siamo visti alla stazione e mi ha offerto una bibita”. “Scusami se non mi presentai quel giorno, ma a quel tempo ero troppo preso dall’inseguimento della mia ossessione per la Dea Scarlatta. Spero potrai perdonarmi e dimenticare il passato. Sono felice che tu abbia accettato il nostro invito a restare qui” e mi strinse le mani. A guardarlo bene, faceva tenerezza. Gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia come fosse un nonnino. Rimase un po’ perplesso, poi chiamò una cameriera e mi fece accompagnare nella mia stanza. Mentre mi avviavo, guardai Masumi che mi accarezzò la guancia. Mi disse di riposarmi un po’ e, che sarebbe venuto a chiamarmi più tardi per la cena. Seguii la donna in silenzio. La mia stanza si trovava al piano superiore e lungo le scale, appesi alle pareti, c’erano numerosi quadri molto belli. Tanti paesaggi e un paio di ritratti; mi soffermai a guardarli come fossi in gita ad un museo, ma non potei trattenermi troppo, perché la cameriera, che mi precedeva, aveva un passo veloce. Finalmente si fermò davanti ad una porta in fondo ad un lungo corridoio. “Questa è la sua camera signorina. Se avesse bisogno di qualcosa me lo faccia sapere. A più tardi” e fece un inchino. Ero sicura di essere diventata rossa. “Grazie, è stata molto gentile”, ma si era già allontanata ancora prima che finissi la frase! Aprii lentamente la porta e vidi…una reggia. Forse una stanza così l’avevo vista solo in una di quelle riviste di arredamento. Semplicemente favolosa. “Wow, non avrei mai pensato di vedere una stanza simile e, che ci avrei pure dormito!”. Mi sedetti sul letto matrimoniale che era comodissimo, e potei osservare con attenzione ogni dettaglio. Le pareti erano di un rosa pallido, tranne il soffitto che era bianco; pendeva un lampadario a cinque braccia, con gocce di cristallo. Proiettava sul muro dei riflessi arcobaleno che erano bellissimi. Poi c’era una grande armadio che poteva contenere i vestiti di un intero negozio, un tavolo Rotondo e due poltrone in velluto. Dietro al letto era appeso un quadro raffigurante un tramonto in montagna. C’era una porta-finestrra che dava su un terrazzo proprio sopra al giardino. Ero curiosa e volli avvicinarmi per ammirare il paesaggio. Notai degli uomini vestiti di scuro che andavano avanti e indietro. “Saranno le guardie di cui mi ha parlato Masumi. Non posso ancora credere che qualcuno abbia voluto farmi del male” Mi stesi sul letto e senza accorgermene mi addormentai. Qualcosa stava sfiorando il mio viso e lo scacciai come fosse un insetto fastidioso. Avevo ancora gli occhi chiusi, ma mi voltai e li aprii lentamente e il suo viso era proprio di fronte al mio e mi sorrideva. “Ben svegliata ragazzina” e rise. “Masumi, quanto ho dormito? E’ già ora di cena? Scusami, ma ero così stanca”. “Non devi scusarti. Dai vieni con me, la cena è pronta e immagino che sarai anche parecchio affamata”. “No, non poi così tanto” e, in quel momento, il mio stomaco iniziò a fare strani rumori. Arrossii per la vergogna. “Si si, vedo, ma è meglio sbrigarci” e scoppiò a ridere. Gli tenni il muso e affrettai il passo, ma mi bloccò la strada e mi afferrò dandomi un bacio molto appassionato, che mi tolse il respiro. “Ora sono perdonato?”. “Non lo so se ne basti uno”, ma non finii la frase che ne ricevetti un secondo ancora più intenso. “Va bene sei perdonato, per questa volta” e corsi per le scale per precederlo. La sala da pranzo era al piano di sotto, accanto al salotto e all’ufficio del signor Eysuke. Quella casa per me era una continua scoperta. “Avete avuto buon gusto nell’arredarla”, esclamai. “Sei gentile, accomodati pure”. Il tavolo si trovava proprio al centro della stanza ed era apparecchiato nei due posti a capotavola, immaginai per Masumi e suo padre, e uno al centro per me. Mi sedetti, ma non ero a mio agio. Masumi notò l’espressione sul mio volto. “Maya, qualcosa non va? Non sei comoda?”. “Ecco, io mi chiedevo perché dovevamo stare seduti così distanti, tutto qui”. “La signorina ha ragione, figliolo” e fece cenno ad uno dei domestici di avvicinarsi e gli sussurrò qualcosa. Poi cominciarono a spostare piatti e stoviglie e finalmente ci ritrovammo a cenare uno vicino all’altra. “Così credo che sia meglio, giusto signorina Maya?”. “Si signore, dopotutto siete una famiglia” e Masumi mi interruppe, “siamo una famiglia. Ora anche tu ne fai parte” e guardò il padre che fece un cenno di assenso con la testa. Mangiammo in silenzio e c’erano così tante cose buone che mi sembrò di scoppiare. Il padre di Masumi ci salutò per ritirarsi nella sua stanza. “Buona notte signor Hayami”. “Buona notte a lei Maya”. Masumi si alzò da tavola e mi prese per mano. “Ti va di fare due passi in giardino?”. “Si, mi farebbe molto piacere, ma se non ti dispiace vorrei prima telefonare a Rei per salutarla e per avvertirla che passerò domattina.”. “Certo, fai pure, in salotto c’è un telefono. Ti aspetto qui” e mi diede un bacio che mi fece dimenticare cosa dovevo fare. Rei mi sommerse da mille domande sulla casa e sul padre di Masumi. “Sto bene, e il signor Eysuke è gentile. Quando verrai a trovarmi ti farò vedere la casa, contenta? Ho telefonato per avvisarti che domattina passerò a prendere un po’ di roba. Tu ci sarai ad aspettarmi? Ho voglia di vederti”. “Certo, anch’io non vedo l’ora di vederti. Ti aspetto qui per le 10 e dopo andiamo a pranzo insieme, signora Hayami” e rise. “Dai, non prendermi in giro adesso. A domani amica mia”. Che bello risentire la voce di Rei. Erano cambiate tante cose in così poco tempo. Due braccia calde e forti mi strinsero. “Non tornavi più, pensavo che fossi fuggita”. La sua voce aveva il potere di ipnotizzarmi, come tutto il suo essere del resto. “No, tranquillo, non ti libererai tanto facilmente di me”, e lo baciai prendendolo alla sprovvista. Rimanemmo così per un lunghissimo istante, poi, appena gli lasciai un attimo per respirare, mi chiese se volessi ancora uscire per quella passeggiata. “Certo, con te andrei ovunque”. Il giardino era ben illuminato da dei piccoli lampioni che segnavano un passaggio tra le varie aiuole. Fiori dai mille colori e profumi si stendevano davanti a me e sembrava di stare nel paese delle meraviglie. Orchidee, lilium, tulipani e distese di rose di ogni colore e dimensione mi circondavano come soldatini. “Masumi è meraviglioso qui”. “Tu sei meravigliosa, tu sei il fiore più bello di questo giardino. Vieni, ti mostro una cosa”. Mi portò in quello che doveva essere il centro del giardino e ci avvicinammo ad una piccola aiuola, anch’essa molto curata. Sgranai gli occhi, perché c’erano le nostre rose. “Le rose scarlatte”. “Le ho fatte piantare pensando a te, amore mio” e ne raccolse una per donarmela. “Ti amo, ti amo con tutto il cuore e con tutta l’anima”. “Ti amo anch’io ragazzina”. La luna era splendida e le nostre ombre, abbracciate, si allungavano lentamente. “E’ meglio rientrare adesso; sarai stanchissima e domani ricomincia una nuova giornata di lavoro per entrambi. Sarò nel mio ufficio se avrai bisogno di me”. Dormii serena e sognai noi due mentre ridevamo e ci rincorrevamo in un prato fiorito senza fine. Scesi per fare colazione, ma c’era solo il signor Eysuke, perché Masumi era andato presto in ufficio. Rimasi un po’ elusa, ma non dissi nulla. “Maya qui fuori c’è un’auto che ti aspetta per accompagnarti dove desideri. In una seconda auto due uomini di fiducia penseranno alla tua sicurezza. Non devi temere nulla, nessuno riuscirà più ad avvicinarsi a te”. “Grazie signore, ma non starete forse esagerando?”. “Con certa gente è meglio prendere precauzioni”. “Allora sapete già chi c’è dietro a tutto?”. “Si, ma non devi pensarci. Ora vai e buona giornata”. “Buona giornata anche a lei”. Salii in auto e, con mia gande sorpresa, vidi che alla guida c’era Hijiri. “Buongiorno, è bello rivederla”. “Anche per me lo è, signorina Maya. La porto a casa della sua amica ora”. “Grazie, possiamo partire”. ---------------------- “Maya, che bello riabbracciarti”, “Rei, mi stai strozzando” e le sorrisi. “Vieni dai che mentre ti aiuto a fare le valigie, parliamo un po’”. “Ascolta, invece di tempestarmi di domande come fosse un interrogatorio e io una criminale, perché non vieni a pranzo a casa Hayami con me?”. “Ma sei impazzita? Così all’improvviso? Cosa dirà Il vecchio?”. “Guarda che non morde mica e tutti si sono fatti un’impressione sbagliata su di lui. Chiamo Masumi e gli chiedo cosa ne pensa”. Composi il numero e la signorina Mizuki rispose subito. “Ufficio del signor Hayami, sono la sua segretaria, chi parla?”. “Salve signorina, sono Maya, come sta?”. “Oh sei tu, sto bene grazie, cosa posso fare per te?”. “Masumi è in ufficio? Cioè il signor Hayami?”. “Tranquilla Maya so tutto e sono dalla vostra parte. Certo è qui e te lo passo subito”. “Signore, c’è Maya al telefono”. “Me la passi pure, grazie”. “Pronto Maya, va tutto bene?”. “Scusami se ti disturbo al lavoro, ma volevo chiederti se potevo in vitare oggi a pranzo Rei a casa tua, se non è un problema”. “Certo che puoi, e poi ora è anche casa tua, non dimenticarlo. Ci vediamo più tardi. Un bacio amore mio”. “Ciao, ti amo”. “Hai visto? Tutto sistemato. Dai continuiamo , altrimenti non finiremo nemmeno per cena, e scoppiammo a ridere. Hijiri ci aiutò a mettere tutto in macchina e ritornammo alla villa in tempo per metterci tutti a tavola. “Signor Eysuke, volevo presentarle la mia amica Rei. L’ho invitata a pranzo e Masumi mi ha detto che non c’erano problemi”. “Ma sicuro, avanti prendete posto”, e fece aggiungere un altro piatto. Rei sembrava intimorita e osservava tutto in torno. Mi mandava certe occhiate, che quasi mi andava il cibo di traverso, da quanto mi facesse ridere. Finito di mangiare Rei ringraziò per il cortese in vito e fece un inchino al padrone di casa. “Su signorina, non serve che mi ringrazi, è la benvenuta quando vuole. Maya perché non fa gli onori di casa e non le mostra la villa? Sono sicuro che la sua amica sarà un pochino curiosa di vedere la tana del perfido presidente Hayami”, e si allontanò ridendo di gusto. “Ma io veramente non ho mai detto questo”. “Guarda che stava scherzando. Dai approfittiamo della tua visita per fare un tour della casa”. “Del castello, vorrai dire”. “Beh in effetti, è un po’ grande”. Anche Masumi si era alzato da tavola e si era avvicinato. “Devo tornare in ufficio, purtroppo, ma ti lascio in buona compagnia e, più tardi Hijiri vi riporterà in città. Ti verrò a vedere a teatro come sempre” e mi stampò un dolcissimo bacio sulle labbra, mentre Rei guardava altrove un po’ imbarazzata. “A stasera ragazzina”. E uscì. Mi ricomposi e cercai di tornare con i piedi per terra, mentre lo guardavo salire in auto. “Da questa parte Rei”. Le mostrai il salotto, lo studio e poi salimmo al piano di sopra, in camera mia e anche lei, come me, si soffermò ad ammirare quei bellissimi quadri. “Maya devi ammettere che è una casa stupenda e la tua stanza è veramente grande”. “E non hai ancora visto tutto. Vieni affacciati al balcone, e poi mi dirai”. “Accipicchia che razza di giardino e quanti fiori. Hai una vista meravigliosa”. Poi ad un tratto si girò verso di me e mi fissò negli occhi. “Maya sei veramente felice?”. “Certo che lo sono. Non potrei desiderare di più. Masumi mi ama, suo padre mi ha accettata e poi le recite della Dea Scarlatta vanno benissimo. Cosa potrei volere di più?”. “Non pensi di sposarti col signor Hayami?”. “Si, ma ha appena annullato il suo fidanzamento e dobbiamo aspettare ancora un po’ di tempo prima di poter fare quel passo, per far calmare le acque, ecco tutto. Non stare in pena per me. Sono felice e per adesso mi basta quello che ho. Prepariamoci dai, che devo correre a teatro. Kuronuma col tempo non è cambiato, anzi sembra addirittura più pignolo di prima” e risi ripensando al suo volto imbronciato. ---------------------- “Signor Takamya, l’uomo che ha fatto chiamare è arrivato”. “Lo faccia passare e non disturbatemi per nessun motivo”. “Signore, eccomi, come avevate chiesto”. “Allora, cosa è andato storto?”. Il vecchio era furioso. “Sei un incompetente. Per cosa ti pago allora?”. “Ecco, signore, abbiamo cercato di investirla, facendolo sembrare un incidente, ma è riuscita a salvarsi”. “Allora prova qualcos’altro; usa la testa idiota”. “Vede adesso la ragazza vive a villa Hayami ed è sempre scortata dappertutto. E’ impossibile riuscire ad avvicinarla da sola. Credo che il vecchio sospetti qualcosa e la tiene sotto controllo”. “Quel maledetto pensa di fermarmi in questo modo, ma si sbaglia di grosso. Nessuno può farcela contro la grande famiglia dei Takamya. Bene, allora seguila a distanza, osserva ogni suo spostamento e scopri l’attimo propizio per agire. Ci sarà sicuramente un momento in cui non è sorvegliata a vista e sarà allora che agirai. Voglio quella ragazzina viva, hai capito? Vai ed esegui i miei ordini, e bada a non fare errori questa volta”. “Si signore, ai suoi ordini”. L’uomo si allontanò dalla casa, insieme ad un complice, su una macchina scura. La vita di Maya era ancora in pericolo, perché il vecchio Takamya non si sarebbe mai arreso. ---------------------- Le repliche della Dea Scarlatta proseguirono senza sosta. Dopo quasi due mesi il teatro era ancora pieno e la gente sempre entusiasta, ma la stanchezza si faceva sentire. Un pomeriggio eravamo tutti sul palco a rifinire dei dettagli quando mi sentii strana e caddi a terra. “Maya, cos’hai? Rispondimi, ti prego”. Sakurakoji era rimasto atterrito vedendomi svenire in palcoscenico. Quando riaprii gli occhi, mi trovai in un posto strano e sconosciuto. La prima cosa che vidi fu Yuu seduto su una sedia accanto al letto dove giacevo. “Maya, finalmente ti sei ripresa. Ci hai fatti spaventare”. “Ma cosa mi è successo? Dove sono?”. “Sei in ospedale, sei svenuta e ti ho portata subito qui con Kuronuma”. In quel momento la porta della stanza si aprì ed un’infermiera ed un dottore si avvicinarono. “Signorina, stia tranquilla, lei è in ottima salute, deve solo riguardarsi e riposare di più”. Ero così contenta di non avere nulla di grave. “Lei è incinta di tre mesi”. “Cosa? Che ha detto?” e quasi svenni di nuovo. “Si, aspetta un bambino, quindi non si affatichi troppo e, congratulazioni. Adesso può rivestirsi e tornare a casa”. Quando uscirono entrambi dalla stanza, Sakurakoji ormai in piedi per lo stupore mi stava fissando. “Maya, vuoi parlarmene? E’ suo vero? E’ del signor Hayami”. “Si, è suo”. Mi ero appena rivestita e tornai a sedermi sul letto. “E’ successo al ritorno da Hokkaido, quando mi stava riaccompagnando in auto. Ci siamo dovuti fermare in un Hotel per il mal tempo e ci siamo chiariti e…”. “Capisco, e adesso che intenzioni hai? Non puoi recitare ancora per molto, ne va della tua salute e di quella del bambino e gli altri presto se ne accorgeranno”. “Yuu non so cosa fare” e cominciai a piangere. “Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, basta che me lo dici. Lo sai che puoi fidarti di me”. “Ti chiedo solo un favore. Nessuno deve saperlo, non ancora. Domani mattina andrò a parlare con Masumi nel suo ufficio, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Yuu, ho paura”. “Amica mia, tu sei la persona più forte che abbia mai conosciuto, fidati di te stessa”. “Grazie, sei un vero amico”. Kuronuma entrò in quel momento. “Allora Maya, sono felice di vederti in piedi. Che ti ha detto il dottore?”. Guardai per un attimo Sakurakoji e risposi. “Tutto a posto. Ha detto che sto lavorando troppo e ho solo bisogno di riposarmi di più. Tutto qui”. “Andiamo che c’è uno spettacolo da mettere in scena”. In qualche modo riuscii a recitare senza problemi, ma alla fine della serata ero veramente stanca. Tornata a casa, non cenai e volli coricarmi presto. “Maya sei un po’ pallida stasera. Sei sicura che vada tutto bene?”. Masumi era visibilmente preoccupato. “Certo, stai tranquillo, sono solo stanca e ho un po’ di mal di testa. Non devi angustiarti, vedrai che dopo una notte di riposo tornerò come nuova”. Gli diedi un tenero bacio e andai in camera mia. ---------------------- La mattina dopo mi svegliai più tardi e non feci nemmeno colazione, con la scusa di aver promesso a Rei di passare la mattinata insieme. Avevo passato una notte agitata, perché, se da un lato ero felice di quello che mi stava accadendo, dall’altra avevo molta paura. Sdraiata sul mio comodo letto fissavo il vuoto, mentre le mie mani massaggiavano il ventre dove stava crescendo una nuova vita. Gli parlavo, raccontandogli di suo padre, di come ci incontrammo, dell’amore che provavo per lui e per il teatro. Fantasticavo sul sesso e sul nome e a chi avrebbe assomigliato di più. Poi, ad un certo punto, presi sonno e mi addormentai. Masumi era in ufficio e l’avrei raggiunto presto, per parlargli. Hijiri mi stava aspettando in auto e ci avviammo verso la Daito. Ero insolitamente silenziosa e questo non sfuggì all’uomo. “Signorina Maya, va tutto bene? E’ così pensierosa. Posso esserle d’aiuto?”. “No Hijiri, davvero, non ho nulla di strano. Ma grazie dell’interessamento”.

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


Cap. 9 Arrivammo nel garage sotterraneo della Daito e presi l’ascensore per l’ultimo piano, dove si trovava l’ufficio di Masumi. Il cuore mi martellava nel petto e, man mano che salivo e mi avvicinavo a lui, una strana ansia si stava impossessando di me, che quasi mi prese un affanno e, per un attimo, mi fece desistere dal mio proposito. Non potevo, però, tirarmi indietro proprio adesso; più il tempo passava e più sarebbe stato troppo complicato gestire la situazione. Poi sentii il campanellio, che mi fece capire che ero arrivata al piano desiderato. Apertesi le porte, mi accolse il sorriso di Mizuky. “Buongiorno Maya, devo annunciarti al signor Hayami?”. “No la prego, vorrei fargli una sorpresa”. “Certo, vai pure”. Mi avvicinai alla porta e la aprii piano. La stanza era abbastanza grande, almeno come il bagno e la cucina di Rei messe insieme. Le pareti erano in una tinta color avorio e spiccavano i mobili in stile occidentale, scelti sicuramente da un famoso arredatore del paese. Io non me ne intendo di stile ed eleganza, e sono il tipo di persona che non segue le mode, potevo solo esprimere un giudizio personale su quello che vedevo. C’erano un divano a tre posti e due poltrone, che sembravano morbide ed avvolgenti. Quasi invitavano a sedersi e volli provarne una. “Wow”, erano davvero comode come immaginavo, però forse non avrei scelto quel colore verde menta. Il tavolino ovale davanti a me era in vetro opaco e la candela accesa profumava di gelsomino. Per un attimo chiusi gli occhi e non pensai a nulla, poi mi ricordai il motivo della mia presenza alla Daito e mi alzai in piedi di scatto. Sentii la sua voce e sorrisi; era al telefono, probabilmente con qualche pezzo grosso dell’industria dello spettacolo, e aspettai che finisse la conversazione. Non era certo mia intenzione origliare, ma non potendo fare diversamente, sentii tutto chiaramente. “…non scherziamo, per me lei è solo un peso e nient’altro…..si, certo…Maya…cosa? Da lei non vorrei nemmeno un figlio, figuriamoci!”. Sbiancai. Quasi svenni per lo shock! Le gambe mi tremavano e le orecchie mi fischiavano fastidiosamente. Il respiro si era fatto affannoso e strinsi i pugni per la rabbia che sentivo assalirmi. Non era possibile, non aveva detto veramente quelle cose di me. “Come ha potuto farmi questo, illudermi. Non vuole un figlio…da me” e d’istinto appoggiai la mano sulla pancia. “Ma io ti voglio piccolo mio”, io ti amo già, ti desidero più dell’aria che respiro. Ce la farò anche da sola, se così dev’essere. Scappai via senza dire nulla. Ritornata alla macchina chiesi ad Hijiri di portarmi a casa di Rei e non parlai più. Per tutto il tragitto, mi ritornarono in mente quelle parole e fu difficile trattenere le lacrime. “Grazie Hijiri, avvisi lei il signor Eysuke che non tornerò per pranzo”, e scappai in casa. Rei non c’era e fu un bene, perché iniziai a piangere e non avrei saputo cosa raccontarle. ----------------------- Mizuky aveva visto Maya scappare senza dire niente e le sembrò strano. Decise così di parlarne col suo capo. “….Certo mio caro amico, te lo ripeto, sono innamorato. Si, sicuro Maya. Shiori? Da lei non vorrei nemmeno un figlio! Piuttosto che passare la vita con lei, preferirei andare a vivere in un’isola deserta come eremita! Scusa, ma ora devo tornare al lavoro. Non pubblicare ancora nulla, se avrai un po’ di pazienza, ti assicurerai l’esclusiva, d’accordo? A presto”. In quel preciso istante pensai che, per la prima volta, qualcuno era riuscito ad infrangere quella barriera nel mio cuore e portare la speranza di una vita migliore. Bussarono alla porta. “Avanti, ah Mizuky ho forse dimenticato qualche appuntamento?”. “No signore. Ero venuta solo ad avvertirla che Maya era qui un attimo fa, ma è scappata via all’improvviso”. “Lei sa per quale motivo fosse venuta? E perché non mi ha avvisato?”. “Non conosco il motivo del suo arrivo e ha insistito per non dirle niente, perché ha detto che voleva farle una sorpresa. Purtroppo non so nient’altro”. “Grazie, può andare”. Chiamai Hijiri per capire se almeno lui avesse più informazioni. “Salve Hijiri, so da Mizuky che Maya è venuta da me e, immagino, che come sempre tu l’abbia accompagnata. Tu sai il motivo della sua visita?”. “Veramente non ha mai parlato per tutto il tragitto, sembrava pensierosa e, quando le ho chiesto cos’avesse, è stata vaga”. “Non capisco allora. Non è che qualcuno l’abbia avvicinata e magari si sia spaventata e voleva dirmelo?”. “Signore è impossibile, non la perdiamo mai di vista, nessuno potrebbe avvicinarsi a lei senza che qualcuno dei nostri se ne accorga. Può stare tranquillo su questo”. “Dopo dove l’hai accompagnata?”. “Mi ha chiesto di portarla a casa della sua amica e di avvisare suo padre che non sarebbe tornata a casa per pranzo. Immagino che voglia restare un po’ con lei. E’ appena arrivata, proprio in questo momento, signore”. “Se è così, allora sto tranquillo. Continua a sorvegliarla e avvisami subito se noti qualcosa di strano. A presto”. “A presto signor Hayami”. --------------------- Un rumore di chiavi mi svegliò. Rei entrò in casa e, per poco, non le venne un infarto trovandomi stesa sul divano. “Maya, mi hai fatto prendere uno spavento. Ma cosa ci fai qui?”. “Scusami, ero passata a trovarti e volevo pranzare con te, come ai vecchi tempi e credo di essermi appisolata. Scusami tanto”. “Non importa, sai che sono sempre felice di vederti. Non ho avuto tempo di fare la spesa, ma se ti accontenti ho del riso, insalata e un paio di uova”. “A me basta la tua compagnia”. Pranzammo parlando del più e del meno, poi Rei si alzò da tavola. “Purtroppo non posso restare di più con te, perché devo fare il doppio turno al bar, visto che una delle cameriere è malata. Resta quanto vuoi, sarà sempre casa tua. Devo scappare, mi spiace Maya”. “Buon lavoro, vai tranquilla che metto a posto io in cucina”. Rimasta sola riassettai la stanza e misi a lavare dei panni, poi chiusi bene a chiave e scesi giù dove mi aspettava ancora Hijiri. “Scusi Hijiri, poteva salire e mangiare qualcosa con noi. Sono stata proprio una maleducata”, e senza motivo, iniziai a piangere. “Signorina Maya, non faccia così, non deve turbarsi a causa mia e la ringrazio del pensiero gentile che ha avuto nei miei riguardi”. “L’ accompagno in teatro adesso?”. “Si, andiamo, e perdona il mio sfogo di poco fa”. ---------------------- Il vecchio Takamya ricevette una telefonata. “Signore volevo informarla che agiremo oggi stesso. Abbiamo scoperto che le sue guardie del corpo restano a sorvegliare l’esterno del teatro. Forse pensano che sia al sicuro insieme agli altri attori”. “E allora come pensate di agire, spiegami”. “Appena finito lo spettacolo, faremo in modo di attirarla al telefono che si trova vicino alla porta di emergenza che dà sul retro, in un vicolo tranquillo e, prima che se ne accorgano, l’avremo già portata via”. “Ottimo, ma guai a voi se farete altri errori. Dove la porterete?”. “Ho un capanno fuori città, in un posto molto isolato e lontano dalla strada principale. Appena saremo arrivati le farò avere notizie signore”. “Allora datevi da fare e chiamate solo a lavoro concluso”. Riattaccò senza dire altro, ma un ghigno si era formato su quel volto malvagio e senza scrupoli. ---------------------- Sakurakoji si era avvicinato e mi chiese se avessi parlato con Masumi e cosa avesse detto. “Yuu, ti racconterò tutto dopo lo spettacolo. Dai che si comincia”. Non avrei potuto mentire a lungo al mio migliore amico. Lo spettacolo si era appena concluso e il sipario era ormai abbassato, mentre tutti noi tirammo un sospiro di sollievo. Yuu mi porse una bottiglia d’acqua e mi sorrise. “Anche questa volta sei stata straordinaria Maya. Hai incantato tutti come sempre”. “Ti ringrazio per i complimenti, sei gentile”. Kuronuma mi avvertì che mi volevano al telefono ed era urgente. Avevo ancora indosso il costume di scena e andai a rispondere subito, perché era tanta la curiosità. “Ecco laggiù il telefono. Pronto? Pronto sono Maya, chi parla?”. Ad un tratto mi sentii bloccare le braccia e qualcosa mi venne premuto sul viso. Era un odore strano e persi i sensi all’improvviso. Un’auto misteriosa con due loschi individui, aveva appena lasciato il vicolo buio a tutta velocità, nascosta da una notte senza stelle. “Yuu vai a vedere perché Maya ci mette così tanto. Spero solo che non abbia ricevuto brutte notizie”. Andai verso il telefono e vidi la cornetta che penzolava e, per terra, il velo di scena, ma di lei nessuna traccia. Corsi subito da Kuronuma e lo chiamai da parte. “Signore, Maya è sparita. Ho trovato questo a terra, non può essersi allontanata senza dire niente a nessuno. Ho paura per lei”. “Forse stai solo esagerando, ma è meglio non dire niente agli altri per il momento. Se qualcuno te lo chiedesse, dirai che era molto stanca ed è tornata già a casa. D’accordo?”. “Si certamente. E adesso che facciamo? Tra il pubblico ho visto il signor Hayami, è meglio avvisarlo, ha le conoscenze giuste per aiutarci, non crede?”. “Hai ragione, vallo a chiamare, ma non dirgli niente”. Raggiunsi un gruppo di persone intento a conversare, che si scambiavano opinioni sullo spettacolo e poi lo vidi e mi avvicinai. “Signor Ayami, buona sera, il regista vorrebbe parlarle; se volesse seguirmi”. “Buona sera Sakurakoji, complimenti per la tua prova, come sempre sei stato grandioso. Ti seguo, fammi strada”. Sakurakoji mi portò nel suo camerino, dove ci stava aspettando il regista scuro in volto. “Cos’è tutto questo mistero mio caro Kuronuma”. “Signor Hayami, non so come dirglielo, ma Maya è scomparsa”. “Cos’ha detto? Com’è possibile, era con voi. Ha appena finito lo spettacolo”. “Qualcuno l’ha attirata al telefono e non è più tornata. E abbiamo trovato il suo velo di scena per terra”. Tremavo tutto, dalla rabbia e dalla paura, perché una folle idea mi era appena balenata in testa. “L’hanno rapita”, riuscii a dire e, i due uomini nella stanza, si guardarono increduli. Presi il telefono. “Hijiri vieni subito nei camerini, è un’emergenza”. “Arrivo signore”. L’uomo si precipitò nella stanza in pochi istanti, trovando il signor Hayami che camminava avanti e indietro freneticamente. “Maya è scomparsa. Credo che sia stata rapita Hijiri, e tu sai anche da chi. Se oseranno torcerle un solo capello io…io…”. Non finii la frase, perché non volevo pensare ad una simile eventualità. “Signore, sono sicuro che la vogliano viva e ci faranno avere notizie sulle condizioni per la sua liberazione”. “Dovremo essere discreti, ne va della sua vita. A tutti diremo che si è presa un periodo di riposo per il troppo lavoro e tornerà sulle scene al più presto. Saremo solo noi quattro a sapere la verità. Informerò anche mio padre”. Signor Hayami, credo che sarebbe meglio avvisare anche la sua amica Rei, perché non crederebbe mai ad un suo allontanamento volontario senza averle dato prima notizia”. “Va bene Sakurakoji, ma sii cauto e falle capire che non dovrà rivelare questo segreto a nessun altro”. “D’accordo signore”. ---------------------- “Yuu, ma che bella sorpresa. Come mai sei venuto a trovarmi? Lo sai che Maya ormai vive a villa Hayami”. “Ciao Rei, si lo so. Ho bisogno di parlarti ed è meglio che ti sieda”. “Yuu, così mi spaventi”. “Ecco non so da dove cominciare, ma…. Maya è scomparsa. Il signor Hayami pensa che l’abbiano rapita per poterlo ricattare”. “Oh santo cielo, Maya. Cosa possiamo fare noi? Non riesco a pensare a niente”. “Non possiamo fare nulla, per il momento. Devi solo promettermi che non ti lascerai sfuggire niente con nessuno. Agli altri abbiamo fatto credere che si stia prendendo un po’ di riposo e basta”. “Stai tranquillo Yuu, farò come dici. Appena avrai notizie, però, avvisami subito ti prego. Povera amica mia. Dove sarà adesso? Sarà spaventata”. Rei cadde in ginocchio piangendo, mentre io la tenevo stretta e piansi con lei. ---------------------- Presi la macchina e corsi a casa per parlare con mio padre. “Non so come la prenderà. Ormai si è affezionato a Maya”. Mi diressi verso il suo studio, dove lo trovai intento a leggere un libro. “Masumi, cos’è questo comportamento, sei strano oggi”. Ero entrato nella stanza come una furia e il respiro sempre più corto. “Padre Maya è stata rapita!”. Guardai mio padre impallidire e poi portarsi una mano al petto. Gli porsi un bicchiere d’acqua. “Padre, state bene?”. “Masumi, ma cosa stai dicendo. Com’è potuto succedere? E gli uomini della scorta dov’erano?”. “Devono averla osservata a lungo in queste settimane e hanno approfittato dello scarso controllo all’interno del teatro. L’hanno attirata in una trappola alla fine dello spettacolo ed ora ho paura di quello che le potrebbero fare”. Cominciai a camminare avanti e in dietro, finchè arrivato vicino ad un vaso, per la rabbia e la disperazione, lo scagliai contro il muro. “Se dovesse accaderle qualcosa io morirei padre”. Mi accasciai su una delle poltrone e fissai il pavimento. “Come dovremmo agire adesso? Tu sai già chi c’è dietro; quel maledetto Takamya”. “Masumi, non possiamo andare alla polizia. L’unica cosa da fare è aspettare che si facciano vivi con noi, per farci sapere cosa vogliono. Mi dispiace figliolo, ma non possiamo fare altro. Abbiamo le mani legate”. “Dove sarà adesso Maya?”. Resisti amore mio, ti troverò presto.

