Occhi dove scavi

di ten12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO PRIMO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO SECONDO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TERZO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO PRIMO ***


Capitolo primo

Le radici, vecchie e morte, si ruppero. Raggi di luce passarono attraverso le fessure nella porta "Tira!" "Non si rompono!" "Tu tira!" "È INUTILE!" "Non strillate! Ci sentono!" Sibilò uno dei tre "Tiraaaaa!" "No. Basta" i passi del terzo si fecero più vicini alla porta "Levatevi! E controllate i corridoi!" Una violenta spallata fece vibrare la porta. Del terriccio cadde dal soffitto ed alcune radici si ruppero con uno schiocco. La seconda spallata fece partire uno dei tre cardini. Altri detriti caddero dal soffitto e dalle pareti circostanti la porta. La terza spallata, più violenta delle precedenti scardinò e ruppe la porta lasciando la parte inferiore a penzolare dal cardine più basso. La luce della lanterna illuminò la sala che avevano davanti. L'aria antica eoni uscì investendo i tre con un miasma di muffa e marcio. Quello che aveva sfondato la porta si fece avanti deciso. In testa portava un cappello da cacciatore. Davanti ai tre si allungava una sala rettangolare semibuia, divisa in tre corsie da due file di colonne. Torce accese erano attaccate ogni tre paia di colonne. Il primo avanzò seguito dagli altri due. I loro passi, cauti, rimbombarono per tutta la sala. Il cacciatore intravide due svolte alla stessa altezza "La forma è a croce come le precedenti" disse sussurrando. I suoi due accompagnatori erano l'uno l'opposto dell'altro. Il più basso, sul metro e settanta, era biondo chiaro con occhi giallo caldo ed un naso a patata. Si muoveva in modo maldestro ed impaurito. Il più alto, sul metro ed ottanta, aveva capelli corvini ed occhi spiritati di un marrone scurissimo, quasi neri, ed un naso aquilino che rendeva il volto già magro ancor più smunto. Diversamente dalla sua controparte si spostava in modo silenzioso, felpato, nervoso ma non offuscato dalla paura e con un andatura armoniosa, ed un po' viscida. Il cacciatore stringeva tra le mani un' arma. Era una spada. Un' arma piuttosto inusuale, in particolare a causa del bagliore azzurro che emetteva. Gli altri si erano attrezzati con armi di convenienza: un candelabro per il biondo ed una spranga di metallo per il corvino. L'antica spada vibrò nella mano del proprietario. I tratti del volto del cacciatore si inasprirono in una smorfia di preoccupazione "Qui c'è qualcosa" "Possiamo tornare indietro" disse il biondo spaventato. Il suo opposto corvino lo guardò con superiorità "E poi che facciamo: preghiamo?" Il più basso non apprezzò la frecciatina "Perché devi prendermi in giro! Proprio ora poi!" Le parole, urlate, rimbombarono per tutta la sala. Il cacciatore si girò lentamente verso i due accompagnatori con uno sguardo di odio e furia, poi senti dei passi più avanti. Si bloccarono tutti e tre, terrorizzati. Altri passi. Una nota metallica raggiunse le loro orecchie. Il cacciatore respinse la paura ed afferrò i due spostandoli di peso verso la colonna alla loro destra. Il più basso dei tre si mise a pregare sommessamente. Gli altri due iniziarono a fissarlo. il cacciatore tornò a concentrasi pragmaticamente sulla situazione "Tu sei un imbecille completo!" Sibilò lo studente corvino "Lasciami in pace Micolash" "In pace?!Ci hai fatto assassinare e ora preghi! Preghi quelli che ci stanno per far ammazzare!" "Non osare parlare così dei Grandi Esseri!" Il cacciatore li ignorò entrambi e sbirciò oltre il lato della colonna "Lo sai cosa c'è di grande in loro! Solo l'ego! Ci fanno uccidere per