Once upon a Victor

di Lunaticalene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The old woman and the little Zar ***
Capitolo 2: *** 2. The fairy and her blessed ***
Capitolo 3: *** 3. The Dark One ***
Capitolo 4: *** 4. Snowwhite and a night by the fire ***
Capitolo 5: *** 5. The Fire haired Princess and the Village ***
Capitolo 6: *** 6. The price of Love ***
Capitolo 7: *** 7. The Evil Queen and the Little Zar ***
Capitolo 8: *** 8. ...but this is another story. ***



Capitolo 1
*** 1. The old woman and the little Zar ***


The old woman and the little Zar

«Dovresti prestare più attenzione alle persone che incontri, ragazzo» è la voce appena gracchiante di una donna, quella che si rivolge alla spalla giovane che l'ha sfiorata. Si volta lo Zar dagli occhi di ghiaccio e abbassa lo sguardo nei centimetri che occorrono a raggiungere la figura che indossa i medesimi capelli d'argento. Fuggiti alle stelle i suoi. Tessuti dai ragni e dal tempo quelli di lei. Un volto di rughe, che si solleva, in palese attesa di una qualche parola di scuse che non giunge.
Il sopracciglio cisposo si solleva e l'espressione si tinge di una qualche regalità ben nascosta.
« E così non sono nemmeno degna delle tue scuse giovanotto? »
« Ehm... no. Cioè non mi ero nemmeno accorto di averla urtata a dire il vero» un sorriso, fin troppo consapevole di essere perfettamente sufficiente a se stesso. Un velo di denti bianchi si mostra, capace di catturare attenzioni e giustificazioni. Un sorriso, privo di un dente, quello che ritorna in cambio e per un attimo, perfora la carne.
« Victor, vedo hai avuto modo di conoscere direttamente la signora Belousova » il capo che si abbassa mentre Lilia porge il proprio saluto a quella donna il cui nome, comunque, non sortisce alcun riscontro nella memoria del pattinatore.
«Ehm...a quanto pare»
« Sembra che il vostro campione, Baranovskaya, sia decisamente sprovvisto di un vocabolario decente. È la seconda volta che inizia una frase con “ehm”. Questo, o la sua capacità di reazione deve essersi congelata come il mio femore» parole che forse pretendono di essere ironiche ma che rimbalzano nel cervello del giovane come una provocazione.
«Semplicemente significa che il suo nome non mi dice niente signora...era Belqualcosa giusto? »
« Victor!» lo riprende Lilia, con uno sguardo che sembra pronto a metterlo in guardia, con una lieve minaccia e un senso di disciplina quasi più militare che da danzatrice. Una mano, degna compagna delle rughe del viso della vecchia, si poggia contro il sottile cachemire beige dell'abito di Lilia. «Oh, non preoccuparti Baranovskaya. È il peccato dei giovani quello di credersi al di sopra di un nome. Se poi sono belli, sono condannati a scontare la loro bellezza in qualche modo.» quel sorriso, che appare quasi magnanimo, si vela di un sottofondo scuro. «E tu sai di essere bello, non è vero giovane Nikiforov? » domanda direttamente ai suoi occhi.
Un battito di palpebre, quasi una fuga involontaria dallo sguardo fermo dell'anziana. La sensazione di aver commesso un errore che scivola sotto la lingua, in un retrogusto quasi aspro.
«Che accade mio piccolo Zar? Hai forse capito qualcosa? » la densità della stanza che aumenta. L'aria che si tinge di un acre odore di bosco e resina. I contorni dello stesso ambiente che sembrano sfumare radicalmente. La stessa presenza di Lilia che sembra congelarsi nel tempo e svanire nello spazio.
« Tu...tu chi sei?» le palpebre spalancate davanti a qualcosa che si fa incomprensione. Un brivido gelido che percorre la schiena e una goccia di sudore che solca la tempia, lentamente.

«Stavi per chiedermi scusa, lo so. Lo avresti fatto davvero. Ma vedi mio piccolo Zar, quelli come te non imparano mai davvero» il capo che viene scosso «Per questo occorre dare una lezione a quelli che si incontrano. Forse un poco mi dispiace che sia toccato in sorte a te. Tu alla fine hai un cuore buono... Non stai forse per dirmi questo? »
« Che cosa hai intenzione di farmi?» una piccola pausa in cui le mani si portano alle palpebre, a stropicciarle. «é un sogno vero? Oppure ho bevuto troppo e sono talmente ubriaco da avere le visioni»
« Oh. In effetti temo che aver bevuto questa sera ti sia costato quel piccolo gesto screanzato di poco prima. Non ti eri accorto di avermi urtato vero? In effetti è stata quasi più un'impressione che il fatto in sé. Mi avresti domandato scusa subito altrimenti, non è così piccolo Zar? »
« Certamente che lo avrei fatto ma...perchè continui a chiamarmi piccolo Zar? »
« Non è forse così che ti chiamano tutti, Victor Nikiforov? E poi quale storia inizierebbe con “C'era una volta un giovane ragazzo russo unicamente capace di pattinare sul ghiaccio?”» una pausa nella voce che ha assunto una tonalità quasi meno sgraziata, appena più melodica e figlia di una nenia più antica «“C'era una volta un piccolo Zar che nell'attraversare il bosco della sua vita d'un tratto smarri per sempre il suo unico grande amore”. Possiede già un suono migliore, non credi piccolo Zar? »
« Hai...hai fatto qualcosa a Yuuri?» una domanda, mentre ricerca quella figura oltre la soglia di un nero che lo circonda.
« Oh. Non ancora piccolo Zar. Ma vedi, dovresti prestare più attenzione alle persone che incontri. Non sai mai, davvero, chi si nasconde dietro il volto di una povera vecchina»
« Sei una fata? Una di quelle delle fiabe? »
« Non sono una fata piccolo Zar» scuote il capo «Una fata non sarebbe così magnanima da concederti l'opportunità di imparare.»
« Imparare che cosa?» deglutisce, il sapore aspro e secco del gelo della steppa che si condensa all'interno della trachea.
« Che le apparenze sono capaci di nascondere anche la persona che più amiamo. Da questo momento l'amore della tua vita non sarà più al tuo fianco. Da adesso vivrà in un regno d'incanto e se tu desideri riaverlo dovrai trovarlo. Cercarlo. E forse perderlo di nuovo. »
« È un sogno. È necessariamente un sogno»
« Prova a svegliarti allora piccolo Zar. Apri gli occhi e verifica con essi stessi il colore della verità ma ricorda: il tuo unico amore esiste ancora, in un altro luogo. In un'altra storia. In un'altra forma»