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Cap. 10 “Che mal di testa”. Aprii gli occhi e non vidi nulla; mi trovavo in un posto sconosciuto e faceva veramente freddo. Cercai di muovermi per capire dove fossi, ma mi accorsi che le mie gambe erano come bloccate e, per poco, non sbattei la faccia per terra. “Ma cosa sono, cosa sta succedendo?”. Avevo le caviglie bloccate da una catena legata ad un anello sulla parete. Non riuscivo a capire: dov’ero? Che ci facevo li? Come ci ero arrivata? Ad un tratto la porta della stanza si aprì ed un uomo entrò. Aveva il volto coperto e mi si avvicinò. Tirai un urlo e quell’uomo mi schiaffeggiò. “Stai zitta, stupida ragazzina. E’ inutile che urli, perché qui non ti sentirà nessuno” e rise. “Perché sono qui? Chi è lei? Cosa vuole da me?”. “Smettila di fare domande, mi dai sui nervi” e mi diede un altro schiaffo e uscì dalla stanza, chiudendo a chiave. Lo sentii parlare con qualcuno e capii che erano due i miei carcerieri. Riuscii ad ascoltare anche una telefonata. “Signore, tutto fatto. L’abbiamo presa e portata dove sa. Certo, staremo nascosti, ma lei si ricordi del patto. Qua do avremo i nostri soldi? Ottimo signor Takamya. Chiamerò di nuovo tra due giorni”. Riattaccò e subito dopo si mise a discutere con l’altro uomo, quando sentii uno sparo. Poi più nulla. Avevo paura. Ce l’avevano con me e avevo anche sentito il nome. “Il signor Takamya ha organizzato tutto questo? Qua to può essere malvagia una persona per arrivare a tanto? Masumi dove sei? Aiutami, ti prego”. Piansi tuta la notte, finchè riuscii ad addormentarmi per la stanchezza. Un raggio di sole entrò da un asse di legno marcio di una vecchia finestra. L’uomo entrò portandomi altro cibo, ma io non avevo toccato neanche quello della sera prima e si infuriò. “Senti, mangia o saranno guai per te. Devo tenerti in vitaquan ro basta per avere i miei soldi e poi potrai anche crepare, per me”. “Lei è un mostro e un vigliacco. Ha sparato al suo complice, perché?”. “Beh, è meglio non dover dividere il bottino con nessuno, ti pare?” e richiuse la porta, ridendo come un demonio. In quel luogo così spettrale era difficile capire il passare del tempo e non sapevo più che ore fossero. Non avevo toccato nemmeno il pranzo, ma non l’avrei data vinta a quel maledetto. Sentii i suoi passi avvicinarsi e la porta si spalancò. Vide subito il piatto, ancora intatto, per terra e divenne una furia. Scagliò la cena, che aveva in mano, contro il muro e iniziò a prendermi a schiaffi e pugni, men tre cercavo di proteggermi con le man i. Credo di essere svenuta, ad un certo punto. “Masumi sei tu, sei venuto a prendermi. Ti prego, resta con me, non lasciarmi mai più…Masumi”. Riaprii gli occhi e sentii dolore dappertutto. Mi toccai il viso, le guance mi bruciavano. Del sangue stava uscendo dal lato destro della bocca. Richiusi gli occhi sperando di sognare ancora il mio amore, ma era inutile. Piansi per tutto il tempo, stringendomi in un angolino, con la paura di un’altra sfuriata di quel mostro. Avevo paura per il mio bambino e non volevo farmi scoprire. Chissà che cosa mi avrebbe fatto se lo avesse saputo. Cercai anche di togliermi quelle maledette catene, ma era inutile. Il tempo passava, i giorni passavano e quell’uomo mi tormentava con le sue minacce e rideva della mia paura. Era violento e più volte mi picchiò, anche senza motivo.

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


Cap. 11 Ormai era passata un a settimana dal rapimento di Maya e tutti erano sempre più preoccupati. Ancora si avevano notizie da chi la teneva in ostaggio e, purtroppo, qualcuno dallo sconforto per la sua lontananza, pensava già al peggio. Masumi Hayami era molto distratto al lavoro, e parecchio irritabile. Cercava di mantenere almeno le apparenze davanti agli altri, ma appena qualcuno gli domandava cosa ne pensasse dell’allontanamento di Maya dal teatro, ripiombava nel suo incubo peggiore e liquidava tutti con un commento sarcastico, a volte apparendo ancora più sgarbato del solito. Mizuky era sempre rimasta in silenzio a guardarlo, ogni mattina , entrare a testa bassa nel suo ufficio e non man giare quasi nulla. Sapeva che c’era sotto qualcosa e non aveva la più pallida idea di come comportarsi con lui; finchè una mattina la chiamò nel suo ufficio e le spiegò l’accaduto. Rimase allibita e il suo volto terrorizzato era più chiaro di mille parole. Lei che sapeva sempre cosa dire, era ammutolita davanti ad un uomo distrutto dal dolore. Si era seduta per lo shock e pensava a come essergli d’aiuto. “Signore, ecco io, non so cosa dire. Sono veramente scioccata e se ci fosse qualcosa che posso fare per lei, non ha che da chiedere. I rapitori non si sono ancora messi in contatto? Non sa cosa vogliano da lei?”. “Mizuky è tutta colpa mia. Sono un egoista e riesco solo a fare del male”. “Cosa dice signor Hayami”. “Se Maya non mi avesse conosciuto e non si fosse innamorata di me, tutto questo non sarebbe successo e lei sarebbe da qualche parte a vivere la sua giovane vita, impegnata nello studio, con gli amici e un amore più “sano”. Invece guarda a che punto siamo arrivati, e tutto perché non ho saputo mantenere le distanze e mi sono intestardito a continuare a tormentarla, fino a farla cadere tra le mie braccia”. Mizuky prese un bicchiere di brandy dal mobiletto nell’angolo e lo porse all’uomo, che aveva uno sguardo spento. Cercava le parole giuste per non farlo arrendere e perdere così la speranza di ritrovare Maya. “Signor Hayami, mi permetta di parlarle apertamente. Vede, non è lei che ha sbagliato ad innamorarsi, ma è stato il destino a farvi incontrare e, finalmente ora che vi siete trovati, non permetterà di certo che un amore bello come il vostro, possa finire per sempre. Lei deve avere più fiducia, deve trovare la forza dentro di sé, proprio nell’amore che prova per Maya. Sono sicura che anche Maya, ovunque si trovi, stia pensando a lei, come ad un’ancora di salvezza. Quindi non si arrenda, combatta e ricordi sempre che non è da solo in questa lotta, ma intorno ha delle persone che tifano per lei e per Maya, e pregano per il suo ritorno”. Masumi Hayami bevve quel drink, fissò il bicchiere mentre lo faceva girare tra le mani e sospirò. “Mizuky voglio credere alle sue parole, perché amo Maya e non smetterò di lottare per noi. Mi dispiace di non averglielo detto subito, ma cercavo di allontanare quel pensiero e, venendo al lavoro, sapendo che lei era all’oscuro di tutto, contavo sul fatto che non mi avrebbe fatto domande come gli altri.”. “Signore, posso chiederle chi ne è a conoscenza?”. “Si certo. Kuronuma, Sakurakoji, Rei l’amica di Maya e Hijiri”. “Ha deciso lei cosa dire agli altri?”. “Esattamente. Ho pensato che sarebbe stata più al sicuro in questo modo”. “Suo padre lo sa?”. “Si, l’ho detto anche a lui e si è sentito male, ma per fortuna ha un a forte tempra. Anche lui è molto in ansia per Maya”. “Qual’è il prossimo passo signor Hayami?”. “Aspettare Mizuky. Possiamo solo aspettare; avere pazienza nella speranza che, presto, ci faranno sapere finalmente cosa vogliono”. “D’accordo signore, ora tornerei alla mia scrivania, se per lei va bene. Dobbiamo continuare co e se nulla fosse, per le apparenze”. “Puoi andare Mizuky, grazie delle tue parole. Yu e Kuronuma continuavano ad andare in teatro, ma si vedeva che mancava qualcosa. Provavano per tenere occupata la mente, ma non era di molto aiuto; così decise di mandare tutti a casa per un po’ di tempo, con la scusa che Maya fosse assente e approfittassero dell’occasione per riposare anche loro. Erano tutti felici della notizia e, uno dopo l’altro, lasciarono il teatro. Solo Yu era rimasto, con lo sguardo fisso nel vuoto e il cuore che gli batteva in testa. Un senso di nausea lo aveva colpito. Provava un molto d’ impotenza, che non aveva mai conosciuto. “Se solo potessi essere d’aiuto”. Erano queste le parole che si ripeteva ogni giorno, forse sperando che, trovando la soluzione, questo avrebbe aiutato a riavere Maya a casa. Non voleva restare da solo in quel momento, così decise di andare nel bar dove lavorava Rei, anche per vedere come stava. Anche la giovane amica di Maya cercava, come gli altri, di mantenere una parvenza di normalità, ma forse non le riusciva tanto bene. Sbagliava ordinazioni e aveva già rotto 4 bicchieri, cosa mai accaduta da quando aveva iniziato a lavorare anni prima. Si scusava in continuazione col suo capo e con i clienti, ma era molto apprezzata e nessuno volle lamentarsi. Sakurakoji entrò nel locale e si sedette in fondo al bancone. Rei lo vide e si affrettò a raggiungerlo, pensando che avesse delle novità da comunicarle. Ma il suo volto la diceva lunga e una profonda tristezza s’impadronì di lei. “Ciao Yu, speravo fossi venuto a darmi qualche bella notizia, ma dal tuo sguardo, non credo che ce ne sia no, o sbaglio?”. “Hai ragione, mi spiace, sono passato solo a vedere come stavi. Kuronuma ha detto a tutti di tornare a casa per riposarsi, approfittando dell’assenza di Maya. Anche lui è teso ed è sempre più difficilefingere. Non riesco ad immaginare come possa sentirsi il signor Hayami. Se accadesse qualcosa a Mai, non so cosa farei”. In quel momento guardai Rei pensando che, forse, avevo detto troppo; ma non fece domande, come invece pensavo. Che sapesse già qualcosa? “Non guardarmi così Yu, lo so già che quei due si amano”. “E da quando?”. “Al ritorno dal viaggio ad Hokkaido Maya mi ha raccontato tutto”. “Tutto cosa?”. “Solo che si erano chiariti, che le aveva confessato il suo amore e che era il donatore misterioso”. Capii, allora, che Maya non le aveva ancora detto di essere incinta e volli mantenere il segreto. “Devo tornate al lavoro. Grazie di essere passato e ti prego di tenermi sempre informata, per favore”. “Certo puoi contarci. Buon lavoro, ciao”. Tornai a casa e cercai di non pensare più a niente, perché dovevo fingere anche con Mai ed era davvero difficile; lei sapeva leggermi dentro, ma fortunatamente ero un bravo attore. Kuronuma era sposato, ma non aveva avuto eredi, così si era affezionato presto a Maya e la considerava come una figlia. Era in ansia come tutti, ma voleva vederci chiaro e aveva bisogno che qualcuno rispondesse alle sue domande e fugasse ogni suo dubbio. L’unica persona che sembrava sapere qualcosa era il signor Hayami. Per questo decise di andare a parlargli a casa sua. “Il signor Hayami sa più di quel che dice, e poi perché sarebbe così coinvolto? Devo assolutamente parlare con lui”. Si presentò al cancello della villa e si fece annunciare. Un domestico lo accompagnò nello studio, dove era presente anche il signor Eysuke. “Buona sera Kuronuma, a cosa devo la sua visita?”. “Buona sera signor Hayami, signor Eysuke. Sono venuto a parlare con lei di Maya. Lei sa che tengo a quella giovane, non solo come attrice, ma soprattutto come persona, che ormai considero come una figlia. La sua scomparsa è motivo di dolore per tutti coloro che la conoscono, ma ci sono cose che non capisco e sono venuto qui ad avere delle risposte da lei. Signor Hayami, che rapporti ha con Maya? Perchè dice che l’hanno rapita e chi? “Kuronuma, la prego si sieda. Va bene, le dirò tutto. Io amo Maya da molto tempo e anche lei mi ricambia. Ci siamo confessati il nostro amore solo di recente e non l’abbiamo detto a nessuno”. “E il suo fidanzamento, allora? N on vorrà prendere in giro quella ragazza, perché io non glielo permetterò!!”. “Non la voglio prendere in giro, la amo troppo. Appena tornati da Hokkaido sono andato da Shiori e ho annullato il fidanzamento, ma la famiglia Takamya è potente e il vecchio non l’ha presa bene. “Vuol forse dirmi che sono arrivati a tanto, solo per questo?”. “Lei non conosce il vecchio Takamya; è un uomo pericoloso, che ha amicizie molto discutibili e vuole colpire me, usando la cosa più preziosa che io abbia al mondo: Maya”. “Spero solo che non le facciano del male”. “Lo spero anch’io Kuronuma, lo spero anch’io”. Il signor Hayami aveva il volto pallido e si capiva che era stanco; in attesa di una chiamata, una lettera, qualsiasi cosa gli facesse capire che Maya stesse bene. Salutai il signor Eysuke e suo figlio e, mentre rientravo a casa, pensai alla pena che mi fece quell’uomo. “Se perdessi mia moglie, preferirei morire. Credo di capire come si senta in questo momento. Impotente”. Masumi Hayami grande affarista e cinico presidente della Daito era un uomo distrutto dall’attesa, dal non sapere. Potevo solo pregare per lui e per Maya.

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


                                                                      Cap. 12
 
Un altro giorno era passato e mi sentivo sempre più stanca e i dolori alle caviglie non mi davano pace. La catena che mi teneva legata era corta e riuscivo a malapena a raggiungere quello che non si poteva propriamente definire “bagno”. Il mio carceriere mi aveva concesso la possibilità di fare i miei bisogni, ma non di lavarmi, per paura che provassi a scappare o solo per crudeltà. Mi aveva lasciato delle salviette umidificate e mi arrangiavo con quelle.

Avevo dolori dappertutto, sia perché non potevo muovermi come volevo, sia perché dormivo per terra su un materasso vecchio e duro. Pensavo sempre a Masumi, ma anche agli amici e al dolore che provavano per la mia assenza. Mi mancavano tutti e pregavo ogni giorno per ritornare a casa presto.

La porta si aprì all’improvviso e pensai che fosse ora di pranzo, ma mi sembrava ancora presto. L’uomo entrò e fece un po’ di luce nella stanza. Vidi che in mano aveva una macchina fotografica.
“Forza ragazzina, fai un bel sorriso. Poi la mando ai tuoi amichetti, sei contenta?”. Non dissi nulla e lo lasciai fare. Chissà quanto si sarebbero preoccupati vedendomi in queste condizioni.         Richiuse la porta ridendo e mi assalì una rabbia in gola che avrei voluto urlare, ma non sarebbe servito a nulla. Sentii che stava parlando al telefono. “Ho fatto le foto, appena saranno pronte gliele spedirò in ufficio. Certo sig. Takamya, la ragazzina si rifiuta ancora di mangiare, ma prima o poi cederà, stia tranquillo. Lo so che la vuole viva. Si, aspetto suoi ordini”.

“Ecco cosa vuole farne delle foto. Vuole mandarle a Masumi. Amore mio, mi manchi. Non aver paura per me, io sono più forte adesso, devo esserlo anche per il nostro bambino. Ma tu non lo vuoi, e io continuo ad amarti, non riesco a non farlo. Sei il solo che possa salvarmi…..Masumi”.

Quella mattina era iniziata come tutte le altre: sveglia, colazione e poi in ufficio per una lunga giornata di telefonate, lettura di copioni, controllo e firma di documenti. Tutto già visto. Mizuky era alla sua scrivania come sempre e mi salutò. “Signore buon giorno, sarò da lei tra 5 minuti con la posta di oggi”.
Avevo sfilato la giacca e sistemata sullo schienale della mia poltrona, quando bussarono. “Avanti”. Mizuky  appoggiò sulla mia scrivania un pacco di lettere. Mentre le aprivo una ad una e ne controllavo il contenuto, lei mi informava sul programma della giornata.  “Fino a pranzo non ha nessun appuntamento. Le ho preparato i copioni che dovrebbe leggere. Ha telefonato il sig. Onodera e passerà nel pomeriggio per parlarLe di un nuovo progetto e …..”. Mi bloccai, perché vidi il mio capo sbiancare all’improvviso. Aveva appena aperto una busta gialla, anonima e gli tremavano le mani.  “Signore? Sig. Hayami che cosa Le succede?”. Poi qualcosa cadde dalla scrivania e mi abbassai a raccoglierla. Erano delle foto. Le osservai attentamente, solo allora mi accorsi che erano foto di Maya, ed erano terribili. “Com’è ridotta…Maya”.

“Signore, si riprenda, la prego”. Guardava nel vuoto e non rispondeva. “E’ meglio che torni a casa; ci penso io agli appuntamenti. La faccio accompagnare da Hijiri, Lei non è in grado di guidare in questo stato. Sig. Hayami, mi ha sentita?”. Era in stato di shock e non aveva detto una parola. Chiamai Hijiri e gli chiesi di venire subito in ufficio, era un’emergenza.
Quando l’uomo entrò nella stanza, il sig. Hayami non si era ancora ripreso. “Mizuky, ma cosa è successo?”. “Ha ricevuto una lettera e dentro c’erano delle foto. E’ rimasto in silenzio da allora, sono preoccupata. Volevo che tornasse a casa, ma in questo stato non ce la farebbe da solo, ed è per questo che ti ho chiamato”. Hijiri prese le foto e rimase scosso quanto loro.                             “E’ meglio che lo porti via da qui. Capo, l’accompagno io. Sono Hijiri. Quel maledetto Takamya la pagherà cara, glielo prometto”. Masumi si alzò dalla scrivania e guardò fisso i suoi fidati collaboratori e amici. “Non devi stare in pena per me Mizuky, ma grazie del tuo interessamento. Ora sono più lucido e pronto ad affrontare anche questo. Hijiri, portami a casa, devo decidere il da farsi e informare mio padre. Mizuky, per favore, chiami Kuronuma e gli dica che lo aspetto al più presto alla villa, ma non gli racconti nulla. E’ meglio che lo faccia io. Andiamo”.

Kuronuma e Masumi arrivarono alla villa quasi contemporaneamente. “Salve Masumi, ci sono novità?”. “Venga nel mio studio, Le devo mostrare una cosa. Questa mattina ho ricevuto una lettera in ufficio, e dentro c’erano delle foto di Maya”. Kuronuma le prese in mano e, vedendo le condizioni della giovane, gli vennero le lacrime agli occhi. “Maya, ma cosa ti hanno fatto, come ti hanno ridotto. E’ incatenata come un animale e sembra denutrita. E non oso immaginare il resto! Non ci sono richieste? Quel farabutto non deve passarla liscia. Andiamo dai Takamya e facciamoci dire dove la tengono, maledizione!”.

“Non sa quanto vorrei andare da lui e spaccargli la faccia, ma devo trattenermi. Potrebbe essere dannoso per Maya”. Estrassi un foglio dalla busta e lo consegnai a Kuronuma, che iniziò a leggere. “Sig. Hayami, come ha potuto vedere dalle foto, abbiamo la sua preziosa “Dea”. Ci stiamo prendendo cura di lei, ma non è molto collaborativa. Faccia come le dico o non la rivedrà mai più. Deve cedere tutte le azioni della Daito alla famiglia Takamya e annunciare pubblicamente la data delle nozze con la sig.na Shiori. Faccia in fretta a decidere, perché alla sua ragazzina non rimane molto tempo. Sa potremmo divertirci insieme, io e lei, mentre decide. Ha tempo 4 giorni. La ricontatteremo noi”.

Kuronuma era allibito e guardava Masumi che stava seduto con la testa tra le mani, inerme. Una rabbia gli era salita dallo stomaco e lo scuoteva fin dentro le ossa. “Dobbiamo agire; ha sentito quello che dice la lettera, in qualche modo dobbiamo riuscire a scoprire dove la tengono”. “Si, ha ragione, e un mio uomo di fiducia è già al lavoro. Terremo sotto controllo il telefono dei Takamya, e prima o poi, richiameranno e commetteranno un errore.           
Devono farlo …. E noi saremo lì ad aspettarli.   

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


                                   Cap. 13
 
Odio questo buio, non sopporto più di stare rinchiusa qui. Voglio uscire, tornare a casa dai miei amici, da Masumi. Lo amo e, forse, prima di decidere qualsiasi cosa dovrei parlargli. Devo capire quali siano le sue reali intenzioni. Non so perché penso a queste cose, mentre sono intrappolata qui. Forse è il solo modo per non impazzire. So per certo che è gia passata una settimana da quando sono stata rapita; ho sentito che ne parlavano nell’ultima telefonata.

“Una sola settimana e sembra passata un’eternità. Quello che non so è quando finirà questo incubo”. Cercavo di farmi forza, ma il più delle volte mi sembrava più facile lasciarmi andare, che tentare di resistere. Avevo deciso che avrei mangiato, dovevo pensare al bambino e restare in forze per farlo crescere sano. In quel luogo senza speranza, l’unica cosa che potevo fare era dormire, riposare o almeno era ciò che provavo a fare. Il più delle volte sognavo ad occhi aperti.
Nei miei sogni mi trovavo nella valle dei susini e c’era la sig.ra Tsukikaje e mia madre, che mi guardavano recitare la Dea Scarlatta insieme al mio bambino. Un sogno meraviglioso, in cui Masumi faceva la parte di Ishin. Era tutto così perfetto.

Poi quell’uomo sgradevole entrò nella stanza con la cena e si compiacque nel vedere che, finalmente, avevo ceduto alla fame e avevo mangiato quello che mi aveva lasciato.                                 “Vedo che sei diventata più ubbidiente. Se fossi anche un po’ più carina con me potrei farti dei regali; per esempio miglior cibo, vestiti puliti…”. Si era avvicinato e mi accarezzava i capelli. Io gli sputai in faccia e lui me li strattonò con forza.                                                                                                                                                                                                                             “Sei una stupida, non sei nelle condizioni di decidere. Ora mi divertirò un po’ con te, che ne dici?” Iniziò a toccarmi e a tentare di baciarmi. Riuscii ad allontanarlo, ma legata com’ero mi spinse a terra e si mise sopra di me. Mi baciò con violenza e io cercai di resistere, ma senza riuscirci. Non volevo che mi toccasse; era disgustoso, poi squillò il telefono e andò a rispondere.
“Più tardi vedrai che finiremo il nostro discorso da dove siamo stati interrotti”. Quando richiuse la porta piansi, per la paura, per lo schifo che provavo, per l’impotenza e ancora di più per il terrore nel sapere che sarebbe ritornato e non avrei potuto fare niente per fermarlo. “Masumi, perché non sei qui? Dove sei, salvami”.

Hijiri era appostato fuori dalla villa dei Takamya da un paio di giorni e non si era mai riposato, né aveva voluto farsi dare il cambio. Aveva un’apparecchiatura che gli permetteva di ascoltare le conversazioni nella casa e aspettava di cogliere una qualsiasi informazione che facesse capire dove tenessero Maya. Non l’aveva mai detto apertamente a nessuno, ma teneva a lei ed era in pensiero come gli altri. Per questo non si dava pace ed era sveglio da quasi 48 ore. Ad un tratto il vecchio Takamya fece una telefonata. “Forse ci siamo, spero”.
“Pronto, allora come procedono le cose? La nostra ospite è diventata più accomodante e collaborativa?”. “Signore, alla fine ha ceduto e ha iniziato a mangiare. Senta a questo proposito volevo dirLe che ho finito le scorte di cibo e di birra e vorrei dei vestiti per la ragazza. Faccia portare tutto stasera stessa, anche perché potremo dare meno nell’occhio a quell’ora e poi, non resisterei fino a domattina”. “Va bene sarai accontentato”.
“Mi divertirò un po’ con lei stasera, ma stia tranquillo, lo so che la vuole viva, almeno per ora”. Un ghigno infernale apparve su quel volto solcato da un’orrenda cicatrice. “Mandi un uomo al tramonto. Gli dica di andare fuori Tokyo, prendere per il monte Kobe e poi seguire le indicazioni per la zona di caccia della riserva. Arrivato ad un sentiero, segnato da un nastro rosso, giri a destra e prosegua per due chilometri circa e troverà la casa. A presto signore”.

