Quel che porta la tempesta

di John Spangler
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stannis ***
Capitolo 2: *** Jon ***
Capitolo 3: *** Willem ***
Capitolo 4: *** Doran ***
Capitolo 5: *** Jonelle ***
Capitolo 6: *** Robert ***
Capitolo 7: *** Luwin ***
Capitolo 8: *** Will ***



Capitolo 1
*** Stannis ***


NOTA: Questa storia non è mia. E' stata scritta da silverandviolet, che mi ha permesso di tradurla in italiano. Ecco un link alla versione originale: https://www.fanfiction.net/s/11218946/1/What-the-Storm-Brings

 

E ora, due parole sulla storia. Come anticipato nel sommario, si tratta di un AU in cui Stannis riesce ad arrivare a Roccia del Drago un po' prima. Questo provocherà dei cambiamenti che avranno ripercussioni su tutto Westeros. La storia ha otto capitoli, e verrà aggiornata con cadenza settimanale, o bisettimanale, a seconda dei miei impegni. C'è anche un seguito in lavorazione, e naturalmente tradurrò anche quello.

 

E con questo è tutto. Vi lascio alla lettura, e spero che sarete così gentili da lasciare un commento. Ci rivediamo col prossimo capitolo, che sarà un POV di Jon Arryn. Ciao ciao!

 

 

Quel che porta la tempesta

 

Capitolo 1: Stannis

 

Roccia del Drago era una fortezza antica, costruita grazie alle arti perdute di Valyria sulla bocca dell'elusivo vulcano Monte del Drago. Le sue stesse torri erano a forma di drago, figure di una pietra così nera che si diceva che gli antichi valyriani l'avessero presa direttamente dall'inferno. Stannis non prestava fede a queste dicerie; dopo tutto, non prestava fede a nulla che avesse a che fare con gli dei, ma anche lui doveva ammettere che erano spaventose da guardare. Non era mai stato lì, ma ricordava di aver sentito da bambino sua nonna che gliene parlava. Rhaelle Baratheon, nata Targaryen, aveva vissuto per molte lune nel castello della sua famiglia. Stannis non riuscì ad allontanare i ricordi di lei mentre giungeva in vista dei cancelli.

 

- Occupati della genia del drago.- gli aveva detto Robert tra un calice e l'altro.- La madre di quel figlio di puttana di Rhaegar, e quel miserabile di suo figlio. Sei mio fratello: salpa per Roccia del Drago e poni fine a questa guerra.-

 

E' così facile per te, fratello? Ordinare la morte di una donna di cui nostro padre parlava con affetto? si chiese Stannis. E' così facile per te, rendermi un assassino di consanguinei?

 

Ser Jaime Lannister si era occupato del Re Folle, infrangendo i suoi voti e gettando via qualunque frammento di onore avesse un tempo posseduto. Gli uomini di Lord Tywin si erano occupati della Principessa Elia e dei suoi figli. Ora era il turno di Stannis. Occupati della genia del drago, aveva detto Robert. Nessun vero uomo avrebbe fatto del male a donne e innocenti, questo lo sapeva, ma ora suo fratello era il re. Il suo dovere era verso il suo re, e Stannis Baratheon faceva sempre il suo dovere.

 

Le guardie avevano consegnato il castello. Era una notte tempestosa, ed era chiaro che non avevano voglia di combattere contro dei veterani che li superavano in gran numero. Stannis ricordò un'altra notte tempestosa di tanti anni prima e quasi rabbrividì. Cosa avresti fatto al mio posto, Padre? Il tuo sangue o il tuo signore? Ho fatto la scelta giusta?

 

Proprio come allora, stanotte un genitore stava per morire, per ordine se non per mano di un re.

 

Sto facendo la cosa giusta, Madre? pensà inutilmente, come se potesse ricevere una risposta. Stannis si rimproverò mentalmente quando si accorse di colpo che aveva di nuovo pensato ai suoi genitori. Stupido, stupido. Non possono rispondere.

 

La triste regina del Re Folle, e il suo giovane figlio. Occupati della genia del drago, echeggiò nella sua mente la forte voce di suo fratello.

 

Il vento soffiava forte sul Tamburo di Pietra di Roccia del Drago mentre lui entrava. Alcuni dei cavalieri del posto si inchinarono, ma lui non se ne curò. Codardi e leccapiedi, tutti loro. C'era un solo uomo che gli interessava: Ser Willem Darry, il castellano e un tempo maestro d'armi della Fortezza Rossa. Era stato lui a negoziare la resa.

 

- Dove sono?- chiese all'attempato cavaliere delle Terre dei Fiumi. L'uomo socchiuse gli occhi e aggrottò la fronte.

 

- Fate attenzione a come parlate a proposito delle Loro Grazie, mio signore. E' stato solo per ordine della Regina se ho acconsentito a incontrarvi.- disse.- Fosse stato per me, avremmo portato lo scontro sulle navi dell'Usurpatore.-

 

Era un lealista, allora. Come se i vostri uomini avrebbero acconsentito a combattere nel corso di una tempesta, ser, Stannis desiderò dire cinicamente. Ma questo non era il momento per simili cose, e ancora una volta il senso di colpa si fece largo dentro di lui. E' stato su suo ordine se ho acconsentito a incontrarvi, aveva detto Ser Willem. La Regina Madre era ancora viva, e gli aveva permesso di entrare nel castello. Occupati della genia del drago, erano state le parole di Robert. Se ne sarebbe andato da Roccia del Drago con il sangue di una moltitudine sulle sue mani.

 

Stannis digrignò i denti.- Conducetemi fino a Sua Grazia, allora, ser.- disse alla fine. Non sarebbe stato facile.

 

Il castello era tetro all'interno così come all'esterno. Le sue pareti esibivano arazzi appartenenti all'epoca in cui Valyria ancora prosperava oltre il Mare Stretto. Era stato l'avamposto più a occidente della Fortezza fino al Disastro. Il primo lord Targaryen di Roccia del Drago, Aenar, aveva portato qui la sua famiglia prima che i fuochi distruggessero la loro casa. L'ironia non sfuggì a Stannis. Rhaella Targaryen aveva portato qui la sua famiglia prima che i Lannister prendessero la sua casa. Sembrava proprio che Roccia del Drago fosse un approdo per esiliati.

 

Le grida di una donna lo distolsero dai suoi pensieri. Agonia, disperazione, dolore...sembravano tutti fondersi nelle pareti del Tamburo di Pietra. Davanti a lui, Ser Willem Darry si irrigidì. Mentre le grida si facevano più vicine, Stannis capì quanto fosse grave la situazione. La Regina Rhaella, pensò. E' la Regina Rhaella che grida.

 

Il che significava che le voci erano vere, ammise Stannis con riluttanza. Delle spie avevano riferito che la regina poteva essere incinta, e l'unica altra volta in cui ricordava di aver sentito grida così terribili provenire da una donna era quando la lady sua madre aveva partorito Renly. Stava per nascere un bambino. Occupati della genia del drago, sentì Robert dire nella sua mente.

 

Ser Willem entrò nella stanza per primo, Stannis lo seguì e vide una donna sul letto, i capelli argentei scompigliati e il viso contorto dall'agonia. Attorno a Rhaella Targaryen si era formata una pozza di sangue. Si ricordò come un tempo lei fosse stata l'immagine della bellezza, serenità e regalità. Ora aveva l'aspetto di qualunque altra donna che avesse partorito. Stressata, sofferente. Sola, anche.

 

Era una bambina quella che la levatrice stava porgendo attentamente alla madre, le sue grida acute e fragorose come la tempesta all'esterno. L'ultima bambina a portare il nome Targaryen, se Robert fosse riuscito nel suo intento. Piccoli capelli argentei decoravano la sua testa, e Stannis non aveva dubbi che i suoi occhi fossero di un indaco scuro.

 

L'ex regina teneva stretta sua figlia, sorridendo al fagotto tra le sue braccia e sussurrando: - Daenerys. Daenerys. Daenerys, nata nella tempesta.-

 

Daenerys Targaryen. Solo una dei bambini di cui si sarebbe occupato oggi.

 

- La principessa della pace.- mormorò Ser Willem Darry dietro di lui. Infatti, la prima Daenerys Targaryen aveva siglato la pace tra Dorne e il resto del reame anni prima. Gli dei si stavano facendo beffe di lui, riconobbe Stannis. Occupati della genia del drago, aveva ordinato Robert. Anche questa Daenerys Targaryen sarebbe stata una sorta di principessa della pace, dando inizio a una nuova era per il Trono di Spade.

 

Non per la prima volta, si chiese come avrebbe reagito l'amico di suo fratello, Ned Stark, se avesse saputo cosa aveva ordinato Robert. Il signore del nord aveva protestato aspramente per la morte di Elia Martell e i suoi figli. Cosa avrebbe detto se avesse saputo di Rhaella Targaryen e i suoi figli?

 

La donna si accorse dello sguardo di lui, e strabuzzò gli occhi. Vi era meraviglia, sorpresa, e Stannis si accigliò. La Regina Madre fece per alzarsi dal letto, ma la sua salute non glielo permise.

 

- E' meglio che riposiate adesso, Vostra Grazia.- disse timidamente la levatrice. Rhaella Targaryen scosse la testa, lo sguardo ancora fisso su di lui.

 

- Steffon.- sussurrò. Oh, pensò Stannis. Pensa che io sia Padre. Sentì il disagio e l'esitazione dentro di sè.

 

- Non sono Steffon, Vostra Grazia.- rispose rigidamente, ma Rhaella non lo sentì. Lo stava guardando in un modo strano, sinistro.

 

- Steffon.- ripetè la Regina Madre.- Oh, cugino, mi avevano detto che eri sotto assedio, ma sapevo...sapevo che qualcuno sarebbe venuto, e tu l'hai fatto.-

 

Sentì un nodo formarglisi in gola. Nessuno ha mai detto che somiglio a Padre. Stannis si voltò verso Ser Willem, che lo stava guardando storto. Stava mormorando qualcosa di stranamente simile a "andate da lei". Senza parole di fronte a una donna delirante, si sentiva parecchio fuori posto e confuso. Allora, Ser Willem parlò più forte.- Andate da lei.- lo spronò, con un'occhiata assassina.

 

Stannis lo fece.

 

- Il mio nome è Stannis.- disse alla regina.- Stannis Baratheon. Il secondo figlio di Lord Steffon.-

 

Lei scosse la testa, girandosi di nuovo verso la bambina tra le sue braccia. Cullando gentilmente la piccola Daenerys Targaryen, disse: - Baratheon...Baratheon...certo, il figlio di mia zia Rhaelle...mio cugino Steffon...-

 

La donna stava iniziando ad irritarlo. Proprio non riusciva a capire che lui era Stannis, non Steffon? Si guardò disperatamente attorno. Che ci faceva in quella stanza? Avrebbe dovuto cercare il ragazzo, il figlio del Re Folle. Che ci faceva lì con una donna impazzita e la sua figlioletta?

 

La regina tornò a fissarlo, il volto carico di disperazione, preoccupazione e paura.- Steffon.- disse. Stannis si sentì impotente.- Steffon, devi proteggerla. Promettimelo, caro cugino. Proteggila...e sii gentile con lei, sì. La mia Daenerys. Mia figlia.-

 

Non si era mai sentito così fuori dalla realtà. Proteggerla da chi, Vostra Grazia? Ancora ricordava quando lui e Robert avevano accompagnato il loro padre ad Approdo del Re. "Oh, Stannis, sei il figlio del mio caro cugino, devi chiamarmi zia Rhaella, ovviamente", gli aveva sorriso. Zia Rhaella, ti ricordi di me? Lo sai cos'è successo fuori da queste mura? Lo sai perchè sono qui, chi mi ha mandato?

 

All'esterno il tuono crepitò. Occupati della genia del drago.

 

- Promettimelo, Steffon.- gemette Rhaella Targaryen, alternando lo sguardo circospetto tra Daenerys e la levatrice che la teneva in braccio.- Proteggila, e anche il mio Viserys. Oh Ser Willem, dov'è il mio ragazzo? Deve vedere sua sorella, ovviamente.-

 

Stannis guardò l'anziano cavaliere farfugliare e scusarsi, per poi lanciargli un'occhiata di avvertimento. Lo sa, pensò Stannis. Sa perchè sono qui. Sa cosa sto per fare.

 

- Non le resta molto tempo.- gli disse la levatrice, come se avesse dovuto significare qualcosa. Per lui, significava soltanto un Targaryen in meno di cui occuparsi.

 

Ricordava un'altra donna, dai capelli d'argento e gli occhi viola. Nonna, si chiese, sai cosa mi è stato detto di fare? Fuori, la tempesta infuriava. Cosa avresti fatto al mio posto, Padre?

 

- Promettimelo, Steffon.- insistette la Regina Madre.- Proteggili, ti prego...-

 

Proteggerli da chi? Me stesso? Mio fratello, il nuovo re?

 

Quando poi arrivò il ragazzo, le lacrime agli occhi, Stannis si sentì ancora di più a disagio. Non dovrei essere qui.

 

- Viserys.- disse Rhaella Targaryen.- Figlio mio, ecco tua sorella. Daenerys.-

 

La levatrice incoraggiò il ragazzo e lui si fece avanti, muovendo gentilmente la mano verso la bambina. Stannis ricordò di aver fatto così un tempo, quando sua madre aveva partorito Renly. Dall'altro lato della regina, vide Ser Willem rabbuiarsi per la sua confusione. Disapprovazione. Disgusto. Sdegno.

 

- Dovrai essere un buon fratello per lei.- disse la Regina Rhaella a suo figlio. Il ragazzo stava piangendo.

 

- Madre! No! Devi restare! Non puoi lasciarci soli! No, Madre!-

 

Ho mai pianto così? pensò Stannis. Ho pianto così quando la Orgoglio dei Venti è affondata e i miei genitori hanno perso la vita?

 

Non lo ricordava. Era rimasto a fissare la scena che aveva davanti, mormorando le preghiere che gli aveva insegnato il Septon. Aveva invocato il Padre, la Madre, il Fabbro, la Vecchia, la Vergine, il Guerriero, lo Sconosciuto. Gli aveva chiesto di risparmiare i suoi genitori. Ma così essi non avevano fatto, e Steffon e Cassana Baratheon erano affondati con il resto della nave.

 

Dopo di ciò non aveva più pregato. Nè pianto.

 

Stannis fu riportato alla realtà dalla voce pressante della cugina di suo padre.- Cugino, devi proteggerli. Viserys, e mia figlia. Daenerys. Li proteggerai, vero? Non lasciare che gli sia fatto del male. Promettimelo, caro cugino. Promettimelo.-

 

Non sono tuo cugino, avrebbe voluto dire Stannis. Sono suo figlio. Non sono Steffon, sono Stannis.

 

La donna stava perdendo troppo sangue. La sua fine era vicina. Il suo sguardo cadde sui bambini, la neonata Daenerys, e Viserys, di sette anni. I figli del Re Folle, sussurrò una voce stranamente simile a quella di Robert. I tuoi cugini, disse un'altra. Occupati della genia del drago, ricordò. La madre di quel figlio di puttana di Rhaegar, e quel miserabile di suo figlio.

 

Occupati di loro, non uccidili. Probabilmente per Robert era lo stesso. Stannis pensò a suo padre mentre parlava alla donna che aveva ora davanti, ricordando quando da bambini scorrazzavano per la corte di Re Aegon V. Devi chiamarmi zia Rhaella, aveva detto durante il regno di suo marito. Ora suo marito era morto, e il primogenito di suo cugino sedeva sul trono.

 

Lo sai che cosa mi hai chiesto di fare, Robert? chiese all'immagine di suo fratello che aveva in testa.

 

Il ragazzo, la bambina e la donna sembravano tutti guardare verso di lui, aspettando la sua risposta. In un angolo, Ser Willem lo guardava storto, e la levatrice si agitava per l'impazienza.

 

Sono tuoi parenti, sibilò una voce nella sua testa. Devono morire, sibilò un'altra.

 

- Proteggili, cugino.- aveva detto Rhaella Targaryen.

 

- Promettimelo, cugino.- ripetè adesso.

 

Non sono tuo cugino, avrebbe voluto dire. Sono l'uomo che è stato inviato ad occuparsi di voi. Per salvaguardare la dinastia di mio fratello; per fare in modo che nessuno si raccolga dietro tuo figlio. Non sono Steffon. Non sono mio padre.

 

Ma non era nemmeno suo fratello.

 

Occupati della genia del drago, aveva detto Robert. Occupati di loro, non uccidili.

 

Non è in questo che consiste il dovere, si rimproverò. Trovare scappatoie.

 

Stannis poteva vedere sua madre ora, mentre parlava con la regina, entrambe con i loro figli neonati in braccio. Era stato una luna prima del loro viaggio verso le Città Libere. Renly Baratheon e Viserys Targaryen, cugini di secondo grado, e la Regina Rhaella aveva deciso che in futuro avrebbero potuto crescere insieme. Lady Cassana era stata un pò esitante. La corte era un posto pericoloso, soprattutto dopo Duskendale. Tuttavia, aveva sorriso e annuito. - Come i nostri mariti.- aveva detto.- Come i nostri mariti.- aveva annuito la regina.

 

Gli innocenti morivano sempre in una guerra, questo lo sapeva. Donne, bambini, tutti morivano quando il massacro imperversava nel reame. Era così che andava il mondo. Lo aveva imparato nel modo peggiore, rintanato dentro Capo Tempesta per quasi un anno, a morire di fame mentre gli uomini del Re Folle banchettavano fuori dalla fortezza. La popolazione del castello era calata gradualmente, ma lui non aveva mai pensato di arrendersi. Renly, piangendo, gli diceva di chiedere del cibo agli uomini all'esterno, ma Stannis non aveva mai nemmeno considerato la cosa. Robert gli aveva detto di difendere la loro casa, non di perderla. E aveva fatto proprio quello prima che il maledetto Ned Stark arrivasse a interrompere l'assedio.

 

- Steffon.- lo aveva però chiamato la Regina Rhaella. Cosa aveva sperato di ottenere entrando così nel castello?

 

Erano suoi parenti, lo sapeva. Erano minacce per il regno di suo fratello, e sapeva anche questo.

 

Ma la morte non è l'unico modo per eliminare una minaccia.

 

- Lo proteggerai, vero?- gli aveva chiesto un'altra donna tanto tempo fa. Sul molo, prima di salire su una nave. Renly era un bambino all'epoca, ma Stannis aveva fatto una promessa a sua madre.- Lo farò.- aveva detto con fermezza.- Lo farò.-

 

La donna morente, il bambino che piangeva, la bambina neonata. Non avevano mai avuto un ruolo nella guerra. Non avevano commesso alcun crimine; nessun rapimento e nessun omicidio.

 

Per cosa stanno morendo, allora? Per essere nati col cognome Targaryen? Per essere parenti di uomini folli?

