La sottile arte di apparire

di Cara93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bran Stark- Rotto ***
Capitolo 2: *** Samwell Tarly-Paure ***
Capitolo 3: *** Varys- Maschere ***
Capitolo 4: *** Theon Greyjoy- Identità ***
Capitolo 5: *** Petyr Baelish- Ossessione ***
Capitolo 6: *** Ros-Frecce ***
Capitolo 7: *** Tyrion Lannister-Ipotesi ***
Capitolo 8: *** Lysa Arryn-Equilibrio ***
Capitolo 9: *** Sansa Stark-Fragile ***
Capitolo 10: *** Brienne di Tarth-Consapevolezza ***
Capitolo 11: *** Daavos Seaworth-Parole ***
Capitolo 12: *** Bronn-Compravendita ***
Capitolo 13: *** Jorah Mormont-Traditore ***
Capitolo 14: *** Jaime Lannister-Onore ***
Capitolo 15: *** Loras Tyrell-Dei ***
Capitolo 16: *** Sandor Clegane-Vite ***



Capitolo 1
*** Bran Stark- Rotto ***


Salve a tutti! Questa è una raccolta basata UNICAMENTE sulla serie tv, non ci sono riferimenti ai libri. Il rating è arancione perchè alcune storie sono più crude di altre e potrebbero offendere o turbare chi non gradisce questi temi, come detto nell'introduzione, cercherò di seguire un ordine cronologico. Sono aperta a suggerimenti, commenti, critiche... insomma, va bene tutto!
Buona lettura, spero.





Bloccato. Riapri gli occhi e il tuo mondo è sconvolto. Un tempo amavi correre, arrampicare e giocare, ora, è tutto finito. Non ricordi nulla, nella tua mente un velo nero. Sembra quasi che si rifiuti di vedere la realtà, che è tutto cambiato. Ora, sei paralizzato dalla vita in giù e non ti senti reale. 

Un groppo ti serra la gola. Cerchi di essere forte, ma quello che vuoi, in questo momento, è tua madre. Hai sperato di vederla al tuo risveglio, hai sperato che il suo sorriso rassicurante e le lacrime che di sicuro ha versato, si tramutassero in sorriso ed infine in una risata, segno che le parole dei guaritori sono frutto di un orribile scherzo. Ma tua madre non c'è. Non c'è nessuno che scoppia in una risata, rassicurandoti sulla tua condizione. 

Inclini il capo, studiando attentamente la sottile lama di luce che filtra dalla finestra. Hai freddo, nonostante la finestra sia chiusa. Conosci il clima implacabile del Nord e non te ne stupisci. L'inverno sta arrivando, pensi. Non è solo il motto della tua casa, ma è anche un'affermazione veritiera. L'inverno sta arrivando e non sei pronto ad affrontarlo, bloccato in un letto. Ci sono delle pelli d'orso e di lupo sulla sedia vicina. Ti allunghi il più possibile, ma sei troppo lontano. Ti trascini lungo il bordo del letto, ma le tue dita riescono a malapena a sfiorare il pelo folto della coperta. Dopo vari tentativi, stremato ti accasci e aspetti. 

Aspettare. Non puoi fare altro che aspettare. 

Ora sei inutile, in questo mondo violento e spietato. Sei nato in seno ad una famiglia nobile e questo ti aiuterà. Lo sai che i privilegi ti avrebbero sempre aiutato, ora più che mai. 

La vecchia Nan ti sta raccontando una storia. Tu vuoi sentirne una di paura. Ti piacciono le storie che fanno paura. Ti racconta di quando gli Estranei camminavano indisturbati nei Sette Regni. Ti racconta di come un fantasma fece impazzire un uomo. Ti racconta di come gli dei punirono un uomo che violò il vincolo di ospitalità. Ti racconta di uomini che potevano controllare la mente di animali e dei loro simili. Ti racconta di esseri che si cibano di sangue. Ti racconta delle creature della foresta, selvagge e senza legge. Ti racconta di uomini crudeli che scorticavano i loro avversari. Un giorno, la vecchia Nan ha finito le storie di terrore e ti guarda, triste. 
-Te ne racconto una io, se vuoi- chiedi.
-Non è necessario, mio signore...- 
-Non vuoi sentirla?-
-Io... sì, mio signore-
-Un bambino cadde da una torre, molto alta. Si risvegliò in un letto, scoprendo di non potersi più muovere. Non poteva più essere quello di prima, per quanto sperasse e pregasse. Un giorno, scoppiò la guerra e tutti dovettero fuggire, ma si dimenticarono di lui. Urlò, pianse e si disperò, ma alla fine, morì in quel letto, di stenti, dimenticato da tutti- 
-Mio signore...- 
-Vai, adesso. Sono stanco- 

La tua vita è cambiata in un secondo. Odi quello che sei diventato. Odi quell'ammasso di carne morta e inutile che sono diventate le tue gambe. Non puoi sentire dolore, ma ti rendi conto che quelle appendici penzolanti non ti sosterranno più. La tua vita era finita. 

Ora viveva nei suoi sogni, la realtà per Bran, non era più la stessa. 

Sei immobile sul letto, come sempre. Stai sognando, sempre lo stesso sogno che ti tormenta per tutte le notti. Tu, sano, che insegui un corvo con tre occhi. Tu che cacci e annusi il terreno alla ricerca di una pista. Sai che sono solo sogni, ma ti danno speranza. 

La sella che ha progettato per te il Folletto, funziona a meraviglia. Puoi cavalcare, finalmente, sentire il vento sulla pelle, i movimenti del cavallo sotto di te che puoi ancora governare. Senti un rumore. Ti sei allontanato da Theon e da Robb, non avresti dovuto farlo. Un gruppo di straccioni, forse briganti, si avvicina. Tenti di difenderti, ma sai che non ci riuscirai mai. Adesso più che mai, la consapevolezza della tua inutilità di abbatte su di te. Dovrai avere sempre qualcuno che combatta le tue battaglie, sempre qualcuno che cammini per te. Ti detesti, per questo e maledisci il giorno della tua caduta, come hai fatto altre mille volte. 

La bruta, Osha, è gentile. Parlare con lei ti aiuta. Lei è molto realista. Non si perde in sogni, fantasie e chiacchiere. Lei, con poche parole brusche, ti riporta alla realtà e ti mostra come poter vivere di nuovo. 

I sogni sono tornati. Solo che questa volta, compare tuo padre. Non lo vedi come l'avevi spesso sognato prima, nella sua armatura scintillante, la spada in pugno, pronto a difendere Grande Inverno. Lo vedi stanco e sporco, trascinato davanti una folla, in giudizio. Un ragazzo biondo, che riconosci come il principe di Sansa, sta parlando. Non capisci cosa dice, però cominci a provare un senso di disagio. Il disagio aumenta e si trasforma in paura, quando viene chiamato il boia. Ti svegli urlando, subito dopo aver visto il corpo di tuo padre marcire nella cripta, insieme a quello degli altri Stark venuti prima di lui. 

Quando racconti del sogno a Osha, lo liquida come la nostalgia di un bambino verso il padre. Scopri che anche Rikon ha fatto un sogno simile, ma anche in questo caso, la bruta non si allarma. Maestro Luwin arriva con un messaggio di parte di Sansa, ad Approdo del Re. Vostro padre è morto. In un secondo, il viso di Osha ti appare spaventato, ma è solo un lampo, poi la donna si precipita a consolare tuo fratello. 

Adesso senti sulle spalle una grande responsabilità, più forte di quando Robb ti aveva affidato il Nord. Tuo padre è morto; le tue sorelle sono in ostaggio, anche se, chissà per quale ragione, sei più preoccupato per Sansa che per Arya, sei sicuro che la più piccola tra le tue sorelle, sia relativamente al sicuro; tuo fratello e tua madre marciano verso il Sud, prima per liberare la tua famiglia, ora per vendicarla. Sei solo e devi essere forte. 

Ti sei spesso domandato quando un bambino diventi un uomo, se ci fosse un'età precisa. Quando impugna una spada per la prima volta? Quando si sposa? Quando diventa padre? Quando comanda un esercito? Ora sai la risposta. Un bambino diventa un uomo quando ha paura delle conseguenze delle proprie azioni. Quando capisce che quelle stesse conseguenze possono ricadere sugli altri. Ed essere orrende.

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Capitolo 2
*** Samwell Tarly-Paure ***


Ho paura. Non so cosa troverò alla fine del mio viaggio. Ho sentito i racconti, ho letto le leggende e le cronache riportate dai libri, ma non so cosa aspettarmi. Il cammino verso il Nord è lungo e faticoso, temo che non raggiungerò presto la Barriera. Mi colpisce come il paesaggio cambi radicalmente, da una regione all'altra. Sono sempre stato abituato alle ondulate colline e ai prati odorosi della mia terra natìa, chissà come sarà il Nord. Certo, mi aspetto che sia freddo e inospitale; molto probabilmente, la gente sarà dura e di poche parole, tanto quanto i miei conterranei sono ospitali ed espansivi. Anche questo mi fa paura. Non sono abituato alla solitudine. 

Per mio padre sono la rovina dei Tarly. Forse è così. Non mi piace andare a caccia, come fa mio fratello. Ho sempre evitato le risse, se qualcuno mi provoca o insulta, preferisco non rispondere e tuffarmi in un libro o in una pergamena. Cerco di essere educato e gentile, cerco di non essere d'intralcio nelle situazioni critiche. Non sono un valente guerriero, speravo di studiare alla Cittadella e diventare un Maestro. Invece, mio padre vuole che diventi un uomo onorevole, non un figlio di cui doversi vergognare e mi ha imposto una scelta: prendere il nero o la morte. Non ho mai capito perchè diventare un Maestro sia un disonore, per mio padre. 

Il viaggio procede, lungo e faticoso. So che ho solo rimandato l'inevitabile. Avrei dovuto scegliere la morte, la via più breve. Perchè tanto succederà. Non sopravviverò ancora per molto, su al Nord. Forse, non riuscirò neppure a pronunciare il giuramento dei Guardiani della Notte. 

I miei compagni si vergogneranno di me, come hanno fatto tutti, finora. Ricordo che, da ragazzino, giocavo con i miei fratelli e i figli dei vassalli di mio padre. Il gioco era semplice: uno di noi doveva contare fino a cento, mentre tutti gli altri si devono nascondere. Finito di contare, chi "stava sotto" doveva cercare gli altri. Appena vedeva uno dei compagni nascosti, doveva correre alla base e gridare il nome dell'avvistato, a quel punto, l'altro, doveva correre più veloce alla base per evitare di prendere il posto di chi conta. Ho sempre perso. Quando mi nascondevo, venivo sempre scoperto per primo, per la mia mole e poi, non essendo particolarmente veloce, venivo sempre superato. Quando dovevo contare, non arrivavo mai alla base per primo. A volte, mio fratello, forse per compassione o per irritazione, prendeva il mio posto. Una volta, mentre stavo contando, se ne sono andati tutti, lasciandomi solo. Ho passato tutta la giornata a cercarli, solo poi ho scoperto che avevano deciso di andare a giocare ai briganti nella foresta e che credevano che, se fossi andato con loro, li avrei rallentati. 

Tutto il Nord è freddo e selvaggio, ma è anche affascinante. I paesaggi stessi parlano di fierezza, coraggio e di una bellezza severa, qualità che io non avrò mai. 

Il muro di ghiaccio che separa le terre degli Stark dalle Terre Selvagge è impressionante e immenso. Ho paura di quello che potrà avvenire, ma sono grato di aver potuto vedere questo spettacolo così affascinante e particolare. La Barriera, quella enorme parete azzurra immobile e sorda, sarà l'ultima cosa che vedrò in vita mia. Invece, di spaventarmi, questo pensiero mi consola. 

"Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento. Cala la notte e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre, io sono la sentinella che veglia sulla Barriera. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. Per questa notte e per tutte le notti che verranno" 

Ecco, l'ho fatto. Io, Samwell Tarly, il maiale, il grassone, il buono a nulla, sono un Guardiano della Notte. E presterò fede al mio giuramento.

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Capitolo 3
*** Varys- Maschere ***


Non è facile ricoprire il ruolo del tessitore degli intrighi di corte. C'è una maschera, nella Commedia dell'Arte, quella del servo furbo, nota come Brighella, che rappresenta in pieno quello che sono agli occhi del mondo. Sono solo un servo, un servo temuto quanto il più spietato dei re, ma pur sempre un servo. Mi chiamano il Ragno Tessitore, perchè con l'aiuto dei miei piccoli Sussurri, degli uccellini che si avvicinano al mio orecchio e mi informano di ciò che accade nel mondo, utilizzando informazioni che solo io posso conoscere, che solo io posso sfruttare, intreccio la mia tela. E che cos'è un Ragno senza ragnatela? Solo uno scarafaggio come gli altri, né più nè meno, con otto piccole zampe, un corpo tozzo e sei paia di occhi. Ma uno scarafaggio è duro da uccidere tanto quanto un ragno è paziente. 

Ogni uomo ha le sue debolezze. Ogni uomo è spinto da un desiderio. Togli a quell'uomo il suo desiderio e ciò che resta è il nulla. Tanti grandi uomini sono stati sconfitti non dai loro nemici, come tutti credono, come la storia dice, ma dai loro desideri. Come l'uomo anziano che desidera una donna giovane per sentirsi più attraente, per essere invidiato dagli altri uomini, per dimostrare a se stesso di essere ancora vigoroso. Un po' come la maschera di Pantalone, vecchio e irascibile, che si lascia dominare dagli istinti. 

Poi c'è l'amore. Quello che è tanto difficile trovare, che è tanto desiderato. Quello che alla corte dei Re del Trono di Spade, ad Approdo del Re, viene spesso scambiato per Colombina, la servetta romantica, ma scaltra, disposta a usare quel sentimento nobile per i propri scopi. D'altra parte, siamo esseri umani, è quello che ci tocca, da una parte o dall'altra. 

Nel corso degli anni, mi sono sempre più convinto che le maschere dominino questo mondo. Non le maschere sincere della Commedia dell'Arte, così caratteristiche e riconoscibili, no. Quelle dell'uomo reale, con tutte le sue sfaccettature e quale luogo migliore di una corte, possiamo trovare queste maschere? I personaggi della Commedia dell'Arte sono utili per tirare le fila generali, ma sono le altre che rendono il mondo imprevedibile. La stessa corte è uno spettacolo teatrale, tutti attori e spettatori. Nessuno può fidarsi di nessuno. Neppure di se stesso, perchè è a noi stessi che sappiamo mentire meglio. 

Per la mia condizione, vengo guardato con compassione e disprezzo da parte di tutti, uomini e donne. Hanno paura di me, la mia condizione li spaventa, perchè rammento loro ciò che possono perdere. 

Affronto ogni giorno gli sguardi curiosi degli uomini, la loro morbosità mi segue ovunque. Vogliono sapere come piscio e come vivo la sessualità, come posso vivere da non-uomo. Sono stati cresciuti con gli insegnamenti dei loro padri: ciò che conta è quello che hai tra le gambe e se lo perdi, non conti più nulla. Per loro sono un'anomalia, un essere che non dovrebbe esistere e che è il nulla, perchè il mondo è degli uomini e gli uomini posseggono un fallo. Se possidi l'organo sessuale giusto, puoi permetterti di essere crudele, tutte le porte ti sono aperte. Se possiedi quello sbagliato, non importa chi tu sia e come tu viva, potresti essere anche più intelligente dell'intero creato, ma per loro non conti nulla. 

Il mondo è degli uomini ed è stato creato per gli uomini. Se una donna cerca di prendere il posto di un uomo, viene derisa e annientata, come se fosse la minaccia peggiore che il mondo possa ricevere. Una donna può solo essere madre, moglie e, nei limiti, amante. Se possiedi l'organo genitale giusto, puoi dare dolore impunemente, se possiedi quello sbagliato, puoi solo ricevere dolore. 

Per gli uomini di questa città, anzi, di questo mondo, l'uomo senza fallo, l'eunuco, conta anche meno delle donne. Non si capacitano di come io sia riuscito a raggiungere questa posizione. Ho dovuto lottare per i miei diritti di uomo, ho provato lo stesso dolore che provano le donne e che gli uomini infliggono anche al loro stesso sesso, a quegli uomini ritenuti "deboli" per accumulare potere. Ho capito che l'unico modo per contare alla stregua di un uomo è quello di possederlo, tramite le informazioni che posso ricavare su di lui. Ho capito che il dolore è purificante e stimolante allo stesso tempo. Ho capito che il mondo deve cambiare.

Molti si chiedono quali siano i desideri di un eunuco: ragazzini, ragazzine, uomini, donne. Si chiedono come possa accadere e immaginano situazioni a riguardo. Chiedono, insinuano, con l'intento di ferirmi e sminuirmi, ma non è così. Ben presto, ho disimparato a desiderare, perchè il desiderio è il motore del dolore. Ben presto, ho capito che la mia condizione è lungi dall'essere una maledizione e che, anzi, mi permette di essere la persona giusta in questo mondo ingiusto. 

Gli uomini passano, il mondo passa. L'amore svanisce e i templi crollano. Gli dei vengono rimpiazzati da altri, il potere passa di mano. La storia continua, all'inverno succede l'estate, alla vita la morte. Alla soddisfazione di un desiderio si passa alla ricerca di un altro. Il tempo scorre, nulla resta. Qual è lo scopo della vita, allora? Se tutto muta e nulla resta, cosa possiamo fare, noi esseri umani? Che senso ha vivere? 

Nel corso della mia esistenza, ho trovato una risposta. Non so quanto possa essere giusta e condivisibile: la ricerca del Bene Supremo, la fine del dolore. Molti credono che coincida con la morte. Io credo che al contrario sia la vita. 

Sono l'essere più bieco della terra e di tutto il mondo conosciuto. Sono un abominio, sono l'orrore, sono il male. Non provo nulla, godo nella morte delle persone. So come scorre il mondo e mi adeguo. So che per raggiungere il mio obbiettivo sono necessari sacrifici. Sono il Ragno Tessitore e filo la mia tela. Potete spezzarla, potere distruggerla, ma le mie zampette continueranno a lavorare e a filare, sempre, in silenzio, invisibili e veloci, per il bene di tutti. Anche il vostro. 

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Capitolo 4
*** Theon Greyjoy- Identità ***


Sono Theon Greyjoy, figlio del Lord delle Isole di Ferro. Sono un uomo di ferro: io non chiedo, prendo. Io non so cos'è la pietà, perchè la pietà è per le donne e io non sono una donna. Sono stato cresciuto dagli Stark, ma non sono uno di loro e non lo sarò mai. 

Non credevo che Robb Stark si fidasse così tanto di me, figlio di mio padre, colui che cercò di prendersi il Nord. L'ho convinto a rimandarmi da lui e trattare. Forse lo farò o forse no. Chi lo sa. Sono un uomo di ferro: farò ciò che mi conviene. Perchè è così che fa un uomo di ferro.

Mio padre mi odia e si vergogna di me. Non crede che sia un uomo di ferro, crede che sia diventato uno Stark. Bene, si sbaglia. Non lascerò che una donna depredi la mia eredità. Non lascerò che mio padre mi creda un vigliacco. Farò vedere a Robb e a sua madre chi sono, cosa non sono: il prigioniero dorato che faceva compagnia alla loro tavola, così vicino alla loro famiglia e così distante. Io sono Theon Greyjoy e non dimentico. Sono un uomo di ferro e non perdono.

Quanto è stato facile, prendere Grande Inverno! Vedi, grande Ned Stark come è facile da depredare la tua eredità? Come è fragile?
"Ciò che è morto, non muoia mai", non posso dire lo stesso di te, vecchio bastardo. Dicevi che mi avresti trattato come i tuoi figli, dicevi che mi avresti protetto e insegnato i valori di un nobile d'alto rango. Sei stato buono con me, ma mi hai portato via ciò che più conta: la mia identità. Non sono più un uomo di ferro, ora sono un uomo del Nord e i miei uomini mi disprezzano e mi tradiscono. 

Dolore. Bruciante dolore. Un volto, un uomo, la libertà. Non posso crederci. Sono salvo. Lui mi porterà da mia sorella e finalmente questa tortura sarà finita. 

Credevo davvero fosse così facile. Credevo davvero che mi avrebbe liberato. Sbagliavo. Il mio salvatore è in realtà il mio carceriere. Quest'uomo, questo mostro, sa provocare talmente tanto dolore, è un maestro nell'arte della tortura. Chissà quanti uomini ha già piegato, ma non piegherà me: io sono Theon Greyjoy e sono un uomo di ferro. Io non mi piego. 

Durante le pause fra una tortura e l'altra, mentre il mio carceriere mi lascia guarire dalle ferite che ha provocato e che poi riaprirà, lentamente e che tormenterà fino a che si sarà stancato, non importa quanto io possa implorare, ripenso a ciò che gli ho confessato. Ero così accecato dal bisogno di essere amato da mio padre che ho tradito la mia vera famiglia, quella che mi ha cresciuto, quella che si è fidata di me. Ho ucciso l'uomo che mi ha messo in mano per la prima volta una spada, ho violato la casa dell'uomo che mi ha insegnato a usarla. Ho spaventato i bambini che fino a qualche mese prima, proteggevo. Ho minacciato l'uomo che mi ha insegnato a leggere e fatto una promessa che ho poi infranto, al ragazzino per cui ho pregato tutti gli dei, antichi e nuovi, affinchè non morisse. Ho commesso così tanti errori. Ma almeno, non ho fatto quello per cui avrei varcato il lato oscuro: non ho ucciso Brandon e Rickon, i miei due piccoli fratellini. So che è una magra consolazione, ora. Spero che sopravvivano, protetti dalla falsa convinzione dei loro nemici che ho alimentato io stesso: la loro morte. Perchè i Lannister e i loro alleati vinceranno questa guerra e non si fermeranno davanti a niente. Resteranno al sicuro, finchè saranno pronti a riprendere ciò che è loro di diritto. Spero solo che per allora, io sia già morto. 

Vengo lavato e profumato. Sono circondato da due donne bellissime. Cosa diavolo sta succedendo? Deve essere un inganno, per forza. Le loro bocche mi leccano e succhiano, i loro corpi si sfrergano contro il mio, così caldi e morbidi... poi lo squillo di una tromba e l'incubo ricomincia. 

Dolore. Dolore. Dolore. Ancora dolore. Umiliazione. Ora mio padre ha ragione: non sono più un uomo e non servo più a nulla. Non sono più il Principe Theon, non sono più l'erede dei Greyjoy. La nostra dinastia morirà con me. Quanto ancora il mio carceriere desidera punirmi? Quanto ancora desidera giocare con me? Sono stanco, voglio solo morire. Non riceverò una morte gloriosa, in battaglia. Non riceverò una morte ingiusta, che tutti ricorderanno e vorranno vendicare. Riceverò quello che merito: la fine.

-Guardati, essere schifoso. Sei così lurido e immondo! E credi di essere un Lord!-
-Io sono Theon Greyjoy, delle Isole di Ferro...- 
Schiaffo.
-Un Lord non sarebbe così schifoso! Il nome che ti si adatta meglio è Reek, non credi?-
-Io sono Theon Greyjoy, delle Isole di Ferro- 
Schiaffo, più forte. 
-Imparerai presto qual è il tuo nuovo nome-

Io sono Theon Greyjoy... no, io sono Reek e servo il Padrone. Io sono Reek e servo il Padrone. Io sono Reek, il leale servitore del Padrone. 
Io sono Theon... no, sono Reek e servo lealmente il Padrone. Sono il guardiano dei cani e, se faccio il bravo non mi succederà niente.
Io sono Reek, leale servitore del Padrone. Nessuno verrà a salvarmi. Tutto può farmi male, devo servire il Padrone e il dolore smetterà. 

