Il ritorno di Yuki

di Senza_Volto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due mesi dopo... ***
Capitolo 2: *** Misteri irrisolti ***
Capitolo 3: *** Ritorno o riunificazione? ***



Capitolo 1
*** Due mesi dopo... ***


Erano passati solo due mesi dal devastante terremoto che colpí la prefettura del Kanto, con l’epicentro a nord della baia di Tokyo, ma la cittá, cosí come i suoi abitanti, stava giá cominciando a riprendersi.

Mari tornava spesso a parlare con me, anzi, con noi, ed eravamo diventate ancora piú unite di quanto lo fossimo diventate durante il terremoto. I miei voti a scuola erano parecchio migliorati, cosí come le nostre relazioni in famiglia. Nonostante ció ogni tanto c’erano momenti silenziosi, spesso imbarazzanti, momenti che due mesi prima sarebbero stati riempiti dalle lamentele, dai commenti e dai desideri di Yuki.

Sentivo che Yuki era sempre con me: quando parlavo con le amiche, quando studiavo, quando andavo a visitare Mari a Setagaya, quando io, mamma e papá tornavamo al ponte di Odaiba (che in seguito venne ricostruito). È per questo che cerco di comportarmi sempre bene, per fare il buon esempio.

Un giorno a scuola l’insegnante di geografia entró in classe tenendo per la spalla un ragazzo abbastanza alto e magro. L’insegnante ce l’ha presentato dicendo che si chiamava Jirou. Le ragazze cominciarono tutte a bisbigliare tra di loro dicendo che era carino, ma ció che mi colpí fu il suo sguardo: non era felice né triste né agghiacciante: era indifferente, quasi senza emozioni. Gli altri sembravano non averlo notato. Devo ammettere che ero davvero interessata a conoscere questo Jirou. La mia compagna di banco era assente quel giorno quindi il professore gli ha detto che poteva sedersi di fianco a me. Era la prima volta che ero felice dell’assenza della mia compagna di banco.

Jirou rimase con lo sguardo indifferente appiccicato sulla faccia per tutta la lezione, prendendo diligentemente appunti della lezione. La sua immagine mi sembrava totalmente differente da quella del resto della classe. Lui non aveva libri di testo quindi pensai di poterla usare come scusa per scambiare due parole con lui.

  • Eh… ciao….

In quel momento volevo solamente poter scomparire e scapparmene via di lí, purtroppo peró non avevo altra scelta che affrontare la situazione e cercare di uscirne a testa alta.

  • Eh… come posso chiamarti?

  • Chiamami come vuoi tu. Puoi chiamarmi semplicemente Jirou, se ti fa comodo.

  • Ma no, per me non cambia affatto, eh…, Jiro. Ecco, volevo solo chiederti se avevi bisogno di un libro di testo. La lezione mi sembra davvero difficile da capire esclusivamente ascoltando l’insegnante. Non é che…

  • Per me va bene cosí. Grazie lo stesso.

Mi sentivo un pó delusa dal fatto che non mi chiese come mi chiamavo.

  • Comunque il mio nome é Mirai Onozawa.

  • Mirai, eh? Se non erro significa “futuro”.

  • Sí é proprio cosí. E il tuo mi sembra significhi Secondo Figlio. Ho ragione?

Lui rimase in silenzio. La sua espressione non era affatto cambiata. Ora guardava verso il basso. Poco dopo ricominció a scrivere appunti.

Non credevo di aver ferito i suoi sentimenti con ció che avevo detto, ma decisi comunque di concludere la discussione a quel punto per quel giorno.

Il giorno dopo non venne a scuola mentre la mia compagna di banco tornó. Maledii dentro di me la mia compagna, pur sapendo che non aveva niente a che fare con l’assenza di Jirou, e decisi di concentrarmi di piú sullo studio invece di pensare pensare a lui.

 

 

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Capitolo 2
*** Misteri irrisolti ***


I giorni passavano ma di Jirou non si vedeva neanche l'ombra. Decisi dunque di dimenticarmi di lui.

Due settimane dopo i miei genitori e Mari decisero di organizzare una piccola gita insieme nel weekend. Ne ero felice perché ultimamente non avevo affatto incontrato Mari ed era giá cominciata a mancarmi. Il giorno predefinito per la gita era una domenica. Controllammo cosa diceva il meteo, che appunto referiva che sarebbe stato un giorno caldo ma non troppo, soleggiato e quasi privo di nuvole. La mattina della domenica mi svegliai, andai in cucina e vidi che mamma e papá avevano giá preparato il pranzo, chiamato Mari e deciso con lei in quale parco saremmo andati. L'appuntamento sarebbe stato davanti alla stazione ferroviaria di Sangen Jaya alle dodici e da lí saremmo partiti in macchina per il parco di Kiba.