 

Stannis pensò al contrabbandiere che aveva lasciato sulla sua nave, le cui falangi aveva mozzato per le sue attività illecite subito dopo averlo nominato cavaliere per aver salvato Capo Tempesta.- Sei un uomo crudele.- gli aveva detto sdegnato Robert dopo averlo saputo. Stannis aveva stretto i denti.- No, sono un uomo giusto.- aveva risposto.

 

Che razza di uomo giusto farebbe una cosa del genere?

 

Occupati della genia del drago, erano state le parole di Robert. Occupati di loro, non uccidili.

 

Lo sguardo di Rhaella Targaryen si incrociò col suo. Perdonami, fratello, pensò.

 

- Promettimelo, cugino.- gli aveva chiesto la donna. Sapeva cosa doveva fare.

 

- Lo prometto.- rispose Stannis.

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Capitolo 2
*** Jon ***


Capitolo 2: Jon

 

Il corvo arrivò ad Approdo del Re qualche settimana dopo la partenza della nuova flotta comandata dall'erede del nuovo sovrano. Una delle guardie Arryn piazzate nei pressi della voliera aveva avvisato Jon della sua presenza, e per questo l'uomo era stato ricompensato generosamente. Il Gran Maestro Pycelle si stava rivelando sempre di più una creatura dei Lannister, e perciò il Primo Cavaliere del Re fu felice di essere stato il primo a sapere. Non sarebbe stato un bene che Tywin Lannister o uno dei suoi informatori venissero a conoscenza degli eventi accaduti nell'ultima roccaforte Targaryen.

 

Quel che più lo sorprese ad una prima occhiata fu che Stannis Baratheon, presunto Lord di Capo Tempesta, aveva indirizzato la lettera non al suo regale fratello ma a Jon. Del resto, non era un segreto che tra i due fratelli non ci fosse grande affetto.- Dannazione, Ned.- aveva detto una volta Robert durante una cena a Nido dell'Aquila. Era stato dopo una visita di Lord Steffon e il suo secondogenito, che non era sembrato contento di nulla, men che meno di incontrare suo fratello.- Avresti dovuto essere tu mio fratello, non Stannis.-

 

A volte Jon si chiedeva se il motivo per cui il suo vecchio protetto era così fissato con Lyanna Stark era perchè desiderava avere il suo fratello adottivo anche come fratello per legge. Trascurare così tanto i tuoi consanguinei, ragazzo mio...

 

Robert era sempre stato un giovane lord volitivo e testardo. Molto sicuro di sè, perfino più di Elbert, il nipote di Jon. Era stato uno shock quando, a otto anni, era diventato amico del tranquillo, riservato secondogenito di Lord Rickard Stark. Quello era stato uno dei principali obiettivi dell'adozione, naturalmente, ma all'inizio, dopo aver incontrato i suoi figli adottivi, si era preoccupato che i due non sarebbero mai diventati amici. E invece era successo, e presto Robert aveva iniziato a considerare suo fratello più Ned che il ragazzo che gestiva Capo Tempesta per conto suo e il bambino che non avrebbe mai ricordato i suoi genitori. Si sarebbe anche potuto capire, visto che Robert non era cresciuto con Stannis e il giovane Renly, ma Jon aveva l'impressione che la cosa andasse oltre. Per Robert, il sangue della fratellanza era più denso dell'acqua dell'utero, e sarebbe sempre stato così.

 

Perciò, Jon era preoccupato per le parole scritte con una grafia rigida e ordinata che aveva davanti.

 

Robert non si sognerebbe mai di andare contro suo fratello. Risparmierebbe i bambini...

 

Eppure c'era una voce nella sua testa che continuava a sussurrare, molto simile a quella dell'altro suo figlio adottivo. Lo farebbe davvero?

 

Per quanto Jon provasse, trovava spesso difficile dimenticare la scena nella Sala del Trono in cui Tywin Lannister aveva presentato a Robert i corpi della Principessa Elia e dei suoi figli. Era convinto che, se fosse passato un pò più di tempo, sarebbe stato più facile fingere che non fosse mai accaduto, ma per ora il ricordo era fresco nella sua mente.- Genia del drago.- aveva detto Robert, con un bagliore negli occhi che a Jon non era piaciuto. Per un attimo il re era stato una persona completamente diversa. Non sei il ragazzo che ho cresciuto, ricordava di aver pensato quando il bagliore era diventato un ghigno di approvazione per Lord Tywin. Non sei Robert. Non sei lui; non è possibile.

 

Jon aveva perlopiù tenuto a freno la lingua. Robert è un giovane uomo assetato di sangue e vendetta; non aveva avuto intenzione. Non lo avrebbe mai fatto di persona. Solo perchè l'ha accettato come un segno di fedeltà non vuol dire che gli è piaciuto. Ha messo su uno spettacolo per la corte. Non è andato così oltre. Molte notti dopo di ciò era rimasto a letto fissando il soffitto, ripetendo tra sè e sè quelle parole come una preghiera. Era rimasto zitto, servendo fedelmente come Primo Cavaliere del suo figlio adottivo. Non succederà più, si era detto. Eddard non era stato così riservato sull'argomento, e aveva invece litigato pesantemente con Robert. I due erano quasi arrivati a un duello, e di certo non si erano lasciati da amici. Jon temeva per come avrebbe reagito il re alla notizia che il suo fratello di sangue la pensava più o meno allo stesso modo del suo fratello adottivo. O che io stesso la penso così.

 

Robert è un uomo ragionevole, si disse. Non farebbe mai nulla di avventato, mettendosi contro il suo erede o uno dei lealisti Targaryen; non ora che la guerra è finita.

 

Sfortunatamente, nel profondo del suo cuore, Jon sapeva che Robert non era per niente razionale quando si trattava dell'ex Casa regnante.

 

Fissò un incontro del Concilio Ristretto per il giorno dopo, e si assicurò che Robert sapesse bene che si sarebbe discusso di un'importante questione riguardante gli ultimi della "genia del drago", come preferiva chiamarli. Quella poteva essere l'unica cosa in grado di distrarre il re dalle sue altre...attività e portarlo a sedere a capotavola con il Gran Maestro, Lord Tully, Ser Barristan, Ser Kevan Lannister, Lord Varys e lui stesso. Jon non dubitava che l'eunuco capo delle spie sapesse già benissimo cosa era successo a Roccia del Drago, e si chiese quando avesse intenzione di rivelarlo. Probabilmente anche Pycelle sapeva, allertato dal corvo, e aveva avvisato Lord Tywin che a sua volta avrebbe informato Ser Kevan. Tutta quella segretezza nella camera disgustava Jon. La sua spiegazione degli eventi era poco più di una formalità per quegli uomini.

 

- Abbiamo ricevuto un corvo da Lord Stannis a Roccia del Drago.- iniziò Jon con serietà. Ci furono alcuni scambi di sguardi tra Ser Kevan, il Gran Maestro e l'eunuco. Robert si piegò in avanti ansioso.

 

- Allora?- chiese.- Cosa ha fatto mio fratello a quella puttana e suo figlio?-

 

Ser Barristan si mosse nel suo posto, chiaramente a disagio. Jon sapeva che un'altra persona a cui non andava molto a genio il re per la sua reazione all'omicidio della Principessa Elia era proprio il Lord Comandante della Guardia Reale. Il celebre cavaliere non voleva sentir parlare di altre morti innocenti, e Jon trovava difficile biasimarlo.

 

Esitò. Robert e il Concilio attendevano una risposta. Sospirando, lesse ad alta voce dalla pergamena.- "A Lord Jon Arryn, Lord di Nido dell'Aquila, Difensore della Valle, Protettore dell'Est e Primo Cavaliere del Re, da Stannis..."-

 

- Sì, sì, conosciamo i titoli. Vai avanti, Jon, dimmi della genia del drago.- lo interruppe Robert. Jon ebbe un attimo di esitazione, e poi continuò a leggere.

 

- "La guarnigione di Roccia del Drago si è arresa a me dopo la distruzione delle loro navi. La Regina Madre Rhaella non è più tra noi. Sua Grazia ha lasciato questo mondo dopo aver dato alla luce una figlia, chiamata Daenerys in onore della principessa della pace. Terrò Viserys Targaryen e sua sorella come miei protetti mentre assumo il controllo dell'isola per stanare eventuali traditori del Trono di Spade. Ho assicurato alla loro madre in punto di morte che mi sarei preso cura di loro e che essi rimarranno sotto la mia protezione fino al raggiungimento della maggiore età. Salperemo con la Furia per Approdo del Re appena mi sarò assicurato che ai miei protetti non verrà fatto alcun male."-

 

Le reazioni del Concilio Ristretto alla lettera furono tutte diverse l'una dall'altra. Lord Tully sembrava in qualche modo perplesso, mentre Ser Barristan appariva molto sollevato. Il volto di Varys accennava forse a divertimento, ma lui era un uomo difficile da leggere. Jon non riusciva mai a capire cosa stava pensando. Ser Kevan e Pycelle, sapendo già quello che aveva letto, non fecero una piega. Robert, invece...

 

- E' un oltraggio!- gridò con palese rabbia, alzandosi e sbattendo il pugno sul tavolo. Per un attimo Jon pensò che in lui ci fosse abbastanza forza da distruggere la Fortezza Rossa con un colpo solo. Robert divenne rosso in volto mentre afferrava un immaginario martello da guerra con la mano destra.

 

- Non è stato abbastanza veloce da occuparsi di loro prima che quella puttana partorisse, e non mi era nemmeno abbastanza fedele da obbedire al suo re! Questo è quello che ottengo dal mio stesso sangue.- Robert trasudava disgusto.- Fuori. Tutti quanti. No, Jon, tu resta.-

 

I membri del Concilio uscirono dalla stanza. Jon attese che l'altro uomo si calmasse un pò. Robert, ragazzo mio, ti prego, non fare niente di cui poi potresti pentirti. Già così abbiamo abbastanza guai tra le mani. Infatti, c'era parecchio da preoccuparsi per un eventuale maltrattamento degli ultimi Targaryen. I dorniani non si erano ancora sottomessi, e dopo l'omicidio della loro principessa e dei suoi figli, Jon si chiese se ne avessero intenzione. Avrebbe dovuto recarsi personalmente a Lancia del Sole per negoziare un accordo. Sarebbe stato necessario. Non avrebbe permesso a Robert di regnare su un reame a pezzi, e nonostante la bravura del suo ex protetto nel guidare un esercito, nemmeno i draghi avevano conquistato Dorne, La pace era l'unica opzione.

 

La pace è anche la tua unica opzione, Robert.

 

- Litigò con me, sai.- disse all'improvviso il suo ex protetto, il viso contorto in una brutta espressione che non gli si addiceva per niente.- A Capo Tempesta, quando parlai di chiamare i vessilli. Il Re Folle chiede la mia testa, tu ti ribelli, e il mio stesso fratello...mi consiglia di non prendere le armi contro la corona! Ora potrebbe anche prendere come re quel ragazzo, a malapena staccatosi dalla tetta di quella puttana di sua madre. Di sicuro vorrebbe essere il reggente di quel figlio del drago.- ruggì Robert.- A Stannis non è mai piaciuto che fossi io il Lord di Capo Tempesta e non lui. Ora sono il re, quindi non poteva mica accontentarsi che io fossi il suo signore, no?-

 

Jon non poteva dire di sapere cosa accadesse nella mente di Stannis Baratheon, ma la rivelazione di Robert lo innervosiva. Prima, non avrebbe nemmeno considerato che l'erede al trono potesse avere un piano segreto, ma ora...Era davvero possibile che il ragazzo, a malapena un uomo a dire la verità, incoronasse un rivale di suo fratello solo per avere una possibilità di reggenza? Era davvero capace di tanto?

 

- Robert...- iniziò, cercando di farlo ragionare, ma il giovane re lo interruppe.

 

- Mi fidavo di lui, dannazione, gli avevo detto di prendere Roccia del Drago. E come mi ripaga? Il mio sangue, il mio erede, mio fratello. Che gli Estranei lo prendano.-

 

Ripensandoci, le poche brevi conversazioni che Jon aveva avuto con il fratello del re avevano rivelato molto della sua personalità. Stannis Baratheon era un uomo triste e senza senso dell'umorismo, ma sembrava fermo nel dovere verso il re suo fratello. Aveva difeso Capo Tempesta per un anno, in fondo. No, Jon Arryn non pensava che stesse per tradire suo fratello.

 

- Robert.- disse Jon, un pò più gentilmente di come si sarebbe parlato al proprio sovrano.- Forse dovremmo offrirgli un passaggio sicuro fino a qui, sentire quello che ha da dire prima di fare ipotesi. E poi, sarebbe utile per guarire le ferite della guerra e placare i lealisti Targaryen vedere gli ultimi dei loro ex sovrani vivi e trattati bene. Potremmo prendere con noi i bambini, crescendoli in modo che diventino fedeli alla corona. Il ragazzo potrà essere mandato alla Barriera se lo desideri. La ragazza potrà essere sposata in una Casa a noi fedele; una Casa che non si ribellerebbe mai. Il figlio di Ned, magari? Non dobbiamo prolungare la guerra...-

 

- Sono la genia del drago.- rispose duramente Robert. Jon rimase di sasso. No, ragazzo mio, questo non sei tu, perchè ti comporti così?

 

Occorreva tentare un altro approccio, allora.- Robert, la ragazza è nata mesi dopo la morte di suo padre. Da quel che ricordo delle mie visite ad Approdo del Re prima della Ribellione, la regina teneva il ragazzo lontano da suo padre tutto il giorno, ogni giorno. Il Re Folle bruciava vivi degli innocenti, ragazzo mio. Devi capire. Ordinare la loro uccisione sarebbe sacrilego e ingiusto. Sono solo bambini.-

 

L'occhiata assassina che ricevette per aver implicato che Robert potesse essere simile al Folle Aerys non era facile da sopportare. Jon non era mai stato oggetto della furia del suo figlio adottivo. Chi sei? Cercò il ragazzo dagli occhi allegri e il sorriso facile nell'uomo davanti a sè. Cos'è successo al Robert Baratheon che ho considerato un figlio per così tanto tempo?

 

- Il loro fratello ha preso la mia Lyanna. La mia promessa. La mia amata.- disse Robert.- Il loro padre ha assassinato un Lord Protettore, e anche tuo fratello e il tuo erede. Vorresti che vivessero? Sul serio, Jon? Vorresti che la genia del drago viva mentre i resti di Elbert e Ser Ronnel giacciono dimenticati in una fossa nel Fondo delle Pulci?-

 

Jon non aveva bisogno che glielo ricordasse. D'impulso socchiuse gli occhi. Ronnel, Elbert...ho vendicato la vostra morte, vero?

 

- Il Re Folle e il Principe Rhaegar sono morti.- gli ricordò Jon.- Erano loro i colpevoli, e hanno pagato come era giusto che fosse. Viserys e la sua sorella neonata non hanno commesso nessun crimine. Non hanno rapito nessuna donna, nè hanno bruciato dei lord. Non dovrebbero pagare per gli errori della loro famiglia.-

 

Il giovane re rimase immobile al suo posto, guardando Jon con malcelata irritazione.- Targaryen, Jon. Vuoi proteggere dei Targaryen, adesso? Forse tu e Stannis dovreste diventare i loro campioni. Traditori, tutti quanti.-

 

Jon aveva visto abbastanza degli sbalzi di umore di Robert negli anni, ma questo...- Vostra Grazia, dovete capire.- tentò ora.- Non sono colpevoli. Vostro fratello avrà forse scelto le parole sbagliate, ma non potete negare che stia solo facendo quel che crede sia giusto. Dovete riportare la pace nel reame, Vostra Grazia. Quei due Targaryen sono la chiave per la pace.-

 

Non ebbe proprio l'effetto desiderato, ma per un attimo sul volto di Robert comparve l'ombra del dubbio. Ciò nonostante, le parole di Jon non furono apprezzate in quel momento.- Vattene, dannazione. Fuori, ora.- gli fu ordinato. Sapendo che i semi erano stati piantati e che ora il suo signore ci avrebbe pensato su, il Primo Cavaliere obbedì.

 

Più tardi quel giorno elaborò dei piani, e mandò un corvo di avvertimento a Stannis pieno di suggerimenti, sperando che il ragazzo avrebbe ascoltato. Quando la sua giovane moglie gli disse che era stato convocato da Re Robert, Jon lasciò uscire il fiato che non si era reso conto di trattenere.

 

Il suo ex protetto era davanti a una finestra del suo salotto che affacciava su un giardino. In mano aveva un calice di Oro dell'Arbor, e quando la guardia annunciò l'arrivo di Jon non si mosse neanche.

 

- Va bene.- concesse Robert.- Dì a quel traditore di mio fratello che non verrà fatto alcun male alla genia del drago nella Fortezza Rossa. Questa però sarà una tua responsabilità, Jon. Una sola mossa sbagliata, un solo errore...e ricadrà sulle tue spalle.-

 

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Capitolo 3
*** Willem ***


Capitolo 3: Willem

 

Diedero addio alla Regina Rhaella su una pira triangolare posta sulle sabbie di Roccia del Drago il giorno dopo la sua morte, la sua pelle quasi pallida come i capelli, così emaciata eppure così bella. Willem fece del suo meglio per rimanere immobile mentre il fuoco la prendeva, fiamma dopo fiamma, le grida degli isolani e i pianti dei fedeli servi Targaryen che aumentavano sempre di più mentre l'ultima vera regina di Westeros bruciava, finchè non rimase altro che ceneri e ossa bruciate. Non ci sarebbe più stata una consorte regale e degna come Rhaella Targaryen, questo era chiaro. Non avrebbe potuto essere più fiero di averla servita.

 

Ora Sua Grazia non c'era più. Aveva perso la sua ultima battaglia contro un parto, anche se vi era stata anche una vittoria, nella forma della piccola principessa nata nella tempesta. Daenerys era il suo nome. Era quello che il Re Aerys aveva desiderato per anni, una figlia da far sposare al Principe Rhaegar e che generasse gli eredi al trono, e l'unica cosa che aveva ricevuto solo dopo la sua morte. Forse se fosse nata prima...Ma Willem non poteva permettersi di pensare a ciò che non era mai successo. Quel che importava era il presente: l'Usurpatore che sedeva sul trono di Aegon il Conquistatore, gli assassini Lannister, sua famiglia acquisita, e il triste ragazzo che era suo fratello.

 

Non era stato facile arrendersi.- Proteggi il mio sangue, vecchio.- gli aveva detto Re Aerys mesi prima, dopo aver ricevuto la notizia della morte del Principe Rhaegar sul Tridente.- Brucia quel traditore di mio cugino Robert e qualunque dei suoi cani dovesse venire a bussare, ma proteggi il mio sangue, fosse l'ultima cosa che fai.- Eppure la Regina Rhaella aveva saputo dell'assedio e aveva sperato di ricevere pietà per i suoi figli, insistendo che avrebbe preferito tentare la sorte con Stannis Baratheon piuttosto che dare alle fiamme Roccia del Drago e centinaia di innocenti con essa. Gentile, compassionevole Regina Rhaella, con un cuore femminile. Quasi non le aveva dato ascolto.

