Supernova

di _Akimi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Heat ***
Capitolo 2: *** Insecurities ***
Capitolo 3: *** Home ***
Capitolo 4: *** Not slow down ***
Capitolo 5: *** The next time... ***
Capitolo 6: *** Girlhood ***
Capitolo 7: *** Yamamomo ***
Capitolo 8: *** Scenery ***
Capitolo 9: *** Fans ***



Capitolo 1
*** Heat ***


HEAT

Shōyō si fa piccolo sotto le coperte, fa troppo freddo per uscire e la neve che si deposita lentamente nel giardino di casa sua lo rende ancora più pigro.
Dovrebbe odiare l'inverno, eppure trova un qualcosa di magico in questa stagione che non sa esattamente spiegarsi: il tempo sembra rallentare per tutti, i professori sono stanchi di dare compiti, la palestra durante gli allenamenti è un buon riparo dal vento che porta minuscoli fiocchi da Nord e poi c'è la sua famiglia che, in un modo o nell'altro, riesce sempre a rendere le sue giornate diverse.
Sua sorella dorme vicino al suo armadio, ha insistito la sera precedente con il voler preparare un futon in camera del più grande e ingenuamente si è giustificata con un "I mostri nascosti tra i vestiti così non potranno disturbarci."

Shōyō si è fatto piccolo sotto le coperte e non può che avvicinarsi alla persona con cui condivide il letto in quell'anonima domenica mattina perché il tepore che emana il corpo del più grande lo invoglia ad appisolarsi ancora un po', seppur consapevole che tra pochi minuti Natsu si sveglierà affamata come ogni giorno.
Per ora, può solamente godersi quei lunghi attimi di tranquillità, osserva il petto dell'altro riempirsi di aria e sente il suo respiro infrangersi sul proprio volto, convincendolo a chiudere gli occhi e a seguire il suo ritmo.
Ancora non è avvezzo a condividere il proprio letto con lui, ci riflette a lungo da giorni, ma mai sarebbe giunto alla conclusione di creare un così stretto rapporto con un suo compagno di squadra.
La Karasuno è importante, certamente, ma il ragazzo che ora ha di fronte a sé non rappresenta più solamente il suo amore per la pallavolo né tanto meno l'ammirazione che ha sin da subito mostrato ai suoi senpai.
Il più grande ora vale più di quello, supera dei limiti che lo stesso Shōyō considerava infiniti e, proprio per tale motivo, non può che essere dipendente dal piacevole tepore che emanano i loro corpi l'uno vicino all'altro.

Sono le braccia di Tanaka Ryūnosuke a tenerlo al caldo, le sue dita gli sfiorano delicatamente il volto ed è strano pensare che una persona incontrollabile come lui possa apparire così tranquilla quando addormentata.
Per Shōyō si tratta di un vero paradosso; entrambi sono sempre in cerca di guai, non sopportano il silenzio o la tensione, ma ora il più piccolo desidera che quel momento possa ripetersi senza fine – o almeno, sino a quando non saranno loro stessi ad annoiarsi di quello status quo.
Tanaka stringe la presa nel sonno, biascica qualcosa che Shōyō non riesce a comprendere, ma si concede un sorriso sincero perché, dopo un breve attimo di confusione, il suo senpai apre lentamente gli occhi e lo guarda non ancora realizzando in quale posto si trovi.

«Non mi starai fissando da ore, vero?»
Shōyō vorrebbe cedere ad un'ingenua bugia, ma il solo pensiero di nascondere quella verità lo infastidisce e di conseguenza, con una parte di sé ancora nel mondo dei sogni, preferisce arrendersi all'insistenza del più grande.
«Sei più carino quando dormi, Tanaka-senpai.»

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Capitolo 2
*** Insecurities ***


Avvertimenti: Fem!Tanaka x fem!Hinata

INSECURITIES

Hinata si guarda allo specchio e stringe le spalle arrossendo non appena si accorge che qualcuno la sta osservando.
Pensava di essere sola nella stanza, ma ora è certa di sbagliarsi perché Tanaka è appoggiata allo stipite della porta e la scruta con una delle sue tante espressioni cupe che sembra dirle "Stai ancora pensando male di te stessa, non è vero?"
Hinata vorrebbe mentirle, ma non ci riesce mai quando vede la delusione dipinta sul suo volto; non vuole farla arrabbiare e tenta sempre di ascoltare i suoi consigli, ma quando vede il proprio riflesso nello specchio di camera sua non può fare altro che pensare a quanto sia dannatamente piccola.
I suoi fianchi sono stretti, le gambe fini, la forma del seno non si intravede neppure sotto la sua maglietta e, seppur sia stata Sugawara a darle degli ottimi suggerimenti, non sono serviti a molti i reggiseni push-up che ha comprato pochi giorni prima.