« Victor sant'iddio riprenditi. Fate spazio o non respira» delle braccia lo sostengono, tenendo la testa sollevata dal pavimento che avverte, freddo e marmoreo, sotto le gambe. Le dita calde e gentili di Sara Crispino picchiettano un poco le guance, tentando di farlo rivenire. Il gemello di lei tiene le gambe sollevate mentre Lilia è semplicemente chinata in sua direzione bianca come la luce che dal soffitto taglia lo sguardo.
«Io...»
« Ti sei ripreso. Mi hai fatto prendere un colpo!» replica la ballerina.
« Lo hai fatto prendere a tutti» ribatte l'italiana guardandolo con allarmati occhi viola «stavi fissando il muro e di colpo sei caduto a terra. Ho avuto paura che avessi battuto la testa. »
« Dov'è? »
Fronti aggrottate che si modellano in semicerchio.
«Dov’è chi Victor? »
« La donna con cui parlavi Lilia. Quella a cui ho toccato la spalla»
« Victor...io non stavo parlando con nessuno»
« Si. Ha necessariamente battuto forte la testa» commenta un ironico Michele, osservandolo oltre la punta delle sue scarpe scure.
La mano si porta alla fronte, massaggiandola all'altezza delle tempie.
«Sto bene, davvero. Yuuri dov'è?» domanda, cercando di cambiare approccio. Sondando una situazione che non si definisce da sola.
« Con suo nonno, ricordi? Non si è sentito bene e quindi Yuri ha preferito rimanere con lui e non partecipare questa sera al...»
« Non quello Yuri. L'altro.» insiste, ricordando perfettamente le cause dell'assenza di Yurio da quella banale serata di gala.
« Quale altro Yuri scusa? »
« Katsuki » e lo sguardo che Sara e Lilia gli rivolgono è gemello del suo. Quello di chi si rivolge a qualcuno che ha appena, completamente, smarrito il senno.
«Victor, adesso ti portiamo in ospedale. Miky, tu aspetta qui con lui mentre io vado a chiamare l’ambulanza»
« No. Ma quale ambulanza non ho bisogno di niente solo di sapere dov'è...» lentamente si porta a sedere nel parlare. Spaesato dai contorni che tornano esattamente alla posizione in cui si devono trovare. Michele lascia le gambe libere di tornare a terra ma le mani dell'italiano si portano a stringere le sue spalle.
« Ehi, andrà anche tutto bene campione ma abbiamo un problema: hai appena nominato due persone che non esistono»
« Cosa? »
« Lilia non stava parlando con nessuno e non esiste nessuno Yuri Kastu...tatsto...o come accidenti hai detto tu. Cioè magari è un qualche tuo amico eh, ci sta, ma non ce lo hai presentato. Victor...Victor, parlami o adesso fai prendere a me un infarto. Sembra che tu abbia appena visto un fantasma e in quel caso siamo alla terza cosa inesistente che vedi»
« Non era un sogno»
« Victor? »

Gli occhi di ghiaccio del Piccolo Zar si scontrano con quelli dell'italiano mentre le dita si avvolgono a colletto della sua camicia.
«Ho visto una donna. Una donna vecchia che sosteneva l'avessi colpita. Io non le ho chiesto immediatamente scusa allora lei ha detto...ha detto che mi avrebbe tolto la persona che amavo»
« Che sarebbe questo Yuri?» il sopracciglio sinistro sollevato contro di lui.
« Pensi che io sia matto? »
Le labbra vengono appena umettate prima di una replica «Credo che questa sia la storia più assurda che io abbia mai sentito. Fatto salvo per quella dell'uomo che veniva inseguito dalla Paura. O delle streghe chiamate a veglio sui monti»
« Eh? »
« Intendo dire Victor Nikiforov che vengo da una terra in cui a volte le cose assurde hanno un senso. Raccontami tutto dal principio e al massimo dirò a Sara di chiamare direttamente il reparto di sanità mentale invece che il primo soccorso.»

 

 

Le sedie del pronto soccorso sono scomode. Da qualunque angolo di mondo le si viva. Il referto medico certifica che non ha subito un trauma cranico e dopo il racconto nel dettaglio a Michele ha omesso riferimenti a vecchiette e Yuuri del caso. Sta semplicemente aspettando che qualcuno lo riporti a casa, un qualcuno che appunto corrisponde alla descrizione dell'italiano che adesso lo raggiunge, le mani nelle tasche di un cappotto nero.
«A quanto parte sei sano, con tutte le parti del cervello attaccate. »
« Così pare»
« Questo significa che la tua storia è verosimilmente vera e che da qualche parte c'è questo tuo Yuuri»
« Già. In un altro posto, con un altro aspetto e senza nemmeno sapere chi sono»
« In pratica una causa persa quanto far vincere l'oro del gran prix a uno dei tre porcellini»
« Come hai detto? »
« Che un maiale non può vincere l'oro del gran prix? »
« Infatti ha vinto l’argento»
« Ma chi, il maiale? »
« No, Yuri»
« Yuri è un maiale? No aspetta. Questa cosa non la voglio sapere. Se hai una tendenza alla zoofilia me ne tiro fuori. »
« Stupido non è quello; è che Yurio lo ha sempre chiamato circa così»
« Maiale.» un accenno di riflessione sul volto abbronzato dell'italiano «Fammi capire. Stiamo per andare non so bene dove a cercare un cesso cosmico? Non per cattiveria Victor, ma se devo andare in capo al mondo per un cesso a pedali, ti voglio anche bene ma no. »
« Michele. Stai delirando»
« Disse quello che sostiene di aver incontrato Baba Yaga»
« Come hai detto?»

«Di quello che vuoi ma per me la testa l'hai battuta davvero o sei scemo. Non la chiamate così in Russia? La strega delle storie, quella che incasina la vita della gente, che guida i cavalieri e roba del genere? »
« Ma quindi mi credi davvero?» gli occhi di ghiaccio si spalancano, increduli.
« Abbastanza da aver cercato un presunto luogo di manifestazione delle fate qui, a Mosca. In Italia li avrei trovati più facilmente, qui devo andare a idea. Ma in linea di massima tra un paio d'ore la caccia selvaggia dovrebbe passare sopra la cattedrale di San Basilio»
« ...la caccia Selvaggia? »
« Si. Un' insieme di fate, per farla breve. E non fare quella faccia. Se esiste la tua strega il modo migliore per capirci qualcosa è scomodare almeno una fata. »
« E tu come sai come si chiamano le fate?»
« Sei decisamente di legno. Conosco la mia fata madrina, genio. »
« ...tutto questo ha sempre meno senso»
« Disse sempre quello che vuole andare alla ricerca di non si sa bene chi non si sa bene dove»
« Smetto di fare domande? »
« Sarebbe decisamente gradito»

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Si. Non aspettatevi niente di particolare. 
Siamo nel mezzo dell'assurdo e del leggerissimo trash.
A differenza del solito inizio a pubblicare a testo non terminato. TRAGGGGEDIA.
Tutto questo perchè voglio obbligarmi ad avere l'ultima parte. 
Per farmi perdonare (?) pubblico di seguito i primi due capitoli anche perchè, questo, deve avere il solo e semplice scopo di un'introduzione!

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Capitolo 2
*** 2. The fairy and her blessed ***


The fairy and her blessed

Il vento è freddo e notte silenziosa in una città dove il silenzio si tinge d'argento. Gli occhi puntati, verso il tetto del mondo, le mani affossate nelle tasche e le spalle sollevate, quasi a tentare di aumentare il proprio volume. Un movimento di stelle e nuvole opache, una falce di luna attenta nel buio che taglia, affetta, una delle cupole colorate della cattedrale.
«Non dovrebbe mancare molto» lo rassicura quella voce che sembra essersi eletta a sua guida personale.
« Perché mi stai aiutando? »
« Credo alle cose impossibili Victor. Soprattutto agli amori impossibili. E come ti ho già detto, so benissimo che esiste uno strato altro delle cose. »
Non si prende il tempo, il piccolo Zar, per indagare oltre. Non quando una campana rintocca, scandisce il tempo, e una nuova avanza, bianca e lucente controvento, diretta verso la Luna.
Una scintilla azzurra curva e cade a terra. Senza velocità. Senza gravità.
Flettono le gambe lunghe e candide, percorse da un reticolato appena sottile di vene azzurrine. Stralci di una veste di veli di nubi, piedi scalzi e il busto libero da intralci. Forme di donna che si indovinano oltre metri di stoffa colore del cielo. Turchini anche i capelli che il boccoli morbidi raggiungono il seno della donna le cui orecchie, decorata di fili d'argento, spuntano aguzzi. Le labbra curvate in una smorfia leggera, sbattono insieme prima di modularsi in parole.
« Michele. Non dovresti essere qui » principia, con voce d'argento. Le sopracciglia azzurre che si avvicinano, quasi a toccarsi « Perchè mi hai chiamata? »