 

- Devo forse ricordarvi chi sono, Ser Willem?- lo aveva rimproverato qualche attimo prima che il delirio si impadronisse di lei.- Figlia di un re, moglie-sorella di un altro, e madre di uno nel nome, anche se temo che tra un pò non sarà più così. Voglio che i miei figli sopravvivano a questa tragedia, ser, e se questo significa che Robert Baratheon porterà il titolo che avrebbe dovuto essere di Rhaegar, allora così sia.-

 

Lui era stato fedele a lei, sia prima che dopo la morte di Re Aerys, e alla fine aveva fatto come lei aveva ordinato. Aveva voluto che i suoi figli fossero al sicuro, e così sarebbe stato. Nessuno avrebbe alzato le mani contro il Principe Viserys o la Principessa Daenerys finchè lui era in vita, e al momento non intendeva morire.

 

- Le promesse sono una bella cosa, ragazzo, ma dimmi, perchè dovrei credere che non farai alcun male ai miei protetti?- chiese al fratello dell'Usurpatore appena il rito funebre si concluse. Stavano percorrendo insieme la scalinata che portava dalla spiaggia al castello, affiancati da cavalieri della Tempesta che controllavano attentamente ogni suo movimento. Uno di loro era un uomo colpito dalla sifilide che sembrava sospettare di ogni movimento di Willem, inducendolo a guardarlo torvo. Se volessi uccidere il fratello del tuo falso re, lo avrei già fatto, non potè fare a meno di pensare. Invece me ne sto qui, aspettando il momento opportuno, in modo che il giovane principe e sua sorella abbiano una possibilità di vivere.

 

Stannis Baratheon era una persona di cattivo umore che Willem non aveva ancora inquadrato bene. Digrignò i denti per la domanda e si accigliò.- Mettete in dubbio il mio onore, Ser Willem?- chiese a sua volta.- Dubitate che non terrò fede alle mie parole?-

 

Dubito che ti verrà permesso, o che ne sarai in grado, pensò Willem, ma lo tenne per sè. Invece, disse con fermezza: - Voglio solo conoscere le tue intenzioni nei confronti dei miei protetti.-

 

- Sono i miei protetti ora, ser.- Il ragazzo si accigliò di nuovo. Dimostrava più di venti anni, a dire la verità, con delle borse sotto gli occhi e capelli così radi da indurre a pensare che stesse diventando pelato. Aveva resistito per quasi un anno all'assedio delle forze di Mace Tyrell, e si vedeva molto chiaramente. In un'altra vita, Willem avrebbe perfino potuto dispiacersi per il ragazzo.

 

- Sia come sia. Io rimango sempre l'uomo che ha giurato di difenderli, a costo della mia vita se necessario. Tengo fede ai patti più di qualsiasi altro uomo...- Al che Baratheon sbuffò.-...e lascia che te lo dica, il Principe Viserys sarebbe stato il mio re se Sua Grazia non avesse deciso diversamente. Voglio che siano al sicuro, lui e la Principessa Daenerys. Nel suo momento di delirio, la mia regina credeva che tu fossi il suo amato cugino, e vorrei che non te ne approfittassi.-

 

Si fermò. Non c'era altro da dire. In tutta onestà, per quanto Willem fosse restio ad ammetterlo, era alla mercè del ragazzo. Gli uomini dei Baratheon erano molto più numerosi della guarnigione di Roccia del Drago, e i cavalieri della Tempesta, soprattutto il bastardo dalla faccia sifilitica, lo tenevano sott'occhio. Ci fosse stato un pò di tempo tra la nascita della Principessa Daenerys e l'arrivo delle navi nemiche, avrebbe seguito il piano di Monford Velaryon di portare gli ultimi Targaryen a Dorne o Braavos, ma purtroppo il tempo non aveva collaborato. Perciò ora era qui, legato ai suoi giuramenti, inerme, e ostaggio di un ragazzo che non era niente di meno o di più di un ribelle.

 

Baratheon si girò e incrociò lo sguardo di Willem.- Credete che io sia un altro Tywin Lannister?- chiese bruscamente.- E' così? Mi ritenete capace di ordinare la morte di due bambini solo per dare un segno di lealtà al mio re?-

 

Tirò sù col naso disgustato.- Non sono mio fratello, ser.- disse Baratheon.- Sono fedele al mio re e fratello, sì, ma sono anche fedele alla mia parola, e a quella della legge. Il principe e la principessa non hanno commesso alcun crimine, quindi non meritano nessuna punizione. Li ho presi sotto la mia protezione, dove rimarranno fino alla maggiore età. Che lo vogliate o no.-

 

Baratheon rimaneva fermo nei suoi propositi. Willem socchiuse gli occhi e parlò duramente.- Ragazzo, se pensi che il tuo ritorno ad Approdo del Re col Principe Viserys e sua sorella verrà celebrato da tuo fratello, credo proprio che ti sbagli.-

 

- So molto bene come celebrerà Re Robert.- disse Baratheon. Poi si schiarì la voce, come se fosse qualcosa che non avrebbe dovuto dire, e guardò Willem con un'espressione indecifrabile.- Quel che è successo a Lord Stark era ingiusto, e il Re Folle ha pagato. Quel che è successo a Lady Lyanna era ingiusto, e il vostro Principe Rhaegar ha pagato. La Regina Rhaella avrà anche potuto pensare nel suo delirio che io fossi mio padre, ma io non sono tipo da rinnegare un giuramento fatto in quella circostanza. Il Principe Viserys e la Principessa Daenerys non pagheranno per i crimini della loro famiglia. Questo ve lo posso garantire.-

 

Era un ragazzo che rispettava le regole e la legge, come si rese conto più tardi Willem. Riportò l'ordine che aveva da tempo lasciato Roccia del Drago punendo i criminali come era giusto che fosse e anche castrando quegli uomini sotto il suo comando che avevano incontrato una o due belle isolane e si erano resi colpevoli di stupro. Mandò corvi a tutti i lord del Mare Stretto, informandoli della cattura di Roccia del Drago e ordinandogli di sottomettersi altrimenti avrebbero affrontato la furia dell'Usurpatore. Stannis Baratheon era il fratello del falso re e forse un pò troppo rigido per un lord, ma un pò alla volta Willem scoprì che se c'era una cosa in cui credeva, era la giustizia. Finchè gli ultimi Targaryen non avessero fatto nulla di illegale, sarebbero stati al sicuro.

 

Questo però non significava che lui fosse felice.

 

Ogni giorno che Willem trascorreva come poco più di un prigioniero sorvegliando la stanza della Principessa Daenerys, allontanava pensieri di un mondo che non era mai stato. Allontanava pensieri di un Dorne vendicativo e un Altopiano fedele che avrebbero potuto aiutarlo a mettere Re Viserys sul suo legittimo trono. Allontanava pensieri del cranio di Robert Baratheon schiacciato, e i cani Stark e Lannister che soffrivano per i loro crimini. Forse la morte di Rickard Stark era stata ingiusta, ma che dire delle minacce di quell'arrogante di suo figlio alla vita del Principe Rhaegar? Che dire di quella sciocca di sua figlia, che di certo aveva allargato le gambe per il desiderio di diventare un'amante reale? Che dire di Tywin Lannister, che si era finto amico e invece aveva quasi raso al suolo Approdo del Re? Che dire dei vassalli Lannister che avevano stuprato la Principessa Elia e i suoi figli? Che dire del viscido Sterminatore di Re, che aveva infranto il più grande giuramento che potesse mai fare e ucciso il suo re a sangue freddo?

 

Aegon il Drago aveva creato il regno di Westeros; aveva dato vita al Trono di Spade e unito il reame per anni a venire sotto l'ombra del fuoco di drago. Solo i draghi possono tenere insieme i Sette Regni, pensava Willem ogni giorno quando guardava la piccola principessa. Solo i Targaryen, e questi cervi sono pazzi a pensare diversamente.

 

Aveva solo quattordici anni quando aveva combattuto nella Battaglia di Wendwater Bridge al fianco di Re Aegon l'Improbabile e Ser Duncan l'Alto. Un semplice scudiero, eppure il re aveva ordinato al suo maestro di curare prima le sue ferite piuttosto che di uno della Guardia Reale.- Occupati prima dello scudiero.- aveva ordinato Sua Grazia dopo aver visto le ferite di Willem mentre si dirigeva al campo.- Non voglio che si faccia male per colpa di cure affrettate, maestro. Potrà anche non essere uno della Guardia Reale o un uomo adulto, ma è umano come me e te.-

 

Da allora (quasi mezzo secolo prima) Willem aveva servito fedelmente i discendenti di Aegon V, e mai una volta era venuto meno al suo dovere. Per un periodo era stato Comandante delle Cappe Dorate, poi Maestro d'Armi della Fortezza Rossa mentre suo fratello minore Jonothor indossava un mantello bianco. Suo fratello maggiore Lymund aveva servito come Maestro del Conio per qualche luna durante il regno di Re Jaehaerys. Ora i draghi erano stati ridotti a due sfortunati bambini, mentre i loro parenti traditori governavano la città che essi avevano costruito.

 

Era in qualche modo ironico che anche i Baratheon discendessero da Re Aegon l'Improbabile. Willem ricordava molto bene la Principessa Rhaelle, a cui l'Usurpatore faceva risalire la sua rivendicazione. Era una giovane ragazza quando i suoi fratelli più grandi avevano rotto i loro fidanzamenti, sposandosi per amore, ed era stata lei a pagare il prezzo degli errori del Principe Duncan. Era stata cresciuta più dalla Tempesta che Ride e sua moglie, a dire la verità, ed era stata più Baratheon che Targaryen. Suo figlio Steffon era stato amico d'infanzia di Re Aerys, quello con cui quest'ultimo avrebbe voluto rimpiazzare Lord Lannister come Primo Cavaliere, se quel viaggio fatale per mare non gli avesse tolto la vita. Se il padre dell'Usurpatore fosse vissuto, per Westeros non sarebbe mai arrivato il giorno in cui issare il vessillo del drago a tre teste era considerato tradimento invece che normale.

 

Ora i fratelli di Willem erano morti. Lymund, riposi in pace, era morto una luna prima del Torneo di Harrenhal, e Jon aveva dato la vita sul Tridente assieme ai figli più grandi di Lymund. Quel che restava della Casa Darry erano Willem stesso, il suo nipote più giovane Raymun, e le sue nipoti Mariya e Jeyne. Tutto per essere stati fedeli alla vera causa...

 

Spesso, guardando il Principe Viserys, provava angoscia. Avrei dovuto incoronarti, pensò. Avrei dovuto combattere per il trono che era tuo di diritto. Ma l'Altopiano si era sottomesso, e forse Dorne avrebbe fatto lo stesso a breve. Cosa mai avrebbe potuto fare Willem? Era un lealista e lo sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni, ma ora doveva essere fedele alle ultime parole della defunta regina e alla speranza che la Casa Targaryen sopravvivesse...magari per combattere un altro giorno.

 

Qualche settimana dopo la resa, fu convocato nelle stanze in cui Stannis Baratheon si era insediato, per discutere dell'imminente viaggio per la capitale. Nel castello circolava la notizia che sarebbero partiti alle prime luci del giorno dopo, il che significava che si sarebbe dovuto discutere il prima possibile del destino di Willem. Si era già rimandato abbastanza.

 

La scelta che gli fu data era semplice.- Inginocchiatevi a corte davanti al re mio fratello e vivrete, oppure scegliete di non farlo e morirete. Oppure scegliete la Barriera, se preferite. Scoprirete che adesso ci sono diversi lealisti che portano il nero.- disse cupo il cervo.

 

Willem non fece una piega.- Mi sarà permesso di restare al servizio del principe e della principessa?- chiese.

 

Il fratello dell'Usurpatore grugnì.- Inginocchiatevi, giurate sugli dei vecchi e nuovi che non prenderete mai le armi contro Re Robert e la sua stirpe, e potreste rimanere al servizio della Principessa Daenerys.-

 

- Non del principe?- chiese Willem, gli occhi socchiusi. Cosa hai in mente per lui?

 

Stannis Baratheon lo guardò con cautela. I suoi occhi andarono sulla scrivania che li separava, dove vi erano fasci di pergamene messi ordinatamente in una pila. Poi alzò lo sguardo verso Willem.

 

- Le guardie attorno al Principe Viserys sono state triplicate, Ser Willem, posso assicurarvelo. Non gli sarà fatto alcun male.- disse il ragazzo, senza rispondere davvero alla domanda. Forse un diverbio con suo fratello?

 

- E cosa posso aspettarmi che ci sia in serbo per loro in futuro, ragazzo? Non riesco a immaginarmi Tywin Lannister che se ne sta fermo mentre il Principe Viserys vive.- disse Willem. Davanti a lui, Baratheon si irritò palesemente. Sapeva cos'era in gioco. Il nipote di Lannister siederà su un trono che non gli appartiene, e non vorrà che qualcuno minacci quel regno. Ripensandoci, forse era quello il motivo per cui le guardie del Principe Viserys erano state aumentate: per fare in modo che nessun assassino pagato dall'oro di Castel Granito potesse avvicinarsi all'ultimo discendente maschio di Aegon il Conquistatore.

 

- Tywin Lannister non oserà sfidare il Primo Cavaliere o il re.- disse, nonostante sul suo volto ci fosse del dubbio quasi del tutto celato.- Lord Arryn intende prendere con sè il Principe Viserys o mandarlo con Lord Eddard Stark a Grande Inverno entro un anno, mentre la Principessa Daenerys rimarrà sotto la mia protezione.- Baratheon esitò.- Faremo in modo che sia nominata Lady di Roccia del Drago, e che verrà fatta sposare con l'erede di Robert quando sarà il momento.-

 

Willem contemplò la cosa.- Se la Principessa Daenerys diventerà Lady di Roccia del Drago, che ne sarà del Principe Viserys?- chiese. Baratheon si irritò per il suo tono e scosse la testa.

 

- Prenderà il nero al compimento della maggiore età. Se vorrà, forse potrà guadagnarsi una catena alla Cittadella e poi prendere il nero. Ha un antenato alla Barriera, mi dicono, che presta servizio come maestro. Se il Principe Viserys lo vorrà, potrà addestrarsi per rimpiazzarlo quando questi morirà.-

 

Vuole porre fine una volta per tutte alla dinastia Targaryen, e al tempo stesso farla vivere attraverso quella dell'Usurpatore. Willem capiva molto bene quella mossa. Seguire le orme di Orys Baratheon. Così come lui aveva ucciso Argilac Durrandon e sposato sua figlia, Robert Baratheon aveva posto fine al regno di Aerys Targaryen e intendeva far sposare la piccola principessa a un suo figlio non ancora nato.

 

Esaminò il volto di Baratheon. Non sei altro che il cane dell'Usurpatore, anche se forse un pò più onorevole di Stark e Lannister.- Perchè lasceresti il Principe Viserys, il tuo protetto, alla mercè di Lord Stark o Lord Arryn, se non sono loro quelli che hanno giurato di proteggerlo?- domandò Willem. Da quando l'Usurpatore si era ribellato, era arrivato a detestare profondamente gli uomini che sapevano qual'era il loro dovere ma non lo facevano. Ti sei ribellato contro il tuo legittimo re e hai rovesciato la più grande dinastia che il mondo abbia mai conosciuto. Hai detto all'ultima vera regina che avresti protetto i suoi figli e mi hai assicurato che non gli sarebbe stato fatto del male, ma ora dai via uno di loro senza alcun tipo di resistenza.

 

Baratheon digrignò i denti, cosa che faceva abbastanza spesso, e diede un'occhiata di disprezzo.- Faccio solo quel che mi viene ordinato, Ser Willem.- rispose.- Per quanto la cosa mi irriti, meglio Eddard Stark o Jon Arryn che Tywin Lannister. O forse preferireste quello? Il vostro principe drago cresciuto in una tana di leoni?-

 

Willem sogghignò.- Preferirei che sedesse sul Trono di Spade, ragazzo, ma sappiamo entrambi che non succederà.- disse. Baratheon lo guardò con tutta la sua furia.- Pertanto, mi inginocchierò e resterò al fianco della principessa se questo è l'unico modo in cui potrò onorare i miei giuramenti, anche se sono l'unico disposto a farlo.-

 

Il secondogenito di Lord Steffon distolse lo sguardo, continuando a digrignare i denti.- Non lo siete.- sbottò, facendo un gesto con la mano. Era un segno di congedo. Willem guardò un'ultima volta verso di lui e lasciò la stanza senza esitare, il cavaliere dalla faccia sifilitica come sempre alle sue spalle.

 

Tornò al suo posto accanto alla culla della Principessa Daenerys, trovando il giovane re (in un'altra vita) che osservava sua sorella. Viserys Targaryen non andava molto spesso a trovare sua sorella (faceva riaffiorare ricordi della morte di sua madre), ma quando lo faceva, i suoi occhi non lasciavano quasi mai la bambina avvolta da un panno rosso. Il principe sentì Willem entrare e parlò senza alzare lo sguardo.

 

- Ser Davos dice che domani partirò per la Fortezza Rossa col cugino Stannis. Verrete con noi, Ser Willem?- chiese, riferendosi all'uomo con la mano accorciata, un marinaio-cavaliere al servizio dei Baratheon. Willem aveva sentito delle storie su quell'uomo, un contrabbandiere che era stato il vero salvatore di Capo Tempesta. Non sapeva bene cosa pensare di un reale Targaryen che parlava con un ex criminale.

 

- Sì, mio principe.- rispose Willem, maledicendo il fatto che il Principe Viserys avesse iniziato a chiamare Baratheon suo cugino. Era iniziato tutto la notte in cui la Regina Rhaella si era rivolta all'uomo così come avrebbe fatto con Lord Steffon, e anche se il fratello dell'Usurpatore aveva sì e no cenato qualche volta in silenzio con lui, il principe non sembrava farci caso.- Il cugino Stannis mi ricorda Rhaegar.- aveva sussurrato a Willem un giorno. Sì, il principe d'argento era stato un uomo silenzioso e riservato, ma le somiglianze finivano lì. Non che lo avesse detto al Principe Viserys.

 

- A Dany piacerebbe vedere Approdo del Re, non pensate?- si chiese il principe a proposito della sua sorellina.- Voglio mostrarle tutto, un giorno, ma ora è troppo piccola, vero? Sapete se ci saranno altri ragazzi con cui potrò giocare? Ser Davos dice che il cugino Stannis ha un fratello della mia stessa età. Pensate che gli piacerà inseguire i gatti, come Rhaenys...-

 

All'improvviso il Principe Viserys si fermò, come se si fosse reso conto della realtà della situazione solo in quel momento. Allontanò subito la testa dalla culla di sua sorella, gli occhi che iniziavano a riempirsi di lacrime. Oh, povero, povero ragazzo mio, pensò Willem, avvicinandosi al principe e piegandosi per toccargli la spalla. Hai perso così tanto a una così giovane età.