Hinata non cresce, ha sedici anni, ma le sembra di essere rimasta la stessa dall'inizio delle medie; pochi centimetri in altezza, forse, ma sono pochi a confronto di Tanaka che, ormai avendo compreso le sue insicurezze, ha smesso di trovare nomignoli scherzosi per infastidirla.
Hinata non cresce e si rende conto di aver creduto troppo alle bugie dei genitori quando era piccola: non basta la verdura, fare tanto sport o essere paziente; lei è sempre minuta, il suo fisico è asciutto e non si sente per nulla femminile.
Non ha il coraggio di indossare una gonna – al di fuori del contesto scolastico e delle divise – e persino i pantaloncini e la canotta della squadra di pallavolo iniziano ad infastidirla perché sa che le altre la guardano e pensano di avere davanti una bambina.
Nishinoya è più bassa di lei, ma si è accettata ormai da tempo e, anzi, è capace di scherzare di sé davanti agli altri senza problemi; la stessa Tanaka preferisce indossare abiti comodi e poco graziosi, si è definita una tomboy – e all'inizio Hinata non sapeva neppure che cosa significasse –, ma questo non l'ha aiutata a trovare sé stessa.

«Se dici solo una parola di troppo, giuro che non ti offro neppure una bottiglia d'acqua questa sera.»
Tanaka appoggia entrambe le mani sulle sue spalle, muove le dita per farla rilassare e Hinata, di rimando, sospira e cerca di pensare a qualcosa di intelligente da dirle.
«Dovrei farmi crescere i capelli?»
Lo domanda senza aspettarsi una risposta, per ora vuole solo sentirsi dire che va bene così e Tanaka, come tutte le altre volte, trova sempre un modo per aiutarla a stare meglio.
«Non lo so, se fosse per me potresti farteli blu. Sì, sarebbero fighi.»
E Hinata ride con sincerità, ride senza controllo sino a sentire gli zigomi pizzicarle.

Forse i capelli blu non sono una cattiva idea, ma sua madre non la penserebbe esattamente allo stesso modo.

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Capitolo 3
*** Home ***


Avvertimenti: Tanaka - fem!Hinata

 

HOME

Tanaka cammina nella stanza vuota, le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni e uno sguardo poco convinto sul viso.
Sono ormai mesi che cerca un appartamento decente, gli basta un salone spazioso, una camera da letto decente, eppure la ricerca diventa ogni giorno più difficile e aver invitato Hinata non si è dimostrata una scelta utile.
Gli fa piacere sapere che cosa ne pensa la ragazza, sicuramente non hanno gusti così differenti, ma ormai passano la maggior parte del tempo a criticare tutte le case che visitano, a trovare stupidi aggettivi per descrivere gli orripilanti bagni visitati e sì, si stanno divertendo, ma ora Ryūnosuke non ha più tempo da perdere.
Ha trovato da poco un lavoro, una professione decente finalmente, e vuole trasferirsi il prima possibile perché non sopporta più la convivenza con sua sorella maggiore; è affezionato a Saeko, ma sa che la donna ha bisogno dei propri spazi personali – tutti ne hanno bisogno – e per lui è arrivato il momento di allontanarsi definitivamente dalla famiglia.