Quello che Hijiri aveva ascoltato lo fece rabbrividire. Il modo in cui quell’uomo parlava di Maya era disgustoso e dovevano fare in fretta, per intervenire prima che fosse troppo tardi. Partì a tutta velocità in direzione di villa Hayami. Kuronuma era ancora insieme a Masumi, quando arrivò. Fece ascoltare la registrazione e i due uomini si guardarono negli occhi nello stesso istante. “Quel maledetto vuole fare del male a Maya; non abbiamo tempo, dobbiamo agire subito. Seguiremo l’uomo dei Takamya fino al nascondiglio, poi faremo irruzione e la riporteremo a casa. Penseremo al vecchio dopo. Ora la nostra priorità è Maya.

Hijiri e Masumi seguirono l’auto a distanza, mentre in un’altra auto dietro di loro, c’erano 4 uomini fidati del sig. Eysuke, che nel frattempo era stato in formato del piano. Dovevano fare attenzione a non farsi scoprire. Stavano a debita distanza, ma senza perderlo di vista. Aveva girato in una strada stretta e sterrata, finchè non raggiunse una casetta in legno. L’uomo solo, alla guida, aprì il bagagliaio, estrasse dei sacchetti ed entrò in casa.
“Aspettiamo finchè non porta tutto dentro e poi lo blocchiamo ed entriamo. Maya sto venendo a prenderti, resisti”.

Dall’altra stanza arrivavano strani rumori, di sicuro un’altra persona era arrivata, forse per dare il cambio al mio carceriere. Mi sembrava di sentire rumori di bottiglie e sacchetti, ma non ne ero certa. Era come un andirivieni. Forse stavano portando dentro del cibo. Ero affamata, ma avevo paura che quella porta si riaprisse e quell’essere tornasse come aveva promesso. Se almeno avessi avuto qualcosa con cui difendermi, forse avrei avuto qualche possibilità o forse era solo una pazzia. Non avevo nemmeno la forza di reggermi in piedi, figuriamoci di lottare contro di lui.
I passi si avvicinavano alla porta e la sua voce, bassa e profonda, mi avvertiva che stava venendo da me. D’istinto mi rannicchiai nell’angolo in attesa di quello che sarebbe accaduto. L’altro uomo se ne era sicuramente andato, perché le voci e i rumori erano cessati. La porta si aprì e lo vidi, fermo a fissarmi col suo ghigno terrificante. Si avvicinò a me e mi strappò la maglietta; tentai di resistergli, ma iniziò ad imprecare e a colpirmi sul viso e, istintivamente, alzai le braccia per proteggermi. Urlai con tutta la voce che avevo in gola e, quello che successe dopo, è ancora avvolto nella nebbia della mia memoria. Degli uomini fecero irruzione nella casa , e uno mi sembrava Masumi, ma persi subito i sensi, perché quel mostro mi sferrò un pugno in pieno volto.
     

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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


                                                          Cap. 14
 
Eravamo in attesa che l’uomo che avevamo seguito, finisse di scaricare le cose dall’auto, per poterlo bloccare. Quando stava per risalire in macchina fu colpito alla testa e legato. Restammo in ascolto, per capire quante altre persone si trovassero in casa, ma sembrava che ce ne fosse solo uno. Non potevamo affrettare le cose, perché poteva essere armato. Ero sempre più agitato, tendevo l’orecchio, ma non riuscivo a cogliere la voce di Maya. Forse dormiva, perché la drogavano, o era imbavagliata. Non riuscivo a stare fermo e Hijiri, accanto a me, mi sosteneva. Ad un tratto sentii delle urla provenire dall’interno. “E’ Maya, è in pericolo. Presto, entriamo”.

Ci precipitammo in casa e arrivati nella stanza dov’era segregata, vidi quel maledetto bastardo che le stava addosso mentre la picchiava. Divenni una furia incontrollata e mi avventai su di lui colpendolo ancora e ancora e ancora. “Maledetto, non devi permetterti di mettere le tue luride zampe sulla mia Maya. Te ne pentirai amaramente, verme”.

Continuavo a colpirlo e, nonostante sentissi le braccia indolenzite, non volevo fermarmi; non ne aveva prese abbastanza. Avrei voluto ucciderlo, e sarebbe successo se, Hijiri, non me lo avesse impedito. “Sig. Hayami, la prego si fermi; così lo ucciderà. Lo so che vuole punirlo per quello che ha fatto, ma ci serve vivo per incastrare il sig. Takamya e poi lei non è un assassino. Ora deve solo prendersi cura di Maya”.
Mi fermai a riflettere; Hijiri aveva ragione, sapevo che la mia ragazzina non me l’avrebbe perdonato. “Hai ragione amico mio, scusami. Voi portatelo via e rinchiudetelo alla villa. Appena si riprende dovremo fare due chiacchere”.

Il pensiero corse subito a lei e mi voltai per guardarla. Le foto che mi avevano mandato erano orribili, ma vederla da vicino era ancora più terribile. “Maya, amore, svegliati. Maya ti prego, guardami sono io, Masumi”. La presi tra le mie braccia e vidi che aveva una ferita dietro la testa. Quel farabutto l’aveva colpita e aveva sbattuto contro il muro. A stento riuscivo a guardarla e riconoscere la ragazzina che mi teneva testa nelle nostre litigate e di cui ero follemente innamorato. Davanti a me c’era una creatura fragile, pallida in viso e con due occhiaie profonde. Lividi bluastri le ricoprivano il corpo e aveva anche diversi tagli in torno alle caviglie dovute a quella catena. Hijiri mi diede delle tenaglie e tagliai quelle manette che le bloccavano i movimenti. C’erano piaghe sotto i piedi ed era dimagrita molto. L’abbracciai forte, poi la presi in braccio e la misi in macchina.                                                                                                                 “Dove la portiamo signore? Ha bisogno di cure immediate, ma se i giornalisti la scoprissero, non la lascerebbero più in pace”. “Lo so Hijiri, è meglio restare fuori città. A qualche chilometro da qui c’è una clinica, sarà al sicuro lì. Sbrighiamoci, e appena la visiteranno, avviseremo anche gli altri di raggiungerci.

Arrivammo in un piccolo ospedale e portammo dentro Maya al pronto soccorso. Delle infermiere la stesero su un lettino e oltrepassarono una porta, mentre noi rimanemmo ad aspettare, senza poter far niente. “Signore, vuole che ci pensi io ad avvisare Kuronuma e gli altri?”. “Si, grazie. In questo momento non voglio parlare con nessuno. Chiama anche mio padre, per favore. Ah si, anche Mizuky”. “Subito signore”.

Mentre era fuori a telefonare, io facevo avanti e indietro, fissando il pavimento. Non mi davo pace per quello che era successo, era colpa mia. “Maledetto Takamya, ti farò pentire di quello che le hai fatto. La pagherai molto cara; questa è una promessa”.

Fissavo da un’eternità quella porta, ma nessuno ancora usciva per dirmi qualcosa. L’attesa mi stava uccidendo. Dopo un po’ gli altri mi raggiunsero: Sakurakoji e Rei, l’amica di Maya; il regista Kuronuma e Mizuky. Poi giunse anche mio padre, che era visibilmente agitato. “Figliolo ci sono novità?”. “Nessuno mi dice niente; non ce la faccio più ad aspettare, io divento pazzo!”. “Abbi pazienza, devono farle dei controlli accurati, esami e ci vuole tempo per queste cose”.
Kuronuma mi si avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla. “Vedrà che andrà tutto per il meglio. L’abbiamo trovata ed è questo che conta. Bisogna solo darle il tempo di riprendersi e riposare. Maya è una ragazza forte, stia pur certo che non si arrenderà senza lottare fino all’ultimo”.

Finalmente la porta si aprì e un dottore ci si avvicinò. “Chi sono i famigliari della signorina appena arrivata?”. “Io sono il fidanzato” dissi andandogli incontro. “Le ferite, i tagli e le piaghe guariranno in breve tempo, ma purtroppo mi spiace informarla che la ragazza è in coma. Ha ricevuto un forte colpo dietro la nuca, che le ha causato un’emorragia. Inoltre quello che ci preoccupa sono le condizioni generali della paziente. E’ molto denutrita. Non c’è un modo semplice per dirlo, ma deve prepararsi al fatto che la sua fidanzata potrebbe non svegliarsi più. Solo nelle prossime ore potremo valutare meglio la situazione. La giovane non ha subito violenza, ma ha lesioni sul corpo e alcune costole fratturate. Invece il bambino sta bene e la gravidanza, al 4 mese, procede regolarmente”.
Cos’ha detto? Ho sentito male , ma ha detto “bambino”. A quella notizia le mie gambe cedettero e mi accasciai a terra. Tutto questo era davvero troppo per me. Hijiri e Kuronuma mi aiutarono a rialzarmi e mi fecero sedere.

“Ora devo andare, ma se aveste bisogno di chiarimenti chiamatemi pure”. Dovevo ancora registrare mentalmente le parole di quel medico. La mia Maya era incinta, aspettava un figlio mio ed era in coma, e forse, non si sarebbe risvegliata mai più. Non riuscii a trattenermi ed iniziai a piangere davanti a tutti, come il più debole degli uomini. Mi sfogai e mi liberai da tutte le tensioni che mi bloccavano i pensieri e mi attanagliavano il cuore.
“Resterò qui a vegliare Maya, finchè non si risveglierà. Perché lei si risveglierà, io lo so, a dispetto di quello che ha detto quel dottore. Lui non la conosce quanto me, non sa di cosa sia capace quando si mette in testa qualcosa”.
Chiesi ad un’infermiera dove fosse la stanza di Maya e mi avviai. Entrai piano e richiusi subito la porta dietro di me.

Hijiri abbracciò Mizuky, che era scoppiata in lacrime sentendo quella diagnosi nefasta. “Non può essere, Maya deve vivere, deve farcela. Aspetta anche un figlio e non può proprio arrendersi, vero? Amore, hai visto il nostro capo quanto è distrutto. Mi fa tanta pena”. Anche Rei si era seduta e stava singhiozzando. Kuronuma le si sedette accanto e le prese le mani. “Signorina, lei conosce Maya più di me e sa che è una tosta, che non si è mai arresa e non inizierà proprio adesso. Dobbiamo solo pregare e avere pazienza. Tutto si sistemerà, anche se ora ci sembra impossibile”.
Sakurakoji stava in piedi vicino alla finestra. Il tempo sembrava essersi fermato e, il mondo là fuori, si muoveva al rallentatore. “La mia più cara amica è grave e non posso far altro che sostenerla restandole accanto, anche da questa sala d’aspetto”. Avevo osservato tutti piangere e disperarsi per le sue condizioni, ma il sig. Hayami aveva persino cambiato viso. I suoi occhi erano spenti e, mentre a fatica si trascinava nella stanza dove giaceva Maya, cercava di trovare tutto il coraggio e le ultime forze che gli rimanevano per poter affrontare questo calvario, che si preannunciava lungo. Era rimasto scioccato alla notizia della gravidanza, segno che Maya ancora non gliela aveva detto. Perché? Cos’era successo quella mattina, quando doveva raggiungerlo in ufficio per parlargli?

La stanza dove giaceva Maya era in penombra; avevano lasciato accesa solo una piccola lampada sul tavolino accanto alla parete. Riuscivo ugualmente a vedere il suo viso, era disteso e sereno. Sembrava che dormisse e io pregavo, in cuor mio, che aprisse gli occhi e parlasse ancora con me. Intorno a lei c’erano macchinari che emettevano dei “bip” e tenevano sotto controllo le sue funzioni vitali. Avevo preso una sedia e le stavo accanto, tenendole la mano. C’erano tubicini in plastica attaccati ovunque e provavo un gran dolore a vederla in quelle condizioni. Le diedi un leggero bacio sulle labbra e tutti quei lividi sul viso ancora mi facevano crescere la rabbia dentro.
Senza accorgermene misi una mano sul ventre della mia Maya e parlai al nostro bambino, chiedendogli di aiutare la sua mamma a tornare da me. “Mio dolcissimo amore, tu mi hai dato un’immensa felicità con la notizia di questa nuova vita. Non arrenderti, so che hai la forza per vincere questa battaglia. Lotta per la vita che cresce in te e per il nostro amore”.            Appoggiai la testa sul letto e piansi, per la stanchezza e per la disperazione.  “Ti amo dolce ragazzine, amo te e il nostro bambino. Non posso vivere senza di voi. Torna da me, ti scongiuro. Ti faccio una promessa, pagheranno tutti per quello che ti hanno fatto.  
           
Ora ti lascio riposare, ma stai tranquilla, non resterai mai sola. Ci sono tanti amici che ti vogliono bene. Tornerò presto da te. Ti amo Maya”. Uscii dalla stanza e Sakurakoji e Rei mi chiesero il permesso di poter stare un po’ con lei. Feci cenno di si con la testa ed entrarono a darmi il cambio.
“Hijiri, abbiamo un lavoro da fare”. Mentre lo guardavo, sentivo i miei occhi ardere. “Torniamo a casa e prepariamo una trappola per il vecchio Takamya. Padre vorrei che venissi anche tu. Mizuky ti chiedo di restare qui, per favore, e se ci saranno cambiamenti avvisami immediatamente”. “Certamente signore”. “Per sicurezza lascerò due uomini a guardia davanti alla porta di Maya. Andiamo, adesso”.

Arrivammo alla villa che era l’alba. Un nuovo giorno stava cominciando, il giorno in cui avrei sistemato per sempre quel criminale. “L’uomo che abbiamo preso, devo parlargli subito”.             Era stato legato ad una sedia e lasciato in una stanza in disuso. Era sveglio, quando entrai. “Ora, chiariamo il concetto che ti risparmio la vita solo perché mi servi per prendere il tuo capo, il vecchio Takamya; altrimenti saresti già morto e ti avrei dato in pasto agli animali selvatici. Tu dovrai telefonargli e dirgli che io ho liberato la ragazza, ma che sei riuscito a scappare e hai intenzione di denunciarlo, perché non vuoi finire dentro. Dovrai essere molto convincente e, bada a non fregarmi, perché non ho niente da perdere, visto che nessuno sa dove ti trovi”.                                                                                                                                              Mi guardò, prima spavaldo, poi un po’ più preoccupato, e accettò. Tornai da mio padre e Hijiri e gli dissi che non bastava una telefonata per incastrarlo, ma ci servivano anche delle prove dei suoi numerosi traffici illeciti, per porre fine, finalmente, al suo impero. Mio padre si avvicinò alla cassaforte, la aprì ed estrasse una cartellina, che mi consegnò. Io lo guardai sorpreso.
“Cosa sono queste carte, padre?” “Quello che ti serve per chiudere la partita con quell’uomo”. “Come hai fatto ad averle?”. “Vedi Masumi, non si diventa così potenti, da un giorno all’altro, senza conoscere gli scheletri nell’armadio del proprio nemico” e sorrise. Sfogliai quei documenti. C’erano ordini di acquisizioni, assegni falsi, nomi di clienti e società fittizie e altro ancora.
“Grazie padre. Questo ci aiuterà molto. Ne manderemo una copia a tutti i giornali, alle TV e alla polizia. Tornai dal nostro ospite e ci preparammo a fare la telefonata. “Pronto sig. Takamya, sono io. Il piano è fallito. La ragazza è stata liberata dal sig. Hayami in persona e dai suoi uomini. Quell’idiota che mi ha mandato si è fatto seguire. Sono riuscito a scappare nella confusione. Non so che fine abbia fatto il suo uomo. La avverto, io non voglio finire in prigione per lei; andrò alla polizia a raccontare tutto” e riattaccò.
“Sono stato bravo?”. “Ti conveniva e lo sai bene. Adesso diamo inizio alle danze”. Mi sentivo carico, la speranza era ritornata ad affacciarsi nel mio animo. Hijiri aveva già fatto recapitare le copie degli incartamenti alle persone giuste. Bastava solo aspettare che la “bomba” esplodesse nelle mani di quel vigliacco.

“Padre, io torno da Maya; tu resta qui, sei stanco. Ti chiamo se è il caso, stai tranquillo”. “Mi raccomando Masumi, fammi sapere qualcosa al più presto”.
Ritornai dal mio amore, ma purtroppo la situazione non era cambiata. Era immobile e sempre bellissima, ma non era quello che speravo. Le sussurravo vicino all’orecchio, con la speranza che potesse sentirmi e che la mia voce la riportasse indietro. “Amore mio, sono qui accanto a te e ci resterò per tutta la vita, se tu lo vorrai ancora. Appena sarai guarita, faremo un lun go viaggio, io te e il nostro bambino. Ti porterò dove vorrai, ma devi svegliarti; apri gli occhi, ti prego amore mio, resta con me”.  
 
 

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Capitolo 15
*** Cap. 15 ***


Cap. 15 I giorni passavano lenti e tutti uguali. Ormai l’ospedale era diventato una seconda casa per me. Cercavo di passarci più tempo possibile, ma dovevo salvare anche le apparenze e proteggere Maya dalle chiacchere di tv e giornali. Quando rientravo nel mio ufficio facevo credere alla stampa che lei fosse in viaggio per il paese per rilassarsi e, grazie anche a Mizuky, eravamo riusciti a tenere calme le acque e scongiurare qualsiasi pettegolezzo. Le sue condizioni non erano cambiate minimamente in tutto questo tempo. Il bambino cresceva bene, ma i medici continuavano a non sapere se e quando si sarebbe svegliata. Erano passate ormai due settimane da quando il vecchio Takamya era stato sistemato a dovere e, tutti i dettagli e i retroscena più improbabili capeggiavano sulle copertine delle riviste e sui quotidiani. Non ci facevo più caso, non mi importava più niente, perché finalmente giustizia era stata fatta. Ero nella stanza di Maya quando mi capitò tra le mani una rivista e diedi un’occhiata ai titoli di copertina. C’era una foto del vecchio, non proprio a suo agio, con le manette ai polsi e, dietro di lui, una Shiori in lacrime; chissà se stava ancora fingendo. Sfogliai l’articolo e lessi che era stato con dannato per truffa e implicazione in omicidio e gli avevano dato 30 anni e, sua nipote, era fuggita all’estero, ma senza un soldo, visto che le autorità avevano confiscato tutti i loro beni. “ E’ quello che si meritavano!”. Riposi il giornale, non volevo perdere altro tempo dietro al passato. Il mio solo pensiero era il mio amore e la sua guarigione. Kuronuma e gli altri, volevano bene a Maya; appena gli era possibile venivano a trovarla e cercavano in tutti i modi di tirarmi su il morale e mi davano il cambio al suo capezzale. Non volevo mai allontanarmi da lei, ma ero stremato e non solo nel fisico. Anche Ayumi aveva chiamato per farmi sentire la sua vicinanza, dopo aver saputo l’accaduto da Mizuky. “Sig. Hayami, lei si sta stancando troppo, deve riguardarsi. Quando è stata l’ultima volta che è riuscito a dormire una notte intera?”. “Mizuky sei gentile, e le tue premure mi fanno capire che tieni a me non solo come tuo capo, ma anche come tuo amico. Io riposerò solo quando Maya si riprenderà e tornerà da me”. Kuronuma e Yu erano diventati, col passare del tempo, meno ottimisti del sig. Hayami sulla guarigione di Maya, ma non avevano il coraggio di dire niente e cercavano di vivere alla giornata, ognuno impegnato nel proprio lavoro, l’unico momento in cui cercavano di non pensare a tutto quello che stava capitando loro. “Yu, Rei, grazie della vostra presenza. Non ho parole per esprimere la gratitudine per il vostro continuo sostegno morale. So di non essere sempre stato loquace ultimamente, ma apprezzo tutto quello che fate per Maya e per me”. Kuronuma mi si avvicinò. “Sig. Hayami sono passate settimane, un’eternità per lei, immagino. Non vorrei sembrarle in sensibile, ma vorrei che provasse a pensare che, forse, Maya non si risveglierà mai più e dovrà prendersi cura del bambino anche per lei. La osservo giorno dopo giorno e mi ritrovo a pensare che stia lottando contro i mulini a vento. E’ vero che bisogna sperare sempre anche nell’impossibile, ma purtroppo bisogna anche essere realistici e, qualche volta, arrendersi all’evidenza dei fatti, per quan to possa essere spiacevole, perché dopo sarà più difficile tornare alla realtà di tutti i giorni”. Lo ascoltavo in silenzio e, forse, una piccola parte di me gli stava dando ragione, ma il mio amore per Maya era più forte di qualsiasi avversità che avrei potuto incontrare, e nel profondo dell’anima avevo la certezza che questo incubo sarebbe finito presto. “Lo so che dice questo per il mio bene, ma non posso smettere di credere in lei, in me, nel nostro amore”. Rientrai nella stanza in penombra e mi stesi sul letto accanto a lei, accarezzandole la pancia e mi addormentai. Stavo facendo un sogno bellissimo: la mia ragazzina mi correva incontro insieme a nostro figlio e chiamava il mio nome. Mi svegliai e una strana sensazione mi era rimasta dentro. Durante la notte mi ero sistemato sulla sedia, con la testa appoggiata sul suo letto. Alzai lo sguardo e, per poco, non mi prese un colpo. “Maya”. Finalmente dopo due mesi d’inferno, nei quali la mia fede aveva vacillato, si era aperto uno spiraglio e il mio grande amore aveva riaperto gli occhi. Si era svegliata e mi stava fissando. “Maya , amore, lo sapevo che saresti tornata da me. Chiamo subito il dottore”. “Maya? Chi è Maya? E chi è lei?”. A quelle parole impallidii e corsi ad avvisare il medico. Era entrato nella stanza seguito da infermiere e macchinari vari e noi tutti attendevamo fuori in corridoio che finisse di visitarla. Dopo quelle che mi sembravano interminabili ore, la porta si aprì e il dottore si avvicinò serio in volto. “La signorina sta bene, le sue con dizioni sembrano normali e il bambino gode di ottima salute e cresce regolarmente. La mia preoccupazione sta nel fatto che, la paziente, abbia perso la memoria. Credo che sia dovuto al trauma subito. Purtroppo non posso formulare nessuna diagnosi, l’unica cosa che posso dirle è di starle molto vicino, farle frequentare persone e posti conosciuti e, con molta pazienza, un giorno potrebbe tornarle la memoria. Il cervello è un organo ancora poco conosciuto e possiamo fare solo delle congetture. Mi dispiace”. Rimasi paralizzato dallo shock. Non era vero, non era possibile che stesse succedendo tutto questo proprio a noi. Ne avevamo passate così tante e, ora che sembravamo ad un passo dalla felicità, era arrivata come un macigno questa sentenza infausta. “No, Maya, amore mio, perché…perché?”. Tutto intorno si era fatto silenzioso, poi sentii dei singhiozzi provenire dietro di me. Rei e Mizuky stavano piangendo e l’avrei fatto anch’io appena mi fossi ripreso dalla notizia. Tutti si strinsero intorno a me: chi mi fece sedere, chi mi porse un bicchiere d’acqua e chi tentava di farmi riprendere. Io mi sentivo come uscito dal mio corpo e osservavo tutto dal di fuori ed era strano. Era tutto così surreale. Non stava succedendo a me, no quello era un altro; non era Masumi Hayami. Ma quanto potevo continuare ad illudermi e sfuggire così alla realtà? Tutto taceva. Poi udii una voce che mi parlava, dapprima come in lontananza, senza riuscire a capire cosa mi stesse dicendo e, piano piano, sempre più chiara e nitida: era Mizuky, la riconobbi. Disse le uniche parole che potessero farmi tornare al presente. “Sig. Hayami, ora deve pensare solo a Maya, si faccia coraggio e non disperi”. Mi alzai di scatto e d’istinto l’abbracciai. “Hai ragione, devo essere forte per entrambi”. Poi mi staccai da lei e la fissai. Aveva gli occhi spalancati dallo stupore, per quel mio improvviso slancio affettuoso nei suoi confronti e poi mi sorrise. Ora dovevo solo capire il da farsi. Per prima cosa chiesi al dottore se ora Maya potesse ricevere visite e, avuto il permesso, dissi a tutti di entrare con me nella stanza, per vedere la sua reazione in contrando i suoi amici. Entrai per primo e mi avvicinai al letto, ma tenendomi a distanza, non volevo farla agitare. “Ciao Maya, io sono Masumi Hayami, sono felice che ti sia ripresa. Se non sei troppo stanca vorrei far entrare delle persone, tuoi amici, che erano in pena per te”. “Perché continua a chiamarmi Maya? Lei mi conosce? Io dovrei conoscerla? Il dottore mi ha spiegato che a causa del coma ho un’amnesia. Se questo può servire a farmi ritornare la memoria, può farli entrare”. “Grazie, sei gentile”. Feci un cenno agli altri che, lentamente, entrarono nella camera, e si avvicinarono al letto. Poi, uno ad uno, si presentarono. Io osservavo l’espressione del viso di Maya, per scorgere qualche segno che facesse pensare che qualche ricordo su di loro fosse riaffiorato nella sua mente. Niente. Il suo sguardo era vuoto, come distante. Non sembrava nemmeno la mia ragazzina, quella che mi piaceva punzecchiare e tormentare. Il suo corpo era qui con noi, ma il suo spirito, il suo essere forte e determinato stava nascosto dentro di lei e un giorno sarebbe riemerso facendomi riavere l’amore della mia vita. “Mi dispiace, sembrate delle brave persone, ma non riconosco nessuno di voi”. Con un movimento cercò di sollevarsi dal letto e, solo allora, notò il pancione. “Cosa? Sono incinta?” e iniziò a piangere. Con uno sguardo invitai gli altri ad uscire dalla stanza, per poter restare solo con lei e cercare di spiegarle quello che era successo tra di noi. Ma non volevo dirle tutto subito, perché avevo paura che sarebbe stato troppo per lei, che forse non avrebbe capito e si sarebbe angosciata ancora di più. Presi una sedia, l’avvicinai al letto e mi accomodai. Poi cercai di trovare le parole giuste da dirle. “Vedi Maya, sei incinta di sei mesi e…”, non riuscii a dirlo subito..” io sono il padre”. Lei mi stava fissando con uno sguardo tra lo spaventato e lo stupito. “Noi ci amiamo da tanto tempo, ma solo di recente siamo riusciti a confessarcelo”. “E siamo sposati, allora?”. “Non ancora, ma era quella la mia intenzione”. “E’ frustrante sapere di aspettare un figlio, avere davanti agli occhi l’uomo della tua vita, ma non provare niente”. Ricominciò a piangere e volli lasciarla sfogare. Uscii dalla stanza e richiusi la porta. Rei mi chiese come avesse preso la notizia. “E’ molto spaventata e triste”. Kuronuma fece un grande sospiro e bevve un sorso da un bicchiere fumante di tè, che teneva tra le mani e sembrava rimuginare qualcosa. “Dobbiamo avere tanta pazienza, dobbiamo lasciare a Maya i suoi spazi e i suoi tempi perché avvenga un miracolo. Non possiamo in alcun modo sforzarla o peggioreremo le cose”. “Non le metterò fretta, stia tranquillo, mio caro Kuronuma. Scusatemi devo avvisare mio padre”. A casa Hayami squillò il telefono e il sig. Eysuke prese la comunicazione nel suo studio. “Figliolo sei tu? Allora, dimmi, ci sono novità?”. Raccontai a mio padre tutto quello che era successo al risveglio di Maya e rimase molto turbato. Stette in silenzio per un po’, tanto che ebbi paura che si fosse sentito male, ma lo sentii respirare attraverso la cornetta. “Masumi, ascoltami, credo che tu debba portare Maya alla villa al mare, So che è già stata laggiù con te e, quindi, è un posto familiare per lei. Inoltre è lontano da occhi indiscreti e potrà riposarsi e riprendersi con tutta tranquillità. Dovresti portare con te solo Hijiri, per la vostra sicurezza, e la tua segretaria Mizuky, per aiutare Maya ogni qual volta ne avrà bisogno. Credo che non ti lascerebbe avvicinare, dopotutto non si ricorda di te e del vostro amore; per lei sei un estraneo. E’ bene che ci sia un a don a con voi, per darti un a mano”. “Padre hai ragione, seguirò il tuo consiglio. Organizza tutto tu. Vorrei partire al più presto, ma devo aspettare il consenso del medico. Ti avviserò quando decideranno di dimetterla. A presto”. “A presto figliolo”.