Verso le dieci, peró, cominció a diventare nuvoloso, e io cominciai a preoccuparmi. Speravo che il tempo tornasse soleggiato, ma al contrario cominció a piovere. Verso le undici la pioggia si trasformó in aquazzone, che continuó fino alle quattro di pomeriggio, quando ormai era troppo tardi per la gita. Mamma disse che le dispiaceva e che ci saremmo andati un'altra volta, io risposi non c'era nessun problema, anche se ci tenevo molto a quella gita. Mamma ha detto che se volevo avrei potuto chiamare le mie amiche, decidere un posto dove incontrarci e andare a divertirci. Chiamai Yuka e Mayu e decidemmo che ci saremmo incontrati sotto casa mia per poi andare a fare shopping e prenderci un gelato. Scesi giú e intanto che le aspettavo mi misi a scrivere a Yuki sul cellulare.

“Caro Yuki,

Oggi mamma e papá hanno organizzato insieme a Mari una gita al parco di Kiba, ti ricordi quando ci eravamo andati tutti insieme? Purtroppo il tempo non si é rivelato a favore, ma ora sto aspettando Yuka e Mayu per andare…”

Mi fermai di scrivere quando notai di mia grande sorpresa che dall’altro lato della strada passava Jirou. Rimasi incantata per qualche secondo, poi mi risvegliai e lo richiamai. Si fermó e si giró. Ci mise qualche secondo per riconoscermi, poi rispose, con un tono che non mi sembrava affatto nuovo:

  • Ah, Mirai, sei tu. Per caso abiti anche tu da queste parti?

  • Sí é proprio cosí. Non sapevo che anche tu abitasti qui.

  • Mi sono trasferito qui tre settimane fa. Prima del terremoto abitavo a Minato.

 

Avevo giá sentito parlare da qualche parte di quella circoscrizione, ma non mi ricordavo dove era situata. Mi sforzai di ricordarmi.

  • Ah giusto! Quella circoscrizione era collegata a Odaiba tramite il Rainbow Bridge. Ci ero stata il giorno dopo il grande terremoto.

Ne seguí un periodo di imbarazzo che sembrava non finire, mentre lui continuava a rimanere col suo solito sguardo indifferente. Venni salvata da Mayu e Yuka che da lontano correvano verso di me.

  • Allora io proseguo, disse Jirou

  • Eh? No, aspetta!

Ero sicura che mi abbia sentito, ma lui continuó senza nemmeno girarsi.

  • Perché ti comporti in questo modo? Perché non fai altro che ignorarmi?

Si fermó, ma non si giró. Dopo una breve pausa riprese a camminare. Intanto le altre mi avevano giá raggiunto.

  • Mirai, che succede? - mi chiese Yuka, che era rimasta sorpresa dal fatto che non le avevo salutate mentre stavano correndo verso di me.

  • Yuka, Mayu, siete giá arrivate?

  • Abbiamo fatto in tempo a prendere il bus delle quindici e mezza, ma dovremo essere a casa entro le sette. Mirai, quello non é il nuovo ragazzo della nostra classe, quello che non viene mai a scuola? Non sará mica arrivato per un appuntamento? Ahahahaha!

  • Un appuntamento? Di cosa stai blaterando? Lui era solo passato per di qui e io ho commesso lo sbaglio di salutarlo.

  • Sbaglio? Perché?

  • Adesso basta parlare di lui - esclamai io, che cominciavo a irritarmi. - Lui é solo un altro di quei ragazzi che fa lo spaccone quando dentro é solo un mucchio di rovine. Adesso affrettiamoci. - dissi, cominciando a camminare rapidamente.

Yuka e Mayu non se lo fecero ripetere e si misero in cammino insieme a me. Il resto del pomeriggio é stato per lo piú soleggiato e devo ammettere che era da molto tempo che non mi divertivo cosí tanto. Alle ore sei circa eravamo sotto casa mia e ci salutammo, dicendo che ci saremmo incontrati il giorno dopo. Nonostante tutto, prima di dormire non facevo altro che pensare a Jirou e perché si comportasse in modo strano. Ero stata io stessa a dire che lui non era altro che uno come gli altri, ma in realtá sapevo che il lui c’era qualcosa che non c’era in nessun’altro.

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Capitolo 3
*** Ritorno o riunificazione? ***


Il lunedí seguente mi svegliai stranamente stanca. Avevo dormito davvero tanto, ma mi sentivo cadere a pezzi. Mi vestii, mi feci un paninetto che mi sarei mangiata mentre avrei aspettato alla stazione del bus e salutai mamma, papá e la foto Yuki appesa sul muro.