Seguo il Padrone e la Padrona durante la caccia. Sento le urla della ragazza. Non mi interessa. A quello che ero prima, forse, sarebbe interessato, ma ora no. Io sono Reek e se servo lealmente il Padrone, niente può farmi male. La freccia trapassa la coscia della ragazza. Urla e piange di dolore. Anch'io ho pianto e urlato di dolore. Il Padrone dà l'ordine e le cagne la smembrano e la divorano, mentre il Padrone e la Padrona, carichi di eccitazione, si abbandonano al piacere nel bel mezzo dei boschi. Distolgo lo sguardo, o almeno ci provo. Non posso farlo. So che il Padrone vuole che guardi e io sono un servitore leale. Faccio tutto ciò che il Padrone ordina. E così, tra le urla di orrore e dolore della ragazza e quelle di piacere della Padrona, tra il sangue e la carne nuda, io osservo in silenzio. Osservo quello che non potrò più provare tra le braccia di una donna, osservo la carne tenera della ragazza strappata dalle zanne di quelle enormi bestie sanguinarie. Piacere e dolore si fondono e si annullano. Orrore e morbosità sono tutto quello che mi resta.

Ero tentato di scappare con quella che diceva di essere mia sorella. Davvero. Così, forse sarei potuto essere libero. Ma se fosse stata tutta opera del Padrone? Se fosse stato un inganno e io avessi tradito il Padrone, lui mi avrebbe fatto pentire di quel gesto. Mi avrebbe fatto tanto tanto male e io non posso sopportare altro dolore. Le ho morso la mano e mi sono rifugiato nella mia gabbia. Il Padrone deve sapere che sono leale. Il Padrone non deve farmi male.

C'è una tinozza piena di acqua pulita. Il Padrone dice che è per me. Il Padrone dice che è il premio che mi sono meritato, perchè sono stato leale. Ho paura. Quando il Padrona fa dei doni, poi ci sono delle punizioni molto severe. Entro nella tinozza, perchè io obbedisco al Padrone. L'acqua oltre che pulita, è calda e profumata. Rosmarino, mi pare. Non mi posso ancora rilassare. Il Padrone è ancora vicino a me. 

Io sono Theon Greyjoy, delle Isole di Ferro. Sono un uomo di ferro, o almeno è quello che il Padrone vuole che io sia, per adesso.

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Capitolo 5
*** Petyr Baelish- Ossessione ***


Catelyn Tully. Il suo nome e il suo viso vorticano nella tua mente tutti i giorni. Catelyn Tully. Ormai, è diventata un'ossessione per te, fin da quando eri bambino. All'inizio erano sogni romantici, sulla falsariga delle ballate che i menestrelli ospitati a Delta delle Acque componevano per il Lord del castello. Sognavi di compiere imprese eroiche e conquistarla dimostrando il tuo coraggio, affrontando una battaglia contro tutti quelli che volevano allontanarla da te: gli Stark e suo padre. Perchè tu, non eri degno di Catelyn Tully.

Eri convinto che le ballate fossero sufficienti, pensavi che gli eroi vincono sempre e nella tua mente, sei sempre stato tu l'eroe. Hai lottato contro Brandon Strak e hai perso, comprendoti di ridicolo. Senti ancora le parole che lei ha usato, pregando il tuo avversario di risparmiarti. 'Vi prego, mio signore. Lasciatelo stare. Lui non conta, lo sapete. Quando saremo sposati, niente conterà più nulla. Sapete che vi amo, Brandon. Non vi tradirei mai'

Il tuo sogno è sfumato in un duello. Il tuo amore, però, non può morire così. Sei convinto che lei capirà, se diventerai più importante di uno Stark. Se potrai darle tutto ciò che lui non le può dare. 

Speranza. Quella maledizione che affligge tutti gli uomini, si è avvicinata al tuo cuore. Catelyn Tully è libera, Brandon Stark è morto, ucciso da quello che ora chiamano "Re Folle". Credi che finalmente potrà essere tua. D'altra parte, il suo promesso è morto e lei è libera di sposare chi vuole. Ti sistemi l'abito migliore, vuoi essere bello e desiderabile, per lei. Finalmente, avrai quello che hai sempre desiderato, fin da quando hai messo piede in quel castello, povero e privo di ogni cosa. 

State passeggiando sulla riva del Grande Fiume. Lei adora passeggiare. Sai che è afflitta dalla morte del suo promesso. Se n'era innamorata, il giudizio offuscato da quello di suo padre, tu lo puoi capire. Ma sai che, nel profondo, lei ama te.
'Cosa ne sarà di te, ora?' le chiedi. Lei sospira, lo sguardo spento verso l'altra riva del fiume.
'L'alleanza si deve sottoscrivere comunque' ti risponde, fredda.
'Ma il tuo promesso sposo, l'erede di Grande Inverno, è morto' quasi balbetti.
'Sì. Ora, Grande Inverno ha un nuovo signore, suo fratello Eddard' commenta, con voce triste.
'Il patto che tuo padre strinse con Lord Stark riguardava...' continui, disperato.
'Il patto prevedeva che avrei sposato il signore di Grande Inverno'
A quelle parole, credevi di morire. Ma ti sei fatto forza. Ci sarà un altro modo per averla, potesse volerci tutta la vita, prometti a te stesso. 

Pian piano, sei diventato importante. Non hai un nome o un'armata, ma hai denaro, influenza e spie. Sei un essere spregevole, ma hai capito che è l'unico modo per raggiungere il tuo obbiettivo: lei. Sono passati anni, ma lei è ancora la tua ossessione, lei è ancora nei tuoi pensieri. Lei vive in te e ogni passo che farai, sarà sempre e solo per avere lei.

Sei giunto alla conclusione, dopo aver saputo ciò che è successo a Lyanna Stark, che un reale può prendere ciò che vuole. Per prendere ciò che vuoi, devi prendere il Trono di Spade. 

Hai aspettato il momento opportuno. Sapevi che la morte di Jon Arryn avrebbe messo gli Stark contro i Lannister. Non avevi previsto la caduta del piccolo Bran, ma è un imprevisto che rafforza la tua illusione. Non avevi previsto che il re avrebbe ordinato al suo migliore amico, Ned Stark, di diventare Primo Cavaliere. Devi solo modificare i tuoi piani, ma finalmente, il tuo obbiettivo è vicino. Ora devi solo aspettare che lei ti chieda aiuto.

Lei è bella come te la ricordavi. Ma non è più delicata come un pesce, è fiera come un lupo. Il Nord l'ha cambiata, l'ha temprata. Come tramare alla corte del re ha cambiato te. Vedendola, hai ancora di più la consapevolezza che lei è tua. Che lei è la donna perfetta per te. 

Non pensavi di poter avere direttamente tra le mani i mezzi per sbarazzarti del tuo rivale. Ned Stark. Il nobile e onorevole Ned Stark. Lo odi con tutto te stesso, perchè sai che lui ha imparato ad amarla più di se stesso e che lei ha imparato la stessa cosa. Ti odierà, lo sai. Ma, una volta seduto su quel trono, nulla avrà più importanza. 

Hai scatenato una guerra. Era quello che volevi. Nel profondo, sai che è una follia. Anche Robert Baratheon aveva scatenato una guerra e guarda com'è finita. Tu sei il cambia bandiera, colui che sta sempre dalla parte del vincitore. Speravi che le due casate si annientassero, lasciando a te la possibilità di emergere. Ma non è stato così. Una casata è più forte delle altre e sei costretto ad allearti con loro. 

Hai ottenuto la tua ricompensa, che non è quella che speravi. Ma ora hai tutto: denaro, spie, un nome e un'armata. La scoperta ti riempie di gioia. Sei un po' più vicino al traguardo, devi solo sistemare un paio di contrattempi: Lysa Arryn e suo figlio. Hai usato l'amore che la sorella di Catelyn provava per te e non te ne vergogni. Userai suo figlio per i tuoi scopi, perchè, quando Lysa morirà, e in un modo o nell'altro lo farà,  non sarai tu il Lord della Valle, ma il piccolo Arryn. E ascolterà te, se giochi bene le tue carte. 

Dai festeggiamenti del tuo successo, passi al dolore più nero. Catelyn Tully, perchè per te sarà sempre Catelyn Tully, è morta. Lei non esiste più. Non potrai più perderti nel suo profumo. Non potrai più immaginare parole d'amore uscire dalla sua bocca. Non potrai più accarezzare la sua bianca pelle morbida. Non potrai baciare la sua bocca delicata. Non potrai cadere nel blu dei suoi occhi. Non potrai più assistere allo spettacolare riflesso che il sole al tramonto dona ai suoi capelli ramati. Tutto diventa vuoto. Lei che ha riempito la tua vita e i tuoi sogni, ora non c'è più. 

Poi, la vedi. Non ti eri mai accorto di lei, non così. Sai che è scorretto, che è sbagliato. Sai che è malato. Ma lei è lì, più bella che mai. Sansa. 

Le immagini di Catelyn e di Sansa si confondono nella tua mente turbata. L'una è il riflesso dell'altra, l'una è uguale all'altra. Sansa e Catelyn. Cately e Sansa. Sai che è l'unico modo per andare avanti. Sai che devi costruire una nuova immagine e cercare di farla diventare realtà. Oppure, tutto ciò che credono di te le persone che più disprezzi sarà vero. Catelyn diventa Sansa e Sansa diventa Catelyn. Ma il resto non cambia. 

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Capitolo 6
*** Ros-Frecce ***


PICCOLO AVVISO: questo "capitolo" è la ragione principale della nota "contenuti forti". Probabilmente, il rating sarebbe dovuto essere rosso, ma non ne sono sicura, arancione comunque ci sta tutto... se non apprezzate temi quali violenza e rapporti non consensuali, anche solo accenni, non leggete.



Entra titubante nella stanza, immagina ciò che la aspetta. Ha trascorso una notte con Joffrey Baratheon e gli incubi la prendono ancora. Sente la salivazione azzerarsi e il cuore batterle più forte dall'agitazione. Il re è crudele, questa notte è sola ed ha paura. 
Come la volta precedente, Joffrey stacca dalla parete la sua amata balestra. 

La prima freccia le impala la gamba sinistra al baldacchino dell'enorme letto del re. 

Il dolore la fa urlare, forte come il dolore che ha provato la prima volta che un uomo entrò dentro di lei. Era l'ultima figlia di un contadino, la sua numerosa famiglia pativa la fame e l'unica cosa che potè fare sua madre fu portarla dalla signora Nanà, come poi aveva imparato a chiamarla. Aveva quattordici anni e sua madre la vendette per due monete d'oro. 

Il re, eccitato dalle sue grida, le ordina di alzare il braccio destro. Tenta di pregarlo, ma alla fine è costretta ad ubbidire. La seconda freccia le trafigge il polso, lapidaria. 

Ricorda ancora quando sua madre se ne andò, lasciandola sola. La sua nuova "mamma" le pone domande complicate, per le sue orecchie di bambina. Sa di cosa sta parlando, ha visto molti animali copulare nella fattoria di suo padre, ma non capisce. Alla fine, viene condotta in una stanza da bagno, viene lavata e profumata, i rossi capelli intrecciati. Le fanno indossare una veste azzurra quasi trasparente, impalpabile e la mandano nell'enorme sala comune del bordello che presto diventerà la sua casa. Vide donne e uomini in pratiche sconcertanti, vide uomini che conosceva, alcuni erano amici di suo padre. Vide suo padre tenere sulle ginocchia una ragazza poco più grande di lei e infilarle una mano sotto il vestito. Prima ancora di potersi ambientare, la proprietaria, Nanà, la prese per un braccio e la portò in una camera, al piano superiore. L'uomo che si ritrovò davanti era enorme, massiccio e possente con una lunga barba nera. Si spaventò, certa che quelle mani, grandi come la sua faccia, l'avrebbero stritolata. L'uomo è ubriaco e di cattivo umore, non ha né il tempo nè la voglia o la pazienza di calmare una ragazzina sprovveduta. Le afferrò il polso con violenza, la palpeggiò rudemente, le strappò le vesti e la spinse sul letto. Le cadde addosso con tutto il suo peso. L'urlo spaventato della ragazza irritò l'uomo che, con un grugnito, la mise sotto di sè, le divaricò le gambe senza preavviso e la penetrò con violenza. 