divertimento! Credono di essere superiori a noi!" Una figura sottile ed alta più di due metri si avvicinava a passi lenti e calmi verso di loro. Era ancora lontana "Tu preghi dei assassini e blasfemi!" L'altro lo afferrò per il bavero "Non osare! Ci hanno dato tutto! Se non fosse per il sangue io non sarei qui!" Micolash lo fissò negli occhi con uno sguardo divertito e menefreghista "Se non fosse per il sangue molta più gente sarebbe viva e noi non rischieremmo l'osso del collo qui sotto. La tua vita era sacrificabile onestamente" lo studente biondo perse le staffe. Senza pensare e seppellendo la paura sotto uno slancio cieco sferrò un cazzottò con la mano sinistra. Micolash, sorpreso, sentì l'impatto sullo zigomo accompagnato da un dolore mediocre. Il cacciatore si voltò verso di loro. Lo studente, con la mano destra attaccata al bavero del suo compagno, cominciò a realizzare quello che aveva appena fatto. Micolash mosse la mascella per dissipare il dolore. Il cacciatore li guardò allarmato. I passi alle loro spalle si erano improvvisamente fermati. Lo studente lasciò andare i vestiti "Scusa Micolash...io...io non so che mi sia preso" sussurrò. Micolash lo squadrò da venti centimetri sopra la sua testa. Non rispose. Il cacciatore tornò a concentrarsi pregando che non avvenisse altro. Guardò oltre la colonna. Era uno Pthumeriano, più propriamente un guardiano degli antichi. Si era fermato vicino una torcia. Portava un cappello largo, a punta, impolverato e dai lembi cadenti che copriva parte del volto. Indosso aveva un’armatura di piastre e cotta di maglia, fuse insieme nei punti di giunzione. Guanti e stivali avevano decorazioni intricate a tela di ragno. Il volto, infine, era macabramente coperto da una maschera metallica a forma di teschio, con una mascella, fin troppo vera, appesa al collo e tre paia di occhi fiammeggianti che fissavano astiosamente verso di loro. E lo avevano visto. Il cacciatore si ritrasse il più in fretta che poté. Risentì i passi. Tutti e tre li sentirono, e questa volta erano decisi. I due studenti lo guardarono alla ricerca di un segno. Il cacciatore era sbiancato "Quando ve lo dico correte" Afferrò la spada con due mani e prese un respiro profondo. Chiuse gli occhi. I passi erano veloci, molto veloci "Ora!" Uscì con la lama in alto. Caricò il guardiano. Percepì con la coda dell'occhio il movimento dei due che correvano verso la porta da cui erano entrati. Lì perse di vista. Si concentrò sulla preda e calò la lama. Il guardiano, preso in contropiede, schivò verso destra. Il cacciatore recuperò il peso della lama e la tirò via con se mentre caricava di nuovo con un fendente dal basso. Era ad un passo dal mozzare la testa all'avversario quando il guardiano spazzò l'aria davanti a se con la mano sinistra. Il cacciatore vide fili di fuoco seguire la scia delle vene e arterie sotto l'armatura della creatura. L'aria davanti a lui esplose in fiamme. Perse sconnessamente la presa sull'arma e volò all'indietro. Colpì violentemente il terreno. I polmoni si svuotarono e la vista divenne confusa ed offuscata. Sentì i passi del guardiano sempre più vicini. Iniziò a strisciare carponi all'indietro, troppo frastornato per capire la direzione ma sapendo che era quella opposta ai piedi che avanzavano verso di lui. La vista tornò lentamente. Non era davanti a lui. Si girò pieno di terrore. Vide il guardiano chinarsi, raccoglierla. Fissò la luce lunare proveniente dall'arma riflettersi sugli angoli curvi ed argentei della maschera. I sei occhi rossi passarono dalla lama a lui. Il guardiano aveva capito. Laurence scattò in piedi mosso dal terrore di perdere "la sua guida". Iniziò a correre verso l'avversario "QUELLA È MIAAAAAA!!!!"

