One Doctor... Six Hearts... An Adventure Just

di sognatrice errante 92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'impossibile ***
Capitolo 2: *** Quattro cavalieri ed un artista ***
Capitolo 3: *** Tu sei in pericolo ***
Capitolo 4: *** L'alba di un nuovo tramonto. ***
Capitolo 5: *** Verità dallo spazio lontano ***
Capitolo 6: *** Geronimo. ***
Capitolo 7: *** Non ci pensare nemmeno ***
Capitolo 8: *** Avevo bisogno di te. ***
Capitolo 9: *** Silenzio fra titani. ***
Capitolo 10: *** Nome in codice: Disastro. ***
Capitolo 11: *** Allacciate le cinture... Ci sono le cinture? ***



Capitolo 1
*** L'impossibile ***


LONDRA 2016

I Rumori del traffico iniziarono a farsi strada nella sua testa. Si rendeva vagamente conto di essere seduto su una scomoda sedia, e di avere le mani legate. Si sentiva stordito, mentre cercava di rimettere insieme i pezzi. Dove si trovava?. Mentre riprendeva conoscenza il Dottore, cercava di mettere ordine nella sua testa, l’ultima cosa che ricordava era di essere insieme a Bill su Vixit20082, per un’escursione nei loro canyon di cristallo, e poi avevano fatto ritorno al TARDIS, “un viaggio stranamente tranquillo” avevano detto ridendo, ma dopo aver attraversato la porta del TARDIS, il buio lo avvolse.

Riaprendo gli occhi si rese conto di essere in un’aula scolastica, era notte e dalle finestre riusciva a vedere le stelle. “Londra” pensò, dopo aver analizzato la loro posizione. Si guardò intorno. Era seduto al centro della stanza, Solo una luce tremolante ad illuminare ciò che lo circondava. I muri bianchi, pieni di dipinti di vecchi autori, una libreria in cui spiccavano i volumi di Jane Austen, il suo TARDIS in un angolo. Tutti i banchi erano sparsi lungo i muri, solo la cattedra era al suo posto, e seduta dietro di essa, dandogli le spalle, una ragazza. – Non so cosa stia succedendo, ma ti conviene dirmi perché mi hai portato qui prima di ritrovarti in grossi guai – le disse fermo il Dottore, ma lei non rispose, si limitò ad alzarsi per fissare la cartina della Gran Bretagna alle sue spalle. Quel silenzio lo fece irritare, ma mantenne il controllo.

- Chi sei?. Dove siamo? - - Coal Hill School – rispose lei finalmente, aveva un tono calmo, non c’era traccia di ostilità nella sua voce. La sua voce… perché era così familiare?. – Perché mi hai portato qui? Come hai…? - - Inibitore neurale posizionato sulla porta del TARDIS – lo interruppe lei rispondendo in automatico alla sua domanda, - E’ entrato in funzione non appena l’hai oltrepassata – continuò lei, confondendolo del tutto. – Come hai fatto a posizionarlo. La porta era chiusa – disse sicuro, - Basta schioccare le dita – rispose lei con un pizzico di divertimento, che non fece altro che farlo irritare ancora di più. – Basta schioccare le MIE dita – disse il Dottore quasi infuriato – Non funziona con tutti -. La ragazza rimase in silenzio per qualche istante – Chiamiamola intesa Dottore. Il TARDIS si fida di me – disse finalmente con una strana dolcezza nella voce.
- Si fida di te? – riprese lui - Mi hai drogato e legato! - - Tecnicamente stordito e legato – rispose pronta la ragazza facendolo irritare ancor di più. – Senti questo gioco è durato abbastanza - - Pensavo ti piacesse giocare intelligentone, forse stai davvero invecchiando -. Non l’aveva ancora vista in faccia, gli aveva dato le spalle per tutto il tempo da quando aveva ripreso conoscenza, ma c’era qualcosa di familiare in lei. L’aveva già vista, ne era sicuro.

- Chi sei posso saperlo? – chiese finalmente il Dottore. – Domanda sbagliata – rispose semplicemente la ragazza. – Cosa significa “domanda sbagliata” ? – - Altra domanda sbagliata – rispose pronta di nuovo. – E quale sarebbe la domanda giusta? - - Ora cominciamo a ragionare – disse, e finalmente si voltò a guardarlo, facendolo rimanere di sasso. La cameriera, la cameriera che era sparita con l’intera tavola calda il giorno in cui si era ritrovato spaesato nel mezzo di un deserto, la cameriera che aveva ascoltato la sua storia su Clara, la misteriosa ragazza che in teoria gli aveva dato assistenza in America quando si era risvegliato confuso, e di cui ancora non aveva scoperto nulla. Quei pensieri lo distrassero per qualche secondo, come lo distraevano ormai da mesi, fino a quando la misteriosa cameriera non iniziò ad avvicinarsi a lui. Mentre il Dottore la guardava venire verso di lui si soffermò sui dettagli che al loro primo incontro non aveva notato. Era giovane, ma intelligente pensò guardando i suoi occhi. Di statura piccola, i capelli corti le arrivavano poco sopra le spalle, una giacca di pelle nera a far contrasto con la sua pelle chiara.

Avrebbe voluto dire tante cose, ma per la prima volta da che ne avesse memoria, si ritrovava senza parole, e nemmeno per lei sembrava essere diverso. Rimasero fermi, a guardarsi negli occhi, per momenti eterni, finché un dettaglio alle spalle della ragazza non distolse la sua attenzione da lei. - Perché non si sveglia? – disse indicando con un cenno della testa Bill, stesa su una brandina in fondo all’aula, - Sta bene non preoccuparti – disse mentre posizionava una sedia di fronte a lui, - Ma ho bisogno della tua piena concentrazione. Così è più facile – disse con un sorrisetto che lo sorprese. – Chi sei? – chiese ancora il Dottore, - E’ stato chiaro sin da quando sei sparita con l’intera tavola calda che non eri una semplice cameriera. Quindi chi sei? -. Non poteva dirlo con piena sicurezza, ma al Dottore parve di vedere qualcosa negli occhi di quella ragazza scattare quando porse quella domanda, qualcosa che celava tristezza, dolore. – Era un TARDIS vero?. Hai un TARDIS – continuò lui – Sei… - - Non pensarlo neanche – lo interruppe lei. – Non ho niente da spartire con i Signori del Tempo. Anzi la mia presenza qui non gli piacerà per niente. Ma non ho scelta -.

Lentamente prese posto di fronte a lui, chiuse gli occhi per un momento. – So che tutto questo ti sembra assurdo. So che odi non sapere cosa sta succedendo. Ma so anche che hai percepito che qualcosa nell’universo si sta muovendo, qualcosa di pericoloso -. Non c’era stato un solo tentennamento nella sua voce, parlava con assoluta sicurezza. Lo conosceva, ma come?. La ragazza riaprì gli occhi e incrociò i suoi, - Posso spiegarti ogni cosa Dottore – disse dolcemente – Ma non posso farlo se tu non sblocchi la tua memoria -.

- Cosa significa sbloccare la mia memoria? – disse di slancio, - C’è qualcosa che devi ricordare Dottore – disse la ragazza – Qualcosa che hai dimenticato -. Senza controllo una sonora risata invase il dottore, che si abbandonò allo schienale della sua sedia per qualche minuto prima di riprendere il controllo di se.
- Almeno ora so che hai detto la verità su una cosa – disse il Dottore quando riprese il controllo di se, - Se tu fossi un Signore del Tempo, sapresti che la nostra memoria è perfetta, non dimentichiamo mai nulla - - Tranne quando non avete scelta – rispose pronta la ragazza con voce, pensò il dottore, rotta a causa di un ricordo doloroso. Il tono della sua voce lo fece tornare serio all’istante; rivolse ancora lo sguardo a quella ragazza, non riusciva ad identificare ciò ce provava stando di fronte a lei, si sentiva spaesato, anche la prima volta che l’aveva vista aveva avuto un accenno di quella sensazione, ma perché?.

- Va bene ascolta. Non abbiamo più molto tempo – disse lei interrompendo il filo dei suoi pensieri – Devi concentrarti -. La ragazza lo incatenò con lo sguardo e per quanto desiderasse farlo, il Dottore non riuscì a distogliere il suo da lei. – Dottore… - iniziò lei quasi sussurrando – Guardami negli occhi. Cosa vedi? -. – Cosa dovrei vedere? – chiese lui innervosendosi, odiava non sapere cosa stava succedendo, e in qualche modo sapeva che colei che si trovava di fronte non era una ragazza come le altre.

- Concentrati Dottore. Guardami negli occhi. Cosa vedi? – Era seria, aveva lo sguardo fisso su di lui, era concentrata, era decisa. – Dimmi cosa sta succedendo – disse fermo il Dottore, ma lei non si mosse, non batté ciglio. – Cosa vedi? – disse ancora, questa volta più lentamente. Voleva dire qualcosa, ma c’era qualcosa in quegli occhi che bloccava i suoi pensieri, qualcosa che non gli permetteva di distogliere lo sguardo. Chi era quella ragazza? Quella domanda lo stava facendo impazzire.

