just one day

di _bealeo_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Stavo facendo un’enorme X col pennarello rosso sul giorno di ieri, quando Josie entrò in camera mia senza bussare. Era una delle cose che più mi davano fastidio del suo carattere. Non si è mai preoccupata di essere invadente, con il suo essere sempre esageratamente allegra e spensierata. In quel momento però notai qualcosa di diverso in lei, qualcosa che le avevo visto solo il giorno di tre anni fa in cui nostro padre ci lasciò. I suoi occhi azzurri, di solito vivi, accesi, ora erano immobili, persi. Abbassò gli occhi a terra e fece due piccoli, lenti passi avanti per avere abbastanza spazio dietro di sé per chiudere la porta. “Josie, cosa è succ..” mi interruppe per dirmi “Jake, ha appena chiamato Sarah. Stamattina…”. Non la lasciai terminare. Avevo capito tutto, non c’era bisogno che mi spiegasse nulla. Ciò che avevo temuto accadesse, è accaduto. Non potevo crederci! La stanchezza si stava iniziando a far sentire: quando non dormo divento parecchio irascibile ed incontrollato. E ieri notte non avevo chiuso occhio…

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Capitolo 2
*** 1. ***


Io e Josie siamo nati il 29 giugno di quasi 17 anni fa. Siamo sempre stati molto uniti perché ognuno completa l’altro. Lei mi ha sempre aiutato nei miei momenti di ira, quando avrei voluto fare a pezzi tutto. Lei c’era, aveva sempre la frase giusta pronta. Nonostante il mio carattere particolare, credo di essere stato presente per lei nei pochi momenti in cui il suo carattere forte cedeva. Uno di questi fu proprio quando ricevemmo la notizia che nostro padre ci aveva lasciato. Cancro. Sì, una sola parola che riassume tutto: dolore, dolore, dolore e ancora dolore. Nostra madre smise di mangiare e nel giro di pochi giorni non aveva neanche più la forza di alzarsi per andare in bagno. Dovetti farmi forza, cercare di reprimere almeno per il momento il mio dolore. Dovevo fare da sostegno alle due donne più importanti della mia vita: mia madre e mia sorella. Josie si era rintanata in sé stessa. Non era più la brillante e piena di entusiasmo 14enne. Non usciva da camera sua se non per prendere il piatto di cibo che le portavo. Non parlava più nemmeno con le sue amiche. Per fortuna, pian piano sono riuscito a far tornare mamma in forze e a farmi uno spazietto nell’angolo buio che Josie si era creata. Nostro padre aveva un carattere allegro, luminoso e si preoccupava della sua famiglia da sempre. E’ da lui che Josie ha ripreso, ne sono sicuro. Ricorderò per sempre i momenti in cui ci consolava. Io e mia sorella siamo sempre stati terrorizzati dalle voci che sentivamo riguardo i rapimenti. Era il 3 settembre di otto anni fa, la notizia arrivò in pochissimo tempo alle orecchie di tutti gli abitanti di Greenwald. Si chiamava Paul Finnster. “scomparso” dicevano tutti i giornali. I genitori erano disperati. La sera del 2 settembre, Paul era andato coi suoi amici in città per aspettare la mezzanotte e festeggiare i suoi 17 anni. Dalle testimonianze degli altri ragazzi, si è capito che si trovavano in un locale parecchio affollato nel quale a malapena riuscivi a vedere le facce di chi ti stava a 10 centimetri. Allo scoccare della mezzanotte, i ragazzi cercarono Paul con gli occhi per andargli incontro e fargli gli auguri. Non vedendolo nel locale hanno tutti pensato che fosse uscito con qualche ragazza e un’ora dopo, avendo perso le speranze, dopo chiamate e messaggi vari per rintracciarlo, decisero di tornare a casa. Ma Paul a casa non c’è più tornato. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe successo molte altre volte. Stesse vittime: ragazzi che stanno compiendo i loro 17 anni. Nessuno ha mai capito perché alcuni ragazzi vengano salvati, altri rapiti. Mai si è riuscito a scoprire qualcosa a riguardo, mai a trovare una traccia, una pista, un indizio. Le forze dell’ordine non sanno più cosa fare, come comportarsi, come placare la paura della gente di Greenwald e fermare le voci che girano a riguardo. Ne abbiamo sentite di tutti i colori: pedofili, omicidi, pazzi, rapitori, cavie per esperimenti, c’è addirittura un anziano che ha sempre sostenuto l’intervento di qualcosa di magico. Sì, ma noi lo abbiamo sempre ritenuto il pazzo del paese..

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Capitolo 3
*** 2. ***


Ormai mia madre e Josie lo sapevano. Quando mi arrabbiavo, sarebbe stato meglio se mi avessero tolto qualsiasi oggetto avevo intorno. Una volta ero riuscito a rompere il vaso che nostro padre ci aveva portato anni fa dall'India, non pensando affatto al valore affettivo che aveva per noi. Non sono mai riuscito a controllarmi. É come se qualcuno o qualcosa prendesse possesso del mio corpo e ne facesse ciò che vuole. Solo Josie sapeva sempre quello che doveva fare per calmarmi. Quel giorno ero in camera mia. Le parole di Josie mi fecero crollare il mondo addosso. Sarah era la mamma di Nick e Violet, l'unica coppia di gemelli oltre me e Josie in città. Oggi avrebbero compiuto 17 anni. Io e mia sorella siamo sempre stati loro amici. Abbiamo passato la nostra infanzia insieme a loro. In città ci chiamavano "i 4 gemelli". Ci consideravano come quattro fratelli perché ci vedevano sempre insieme. Io e Nick frequentavamo la stessa sezione e nell'aula accanto alla nostra studiavano Josie e Violet. D'ora in poi non sarebbe stato più così. Era al pensiero di questo che la notte precedente non avevo accennato a dormire ed ora mi ritrovavo a calpestare la cornice con la foto di me e Nick. Proprio come quella volta con il vaso dell'India, non riuscivo a pensare al fatto che quello era un ricordo che avevo di Nick ed io lo stavo distruggendo. Josie mi si avvicina e mi prende le mani. Mi guarda negli occhi senza dire nulla. Rimaniamo qualche secondo così, le lacrime che ci salgono negli occhi. Mi si avvicina di più e mi stringe le braccia intorno al collo. Ebbene sì, anche questa volta Josie sapeva cosa fare.

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