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Capitolo 2
*** CAPITOLO SECONDO ***


Capitolo secondo

 

Le radici scendevano dal tetto aggrappandosi alle pareti e si infilavano nel pavimento rendendolo sconnesso. I passi di corsa ed il respiro accelerato rimbombarono per i corridoi bui "DESTRA!" Urlò Micolash senza fermarsi "Mi ricordo ancora la strada tu stammi dietro!" Micolash inciampò in una radice scoperta e rovinò a terra. Sbattè con lo zigomo contro una mattonella rialzata. La guancia si spaccò e del sangue iniziò a sgorgare. Si toccò la ferita. Il liquido cremisi gli colò fino al polso impregnando la manica della camicia. Guardò impaurito la mano insanguinata poi realizzò che Caryll l'avrebbe oltrepassato da un momento all'altro lasciandolo solo "Aspetta Caryll! Ti prego aspetta! Sono caduto! Credo di essermi rotto qualcosa!" Micolash si accorse che era passato qualche secondo di troppo ma soprattutto che nessun rumore proveniva dalle sue spalle. Si girò verso l'oscurità che si era lasciato dietro "Caryll!?" La voce, incerta ed un po' rotta, si propagò per quel labirinto stantio. Micolash si alzò in piedi con il cuore in gola, colpito da un pensiero: dove si trovava davvero?

 

Il guardiano lo guardò caricare, in piedi con le braccia rilassate ed entrambe le armi verso il basso. Non mosse un dito per fermarlo. Laurence arrivò a tre passi da lui, poi il braccio sinistro dello Pthumeriano, quello che teneva la lama del cacciatore, saettò verso il collo.

 

Le pareti erano in metallo. Assomigliava al bronzo ma non presentava ruggine, ed era evidente che quel posto aveva millenni di vita. Le geometrie della struttura erano deformi e lineari allo stesso tempo. Se si faceva l'errore di studiare il corridoio, le linee e le decorazioni, all'apparenza vittoriane, tutto iniziava a flettersi prima convessamente, poi con un movimento ondulato. Caryll continuò ad avanzare: galvanizzato. Quel posto...era vivo. Lo capiva. Quello che vedeva era l'affannoso e soffocato respiro di una creatura enorme, seppellita e schiacciata che non apprezzava affatto la situazione. Ciò nonostante Caryll era tranquillamente alla deriva in quel luogo perché lì, dietro ad un iniziale complessità insormontabile, risiedeva un messaggio di sapienza e condivisione. E lui lo poteva capire. Passeggiò per il corridoio perdendosi nel rumore distorto dei suoi passi. Sul soffitto si stendevano lunghe radici che illuminavano la stanza di un fosforescente azzurro chiaro. I colori iniziarono a farsi indistinti ed a fondersi in geometrie. I glifi sulle pareti e sul pavimento, glifi che fino a quel momento aveva ignorato, iniziarono a muoversi insieme alla stanza contorcendosi come serpenti. Sussurri di voci profondamente diverse tra loro iniziarono a bombardarlo. Caryll non fece una piega ed assorbì silenziosamente quei gemiti di rabbia, frustrazione, conoscenza, spietata indifferenza ed odiosa attenzione. Gli stavano parlando. Non erano i grandi antichi a tutti gli effetti ma bensì memorie di avvenimenti e parole in disuso, così in disuso da essere nuove all'orecchio cosciente di Caryll. Ma quello incosciente, quello che nulla dimenticava, percepì e registrò tutto. Caryll....parlava la loro lingua. Vide che, alla fine di quello che era prima un corridoio ed ora un contorto spazio, c'era uno specchio. Continuò ad avanzare, più calmo ad ogni passo.

 

Micolash pensò ansiosamente alle sue opzioni continuando a camminare per le catacombe. Non riconosceva niente. Gli venne un attacco di panico. Prese a calci un teschio umano nascosto nell'angolo "Cazzo! Cazzo! Cazzo!" Iniziò a piangere e strapparsi i capelli "Quel coglione!..." Tirò scompostamente pugni e calci in aria ed urlò di rabbia. Andò avanti così per qualche minuto poi si fermò esausto. Si sedette per terra con la testa fra le mani. La situazione aveva una sola soluzione, una molto pericolosa. Muoversi.