«Potresti apparire un po' più contento, Tanaka-senpai.»
Ryūnosuke distoglie lo sguardo da uno degli angoli spogli della stanza e si volta a vedere la piccola ragazza che, nel frattempo, ha già visitato bagno e cucina con un'espressione soddisfatta ad illuminarle il volto.
«L'unica cosa che non mi convince è il para schizzi in cucina, ma il resto è molto carino. Potresti mettere un mega televisore in camera, hai presente quello che abbiamo visto quando siamo andati a-»
Ryūnosuke continua a guardarla, ma non comprende una parola di ciò che sta dicendo; continua ad osservarla, ma un'improvvisa sensazione di irrequietudine lo colpisce, lo obbliga a trattenere il respiro e a pensare a qualcos'altro che non sia il trasloco.
Guarda Hinata e si domanda se stia facendo la cosa giusta perché – lo sa bene – non l'ha invitata solamente per chiedere consigli; non sopporta l'idea di dover vivere da solo e lo infastidisce ancor di più non poter vivere sotto lo stesso tetto con lei.
Potrebbe essere una topaia, un casa fredda e lontana dal centro, a lui non importa un granché; forse l'unico dettaglio che cerca è ora davanti ai suoi occhi, ma non è più il ragazzo impulsivo che frequentava la Karasuno.
Conosce Hinata dai tempi del liceo, ma non può, di punto in bianco, chiederle di vivere insieme a lui; sono amici – forse solo quello, non lo sa nemmeno – e già sa che Hinata rifiuterebbe gentilmente l'offerta per non ferirlo.

«Ci devo pensare un po', devo valutare anche il prezzo e non penso di utilizzare sempre la macchina per andare a lavorare, quindi spero che la fermata del bus non sia molto lontana.»
Tanaka la vede sorridere, sembra quasi schernirlo, ma rimane in silenzio e lo lascia parlare perché è raro vederlo nervoso e Hinata sa che quello è il momento per rassicurarlo.
«Hai ancora tempo.» La ragazza inizia a parlare e lo afferra dal braccio, cercando di convincerlo a concludere la ricerca per quel giorno.
«Andiamo a prendere dei nikuman, ho visto che lì fanno qua vicino. Devi considerare anche questo, vero?»

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Capitolo 4
*** Not slow down ***


NOT SLOW DOWN
 
Un sole caldo riscalda Tanaka, sente i raggi sfiorargli la pelle, andare sotto i vestiti leggeri e la tiepida temperatura lo aiuta a rilassarsi.
È la prima estate che passa in quel modo, non ha mai prestato molto ai dettagli, eppure queste vacanze gli sembrano completamente diverse dalle altre; sono tanti i fattori che le rendono particolari: la scuola è finita, non rivedrà la facciata dell'edificio della Karasuno mai più e ha salutato i suoi compagni di squadra malinconicamente.
Non è stato un addio, il suo, ma neppure un arrivederci; ormai è entrato nel mondo degli adulti perché sì, sebbene non si sia ancora abituato, Tanaka Ryūnosuke è un adulto a tutti gli effetti.

Ci sono ancora molte cose di lui che non sono cambiate, si sente ancora un bambino se paragonato alle persone che vede camminare sul marciapiede davanti a lui.
La spiaggia è così invitante, eppure degli uomini in giacca e cravatta camminano senza neppure fermarsi un attimo – sono le responsabilità a distrarli – e una stretta allo stomaco colpisce il giovane perché un giorno, molto presto a dire vero, toccherà anche a lui abbandonare definitivamente quel mondo così semplice e privo di preoccupazioni.

Tanaka Ryūnosuke è un adulto a tutti gli effetti, ma non si sente tale: vuole rimanere sereno, essere sgridato dalla sorella maggiore perché pigro, sbagliare ed essere perdonato dai suoi genitori.
Però è inevitabile, la sua vita è già cambiata e continuerà a cambiare finché non troverà un lavoro, vivrà da solo e imparerà a prendersi cura di sé stesso.
Non riesce ad immaginarsi come un qualsiasi salaryman, nessuno riesce ad immaginarlo in quel modo, e quel futuro a cui ora sta pensando non lo rende libero, anzi, lo intrappola in inutili preoccupazioni che lo incupiscono all'improvviso.
Aggrotta la fronte, distoglie lo sguardo dalla strada e si volta verso il mare calmo: piccole onde si infrangono sul bagno asciuga, la linea dell'orizzonte è così perfetta da sembrare una dolce illusione e solo un faro lontano interrompe quella continuità surreale.