Qualcosa di familiare si disegna in quell'aspetto, sebbene il Piccolo Zar non riesca nemmeno a comprenderlo fino in fondo.
« Il mio amico, ha bisogno del tuo aiuto. Una vecchia ha spedito l'amore della sua vita – apparentemente un maiale – in un luogo non ben identificato e sotto altre sembianze. Ce mi auguro non siano quelle di un cotechino o l'abbiamo nel c...cuore. » quella scortesia si annienta in automatico, ad uno sguardo severo della fata.
« Brutto affare » morde il labbro inferiore rivolgendo gli occhi di diamante ad entrambi « Porgimi la mano Piccolo Zar » accenna allungando la destra, rivolta di palmo al cielo, in direzione del Russo.

« Anche tu mi chiami piccolo Zar? » pronuncia come prime parole, andando a porgere la propria mano, incapace di comprendere se è necessario stringerla o che altro.
« E il ruolo nella storia che Yaga ha intessuto per te. E concordo con lei “C'era una volta un piccolo pattinatore” sarebbe stato decisamente improbabile » una punta di estetica, che non si esime dal mostrare andando a sfiorare le dita del giovane con un tocco gelato. « Le stelle » giustifica il brivido che lo percorre dall'epidermide la voce trillante « Voi le credete fatte di fuoco. A volte invece sono schegge di ghiaccio e di niente » un silenzio opaco mentre le palpebre cerulee della fata si sigillano piano. « Posso indicarti il luogo dove andare a cercare piccolo Zar ma non posso dirti altro: è fuori dai miei domini e non posso nemmeno affidarti a qualcuno. Posso solo permettere al mio protetto di accompagnarti. Conosce la lingua del piccolo popolo e conosce le storie di questo e di quel mondo. Prestate attenzione. Tutte le storie sono vere. » scivola via con le dita dalla mano del ragazzo agitando, nel niente le mani. Una polvere cade e nell'aria si disegna un cerchio: l'orlo di un viscido vetro che si muove e si spezza.
« In questo luogo piccolo Zar esiste sempre la possibilità di un lieto fine ma la strada per raggiungerlo è insidiosa e piena di ostacoli. Colui che cerchi non potrebbe essere più diverso da come lo ricordi. » diamanti che si avvicinano a Michele, sfiorando con le labbra la sua guancia. Un bacio e sulla guancia dell'italiano prende a brillare una Stella. « Hai la mia benedizione mio piccolo Burattino. Ma presta attenzione al tuo compagno: toccherà a te raccogliere ogni briciola, condurlo fino alla sua meta. Sarai il suo cavaliere questa volta. » un battito di palpebre. « Andate. Quando la stella sulla guancia di Michele sarà svanita tornerete in questo mondo. Se non lo avrai trovato e ritrovato Piccolo Zar allora lo avrai perduto per sempre ».

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Primo personaggio effettivamente fantastico incontrato dai nostri eroi!
Benvenuta alla fata madrina del nostro Miky!
Al prossimo capitolo il vero inizio del crossover: sarò capace di muovere anche i personaggi dell'universo di OUAT?
Speriamo in bene!!

Kisses <3

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Capitolo 3
*** 3. The Dark One ***


The Dark One

Come affondare in una vasca di mercurio. La stessa sensazione viscida e corrosiva, come se la pelle stessa venisse raschiata via dai muscoli e da quanto sostiene lo scheletro. Un moto di resistenza fino a quando non si cade. Scivolando in picchiata, ad occhi necessariamente chiusi, per contrastare il senso di nausea che atterra nel poco soffice “crack” che sottende un osso rotto o una costola incrinata.
Bestemmie, scambiate in un italiano colorito e un russo decisamente efficace prima di aprire gli occhi ai profumi e agli odori di una foresta impossibile. Foglie cadute a terra, nei colori eterni d'autunno e boccioli di primavera e bacche d'estate sui rami più bassi.
«...ma le fragole non crescono sugli alberi»
« Victor, santa pazienza. Ancora stai cercando una logica in tutto questo?» lo riprovare il cavaliere della Stella con indosso un'armatura nera come la notte e bordata d'argento.
« ...ma hai addosso il tuo costume dello short?» sbatte le palpebre il russo, mettendosi a sedere.
« Meglio un'armatura che quella giacchina rosa. Ma un costume più utile no? » rimbecca il cavaliere. Una stella d'argento brilla, circondata da ghirigori lungo la guancia sinistra di Michele, laddove la fata lo ha sfiorato. Sul corpo del Russo spicca la giacca del suo ultimo libero. Più preziosa nella stoffa e nelle rifiniture. Cosparsa di quelli che sembrano frammenti di stelle e cristalli. Talmente dorate le mostrine da apparire come tessute di quello stesso metallo prezioso. Comode le calzature che ricalcano un paio di pattini senza avere le lame al termine. Al dito brilla la fascia d'oro. Un sospiro, mentre scuote dai pantaloni scuri le foglie e comprende che a spezzarsi è stato solo il sottobosco e non lui.
« Bene...quindi dove andiamo? »
« Ihihihiihihih fossi in voi, da nessuna parte » una risata e quello che appare come il trillo di un diavolo imbevuto d'oro fluido. Sobbalzano, cavaliere e zar, voltandosi in direzione del niente. È Michele a cacciare un urlo e fare un passo indietro, trattenendo a stento l'equilibrio, quando le dita di un uomo dalla pelle colore dell'oro si muovono a sfiorare la guancia.
« Uhm. Un cavaliere delle fate. Non li sopporto. Non si può mai fare affari con voi. » occhi enormi che raccolgono Victor, che lo inglobano nello spalancarsi « Oh. Ma qui invece abbiamo qualcosa di interessante. Ti serve una mano per raggiungere il tuo amato, non è vero piccolo Zar? »
« In effetti non mi farebbe schifo un dsjdakhsjhdkajshda » la mano dell'italiano, guantata di cuoio si posa sulla bocca cesellata del russo.
« Non ci serve niente. E tu non aprire bocca con tutti quelli che incontri. Quante maledizioni ti servono per capirlo? »
« Una maledizione? Oh, capisco, Yaga è sempre così...fantasiosa. Ad ogni modo, Cavaliere, non andrete lontano senza il mio aiuto. Questa foresta è nata per ingannare chiunque vi si addentra senza sapere in che direzione andare e io posso indicarvi la giusta via »
« Ma se ci vuole fare un favore non lo possiamo ascoltare perchè » sbiascica il Russo, poggiando le dita contro il polso di Michele, per allontanare la sua mano dalle labbra.
« Perchè lui non fa favori ma chiede qualcosa in cambio. ASCOLTA ME, IMBECILLE »