- Cosa vedi Dottore? – disse di nuovo, questa volta più forte. C’era qualcosa che scattava in lui ogni volta che lo ripeteva, qualcosa che era alla distanza di un battito ma che non riusciva ad afferrare, cosa stava succedendo?. – Niente – disse, con voce tremante, senza rendersene conto. – Non è vero – disse ancora lei – Concentrati. Dottore. Concentrati. Cosa vedi?-.
- Chi sei? – chiese lui quasi con rabbia, ma lei non si scompose – Lo sai – rispose ferma – Sai chi sono. Devi solo trovarmi. Trovami Dottore -. – Cosa significa tutto questo. DIMMELO – stava gridando, senza volerlo, stava perdendo il controllo. – CONCENTRATI – disse anche lei gridando – GUARDAMI NEGLI OCCHI. COSA VEDI? -. Ed in quel momento, un flash, solo un flash, lo bloccò del tutto.

La ragazza dovette rendersi conto che qualcosa in lui era scattato per qualche secondo, e gli si avvicinò di qualche centimetro tenendo sempre gli occhi fissi sui suoi. – Dottore… - disse lentamente – Cosa vedi? -. Non sapeva come rispondere, non lo sapeva, ma senza rendersene conto una parola uscì dalle sue labbra, - L’Impossibile – disse piano il Dottore – Vedo l’Impossibile -. A quelle parole la ragazza sorrise, mentre i suoi occhi, notò il Dottore, si riempirono di lacrime che cercava in ogni modo di controllare.

- Cosa sta succedendo? – chiese ancora il Dottore, questa volta in tono quasi implorante, - Dimmelo -. La ragazza non rispose; lentamente sollevò una mano e la posò dolcemente sul suo volto. Quel tocco. Quel tocco così gentile, così dolce, così familiare, lo pietrificò del tutto. Non sapeva come spiegarlo, ma desiderava che durasse in eterno.

- Non parlare - disse lei senza smettere di sorridere, senza smettere di accarezzarlo, - Non fermarti – continuò implorante. – Concentrati. Guardami negli occhi. – continuò avvicinandosi a lui ancora un po’, - Cosa vedi? -. E in quel momento accadde. Si perse negli occhi scuri di quella ragazza, e accadde. Tutto velocemente, e prima di rendersene conto, sembrò che entrambi i suoi cuori ripartissero dopo una lunga pausa.

- Clara Oswald – sussurrò il Dottore chiudendo gli occhi, non voleva riaprirli. Dietro quelle palpebre chiuse c’era un mondo intero da riscoprire. Un mondo di avventure passate, un mondo di abbracci, un mondo di sorrisi, un mondo di lacrime, un mondo che aveva dovuto lasciar andare, un mondo che nemmeno sapeva di rivolere indietro con ogni fibra del suo essere.

- Clara… - sussurrò ancora, e questa volta una carezza, la sua carezza, lo riportò in quell’aula. Lentamente riaprì gli occhi, quasi come se avesse paura che fosse stato tutto un sogno, ma per una volta la realtà era anche migliore, perché lei era la. Clara Oswald era di fronte a lui, con un sorriso rigato di lacrime che le spiccava sul volto. Clara Oswald sempre loquace, che ora non emetteva un fiato, perché i suoi occhi parlavano per lei. Clara Oswald a cui aveva dovuto dire addio per ben due volte. Clara Oswald per la quale aveva sfidato il tempo e lo spazio. Clara Oswald a cui ora si rendeva conto di aver spezzato il cuore quel giorno nel deserto. Clara Oswald la ragazza impossibile. Clara Oswald, la sua Clara Oswald.

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Capitolo 2
*** Quattro cavalieri ed un artista ***


ROMA 1511

- Non posso credere che abbiamo l’intero esercito papale alle calcagna –

- Sei tu che hai insistito per vedere la Cappella Sistina durante la sua realizzazione, e che ha fatto uscire Michelangelo fuori di testa Pond –

- Hey non provarci è Rory che gli ha dato un pugno, e che ci ha fatto scatenare contro il papa perché se non ci avesse rinchiusi Michelangelo non gli avrebbe finito quel dannato affresco –

- Quel pallone gonfiato ha provato a baciare mia moglie che dovevo fare? –

- Oh andiamo anche io ho baciato tua moglie –

- Cosa? –

- Tecnicamente non ero ancora tua moglie –

- Non era la notte prima delle nozze? –

- Cosa? –

- Tesoro con il primo pugno ti sei quasi giocato una mano vuoi davvero finire il lavoro? -

- PREDETELI -.

Mentre le guardie capeggiate da Michelangelo li inseguivano tra i corridoi sconfinati della Cappella Sistina, il Dottore non poteva far a meno di sorridere. Era l’ennesima avventura folle insieme ad Amy e Rory e non si era mai sentito così vivo. – Dove abbiamo lasciato il TARDIS? – chiese Amy mentre saettavano a destra e sinistra, - In una stanza con delle colonne e dei quadri – disse il Dottore facendo bloccare i Pond di colpo e conquistandosi il loro sguardo più confuso – HANNO TUTTE DELLE COLONNE E DEI QUADRI – facendolo sorridere ancora, - Va bene d’accordo prendiamo la strada noiosa – disse un po’ scocciato mentre tirava fuori il cacciavite dal taschino della giacca e lo sollevava in aria, - Che stai facendo? – chiese Rory poco priva che venissero circondati da una dozzina di guardie armate fino ai denti, e da un artista che brandiva pennelli come fossero armi letali.

- Spero gradirete una visita alle prigioni papali miei cari signori – disse Michelangelo con un sorrisetto compiaciuto che fece stizzire Rory ancora di più, Amy gli si avvicinò e si strinse al suo braccio, gesto che lo calmava sempre in situazioni del genere. – Guardie prendeteli – - Oh credimi imbianchino, fossi in te non perderei tempo a far cose di cui ti potresti pentire – disse subito il Dottor non appena le guardie iniziarono ad avanzare verso di loro, - Vedi loro saranno anche in tanti ma io ho quattro cavalieri che non vedono l’ora di scendere a divertirsi un po’ dalla mia parte, quindi eviterei di darmi motivi per convocarli se fossi in te.

Le guardie si arrestarono all’istante sotto lo sguardo divertito del Dottore che non distoglieva gli occhi da Michelangelo che era a metà tra lo sconcerto e la rabbia. – Perché vi fermate? – disse ai suoi uomini – Anche se questi cavalieri fossero qui siete comunque in maggioranza numerica quindi prendeteli – a quelle parole il Dottore iniziò a ridere di gusto sotto gli occhi confusi di tutti i presenti, compresi quelli di Amy e Rory che non capivano quale folle direzione stesse prendendo. – Saranno anche in minoranza, ma i cavalieri di cui parlo non avranno problemi, anzi basteranno i loro cavalli volanti a farvi fuori – disse facendo sbiancare tutte le guardie che ritirarono le loro lance. – Non vorrai farmi credere di poter chiamare i Cavalieri dell’Apocalisse ragazzino – disse Michelangelo con finta sicurezza. A quel punto il Dottore smise di sorridere e assunse la sua espressione più seria, - Credevi davvero di poter affrescare una cappella terrena con le effigi degli angeli senza che venissimo a controllare il tuo operato sciocco mortale? – disse dando le spalle all’artista e voltandosi per fare ai Pond cenni per incalzarli a reggergli il gioco.

- Cercare di baciare un angelo è già di per se un grave torto – disse Amy cogliendo la palla al balzo – Vuoi davvero finire ulteriormente nei guai Miky? – terminò Rory con aria soddisfatta. Michelangelo non sapeva cosa rispondere la sua faccia passava dalla paura all’incredulità, - Meglio che fai ritirare i tuoi soldati – disse il Dottore tornando a fissarlo con sguardo serio – Se non vuoi farmi arrabbiare si intende -. Michelangelo cercò di rimare impassibile, ma quando aprì bocca per ribattere la sua voce tremava – Menzogne… solo e soltanto sporche menzogne – disse spostando lo sguardo dal Dottore, ad Amy, a Rory.

- Forse sarebbe il caso di dare a questo miscredente una piccola dimostrazione – Esordì Rory con una soddisfazione pacata nascosta nella voce. Il Dottore gli rivolse un sorrisetto complice – Direi che è necessario. Chiamate i cavalieri – disse e in quel momento Rory ed Amy iniziarono ad agitare le mani strabuzzando gli occhi, come riuscì il Dottore a controllare le risate che gli scoppiavano in gola non era mai riuscito a capirlo. – State mentendo… Voi… mentite – disse Michelangelo indietreggiando verso i suoi uomini che avevano riposto le spade e tremavano in attesa di qualche oscuro presagio. – Se davvero stiamo mentendo allora dimmi folle uomo, quello che senti arrivare cosa potrebbe essere? – disse il Dottore sorridendo ai Romani impauriti mentre i motori del Tardis rimbombavano sempre più forte tra le volte della cappella. Nessuno di loro emetteva un fiato, e nel momento in cui il vento iniziò ad invadere il corridoio i loro visi sbiancarono del tutto mentre si voltavano dall’altra parte e scappavano in tutte le direzioni tirandosi dietro il loro artista che era crollato sulle sue stesse gambe per la paura.

Il Tardis apparve pochi istanti dopo la loro fuga tra le risate del trio che a stento tratteneva le lacrime. – Come sapevi che avrebbe funzionato? – riuscì a chiedere Amy mentre entravano e si accasciava sulle scale per riprendere fiato, - Le questioni divine hanno sempre fatto un grande effetto in questo periodo – disse il Dottore sistemandosi il cravattino – E’ sempre divertente vederli scappare in preda al panico - - Che darei per una foto di quell’idiota mentre scappava – disse Rory scatenando una nuova ondata di risate.