«Tanaka-senpai
Una voce lo riporta al presente, lo fa sentire di nuovo il solito Tanaka di sempre e così sorride perché, finalmente, si rende conto che affrontare il futuro non significa necessariamente dimenticare il passato.
«Non smetterai mai di chiamarmi così, vero?»
Le iridi del più grande si riempono del sorriso sincero di Hinata, i suoi occhi lo osservano come hanno fatto negli ultimi due anni e Tanaka non può che sentirsi rincuorato.
«Sei ancora il mio senpai, troverai qualcosa da insegnarmi, è così, ne sono certo.»
Ryūnosuke ricambia increspando le labbra, ma preferisce non dare voce ai pensieri nella sua testa; non sa se quel che dice Shōyō sia vero, ma ci vuole credere allo stesso modo.

 

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Capitolo 5
*** The next time... ***


The next time...
 
Stringe le spalle, nasconde il viso dietro la sciarpa che porta al collo e le mani spariscono velocemente nelle tasche del giaccone.
Il vento da Nord porta aria fredda e Hinata non può che farsi piccolo nei suoi abiti invernali; non sente più la punta del proprio naso, ha le guance arrossate, ma cerca di non mostrarsi infreddolito, sebbene alle volte il suo corpo cominci a tremare come una foglia.
Aspetta impaziente fuori dall'entrata della caffetteria divenuta luogo di appuntamento, ma l'attesa non lo aiuta a tranquillizzarsi poiché si perde facilmente in pensieri inutili che non riesce a scacciare dalla mente.

E se non trovano nulla di cui discutere? E se finisce con il dire qualcosa di stupido per evitare un silenzio imbarazzante?
Paiono domande sciocche, ma Hinata non trova alcuna risposta e questo non fa che preoccuparlo di più perché è nella sua indole affidarsi al proprio istinto; eppure, in questa speciale occasione, Hinata
Shōyō vuole apparire al meglio di sé, vuole stupire – non sa esattamente in che modo -, ma è certo di voler fare una buona impressione all'altro ragazzo.
Si sono conosciuti casualmente, perlopiù amici in comune, e sono bastate un paio di serate in compagnia per capire di essere interessati l'uno all'altro; entrambi spigliati, ma nel medesimo tempo trattenuti da un'inusuale timidezza che li ha portati a scoprirsi poco alla volta sino a quest'appuntamento, il primo completamente soli.

Hinata lo vede finalmente arrivare, accenna con la mano dall'altra parte della strada e il più piccolo nasconde il viso sempre più rosso dietro il colletto della sua giacca; non è più il freddo ad intrappolarlo in una fatale morsa, ora è il semplice imbarazzo che lo immobilizza e che lo fa balbettare non appena Tanaka è davanti a lui.
«Scusami se sono arrivato in ritardo, ho anche dimenticato il portafoglio.»
Hinata non comprende appieno le sue parole, è impegnato ad osservare i suoi movimenti goffi, come si gratta la nuca per scusarsi e come – non per la prima volta – gli sorride per poter essere perdonato.
«Io-»
Shōyō inizia a parlare, ma basta poco per sentire la lingua intorpidirsi, le ginocchia cedere e la vista annebbiarsi; si ripete che non vuole dire la cosa sbagliata, ma alla fine giunge alla conclusione che essere sé stessi è la miglior scelta che possa prendere al momento.
«Poi ordinare quello che preferisci, offro io.»
Esclama semplicemente, ma nei suoi occhi Tanaka ritrova un senso di incertezza che condivide, anche se hanno modi diversi per mostrarla.
«Va bene, vorrà dire che al prossimo appuntamento mi rifarò, non accetto avere debiti.»

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Capitolo 6
*** Girlhood ***


Avvertimenti: fem!Tanaka - fem!Hinata  



GIRLHOOD

Hinata sente il vento scompigliarle i capelli, ha la pelle d'oca già da un po', ma cerca di nascondersi dal freddo semplicemente facendosi piccola; nasconde le gambe sotto la felpa che indossa e odia ammetterlo, ma è costretta a dare ragione a sua madre.
Non avrebbe dovuto uscire a quell'ora indossando solo degli shorts, ma è stata una decisione improvvisa – quella di recarsi in centro città – e non può pentirsi di aver abbandonato casa solo per la temperatura che continua a poco a poco a scendere.
Aspetta fuori da un conbini e per ammazzare il tempo si limita ad osservare la punta delle sue sneakers: sono rovinate, il colore è sbiadito e la suola non è più delle migliori, ma Hinata ne è affezionata e buttarle significherebbe rinunciare a ricordi piacevoli della sua adolescenza.