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Capitolo 16
*** Cap. 16 ***


Cap. 16 Finalmente era arrivato il momento tanto atteso. Il dottore aveva dato il suo benestare e mi permise di portare Maya fuori da quel luogo così triste e pieno di brutti ricordi, per portarla in un posto più tranquillo dove finalmente ricominciare a sperare.---------------------------------------La sua amica Rei le aveva portato dei vestiti puliti e l’aveva aiutata a cambiarsi insieme a Mizuky. Mantenevo le distanze, perché capivo che per lei ero un estraneo, anche se aveva l’aria di credermi e di fidarsi di me, ma non potevo affrettare le cose e dovevo lasciare che si abituasse alla mia presenza. ------------------------------------------------------------------------------------Appena uscì dalla stanza le sorrisi, le andai incontro e allungai un braccio per prenderle la mano, ma vidi che si ritraeva e si strinse più forte al braccio di Mizuky, che la sorreggeva. Rimasi male, ma non dissi nulla e feci cenno di avviarci all’uscita. Salutammo gli altri e salimmo in auto. Hijiri guidava e io sedevo accanto a lui, mentre Mizuky era dietro con Maya.-- Ogni tanto la osservavo dallo specchietto retrovisore, ma lei non mi notava, fissava fuori dal finestrino con aria sconsolata e una tristezza negli occhi, che mi resero ancora più angosciato. Ogni tanto Mizuky cercava di scambiare qualche parola con lei, ma rispondeva a monosillabi o non rispondeva affatto.-------------------------------------------------------------------------------------------Sembrava un viaggio senza fine; nemmeno sul battello il suo umore migliorò. La giornata era bellissima, con un cielo azzurro e un bel sole caldo. Il mare era una tavola blu e la traversata era stata tranquilla e senza nessun problema. --------------------------------------------------------------Arrivammo alla villa nel tardo pomeriggio e, come promesso, mio padre aveva fatto preparare ogni cosa. La tavola in veranda era apparecchiata per 4 e in cucina c’era ogni ben di Dio. Mi voltai e vidi Maya ferma sulla soglia e fissare un punto imprecisato. Hijiri stava portando dentro le valigie e Mizuky le si era avvicinata e la accompagnò al tavolo.-----------------------------“Maya, forse vorresti fare una doccia prima di mangiare? Immagino che sarai molto stanca e un bagno caldo ti rilasserà”. “Si grazie, in effetti mi andrebbe se non ti è troppo disturbo”. “Non ti devi preoccupare, questa è anche casa tua”. Mi fissò co n i suoi grandi occhi nocciola e si alzò e, seguita da Mizuky, salì al piano di sopra dove si trovavano le camere.---------------------Abbassai il capo e sospirai. Restai in silenzio a pensare a tutta questa situazione assurda e drammatica e a cercare di capire come venirne fuori. Hijiri, rimasto in disparte fino a quel momento, si sedette di fronte a me. “Signor Hayami, la prego, non deve fare così; so che tutto questo è un incubo per lei, ma sono certo che col suo amore e molta pazienza riuscirà a far tornare la signorina Maya quella di un tempo. Non bisogna affrettare gli eventi, ma aspettare e vivere giorno dopo giorno. Deve stringere i denti, non abbattersi e combattere per voi due, anzi per voi tre”.---------------------------------------------------------------------------------------------------Mi mise una mano sulla spalla come farebbe un fratello, e riuscii a sorridere; poi Maya e Mizuky ritornarono e iniziammo a mangiare. La osservavo di nascosto: le sue mani morbide e delicate che passavano il pane a Hijiri; la serietà sul suo volto, l’abito celeste senza maniche e un fiocco in vita con cui si era cambiata. La mia Maya era sempre bellissima e avrei voluto abbracciarla forte e prometterle che tutto sarebbe tornato come prima, ma potevo solo ammirarla mentre stava difronte a me durante questa cena tranquilla. Vedevo Hijiri e Mizuky scambiarsi occhiate e i loro sguardi erano tristi per noi, lo sapevo bene.-----------------------------Era tutto ottimo e la mia ragazzina aveva anche sorriso, facendomi i complimenti per il cibo. Aveva appetito e questo era un segnale positivo. Come dolce avevo lasciato detto di riempire il congelatore di parfaits alle fragole, perché sapevo che li adorava, come mio padre.----------------“Qualcuno vuole il dolce? Abbiamo dei golosissimi…”..all’unisono io e Maya pronunciammo…”parfaits alle fragole” e ci fissammo negli occhi. Vedi Maya, è il tuo dolce preferito, forse inizi a ricordare qualcosa. E’ un buon segno, non trovi?”. “Si, credo che sia così”. Alla fine della cena chiesi a Mizuky di accompagnare Maya a riposare e le indicai la sua stanza. Loro avrebbero diviso la stessa camera, perché nelle con dizioni in cui era, tra la gravidanza e il resto, Maya doveva essere controllata in ogni momento. Hijiri ed io avevamo 2 camere adiacenti. Era dura starle lontano, non poterla accarezzare, stringere forte e baciare come avrei voluto. Ora la cosa più importante era la sua sicurezza e la sua serenità. “Maya ora è meglio se vai a riposarti; magari domani con calma ti farò fare il giro della casa, se ti va”. “Va bene, grazie. Buona notte”. “Buona notte”.-------------------------------------------------------------------Chiamai mio padre per in formarlo del nostro arrivo. “Come sta Maya, figliolo?”. “Bene padre; ora è andata a riposare. A cena si è ricordata che le piacciono i parfaits alle fragole!”. “Ottimo, questo è il primo passo verso la guarigione. Devi avere fiducia in lei e non disperare mai. Il resto verrà da se; tu stalle accanto e falle sentire il tuo appoggio e col tempo ricorderà il suo amore per te. Tienimi informato. A presto Masumi”. “Grazie, a presto padre”.-----------------------Era tutto tranquillo in casa, un silenzio aleggiava tra le mura della villa e una pace surreale regnava in quella serata tiepida. Hijiri era appena uscito per fare un controllo del perimetro esterno e dare istruzioni alle guardie al cancello. Non avevo certo bisogno che qualche giornalista si presentasse qui e rovinasse la pace e la tranquillità che avevo cercato di costruire in torno a Maya.---------------------------------------------------------------------------------------“Signor Hayami, la situazione è sotto controllo. Tutto è sistemato secondo le sue indicazioni; ho dato gli ordini agli uomini di guardia”. “Grazie, mio fedele amico; ora puoi andare a riposare. A domattina. Buona notte”. “Buona notte signore”.--------------------------------------------Ero di nuovo solo, solo con i miei pensieri, il che non era molto conveniente. Se avessi riflettuto ancora una volta sulla nostra situazione, sono certo che sarei finito in manicomio. Ma come potevo far finta di niente o anche passarci sopra per un giorno solo. Sapevo che tutto il peso di questa situazione era sulle spalle di Maya. La mia ragazzina era sempre stata forte, tenace, piena di grinta e non si era mai arresa prima, ma non aveva mai dovuto affrontare una simile tragedia, nemmeno nei suoi incubi peggiori. Mi arrovellavo il cervello cercando di capire quale fosse la strada giusta da percorrere per arrivare alla sua memoria, a quei ricordi che, sapevo bene, essere in un angolo recondito della sua deliziosa testolina, in attesa di essere ritrovati.----------------------------------------------------------------------------------------------------Ero stanco e andai nella mia stanza a coricarmi e, forse, presi sonno quasi subito, perché non ricordo più nulla.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Forse non ero stanca come credevo. Senti come scalcia il mio bambino. Mi sembra ancora così strano vedere il mio pancione e sapere che una minuscola vita ha preso forma e sta crescendo in fretta. Non manca molto al parto; Mizuky mi ha detto che saranno circa 2 mesi.----------------- Sono invasa da mille emozioni diverse: amore per questa creatura che avrà sempre bisogno di me; panico perché non so fare la madre e non so se sarò pronta quando “lui” o “lei” arriverà, ma più di tutto è la paura il sentimento che prevale da quando mi sveglio a quando vado a dormire. Paura di quella che sono, di quella che ero e non ne ho memoria e, ancora di più, paura del futuro. Si dice che bisogna vivere giorno per giorno e assaporare tutto quello che la vita mette sulla nostra strada, ma nei miei incubi peggiori mi trovo sopra ad un burrone profondo e nero e non vedo vie d’uscita.---------------------------------------------------------------------Ecco come mi sento, come un animale in trappola che non può fuggire.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Osservavo Maya fissare il soffitto. Nessun movimento, nessuna parola, ma ero certa che stesse rimuginando su tutto quello che le stava accadendo. Non ho mai pregato tanto come in queste ultime settimane e, se un Dio esistesse davvero, allora dovrebbe far tornare la pace e la serenità nella vita di quelle due anime in pena. Hijiri ed io parlavamo spesso di Maya e del signor Hayami ed era tremenda la sensazione di inadeguatezza che sentivo dentro di me. Da brava segretaria avevo risolto moltissimi problemi ed imprevisti, anticipando spesso, le richieste del mio capo, ma ora era tutta un’altra storia. Io mi sentivo una incapace, anche se Hijiri si arrabbiava sempre quando mi sentiva dire queste cose.----------------------------------------Possibile che non riuscissi a trovare uno spiraglio, una formula magica? Anche un pozzo dei desideri andava bene! Ma che stavo dicendo, stavo solo vaneggiando; il più delle volte mi sentivo come se stessi in un vicolo cieco o, peggio, in un labirinto e per quanti sforzi facessi per uscirne, mi ritrovavo sempre al punto di partenza.---------------------------------------------------“Maya stai bene? Hai bisogno che ti porti qualcosa? Io vado a bere un po’ di succo in cucina, posso portartene un bicchiere o preferisci dell’altro?”. “Grazie Mizuky, sto bene, ma in effetti ho un po’ di sete, ma preferirei avere una bottiglia d’acqua, così se stanotte mi dovesse servire, non dovrei disturbarti”. “Va bene, come preferisci; torno tra pochi minuti”.-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Era ancora notte fonda quando mi svegliai tutta sudata. Quello che avevo fatto era di sicuro l’incubo più brutto e spaventoso che potesse esistere. Aprivo gli occhi all’improvviso ed intorno a me c’era solo buio, poi un ghigno si avvicinava e qualcuno mi inseguiva ed io cercavo di scappare, ma mi accorgevo di essere legata e poi mi svegliavo all’improvviso! Che angoscia mi prendeva ogni volta. Sì, perché non era la prima volta che facevo quello stesso sogno. Non avevo detto niente a nessuno, ma qualcosa mi diceva che non era solo un incubo, in qualche modo aveva a che fare con quella parte di me che non riuscivo a ricordare!!------------------------Avrei dovuto raccontare tutto agli altri? E cosa avrebbero pensato di me? No, dovevo togliermi dalla testa tutte quelle idee bizzarre. “Ehi, che calcio che mi hai dato piccolo mio. Sono sicura che l’hai fatto apposta per distrarmi e non vedermi così triste. Ti amo già tantissimo e ancora non ci conosciamo”. E sorrisi pensando a quan to fosse bella ed imprevedibile la maternità.

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Capitolo 17
*** Cap. 17 ***


Cap. 17 Ore 3:00 del mattino, sono ancora sveglio! Non ero riuscito a prendere sonno e guardavo fuori dalla finestra, pensando alla mia vita con Maya. Ripensavo a quando la incontrai in teatro la prima volta, mentre cercava il suo posto; poi qua do la vidi nel ruolo di Beth con cui iniziò tutto. Anche il mio amore per lei, solo che ancora non lo sapevo o non lo credevo possibile. Sorrisi ripensando a tutti i litigi e i battibecchi che avevamo avuto in pubblico e la felicità che mostrava ogni volta che riceveva le mie rose scarlatte e leggeva i miei biglietti.--------------------Chissà come sarebbe andata a finire se avesse saputo prima l’identità del suo ammiratore. Forse mi avrebbe odiato per sempre oppure chissà…la mia Maya è capace di gesti straordinari ed imprevedibili. Comunque ringrazio la mia buona stella per avermi dato Maya e reso così una persona migliore, grazie al suo amore. So che non potrei più vivere senza di lei.--------------Mi avvicinai all’armadio e aprii l’anta centrale; tirai fuori una piccola valigetta che adagiai sul letto. Dentro c’era il mio tesoro, tutti i ritagli di giornali e riviste che parlavano della mia ragazzina e delle sue interpretazioni a teatro. Inoltre c’era l’album che lei stessa mi aveva regalato, con tutte le foto dei suoi personaggi. Glieli avrei mostrati per vedere l’effetto che avrebbero avuto su di lei; dopotutto il teatro era la sua vita e in un angolo della sua mente c’era ancora quella passione travolgente.--------------------------------------------------------------------Guardai l’ora, erano ormai le 5:00. Tutto taceva in casa, solo il rumore dell’orologio a pendolo vicino all’ingresso si distingueva nitidamente, facendo sentire i suoi rintocchi cadenzati. Mi vestii, ormai non mi sarei più riaddormentato, e uscii a fare due passi. La spiaggia non era distante e, forse, di fronte al dondolio delle onde, avrei trovato un po’ di serenità. ----------------Era una mattinata fresca, ma non c’era troppo vento, solo una leggera brezza che imbiancava il mare. Tenni le scarpe in mano e camminai a piedi nudi sulla sabbia umida; l’alba faceva capolino e all’orizzonte i primi raggi del sole si affacciavano timidi. Poi mi fermai e decisi di sedermi in attesa che sorgesse il sole. Avevo portato con me il cellulare, per ogni evenienza, ma sarei tornato in dietro prima che tutti si fossero svegliati. ------------------------------------------Chissà se Maya sta riposando bene, se mi ha sognato e oggi, forse, si ricorderà di me. Ragazzina sono qui per te, ti resterò accanto per sempre. Ho bisogno di te, del tuo amore come dell’aria per respirare”. Ed eccolo, finalmente, l’inizio di un nuovo giorno, che si presentava davanti a me. Anche alla mia Maya sarebbe piaciuto molto quello spettacolo.-----------------------Nel silenzio di quel paesaggio il mio telefono squillò. Sul display vidi che era Hijiri e mi allarmai. “Pronto Hijiri, è successo qualcosa a Maya? Sta bene?”. “Signore stia tranquillo, sta bene e dorme ancora. Ero solo preoccupato perché non l’avevo trovata in casa. Lei sta bene?”. “Si, grazie, tutto a posto, ero solo venuto a fare due passi sulla spiaggia, ma rientro subito” e riagganciai. Al mio arrivo alla villa, lo trovai in veranda ad aspettarmi. “Maya e Mizuky stanno ancora riposando?”. “Si, signor Hayami”. “Bene, aspetteremo che si sveglino, nel frattempo andrò ad organizzare la colazione”.---------------------------------------------------------------------------Erano le 6:30 ed andai in cucina per iniziare a preparare la tavola. Quella mattina avremmo mangiato all’interno, perché avevo paura che facesse troppo fresco per Maya. Forse ero un po’ apprensivo, me ne rendevo conto, ma era più forte di me. Avevo l’impressione di non fare abbastanza per metterla a proprio agio. Poi sentii delle voci e riconobbi subito la sua; mi affacciai alla porta della cucina e la vidi scendere le scale e le andai incontro.-----------------------“Buongiorno Maya, buongiorno Mizuky. Avete riposato bene?”. “Si, grazie signor Hayami”. “Anche io ho riposato molto bene…Masumi”. Aveva stentato un po’, ma aveva pronunciato il mio nome e pensai che iniziasse a ricordare, ma subito dovetti ricredermi. “La signorina Mizuky mi ha detto che visto che questo è il tuo nome, dovrei chiamarti così, poi divenne triste e abbassò lo sguardo. Cos’hai Maya?” e mi avvicinai a lei prendendole le mani. “Mi dispiace, non ce la faccio, non riesco a ricordare nulla e voi vi aspettate così tanto da me, ma io…io…” e iniziò a piangere. Fu istintivo, la presi tra le mie braccia e la cullai dolcemente. “Non devi preoccuparti, né avere fretta; noi crediamo in te, perché ti conosciamo e ti vogliamo bene. Siamo certi che la memoria ritornerà, ma devi avere pazienza e fare un piccolo passo alla volta. Ieri, per esempio, ti sei ricordata che ti piacevano i parfaits. Quindi, vedi che un po’ alla volta stai migliorando; dai tempo al tempo.------------------------------------------------------------------------Non è solo questo che mi angoscia. Ecco, non ve l’ho voluto dire prima, ma sono varie notti che un incubo mi perseguita e mi mette addosso ansia e terrore. “Maya, sai che puoi parlare liberamente, che sono qui per aiutarti in tutti i modi. Ti va di raccontarmi cosa sogni?”. “Non è molto chiaro, ma mi trovo al buio e qualcuno mi insegue e io vorrei scappare, ma sono come bloccata…”. Le presi le mani tra le mie e la guardai negli occhi. “Non devi preoccuparti, è solo un sogno. Niente può farti del male nei sogni e io ti proteggerò sempre, contro tutto e tutti”. L’abbracciai di slancio e rimanemmo immobili, quasi senza respirare, per un lunghissimo istante.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------Poi sentii uno stomaco brontolare e sorrisi, perché almeno in quello Maya non era cambiata affatto. “Vieni, accomodiamoci, sento che stai morendo di fame. Posso accompagnarti al tuo posto?”. Lei mi guardò e, per la prima volta, mi sorrise e allungò la sua mano per prendere la mia. Mizuky e Hijiri ci seguirono, scambiandosi sorrisi e occhiate complici.-------------------------La colazione passò tranquilla, parlando del più e del meno; poi raccontai della mia notte insonne e della passeggiata mattutina sulla spiaggia. Vidi dallo sguardo di Maya, che avevo attirato la sua attenzione. “Se ti va e non sei troppo stanca, potremmo fare una passeggiata in riva al mare e anche fare il bagno, se sei d’accordo”. Le sorrisi e attesi una risposta. “Il mare è veramente bello e mi farebbe piacere andarci, però non credo di avere un costume con me”. “Maya, mia cara, sta tranquilla, ho pensato di comprare anche quello, visto il luogo dove avresti passato la tua convalescenza. Non è vero Mizuky?”. “Certamente, ho provveduto personalmente a mettere in valigia tutto quello di cui avresti avuto bisogno, con l’aiuto della tua amica Rei. Vieni, ti aiuto a prepararti”. “Grazie signorina Mizuky, è gentile”. -------------------Si avviarono al piano di sopra e, intanto, io preparai un cestino con un po’ di frutta, tè freddo, qualche tramezzino, nel caso le fosse venuta fame. Poi andai nella mia stanza a cambiarmi e a prendere un asciugamano. Maya era bellissima, aveva i capelli raccolti in una coda alta, un abito senza maniche e scollo quadrato, che le arrivava fino alle ginocchia e un paio di sandali intrecciati sul davanti, color crema come l’abito. Mizuky mi consegnò la borsa da mare sorridendomi. “Hijiri avrei bisogno che restassi a casa per controllare la situazione e aspettare i domestici che verranno a sistemare in cucina e lasceranno tutto pronto per il pranzo. Invece, Mizuky, vorrei che chiamasse mio padre per prendere accordi con lui, sul da farsi riguardo l’ufficio ed eventuali problemi fossero sorti dopo la mia partenza. Grazie a tutti e due per il vostro lavoro, ma soprattutto per la vostra amicizia. Maya vogliamo incamminarci?-------------- Torneremo per mezzogiorno più o meno”. “Andiamo” e, mentre lo diceva aveva un sorriso entusiasta.-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Io e Mizuky guardavamo dalla terrazza della villa il signor Hayami e Maya allontanarsi insieme verso la spiaggia privata e sorridevamo. “Non trovi che il nostro capo aveva un volto sereno quando è uscito con Maya? Si vede che è tanto innamorato e sono felice per lui, ma anche tanto triste”. Mi accomodai su una delle sdraio e guardai il cielo all’orizzonte. Hijiri si sedette accanto e mi prese una mano. “Io sono innamorato di te e non credo che reagirei così bene come lui, nella sua stessa situazione”. Io guardavo Hijiri negli occhi e vi scorsi una luce che ardeva mentre pronunciava quelle parole. Arrossii e lui si avvicinò e mi baciò dolcemente. Mi alzai e mi sistemai proprio accanto a lui, abbracciandolo stretto. “Anche io ti amo Hijiri e non voglio perderti”. “Stai tranquilla, non accadrà mai, perché io non lo permetterò”.------------Restammo in silenzio, uno accanto all’altra, udendo solo la brezza tra i rami degli alberi, il lento dondolio delle onde e il battito dei nostri cuori.

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Capitolo 18
*** Cap.18 ***


Cap. 18 Camminavamo lentamente, la pancia di Maya era grande e faticava a muoversi. Si lamentava di dolori alla schiena. Le diedi il mio braccio, perché si sostenesse e avanzavamo un passo dopo l’altro, vicini, ma senza parlare. Finalmente eccoci arrivati. Il mare era an cora meglio di ieri, perfettamente calmo, al contrario del mio cuore, che era agitatissimo, perché avrei passato del tempo da solo con lei.------------------------------------------------------------------------------“Hai visto Maya che bel posto? Ti piace?”. “Veramente da togliere il fiato, come in un sogno: sabbia morbida, mare che sembra uno specchio”. La vidi sfilarsi i sandali, avvicinarsi alla riva e bagnarsi i piedi. “Beh, non immaginavo che l’acqua fosse così calda; è perfetta”. Lei giocava a dare dei calci all’acqua e a fare spruzzi, mentre io avevo steso i nostri asciugamani e aperto un ombrellone.---------------------------------------------------------------------------------------------------------Maya si avvicinò, tolse l’abito e lo ripiegò con cura, mettendolo nella borsa e vidi che voleva stendersi, ma era in difficoltà. “Aspetta, ti dò una mano”, e l’aiutai a sistemarsi sull’asciugamano. In costume da bagno era an cora più bella. Era intero, di colore blu con due strisce bianche verticali sui fianchi. ---------------------------------------------------------------------------Eravamo entrambi imbarazzati per la situazione e fissavamo l’orizzonte davanti a noi; poi mi accorsi che io ero ancora vestito. Mi alzai e mi tolsi la polo bianca e le bermuda marroni, sistemandole con cura sotto l’ombrellone. Credo che la mia ragazzina mi stesse fissando, ma girò subito la testa per non essere beccata. Io me n’ero accorto ugualmente e sorrisi.-------------“Adesso sono le 9:00 e abbiamo tutto il tempo per goderci questo posto prima di rientrare. Preferisci fare subito una nuotata oppure vorresti fare due passi o possiamo starcene tranquillamente qui distesi a rilassarci. Scegli tu”. “Vorrei entrare subito, perché è così bello qui e l’aria è fresca, però non so se sono capace di nuotare”. Rimase in silenzio per un lungo istante e già mi preoccupavo di quello che stava provando in quel momento. Poi riprese. “Non ricordo nemmeno una cosa così semplice come il saper o meno nuotare, come posso sperare di ricordare altre cose più importanti come quello che c’è stato tra di noi e come siamo arrivati a questo punto! Scusami, non volevo alzare la voce, ma inizio ad essere stanca di tutta questa situazione”. “Non devi scusarti. Io non posso certo capire come tu ti senta, ma son o fiducioso sul fatto che il futuro tornerà a sorriderci, perché ce lo meritiamo, dopo tutto quello che abbiamo passato per stare insieme. Quindi io dico che il destino è in debito con noi e ce lo deve, meritiamo di essere felici”.-------------------------------------------------------------------------------Maya mi osservava con attenzione e potevo vedere la sua testolina che cercava di dare un senso logico alle mie parole. Era pensierosa e non volevo che rimuginasse tutto il giorno su quello che avevo detto, rovinando la nostra gita. “Maya, non volevi entrare in acqua?. Vengo con te e se avrai paura torneremo in dietro. Ti fidi di me?”. Annuì con la testa e mi alzai per aiutarla a fare lo stesso. Ci avvicinammo a riva e l’acqua lambiva i nostri piedi. “Non è per niente fredda, avevi ragione”, e mentre avanzavamo lentamente la guardavo camminare vicino a me e tenere stretta la mia mano.--------------------------------------------------------------------Era una bellissima sensazione e una gioia insperata. Mi dovevo accontentare di assaporare questi momenti di vicinanza con lei, in attesa di un miracolo che cambiasse tutto questo. L’acqua ora le arrivava alla pancia, si fermò di colpo e strinse più forte la mia mano. La osservai e con lo sguardo sembrava essere in un altro luogo o tempo. Non disse una parola, anche se sembrava bisbigliare qualcosa di incomprensibile alle mie orecchie. Poi ad un tratto, come se n’era andata, era tornata in sé. “Mi sento strana. Ho fatto come un sogno ad occhi aperti. C’era una bambina in acqua che nuotava felice e una donna sulla spiaggia che le diceva di non allontanarsi troppo. La donna chiamava la bambina, Maya. Ero io, vero? E quella donna era mia madre? Sono riuscita a ricordare un altro pezzo della mia vita, un altro pezzo del puzzle che va al suo posto”. “E’ una bellissima notizia. E hai ragione, quella era sicuramente tua madre. Si chiamava Haru e ti voleva tanto bene. Purtroppo è mancata circa 2 anni fa in seguito ad una lunga malattia. Per il momento posso dirti solo questo, perché il dottore si è raccomandato di non sommergerti di informazioni, ma di aspettare che sia tu stessa a ritrovarle dentro di te”. ------------------------------------------------------------------------------------------Io non potevo , né volevo dirle niente; come le avrei spiegato che avevo tenuto lontano da lei sua madre ed era a causa mia se era morta senza poterla riabbracciare un’ultima volta. L’avrei persa per sempre, ne ero certo. “Masumi, capisco che tu faccia tutto questo per il mio bene e, allora, non insisterò oltre per sapere di più. Ehi, oh mio Dio”. “Che succede Maya?”. “Il bambino si è mosso ed ha scalciato. Forse gli piace il mare, è contento e vuole farmelo sapere”. Guardavo la mia Maya con gli occhi dell’amore, la osservavo in ogni suo gesto, in ogni suo dettaglio. Era bellissima mentre si accarezzava il pancione e avrei voluto farlo anch’io, per poter sentire mio figlio, ma avevo paura a chiederglielo per ricevere un sicuro rifiuto in risposta. Così rinunciai e stetti in disparte. Non so se lesse sul mio volto la tristezza di quella lontananza, ma fu così gentile con me. “Perché non ti avvicini e provi a mettere la tua mano qui sulla pancia? Lo senti come scalcia? E’ tuo figlio, cioè nostro figlio, anche se mi sembra strano da dire, però hai diritto a far parte della sua vita anche adesso”. “Grazie, è la cosa più meravigliosa che abbia mai sentito. E’ davvero incredibile che un essere così piccolo abbia già una forza così grande. Grazie di avermi permesso tutto ciò. Devo confessarlo: sono veramente emozionato e non sono mai stato il tipo di persona a cui capitano cose del genere. ----------------All’inizio della nostra storia, quando ci siamo conosciuti tu mi definisti un affarista senza scrupoli” e scoppiai a ridere. Era stata la situazione, la forte e mozione di sentire mio figlio per la prima volta o il fatto di essere riuscito per un attimo a rilassarmi, ma non riuscivo a smettere di sorridere. “Vuoi forse dirmi che all’inizio ti odiavo?”. “Veramente si, ma si sa che l’amore agisce in maniera strana e per vie traverse; ma riesce a raggiungerti ovunque, soprattutto se due persone sono predestinate a stare insieme come tu ed io. Come anime gemelle che si ritrovano dopo un lungo girovagare per il mondo. Maya avremo tutto il tempo per parlare di queste ed altre cose, ma ora siamo in questo posto bello e tranquillo. Approfittiamone. Ti senti sicura? Vuoi provare a nuotare? Sono qui io a sorreggerti, se ne avessi bisogno. Provaci e andrai alla grande, ne sono convinto”.----------------------------------------Si fece coraggio e provò a fare due bracciate a stile libero, ma si fermò subito, poco convinta. Riprovò, questa volta a dorso e sembrava andare meglio, ma si fermò di nuovo e urlò all’improvviso. La raggiunsi subito e la portai fuori e la feci stendere. Chiamai Hijiri. “Maya cos’hai? Come ti senti?”. “Non lo so, sento che c’è qualcosa che non va col bambino”. “Stai tranquilla, ti porto subito in ospedale. Sono sicuro che non sia nulla”. “Hijiri fa presto, Maya non si sente bene, prepara la macchina e vie ni a prenderci”. “Sono subito da voi Signore”.-----Arrivammo in ospedale e Maya fu presa in consegna da un a giovane dottoressa. Le spiegai cos’era accaduto e mi fece cenno di aspettare fuori dal reparto, in sala d’attesa. Io non avevo nessun a intenzione di muovermi senza la mia ragazzina. Nel frattempo Hijiri era tornato alla villa a prendere Mizuky.-----------------------------------------------------------------------------------------Arrivarono proprio nel momento in cui la dottoressa mi si avvicinò. “Allora come sta la mia fidanzata? E il nostro bambino?”. “Stia tranquillo, madre e figlio stanno bene. C’è stato un calo di pressione e poi il caldo e la tensione, hanno dato un falso allarme. Si è solo affaticata un po’. Abbiamo fatto un monitoraggio per controllare il battito del bambino e tutti i parametri sono nella norma. Il bimbo sta crescendo sano e forte. Deve riposare per i prossimi tre giorni e poi me la riporti per un controllo, ma stia tranquillo, che è tutto a posto. Mi raccomando la faccia mangiare leggero, fare brevi passeggiate in fasce orarie non troppo calde e soprattutto un riposo pomeridiano. Non abbia paura, la sua famiglia sta bene. Tra un’oretta tornerò per ricontrollare i valori e, se tutto rimane in variato, potrà riportarla a casa”.---------------------------“Grazie di tutto, seguirò i suoi consigli alla lettera”. Anche Hijiri e Mizuky tirarono un sospiro di sollievo e, ora che ero stato rassicurato delle sue condizioni, andai da lei. Stava riposando, il volto era disteso e sereno. Presi la sua mano e le accarezzai il dorso. In quel momento aprì gli occhi. “Maya, ciao come ti senti? Mi hai spaventato oggi e non credevo possibile che esistesse qualcosa che mi terrorizzasse, ma il pensiero di perdere te e il bambino mi ha fatto impazzire. Per fortuna è tutto a posto”. “Lo so, la dottoressa mi ha spiegato tutto. Quando potrò uscire?”. “Dobbiamo aspettare un’ora, dopo ti faranno altri controlli e potremo uscire da qui. Ora riposa un pochino, vado a tranquillizzare Hijiri e Mizuky e a telefonare a mio padre. A dopo”.

