Elizabeth Potter e il Mistero del Fratello Scomparso

di Mary Evans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Notizie e Binario 9 e 3/4 ***
Capitolo 3: *** Arrivo ad Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Nuovi Incontri e Maledizioni Senza Perdono ***
Capitolo 5: *** Esercitazione e James Potter ***
Capitolo 6: *** Conseguenze ***
Capitolo 7: *** DNA e ??? ***
Capitolo 8: *** La Prima Prova del Torneo Tremaghi ***
Capitolo 9: *** Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 10: *** Pozioni e Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Pugni e Verità ***
Capitolo 12: *** Dimensione bianca ***
Capitolo 13: *** La Terza Prova Tremaghi o Anche Quando Gli Va Male Poi Gli Va Bene ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Il cancello cigolò appena quando lo apri, ma James Potter non lo senti. 
La sua mano bianca sfilò la bacchetta da sotto il mantello e la puntò verso la porta, che si spalancò. 
Aveva varcato la soglia quando James arrivò di corsa nell'ingresso. 
Facile, troppo facile, non aveva nemmeno preso la bacchetta... 
«Lily, prendi Harry e Beth e corri! è lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo...» 
Trattenerlo, senza una bacchetta in mano!... Rise prima di scagliare la maledizione... 
«Avada Kedavra!» 
La luce verde riempi l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili... 
La senti urlare dal piano di sopra, in trappola, ma se non faceva sciocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere... Salì le scale, ascoltando divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro... nemmeno lei aveva la bacchetta... quanto erano stupidi, e fiduciosi a riporre la loro salvezza negli amici, ad abbandonare le armi anche solo per qualche istante... 
Forzò la porta, gettò da un lato la sedia e le scatole frettolosamente accatastate con un pigro gesto della bacchetta... lei era in piedi, i bambini in braccio. Nel vederlo, depose i piccoli nel lettino alle sue spalle e aprí le braccia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendoli sperasse di poter essere scelta al loro posto... 
«No! Harry e Beth no, ti prego!» 
«Spostati, stupida... spostati...» 
«Harry e Beth no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non loro...» 
«È il mio ultimo avvertimento...» 
«Non i miei bambini! Ti prego... Per favore... loro no! Harry e Beth no! Per favore... farò qualunque cosa...» 
«Spostati... spostati, ragazza...» 
Avrebbe potuto allontanarla dal lettino con la forza, ma pensò che fosse più prudente finirli tutti... 
La luce verde lampeggiò nella stanza e lei cadde come il marito. In tutto questo tempo i bambini non aveva mai pianto: stavano in piedi, aggrappati alle sbarre del lettino, e guardavano l'intruso in faccia con una sorta di vivo interesse, come se pensassero che sotto il mantello fosse nascosto loro padre, pronto a fare altre lucine divertenti, e che la loro mamma sarebbe tornata su da un momento all'altro, ridendo... 
Puntò la bacchetta attentamente contro i volti dei due bambini: voleva vederla bene, la distruzione di quegli unici, inesplicabili pericoli. Il bambino scoppiò a piangere, e la sorellina con lui. In un istinto di protezione spinse la sorellina a sedere sul lettino e si mise davanti a lei come per proteggerla: si era accorto che non era James. 
Non gli piaceva che piangessero, non aveva mai sopportato i bambini che frignavano all'orfanotrofio... 
«Avada Kedavra!» 
E poi esplose: non era più nulla, null'altro che dolore e terrore, e doveva nascondersi, non lì tra le macerie della casa distrutta, dove i bambini erano intrappolati e urlavano, ma lontano... lontano… 
E mentre il Signore Oscuro cercava riparo, un’altra figura avvolta in un mantello nero comparve d’improvviso nel salotto dei Potter. 
Si avvicinò a James Potter, ancora riverso a terra, e vi si inginocchió con un sorriso. 
Il suo tempismo era stato perfetto. 
Mise una mano sul petto dell’uomo, e come per magia egli riprese a respirare. 
Si alzó da terra, sapendo che avrebbe dormito per almeno tre ore, e si diresse al piano superiore. 
I bambini piangevano, continuando a guardare il corpo immobile della madre davanti a loro, con una ferita insanguinata a forma di saetta che spiccava sulle loro fronti. 
Alla vista della figura incappucciata il maschietto smise all’istante. 
Ella si avvicinó al corpo della giovane donna e, come prima aveva fatto con il marito, la fece tornare a respirare. 
Le lasció un bacio sui capelli ramati prima di alzarsi e rivolgere la sua attenzione ai due bambini nella culla, che adesso lo fissavano incuriositi nel più totale silenzio. 
In qualche modo avevano capito che non rappresentava una minaccia. 
La figura si rivolse prima alla bambina e le fece una carezza, sfiorando appena la sua cicatrice. 
«Ah, piccola Beth, mi dispiace doverti privare del tuo fratellino, ma sappi che un giorno vi rincontrerete quindi porta pazienza.» 
quindi si rivolse al maschietto «Harry saluta tua sorella, tra poco ce ne andremo.» 
Sì sentì quasi stupida nel rivolgersi ad un bambino di un anno con quelle parole, come se in qualche modo lui potesse capirla, ma si riprese in fretta. 
Lasció ai due gemelli qualche altro minuto da trascorrere insieme, poi prese il maschietto in braccio e con la bacchetta tracció una runa sopra il lettino, proprio nel punto in cui prima c’era Harry. 
La copertina si annerí, come colpita da una maledizione, e la figura si smaterializzó con il piccolo Potter in braccio. 
Il giorno dopo, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare ‘a Elizabeth Potter, la bambina che è sopravvissuta’, mentre pochi intimi piangevano per la scomparsa di Harry Potter. 


XXXXXXXXXXXXXX 

Salve a tutti, questa è una storia scritta a quattro mani da me e fenice cremesi. L’inizio del prologo è tratto dai libri di Harry Potter e non appartengono a noi ma a J.K.Rowling. Stesso dicasi per altre parti dei libri nei prossimi capitoli, se dovessero esserci. Tutti i personaggi, esclusa Elizabeth, non appartengono a noi ma a J.K.Rowling. 
Sperando che la storia vi piaccia, vi auguriamo una buona lettura. 
Mary Evans e fenice cremesi 

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Capitolo 2
*** Notizie e Binario 9 e 3/4 ***


Harry Pov

Avevo iniziato da poco il mio allenamento mattutino quando sentii la voce di mio padre chiamarmi. 
Con uno sbuffo uscii dal bosco e gli andai incontro, a passo lento, con quell’andatura arrogante che tanto mi distingueva dagli altri ragazzi del villaggio. 
Vidi mio padre incrociare le braccia al petto e guardarmi con rimprovero. 
«Dovresti tagliarti i capelli, lo sai?» mi disse contrariato. 
Alzai gli occhi al cielo. 
Avevo deciso da qualche mese di portare i capelli piú lunghi rispetto al taglio corto a cui mi aveva abituato mio padre. Adesso quando li bagnavo mi arrivavano alle spalle, ma poiché avevo dei capelli indomabili alla fine sembravano sempre più corti di quello che erano in realtá, quindi tutto quel fastidio da parte sua secondo me era davvero ingiustificato. 
Alzai la mano destra e me li scompigliai, ghignando alla vista della sua smorfia. 
«Mi hai chiamato solo per questo?» gli domandai un po’ scocciato, e lo vidi immediatamente cambiare espressione. 
Mi mise un braccio intorno alle spalle e ci incamminammo insieme verso casa. 
«Andiamo nello studio che dobbiamo parlare.» mi disse con espressione seria, e lo seguii senza replicare. 
Conoscevo quel suo modo di fare, lo assumeva sempre quando stava per dirmi qualcosa di importante. 
Giunti nel suo studio personale, vidi sulla scrivania un mucchio di carte sulle quali spiccava una busta da lettere vergata con inchiostro verde e un timbro recante l’immagine di un leone, un serpente, un corvo e un tasso. 
Ci sedemmo ai due lati della scrivania proprio davanti a quelle carte, e aspettai che mio padre si decidesse finalmente a parlare prima di iniziare a coltivare false speranze. 
Lo vidi sospirare e incrociare le mani davanti a lui, e inconsciamente trattenni il fiato. 
«Figliolo, ormai hai quattordici anni. Come ben sai, fin dalla tua nascita ti sono stato accanto per permetterti di migliorare e adempiere a quella dannata profezia che é stata scritta per te senza rimetterci la pelle. Adesso hai un fisico forte e atletico, molto piú di quello dei tuoi coetanei, sai tramare pozioni di livello Auror, sei abile in Trasfigurazione e Incantesimi, capace in Erbologia, e sei bravissimo nei duelli con la bacchetta e nei combattimenti corpo a corpo. 
Sei un ottimo mago, e un’ottima persona e puoi soltanto migliorare. Sono orgoglioso di averti come figlio. Ed é proprio perché ho fiducia in te che ho deciso di farti frequentare, da quest’anno, la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, approfittando del fatto che dovró andare in missione…» 
Non lo lasciai finire e mi buttai addosso a lui stringendolo in un abbraccio soffocante sussurrando un «Grazie papá» prima di staccarmi da lui e correre nella mia stanza. 
Da un cassetto con il doppio fondo cacciai una foto molto vecchia che si muoveva. 
Ritraeva un uomo che somigliava a me, solo che indossava degli occhiali rotondi, e una donna dai lunghi capelli rossi con i miei occhi verdi. In braccio avevano due neonati dagli occhi verdi, solo che uno aveva dei ciuffetti neri, e l’altro, che era una bambina, aveva dei ciuffetti rossi al posto dei capelli. 
Sorrisi, accarezzando con un pollice la figura della bambina. 
Andando ad Hogwarts, forse avrei potuto riunirmi finalmente con la mia gemella. 


Elizabeth Pov

«Elizabeth Lilian Potter! Scendi immediatamente!» 
La voce di mia madre mi riscosse dal torpore in cui ero caduta. 
Mi ero appisolata sui compiti delle vacanze… di nuovo. Dovevano proprio smetterla di farli così noiosi… 
«Arrivo, Mamma!» 
Scesi le scale lentamente, cercando di ricordare cosa avessi potuto fare di così terribile da farla arrabbiare. 
La vidi in cucina con le mani sui fianchi, e subito misi su la mia migliore espressione da cucciolo bastonato.
 «Non credere di fregarmi, ragazzina, mi sembrava di averti detto che non potevi giocare a Quidditch in giardino finché non avevi finito i compiti delle vacanze! Credevi davvero che non me ne sarei accorta?!» 
«Ma, mamma, abbiamo il campionato! Come possiamo vincere se non mi alleno!» cercai di protestare. 
Immediatamente vidi comparire sul suo volto un sorrisetto che non prometteva niente di buono, almeno per me. 
«Non credo che dovrai preoccuparti del Campionato di Quidditch quest’anno, quindi hai tutto il tempo per studiare, tesoro.» 
Si allontanó ridendo della mia espressione esterrefatta ed io iniziai a rincorrerla. 
«Cosa vuoi dire che non dovró preoccuparmi del Campionato? Mammaaaaaaa!!» 




Il Binario 9 ¾ era affollatissimo, come tutti gli anni. Gli studenti piú grandi non sopportavano tutta quella confusione, ma tra loro ce n’era uno che la trovava affascinante. 
Un ragazzo di quattordici anni dagli stupefacenti occhi verdi. 
Camminava tra la gente incurante degli sguardi sorpresi che gli venivano rivolti al suo passaggio, soprattutto femminili. 
Salì subito sul treno, come gli aveva suggerito di fare suo padre, e si mise a cercare uno scompartimento vuoto per non essere disturbato. 
Indossó immediatamente l’uniforme scolastica e sistemó il baule prima di sedersi e rilassarsi contro il finestrino. 
Gli era dispiaciuto che suo padre non fosse riuscito ad accompagnarlo, ma si rendeva conto che la sua missione segreta aveva la precedenza. Ci era solo rimasto male del fatto che si fosse rifiutato di condividere con lui i dettagli di quella missione, ma sapeva che sarebbe riuscito a cavargli qualche informazione prima o poi, quindi doveva solo portare pazienza. 
Il treno inizió a muoversi, e l’euforia per quella nuova avventura, Hogwarts, lasció presto il posto alla sonnolenza. 
Non era riuscito a dormire per l’eccitazione. 
Aveva insistito tanto per poter andare ad Hogwarts, e adesso finalmente il suo sogno si era realizzato… 
Si era reso conto fin da subito che mettersi a cercare la sorella gemella in mezzo a quel caos sarebbe stata un’impresa impossibile, quindi aveva preferito salire sul treno e aspettare il suo arrivo ad Hogwarts per far partire la ricerca. 
Distrattamente, vide passare fuori il suo scompartimento una ragazzina bionda con indosso un paio di occhiali strani, e ringrazió mentalmente suo padre per le rune che gli aveva insegnato, che tra le altre cose gli permettevano di avere una vista perfetta. 
Ricordando gli avvertimenti del suo vecchio riguardo la sua cicatrice, evocó su di sé un fascino che la nascose agli altri, e per sicurezza scompiglió i capelli in modo da fargli coprire la fronte. 
Il Mondo Magico avrebbe dovuto prepararsi perché Harry Evans stava per arrivare... uno sbadiglio interruppe le sue riflessioni e si sistemò meglio nel mantello della divisa… ma poiché un mago stanco é un mago morto, era meglio riposarsi un po’. 