- D’accordo che ne dite di rilassarci un po’? – esordì infine il Dottore – Potrei portarvi su… - e si bloccò quando si girò verso la consolle di comando e vide una lettera che spiccava sul monitor; Amy dovette accorgersi che qualcosa non andava perché gli si avvicinò per controllare cosa stesse accadendo, - Da quando riceviamo posta nel Tardis? – chiese senza troppa convinzione, il Dottore fece un respiro profondo, - Da quando qualcosa nell’Universo si muove in modo strano direi – disse serio, e anche Rory si avvicinò a loro mentre la busta veniva aperta.

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Capitolo 3
*** Tu sei in pericolo ***


LONDRA 2016

- Clara – ripeteva il Dottore senza controllo mentre la stringeva a se e la sua giacca si riempiva delle lacrime di lei. Non appena gli aveva liberato i polsi si erano mossi entrambi a rallentatore, quasi per la paura di vedersi svanire ancora, lentamente si erano alzati, avvicinati e senza aggiungere una parola, Clara Oswald gli aveva gettato le braccia al collo, aveva affondato il viso contro il suo petto, e si era lasciata andare alle lacrime come mai prima di allora. – Clara – non riusciva a smettere di ripetere il suo nome, era come tornare a cantare una canzone che aveva fatto parte del suo cuore per tanto tempo, ma che aveva dovuto lasciare per un po’. Il suo abbraccio, era come lo ricordava, così forte e caldo, rassicurante e dolce. Il suo profumo così familiare, il profumo della sua testardaggine, della sua gentilezza, di quella giacca di pelle.

Rimasero così fermi, in silenzio, per anni, settimane, mesi; o forse solo per qualche secondo, chi poteva saperlo?, a chi poteva importare?, per la prima volta da che ne avesse memoria, il tempo era la cosa che considerava più insignificante. Lentamente Clara si allontanò di qualche centimetro da lui, e sollevò il viso per incrociare il suo sguardo, cosa che li fece sorridere entrambi per qualche istante, prima che la rabbia verso se stesso invadesse la mente del Dottore. – Come ho potuto… - - Non avevi scelta – lo interruppe subito lei, intuendo la sua domanda come faceva ogni volta che lo guardava negli occhi. – Quanto… - - 5 anni, 3 settimane, 4 giorni e 16 ore – rispose pronta. “Cinque anni” pensò triste il Dottore in quel momento, “Cinque anni” – Non dovevo… - - Si invece, era la cosa giusta e lo sai – lo interruppe ancora una volta facendolo sorridere, - Tu stai… - - Tranquillo… ho imparato dal migliore – e sorrise anche lei, togliendogli ogni dubbio, - Clara Oswald smetterai mai di sorprendermi? – Il sorriso di Clara si allargò ancora – Perché mai dovrei Dottore? – disse e si allungò per baciargli la guancia con dolcezza. Il Dottore avrebbe voluto continuare a farle domande in eterno, dove era stata, cosa aveva fatto, cosa aveva visto in tutti gli anni in cui erano stati distanti, ma decise di non farlo. Se Clara aveva infranto la loro bolla di sicurezza doveva esserci un motivo ben preciso, si fece serio - Clara che sta succedendo? – chiese fermo, e questa volta non avrebbe ammesso giri di parole. Clara sostenne il suo sguardo per qualche istante, poi riprese posto sulla sua sedia. – Credimi Dottore… - iniziò lei distogliendo lo sguardo – Se avessi potuto tenerti fuori da tutto questo… se avessi trovato un modo per farlo da sola io… - incrociò di nuovo il suoi sguardo con gli occhi pieni di preoccupazione. - L’universo è in pericolo Dottore – disse con un accenno di tremore nella voce, - Tu sei in pericolo -.

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Capitolo 4
*** L'alba di un nuovo tramonto. ***


ORBITA DELLA TERRA 2006

La luce del sole iniziava a rischiarare lentamente i contorni del pianeta sotto di loro, mentre avanzava tutto diventava caldo e brillante. Quando i raggi toccarono la Gran Bretagna Rose Tyler, seduta sulla soglia del Tardis con le gambe a penzoloni nello spazio aperto, sorrise e pensò a sua madre che si sarebbe svegliata da li a poche ore per iniziare una nuova giornata. Ma anche in quell’occasione, nonostante lo spettacolo stupendo e incredibile che aveva di fronte, la sua mente riusciva comunque a distrarsi, ed a concentrarsi su altro.

Seduto al suo fianco il Dottore osservava estasiato il pianeta Terra che ricominciava a risplendere. Il sorriso sempre stampato in volto e quei capelli disordinati che sventolavano con la lieve brezza. I suoi occhi mentre osservava l’alba, anche se assurdo, ricordavano uno di quei tramonti che vedi in riva al mare, così pieni di vita, ma che celano l’immensità buia della notte.

Il tocco leggero della mano di lui la ridestò da quella nebbia di confusione, che si creava ogni volta che si permetteva di fissarlo in quel modo, - Assistere contemporaneamente ad un’alba e ad un tramonto non riesce a conquistarti Rose Tyler? – disse divertito senza distogliere gli occhi dallo spettacolo sotto di loro. Rose non rispose, si limitò a sorridere senza smettere di fissarlo, poi lentamente adagiò la testa sulla sua spalla e rimase a guardare insieme a lui il sole che ricopriva l’intera Europa, - Delle volte penso che i misteri dell’universo siano tutti dentro la tua testa Rose -. Rimasero fermi a godersi lo spazio per ore, Rose amava quei momenti di pura tranquillità; adorava i viaggi, le avventura, i pericoli che ogni giorno vivevano insieme, ma se avesse avuto la possibilità di scegliere un momento in cui restare bloccata per il resto dei suoi giorni, avrebbe scelto uno di quelli in cui erano fermi, in silenzio, insieme, mano nella mano. Avrebbe passato la vita in un momento del genere ed era sicura che non le sarebbe servito altro per essere felice, lui sarebbe stato tutto quello che le serviva. – Dovresti sempre godere di momenti del genere – le sussurrò il Dottore infine – Non si può mai sapere quanto dureranno i momenti di pace – aggiunse in un tono sommesso che incuriosì Rose.

Un trillo assordante proveniente dall’interno della cabina li fece sussultare entrambi prima che lei potesse chiedergli qualcosa a riguardo, simultaneamente fissarono prima nel Tardis e poi si guardarono seri e confusi. – Chi può essere? – chiese il Dottore, forse più a se stesso che ha Rose. Lei ci pensò per qualche istante – Forse è mia madre -, il Dottore le regalò uno sguardo ancora più incredulo – Tu hai dato questo numero a tua madre? -, Rose assunse un’aria di finta colpevolezza – Per le emergenze – disse soffocando un sorriso. – Tua madre che può assillarmi in continuazione è la vera emergenza – rispose lui prendendosi la testa tra le mani. Rose scoppiò a ridere, era vero, sua madre avrebbe usato quel numero senza misure.

- Quante volte devo dirtelo Rose? – disse il Dottore rimettendosi in piedi con aria afflitta e incamminandosi per rispondere al telefono che continuava a suonare insistentemente senza nessun segno di resa – Lontani dai Dalek, e lontani da tua madre – finì sollevando la cornetta e sbuffando ancora prima di parlare - Jackie Tyler che bello sentire ancora… - s’interruppe e Rose lo vide accigliarsi e farsi serio. Scattò in piedi e si avvicinò a lui, che era immobile con il telefono all’orecchio senza proferire parola, un senso di panico iniziò ad invadere Rose, - Dottore che succede? -. Lui non rispose, mise giù il telefono e rimase in contemplazione per un tempo sufficiente a far allarmare Rose ancor di più – Dottore mia madre sta bene? – chiese in fretta. Il Dottore non rispose subito, si voltò verso di lei ma non le rivolse lo sguardo, era immerso nei suoi pensieri, avevo lo sguardo perso ed enigmatico.

- Non era tua madre – disse infine. – Chi era allora? – chiese Rose quando il silenzio del Dottore iniziò ad infastidirla. – Qualcuno che ci ha dato un appuntamento -.

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Capitolo 5
*** Verità dallo spazio lontano ***


LONDRA 2016

- Non può essere vero Clara – Continuava a camminare a grandi passi per la stanza e non faceva altro che ripetere quelle cinque parole. Il Dottore aveva ascoltato tutta la sua storia, l’aveva ascoltata ad occhi sgranati per la sorpresa, la paura e lo sgomento. Alla fine era saltato dalla sedia e aveva iniziato a camminare nervosamente con lo sguardo perso nel vuoto. Clara non aveva nemmeno provato a calmarlo, sapeva che quando era in quello stato, qualunque cosa avesse provato a dirgli non avrebbe cambiato il suo stato d’animo. Sapeva di dovergli dare il tempo di elaborare. Il tempo di calmarsi. Il tempo… l’unica cosa che forse non avevano.

- Com’è potuta accadere una cosa del genere? – il cambiamento nell’espressione fece capire a Clara che finalmente era pronto a sostenere una conversazione sensata, anche se doveva ammettere che di sensato in tutta quella situazione c’era ben poco. Anche lei per prima stentava a credere a tutto ciò che l’aveva portata in quell’aula. Era corsa da un capo all’altro dell’universo e aveva visto con i suoi occhi la minaccia diventare realtà, eppure mentre raccontava al Dottore ciò che dopo tutti quegli anni l’aveva ricondotta da lui, le sembrava di ascoltare la sua stessa voce da lontano, perché lo scenario che stava presentando era decisamente tra i più orribili che avesse mai potuto provare ad immaginare, perché non poteva pensare che…

- Clara… - la sua voce la ridestò e si ritrovò a guardarlo ancora negli occhi. Quanto le erano mancati quegli occhi e l’universo che celavano. Quanto le era mancato il senso di sicurezza che le trasmettevano. Non erano cambiati per niente dall’ultima volta, lui non era cambiato, era sempre il suo Dottore. Fece un respiro profondo e si mise in piedi di fronte a lui.