 

- Venite, mio principe.- disse dolcemente.- Magari la vostra septa potrà portarvi al Giardino di Aegon. Vi piacerebbe, sì?-

 

Alla fine, quel pomeriggio il principe decise di restare nei suoi alloggi. Si strinse al petto la corona di sua madre e guardò il cielo fuori dalla finestra.- Pensate che Madre mi stia guardando, Ser Willem?- chiese, la voce tremolante.- E Rhaegar, Elia, Rhaenys e il piccolo Aegon? Anche Padre?-

 

Willem deglutì.- Penso di sì, mio principe. Vi stanno guardando in ogni momento. Per proteggervi...- dall'Usurpatore e i suoi uomini.-...da coloro che vorrebbero farvi del male.-

 

Così come sto facendo io, e nonostante questi dannati cervi, continuerò a farlo fino al giorno della mia morte.

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Capitolo 4
*** Doran ***


Capitolo 4: Doran

 

Jon Arryn era un uomo anziano. Questa era la sua prima caratteristica che Doran aveva notato. Il Lord della Valle e Primo Cavaliere dell'Usurpatore era alto, magro, fragile, e aveva sempre un'aria stanca. Certo, era anche fiero, ma chiunque con un minimo di cervello poteva accorgersi che camminava con le preoccupazioni di un centinaio di lord e il fardello dei Sette Regni sulle sue spalle.

 

La cosa più patetica, era che tutto questo era vero.

 

- Il mio punto è semplice, Lord Arryn.- disse il Principe.- Ditemelo voi stesso, perchè dovremmo sottometterci a un uomo che non fa nulla per Dorne in cambio? Che ci tratta come il fango che calpesta; che si rifiuta di darci un qualunque esempio della giustizia che ha promesso quando si è ribellato contro la Casa Targaryen?-

 

Al suo fianco, Oberyn si agitò.- Quel che mio fratello vorrebbe chiedere è: perchè dovremmo diventare sudditi dell'uomo che ha avuto il suo trono coi cadaveri dei nostri nipoti? Di nostra sorella?-

 

Arryn scosse la testa. Dietro di lui, il perfido ragno che Aerys aveva portato a Westeros si mosse. Con la sua voce vellutata, disse: - Ah, quello che è successo alla Principessa Elia e i suoi figli era inconcepibile, miei principi. Re Robert se ne rammarica profondamente. Tuttavia, temo che l'autore di questa atrocità sia ancora sconosciuto. Perfino i miei uccellini...non possono volare ovunque, temo.-

 

Doran avrebbe voluto gridargli in faccia, e fosse stato un altro uomo, lo avrebbe fatto. Gregor Clegane. Amory Lorch. Ecco. Era così difficile, Ragno? Tywin Lannister, Robert Baratheon. Tutti loro. Sono stati loro, personalmente o per procura. Sono loro che hanno ucciso Elia, Rhaenys ed Aegon. Sono loro quelli che voglio morti.

 

Eppure c'era qualcosa nel comportamento dignitoso dell'eunuco Lord Varys che lo inquietava. Elia aveva detto molto a Doran di questo Maestro dei Sussurri, che sembrava essere passato dai Targaryen ai Baratheon appena aveva potuto. C'era una scintilla nei suoi occhi, però, e sulle sue labbra un sorriso accennato che raccontava un'altra storia. A che gioco stai giocando, Ragno? Da che parte stai?

 

Fu suo fratello ad esprimere ad Arryn tutto quello che Doran provava. Oberyn poteva anche sembrare calmo, ma nei suoi occhi, simili a quelli di una vipera, si poteva vedere tutta la sua rabbia.- E' un pò strano, forse,- annunciò.- che tutto Dorne conosca i nomi di questi...abomini, mentre l'esimio Primo Cavaliere no, e neanche il celebre Lord Varys, con tutte quelle spie sparse ovunque. Non sapevo che il concilio dell'Usurpatore fosse così incompetente.-

 

Varys sembrò divertito.- Se lo dite voi, mio principe.-

 

Lord Arryn sembrò pensare a una risposta, ma Oberyn non aveva finito. Doran vide svanire la calma dal volto di suo fratello.- Gregor Clegane e Amory Lorch. A servizio di chi sono questi due cavalieri, Lord Arryn? Hmm? Lord Varys, forse vorrete informare il vostro superiore, nel caso non ne sia a conoscenza.-

 

- Lord Lannister.- rispose fiaccamente il Lord della Valle, e sospirò.- Vi assicuro, miei principi, che Lord Tywin non ha avuto alcun ruolo in quei deprecabili omicidi. I suoi vassalli, chiunque essi siano, hanno agito di loro iniziativa. Non ci sono abbastanza prove...-

 

- Lord Arryn, voi mi sembrate un uomo assennato. E onorevole.- intervenne Doran. Siete pazzo se pensate che mi beva tutte queste sciocchezze. Voi e il vostro infido maestro delle spie.- Ripeterò la domanda di prima. Datemi un motivo, un solo motivo per cui dovrei continuare ad essere fedele al Trono di Spade, e lo terrò in considerazione. Un solo motivo, non chiedo altro.-

 

Il Lord della Valle rimase senza parole. Varys guardò incuriosito.- Saranno fatte delle concessioni a Dorne, ovviamente.- disse invece Arryn.- Re Robert ha parlato di una riduzione delle tasse, forse perfino uno statuto.- I suoi occhi acquosi si spostarono su Oberyn.- Un re ha anche il potere di legittimizzare coloro che sono nati dal lato sbagliato del letto. Se voi principi lo vorrete, sarà fatto.

 

- Lord Renly Baratheon governa Capo Tempesta, e mi sembra che sia coetaneo della giovane Principessa Arianne. Potremmo combinare un fidanzamento, se vi aggrada, Principe Doran.-

 

Oberyn socchiuse gli occhi e si alzò in piedi.- State cercando di corromperci, Lord Arryn?- Si avvicinò all'anziano inviato finchè tra di loro non rimase molta distanza.- Eh? Eh?-

 

- Oberyn.- disse Doran in tono di avvertimento. Per quanto lui stesso volesse strangolare Arryn, non era così che si gestivano le cose. Suo fratello ruggì furioso e, con un'ultima occhiata minacciosa al Primo Cavaliere, uscì dalla stanza. Bene, pensò Doran. Fagli sapere quanto facciamo sul serio.

 

Appena la pesante porta si chiuse dietro Oberyn, Doran finse di sospirare.- Chiedo scusa per mio fratello, mio signore.-

 

Lord Arryn fece un gesto con la mano.- Non importa.- disse fiaccamente.

 

- La...natura tenace del Principe Oberyn è ben nota.- Varys scosse la testa, fingendo tristezza.- Non lo biasimiamo per essere in lutto per la lady sua sorella.-

 

Per qualche attimo, il silenzio regnò nel salotto, permettendo a Doran di osservare gli altri due. Arryn, fedele a un nemico, e Varys, fedele a non si sa chi. Quanto avrebbe voluto che questo momento non fosse mai arrivato! Si chiese cosa sarebbe successo se avesse chiuso i confini dorniani e isolato la sua terra dal resto di Westeros, piuttosto che accogliere inviati e offerte di pace. Oberyn lo aveva suggerito dopo l'arrivo della notizia della cattura degli ultimi due Targaryen (che avrebbero potuto essere usati come strumenti per ricevere giustizia) da parte delle forze Baratheon. Alcuni dei suoi più importanti vassalli l'avevano considerata l'opzione più logica fin dal giorno della caduta di Approdo del Re, incluso Yronwood. Aveva considerato anche altre opzioni, però. Non devo pensare solo alla vendetta, per quanto la desideri. Dorne, il suo popolo, i miei lord e la mia Casa. Oberyn, Mellario, Arianne e Quentyn. Per il loro bene, non devo farmi accecare dall'odio. In verità, finora questo si stava dimostrando difficile...per usare un eufemismo.

 

- Abbiamo sentito della caduta di Roccia del Drago.- disse alla fine Doran, rompendo il silenzio. Era molto curioso su quell'argomento.- Che due dei figli della Regina Rhaella sono ancora vivi.

 

Non disse "i figli di Re Aerys", al che ci fu un lampo di sorpresa negli occhi di Jon Arryn.- Sì, il Principe Viserys e la Principessa Daenerys.- disse il Primo Cavaliere, in un tono ancora più piatto di prima. Doran sospettava che fosse un argomento molto dibattuto perfino nelle cerchie più fidate dell'Usurpatore. Si dice che suo fratello gli abbia disobbedito. Questo non è un buon inizio per una nuova dinastia.

 

- Sono sotto la protezione di Lord Stannis.- disse Arryn.- Il giovane principe verrà mandato a nord da Lord Eddard Stark, appena avrà compiuto otto anni.-

 

Lord Varys emise un suono incomprensibile.- Grande Inverno gli piacerà molto.- disse. Doran quasi socchiuse gli occhi per il sospetto. La Barriera, allora. E' lì che andrà il ragazzo quando sarà maggiorenne? Aveva molto senso, in verità: l'ultimo erede maschio dei Targaryen, cresciuto in un ambiente duro e implacabile in preparazione per il futuro duro e implacabile che lo aspettava. Altrimenti, se fosse scappato, in futuro Doran avrebbe potuto incoronarlo re, e forse Arianne avrebbe potuto essere la sua consorte, diventando così la regina che Elia non aveva potuto essere. Ma era meglio non soffermarsi su tutto ciò.

 

- Capisco.- riconobbe Doran. In vita sua non aveva mai incontrato l'Usurpatore, e nemmeno il suo fratello minore; ma se negare a Robert i corpi dei piccoli Targaryen era un esempio della personalità di Stannis Baratheon, poteva supporre che sarebbe stato un capo migliore per la ribellione rispetto a quello scelto da Arryn e Stark. Fosse stato lui ad attaccare Approdo del Re, Elia sarebbe sopravvissuta, pensò Doran. Ma gli dei erano crudeli, e invece era stato Tywin Lannister a guidare il Sacco.

 

Ci ripensò anche più tardi quel giorno, osservando la Città Ombra oltre le Mura Serpeggianti di Lancia del Sole. Quasi rabbrividì per la tensione che sembrava pervadere anche l'aria umida che gli soffiava attorno. Le costruzioni ad ovest del suo castello brulicavano di vita come sempre, i bordelli e le taverne piene di gente fino all'orlo. Gli esercizi dei mercanti erano tutti diversi l'uno dall'altro: alcuni erano in attività, altri erano silenziosi come la cripta in cui il corpo di Elia era stato sepolto accanto ai resti straziati dei suoi figli.- Un gesto da parte di Re Robert, come vi era dovuto.- aveva detto con calma Varys. Doran avrebbe voluto strangolarlo. Che ne sai di gesti, eunuco? Che ne sai di quel che è dovuto a Dorne?

 

Mellario venne da lui quella sera. Oppure era Aero Hotah che chiedeva se quella notte il principe desiderasse la compagnia della lady. Doran non ricordava bene. Nè ricordava cosa aveva risposto; solo che era rimasto per ore da solo accanto alla finestra, guardando in un abisso di vecchi ricordi. La lady sua madre che partoriva una dolce, delicata bambina dopo quel che era successo a Mors e Olyvar. La piccola Elia che si godeva i Giardini d'Acqua con un Oberyn poco più giovane di lei. Lei che diventava adulta, una bellezza dolce con una mente svelta e sagace. Il matrimonio con Rhaegar, quando il titolo di "Principessa" di sua sorella aveva assunto un nuovo significato. La nascita di Rhaenys, dall'aspetto dorniano, e Aegon, dall'aspetto valyriano; l'orgoglio silenzioso sul volto di Elia ogni volta che guardava le meraviglie che aveva creato nel suo grembo. Sua figlia una principessa, come lei stessa era sempre stata, e suo figlio un principe che un giorno avrebbe avuto il potere di un re.

 

Ci fu un torpore nella sua mente che attutì la musica suonata giù nel cortile. Che avrebbe avuto il potere di un re, riflettè Doran, rendendosi conto del suo errore. Non più.

 

Ma i dorniani non erano fatti per rimpiangere e rimuginare sugli errori fatti nel passato. Erano fatti per durare. Per prevalere.

 

Fu così che suo fratello lo trovò: calmo, incupito, immerso nei pensieri. Le guardie avevano l'ordine di non far passare nessuno senza un permesso esplicito, ma Oberyn era sempre stato un'eccezione. Era una testa calda, senza vergogna e vendicativo, eppure Doran sapeva che non era stupido, con una catena della Cittadella forgiata a metà, ed era anche astuto, con una conoscenza di veleni e intrighi molto più vasta di quella di Doran. Suo fratello sarebbe sempre stato il benvenuto nel salotto del Principe. L'ospite che aveva portato con sè, invece...

 

- E' tardi.- commentò freddamente Doran.- Possiamo aspettare il mattino per...parlare, Lord Varys.-

 

Il suddetto eunuco ridacchiò, ma non rispose. Fu Oberyn, invece, a parlare per lui.- Fratello, devi ascoltarlo! Da anni non arrivavano a Dorne notizie migliori. Siamo stati dei folli, a continuare a sperare per Viserys mentre...beh, è meglio che tu senta la storia personalmente. Avremo la nostra vendetta ora.-

 

Il bagliore negli occhi da vipera di Oberyn era evidente nel salotto. Varys era l'immagine del divertimento, tranquillo ma con un leggero sorriso sulle labbra. Cos'è che vuoi, Ragno? Cosa hai detto per far eccitare così Oberyn? A che gioco stai giocando?

 

Doran sospirò. E va bene, sentiamo che ha da dire.- Procedete, allora, Lord Varys. Ditemi.-

 

- Ah.- rispose Varys.- Certamente, buon principe.-

 

E così ebbe inizio, una tela di parole vellutate pronunciate attentamente, spesso interrotte dalle battute di Oberyn e dalle frasi del maestro delle spie. Doran doveva ammettere che Varys gli stava presentando un racconto davvero ben strutturato. Sembra quasi una canzone, avrebbe commentato Elia. E in effetti era un pò così. Il principe nascosto, ritenuto morto dai suoi sudditi, che si scopriva essere vivo e vegeto pronto a riprendersi il regno dalle mani di coloro che lo avevano usurpato. Troppo bello per essere vero, anche. Doran era riluttante a credere all'eunuco.

 

- Spero mi perdonerete se non mi fido di voi, Lord Varys.- disse, quando il racconto si concluse. Oberyn cercò di interrompere.

 

- Doran...-

 

- Fratello, pensaci bene. L'Elia che conosco...che conoscevo...- esitò.- Elia Martell non avrebbe mai condannato a morte sua figlia per mettere al sicuro suo figlio. Non è quel tipo di donna.-

 

- Non era intenzione della Principessa Elia, mio principe.- disse Varys in tono rassicurante.- Il Principe Aegon...o è Sua Grazia, adesso? L'adorata principessa aveva solo...ah, dato la precedenza alla sicurezza di suo figlio, all'epoca. Avrei dovuto aiutare la Principessa Rhaenys e la lady sua madre a scappare da Approdo del Re nel caso le forze dei Lannister si fossero rivelate nemiche invece che amiche, ma purtroppo...-

 

Il ragno scosse mestamente la testa.- Non è andata così.- finì Doran per lui, la freddezza nella sua voce ancora intatta.

 

- Non è andata così.- concordò Varys.

 

La stanza rimase in silenzio per qualche attimo, gli unici rumori quelli dei passi di Oberyn. Doran volse lo sguardo verso l'eunuco. E' possibile che questo ragno stia dicendo la verità? Che il bambino che ho seppellito accanto a mia sorella sia solo il figlio di un conciatore comprato nella Piega del Piscio per una fiasca di Oro dell'Arbor? Che il vero Aegon Targaryen, Sesto del Suo Nome, Legittimo Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, sia ancora vivo?

 

Una parte disperata di Doran desiderò che fosse vero. Il suo lato più pragmatico gli consigliò di non farsi illusioni.

 

Guardò il falso inviato. Non ci si può fidare di un uomo che commercia segreti per vivere.

 

- Se è come dite,- Doran espresse i suoi pensieri.- cosa avete pianificato? Cosa credete che si debba fare per mettere Aegon sul suo legittimo trono? Qual'è il ruolo della Casa Martell...o il vostro, in tutto ciò?

 

- Sono felice che l'abbiate chiesto, Principe Doran.- rispose Varys, esibendo un sorriso.- Davvero molto felice.-

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Capitolo 5
*** Jonelle ***


Capitolo 5: Jonelle

 

L'argento del mantello da nubile di Jonelle ondeggiava nel vento mentre lei camminava verso l'albero cuore, mano nella mano con il lord suo padre. Poteva sentire un centinaio di occhi su di sè: signori del nord e lady del sud, cavalieri rinomati e scudieri novelli. I suoi parenti e i suoi futuri parenti. I loro sguardi la attraversavano, esaminando e giudicando, mentre trattenevano il respiro per guardarla fare un errore. Non ho mai voluto questo! avrebbe voluto urlare a tutti loro. Volevo solo diventare Lady di Cerwyn molti inverni in futuro; avere un marito di rango inferiore al mio che avrebbe preso il mio cognome lasciandomi governare. Non ho mai voluto sposare il vostro lord del sud.

 

Eppure Cley aveva rovinato tutto. Jonelle non ce l'aveva davvero con il suo fratellino per essere nato, ma in quel momento tutto sembrava ricondurre a lui: lei non era più l'erede di suo padre, doveva sposarsi al di fuori del nord ed era stata la lady sua zia, non sua madre, ad aiutarla a vestirsi per il suo matrimonio.

 

Madre, pensò disperatamente, lo so che pregavi i Sette, ma adesso, vorrei tanto che tu fossi qui a guardarmi attraverso gli occhi dell'albero cuore mentre pronuncio i voti. Mostrami che hai continuato a vivere anche dopo essere morta di parto. Dammi un segno, qualunque cosa, che mi faccia capire che sei ancora qui.

 

Purtroppo, l'albero rimase in silenzio.

 

- Chi è?- giunse invece. Era l'uomo che in futuro avrebbe considerato come il lord suo marito.- Chi è che giunge al cospetto degli dei?-

 

La sollevava il fatto che Stannis Baratheon non avesse insistito su una cerimonia secondo il rito dei Sette. Sebbene Jonelle fosse stata cresciuta conoscendo entrambe le fedi, quella vecchia e quella nuova, preferiva di gran lunga le brevi cerimonie in un parco degli dei rispetto a quelle complicate in un tempio. Suo cugino Wylis si era sposato davanti a un septon, si ricordò, ed era stata una cosa lunga e frivola. Per rispetto verso la fede della lady sua madre era rimasta in silenzio. Se Lord Stannis avesse scelto un matrimonio come quello di Wylis, sarebbe rimasta zitta lo stesso...ma di certo non le sarebbe piaciuto per niente.