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Capitolo 3
*** Arrivo ad Hogwarts ***


Harry Pov

L'arrivo ad Hogwarts era stato interessante. 
Alla stazione di Hogsmeade ero stato prelevato insieme agli altri primini da un mezzogigante di nome Hagrid. 
Ero salito su una delle barche insieme a lui, e mi ero fatto spiegare in cosa consisteva lo smistamento, visto che mio padre aveva preferito non dirmelo. 
Avevo sentito dire dagli altri primini che per smistarti ti facevano combattere contro un drago creato da un incantesimo… e questa era solo una delle tante sciocchezze che avevo sentito. 
Hagrid mi rassicuró che si trattava solo di indossare un cappello, e che sarebbe stato quello a smistarci. 
Mio padre mi aveva raccontato che lui era appartenuto alla casata di Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore. 
Le altre casa erano Serpeverde, dove venivano smistati gli ambizioni e quelli che desideravano il potere, Corvonero, dove si riunivano i cervelloni, e Tassorosso, la casa dei lavoratori. 
Entrati nel castello, venimmo accolti da una strega vestita di verde, che dalla descrizione di mio padre non poteva che essere la professoressa McGranitt. 
Dopo averci spiegato in cosa consisteva lo smistamento ci fece accomodare in Sala Grande. 
Io aprivo la fila dei primini, e iniziai sentire su di me gli sguardi incuriositi di tutta la scuola non appena iniziammo a sfilare fino al tavolo degli insegnanti, davanti al quale c'era uno sgabello con un vecchio cappello sopra. 
La Professoressa McGranitt prese di nuovo parola. 
«Quest'anno, uno studente accederá direttamente al quarto anno, ragion per cui verrà smistato per primo. Harry Evans!» 
Avanzai a testa alta, e dopo qualche passo mi scompigliai i capelli prima di sedermi sullo sgabello. 
Ebbi una breve visione dei quattro tavoli prima che il Cappello Parlante mi oscurasse la vista. 
«Ah, signor Potter. Mi chiedevo quand'è che l'avrei conosciuta» 
Strabuzzai gli occhi. 
«E tu come fai a saperlo?!»
Sentii il cappello ridacchiare. 
«Sono un cappello magico, signor Potter. Non si preoccupi, in ogni caso, non è mio compito svelare i segreti degli studenti che smisto. Allora, cosa abbiamo qui: vedo un’ intelligenza fuori dal comune, Cosetta sarebbe lieta di averla nella sua casa… è pari solo a quella di Merlino alla sua etá… certo, lui non ha mai avuto bisogno di sfruttare il potere delle rune per diventare più forte. Degno di un Serpeverde, quello di sfruttare ogni mezzo a disposizione per ottenere il potere… e la tua lealtà verso le persone a te care è encomiabile, Tosca ne sarebbe orgogliosa, ma sei talmente coraggioso, cosí tanto simile al giovane Godric nel carattere, che la scelta finale puó essere solo una. GRIFONDORO!!!- 
Il tavolo dei Grifondoro inizia ad applaudirmi, ed io dopo aver riconsegnato il cappello alla McGranitt mi dirigo verso di loro. 
Vedo due gemelli dai capelli rossi farmi spazio sulla panca e mi siedo lí, trovandomi davanti una ragazza castana dai capelli crespi. 
«Ciao Harry…»
«… noi siamo Fred…» 
«… e George Weasley…» 
«… è un piacere conoscerti!» 
Li guardai un po' stranito, perché quel loro modo di completarsi le frasi a vicenda mi aveva lasciato confuso, ma prima che potessi rispondere e presentarmi a mia volta, anche se ovviamente il mio nome lo conoscevano già, intervenne la ragazza di fronte a me. 
«Dopo un po' ci farai l'abitudine, fanno sempre cosí.  Io mi chiamo Hermione Granger, i due gemelli sono Fred e George,» mi disse indicando a turno i due rossi al mio fianco «mentre loro due- aggiunse indicando il ragazzo alla sua sinistra e la ragazza alla sua destra, anche loro con i capelli rossi- sono Ron ed Elizabeth. I gemelli sono del sesto anno mentre noi tre siamo del quarto, quindi frequenteremo le lezioni insieme. Per qualunque cosa non esitare a rivolgerti a noi.» 
Fece quel monologo tutto d'un fiato, e a stento trattenni un sorriso divertito. 
Gli altri ragazzi, invece, scoppiarono direttamente a ridere. 
«’Mione prendi fiato.» le disse tra le risa quello che doveva essere Fred. 
Hermione mise il broncio e inizió a bisticciare con lui, ignorando chiunque altro. 
In tutto questo, io non avevo ancora aperto bocca. 
«Non far caso a loro.» mi suggerì Elizabeth, la ragazza alla destra di Hermione. «Fanno sempre così. Benvenuto a Grifondoro, Harry.»
Mi rivolse un sorriso dolcissimo che io ricambiai. 
«Grazie mille… Elizabeth, giusto? Non sono molto bravo con i nomi... E qui ci sono così tante persone!» 
«Nella tua vecchia scuola eravate in pochi, vero? Deve essere difficile ambientarsi in questi casi, anche perché Hogwarts è enorme, ma puoi contare su di me se ti servisse aiuto.»
Stavo per risponderle quando d'improvviso comparvero delle pietanze nei piatti e strabuzzai gli occhi. 
«Ma cos…?»
«È la magia degli elfi domestici di Hogwarts!» mi disse quello che se non ricordavo male doveva chiamarsi Ron. 
Aveva giá una coscia di pollo in bocca e il piatto strapieno. 
«Non parlare con la bocca piena, Ronald, è disgustoso!» lo riprese Hermione, e in effetti non potei che darle ragione in silenzio. 
«È davvero fantastico! Comunque, Elizabeth, io non sono andato in un'altra scuola prima di Hogwarts… mio padre mi ha addestrato personalmente in casa, è per questo non sono abituato a vedere così tanti ragazzi della mia età tutti insieme.» 
La ragazza mi guardó con uno sguardo incuriosito ma non commentó, cosa che apprezzai. 
Intorno a me anche gli altri si erano attardati ad ascoltare la nostra conversazione. 
Immaginai che fosse raro che uno studente iniziasse la scuola dal quarto anno, e probabilmente sarei stato al centro delle attenzioni di tutti finché non fosse passata la moda del nuovo arrivato. 
Il pasto proseguì con poche interruzioni, e quando anche i dolci furono demoliti, e le ultime briciole furono svanite dai piatti, lasciandoli lustri e puliti, Albus Silente si alzò. 
Il chiacchiericcio che riempiva la Sala s'interruppe quasi all'istante, tanto da lasciar udire solo l'ululato del vento e il picchiettio della pioggia. 
«Dunque!» esordì Silente, sorridendo a tutti quanti. «Ora che siamo tutti sazi e dissetati devo richiamare ancora una volta la vostra attenzione su alcuni avvisi. 
Mastro Gazza, il custode, mi ha chiesto di dirvi che la lista di oggetti proibiti dentro le mura del castello quest'anno è stata estesa agli Yo-yo Ululanti, ai Frisbee Zannuti e ai Boomerang Rimbalzatutto. La lista completa comprende qualcosa come quattrocentotrentasette oggetti, credo, e può essere consultata nell'ufficio di Mastro Gazza, se qualcuno volesse controllare». 
Gli angoli della bocca di Silente si arricciarono. 
«Come sempre, vorrei ricordare a tutti voi che la Foresta compresa entro i confini del parco della scuola è proibita agli studenti, come lo è il villaggio di Hogsmeade a tutti coloro che non sono ancora al terzo anno. 
È altresì mio doloroso dovere informarvi che la Coppa del Quidditch quest'anno non avrà luogo». 
«Che cosa?» esclamò Elizabeth senza fiato. La vidi cercare con lo sguardo Fred e George: aprivano e chiudevano la bocca senza emettere alcun suono, in apparenza troppo sconvolti per parlare. 
Da quel che sembrava, il Quidditch in quella scuola doveva essere molto importante, dal momento che anche altri ragazzi ebbero la loro stessa reazione. 
Silente riprese: «Ciò è dovuto a un evento che prenderà il via in ottobre e continuerà per tutto l'anno scolastico, impegnando molto del tempo e delle energie degli insegnanti: ma sono certo che vi divertirete tutti enormemente. Ho l'immenso piacere di annunciare che quest'anno a Hogwarts...» 
Ma in quel momento risuonò un tuono assordante e le porte della Sala Grande si spalancarono. 
Sulla soglia c'era un uomo appoggiato a un lungo bastone, avvolto in un mantello nero da viaggio. 
L'uomo abbassò il cappuccio, scosse una folta chioma di lunghi capelli brizzolati, e poi prese ad avanzare verso il tavolo degli insegnanti. 
Quando un lampo attraversò il soffitto, tutti trattennero il respiro alla vista del suo aspetto, tranne me, che avevo riconosciuto subito l'uomo. 
Lo vidi tendere una mano coperta di cicatrici quanto il volto, e Silente la strinse, mormorando parole che non riuscii a cogliere.  
Poi si sedette, scosse via la chioma grigio scuro e trasse a sé un piatto di salsicce. L'occhio normale era fisso sulle salsicce, ma quello blu sfrecciava ancora irrequieto tra le palpebre, abbracciando la Sala e gli studenti. 
Ghignai. 
Sarebbe stato un anno divertente con quell'uomo. 
«Vorrei presentarvi il nostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure» disse allegro Silente, rompendo il silenzio. 
«Il professor Moody». 
Fui l'unico a battere le mani a parte Silente e Hagrid. Tutti gli altri sembravano troppo esterrefatti dalla bizzarra apparizione di Moody per riuscire a far altro che fissarlo. 
«Moody?» Sentii mormorare Elizabeth rivolta a Ron. «Malocchio Moody? Quello che tuo padre è corso ad aiutare stamattina?» 
«Dev'essere lui» disse Ron con voce bassa e timorosa. 
«Che cosa gli è successo?» sentii sussurrare Hermione. «Che cosa è successo alla sua faccia?» 
«È un cacciatore di maghi oscuri.» le risposi a voce bassa e trattenendo a stento l'eccitazione. 
«Nel suo mestiere è ancora il migliore, nonostante nell'ultimo periodo sia diventato un po' paranoico. Immagino che quelle ferite le sia procurate sul campo… riconosco sul suo viso i segni di tortura di una nota banda di Cacciatori di Tesori di venti anni fa. Erano maghi oscuri che uccidevano babbani vendendo loro false mappe di tesori nascosti, per poi ucciderli con la magia e rivenderne gli organi intatti nel commercio illegale babbano. Avevo sentito dire che torturavano i maghi che cercavano di catturarli con l'acido prima di ucciderli, e nessuno è mai sopravvissuto dopo un confronto con loro… beh, nessuno tranne Moody. È stato lui a catturarli e questo gli ha permesso di guadagnare un Ordine di Merlino per i servizi resi alla comunità, oltre che, ovviamete, la carica di capo Auror. Ma davvero non lo sapevate?» 
Tutti mi guardavano con gli occhi strabuzzati, anche se quello davvero scioccato ero io. 
Ma cosa insegnavano in quella scuola? 
Silente si schiarì di nuovo la voce. 
«Come stavo dicendo» disse, sorridendo alla marea di studenti davanti a lui, tutti con gli occhi ancora puntati su Malocchio Moody, «nei prossimi mesi avremo l'onore di ospitare un evento assai emozionante, un evento che non ha luogo da più di un secolo. È con grandissimo piacere che vi informo che il Torneo Tremaghi quest'anno si terrà a Hogwarts». 
«Sta SCHERZANDO!» disse Fred Weasley ad alta voce. 
La tensione che aveva riempito la Sala dall'arrivo di Moody si ruppe all'improvviso. 
Quasi tutti scoppiarono a ridere, e Silente ridacchiò in tono soddisfatto. 
«Non sto scherzando, signor Weasley» disse, «anche se, ora che me l'ha ricordato, quest'estate me ne hanno raccontata una niente male su un troll, una megera e un Lepricano che vanno insieme al bar...» 
La professoressa McGranitt tossicchiò sonoramente. 
«Ehm... ma forse non è questo il momento... no...» disse Silente. 
Io ridacchiai. 
«Dov'ero rimasto? Ah, sì, il Torneo Tremaghi... be', alcuni di voi forse non sanno di che si tratta, quindi spero che quelli di voi che lo sanno mi perdoneranno questa breve spiegazione, e sono liberi di pensare a quello che vogliono. 
Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento anni fa, come competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare ciascuna scuola, e i tre campioni gareggiarono in tre imprese magiche. Le scuole si alternavano nell'ospitare il Torneo ogni cinque anni, e tutti convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra giovani streghe e maghi di diverse nazionalità... almeno fino a quando il tributo di morti non divenne così elevato che fu deciso di sospendere il Torneo». 
«Il tributo di morti?» sussurrò Hermione, preoccupata. 
Ma la sua agitazione non pareva condivisa dalla maggior parte degli studenti in sala; molti di loro parlottavano eccitati, e mi chiesi fra me e me se lo fossero stati altrettanto sapendo che durante l'ultima edizione due studenti si erano maledetti a vicenda per aumentare le possibilitá di vittoria ed erano finiti per ridursi allo stato di vegetali a vita. 
«Ci furono parecchi tentativi nel corso dei secoli di riportare in auge il Torneo» continuò Silente, «nessuno dei quali ebbe molto successo. Comunque, i nostri Uffici per la Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi e gli Sport Magici hanno deciso che i tempi sono maturi per un nuovo tentativo. Abbiamo lavorato molto nel corso dell'estate per far sì chequesta volta nessun campione o nessuna campionessa si trovi in pericolo mortale. 
I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la loro squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà a Halloween. Un giudice imparziale deciderà quali studenti saranno più degni di gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e un premio personale in denaro pari a mille galeoni». 
«Io ci sto!» sibilò Fred Weasley, il viso acceso d'entusiasmo alla prospettiva di tanta gloria e ricchezza. E non era il solo a immaginarsi campione di Hogwarts: ai tavoli di ciascuna Casa, vidi ragazzi e ragazze che guardavano rapiti verso Silente o confabulavano con i vicini. 
Ma in quel momento Silente parlò di nuovo, e la Sala si zittì un'altra volta. 
«Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi» disse, «i Presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite d'etá per gli sfidanti di quest'anno. Solo gli studenti dell'età giusta - cioè da diciassette anni in su - potranno proporsi per la selezione. Questa» Silente alzò un po' la voce, perché una rumorosa protesta si scatenò a quelle parole, e i gemelli Weasley all'improvviso divennero furibondi «è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le precauzioni che prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice imparziale e lo induca a nominarlo campione di Hogwarts. Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diciassette anni. Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior parte dell'anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora è tardi e so quanto è importante che ciascuno di voi sia ben sveglio e riposato quando comincerete le lezioni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza, veloci!» 
Silente si risedette e si voltò a parlare con Malocchio Moody. 
Ci fu un gran fracasso di sedie spostate e colpi secchi mentre tutti gli studenti si alzavano e sciamavano nella Sala d'Ingresso attraverso le doppie porte. 
Io mi fermai con il gruppo di Grifondoro che avevo appena conosciuto ancora al tavolo, sia perché non sapevo dove si trovava la sala comune di Grifondoro e non mi andava di seguire i primini, sia perché tutta quella loro indignazione mi divertiva enormemente. 
A dirla tutta, io non avevo alcun bisogno di uno stupido torneo per dimostrare di essere superiore ai mie coetanei e non, sarebbero bastate le lezioni scolastiche. Di soldi ne avevo a sufficienza, quindi vedevo il torneosolo come uno svago ulteriore in quella nuova avventura che avevo intrapreso. 
«Non possono farlo!» esclamò George Weasley, «Compiamo diciassette anni in aprile, perché non possiamo provarci?» 
«Non riusciranno a impedirmi di partecipare» disse Fred cocciuto, scrutando accigliato il tavolo degli insegnanti. «I campioni faranno un sacco di cose che normalmente uno non ha il permesso di fare. E il premio di mille galeoni!» 
«Si» disse Ron, lo sguardo remoto. «Sì, mille galeoni...» 
«Fossi in voi cambierei idea» dissi io intervenendo nella conversazione. «Il denaro non mi sembra un motivo sufficiente per rischiare la vita, o peggio. Se non erro, il giudice imparziale che sceglierá i campioni sará un calice magico secolare difficile da ingannare… e se i presidi non rischierebbero mai la vita degli studenti mettendo intorno al calice incantesimi eccessivamente offensivi, chi puó dire se i creatori del calice siano stati meno magnanimi nel costruirlo aggiungendo incantesimi che portano alla pazzia a chi cerca di fregarlo? Francamente, per come la vedo io, il gioco non vale la candela.- 
Avevo detto quelle parole con la massima semplicitá e questo li aveva lasciati interdetti al punto da non riuscire a rispondermi con rabbia. 
Probabilmente avrebbero desistito a qualunque cosa gli sarebbe venuto in mente, e questo era sufficiente dal momento che era proprio quello il mio scopo. 
Non mi andava di avere qualcuno sulla coscienza se potevo evitarlo. 
Rimanemmo a fissarci in silenzio per qualche minuto, e mi resi conto di aver attirato anche molti sguardi da parte degli insegnanti con quel mio discorso, quando finalmente qualcuno si schiarí la voce spezzando il momento di tensione che si era venuto a creare. 
«Andiamo» disse Hermione, «saremo gli ultimi se non ci muoviamo». 
Iniziammo ad incamminarci tutti verso le scale, e nel frattempo che i ragazzi avevano ripreso a discutere del torneo Elizabeth mi si avvicinó appena in tempo per trattenermi dal calpestare un gradino truccato. 
«Devi stare attento. Alcuni gradini sono truccati e scompaiono appena metti un piede sopra. Di solito si tratta degli ultimi due o tre quindi fossi in te li salterei per ogni evenienza, nel caso fossi solo.» mi spiegó, ed io la ringraziai appuntandomi mentalmente di utilizzare una runa per vedere i malocchi sulle scale alla prima occasione. 
Salimmo fino all'ingresso della Torre di Grifondoro, che era nascosta dietro un grande ritratto di una signora grassa vestita di seta rosa. 
«Parola d'ordine?» disse lei al loro arrivo. 
«Guazzabuglio» disse George, «me l'ha detta un Prefetto giù di sotto». 
Il ritratto si apri come una porta rivelando un'apertura nel muro, che attraversammo tutti. 
Un fuoco scoppiettante riscaldava la sala comune circolare, piena di tavoli e poltrone soffici. 
Era stupenda, ma non ebbi nemmeno il tempo di godermela che Hermione ed Elizabeth diedero a tutti la buonanotte e sparirono nel corridoio a destra. 
I gemelli sparirono in quello a sinistra, e dopo un poco li seguimmo anche io e Ron. 
Mi spiegó che alle scale che portavano al dormitorio delle ragazze era applicato un incantesimo che non consentiva ai ragazzi di accedervi, e che quindi era meglio se non sbagliavo corridoio nel tornare al dormitorio. 
Ci fermammo davanti ad una porta che recava la scritta 'Quarto Anno' con sotto i nomi degli occupanti: Ron Weasley, Neville Paciock, Dean Thomas, Seamus Finnigan e Harry Evans. 
Appena entrato vidi che vi erano cinque letti a baldacchino con tende di un intenso rosso cremisi disposti lungo le pareti, ciascuno con il baule del proprietario ai piedi. 
Gli altri tre ragazzi erano già pronti per dormire, ma nonostante questo si presentarono e mi fecero sentire il benvenuto offrendomi delle gelatine tutti gusti +1. 
Decisi che avrei scritto l'indomani a mio padre, quindi infilai il pigiama e mi misi letto. Qualcuno - un elfo domestico, senza dubbio - aveva sistemato degli scaldini tra le lenzuola, ed era molto piacevole, star li distesi sotto le coperte ad ascoltare la tempesta che infuriava di fuori. 
Il giorno seguente sarebbe stato il mio primo giorno di lezioni ad Hogwarts, e non sapevo davvero cosa aspettarmi, anche se non ero preoccupato. 
Mi ero giá informato sugli orari ed avevo scoperto che la colazione iniziava dalle sette e le lezioni alle nove del mattino. 
Considerato che la mia sveglia era alle cinque per gli allenamenti, avrei avuto tutto il tempo di trovare quella famosa Stanza delle Necessitá di cui mi aveva tanto parlato mio padre, fare il mio allenamento mattutino e iniziare a leggermi i libri di testo, giusto per avere qualche idea di cosa avremmo affrontato il primo giorno di lezioni, e poi recarmi in Sala Grande per la colazione. 
In particolare mi incuriosivano le lezioni di Alastor Moody. 
Era noto per la sua imprevedibilitá, quindi dubitavo sarebbe stato fedele ai normali programmi di studio. 
Forse, se mi giocavo bene le mie carte, sarei riuscito a convincerlo a battersi con me… 
Sarebbe stato fantastico. 