- Non so come sia potuto accadere Dottore – iniziò sostenendo il suo sguardo, - Non so come abbiano potuto fare una cosa del genere ma… - chiuse gli occhi trovando il coraggio di dirlo anche a se stessa, - E’ tutto vero purtroppo e dobbiamo fermarli perché se avranno successo, ci sarà una reazione a catena lunga di secoli che metterà a rischio l’intero universo –

Il Dottore le diede le spalle e rivolse lo sguardo alle stelle che si scorgevano dalla finestra. Clara restò immobile a guardarlo senza dire una parola, forse anche per il desiderio di fissare quell’immagine nella mente, perché nonostante tutto ancora non poteva credere di essere li con lui, ancora non poteva credere di essere tornata da lui, ancora non poteva credere di dover affrontare quell’addio ancora una volta, perché questa era l’unica cosa di cui era assolutamente certa, in qualunque modo fosse finito il viaggio che stavano per intraprendere, alla fine avrebbe dovuto separarsi da lui ancora una volta.

- Non sai dirmi altro di lui? – le chiese il Dottore continuando a fissare il cielo – dell’uomo che ti ha contattata? -. Clara si accostò a lui e volse il suo sguardo alle stelle lontane, - No – rispose lei semplicemente, - Non mi ha detto il suo nome. Ne come facesse a sapere tutto, o cosa ci facesse su Skaro. E’ riuscito solo ad avvisarmi del pericolo che corri prima che lo prendessero di nuovo -.

Salva il Dottore Clara… trova aiuto, trova i migliori e salva il Dottore… trova un modo per salvarlo… Salvalo ragazza impossibile… salva lui e l’universo… so che puoi farlo”. Quelle parole continuavano a ronzarle in testa da quando le aveva ascoltate. Quell’uomo misterioso era apparso sullo schermo del suo TARDIS all’improvviso mentre si godeva il viaggio verso il prossimo pianeta che avrebbe visitato. E’ successo tutto in fretta, e senza che lei potesse accorgersene quell’uomo era comparso nella sua vita riuscendo a raccontarle la più agghiacciante delle verità prima che fosse interrotto e portato via dai Dalek. Dopo era rimasta a fissare lo schermo vuoto per un tempo indefinito, ridestandosi solo quando nella sua mente era balenata la più insensata delle idee ed aveva fatto rotta per Skaro senza pensarci due volte, sperando con ogni fibra del suo corpo che ciò che le era stato detto fosse solo una menzogna. Ma quando era giunta a destinazione era stata testimone dell’impossibile e non aveva potuto fermarlo. Era tornata al TARDIS e aveva deciso, “Trova i migliori” le avevano suggerito, e sapeva esattamente chi chiamare.

- I Dalek hanno trovato il modo di costruire un TARDIS – disse finalmente il Dottore a voce alta, - Com’è possibile? -. Clara non rispose, gli prese la mano e restarono in silenzio.
– Sei sicura che andranno a Gallifrey? – chiese dopo un po’, - Vogliono ucciderti prima che diventi un signore del tempo. Vogliono colpire il bambino prima che guardi nel vortice e si trasformi nel Dottore -. Lui ispirò profondamente e strinse la sua mano ancora di più.

- Li fermeremo Dottore, te lo prometto -. A quelle parole il Dottore abbassò la testa e sorrise, prima di rivolgerle lo sguardo – Hai un piano Clara Oswald? – chiese con uno sguardo a metà tra sfida e orgoglio – Ovviamente intelligentone – rispose pronta lei con finta sicurezza, aveva una paura incredibile, ma doveva essere forte perché sapeva che anche il Dottore era spaventato come poche volte lo era stato in passato.

- Bene allora. Da dove cominciamo – chiese lui sistemandosi la giacca e dandole coraggio.
- Per prima cosa una capatina a Stonehenge, abbiamo un appuntamento importante – disse Clara avviandosi verso il TARDIS in fondo alla stanza mentre senza controllo un sorriso le si affacciava in volto al pensiero di poterci viaggiare ancora. – Con chi? – chiese lui pieno di curiosità, ma lei sicura che affrontare quel discorso avrebbe significato dover affrontare una delle sue lezioni sulle leggi del tempo quindi si limitò a sorridergli, – Lo vedrai – disse poco prima di entrare. Il Dottore la seguì a ruota ma si fermò sulla soglia e si voltò per rivolgere lo sguardo alla ragazza che ancora dormiva sulla brandina all’altro capo della stanza. Clara dovette ammettere a se stessa di averla dimenticata per qualche istante.

Fece un respiro profondo mentre lo osservava ferma accanto alla consolle di comando,
- Questo sarà uno dei viaggi più pericolosi che tu abbia mai fatto Dottore. Se vuoi la sveglio ma devi esserne sicuro – gli disse. Clara si concentrò su di lui e lo vide perdersi in un mare di pensieri, l’unica cosa che avrebbe voluto fare, era tirare quella leva e partire finalmente insieme a lui, certo verso un pericolo mortale che avevano poche possibilità di fermare, ma sarebbe stata con lui. Scaccio dalla sua mente quella fortissima tentazione e s’incamminò di nuovo verso l’uscita per andare verso Bill e svegliarla, quando il Dottore varcò l’entrata chiudendosi la porta del TARDIS alle spalle per poi regalarle il più dolce dei sorrisi.

- Andiamo a salvare l’universo ragazza impossibile – le disse e le porse la mano avvicinandosi a lei. Senza esitazioni, e senza aggiungere altro Clara la strinse e si fece guidare alla consolle, insieme avviarono i motori e finalmente dopo tanto tempo, Clara Oswald poteva dire di essere a casa.

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Capitolo 6
*** Geronimo. ***


Vortice del Tempo (TARDIS 2)

- E’ una vera follia –

- Lo hai ripetuto venti volte Amelia hai chiarito il punto –

- E non smetterò di ripeterlo finchè non mi darai retta testone –

Ma ancora una volta lui non la stava ascoltando. Non la stava neanche guardando, e questo la faceva imbestialire. Amy lanciò uno sguardo esasperato a Rory che guardava da lontano il loro battibecco con le braccia incrociate e il solito sguardo pensieroso che riservava loro ogni volta che stavano per imbarcarsi in una nuova missione potenzialmente suicida. Amy sapeva esattamente cosa stava pensando suo marito, “inutile provare a parlarci sai com’è fatto”, ma anche se era assolutamente d’accordo con quel pensiero proprio non riusciva a lasciar perdere.

- Dottore – Chiamò ancora Amy ma non ebbe risposta. Si avvicinò e gli si parò d’avanti costringendolo a guardarla in viso. – Fermati un secondo e cerca di riflettere sul perché tutto questo sembra non portare a nulla di buono. -

Il Dottore finalmente smise di armeggiare con la consolle del TARDIS e le prestò attenzione, Amy lo guardò attentamente, aveva quella luce negli occhi. Quella che era a metà tra impazienza e follia, quella che prometteva sempre guai. – Pond capisco cosa vuoi dire credimi -.

Amy alzò le braccia al cielo esasperata – E allora mi spieghi perché non ci fermiamo? –

- Amy... - - Insomma riceviamo una lettera in cui ci viene detto di presentarci a Stonehenge per impedire che tu venga ucciso da un qualche piano malefico dei Dalek, e ci precipitiamo senza pensare minimamente che potrebbe essere una trappola – lo interruppe lei parlando a raffica fino a quando il Dottore non la bloccò prendendola per le spalle, - Respira Amelia -.

Amy lo incenerì con lo sguardo, cosa che lo faceva sempre sorridere, sorriso che non faceva altro che irritarla ancor di più. – Ti prometto che andrà tutto bene – le disse semplicemente il Dottore, - Devo forse ricordarti che siamo usciti vivi per miracolo da quel manicomio Dalek? – sentì Rory al suo fianco – Amy ha ragione Dottore – disse facendola rilassare per un secondo.

Il Dottore diede loro le spalle – Qualcosa di terribile sta per accadere – disse lentamente con un tono che Amy non gli aveva mai sentito – L’universo è in fermento da settimane e non ne capisco il motivo -. Si voltò ancora verso di loro e Amy lo vide deciso e sicuro di se – Questa lettera. Questo appuntamento potrebbe darmi qualche risposta. Sento che è così ma… - si avvicinò a loro e respirò a fondo – Se voi davvero pensate che sia sbagliato, se pensate di non potermi dare fiducia. Allora cambierò rotta e c’è ne andremo al carnevale di Rio, perché non farei mai nulla che potesse mettervi in pericolo -.

Amy scambiò un’occhiata veloce con Rory che la stringeva da dietro nell’esatto momento in cui il TARDIS atterrò a destinazione. Non si dissero nulla, ma non ci fu bisogno di altro. – Va bene testone – disse Amy sorridendo al Dottore – Andiamo a caccia di guai -. Anche il Dottore sorrise e si avviò alla porta con loro, ma non appena l’aprirono per scoprire cosa li attendeva i loro sorrisi scomparvero, sostituiti all’istante dal totale stupore per ciò che li attendeva.

- Beh questa davvero non me l’aspettavo – disse Amy senza riuscire a distogliere lo sguardo.

- Geronimo – sussurrò il Dottore in risposta, senza sapere cos’altro aggiungere per spiegare ciò che vedeva.