 

La lama passò attraverso il suo vecchio proprietario. Divenne eterea. Laurence ignorò completamente la cosa. Placcò il guardiano, lo alzò e caricò fino a sbattere la creatura contro uno dei pilastri. Lo Pthumeriano perse la presa su entrambe le armi, stordito dall’impatto. Laurence vide la sua lama a terra e si lanciò per riprenderlà. Il guardiano raccolse la sua e si raddrizzò. Il cacciatore si voltò, la spada di nuovo avidamente stretta nelle sue mani. Questa volta fu il guardiano a caricare. Il colpo era centrale e fulmineo. Laurence parò con la spada posizionata trasversalmente, l'elsa in alto. Scintille causate dall'impatto piovvero intorno ai due. La sua spada schizzò a destra. I muscoli urlarono, i polsi scricchiolarono. Dolore: molto dolore. Capì che un altro fendente rischiava di spezzargli qualche osso. Provò ad indietreggiare. La paura tornò a ripresentarsi. Non fece in tempo a fare un passo. Un secondo fendente piovve dall'alto. Laurence si affidò all'istinto. Rotolò in avanti a sinistra. Il fendente del guardiano gli passò sopra la testa ed impattò contro un pilastro. Pezzi di roccia schizzarono ovunque. Laurence si girò. La colonna aveva un incavo lì dove il guardiano aveva colpito. Lo Pthumeriano caricò di nuovo.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO TERZO ***


CAPITOLO TERZO

 

 Caryll si fermò davanti allo specchio. La stanza smise di contorcersi e girare, i colori tornarono normali in un battito di ciglia. Una creatura lo osservava dall’altro lato della superficie riflettente. Aveva la forma di un cono squamoso con quattro tubi che uscivano dalla cima. Un tubo terminava con tre occhi, uno con dei coni inversi intorno ad una sfera spugnosa e due con una chela ciascuno. Il suo corpo era giallo. Il vecchio Caryll, lo studente ammalato e nervoso, sarebbe caduto in ginocchio, l'avrebbe venerato e pregato per l'illuminazione. Non fece niente del genere. Sapeva CHI era quell’essere. CHI erano tutti loro e perchè erano lì. Si rifiutò di fingere ignoranza. Gli Yith erano una razza ragionevole. Avrebbe provato a farli ragionare...o avrebbe schiacciato quell'esemplare. Lo Yith disse qualcosa. Glielo trasmise telepaticamente attraverso i millenni e gli universi. Caryll lo ignorò, prese fiato e disse....

 

"Non avere paura" Micolash era terrorizzato "non voglio farti del male" "CHI SEI!!" Micolash strinse i pugni intorno alla spranga fino ad avere le nocche bianche "VIENI FUORI!" "Mi chiamo Mergo"  lo studente si voltò verso la voce con la spranga alzata. Il corridoio, senza che se ne accorgesse, si era perso in una nebbia fuligginosa e grigia. In mezzo ad essa avanzavano in lontananza due figure. Micolash abbassò la spranga. I battiti del suo cuore scesero lentamente.

 

"Salve" disse Caryll con un sorriso "Il tuo nome è Caryll, giusto?" chiese la creatura "Si" rispose lo studente allargando il sorriso ed annuendo "Il tuo nome invece è G'drenziof" lo Yith ammutolì "L'ho pronunciato male?" L'alieno rispose cupamente " No"

 

Laurence inspirò a fondo, strinse entrambe le mani intorno all'elsa e portò la lama all'indietro. Nella mano libera del guardiano iniziarono ad accumularsi delle fiammelle. La spada della luna iniziò a brillare illuminando tutta la sala di una pallida luce azzurrognola. Laurence sferzò violentemente l'aria davanti a se con l'arma. Un aura ricurva dalle venature nero-azzure fuoriuscì repentinamente dalla lama del cacciatore. Il guardiano fece un ampio gesto con la mano. Un muro di fiamme si inalzò per proteggerlo. L'aura cozzò con violenza frantumandosi ed avviluppandosi nei colori delle fiamme. Il muro creato dal guardiano crollò nella deflagrazione. Azzurro,nero e rosso vivo si espansero in un miscuglio sui muri della stanza. Laurence fissò sconfitto lo Pthumeriano di due metri correre attraverso le fiamme.