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Capitolo 19
*** Cap. 19 ***


Cap. 19 Uscito dalla stanza rassicurai i miei collaboratori e presi il telefono. “Pronto sono Masumi. Padre non ti allarmare, ma siamo in ospedale. Maya si è sentita male in spiaggia e siamo corsi subito”. “Mio Dio e il bambino?”. “Sta tranquillo, hanno detto che è stato un falso allarme dovuto ad un calo di pressione e che deve riposare per i prossimi tre giorni. Lei e il bambino stanno bene. Tra un’ora la rimanderanno a casa. Ti terrò informato. A presto”. “Mi raccomando abbi cura di lei. A presto figliolo”.-------------------------------------------------------------La dottoressa aveva firmato le carte per la dimissione e così presi Maya e ritornammo alla villa. “Mizuky, potresti accompagnare Maya nella sua stanza e aiutarla a mettersi a letto?”. “Certamente signor Hayami. Vieni mia cara, hai bisogno di riposo, ordini del medico”. Io andai in cucina a preparare un po’ di tè, seguito da Hijiri. Fissavo la fiamma del gas ed ero assorto nei miei pensieri, finchè venni ridestato dal fischio del bollitore. Misi l’infuso in quattro tazze. Ne adagiai due su un vassoio, insieme a dei biscotti e salii al piano di sopra. Arrivai davanti alla camera di Maya e bussai. Mi aprì Mizuky. Appoggiai il vassoio sul tavolino accanto alla porta-finestra e vidi il mio amore che stava dormendo, ma aveva solo gli occhi chiusi, perché quando stavo per uscire, mi chiamò. “Masumi, vai già via?”. “Scusami non volevo disturbarti. Vi ho portato un po’ di tè e dei biscotti nell’attesa che sia pronto il pranzo”. “Grazie del pensiero; in effetti sono un po’ affamata, ma n on credo che scenderò per il pranzo; mi sento molto stanca”. “Non devi preoccuparti, se vuoi posso portarti tutto qui in camera. C’è qualcosa che ti andrebbe di mangiare di particolare?”. “Beh, fammici pensare; potrei avere del riso con gamberi, due uova, patate fritte e una fetta di torta al cioccolato? Forse ho esagerato”, e divenne rossa in viso. --------------------------------------------------------------------------------------------Le sorrisi e pensai a quanto fosse meravigliosa così bella e spontanea. “Puoi avere tutto quello che vuoi, non farti problemi a chiedere. Intanto che tu fai questo spuntino, vado a dare indicazioni ai domestici”. “Non puoi restare a farmi compagnia per un po’? Prendi una tazza di tè insieme a me”. “Grazie resto volentieri”. Mizuky mi sorrise e si avviò alla porta. “Dove vai Mizuky?”. “Vado a bere qualcosa insieme ad Hijiri e darò io istruzioni per il pranzo, signore”. “Grazie”. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------Rimasti soli, accompagnai Maya al tavolo e l’aiutai a sedersi. Le avvicinai lo zucchero e mi sedetti di fronte. Era così bella. Aveva una luce speciale nei suoi occhi meravigliosi. Forse era dovuta alla gravidanza, ma anche la sua pelle sembrava emanare un profumo diverso, più intenso ed inebriante. “Masumi, ehi ci sei? Mi passi i biscotti? A cosa stai pensando?”. “Si, scusa, eccoli. Sono imperdonabile, ti stavo fissando, perché sei bellissima”. Era diventata rossa e aveva abbassato lo sguardo sulla tazza giocando col cucchiaino. “Non volevo metterti in imbarazzo, perdonami”. “Va tutto bene, credimi. Che ne dici, più tardi mi faresti visitare il giardino della villa? L’ho visto dalla finestra e sembra bellissimo”. “D’accordo. Prima pranzeremo, poi il riposo, come ordinato dal medico, e dopo ti porterò in giardino, promesso. Ora beviamo il tè che si raffredda. Era così bello stare in sua compagnia. Mi sfuggì un sospiro e lei se ne accorse, ma non disse niente. Avevamo finito di gustarci il tè e un po’ di imbarazzo calò nella stanza. Ad un tratto mi venne in mente che avrei potuto approfittare della situazione per mostrarle l’album con le foto dei suoi personaggi e i ritagli che parlavano della sua carriera teatrale. Chissà che non succeda qualcosa. “Se per te va bene, vorrei mostrarti delle cose che riguardano il tuo passato. Ma se credi che sia troppo presto, rimandiamo ad un’altra volta”. “No ce la faccio. Voglio uscire al più presto da questo tunnel e ho bisogno del tuo aiuto, lo so”.----------------------------------------------------------------------------------------------------Andai nella mia stanza a prendere la valigetta e tornai da Maya che, mi aspettava incuriosita. Feci spazio sul tavolino e l’aprii lentamente. Si avvicinò e iniziò ad esaminare il contenuto. In mano aveva la foto dove interpretava “Puk” e sorrise. “Sembro un folletto in questa immagine, perché sono io questa, vero?”. “Si, esattamente”. Poi trovò un ritaglio di un giornale in cui c’era una foto sua e di Ayumi e si parlava della loro rivalità per il ruolo della “Dea Scarlatta”, e al centro una foto della signora Tsukikaje col costume di scena. Maya era rimasta immobile a fissare un qualcosa di imprecisato, mentre ad ogni minuto che passava, mi chiedevo se avessi fatto bene a mostrarle quegli oggetti o se fosse stato meglio aspettare ancora.----------------------Ero in preda ai dubbi quando sentii la mia ragazzina pronunciare un pezzo del monologo di Akoya…”..E’ la forza che chiama l’anima dall’alto. Non esistono età, aspetto, rango, quando si incontrano, queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di sé stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra…”..Poi si girò verso di me e disse: “Ero un’attrice di teatro?”. “Sei un’attrice di teatro e anche la migliore a mio parere, e non solo. Quelle parole che hai appena recitato, vengono da un’opera famosa “la Dea Scarlatta”, per la quale tu sei stata scelta come interprete del ruolo principale. La donna con la veste che vedi sul giornale, è stata la tua in segnante per tanti anni e fu lei, da giovane ad aver avuto quel ruolo. Prima di morire ha voluto cercare un’erede a cui tramandare i segreti di questa nobile arte e passare così il testimone per le generazioni future”. “Sembra una donna molto severa, ma non cattiva”. “Questo è vero, sapeva tirare fuori il meglio da te e non è mai stata delusa dalle tue interpretazioni. Ti diceva sempre che avevi mille maschere, perché eri in grado di trasformarti in qualunque personaggio volessi. Io ti ho vista recitare la prima volta nel ruolo di “Beth” in “Piccole donne”, e quel giorno mi innamorai di te, ma ancora non ne ero consapevole” e scoppiai a ridere.------------------------------------------------------------------------------Maya mi guardò fisso e non riuscì a trattenere un sorriso. Poi ricominciò ad osservare le foto e i ritagli che avevo raccolto negli anni. “Ma davvero ho fatto tutte queste cose? Sono veramente tante”. “Hai iniziato a recitare all’età di 13 anni e hai lavorato sodo, non risparmiandoti mai, esibendoti in posti strani, con pochi spettatori, anche con la febbre. Questo te lo dico per farti capire che il teatro era la tua vita passata e lo sarà ancora in futuro”. “Ma se non dovesse più tornarmi la memoria, che futuro potrei avere, cosa potrei fare?”. “Maya devi avere fiducia e non perdere la speranza”. Si alzò in piedi di scatto e con un colpo gettò a terra tutto quello che si trovava sul tavolino. “Quale speranza dici. Io non ho più pazienza, né fiducia in una guarigione. Vattene via e lasciami in pace!”.-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Mizuky trovò Hijiri in cucina e presero il tè insieme, ascoltando i rumori provenire dalla stanza di sopra. Tutto era tranquillo. “Maya sembra meno diffidente verso il signor Hayami, non trovi tesoro?”. “In effetti l’ho notato anch’io mia cara”, e le feci l’occhiolino. “Chissà che non porti finalmente ad un riavvicinamento tra quei due. Il loro sentimento è talmente grande e forte che, sono sicuro, riusciranno a ritrovare l’amore perso, nonostante tutto sia contro di loro”. Poi udimmo delle urla e dei rumori come di oggetti cadere a terra.----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Maya si gettò sul letto e scoppiò a piangere. Mi faceva male al cuore vederla così, ma rispettai i suoi sentimenti e, dopo aver raccolto tutto da terra, uscii dalla stanza e la lasciai sfogare. La sentivo singhiozzare al di la della porta e la tentazione di rientrare era forte, ma desistetti. Mi accasciai per terra tenendomi le mani sulla testa, avvilito e disperato, ma ancora di più furioso col mondo intero che continuava ad accanirsi contro di noi. Poi una mano gentile sulla spalla mi fece alzare lo sguardo. “Mizuky”. “Signor Hayami, cosa è successo?”. “Maya è disperata e non riesce a vedere la fine di questo incubo e io sono frustrato, perché non sono d’aiuto; non riesco a fare niente per lei, per farla stare meglio”. “Deve essere forte e poi non è solo in questa battaglia. Venga a mangiare qualcosa, è tutto pronto in veranda. Porto a Maya il suo pranzo e resterò con lei per cercare di tranquillizzarla. Andiamo, non può restare qui”.----------Scesi con lei e mi sedetti a tavola. Provai a mangiare qualcosa, ma avevo lo stomaco chiuso e scostai il piatto davanti a me. Ero rimasto solo con Hijiri, mentre Mizuky stava portando un vassoio in camera di Maya. Sperai che, almeno lei, mangiasse qualcosa. Un’ora più tardi Mizuky ritornò in cucina e ci raggiunse. “Signor Hayami, Maya non ha mangiato molto, anche se ho cercato di insistere un po’. Ora si è addormentata”. “Amici miei, ho riflettuto su tutta questa situazione e ho deciso che non forzerò mai più Maya a ricordare la sua vita passata. Non le parlerò più del teatro, non le mostrerò più niente, a meno che non sia lei stessa a chiedermelo. Voglio che viva giorno per giorno, per la persona che è adesso, una Maya diversa da come la conoscevamo, ma voglio starle vicino e lentamente riuscire a farla innamorare di nuovo di me. Forse è una pazzia”. “Credo che il suo pensiero non sia sbagliato, forse in questo modo sarà meno frustrata e più libera di essere se stessa, come si sente in questo momento. Per qualunque cosa, noi siamo con lei”.-----------------------------------------------------------------------Il pomeriggio lo passai rinchiuso nello studio. Maya era rimasta in camera e sembrava non volerne più uscire. Mizuky era attenta e premurosa con lei e cercava di farla ragionare, ma era irremovibile. Anche la cena volle consumarla in camera ed io ero sempre più disperato. Ogni tanto, passando davanti alla sua porta, tendevo l’orecchio cercando di sentire la sua voce. Mi mancava così tanto non poterle parlare, guardarla e perdermi nei suoi meravigliosi occhi. Dopocena uscii in giardino. Ricordavo di averle promesso di farglielo visitare, ma dovevo rimandare. Passeggiavo tra le piante e gli arbusti, quando mi ritrovai proprio sotto la finestra della sua stanza. Riuscivo a vedere due figure dietro le tende e riconobbi la sagoma della mia ragazzina. Aveva scostato la tenda e guardava il cielo; per fortuna ero nascosto nella penombra e non mi notò. Le finestre si aprirono e lei si affacciò al balcone. Stava parlando con Mizuky, ma non riuscii a capire cosa le disse. Ea bellissima: indossava un abito a tunica, senza maniche, che le scendeva morbido, ma non riuscii a distinguerne il colore.--------------------------Si stava accarezzando il pancione e credo che avesse sussurrato qualcosa al bambino. Ora stava canticchiando una dolce melodia che non conoscevo; sembrava una ninnananna. Poi rientrò in camera, chiuse le finestre e tirò le tende. Per un attimo mi sembrò di essere come Romeo che aspetta sotto al balcone di vedere affacciarsi la sua Giulietta.

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Capitolo 20
*** Cap. 20 ***


Cap. 20 I giorni passavano tutti uguali. Maya si era chiusa in se stessa, mangiava sempre in camera e non mi parlava più. Mizuky le stava accanto e cercava di spronarla ad aprirsi e a non tenere tutto dentro. Non sentiva ragioni, in lei ormai prevaleva un moto di rassegnazione.---------------I suoi occhi non brillavano più di quella luce che aveva prima, la scintilla della speranza sembrava averla abbandonata. Anche io, d’altro canto, non ero in un a situazione migliore; pensare al mio amore che soffriva in quel modo e non essere in grado di alleviare il suo dolore, mi tormentava l’anima. Mi sentivo inutile e senza via d’uscita. -----------------------------------------Quella stessa notte Maya si svegliò urlando, un’altra volta, e cercare di calmarla e farla riaddormentare, stava diventando sempre più difficile. -------------------------------------------Erano parecchie notti che non riposavo, stando in attesa di ogni minimo movimento o rumore, che provenisse dalla sua stanza. Vedevo che Hijiri e Mizuky cercavano di fare del loro meglio per aiutarmi; erano proprio dei fidati amici in cui avevo riposto, senza sbagliare, la mia fiducia. Erano in apprensione per entrambi, ma potevano solo aspettare e avere parole di conforto, anche se non avevo la forza di ascoltarli.---------------------------------------------------------------------“Basta, non si può più andare avanti così Hijiri”. “Che cosa vorresti dire?”. “Non vedi che sembrano dei corpi inanimati, nemmeno la pallida ombra delle persone che conoscevamo! Bisogna dargli una scossa, ad entrambi. Tu ti occuperai del sig. Hayami ed io di Maya”. “Quale sarebbe il tuo piano?”. “Semplice, dobbiamo convincerli, anzi obbligarli ad uscire dal loro stato catatonico e a ricominciare a vivere. Per prima cosa dovremo farli scendere per mangiare e ritornare a parlarsi; solo stando insieme riusciranno a ritrovarsi. Questa almeno è la mia speranza; poi dipenderà anche da loro, ma noi non gli permetteremo più di mollare. Domani dobbiamo portare Maya in ospedale per il controllo. Intanto speriamo che ci diano solo belle notizie, ne abbiamo così tanto bisogno”. “Lo sai che ti amo anche per questo vero?” e la vidi arrossire. Mi avvicinai a lei, le accarezzai una guancia e la baciai.--------------------------------------La mattinata era limpida. Mi ero svegliata di buon umore; non so perché, ma avevo una sensazione positiva che mi dava un po’ di quella serenità che aspettavo da settimane. Ero sceso per primo in cucina ed iniziai a preparare la colazione, quando, dopo pochi minuti, mi raggiunse Hijiri. Era mattiniero almeno quanto me. “Buongiorno Hijiri, come stai oggi?”. L’uomo mi guardò tra lo stupito e il divertito. “Signore sto bene e, da quello che vedo, sembra che anche lei lo sia. E’ successo qualcosa di cui non sono a conoscenza?”. “Niente, mio caro amico, solo non so, ma oggi mi sono svegliato un po’ più ottimista del solito”. Sorrisi per la prima volta dopo tanto tempo e in quel momento sentii dei passi provenire dal piano di sopra.----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------“Maya ti aiuto a vestirti, siamo in ritardo per la colazione. Lo sai che dopo dobbiamo tornare in ospedale per i controlli”. “Si, me lo ricordo, almeno questo, ma non capisco perché insisti così tanto nel farmi scendere per mangiare. Posso benissimo farlo qui”. “Eh no, adesso basta! Non puoi rinchiuderti fuori dal mondo. So che la tua è una situazione difficile e non credere che non capisca che stai soffrendo molto, ma non hai mai pensato a quanto soffre altrettanto il sig. Hayami? Lui ti ama più della sua stessa vita e non si può comprendere il dolore che deve provare ogni giorno nell’averti così vicina, ma allo stesso tempo così lontana; sapere che non può fare niente, solo aspettare”. Maya diventò seria e si avvicinò alla finestra, scostando le tende per guardare fuori. Rimase immobile per un po’, poi senza voltarsi mi disse che avevo ragione. “Forse sono stata egoista, perché pensavo che tutti i problemi li avessi io, ma è vero, sia o in due a soffrire e di certo non gli ho facilitato le cose in quest’ultimo periodo. Mi dispiace Mizuky” e si girò guardandomi negli occhi. “Ti prometto che cercherò di comportarmi meglio e di essere più comprensiva e, magari anche un po’ meno negativa, se ci riesco” e sorrise. Il suo volto era così luminoso in quel momento. Scendemmo al piano di sotto, dove già Hijiri e il sig. Hayami avevano preparato tutto con cura.--------------------------------------------------Ecco un sorriso che sognavo di vedere da tanto tempo. La mia Maya si era affacciata in cucina con un “buongiorno” così allegro, che mi aveva messo ancora di più di buon umore. “Buongiorno a te Maya, sono felice di vederti così allegra. La colazione arriva subito, se intanto vuoi accomodarti in veranda con gli altri”. Poi cominciò a fissarmi e mi bloccai e, per un attimo non seppi cosa fare. “Masumi vorrei chiederti scusa”. “Chiedermi scusa? E per cosa?”. “Vedi, ho capito di essere stata un’egoista e di aver pensato solo alla mia sofferenza, senza tener conto che anche tu stavi male ma, a differenza di me, non me l’hai mai fatto pesare”. “Non importa, davvero”. “Aspetta, lasciami finire. Tu hai anteposto la mia felicità alla tua e io sono stata solo capace di trattarti male senza pensare a quanto ti stessi ferendo. Ti prometto che, d’ora in avanti, mi comporterò diversamente e che cercherò di essere più paziente e un po’ più ottimista”.---------------------------------------------------------Rimasi ad ascoltare in silenzio, guardandola tormentarsi le mani, mentre si faceva coraggio e mi parlava a cuore aperto. “Grazie per tutto quello che fai per me, anzi per noi” e sorrise. Senza accorgermene mi ero avvicinato a lei e, delicatamente l’abbracciai, odorandole i capelli e ripensando alla nostra prima volta insieme. Poi mi staccai da lei e le chiesi scusa, pensando di aver esagerato come al solito, ma standole accanto non era facile trattenersi. Vidi che aveva abbassato lo sguardo arrossendo e, per uscire da quel momento d’ imbarazzo, le diedi il braccio e la invitai a seguirmi per fare colazione. Lei mi prese il braccio e mi guardò in volto e i suoi occhi avevano una bellissima luce. Mangiammo in un clima sereno, pieno di risate, battute e piccoli racconti.

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Capitolo 21
*** Cap. 21 ***


Cap. 21 Con Hijiri alla guida, ci dirigemmo alla clinica dove Maya venne visitata a lungo e, quando uscì dalla stanza insieme alla dottoressa, ci disse che tutto era a posto e che potevamo stare tranquilli. Avevo voglia di festeggiare e di sorprendere il mio dolce amore, così organizzammo una piccola gita dall’altra parte dell’isola, dove c’era una cittadina molto caratteristica in cui si poteva gustare dell’ottimo pesce fresco. Saremmo rimasti per pranzo, avremmo fatto un giro per i negozietti e poi saremmo rientrati nel tardo pomeriggio. Saliti in auto diedi istruzioni ad Hijiri e partimmo all’avventura. -------------------------------------------------------------------------------Passeggiavamo tra i vicoli, poi vidi un fioraio e mi assentai qualche minuto, per poi presentarmi a Maya con un bel mazzo di rose rosse, perché non avevo trovato altro. “Sono bellissime, ti ringrazio del pensiero” e mi diede un bacio sulla guancia. Ora ero io ad essere arrossito. Mizuky ed Hijiri stavano ridendo di me, ne ero certo! Avevamo trovato un ristorantino proprio sulla baia, per fortuna c’era poco vento. Le pietanze erano tutte ottime e mi sorpresi nel vedere quanto riuscisse a mangiare la mia ragazzina. Sorrisi involontariamente, non volevo che pensasse che la stessi prendendo in giro. -----------------------Era impossibile, per me, smettere di fissarla e più di una volta se n’era accorta e aveva distolto lo sguardo. Pensai che fossi un uomo molto fortunato ad avere un amore bello e speciale come quello che provavo per Maya. Finito di pranzare continuammo il nostro giro tra le bancarelle di un mercatino e vetrine di negozi pittoreschi, quando notai che Maya si era soffermato ad osservare una collana semplice: un girocollo formato da un nastro e una corda intrecciati, insieme e un ciondolo a forma di farfalla. Mi avvicinai a lei. “Ti piace qualcosa?”. “Ci sono tanti oggetti carini, ma questo in particolare ha attirato la mia attenzione. E’ proprio bello”. “Te lo regalo, allora”. “No, non devi”. “Ti prego, lascia che faccia qualcosa per te” e le strizzai le feci l’occhiolino. “Beh, va bene, se insisti. Ti ringrazio molto”. Comprai la collana e volle indossarla subito. Le mani mi tremavano, stavo sfiorando la sua pelle ed era morbida come ricordavo. Poi si specchiò per vedere come le stava e sorrise. “Mi sta bene, non trovi?”. Mi prese sotto braccio e continuammo il nostro giro. Il tempo passato in sua compagnia era volato in fretta. Si era divertita molto, l’avevo vista sempre sorridente, curiosa. Scherzava con Hijiri e Mizuky e, se fosse possibile, credo di essermi innamorato ancora di più di lei. Era davvero straordinaria. Più tardi decidemmo di rientrare e, arrivati alla villa, chiesi a Mizuky di accompagnare Maya a fare un bagno rilassante prima di cena.-----------------------------------------------------------------------Il profumo del bagnoschiuma l’avvolgeva come una nuvola e mi stordì a tal punto che venni ripreso più volte dai nostri amici, perché non ricordavo quello che mi avevano appena detto. Si guardarono e sorrisero. Maya aveva uno strano effetto su di me. Il mio amore per lei era talmente grande che credevo che il cuore potesse esplodermi nel petto da un momento all’altro. Poi, a fine cena, la vidi sbadigliare e, alzandosi da tavola si accommiatò, scusandosi della scortesia. “Sono veramente stanca, mi spiace andarmene così, ma oggi è stata una bellissima giornata, ma lunga per me. Ho bisogno di un lungo sonno, se voglio recuperare le forze”. Ci sorrise e si incamminò al piano di sopra, seguita da Mizuky. “A domattina, allora, buona notte”.-------------------------------------------------------------------------------------------------------Hijiri ed io mettemmo in ordine e ci prendemmo un drink sulla terrazza, osservando il cielo stellato. “Hijiri, amico mio, amo Maya. La amo con tutto il mio cuore, con tutta l’anima e anche di più. Tra poco avremo un figlio, una nuova vita che avrà bisogno di entrambi. Mi chiedo solo, se lei mi permetterà di starle accanto. Quando riusciremo a riavere quello che c’è stato tolto?”. “Sig. Hayami, credo che Maya non le negherà mai suo figlio. Forse all’inizio sarà un po’ difficile da gestire la nuova situazione, ma non è detto che per allora non le sia tornata già la memoria”. “Spero che tu abbia ragione Hijiri. Grazie del tuo sostegno. Buona notte”. “Buona notte signore”.