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Capitolo 7
*** Non ci pensare nemmeno ***


VORTICE DEL TEMPO (TARDIS 1)

Rose camminava nervosamente, il Dottore, adagiato alla piccola balconata del TARDIS, la osservava mentre quella telefonata misteriosa tornava a farsi strada nei suoi pensieri.

“Dottore devi ascoltami. Quello che sto per dirti potrà sembrarti folle ma è tutto vero. I Dalek hanno trovato il modo di distruggerti. Se vuoi avere una minima speranza di fermarli vieni a…”

- Dottore – la voce di Rose lo ridestò. Non l’aveva sentita nemmeno avvicinarsi a lui, aveva il suo classico sguardo preoccupato, cercò di sorriderle. – Pensi davvero che andare a  Stonehenge sia una buona idea? -.

Il Dottore distolse – Non lo so Rose – disse semplicemente – Non so cosa ci attende. Ma sento che è giusto andare -. Rose si affiancò a lui e restarono insieme in silenzio per pochi istanti, - Qualcosa non va vero? – chiese Rose infine – C’è qualcosa che ti preoccupa da qualche tempo e non dire che mi sbaglio perché non puoi nascondermelo Dottore -.

Si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso – Non cerco di nasconderti niente Rose Tyler, e come potrei? – lei sorrise imbarazzata, adorava vederla sorridere in quel modo. – E’ vero – disse dopo un po’ – Qualcosa si muove nell’universo lo percepisco da un po’. E questa telefonata non mi fa certo stare più tranquillo –.

- E allora perché stiamo andando a questo appuntamento? – chiese Rose con pura confusione. – Le persone che conoscono il numero del TARDIS si contano sulle dita di una mano… Beh si contavano, ora che lo hai dato a tua madre probabilmente tutta Londra può rintracciarmi – Scoppiarono a ridere entrambi, amava quei momenti con lei, anche quando il suo intero mondo sembrava nel caos più totale, con il sorriso di Rose poteva respirare di nuovo.

Il TARDIS atterrò in quel preciso istante e Rose non perse un secondo, si avviò verso la porta, la spalancò e il Dottore si preparò all’uragano che stava per investirlo. – NON CI PENSARE NEMMENO E’ CHIARO? – gli urlò contro lei dopo aver sbattuto la porta per richiuderla, “lo sapevo“ pensò subito lui mentre le si avvicinava. – Rose ascolta… - - NO. NIENTE “ROSE ASCOLTA” – lo interruppe lei con una delle sue migliori imitazioni – NON MI MOLLERAI A CASA MIA PER ANDARE AD UN POSSIBILE APPUNTAMENTO VERSO LA MORTE DA SOLO E’ CHIARO? – il suo tono di voce continuava ad alzarsi, era davvero imbestialita.

- Non so cosa ci aspetta a Stonehenge, voglio solo che tu stia in un posto sicuro finché non capisco cosa sta succedendo. Per favore cerca di capire Rose – disse lui lentamente provando a farla ragionare, ma ovviamente ragionare con lei era quasi impossibile. – Non se ne parla Dottore, io vengo con te. Non ammetto discussioni a riguardo -.

Il Dottore sbuffò esasperato, - Rose Tyler stammi a sentire… - - Se è vero che qualcosa sta per scatenarsi nell’universo pensi davvero che esista un posto più sicuro del tuo TARDIS nell’universo? – chiese in modo assolutamente sincero, ed era una domanda che non ammetteva repliche.

Lui non rispose, andò verso la consolle di comando e impostò nuove coordinate. Giunsero a destinazione pochi istanti dopo. Il Dottore si avvicinò di nuovo a Rose, che gli rivolse uno sguardo sospettoso – Mi hai portata ad Alcatraz stavolta? -. Il Dottore provò a restare serio, ma scoppiò a ridere pochi istanti dopo, Rose era incredibile. – No siamo arrivati. Che dici andiamo a vedere in che guai ci stiamo cacciando stavolta? – le chiese retoricamente.

Rose sorrise – Prova a fermarmi – disse e corse verso la porta per spalancarla ancora, ma questa volta invece delle urla, ci fu un silenzio di tomba che insospettì il Dottore che si affiancò a lei per sbirciare all’esterno del TARDIS.

- Forse dovevo davvero lasciarti ad Alcatraz Rose – disse pieno di sgomento – Questa cosa promette guai -.

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Capitolo 8
*** Avevo bisogno di te. ***


VORTICE DEL TEMPO (TARDIS 3)

“Clara Oswald non ho molto tempo e spero che questa trasmissione arrivi da te. Quello che sto per dirti ti sembrerà impossibile, e ovviamente non posso pretendere che ti fidi delle parole di uno sconosciuto, ma ti assicuro che è tutto vero.

I Dalek hanno carpito i segreti dei viaggi temporali. Sono riusciti in quello in cui tutte le altre razze dell’universo hanno fallito per secoli, hanno costruito la loro versione del TARDIS e la useranno per sconfiggere colui che temono più di chiunque altro, Il Dottore. E lo faranno prima che egli compia il passo fondamentale, guardare nel vortice del tempo.

Tu sei l’unica che può salvarlo Clara Oswald. So che puoi farlo. Trova aiuto, i migliori che possano aiutarti, trovali e insieme evitate una reazione a catena così grande che spaccherebbe l’universo in due…”

Le parole di quell’uomo risultavano quasi aliene nella mente del Dottore mentre guardava il messaggio che Clara aveva ricevuto e poi successivamente inviato al suo TARDIS mentre era privo di sensi.

Come poteva ciò che stava descrivendo accadere davvero?. Come avevano fatto i Dalek a compiere quell’impresa?. Chi era quell’uomo?. Quest’ultima domanda lo logorava forse più delle altre. Lo aveva osservato attentamente per tutto il tempo, in lui percepiva qualcosa di familiare, ma era sicuro di non conoscerlo, anche se i suoi occhi celavano qualcosa che era sicuro di dover riconoscere.

“Mi hanno trovato…”

Disse d’un tratto l’uomo misterioso, scattò in piedi allarmato, mentre la porta alle sue spalle si apriva al suono più terrificante dell’universo

Sterminare… Sterminare… Sterminare”

I Dalek si avvicinavano a lui, non aveva scampo e lo sapeva. Impostò il messaggio per l’invio istantaneo. Non provò a scappare e mentre lo portavano via rivolse un ultimo appello disperato.

“Salva il Dottore Clara… trova aiuto, trova i migliori e salva il Dottore… trova un modo per salvarlo… Salvalo ragazza impossibile… salva lui e l’universo… so che puoi farlo”

Clara al suo fianco guardava attenta lo schermo, attenta come al solito, lo sguardo concentrato e corrucciato. Respirava a fondo, era nervosa, forse spaventata, anche se non l’avrebbe mai ammesso a se stessa. – Cosa ne pensi? – disse voltandosi verso di lui, il Dottore incrociò il suo sguardo – Non so cosa pensare Clara -.

Si avviò verso e scale e si sedette, lei lo raggiunse un istante dopo e prese posto al suo fianco. – Non mentiva Dottore – disse Clara dopo qualche istante di silenzio – Vorrei fosse tutta una grandissima bugia, ma non lo è - - Lo so – rispose lui quasi sussurrando – Vorrei solo sapere chi è -.

- Ha qualcosa di familiare non trovi? – disse Clara facendolo sorridere. Quanto era bello averla di nuovo lì, nel loro TARDIS. Quanto era bello solcare di nuovo l’universo insieme a lei, andare incontro a pericoli di ogni sorta, rischiare la vita, e vederla con quell’emozione negli occhi che solo le avventure che vivevano insieme potevano darle. Come aveva fatto a farne a meno per cinque lunghi anni? Finalmente quella fitta che l’aveva oppresso senza motivo sembrava sparita. - Troveremo una soluzione Clara. Non preoccuparti – lei sorrise – Chi ha detto che sono preoccupata? -.

Il TARDIS atterrò in quel preciso istante, il Dottore le rivolse un ultimo sorriso e scattò in piedi per avviarsi alla porta. – Finalmente mi dirai con chi abbiamo appuntamento o il segreto deve continuare a… - si bloccò non appena vide cosa lo attendeva al di la della soglia. Si girò di scattò per guardare Clara negli occhi ma dal suo sguardò capì che era in attesa di una sua ramanzina.

- CLARA OSWALD COME TI E’ VENUTO IN MENTE? – disse sbattendo la porta e tornando verso le scale. – COME HAI POTUTO CLARA TI RENDI CONTO DELLE CONSEGUENZE CHE QUESTO POTREBBE AVERE? -. Clara si alzò lentamente e si avvicinò a lui – Dottore ascolta…- - ANCHE TU VIAGGI CON UN TARDIS CLARA. CONOSCI PERFETTAMENTE I RISCHI. PENSAVO CHE TU VOLESSI SALVARE L’UNIVERSO NON FARLO A PEZZI -.

Clara incrociò il suo sguardo, non c’erano ne paura, ne esitazione nei suoi occhi. – Era necessario Dottore - - Clara… - - No ascoltami ti prego – disse e lui non poté fare a meno di assecondare quella richiesta. – C’è la tua vita in gioco Dottore. Avevo bisogno d’aiuto e non potevo chiamare chiunque. Avevo bisogno di te -.

- Ma io sono qui -. Restarono entrambi in silenzio per qualche istante, - E’ per questo?... lo hai fatto perché temevi che io non… che tu non saresti riuscita a… - - NO! – lo interruppe lei decisa come non mai. – Non ho dubitato per un solo secondo che sarei riuscita a farti tornare da me. Non ho dubitato un solo secondo Dottore -.