 

Così sarà breve e semplice, pensò Jonelle. Nessuno farà un centinaio di giuramenti diversi che gli uomini, perlomeno, difficilmente rispettano.

 

Suo padre si mosse. Rispose al tono rigido e severo di Lord Stannis con la propria pacatezza.- Jonelle della Casa Cerwyn viene qui per sposarsi.- disse.- Una donna adulta e sbocciata, di nascita nobile e legittima, viene qui per chiedere la benedizione degli dei. Chi la chiede in sposa?-

 

- Io.- annunciò il fratello del nuovo re.- Stannis della Casa Baratheon, Lord Protettore di Roccia del Drago, Erede del Trono di Spade di Westeros. Io la chiedo. Chi la dà in sposa?-

 

Jonelle pensò di doversi sentire fortunata.- Su col morale, cugina.- l'aveva incoraggiata Lady Leona, la moglie di Wylis, mentre si stava vestendo per la cerimonia.- In fondo, non stai mica per sposare un lord qualunque.-

 

Se Robert Baratheon morisse senza figli legittimi, io diventerei regina, questo lo sapeva. Tuttavia, le sue opinioni sull'argomento non erano tanto positive. Jonelle sapeva com'era il mondo al di là dell'Incollatura; si diceva che dessero grande valore alla bellezza e allo sfarzo e a quel che veniva con essi. Lei non aveva niente della prima e mal sopportava il secondo. In qualche modo, sembrava che Approdo del Re non la attirasse molto.

 

Ciò nonostante, quel matrimonio soddisfaceva molto il lord suo padre. E solo per questo, lei aveva acconsentito.

 

- Medger della Casa Cerwyn, suo padre.- disse lui distintamente. Jonelle avrebbe potuto giurare di non averlo mai visto così fiero prima d'ora, neanche quando sua madre aveva scoperto di essere incinta di Cley. Si girò e le chiese: - Lady Jonelle, prendi tu quest'uomo?-

 

Lo farò? Lord Stannis era alto, imponente e soprattutto tetro, con delle borse sotto gli occhi blu che parlavano di un uomo tormentato da un centinaio di fantasmi. La sua fronte era raggrinzita, come se stesse facendo del suo meglio per non aggrottarla, e stava palesemente stringendo i denti. Non era per niente come il sogno di una principessa che si diceva fosse suo fratello maggiore. Invece, era il soldato a cui nessuno pensava finchè la storia non era quasi finita. Aveva ventuno anni e Jonelle diciassette, e nonostante tutto questo, lei si ritrovò a sperare di trovare affinità con lui un giorno.

 

- Prendo quest'uomo.- disse.

 

La presa di Lord Stannis nella sua mano era fredda. Distante, forse. Jonelle non gliene faceva una colpa. Il lord suo padre l'aveva informata della sua vicenda: era stato messo da parte in favore di un ragazzo di otto anni perchè, a quanto pare, il suo regale fratello ce l'aveva con lui per aver protetto gli ultimi Targaryen. Se i suddetti Targaryen avessero avuto un ruolo nella follia della loro famiglia, lei lo avrebbe certamente criticato, ma trattandosi di bambini innocenti, era un gesto del tutto onorevole. I meridionali, tuttavia, sembravano avere poca considerazione dell'onore.

 

Sarebbe stata un'altra delle sue responsabilità come moglie del Lord Protettore, si ricordò. La piccola Daenerys Targaryen, aveva sentito, era nominalmente Lady di Roccia del Drago, e sotto la protezione di Stannis Baratheon. Il fratello della ragazza era tra gli ospiti, e presto sarebbe andato a Grande Inverno, ma di lei si sarebbe occupata Jonelle, oltre ovviamente ad occuparsi di generare gli eredi del lord suo marito.

 

Il lord mio marito, realizzò Jonelle con un sussulto inginocchiandosi per terra al suo fianco, rigida come le foglie dell'albero diga di cui cercavano la benedizione. Sono sposata adesso, ma mi sento come mi sentivo qualche ora fa. Dovrei sentirmi una donna nuova? Oppure succederà dopo?

 

La coppia si alzò dopo un breve attimo di silenzio, la mano di Jonelle ancora stretta in quella di Lord Stannis. Quest'ultimo le rivolse un brave sguardo, intimorendola. Si sentiva...inadeguata davanti al suo sguardo acuto, il suo tocco snervante e il suo atteggiamento rigido. Per un attimo si chiese chi avrebbe sposato se suo zio non gli avesse proposto la sua mano. A quanto aveva capito, era stata scelta innanzitutto perchè era adulta, sbocciata, apparteneva a una casata fedele e di rango sufficientemente elevato. La sua bellezza, non molta a dire il vero, non era stata considerata. Qualunque altra donna fosse stata scelta di certo non sarebbe stata altrettanto scialba, eppure lei continuava a sperare che il suo aspetto non intaccasse il loro matrimonio. Desiderava una cosa difficile, ma la desiderava lo stesso.

 

Mentre nobili che conosceva appena si avvicinavano per farle i loro migliori auguri, tutto quello che Jonelle avrebbe voluto era tornare a Castel Cerwyn, circondata da persone che conosceva da una vita. Quando suo padre aveva cercato di organizzare lì la cerimonia, si era reso conto che non c'era abbastanza spazio per tutti i lord e le lady che avrebbero dovuto essere invitati, essendo quello anche il matrimonio del fratello del re. Il fratello di sua madre, che aveva già aiutato a combinare il matrimonio, era stato più che disposto ad offrire come location Porto Bianco, ed essendo questa un posto più accessibile, all'improvviso la lista degli invitati era esplosa. E sembrava che quante più persone decidevano di andare, tante più volevano farlo. Non poteva incolpare nessuno della sua famiglia per questo. Tuttavia, la irritava il fatto di dover sopportare quello sfoggio di prodigalità, invece del piccolo e intimo banchetto nuziale che aveva sempre immaginato. 

 

Fu solo più tardi, quando le serve apparvero con le prime portate, che Jonelle si rese conto che il lord suo marito la pensava esattamente come lei.

 

Lord Stannis digrignò i denti, osservando con disprezzo le celebrazioni.- Non capisco perchè avete deciso di trasformare il mio matrimonio in un tale spettacolo, Lord Manderly.-

 

- Devo forse ricordarvi, Lord Baratheon, che è anche il matrimonio della nostra cara cugina?- rispose burbero Wendel, il figlio più giovane di suo zio Wyman. Era più vicino a Jonelle come età, e da ragazzo era stato il suo campione preferito.

 

- Pace, Wendel.- intervenne Lord Wyman, per poi dire a Lord Stannis: - Mio signore, dovete perdonarmi se non conosco i vostri gusti, ma noi Manderly amiamo i banchetti più di ogni altra cosa. E poi, mia nipote ha pur sempre sposato il fratello del re.-

 

Lord Stannis sbuffò, nonostante l'aria vagamente offesa. Jonelle lo vide girarsi dall'altra parte, dove il più giovane dei fratelli Baratheon era impegnato in un gioco movimentato con un altro ragazzo della sua età.

 

- Attenti al drago nero! Attenti al drago nero! Corvo di Sangue deve morire!- gridò il giovane Lord Renly.

 

Il non più principe Viserys Targaryen scosse la testa.- No, no, stai sbagliando tutto! Acre Acciaio era con i draghi neri, non Corvo di Sangue! Diglielo, cugino Stannis!-

 

Il giovane Lord di Capo Tempesta, però, si sentì insultato.- No, tu ti sbagli! Ho ragione, vero? Vero, Stannis?-

 

Il marito di Jonelle aggrottò di nuovo la fronte.- Ha ragione Viserys.- disse secco, e distolse subito lo sguardo. Anche Renly aggrottò la fronte, e diede un pugno al braccio di Stannis con tutta la forza di un bambino di otto anni. Quando Lord Stannis non reagì, suo fratello ridiresse la sua rabbia verso il suo compagno di giochi divenuto rivale, e diede un pugno anche a lui. Non gradendo la cosa, Viserys Targaryen restituì il colpo.

 

- Sono il Giovane Drago!- gridò Renly.

 

Viserys ruggì.- Sono Baelor Lancia Spezzata!-

 

Qualche minuto dopo, gli scambi di pugni erano cessati, e i due erano tornati al loro gioco di prima. Lord Stannis continuava a non curarsi di loro, spingendo Jonelle a guardarlo di sbieco. Il suo stesso fratello, e lo trascura. Così distaccato, così freddo...

 

- Hai qualcosa da ridire, mia signora.-

 

Spaventata, Jonelle si girò e si accorse che suo marito la stava osservando, i suoi profondi occhi blu fissi su di lei. Esitò.- Non è così, mio signore, io...-

 

Lord Stannis dignignò i denti.- Apprezzo il fatto che tu abbia le tue opinioni, mia signora, ma non che tu menta al riguardo. Parla, se vuoi. Scoprirai che non amo l'ipocrisia.-

 

In quel momento, si sentì più piccola di quanto si fosse mai sentita prima.- Mi stavo solo chiedendo perchè sembri così contrariato dal gioco dei giovani lord, mio signore.-

 

Jonelle aveva fatto del suo meglio per sembrare forte, ma si accorse di aver fallito. Lord Stannis fece una smorfia.

 

- La farsa non gli farà mai bene.- disse.- Fingere di essere un'altra persona più grande di quello che si è, ignorare la realtà...non gli farà bene, e un giorno lo impareranno a loro spese. E' meglio che quel giorno arrivi presto piuttosto che tardi, mia signora. Oggi, piuttosto che domani.-

 

Quelle parole fecero rabbrividire Jonelle. Il modo in cui Lord Stannis aveva parlato...è qualcosa che è successo anche a te? E' per questo...che sei così?

 

L'arrivo di un uomo con occhi e capelli scuri, vestito nel grigio della sua casa, le evitò di dover rispondere. Eddard Stark, che Jonelle aveva conosciuto da bambina prima che lui partisse per la Valle, aveva quasi la stessa età del lord suo marito, una faccia lunga, una barba corta e un'aria solenne. Sebbene fosse noto per essere un grande amico del nuovo re (che in un'altra vita avrebbe potuto essere suo cognato), non sembrava esserci molta familiarità tra lui e Lord Stannis.

 

- Mio signore, mia signora.- li salutò, baciando la mano di Jonelle e facendo un breve inchino a suo marito. Dopo essersi congratulato per la loro unione e aver espresso dispiacere per non aver potuto portare la lady sua moglie, disse: - Devo ammettere che mi sorprende il fatto che Sua Grazia non sia potuto venire.-

 

Anche lei doveva ammettere che era stata una sorpresa. Suo zio Wyman aveva sperato che Re Robert arrivasse assieme al fratello, senza dubbio per favorire le ambizioni di Porto Bianco presso la nuova corte, ma da Approdo del Re era giunta soltanto una lettera di scuse scritta dal Primo Cavaliere, Jon Arryn.

 

Ma la spiegazione di Lord Stannis fu molto più diretta delle deboli scuse di Lord Arryn.- E' chiaro che il nostro onorevole re considera una caccia nel Bosco Reale più importante del matrimonio di suo fratello, Lord Stark. La vostra sorpresa è irrilevante.-

 

Proprio non ce la fai ad essere cortese, mio signore? Eddard Stark si mosse, chiaramente a disagio per la piega che aveva preso la conversazione.- Di certo il re non aveva intenzione di...di insultarvi, Lord Stannis.-

 

Il marito di Jonelle sbuffò.- Oh, certo.- disse con sarcasmo.- Comunque, intendo parlare con voi domattina, Lord Stark. Se il giovane Viserys dovrà andare a vivere a Grande Inverno, bisognerà presentarlo al suo padre adottivo, come è giusto che sia.-

 

- Naturalmente.- rispose Lord Eddard, in tono più leggero, e si congedò. Jonelle lo vide imbattersi subito dopo in uno dei lontani cugini Grafton della lady sua madre e un uomo basso e magro con un filo di barba sul mento. Si accorse dell'irritazione di Lord Stark nel riconoscere i due uomini, ma prima che potesse scoprirne il motivo, da uno degli altri tavoli giunse improvvisamente un grido.

 

- Bastardo ingrato!- strillò una donna. Da lontano, Jonelle notò che portava le due torri blu della Casa Frey. Rendendosi conto di aver urlato un pò troppo forte, la donna abbassò la voce senza però smettere di affrontare l'uomo che le sedeva accanto, che portava il suo stesso sigillo e aveva un aspetto da donnola. La serva che questi stava palpeggiando fino a poco prima si allontanò di corsa dalla coppia.

 

Jonelle rabbrividì. Incidenti simili erano il vero motivo per cui non amava i grandi banchetti. Nobili e grosse quantità di vino non portavano a buoni risultati.

 

- Edwyn Frey.- mormorò la moglie di suo zio, Lady Areane Manderly. Era l'esatto opposto di suo marito: magra ed elegante mentre lui era corpulento e gioviale.- E la lady sua moglie. Una Florent dell'Altopiano, credo.-

 

Lord Wyman ridacchiò.- Un Frey e una Florent.- disse.- Una buona combinazione, direi.-

 

Che i Manderly detestassero quelli dell'Altopiano non era certo un segreto. Wendel e Wylis, i cugini di Jonelle, erano divertiti quanto il loro genitore. Fu il commento di suo marito a sorprenderla.

 

- Una Tyrell sarebbe andata meglio.- disse con indifferenza.- O magari una Redwyne. I Florent sono dei folli, ma non sono peggiori degli altri.-

 

Silenzio. Jonelle pensò che nessuno si aspettasse che Lord Stannis partecipasse a una conversazione del genere. Poi si ricordò che per un anno aveva difeso un castello dall'assedio dei Tyrell e dei Redwyne. Doveva provare ancora del risentimento, essendo passato appena un anno e mezzo da quando l'Altopiano si era sottomesso.

 

Suo zio si riprese per primo, esplodendo in una risata.- Se solo ci fossero ancora in giro dei Gardner.- disse.- Nessuna punizione sarebbe peggiore dell'essere sposati con un Gardner, sicuro!-

 

Dopodichè il banchetto andò avanti, con solo un minimo di partecipazione da parte di Jonelle e Lord Stannis. Gli invitati arrivavano regolarmente per portare doni o anche solo per dare i loro auguri, e di questi solo alcuni erano degni di nota, gli altri subito dimenticati mentre la sera diventava notte.

 

Due rami della Casa Frey si presentarono a lei e suo marito: Edwyn Frey e la lady sua moglie, l'altera Lady Selyse, vennero per primi, seguiti dal mezzo Lannister Ser Cleos con la propria, Jeyne Darry. Lo zio di Lady Jeyne, Lord Raymun dei Darry, passò più tempo a cercare di far conversazione con Viserys Targaryen che a fare auguri per il matrimonio, cosa che non sfuggì all'attenzione di Lord Stannis. Come Jonelle stava notando un pò alla volta, non gli sfuggiva quasi nulla.

 

- Lord Raymun, se fossi un malfidente, direi quasi che siete venuto fino a Porto Bianco solo per vedere il giovane Viserys.- lo accusò, dopo qualche minuto passato a digrignare i denti e osservare l'ultimo drago interagire con Lord Darry.- E tutto questo nonostante il fatto che il fedele Ser Willem vi scriva regolarmente che sia lui che Lady Daenerys stanno bene.- Il lord lo fissò con astio, e subito dopo se ne andò. Jonelle sperò di non diventare mai il bersaglio delle frecciate del lord suo marito.

 

Per un pò ebbe l'impressione che lui fosse stato davvero cortese solo con gli Estermont presenti al matrimonio. Ser Lomas, zio materno di suo marito, e Lord Eldon, suo nonno, erano entrambi gentili e amichevoli, e le ricordarono suo padre. Dopo aver incontrato Lord Morrigen, però, Jonelle capì una cosa: suo marito non era mai volutamente scortese. Trattava tutti come era consono: aveva trattato Raymun Darry come un ribelle fin troppo zelante, i suoi parenti come suoi parenti, Lord Stark come un grande lord e amico di suo fratello, e niente di più. Allo stesso modo aveva parlato con Lester Morrigen come a un uomo leale e rispettabile; con il bel Ser Ryam Massey e il suo giovane figlio, Justin, come con un ribelle che aveva accettato sinceramente la sconfitta.

 

Jonelle iniziò a vedere persone che conosceva solo quando arrivarono i signori del nord. Suo padre li aveva intrattenuti, un ospite più orgoglioso di tanti, e di certo uno bravo. Perfino Lord Karstark, per quanto fosse antipatico, evitò di rovinare la festa mettendosi a imprecare contro Lord Stannis come aveva fatto la notte del suo arrivo a Porto Bianco.- Quell'uomo ha l'animo di un traditore, Medger.- aveva detto con fermezza a suo padre. Lady Areane, sua zia, aveva subito allontanato Jonelle dal tavolo per impedirle di sentire altro, ma lei aveva scoperto tutto lo stesso, interrogando il nobile Ser Kyle Condon nella stanza della sua cuginetta Wynafryd. Le aveva perfino detto dell'odiosa Barbrey Dustin, la Lady Vedova di Barrowton, e quando questa si avvicinò al tavolo accompagnata da suo padre, Jonelle era preparata.

 

- Io e la lady siamo amiche da molto, mio signore dei Baratheon.- disse Barbrey con finta gentilezza.- Mi ha sorpreso parecchio il fatto che abbia sposato un lord del sud, ma adesso che vi vedo, capisco che il nord non le mancherà.-

 

Io almeno avrò un marito, che è più di quanto tu abbia adesso, avrebbe voluto dire Jonelle, spronata dai ricordi di una giovane, speranzosa ragazza con i colori della Casa Cerwyn che pensava di essere innamorata del bell'erede del suo signore. All'epoca Barbrey portava il cavallo dei Ryswell come sigillo, ma non era meno maleducata.- Sei troppo brutta per lui.- l'aveva derisa, così piena di sè fino all'annuncio del fidanzamento di Brandon con Lady Catelyn. A dieci anni, Jonelle aveva vissuto una vita protetta in quanto unica erede di Lord Medger, e nessuno l'aveva mai chiamata brutta. Fino a quel momento.

 

Ti detesto, Barbrey, pensò Jonelle. E me lo sono tenuto dentro per tanto tempo. Ma non ti permetterò di rovinare il mio matrimonio insultando il lord mio marito.

 

- Mia signora, vedo che indossate i colori della Casa Dustin.- disse Jonelle con freddezza prima che Lord Stannis potesse parlare.- E' un peccato che non siano grigio e bianco, vero?-

 

Jonelle non era mai stata oggetto di un'occhiata così carica di odio, ma non poteva importargliene di meno. Hai distrutto gli stupidi sogni che avevo un tempo, e per questo ti sono grata, Barbrey. Ma ti meritavi questo, per la ragazza che ero un tempo, e per tutto il dolore che le hai causato.

