I can read you like a book.

di VanessaStew
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The wolves ***
Capitolo 2: *** S come Stoker. ***
Capitolo 3: *** "I'm stuck on you" ***
Capitolo 4: *** Bram Stoker? ***



Capitolo 1
*** The wolves ***


Non avevo mai pensato ad una vita diversa da quella che avevo vissuto fino ai miei preziosi vent'anni. Da sempre coltivavo un'esistenza che definirei tranquilla, caratterizzata da libri, tè e sana musica. Una vita un po'...monotona, forse; ma una vita che tutto sommato mi bastava.
Ovviamente mi è sempre capitato prima di addormentarmi di immaginare che mi accadessero cose particolari, emozionanti, impreviste...un po' come a Bridget Jones. Penso capiti un po' a tutti, suvvia; a meno che tu non sia una fortunatissima persona che ha praticamente avuto tutto dalla vita e che quindi non ha assolutamente bisogno di sognare. In quel caso potrei anche pensare di non biasimarti per aver perso la facoltà di sognare; o ancora, a meno che tu non sia tanto superficiale o tanto sicuro di te da ritenere che sogno ed immaginazione siano qualità superflue per la tua persona. Ma, come diceva il buon vecchio Einstein: "L'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo".
Vi racconterò una storia; una storia che non avrei mai immaginato potesse avere come protagonista Katie Carter.
Sì, Katie Carter sono io.
 
Frequentavo l'università, secondo anno. Avevo appena vent'anni ed ero tanto determinata a laurearmi e a costruirmi una carriera. Non avevo ancora in mente un piano preciso al riguardo, ma sapevo che comunque, una volta terminati gli studi, avrei fatto di tutto pur di rendere fruttuosa la mia laurea. Lo dovevo ai miei e lo dovevo a me stessa e ai miei sforzi.
Ciò che adoravo dell'università era lo studio della letteratura d'ogni genere: da Wilde alla Austen, dalle Brontë a Poe. Mi affascinavano quei racconti d'altri tempi, le loro visioni del mondo, la loro vita totalmente incentrata su emozioni, sentimenti, suscettibilità, riflessione.
< Che stai leggendo? > mi chiese Hope mentre, sedute nel giardino del college, facevamo una lieve pausa dalle lezioni.
< Frankenstein, tu? >
< Patterson! >
Il bello dell'avere un'amica e compagna di stanza come Hope stava nella possibilità di aver incontrato una persona simile a me sotto un sacco di punti di vista. Partendo dal presupposto che entrambe adoravamo la lettura, avevamo anche un modo di pensare singolare che spesso non rifletteva le idee del mondo esterno. Se le ragazze della nostra età ritenevano fosse bello riempire la propria vita con un ragazzo anche al costo di accontentarsi del corteggiamento del primo che capitava, io e Hope da sempre pensavamo fosse lecito rifiutare anche 100 ragazzi se si sentiva di rischiare solo di accontentarsi di questi ultimi. In realtà, tutto stava nell'essere capaci di stare bene anche soli e di essere soprattutto felici della propria saggezza al riguardo. Senza rendercene conto, siamo circondati da gente che non riesce a stare sola...cosa relativamete grave, se pensiamo che possiamo essere certi di poterci fidare di un solo tipo di persona nel corso dei propri vissuti: se stessi.