Quando arrivai a scuola vidi che Jirou, dopo piú di due settimane di assenza era tornato. Stranamente nessuno degli insegnanti gli chiese perché non fosse venuto a scuola e cosa avesse fatto tutto questo tempo. Non ci scambiammo neanche durante tutta la mattinata. All’ora di pranzo, peró, prima di andare a sedersi lontano da qualche altra parte mi disse che avrei potuto incontrarlo al cortile posteriore della scuola. Io annuii con la testa e continuai a mangiare, finché Mayu mi raggiunse e si uní a me. Ci salutammo e cominciammo a parlare dello scorso pomeriggio.

  • Per caso sai perché oggi Yuka non é arrivata? - le chiesi io.

  • Ieri sera mi ha mandato un messaggio dove diceva che stava male e che non credeva di poter venire a scuola oggi.

  • Ah, ok. Ti va di andare a farle una visita dopo la scuola?

  • Mh? Va bene. Devo solo avvisare i miei.

  • Va bene allora ci vediamo… alle due e un quarto di fronte alla scuola va bene?

  • Due e un quarto? Ma oggi finiamo alle due.

  • Si lo so, ma prima devo fare una cosa. - dissi, pensando a ció che mi aveva detto Jirou.

Alle ore due scesi le scale di corsa e aggirai la scuola per recarmi al cortile posteriore.

Non mi sembró una grande sorpresa il fatto che lui era lí prima di me perché era uscito dalla classe in anticipo con la scusa di dover andare in bagno.

  • Scusa. - mi disse, di mio grande stupore. Non mi aveva mai detto niente del genere. Prima che ebbi il tempo di chiedergli perché lui continuó.

  • Gli insegnanti mi raccontarono di tuo fratello, Yuki. Mi dispiace. Ti starai sicuramente chiedendo perché lo stia dicendo proprio a te. Il fatto é che…

ho perso la mia sorella maggiore, durante il terremoto. Il suo nome era Yuki*.

Non riuscivo ancora a comprendere come mai mi raccontava cosí tante cose in una sola volta. Cercai comunque di rispondergli nel modo piú garbato e calmo possibile.

  • Il fatto che tu avevi perso un fratello o una sorella lo capii quando tu rimasti in silenzio dopo che avevo tradotto il significato del tuo nome, ovvero “secondo genito”. Tuttavia non era di mia conoscenza il fatto che fosse una sorella e che… ecco… si chiamasse come mio fratello.

Ci fu un breve silenzio, che fu interrotto da lui.

  • Ti ringrazio davvero tanto per la tua comprensione, Mirai.

Io arrossii quando venni complimentata dopo aver fatto cosí poco. Per alleggerire la tensione chinai leggermente la testa e gli allungai la mano in segno di pace. La sua espressione non era piú la stessa dei giorni scorsi, era molto piú triste e dispiaciuta. Non so per quale strano motivo ma lui non mi prese la mano. Mi chiese invece scusa. Io non capivo il significato dei suoi gesti, lui continuó:

  • Mirai… devo confessarti una cosa.

In quel momento mi sentii rabbrividire. Non capivo proprio perché. Cercai di ricordarmi da dove veniva quel ricordo, sí, ricordo, perché sentivo che questa scena era giá successa un’altra volta. Quando me la ricordai rimasi pietrificata. Erano le stesse parole di Yuki quando mi chiese come io avrei reagito se lui fosse morto e quando mi riveló che lui era giá morto in precendenza.

  • Non dirmi che tu…

  • Sí, Mirai, non ti stai sbagliando. Io sono morto. Ero in bagno durante l’ultima lezione quando cominciai a sentirmi male. Andai in bagno e mi chiusi a chiave; poco dopo mi venne un infarto cardiaco. Probabilmente il mio corpo privo di vita giace ancora lí dentro senza essere ancora stato trovato. Mirai, mi dispiace di nuovo per averti causato cosí tanti problemi.

  • Tu… no… non puó essere…

  • Il motivo per cui ti ho portato in un posto deserto come questo é perché gli altri non mi possono vedere e quindi sembrerá che tu stia parlando con te stessa.

Mi sentivo confusa. Non capivo perché solo io potevo vederlo e parlargli, anche se non era la prima volta (era giá successa la stessa cosa con Yuki). Forse era un sogno? Era solo frutto della mia immaginazione? Era solo un’illusione?

  • Ecco, Mirai, non mi rimane molto tempo. Devo andare.

  • Andare? Dove? - gli chiesi.

  • Devo andare dalla mia sorellona. Ti saluteró tuo fratello da parte tua.

  • Eh? Aspetta, no, non mi hai ancora spiegato…

  • Grazie. - concluse lui, con un sorriso sincero, mentre stata svanendo alla stessa maniera in cui scomparí Yuki due mesi prima.