Quella notte, l'uomo enorme dalla barba nera, non sarà l'unico che le riserverà lo stesso trattamento, ma è il primo e Ros non potrà mai scordarlo. All'alba, finalmente, le viene assegnata una cuccetta, dove si rannicchia piangendo. 

La terza freccia le trapassa lo stomaco. Quasi non sente nulla, questa volta. 

Con il passare del tempo, la ragazza impara l'arte del piacere. Capisce come dare ai clienti ciò che vogliono e come ricevere ciò che le serve da loro. Ormai, non sente più nulla, dolore o altro, per lei non ha importanza. Non riesce più a distinguere una sensazione da un'altra. Per lei, è solo normalità. Le giornate e le notti si susseguono uguali, non importa quanti busti fosse costretta a toccare, quante labbra baciare, quanti membri accogliere. Per lei, erano semplici corpi. 

Il re è eccitato alla vista della puttana impalata al suo letto, sanguinante e sofferente. Con un ghigno si avvicina, le schiaffeggia entrambe le guance, si abbassa i pantaloni e la prende così, incurante del sangue che scorre, della vita della donna che, lentamente, la sta abbandonando. 

Prega Ros. Prega che finisca velocemente. Prega come non aveva più fatto dopo la prima volta. 

Finalmente, Joffrey si stacca da lei. Non è ancora morta, ma è allo stremo delle forze. Il re scocca un'altra freccia, che le trapassa il gomito. Ros non emette suono, è troppo stanca per urlare. Un'ombra passa sul bel viso di Joffrey. Il gioco è finito, così non si diverte più. 

L'ultima freccia penetra la morbida gola, senza preavviso, mettendo fine a tutto.   

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Capitolo 7
*** Tyrion Lannister-Ipotesi ***


'Perchè sono qui?' si chiese, per l'ennesima volta, mentre scrutava la sua nuova sistemazione, una cella 'Ah, già. Mio nipote è morto e credono che l'abbia ucciso io. D'altronde, potrebbe essere possibile, l'ho minacciato più volte e in pubblico. Cersei mi odia e approfitterà dell'occasione per liberarsi di me, anche se il vero assassino comparisse magicamente alla sua porta'. In quelle notti solitarie, nella mente di Tyrion Lannister vorticavano pensieri e ipotesi, nomi e giustificazioni. Era l'unico modo che aveva per sopportare quell'ingiustizia.

'Allora, vediamo. Chi voleva vedere Joffrey morto? Risposta difficile, ci sono molte, troppe persone. Il mio caro nipote era un re così buono ed amato!' 
Finalmente, Jaime si era deciso a fargli visita. Aveva davvero creduto che suo fratello l'avesse dimenticato, che anche lui lo volesse morto. Jaime era l'unico in famiglia che gli volesse bene. Era l'unico che non si mostrava disgustato per il suo aspetto. Era l'unico che gli avesse mostrato cosa fosse l'affetto e l'amore di una famiglia. Lo chiamavano "mezzo uomo", "il Folletto", "Mostro". Tutti quegli epiteti scivolavano via solo davanti a due cose: la consapevolezza di far parte di una famiglia potente e vendicativa, rispettata da mezzo Reame e disprezzata dall'altra metà; e l'amore di suo fratello. Ricordava ancora quando da ragazzino, aveva cercato di mettergli in mano una spada. Per suo padre era tempo perso, ma non per Jaime. Alla fine, lui, Tyrion, non era riuscito a imparare l'arte di maneggiare una spada, ma era diventato il migliore amico di suo fratello, impresa non da poco, considerato l'affetto che questi provava verso la gemella e il disprezzo che lei covava nei suoi confronti. 

'Cominciamo dai nemici più evidenti: Stannis Baratheon, chi meglio di un pretendente al trono può voler morto il re che lo occupa? Ma no, Stannis è troppo lontano e non sarebbe mai riuscito a corrompere qualcuno all'interno della corte, non dopo le Acque Nere di certo. La giovane Targaryen, ma anche qui si presentano gli stessi problemi, oltre al non indifferente ostacolo della mancanza di conoscenze nei Sette Regni. Non avrebbe mai corso il rischio di affidare un compito tanto importante ad uno sconosciuto e i suoi consiglieri o sono esuli o sono originari delle Città Libere' 
Aveva sempre sopportato le risa e gli scherzi, le occhiate di biasimo, le battute di basso livello, ma mai, mai si era vergonato di quello che era, del suo aspetto. L'unica sua fonte di vergogna, una volta giunto all'età della ragione, era la famiglia. Le imprese tanto decantate da suo padre, non erano altro che azioni ignobili e codarde. Durante la guerra di re Robert, il grande Tywin Lannister aveva aspettato la battaglia finale, per schierarsi. Suo fratello aveva infranto un giuramento e sarebbe sempre stato ricordato come un regicida, probabilmente, la stessa sorte sarebbe toccata a lui. Sua sorella cercava di attirare le attenzioni di suo padre cercando di essere simile al Lord di Castel Granito, con l'unico risultato di vedersi disprezzata. Suo nipote era un essere immondo, un mostro, plasmato dall'amore incestuoso e malato di due fratelli e quello malsano e oppressivo della madre. Tutti loro si erano macchiati di azioni vili e innominabili, definendole "onorevoli". Ma cos' è l'onore per i Lannister, se tutto ciò che hanno guadagnato è stato frutto di inganni e tradimenti? A cosa serve aver generato un re, se questo è capriccioso e fuori controllo? Probabilmente, sarebbe ancora vivo, se da bambino avesse ricevuto qualche castigo o qualche schiaffo in più. 

'Gli Stark. O almeno, quel che ne resta. La giovane Arya è uccel di bosco, nessuno ha più avuto sue notizie dall'esecuzione di Lord Strak. Potrebbe essersi camuffata e aver avvelenato il re, se fosse ancora viva, certo. Ma non avrebbe mai corso il rischio di farsi arrestare e, se ha un solo goccio di sangue di lupo nelle vene, non si abbasserebbe mai a usare del veleno. La mia devota sposa, Sansa. La sua colpevolezza è evidente nella sua fuga e certo chi più di lei avrebbe potuto cullare il sogno di vedere quel piccolo bastardo morto? Ma, se fosse stata lei, perchè limitarsi a Joffrey? Anche la mia dolce sorella l'ha più volte umiliata e ha fatto di tutto pur di vedere la sua famiglia sterminata. E poi, la piccola e dolce Sansa non è un'assassina. O meglio, non ancora.'
Si era preso le sue piccole soddisfazioni, a corte. Essere Primo Cavaliere lo aveva reso orgoglioso e sicuro come non lo era mai stato. Suo padre, finalmente, aveva deciso di riporre la sua fiducia in lui, ma poi era tornato a corte e aveva deciso che il suo operato era stato tutto un fallimento, così come lo era tutta la sua vita. Non era degno di essere un Lannister. Non era degno di essere nato. 

'I Martell odiano i Lannister da anni. E non ha alcuna importanza quale Lannister, se colpevole o innocente, debba morire. Anche se definire innocente Joffrey è veramente divertente.'  
Ripensò a tutte le chiacchiere sulla morte che nel corso del tempo, aveva tenuto: con Bronn sulla strada che li allontanava da Nido dell'Aquila. Con Shae, nella tenda del comandante, poco prima della sua prima vera battaglia. Con le prostitute dei bordelli di quasi tutti i regni. Con Jon Snow sulla strada verso la Barriera. Beh, perlomeno aveva realizzato un desiderio: aveva pisciato oltre la Barriera, anche se non si era fatto tutte le puttane dei sette regni, come si era ripromesso. Era ironico che, dopo tutte le chiacchiere superficiali, in cui parlava della morte, ma non sul serio, sicuro che non sarebbe mai arrivata, adesso rischiava veramente di morire e nessuno sarebbe corso a salvarlo. 

'Potrebbe essere stato Tywin Lannister stesso a uccidere Joffrey. Sarebbe stato più semplice manipolare un ragazzino dolce e vulnerabile come Tommen, piuttosto che un sadico irascibile come il primogenito di Cersei. Per quel che ne so, potrebbe essere stato persino un servitore. Ma chi sarebbe così sciocco?'
Aveva spesso desiderato non essere un nano. Aveva spesso desiderato di morire. Joffrey non faceva altro che ricordarglielo, non perdendo occasione di deriderlo e umiliarlo. Lo faceva soprattutto perchè nonostante la sua bassa statura, lui, Tyrion Lannister era l'unico ad aver detto a quel ragazzo ciò che era. La scenetta con i nani era stata particolarmente di cattivo gusto, non solo aveva offeso lui, ma anche Sansa e la sua famiglia. Oltre al re stesso. Se Joffrey aveva agito sapendo di umiliarlo, usando persone simili a lui perchè le riteneva inferiori, non si era schernito e offeso da solo, facendosi rappresentare da un nano? A volte compativa suo nipote per la sua pazzia, altre non poteva far altro che sentirsi offeso dal fatto di condividere lo stesso sangue, per gli dei, i Lannister sono tutto fuorchè sciocchi, ma Joffery, a confronto, era particolarmente tardo. Almeno aveva avuto la soddisfazione di evitare un ulteriore offesa a sua moglie -certo che l'aveva proprio protetta bene, eh- evitando che la testa di Robb Stark, fratello di Sansa e suo cognato, venisse portata al banchetto ed esposta al pubblico. Era una magra consolazione, ma era pur sempre una consolazione. 

'No, ci deve essere una motivazione dietro l'assassinio di Joffrey. Il suo trono, il suo potere, vendetta... che altro? Protezione. Proteggere qualcuno da lui' 
Ora, chiuso in quella cella, solo con se stesso, poteva solo fare ipotesi, perchè andare indietro con la mente, ricordare era troppo doloroso per Tyrion Lannister. Troppe persone continuavano a riaprire le ferite fresche di quei ricordi: Tywin, Cersei, talvolta Jaime, molto spesso l'aveva fatto Joffery e sempre chi non lo conosceva e lo giudicava solo per quello che poteva vedere: un nano. 

'Olenna Tyrell. Quale persona sana di mente accetterebbe di lasciare una fanciulla nelle mani di Joffery? Soprattutto se amata, come la vecchia Tyrell ama Margaery. Se avesse obiettato al matrimonio, non avrebbe ottenuto quello che voleva, una nipote regina e un'alleanza con i Lannister. Mio padre avrebbe ritenuto il rifiuto un insulto e avrebbe fatto tutto ciò che è in suo potere per distruggere Casa Tyrell. No, la vecchia Olenna non ha voluto rischiare. E, ad essere sincero, non posso neppure biasimarla' 
Le guardie aprono la porta, una lama di luce entra nella stanza. Jaime compare sulla soglia, pronto a scortarlo verso il suo destino, già segnato: un verdetto di colpevolezza in un processo-farsa.

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Capitolo 8
*** Lysa Arryn-Equilibrio ***


Il vento le sferza il viso affilato, le urla disperate rieccheggiano tra le montagne secolari. Il movimento degli arti spasmodico e impotente, le vesti le svolazzano attorno, impacciandola, inutili catene di stoffa. 

Ricorda, Lysa Arryn, l'eccitazione velata e la minaccia nella voce metre spiegava alla figlia maggiore di sua sorella la funzione della Porta della Luna. Ricorda il fremito mentre descriveva le ferite che i condannati riportavano una volta finita la caduta. 
"Chissà quali ferite riporterò io" pensava "di sicuro, non saranno mortali quanto quella che mi ha inflitto il mio amore". 