Ci raggiunsero Monique e Paige, anche loro studentesse al college.
C'erano tanti studenti nel cortile quel giorno. Chi chiacchierava, chi leggeva, chi studiava, chi mangiava, chi ascoltava la musica...c'era tanto da osservare insomma. In particolar modo, c'era un punto del giardino che attirava sempre l'attenzione di tutti. Parlo di un punto in cui si riunivano sempre i più popolari del college, un gruppo definito i "The wolves". Era gente che ritenevo poco interessante, gente che seppur universitaria, risultava poco riflessiva e sempre dedita ad argomenti superflui. Quel giorno notai particolamente la loro presenza.
Mentre leggevo il mio libro, piombò su di esso una pallina di carta. La presi tra le mani e la esaminai attentamente, per poi aprirla. Notai con piacere che non ci fosse scritto nulla, ma quando sollevai il capo notai anche i visi divertiti  dei The wolves mentre mi osservavano con il loro regalino tra le mani. Inarcai le sopracciglia e ricambiai i loro sguardi con aria di sufficienza.
< Ma quanto sono idioti? Mi sembra incredibile che stiano studiando per la laurea > affermò la rossa Paige.
In compagnia del mio fidato libro, mi diressi verso il cestino dei rifiuti in loro prossimità e gettai il foglio di carta che mi avevano lanciato, facendo ben notare quanto il loro comportament infantile mi fosse del tutto indifferente. Nel contempo, il mio sguardo cadde su James.
James faceva parte dei The wolves, ma se ne stava sempre per i fatti suoi, contemplando l'I-phone. Ciò che faceva era ridere delle stupidaggini dei suoi amici e lanciare qualche battutina di disprezzo qua e là quando era visibilmente in vena di fare lo stronzo. Ma, a dirla tutta, c'era qualcosa di diverso in quel ragazzo. All'epoca non sapevo identificare tale diversità con connotazione negativa o positiva, ma sicuramente...diversa.
Notai che, mentre mi accingevo a gettare la carta, mi guardava le mani e inclinava la testa come per ispezionare qualcosa. Poi rammentai di avere tra le mani il libro e affermai con tono sarcastico < E' Frankenstein, se ti interessa. >
I suoi occhi azzurri mi guardarono con espressione di chi è colto alla sprovvista.


Salve a tutti :) è da una vita che non scrivo e credo di avere un milione di storie da dover aggiornare. Il problema principale lo creava quel vecchio catorcio che avevo ancora il coraggio di definire computer! Forse adesso, con un computer nuovo di zecca, riuscirò a coltivare la passione per la scrittura, seppur debba migliorare molti aspetti di essa.
In ogni caso io mi chiamo Vanessa, ho vent'anni  e studio psicologia all'università. Il protagonista maschile di questa storia (che credo abbiate sicuramente individuato) è ispirato ad un ragazzo incontrato un giorno durante un viaggio. Spero che questa sottospecie di primo capitolo vi abbia colpito in qualche modo :) cercherò di plasmare la figura di Katie in modo tale che in un modo o nell'altro possa rappresntare ognuno di noi, è più o meno questo il mio intento...detto questo, mi piacerebbe leggere vostri commenti o anche critiche al riguardo :) ne farei tesoro in egual misura.
Un bacione e al prossimo capitolo :* 

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Capitolo 2
*** S come Stoker. ***


Da giorni mi balenava per la testa l'idea di trovare un lavoro. Sostenere i costi dell'università e dell'alloggio stava diventando problematico per i miei. Inoltre, acquistare un po' d'autonomia mi avrebbe fatto più che bene.
Un pomeriggio di quelli seguenti, mi inoltrai per le strade affollate di Los Angeles in cerca di qualche negozio o bar che cercasse personale, così lasciai il mio numero di telefono a diversi commercianti.
Dopo aver camminato a lungo, decisi di fare tappa alla libreria vicino alla spiaggia che tanto amavo e dove spesso e volentieri mi rifugiavo, in cerca di un nuovo mondo da scoprire.
< Ciao Betty! > esclamai quando vidi la proprietaria del negozio: una graziosa donna bruna nata a New York 43 anni prima. Era una persona adorabile, intelligente ed estremamente acculturata.
< Katie! Come stai? >
< Bene, ma tu piuttosto che stai combinando? > domandai quando la vidi accovacciata vicino ad uno scaffale.
< Sto mettendo in ordine questi libri. Perché la Austen è qui,  se la lettera che corrisponde a questo punto dello scaffale è la S? >
< Perché nessuno è minuzioso quanto te > risposi divertita.
< Nemmeno quanto te, mia cara! >
< Beh non posso darti torto > affermai imbarazzata.
Mentre osservavo incantata i libri di letteratura che Betty stava sistemando, pensai a quanto potesse essere d'ispirazione passare ore ed ore tra quei libri meravigliosi.
< Scusi, sa dirmi dove posso trovare i libri di Patterson? > domandò una ragazza a Betty.
< Mmh, Patterson credo di averlo spostato di recente... > commentò pensierosa Betty.
< Se non erro, Patterson lo trovi andando a sinistra, sulla seconda colonna d'esposizione > risposi cercando di attingere un po' alla mia memoria fotografica.
< Ti ringrazio! > fece la ragazza.
< Caspita, quasi quasi conosci meglio tu questo posto di quanto lo conosca io > commentò Betty sorpresa.
< Vengo qui praticamente tutte le settimane >
< Katie, se ti proponessi di aiutarmi ogni tanto con il negozio rideresti? >
La guardai sorpresa < mi stai offrendo un lavoro per caso? >
< Sai, una mano mi servirebbe. Il negozio sta diventando un po' ingestibile perché la clientela va e viene, nonostante si tratti di un piccolo locale. Per non parlare degli studenti che vengono qui cercando libri per l'università e la scuola...ho provato ad assumere un paio di ragazze, ma a malapena sapevano chi fosse Dan Brown >
< Eresia! >
< Allora, che ne  dici?  >
< Dico che mi piacerebbe tanto! Sai, proprio oggi ero in giro in cerca di un lavoro che mi aiutasse un po' con le spese >
< Fantastico! Quando vuoi iniziare? > domandò entusiasta Betty.
< Anche subito! >