Con la mente si distrae ancora per un paio di minuti, pensa al suo primo anno di liceo che sta per concludersi, a tutto quello che è cambiato da quando ha conosciuto nuove persone alla Karasuno e non può che sorridere – in modo malinconico – perché sta crescendo e la cosa non fa altro che spaventarla.
È bello essere grandi, ma le manca l'ingenuità di quando era solamente una bambina; a quel tempo non pensava mai troppo alla società in cui viveva, ai pregiudizi della gente o al suo futuro.
Ora, invece, si è ritrovata a riflettere di tali problemi in un unico periodo: mente alla sua famiglia già da un paio di mesi - da quando la sua senpai Tanaka ha dichiarato di essersi innamorata di lei - e mentre una parte di lei ne è felice, un'altra si sente in colpa nel tradire in quel modo i suoi genitori.
Eppure, Hinata è ancora convinta di non star facendo la cosa giusta: Tanaka le piace, ma non sa esattamente come comportarsi perché non ha mai provato quel genere di sentimenti per qualcuno e non avrebbe mai immaginato di invaghirsi di una ragazza.
Non vuole vivere quella sorta di relazione solo per rendere felice la più grande – non che si senta obbligata a starci assieme -, ma per troppo tempo si è affidata solo al suo istinto e per una volta vuole fermarsi, fermarsi a pensare.

«Hey, se continuerai così la tua fronte rimarrà corrucciata per sempre.»
Hinata sente una mano sul suo capo, lentamente le dita di Tanaka le pizzicano la punta del naso e si limita a sorridere, nascondendo le sue preoccupazioni dietro ad una breve risata.
«Tanaka-senpai sono troppo giovane per avere delle rughe. Certo, è un altro discorso se parliamo di te.»
La più piccola rimane con il capo all'insù, osserva come sul viso della compagna si sia appena dipinta un'espressione offesa, ma sa bene che sta scherzando, nonostante sia piuttosto brava a recitare.
«Forse hai ragione, è per questo che non devi impegnarti troppo con pensieri inutili.»
Tanaka finalmente si siede accanto a lei, la sua mano si poggia lieve sulla guancia calda dell'altra e non aggiunge niente altro, anche se ha compreso che cosa affligge Hinata – il che non la rende particolarmente felice.
«Ho capito, ho capito. Dobbiamo essere spensierate.»
Almeno, fino a quando sarà possibile.

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Capitolo 7
*** Yamamomo ***


Avvertimenti: Hinata/fem!Tanaka; Sengoku Jidai!AU
Yamamomo
Hinata abbassa per pochi attimi lo sguardo, sente il proprio viso avvampare, ma si ripete che non vi è motivo di comportarsi in questo modo; ha affrontato nemici più grandi di lui, ha attraversato feudi con il proprio destriero per lunghe settimane e neanche le più profonde ferite lo hanno portato ad arrendersi.
Eppure, in questo esatto momento, neanche il suo indomito coraggio basta per annullare il senso di imbarazzo che lo pervade: due occhi beffardi lo osservano, uno sguardo che lo scruta nel silenzio della sala e un sorriso, vagamente luciferino, basta per destabilizzarlo.
Una parte di lui teme la kunoichi che ha ora di fronte, ma nel profondo del suo spirito vorrebbe conoscere qualcosa di più sul suo conto.
Conosce bene i ninja di Iga, sa come operano nell'ombra e il modo in cui sfruttano il proprio aspetto per ingannare il proprio avversario, in fondo, è proprio per tale motivo che il suo signore ha ingaggiato uno di loro e Hinata non può mettere in dubbio la decisione del suo daimyō.