Aveva sentito la spinta, aveva sentito il terreno mancarle sotto i piedi. Non ci credeva, Lysa. Nonostante quello che sentiva intorno a sè, non credeva che quella sarebbe stata la sua fine. 

Era ritenuta "la Pazza della Valle", dagli altri Lord Protettori. Credevano che la morte del marito avesse danneggiato il fragile equilibrio mentale della donna. In un certo senso, l'aveva fatto. Anche se il suo equilibrio si era perduto molto prima del matrimonio. 

I suoi vassalli ritenevano la sua paranoia eccessiva. Loro non sapevano la verità: lei aveva ucciso Jon Arryn, nessuno avrebbe mai potuto sospettarlo. Se qualche insospettabile avesse fatto lo stesso al suo adorato bambino? No, lui è troppo delicato, troppo debole, non sa difendersi da solo. Per questo, lo teneva costantemente legato al seno. Così facendo, l'aveva reso più fragile di quanto già non fosse, ma, per fortuna, Lysa Arryn non avrebbe assistito alla disfatta del suo prezioso figlio. 

La chiamavano "l'Aquila della Valle", lo sapeva. Per il suo aspetto aquilino e per la voce gracchiante. Era sempre stata Lysa la Sgraziata. 
"Oh, povera Lysa, chissà che matrimonio terribile le toccherà"
"Oh, povera Lysa, sarà fortuna a trovare un uomo che la voglia" 
"Oh, povera Lysa, sempre nell'ombra della sorella" 

Per tutti, il matrimonio con Jon Arryn, mentore di re Robert e di Ned Stark era stato un colpo di fortuna per Lysa la Sgraziata. Lei avrebbe solo voluto urlare. Si sentiva in trappola, in quel matrimonio. Si sentiva morire. 

L'invidia nei confronti di Catelyn l'aveva portata a desiderare ciò che non avrebbe mai potuto avere. 
Una rara bellezza capace di sconvolgere un uomo. 
Un marito giovane e bello. 
L'amore incondizionato di chi le stava attorno. 
Lysa non aveva nulla di tutto ciò. Quello che aveva era una fortezza inespugnabile e, successivamente, un bambino malaticcio. 

L'amore per Petyr nacque il giorno del duello. Lysa aveva assistito a tutta la scena. Pensava che un uomo capace di sfidarne un altro, a discapito della propria inferiorità, dovesse essere ammirato ed amato incondizionatamente. Lei non sarebbe stata irroconoscente come la sorella. Lei l'avrebbe amato. 

Sognava che Petyr affrontasse suo marito con la stessa audacia, per lei. Sognava la sua vittoria e il corpo di Jon che scompariva oltre la Porta della Luna. 

I suoi sogni si realizzarono, alla fine. Petyr bussò alla sua porta. Non per duellare, ma era un dettaglio trascurabile. La voleva, lei voleva lui e avrebbe fatto di tutto, anche uccidere suo marito. 

Non poteva vivere in quella felicità, Lysa. I suoi demoni non l'avrebbero mai permesso. Sopraggiunse presto la gelosia. Verso suo figlio, che si stava avvicinando un po' troppo al futuro patrigno, per i suoi gusti. Verso le puttane dei suoi bordelli. Verso chiunque parlasse con lui. Ma, soprattutto, verso Sansa. 

La gelosia portò rabbia e sospetto, la portò ad allontanare suo figlio, certo, in modo impercettibile all'esterno, ma Lysa era arrivata ad odiare il giovane Lord della Valle. Nascondeva l'odio sotto una sottile patina d'amore malato. 
"Nonostante tutto" pensava, cadendo "è stata una fortuna, che Sansa sia arrivata, scombinando tutto. Se non avessi riversato tutte le colpe su di lei, ora sarebbe Robyn in questa situazione". 

Tutto degenerò con un bacio rubato. 

La vita di Lysa Arryn è sempre stata in bilico, sul filo tra ragione e follia. Una spinta e quell'equilibrio si era spezzato, molto prima della sua caduta.  

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Capitolo 9
*** Sansa Stark-Fragile ***


L'aria fresca della Valle le riempie i polmoni. Aveva smesso di credere che un giorno avrebbe sentito sul viso qualcosa di diverso dall'umido calore di Approdo del Re. Era fuggita al suo destino e se ne vergognava. Aveva lasciato solo Tyrion, una delle poche persone che avevano avuto pietà di lei, una delle poche che l'aveva trattata come un essere umano, durante il suo soggiorno in quella prigione dorata. Era cresciuta e lo sapeva. Perchè crescere vuol dire fare delle rinunce e lei aveva rinunciato a molto, per la sua libertà. 

Respira il profumo pungente della neve appena caduta, Sansa Stark. Non pensava che avrebbe più rivisto la neve o sentito lo schiaffo dei venti del Nord sul viso. Nei suoi sogni di bambina, desiderava sentire la brezza calda dei venti del Sud accarezzarle dolcemente le braccia, rivoli di sudore scorrerle sulla schiena. Ora, piangeva di gioia, sentendo il freddo dell'aria satura di neve arrossarle il viso, facendola rabbrividire, il freddo pungente spaccarle le labbra. Ora, Sansa, ha capito di apprezzare di più la violenta sincerità e la forza dei venti freddi del Nord e di odiare la subdola sicurezza del calore del Sud. 

Alza il viso, esponendolo ai delicati fiocchi bianchi, Sansa Stark. D'ora in poi, assocerà sempre la neve alla libertà. Si trova in uno dei cortili di Nido dell'Aquila, nascosta da sua zia. Finalmente, è sola e circondata dalla neve. Immerge le mani in quella farinosa distesa e con l'aiuto della memoria tenta di ricreare la sua casa ormai perduta. Una fitta di dolore e paura le attraversa il petto. Quella torre svetta sul resto del castello in questo modo? Ha dimenticato un fossato? La disposizione delle mura è la stessa? 
Chiude gli occhi, Sansa, nel tentativo di ritrovare Grande Inverno, ma, invece, quello che vede è la Fortezza Rossa. Una lacrima le scende, silenziosa e discreta, lungo la guancia. La lascia fare, è al sicuro, adesso. 

Sa che non può fidarsi di Lord Baelish, non completamente. Lui ha saputo come sopravvivere ad Approdo del Re, ha saputo manipolare lord e lady del continente occidentale. Lui ha ordito la morte di Joffrey, per proteggerla, a sentir lui. Ha sentito molte storie su Dito Corto, storie che non può ignorare, per la sua sicurezza. 

Ha avuto paura, la sera prima. Lysa Arryn l'aveva spaventata. Anche su sua zia aveva sentito delle storie: che era impazzita, che la morte di lord Arryn l'aveva resa instabile. Alcuni dicevano che fosse pazza anche prima e il modo in cui aveva cresciuto suo figlio ne era la prova. Le aveva infilato le unghie nella tenera carne del polso, minacciandola, folle di gelosia. Era convinta che Dito Corto la volesse come amante. Nonostante le sue rassicurazioni, l'aveva guardata come se fosse una rivale da eliminare. 

Sulla nave che l'avrebbe portata lontano da Approdo del Re, aveva nutrito gli stessi sospetti di Lysa Arryn, ma si era affidata a Petyr Baelish, l'unica ancora che aveva in quel momento. Pensandoci, a posteriori, in Sansa crebbe la certezza di non aver sbagliato: lord Baelish non avrebbe fatto alcuna mossa che avrebbe potuto indebolirlo, casomai il contrario. 

L'aveva baciata. E sua zia, neo sposa di Petyr, li aveva visti. Nella testa, un unico pensiero: fuggire. 

Dopo la tragica morte di lady Arryn, Sansa ripensò a tutta quella situazione. Ragionò sulla natura di sua zia e di quella di Dito Corto e giunse ad un'agghiacciante conclusione: lui l'aveva fatto apposta. Sua zia doveva morire e l'aveva usata per mettere in moto gli eventi. Avrebbe potuto denunciarlo, avrebbe potuto accusarlo di assassinio, ma in questo caso, sarebbe rimasta sola. Rigirandosi nel minuscolo letto che le era stato messo a disposizione, Sansa prese una decisione: avrebbe fatto credere al tordo beffeggiatore di poter essere manovrata, ma sarebbe stata la lupa a tirare le fila del gioco. 

Avrebbe sposato l'erede di lord Bolton, colui che aveva tradito la sua famiglia. Cavalcò, nascondendo il senso di nausea che aveva alla bocca dello stomaco. Si era tutto rivelato un'illusione. Lei era solo una pedina in gioco, alla mercè di tutti. Era stata promessa a Joffrey Baratheon, che l'aveva ripudiata per poter sposare Margeary Tyrell. Era stata promessa a Loras Tyrell, ma i Lannister avevano tramato per preservare la loro posizione, così aveva sposato Tyrion, accettando gli sberleffi di re Joffrey. E ora, il suo matrimonio con Tyrion era stato annullato e il marito di sua zia ne ha progettato un altro, che gli avrebbe assicurato il Nord, attraverso di lei. 

Sapeva che le donne non hanno voce in capitolo, in questo mondo e si era sempre rassegnata a questa realtà. Da quando aveva sposato Ramsay, una marea di emozioni negative l'avevano sommersa. Ma un  sentimento che non aveva mai immaginato potesse appartenerle emerse, prepotente: ribellione. Finalmente, Sansa si era riappropriata delle proprie origini. Finalmente, Sansa era tornata ad essere la fiera lupa che era e che sarebbe sempre stata. 

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Capitolo 10
*** Brienne di Tarth-Consapevolezza ***


Quanto è difficile mantenere la parola data. Quanto è frustrante doversi confrontare con altre persone, convinte che tu sia come tutti gli altri, se non peggiore. 

Ho sempre desiderato essere un cavaliere, ma mio padre ha sempre disapprovato. 
'Sei una lady, Brienne e le lady non giocano a fare la lotta nel fango, non fingono che un ramoscello sia una spada' è quello che, fin dall'infanzia mi è sempre stato detto. Ma quello era il mio sogno. Non desideravo che un cavaliere in armatura venisse a salvarmi: volevo essere quel cavaliere, desideravo fare del bene alle persone, aiutare i più deboli, difendere il reame. La parola di un cavaliere è sacra, quella di una dama, per tutti, è come la neve: basta un raggio di sole perchè si sciolga. Io ho sempre considerato la mia parola e il mio onore importanti, ho giurato che sarei diventata un cavaliere e ora, in un certo senso, lo sono. 

A volte, tener fede alle promesse non è facile, soprattutto se sono coinvolte altre persone. Ho giurato a Catelyn Stark prima che morisse che avrei portato le sue figlie al sicuro. Non so dove sia questo sicuro, ma devo tenere fede alla mia parola. C'è solo un problema: le sorelle Stark non collaborano. Arya è sparita e Sansa mi ha congedata, accettando la protezione di Dito Corto. Non importa cosa debba fare, succeda quel che succeda: porterò quelle ragazze al sicuro. Anche se, forse, non esiste, questo "sicuro". 