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Capitolo 22
*** cap. 22 ***


Cap. 22 Durante la notte mi era venuta in mente un’altra bella idea per Maya. Il mio scopo era quello di farle piccole sorprese per cercare di dimostrarle il mio amore. L’indomani mattina avrei discusso i dettagli con i miei collaboratori e amici. Disteso sul letto guardavo il soffitto e seguivo i contorni delle ombre che, la piccola lampada accesa sul mio comodino, proiettava sul soffitto bianco e un sorriso spuntò sulle mie labbra. Poi mi voltai e vidi lo spazio vuoto accanto a me e allungai un braccio. Avrei voluto che quel posto vuoto fosse occupato dal corpo morbido e delicato della mia ragazzina, ma dovevo ancora aspettare. Il sorriso svanì per un attimo, poi ripresi a fantasticare sull’indomani mi addormentai. Credo di aver sognato Maya che mi veniva in contro a braccia aperte chiamando il mio nome e dicendo che mi amava. “Maya, almeno in sogno riusciamo ad amarci come prima…..Maya….”.--------------------------------Maya stava dormendo tranquillamente e il sig. Hayami stava andando nella sua stanza, quando gli dissi che sarei andato a fare due passi sulla spiaggia insieme a Mizuky, e mi fece un cenno con la testa e sorrise. “Mizuky ti va di fare due passi sotto la luna con me?”. “Certamente, vado solo a prendere un golf, perché mi sembra che ci sia un po’ d’aria”. Uscimmo dalla villa e la presi per mano, scenden do le scale verso il mare. La sabbia umida e fresca era rilassante e mentre passeggiavamo vedevo il volto della mia amata illuminato dai raggi della luna e pensavo di essere l’uomo più fortunato del mondo ad avere una donna meravigliosa e straordinaria come lei. ------------------------------------------------------------Hijiri mi stava fissando ed io guardavo in basso dalla vergogna. Era così bello ed affascinante e i suoi occhi brillavano come stelle d’estate. Poi si fermò di colpo e mi girai a guardarlo. La sua mano mi accarezzò il viso e si avvicinò sempre di più. Ormai la distanza tra noi era ridottissima, chiusi gli occhi e sentii le sue labbra morbide poggiarsi sulle mie. Lentamente sentii una scossa salirmi lungo la schiena e mi strinsi forte a lui, mentre un fuoco mi bruciava nelle vene. Quando ci staccammo vidi il mio riflesso nei suoi occhi e gli sorrisi. “Ti amo Mizuky” e appoggiai la fronte alla sua. “Hijiri, anche io ti amo” e restammo in silenzio. Poi continuammo la nostra passeggiata fino ad arrivare su degli scogli, dove ci sedemmo e rimanemmo abbracciati osservando l’orizzonte e le onde che si infrangevano su di essi. Mi vergogno a dirlo, ma mi addormentai tra le braccia di Hijiri.-------------------------------------------------------------------Mizuky era silenziosa e non capii perché non dicesse nulla, poi mi resi conto che questa meravigliosa creatura stava riposando sul mio petto. Le coprii bene le spalle e stetti immobile per paura di svegliarla. Le accarezzai i capelli, la guancia e la vedevo sorridere. “spero che, almeno, stia sognando me” e guardai il cielo stellato che dividevo con la mia amata. Poi un soffio di vento la fece rabbrividire e si svegliò. “Scusami Hijiri, mi dispiace, non mi sono accorta di essermi addormentata. Ma perché non mi hai svegliata?”. “Era così bello vedere il tuo viso nel sonno, che ho preferito lasciarti in pace”. Poi si avvicinò e mi baciò a tradimento e di nuovo quel calore invase il mio corpo, regalandomi sensazioni mai provate prima. “Tesoro è meglio rientrare adesso, perché si è alzato il vento”. Rientrammo alla villa e tutto taceva. Nessun rumore proveniva dal piano di sopra. Ci scambiammo un ultimo bacio ed entrammo nelle nostre stanze. Una serata meravigliosa in compagnia di una persona meravigliosa.------------------------------------------------Il sole splendeva alto nel cielo. Dalle tende alle finestre proveniva un sottile raggio che illuminava proprio il mio cuscino, così mentre mi girai venni investito in pieno viso e mi svegliai. Ero sereno. La notte era trascorsa tranquilla e mi sentivo pieno di energie. Guardai l’ora. “Santo cielo è tardi”. Saltai giù dal letto e corsi a farmi una doccia veloce. Indossai un pantalone blu, una camicia beige ed un paio di mocassini marroni. Uscito dalla stanza mi diressi verso le scale per andare in terrazza e, passando davanti alla camera di Maya, non sentii nessun rumore. “Forse sta ancora dormendo”. Arrivato all’ultimo gradino, udii delle voci e la risata della mia ragazzina. “Buongiorno, non è che qualcuno stava ridendo di me, vero? Scusate il ritardo, ma credo di aver dimenticato di regolare la sveglia”. “Buongiorno sig. Hayami”. “Masumi, pensi questo di me? Pensi che possa ridere di te? Guarda che potrei offendermi e divenne seria. Mi bloccai con in mano la tazza di caffè che Mizuky mi aveva appena dato. Poi Maya scoppiò in una sonora risata e mi rilassai. “Scusami, ma era troppo divertente la tua faccia, quando hai pensato che me la fossi presa per davvero. A stento mi sono trattenuta, ma come vedi non ho resistito molto a lungo” e mi fece la linguaccia.----------------------------------------------------------------A Tokyo la vita scorreva tranquilla e senza sosta, almeno per la maggior parte delle persone. Kuronuma, yuu e Rei sembravano vivere in due mondi distinti: uno di facciata, davanti a tutti gli altri e uno reale, quando si trovavano da soli con se stessi. L’arte della finzione ormai era diventata una routine, ma questo non significava soffrirne di meno. Sapere la verità su tutto quello che stava accadendo a Maya e tenerselo tutto dentro, diventava un peso sempre più gravoso man mano che il tempo passava. L’unico momento di sfogo e di conforto, se così si poteva chiamare, è quando si incontravano per parlare di lei. Maya mancava a tutti loro e non c’era giorno che non pregassero che tutto tornasse alla normalità e l’incubo finisse.--------------------------------------------------------------------“Yuu non riesco più a far finta di niente; le altre ragazze mi tormentano per sapere qualcosa da me, io non ho più il coraggio di guardarle negli occhi sapendo di mentire”. “Lo sai che anche per me non è una passeggiata Rei. Mei diventa sempre più sospettosa e non so più cosa raccontarle. Odio questa situazione quanto te!”. Ragazzi, adesso basta. Non crediate che non capisca in che difficile situazione vi troviate, ma provate solo un momento a pensare a quello che sta passando Maya e anche il sig. Hayami. Dobbiamo essere forti anche per loro; vedrete che presto le cose cambieranno”. “Sig. Kuronuma è da tanto che non abbiamo notizie, non potrebbe chiamare e sentire come sta andando? Forse così potremmo stare più tranquilli, non crede?”. “Va bene, facciamo un tentativo”. Il vecchio regista prese il telefono e iniziò a comporre il numero che il sig. Hayami gli aveva lasciato. Si sentirono gli squilli…uno….due….tre….----------------------------------------------------------------------------------------Stavamo conversando piacevolmente, quando squillò il telefono. Andai a rispondere. “Pronto sig. Hayami, sono Kuronuma, come sta? E come sta Maya? Ci sono novità? Ha fatto qualche progresso?”. “Mio caro Kuronuma, stiamo tutti bene, grazie. Maya si è ripresa completamente fisicamente, ma purtroppo la memoria non le è ancora tornata. Si è ricordata piccole cose, ed è già un bel segnale”. “Come va la gravidanza?”. “Stia pure tranquillo, procede tutto regolarmente. Nostro figlio è sano e forte” e sorrisi. Ad un certo punto, in sottofondo, sentii un vociare confuso. “Kuronuma che succede?”. “Scusi sig. Hayami, ma qui con me ci sono anche Rei e Yuu, che mi stavano facendo un sacco di domande. Vogliono che porti i loro saluti a Maya e anche da parte mia, per favore”. “Lo farò senz’altro. Grazie della chiamata. Arrivederci”. “A presto sig. Hayami”. Chiusi la comunicazione e tornai in veranda, riferendo la telefonata agli altri.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------“Mizuky posso parlarle un momento, per favore?”. Andai in salotto e chiusi la porta. “Qualcosa non va signore?”. “Stia tranquilla, è solo che non volevo che Maya ci ascoltasse. Vorrei organizzarle una sorpresa. Che ne pensa?”. “Bellissima idea. Ha già in mente qualcosa in particolare?”. “Desidererei che, per un giorno almeno, dimenticasse la sua situazione, si rilassasse e si dedicasse un po’ a se stessa. Avevo pensato di prenotarle dei massaggi alle terme, che si trovano in una zona incantevole dell’isola, a circa 20 km da qui. E’ una bella struttura con annesso un ottimo ristorante, in cui pranzerete, un salone di bellezza, dove trascorrerete il pomeriggio a farvi coccolare come meritate. Si, anche tu Mizuky, hai capito bene” e risi. “Andrai con Maya e baderai a lei, mentre io e Hijiri prepareremo un’ultima sorpresa per questa sera, ma è un segreto anche per te. Ah dimenticavo un’altra cosa. Dopo aver finito dal parrucchiere, passerete nella boutique del centro e l’ aiuterai a scegliere un abito, scarpe e tutto quello che serve per la serata”. ------------------------------------------------------Mizuky aveva uno sguardo che passava dal perplesso a stupito a felice, mentre ascoltava il mio piano. “Credo che le farà piacere, sig. Hayami. Sono sicura che apprezzerà le sue premure e il suo gesto la convincerà della sincerità del suo affetto”. “Lo spero tanto, voglio riconquistarla. Ora è meglio tornare di là o potrebbe insospettirsi. Io devo fare alcune telefonate per prenotare tutto quanto, mentre tu aiuterai Maya a prepararsi e a prendere il necessario, senza però svelarle niente”. “D’accordo, signore”. Rimasi in salotto e intravidi Maya e Mizuky passare davanti alla mia porta e salire le scale. Dovevo affrettarmi. Hijiri le avrebbe accompagnate e sarebbe andato a riprenderle nel tardo pomeriggio. -------------------------------------------------------------Ero soddisfatto. La prima parte della giornata era sistemata e organizzata nei dettagli. Speravo solo che quello che stavo facendo l’avrebbe resa felice. Con la mente vagavo chissà dove e faticai ad accorgermi che qualcuno mi batteva sulla spalla. “Oh Hijiri, scusa. Ero sovrappensiero. Stavo sognando ad occhi aperti la mia Maya. Sai, a volte mi sento stanco di tutta questa incertezza. Poi, però, la guardo negli occhi e so che c’è ancora speranza per noi, per il nostro amore”. “Sig. Hayami, ho fiducia che tutto questo dolore svanirà presto e lascerà il posto alla felicità che vi meritate”. “Vieni mio caro amico, devi farmi un favore”.------------------------------------------------------------Chiesi ad Hijiri di andare in paese, dopo aver accompagnato le nostre dame, per ingaggiare dei musicisti per la serata speciale con Maya. Il mio piano era semplice. In giardino, sul lato della casa che dava a est, c’era un bellissimo gazebo di legno bianco. La mia ragazzina non l’aveva mai notato, perché non si poteva vedere dalla parte anteriore della villa. La mia idea era di organizzare una cena romantica in giardino per lei, con musicisti per ballare e per farle una serenata. Volevo dimostrarle quanto l’ amavo.-----------------------------------------------------------------------------------Hijiri aveva preparato l’auto ed aspettava sulla soglia, quando Maya e Mizuky scesero le scale. Il mio amore era serena, il viso dolce e luminoso. Indossava una gonna corta, sopra il ginocchio, color azzurro cielo, una maglia senza maniche color panna , come i sandali bassi.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Hijiri mi aveva presa da parte, prima che uscissimo dalla porta. “Mizuky, anch’io avrei una sorpresa per te, questa sera. Vorrei che ti comprassi un bell’abito, ti rilassassi e tornassi da me per una cena speciale”. “Va bene, tesoro. Non vedo l’ora che arrivi stasera” e mi diede un lungo bacio. Non credo che Maya o il sig. Hayami ci avessero visto, troppo occupati a guardarsi negli occhi.------------------------------------------------------------------------------------------------------“Ciao Masumi, esco con Mizuky, anche se non mi vuole dire dove mi porterà. Tu non vieni con noi?”. Sorrisi sapendo tutto quello che l’aspettava. “Ti ringrazio, ma credo che sia uno di quei momenti per sole donne, non è vero Mizuky?”. Trattenni a stento una risata. “Certo sig. Hayami. Saremo di ritorno per questa sera”. “Divertitevi”. Maya mi si avvicinò, mi guardò negli occhi, si mise in punta di piedi e mi diede un bacio sulla guancia. Poi raggiunse Mizuky e uscirono. Rimasi incantato per un lungo istante, mentre la mia mano sfiorava la pelle, dove un attimo prima si erano posate le sue labbra. “Mi ha dato un bacio. La mia ragazzina mi ha baciato”. Ero confuso. Una miriade di emozioni mi attraversava la mente: allegria, euforia, amore, passione. Tutto insieme mi colpì in pieno petto. Questo mi diede ancora di più la carica.

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Capitolo 23
*** Cap. 23 ***


Cap. 23 Avevamo lasciato la villa da pochi minuti e vedevo Hijiri e Mizuky lanciarsi occhiate e sorrisi dagli specchietti. Ero certa che entrambi sapessero dove stavamo andando e cosa mi aspettava. Sorrisi, perché mi sentivo bene e poi ero proprio curiosa. Viaggiammo per circa mezz’ora, poi Hijiri accostò e parcheggiò l’auto davanti all’entrata di un’enorme costruzione. Scesi un po’ goffamente e ammirai il panorama. Le montagne dietro di noi erano stupende e l’entrata del palazzo di fronte era bellissima. Erano le terme. Avevo perso la memoria, certo, ma mi sembrò di non esserci mai stata alle terme. Beh, una nuova esperienza, che sicuramente avrebbe giovato anche all’umore oltre che al fisico. -------------------------------------------------------Hijiri ci salutò ed entrammo. Al banco della reception una bella ragazza in divisa blu e con i capelli raccolti in un chignon, ci sorrise e fece l’inchino, dandoci il benvenuto. “Maya, tu siediti pure laggiù, mentre io vado a registrarci”. “D’accordo Mizuky”. Il divano dove mi ero seduta era veramente comodo. Non riconobbi il tessuto di cui era fatto, ma era fresco e morbido e il colore era di una tonalità dell’arancione. Mi faceva proprio pensare all’estate, al caldo, al sole, tutte cose che mi piacevano. C’era un gran via vai di gente. Clienti appena arrivati, come noi, con le valigie in mano e l’aria un po’ spaesata. Poi quelli che alloggiavano qui da qualche giorno: li riconoscevi dall’abbigliamento casual ed informale e dalla sicurezza con cui si muovevano per i corridoi. Poi c’erano i dipendenti della struttura, in divisa ben curata e sempre sorridenti. Il soffitto della hall era alto e al centro c’era una grossa vetrata dai mille colori, che formavano un fiore di loto. Mi persi in quella luce e non mi accorsi che Mizuky si era avvicinata e mi stava chiamando. “Maya…Maya…hai sentito quello che ti ho detto?”. “Scusa, puoi ripetere?”. “Dicevo solo che adesso ci accompagnano nella nostra stanza, ci cambiamo e iniziamo la nostra terapia del relax” e sorrise.--------------------------------------------------------------------------------------------L’eleganza della camera rispecchiava l’ambiente circostante. Pareti verde acqua, molto delicata, lenzuola profumate di lavanda e una terrazza da cui si aveva un panorama mozzafiato sulla baia. “Wow Mizuky è stupendo qui; credo che potrei abituarmici” e risi. Un ragazzo giovane e cortese aveva portato dentro le nostre borse e si accommiatò con un inchino, dopo aver ricevuto la mancia. Ci mettemmo il costume e un accappatoio e salimmo con l’ascensore all’ultimo piano. “Adesso mi potresti dire cosa siamo venute a fare, o no?”. “Dai Maya, abbi pazienza e lo scoprirai presto”. Le porte si aprirono e venni investita da una luce intensa e un vociare rumoroso. Il sole era proprio di fronte a noi e mi aveva accecata. Subito non capii dove fossimo, ma quando gli occhi si abituarono di nuovo, vidi una grande piscina, che sembrava non aver mai fine. Tutto intorno c’erano vetrate ed anche il soffitto era ricoperto da finestroni enormi. Beh! Rimasi senza parole. Non sapevo proprio cosa dire. Poi ci avvicinammo e appoggiammo i nostri accappatoi su delle sdraio. Una donna magra e con i capelli corti e neri si avvicinò a noi. “Lei è la signorina Maya?”. “Si sono io”. “Abbiamo avuto istruzione per metterla a proprio agio. Se vuole seguirmi da questa parte”. In fondo alla stanza c’era invece una piscina più piccola e bassa. La donna entrò e fece cenno anche a me di fare lo stesso. Guardai per un attimo Mizuky, poi andai anch’io. “Mi presento: mi chiamo Midori e sono un’istruttrice di nuoto. Insegno soprattutto alle donne incinta esercizi in acqua per rilassarsi e alleggerire la tensione da schiena e gambe. Ora faccia esattamente quello che faccio io e non si preoccupi se all’inizio si sentirà un po’ impacciata”. Le sorrisi, forse poco convinta, e iniziai a copiare i suoi movimenti. Esercizi per le braccia, per le gambe, le spalle e il collo. Devo dire che mi stavo divertendo, mentre con la coda dell’occhio vedevo Mizuky messaggiare, di sicuro con Hijiri.

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Capitolo 24
*** Cap. 24 ***


Cap. 24 Hijiri era partito ormai da più di mezz’ora e già sentivo l’ansia assalirmi. E se non si divertisse? Se non le piacesse il programma che avevo scelto per lei? Se non volesse cenare da sola con me? E se mi rifiutasse lo stesso? Scossi la testa, come per svegliarmi da un incubo. Poi squillò il telefono. Era proprio lui. “Dimmi pure, ci sono novità?”. “Si signore. Mizuky mi ha appena in formato che sono in piscina e che Maya è felice e si sta divertendo e dice di non preoccuparsi”. “Non sai che sollievo mi dà questa notizia. Tra quanto pensi di arrivare qui?”. “Pochi minuti e sono da lei sign. Hayami”. “Perfetto, ti aspetto. Devo ancora sistemare due o tre cose per stasera. A dopo”. “Certo signore, a dopo”.-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Avevo appena lasciato Maya e Mizuky alle terme, che un’idea mi era balenata in testa. Era un po’ di tempo che ci stavo riflettendo e volevo trovare il modo e il tempo giusto per farlo, ma in seguito alla tragedia accorsa ai nostri amici, avevo continuamente rimandato, aspettando il momento giusto. E quel momento era arrivato. Dovevo prendere il coraggio a due mani e farmi avanti con lei. Avevo deciso finalmente: questa sera avrei chiesto alla mia adorata Mizuky di sposarmi. Ora dovevo solo trovare l’anello giusto. Tornai nel centro del paese ed entrai nella piccola gioielleria. Una commessa sorridente si avvicinò a me offrendomi il suo aiuto. “Buongiorno signorina. Devo trovare un anello, ma uno speciale, perché voglio chiedere alla mia fidanzata di sposarmi”. “Posso chiederle se ha già qualche idea sul modello, sulla forma?”. “Ecco, veramente no. Posso solo dirle che la mia fidanzata è una persona che non ama lo sfarzo, ma la semplicità; è molto dolce e io la amo”. La commessa mi guardò e sorrise, ed io arrossii leggermente. Penso di avere quello che fa per lei”. Appena lo vidi, sapevo che era quello giusto; lo sentivo dentro di me. In un bellissimo cofanetto in velluto blu c’era uno stupendo anello in oro bianco con al centro un diamante grande e luminoso. “E’ lui, è perfetto per la mia Mizuky. Mi può fare un bel pacchetto, per favore?”. “Certamente signore”. “Grazie”. Uscito dal negozio avevo una grande speranza nel cuore, una felicità mai provata prima, che mai avrei pensato che potesse esistere. Mi affrettai a tornare alla villa, dove il sig. Hayami mi stava aspettando. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Midori era cortese con me e soprattutto paziente. Anche in acqua i miei movimenti non erano tanto aggraziati. Come ultimo esercizio mi aveva fatta stendere sulla schiena e allargare braccia e gambe per formare una stella. Lei si era messa accanto a me e mi sosteneva dolcemente. “Chiuda gli occhi e si rilassi completamente, ci sono io qui a sorreggerla”. Obbedii e subito il lento dondolio dell’acqua e il suo tepore quasi mi fecero addormentare. Restai così per un periodo che mi sembrò lunghissimo, poi la voce della donna mi fece riprendere. “Spero che sia stata bene con me e che la mia lezione l’abbia soddisfatta”. “Certamente, non mi sentivo così rilassata da tanto tempo. Sicuramente tornerò ancora in futuro. Grazie Midori”. “Grazie a lei signorina”. Mizuky mi aiutò ad uscire dall’acqua, rimisi l’accappatoio e riprendemmo l’ascensore fino al piano terra. “Ora andiamo a prenderci una bella spremuta di frutta fresca. Poi c’è un’altra piccolissima sorpresa per te”. “In effetti ho molta sete. Sai che mi sento leggera? Sembra così strano nel mio stato” e risi. Il bar era affollato. Il barman ci servì dei frullati colorati, in un bellissimo bicchiere decorato e con tanto di ombrellino. Non era ancora ora di pranzo, ma avevo bisogno di mangiare qualcosa; così mi feci fare un panino con insalata, formaggio e cetrioli e lo divorai velocemente. Mizuky stava ancora sorseggiando il suo cocktail, quando diedi l’ultimo morso a quel panino e mi fissava. Poi scoppiò a ridere e mi fece una foto a tradimento col telefonino. “Non l’avrai inviato davvero! Dai Mizuky sono impresentabile e poi cosa penserebbe di me Masumi vedendomi divorare un povero panino innocente?” e risi di gusto….CLICK…”Ecco, un’altra foto. Il sig. Hayami non potrebbe mai pensare male di te, perché ti ama più della vita”. La guardai negli occhi e divenni seria. Lui mi amava, forse , certamente. Ma io, cosa provavo per lui? Non sapevo dirlo in quel momento, ma in fondo, lentamente qualcosa stava cambiando in me nei suoi confronti. Mizuky vide il mio umore e cambiò subito argomento, attirando la mia attenzione.---------------------------------------------------------------------------------“Maya pronta per il secondo round?”. “Non devo mica fare a botte, vero?”. “Lo sai che sei un po’ matta? Dai andiamo, da questa parte”. Entrammo in un’anticamera, sembrava più uno spogliatoio. Una ragazza ci portò un asciugamano da legare in vita e una fascia per coprire il seno. Poi ci fece strada ed entrammo in una stanza, non tanto grande dove c’erano due lettini per i massaggi e una specie di sdraio. Mizuky si sistemò su uno dei lettini e un’altra signora, che era già nella stanza, iniziò a massaggiarle la schiena. “Io non posso sdraiarmi col mio pancione”. “Stia tranquilla, lei può mettersi su questa sdraio, a cavalcioni. Appoggi le braccia allo schienale e la testa alle braccia. Chiuda gli occhi”. Sentii un profumo intenso di mandorle sulla pelle. Era sicuramente l’olio che usavano per i massaggi. Era così piacevole farsi coccolare. In alcuni punti faceva un po’ male, forse perché ero io ad essere rigida come una tavola di legno. Il tempo volò in fretta e anche il massaggiò finì. “Grazie signorina e complimenti. Lei ha proprio delle mani d’oro”. “Grazie a lei, sono felice del suo gradimento”. Era venuto il momento tanto atteso: il pranzo. Ero affamata, non potevo farci niente. Dopotutto dovevo mangiare per due o no? Lo so, è una diceria, ma io ne approfitto lo stesso. Tornammo in camera per farci la doccia e cambiarci pere poi andare nel ristorante sulla terrazza.

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Capitolo 25
*** Cap. 25 ***


Hijiri era venuto a prendermi e, mentre ci dirigevamo in paese, mi mostrò le foto che Mizuky aveva fatto a Maya, a sua in saputa immaginai. Erano bellissime; lei era bellissima. Non smettevo di fissarla. “E’ splendida la mia Maya. Dolce e buffa allo stesso tempo. Hijiri, amico mio, sto facendo la cosa giusta? Se sbagliassi qualcosa ho paura che la perderei per sempre”. “Signor Hayami, quando le nostre azioni partono dal cuore non possono essere mai sbagliate. Stia tranquillo e abbia più fiducia in se stesso”. “Forse hai ragione tu, devo essere più positivo, più ottimista”. ------------------------------------------------------------------------------------------------------L’orchestra era stata ingaggiata. Per la cena avevo scelto un servizio di catering che, avrebbe preparato dei piatti prelibati e mandato personale qualificato, perché doveva essere tutto perfetto. L’unica cosa che mi mancava erano i fiori, ma non fiori qualsiasi; dovevano essere i “nostri” fiori, le nostre rose scarlatte. Avevo fatto proprio bene, la settimana scorsa, a passare in paese dal fioraio, altrimenti forse non sarebbero arrivate in tempo. Volevo far addobbare tutta la volta del gazebo, per stupirla e vedere se le avrebbero suscitato qualche ricordo, vista l’importanza che avevano per lei. Diedi le misure della struttura e il proprietario mi disse che, in negozio, non ne aveva abbastanza, ma mi tranquillizzò dicendo che le avrebbe fatte arrivare in tempo dalla terraferma.--------------------------------------------------Tornai dal fioraio e vidi, di fronte al negozio, un furgone col portellone aperto e il suo interno pieno di rose scarlatte. “Oh signore buongiorno. Capita a proposito. Stavo per chiamarla, per avvisarla che i fiori che aveva ordinato erano arrivati. Quando vuole che veniamo a preparare il suo gazebo?”. “Potreste venire anche subito, immagino che sarà un lavoro lungo”. “In effetti si. Allora, se vuole, può farci strada”. “Perfetto, seguitemi pure”. Il fioraio e il suo staff si misero subito all’opera. Scaricavano mazzi e mazzi di rose a non finire. E se non avessero fatto in tempo? E se…? Oh basta con questi “se”. Masumi Hayami togliti dalla testa tutti questi pensieri negativi. “Sarà meglio che li lasci lavorare in pace. Chissà cosa starà facendo adesso Maya”.------------------------------------------------------------------Mentre il signor Hayami stava parlando col fioraio, ne approfittai per telefonare al ristorante che avevo notato sulla strada che costeggiava il mare, andando verso le terme. Mi voltai ed ebbi la fortuna di vederne una locandina pubblicitaria. Composi il numero sul mio cellulare ed attesi. Una voce femminile mi chiese cosa volessi ed io prenotai un tavolo per due persone per le 21:00. Chiesi un tavolo in una bella posizione e un po’ appartato. Era una serata troppo importante e tutto sarebbe dovuto andare secondo i miei piani, o almeno lo speravo.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il pranzo era ormi finito ed ero davvero piena e soddisfatta. Mizuky non mangiava molto, a differenza di me. Comunque era stato tutto favoloso e mi trovavo ancora in uno stato di benessere. “Maya ora abbiamo un paio d’ore per riposarci e dopo….”….”Dopo immagino che le sorprese non siano ancora finite” e le sorrisi. “Sono molto curiosa, ma in effetti avrei proprio bisogno di stendermi”. Tornammo in camera e mi abbandonai sul morbido letto, addormentandomi senza accorgermene. Sognai dei volti che non riconoscevo, nomi e luoghi che, per me, non avevano significato, ma c’entravano col passato che non riuscivo ancora a ricordare. Poi riaprii gli occhi e Mizuky era sulla poltrona di fronte al letto, intenta a leggere. “Spero che siano belle notizie oppure ti rovinerai il resto della giornata”. “Maya ti sei svegliata finalmente. Come hai riposato?”. “Alla grande, direi” e le feci l’occhiolino. “Dai prepariamoci, che il nostro non è ancora finito”. “E cosa dovrei mettermi?”. “Indossa qualcosa di comodo, ma sbrigati!”. “….velocità è il mio secondo nome”….e ridemmo entrambe. Prendemmo l’ascensore fino al piano terra, passammo davanti al bancone della hall e attraversammo una porta-finestra che dava su un’altra ala delle terme. Arrivammo in un grande salone di bellezza. La stanza era molto grande e c’erano varie postazioni dove, ragazze al lavoro, si dedicavano con passione alle clienti del centro termale.----------------------------------Un uomo seguito da due giovani ci venne in contro. “Benvenute nel regno della bellezza. Qui esaudiremo i vostri desideri e faremo di voi delle principesse”. A me veniva da ridere, ma Mizuky mi diede una gomitata al braccio. “Mi presento, sono Takeshy e dirigo questo centro; loro sono Tomoko e Sanae. Si prenderanno cura di voi”. Seguimmo le due ragazze e ci accomodammo i n due postazioni vicine. Iniziarono a lavarmi i capelli e massaggiarmi la testa e, mentre lo shampoo era in posa, mi fecero la pedicure. “Che bella sensazione l’acqua calda, vero Mizuky?”. “Hai ragione Maya, sembra di essere in paradiso”. “Tu cosa pensi che stiano facendo Masumi e il signor Hijiri?”. “Non saprei, ma di sicuro non si staranno divertendo come noi” e sorrisi pensando alla sorpresa che il mio capo aveva in serbo per Maya per quella se

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Capitolo 26
*** Cap. 26 ***


Il gazebo era venuto una meraviglia, oltre ogni mia più rosea previsione. Maya sarebbe rimasta folgorata da tale bellezza e il loro profumo l’avrebbe ubriacata, aiutandomi a farla cadere tra le mie braccia. “Hijiri, dobbiamo provare le luci adesso”. Appena fu acceso l’interruttore, tante piccole lampadine bianche illuminarono l’intreccio ramato del gazebo, come un esercito di lucciole che volano nei prati d’estate. “Ora si che è tutto perfetto. Non vedo l’ora che il mio grande amore torni a casa per scoprire cosa le ho riservato per questa sera”. Ora non restava altro che aspettare il suo ritorno, senza farsi prendere dal panico. Stavo contando i minuti che mancavano…non ero agitato….”Non sono agitato…non sono agitato né preoccupato….non sono calmo però…Oh cielo aiutami a sopravvivere a tutto questo, all’attesa”. Hijiri mi portò un bicchiere di brandy con ghiaccio ed andai in salotto a sorseggiarlo. “Magari potrei distrarmi leggendo un bel libro”. Ne presi uno a caso e dopo mezz’ora ero ancora alla prima pagina. Non serviva proprio a niente…..------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il soggiorno-relax era finito, purtroppo. Nel salone di bellezza erano stati tutti carinissimi con noi. Mi avevano acconciato i capelli in alto, fermandoli con un nastro di raso lilla; poi mi avevano fatto una maschera per il viso e dopo ero stata truccata e mi avevano fatta pure la manicure e la pedicure con uno smalto perlato luccicante che adoravo. Anche Mizuky era stupenda, con la sua treccia alta con fermaglio pieno di brillantini. “Sai Mizuky, se avessi una corona in testa sembreresti una regina”. Iniziò a ridere di gusto e quasi mi offesi. “Maya, scusami, ma non credi di esagerare un tantino?”.----------------------------------------------------------Il ragazzo addetto ai bagagli, si era avvicinato portando le nostre borse, mentre Hijiri entrò nella hall. Mizuky gli fece un cenno e, mentre veniva nella nostra direzione, vidi i suoi occhi sgranarsi e fissare quelli della sua amata. “Mizuky, tesoro, sei stupenda” e lei abbassò lo sguardo. Le si avvicinò, la strinse forte a sé e la baciò. Divenni rossa io per lei. “Scusami Maya, anche tu stai veramente bene”. “Grazie Hijiri, sei gentile. Masumi non è venuto con te?”. “No, mi spiace. E’ rimasto alla villa”. Rimasi molto delusa, dispiaciuta; mi era mancato e avevo voglia di vederlo. Cosa mi stava succedendo? “Maya, andiamo. Abbiamo un’ultima cosa da fare”. Scacciai quei tristi pensieri e mi alzai.-----------------------------------------------------------------L’auto si fermò davanti ad un bellissimo negozio di abbigliamento. Io e Mizuky entrammo e, subito, una commessa si avvicinò e ci chiese se avessimo avuto bisogno di aiuto. “Si, grazie, signorina. Siamo venute a cercare un abito per la mia amica, che sia bello, elegante, ma non troppo esagerato, perché non è da lei e soprattutto comodo. “Maya di che colore lo vorresti?”. Non so perché, ma aprii la bocca e dissi senza pensarci…”Viola, lo vorrei viola, per favore”. Mizuky sorrise e la commessa ci fece accomodare sul divanetto e sparì nel retro. “Mizuky mi dici cosa sta succedendo? Perché tutto questo mistero, tutte queste attenzioni per me? Cosa sta combinando Masumi? Perché ne sono certa, che c’è lui dietro a tutto questo, o sbaglio?”. Prima che potesse rispondermi, la commessa ritornò con diversi abiti da farmi provare. Erano tutti bellissimi, a modo loro, ma uno in particolare risaltava sugli altri. La sua tonalità di viola era diversa dalle altre e mi ricordava qualcosa d’ importante, qualcosa che partiva da dentro l’anima e mandava come dei flash al mio cervello.---------------------------------------------------------Delle visioni di fiori, di rose scarlatte….che strano.--------------------------------------------------------Lo provai e anche Mizuky rimase senza parole. Era un monospalla di seta, corto sul davanti fino al ginocchio e lungo dietro; in vita c’era una fascia di cristalli luminosi e, come scarpe, scelsi un paio di sandali adorni anch’essi di cristalli come la cintura. “Ora è il tuo turno Mizuky. Scegli qualcosa anche per te, non vuoi farti bella per Hijiri?”. Maya era sempre dolce e premurosa, un lato del suo carattere che, per fortuna, non aveva perso. “Hai ragione, voglio stupirlo”. Diedi un’occhiata in giro, tra i vari manichini e vidi qualcosa di spettacolare, almeno per i miei gusti. Feci cenno a Maya, che si volse nella direzione che le avevo indicato. La vidi sgranare gli occhi. “Mizuky, con quel vestito farai venire un infarto al povero Hijiri” e risi. “Dev’essere tuo. Vai e provalo”. Andai in camerino e quando uscii a specchiarmi vidi una donna che faticavo a riconoscere. Era bella, sensuale, non vedevo più la perfetta segretaria. Un sorriso m’ illuminò il viso. “Per fortuna che lui è rimasto in auto, resterà folgorato, letteralmente”. ---------------------------------------------------------------------------Mi guardai un’ultima volta allo specchio, perché forse volevo essere certa che quell’immagine non fosse frutto di una mia fantasia. Più mi guardavo e più mi piacevo. Forse era stato il vestito a scegliere me e non il contrario. Era un tubino nero, con chiusura attorno al collo, lungo fino sopra al ginocchio e lasciava la schiena scoperta fino in fondo. Un po’ audace, forse, ma non mi sarei tirata indietro. Le scarpe erano un classico open-toe di un bel rosso e con un tacco vertiginoso. Al collo lasciai la collana che Hijiri mi regalò per il mio compleanno. “Maya, cosa ne pensi? Non credi che abbia esagerato, vero?”. “Scherzi, sei perfetta; vedrai che cadrà ai tuoi piedi, ne sono sicura. Pagammo e ritornammo alla macchina. Appena fuori del negozio incrociai lo sguardo del mio uomo. Si era bloccato, mi fissava con due occhi che , per poco, non gli uscivano fuori dalle orbite. Lo vidi deglutire e aprire la bocca, ma non riusciva a parlare. Ci aprì lo sportello e Maya entrò per prima. Lui continuava a fissarmi in silenzio, poi mi avvicinai a lui, fino a sfiorarlo, e gli sussurrai all’orecchio:..”Mi sembra di vedere che ti piaccia il mio vestito….vedremo se, stasera, ti piacerà anche il resto” e lo baciai, cogliendolo di sorpresa. Poi salii in macchina e partimmo. Solo allora capii cosa avevo detto e cosa avevo fatto e divenni rossa vergognandomi di tanta sfrontatezza.