«Hinata Shōyō
Il samurai punta gli occhi di fronte a sé, il suo nome scivola lentamente sulle labbra rosate della donna e si concentra sul suo volto pallido, illuminato di nuovo da un ghigno sarcastico.
«La volete proprio vincere questa guerra, vero?»
Conclude di parlare e si presta ad addentare una delle tante pesche che le sono state servite appena arrivata, ma non appena le sue labbra si poggiano sul frutto, il giovane uomo che ha davanti le rivolge per la prima volta la parola. «Nessun uomo è nato per combattere, io...»
Lo sguardo dell'altra viene attraversato da uno sfolgorìo improvviso, Hinata crede che si stia prendendo gioco di lui, ma in realtà la kunoichi è solo incuriosita dalle parole pacate del samurai.
«Io voglio finire la guerra al più presto, non voglio che altri innocenti perdano la vita.»
Risulta un desiderio semplice, quasi infantile, ma Hinata ci crede davvero e per quanto si sia allenato nell'arte della spada sin da piccolo, si è ripromesso di utilizzare la propria katana solo a fin di bene.

«Sei proprio ingenuo, Hinata, ma mi piaci.»
La kunoichi gli sorride ancora, si lascia scivolare tra le dita la pesca ancora immacolata, ma alla fine cambia idea, abbandonandola lì, nel cesto insieme a tutte le altre. «Combattiamo per la pace allora. Assieme.»

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Capitolo 8
*** Scenery ***



fem!Hinata - fem!Tanaka
Scenery

 
Hinata si sistema sul comodo sgabello davanti al piano; la luce penetra timida attraverso le tende dell'aula e fa risplendere il lieve strato di polvere che ricopre l'elegante strumento.
Basta una sola spolverata, Hinata carezza la superficie lucida con le dita e capisce che il piano non è stato abbandonato da troppo tempo, è solo stato vittima di qualche pulizia recente.
Sfiora con delicata devozione i tasti, quasi spaventata di lasciarsi scappare qualche nota e, solo dopo lunghi attimi di silenzio, decide di cominciare a suonare una breve quanto semplice melodia.
Una di quelle canzoni infantili che aveva imparato da bambina quando, in realtà, suonava solamente una tastiera ereditata dalla madre.
A quei tempi la musica non era importante come lo è ora; era ancora troppo immatura per decifrare la bellezza di tale strumento e lo trovava divertente, osservandolo con occhi da fanciullina, perché i pezzi che si suonavano in famiglia le alleggerivano le giornate.

E il piano ora è più di un semplice passatempo, Hinata sogna in grande – forse oltre alle sue possibilità -, ma poter far parte di un club di musica la emoziona, rendendola nervosa al pensiero di dover superare una breve selezione prima di poter essere un membro effettivo.
È successo per caso: un poster sgualcito trovato su una delle bacheche esposta nei corridoi della scuola e poi la ricerca della misteriosa aula per il primo incontro.
Eppure si chiede perché non ci sia ancora nessuno ad accoglierla, una parte di lei si sente in colpa per essersi intrufolata nella sala senza permesso, ma la porta era stata lasciata aperta e il pianoforte aveva attirato la sua attenzione sin dal primo momento.

«Dovrei cacciarti solo perché sei entrata senza autorizzazione.»
Dice una voce femminile all'improvviso; Hinata balza in piedi, lo sguardo dispiaciuto si posa sulla figura appoggiata allo stipite della porta e finisce con l'arrossire lentamente, il nervoso accompagnato da un simpatico groviglio nello stomaco.
«Io non volevo, la porta era aperta, pensavo che-»
L'altra ragazza la ferma con un cenno brusco della mano, un sorriso ironico si dipinge sul suo volto e alza gli occhi, disinteressata dalle sue futili e banali scuse.
«Guarda che stavo scherzando, ti ho sentito suonare dal corridoio;» inizia a parlare lei, stringe una custodia nella mano sinistra e si incammina con familiarità verso l'unico tavolo libero dell'aula «ahimè non abbiamo più una pianista, quindi presumo tu sia Hinata, giusto?»
Si sente confusa, Hinata, non capisce come sia possibile che l'altra studentessa conosca il suo nome, ma al suo dubbio trova subito una risposta non appena le viene sventolato davanti agli occhi il modulo di iscrizione che aveva firmato poco più di una settimana fa.
Se ne era dimenticata, ricorda di aver segnato il suo nome da qualche parte, ma non le era parsa un'iscrizione seria, più un foglio stropicciato che qualche suo senpai conservava per ricordarsi di eventuali nuovi membri.