'No, lady Brienne, non così. Fate attenzione a quella gonna, si infangherà tutta se camminate così velocemente in quel pantano! Lady Brienne, non così. Così cavalca un uomo, più grazia. Cercate di essere più femminile. No, lady Brienne, non potete indossare delle brache, solo gli uomini le indossano. Una spada? Oh, sciocca ragazzina, invece di dire queste baggianate, provate a migliorare il vostro punto croce. Parola mia, ho cresciuto tutte le lady di Tarth, ma non ho mai visto dei punti così orribili! Raddrizzate la schiena, mia signora. Oh, lady Brienne... se foste meno... grossa, alta e goffa! Non somigliate affatto a vostra madre. Uno, due, tre, giro, giro e inchino. Per l'amor del cielo, lady Brienne! Cos'è quella cosa orribile! Non siete fatta di legno, mia signora... e potreste sorridere... no, ripensandoci, meno... non stringete così forte, non state strangolando un piccione. Caccia? Vorreste andare a caccia? Non è un'occupazione da signora, lady Brienne! E poi, più tempo passate insieme ai giovani del villaggio, più diventerete selvaggia... oltre a ciò che si potrebbe dire... vorreste che il buon nome di Lord Tarth venga infangato dal tuo pessimo comportamento? Oh, lady Brienne!' 
Ancora oggi, appena chiudo gli occhi, sento i rimproveri della mia Septa, che cercava suo malgrado, di insegnarmi ad essere "Lady Brienne". Non sono una lady. Non sono mai stata fine, educata e aggraziata. Sono sempre stata "troppo". Troppo alta, troppo impetuosa, troppo caparbia, troppo grossa, troppo goffa. Non riuscivo ad essere quello che gli altri si aspettavano da me. Alla fine, mia madre, la mia Septa, mio padre, tutti, si sono dovuti rassegnare all'evidenza. 

'Ci fai vedere quanto sei uomo, Brienne? Scommetto che pisci in piedi e che sogni di fottere una ragazza. Sei solo uno scherzo della natura, brutta vacca. A me piacciono le puttane enormi, vuoi provare, eh? Sono sicuro che ti piacerebbe...'
Quanto è difficile, in questo mondo essere ciò che si desidera, rompendo le convenzioni. Perchè non possono lasciarmi essere ciò che desidero? 

Nella mia vita, solo poche persone mi hanno accettata per ciò che sono: Renly Baratheon, che ho giurato di proteggere e, non essendoci riuscita, di vendicare; Margaery Tyrell, sua moglie, che è sempre stata gentile con me e che non riesco a comprendere, come non riesco a comprendere le sue azioni; Catelyn Stark, che non mi ha giudicata, che mi ha protetta e ha compreso i miei sentimenti, meglio di quanto avrei potuto fare io stessa. Poi c'è lui. Jaime Lannister. L'uomo più odioso che avessi mai incontrato. L'uomo che mi ha salvata, in molti modi diversi. Un uomo pieno di sfumature. L'uomo che sono stata accusata di amare. 
E che, molto probabilmente, è vero. Lo amo. 

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Capitolo 11
*** Daavos Seaworth-Parole ***


Erudito: aggettivo, genere maschile (femminile -a; plurale -i, -e) che ha un'ampia erudizione, che possiede molte cognizioni in qualche disciplina. 

Avevo sempre creduto che sarei morto per mare, sgozzato da un pirata. Non sono una brava persona, non lo sono mai stato. Ho sempre fatto del mio meglio, seguendo un codice morale discutibile. Non ho mai ucciso nessuno, se non in battaglia. Non ho mai derubato nessuno, se non per fame. Non ho mai aiutato dei criminali, se non per necessità. Sono un uomo semplice e ho sempre creduto che morirò con semplicità. Una lama infilzata in mezzo al busto, mentre combatto a fianco del mio re. Un ultimo respiro e via, verso la fine. 

Oblio: (O- blì-o), sostantivo, genere maschile (raro obblio; plurale -ìi) dimenticanza assoluta e duratura. Cadere nell'oblio; mettere, porre, lasciare nell'oblio; richiamare dall'oblio. 

Sono originario di Approdo del Re, nato nella strada più povera del Fondo delle Pulci. Il mio scopo nella vita era quello di sopravvivere, di portare un piatto di cibo vero alla mia famiglia. Per questo, sono diventato un contrabbandiere. Sono poco più di un pirata, anche se c'è differenza. Peccato che nessuno la voglia conoscere. Pirati, contrabbandieri, per loro, sono la stessa cosa, un po' come per me sono la stessa cosa nobili e re. Il mio nome non è degno di essere ricordato, non faccio parte di una casata, non conto nulla. Sono uno dei tanti, che non spiccherà mai. 

Dignità: sostantivo, genere femminile (dal latino dignitas) condizione di nobiltà morale in cui l'uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a se stesso. 

Non mi è mai interessato far parte della nobiltà. Non mi è mai passato per la mente di diventare "Cavaliere", anche se con un titolo che molti ritengono ridicolo. Sono sempre stato un uomo d'azione che ha sempre lottato per i propri ideali. Prima, la libertà e la dignità, diritti principali di una persona e che, spesso, i ricchi non riconoscono ai più poveri. Poi, giustizia e fedeltà. 

-Padre, è necessario che impariate a leggere. Non siete più un contrabbandiere, avete delle responsabilità. Come potete aiutare il Re se a malapena sapete...-
-Lascia stare, figliolo. Non mi serve saper leggere, al mio sovrano serve la mia spada- 
-Ma...-
-Il discorso è chiuso. Non riparliamone più- 

Affetto: (Af-fèt-to; dal latino adfectus, da adficere/ ad + fecere "fare qualcosa per"), sostantivo maschile (plurale -i) 1. stato interiore di tipo emozionale, moto dell'animo, sentimento, affezione. 2. sentimento d'amore privodi pulsioni sessuali. 

Sono tornato dal mio Re, anche se non approvo il suo fanatismo. Voglio aiutarlo a fare la scelta giusta, perchè credo in lui. Stannis Baratheon è un uomo buono e pietoso, migliore di molti. La sua durezza e la sua inflessibilità sono garanzia della sua coerenza e giustizia. Perchè un buon re deve essere giusto e incorruttibile. Per questo, non giudico il mio arresto sbagliato. Il mio re crede che la Donna Rossa lo possa portare alla grandezza, io ho messo in dubbio la Donna Rossa e sono stato punito di conseguenza, anche se l'ho sempre appoggiato. Un buon re si vede anche da come tratta gli amici, se questi, secondo lui, sbagliano e tradiscono. 

-Pss... Ser Cavaliere delle Cipolle...-
-Principessa Shireen, non potete stare qui!-
-Vuoi che me ne vada?-
-Certo che no, principessa! Non mi permetterei mai-
-Allora... come stai? Ti trattano bene?-
-Sto bene, grazie Vostra Grazia. Non posso lamentarmi. Nonostante la sistemazione sia... quello che è-
-Già, papà ti ha fatto rinchiudere. Perchè ti ha messo in prigione, Cavaliere delle Cipolle?-
-Perchè... io e il re abbiamo avuto da ridire, ma non è nulla di grave. Non ti devi preoccupare, principessa-
-Ti libererà presto?-
-Sono sicuro di sì. Credo sia il caso che ve ne andiate, principessa-
 -Sono venuta per portarti questo... è la storia di come la Casa Targaryen conquistò il Trono di Spade-
-Sembra un bel libro...-
-Sì, è il mio preferito. Tienilo, ho pensato che ti potessi annoiare, tutto solo qua sotto-
-Grazie del pensiero, principessa... ma, io non posso accettarlo-
-Certo che puoi!-
-Principessa... è... che io non so leggere-
-Tutto qui? Posso insegnartelo io, se vuoi-
-Ne sarei onorato, principessa. Quando re Stannis...-
-Posso scendere quando c'è di guardia Bert, lui si addormenta sempre-
-Ma...-
-Non vorresti imparare a leggere?-
-Sì-
-Allora, ti verrò a trovare presto, Cavaliere delle Cipolle- 

Così, ho permesso alla principessa di insegnarmi a leggere. Mi dicevo che era utile alla mia carica, d'altra parte, un Primo Cavaliere deve saper leggere per proteggere il proprio re. So che il Maestro dei Sussurri è colui che manovra il Concilio Ristretto, ad Approdo del Re. Sarò come il Maestro dei Sussurri, imparerò a leggere e potrò aiutare meglio il mio re, per fare in modo che la falsità e gli inganni non muovano la sua mano. 

Passare del tempo con la principessa è un onore ed è una gioia continua. Nonostante quello che ha dovuto passare, nonostante la regina quasi non la degni di uno sguardo e il re la veda a malapena una volta al giorno, Shireen Baratheon è la bambina più gentile, generosa e allegra che abbia mai conosciuto. Chiunque, conoscendola, non potrebbe far altro che adorarla. La sua è una famiglia di sangue reale, sarebbe potuta crescere viziata e coccolata, potrebbe chiedere a suo padre la testa di tutti quelli che fissano il suo volto sfigurato. Ma lei, no. Shireen è troppo buona. Sono sicuro che se incrociasse lo sguardo di un curioso, invece di distogliere gli occhi, gli sorriderebbe. E il sorriso di Shireen Baratheon scalda il cuore.
 
Giustizia: (Giu-stì-zia) sostantivo femminile. La virtù rappresentata dalla volontà di riconoscere e rispettare il diritto di ognuno mediante l'attribuzione di quanto gli è dovuto secondo la ragione e la legge. 

Credevo che Stannis Baratheon fosse un re giusto, ma ha intenzione di sacrificare suo nipote per cosa? Per sedere su un trono di metallo. 

Ho giurato fedeltà al mio re, se lo tradissi sarebbe l'azione peggiore fra le mie cattive azioni. Non posso seguire lui e la Donna Rossa. Ma non posso lasciare sola la Principessa. Se tradissi Stannis, non potrei più rivedere Shireen e io le voglio bene. Amo Shireen Baratheon come la figlia che non ho avuto e la proteggerò, se potrò.

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Capitolo 12
*** Bronn-Compravendita ***


Se ti trovi nei guai, se sei in punto di morte, beh, sono l'uomo giusto per te. Se devi compiere una missione potenzialmente suicida e pericolosa, eccomi, sono io. Al giusto prezzo, ovviamente. 

Sopravvivo grazie alla mia arte: quella della guerra. L'acciaio della spada e del pugnale sono i miei pennelli, il corpo la mia tela, il sangue il colore che imbratta il biancore perfetto della pelle. 

Crederete che essendo diventato un Lord le mie priorità siano cambiate: non è così. E poi, avrò anche un titolo, ma cosa me ne faccio di uno stramaledetto titolo se l'unica cosa che posso permettermi di buttare giù è del vino scadente e un piatto di carne che è meglio non identificare? 

Ecco, adesso sono più io, senza metafore e poesiole per incantare i babbei di turno. Certo, forse sono un po' grezzo, non sono uno di quei damerini che volteggiano leggeri nelle scuole di scherma. Io ho combattuto davvero. Io so che per sopravvivere non servono balletti e arzigogoli con la spada, bisogna giocare sporco. Non bisogna vergognarsi di riaprire le ferite dell'avversario, di colpirlo alle palle, di fargli saltare i denti o cavargli gli occhi. Perchè questo mondo non perdona. 
Se non muori tu, muoio io e io ci tengo alla mia pellaccia. 

Forse non ti fidi di me perchè avrai sentito delle storie, magari alla taverna, non proprio a mio favore. Sì, amo bere. Sì, mi piacciono le donne. Non sono uno di quegli eunuchi delle Città Libere, che hanno come scopo servire il padrone e basta. Sono un uomo, ho i miei bisogni, indipendentemente da te. Ah, e non ho padroni. Io seguo i soldi, se non li hai, possiamo dirci addio già da subito. 

Cosa? Vuoi delle referenze? Sono un mercenario e sono vivo, quale referenza migliore. Però, se proprio non puoi farne a meno, ecco: ho servito i Lannister e, in teoria, li servirei ancora. Sto aspettando il mio castello, la mia bella sposa e il mio bel gruzzolo di monete d'oro. Per ora, ne ho ricavato un titolo e sto aspettando il resto del pagamento. 