La semplicità e la forza con cui lo disse lo colpì nel profondo, lo colpì al punto tale da sentirsi quasi mancare la terra sotto i piedi. – L’ho fatto perché non possiamo riuscirci da soli. Non potevo chiedere ad altri e questa era l’unica soluzione -. Clara lo guardava con uno sguardo che gridava comprensione, - E’ pericoloso lo sai vero? – le disse e lei sorrise – Lo abbiamo già fatto. Ed eravate in 13 quella volta lo abbiamo gestito - - E’ stato solo per qualche attimo Clara. Un contatto prolungato potrebbe portare alla lunga… - - Cercheremo di far presto allora – lo interruppe ancora sicura di se facendolo sorridere.

 – Chi hai chiamato esattamente? -  chiese dichiarando la resa infine. – Solo quelli che conosco – disse lei semplicemente. Il Dottore tirò un respiro esasperato quando capì a chi si riferiva, - Solo la ragazza impossibile può pensare che gestire tre versioni di me possa essere una cosa semplice -.

Clara sorrise e gli sfiorò la guancia con la mano – Andrà bene sapientone promesso -. Il Dottore si limitò a sorriderle – Ora andiamo siamo in ritardo per colpa tua – gli disse e insieme si avviarono all’uscita. L’avventura più grande della storia dell’universo stava ufficialmente per iniziare.

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Capitolo 9
*** Silenzio fra titani. ***


STONEHENGE 1600 a.C. (ORE 11.00)

Le porte degli altri due TARDIS si aprirono simultaneamente alla loro. Rory fissava la scena a bocca aperta, non poteva credere a ciò che si trovava d’avanti.
Dal giorno in cui aveva iniziato a viaggiare con il Dottore insieme ad Amy e aveva conosciuto un pezzo della sua storia si era chiesto spesso che uomo fosse stato in passato e quali esperienze lo avessero reso l’uomo che ogni giorno faceva vivere loro avventure incredibili.

Ricordava il giorno in cui Amy gli aveva raccontato del Dottore stropicciato caduto giù dal cielo, quando erano bambini. E ricordava la stessa storia raccontata dal Dottore, con dettagli diversi come la rigenerazione, avvenuta in seguito ad eventi che aveva preferito non raccontare.

Ora, mentre insieme a lui si avviava verso dei pezzi viventi della sua storia, quei pensieri inondavano la sua mente. L’aria intorno a loro era carica di elettricità, Rory sentiva Amy al suo fianco guardarsi intorno per cercare di carpire anche il più piccolo indizio su ciò che stava per accadere. E sentiva il silenzio carico di domande che aleggiava intorno al Dottore che camminava qualche passo avanti a loro.

L’attenzione di Rory si spostava lentamente da destra verso sinistra mentre avanzavano. Il loro Tardis era atterrato in mezzo agli altri due, e in quel momento tutti gli ospiti di quello che sembrava un contorto ricevimento stavano avanzando al centro delle pietre di Stonehenge.
Guardando a destra vedeva la prima coppia. C’era un uomo, un Dottore ovviamente, giovane e di bell’aspetto, i capelli spettinati dal vento, l’aria cupa e concentrata. Indossava un completo elegante blu con un cappotto lungo, ma ai piedi portava delle Converse Rosse, strano abbinamento pensò Rory. Qualche passo dietro di lui, camminava una ragazza dai capelli biondi, vestita casual. che osservava la scena con lo stesso sguardo preoccupato che in quel momento doveva avere lui. Alle loro spalle il Tardis con cui erano arrivati, simile in ogni aspetto a quello con cui era abituato a viaggiare, eppure con alcune sottili differenze, appena percepibili, che lo rendevano unico.

Lui ed Amy si scambiarono uno sguardo complice per qualche secondo, poi si concentrò su quello che avveniva alla sua sinistra. Anche da quella parte avanzavano in coppia, ma a differenza della ragazza sulla destra e di lui ed Amy, non a distanza di qualche passo l’uno dall’altra ma spalla a spalla, sicuri di se. L’uomo era più vecchio degli altri due, non che il loro Dottore fosse giovane, aveva più di mille anni, pensava. Ma l’altro era visibilmente vecchio, con le rughe, i capelli grigi e tutto il resto. Vestiva elegante, una giacca di velluto rossa, somigliava al suo professore di anatomia del college.
La ragazza al suo fianco camminava sicura nella sua giacca di pelle da motociclista con i capelli corti che ondeggiavano alla lieve brezza. Aveva uno sguardo che Rory non riusciva a decifrare, qualcosa che gli faceva pensare che quella ragazza avesse una storia fuori dal comune. Come il primo, anche il Tardis che troneggiava dietro di loro era la perfetta copia del loro, ma come gli altri due, era unico.

Prima che Rory se ne rendesse conto, si ritrovò al centro con tutti gli altri. I tre Dottori, quanto era strano anche solo pensare “tre Dottori”, si ritrovarono faccia a faccia in cerchio.
Il silenzio era quasi tombale, si potevano percepire le scintille invisibili che volavano sopra di loro. Ognuno spostava lo sguardo sull’altro. Ognuno cercava quasi di affermare la sua superiorità. Ognuno studiava ogni minimo movimento dell’altro senza far trasparire nulla. Mentre alle loro spalle Rory, Amy e le altre due ragazze osservavano la scena quasi paralizzati.

Rory strinse la mano di Amy, la mente affollata da miliardi di pensieri. La lettera che avevano ricevuto li aveva avvisati di un grande pericolo che stava per colpire il Dottore. Ma quando erano giunti all’appuntamento e si erano trovati di fronte altri due Tardis, e di conseguenza altre due versioni del Dottore, l’unica cosa sensata che era riuscita a farsi strada nella mente di Rory era stata “Siamo veramente… assolutamente… indiscutibilmente… per cacciarci in grossi guai”. Mentre stringeva la mano di sua moglie, l’occhio cadeva sulle ragazze ai suoi lati. Entrambe come loro due dovevano avere in testa quesiti su quesiti, ma a quanto pare gli unici che potevano fare un po’ di chiarezza, erano impegnati in un muto scontro che aveva l’aria di essere destinato a durare per sempre.

- Oh per l’amor del cielo. Uno di voi dica qualcosa prima che dia di matto – intervenne Amy dopo quasi 45 minuti di silenzio, strano che ci avesse messo così tanto ad esplodere pensò Rory, che sorrise per la solita spontaneità di sua moglie. I tre Dottori non si smossero e non batterono ciglio ma l’aria si alleggerì di un punto o due. Tanto  che la ragazza con la giacca di pelle iniziò a sorridere e ad avvicinarsi a loro.

- Quei tre ne avranno ancora un po’ – disse nel momento in cui li raggiunse – Penso che nessuno di loro voglia fare la prima mossa -. Rivolse a lui ed Amy un sorriso gentile, che Amy ricambiò subito – Beh se anche il tuo Dottore è un testone come lo è il nostro, conviene mettersi comodi – disse in tono di sconforto facendo sorridere la ragazza.

- Possiamo senza dubbio metterci comodi – la ragazza bionda si avvicinò alle loro spalle sorridendo sconfortata. – Che ne dite se preparo uno spuntino? – esordì Rory – sarà la situazione ma ho un certo languorino -. Amy si accostò a lui e lo prese a braccetto – Ottima idea tesoro – e gli diede un bacio facendolo arrossire.

- Possiamo invitarvi ad un brunch? – disse lei rivolgendosi alle altre che annuirono sorridendo. – Bene allora andiamo al nostro Tardis e preparo tutto – disse Rory felice di poter fare qualcosa per distrarsi, e si avviò insieme alle ragazze. – A proposito io sono Amy – disse allegra senza lasciare la presa al braccio – E lui è Rory – lo anticipò come al solito così lui si limitò ad accennare un saluto. – Rose. Piacere di conoscervi – rispose allegra la biondina. – Clara Oswald, piacere mio – disse l’altra stringendo la mano a Rose.

- Una di voi per caso sa di preciso perché ci troviamo qui? – chiese Rory quasi implorante poco prima di entrare nel Tardis per andare in cucina. – Credimi Rory… - iniziò Clara rivolgendosi a tutti loro – E’ meglio mettere qualcosa sotto i denti prima di parlarne – disse e il suo tono mise Rory in agitazione.

Diede un ultimo sguardo ai Dottori che ancora si studiavano in lontananza. E si avviò in cucina per mettersi a lavoro.

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Capitolo 10
*** Nome in codice: Disastro. ***


STONEHENGE 1600 a.C. (ORE 16.00)

- E’ in assoluto la storia più pazzesca che abbia mai sentito – esordì Rose

- Concordo! È pura follia – continuò Amy seduta sulla sdraio al suo fianco.

Rory in piedi dietro loro due non proferiva parola, si limitò a mettere una mano sulla spalla di Amy, come per darle sicurezza. Rose sorrise a quel gesto, erano così innamorati, si leggeva nei loro occhi. Anche se era chiaro che Amy non fosse proprio la novella sposina stucchevole che si ci aspetterebbe, Rose sapeva che era pazza di Rory. Lo capiva dal modo in cui si rilassava quando lui era al suo fianco, dai sorrisi che seguivano i baci, e da come lo guardava quando era sicura che lui fosse distratto. Le sarebbe piaciuto trovare quel tipo di amore un giorno, anche se, forse, quello che cercava era impossibile da trovare.