«Suga-san mi ha detto che ti sei fatta vedere alla presentazione dei corsi, purtroppo ci sono solo io oggi, quindi sarò io a sentirti suonare.»
Lo esclama con tono dispiaciuto, quasi seccata all'idea di dover perdere tempo con una ragazza del primo anno, e Hinata non si sente per nulla rincuorata dal suo comportamento, pur apprezzando la sua onestà.
Non vuole pentirsi di aver scelto questo club – non avrebbe potuto optare per altro – e in fondo, crede di essere abbastanza abile per essere accettata in un dimenticato gruppo jazz della Karasuno.
«Hey, non essere così nervosa, faccio la dura solo perché voglio spaventarti un po'.»
La ragazza più grande mima il verso di un felino selvaggio, a Hinata pare più quello di un gatto randagio, ma il gesto la mette più a suo agio e cerca di rilassarsi respirando profondamente.

«Comunque piacere di conoscerti, io sono Tanaka, la miglior trombettista del gruppo.»
Si presenta posando fieramente, le mani contro i fianchi e un sorriso beffardo che porta Hinata a sorridere sincera, contagiata dai modi buffi dell'altra.
«Lo dico sempre in giro per fare colpo, ma in realtà sono l'unica che suona la tromba qui, acqua in bocca.»
Aggiunge Tanaka-senpai pochi attimi dopo, l'indice a nascondere le labbra e uno sguardo complice a cui Hinata si abituerà molto in fretta.

«Allora io sarò la vostra miglior pianista, di questo potete esserne certe.»

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Capitolo 9
*** Fans ***


Avvertimenti: Tanaka x fem!Hinata

Fans

 
Tanaka alza lo sguardo dal suo piatto, sente il calore della sua zuppa di miso riscaldargli il volto e questo non lo aiuta a svegliarsi, anzi, lo obbliga a stropicciarsi gli occhi per poter incontrare lo sguardo curioso della persona che ha di fronte.
È un faccino grazioso, quello che vede; occhi piccoli e vispi lo osservano, si sente un po' a disagio – il che non è proprio da lui -, ma cerca di rispondere a quelle attenzioni semplicemente sorridendo. Un sorriso stanco, voluto più dalle circostanze, ma la bambina che lo guarda sembra apprezzare la sua espressione perché replica allo stesso modo, con più gioia e sincerità, posando le bacchette dopo aver finito la colazione.

«La mamma ti ha lasciato dormire con mia sorella, nella stessa stanza?»
Chiede lei, la voce un po' gracchiante e un bagliore negli occhi che Tanaka cerca di comprendere, anche se non preannuncia nulla di buono; non vuole sembrare antipatico davanti a lei, ma ha ormai capito come sono i bambini – sin troppo curiosi, alle volte.
«Anche tu hai dormito con Shōyō, no? In un futon vicino a lei, è normale.»
Risponde Ryūnosuke a tono basso, lancia un'occhiata verso la cucina per assicurarsi che la signora Hinata non li possa sentire; non sopporterebbe un altro interrogatorio da parte sua, anche se si è dimostrata una madre piuttosto gentile.
«Ma io sono Natsu, è diverso. Tu sei il suo, come si dice, fidanzato?»
Si indica da sola, la bimba, prima di puntare il suo indice inclemente verso di lui; accenna un sorriso che sembra dire "So cosa fanno i grandi in queste situazioni" e Tanaka a quel punto, anche se vorrebbe dire qualcosa, non riesce a fare altro che stare in silenzio.

«Ryū, dove hai lasciato lo striscione della squadra?»
Un raggio di luce illumina la stanza, Tanaka è salvo, se ne rende conto quando Shōyō balza contro di lui, schioccandogli senza pudore un bacio sulla guancia. Indossa già la divisa della sezione femminile della Karasuno, le ginocchiere abbandonate sul tavolo e il borsone poco distante da entrambi. Ryūnosuke si sente sempre in conflitto con se stesso quando la vede vestita così, gli shorts sono sin troppo corti per i suoi gusti, ma da pallavolista sa che le uniforme devono essere comode.
«Nee-chan, posso venire a vedere la partita anche io, vero?»
Natsu si intromette, ora timida, tra i due; ha ormai finito la sua colazione e prima di ricevere una risposta, il suo sguardo ricade ancora sul viso di Tanaka, come a voler chiedere anche a lui permesso.

«Abbiamo bisogno di più tifo possibile, no?»
«Puoi venire Natsu-chan, basta che fate i bravi, tutti e due

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