 

XXXXXXXXXXXXXXX

 

Salve a tutti e buon giorno di festa.
Allora, che dire, Harry è arrivato ad Hogwarts e già ha dimostrato di saperne di più dei suoi compagni. Naturalmente gran parte del capitolo è tratto dal libro, e preferisco ripeterlo una volta in più che in meno visto che l’ultima volta ho avuto dei casini che gradirei non ripetere… 
Ritornando al capitolo... Harry sa di essere un Potter, e sa che la sua cicatrice è stata creata da Voldemort.
NON sa ancora che Elizabeth è sua sorella dal momento che 1) Non sa che fa di cognome Potter 2)Insomma chi di voi da maschio sarebbe in grado di riconoscere una sorella gemella avendola vista solo in foto all’età di un anno? Lo scoprirà presto, comunque, non temete.
Beh, non so che altro dire, se non grazie per l’attenzione a queste note post capitolo.
Baci,
Mary Evans

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Capitolo 4
*** Nuovi Incontri e Maledizioni Senza Perdono ***


Harry Pov

 

Il risveglio del mio primo giorno ad Hogwarts fu davvero illuminante.

Il castello al mattino presto era ancora più magico del solito, e grazie al fatto che non ci fosse ancora nessuno sveglio ero riuscito ad individuare il settimo piano e la parete della Stanza delle Necessità quasi al primo tentativo.

La Stanza mi fornì tutto ció di cui avevo bisogno, e quando si fece l'ora di andare a fare colazione in Sala Grande ebbi persino l'opportunitá di farmi una doccia veloce.

Ripetei l'incanto del fascino per nascondere la cicatrice, presi la borsa alla quale avevo applicato un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile per portarmi appresso i libri di tutte le materie e mi avviai, sicuro che a quell'ora sarei stato l'unico della tavolata di Grifondoro ad essere sveglio.

I fatti mi diedero ragione, infatti oltre a me era presente solo un'altra ragazza dai capelli rossi, seduta al tavolo dei Tassorosso.

Dopo essermi chiesto quante persone in quella scuola avessero quel colore di capelli, dal momento che ne avevo conosciute già quattro (ed era più di quante ne avessi mai incontrate prima), decisi di sedermi al tavolo con lei.

Era di spalle, quindi sobbalzó quando le diedi il buongiorno, rovesciando la tazza di tè che stava bevendo.

«Scusa, non volevo spaventarti.» le dissi, rimediando al guaio che avevo causato con un rapido movimento di bacchetta.

«Mi chiedevo se potevo sedermi accanto a te, dal momento che siamo gli unici svegli a quest'ora.»

La vidi guardarmi a bocca aperta per qualche secondo, e la sua espressione fu talmente buffa che dovetti trattenermi dallo scoppiarle a ridere in faccia.

Poi si riscosse e mi fece segno di sedermi accanto a lei, arrossendo dopo essersi resa conto della reazione che aveva avuto.

«Prego, siediti pure. Mi chiamo Susan, Susan Bones, tu devi essere Harry Evans, il nuovo arrivato, giusto?»

Feci una breve risata, iniziando a servirmi delle leccornie che erano comparse magicamente davanti a me.

«Mi dichiaro colpevole. Immagino che dovró abituarmi a questo appellativo per un po'.»

La vidi arrossire ancora, e pensai inconsciamente che fosse proprio carina in imbarazzo.

«Come mai giá alzata? Da quel che vedo ad Hogwarts non è abitudine di nessuno essere mattinieri.» commentai sorridendo, cercando di prendere in mano le redini della conversazione.

La vidi esitare.

«Beh, potrei farti la stessa domanda.»

«Touché.» risposi sorridendo.

Non avevo alcuna intenzione di rivelarle quello che facevo, e lei a quanto pare era dello stesso avviso.

Davvero interessante la ragazza.

Restammo in silenzio per tutto il tempo finché la Sala Grande non inizió a popolarsi, e con l'arrivo dei professori mi alzai per andare a prendere l'orario dalla mia capocasa.

«Erbologia con i Tassorosso e Cura delle Creature Magiche con i

Serpeverde. Due ore di Artimanzia nel pomeriggio.» mormorai sottovoce, quindi salutai Susan e mi incamminai verso la Guferia per mandare una lettera a mio padre, dal momento che erano appena le sette e mezzo.

Ci misi poco a trovarla, dopotutto bastava seguire i disegni base delle costruzioni degli edifici del 993 d.c. per riuscire ad orientarsi, e non dovetti usare nemmeno l'incanto Quattro Punti.

Ci misi poco a scriverla e il risultato mi lasció soddisfatto.

 

Ciao pà,

Spero che questa lettera non ti crei problemi nella tua missione.

Saró breve, dal momento che fra poco devo andare a lezione.

Primo giorno, Erbologia, Cura delle Creature Magiche e Artimanzia.

Speriamo che dicano qualcosa che non so.

Ho conosciuto molti ragazzi della mia etá, e per la maggior parte hanno i capelli rossi.

Mai visti così tanti, sembra quasi che Hogwarts ne sia infestata.

La Stanza delle Necessitá è fantastica a proposito.

Per il resto tutto ok.

Ho Alastor Moody come insegnante di Difesa, e quest'anno c'è anche il Torneo Tremaghi.

Divertente, se non fosse che è riservato ai maggiorenni.

Spero che la tua missione proceda bene, di qualunque cosa si tratti.

Con affetto,

Tuo figlio Harry

Ps. Sono Grifondoro.

 

Lasciai la missiva ad un gufo bruno della scuola e mi avviai verso le serre.

Non avevo mentito a mio padre, speravo davvero che a lezione gli insegnanti dicessero qualcosa di cui io non ero a conoscenza.

Certamente nella sua risposta alla mia lettera avrei avuto una ramanzina circa la mia arroganza, ma come avevo previsto leggendo il piano di studi di ogni materia, le nozioni che avrebbero trattato quell'anno erano davvero elementari.

Alle serre dovetti affrontare la strizzatura dei bubotuberi per la raccolta del pus con la professoressa Sprite (Procedimento davvero schifoso che avevo giá affrontato a dieci anni), ma nel bosco mi ritrovai ad entusiasmarmi davanti ad un allevamento di Schiopodi Sparacoda appena usciti dall'uovo con il mezzogigante Hagrid, o meglio professor Hagrid.

Era la prima volta che allevavo degli Schiopodi in prima persona, anche se conoscevo la teoria.

Di solito mi ero sempre limitato ad ucciderli (in uno dei tanti allenamenti proposti da mio padre), ma la veritá era che li trovavo davvero affascinanti, nonostante gli altri li trovassero rivoltanti.

Francamente preferivo quel tipo di lezione al disegnare asticelli.

Vedendo che il professore non ne sapeva molto, mi fece piacere condividere con lui quello che sapevo sull'alimentazione degli Schiopodi (sotto lo sguardo sbalordito di tutti), e lui ne fu talmente entusiasta da invitarmi per un tè non appena avessi avuto un pomeriggio libero.

Artimanzia, nonostante lo scetticismo iniziale, fu davvero affascinante spiegata dal professor Vector, perché si vedeva che amava quella materia e riusciva a coinvolgerti nei suoi discorsi senza problemi.

Fu per di piú un ripasso, in realtá, ma mi piacque notare come il professore mettesse a disposizione anche i suoi tomi personali, colmi di nozioni extracurriculari che avrebbero sicuramente incrementato la mia conoscenza della materia.

In tutte queste ore di lezione mi ero tenuto quasi a distanza dagli altri ragazzi, aggregandomi a loro solo quando me lo chiedevano.

Non era per maleducazione o indifferenza nei loro confronti (dopotutto i Grifondoro si erano dimostrati molto gentili e ospitali con me), semplicemente avevo altro per la testa durante quel primo giorno.

Artimanzia con Hermione fu divertente peró.

La riccia era una ragazza studiosa e si vedeva, ma si limitava ad imparare senza apprezzare il fascino di ció che studiava.

Al contrario delle mie aspettative, tuttavia, non era priva di senso dell'humor, e fu divertente sentire i suoi aneddoti scolastici mentre ci riunivamo con gli altri suoi amici, Ron ed Elizabeth.

«Maledetta vecchia pipistrella» disse Ron amaramente, mentre ci univamo alla folla che scendeva le scale diretta alla Sala Grande.

«Ci vorrà tutto il fine settimana, ci vorrà...»

Da quel che mi aveva detto Hermione, loro due avevano preferito seguire Divinazione invece di Artimanzia.

«Tanti compiti?» disse Hermione in tono vivace, raggiungendoli.

«Il professor Vector a noi non ne ha dato nemmeno uno!»

«Be', urrà per il professor Vector» disse Ron imbronciato, e trattenni a stento un sorrisetto.

Raggiungemmo l'Ingresso, che era affollato di ragazzi in coda per la cena, e ci eravamo appena messi in fila quando alle nostre spalle risuonò una voce.

«Weasley! Ehi, Weasley!»

Ci voltammo tutti e vidi tre tizi di Serpeverde che parevano gongolare per qualcosa.

Dalle espressioni che vidi sui volti degli altri non mi sembrava fossero in buoni rapporti.

«Cosa c'è?» disse Ron asciutto.

«Tuo padre è sul giornale, Weasley!» disse il biondino, brandendo una copia della Gazzetta del Profeta e parlando a voce molto alta, cosí che lo sentissero tutti nell'Ingresso gremito.