Passai il pomeriggio a sistemare gli scaffali. C'erano libri che non c'entravano niente con la sezione nella quale li trovai: per farvi un esempio pratico, qualcuno aveva lasciato Stephen King accanto a Nicholas Sparks. Due generi abbastanza diversi.
Ovviamente non conoscevo il posto di ogni autore, avevo ancora bisogno di creare una sottospecie di mappa degli scaffali nella mia testa, ma sapevo già dove indirizzare molti clienti in base alle loro necessità. Mi entusiasmava lavorare costantemente con i libri, adoravo anche solo l'idea di consigliare un libro a qualche cliente spaesato.
Ogni tanto udivo il campanellino posto sull'uscio della porta suonare, cosa che indicava che qualcuno era entrato nel negozio.
Era un suono piacevole.
China a sistemare gli autori con la lettera T, litigavo con i miei lunghi capelli castani e ondulati che spesso mi coprivano la visuale. Li avrei tagliati tutti (o quasi) se non avessi poi rischiato di conseguenza di sembrare un cespuglio!
< Scusami, sapresti dirmi dove posso trovare Dracula ? >  fece una voce alle mie spalle.
< Sì, dammi solo un secondo così te lo cerco > risposi automaticamente puntando di scatto i miei occhi verso la zona S come Stoker.
Quando intravidi Dracula lo afferrai, mi sollevai da terra e verso il cliente esclamai entusiasta < Eccolo qui! Bella scelta >.
Non appena appoggiai gli occhi sul cliente inarcai le sopracciglia, sorpresa di vedere James Heat dei The wolves che ricambiava il mio sguardo sorpreso.
< Da quando lavori qui? >
< Da quando hai deciso di darti alla lettura? Non mi dire, come minimo devi fare un regalo a qualcuno. O forse ti hanno costretto a leggerlo a lezione... > feci alzando gli occhi al cielo.
< E' per me > rispose abbassando la testa, come se fosse...imbarazzato della cosa.
< Non farmi ridere! Tu e i tuoi amici con libri del genere potreste solo lavare i pavimenti > affermai divertita.
< Mi odi così tanto da ritenermi una capra senza cervello? >
< Non ti odio, ma diciamo che, se tu non facessi parte di quella feccia di idioti, non penserei che del povero Bram Stoker tu ne voglia fare uno straccio per parquet > risposi divertita, riponendo un paio di libri nello scaffale.  
< Non mi risulta che l'italiano D'Annunzio abbia la F come iniziale del proprio cognome > commentò James, anch'egli divertito.
Effettivamente in quel momento notai che stavo riponendo D'Annunzio nello scomparto sbagliato. Alla faccia della ragazza minuziosa!  
< Sei tu che mi distrai dal mio lavoro > feci puntando i miei occhi castani nei suoi azzurri.
< Quindi quando avrò finito Dracula ti troverò ancora qui ad insultarmi? >
< Probabile > risposi seccata.
< Che tu ci creda o no, questo libro lo voglio leggere. Ma a dirla tutta, non m'importa granchè di quello che pensi di me. La gente pregiudiziosa non è mai stata di mio gradimento> affermò inarcando un sopracciglio biondo come i suoi capelli.
< Parli tu di pregiudizi? Proprio tu che fai parte di un gruppo che considera me e i miei migliori amici un gruppo di sfigati? > gli domandai incredula, alzando lievemente la voce. Il suo finto perbenismo iniziava seriamente ad infastidirmi.
Il suo sguardo parve confuso. Dopo qualche istante passato a decifrare la sua espressione io e a cercare qualcosa da dire lui, diede voce ai suoi pensieri < Non ho mai pensato neanche per un secondo che tu fossi una sfigata >.
In quel caso, lo sguardo confuso lo assunse la sottoscritta.
< In ogni caso, grazie per aver scovato per me il libro > concluse inarcando nuovamente il sopracciglio e indicando Dracula, dopodiché si diresse verso la cassa dove avrebbe trovato Betty.