- Anche raccontarla è assurdo posso assicurarvelo – disse Clara interrompendo i suoi pensieri. Rose lo aveva capito nel secondo esatto in cui l’aveva vista avanzare verso di loro che quella ragazza era fuori dal comune. Mentre si dedicavano al pranzo squisito a base di frittelle e salsicce che Rory aveva preparato per loro, Clara aveva raccontato loro di quando aveva iniziato a viaggiare col Dottore, di come le loro avventure l’avessero ispirata, di come si fosse sacrificata per salvare un amico, di come il Dottore l’avesse salvata e dopo purtroppo dimenticata, di come era partita con un TARDIS rubato tutto suo, dei viaggi che aveva fatto, delle persone che aveva aiutato seguendo l’esempio del Dottore, del pericolo di cui era stata avvisata, e delle decisioni drastiche che aveva preso per salvare la vita del Dottore. Clara aveva detto loro che il Dottore l’aveva soprannominata, la ragazza impossibile, un titolo che le si addiceva, perché tutto quello che Rose aveva ascoltato, le risultava impossibile.

- Quindi in pratica… - ricominciò Rose rivolta a Clara – Se non riusciamo a fermare i Dalek, il Dottore verrà cancellato dalla storia. E visto che la sua storia è lunga più di mille anni e ha influenzato triliardi di vite, il tempo e lo spazio potrebbero spaccarsi? –

Clara le rivolse uno sguardo comprensivo – Per farla breve… si esatto -. Rose scambiò uno sguardo con Amy e poi si abbandonò sullo schienale della sdraio – Che sarà mai… - disse sbuffando e rivolse uno sguardo alle nuvole che si muovevano nel cielo come se fosse un giorno come tanti altri.

- Perché loro? – chiese Rory dopo che ebbe finito di mettere in ordine le idee – potevi scegliere tra 13 reincarnazioni diverse. Perché proprio loro -. Clara distolse lo sguardo da loro e tutti insieme posarono gli occhi al centro delle pietre, dove avevano lasciato i Dottori, e dove ancora si trovavano. – Perché so per certo che loro tre insieme potrebbero muovere i cieli – disse con una convinzione così forte da far venire i brividi a Rose. Anche lei sapeva di cosa fosse capace il Dottore. Il suo Dottore. Sapeva che per salvare una vita avrebbe fatto qualunque cosa. Ma era anche il motivo per cui era preoccupata, stavolta la vita in gioco era la sua, toccava a lei salvarlo, e non sapeva se ne sarebbe stata in grado.

- Muoverebbero i cieli certo. Ma sarà difficile se restano impalati lì ancora un po’ – disse Amy scattando in piedi e avviandosi verso di loro con passo sicuro.
Rose si alzò nello stesso momento di Clara e insieme a Rory le andarono dietro. Adorava l’impulsività di Amy, in qualche modo le dava sicurezza, ma era anche sicura che sotto sotto avesse una dolcezza infinita.

Quando li ebbero raggiunti restarono fermi per qualche secondo, per capire se in quelle ore che erano stati soli, avessero fatto qualcosa di diverso dallo starsene li in piedi a guardarsi. Quando fu chiaro a tutti che le cose non erano andate così, fu Amy ad avvicinarsi a loro per cambiare le cose.

- Ragazzi… so che giocare a chi distoglie prima lo sguardo è divertente… quando frequenti la prima media… ma dopo quattro ore direi che potete considerarlo un pareggio visto che abbiamo altri impegni, tipo quello di salvare i vostri sederi millenari… ovviamente se non avete di meglio da fare si intende -.

Non si mossero, e Rose vide una vena sulla fronte di Amy iniziare a pulsare in modo frenetico, non la conosceva bene, ma non poteva significare nulla di buono. – Rose… - Clara le fece solo uno sguardo d’intesa e lei capì. Entrambe raggiunsero Amy e ognuna di loro si mise di fronte al proprio Dottore per guardarlo negli occhi.

- Dottore… - iniziò Rose lentamente cercando di avere la sua attenzione, mentre ascoltava Clara e Amy fare lo stesso alle sue spalle. – Dottore ora basta – disse ferma – Non so cosa stiate cercando di fare voi tre, ma se non è un modo per aiutarci in quest’impresa ti prego smettila -. Lo sentì respirare a fondo, ma non la guardava ancora. Lentamente avvicinò la mano alla sua e la strinse – Dottore… - la sua voce si trasformò in un sussurrò – Sono già in preda al panico, la tua vita è in pericolo, e non posso farcela da sola. Ti prego guardami -.

Di colpo fu come separare dei magneti, il Dottore abbassò lo sguardo su di lei e, anche se non stava guardando, sapeva che anche gli altri due avevano fatto lo stesso per concentrarsi su Amy e Clara.

- Che ti è preso zuccone me lo spieghi? – diceva Amy al Dottore col cravattino.

- Fortuna che dovevamo fare le cose in fretta – scherzava Clara con quello più anziano.

Il suo Dottore invece si limitò a ricambiare la stretta e sorriderle. Era quel tipo di sorriso che conosceva bene, quello che riusciva a rassicurarla anche negli scenari peggiori. Il cuore le martellava nel petto, mille pensieri affollavano la sua mente.

- Tranquilla Rose – disse dolcemente – facevamo il punto della situazione. Tutto qui -.

- Si e lui ci stava spiegando la sua stessa esistenza senza svelare troppo del futuro. Tra l’altro… Bella storia sul serio – disse il Dottore col cravattino rivolto a quello anziano che gli sorrise – Inoltre spiegare tutto a questi due marmocchi è stato complicato – disse lui con l’aria da professore.

- Chi hai chiamato bamboccio scusa? - - COSA? – urlarono in coro tutte e tre le ragazze inchiodando i Dottori con lo sguardo. – FACEVATE CONVERSAZIONE? – continuò Amy – CI AVETE FATTO PREOCCUPARE PER QUATTRO ORE DI ASSOLUTO SILENZIO. E STAVATE FACENDO CONVERSAZIONE? -.

- Più che conversazione cercavamo di capire come muoverci e farlo mentalmente era più semplice Amy – fu il Dottore col cravattino a risponderle guadagnandosi uno sguardo di fuoco da tutte e tre loro. – E cosa c’era di così complicato da non poterlo condividere con noi? – chiese Clara dopo qualche secondo.

I tre Dottori si scambiarono un’occhiata – Ad esempio la possibilità di andare senza di voi – disse lentamente il Dottore anziano. Rose vide Clara sbiancare totalmente mentre dava loro le spalle e si concentrava su di lui.

Anche Rose rivolse al suo Dottore uno sguardo che implorava una spiegazione – Sarà un viaggio pericoloso. Coinvolgervi sarebbe… - - Cosa? – lo interruppe Rose – Pensi davvero che ti lascerei andare incontro ad un tale pericolo senza essere con te Dottore? – lui non rispose, il suo sguardo diceva tutto ciò che aveva bisogno di sentire.

Si voltò verso gli altri – Non vi lasciamo da soli. Non si discute – disse sicura di se e Amy le sorrise decisa – Ha ragione. E poi senza di noi non durereste cinque secondi siete troppo testardi -. Clara non si mosse, lei e il suo Dottore sembravano aver intrapreso la stessa muta conversazione che poco prima avvolgeva i tre Dottori. – Non pensare mai più di lasciarmi indietro è chiaro?. Siamo insieme in questa storia, e non voglio più tornare sull’argomento va bene? – disse con un tono di voce che sorprese Rose, il suo modo di parlargli era così… era così simile a quello che aveva il Dottore. Lui non rispose fece un cenno per rassicurarla e poi entrambi tornarono a concentrarsi sugli altri. - Bene Dottore… - cominciò Rose rivolta al suo Dottore – Cosa facciamo? -.

- Beh direi… –

- Penso che… -

- Innanzi tutto dovremmo… -

Cominciarono tutti e tre all’unisono, poi si bloccarono scambiandosi sguardi assurdi. – Va bene direi che per prima cosa urge trovarvi, diciamo, dei nomi in codice per evitare situazioni come queste nei momenti critici – disse Rory che trovò subito consenso generale.

- Che ne dite di Bei Capelli, Cravattino, e Vecchietto? – disse Amy sarcastica, ma Rose vide soddisfazione negli occhi del suo Dottore, in fondo lui adorava i suoi capelli trasandati. – Carini ma credo ci serva qualcosa di più semplice e breve – disse Rory abbracciando teneramente Amy. – Concordo. – disse  il loro Dottore con sguardo esasperato.

- Perché non Dieci, Undici e Dodici? – disse semplicemente Clara e i Dottori la guardarono con curiosità – So che tecnicamente ci sarebbe da considerare… - - Mi piace! – la interruppe il Dottore col cravattino sorridendo. – Anche a me – disse il suo Dottore accostandosi a lei.

- Va bene andata – disse Rose rivolgendosi al suo Dottore – Dieci, Undici e Dodici -. – Perfetto ora che siamo tutti d’accordo – iniziò Dieci – E’ ora di parlare di cose meno divertenti – continuò, e Rose vide tutti gli altri assumere un’espressione cupa, c’erano miliardi di cose che potevano andare storte, ma se i Dalek avessero avuto successo, le cose sarebbero peggiorate irreparabilmente. Era il momento di fare ciò che di solito faceva il Dottore, salvare l’universo.

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Capitolo 11
*** Allacciate le cinture... Ci sono le cinture? ***


STONEHENGE 1600 a.C. (ORE 17.30)

- Dovremmo andare su Skaro e fermarli sul nascere – urlava Dieci.