«Ascolta un po'!»

 

ALTRI ERRORI AL MINISTERO DELLA MAGIA

Pare che i guai del Ministero della Magia non siano ancora finiti, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Recentemente sotto accusa per lo scarso controllo alla Coppa del Mondo di Quidditch, e ancora incapace di giustificare la sparizione di una delle sue streghe, il Ministero è sprofondato di nuovo nell'imbarazzo ieri a opera di Arnold Weasley, dell'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani. Arnold Weasley, che due anni fa fu accusato di possesso di un'auto volante, ieri è stato coinvolto in una zuffa con parecchi protettori della legge babbani ('poliziotti') a causa di alcuni bidoni della spazzatura altamente aggressivi. Pare che il signor Weasley sia intervenuto in aiuto di Malocchio Moody, l'anziano ex Auror che è andato in pensione dal Ministero quando non è stato più in grado di distinguere fra una stretta di mano e un tentato omicidio. Com'era prevedibile, il signor Weasley, all'arrivo presso la casa strettamente sorvegliata del signor Moody, ha scoperto che quest'ultimo aveva ancora una volta dato un falso allarme. Il signor Weasley è stato costretto a modificare parecchie memorie prima di riuscire a sfuggire ai poliziotti, ma si è rifiutato di rispondere alle domande della Gazzetta del Profeta sul perché abbia coinvolto il Ministero in una scena tanto indegna e potenzialmente imbarazzante.

 

«Figuriamoci, non sono nemmeno riusciti a dare il nome giusto, Weaasley: è come se fosse una completa nullità, vero? E c'è anche la foto!» disse Malfoy, raddrizzando il giornale e reggendolo in alto. «Una foto dei tuoi genitori a casa loro, sempre che si possa chiamarla casa! Tua madre potrebbe anche perdere qualche chilo, no?»

Vidi che Ron tremava di rabbia.

Gli occhi di tutti erano puntati su di lui.

«Vai al diavolo, Malfoy» disse Elizabeth. «Andiamo, Ron...»

«Oh, certo, sei stata da loro quest'estate, vero, Potter?» sogghignò Malfoy. «Allora dimmi, sua madre è davvero così cicciona, o è solo la foto?»

«Hai presente tua madre, Malfoy?» disse Elizabeth, che con Hermione tratteneva Ron per i vestiti, per impedirgli di scagliarsi su Malfoy.

Io ero rimasto indietro, dal momento che non erano questioni che mi riguardavano, ma per qualche ragione in quella situazione i miei sensi si allertarono.

Cercai di capire cosa mi stesse sfuggendo, e nel frattempo prestai più attenzione a quello che stava accadendo davanti ai miei occhi.

«Quella faccia che fa, come se avesse la cacca sotto il naso? Ce l'ha sempre avuta o è solo perché era con te?»

Il volto pallido di Malfoy arrossì appena, ed io trattenni a stento una risata per l'ottima risposta.

«Non osare insultare mia madre,Potter!».

«Tieni la tua boccaccia chiusa, allora» disse Elizabeth, voltandosi.

Vidi il biondino estrarre la bacchetta e lanciarle un incantesimo alle spalle, e d'istinto evocai un Protego appena prima che un ruggito echeggiò per tutta la Sala d'Ingresso.

«OH NO CHE NON LO FAI, RAGAZZO!»

Mi voltai di scatto.

Alastor Moody scendeva zoppicando la scalinata di marmo. Aveva estratto la bacchetta e la puntava su un furetto di un bianco immacolato, che tremava sul pavimento di pietra, esattamente

nel punto in cui prima c'era Malfoy.

Nell'Ingresso calò un silenzio terrorizzato.

Nessuno mosse un muscolo tranne Moody, che si voltò per guardarmi - o meglio, il suo occhio normale mi guardava, l'altro era rivolto verso l'interno della testa.

Sembrava abbastanza compiaciuto.

«Bei riflessi.» mi ringhió.

La sua voce era bassa e rauca.

«Grazie, Harry» mi disse invece Elizabeth, ed io le sorrisi distogliendo per un attimo lo sguardo dal professore.

«LASCIALO!» gridò Moody.

«Lasciare... che cosa?» chiese Ron, esterrefatto.

«Non tu, lui!» ringhiò Moody, puntando il pollice sopra la spalla per indicare uno degli scagnozzi di quel Malfoy che si era appena immobilizzato sul punto di prendere in braccio il furetto bianco.

Moody prese a zoppicare verso o due ragazzi e il furetto, che emise uno squittio spaventato e scattò via, filandosela verso i sotterranei.

«Non credo proprio!» ruggì ancora il professore, puntando la bacchetta di nuovo verso il furetto, che volò in aria a tre metri di altezza, cadde con un tonfo al suolo e poi rimbalzò di nuovo in alto.

«Non mi piace chi attacca quando l'avversario gli volta le spalle» disse Moody, mentre il furetto rimbalzava sempre più in alto e squittiva di dolore. «È una cosa sporca, vile e infima...»

Il furetto volò per aria, le zampe e la coda che si agitavano invano.

Era brutto dirlo, dal momento che si trattava pur sempre di uno studente, ma mi stavo decisamente godendo lo spettacolo visto quello che aveva fatto poco prima quel ragazzino.

«Non - farlo - mai - più» disse Moody, pronunciando ogni parola man mano che il furetto colpiva il pavimento di pietra e rimbalzava di nuovo.

«Professor Moody!» disse una voce stupefatta.

La professoressa McGranitt scendeva la scalinata di marmo con le braccia cariche di libri.

Trattenni un sorriso.

Adesso ne avremmo viste delle belle.

«Salute, professoressa McGranitt» disse Moody tranquillamente, spedendo il furetto ancora più su.

«Che cosa... che cosa sta facendo?» chiese la professoressa McGranitt, gli occhi che seguivano l'ascesa del furetto.

«Insegno» rispose Moody.

«Insegna... Moody, quello è uno studente?» strillò la professoressa

McGranitt mentre i libri le cadevano a terra.

«Già» rispose Moody.

«No!» urlò la professoressa McGranitt, scendendo la scala di corsa ed estraendo la bacchetta; un attimo dopo, con un forte schiocco, ricomparve il biondastro di prima, accasciato a terra, i lisci capelli biondi che coprivano la faccia rossa come un papavero.

Lo vidi rialzarsi tremante.

«Moody, noi non usiamo mai la Trasfigurazione per punire!» disse debolmente la professoressa McGranitt.

«Il professor Silente deve averglielo detto di sicuro!»

«È possibile che me l'abbia accennato, sì» disse Moody grattandosi il mento, tutt'altro che preoccupato, «ma ho pensato che un bello spavento coi fiocchi...»

«Noi diamo dei castighi, Moody! O parliamo con il direttore della Casa del colpevole!»

«Allora farò così» disse Moody, fissando Malfoy con enorme disgusto.

Malfoy, i cui pallidi occhi lacrimavano ancora dal dolore e dall'umiliazione, scoccò uno sguardo malevolo di sotto in su verso Moody e borbottò qualcosa in cui si distinsero le parole 'mio padre lo verrá a sapere'.

«Ah davvero?» disse Moody piano, zoppicando in avanti di qualche passo, il secco clunk della gamba di legno che echeggiava nell'ingresso. «Be', conosco tuo padre da molto tempo, ragazzo... digli che Moody tiene d'occhio suo figlio come si deve... digli questo da parte mia... ora, il direttore della tua Casa è Piton, vero?»

«Sì» rispose Malfoy pieno di rancore.

«Un altro vecchio amico» ringhiò Moody. «Avevo proprio voglia di fare una bella chiacchierata col vecchio Piton... vieni, tu...»

E preso Malfoy per il braccio, lo trasse in piedi senza tanti complimenti e lo condusse verso i sotterranei, sotto lo sguardo giustamente preoccupato della professoressa McGranitt.

Moody era una leggenda, mio padre ne parlava spesso.

Avevo la certezza che le sue lezioni sarebbero state interessanti, perché lui era il primo ad esserlo, ed io avrei fatto di tutto per renderle ancora piú istruttive.

Sapevo di certo che non ci avrebbe fatto lavorare sui libri di testo, e quando il giorno della sua prima lezione arrivó piú in fretta di quanto mi aspettassi e lo sentii borbottare un 'potete metterli via' riferito ai libri di testo che avevano cacciato tutti tranne me, seppi di avere avuto ragione.

«Allora, cominciamo subito. Le maledizioni. Assumono forze e forme diverse. Ora, secondo il Ministero della Magia dovrei insegnarvi le contromaledizioni e fermarmi lì. Non dovrei mostrarvi come sono fatti gli Anatemi Oscuri illegali prima del sesto anno. Si ritiene che non siate grandi abbastanza da affrontarli fino ad allora. Ma il professor Silente ha un'opinione più alta dei vostri nervi, pensa che possiate farcela, e prima sapete che cosa dovrete fronteggiare meglio è, dico io. Come potete difendervi da qualcosa che non avete mai visto? Un mago che sta per scagliarvi contro un anatema illegale non vi dirà cosa ha intenzione di fare. Non ha intenzione di comportarsi lealmente. Dovete essere preparati. Dovete essere vigili e attenti.

Quindi... qualcuno di voi sa a quali maledizioni corrispondono le pene più gravi secondo la legge magica?»

Vidi parecchie mani che si alzarono esitanti, comprese quelle di Ron e di Hermione.

Io rimasi fermo al mio posto, anche se sentii l'occhio magico di Moody perforarmi.

Lo vidi indicare Ron, anche se il suo occhio magico era ancora puntato su di me.

«Ehm» esordì Ron esitante, «papà me ne ha spiegato una... si chiama la Maledizione Imperius, mi pare?»

«Ah, sì» disse Moody in tono di lode. «Tuo padre dovrebbe conoscerla. Ha procurato al Ministero un sacco di guai tutti insieme, la Maledizione Imperius».

Moody si alzò pesantemente sui piedi scompagnati, aprì il cassetto della scrivania ed estrasse un barattolo di vetro.

Dentro zampettavano tre grossi ragni neri.

Moody pescò nel barattolo, prese uno dei ragni e lo tenne nel palmo della mano in modo che tutti lo vedessero.

Poi puntò la bacchetta contro di lui e borbottò: «Imperio!»

Il ragno si calò con un balzo dalla mano di Moody appeso a un sottile filo di seta, e prese a dondolarsi avanti e indietro come su un trapezio.

Tese le zampe rigidamente, poi fece un salto all'indietro, spezzando il filo e atterrando sulla scrivania, dove cominciò a fare la ruota in cerchio. Moody agitò la bacchetta, e il ragno si alzò su due delle zampe posteriori e si esibì in quello che era un inconfondibile passo di tip tap.

Tutti risero: tutti tranne me e Moody.

«Vi sembra divertente, eh?» ringhiò. «Vi piacerebbe, eh, se lo facessi a voi?»

Le risate si spensero quasi all'istante ed io sorrisi.

Avrebbero imparato qualcosa da quella lezione.

«Controllo totale» disse Moody piano, mentre il ragno si appallottolava e cominciava a rotolare.

«Potrei costringerlo a saltare fuori dalla finestra, ad affogarsi, a ficcarsi giù per la gola di uno di voi... Anni fa, c'erano un sacco di maghi e streghe controllati dalla Maledizione Imperius» disse Moody, ed io seppi che alludeva ai giorni di massima potenza di Voldemort.

«Un bel lavoretto per il Ministero, cercare di stabilire chi era costretto a fare certe cose e chi le faceva di sua spontanea volontà. La Maledizione Imperius può essere contrastata, e io vi insegnerò come, ma ciò richiede una gran forza di carattere, e non tutti ce l'hanno. Meglio evitare di esserne vittime, se potete. VIGILANZA COSTANTE!» abbaiò, e tutti sussultarono.

Moody raccolse il ragno sobbalzante e lo rimise nel barattolo.

«Qualcun altro ne sa una? Un'altra maledizione illegale?»

La mano di Hermione scattò di nuovo, e salí anche, con mia grande sorpresa, quella di Neville, il ragazzino impacciato con cui condividevo il dormitorio.

«Sì?» disse Moody, l'occhio magico che roteava per fissarsi su Neville.

«Ce n'è una... la Maledizione Cruciatus» disse Neville, con la sua vocetta acuta ma ben chiara.

Moody guardò molto attentamente Neville, questa volta con entrambi gli occhi.

«Tu sei Paciock?» disse, l'occhio magico che roteava in giù per consultare di nuovo il registro.

Neville annuì nervoso, ma Moody non indagò oltre.

Ricordai che verso la fine della Prima Guerra Magica c'erano stati due coniugi torturati fino alla pazzia dalla Maledizione Cruciatus.

Lanciai uno sguardo verso Neville.

Sembrava terrorizzato.

Ricordai che quella coppia faceva di nome Paciock, e mentalmente mi ripromisi di andarci piú piano con i giudizi con quel ragazzo.

Rivolto a tutta la classe, Moody afferrò il secondo ragno nel barattolo e lo mise sulla cattedra, dove rimase immobile, in apparenza troppo spaventato per muoversi.

«La Maledizione Cruciatus» disse Moody. «Dev'essere un po' più grosso perché possiate capire» disse, puntando la bacchetta contro il ragno.

«Engorgio!»

Il ragno si gonfiò. Ora era più grosso di una tarantola.

Moody alzò di nuovo la bacchetta, la puntò contro il ragno e mormorò:«Crucio!»

D'un tratto, le zampe del ragno si piegarono sotto il suo corpo; l'animale si rovesciò e prese a contorcersi orribilmente, dondolando da una parte all'altra. Moody non spostò la bacchetta, e il ragno cominciò a sobbalzare e ad agitarsi più violentemente...

«Basta!» esclamò Hermione con voce stridula.

Mi voltai verso di lei e vidi che stava guardando non il ragno ma Neville, e seguendo il suo sguardo vidi che le mani di Neville stringevano il bordo del banco, le nocche bianche, gli occhi spalancati e stravolti.

Moody alzò la bacchetta e immediamente le zampe del ragno si rilassarono, pur continuando a contorcersi.

«Reducio» mormorò Moody, e il ragno rimpicciolì fino a tornare della sua misura normale.

Moody lo rimise nel barattolo.

«Dolore» disse Moody dolcemente. «Non c'è bisogno di pinze schiacciapollici o coltelli per torturare qualcuno se sapete scagliare la Maledizione Cruciatus... anche quella era molto popolare, una volta. Bene... qualcuno ne conosce altre?»