Ciao a tutti :D ho avuto modo di concentrarmi sul secondo capitolo. Il mio obiettivo è quello di presentarvi i personaggi capitolo per capitolo, cercando di non rendere tutto particolarmente scontato. Nel caso in cui qualcosa vi sembrasse molto scontato e noioso...scusatemi :o
In ogni caso, spero che la mia storia vi incuriosisca e spero di conseguenza di leggere qualche vostro commento/critica al riguardo, mi farebbe davvero piacere :)
Al prossimo capitolo! x 

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Capitolo 3
*** "I'm stuck on you" ***


"Nothing better to do
When I'm stuck on you
And still I'm here
Trying to figure it out"
Royal Blood - Figure it out.

In quei giorni di aprile, il tempo a Los Angeles era spesso nuvoloso. Tutto sommato però si stava bene sia in città che in spiaggia, non faceva poi tanto freddo; era una brezza primaverile abbastanza piacevole.
Lavorare da Betty mi piaceva. Mi ritenevo una persona fortunata in quanto avevo trovato lavoro in un posto che mi piaceva e avevo un capo, Betty, che tutto sommato mi adorava e di cui io d'altro canto stimavo l'intelligenza.
Le lezioni in quei giorni non erano tanto pesanti ma neanche tanto leggere. Una via di mezzo che non mi dispiaceva.
Tra le lezioni che più adoravo, c'era quella dedicata alla letteratura straniera. La letteratura che più amavo, a seguito di quella inglese, era quella italiana: gli scrittori italiani erano particolarmente passionali, alcuni molto tormentati e la cui ispirazione, molte volte, era racchiusa in una graziosa figura femminile; cosa che in alcuni casi giudicavo leggermente patetica, ma che in altri casi ritenevo molto lusinghiera.

Nel pomeriggio, mentre percorrevo il corridoio dell'università con grande fretta, ricevetti una chiamata da Monique.
< Katie, si può sapere dove sei finita? La lezione inizia a momenti e non siamo riusciti ad occuparti un posto >
< Ero immersa nello studio e ho perso la cognizione del tempo! Come sarebbe a dire che non siete riusciti ad occuparmi un posto?! >
< L'aula è strapiena. L'esame si avvicina e penso che la gente ritenga finalmente opportuno seguire un po' le lezioni >
< Spero di riuscire a trovare un posto a sedere. Ci vediamo tra 10 secondi! >
< 9, 8, 7... > sentii contare scherzosamente Monique al telefono, prima di riattaccare.
Mentre correvo in direzione dell'aula, cercando di mettere a posto il cellulare dati i cinquantamila appunti che avevo le mani, qualcuno mi venne addosso. Ovviamente, chi poteva venirmi addosso, se non una persona che avrei preferito non incontrare per qualche altro decennio? "Per caso il karma mi sta punendo per qualcosa che ho fatto?" mi domandai.
E' proprio vero che, più cerchi di tenere lontano da te qualcosa, più finisci per inciamparci nel corso della tua esistenza.
< Stai attento a dove metti i piedi! > esclamai in prossimità dell'aula di letteratura straniera.
< Stai attenta tu! Non ti hanno mai detto che non si corre guardando altrove se non in direzione del proprio obiettivo? > fece James Heat inarcando il suo solito sopracciglio biondo.
< Per cortesia, risparmiati la lezioncina! Sei il meno indicato per darmi consigli di vita > affermai divertita da tale insolenza.
< Ehi voi due, avete intenzione di entrare o di continuare a litigare come bambini? In tal caso siete pregati di andare a discutere altrove > esclamò il professore di letteratura straniera dal profondo dell'aula, utilizzando il microfono che usava durante la lezione per far sì che tutti gli studenti riuscissero a sentirlo.
Io e James ci scambiammo sguardi profondamente irritati dalla reciproca presenza, prima di fare ingresso in aula.