 

Erano un bambino sui cinque anni ed una figura femminile coperta da un mantello nero. Micolash li osservò avvicinarsi, in silenzio. Intorno a loro la nebbia fuligginosa aveva ingoiato le catacombe "Visto? Non hai nulla da temere. Siamo come te" Alle orecchie di Micolash non arrivò alcun suono. Quelle parole furono pronunciate direttamente nella sua testa. Piume di corvo. Il mantello che copriva l'accompagnatrice del bambino era fatto di piume di corvo. Le braccia di Micolash penzolavano ai lati. La spranga era ancora debolmente stretta nella mano destra. Lo studente guardò affascinato i due. Il bambino aveva occhi enormi con pupille minuscole e la donna non aveva corpo: era, letteralmente, un mantello "Micolash giusto?" Chiese il bambino. La sua piccola mano sinistra si perdeva sotto la stoffa scura della sua accompagnatrice. Lo studente guardò il bambino con diffidenza "Si" 

 

 

Caryll continuò "Bene!" Lo Yith rimase silenzioso "Dunque si può dire che non sarà un problema collaborare!" "Collaborare" ripetè l'alieno soppesando la parola "Si. Collaborare. Entrambi sappiamo che, per voi, noi umani siamo alla stregua di involucri e l'unico motivo...." "Motivo" ripetè lo Yith. Caryll lo ignorò "...per cui non siete discesi con gli altri è per il vostro "problema logistico" e le leggi che vi siete imposti. Perciò sono disposto ad offrirti ospitalità come coscienza ospite del mio corpo....." "Corpo" l'immagine dello Yith nello specchio rimaneva immobile. Questa volta Caryll si infastidì "Si. Dicevo. Come coscienza ospite e non dominante" "Dominante" ripeté puntualmente la sua controparte. Caryll smise di parlare. Un rumore di schiocchi leggeri e costanti iniziò a propagarsi per la sala. Lo studente si guardò intorno. Niente avrebbe potuto fare quel rumore. Finì per concentrarsi sullo specchio. Erano le chele dello Yith. Stava ridendo. Ma lo specchio non poteva trasmettere suoni. Il corpo di Caryll si irrigidì. Lo studente non riuscì più a muovere un muscolo. Stramazzò all'indietro. Il suo cervello corse alla ricerca di una soluzione. Lo Yith lo stava fagocitando, stava sovraccaricando il cervello con immagini incomprensibili. No, un attimo. Stava trasferendo la sua coscienza a forza. Caryll doveva opporsi alla paralisi e muoversi. Si concentrò disperato.

 

 

Laurence si preparò a parare. Il guardiano sferrò un colpo violentissimo e fulmineo. Il cacciatore reagì con un contrattacco in direzione opposta. Scintille causate dallo scontro delle spade illuminarono brevemente il buio della sala. I polsi scricchiolarono ancora e Laurence rischiò di perdere una seconda volta la presa sull'arma. Non riuscì ad opporsi a tutta la forza del fendente ed andò dietro alla lama della luna. Il guardiano usò lo slancio della corsa e travolse Laurence con una spallata. Il cacciatore volò all'indietro di nuovo. Strinse l’arma con entrambe le mani. Non avrebbe perso di nuovo la sua guida. Atterrò male e rimbalzò come una bambola di pezza, poi fece una giravolta ancora in aria e cadde di testa. Il collo si flettè come un ramoscello. Laurence stramazzò a terra frastornato. Non senti niente per qualche secondo. Percepì un rumore distorto sempre più forte. Il dolore alla cervicale lo dilaniò tutto in un colpo. Urlò e si afferrò il collo tenendo stretta la spada con l'altra mano. Era a terra, steso sulla spalla "Sei uno sciocco!" La voce era dura, aggressiva "Dovevi lasciarla dov'era umano!" Una stretta d'acciaio si serrò intorno alla sua gola e lo alzò sempre più in alto. Laurence si ritrovò a fissare terrorizzato le sei pupille crudeli dietro alla maschera del guardiano. Dibattè i piedi. Le braccia, indebolite dall'impatto rimasero inerti a penzolare. La lama della luna era ancora nella sua mano.

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