Vidi che la mano di Hermione tremò appena mentre la alzava per la terza volta, ed io seppi in anticipo cosa stava per succedere.

Mi avvicinai discretamente a Neville, che stava guardando ancora sconvolto il professore, e gli dissi di abbassare gli occhi.

«Sì?» disse Moody, guardandola.

«Avada Kedavra» sussurrò Hermione.

«Ah» disse Moody, un altro vago sorriso che gli torceva la bocca storta.

«Sì, l'ultimo, e il peggiore. Avada Kedavra... l'Anatema che uccide».

Infilò la mano nel barattolo di vetro, e come se intuisse che cosa stava per succedere, il terzo ragno corse freneticamente sul fondo del barattolo, cercando di sfuggire alle dita di Moody, ma lui lo afferrò e lo depose sulla cattedra.

Il ragno prese a zampettare affannosamente sulla superficie di legno.

«Avada Kedavra!» ruggì Moody.

Ci furono un lampo di luce verde accecante e un rumore improvviso, come se un'entità enorme e invisibile galleggiasse nell'aria: il ragno si rovesciò sulla schiena all'istante, intatto ma inequivocabilmente morto.

Moody spazzò via il ragno morto dalla cattedra, mentre tutti gli studenti si lasciavano andare ad esclamazioni di orrore.

«Non è bello» disse tranquillamente. «Non è piacevole. E non c'è contromaledizione. Non c'è modo di fermarlo. Solo una persona, che si sappia, è mai sopravvissuta, e questa persona è seduta qui di fronte a me».

Io ero rimasto impassibile durante tutta la dimostrazione, dal momento che ero stato istruito alle maledizioni tempo prima, ma a quelle parole spostai lo sguardo verso Elizabeth, trovandola arrossita per le troppe attenzioni.

Nella mia memoria improvvisamente comparve un lampo di luce verde e aggrottai le sopracciglia, prendendomi del tempo per osservare piú attentamente Elizabeth.

Capelli rossi e occhi verdi come i miei.

Mio padre mi aveva detto che io e la mia gemella eravamo sopravvissuti all'anatema che uccide scagliato da Lord Voldemort quando avevamo appena un anno. I miei genitori erano sopravvissuti per miracolo ed io ero stato rapito da alcuni seguaci del Lord scomparso che avevano fatto degli esperimento su di me stravolgendo il mio nucleo magico e rendendomi un pericolo per me e per gli altri.

Mi aveva trovato lui per caso, in mezzo ai cadaveri dei miei rapitori uccisi da un mio scoppio di magia, e mi aveva allevato come figlio suo perché nelle condizioni in cui mi aveva trovato sapeva che era un rischio affidarmi alle autoritá magiche che probabilmente mi avrebbero rinchiuso da qualche parte nel tentativo di farmi tornare normale.

Ero riuscito a ricostruire la mia storia dopo anni, perché prima del mio tredicesimo compleanno avevamo viaggiato in giro per il mondo e solo quando eravamo ritornati in Inghilterra mio padre era riuscito a scoprire qualcosa su chi veramente io fossi, e addirittura rimediare una fotografia della mia famiglia biologica.

Non avrei mai rinnegato il mio padre adottivo perché per me era lui la mia famiglia, e probabilmente la notizia di avere dei genitori ancora in vita mi avrebbe lasciato indifferente se non fosse stato per la scoperta di avere una sorella gemella.

Avevo scoperto anche che il mio vero nome era Harry James Potter.

Ed Elizabeth… era stata apostrofata da Malfoy con quel cognome...

Cercando di tenere sotto controllo la moltitudine di emozioni che stavo provando, mi concentrai sulla voce di Alastor Moody.

«Avada Kedavra è una maledizione che ha bisogno di essere sostenuta da un grande potere magico: potreste estrarre tutti le vostre bacchette adesso, puntarle contro di me, e pronunciare le parole, e dubito che mi fareste uscire anche solo il sangue dal naso. Ma questo non ha importanza. Non sono qui per insegnarvi come si fa.

Ora, se non esiste contromaledizione, perché ve l'ho mostrata? Perché dovete sapere. Dovete capire che cos'è il peggio. Non dovete trovarvi in una situazione in cui dobbiate affrontarlo. Vigilanza costante!» ruggì, e tutta quanta la classe sobbalzò di nuovo.

«Ora... questi tre anatemi - Avada Kedavra, Imperius e Cruciatus - sono noti come le Maledizioni Senza Perdono. L'uso su un essere umano basta a meritare una condanna a vita ad Azkaban. È questo che dovete combattere.

È questo che devo insegnarvi a contrastare. Avete bisogno di preparazione. Avete bisogno di essere attrezzati. Ma soprattutto, avete bisogno di esercitare una costante, incessante vigilanza. Fuori le penne... ricopiate...»

Passammo il resto della lezione a prendere appunti su ciascuna delle maledizioni senza perdono, nonostante la mia mente fosse decisamente altrove, e nessuno parlò finché non suonò la campana.

Quando Moody ci congedó tutti si riversarono nel corridoio per commentare la lezione appena trascorsa.

Prima che potessi seguirli, tuttavia, il professore mi chiamó facendomi segno di avvicinarmi alla cattedra.

Quando la porta si chiuse dietro di me lasciandoci soli in aula, i miei sensi si allertarono nuovamente, anche se non seppi spiegarne la ragione.

«Hai avuto ottimi riflessi l'altro giorno, con quel Malfoy. E il livello del tuo Protego non è certo quello di un normale quattordicenne… mi chiedo, dunque, da chi tu sia stato allenato…»

Mi ritrovai a irrigidire la mascella, osservando il modo in cui entrambi gli occhi di Moody fissavano il punto il cui il fascino nascondeva la cicatrice.

La mia mano si strinse inconsciamente sulla bacchetta e Moody lo notó.

Fece un sorriso strano e cacció velocemente dal suo pantalone una fiaschetta dalla quale bevve un sorso, senza smettere di guardarmi.

«È stato mio padre ad allenarmi.» dissi con voce dura.

Moody sorrise ancora.

«E immagino dunque che persino le maledizioni non ti siano nuove.»

La sua sembrava più un'affermazione che una domanda.

Irrigidii ancora la mascella per l'atmosfera che si era venuta a creare.

«Infatti, signore. Mio padre mi ha insegnato a contrastare la maledizione Imperius a dodici anni. E sono stato allenato a sopportare le torture della Cruciatus.»

Per un attimo vidi un lampo di sorpresa balenare nello sguardo di Moody, subito seguito da un ghigno di sfida.

«Vediamo quanto questo corrisponde al vero! Imperio!» ringhió al mio indirizzo puntandomi contro la bacchetta, e immediatamente mi preparai all'attacco mentale.

Era da tanto che non venivo sottoposto all'Imperio e, dopo tutti i pensieri che avevo avuto durante la lezione, fu una sensazione davvero straordinaria.

Ebbi l'impressione di galleggiare, come se tutti i pensieri e le preoccupazioni dentro la mia testa venissero dolcemente cancellati, lasciando nient'altro che una vaga, indefinibile felicità.

Rimasi lì, infinitamente rilassato, per qualche secondo prima di respingere brutalmente l'assalto mentale del mio professore, senza permettergli neanche di accedere ai miei pensieri e con una forza tale da farlo sbattere contro la scrivania.

Un secondo prima di respingerlo, avevo sentito la sua voce nella mia testa che diceva 'Dimmi cosa nascondi', e ne fui cosí sconvolto che non aspettai che si riprendesse ed uscii in fretta e furia dall'aula.

L'ultima cosa che sentii, nel corridoio deserto, fu la voce di Moody.

«Ti tengo d'occhio, ragazzo! Ricordatelo!»

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Capitolo 5
*** Esercitazione e James Potter ***


Harry Pov

 

Pochi giorni dopo la prima lezione con Moody mi arrivó la risposta da parte di mio padre.

 

Caro Harry,

La mia missione procede bene, anche se devo ammettere che il gufo che mi hai inviato mi ha causato qualche problema.

Credo che non potremmo sentirci fino a Natale altrimenti la mia copertura potrebbe saltare.

Per le emergenze inviami un patronus precisae, e risponderó allo stesso modo.

Non arrabbiarti, lo sai che il lavoro è lavoro.

Per natale ti porteró un regalo fantastico per farmi perdonare.

Sì, in effetti avevo sentito qualcosa riguardo la riorganizzazione del torneo Tremaghi ad Hogwarts ma non ho voluto anticiparti niente per non rovinarti la sorpresa.

So anche del limite di età e la cosa devo ammettere che mi rassicura.

So perfettamente che saresti in grado di affrontare le prove del torneo senza problemi (modestia a parte ti ho allenato io), ma francamente sarei stato in pensiero piú di adesso nel saperti da solo in una scuola in balia di tutto e di tutti senza poterti vigilare… okok adesso la smetto di essere sdolcinato e iperprotettivo.

Riguardo Alastor Moody stai attento… il suo occhio magico probabilmente riuscirá a vedere la tua cicatrice al di sotto del fascino e ti terrá sotto controllo. VIGILANZA COSTANTE!

Riguardo i tuoi amici rossi probabilmente saranno Weasley per la maggior parte. Sono sei fratelli e una sorella e tutti Grifondoro fino al midollo, quindi suppongo che almeno i piú giovani li avrai giá conosciuti.

Sono contento che tu sia Grifondoro, ma sappi che anche se fossi stato smistato in un'altra casa per me non avrebbe fatto alcuna differenza.

Non essere cosí severo con i tuoi professori e non fare troppo l'arrogante! A nessuno piacciono i so-tutto-io e i tuoi coetanei sanno essere davvero crudeli, anche se so che saresti in grado di cavartela anche se odiato dall'intera scuola.

Ti voglio bene.

Tuo padre

 

Quella lettera arrivó appena dopo un litigio con un Corvonero che aveva avuto da ridire sul fatto che avevo interrotto la lezione del professor Vitius con nozioni supplementari mettendolo in difficoltá.

Naturalmente lo avevo ignorato, anche se la cosa mi aveva dato fastidio, e pur non capendo la ragione di tante rimostranze per del lavoro in piú avevo deciso di seguire il consiglio di mio padre ed attenermi ai programmi delle lezioni senza dare piú fastidio né ai professori né ad altri.

Questi buoni propositi, tuttavia, svanirono durante la seconda lezione di Difesa contro le Arti Oscure.

Il professor Moody aveva appena annunciato che avrebbe scagliato la Maledizione Imperius su ciascuno di noi a turno, per dimostrare il suo potere e per vedere se riuscivamo a resistere ai suoi effetti.

Chiamò gli studenti uno alla volta e scagliò contro ciascuno la

Maledizione Imperius.

Rimasi a guardare i miei compagni di classe con gli occhi di chi sapeva che il peggio doveva ancora venire mentre, uno dopo l'altro, venivano obbligati a fare le cose più straordinarie e nessuno di loro parve in grado di opporsi.

Vidi Elizabeth riuscire a respingere a fatica l'intrusione mentale e fui orgoglioso di lei, ma Moody dovette cogliere il mio sguardo fin troppo soddisfatto perché immediatamente interruppe l'esercitazione per avvicinarsi a me tanto velocemente quanto lo permetteva la sua gamba di legno.

«Evans» ringhiò Moody, «Visto che tu sai giá respingere la mapedizione Imperius avevo pensato ad un test alternativo per te, ti va? Come difendersi dalle maledizioni in battaglia… dici di avere una preparazione superiore ai tuoi compagni… questa sarebbe una buona occasione per dimostrarlo non trovi?»

Alzai un sopracciglio all'indirizzo del professore e lanciai uno sguardo distratto ai miei compagni di lezione.

I Serpeverde ghignavano come pazzi, e vidi anche alcuni miei compagni di Grifondoro sorridere maligni con la speranza che il professor Moody mi facesse abbassare un po' la cresta.

Solo Elizabeth, Ron, Hermione sembravano preoccupati per la mia sorte.

Avanzai fino al centro della classe, nello spazio che Moody aveva creato per lasciare spazio all'esercitazione.

Ghignai.

«Solo se sono esentato da punizioni nel caso vinca, e se sará lecito ogni mezzo nello scontro… ovviamente questa postilla vale per entrambi. Se per lei va bene, per me possiamo cominciare.»

Sentii delle risatine di scherno e fischi da parte degli altri ma il mio sguardo era fisso sul professor Moody che sembró ghignare al mio stesso modo.

Ci avvicinammo lentamente, entrambi con lo sguardo di chi si sente superiore al suo avversario, e mentre mettavamo le bacchette in posizione sentii Hermione trattenere il respiro.

«Ma non doveva essere un'esercitazione?» la sentii sussurrare ansiosa ad Elizabeth, che aveva la sua stessa espressione preoccupata.

L'intera aula era piombata nel silenzio quando il professore levò la bacchetta, la puntò su di me e si preparó a lanciarmi contro una maledizione.

«Uno, due…»

Al due Alastor Moody lanció la maledizione obscuro su di me, ed io immediatamente reagii.

«Protego!»

Sorprendentemente, mi resi conto di non essere stato l'unico ad evocare lo scudo protettivo.

Un'altra voce aveva aggiunto potere al mio incanto e d'improvviso la maledizione si infranse contro lo scudo.

Mi voltai verso la porta e vidi un uomo sui trent'anni straordinariamente simile a quello della foto in mio possesso.

Solo che invece dell'espressione dolce riservata alla sua famiglia adesso ne aveva una severa e combattiva al tempo stesso.

«Te la prendi ancora con i ragazzini, Alastor? Pensavo fossi cresciuto per queste cose...» lo prese in giro James Potter.

Alastor Moody fece una smorfia e ripose la bacchetta.

«In mancanza di te e Black devo pur arrangiarmi. Il mio ufficio è ancora intero o lo avete fatto saltare con uno dei vostri scherzi idioti?» lo sentii borbottare trattenendo a stento una smorfia di disgusto appena percettibile.

Vidi James Potter sorridere a mezza bocca.

«Spiacente di deluderti, Alastor, ma quello ormai è diventato il mio ufficio da quando sei andato in pensione, e mi sento libero di farne quel che mi pare.»

Moody sembró infastidito da quell'uscita e James Potter -non me la sentivo affatto di chiamarlo papá, nemmeno nella mia testa- sogghignó soddisfatto prima di indirizzarmi un'occhiata incuriosita.

Immaginai fosse sorpreso dalla sottile, se pur evidente somiglianza tra noi due, nonostante io avessi il fisico piú sviluppato, i capelli piú lunghi e non portassi gli occhiali.

Sorprendentemente, peró, non fece commenti sul mio aspetto e mi chiese solo se stessi bene.