- Dovremmo cercare di capire chi è il tizio che ci ha avvisati – ribatteva Undici

- Dovreste piantarla e starmi a sentire. Andremo su Gallifrey prima che arrivino e li aspetteremo al varco – disse Dodici per zittirli, ovviamente senza riuscirci.

Amy se ne stava seduta su una delle grandi rocce che formavano Stonehenge, la testa che ciondolava da un lato all’altro, con lo sguardo perso mentre ascoltava i deliri dei tre Dottori che giocavano a chi aveva il cacciavite più lungo da più di un’ora. Avevano chiarito, anche se con qualche protesta, che sarebbero partiti tutti. Il problema era PARTIRE.

Nessuno dei tre sembrava ascoltare ciò che dicevano gli altri. Nessuno dei tre sembrava voler fare un passo indietro. Nessuno dei tre diminuiva il tono delle urla, anzi sembravano farsi più assordanti minuto dopo minuto.

Amy non apriva bocca da un po’, sapeva che se lo avesse fatto sarebbe scoppiata e non voleva ancora dar fuoco alle polveri, la situazione era già sufficientemente delicata anche se quei tre non sembravano rendersene conto. Anche Rose seduta al suo fianco aveva uno sguardo esasperato e si teneva la testa tra le mani mentre fissava attonita la scena. Clara invece, era diversa, e lo era in un modo che trasmetteva pura tranquillità ad Amy. Non sapeva esattamente cose le facesse provare quella sensazione. Se ne stava ferma in piedi con la schiena contro una roccia, e al contrario di loro non fissava quei tre testoni con sguardo annoiato o furioso, lei sorrideva. Era come se non volesse perdersi neanche un secondo di ciò che accadeva, come se tutto ciò che desiderava fosse finalmente d’avanti a lei. Era come se guardasse… era come…

Amy seguì il suo sguardo fino in fondo e si rese conto che, Clara non prestava attenzione a l’intero scenario. Clara guardava…

- Perché non ci dividiamo allora, visto che con voi due è impossibile ragionare – La voce del suo Dottore la ridestò dai suoi pensieri. – Non ne posso più – sussurrò affondando il viso contro il petto di Rory, seduto al suo fianco, che iniziò ad accarezzarle la schiena per tranquillizzarla.

- Bene allora ognuno per la sua strada e tanti saluti – disse a quel punto Dieci, dando le spalle agli altri avviandosi verso il suo TARDIS. – Va bene, basta così – Amy scattò in piedi senza neanche rendersene conto – Voi tre, piantatela – disse quando li raggiunse e li pietrificò con lo sguardo.

- Amelia ascolta… - - Sta zittò Dottore o giuro che ti faccio tacere io – lo interruppe lei seria a tal punto che lo video quasi sbiancare. Per fortuna anche gli altri seguirono il suo esempio. – Visto che a quanto pare voi tre non riuscite a comportarvi in modo maturo… - iniziò mentre gli altri le si affiancavano e i tre Dottori si scambiavano sguardi di sfida, - Credo che nessuno di voi tre debba prendere le redini, infatti lascerete il posto ad uno di noi -.

Cadde il silenzio, tutti gli sguardi si posarono su lei, ma nonostante sentisse la pressione, rimase ferma nella sua posizione e non distolse lo sguardo dai tre Dottori. – Amy cosa stai… - - Tranquillo tesoro so quello che faccio – disse a Rory cercando di mantenere un tono autoritario quando in realtà era in preda al panico.

- Voi tre insieme, dovreste essere la più grande speranza mai esistita, ma non riuscite nemmeno a conversare senza litigare come bambini. Quindi visto che oltre alla vostra vita, l’intero universo è in pericolo, mi perdonerete se penso che l’unica possibilità di salvezza non debba finire in mano a tre poppanti irresponsabili -.

- Quindi pensi che la soluzione sia quella di dare il comando a te? – chiese Dieci in tono ironico, ma Amy sostenne il suo sguardo e sorrise – Non a me… a lei – disse indicando Clara alla sua destra che la guardò come se fosse impazzita – Amy che dici? –.

- Lei ci ha portati qui. Ha messo in pericolo la sua sicurezza per riunirci e, visto che non lo avete chiesto, ha già provato a risolvere il problema da sola andando su Skaro e cercando di rintracciare l’uomo che l’ha contattata –

Dodici rivolse a Clara uno sguardo pieno di sorpresa – Non me ne avevi parlato - - Volevo parlarne a tutti ma siete stati un po’ impegnati -. – Mentre voi tre perdevate tempo, Clara ci ha raccontato l’intera storia – continuò Amy sempre più sicura della propria presa di posizione. Vide Dodici scambiare uno sguardo complice con Clara – Cosa non mi hai detto esattamente? – chiese lentamente avvicinandosi a lei.

Clara sostenne il suo sguardo per qualche secondo, Amy vide una luce nei suoi occhi in quel momento, - Non si può atterrare su Skaro nei momenti che precedono la partenza del loro TARDIS – iniziò Clara rivolta a tutti loro – Ci ho provato e riprovato, ma si finisce per atterrare sempre un secondo dopo la loro partenza -.

I tre Dottori si scambiarono sguardi perplessi, pieni di domande, o forse pieni di risposte che non erano pronti a condividere. – Forse hai cablato male i parametri – azzardò Undici con nessuna convinzione nella voce, ma con invece la lieve speranza che potesse essere quello il motivo. – Clara… - la incitò Amy.

- Credetemi ho provato ogni manovra, ogni stratagemma, anche ogni imbroglio possibile – continuò Clara in tono di sconforto – Non possiamo fermarli, andando sul loro pianeta – sentenziò sicura infine rivolgendo al suo Dottore uno sguardo che dolcemente le poggiò una mano sulla spalla per rassicurarla, prima di rivolgersi agli altri

- Protezioni del vortice – disse Dieci dopo qualche istante di silenzio tombale. – Cosa sarebbero? – chiese Rose al suo Dottore – Precauzioni speciali che impediscono di fermare un viaggio temporale, sono come interferenze di protezione per le macchine del tempo.

– Ma come? – chiese Undici più a se stesso che agli altri – Le protezioni del vortice sono fra i più antichi segreti dei Signori del tempo… - continuò interdetto dal puzzle che si stava delineando sotto i suoi occhi – Come possono i Dalek aver appreso i nostri segreti più antichi e custoditi?... come è possibile? – chiese, ma quella risposta sembrava impossibile da trovare.

- E’ ora di muoversi – disse Rory fermo prendendo Amy per le spalle – E sono d’accordo con Amy; se Clara è d’accordo, dovrebbe essere lei a guidare questo viaggio. - Approvo anch’io - disse Rose mettendosi al loro fianco e sfoggiando un sorriso d’incoraggiamento per Clara.

- Bene allora signorina Oswald… - iniziò Undici all’improvviso spiazzandoli tutti – Cosa vuoi fare? -. Clara lo guardò sorpresa – Andiamo su Gallifrey, sono riuscita ad intercettare le coordinate esatte di atterraggio nel mio ultimo tentativo di fermarli,  e combattiamo – disse infine raccogliendo la sfida. Amy sorrise contenta, era la scelta giusta affidare a lei il comando, lo sentiva, e ne ebbe la conferma quando nessuno dei tre testoni disse ribatté al riguardo, anzi si scambiarono sguardi d’intesa per la prima volta. Clara rivolse a Amy lo stesso d’intesa come ringraziamento muto per aver sbloccato la situazione e poi guardò il suo Dottore per avere un’iniezione di coraggio.

- Ai TARDIS dunque signori, si parte – disse Dieci sorridendo a Rose e facendo segno di avviarsi al loro TARDIS, ma Clara fece un passo avanti e lo fermò – In realtà veniamo tutti col tuo TARDIS – gli disse guadagnandosi il suo sguardo più sconcertato, - Come scusa? – chiese lui quasi senza fiato e Clara gli sorrise – Vedi sarà già un miracolo tenere il stabile il tempo con voi tre che interagite, direi che potremmo evitare tre versioni dello stesso TARDIS nello stesso posto visto che così eviteremmo anche di far saltare l’universo -. – E perché proprio il mio? – chiese Dieci quasi esasperato. – Perché il tuo è quello che manca da meno tempo su Gallifrey, avrà meno interferenze con voi tre a bordo -.

Amy scoppiò a ridere, tutto nell’espressione di Dieci urlava contro l’idea inimmaginabile di tutti loro nello stesso TARDIS, ma non poteva obbiettare a nulla che Clara aveva detto. Rose gli si avvicinò e gli prese il braccio, lui la guardò negli occhi, non si dissero nulla, ma Amy vide lo sguardo del Dottore addolcirsi lentamente. Rivolse a Rory un sorriso, senza un motivo vero e proprio, aveva solo bisogno di guardarlo negli occhi e lasciare che lui appoggiasse le sua labbra sulla sua fronte. Amy chiuse gli occhi perdendosi in quell’istante perfetto di pura calma ed era sicura che anche Rory stava facendo lo stesso.

- Andiamo! – disse Dieci infine e si avviò mano nella mano con Rose. Dodici e Clara lo seguirono mentre il loro Dottore si avvicinò a loro con sguardo serio. – Possiamo sempre andare a Rio… - disse. Amy si staccò dolcemente da Rory e sistemò il cravattino del suo Dottore, - Non se ne parla testone – disse sorridendo, il Dottore non rispose, l’abbracciò e si avviò insieme a loro nel TARDIS che quattordici anni prima, Amy aveva visto cadere dal cielo e gli aveva cambiato la vita.

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