Durante la lezione, cercavo di mantenere viva l'attenzione. Ero talmente presa da altro che perfino una delle mie materie preferite non riusciva a catturare la mia attenzione.
Ero seduta ad uno dei banchi dell'ultima fila, cosa che sicuramente non incentivava la mia attenzione. A pochi banchi di distanza dal mio era seduto James.
Istintivamente posai gli occhi su di lui, notando che il suo sguardo azzurro e intenso era già posato su di me. Chissà da quanto, mi domandai. Quando i nostri occhi si incontrarono, leggermente in soggezione scostai lo sguardo da lui, provando a concentrarmi sulla lezione.

< Tu e Heat poco fa eravate ridicoli! > esclamò divertito Mike mentre tornavamo nelle nostre stanze.
Mike era un mio grandissimo amico nonché ragazzo di Monique, biondo/rossiccio e alto un metro e 94 centimetri. Una montagna insomma! Era una persona fidata sulla quale poter contare in qualsiasi momento. Un ragazzo d'oro che avevo intenzione di portare con me per tutta la vita e che per nulla al mondo avrei rischiato di perdere. Mi donava tanto con semplici parole e in lui avevo scovato un amico di cui avevo bisogno da secoli.
< E' lui ad essere ridicolo. Così come tutti i The wolves > feci irritata.
< Mi chiedo cosa ci trovino le altre persone che frequentano quella sottospecie di feccia. Per non parlare delle loro ragazze! >
< Forse la bellezza > affermai pensierosa.
< Ma per cortesia. Sono più bello io! > fece Mike imitando la vanità in persona. Scoppiai a ridere, divertita dalla sua frizzante ironia.
< Come va il lavoro? > mi chiese.
< Ho iniziato da poco ma ho già imparato il mestiere! Adoro passare le mie ore lì >
< La clientela com'è? >
Ripensai a James Heat che mi chiedeva di Dracula. < Singolare...direi. Alle volte vedi e senti cose inaspettate >

Arrivata in stanza, mi affacciai alla mia finestra dal secondo piano per godere un po' della vista del giardino del college. Mi divertiva spiare gli altri studenti; a loro insaputa, sapevo quando si mettevano le dita nel naso o nei pantaloni, li vedevo mentre facevano gestacci alle spalle dei loro compagni, oppure divenivo spettatrice di momenti dolci tra innamorati. Una volta ebbi anche modo di assistere al primo bacio di una coppia sulla quale scommettevano quasi tutti da tempo.
Fu proprio mentre ispezionavo il giardino che notai James sotto un albero, immerso nella lettura di un libro rosso che, nonostante la lontananza, riconobbi essere Dracula. "Possibile che io non l'abbia mai notato fno ad oggi sotto quell'albero? O forse è la prima volta che si mette lì?" pensai tra me e me.
Il biondo se ne stava appoggiato al tronco, con le gambe mediamente piegate e il libro tra le mani, immerso nella lettura. Lo osservai a lungo mentre divorava le pagine nel libro; ogni tanto scostava qualche giocca di capelli dal viso chiaro e ben scolpito, portandoseli indietro con un gesto rapido della mano.
I suoi occhi azzurri ispezionavano attentamente le pagine, non scostava mai lo sguardo da loro. Non si rendeva neanche conto delle ragazze che passavano davanti a lui cercando di attirare la sua attenzione. Ignorava la loro presenza, ignorava la presenza di tutto e tutti.
In quel momento nel suo mondo c'erano solo lui, la terra soto i piedi e il libro.

Buonasera a tutti :3 è da un po' che cercavo di scrivere un nuovo capitolo, ma l'università non me lo permetteva! Anyway, spero troviate un po' intrigante la figura di James...più interessante di quella di Katie, forse!
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e non vi annoi e spero soprattutto di leggere qualche vostro commento al riguardo :) un bacio x 

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Capitolo 4
*** Bram Stoker? ***


“Nice to meet you, where you been?
I could show you incredible things
Magic, madness, heaven, sin
Saw you there and I thought…”

 