« Poco ortodosso il vostro cavaliere. Se volete ve lo cambio. »
« Ehm...no. Davvero, va bene lui. Non è così male »
« Quanto sei idiota. »
« Ma se ho appena detto che mi vai bene. »
« ...Se avete finito io avrei un accordo da proporvi. »
« Noi non facciamo accordi con te Tremotino. »
« Conosci il mio nome. La tua fata deve averti educato davvero bene allora. Guardati intorno allora Cavaliere delle Fate. Pensi davvero di poter uscire da qui senza il mio aiuto? »
Lo sguardo di Michele vaga nella foresta, in cerca di qualcosa. Di un segno che gli permetta di orientarsi. Le labbra si increspano.
« Oh oh. Il cavaliere delle fate è in difficoltà a quanto vedo. Il mio aiuto è sempre valido al prezzo...del vostro anello piccolo Zar » una risatina, mentre lo sguardo azzurro del russo si spalanca e le dita corrono a stringersi contro la fascetta d'oro.
« Io...io questo non posso darvelo. Se non riesco più a trovare Yuuri è l'unica cosa che mi rimane di lui »
« Yuuri » il nome che viene masticato, come saggiato dalla lingua dell'uomo che schiocca poi contro il palato « dimmi anche il tuo nome Piccolo Zar. Il nome con cui il tuo amore ti chiama »
Non fa in tempo, il cavaliere, a fermare la lingua del russo. Con innocenza e sciocchezza pronuncia a chiare lettere il proprio nome « Victor. Il mio nome è Victor. »
« Victor. Che bel nome » commenta ridendo. « Lo accetto come pagamento del mio aiuto. Da qui in avanti non potrai mai più pronunciarlo. Nè il tuo nome né quello dell'uomo che ami » le braccia avvolte di pelle scricchiolano e tira mentre le solleva, in una mossa a metà tra la danza e l'improprio « Hai detto che il tuo anello ti è sufficiente a trovarlo no? E poi adesso avrai il mio aiuto. »
L'eco di cavalli al galoppo. « Oh. Sembra che abbiate visite. »
« Fermati Tremotino, lo hai ingannato! » replica Michele, sfoderando una spada che fino all'attimo prima non sembrava nemmeno possedere. Tenta di colpire ma l'aria è quello che incontra quando in uno sbuffo di fumo, la figura ridente scompare.
« Cazzo … » le labbra che si sforzano di pronunciare il nome del russo senza riuscirci « Favoloso imbecille di uno Zar. Ti sei fatto portare via il nome da Tremotino. »
« Io...ma adesso ha promesso di aiutarci ad uscire dalla foresta! » replica mordendo il labbro inferiore prima di allungare la mano, improvvisamente, verso la guancia di Michele. « Michele la stella » pigola piano. L'argento sembra volare via, sbiadire, regalando al posto dei decori una cicatrice nera e sottile.
« Significa che abbiamo meno tempo di prima di … Piccolo Zar. Spera che i cavalli che ci vengano incontro siano ciò per cui ti sei venduto il nome e non l'ennesima sfiga portata da questa foresta maledetta. »

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Capitolo 4
*** 4. Snowwhite and a night by the fire ***


Snowwhite and a night by the fire

« Giuro che imparo a stare zitto. » replica, sollevando gli occhi viola al soffitto di una gabbia di legno, sospesa sulle ruote di un carro.
« Almeno stavolta non puoi dare tutta la colpa a me » replica il Russo, rivolgendo lo sguardo verso il cavaliere che, lateralmente, affianca la propria gabbia. La spada di Michele è stata sottratta e ora pende dal fianco del comandante che li traghetta verso un punto imprecisato nel niente.
« ...Piccolo Zar. Stai zitto. » lo apostrofa scocciato da quanto gli accade attorno. Attento ad ogni cambiamento nella foresta, capace di sentirlo e ascoltarlo.
« E se non lo ritrovo? » sussurra piano, oltre il guscio delle proprie ginocchia lo Zar. Appare piccolo, come hanno deciso che deve apparire. Messo di fronte ad una costante messa in dubbio di se stesso e di quanto lo circonda. Le dita che accarezzano l'oro, cercando di sorridere un poco. « Non mi importa di aver perso il mio nome, non mi importa nemmeno di perdermi in una foresta. Ma se non lo ritrovo? Rimarrà davvero qui per sempre? Perfino senza il suo nome? »
« Stando alle parole di Yaga, il tuo maiale non ricorda nemmeno il suo nome »
« Non chiamarlo Maiale »
« Lo chiamerei per nome, se non lo avessi venduto per una gabbia di legno »

ZOOOT. Il fischio e il tocco secco di una freccia che si conficca nella ruota del carro, facendo sbalzare la gabbia e allentare, quasi nell'immediato, il lucchetto che li trattiene all'interno.
« Ma che diavolo... » replica Michele, andando a rivolgere lo sguardo alla boscaglia.
« ATTENTI UOMINI! È BIANCANEVE! »
Perplesso è lo sguardo che i due stranieri si rivolgono.
« Biancaneve quella della mela? » domanda il primo.
« Quella dei sette nanetti e i diamanti nella miniera? »
« Quella che avanza cavalcando...un orso? »
« Non ma l'orso nella storia non c'era...ORSO! »

Di fatto improbabile è la cavalcatura che assiste la principessa dalla pelle bianca come la neve e labbra rosse come il sangue. Una cascata di capelli d'ebano è appena raccolta dietro la nuca, a scansare i boccoli dal volto e permettere all'arco di tendersi. Pochi istanti, prima che la ragazza e l'orso abbiano dato la fuga ai soldati. Col sorriso lei porge la spada in direzione del Cavaliere.
« Sembra che siamo passati dalla direzione sbagliata amico mio » accenna rivolto all'orso « Per vostra fortuna » accenna sorridendo loro gentile « che cosa avete fatto di male, o di bene, per finire in una delle gabbie della Regina? »
« Il genio del Piccolo Zar qui ha fatto un contratto con Tremotino per ritrovare l'amor... ehi tu. Che cosa stai facendo? » l'orso poggia il naso contro la stella, inumidendo la guancia del Cavaliere.
« E' un segno delle fate non è vero? » domanda la principessa ad entrambi gli stranieri. « Anche il mio amico sta cercando qualcuno. Tu sei un cavaliere delle fate, magari lo hai visto: cerchiamo un cigno dagli occhi di soldato, lo avete incontrato? »
« Yurio? » il nome, lo stesso di Yuuri ma diversamente declinato esce dalla sua bocca. L'orso solleva il capo, si avvicina di scatto alla mano dello Zar. Grugnisce mentre occhi scuri si scontrano con gli abissi più chiari « Stai cercando lui, non è forse così? » ricerca nei tratti scuri dell'animale qualcosa di familiare, senza sapere come trovarlo. « Come si chiama? » domanda alla principessa.
« Ha perduto il suo nome » scuote il capo « e se si possiede un nome, si può sempre trovare ciò che si cerca...altrimenti si rischia di perdere anche il motivo della propria ricerca » il dolore che passa negli occhi del russo contagia quello della principessa che avanza, sfiorando le sue guance con entrambe le mani.