 

La sorella maggiore di Lady Barbrey, Bethany Ryswell Bolton, era una donna molto più discreta; alcuni avrebbero perfino detto remissiva. Però, riflettè Jonelle, essere sposata con Roose Bolton avrebbe reso remissiva perfino una come Lyanna Stark. Il Lord e la Lady di Forte Terrore erano accompagnati dal loro figlioletto, il dolce Domeric, che, come Jonelle scoprì con sollievo, aveva preso più da sua madre che dal padre. Lord Bolton, secondo lei, era una persona di cui il nord poteva tranquillamente fare a meno. Perfino l'allegro e chiassoso Jon Umber, detto il Grande Jon, le stava molto più simpatico.

 

Quando Lady Areane annunciò che i bambini dovevano essere portati nelle loro stanze, Lord Renly e Viserys Targaryen avevano ormai trovato altri compagni di gioco: il figlio del Grande Jon, il Piccolo Jon, e Donnel Locke, di poco più grande di loro. Quando Lady Umber portò via il Piccolo Jon e la sorella di Donnel se ne andò con lui, Viserys accettò con garbo la fine della sua notte, mentre Renly protestò, sperando che Lord Stannis intercedesse per lui.

 

- No, Renly.- ruggì invece suo fratello, interrompendo la conversazione con un uomo dal viso ordinario che si era presentato come Ser Davos. Lord Stannis digrignò rumorosamente i denti.- E' già passata l'ora in cui dovresti andare a letto. Ser Rolland ti accompagnerà nei tuoi alloggi. Non sta bene che il Lord delle Terre della Tempesta si metta a fare i capricci.-

 

Renly gli lanciò un'occhiataccia, mentre un cavaliere sfregiato lo trascinava fuori dalla sala. Jonelle, assieme a buona parte dei nobili presenti, osservò suo marito ricambiare l'occhiata del ragazzo. E' questo che mi aspetta? si chiese. La sua opinione di Stannis Baratheon cambiava di minuto in minuto: un attimo prima le sembrava simile a Roose Bolton, e un attimo dopo pensava "Oh, non è poi così male, in fondo".

 

Jonelle cercò con lo sguardo sua madre tra la folla. Madre, ti prego, ritorna. Ho bisogno che tu mi dica cosa fare. Ho bisogno che tu sia qui per me se mi sveglierò in preda al dolore, piena di odio per l'uomo che ho sposato.

 

Trovò invece suo padre, impegnato in una fitta conversazione con Lady Lynessa Flint. Ho fatto tutto questo per te, Padre. Volevo solo che mi vedessi come una degna figlia, se non una degna erede.

 

E per la seconda volta dall'inizio del banchetto, il lord suo marito la spaventò. Con poco più di un filo di voce, l'espressione infastidita, disse: - Non devi aver timore, mia signora.-

 

Quando poi il Grande Jon invocò la messa a letto e suo cugino Wendel arrivò per portarla in camera senza permettere ad altri di toccarla, sentì un'altra voce nella sua testa. Sei pronta? chiese, più simile alla Jonelle Cerwyn che aveva lasciato la sua casa che alla Jonelle Cerwyn che aveva sposato un uomo che non aveva mai incontrato prima.

 

Lo sono? Stavolta il suo sguardo si posò su Lord Stannis, che una ragazza Grafton aveva iniziato a spogliare, e fu allora che capì. Qualunque cosa accadesse, doveva fare il suo dovere. Sono pronta, pensò. Pronta e affilata.

 

 

NOTA DEL TRADUTTORE: La frase alla fine è un riferimento al motto della Casa Cerwyn, "Pronti e affilati".

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Capitolo 6
*** Robert ***


Capitolo 6: Robert

 

Ormai erano passati cinque anni, eppure la ricordava ancora come se l'avesse vista appena ieri. Un pallido miracolo, a dire la verità, che lo tormentava con i suoi occhi grigi e lo attirava dentro di sè. La sua immagine, però, era debole: svaniva sempre di più ogni volta che la vedeva, come se Lyanna si stesse allontanando da lui, riluttante, contrariata...

 

No, lei mi amava, pensò Robert. Se non fosse stato per quel figlio di puttana di Rhaegar, saremmo stati felici insieme. Contenti. Non sarei mai stato costretto a indossare questa maledetta corona e a guardarmi in continuazione alle spalle in cerca di un assassino nell'ombra.

 

Ma pensare alla sua antica amata, la sua sposa in un'altra vita, faceva sempre emergere la rabbia e l'irritazione di Robert, e c'era solo un modo per metterle a tacere. C'era solo un modo per riavere una parvenza di normalità.

 

- Vino!- muggì. La stanza attorno a lui era nebbiosa, sentiva con chiarezza solo il corno che stringeva in mano, ma sapeva che i suoi scudieri erano lì da qualche parte. E forse anche gli uomini della sua Guardia Reale. Presto il suo corno si sarebbe riempito di altro vino. Era tutto ciò che desiderava.

 

Robert grugnì. Forse non tutto ciò che desidero, riflettè. Desidero riavere in mano un martello da guerra, anche così poco dopo una ribellione. Desidero strangolare a morte Viserys Targaryen. Desidero che la sua stupida sorella muoia da sola su Roccia del Drago. Desidero che il mio fratello di sangue torni a essere quello di un tempo, e che il fratello che mi sono scelto sia al mio fianco. Desidero essere di nuovo sul Tridente e uccidere Rhaegar un migliaio di volte. Desidero avere di nuovo Lyanna tra le mie braccia.

 

Vide una macchia bianca e riconobbe vagamente l'ultimo membro della Guardia Reale.- Tu! Ser Balon, giusto? Dì a Lord Errol far venire le puttane adesso.-

 

A essere proprio onesti, le puttane lo aiutavano a dimenticare. Per qualche ora, tornava ad essere il giovane Lord Robert Baratheon, palpando i loro sederi e ammirando i loro seni. Le scopava con forza, e i loro gemiti e sospiri lo appagavano come nient'altro riusciva a fare, ad eccezione del brivido della battaglia. Ma dopo un pò, vedeva Lyanna svanire nel nulla, e si risvegliava nella realtà della sua vita.

 

Era un misero, solitario ciclo.

 

Spesso capitava che quella bisbetica di sua moglie entrasse nella sua stanza e si mettesse a urlargli ordini, fregandosene di chi fosse il Signore dei Sette Regni e chi la consorte. Era l'unica donna che non riusciva a sopportare: Cersei Lannister era egoista, odiosa, fin troppo orgogliosa, e soprattutto, era tutto ciò che Lyanna non era. L'aveva scopata un sacco di volte nei loro anni di matrimonio: gli aveva dato un erede maschio e anche una figlia femmina, eppure gli riusciva estremamente difficile pensare a lei come a una Baratheon. Era una leonessa a tutti gli effetti; qualcuno che Robert non riusciva a credere di aver sposato. Che cazzo, perfino i nostri figli sembrano leoni!

 

Joffrey era...a dire la verità, Robert non conosceva molto bene il suo erede. Una parte di lui non voleva neanche. Myrcella, da poco nata, gli era altrettanto sconosciuta. Cersei li teneva sempre con sè e lontani da lui, trattandolo come un appestato anche se era lei che avvelenava i bambini, a ben vedere, non lui. Che disastro era il suo matrimonio: una strega come moglie, e degli estranei come figli.

 

Un servo gli riempì il corno con un corposo rosso dorniano. Prendendo una lunga sorsata, Robert pensò all'improvviso al suo fratello di sangue. Probabilmente Stannis ha un matrimonio migliore del mio, si rese conto, la bocca amara all'idea. Se quell'ingrato di suo fratello era un uomo austero e sgradevole, la donna del nord che aveva sposato non era certo allegra. Le poche volte che li aveva visti insieme, non erano sembrati per niente in disaccordo. Avevano anche due figli, se Robert ricordava bene: un ragazzino con un nome simile a Eddard, con suo grande sgomento, e una bambina di nome Shireen.

 

Ovviamente, avevano con loro anche la ragazza drago. A Robert non piaceva per niente il suo nome, ed evitava anche solo di pensarci. E' sempre la Lady di Roccia del Drago, qualunque cosa pensi di lei, sussurrò una voce nella sua testa, ma lui la zittì tracannando altro vino. Accidenti a te, Stannis!

 

Ci aveva pensato a lungo, tuttavia nel profondo del suo cuore non lo voleva davvero morto. Quell'uomo aveva una stecca nel culo e Robert non l'avrebbe mai perdonato per non essersi sbarazzato della genia del drago, ma sapeva anche che, senza Stannis, probabilmente Westeros sarebbe stato ridotto a un cumulo di rovine. Per quanto odiasse ammetterlo...era stato suo fratello a rendere possibile la vittoria sui Greyjoy.

 

Robert sbattè le palpebre. Gli sembrava di aver assaltato Pyke solo alcuni giorni prima, eppure a volte era come un sogno lontano. Varys l'eunuco li aveva avvertiti della ribellione prima che iniziasse, ma in alcune zone erano stati colti di sorpresa: le navi di Tywin Lannister erano comunque bruciate, e parecchi castelli lungo la costa erano stati saccheggiati. Paxter Redwyne, il suo Maestro delle Navi, aveva radunato praticamente tutte le flotte dei Sette Regni e aveva guidato di persona questa grande coalizione, ma non era sopravvissuto alla flotta del capitano di ferro Victarion Greyjoy, e solo alcune delle sue navi erano riuscite a scappare.

 

Lo ricordava chiaro come il giorno: la notizia della sconfitta all'Isola Bella, la mancanza di comunicazioni con chiunque fosse sopravvissuto alla battaglia...l'anarchia aveva regnato per un periodo. Nemmeno il carattere calmo di Ned era riuscito a placarlo. Quel giorno aveva scopato una bella biondina, e molte altre nei giorni a seguire, ma non aveva provato alcun sollievo fino all'arrivo di Ser Allyn Snow di Porto Bianco con un gruppetto di sopravvissuti.

 

- Stavolta vinceremo.- aveva dichiarato con sicurezza il bastardo dei Manderly.- Lord Stannis è vivo. Ha radunato le flotte di Porto Bianco e delle Terre della Corona dopo che gli uomini di ferro hanno affondato la nave di Lord Redwyne. C'è ancora una speranza.-

 

Allora Robert si era chiesto notte e giorno se Stannis l'avrebbe deluso di nuovo. Suo suocero e Mace Tyrell pensavano di sì. Tuttavia, la battaglia del Banefort era stata un successo, e i loro eserciti erano sbarcati sulle Isole di Ferro senza altri fastidi, essendo Victarion Greyjoy ormai morto a bordo della sua nave lunga. Dopodichè, era stato tutto una discesa: Grande Wyk conquistata da Ser Barristan, Vecchia Wyk da Ned, e Pyke da Robert stesso. Balon Greyjoy giustiziato nel suo castello, e il suo figlio storpio Lord delle Isole di Ferro.

 

Da dietro la porta giunse un risolino che distolse Robert dai suoi pensieri. Le donne devono essere arrivate...Le labbra gli si piegarono in un sorriso al pensiero delle puttane mandate dal suo Maestro del Conio, finchè non ci fu un altro suono più forte e la porta si aprì di colpo, facendo calare il silenzio nella stanza. Ubriaco e stupito, aggrottò la fronte e si girò verso la porta.

 

Un uomo magro e ingrigito camminava verso di lui, con un aspetto sorprendentemente forte per un uomo della sua età. In volto aveva però un'espressione serena, e Robert tenne per sè il suo lamento. Le puttane avrebbero dovuto aspettare qualche altro minuto ora che Jon era qui. Di qualunque cosa si trattasse la si sarebbe sbrigata in fretta; era questa la parte migliore dell'avere il proprio padre adottivo come Primo Cavaliere. Jon sapeva che Robert non aveva pazienza per il governo, e si assicurava che lui fosse coinvolto il meno possibile in qualunque cosa ci fosse da fare.

 

- Robert.- lo salutò Jon, inchinandosi. Robert gli fece un cenno e bevve un altro sorso di vino.

 

- Cosa c'è?- chiese impaziente.- Immagino che sia importante, se hai mandato via le ragazze.-

 

Jon non mostrò il suo disagio, ma Robert se ne accorse lo stesso.- Io...sì, Vostra Grazia, è importante.-

 

L'uso di "Vostra Grazia" non gli sfuggì.

 

- Dimmi.- rispose, mettendo via il corno. Spero solo che non si tratti di quel pezzo di merda a Grande Inverno...

 

Saltò fuori che non si trattava del Targaryen mandato presso Ned. Era però altra feccia ribelle.

 

- Theon Greyjoy.- annunciò Jon.

 

Robert si accigliò.- Il nuovo Lord delle Isole di Ferro?- Aveva disarmato e storpiato personalmente il ragazzino in combattimento su Pyke, per poi nominarlo nuovo Lord.- Cos'è successo?-

 

Sospirando, il Lord di Nido dell'Aquila scosse la testa.- Theon è il ragazzo che abbiamo preso come protetto. Suo fratello Maron è il Lord, adesso. No, volevo sapere se avevi pensato a dove mandare Theon.-

 

Robert ricordava meglio adesso. Maron era stato costretto a giurargli fedeltà assieme a quel folle del suo ultimo zio, e Theon era il ragazzo che aveva portato ad Approdo del Re come ostaggio, per la disperazione di sua madre in lacrime. Aveva avuto una mezza idea di mandarlo a Grande Inverno con Ned, ma il pensiero che potesse mettersi a cospirare col fratello di quel figlio di puttana di Rhaegar lo aveva dissuaso. Tywin Lannister aveva espresso il desiderio di prendere con sè Greyjoy, così come Mace Tyrell e una mezza dozzina di altri lord di Westeros. Sinceramente non riusciva a capire perchè, soprattutto visto che Theon sarebbe sicuramente sceso molto in basso nella linea di successione appena Maron avesse ingravidato la sua nuova moglie.

 

- No.- rispose.- Non ci ho pensato.-

 

Jon annuì.- La Regina vorrebbe che fosse mandato a Castel Granito. Credo che sia opportuno farlo, visto che Lord Tywin non sarà contento di sapere che Theon è stato mandato ad Alto Giardino o Delta delle Acque.-

 

Robert non aveva intenzione di dare a Cersei quello che voleva.- No.- ordinò al suo Primo Cavaliere.- Non mandarlo nella tana dei leoni. Solo gli dei sanno cosa succederebbe al ragazzo, lì. Portalo a Nido dell'Aquila, piuttosto.-

 

Robert riprese il suo corno, pensando che la conversazione fosse finita, ma Jon aveva altro da dire.

 

- Sarà fatto.- disse, ma non si fermò lì.- Vostra Grazia...c'è un'altra faccenda. Il giovane Lord Horas Redwyne arriverà presto qui per giurarvi fedeltà, e con lui verrà anche il figlio più giovane di Lord Tyrell. Lord Tyrell vorrebbe che diventasse vostro scudiero.-

 

- Ho già due scudieri.- grugnì Robert. Erano entrambi figli di nobili che lo avevano servito bene nella Ribellione dei Greyjoy. Un Morrigen e un Fossoway. Doveva ancora memorizzare i loro nomi, però.

 

- Forse potrebbero essere assegnati a qualcun altro.- suggerì Jon, ma Robert decise diversamente.

 

- No, rimarranno con me finchè non li nominerò cavalieri.- disse Robert. Gli sembrava disonorevole mandare gli scudieri da un altro lord dopo aver promesso ai loro padri che avrebbero servito soltanto lui. Di sicuro Ned avrebbe disapprovato. Al che gli venne un'idea.- Dai il ragazzo a Renly. Tanto prima o poi sposerà la ragazza Tyrell; male non gli farà.-

 

- Renly non è...-

 

- Lo so, non è ancora un cavaliere.- affermò Robert.- Ma lo sarà presto. E poi, è già un lord del suo castello, e di sicuro al giovane Tyrell non dispiacerà essere un paggio a Capo Tempesta.-

 

- Molto bene.- disse suo padre adottivo. Poi, con più esitazione, chiese: - E per quanto riguarda il posto di Maestro delle Navi?-

 

Stavolta, Robert non aveva bisogno di conoscere altri dettagli.- Assolutamente no.- dichiarò, pienamente consapevole di cosa Jon volesse chiedergli.

 

- Robert, pensaci bene.- disse il Primo Cavaliere.- Tuo fratello...-

 

- No, Jon.- Robert scosse la testa. No. Non posso. Non lo farò.

 

- E' abile, e ha dato prova di sè stesso. Ha impedito che il tuo regno si spaccasse in due. Perchè non dimentichi il passato? Perdonare...-

 

Oh, perchè non capisci, Jon? Non è così facile. Una sola buona azione non cancella i suoi errori passati. Posso essergli grato per aver vinto al Banefort in mio nome, ma non posso dimenticare il fatto che in passato mi ha disobbedito in quel modo. Non è possibile.

 

- No.- disse ad alta voce Robert, sbattendo il corno sul tavolo davanti a sè.- E' questa è la mia ultima parola. Prendi mio zio Ser Lomas, piuttosto. Non Stannis. E non chiedermelo più, Jon, altrimenti non so cosa potrei dire.-

 

Rhaegar l'ha rapita, e Aerys ha ucciso i suoi parenti. Rhaella se ne stava lì senza intervenire. Insieme hanno quasi distrutto i Sette Regni, finchè Ned, Jon e io non li abbiamo fermati. Lyanna non è più tra noi, morta per chissà quali atrocità fattele da quel figlio di puttana, e Stannis vuole che suo fratello e sua sorella vivano! Ha patito la fame per un anno a causa dei peccati di quella famiglia. Come può volere che la genia del drago continui a respirare? Come può guardare in faccia la ragazza ogni giorno senza volerla strangolare?

 

Una piccola parte di Robert aveva desiderato, una volta, che Stannis si rimangiasse la promessa fatta a quella puttana di Rhaella e strangolasse la bambina e suo fratello Viserys. Ma Stannis era stato testardo e resiliente come sempre. Non si merita neanche il Protettorato di Roccia del Drago, pensò Robert. Bastardo ingrato. Tra qualche anno rimarrà senza casa, appena la troia sarà sbocciata e potrà governare da sola. Non avrà un posto dove andare. Potrà solo correre da me.

 

Ricordava ancora quando, da ragazzo, sua madre gli diceva di non giudicare ogni azione di suo fratello e di rimanere sempre al suo fianco.- Non deriderlo così.- lo rimproverava.- E' tuo fratello. Devi aiutarlo, non insultarlo.- Mi dispiace, Madre, ma non ci riesco. Siamo troppo diversi.

 

Fu solo qualche minuto dopo che Jon se ne fu andato che la nuova Guardia Reale di guardia alla porta lasciò entrare il gruppo di puttane poco vestite. Davanti ai loro corpi morbidi, Robert sentì svanire tutti i suoi pensieri spiacevoli, e appena lo ebbero raggiunto e toccato in tutti i punti giusti, sentì svanire anche il resto di sè stesso, finchè in sottofondo non rimasero che gemiti e sospiri.