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Capitolo 27
*** Cap. 27 ***


Cap. 27 Hijiri mi aveva appena mandato un messaggio avvertendomi che stavano rientrando. Ancora mezz’ora e lei sarebbe stata qui e avremmo potuto stare insieme. Era una bella serata; la temperatura era mite, nemmeno un po’ di vento o una nuvola ad offuscare questo cielo stellato. Solo la luna a fare da testimone al mio amore per Maya. …………………Parlai con i musicisti e chiesi loro di restare nascosti dietro il gazebo fino a che non mi fossi seduto con lei, poi avrebbero iniziato ad allietare la nostra cena, con un dolce sottofondo. I camerieri, che avevo ingaggiato, aspettavano un mio cenno per servire e avevo spento le luci del gazebo, perché volevo che l’insieme fosse una sorpresa. ………………………Sentii un’auto fermarsi nel vialetto. “Oh mio Dio, ci siamo”. Le andai incontro, accogliendola come meritava. Per l’occasione avevo indossato il mio miglior smoking ed avevo in mano un mazzo delle nostre amatissime rose . Quando scese dall’auto, quasi mi mancò il fiato. Era una visione meravigliosa. Sembrava una dea, la mia Dea Scarlatta. Dopo un attimo di smarrimento, le andai incontro porgendole i fiori. “Sei un incanto questa sera Maya, sei bellissima” e le baciai il dorso della mano. Vidi che arrossì e abbassò lo sguardo. “Grazie Masumi, dei fiori e del complimento. Ora vorresti spiegarmi cosa sta succedendo?”. Non riuscii più a parlare. I suoi occhi penetranti fissavano i miei e, quando riuscii a staccarmene, lo vidi come se fosse la prima volta. Era affascinante, tremendamente sexy ed elegante in quello smoking. Poi presi la mano che mi porse. “Maya, non ti nascondo niente, volevo solamente che passassi una giornata in completo relax e ti occupassi di te e poi volevo invitarti ad una cena speciale, ed è questa la mia sorpresa, ma devi pazientare e fidarti di me”. “Certo che mi fido di te”. Lo dissi d’istinto, ma era veramente quello che pensavo. Sentivo qualcosa nel petto. Il cuore sembrava impazzito, mentre lui mi fissava e il contatto della sua mano calda era qualcosa di indescrivibile. Una sensazione di calore si irradiava dalla sua mano alla mia, fin dentro l’anima. Cosa mi stava succedendo? Non lo capivo………………………………………………………………………………. Hijiri fece un leggero colpo di tosse per attirare la nostra attenzione. Sorrideva compiaciuto. “Sig. Hayami, credo che questa sera non avrà bisogno di me, quindi le vorrei chiedere il permesso di andare fuori a cena con Mizuky”. “Mio caro amico, non hai bisogno del mio permesso. Certo, sei libero stasera. Divertitevi”. “Grazie sig.”. Mizuky si era affacciata dall’auto e quasi stentavo a riconoscerla. “Hijiri, ma chi è questa splendida donna? Dove ai nascosto la mia segretaria?” e sorrisi. “Perdonami Mizuky, sei veramente incantevole. Buona serata allora”. “Grazie, anche a voi”………………………………………………………………………………………………….. Appena si furono allontanati in auto, Maya prese a braccetto Masumi e attraversarono il giardino. Era tutto buio, se non fosse stato per la luna, non si sarebbe potuto mettere un piede davanti all’altro. Ero agitato. Era arrivato finalmente il momento tanto atteso. Sentivo la mia ragazzina stringersi a me, quando poi girammo dietro la casa schiacciai un interruttore e delle piccole luci si accesero, illuminando il gazebo in tutto il suo splendore. Maya si era bloccata e la vedevo fissare a bocca aperta quella costruzione. “Masumi è….è….non ho parole. E’ un incanto, sembra il portale del mondo delle fate”. Mi avvicinai e vidi una cascata di rose scarlatte, un fiore più bello dell’altro impreziosiva il gazebo. Tutto risaltava ancora di più da piccole luci bianche sistemate tra un fiore e l’altro, donando più magia ad un posto già così speciale. Poi vidi un a tavola apparecchiata per due. “Maya, prego avvicinati”. Le scostai la sedia e la feci accomodare. In quel momento la musica iniziò a riecheggiare nell’aria tiepida della sera…………………………………………………………………………………………………………………………… Maya sorrideva, sembrava divertirsi e questo mi tranquillizzò. “Posso versarti un po’ d’acqua o di succo?”. “Grazie, mi basta un po’ d’acqua. Masumi è proprio una bella sorpresa questa”. Le sorrisi. “Immagino che avrai fame. Sinceramente io sono molto affamato” e risi. “Hai ragione, in effetti ho un certo languorino, che mi mangerei una mucca intera” e guardai Masumi negli occhi. Dapprima non disse niente, poi lo vidi sgranare gli occhi, sembrava scioccato. “Guarda che stavo solo scherzando. Perché mi guardi così?”. “Beh, stavo pensando, che non credo di aver fatto preparare così tanto cibo; non vorrei che mi accusassi di farti morire di fame” e scoppiai a ridere a crepapelle……………………………………………………….. Misi il broncio e gli feci la linguaccia. “Guarda che, anche se siamo in due, non mangio come un elefante”. Incrociai le braccia e voltai lo sguardo dall’altra parte. Poi la sua voce, bassa e profonda, mi fece capitolare. Non riuscivo ad arrabbiarmi seriamente con lui. “Maya, ti chiedo scusa, non era mia intenzione offenderti e, se l’ho fatto, anche involontariamente, ti chiedo perdono”. “Quanto tempo ho per pensarci?” e gli feci l’occhiolino. Tirai un sospiro di sollievo; pensavo di aver rovinato tutto, ma per fortuna Maya aveva scherzato con me. ……………………………………………….. Prima di combinare un altro guaio presi la campanella sulla tavola e la agitai tre volte. Sentimmo dei passi avvicinarsi e dei rumori metallici sempre più forti. I camerieri iniziarono a servirci la cena, partendo con due antipasti di mare. La cena era a base di pesce: crostacei, molluschi, salmone, tutto era cucinato alla perfezione e vedevo che incontrava i gusti del mio amore. “Spero che sia di tuo gradimento Maya”. “E’ tutto molto buono, non devio preoccuparti”. Avevo sollevato il bicchiere per bere un sorso d’acqua, quando un’immagine mi aveva folgorato. Le rose scarlatte dietro Maya, la in corniciavano come in un quadro rinascimentale. Per un attimo rividi quell’immagine di Akoya nella Valle dei susini e rimasi in estasi a contemplare i suoi occhi che fissavano i miei. L’avevo fatta arrossire, di nuovo. “Perdonami Maya se ti fisso in questo modo, ma stasera sei stupenda”. “Anche tu sei molto elegante”. “Vorresti ballare con me? Solo un po’, prima di continuare con questa bellissima cena. Che ne dici?”. “Beh, ecco io mi vergogno”. “Non devi, non c’è nessuno che ti guarda”. “Ma ci sei tu, però”. “Prometto che non riderò, se è questo che ti preoccupa” e le strizzai l’occhio. “Che sciocco che sei. Va bene, accetto il tuo invito, contento?”. “Certamente, sono l’uomo più felice del mondo” e mi alzai in piedi. Mi avvicinai a lei e le scostai la sedia. Le presi la mano, poi la strinsi in vita. La musica iniziò a trasportarmi in un mondo perfetto, lontano da tutto e da tutti. Eravamo solo io e lei a fluttuare in mezzo alle stelle. Mi sentivo di nuovo felice. Avevo Maya tra le mie braccia, non mi respingeva; mi guardava, poi ad un tratto mise la sua testa sul mio petto e il mio cuore accelerò. Chiusi gli occhi, volevo godermi quel momento il più a lungo possibile, poi la musica rallentò e finì. “Grazie Maya per avermi concesso questo ballo”. Si staccò da me, ma rimase a fissarmi con quegli occhi nocciola, così profondi che mi ci sarei perso. Una mano stringeva ancora la mia e l’altra la vidi avvicinarsi e accarezzarmi la guancia. Non riuscivo più a muovere un muscolo; avevo il timore di spezzare quell’incantesimo. Poi mi si avvicinò di nuovo e mise le sue mani sul mio petto. Ero così innamorato di lei, che non mi accorsi di aver avvicinato il mio viso al suo. La vidi chiudere gli occhi, mi avvicinai lentamente e appoggiai le mie labbra alle sue. Quanto tempo che aspettavo questo momento. Lei restava immobile, non sembrava volersi allontanare da me e questo mi diede il coraggio di osare di più e l’abbracciai stretta, continuando a baciarla con la dolcezza e la passione che volevo dimostrarle. Mi staccai da lei a malincuore, e sospirai. I suoi occhi erano lucidi, poi arrossì e, per fortuna i musicisti ci interruppero suonando un altro pezzo, perché non avrei saputo come comportarmi……………………………………………………………………………………………………………… “Maya, sarai stanca adesso. Torniamo a sederci, così potremmo continuare con queste meravigliose prelibatezze”. “Va bene, hai ragione. In effetti ho ancora fame”. Masumi mi ha baciato, e io gliel’ho lasciato fare. Cosa mi succede? Ho il cuore che sta correndo e, se penso al suo profumo, al calore di quell’abbraccio, il mio cuore correrà all’impazzata, fino ad esplodermi nel petto. Cosa provo per te, Masumi?. Non riesco a capirlo o forse ho solo paura di scoprirlo. Lui ha fatto tutto questo per me. Lui mi ama, lo capisco, ma io lo amo? E’ davvero premuroso e comprensivo con me. Gli devo dare una possibilità. Gli sorrisi………………………… Maya, vorrei poter entrare nella tua testolina e capire cosa pensi, cosa provi. Forse ho esagerato, forse non dovevo baciarla, ma aspettare ancora. Lei però non mi ha rifiutato, ma non posso illudermi di averla riconquistata. Non posso affrettare le cose e rovinare l’unica possibilità che ho di starle accanto. Mi sta guardando e mi ha sorriso. Oh mia dolce Maya, ti amo da morire. Ti amo. Ti amo. Ti amo!............................................La serata era piacevole e la cena proseguì senza intoppi. Ringraziai gli addetti del catering, che andarono via. Portai personalmente il dolce a Maya. “Ti ho preso i parfait alle fragole, amore mio”. Non so perché, ma mi sfuggirono quelle parole. E adesso che potevo fare? “Scusami Maya, non so cosa mi sia preso. Il mio comportamento è imperdonabile”. Mi prese le mani tra le sue e fece segno di no con la testa. “Non devi scusarti per avere esternato i tuoi sentimenti. Capisco che c’è stato un passato tra di noi, che ci ha portato fino a qui e tu non puoi far finta che quei sentimenti non esistano. Non posso avercela con te per questo, ma ce l’ho con me perché vorrei darti di più, ma non riesco”. Il suo viso divenne triste ed ebbi paura che, a causa mia, le avrei rovinato la serata. “Non dirlo mai, ti prego. Io aspetterò per l’eternità, se servirà per riaverti con me. Non ho paura del tempo, ma ho paura solo di perderti”. Mi alzai e andai verso di lui e l’abbracciai. “Tu non mi perderai mai, lo sento in fondo al cuore. Questa volta posso invitarti io a ballare?” e gli sorrisi. “Certamente, io sono per la parità dei diritti” e la presi tra le mie braccia, facendola volteggiare. La musica in sottofondo era dolce e melodiosa e, in un certo senso, assomigliava alla mia Maya. Ballammo a lungo, poi ci fermammo a riposare. Lei si era stancata abbastanza, anche se non diceva niente per non darmi un dispiacere. Non volevo che tutto finisse, ma non potevo pretendere che si affaticasse ulteriormente, nelle sue con dizioni. Congedai i musicisti e spensi le luci del gazebo. “Maya ora è meglio rientrare in casa. Che ne dici di prendere un a tazza di te con dei biscotti?”. “Mi andrebbe, grazie”. Entrammo in casa e misi l’acqua a scaldare. “Masumi posso chiederti un favore? Mi vergogno a chiederlo a te, ma viso che non c’è Mizuky”. “Chiedi pure”. “Vorrei togliermi il vestito per andare a mettermi qualcosa di più comodo, ecco…potresti slacciarmi dietro, per favore?”. Deglutii e iniziai ad agitarmi. Maya si girò e le slacciai il vestito, un po’ impacciato. Poi la vidi salire al piano di sopra. “Se hai problemi, chiama pure”. Tornò in cucin a con un abito lungo quasi fino alle caviglie e senza maniche. “Scusa Maya, potresti controllare il tè, mentre vado a cambiarmi anch’io? Faccio in fretta”. “Certamente, non preoccuparti”. Entrai nella mia stanza e chiusi la porta alle spalle. Sospirai e iniziai a slacciare la camicia. Indossai una tuta nera e scesi le scale. Sentivo la mia ragazzina versare il tè nelle tazze e mi accomodai di fronte a lei……………………… “Masumi, grazie. Forse non riesco ad esprimermi molto bene, ma ti ringrazio di avermi fatto passare una giornata speciale come questa. E’ stato tutto perfetto. Tu sei stato perfetto, perché hai avuto un pensiero dolcissimo nei miei riguardi”. “Ti ringrazio delle tue parole e sono felice che quello che ho fatto sia stato di tuo gradimento………………………………………………………………... Ci eravamo spostati nel salotto, seduti sul divano uno accanto all’altra. La guardavo negli occhi, quegli stessi occhi che erano riusciti a stregarmi anni fa. Poi senza volerlo il mio sguardo scese sul suo ventre e sospirai. Lei se ne accorse. “Cos’hai Masumi?”. “Scusami Maya, mi stavo chiedendo come stava il bambino, se era agitato e se ti lasciava dormire tranquilla. Perdonami, non ho il diritto di assillarti”. “Non dire così, puoi chiedermi tutto quello che vuoi…..WOW che forza che ha il nostro bambino”. Mi agitai. “Che succede?”. “Mi ha appena dato un calcio…ehi un altro. Presto, dammi la mano”. La mia Dea prese la mia mano e l’appoggiò sul ventre e sentii chiaramente che mio figlio mi aveva appena dato un colpetto. Avevo le lacrime agli occhi, non avevo mai provato una sensazione tanto speciale ed in credibile come quella. “Appoggia la testa, sdraiati e ascoltalo”. Feci come mi aveva detto e ascoltai il suono più dolce e melodioso dell’universo. Pensai che, forse, quel suono, fosse la cosa che più si avvicinava alla voce degli angeli. Mi sentivo in paradiso. Mentre ero disteso Maya iniziò ad accarezzarmi la testa. Il suo tocco era così delicato e tutto mi faceva stare bene. Non mi accorsi, ad un certo punto, di aver chiuso gli occhi ed essermi addormentato. “Masumi?”. Stava dormendo e mi faceva tenerezza. Non avevo il coraggio di svegliarlo e continuai ad accarezzarlo fino a quando, anche io, mi ritrovai tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 28
*** Cap. 28 ***


Cap. 28 Eravamo quasi arrivati al ristorante. Ogni tanto osservavo di n ascosto la mia bellissima compagna. Quando la vidi uscire dal negozio di abbigliamento quel tardo pomeriggio, quasi mi venne un infarto, perché davanti a me c’era l’angelo più bello del Paradiso. Dovevo farmi coraggio, perché questa sera avrei chiesto la mano della mia Mizuky. “Hijiri, non mi vuoi dire dove stiamo andando?”. “No, mia cara, dev’essere una sorpresa”. “D’accordo, allora”. Arrivammo in perfetto orario. Parcheggiai, scesi dall’auto e andai ad aprirle la portiera e le porsi una mano per aiutarla a scendere. Il locale, all’interno, non era tanto grande, ma molto suggestivo, con una terrazza coperta e chiusa da vetrate, che lasciava ammirare il bellissimo paesaggio. Il nostro tavolo era proprio lì , dove potevamo guardare una luna piena molto luminosa specchiarsi in un mare calmo. “Hijiri, questo posto è incantevole e tu stai benissimo vestito così”. Indossava un completo grigio scuro con farfallino e delle scarpe di ottima fattura. Aveva la barba leggermente incolta, i capelli un po’ ingellati ed un profumo che mi faceva stordire di piacere. Arrossii. Mi stava fissando. ……………………………………………………………………... La cena si stava svolgendo in modo impeccabile. Ogni piatto era perfetto e la musica di sottofondo rendeva questo piccolo angolo di Paradiso, il mio angolo di Paradiso, con un angelo a tenermi compagnia. Hijiri fece un segno al cameriere, che si avvicinò e gli sussurrò qualcosa. Si allontanò, ma ricomparve subito dopo con in mano un bellissimo mazzo di rose rosse e me lo porse dandomi un tenerissimo bacio sulle labbra. “Sono stupende, grazie tesoro”. Le stavo annusando, quando notai che, al centro, semi nascosta, c’era un piccolo cofanetto in velluto blu. Le mani mi tremavano. Lo aprii lentamente e, quasi mi mancò il fiato. Avevo gli occhi lucidi, perché stavo guardando l’anello più bello che avessi mai visto. Poi Hijiri si alzò da tavola, lo prese e lo vidi inginocchiarsi davanti a me. Portai una mano al petto; il cuore stava per esplodermi. “Mizuky, so di essere un uomo imperfetto e, forse, non valgo granchè, ma da quando sei entrata nella mia vita, ho trovato finalmente una felicità che mai avrei pensato di poter neanche sperare di avere. Ogni giorno mi sveglio con la consapevolezza di aver ricevuto il dono più grande che un uomo possa avere: l’amore di un angelo. Tu sei il mio angelo e, se vorrai accettarmi con tutti i miei difetti e le mie insicurezze, ti prometto di renderti felice ogni giorno della nostra vita. Mizuky, vuoi sposarmi?”. L’avevo ascoltato col cuore in gola. Le mie mani erano gelate e tremavo dalla felicità. Non avevo ancora aperto bocca, mentre lui era ancora in ginocchio in attesa di una risposta. “Mizuky, mia cara, ho la gamba addormentata, puoi decidere più in fretta?” e scoppiai a ridere. Mizuky allora si alzò e mi sorrise. “Scusami amore….si…si…si, mille volte si! E ora puoi anche alzarti” e risi anch’io. Ci abbracciammo e, mentre le infilavo l’anello al dito, gli altri clienti del locale, applaudirono festanti. …………………... Usciti dal ristorante salimmo in auto e stavamo rientrando alla villa. “Grazie Hijiri per questa meravigliosa serata”. “Ma guarda che non è ancora finita, amore mio” e sorrisi. Lei mi guardò per un momento, poi sorrise e scosse la testa, tornando a guardare la strada. La vedevo mentre si rigirava l’anello, lo guardava e una volta lo baciò. Aveva una luce bellissima negli occhi. Arrivammo a destinazione. Parcheggiai l’auto dietro la villa, poi aprii il bagagliaio e tirai fuori due coperte, due bicchieri e una bottiglia di champagne. “Cosa vuoi fare Hijiri?”. Presi per mano la mia fidanzata….che emozione quella parola….e andai verso la spiaggia privata. Raggiunto il punto giusto, stesi una coperta e mi sedetti. Lei mi stava fissando. “Scusami, ma con questo vestito è impossibile sedersi senza romperlo”. “Allora toglilo pure, ci penserò io a scaldarti”. Le sorrisi e guardai la faccia di Mizuky, aspettandomi chissà quale battuta e, invece, vidi le sue mani cercare la lampo e aprirla lentamente. L’abito le scivolò giù lasciandola in un intimo talmente sexy che deglutii senza accorgermene…………………………………………………………... Vidi , nello sguardo del mio uomo, l’effetto che aveva fatto il mio piccolo spogliarello. L’avevo colto di sorpresa e me ne compiacqui. Poi mi accoccolai tra le sue braccia e ci avvolse entrambi con l’altra coperta. “Vogliamo brindare alla nostra felicità e ad un futuro meraviglioso insieme?”. “Certamente” e gli diedi un bacio sulle labbra così invitanti. Lo champagne mi solleticò il naso e lo bevvi tutto d’un fiato. Poi mi avvicinai a lui lentamente e, con le labbra, gli sfiorai il collo baciandolo con delicatezza. Risalii il collo fino al mento, finchè non ritrovai le sue labbra, mentre le mie mani slacciavano il papillon e, uno ad uno, i bottoni della camicia. Il suo petto era forte e mi dava sicurezza. La mia bocca non era mai sazia del suo sapore. Lo sentivo fremere ed emettere dei mugolii soffocati e si sdraiò. Gli piaceva e sapevo di farlo impazzire: le mie mani gli accarezzavano il petto, mentre le mie labbra baciavano ogni centimetro del suo corpo, fino all’ombelico. Gli slacciai la cintura e mi aiutò a sfilargli i pantaloni. Poi non resistette più e con una mossa veloce, mi ritrovai sotto di lui. Aveva le labbra a pochi centimetri dalle mie. “Futura signora Karato, si rende conto del potere che ha su di me? Come una sirena , che col suo canto ipnotizza i marinai, tu hai incantato questo pover’uomo”. Mi baciò la fronte, poi le gote, poi la punta del naso ed io assaporavo il suo profumo e il calore del suo respiro sulla mia pelle. Mi sollevai per permettergli di slacciarmi il reggiseno. Allora i suoi baci, lentamente, scesero sul collo, poi sulla spalla fino a quando non sentii la sua bocca soffermarsi avida sul mio seno e gemetti di piacere. Era un tormento: un delizioso, piacevole tormento. Stavo impazzendo. Inarcai la schiena e gli misi le mani tra i capelli e questo lo accese. Tornò a baciarmi appassionatamente, con un ardore che mi faceva desiderare sempre di più, mentre con una mano delicata mi tolse anche gli slip. Il suo corpo era così caldo e forte, lo sentivo fremere sopra di me. La sua bocca si staccò un istante dalla mia e mi guardò negli occhi. Aveva un fuoco che ardeva di piacere; così, mentre io ansimavo per le sensazioni che mi provocava, la sua lingua percorreva il mio corpo sempre più giù e sempre più insaziabile. Quando arrivò all’interno delle mie cosce, raggiunsi un livello tale di estasi, che dalle mie labbra uscirono dei dolci lamenti, a volte trattenendo il respiro. …………… Mi tolsi l’ultimo indumento rimasto e mi adagiai delicato sopra di lei. Il suo corpo era perfetto, la pelle morbida e profumata, e io non riuscivo a resisterle, non potevo, né volevo. La baciai con tutto l’amore che provavo ed entrai in lei dolcemente, poi sempre con più foga. Ero arrivato al culmine del piacere e mi stesi al suo fianco, accarezzandola e baciandola. “Mizuky ti amo con tutto il cuore”. “Hijiri, tesoro mio, non credo ci siano parole che possano farti capire quanto io ti ami e quanto stia bene tra le tue braccia”. Dormimmo abbracciati tutta la notte, cullati dal suono ritmico delle onde e del battito dei nostri cuori.