 

Ero piú’confusa che mai. Rimasi a pensare su cosa avrei dovuto fare a quel punto, e decisi che sarei tornata a casa, riposato un po’ e riflettuto su cosa era successo. Per quanto riguardava Yuka le avrei mandato un messaggio piú tardi. Mi recai nel punto d’incontro in cui avrei dovuto incontrarmi con Mayu.

  • Ah eccoti, Mirai! Dove eri finita? Sei in ritardo.

  • Scusami, Mayu, dovevo fare una cosa prima…

  • Non si tratterá mica del tuo nuovo fidanzato? - disse lei, in modo scherzoso. Non volevo coinvolgerla in tutto ció che stava succedendo, per cui cercai di comportarmi nel modo piú normale possibile.

  • Eh? Fidanzato? Macché! Comunque Mayu ho chiamato i miei genitori e hanno detto che non posso andare.

  • Anche i miei hanno detto lo stesso. Allora, ci vediamo domani!

  • Sí! A domani!

Ero abbastanza sollevata dal fatto che non le avrei rovinato un’uscita e che sarebbe comunque stata a casa. Mi recai alla stazione del bus. Salii nell’ultra affollato bus e cominciai il lento e palloso viaggio di ritorno per casa. Ad un certo punto sentii il rumore di un forte clacson, come quello di un camion. Delle voci che urlarono. La luce di dei fari che mi abbagliarono, nonostante erano le tre di pomeriggio di un giorno soleggiato. Il silenzio.

 
  • Mirai! - sentii. Riconoscevo quella voce. Era senza dubbio quella di Yuki. Mi alzai. Mi sentivo incredibilmente leggera.

  • Yuki! Sei davvero tu!

  • Sí, sorellona, non ti ricordi che ti avevo promesso che ci saremmo reincontrati?

  • Come potrei dimenticarmelo? Yuki, sono cosí felice che tu sia finalmente tornato!

  • Eh… ecco, sorellona…

  • Yuki, mi diresti dove ci troviamo?

  • A nord - ovest della stazione Sangen Jaya.

  • Davvero? Allora non siamo affatto lontano da casa. Dai, torniamo a casa, mamma e papá saranno sicuramente preoccupati. Andiamo a chiedere informazioni a quella signora.

  • No! Mirai, aspetta!

Mi recai da una signora di una certa etá seduta su una panchina per chiederle informazioni riguardanti su dove fosse il nostro quartiere.

  • Scusi, signora, saprebbe dirmi dove si trovi il quartiere di...

Mi fermai perché notai che la signora mi stava ignorando. Inizialmente credevo che la signora non avesse sentito ció che avevo detto, quindi ripetei le stesse cose con un tono un pó piú alto. Stavolta ero certa che lei mi avesse sentito, ma ancora nessuna risposta. Non alzó nemmeno lo sguardo.

  • Mirai! Ti avevo chiesto di fermarti. - esclamó Yuki. Non capivo perché avrei dovuto fermarmi. La signora si alzó e cominció a camminare. Non si fermó a camminare anche se c’ero io davanti a lei. Mi oltrepasso come se fossi un fantasma. Lei non riusciva a vedermi o percepirmi. Io… non esistevo. Rimasi pietrificata (di nuovo). Poco dopo ripresi a parlare. Yuki era ancora di fianco a me.

  • Ma… Yuki… e questo cosa significa?! Tu… eri tornato, no?

Lui rimase in silenzio.

  • Yuki! Rispondi!

  • Ecco… sorellona… non sono stato io a tornare da te. Sei stata te a tornare da me. a

A quel punto riaffiorarono alla mia mente i ricordi del clacson del camion, le urla e i fari. E capii tutto. Ero morta in una collisione tra un bus e un camion. Caddi a terra e mi misi a piangere.

  • E adesso che ne sará di mamma e papá quando verranno a saperlo? La mia vita é stata completamente inutile… - dissi.

  • Questo non é vero. - rispose Yuki, deciso.

  • E invece sí! Non sono stata di aiuto a nessuno!

  • E invece si che lo sei stata. - Ribatté Yuki. - Non ti ricordi quando hai salvato la vita a Kento? E quando siamo andati insieme e abbiamo trovato la piccola Hina e la mamma di Mari quando Mari si era ormai arresa? La tua di vita era piú che utilissima. Senza di té un sacco di persone starebbero male o sarebbero morte.

Dopo di che venne da me e mi strinse in un abbraccio.

  • Mirai - disse - sai, possiamo ancora andare a visitare la mamma e il papá. Loro ogni tanto potranno anche vederci. Mirai, vogliamo andare?

Mi asciugai le lacrime e mi alzai.

  • Va bene, Yuki. Andiamo.







*Yuki é un nome molto diffuso in giappone sia per maschi che per femmine.

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