Le giornate diventavano sempre più piacevoli e soleggiate, il desiderio di dirigermi al mare piuttosto che alle lezioni cresceva in me ogni mattina. Mi piaceva ciò che studiavo, così come anche le lezioni, ma odiavo le imposizioni. Una di queste, per me, era l’essere costretti a leggere libri e manuali suggeriti dai professori. La lettura è un piacere che deve maturare da sé, senza obblighi e scelte mirate da parte di terzi…per quanto comprenda l’importanza delle letture consigliate dai professori, ritengo che li si possa apprezzare maggiormente grazie ad una scelta libera e personale. Se fossi una professoressa, stilerei una lista di libri da me consigliati, per poi dare modo ai miei studenti di scegliere tra questi almeno due da cui si sentano attratti. Scoprire la bellezza di una lettura tramite la pura e semplice libertà di scelta, è la strada migliore per conferire all’individuo la voglia di scoprire e di immaginare draghi, cavalieri e streghe maligne.
Per questo spesso desideravo darci un taglio e fuggire in spiaggia.
Quel venerdì mattina però tirai dritto, sopprimendo il mio spirito rivoluzionario, e mi diressi a lezione di storia, dove Mike mi stava aspettando.
< Ultimamente sei spesso in ritardo! >
< Ho perennemente sonno, da quando lavoro in libreria da Betty > risposi. L’aula era piena di gente, sembrava un rave, per quanto fosse piena.
< Sei sicura di poter reggere il ritmo? > chiese Mike preoccupato.
< Ho voglia di farlo, ho soltanto bisogno di abituarmi a questo nuovo ritmo. Sono lontani quei momenti in cui alle 5 del pomeriggio scattava il sonnellino quotidiano! > esclamai divertita.
< Stephen King e George Orwell si sentono profondamente in colpa per essere la causa della tua perenne stanchezza > fece Mike, anch’egli divertito. Non mi annoiavo mai in sua compagnia, era una persona di cui potersi fidare ciecamente ed un ottimo chiacchierone.
< La colpa è della gente che non rimette a posto ciò che prende! Non è necessaria una laurea per capire che Stephen King non vada riposto con i libri di Danielle Steel >
Il chiacchiericcio generale fu interrotto dalla professoressa di storia, una donna di circa sessant’anni intransigente e irritata dal mondo degli studenti, che irruppe nell’aula invitandoci a fare silenzio ancor prima di averci augurato il buongiorno.

Per il venerdì sera, Hope e Paige decisero che avremmo passato la serata in un pub chiamato Blue Eyes, un posto che adoravo. Spesso gli studenti del college passavano le serate lì, grazie alla vasta scelta delle birre, l’atmosfera blu, resa tale dalla carta da parati azzurra e da tavoli e sedie blu notte, e alla vicinanza col mare, che donava al locale una splendida vista notturna.
Quella sera optai per un vestito blu con pois bianchi, abbinato alle mie converse rosse preferite.
Hope aveva invitato 3 suoi amici, Joseph, Andy e Ben, che aveva avuto modo di presentarmi all’università.
< I ragazzi ci stanno aspettando all’ingresso del locale! > fece Hope scendendo dalla macchina di Mike e sventolando nella notte la sua lunga coda scura.
Mi guardai attorno e sul porticciolo del locale notai tanti ragazzi con abiti leggeri e colorati sorseggiare birre e cocktail. Tutti sembravano allegri e spensierati, ricchi e famosi, brilli e vogliosi.
Ispezionando ancora il luogo, mi diressi verso l’entrata del locale, non curante dei miei passi e della gente che ne ostacolava il cammino.
< Attenta! > esclamò la voce maschile di qualcuno che in quel momento mi venne addosso.
Era lui.
Ancora lui.
Perennemente lui.
Non ne potevo più.
< Ma lo fai di proposito?! > domandai spazientita.
< Non è certamente mia la colpa se non guardi dove metti i piedi e pensi al mondo delle favole > rispose divertito.
< Sono una persona curiosa > affermai indispettita dalla sua ultima frase.
< Ritengo tu sia più distratta che curiosa >
Sbuffai irritata. < Non ho tempo da perdere con te >
< Perché la vita in fondo cos'è? Solo l'attesa di qualcosa d'altro, no? >
< Come, scusa? > domandai confusa.
< Oh… niente > rispose. Aveva improvvisamente assunto un’espressione cupa. Lo guardai dubbioso, il suo umore sembrava cambiato nel giro di pochi secondi. < Per un attimo… > aggiunse, sorridendo. Un sorriso lieve.
< James? >
< Buona serata > aggiunse, prima di dileguarsi tra la folla. lo osservai per qualche istante mentre si allontanava sulla spiaggia, per poi assumere un’espressione indifferente e fare irruzione nel locale.