Non ti fidi dei Lannister? Sì, beh, hai ragione. Neanche io mi fido, ma mi fido del denaro e loro ne hanno in abbondanza e poi, com'è che si dice, "un Lannister paga sempre i suoi debiti, prima o poi" e loro ne hanno tanti con me. 
Cosa? Quali? Prima di tutto, ho salvato la vita del nano e, entrando al suo servizio, ho combattuto alla Battaglia delle Acque Nere. Quando la sorella, la Regina Madre ha accusato il Folletto di averle ammazzato il figlio, non l'ho difeso, nonostante avrei benissimo potuto farlo, ma combattere contro la Montagna per la riconoscenza di un nano, anche se simpatico e un bel tipo, beh, non rientra nei miei piani. Ho insegnato al bel Monco a combattere con la mano che gli è rimasta e, come ringraziamento, sono stato trascinato a Dorne, in una missione tanto segreta quanto folle: riportare la principessa Myrcella a casa, dopo che il fratello del principe di Dorne o quello che è, è stato ucciso dalla Montagna. Personalmente, è stato lo scontro più interessante a cui abbia mai assistito, ma che ha confermato la mia teoria: pensa prima a salvarti il culo, poi puoi fare tutte le domande che ti pare. Così è morto il dorniano, la Vipera Rossa: era in vantaggio e se avesse pensato alla sua di vita, tutto questo casino non sarebbe neppure iniziato. Comunque, venendo a noi, ho rischiato la vita a Dorne, ma sono tornato indenne. Lo Sterminatore di Re è convinto che abbia un debito nei suoi confronti, visto che la principessa è morta, così come è morto quel suo fidanzato dorniano e quindi, probabilmente, lo dovrò accompagnare nella prossima guerra. Fino ad allora, però, sono a tua disposizione. 

Non sono a buon mercato, no. Quanto? Poco meno il costo di una puttana orientale, una di quelle che è in grado di farti impazzire solo con la lingua, non so se mi spiego. Quelle flessibili come un fuscello, in grado di compiere movimenti impossibili e che danno piaceri impossibili. Sì, il mio costo è quello, ma solo perchè io compio imprese impossibili. 

Avanti, gente! Chi offre di più?

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Capitolo 13
*** Jorah Mormont-Traditore ***


Sentiva ancora il peso che gli opprimeva il petto diventare un macigno insormontabile, nulla era stato in grado di alleviarlo. Nella sua vita, solo due persone avevano provocato in lui una tale sofferenza ed erano le stesse che lo avevano chiamato "traditore". 

Era deciso a riguadagnare la fiducia persa a Meereen, Jorah l'Andalo. Era deciso a riconquistare quello che sentiva essere il suo posto, quello vicino alla Regina più giusta che l'Occidente poteva sperare. Questa era la differenza sostanziale tra la prima cacciata e quella attuale: per quanto rispettasse Ned Stark, il Protettore del Nord non era stato in grado di risvegliare in lui il desiderio di fare la cosa giusta. Solo Daenerys e l'amore che provava per lei c'erano riusciti. 

Aveva passato parte della sua esistenza ad Oriente, in esilio per aver infranto una delle poche leggi buone che Robert Baratheon aveva istituito: il divieto al contrabbando di esseri umani, tacciato come tradimento. Aveva passato dieci anni spiando Viserys e le sue inutili riunioni, aspettando che la piccola Targaryen raggiungesse l'età giusta per poter essere venduta. 

L'ironia della sua situazione non sfuggiva agli occhi di Jorah l'Andalo: un mercante di schiavi, che aveva assistito alla compravendita della Madre dei Draghi era stato scacciato dalla sua corte, l'unico luogo in cui desiderava stare, per aver venduto la sua vita a Robert l'Usurpatore, l'uomo che aveva suggellato il suo esilio per aver venduto degli uomini alla Baia degli Schiavisti. 

L'intera vita di Jorah Mormont era stata un'amara ironia. Aveva sposato la donna che amava, non ricambiato. Aveva combattuto una guerra che non sosteneva. Aveva giurato fedeltà ad un uomo che rispettava, ma spesso succube dei suoi ideali. 

La rabbia verso Ned Stark aveva condotto la sua vita, prima che l'ammirazione e la fede cieca verso Daenerys Targaryen, Nata dalla Tempesta, la Non Bruciata, Madre dei Draghi, Distruttrice di Catene, Kahleesi, Mysa, Regina di Westeros e del suo cuore. 

Aveva sempre creduto che l'animo fin troppo nobile di Ned Stark lo avrebbe portato alla distruzione, commettendo delle imprudenze che un giocatore non dovrebbe avere. Nel profondo del suo cuore, Jorah sapeva che si sarebbe comportato allo stesso modo: anche lui era un uomo del Nord, in fondo. Ma razionalmente, capiva che la fine di Ned Stark era già segnata. 

Perdere il suo ruolo di spia aveva significato perdere i suoi contatti in Occidente. Non sapere cosa stava succedendo non gli avrebbe permesso di proteggere la sua regina. 

Aveva invidiato Kahl Drogo prima e Daario Naharis poi. Ora che era stato bandito, non aveva tempo per l'invidia: doveva trovare il modo di rientrare nelle grazie della donna che avrebbe potuto fare qualunque cosa, forse anche amarlo. 

Così aveva rapito il maledetto nano dei Lannister, era stato contagiato dal morbo grigio, aveva combattuto, ucciso. Tutto per lei. Non si fidava del figlio di Tywin, il Folletto, perciò il suo stupore fu grande quando il nano parlò in suo favore. 

Furono giorni di ricerca, furono giorni di rabbia trattenuta. Passare del tempo con Daario Naharis non era nei suoi piani, ma l'amante della regina credeva di poterla trovare. Era un buon combattente, Daario, anche se lo detestava per la sua arroganza, per l'intimità con la sua Kahleesi e per i pessimi consigli che le aveva dato per mantenere il controllo della città. Sperava di convincerla, sapeva che solo lui, Jorah l'Andalo, un tempo di Casa Mormont, l'avrebbe consigliata solo per il bene di Daenerys, non della Kahleesi, della Madre dei Draghi e degli altri titoli, no, ma della donna. 

Aveva riconquistato la sua fiducia. Scoppiava di gioia, ma sapeva che sarebbe durato solo un secondo. 

Mostrò alla sua regina la pelle segnata dalla malattia. 
-Vattene- 
Il cuore si spezzò, nel petto dell'uomo che avrebbe superato qualunque cosa pur di vedere gli occhi della sua Kahleesi scaldarsi per lui, almeno una volta, ma la sua voce fredda non ammetteva errori, non portava perdono. 
-Ti ordino di andare e di tornare quando avrai trovato una cura. Ti ordino di tornare da me, Jorah l'Andalo- 
L'ordine della regina penetrò nel suo cuore, scaldandolo. Sarebbe tornato da lei, avrebbe scelto lei, come sempre. 

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Capitolo 14
*** Jaime Lannister-Onore ***


Stava affrontando un viaggio verso una battaglia che non era sua e di cui non gli importava nulla. Ma cavalcava con Bronn al suo fianco perchè lo doveva fare.

Doveva obbedire agli ordine del suo re, ne andava del suo onore. O almeno di quello che ne restava. Perchè lui, Jaime Lannister, lo Sterminatore di Re, agli occhi di tutti, non era un uomo d'onore. Aveva infranto un giuramento per onorarne un altro ed ora ne sopportava le conseguenze, come un uomo d'onore avrebbe fatto. 

Walder Frey era un essere spregevole. Continuava a mettersi sul suo stesso piano, a paragonarsi al famoso Sterminatore di Re. Ad ogni parola pronunciata da quell'uomo, la rabbia saliva e il rimpianto di non aver fatto la cosa giusta, ma solo il suo dovere lo tormentava.

Jaime Lannister era stato un cavaliere onorevole. Tutto ciò che aveva fatto, era stato compiuto per un bene superiore. Aveva messo in dubbio l'essere un cavaliere, che strideva incoerentemente con il giuramento che aveva fatto, per il bene di tutti. Ora, invece, tutto ciò che aveva fatto, da quando faceva parte della famiglia reale, l'aveva fatto per amore. L'aveva ammesso con se stesso e con gli altri. Amava Cersei. E avrebbe fatto qualunque cosa, anche spregevole, per lei. 

Aveva reso storpio un ragazzino, era sceso in guerra contro gli Stark, aveva ucciso un lontano cugino, aveva cercato di scappare da Brienne di Tarth, anche se la donna aveva l'ordine di portarlo ad Approdo del Re; aveva compiuto una missione quasi suicida a Dorne, nel tentativo di salvare Myrcella; aveva tentato di prendere con la forza il tempio dell'Alto Passero e ora aveva guidato un assedio che considerava ingiusto. 

Capiva la politica, Jaime Lannister. Ma capiva anche la guerra. Il rispetto che provava verso il Pesce Nero era superato solo da quello che aveva maturato nei confronti di Brienne di Tarth. Se avesse potuto fare di testa sua, lo Sterminatore di Re avrebbe offerto la sua spada all'ultimo uomo d'onore dei Tully e avrebbe combattuto al suo fianco. Ma non poteva. Agli occhi di tutti, aveva già coperto di fango se stesso e non poteva farlo di nuovo. Questa volta, nessuno lo avrebbe salvato. Questa volta, se non avesse agito, avrebbe perso tutto. Perso Cersei. 

Ascoltare le chiacchiere di Walder Frey era degradante, per tutti. Lui, che non aveva mai combattuto una battaglia. Lui, che aveva tradito la famiglia a cui aveva giurato fedeltà. Lui, che aveva passato la vita a sposare donne giovani e fare figli. Lui, che credeva di essere un uomo speciale. In quell'istante, Jaime capì cos'era il disprezzo. In quell'istante, si vide attraverso gli occhi di chi non era un Lannister. In quell'istante, lo Sterminatore di Re percepì tutta l'ingiustizia di questo mondo pesargli sulle spalle. 

Sugli spalti, riuscì a scorgere la minuscola imbarcazione sulla quale Brienne e il fido scudiero Pod erano riusciti a fuggire. Con un ombra di rimpianto negli occhi, Jaime salutò Brienne, certo che non l'avrebbe più rivista e che, se ciò fosse successo, l'avrebbe avuta come avversaria, di nuovo. Solo che stavolta sarebbe stato il duello finale. 

-Il Pesce Nero è stato sconfitto- riferì uno degli uomini.
-Portatemelo- aveva chiesto, una volta preso il castello. 
 -Mio signore, il Pesce Nero è morto combattendo- 
Avrebbe tanto voluto confrontarsi ancora con quel vecchio testardo e orgoglioso. Avrebbe voluto raccontargli la sua vita, come aveva fatto poco prima con Edmure Tully, solo che avrebbe ascoltato e rispettato la sua opinione, a differenza di quella del fratello di Catelyn Stark. Aveva disprezzato Edmure Tully appena l'aveva visto. Aveva disprezzato i Frey al primo sguardo. Erano uomini deboli, senza orgoglio e dignità, senza un briciolo di intelligenza. Ma era dalla loro parte, perchè erano dalla parte dei Lannister. Erano dalla parte di Cersei e di Tommen. E lui avrebbe sempre fatto il necessario, per Cersei. 

Ormai, per Jaime Lannister i giuramenti, gli dei, la famiglia, nulla aveva più importanza. Nulla a parte l'amore. E da sempre, l'amore era rappresentato da Cersei. Ma se si fosse sbagliato?
Il pensiero lo fulminò proprio su quegli spalti, mentre osservava Brienne di Tarth su quella barca, pronta a tutto pur di tener fede al proprio giuramento. 

Brienne e Cersei. Non potevano esistere al mondo due donne così diverse. Non potevano esistere al mondo due donne che gli ispirassero sentimenti più diversi. Per Brienne provava ammirazione, affetto e rispetto. Per Cersei, desiderio, amore e un senso di protezione. Cersei scusava ogni sua azione, Brienne la giudicava. Cersei gli ispirava rabbia, talvolta; quella che gli ispirava Brienne, al contrario era rivolta a se stesso. Vista attraverso gli occhi di Cersei, la sua vita era meravigliosa e giusta. Vista attraverso quelli di Brienne, aveva tanti errori a cui rimediare. Cersei era il balsamo, Brienne il sale. 