 

Mi sbagliavo, disse tra sè e sè mentre ammiccava alla ragazza dai capelli scuri che giocherellava col suo membro. Non mi serve nient'altro...solo questo.

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Capitolo 7
*** Luwin ***


Capitolo 7: Luwin

 

Il ragazzo sedeva davanti alla finestra, lo sguardo perso nella notte all'esterno. La sua sagoma era immobile alla luce della lampada che aveva posto sul tavolo, i capelli d'argento che brillavano quasi come fuoco. Luwin era stato silenzioso come un agnello, eppure, il ragazzo si accorse del suo arrivo senza battere ciglio.

 

- Pensavo che qui sarei stato da solo.-

 

Ma non è più un ragazzo, vero? Infatti, Viserys Targaryen non era più il timido, gentile bambino di sette anni che Lord Eddard aveva portato da Porto Bianco tanti anni prima. Era un uomo adesso; pieno di domande e fardelli, certo, ma un uomo adulto, in procinto di lasciare il suo rifugio per la prima volta.

 

- Volevi esserlo?- chiese gentilmente Luwin, parlando in modo che non sembrasse una domanda retorica. Gli anni in cui aveva insegnato al giovane Viserys gli avevano fatto capire che il ragazzo (no, uomo) preferiva avere sempre una scelta. Odiava quando qualcuno, chiunque fosse, supponeva una risposta prima che lui l'avesse data.

 

Stavolta Viserys girò di scatto la testa e fissò gli occhi nei suoi. Le narici gli si gonfiarono. Non era una bella espressione.

 

- Certo che lo volevo, Maestro. C'è un motivo se sono venuto qui.-

 

Luwin non distolse lo sguardo. Ormai lo saprà che riesco a capire quando mente, pensò tra sè e sè. La luce della lampada tremolò.

 

- Chiedo scusa, mio signore.- si inchinò al non proprio lord. Gli occhi di Viserys si mossero verso la porta, ma il Maestro non si mosse.- Non avrei dovuto supporre.-

 

- No.- disse il ragazzo.- Non avreste dovuto.-

 

Al che tornò al suo posto davanti alla finestra. Luwin aspettò pazientemente. Le riflessioni sarebbero arrivate, come facevano sempre.

 

Ci vollero pochi minuti perchè il fastidio di Viserys svanisse, e com'era prevedibile, presto i suoi occhi cedettero. Li chiuse e trasse un respiro profondo. Butta fuori la rabbia, ragazzo. Luwin glielo aveva detto sei anni fa, quando aveva strappato un libro sulle politiche settentrionali del Conciliatore. Butta fuori la rabbia. Lasciarla crescere ti farà soltanto del male.

 

- E se io volessi lasciarla crescere?- La domanda aveva sconvolto il Maestro. All'epoca il ragazzo aveva dieci anni, e faceva domande su tutto ciò che lo circondava. Lady Catelyn si era stancata dell'angoscia del ragazzo, mentre Lord Eddard non aveva saputo cosa fare. Perciò era toccato a Luwin aiutarlo.

 

- Non vuoi davvero che cresca, ragazzo mio.- aveva risposto Luwin.- Vuoi solo sapere che effetto farebbe. Questo va bene, ma spesso accade che i nostri desideri si trasformino in incubi orrendi.-

 

Al che gli aveva letto una storia dell'epoca dei Re della Tempesta, in cui il folle re Errec Durrandon aveva desiderato un muro che circondasse la sua capitale, ma poi proprio quel muro era stato la sua rovina in una guerra successiva.

 

Ora, all'età di sedici anni, il ragazzo si alzò in piedi e rimase a lungo con lo sguardo fisso nel vuoto a pensare ad eventi al di là del suo controllo. Nessuna storia su un Re della Tempesta poteva distrarlo. Era sconcertante quanto concentrato diventava a volte il ragazzo. A Luwin ricordava un pò un gruppo di accoliti che avevano studiato con lui alla Cittadella. L'ultima volta che ne aveva sentito parlare, la maggior parte di loro era morta prematuramente o era in punto di morte.

 

I Sette non vogliano che diventi come loro, ragazzo.

 

In quanto uomo della Cittadella, il suo compito era consigliare, insegnare, guarire. Ma con Viserys aveva in qualche modo fatto di più. Il ragazzo era stato nervoso al suo arrivo a Grande Inverno, passato da un lord all'altro, entrambi uomini silenziosi e severi. Certo, Lord Eddard era stato buono e gentile, ma in fondo, Viserys era il suo protetto, non un figlio adottivo e di certo non del suo sangue. Forse la parentela del ragazzo col Principe Rhaegar era stata uno dei motivi per cui Ned Stark non sapeva bene come comportarsi con lui. Lady Catelyn era stata altrettanto fredda, quasi come con Jon, il figlio bastardo del lord suo marito. In un certo senso, Viserys aveva solo la libreria, la torre del Maestro e Luwin stesso.

 

Com'è strano il mondo, pensò. In un'altra vita, questo ragazzo avrebbe potuto essere un vero reale con la Fortezza Rossa come casa. In questa vita, invece...

 

- Daenerys mi ha scritto.-

 

La voce del ragazzo, stavolta molto più calma, interruppe i pensieri di Luwin.

 

- Sicuramente desiderava augurarti buona fortuna, visto che stai per iniziare una nuova fase della tua vita.- L'ultima, forse. Presto Viserys sarebbe diventato un confratello dei Guardiani della Notte, per difendere l'ultima vera frontiera di Westeros, e sarebbe finita lì. Così come nell'ordine di Luwin, il giovane Viserys non avrebbe mai pronunciato voti matrimoniali, nè avuto figli, nè posseduto terre. Forse sarebbe diventato un Lord Comandante, ma questo era il massimo a cui poteva aspirare.

 

I suoi occhi viola brillarono, il ragazzo emise un piccolo sbuffo. Alzò la mano destra e la aprì, e fu solo allora che Luwin vide il pezzo di pergamena accartocciato lì nascosto. Era una lettera, che Viserys spiegò attentamente per poi leggerne un pezzo.

 

- "Fratello, spero tanto che tu compia grandi imprese nel tuo futuro con i Guardiani della Notte". Non sto scherzando, Maestro, questo è ciò che mi ha scritto la mia sorellina di nove anni.- Viserys appallottolò di nuovo la lettera e scosse la testa.- Sicuramente il caro cugino Stannis le sedeva accanto mentre scriveva. Riconosco il suo modo di parlare.-

 

Luwin sospirò.- Lord Baratheon è il padre adottivo di Lady Daenerys. Forse lei ha chiesto il suo aiuto, o della lady sua moglie.-

 

- Padre adottivo, sì.- annuì il Targaryen.- Ma se ricordo bene, sono uomini istruiti con catene come la vostra che aiutano a scrivere lettere. Il cugino Stannis non è un Maestro, a meno che non sia andato alla Cittadella senza farlo sapere al resto di Westeros.

 

- No, non aveva motivo di immischiarsi nella lettera di Daenerys.- Un vago sorriso gli apparve in volto.- Ora che ci penso, forse avrebbe dovuto fare un favore ai Sette Regni e diventare un Maestro. Sarebbero cambiate molte cose.-

 

Cambiate, sì. Ma in meglio, o in peggio?

 

- Lord Baratheon ti ha salvato la vita.-

 

- Così dicono.- Il ragazzo battè leggermente i piedi.- La domanda è, perchè? Perchè lo ha fatto? Cosa lo ha spinto a ignorare i suoi ordini e avere pietà?-

 

- L'onore.- rispose senza sforzo Luwin, così come aveva fatto le altre volte in cui Visreys si era interrogato sull'argomento.- Lord Baratheon non voleva sporcarsi le mani con sangue di innocenti. Era la cosa giusta da fare, dovere o no.-

 

Tuttavia, a differenza delle altre volte in cui avevano avuto questa discussione, stavolta Viserys sembrava pronto a controbattere. Si girò verso Luwin, con un’espressione di pura incredulità, e smise di colpo di battere i piedi.

 

- Lo credete davvero?- chiese, avvicinandosi.- Credete davvero che un uomo farebbe qualcosa di così altruistico?-

 

- Lord Stark lo farebbe.-

 

- Lord Stark è...diverso.-

 

Luwin non rispose. Dopo tutto, Viserys era in quell'età in cui si ritenevano corrette tutte le proprie ipotesi, e ogni tentativo di dissentire veniva subito stroncato. L'alternativa migliore era lasciar crescere il ragazzo in modo che imparasse da solo a distinguere giusto e sbagliato. Alla fine, si sarebbe reso conto che calunniare l'uomo che aveva protetto lui e sua sorella da una morte certa era del tutto inutile.

 

- Ormai non ha più importanza, suppongo.- decise Viserys, gli occhi ancora indugianti su Luwin.- Non lo rivedrò mai più, e nemmeno mia sorella.-

 

Nella sua voce c'era una nota triste. Esitando, Luwin disse: - Non necessariamente. I Guardiani potrebbero anche farti diventare un corvo errante, per girare tra tutti i castelli dei Sette Regni. Tra cui anche Roccia del Drago.-

 

Viserys rispose con una risata amara, e riprese a battere i piedi.- E rischiare l'ira di Sua Grazia? No, non credo proprio, Maestro. Partirò per il Castello Nero e morirò lì. E' così che doveva andare.-

 

Nella penombra, non era facile vedere se il ragazzo era amareggiato o turbato. Un pò di entrambi, sospettava Luwin.

 

- Incolpi Re Robert?-

 

Viserys aggrottò la fronte, confuso.- Re Robert? No, ha solo fatto quello che doveva fare.- Un'espressione lontana negli occhi, aggiunse: - Non lui.-

 

- Lord Stannis Baratheon ha fatto ciò che riteneva giusto.-

 

- Certo, Maestro. Certo.- annuì il ragazzo.- Avrebbe potuto farlo meglio, però. Nominarmi Lord di Roccia del Drago al posto di Dany, ad esempio. Sono io il maggiore tra i due, oltre che maschio. Era mio diritto.-

 

Si allontanò di nuovo da Luwin, tornando dov'era all'inizio, davanti alla finestra.- Eppure non è lui che incolpo per tutto questo, non del tutto.-

 

Non ci volle molto perchè il Maestro Capisse. Perchè non ci ho pensato prima?

 

- Tuo fratello.- Un suggerimento, non un'ipotesi.

 

Vagamente, Viserys annuì.- Lui. Mio padre. Mia madre, anche, in qualche modo, per non avermi fatto capire che uomo era prima che fosse troppo tardi. Se solo avessi potuto fare qualcosa...qualunque cosa...-

 

- Credo che nulla avrebbe potuto cambiarli.-

 

- Pensate che non lo sappia?-

 

Oh, ragazzo mio, se è così, perchè ci pensi così tanto?

 

Rimasero in silenzio per un pò; un uomo un tempo semplice novizio nell'Altopiano, e un altro, un ragazzo nato principe. Un uomo che adesso era un Maestro con catena, e un altro che presto sarebbe diventato un Guardiano della Notte. E forse...

 

- Hai avuto modo di pensare a ciò che ho suggerito?- chiese Luwin.

 

- Non ancora. Ci sono...delle persone che vorrei incontrare, una volta alla Barriera. Forse allora potrei...-

 

Persone da incontrare. Ah. Luwin avrebbe dovuto aspettarselo. Aemon Targaryen, fratello di Re Aegon l'Improbabile, era ancora un Maestro al Castello Nero, e Ser Jon Connington, caro amico del defunto fratello di Viserys, era Maestro d'Armi. Spesso, scherzando, si diceva che la Barriera fosse solo un'istituzione per cavalieri del drago e esuli dal sangue di drago, con tutti i cavalieri delle Terre della Corona mandati lì, e ora anche Viserys, un Targaryen, che avrebbe raggiunto il suo antenato.

 

- Naturalmente.-

 

Alla fine avrebbe scelto la Cittadella. Anni passati a guardar crescere Viserys avevano permesso a Luwin di comprendere la personalità del ragazzo, e sapeva che col passare del tempo, il Castello Nero gli sarebbe parso un luogo sempre più monotono. Allora il suggerimento di Luwin avrebbe davvero preso le ali, e Viserys, che aveva passato la maggior parte del suo tempo a Grande Inverno nella libreria, sarebbe andato nell'Altopiano per guadagnarsi i suoi anelli. Luwin gli dava al massimo quattro anni. Cinque, forse, se i Guardiani lo avessero scelto come Ranger al fianco di Benjen, il fratello di Lord Stark.

 

E anche se ai Maestri non era consentito affezionarsi a nessuno, Luwin era molto orgoglioso del ragazzo. Un ragazzo che aveva visto crescere così in solitudine, e che aveva guidato nelle insicurezze e incertezze dell'infanzia. Un ragazzo che ora aveva un qualche tipo di casa nel castello dove un tempo nessuno sapeva come trattarlo. Uomini e donne gentili lo avevano definito protetto, ma perlopiù era stato un ostaggio e una minaccia. Presto, però, pensò Luwin, sebbene ormai i Guardiani della Notte fossero sempre di meno e ridotti a una collezione del peggio delle celle, Viserys avrebbe iniziato una nuova vita.

 

Non si aspettava nessuna gratitudine per la sua presenza. Dopo tutto, il suo dovere era servire e guidare. Lo faceva perchè gli piaceva. Perciò, la sua sorpresa fu evidente quando Viserys gli si avvicinò poco dopo, e gli diede un'occhiata significativa.

 

- Io...vi ringrazio, Maestro.-

 

Luwin fece un inchino. Non sapeva se il ragazzo sapesse o no per cosa lo stava ringraziando, ma sapeva che significava molto lo stesso. Non era uno che si complimentava facilmente.

 

La mattina dopo, la maggior parte degli abitanti del castello si radunò per dire addio al giovane Viserys, inclusi il Lord e la Lady. Fu una cosa triste, ad essere sinceri: niente che sarebbe stato richiesto per la partenza di un secondogenito, ma di certo inatteso per l'erede di una dinastia esiliata.

 

Viserys scompigliò i capelli al giovane Robb, l'erede degli Stark, e il bastardo Jon Snow, che stranamente Lady Catelyn non aveva nascosto. Fece lo stesso per la piccola Arya di quattro anni, che si agitava nella presa di sua madre, e Brandon, di un anno più giovane di lei, che lo fissava accigliato accanto a suo padre.

 

- Tornerai, vero?- chiese il ragazzo. Bran, come tutti lo chiamavano, era sempre stato incuriosito da Viserys, che sebbene non fosse un fratello di sangue, veniva trattato proprio come uno dei suoi fratelli maggiori.

 

- Certo che tornerà, Bran.- rispose Robb Stark. Al che si volse verso Viserys.- Lo farai, vero? Tornare per farci visita, intendo?-

 

Viserys sembrava combattuto. Scambiò una breve occhiata con Lord Eddard, che gli fece un piccolo cenno col capo.- Tenterò.- disse alla fine.

 

Qualunque altra cosa avrebbe potuto dire fu interrotta da un lieve singhiozzo dal fianco di Lady Stark. Luwin vide che era Sansa, la piccola lady, di soli sei anni. Aveva la fronte corrucciata e delle lacrime le rigavano il viso. I suoi bei capelli rossi, ereditati dalla madre, erano sparsi sul davanti del vestito mentre piangeva.

 

- Ma hai appena compiuto sedici anni! Devi proprio andartene?- gridò, mentre Lady Catelyn la stringeva a sè per confortarla. La ragazza era un'altra Stark affascinata da Viserys; infatti, qualche volta aveva insistito perchè fosse lui a leggerle la storia di un principe o una principessa, visto che lui era un principe vero, nonostante i suoi genitori e la septa cercassero di dirle che non lo era più.

 

Viserys sembrò un pò a disagio, ma sospirò, avvicinandosi a Sansa.- Temo di sì, piccola Sansa.- Con lo sguardo chiese permesso a Lady Catelyn, e poi, con una mano quasi tremante, accarezzò la guancia della ragazza.- Ma come ho detto a Bran, un giorno tornerò. Non ti piacerebbe?-

 

Luwin si chiese se Sansa ricordasse al ragazzo sua sorella, la giovane Lady di Roccia del Drago. Forse era per questo che era così gentile con i piccoli Stark, soprattutto le ragazze.

 

Subito dopo, Viserys disse a Robb e Jon Snow che, appena fosse tornato, gli avrebbe insegnato qualche trucchetto imparato dal Maestro d'Armi della Barriera, il che calmò entrambi. Certo, ha un posto qui. Se mai gli verrà voglia di rompere la monotonia e non andare a sud per una catena, potrebbe venire a far visita con Benjen. Dopo tutto, il fratello di Lord Stark aveva visitato Grande Inverno una volta nei suoi quattro anni alla Barriera. Di sicuro sarebbe ritornato.

 

Lord Stark prese da parte il suo protetto per una conversazione riservata. Luwin sapeva che Eddard avrebbe parlato degli ultimi nove anni menzionando Re Robert e il Principe Rhaegar, forse anche Ser Jon Connington al Castello Nero. In pratica, era il vero discorso d'addio. Viserys e Lord Stark erano entrambi uomini riservati, il che era diventato un vantaggio per il ragazzo appena era maturato un pò.

 

Presto però finirono, e Viserys montò lentamente un palafreno accanto alla guardia Tom il Grasso, che lo avrebbe scortato alla Barriera. Ed eccoci qui. E' davvero finita una fase. Grande Inverno sarebbe stata diversa senza il giovane Targaryen. Luwin sapeva che tutti i presenti stavano pensando lo stesso mentre Viserys cavalcava fuori dai cancelli. In pochi attimi, rimase solo un puntino, che diventava più piccolo di secondo in secondo.

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Capitolo 8
*** Will ***


Capitolo 8: Will

 

- Dovremmo andarcene.- disse Gared mentre i boschi iniziavano a diventare bui attorno a loro.- I bruti sono morti.-

 

Viserys Targaryen non sembrò prestargli molta attenzione.- Forse...- si interruppe, guardandosi attorno, come in cerca di un motivo per andar via.

 

Tuttavia, Gared sapeva che non diceva sul serio.- Quel che è morto è morto.- disse.- Non abbiamo niente a che fare coi morti.-

 

Targaryen sbuffò.- Pensi che siano morti, eh? Dimostramelo, allora.- lo sfidò.

 

- Will li ha visti.- rispose Gared.- Se lui dice che sono morti, per me basta e avanza.-

 

Will sapeva che prima o poi sarebbe stato menzionato. Ma avrebbe preferito che succedesse più poi che prima.- Mia madre diceva che i morti non cantano.- disse.