Mentre sorseggiavo una Stella Artois ghiacciata, ripensavo alle parole di James. - Perché la vita in fondo cos'è? Solo l'attesa di qualcosa d'altro, no? –
“Cosa avrà voluto dire? È perché mai ha assunto quell’espressione quasi turbata, quando gli ho rivolto la domanda confusa, in merito a quello che ha detto? E perché diamine sto pensando a James Heat?”!
< Terra chiama Katie! > sentii Monique esclamare.
< Scusatemi, ragazzi. Ero sovrappensiero…>
< A che pensi? È da quando ti sei seduta che sembri concentrata in altro > chiese Hope sotto gli occhi attenti degli altri seduti al tavolo.
< Ho incontrato James Heat fuori dal locale e mi ha detto qualcosa che ricordo di aver già sentito o letto altrove, ma non riesco a scavare a fondo nella mia mente per riuscire a ricordarlo. >
< Che intendi per “qualcosa”? Una citazione? > chiese ancora Hope, incuriosita.
< Esatto, è sicuramente una citazione! > affermai
< Perché non provi con Google? > domandò divertito Ben.
Non volevo cercare semplicemente la frase su Google o chiedere loro se la conoscessero. Volevo capire con la sola forza della mia mente da cosa fosse tratta quella frase…lo dovevo al mio orgoglio ferito, che proprio non si capacitava del fatto che uno come James Heat potesse farla sentire stupida.
< Niente Google, mi verrà in mente prima o poi. Balliamo? Adoro Panic Station! > feci agli altri del gruppo, non appena riconobbi le note della canzone dei Muse. Per quanto amassi Matt Bellamy e il suo seguito, cercai di distrarre i ragazzi per sviare il discorso. Avevo dedicato fin troppo tempo a James Heat.
Ballai tanto, con la birra nella mano destra e la sinistra che librava nell’aria del pub.  Mi divertii davvero, quella sera. Ballare non era tra le attività che mi riuscivano meglio, ma con la buona musica, la giusta compagnia e la birra in corpo, lo scoordinamento perenne diventava quasi irrilevante.

La vita universitaria riprese il lunedì, tra studenti reduci da sbornie, nottate in bianco per lo studio e altri per il sesso, ragazzi pimpanti e rumorosi e professori sempre più irritabili ed irritanti.
Durante la lezione di letteratura inglese, suggerii a me stessa che, per poter riconoscere la frase di James, avrei potuto perlustrare la libreria della mia stanza e capire magari ad occhio se la frase provenisse da uno dei miei libri.
Provai a cercare James nell’aula di lezione, ma c’era troppa gente e poca voglia da parte mia di capire perché mai stessi cercando Heat.

“Joseph Conrad no, le sorelle Brontë nemmeno…Conan Doyle, forse?” mi chiesi osservando il libro giallo nella mia libreria contenente tutte le avventure di Sherlock Holmes. Ormai ero seduta sul pavimento della mia camera da quasi mezz’ora, perlustrando dettagliatamente e ripetutamente tutti i miei libri.
“Dannazione, alla fine scoprirò che mi sono sbagliata e che magari quella frase provenga dalla sua mente bacata o da un episodio di Doraemon!” pensai esasperata, riguardando i miei libri. Finché il mio sguardo non si posò con più attenzione su Dracula di Bram Stoker.
“Stupida. Che stupida!” pensai. “Sta leggendo Dracula, presumo… è venuto in negozio l’altro giorno e l’ha comprato. Che stupida che sono! E se mi sbagliassi?”
Per soddisfazione personale, non intendevo ancora cercare su Google la famosa frase che martellava nella mia testa, così decisi di rileggere Dracula per poter scovare la frase.
Lo lessi fino all’ora in cui dovetti andare da Betty. Quando il negozio era in ordine e con nessun cliente all’orizzonte, prendevo in prestito Dracula dalla libreria di Betty e, sotto i suoi occhi curiosi, continuavo a divorare la storia.
A lezione di storia, il giorno seguente, proseguii la mia lettura sotto gli occhi confusi di Mike. Il pomeriggio da Betty, ripetetti la stessa routine: divoravo quelle pagine, bramante di una stupida citazione che sentivo che avrei trovato tra le pagine di quel libro letto 3 anni prima. Alle volte, presa dalla lettura, non mi rendevo conto dell’arrivo dei clienti. Betty continuava a guardarmi sorpresa, ma anche divertita.
< Ami così tanto leggere da non poterne fare a meno neanche quando lavori? > domandò divertita Betty.
< E’ per una giusta causa > risposi ripensando al mio orgoglio ferito. Non poteva finire così. Mi sentii particolarmente stupida, in quel momento, pensando che probabilmente James avesse già rimosso l’accaduto, mentre io continuavo a disperarmi per avere la rivincita.
Per un attimo posai il libro su una mensolina del bancone di Betty, sentendomi ridicola e credendo per un attimo che non valesse la pena sprecare così tanto il tempo. Dopo pochi minuti, però, scrutai le due ragazze infondo alla sezione dedicata ai romanzi rosa, che ogni settimana visitavano il negozio e che sapevo sapessero cavarsela da sole, e ripresi Dracula tra le mani. La voglia di continuare a leggerlo era incontenibile. La consapevolezza di essermi focalizzata fin troppo sull’accaduto del venerdì al Blue Eyes non riuscì ad arrestare la mia voglia di primeggiare mentalmente su quel ragazzo.