« Non essere triste piccolo Zar. Lo troverai. Troverai l'amore della tua vita come noi troveremo quel cigno. Tieni questo » accenna andando a togliere dal collo una cordicella, appesa ad un fischietto. « Soffiaci dentro: gli animali della foresta ti guideranno verso il tuo amore, è...un regalo che con me ha sempre funzionato. » arrossisce appena e brilla di luce la principessa « Ricordalo piccolo Zar, il vero amore è capace di ritrovarsi sempre »

 

 

È il cavaliere a porre il fischietto sul palmo della mano destra, aperta, rivolta verso il cielo che si tinge del rosso di un tramonto di sangue. Le labbra cerchiate, a liberare un filo di fiato in direzione della terracotta che lo ingloba. Cattura frammenti di anidride e ossigeno e li rilancia, all'interno della propria risonanza. Un soffio che si libera in note. Sono cinguettii che rispondono. Che rimbalzano da un angolo all'altro.
« Giuro che se parli adesso ti scotenno, piccolo Zar » sussurra piano l'Italiano, la cui stella continua a perdere parte dell'argento di decoro. Brilla ancora la sagoma, ma gli arabeschi ormai formano un lieve reticolato nero, appena incavato. « Avanti, fino ad una quercia »
Proseguono, scansando i rami degli alberi bassi, scavalcando un piccolo ponte – sul quale Michele è costretto a spiegare al piccolo Zar che non si parla coi troll che vivo al di sotto dei ponti.
Ombre di folletti, rumori di carri sapientemente evitati. Echi di battaglie, mentre cala la notte. Urli di gufi, ululati di lupi che si mostrano ad una luna tremendamente piena.
Un fuoco che viene prodotto, a illuminare lo spazio circolare che i due compagni preparano per la notte. Segni che vengono sparsi lungo il perimetro da Michele mentre foglie di salvia, raccolte chissà dove, vengono bruciate nel focolare.
« Come fai a sapere tutte queste cose? Non è la prima volta che vieni qui? » domanda il russo verso l'italiano. Lo stomaco chiuso, degno compagno dell'effettivo niente che hanno da mangiare.

« Sono stato qui con Sara, tantissimi anni fa, quando ho conosciuto la mia fata madrina. » una piccola pausa, mentre va a sedere, togliendo la spada e portandola di lato. « Sara nemmeno lo ricorda. Capita, delle volte, che crescendo ci si dimentichi di questo luogo e lo si ritenga unicamente frutto di un libro illustrato di fiabe. »

« Tutto questo è un libro? »
« Lo era. Almeno la prima volta che l'ho conosciuto. C'era un signore anziano nel paese dove abitavamo io e Sara da piccoli, prima che mio padre ottenesse un trasferimento in città e lo abbandonassimo. Il nostro anziano amico si chiamava Augusto ed era un insegnante o almeno, lo era stato un tempo. Quando l'ho conosciuto io, scriveva fiabe. Le scriveva a mano, in un libro dalla copertina di pelle marrone: diceva che le parole sono più forti se le incidi sulla carta con l'inchiostro. È come intagliare di nuovo il legno da cui si originano i fogli. Augusto credeva che io Sara ci saremmo sentiti soli in città, senza i nostri amici. Era il suo modo per starci vicino. Leggendo quel libro, una notte d'estate, la fata si è affacciata alla nostra finestra. Era piccolissima la prima volta. È nata dalla mia risata. Almeno questo mi ha detto. Anche Sara aveva una fata ma lei...ha smesso di credere » sospira piano, con una nota di vaga tristezza. « La prima volta che sono stato qui avevo sette anni: Biancaneve era appena scappata dal castello della Regina e la strega cieca ancora dimorava in una di queste foreste. Tu non puoi capire la voglia di mangiare la finestra che avevo. » l'ombra di un sorriso sul suo volto « La mia fata mi ha educato a questo mondo, ricordandomi che potevo raggiungerla qui ogni volta che ne sentivo la necessità. Fino a quando non sono cresciuto. È pericoloso entrare in questo modo da adulti, Piccolo Zar. Si rischia di non essere mai più capaci di uscirne »

« Per questo la nostra permanenza è a tempo determinato? »

« Si. » gli occhi viola che cercano gli specchi azzurri dell'anima travagliata dello zar « E perchè rimanendo qui, rischieresti di perderti davvero, Piccolo Zar. Lo cercheresti fino a morire e qui, cercare le cose fino alla morte è un'ipotesi più che probabile. » lo sguardo si rivolge al folto della foresta « Il fuoco tiene lontani i lupi. La salvia allontana gli spiriti maligni. Il ferro tiene lontane le creature del piccolo popolo. Non tutte le fate sono come la mia. »
« Sono più simili a Tr... » è un bastoncino dalla punta sbruciacchiata, lo stesso che l'italiano ha preso ad intingere a tratti nel fuoco, quello che gli viene puntato direttamente contro il naso.

« Non pronunciare il suo nome. È un richiamo. E dopo il viaggio in carrozza di legno della Regina Cattiva vorrei evitare altri guai da lui attirati »
« Davvero è così pericoloso? »
« Davvero non capisci quello che ti ha tolto? Probabilmente il tuo nome poteva, da solo, risvegliare l'essenza del Maiale ovunque esso si trovi »
« Non chiamarlo Maiale » l'ombra di una lacrima negli occhi « Ti prego »
« Va bene » sospira « Come lo devo chiamare? »
« Chiamalo Eros »
« ...un po' pretenzioso eh. Ma sempre meglio di Maiale. »

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Capitolo 5
*** 5. The Fire haired Princess and the Village ***