«Certamente, signore, anche se non credo fosse necessario il suo intervento, sarei riuscito a duellare con il professor Moody senza problemi. La nostra era una semplice esercitazione.»

Dissi tutto questo a testa alta e con un pizzico di arroganza, ma contrariamente alla ramanzina che mi aspettavo da lui James Potter mi guardó sorpreso per un attimo prima di scoppiare sonoramente a ridere.

Vedendo il mio sguardo offeso e un po' arrabbiato si affrettó a spiegarsi.

«Mi ricordi tanto me alla tua etá, ragazzo.» disse infine con un sorriso, prima di rivolgersi nuovamente al professor Moody.

«Posso rubarti mia figlia, Alastor? Tanto la lezione è quasi finita.»

Al cenno di assenso di Moody vidi Elizabeth correre tra le braccia del padre e scoccargli un bacio sulla guancia prima di uscire con lui.

Dopo qualche secondo suonó la campanella, ed io non mi fermai né per parlare con Moody né per aspettare qualcuno.

L'unica cosa che volevo, era sfogarmi di tutte le emozioni che avevo accumulato nell'ultima ora.

 

 

Elizabeth Pov

 

Vedere mio padre era stato bellissimo.

Non lo vedevo dalla Coppa del Mondo di Quidditch perché dopo l'attacco dei mangiamorte era dovuto partire subito in missione come Auror operativo e non era riuscito a tornare a casa nemmeno per accompagnarmi a King Cross il 1°Settembre.

Gli avevo raccontato tutto quello che mi era successo, come erano le lezioni con Moody, come ero riuscita a contrastare la maledizione Imperius (e lì lo avevo visto davvero impallidire nonostante fosse orgogliosissimo di me), il Torneo Tremaghi che ci sarebbe stato al posto del Campionato di Quidditch ( e lì lo rimbeccai per non avermi avvisata e avermi costretta ad allenare fino allo stremo per tutta l'estate), ma soprattutto avevamo parlato molto di quel nuovo alunno, Harry Evans.

Papá era rimasto molto incuriosito da lui, e sinceramente vedendoli insieme ero rimasta anche io molto sorpresa.

A casa avevo visto molte foto dei miei genitori ai tempi di Hogwarts, ma fino all'ultimo non avevo affatto notato la somiglianza di Harry con mio padre.

Certo, Harry non portava gli occhiali e aveva i capelli piú lunghi, ma la sua corporatura era molto simile a quello di mio padre adesso che faceva l'auror e si era irrobustito, piuttosto che alla figura mingherlina di lui alla sua etá.

Per un attimo ero rimasta scioccata dalla somiglianza, e anche mio padre mi ero resa conto che aveva avuto la stessa mia reazione.

Gli dissi tutto quello che sapevo di lui, ed era poco, prima di lasciarmi prendere dall'entusiasmo ed iniziare a parlare del Torneo Tremaghi e di come Fred e George volessero partecipare nonostante il limite di etá e gli ammonimenti di Harry.

Quando mio padre se ne andó, ero cosí felice da non notare come un paio di occhi, di cui uno finto, mi seguissero senza perdermi di vista un attimo.

 

 

James Pov

 

Ero riuscito a trattenermi a malapena davanti ad Elizabeth, ma le mie emozioni divennero evidenti quando mi smaterializzai in casa con un sonoro Pop che fece sobbalzare Lily, alle prese con una delle sue pozioni sperimentali.

«James, non puoi entrare dalla porta come le persone normali?! Mi hai fatto sbagliare la pozio… ma cosa ti è successo?»

La vidi accorrere immediatamente e tastarmi in viso con entrambe le mani, per cercare di capire se il mio stato di chock fosse dovuto da una ferita o altro.

«Elizabeth sta bene? Cosa è successo, James!»

Io non risposi facendola preoccupare ancora di piú.

Iniziai a tremare leggermente e presi ad avanzare verso il primo piano della nostra villa.

Agitai la bacchetta contro il muro di fianco la stanza della mia principessa e feci comparire una porta disillusa con la scritta 'Stanza di Harry e Elizabeth'.

La stanza che aveva ospitato i miei due gemelli per un anno si manifestó a me cosí come l'avevamo lasciata tredici anni prima dopo la scomparsa del mio Harry.

Accarezzai la foto dei miei due gemelli in fasce con Elizabeth che stringeva la manina di Harry.

La mia principessa non sapeva di avere un fratello gemello e così doveva essere.

Vedendo Harry neonato che spalancava due occhi dello stesso verde della sorella iniziai ad avere una delle miei crisi isteriche e presi ad urlare accasciandomi a terra, sotto lo sguardo preoccupato di Lily stravolto da un'unica lacrima.

 

 

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

 

Ciao ragazzi!

Allora ecco a voi l'incontro di James con Harry dal quale scopriamo tante cose.

Elizabeth non sa di avere un fratello gemello.

James soffre di crisi isteriche a causa della scomparsa del figlio che si presentano ogni volta che prova emozioni forti che lo riguardano.

Ovviamente James non sa che Harry Evans è il suo Harry semplicemente vedendolo ha immaginato che Harry sarebbe potuto essere come lui se non fosse scomparso e l'emozione lo ha sopraffatto perché dopo 13 anni e piú da auror l'unico caso che non è riuscito a risolvere è quello della scomparsa del figlio e questo non gli permette di superare il trauma della sua perdita.

Lily lavora nel dipartimento di Pozioni ma si diletta nel creare pozioni sperimentali di ogni tipo per difesa offesa o ambito medico. Gestisce meglio le sue emozioni rispetto al marito anche se anche lei soffre per la perdita di Harry ed ha imparato a gestire le crisi del marito quando si presentano.

Nel prossimo capitolo compariranno anche Sirius e Remus.

Baci,

Mary Evans

 

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Capitolo 6
*** Conseguenze ***


«Remus, tu non lo hai visto, sembra impazzito! È come all'inizio che…»

Lily si interruppe e irrigidì la sua espressione, ma il suo migliore amico capì comunque e sopirò, abbassando sul tavolo la tazzina da tè.

«Lily non so che dirti… lo sai che di solito è Sirius quello in grado di calmare i colpi di testa di James, e al momento lui è in missione segreta e non puó avere contatti con nessuno. Potremmo provare a farlo ragionare… ma se non ci sei riuscita tu fino ad oggi non credo che la mia presenza cambi qualcosa. Sul serio non so cosa consigliarti.»

Lily sbatté le mani sul tavolo facendo tintinnare la sua tazzina intatta e il suo amico alzó un sopracciglio.

Era raro vedere Lily Evans Potter perdere il controllo.

«Mia figlia non ha messo il suo nome in quel Calice, chiaro?! Il mondo magico potrá anche pensarla diversamente ma io la conosco, e per quanto sia in gamba non è abbastanza potente per raggirare un calice secolare, e non è nemmeno così stupida dal voler rischiare la vita in uno stupido torneo, sapendo che ai minorenni è vietato partecipare, per soldi e gloria dal momento che ne ha più che a sufficienza! Ha sconfitto Voldemort, per l'amor del cielo, e questo le garantirá fama, gloria e guai per una vita intera! Non possono costringerla a partecipare! È solo una bambina! È la mia bambina…»

Vedendo che l'amica stava per crollare, Remus Lupin le fece bere immediatamente una fialetta di sonno senza sogni che da quando era scomparso Harry portava sempre appresso.

La vide accasciarsi sulla sedia e la fece levitare fino al divano.

Sospirò ancora.

L'ultima volta che l'aveva vista così era stato tredici anni prima…

E non osava immaginare come stesse James.

Già dopo l'ultima visita ad Hogwarts era cambiato.

Continuava a dire che un nuovo studente della scuola fosse suo figlio, e aveva ingaggiato un maginvestigatore per scoprire la veritá su quel ragazzo.

Lily non aveva avuto il coraggio di fermarlo.

Capiva la necessitá del marito di rendersi attivo nella ricerca di Harry, ma era pronta ad intervenire nel caso suo marito esasperasse più del normale questi suoi pensieri.

Poi c'era stata la notizia bomba dell'estrazione della sua figlioccia dal Calice di Fuoco, e lì la situazione era precipitata.

James e Lily non volevano rischiare di perdere un altro figlio, e avevano provato di tutto per evitare che Beth fosse invischiata in questo torneo, ma le regole erano chiare: chi viene estratto dal Calice ha stretto un contratto magico vincolante con il suddetto ed è costretto a partecipare al Torneo Tremaghi.

E adesso Elizabeth aveva anche tutta la scuola contro!

Lo scontro con i Corvonero che era stato denunciato al preside ne era l'esempio.

Tutti sapevano che Silente aveva una predilezione per i Grifondoro, e per Beth in particolare, e la sua partecipazione al torneo era stata vista come l'ennesima concessione alla bambina sopravvissuta.

Persino la Gazzetta del Profeta ne parlava.

Remus sospiró.

Che lo volesse o meno, avrebbe dovuto fare due chiacchiere con uno dei suoi migliori amici.

 

 

Sirius capí nell'istante in cui lo specchietto si era attivato che era successo qualcosa di grave, e l'immagine che lo specchietto gli restituì gli diede ragione.

Il suo migliore amico sembrava un invasato, i capelli erano ancora più sparati in aria del solito, e gli occhi sembravano avere quel pizzico di pazzia che di solito vedeva in sua cugina Bellatrix ad Azkaban.

Gli disse che aveva trovato suo figlio, che ne era sicuro.

Sirius non sapeva se fosse vero o meno, sapeva solo che il suo migliore amico aveva bisogno di lui, quindi non ci pensó due volte prima di smaterializzarsi a casa sua, missione auror o meno.

La famiglia prima di tutto, era solito ripetersi, a dimostrazione che anche i Black possono amare.

 

 

Elizabeth Pov

 

Tutta la scuola sembrava odiarmi.

Non sapevo più come dirlo che non avevo messo io il mio nome nel Calice di Fuoco.

Ron non mi parlava più, anche se sapevo che era solo questione di tempo prima che si ricredesse, ma almeno Hermione era dalla mia parte.

E anche Harry.

Eravamo diventati molto amici, e in seguito al casino con il Calice si era offerto di allenarmi.

Ovviamente Hermione si era unita a noi dal momento che amava imparare qualcosa di nuovo, e comunque anche a lei stava a cuore la mia sopravvivenza nel Torneo quindi si era offerta di andare in biblioteca per trovare incantesimi che potevano essermi utili.

Avevo appena ricevuto una lettera dal mio padrino, nonché una visita dei miei genitori…

Dopotutto ero fortunata.

Se le persone che amavo credevano in me, sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 7
*** DNA e ??? ***


«James, ti prego, dimmi che stai scherzando.»

Sirius Black scioccato non era una cosa che si vedeva tutti i giorni, e Remus lo fissò con la mascella contratta.

Se anche Sirius, che aveva un senso dell’humor molto vivace, pensava che suo fratello avesse fatto una follia, allora erano messi proprio male.

Rimasero per qualche secondo immobili sul divano, inermi davanti ad un James Potter che sembrava aver perso del tutto il lume della ragione, mentre sua moglie Lily guardava assente la scena con un bicchiere di Wisky Incendiario in mano.

Aveva perso un figlio, sua figlia era in pericolo e suo marito era impazzito.

Per quanto avesse un carattere forte non ce l’avrebbe mai fatta a cavarsela da sola in quella situazione.

«Ragazzi é identico a me! Quanti altri ragazzi conoscete che vi somiglino tanto senza essere imparentati con voi?!»

James Potter era fermo nelle sue convinzioni, e quando si metteva in testa qualcosa era difficile fargli cambiare idea, perché difficilmente era nel torto.

Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata, preoccupati, senza idee sul come riuscire a gestire quella situazione.

Fu Lily Evans Potter a riuscirci, dimostrando di essere ancora in grado di badare alla sua famiglia, nonostante tutto.

Si alzò con un cipiglio battagliero e si avvicinò al marito.

Per qualche secondo i due coniugi si fissarono senza dire niente, poi Lily stupí tutti schiaffeggiando l’amore della sua vita con talmente tanta forza da farlo barcollare.

I tre malandrini la guardarono stupiti.

«Sto tramando la pozione del riconoscimento del DNA. Il 24 novembre, il giorno della prima prova, la faremo bere al ragazzo cosí tu avrai le tue risposte. Ma, adesso, devi ritornare in te, perché nostra figlia é in pericolo e io non posso affrontare tutto questo da sola.»

Senza aspettare una risposta la donna si rintanò nel suo laboratorio di pozioni, mentre ancora una volta i tre malandrini si ritrovarono a pensare che solo lei poteva essere la moglie di James Potter.

 

Harry Pov

Da quando avevo iniziato a dare lezioni private ad Elizabeth ed Hermione stavo iniziando a stupirmi sempre di più dello scarso livello di preparazione di Hogwarts.

Ero dovuto partire dall’allenamento base, ma almeno dopo un mese i risultati si erano visti ed ero certo che sarebbe riuscita a superare la prima prova.

Draghi.

Non potei fare a meno di sogghignare.

Io avevo affrontato il mio primo grugnocorto svedese a dodici anni, Elizabeth non avrebbe avuto problemi nemmeno con lo spinato… almeno non dopo gli incanti che le avevo insegnato…

Dopotutto era mia sorella.

Avevo avuto le certezze di cui necessitavo e adesso avevo scoperto i tasselli mancanti del mio passato, tuttavia avevo scoperto anche che oltre al piacere di avere una sorella, io avevo già un padre, che era la mia famiglia, e che nonostante tutto mi aveva allevato come fossi stato figlio suo e che non mi aveva fatto mancare nulla.

Anche se James e Lily Potter erano coloro che mi avevano messo al mondo, qualunque fossero state le circostanze impreviste che non ci avevano permesso di vivere insieme, non sentivo affatto il desiderio e la necessità di allontanarmi da quella che era la mia famiglia non di sangue.

Non desideravo sconvolgere Elizabeth con la notizia della nostra parentela in un momento così critico come la sua partecipazione al torneo Tremaghi.

Inoltre non ero per niente intenzionato a stare al centro dei pettegolezzi della scuola più di quanto già non fossi per essermi schierato dalla parte di Elizabeth.

Almeno gli altri studenti avevano avuto il buon senso di non tentare rappresaglie nei miei confronti.

Ero un po’ deluso dal comportamento di alcuni di quelli che dovevano essere gli amici di mia sorella.