< Allora, ce l’hai fatta? Hai trovato la citazione? > fece una voce maschile. Quando sorpresa e presa alla sprovvista alzai lo sguardo, i miei occhi color nocciola si scontrarono con i piccoli occhi azzurri di James. Aveva i gomiti poggiati sul balcone, i capelli biondi che distrattamente gli ricadevano sulla fronte e un sorriso leggermente accennato e divertito sulle labbra.
Lo guardai imbarazzata, posando il libro e gli occhi sul bancone. < Allora l’hai letto davvero questo libro? > chiesi cercando di nascondere l’imbarazzo dell’essere stata beccata, che in quel momento cercava di impadronirsi della mia capacità di intendere e di volere.
< Sì, per quanto possa sembrarti strano, l’ho letto. Non sei l’unica del college a cui piace leggere > disse divertito.
< Punto primo, non ho mai affermato o anche solo pensato ad una cosa così sciocca – forse. Punto secondo, come fai ad essere perennemente divertito?! > domandai con volto basito ed infastidito.
< E’ il tuo spirito di superiorità nei miei confronti che mi diverte. >
Beccata in pieno.
< Mi diverte, però, anche la consapevolezza di quanto tu sia incredibilmente simile a me, sotto certi punti di vista. > aggiunse.
< A quali punti di vista ti riferisci, per l’esattezza? > domandai confusa da tale affermazione.
< Non ho voglia di spiegartelo > rispose sollevandosi dal balcone.
< Te la tiri un po’ troppo per i miei gusti >
< Senti chi parla! > esclamò divertito.
Sentii una risata provenire dalla mia destra. Betty, con una mano sulla bocca e gli occhi puntati su di noi, squittì. Le mie labbra si contorsero per la confusione e la sorpresa, dopodiché ripuntai lo sguardo sul James.
< Perché sei qui? > gli domandai per cambiare argomento.
< Ti ho visto oggi a lezione, mentre leggevi Dracula. Tutta questa attenzione da parte tua mi lusinga. >
Ritornò il suo ghigno divertito.
< Cercavo di preservare il mio orgoglio di lettrice accanita. Perché sei qui? > ripetetti la domanda con più foga.
< Vorrei leggere un altro libro, ma non ho idea di quale dovrei scegliere > rispose assecondando finalmente la mia voglia di cambiare argomento.
< Posso darti una mano a scegliere > affermai sospirando, rassegnata dalla sua presenza, indicando gli scaffali. Non mi ero accorta del fatto che il negozio fosse nuovamente vuoto.
Iniziai a perlustrare gli scaffali, individuando soprattutto titoli e nomi di autori che più mi piacevano. Non mi ci volle tanto per individuarne uno che potesse fare al caso suo.
Gli porsi Amleto di William Shakespeare.
< Pensi ne valga la pena? >
< Fidati del mio buon gusto. >
< E’ uno dei tuoi libri preferiti? >
< Cosa te lo fa pensare? > gli domandai sulla difensiva.
Poggiò lo sguardo sulla copertina rossa di Amleto e sospirò, con ancora quel sorriso divertito sulle labbra su cui avrei tanto voluto stampare un bel p…
< Grazie per il consiglio, la prossima volta ti faccio sapere se mi è piaciuto o meno. Magari alla fine scopro di non dovermi fidare dei tuoi gusti! > esclamò mentre indietreggiava divertito, in direzione della cassa.

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