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Capitolo 29
*** Cap. 29 ***


Cap. 29 Un lieve sussulto mi ridestò. Non ricordavo, li per lì, dove fossi, poi abbassai gli occhi e vidi Masumi che stava dormendo con la testa appoggiata sulle mie gambe e sorrisi. Mi faceva tenerezza vedere il suo volto nel sonno, poi iniziò ad agitarsi e mi era sembrato di sentirlo parlare. Subito non capii cosa disse, ma intuii che stesse avendo un incubo”. “Maya…Maya…dove sei?...Maya non mi lasciare…”. Stava sognando me e, all’improvviso, vidi un luccichio sul suo volto. “Sta piangendo”. Mi sentii triste per lui, mi dispiaceva vederlo così. Gli asciugai le lacrime, accarezzandogli la guancia e la testa, e cercai di calmarlo. “Shh.. sono qui…stai tranquillo” gli sussurrai sottovoce. Lentamente si calmò e tornò a dormire sereno. Mi aveva fatto uno strano effetto sentirgli pronunciare il mio nome nel sonno. “Piccolo mio, tuo padre ci ama, ma non so cosa devo fare. Cosa succederà quando nascerai? Io non posso e non voglio negare a te la sua presenza, né a lui la tua, ma è una situazione senza via d’uscita, perché qualsiasi scelta farò, qualcuno ne soffrirà sicuramente ed io non lo voglio. Ti prego, piccolo mio, aiutami a capire cosa fare, dammi un segno”. Piansi molto quella notte, poi mi addormentai. …………………………………………………………………………………………………………………….. Lentamente mi svegliai. Era stata una notte strana, fatta di bei sogni, di incubi e poi di nuovo una pace, ma l’unica cosa che avevano in comune era che il soggetto dei miei pensieri tormentati era la mia Dea, la mia Maya. Ero ancora un po’ intontito, ma mi accorsi di un calore sul mio volto e un respiro ritmico accanto a me. Spalancai gli occhi e, non potevo crederci! Avevo passato tutta la n otte sul divano appoggiato a lei. Alzai lo sguardo e vidi due bellissimi occhi scuri fissi su di me, sorridermi. Mi sollevai di scatto. Scusami Maya, hai dormito qui per colpa mia, sarai stata così scomoda. Perché non mi hai svegliato?”. “Non ti devi preoccupare, ho dormito benissimo, per quanto il bambino mi abbia lasciato riposare” e sorrisi. La guardai con gli occhi dell’amore, poi continuò. “Credo che o si sia accorto della tua presenza, perché non ha fatto altro che scalciare, credo per farti capire che sapeva che sei il suo papà” e si accarezzò il ventre. “Non è vero piccolo mio?”. “Si, però non eri in una posizione molto comoda”. “Ti ho guardato a lungo dormire, il tuo volto era così sereno, che mi dispiaceva interrompere il tuo sonno”. “Ora dovrò farmi perdonare” e le strizzai l’occhio. L’aiutai ad alzarsi, le mie mani stringevano le sue e per un lunghissimo istante mi persi nel suo sguardo dolcissimo. Poi arrossì e non riuscii a resistere alla tentazione e le diedi un bacio sulla fronte. ………………………………………………………………………………………………………………………………… “Abbiamo bisogno di una bella doccia, o meglio, io andrò a fare una doccia veloce, poi ti preparo la vasca per te e, infine, una bella colazione. Stamattina dobbiamo andare in ospedale per fare un’ecografia di controllo. Credo che Mizuky ed Hijiri non siano ancora rientrati”. L’accompagnai nella sua stanza e andai in bagno a rinfrescarmi. Mentre l’acqua scivolava sul mio corpo ripensavo a quello che mi aveva detto Maya. Era stata così dolce e premurosa nei miei riguardi. “…Chissà se…”. Si sarebbe innamorata di nuovo di me? Appoggiai le mani e la fronte contro il vetro della doccia e sospirai. Mi ero cambiato e indossavo qualcosa di comodo e tornai in bagno per riempire la vasca per lei. L’acqua era pronta, tante bollicine galleggiavano e qualcuna scoppiettava, quando bussarono alla porta. “Entra pure, qui è tutto pronto”. Maya indossava un accappatoio rosa e un paio di ciabattine in spugna con due coniglietti ricamati. Risi di gusto. “Scusami, non rido per te, ma per quelle graziose ciabatte”. “In effetti, sono un po’ buffe” e rise anche lei. Poi ci guardammo, imbarazzati. “Avrei bisogno che mi aiutassi ad entrare nella vasca, Mizuky lo fa sempre, perché ho paura di cadere, ma mi vergogno a farmi vedere nuda da te” e divenne ancora più rossa. “Ho un’idea. Io mi metto qui vicino al bordo con gli occhi chiusi, così puoi toglierti l’accappatoio ed entrare nella vasca con tranquillità”. E così feci. Sentii la sua mano appoggiava fiduciosa sulla mia e il suo corpo emanava un calore, che riuscivo a percepire distintamente. Poi due spruzzi d’acqua mi colpirono il viso e capii che era entrata. “Ora uscirò e ti lascerò tranquilla. Ehm…Maya…mi indicheresti la porta per favore?”. “Guarda che ora puoi aprire gli occhi. Con tutta questa schiuma che hai fatto non si vede niente” e risi. Così feci e vidi la sua graziosa testolina emergere da quelle soffici nuvole profumate. “Ora vado in cucina a preparare la colazione e poi tornerò per farti uscire, se Mizuky non arriva prima. Chissà dove saranno finiti”.

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Capitolo 30
*** Cap. 30 ***


Qualcosa mi stava solleticando il naso e lo scacciai con la mano; poi di nuovo, finché non riaprii gli occhi e vidi Hijiri che mi sorrideva. Prima che potessi dire qualcosa mi baciò a tradimento. Gli mordicchiai il labbro e lui si stese sopra di me. "Allora vuoi la guerra" e iniziò a riempirmi di baci. Facemmo l'amore con tutta la passione che riempiva i nostri cuori, poi venne il momento di rientrare. Ci rivestimmo, raccogliemmo le coperte e i bicchieri e, mano nella mano, tornammo alla villa come due ragazzini al primo amore..................................................................................... "Tesoro chissà come sarà andata la serata per Maya e il sig. Hayami". "Sai, ho il sospetto che lei inizi a provare qualcosa per lui, però ha paura ed è piena di dubbi vista la situazione, con la perdita della memoria e la gravidanza..."................................................ Appena entrati in casa sentimmo qualcuno fischiettare e ci guardammo in faccia. Trovammo il sig. Hayami intento a preparare la colazione. Poi si accorse di noi e tossicchiò, leggermente imbarazzato............................................................................. "Buongiorno Hijiri, buongiorno Mizuky, avete passato una bella serata? Io certamente" e ci sorrise. "Mizuky scusami, Maya sta facendo il bagno, puoi andare ad aiutarla a prepararsi che dopo colazione andiamo in clinica? Grazie". "Certamente, vado subito" e, mentre appoggiava due bicchieri sul lavello, non potei non notare un bellissimo anello. "Hijiri hai forse qualcosa da dirmi? Ho notato che la mia fedele segretaria è un pò strana e cammina ad un metro da terra" e risi.......................................................................... Lei era ormai salita al piano di sopra e non poteva sentirci. "Ecco ieri sera le ho chiesto di sposarmi ed ha accettato"....................... "Congratulazioni, sono felice per voi, ve lo meritate, siete due ottime persone e amici leali. Chissà se anch'io , un giorno, avrò la tua stessa fortuna"................................................................... Il mio capo si era intristito e gli misi una mano sulla spalla. "E lei cosa mi dice della vostra serata speciale?"- Gli raccontai tutto, mentre attendevamo le nostre dame in veranda........................... "Toc..toc..Maya sono Mizuky, posso entrare?". "Certo, vieni pure". "Dove sei? Non ti vedo con tutta questa schiuma" e scoppiai a ridere. "Ma chi ha messo così tanto bagnoschiuma!". "E' stato Masumi e mi ha anche aiutato ad entrare nella vasca" e arrossì. "Teneva gli occhi chiusi, perché mi vergognavo a farmi vedere da lui, è stato così dolce e premuroso"............................................. La sentii sospirare. Qualcosa era cambiato in lei, glielo leggevo in viso. Aiutai Maya a prepararsi e poi l'accompagnai in veranda. "Buongiorno Hijiri, come stai?". "Bene grazie e tu?". "Alla grande..e affamata" e fece la linguaccia."Maya se stavi ancora un pò in quella vasca, ti sarebbero cresciute le branchie come ai pesci". Masumi rideva anche con gli occhi. Traspariva una speranza nel suo sguardo, un ottimismo che fino a quel momento l'aveva abbandonato............................................................................ "Intanto che finite di fare colazione noi saliamo a cambiarci, d'accordo?". "A tra poco"........................................................... Mentre scendevamo le scale li sentivamo ridere e questo non poteva che renderci felici. Pregavamo ogni giorno che quelle due anime innamorate potessero finalmente ritrovarsi......................... "Maya perché stai ridendo?". "Mizuky, Masumi mi fa le boccacce e rido così tanto che non riesco a bere il mio the. Lo fa apposta" e gli lanciò un biscotto.

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Capitolo 31
*** Cap. 31 ***


Hijiri era già pronto con l'auto davanti al cancello. "Maya, hai notato niente di diverso in Mizuky?". "Veramente no. Cosa mi sono persa?". Mizuky allungò il braccio sinistro e così lo vidi. "Oh mio Dio. E' meraviglioso. Hijiri ti ha chiesto di sposarlo?". "Si Maya, è stato un onore per me accettare". "Sei una donna fortunata. Lui ti renderà felice, lo sento". "Grazie Maya sei, gentile". Poi vidi che stava guardando il Sig. Hayami con occhi tristi.------------------------Arrivammo alla clinica in perfetto orario e un'infermiera venne a prendere Maya. Noi ci accomodammo in sala d'attesa, mentre Mizuky la seguiva nella grande stanza. Maya era pronta per la visita ed era visibilmente agitata."Maya, rilassati, andrà tutto bene. Tu sei in splendida forma ed anche il tuo bambino, non devi impensierirti". "Ok, va bene". "Posso chiederti una cosa? Perché hai voluto me a farti compagnia? Non credi ce , forse, dovresti permettere al sig. Hayami di fare parte?". "E' vero Mizuky, in effetti in questi ultimi tempi ci siamo avvicinati molto. Le sue premure, i suoi gesti, mi hanno fatta cambiare, mi sento diversa e attratta da lui, ma ho paura di quello che provo".----------------------------In quel momentoentrò il dottore. Dopo qualche minuto ci disse di osservare il monitor. "Signora, ecco il suo bambino. Purtroppo è girato e quindi non si riesce a vederne il sesso, ma stia tranquilla, è sano come un pesce. Manca un mese circa al parto. Vorrebbe sentire il battito?". "Si, la prego". Ed eccolo, il suono di quel piccolo cuoricino, che batteva all'impazzata. Mi ricordava il mio ogni volta che stavo accanto a Masumi....."Masumi...", dissi sottovoce. "Dottore posso far entrare il padre del bambino?". "Certamente". "Vado a chiamarlo io Maya". Mizuky usa dalla stanza e Masumi si era alzato di scatto, tutto teso. "Maya ha chiesto di lei, su si sbrighi, vada", gli disse con un sorriso sornione. "Vuole...me?". Entrai timidamente nella stanza e vidi la mia ragazzina distesa su un lettino che mi sorrideva. Rimasi fermo sulla soglia, poi allungò il braccio per farmi capire che voleva che mi avvicinassi. "Masumi, guarda, è il nostro bambino, ma è un birichino e per dispetto è girato e così non possiamo sapere se sia maschio o femmina" e rise. Poi sentii un suono ritmico, molto veloce e chissà cosa fosse. "E' il battito del nostro piccolo. Senti quanto corre". Era qualcosa di meraviglioso, di indescrivibile. Tante emozioni tutte insieme mi fecero cedere. All'improvviso sentii gli occhi umidi. Il dottore si allontanò per prendere dei documenti e io la aiutai a sistemarsi e alzarsi dal lettino. Senza pensarci l'abbracciai stretta, sospendendo lei e me stesso. Forse non avrei dovuto, forse era presto e non era ancor pronta, ma poi sentii due braccia stringersi a me e due mani delicate accarezzarmi la schiena. Non dissi nulla, per non turbarla, ma il mio cuore era a mille e avrei voluto rimanere abbracciato a lei per l'eternità. Poi tornò il medico e ci disse che potevamo tornare a casa.-------------------------Hijiri e Mizuky ci stavano aspettando impazienti. "Tutto a posto, tra un mesetto finalmente conosceremo "lui" o "lei", e sorrise radiosa. Tornammo alla villa, ognuno perso nei corpi pensieri. Io ero così felice che l'avrei voluto gridare al mondo intero.

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Capitolo 32
*** Cap. 32 ***


La mia ragazzina era cambiata e, in quel momento, forse non se n'era accorta, ma mi stava tenendo la mano ed io, per paura ce quell'incanto potesse finire, non mossi nemmeno un muscolo e sorrisi come mai prima di allora. Ormai era ora di pranzo e, mentre Mizuky e Maya erano in cucina a preparare, ricevetti una telefonata. "Cosa succede padre?". "Masumi, devi venire il prima possibile.Iniziano a girare strane voci sulla tua assenza e su quella di Maya. Sarebbe il caso che ti facessi vedere in ufficio e a qualche evento mondano, giusto per calmare le acque. Quando sarai qui penseremo al da farsi". "Forse hai ragione tu, padre, ma mi costa allontanarmi da lei. Siamo appena tornati a casa dalla clinica e...". "Allora? Che dice il medico? Come stanno?". "Padre, non ti agitare. Maya e il bambino stanno benissimo. Manca un mese al termine e non vedo l'ora. Sai Maya mi ha fatto entrare con lei e così ho visto mio figlio e ho sentito il battito del suo cuore. Oh padre, è stata una gioia così grande". "Sono felice per te. Se ha fatto questo vuol dire che, piano piano i suoi sentimenti sono cambiati, non credi?". "Forse, ma non voglio correre trpoppo con la fantasia. Voglio vivere giorno per giorno e darle tutto il tempo che le servirà. Io l'aspetterò in eterno". "Allora, riguardo al tuo rientro, quando pensi di riuscire a partire?". "Prima parto e prima potrò tornare da lei. Domattina presto prenderò il traghetto. Hijiri verrà con me. Voglio anche parlare con Kuronuma per capire come stanno le cose a teatro. A presto padre". "Arrivederci figliolo".---------------------------Sentii delle risate arrivare dalla cucina. La mia ragazzina era bellissima con quel grembiule con le rose disegnate. Si girò un attimo e vidi che aveva il volto sporco di farina e non resistetti. "Ahahaha...scusa Maya..". "Stai per caso ridendo di me Masumi?". "Chi..io? Ma noooo che dici...ahahahah". Si avvicinò e mi spiaccicò in faccia un pò di farina. "E così siamo pari...ahahah". "Ma davvero? Vieni qui...se ti prendo". Iniziammo a rincorrerci tra i tavoli e le sedie, ma riuscii a bloccarla contro il muro. I miei occhi erano incatenati ai suoi. Ci guardammo senza dire una parola, sentivamo solo il battito impazzito dei nostri cuori. La mia ragazzina aveva appoggiato la sua mano delicata e calda sulla mia guancia. Appoggiai a mia volta la mia mano sulla sua e poi...vidi quelle labbra così invitanti, che non riuscii a resistere. Mi avvicinati ai lentamente. Ieri continuava a guardarmi con quegli occhi profondi e sinceri, finché sentii come una scossa. Le mie labbra sfiorarono le sue e la sentii tremare. Poi mi staccai da lei e le accarezzai il volto. "Ti amo Maya". L'avevo detto d'impeto, spalancai gli occhi e abbassai lo sguardo per paura della sua reazione. La mia Maya era speciale, non disse nulla, ma mi sollevò il viso e sorrise. "Dai Masumi, non so tu, ma qui c'è qualcuno che muore di fame, non è vero piccolo mio?" e rise. Oddio, mi ha baciato...di nuovo...e ha detto che mi ama. Spero non si accorga che il mio cuore è impazzito e ce sento un calore che mi percorre tutta, dalla testa ai piedi.--------------------------------------------Pranzammo in allegria e alla fine quasi detti litigare con lei per lasciarmi lavare i piatti. "Hai paura che rompa qualcosa o pensi che non sia bravo come te? Ahahaha". "Va bene, se ci tieni tanto" e mi fece la linguaccia. "Comunque , grazie per quello che fai per me Masumi". "Grazie a te...di esistere". Divenne rossa come un peperone e per alleggerire un pò la tensione la spruzzai con dell'acqua. "Masumi, smettila o la prossima volta che andiamo a mare ti affogo". "Non oseresti..." e mi avvicinai fintamente minaccioso con la spugna in mano. "Aiuto Mizuky, qui c'è un pazzo con un'arma pericolosa..ahaha". Maya decise di andare a stendersi e la vidi salire le scale. -----------------------------------------------Hijiri era rimasto in cucina a farmi compagnia, sorseggiando un caffè. "Sig. mi scusi, non vorrei essere invadente, ma la telefonata di poco fa, mi sembra che l'abbia turbata". "Era mio padre. Ho preferito non dire niente di fronte a lei per non turbarla". "Che succede sig.?". "Devo rientrare a casa, perché secondo lui, girano voci sulla sparizione mia e di Maya e non voglio che la pace e la tranquillità che ho cercato di costruirle intorno, possano scomparire. Nessuno dovrà turbarla o parlarne male, altrimenti io...". Dallo stato di agitazione che provavo, ruppi un bicchiere ferendomi un dito. "Posso fare qualcosa per lei, capo?". "Devi venire con me, anche se mi disturba lasciare da sola Maya e la tua Mizuky"..e sorrisi..."ma ho bisogno di te per controllare la situazione. Ci son sempre gli uomini di guardia, però non riesco a stare tranquillo lo stesso. Il pensiero di esserle lontano, non so ancora per quanto tempo, mi fa star male". "Ha già deciso quando?". "Domattina presto, e già adesso non so come farò senza vederla. Dio mio quanto mi manca già".

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Capitolo 33
*** Cap. 33 ***


Nel frattempo Mizuky ci aveva raggiunti di sotto. "£Maya si è addormentata. Era stanca e anche emozionata. L'ho vista fissare il vuoto e arrossire....Chissà a cosa pensava" e mi guardò con un leggero sorriso in viso."Hijiri spiegale tu quello che ti ho detto, intanto vado in camera mia. Buonanotte". Salii le scale e, passando davanti alla sua stanza, mi fermai. Volevo vederla, ma non osavo entrare per paura di svegliarla, ma poi cedetti al desiderio e aprii lentamente la porta. Mi affacciai e intravidi il suo corpo disteso sotto le coperte. La voglia di starle vicino cresceva sempre di più e non mi bastava restare sulla soglia, così entrai e mi avvicinai al letto. Mi bloccai, aveva sussultato. Ero stato scoperto? Mi tranquillizzai subito, perché tornò a calmarsi. "Ma..su...mi.....Ma..su...mi". Aveva detto il mio nome. "Mi sta sognando". Mi avvicinai ancora e osservai la mia ragazzina. Una lacrima brillò tra le ciglia e il mio cuore si fermò. "Oh Maya, amore mio, perché piangi?". Le accarezzai il viso, mi avvicinai e le rubai un bacio. La vidi sorridere nel sonno e sospirai. Arrivato nella mia camera chiusi la porta dietro di me e iniziai a piangere. Non so perché lo feci, per lei, per la nostra situazione, perf la sfortuna che ci perseguitava o per il fatto che mi sarei dovuto allontanare da lei.-------------------------------------------------Mi sentivo stanco e senza forze. Mi affacciai al balcone e presi una sigaretta, ma la gettai via subito. "Devo smettere, perché non fa bene l bambino". Già, mio figlio o mia figlia, un piccolo Masumi o una piccola Maya...e sorrisi. "Spero che prenda tutto dalla madre, perché è una persona meravigliosa, è generosa, buona, altruista, sensibile e ama incondizionatamente, anche un cinico affarista senza scrupoli come il sottoscritto. Maya, quanto ti amo, anzi quanto vi amo". Non mi ero mai soffermato seriamente a pensare a quando sarebbe nato il bambino. Cosa succederà dopo? E se non volesse farmelo vedere? Se volesse andarsene lontano da me? Scossi la testa per scacciare quei terribili pensieri. La mia vita sarebbe finita, la mia vita erano Maya e il nostro bambino.---------------------------------------------Intanto il pomeriggio stava volgendo al termine e, in cielo, i colori del tramonto si mostrarono in tutta la loro bellezza. Qualcuno bussò alla porta. "Avanti". Una testolina castana si era affacciata. "Maya , ciao, cosa ci fai qui?". "Sono venuta a chiederti cosa vorresti per cena"."Non mi dire ce cucinerai di nuovo tu". "Beh hai paura che ti avveleni? Non l'ho fatto a pranzo, perché pensi che lo farei adesso?" e mise il broncio. "Mi ha mandato Mizuky. Ha detto che andrà a prendere qualcosa al ristorante qui vicino. Allora , cosa ti porto?". "Quello che mangi tu per me va bene" e le feci l'occhiolino. "Se ne sei sicuro..ok...."Mizuky, allora fai razione doppia di spaghetti di alligatore, cetrioli piccanti, vermi sott'aceto"..."Maya..ehm.., ma che roba è questa? Avevo sentito dire che le donne incinte hanno strani gusti in fatto di cibo, ma siccome io non sono incinto, è meglio che ordino qualcosa di più normale". "Ahahah.. Masumi, come sei sciocco, ti ho preso in giro..ahahah". "Ma guarda questa furbacchiona. Non ti rincorro perché ci sono le scale e potresti cadere, ma sappi che prima o poi me la pagherai" e risi insieme a lei. ------------------------------------Finita la cena chiesi a Maya se volesse farmi compagnia in salotto, magari guardando un bel film. Salutammo i nostri amici e andammo nell'altra stanza. "Maya stai comoda? Ti serve qualcosa?". "Si mi serve che ti rilassi e che ti venga a sedere accanto a me". "Si però stavolta non ti permetterò di addormentarti qui come l'altra volta, perché è troppo scomodo. D'accordo?". "Va bene, te lo prometto. Ora metti il film e siediti". Misi un dvd, andai in cucina e tornai con un vassoio di biscotti e una ciotola di pop-corn. La osservavo di nascosto mentre, occhi incollati alla tv, cercava il biscotto a tastoni e lo mordeva con dolcezza. Ogni suo gesto, ogni suo movimento, mi faceva impazzire. Desideravo tanto fare l'amore con lei, sentire il suo corpo vibrare al ritmo del mio, ma dovevo aspettare pazientemente che fosse di nuovo pronta. Il film terminò e la vidi sbadigliare. "Maya, ora è meglio andare a dormire". ---------------------------------Dovevo dirle del mio viaggio, non volevo che ci restasse male l'indomani, non vedendomi vicino a ei. "Maya, prima di andare vorrei parlarti". "Dimmi pre, ti ascolto". "Ecco vedi, domani mattina dovrò tornare a casa perché devo sistemare alcuni problemi di lavoro. Non so quanto tempo starò via, spero il meno possibile. Hijiri verrà con me, ma Mizuky resterà per occuparsi di te. So che mi mancherai da morire, ma tornerò da te, tornerò sempre da te. Te lo prometto". Aveva abbassato lo sguardo, non parlava e si stava tormentando le mani. Le presi tra le mie. "Maya, ti prego, guardami". Lei alzò il viso e i suoi occhi umidi fissarono i miei. "Maya, cos'hai? Ti prego, parlami". "Mi mancherai anche tu Masumi" e mi abbracci, appoggiando la testa sulla mia spalla. "Non fare così, o mi farai stare male. Non voglio essere triste e non voglio che lo sia tu". Mi alzai e andai ad aprire un cassetto della scrivania. Tornai da lei e le misi in mano un cellulare. "Quando hai voglia di parlarmi o per qualsiasi cosa, chiamami pure. Troverai il mio numero personale, quello di casa e anche quello di Hijiri. Quindi cerca di stare allegra. Se tu sei triste, io partirò con l'angoscia nel cuore. Non sarà per sempre". "Va bene, te lo prometto. Basta tristezza" e si asciugò gli occhi col dorso della mano.-----------------------------------------------------------------L'accompagnai di sopra e le diedi il bacio della buonanotte sulla fronte, poi la vidi richiudere la porta dietro di se. Rimasi a lungo imbambolato, fermo a sospirare, poi andai anch'io nella mia stanza. Non accesi nessuna luce, la luna era molto luminosa ed era proprio davanti alla finestra. "OH Maya, mia dolce ragazzina, ti mancherò anche io. Questo mi da una motivazione in più per fare pi in fretta che posso. Buonanotte amore mio".

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Capitolo 34
*** Cap. 34 ***


Ero entrata nella mia stanza, indossai la camicia da notte e mi misi a letto. Guardavo il soffitto e davanti agli occhi mi passava il volto di Masumi. Mi toccai le guance, erano calde. Pensare a lui mi emozionava sempre di più. Era gentile con me, premuroso, dolce e con uno sguardo intenso e profondo come un bellissimo lago di montagna. --------------------------------------------------------------"Chissà se sarai un maschietto e assomiglierai al tuo papà". Accarezzavo il pancione mentre il mio piccolo scalciava. "Lui ci ama sinceramente, non c'è finzione quando il suo sguardo si posa su di me". Poi ripensai alle parole di poco fa, quando mi aveva detto che si sarebbe dovuto allontanare, anche se contro voglia, per alcuni giorni. Strinsi le mani al petto e una lacrima mi rigò il volto. "Dovremo aspettare il ritorno del tuo papà, perché lui ce l'ha promesso". Poi mi venne un'idea. Mi alzai dal letto e, senza mettere la vestaglia, mi avvicinai alla porta di Masumi. Rimasi immobile a fissarla. Inspirai ed espirai lentamente, poi bussai alla porta. "Arrivo". La porta si aprì e lui era lì, davanti a me, con indosso solo i pantaloni di un pigiama. Il petto era nudo e muscoloso e i capelli erano umidi, forse aveva appena finito di fare la doccia. Divenni rossa e abbassai lo sguardo. "Maya...". Che tenera, si capiva che era imbarazzata. In questo non era proprio cambiata. Si tormentava le mani. Le accarezzai una guancia e le sollevai il viso. Ad un tratto prese il mio volto tra le piccole mani e, in punta di piedi, avvicinò le sue labbra alle mie. "Ti prego Masumi, torna presto da me, da noi. Abbiamo bisogno di te. Sento che mi mancherai tremendamente". Non riuscii ad emettere un suono. La mia Maya mi stava baciando. Rimasi immobile, perso in quella dolce sensazione di calore. Poi divenne ancora più rossa e scappò in camera, chiudendosi la porta alle spalle. Il tempo si era fermato. Un sorriso comparve sul mio volto e, alla fine, mi ridestai da quell'incantesimo. Andai a letto e potei addormentarmi felice. "Buonanotte, mia Dea". --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Nel frattempo Mizuky era in cucina per finire di rimettere in ordine. Poi ebbe un sussulto quando due braccia la strinsero in vita e due labbra calde si posarono sul suo collo. "Hijiri, mi hai fatto paura". "Sono così spaventoso, mia cara?". "No, sciocco. Sei maledettamente sexy e lo sai". "Mmmm...così sarei sexy per te..." e intanto mi stringeva sempre di più e le sue labbra si muovevano sensuali sulle spalle scoperte. "Hijiri, ti prego, mi deconcentri.." e sorrisi. "Potrei rompere qualcosa. Poi mi fece voltare per guardarlo. I suoi occhi brillavano e mi fissavano intensamente, avvicinandosi sempre di più. Il bacio divenne più profondo e sentivo tutto il mio corpo rispondere a quella passione travolgente. Le sue mani tra i capelli, le sue labbra sul collo, poi di nuovo sul mento e ancora prese la mia bocca, in modo così audace, così voluttuoso. Avevo i brividi in tutto il corpo, mi stavo arrendendo a lui. Poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò.."Mizuky, ti voglio. Ti voglio, adesso, sempre...". "Oh amore mio". Prese la mia mano ed uscimmo di casa, senza capire dove volesse andare. "Ma dove mi porti?". Ma non finii la frase, perché arrivammo alla spiaggia privata e intravidi, ad un certo punto, una piccola luce nella sabbia e una coperta stesa. Era così romantico, il mare con le onde a cullarci e le stelle in cielo come una finestra sul paradiso. "Quando hai preparato tutto questo?". "Mentre eri distratta, angelo mio..ehhe.." e sorrise. "Posso dirti che sei l'uomo più meraviglioso del mondo? E sono orgogliosa che tu sia il mio uomo, solo mio" e lo abbracciai forte. Le sue mani calde stavano sfiorando la mia pelle. Con un gesto leggero mi aveva sfilato i vestiti, che caddero a terra. Poi feci lo stesso con i suoi. Le sue labbra non si staccavano mai da me, percorrendo ogni cm di pelle che riuscivano a raggiungere. Mi sdraiai sulla coperta e lo attirai su di me. Il suo corpo caldo e il suo profumo virile accesero un fuoco dentro di me. Gli accarezzai il viso e lo guardai fisso. "Ti amo Hijiri, forse non riesco a dimostrarti quanto". Lui si sollevò leggermente e mi sorrise. "Lo so tesoro, ma io ti amo di più"..e così dicendo mi stampò un bacio ardente sulle labbra, mentre accarezzava la mia pelle. Prese un'altra coperta per avvolgerci. Eravamo nudi, ma non sentivamo freddo. Il nostro amore e la passione che provavamo erano diventati un incendio. "Mio angelo, tu mi porterai alla follia e non sai cosa provochi in me. La tua pelle profumata mi inebria la mente, i miei sensi sono alla deriva". Mi prese in un modo dolcissimo, ma anche deciso e i miei gemiti di piacere lo eccitarono ancora di più, finché il nostro amore non esplose e rimanemmo abbracciati ansimanti, fino a che ci addormentammo.-----------------------------------------------------------Il primo ad aprire gli occhi fui io. Lei era ancora più bella nel sonno, ero un uomo proprio fortunato ad averla incrociata sul mio cammino. Le accarezzai il viso e le diedi un leggerissimo bacio e si avvicinò ancora di più a me, stringendomi. Poi i suoi splendidi occhi si aprirono e mi regalò un meraviglioso sorriso. "Buongiorno, amore mio". "Buongiorno a lei, signore". "Come ti senti, mia bellissima segretaria?". "Io sto benissimo, finché resto tra le tue braccia". Era ormai ora di tornare indietro, perché sarebbe dovuto partire col sig. Hayami. Così ci rivestimmo e tornammo alla villa. Era ancora presto. Nella casa c'era silenzio. Gli altri dormivano ancora. Poi, silenziosamente, andammo nelle nostre stanze per cambiarci e ritornare in cucina per la colazione.

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