 

Targaryen scosse la testa. Era chiaro che non dava credito alle parole della madre di Will.- Anche i morti possono insegnarci delle cose, credo.- commentò. Al che socchiuse gli occhi verso Will, e disse: - Dimmi di nuovo tutto ciò che hai visto. Non tralasciare nulla.-

 

Prima di diventare un Guardiano della Notte Will era stato un cacciatore. Beh, un bracconiere, in verità. Alcuni uomini dei Mallister lo avevano colto in flagrante nei boschi dei Mallister, intento a scuoiare uno dei cervi dei Mallister, e aveva dovuto scegliere se prendere il nero o perdere una mano. Nessuno poteva muoversi nei boschi silenziosamente come Will, e i confratelli in nero non ci avevano messo molto per scoprire il suo talento.

 

- Il campo è due miglia più avanti, oltre quel crinale, accanto a un torrente.- disse Will.- Mi sono avvicinato il più possibile. Sono otto, uomini e donne. Non ho visto bambini. Hanno costruito un riparo accanto alla roccia. La neve l'ha coperto quasi del tutto, ma sono riuscito a vederlo lo stesso. Niente fuochi accesi, ma il falò si vedeva bene. Nessuno si muoveva. Ho guardato a lungo. Nessun vivo rimane così immobile.-

 

- E...c'era sangue?-

 

- Beh, no.- ammise Will.

 

- Armi? Spade, asce, archi?-

 

- Qualche spada, e degli archi. Un uomo aveva un'ascia. Grossa, a due lame, un crudele pezzo di ferro. Era a terra accanto a lui, proprio vicino alla mano.-

 

- Hai visto in che posizione erano i loro corpi?-

 

Will si strinse nelle spalle.- Un paio sedevano contro la roccia. La maggior parte era a terra. Caduti, mi sa.-

 

Era stato sicuro che fossero morti. Soprattutto la donna sull'albero ferro, seminascosta tra le fronde. Will era stato attento a non farsi vedere, e quando si era avvicinato, aveva scoperto che non si muoveva. Suo malgrado, rabbrividì al ricordo della scena.

 

Gli occhi di Targaryen si posarono su di lui.- Il vento, m'lord.- spiegò Will.- Mi ha fatto venire freddo.-

 

Il ragazzo dai capelli d'argento fece un piccolo cenno. Era il loro comandante, ed era anche bravo, ma Will non era mai riuscito a non pensare che fosse qualcuno da temere. Lo sguardo di Targaryen era diffidente e deciso, molto simile a quello di Ser Jon Connington del Castello Nero. Avrebbe anche potuto pensare che si allenassero insieme per avere uno sguardo così penetrante, se non fosse stato evidente che tra i due ci fosse una sorta di risentimento.

 

- Non ha senso.- disse Targaryen a Gared.- Dici che sono morti, ma non c'è niente che avrebbe potuto ucciderli.-

 

- E' stato il freddo.- disse Gared con una certezza ferrea.- Ho visto uomini congelare lo scorso inverno, e quello prima, quando ero un ragazzino. Tutti parlano di nevi profonde quaranta piedi, e di come ululi il vento ghiacciato del nord, ma il vero nemico è il freddo. Ti si avvicina più silenzioso di Will, e all'inizio tremi e batti denti e piedi e sogni vino speziato e un bel fuoco caldo. Brucia, sì. Niente brucia come il freddo. Ma solo per un pò. Poi ti entra dentro e inizia a riempirti, e dopo un pò non hai la forza di combatterlo. E' più facile sedersi e mettersi a dormire. Dicono che fino alla fine non senti alcun dolore. All'inizio diventi debole e assonnato, e tutto inizia a svanire, e poi è come affogare in un mare di latte caldo. Tranquillo, quasi.-

 

- Sì, sì.- Targaryen stava diventando impaziente.- Dici che è stato il freddo, eh?-

 

Gared annuì, per nulla scosso dall'atteggiamento del giovane. Era un uomo anziano, di più di cinquant'anni, e per lui, i lord del sud come questo Targaryen avevano il loro momento di gloria nell'estate e iniziavano ad appassire all'arrivo dell'inverno.

 

- Se Gared dice che è stato il freddo...- iniziò Will.

 

- Devi aver fatto dei turni di guardia questa settimana, Will.- suppose Targaryen.- Dimmi, cos'hai pensato del freddo? Com'era la Barriera quando l'hai vista?-

 

All'improvviso Will capì dove voleva arrivare.- La Barriera...stava piangendo, m'lord.- Corrugò la fronte.- Non potevano congelare. Non se la Barriera stava piangendo. Non faceva abbastanza freddo.-

 

Targaryen annuì.- Precisamente.- disse, voltandosi verso Gared, che stringeva il mantello e sembrava vagamente offeso.- Cosa dici adesso?-

 

Gared distolse lo sguardo.- Che...che dev'essere stato qualcos'altro a ucciderli, allora.-

 

- Bene.- annuì Targaryen.- E se il Lord Comandante chiede cos'era, tu cosa gli dirai, vecchio?-

 

Non ci fu risposta. Targaryen sembrò soddisfatto.- E' come ho detto. Potrebbero essere ancora vivi, i bruti.- Poi si rivolse a Gared.- E tu scoprirai cosa gli è successo.-

 

- Una...una ricognizione, m'lord?- balbettò il vecchio ranger. Era chiaro che non voleva andare. Gared aveva trascorso quarant'anni tra i Guardiani, uomo e ragazzo, e non era per niente abituato a farsi dare ordini da un lord esiliato. Eppure era più di questo. Sotto l'orgoglio ferito, Will poteva percepire qualcos'altro nel vecchio. Poteva sentirne il sapore: una tensione nervosa pericolosamente vicina alla paura.

 

Will condivideva il suo disagio. Era alla Barriera da quattro anni. La prima volta che era stato mandato in esplorazione, tutte le vecchie storie gli erano tornate di colpo in mente, e i suoi intestini erano diventati acqua. Più tardi ne aveva riso. Ormai era un veterano di un centinaio di esplorazioni, e l'infinita distesa oscura che i meridionali chiamavano Foresta Stregata non gli causava più alcun terrore.

 

Fino a quella sera. Per quanto fossero stati assurdi i bruti morti, c'era qualcosa in quell'oscurità che gli faceva rizzare i peli. Avevano cavalcato per nove giorni, verso nord e nord-ovest e poi di nuovo a nord, sempre più lontano dalla Barriera, sulle tracce di un gruppo di predoni bruti. Ogni giorno era stato peggiore del precedente. Oggi era il peggiore di tutti. Un vento freddo soffiava da nord, e faceva agitare gli alberi come degli esseri viventi. Per tutto il giorno, Will si era sentito come se qualcosa lo stesse osservando, qualcosa di freddo e implacabile che non lo amava. Anche Gared lo avvertiva. Ma se era così anche per Targaryen, questi non lo dava a vedere.

 

- Una ricognizione.- annuì il loro comandante. Aveva poco più di vent'anni, era bello e riflessivo; l'ultimo erede della dinastia caduta che aveva unificato i Sette Regni. Will era cresciuto ascoltando storie di questo e quell'altro re, ma ricordava come vedere Viserys Targaryen avesse reso quelle storie più vere. Era assurdo pensare che in un altro mondo avrebbe potuto essere un re.

 

- Will ne ha già fatta una, principino.- disse Gared.

 

- E io ti sto dicendo di farne un'altra, Gared.- disse con freddezza Targaryen. E poi non ci fu più nulla da fare. L'ordine era stato dato, e l'onore imponeva a Gared di obbedire.

 

- Ti aspetteremo al campo.- disse Will. Subito dopo, guardò un Gared irritato fare per andar via col suo cavallo, borbottando tra sè e sè.

 

- Non tornare a mani vuote, vecchio!- gridò Targaryen in tono di avvertimento. Questo portò Gared a voltarsi di scatto. Il cappuccio gli copriva la faccia, ma Will riuscì comunque a vedere il lampo d'odio nei suoi occhi mentre fissava il cavaliere. Per un attimo, temette che l'altro uomo avrebbe messo mano alla spada. Era una cosa corta e brutta, l'impugnatura scolorita dal sudore, la lama intaccata dal frequente uso, ma Will non era sicuro che il lord sarebbe riuscito ad affrontarla adeguatamente.

 

Alla fine, Gared abbassò lo sguardo.- Aye.- disse, con un filo di voce, per poi allontanarsi.

 

Mentre calava la notte, Will e Targaryen tornarono al loro riparo della notte prima per accamparsi. Il freddo era evidente, eppure Targaryen sembrava impassibile, quasi ne fosse annoiato. Accese il fuoco e disse a Will che avrebbe fatto il primo turno di guardia, ma alla fine Will si accorse di non riuscire a dormire. Tenne un occhio aperto per un pò ascoltando l'eco di strani suoni in lontananza, e presto il suo comandante se ne accorse.

 

- Hai così poca fede in me, Will?- chiese Targaryen, seccato.- Credi che non sia capace di fare la guardia da solo?-

 

- No, m'lord.- rispose subito Will. In verità, non si era messo a fissare il ragazzo per mancanza di fede, ma perchè a quell'ora e alla luce del falò, aveva un aspetto così...ordinario. Al Castello Nero, tutti stavano alla larga da lui, menzionandolo solo quando era necessario. Anche Targaryen se ne stava per conto suo, passando il suo tempo nel cortile degli allenamenti (anche se mai con Ser Jon) o perlopiù col vecchio e cieco Maestro Aemon, che alcuni ritenevano essere un altro principe in esilio. Era quasi come se vivesse un'altra vita, ma ora era soltanto un altro confratello in nero in ricognizione oltre la Barriera.

 

- Non c'è bisogno di mentire.- grugnì in risposta.- Non sono il comandante che vorresti qua fuori, lo so. Presto però voialtri vi sbarazzerete di me, per fortuna, e io di voi.-

 

Per un attimo Will pensò che avesse intenzione di disertare, ma il giovane Targaryen non era un codardo senza onore come suo padre. Nonostante tutto, ogni Guardiano sapeva che era cresciuto come protetto di Lord Stark a Grande Inverno, e conosceva bene la differenza tra giusto e sbagliato. In più, Targaryen era facilmente riconoscibile, e i suoi tentativi di fuga sarebbero falliti sicuramente.

 

Come se gli stesse leggendo la mente, l'altro uomo sbuffò irritato.- Non devi neanche fare quella faccia, Will; non ho intenzione di disertare. Per chi mi hai preso? Per un qualche lord viziato? Nel caso non lo sapessi, non ho scelta. O servo, o muoio. O porto il nero, o un sudario. Naturalmente, non mi aspetto che tu capisca.-

 

Will capiva, però. Servire o morire. Era la sua vita adesso, era un confratello in nero, ma sapeva che l'ex principe lo avrebbe massacrato se avesse detto qualcosa. Perciò rimase in silenzio finchè il sonno lo avvolse, il freddo della notte che svaniva più lentamente delle altre notti, e solo quando Targaryen lo svegliò si accorse che c'era qualcosa che non andava.

 

- Avanti, alzati.- disse il suo comandante, in tono più grave di quando prima aveva parlato con Will. Era appena spuntata l'alba, e guardandosi attorno notò che Gared non c'era.

 

- Non è tornato, eh?- chiese. Targaryen scosse la testa.

 

- No.- asserì.- E ora andremo a cercarlo, lui e quei bruti. Come temo che avremmo dovuto fare fin dall'inizio.-

 

Tra sè e sè, Will gli diede ragione. Sarebbero dovuti andare entrambi con Gared, oppure avrebbero fatto meglio a non mandarlo proprio, ma in questo caso Targaryen non gli avrebbe dato retta. Ora, almeno, sembrava aver compreso il suo errore.

 

Cavalcarono in silenzio fino al crinale accanto a cui Will aveva trovato i bruti, Targaryen immerso nei suoi pensieri e lui un pò a disagio. C'era qualcosa di sbagliato in questo, lo sapeva. Qualcosa che non aveva senso. Qualcosa nel freddo...

 

- Ci fermiamo qui?- chiese il suo comandante. Erano accanto al grande nodoso albero ferro, e lui aveva fatto fermare il suo cavallo. Annuendo al ragazzo dai capelli argentati, smontò dal cavallo.

 

- Meglio fare a piedi il resto del percorso, m'lord.-

 

Targaryen aveva in volto un'espressione indecifrabile, ma scese subito dal cavallo, e sfoderò il suo coltello più affilato. Si guardò attorno, come in cerca di qualcosa, fermandosi appena i suoi occhi si posarono su un falò poco distante da loro.

 

- Lo sapevo.- mormorò. Girandosi verso Will, chiese: - Quel falò non c'era ieri, vero?-

 

Era difficile da ricordare, a dire la verità, ma ne dubitava. Will scosse la testa.

 

- Come pensavo.- disse Targaryen.- Gared è stato stupido l'altra notte, a quanto pare, e deve aver compromesso la sua ricognizione. Mormont vorrà la mia pelle per questo.-

 

Il fuoco poteva tenere lontane alcune cose, lo sapeva, ma poteva anche attirarne altre.

 

- Ma ormai è inutile piangere sul latte versato. Facci strada.-

 

E così attraversarono un boschetto, percorrendo poi il pendio verso il basso crinale dove Will aveva trovato il suo punto di osservazione sotto un albero sentinella. Sotto il sottile strato di neve, il terreno era umido e fangoso, scivoloso, con rocce e radici nascoste che potevano far cadere. Will non fece alcun suono mentre camminava, così come il suo comandante dietro di lui.

 

Il grande albero sentinella era ancora lì sulla cima del crinale, dove aveva saputo che sarebbe stato, i suoi rami più bassi a poca distanza dal terreno. Will si mise carponi, iniziando a strisciare sulla neve e il fango, per poi guardare verso la vuota radura in basso.

 

Il cuore gli si fermò nel petto. Per un attimo non osò respirare. La luce del sole illuminava la radura, le ceneri del falò dei bruti, il riparo coperto di neve, la grande roccia, il piccolo torrente semighiacciato. Tutto era identico al giorno prima, tranne che per una cosa.

 

I bruti non c'erano più. Al posto di tutti quei corpi ce n'era uno solo, che Will riconobbe facilmente.

 

Gared.

 

La sua faccia era rivolta verso l'alto, le braccia spalancate, e in una mano stringeva la sua spada, che sembrava essere stata spaccata in due da qualcosa di affilato come il ghiaccio. Nessuna ascia dei bruti avrebbe potuto farlo.

 

Sentì Targaryen alle sue spalle trasalire. Will capì che anche lui aveva visto.

 

- Avevi ragione.- sussurrò.- Dei benedetti, avevi ragione, e anche Gared. Non saremmo mai dovuti venire qui.-

 

Questo Will lo sapeva fin troppo bene. Targaryen aveva un'espressione addolorata, quasi di panico.

 

- Dobbiamo bruciare il corpo e tornare alla Barriera. Il Lord Comandante vorrà essere informato, e anche il Primo Ranger. Non è un buon segno.-

 

Subito dopo, entrarono nella radura, armi alla mano e all'erta, ma non c'era niente lì. Niente tranne Gared, le cui mani e piedi erano immobili e freddi al tatto. Will e Targaryen costruirono il più velocemente possibile una pira per lui e una volta finito ve lo posarono sopra. Mentre accendeva il fuoco, il suo comandante osservava i dintorni e i resti della spada corta di Gared. Aggrottò la fronte, guardandola come per farle rivelare i suoi segreti, ma lì non c'era niente.

 

- C'è qualcosa di molto strano qui.- disse a Will.- Hai detto che i bruti erano qui, ma ora non ci sono più. Gared è venuto qui, e abbiamo il suo corpo, ma non si vede alcuna ferita e la sua spada non è più una spada. Tutto questo comincia a sembrare una...una delle storie della Vecchia Nan.-

 

Will non sapeva chi fosse la Vecchia Nan, ma non lo chiese. Targaryen sbuffò. Una sola occhiata fece capire a Will che non c'era gioia in lui. Era chiaramente preoccupato per ciò che era successo.

 

Quando il corpo di Gared prese finalmente fuoco, l'espressione di Targaryen si fece cupa. Lui e Will si misero accanto alla pira e pronunciarono le parole all'unisono.

 

- Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà prima della mia morte. Non prenderò moglie, non possiederò terre, non avrò figli. Non porterò corone e non cercherò gloria. Vivrò e morirò al mio posto. Sono la spada nelle tenebre. Sono la sentinella sulle mura. Sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui regni degli uomini. Consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte, per questa notte e per tutte le notti a venire...e ora la sua guardia è conclusa.-

 

Quando alzò gli occhi dal fuoco, vide che Targaryen stava ancora guardando, ma non vi era più alcuna tristezza in lui. Sembrava rapito dalle fiamme che danzavano su e giù. Per un attimo guardò nel fuoco come se vi avesse scorto i Sette in persona, e poi, all'improvviso, indietreggiò, spaventando Will.

 

- M'lord?- chiese al suo comandante. Viserys Targaryen sembrava aver visto un fantasma nella pira, ma in pochi secondi si ricompose.

 

- Niente.- mormorò, scuotendo la testa.- Non era niente.- Ma Will si accorse lo stesso che qualunque cosa fosse, e per quanto il ragazzo cercasse di nasconderla, non riusciva a rimuoverla dalla memoria. E sfortunatamente, per quanta distanza mettessero tra di loro e il crinale, per quanto si avvicinassero al Castello Nero, era difficile dimenticare che l'oscurità li aveva quasi presi come aveva fatto con Gared.

 

Una volta sua madre gli aveva detto che il mondo sarebbe finito nel fuoco. Da ragazzino aveva ascoltato con occhi spalancati le sue storie di creature mostruose nell'aria che bruciavano campi con il loro fuoco. Si era convinto che quando fossero giunti gli ultimi giorni, lo avrebbero fatto con respiro di drago e calore, un calore così insopportabile che avrebbe preferito morire. Tuttavia, ora che era un Guardiano della Notte, era certo che lei si sbagliasse. Il mondo non sarebbe finito nel fuoco. Il mondo sarebbe finito nel ghiaccio...e ora, lo sapeva, la fine era vicina.

 

 

NOTA DEL TRADUTTORE: Beh, eccoci qui. La storia è finita. Non è andata proprio come mi aspettavo, ma va bene lo stesso. Ringrazio tutti quelli che l’hanno letta e che l’hanno messa tra le preferite/ricordate/seguite, e in special modo coloro che hanno commentato. Ringrazio anche i futuri lettori, che spero saranno così gentili da farmi sapere cosa ne pensano.

 

Questa storia avrà un seguito, il cui titolo provvisorio è “How the throne reaps”, che penso di tradurre con “Come il trono raccoglie”. Appena silverandviolet inizierà a pubblicarlo, mi occuperò subito della traduzione (a proposito, fatemi sapere se volete essere avvisati quando questo accadrà).

 

In quanto ai miei progetti futuri, al momento sto lavorando a un AU in cui Renly Baratheon è nato femmina, che si intitola “Effetto farfalla”. Conto di pubblicarlo entro la prima metà di luglio.

 

E con questo è tutto. Ciao a tutti!

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