The Fired-haired Princess and the Village
 

« Dimmi che cosa hai fatto i dieci minuti che io mi sono addormentato. » è un tono, questo, che sfiora l'esasperato.
« Michele, lo giuro su...Eros. Non ho fatto un accidenti di niente, stavolta »
« E allora perchè sono legato come un salame alla tua schiena, imbecille di un Russo?! »
« Non dovresti portare un po' più di rispetto per il principe che ti accompagna? » a parlare è una ragazza. La chioma di fuoco scomposta dal vento. La punta di una freccia puntata verso i due giovani.
« Senza offesa, ma se il Piccolo Zar è imbecille ogni tanto tocca chiamarlo per nome »
« Senza offesa ma se il Piccolo Zar è imbecille perchè un cavaliere delle fate lo accompagna? »
« Senza offesa eh, ma l'imbecille è qui e vi sente, tutti e due. » adesso è la voce del russo a risuonare come decisamente offesa dalla situazione che lo vede protagonista. « Se la fiducia che riponi in me è questa, Michele, tanto vale che mi lasci montare la guardia »
« Con una piccola dose d'offesa, Piccolo Zar, ma mica posso pensare che non sai stare sveglio per dieci minuti »
« A discolpa del vostro Piccolo Zar mi permetto di dirvi che non si è addormentato. Nero di seppia, immobilizza chiunque. Ad ogni modo, siete nella mia foresta. Che cosa vi porta qui? Con chi ho il piacere di parlare? »
« Con un coglione che s'è fatto portare via il nome dal Signore Oscuro e con il povero disgraziato che lo accompagna. »
« Il signore Oscuro? » la fronte della ragazza si aggrotta, l'arco che viene abbassato e la tesa allentata « E perchè il signore Oscuro si interessa di un Piccolo Zar? »
« Storia lunga, triste e anche abbastanza melensa. » taglia corto Michele « e noi non abbiamo tempo da perdere, quindi cortesemente, puoi slegarci? »
« Certamente non appena mi avret... » l'apparente accondiscendenza si spezza quando una voce, dalla foresta, urla il suo nome.
« MERIDA! » a correre a perdifiato è una donna. Svolazza sulle sue spalle un mantello dalle falde rosse , senza nemmeno sfiorare il suolo. Niente, in una figura che avanza fluida, arresta il suo andare. Non un ramo, non una foglia. Quasi fosse una creatura fatta della stessa sostanza della foresta. Le mani che si poggiano sulle braccia della ragazza dai capelli di fuoco « Gli uomini della Regina. Sono entrati nel villaggio e hanno messo sotto sequestro la casa del falegname. Minacciano di tagliargli la testa se non paga i suoi tributi. Sono venti uomini. Sono troppi persino per me. » ammette la ragazza che increspa le labbra in una smorfia amara « Tutti nel villaggio sono terrorizzati e...questi due chi sono? » domanda, mentre con occhi di cerbiatto comprende l'esistenza dei due giovani legati.
« Nessuno di importante, ma se gli uomini della Regina hanno attaccato il villaggio dubito che siano parte della sua armata »
« Ho una stramaledetta stella su una guancia, ti pare che possa essere un soldato della Regina? » sbuffa via l'italiano, prima di ritrovarsi di nuovo con la freccia al volto.
« Stavolta l'imbecille sei tu » commenta il russo, ricercando gli occhi dell'arciere. « Merida...giusto? » replica lui piano, quasi accarezzando il suo nome « Sei la seconda donna che incontriamo munita di arco nella nostra ricerca. Sono nella foresta perché, per una maledizione, ho dovuto perdermi per ritrovare il mio vero amore. Biancaneve ci ha affidato agli animali della foresta e, nel poco che io capisco delle storie di questo mondo, se è la Principessa ad avermi aiutato, automaticamente temo di essere un nemico della regina » parole pronunciate con un sorriso « Ma se non hai fiducia in noi puoi lasciarci legati qui e andare a risolvere il problema nel tuo villaggio »
« Ma sei deficiente dentro? Questa stella non mi resterà sulla mia faccia per sempre »
« Lo so ma...sento che è la cosa giusta da fare » una sensazione che germoglia all'altezza del petto, generando sul volto dell'italiano lo sguardo che muta ad una graduale comprensione. Si spalancano di contro gli occhi del Russo quando la ragazza dal cappuccio rosso si avvicina a lui, una mano sulla spalla e il naso, freddo, si porta a sfiorare la sua guancia, respirando l'odore che viene dalla sua pelle.
« Il piccolo Zar dice il vero. Ha addosso l'odore di Biancaneve » replica « Possiamo lasciarli andare »
« Veniamo al villaggio con voi. » ribatte il piccolo Zar.
« Ma... »
« Michele, ho la sensazione di dover andare in quel villaggio. C'è qualcosa che mi chiama. »
« Di cosa si tratta, piccolo Zar? »
« Una voce. Riesco a sentirla. Una voce che piange lontano. »

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In principio i nostri eroi (?) avrebbero dovuto incontrare Robin Hood. In seguito avevo pensato di convertirlo in Uncino. Poi semplicemente, scrivendo, Merida mi ha detto "Si, tutto molto bello ma scansatevi tutti".
Dato che sono in debito di un capitolo con CinderellaKun, promesso e non pubblicato ieri sera, oggi ne pubblico due, uno in fila all'altro! 

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Capitolo 6
*** 6. The price of Love ***


6. The Price of Love
 

Nascosti dalle fronde dei bassi cespugli dietro la casa del falegname, attendono. L'odore del muschio, la vicinanza concreta della ragazza col cappuccio rosso, mentre la Principessa dai capelli di fuoco – così rivelata poi per rango – si presenta davanti alla porta di legno. Una sfida sul volto, rivolta a chi pretende dal vecchio più di quanto lui possa effettivamente donargli.
« Vieni fuori Nottingham, dannato inglese »
« Non farti domande, piccolo Zar » un sussurro, didascalico « Fiaba, linguaggio universale...storia lunga. Quando torniamo a casa leggiti Propp. » suggerisce, allungando lo sguardo verso la casupola e quanto al suo interno apparentemente si muove.
Ad uscire è un soldato, lo sceriffo a quanto pare, che a tono risponde alla donna trascinando con sé un vecchio dall'aria stanca e ammaccata. La spada impugnata da Michele scivola a terra. Sordo rumore di legno su terra.
« Michele che succ... »
« Augusto. »
« No. » replica la ragazza dal cappuccio rosso « Quell'uomo è Geppetto, il falegname. È senza un soldo da sempre, ma è un brav'uomo. Il fatto che la Regina e lo Sceriffo se la siano presa con lui è riprovevole. Viene voglia di farlo a pezzi » ringhia la lingua contro i denti della giovane, le dita che si serrano in due pugni. Il cielo, ormai fatto giorno, che viene guardato con sfida e quasi disprezzo.
« BABBO! » le gambette di legno di un burattino arrancano in direzione del vecchio, incapaci di trattenerlo, le mani di un'anziana che ora gli viene dietro « Lascia stare il mio babbo! » rimbecca ancora prima di essere sbattuto a terra da uno dei soldati. Un calcio che impatta contro il torace vestito di carta. Il cappellino di mollica di pane che finisce a terra.
« Pinocchio, per l'amor di Dio stai in silenzio! » Tenta di rialzarsi il burattino. La principessa di Fuoco è immobile, pronta, sebbene non vi abbia ancora portato le mani, a battersi contro tutti quanti. La mano del Cavaliere delle Fate che si stringe sulla spada, recuperata da terra. La foresta stessa respira il principio di una battaglia. Il sorriso beffardo delle labbra dello sceriffo pronte a chiedere sangue. A irrorare la terra di dolore e spaccare il cuore.
« Volete solo che le vostre tasse siano pagate, non è forse così, Sceriffo? » e di nuovo, come una maledizione, la lingua del piccolo Zar si muove. In piedi compare, nello stupore di tutti. Bello e brillante come una statua, prima che Michele possa fermarlo. Avanza, scavalcando i cespugli.
« Pago io il debito che l'uomo ha con voi. » frammenti uniti nella propria testa in quella miscellanea di fantasia e di realtà. Cogliendo nello sguardo e nella rabbia di Michele il ricordo dell'uomo che gli ha permesso di entrare in quel mondo. Un debito d'onore che germoglia nella mente di chi è chiamato a vestire il ruolo di un principe. Avanza prima, verso il burattino, allungano la mano guantata di scuro verso di lui, per sollevarlo. Una spada, prova a calare contro di lui, immediata. Il clang del ferro contro il ferro che lo arresta.
« Con tutto il rispetto, soldato, voi non toccherete il mio signore » un gioco di ruoli, il testo di una fiaba che viene recitato, in battute non scritte. La mano di legno del burattino che si stringe contro le dita del piccolo Zar dai capelli d'argento. Deglutisce piano, scivola via dalla stretta, ma portandosi davanti al piccolo corpo ammaccato e forse scheggiato. « Rispondi Sceriffo, è solo un debito d'oro quello che deve essere saldato? »
« Un debito d'oro...mio signore. E tutto quello che ne consegue » replica senza abbassare la testa il cavaliere vestito di nero.
« Oro per l'oro allora, Sceriffo » con riluttanza le dita vengono allungate verso la fede, su cui abbassa gli occhi tremando nello sfilarla dal dito. L'anello, che Tremotino ha chiesto come primo pedaggio. « Questo anello salda il debito di quell'uomo. Vattene da questo villaggio »
« Fermo ….Piccolo Zar » lo riprende Michele « Se cedi l'anello perdi la possibilità di... »
« Devo perdermi per ritrovare l'amore della mia vita, non è forse così? » domanda, rivolgendo appena lo sguardo verso il Cavaliere. Il peso di un gesto altruistico che grava sulle sue stesse spalle. Nella vaga comprensione di qualcosa. Di uno strato oltre l'apparente verità che si mostra ai suoi occhi « E poi, come ha detto Biancaneve, il vero amore si ritrova sempre » finge l'ottimismo di un sorriso, mentre l'anello vola tra le mani dello Sceriffo che libera il vecchio, allontanandosi da lui di qualche passo.
Ogni sospiro di sollievo si incrina nella gola del piccolo Zar, che si ritrova sollevato da terra. Il fiato spezzato e non una mano rivolta verso di lui. Tacchi contro il terreno, che spezzano ramoscelli e il fruscio di un mantello.
« Quindi tu sei uno di quelli che seguono Biancaneve » replica una voce, carica di disgusto e profonda cattiveria. « Un vero peccato per qualcuno di così bello. Verrai con me, Piccolo Zar. E mi dirai dove si trova la tua cara Biancaneve » sono gli occhi scuri della Regina l'ultima cosa che il russo vede. Prima che tutto si tinga di nero. Prima che tutto lo congeli nel tempo. Eppure una scintilla. L'eco vago qualcosa. Una risata. Una risata di una vecchia e il profumo dell'oro corrotto indelebilmente dall'oscurità.