Lasciò Delta delle Acque nelle mani dei Frey. Lasciò Delta delle Acque pieno di disgusto verso se stesso, ma con il cuore leggero. Poteva tornare ad Approdo del Re, finalmente. Poteva tornare tra le sue braccia. 

La città era ancora segnata dall'Altofuoco. Non riusciva a capire cosa fosse successo, non riusciva a concepirlo, nonostante una delle Guardie Reali lo avesse aggiornato sugli ultimi avvenimenti. Non poteva essere. Nella sua mente balenò l'immagine del Re Folle mentre gli esponeva il suo ultimo piano delirante. Lo aveva ucciso affinchè non potesse distruggere la città, affinchè nessun innocente morisse invano. Il fumo che saliva, ancora, aerea memoria di ciò che era avvenuto solo poche settimane prima, distrusse, nello Sterminatore di Re ogni speranza di redenzione. Questa volta, non era presente per salvare la città dal disastro. Questa volta, non aveva potuto fermare la sorella. 

E se fosse stato presente, cosa avrebbe potuto fare? Sarebbe stato in grado di pugnalare Cersei, la donna che amava, per il bene dei Sette Regni? Non lo sapeva e non l'avrebbe mai saputo. Poteva restare ancora al fianco di sua sorella, ora? Era il dubbio che tormentava la sua mente, mentre assisteva alla cerimonia d'incoronazione. Tywin Lannister sarebbe stato soddisfatto, pensò. Un Lannister, anche se non quello che sperava, aveva messo a frutto i suoi insegnamenti e sedeva sul Trono di Spade.

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Capitolo 15
*** Loras Tyrell-Dei ***


Sei prigioniero dell'Alto Passero ormai da settimane. Sai che la tua prigionia è frutto di manovre politiche, più che di nobili intenti religiosi. Tu non sei mai stato ingenuo come Margaery, che credeva bastasse essere regina per rimanere al sicuro e fare ciò che si vuole. L'hai capito guardando negli occhi la tua futura sposa, il giorno in cui il vostro fidanzamento è stato annunciato, che era finita. 

All'inizio, hai cercato di conoscerla, parlare con lei. Magari arrivare ad un accordo, come aveva fatto Margaery con Renly, qualcosa come secoli prima, ti è sembrato. Guardandola negli occhi, hai capito che lei non ti avrebbe mai sposato e avrebbe lottato per questo. Ti stava bene. 

Hai sottovalutato la volontà di quella donna di ghiaccio, come tutti, del resto. La ammiri, è una leonessa pronta a tutto per i suoi cuccioli e per ciò che, crede, meritino. Credevi che, essendo una donna, bastasse il favore di tuo cognato a proteggerti. Quanto ti sei sbagliato. 

Quando i passeri ti hanno arrestato, oltre alla rabbia oltraggiosa che un nobile come te, trattato come il più infimo dei criminali, può giustamente covare, in una situazione simile, hai provato sollievo. Finalmente, non ti saresti più nascosto. 

Ti hanno letto fino allo sfinimento tutti i Libri Sacri. Ti hanno denudato. Prima, ti hanno incatenato con pesati ceppi, poi, man mano la tua forza si è infiacchita, ti hanno lasciato andare. Ti hanno lasciato per giorni senza cibo e acqua. Ti hanno sferzato con verghe intrecciate. Ma non è la tortura fisica che ti ha stremato, è stata quella mentale. 

"Chiedi perdono al Padre, simbolo di giustizia e austerità" 
Ti dicevano che eri sbagliato. Che la tua bellezza era la morte. Ti rammentavano con disprezzo ciò che eri, Loras Tyrell, il bel cavaliere delle rose. Rappresentavi tutto ciò che non è virile, tutto ciò che, in questo regno è sbagliato. Le tue scelte sono sbagliate. 

"Cerca la misericordia della Madre, la sua carezza fresca sul viso"
L'indifferenza della gente è migliore del suo disgusto. Non sei totalmente stupido, sai ascoltare. Hai sentito come vengono additati quelli come te. Hai sentito come vengono trattati. Per questo neghi fino alla fine. Per questo, soffri fino alla fine. 

"Implora la forza del Guerriero, di colui che estirpa le ingiustizie"
Nonostante gli insegnamenti imposti dalla leader della tua Casa, tua nonna Olenna, amavi le ballate. Tua sorella, per contro le detestava, ma chiedeva a vostra nonna di invitare musici e poeti, per lei. O meglio, per te. Non potevi, essendo l'erede della Casa, fare ciò che desideravi. Amare ciò che amavi. Dovevi sempre nasconderti dentro la tua lucente armatura. Per te, non c'è mai stata giustizia. 

"Sfrutta la certosina tenacia del Fabbro, che, purifica attraverso il fuoco, tutte le impurità del metallo"
Non sei stato te stesso per loro. Ad un certo punto, hai chiesto a Margaery di non coprirti più, perchè saresti cambiato. Saresti stato ciò che era giusto per i Tyrell e per il mondo. Hai tentato di amare una donna, ma non ti è stato possibile. L'unica che sei riuscito ad amare è stata Margaery. 

"Confida nella Vecchia, per ricevere il consiglio migliore. Affida a lei la tua vita, non te ne pentirai"
Ti sei odiato. Ti saresti ucciso, se non fosse che sei l'ultimo della tua Casa, il loro futuro, come ti ripetono da una vita. Come puoi amare in modo così sbagliato? Non puoi amare un uomo, se sei un uomo; non puoi amare una donna, se è tua sorella. Te l'hanno insegnato, ma sembra che tu non riesca ad apprenderlo. 

"Dopo che avrai confessato i tuoi peccati, sii fiero della tua purezza, come la Vergine" 
Ti senti sporco, non nel corpo, anche se la prigione non è un centro estetico. Ma nell'anima. Ti senti sbagliato e spregevole. Ti senti cattivo. Come è successo la prima volta che ti sei concesso ad un uomo. Di solito sei tu che comandi. Hai sempre scelto uomini deboli, in modo da poter mantenere la facciata di virilità che ti è stata imposta. Volevi provare qualcosa di diverso, hai sentito il racconto entusiasta di tua sorella, la sua prima volta. Di come si sia sentita in pace, completa, piena. Di come abbandonarsi e lasciarsi condurre sia bello e giusto. Volevi provarlo anche tu. E le emozioni che ti hanno assalito ti hanno spaventato come non avrebbe potuto fare un esercito. Per la prima volta volevi appartenere a qualcuno, non volevi che qualcuno appartenesse a te. 

"Sii libero come il Viandante. Confessa, condividi i tuoi pesi e alleggerisci il tuo carico"
La prigionia ti ha stremato. Vuoi solo essere libero, non importa come. Vuoi essere libero di amare chi vuoi. Vuoi essere libero di gridare al mondo chi sei. Vuoi essere libero dalle responsabilità della tua Casa. Chiedi, anzi, implori Margaery di lasciarli vincere, se così tutto avrà fine. Senti che l'unica libertà è la morte, ma non sei ancora pronto. Forse, in definitiva, ha ragione il vecchio. La vera libertà è non avere catene: niente ricchezza, porta avidità e all'ingegno di nuovi mezzi per impadronirsi di altra ricchezza; niente potere, per non avere la tentazione di usarlo per te stesso o il rimorso per non averlo usato per gli altri; niente affetti, così non ti sentirai in difetto al loro cospetto; niente amore, a parte quello verso gli dei. 

Eri pronto al marchio. Eri pronto alla fine della vita che conoscevi. Poi, un boato e alte fiamme verdi. Hai implorato la fine, ed è arrivata.

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Capitolo 16
*** Sandor Clegane-Vite ***


'Hanno sbagliato a chiamarti "Mastino", fortunato bastardo', pensi, 'avrebbero dovuto chiamarti "Gatto"'. 

Quando il santone ti ha salvato la vita, hai maledetto tutti gli dei che conoscevi. Anelavi alla fine, eri stanco di tutto, degli sguardi compassionevoli, di quelli diffidenti, di quelli terrorizzati. Ma poi, vivendo nella comunità del santone hai cambiato idea. Lì nessuno ti occhieggiava o ti scrutava, nessuno sembrava compatirti o aver paura di te. Per quelle persone eri solo delle braccia in più, non importava il tuo aspetto o il tuo passato. Per la prima volta, ti sei sentito accettato, parte di qualcosa. 

Sì, hai vissuto più vite di quante avresti mai immaginato. Sei stato graziato più volte di quante un uomo può sperare. Chissà quante altre vite ti restano, se sei veramente un gatto. 

La prima l'hai usata da bambino, quando l'enorme mano di tuo fratello ti schiaccia il viso nelle braci del camino. Senti il calore sulla pelle, insopportabile. Senti il puzzo della carne abbrustolita, senti il grasso sciogliersi. Avevi creduto di morire. Avevi creduto che la faccia ti si sarebbe sciolta, in una vampata di calore, sommersa dalle urla provenienti da un bianco e spaventoso scheletro animato. 

La seconda, quella che ha formato le tue braccia, rendendoti il Mastino, quella è finita dopo la guerra di re Robert. Hai rifiutato l'ordine di Tywin Lannister, non avresti mai potuto uccidere dei bambini e la loro madre. Quando hai saputo che il tuo posto era stato preso da tuo fratello, qualcosa in te si è spezzato, indurito. 

La terza se n'è andata agli ordini di Joffrey Baratheon. Hai odiato quello che ti ordinava. Hai sentito la fiamma della ribellione destarsi durante l'esecuzione di Ned Stark. Era un uomo d'onore, rispettabile che non meritava una morte da traditore. Le torture che infliggeva alla povera Sansa erano disumane persino per un soldato navigato come te. Non riuscivi più a sopportare di servire una famiglia pronta a tradire tutto e tutti e un re codardo. Le fiamme dell'Altofuoco hanno sancito la tua decisione. 

La quarta ha affrontato la Fratellanza senza Vessilli e, inspiegabilmente, si è legata a quella dell'altra piccola Stark, Arya. Per te è stata una sorpresa, visto l'odio che lei provava nei tuoi confronti e la cruda indifferenza che hai imparato a provare per la sorte dei bambini. Durante il viaggio, hai capito che la ragazzina era più simile a te di quanto nessuno dei due avrebbe potuto immaginare, entrambi rovinati per mezzo di coloro che amavano. Per lei avevi rischiato la vita, avevi sofferto con lei la fine della sua dinastia, anche se non l'avevi dato a vedere. A lei avevi mostrato un lato di te che credevi morto o mai nato. Con lei hai provato per la prima volta dei sentimenti diversi dal desiderio, dalla desolazione e dalla rabbia. Con lei hai instaurato una sorta di strana amicizia che è terminata con il duello con l'enorme donna che la cercava e con quella che hai creduto essere la tua morte. 

La quinta è iniziata quasi senza speranze, per inerzia. Non volevi essere salvato, hai pregato la piccola Stark di darti il colpo di grazia, per non morire di stenti. Sei stato salvato, neppure il tuo guaritore sa come o perchè. Maledisci gli dei ogni giorno per quella punizione che si è rivelata essere la tua vita. Hai cominciato a far parte della comunità, in un certo senso. L'arrivo di quei briganti che si prefiggevano dispensatori di giustizia, ma che erano i primi a mettere a ferro e fuoco i villaggi, ti riporta inesorabilmente indietro. 

La sesta inizia come membro della Fratellanza. Non sai dove ti porterà, ma non hai più un posto dove stare, qualcuno per cui combattere, quindi non puoi far altro che trascinarti, fino alla fine. 

Le tue vite non sono mai state ricche di pace e felicità e, ne sei certo, mai lo saranno. Avevi provato una sorta di speranza, nella comunità del santone, ma è morta fra lacrime e sangue, come tutto quello che hai toccato e che toccherai.  

'I gatti hanno sette o nove vite?' ti chiedi, quasi indifferente. Speri che la risposta sia sette. Non sopporteresti di aspettare altre tre vite, prima di morire. 

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