Ron Weasley, così come tutti gli altri studenti di Grifondoro e non, esclusi Hermione, i gemelli Weasley, la più piccola dei Weasley, Ginevra, e Luna Lovegood di Corvonero, sembrava credere che Elizabeth fosse riuscita ad eludere la sicurezza del calice per iscriversi al Torneo con la complicità del preside Silente che, da quanto sembrava, aveva dato prova di leggeri favoritismi nei suoi confronti durante gli anni precedenti.

Davvero non riuscivo a credere che degli adolescenti potessero essere tanto stupidi.

Ah, e poi c’era Susan.

L’avevo vista difendere mia sorella da alcuni suoi compagni di casa, eppure avevo avuto la conferma da Elizabeth che si erano parlate sì e no cinque volte in quattro anni, e quindi tutta quella foga per una quasi sconosciuta mi sembrava quasi fuori luogo.

Era davvero interessante quella ragazzina, una Tassorosso abbastanza anomala…

Mio padre mi avrebbe preso sicuramente in giro per questi pensieri.

Non lo sentivo da quasi un mese, e non avevo avuto emergenze tali da contattarlo e mettere a rischio la sua copertura.

Mi mancava davvero tanto, e speravo solo che non ci fossero state complicazioni di alcun tipo e che lui stesse bene

 

?? Pov


La prima prova si sarebbe svolta il 24 novembre.

Sapevo i piani che la famiglia Potter aveva in mente ma era ancora troppo presto.

La verità sarebbe uscita fuori dopo la terza prova, l’avevo già deciso.

Buffo, sapere il giorno della propria morte e non esserne spaventato.

Avevo già distrutto la coppa di Tassorosso e l’anello dei Gaunt, sapevo che il diario era stato già reso inoffensivo da Elizabeth al suo secondo anno, ed ero riuscito ad avvicinarmi a Nagini abbastanza da farla fuori e sostituirla con un corpo morto, in modo da far credere al Lord Oscuro che la sua morte era stato un incidente. Le ferite di Basilisco sarebbero bastate per convincerlo di questa teoria.

Mancavano ancora il medaglione di Serpeverde, il diadema di Corvonero e Harry.

Harry.

Probabilmente la verità lo avrebbe sconvolto, ma era davvero l’unica soluzione.

Avrei aspettato il giorno della prima prova per introdurmi a Grimmuld Place e farmi dare il medaglione da Kreacher.

Per il diadema di Corvonero avrei aspettato la seconda prova.

Sarebbe andato tutto secondo i piani.

Avevo vissuto fin troppo a lungo.

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Capitolo 8
*** La Prima Prova del Torneo Tremaghi ***


Elizabeth Pov

Era il 24 Novembre, il giorno della prima prova. 
Da quando avevo avuto la conferma che sarei stata costretta a partecipare al torneo Tremaghi avevo pensato che mi sarei sentita sopraffatta dall’ansia quando avrei dovuto affrontare le prove del torneo dinnanzi agli studenti di tre scuole di magia, e invece mi sentivo stranamente isolata da tutti, sia che mi augurassero buona fortuna sia che sibilassero «Teniamo pronta una scatola di fazzoletti, Potter» al mio passaggio.

Grazie ad Harry mi sentivo pronta ad affrontare quel drago, che con la sfiga che mi portavo appresso ero sicura si sarebbe trattato sicuramente dello Spinato.

Il pensiero ritornò immediatamente alla scena che avevo visto in compagnia di Hagrid e rabbrividii.

FLASHBACK

Qualche settimana prima della prima prova mentre camminavo per i corridoi vidi Hagrid che, dopo essersi guardato intorno circospetto, mi si avvicinò e mi disse in un sussurro cosí sommesso che riuscii a sentirlo appena «Beth, ci vediamo stanotte a mezzanotte alla mia capanna. Mettiti il mantello». 
Quella sera alle undici e mezzo feci finta di andare a dormire presto, indossai il Mantello dell'Invisibilità, sgattaiolai fuori la sala comune e attraversai il castello.

Il parco era molto buio cosí percorsi il prato in discesa puntando alle luci che brillavano nella capanna di Hagrid.

Bussai due volte.

«Sei tu, Elizabeth?» sussurrò Hagrid, aprendo la porta e guardandosi attorno.
«Sì» risposi, scivolando all'interno dell’abitazione e sfilandomi il mantello dell’invisibilità di dosso. «Che cosa succede?»

«C'è una cosa che devo farti vedere» disse Hagrid.

Era terribilmente agitato. All'occhiello esibiva un fiore che assomigliava a un enorme carciofo. Sembrava che avesse smesso di usare la morchia, ma evidentemente aveva cercato di pettinarsi, perché distinsi i denti spezzati del pettine impigliati nella sua chioma.

«Vieni con me, fai pianino e stai coperta» disse Hagrid uscendo dalla capanna e addentrandosi nella notte «Non portiamo Thor, a lui non ci piacerebbe...» 
Mi affrettai a seguirlo scomparendo nuovamente sotto il mantello e, con mia grande sorpresa, scoprii che Hagrid mi guidava verso la carrozza di Beauxbatons.

«Hagrid, che cosa...?»
«Sssst!» disse Hagrid, e bussò tre volte alla porta effigiata con le bacchette d'oro incrociate.
Fu Madame Maxime ad aprire.

Attorno alle spalle massicce portava uno scialle di seta.

Sorrise quando vide Hagrid.

«Ah. Agrìd... è ora?»

«Bonsuàr» disse Hagrid con un sorriso radioso, e le porse la mano per aiutarla a scendere i gradini d'oro. Madame Maxime si richiuse la porta alle spalle, Hagrid le offrí il braccio e i due si incamminarono costeggiando lo steccato che ospitava i cavalli alati giganti di Madame Maxime, mentre io, completamente sbalordita, correvo per tenere il loro passo.

Hagrid aveva voluto mostrarmi Madame Maxime? Potevo vederla tutte le sante volte che volevo... non era proprio difficile da individuare... Ma pareva che ci fosse una sorpresa anche per Madame Maxime, perché dopo un po' disse in tono giocoso: «Dove mi stai portondo, Hagrid?»

«Ti piacerà» rispose Hagrid burbero. «Ne vale la pena, credimi. Solo che non devi dire a nessuno che te li ho fatti vedere, d'accordo? Non dovresti saperlo».
«Certo che no» disse Madame Maxime sbattendo le lunghe ciglia nere.  Proseguirono, ed io diventai sempre più sbalordita mentre trotterellavo dietro di loro. Finalmente, dopo esserci allontanati lungo i confini della Foresta al punto che il castello e il lago non erano più visibili -  sentii qualcosa. C'erano degli uomini che gridavano laggiù... poi si udì un ruggito assordante, da spaccare i timpani... Hagrid guidò Madame Maxime oltre una macchia di alberi e si arrestò.

Mi affrettai ad affiancarli - per un istante credetti di vedere dei falò, e degli uomini che correvano tutto intorno - e poi rimasi a bocca spalancata.

Draghi.

Una consapevolezza mi investí in pieno e mi paralizzai sul posto.

Erano la prima prova.

FINE FLASHBACK

Naturalmente, non ci avevo pensato due prima di avvertire Cedric della nuova scoperta. Avevo dato per scontato che, poiché Madame Maxime e Karkaroff, che avevo visto in giro nei pressi dei draghi, erano a conoscenza della prova non avrebbero esitato a dirlo anche ai loro campioni, per cui mi sembrava corretto che anche Cedric ne fosse informato, cosí almeno saremmo partiti tutti con le stesse possibilità di vittoria.

La mattinata proseguí tranquilla, anche se Hermione fece di tutto per alimentare la mia ansia ripetendomi tutti gli incantesimi che avevamo imparato insieme che sarebbero potuti tornarmi utili per affrontare il drago, nel caso il piano originale fosse andato storto.

Grazie agli allenamenti con Harry eravamo diventate entrambe piú agili e forti, anche se il nostro nucleo magico non si era ancora sviluppato del tutto.

Da come Harry ci aveva spiegato, se fosse stato lui a dover affrontare il drago, poiché aveva avuto un addestramento fisico e mentale ed il suo nucleo magico era molto piú potente del nostro, avrebbe potuto semplicemente attivare uno scudo superiore intorno a lui che lo avrebbe difeso dalle fiamme e dagli attacchi fisici del drago nel mentre si accingeva ad impadronirsi dell’uovo.

Nel mio caso, invece, non ero abbastanza forte per attivare uno scudo tale da proteggermi sia dalle fiamme che dagli attacchi del drago, quindi avrei dovuto optare per uno scudo meno potente che mi avrebbe protetta dalle fiamme, e nel mentre appellare la mia scopa e conquistare l’uovo grazie alla mia bravura nel Quidditch.

Un piano semplice e lineare, senza troppi fronzoli.

Ci avevo messo parecchie settimane per perfezionare lo scudo superiore in quanto, come mi disse in seguito Harry, era da livello indicibile, ma dopo numerosi tentativi ero riuscita finalmente ad uscire indenne dalle fiamme create da lui, e dopo imparare l’incantesimo di appello fu davvero molto facile.

Sapevo che avrei visto i miei genitori dopo la prima prova, e non vedevo l’ora di vedere le loro espressioni stupefatte dopo la dimostrazione del mio livello di abilità magico con il drago. Anche se ero piú curiosa della faccia di mio padre di fronte ai risultati dei nostri allenamenti estivi con la scopa.

Mi avevano già mandato i loro ‘in bocca a Remus’ (questo papà, la mamma mi aveva detto di dare forfait se le cose si mettevano male), e mi avevano assicurato che anche Remus e Sirius sarebbero stati presenti.

Avevo ricevuto dei ‘buona fortuna’ anche da parte loro, naturalmente, però dalle lettere mi erano sembrati preoccupati per qualcos’altro piú che per la mia incolumità, quindi sperai solo che non fosse successo nulla di grave.

A pranzo mi ritrovai circondata, come sempre negli ultimi tempi d’altronde, da Harry ed Hermione, mentre i gemelli, posizionati davanti a me, si stavano esibendo nel loro repertorio migliori di battute per distrarmi dal pensiero della prima prova.

Stavo ancora ridendo quando vidi la professoressa McGranitt che mi correva incontro nella Sala Grande, ed un po’ d’ansia iniziò a salirmi a quel punto.

«Potter, i campioni devono venire giù nel parco adesso... dovete prepararvi per la prima prova».

«Va bene» dissi alzandomi, mentre la forchetta cadeva nel piatto con un tintinnio.
«Buona fortuna, Elizabeth » sussurrò Hermione, esprimendo preoccupazione nonostante tutto. «Andrà tutto bene!»

«Ne sono certo anch'io.» intervenne Harry, e il suo commento mi diede una carica che mi rassicurò piú delle parole di Hermione.

Uscii dalla Sala Grande assieme alla professoressa McGranitt, e vidi che quasi non sembrava lei; in effetti, era preoccupata quasi quanto Hermione.

Mentre mi scortava giù per i gradini di pietra mi posò una mano sulla spalla.
«Ora, non farti prendere dal panico» disse, «cerca di restare distaccata... abbiamo maghi a disposizione per controllare la situazione se sfugge di mano... la cosa più importante è che tu faccia meglio che puoi, e nessuno penserà male di te... ti senti bene?»

«Si.» mi sentii rispondere «Sono pronta a tutto, non si preoccupi professoressa.»

Eppure quelle parole invece di tranquillizzarla sembrano agitarla ancora di piú.

Mi stava guidando verso il luogo in cui si trovavano i draghi, lungo il limitare della Foresta, ma quando ci avvicinammo alla macchia di alberi oltre la quale vi era la recinzione che li conteva potei vedere che era stata eretta una tenda per nasconderli.
«Devi entrare là con gli altri campioni» disse la professoressa McGranitt con voce piuttosto tremante, «e aspettare il tuo turno, Potter. Il signor Bagman è là dentro... ti spiegherà la... la procedura... buona fortuna».

«Grazie» dissi con voce sorda e distante, l’agitazione che iniziava a farsi sentire.

Lei mi lasciò all'ingresso della tenda ed io entrai. 
Fleur Delacour era seduta in un angolo su un basso sgabello di legno.

Non sembrava affatto calma come al solito, ma era pallida e sudaticcia.

Viktor Krum sembrava anche più arcigno del solito, ma io supposi che fosse il suo modo di manifestare la tensione.

Cedric camminava avanti e indietro.

Al mio ingresso mi rivolse un sorrisetto, che  ricambiai.

«Elizabeth! Ehilà!» disse Bagman allegro, voltandosi a guardarmi. «Entra, entra, mettiti comoda! Be', ora che ci siamo tutti è giunto il momento di informarvi!» disse Bagman in un tono vivace che mi fece alzare un sopracciglio per quanto fosse inopportuno.

«Quando il pubblico avrà preso posto, vi consegnerò questa borsa» - mostrò un sacchetto di seta viola e lo scosse - «da cui estrarrete a turno un modellino della cosa che state per affrontare! Ce ne sono diversi - ehm - tipi, sapete. E devo dirvi anche qualcos'altro... ah, sì... il vostro compito e impadronirvi dell'uovo d'oro!»

E in un attimo, si udirono centinaia e centinaia di paia di piedi al di là della tenda, mentre i loro proprietari parlavano eccitati, ridevano, scherzavano...

Dopo qualche secondo, Bagman aprì il sacchetto di seta viola e lo porse a Fleur Delacour. La ragazza infilò una mano tremante nel sacchetto ed estrasse un minuscolo, perfetto modellino di drago: un Gallese Verde. Attorno al collo aveva appeso il numero due. Ed io seppi, dal fatto che Fleur non diede segno di sorpresa, che avevo avuto ragione: Madame Maxime le aveva detto che cosa la aspettava.

La stessa cosa valse per Krum. Lui estrasse il Petardo Cinese. Aveva il numero tre attorno al collo. Krum non batté ciglio, si limitò a fissare il terreno.
Cednc infilò la mano nel sacchetto e ne uscì il Grugnocorto Svedese blugrigio, col numero uno appeso al collo.

Sapendo che cosa era rimasto, misi la mano nel sacchetto di seta con determinata rassegnazione ed estrassi l'Ungaro Spinato, il numero quattro.

Mentre lo guardavo, quello spalancò le ali e scoprì le minuscole zanne.
«Bene, ci siamo!» disse Bagman, sempre con quel tono allegro che mi stava dando sui nervi. «Ciascuno di voi ha estratto il drago che dovrà affrontare, e i numeri si riferiscono all'ordine in cui li sfiderete, capito? Ora, fra un attimo vi devo lasciare, perché farò la telecronaca. Signor Diggory, lei è il primo, non deve far altro che entrare nel recinto quando sente un fischio, d'accordo? Ora... Elizabeth... posso dirti due parole? Fuori?»
«Ehm... sì» dissi confusa, ed uscii dalla tenda con Bagman che mi condusse poco distante, tra gli alberi, e mi si rivolse con fare paterno.