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Pronti ad assistere al penultimo capitolo? Quello salvo controindicazioni arriverà domani: per chi ha iniziato a seguirmi solo adesso io inizio a pubblicare solo una volta che ho completato le storie. Ho una modalità di scrittura difficile da imbrigliare e rischio, se sospendo per troppo tempo, per qualunque causa, quello che scrivo, di non finirlo mai e poi mai.
In questo capitolo ho iniziato effettivamente a tirare le fila del crossover (Se alcuni di voi non seguono Once Upon a Time - o non hanno sopravvissuto oltre le prime stagioni -  Pinocchio/August (Augusto per italianizzazione necessaria) finisce per vivere direttamente nel mondo reale, senza essere vincolato a Storybrook.
Spero vi sia piaciuto! 

 
 

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Capitolo 7
*** 7. The Evil Queen and the Little Zar ***


The Evil Queen and the Little Zar
 

Michele si trova legato. La spada tolta dal suo fianco, la stella brucia, una cicatrice quasi completamente nera sulla guancia. Il dolore sul volto del russo, piegato in ginocchio davanti al trono della Regina. Le belle gambe, accavallate e fasciate di pelle dondolano il peso di un tacco aguzzo come uno spillo. Il seno prosperoso sollevato, accarezzato dalla “V” di una giacca dalle lunghe code, che cadono a terra. Organza di seta blu, che la fa brillare e un colletto di borchie d'argento su fondo nero a regalare luce al suo volto.
« Quindi stando alle parole di chi ti accompagna, piccolo Zar, tu ti trovi qui sulle tracce del tuo unico amore. Che ricerca inutile. Il tuo cavaliere sostiene anche tu non conosca Biancaneve se non di vista. Eppure adotti la sua squallida filosofia di vita. Dimmi dove si trova e ti lascerò andare. Lascerò andare entrambi...se solo mi dici dove trovare quella ladruncola da strapazzo » afferma, le labbra curvate in un sorriso. Silenzio nella bocca del giovane. Di dosso strappata la giacca rosata, solo il bianco di seta della propria camicia. È il sibilo di una frusta che si abbatte sulla sua schiena. Una sala, gremita di orrore. Per dimostrare la forza della cattiveria. Per rimarcare il ruolo dei nemici.
Un grido di dolore che esplode dalla bocca.
« Avanti, piccolo Zar » replica lei alzandosi. « Dimmi il vero motivo per cui ti trovi nella mia foresta »
« La foresta non è tua, Regina! » replica Michele, in un tentativo di distrarla dal piccolo Zar. Spetta a lui il compito di proteggerlo. L'eco argentino della promessa fatta alla sua fata. La viva sensazione dell'aiuto dato da Victor ad un mondo che fino ad ora gli era unicamente sconosciuto.
« Da te arriverò dopo, Cavaliere delle Fate. » replica la voce crudele, mentre porta gli occhi all'altezza di quelli del torturato. Un nuovo colpo di frusta, mentre accoglie il mento tra le punte delle dita. Dita calde, e un profumo quasi familiare che raggiunge le narici dello Zar. Un profumo di mele e di miele. Di riso caldo e dolce. Un nuovo grido. Una goccia di sudore che percorre la tempia. Il rumore della stoffa che si strappa e il calore del sangue che la colora e la muta. « Stai già iniziando sanguinare piccolo Zar. Quelli della tua razza non li fanno resistenti, a quanto pare »
« Smettila Regina, ti abbiamo detto tutta la verità: siamo qui in cerca del vero amore del Piccolo Zar e tu…» la voce di Michele incalza e viene meno al gesto di una mano che solleva una lama contro la sua gola.
« Tutte le gole che parlano d'amore meriterebbero di essere tagliate. » un movimento di stizza prima di alzarsi di scatto, per tornare al proprio trono « uno spreco di fiato inutile ».
Brilla qualcosa al collo della Regina. Un dettaglio. Un cerchio sottile che si posa sulla pelle chiara in uno sguardo azzurro che rischia di essere indecente. Si spalancano le iridi nel dolore.
« Tu » sussurra piano. Una lacrima lungo la guancia « Ti ho trovato »

La fronte della Regina che si aggrotta, al pari di quella di Michele che si ritrova a deglutire con il filo di lama che preme contro la giugulare pulsante.
« Cosa vorresti dire Piccolo Zar? » domanda con disprezzo.
« Ti prego Regina » sussurra piano « La mia storia asc... » un colpo di tosse. L'ennesimo colpo di frusta che si muove, ad un cenno di comando.
« Ho già ascoltato la tua stupida storia Piccolo Zar. E non so di che farmene »
« Un...un...un ultimo...desiderio. Solo questo. »
« Ultimo desiderio? » replica sollevando appena sorriso di sbieco « Avanti piccolo Zar. Se già ti sei arreso alla morte chi sono io per fermarti »
« LASCIA PERDERE, PICCOLO ZAR, MANCA POCO E...LA STELLA! » il dolore dell'argento della stella che prende a raschiarsi via dal volto dell'italiano.
« Non adesso. » supplica, gli occhi che si rivolgono, ancora in ginocchio verso la Regina. « Ballate con me Regina. Solo una danza. »
« Una danza? Con me? Che desiderio ridicolo »
« Vi prego. Solo un ultimo ballo. Su un lago ghiacciato. » le palpebre che si chiudono mentre prova a sollevarsi. La guardia, addetta alla tortura che lo lascia fare. « La mia giacca, per favore »
« ..ma si sporcherà di sangue » qualcuno obbietta.
« Non importa. Le mie mani. Le mie gambe. Voglio che siano perfette l'ultima volta che sfiorano le tue »

« Devi essere completamente uscito di senno piccolo Zar » replica la regina, facendo un passo indietro quando lui prova a sfiorare le sue mani. « Mia Regina, vi prego. » le palpebre chiuse di nuovo.
« L'anello che portate al collo. Se voi poteste incontrare di nuovo la persona che ve l'ha dato, non fareste di tutto per poterlo abbracciare di nuovo? »
« Il mio anello non è affare tuo, piccolo Zar »
« Gemello... » respira con affatto « Gemello di quello che io ho dato vostro sceriffo. Ho perso per sempre l'uomo che me lo ha dato. Vi prego vostra Maestà, lasciate che abbracci voi, come se foste lui »
« STUPIDO IMBECILLE, COME PENSI CHE POSSA ESSERE LEI?» la voce di Michele che lo abbandona. Il corpo che si accascia, apparentemente privo di vita stessa.
« Chi dovrei essere, piccolo Zar? »
« Vostra Maestà » pronuncia piano, le parole ridotte ad un sospiro mentre poggia la mano destra sul fianco della Regina. Le dita, sporche del sangue, che dalla schiena scivolano e macchiano l'organza, riportata sulle sue braccia e il suo corpo. Puntellata adesso di rubini scarlatti e liquidi. « Non fate altre domande. Danzate con me e ascoltatemi. Io ho perso l'amore delle mia vita e sono giunto fino a qui sperando di ritrovarlo »
« Questa storia non è di mio interesse, Piccolo Zar. Ancora una parola a riguardo e strapperò il tuo cuore » una minaccia, appena incrinata mentre osserva, deglutendo, gli occhi azzurri del Russo che ora raggiunge con le dita la sua mano, avvicinandola al proprio petto.
« Va bene. Prendi pure il mio cuore. Alla fine ti appartiene, anche se non lo ricordi. »

« Che cosa... »
« Io sapevo che ti avrei ritrovato...Yuuri »
Un nome che si spezza mentre il corpo perde di consistenza. Mentre il dolore lo attanaglia e ogni forza lo spezza. Scivola via nella sensazione di una morte totale e inarrivabile. Gli occhi della regina mutano e si spalancano verso i suoi. Esplodono le labbra rosse, mentre le braccia si sforzano di sorreggerlo.
« VICTOR. MIO DIO VICTOR, CHE COSA TI HO FATTO »

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Capitolo 8
*** 8. ...but this is another story. ***


...but this is another story.
 

« Victor sant'Iddio riprenditi. Fate spazio o non respira »

« Sara sto bene » un loop, in cui si sente condannato. Una voce che non è certo di aver sentito. Ha smarrito Yuuri. Lo smarrito nel corpo della regina cattiva.
« Sara? E ora Sara dove l'hai vista? Hai battuto la testa Vicchan? » domandano preoccupati un paio di occhiali che lo guardano a testa in giù, sorreggendogli la testa.

« Yuuri » è un sospiro gli occhi che si sgranano e si richiudono. Le mani che corrono alle sue guance, le dita che le afferrano. Il collo che si allunga e le labbra, senza preavviso, che si schiantano contro quelle del proprio custode. Incurante delle voci, del rossore che percepisce caldo contro le punte fredde dalla propria pelle. Spingendo contro la soglia di un bacio per varcarla con necessità e terrore.

« … credevo di averti perso » un gemito spezzato, il rischio imminente di un piano. Il delicato tentativo di allontanarlo

« Ehi, devi aver sbattuto forte la testa se arrivi a pensare a queste cose. O hai bevuto troppo? » domanda, guardando con dolcezza al suo viso. Solo adesso il nugoletto di persone che lo circondano si fa nitido. Lo sguardo accorato di Lilia che si distende, le braccia di Otabek che abbandonano il sostegno alle sue gambe.
« Stavi parlando con Lilia e di colpo sei svenuto »
« Svenuto? » gli occhi azzurri che cercando uno sguardo preciso « Michele dov'è? »
« ...chiedimi anche di Celestino e hai nominato tutti gli italiani in questa stanza nel giro di due minuti. Sicuro che vada tutto bene? »
« Io...ho fatto un sogno. Credo. »
« Direi che è il caso di raccontarmelo » suggerisce il giapponese « Magari dopo che ti sei alzato da terra, uhn? »
« Io...era un sogno strano. C'eri tu. Ma non eri tu. Poi Biancaneve, Cappuccetto Rosso e... » occhi che muovono in cerca dell'italiano che, ad un passo da una porta-finestra aperta lo osserva, come se fosse appena uscito da un quadro astratto. Il tentativo di muoversi verso di lui che si interrompe, quando Yuuri lo convince a portarsi a sedere, per far fronte e dare un senso a quella perdita di sensi.
Un movimento circolare del bicchiere, mentre gli occhi dell'italiano sfiorano la coppia, le labbra che appena sorridono.
« A quanto sembra sei riuscito nel tuo compito » un battito di ciglia di rimmel dalla soglia di due occhi turchesi « Sono sempre fiera di te, piccolo Burattino » un sorriso di rosso dipinto, in un volto che adesso si mostra chiaro e tenue. Un abito blu ad avvolgerla come un guanto umano, mentre l'eco argentato della voce di fata si distingue nella moltitudine di brusii.
« Lo hai guidato bene. »
« Era il mio ultimo viaggio? »
« Di certo era l'ultimo che io posso custodire per te. Se assumo di nuovo la mia forma originale non posso più tornare umana. Le leggi della Foresta Incantata valgono sempre per me. Così come quelle della Caccia Selvaggia varranno un giorno per te. Sei ancora sicuro della tua scelta? »
« Tu sei certa della tua? » ogni momento di più. Le dita della fata nascosta sfiorano il cerchio d'argento che risiede al dito delle promesse d'amore.
« Sempre più certa » un sorriso incantato.
« Ma il cigno e l'orso? » domanda all'improvviso.
Il capo, dai corti fili di piombo che vengono scossi « Quella è un'altra storia, ma non è posta sul tuo sentiero. Sarai il migliore dei cavalieri che il piccolo popolo abbia mai avuto »
« Mi spiace che tu non sarai lì per vedermi. »
« Io ti vedrò sempre piccolo Burattino. E un giorno ai miei figli occorrerà una fata madrina, non credi? »
« Ma io non sono una fata. »
« Allora sposane una »
« Ma gli esseri umani non possono sposare le fate. Non se loro non rinunciano per sempre ad esserlo » un sorriso. Un sospiro da parte di lei. « E allora perdono il loro colore. Perdono buona parte del loro potere. »
« Isabella! » una voce che la richiama, la mano alzata. Un po' troppo forte. Un po' troppo egocentrica.
« Arrivo » replica, allungandosi a sfiorare di nuovo la guancia di Michele con le labbra. Senza lasciare stavolta il segno di una stella.

« Io non capirò mai che cosa ci trovi in quell'idiota. »
« Non domandare mai ad una fata cosa ci trova in un Re. La risposta potrebbe durare per mille e una notte » si ritira, lentamente, raggiungendo il Canadese, al cui braccio appende una mano.
La spalla che impatta contro quella della Tigre Russa.
« Guarda dove cammini, vecchia »
Un colpo di tosse, da parte dell'italiano, mentre la mano di Isabella si muove nell'aria, apparentemente a caso.
« Già » pronuncia rivolgendosi direttamente al proprio bicchiere « Questa è un'altra storia. »

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In principio volevo postare i due pezzi a distanza di un giorno ma dato che non sono capace di gestire il mio tempo libero (sig), non ho intenzione di lasciare una delle mie infortunate lettrici a bocca asciutta. 
E insomma...io mi sarei insultata per una fine di capitolo come la precedente, se mi fosse mancata la possibilià di andare avanti.
L'avventura di Michele e Victor in fiabilandia termina qui. Grazie per avermi tenuto compagnia in questo viaggio/esperimento, spero, per chi mi ha seguito, che i capitoli e la storia in genere vi siano piaciuti. 
Grazie a tutti quelli che mi hanno commentato: è un piacere immenso sentire la vostra voce e i vostri consigli.
Un abbraccio enorme e, per concludere questa "fiaba" come si deve: vi auguro una buonanotte e tantissimi bei sogni <3

 

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