«Ti senti bene, Elizabeth? C'è qualcosa che posso farti avere?»

Strabuzzai di poco gli occhi.

«Che cosa? Io... no, niente».

«Hai un piano?» mi chiese Bagman, abbassando la voce in tono cospiratorio. «Perché non mi dispiace darti qualche consiglio, se ti va, insomma. Voglio dire» continuò Bagman, a voce ancora più bassa, «tu sei quella messa peggio qui, Elizabeth ... se posso fare qualcosa per aiutarti...»

«No» risposi decisa. Dove stava andando a parare quella conversazione non mi piaceva per niente. «No... io… ho già deciso che cosa fare, grazie».

«Non lo verrebbe a sapere nessuno, Elizabeth.» disse Bagman con una strizzatina d'occhio.

«No, sto bene» dissi seccamente, chiedendomi perché continuavo a ripeterlo a tutti.

Stavo per affrontare un DRAGO, dannazione, ovvio che non stavo bene! Mi chiedevo davvero cosa si aspettassero gli dicessi… 
Da qualche parte risuonò un fischio.

«Oh cielo, devo correre!» esclamò Bagman allarmato e filò via, mentre io tornai verso la tenda vedendone uscirne un Cedric più verde che mai.

Gli augurai buona fortuna mentre passava, prima di ritornare dentro da Fleur e Krum.

Qualche secondo più tardi, udimmo il ruggito della folla, a indicare che Cedric era entrato nello steccato e si trovava faccia a faccia con l'equivalente in carne e ossa del suo modellino...
Fu peggio di quanto avessi mai potuto immaginare, star lì seduta ad ascoltare.

La folla urlò... strillò... trattenne il respiro come una sola entità dotata di molte teste, mentre Cedric s'ingegnava a superare il Grugnocorto Svedese.

Krum continuava a fissare a terra.

Fleur ripercorreva i passi di Cedric, intorno alla tenda.

E la cronaca di Bagman rendeva tutto molto, molto peggiore creando nelle nostre teste immagini pericolose…

Prima di poter perdere il controllo di me stessa, mi sedetti per terra a gambe incrociate sotto gli sguardi straniti degli altri due campioni.

Chiusi gli occhi ed iniziai a respirare profondamente, con la voce di Bagman che nella mia testa si affievoliva sempre di piú… Sentii distrattamente prima Fleur e poi Krum uscire fuori dalla tenda per il loro turno, e la mia tranquillità si interruppe solamente quando, dopo l’uscita del terzo campione, sentii la voce di Bagman esclamare:«Sta dimostrando un bel coraggio... e... sì, ha preso l'uovo!»

Gli applausi incrinarono l'aria invernale tesa come un vetro.

Krum aveva finito, a momenti sarebbe toccato a me.

Mi alzai, notando vagamente che le mie gambe sembravano fatte di zucchero filato.

Nonostante tutto l’allenamento con Harry, mi sentivo molto più consapevole del solito di possedere un corpo: molto consapevole del mio cuore che batteva forte, e delle mie dita che formicolavano di paura... 
Attesi. E poi sentii il fischietto suonare.

Uscii dall'ingresso della tenda con il panico crescente dentro di me, mentre nella mia testa mi ripetevo ciò che dovevo fare e cercavo di tranquillizzarmi.

Ed ecco che oltrepassai gli alberi entrando nello steccato attraverso un'apertura.

C'erano centinaia e centinaia di facce che mi fissavano da tribune che erano state erette per magia dall'ultima volta che ero stata lí.

E c'era lo Spinato, all'altro capo del recinto, accoccolato sulla sua covata, le ali ripiegate a metà e i malvagi occhi gialli fissi su di me.

La folla faceva un gran frastuono, ma io non me ne curai.

Era ora di fare ciò che doveva fare... di concentrare la mente, totalmente e assolutamente, sulla cosa che era la mia sola possibilità... Levai la bacchetta.

«Accio Firebolt!» urlai, e ben presto la sentii sfrecciare nell'aria alle mie spalle.

Voltandomi, vidi la mia preziosa Firebolt costeggiare il recinto e immobilizzarsi a mezz'aria accanto a me, in attesa che la cavalcassi.

Gettai la gamba oltre la scopa e decollai, tra l’esultanza della folla.

Immediatamente attivai lo scudo superiore su di me inglobando anche la scopa, ed un istante dopo, accadde qualcosa di miracoloso...
Mentre mi alzavo in volo, mentre il vento mi soffiava nei capelli, mentre sotto di me i volti del pubblico esultante diventavano semplici punte di spillo color carne e lo Spinato rimpiccioliva diventando delle dimensioni di un cane, capii che non mi ero lasciata indietro solo il suolo, ma anche la mia paura... Ero tornata nel mio elemento... Quella era solo un'altra partita a Quidditch, e lo Spinato era solo un'altra brutta squadra avversaria... Guardai giù il mucchio di uova, e riconobbi quello d'oro, che brillava contro i compagni color granito, tutti ammucchiati al sicuro tra le zampe davanti del drago.

«Ok» mi dissi, «tattica diversiva...andiamo...»

E mi tuffai.

Il muso dello Spinato mi seguì, ma io conoscevo le sue intenzioni.

Scartai dalla picchiata appena prima che un getto di fuoco mi investisse ma non vi feci caso: era esattamente come evitare un Bolide...

Mi levai più su, in cerchio.

Lo Spinato stava ancora seguendo la mia avanzata, e scesi a picco proprio mentre lo Spinato spalancava la bocca.

Venni investita dalle fiamme ed udii degli strilli dalla folla, ma lo scudo superiore aveva funzionato.

Uscii illesa dalle fiamme tra l’esultanza di tutti, ed iniziai a girare intorno al drago per spostare la sua attenzione lontano dalle uova. Sembrava che il fatto che le sue fiamme non mi avessero uccisa lo avesse distratto parecchio, e infatti mi seguí spostandosi nella mia direzione.

Non appena vidi che aveva lasciato scoperte le uova, prima che capisse cosa stava succedendo, sfrecciai verso il suolo a velocità massima ed afferrai l'uovo d'oro.

Con un’enorme accelerata in su mi ritrovai a galleggiare sopra le tribune e fu come se qualcuno avesse appena rialzato il volume: per la prima volta mi accorsi del fragore della folla, che urlava e applaudiva forte come i tifosi irlandesi alla Coppa del Mondo…

«Santo cielo, questo è volare! Ma guardate un po'! La nostra campionessa più giovane è stata la più veloce a prendere l'uovo! Bene, ciò abbasserà le quote sulla signorina Potter!»

Vidi i guardiani accorrere per domare lo Spinato, e, all'ingresso del recinto, la professoressa McGranitt, i miei genitori, Sirius e Remus che mi correvano incontro e mi facevano tutti segno di avvicinarmi, i sorrisi ben visibili anche a quella distanza. Tornai a volare sulle tribune, mentre il frastuono della folla mi pulsava nelle orecchie, ed atterrai dolcemente, il cuore più leggero di quanto non fosse stato da settimane... avevo superato la prima prova…

«Ottimo, Potter!» urlò la professoressa McGranitt mentre scendevo dalla Firebolt tutta sorridente: detto da lei era un complimento insolito.

Immediatamente mi sentii abbracciare da mia madre talmente forte che credetti di smettere di respirare.

Ricambiai il suo abbraccio cercando di rassicurarla mentre lei mi sussurrava all’orecchio frasi come «Ho avuto tanta paura» e «Sei stata bravissima».

Dopo fu il turno di mio padre che mi abbracciò se possibile piú forte di mia madre, ma quando si staccò potei vedere che aveva gli occhi pieni di orgoglio, ed io gli sorrisi perché capii che non si aspettava usassi la scopa per oltrepassare un drago, quando nemmeno un giocatore professionista del calibro di Krum aveva pensato a quell’eventualità.

«Ottima tattica diversiva, Beth.» commentò infatti, appena prima che Sirius mi prendesse in braccio e mi facesse volare in aria come quando ero bambina.

Urlai divertita e feci cadere la scopa per terra.

«E brava! Lo sai che mi hai fatto morire di paura?! E quando hai imparato ad evocare uno scudo superiore, me lo spieghi?!» esclamò sorridendo prima di mettermi per terra e lasciarmi un bacio sulla testa.

«Sono piena di sorprese.» gli risposi con un sorriso, mentre Remus mi stringeva forte a lui dicendo che gli avevo fatto perdere almeno dieci anni di vita.

Prima che potessi dire qualcosa vidi Hermione e Ron in lontananza e mi staccai in fretta dal mio padrino.

Lanciai un’occhiata a mio padre e lui capí al volo.

Subito inventò una scusa e si allontanò trascinandosi dietro tutti gli adulti, appena prima che io venissa investita dall’abbraccio di Hermione.

«Beth, sei stata eccezionale!» mi disse con voce roca. C'erano graffi sul suo viso, nei punti in cui aveva affondato le unghie per la paura. «Sei stata straordinaria! Davvero!»

Ma io stavo guardando Ron, appena dietro di lei, che era molto pallido, e mi fissava come
se fossi un fantasma.

«Beth» disse in tono molto serio, «chiunque abbia messo il tuo nome in quel Calice... io... io credo che stiano cercando di farti fuori!» Era come se le ultime settimane non fossero mai passate, come incontrassi Ron per la prima volta appena dopo essere stata designata quarto campione di Hogwarts.

«Ci sei arrivato, eh?» commentai freddamente. «Ci hai messo un bel po'».

Hermione stava in mezzo a noi due, tesa, guardando dall'uno all'altra.

Vidi Ron aprire la bocca, incerto, e capendo che stava per scusarsi all'improvviso sentii che non avevo bisogno di ascoltarlo.

«È tutto ok» dissi, prima che Ron potesse spiccicar parola. «Lascia perdere».
«No» disse Ron. «Non avrei dovuto...»

«Lascia perdere» ripetei di nuovo.

Ron mi sorrise, imbarazzato, ed io ricambiai il sorriso.

Mi abbassai per prendere la mia Firebolt per terra, e quando mi rialzai Ron era tornato il solito e mi stava aggiornando sulle prove degli altri campioni parlando in fretta, prima che mi dessero il punteggio.

«Sei stata la migliore, davvero, non c'è paragone. Cedric ha fatto una cosa strana, ha trasfigurato una pietra per terra... l'ha trasformata in un cane... voleva che il drago lo inseguisse. Be', è stata una gran bella Trasfigurazione, e ha funzionato, in un certo senso, perché ha preso l'uovo, ma si è anche bruciato: il drago ha cambiato idea a metà strada e ha deciso che preferiva acchiappare lui, se l'è cavata per un pelo. E quella Fleur ha tentato una specie di incantesimo, credo che volesse ipnotizzarlo o roba del genere; be', ha funzionato, un po', almeno, il drago era tutto insonnolito, ma poi ha sbuffato, ed è venuto fuori un gran getto di fuoco, e la sua gonna ha preso fuoco: l'ha spenta facendo uscire dalla bacchetta un po' d'acqua. E Krum - non ci crederai, ma non gli è nemmeno venuto in mente di volare! Probabilmente è stato il migliore dopo di te, comunque. L'ha beccato nell'occhio con un incantesimo. Solo che quello si è messo a calpestare tutto dal dolore e ha schiacciato metà delle uova vere; gli hanno tolto dei punti, non doveva danneggiarle».

Ron riprese fiato e si voltò verso le postazioni dei cinque giudici.

«Ciascuno può dare al massimo dieci» disse Ron, ed io, strizzando gli occhi per vedere dall'altra parte del campo, vidi il primo giudice Madame Maxime - levare per aria la bacchetta. Ne sfuggì quello che parve un lungo nastro d'argento, che si curvò in un grande nove.

«Non male!» esclamò Ron tra gli applausi della folla.

Poi toccò al signor Crouch, che sparò in aria un bel dieci.

«Sta andando bene!» strillò Ron, dandomi dei gran colpi nella schiena mentre Hermione mi stritolava il braccio. 
Poi Silente. Dieci.

La folla applaudiva più forte che mai. 
Ludo Bagman. Dieci.

E poi Karkaroff levò la bacchetta. Si fermò un attimo, e poi anche dalla sua bacchetta filò fuori un numero: quattro.

«Cosa?» tuonò Ron infuriato. «Quattro? Tu, sporca canaglia parziale, a Krum hai dato dieci!»

Ma a me non importava, non mi sarebbe importato nemmeno se Karkaroff mi avesse dato zero: l'indignazione di Ron valeva almeno cento punti per me.

E non era solo Ron... non erano solo i Grifondoro quelli che applaudivano nella folla. Quando si era arrivati al dunque, quando avevano visto che cosa dovevo affrontare, gran parte dei ragazzi della scuola si erano schierati dalla mia parte, come da quella di Cedric.

«Sei al primo posto, Elizabeth! Ottimo lavoro!» disse Charlie Weasley, il fratello di Ron domatore di draghi, affrettandosi a raggiungerci mentre tornavamo a scuola. «Senti, devo correre, devo mandare un gufo a mamma, le ho giurato di dirle che cosa succedeva - ma è stato incredibile! Oh, sí - e devi restare qui ancora qualche minuto... Bagman vuole parlarti nella tenda dei campioni».

Ron ed Hermione dissero che mi avrebbero aspettato, così tornai nella tenda. 
Fleur, Cedric e Krum entrarono insieme.

Un lato del viso di Cedric era coperto da una densa pasta arancione, che presumibilmente stava curando la sua scottatura.

Mi sorrise quando mi vide.

«Bel colpo, Elizabeth».

«Anche il tuo» gli dissi restituendogli il sorriso.

«Ben fatto, tutti quanti!» esclamò Ludo Bagman, entrando saltellando nella tenda, soddisfatto come se fosse stato lui a superare un drago. «Ora, solo due parole veloci. Avete una bella pausa lunga prima della seconda prova, che avrà luogo la mattina del 24 febbraio alle nove e mezza, ma nel frattempo vi diamo qualcosa a cui pensare! Se guardate le uova d'oro che tenete in mano, vedrete che si aprono... vedete il segno? Dovete risolvere l'indovinello che c'è nel vostro uovo, perché vi dirà qual è la seconda prova, e vi permetterà di prepararvi! È tutto chiaro? Sicuri? Bene, allora potete andare!»

Uscii in fretta dalla tenda con l’uovo e la Firebolt sotto il braccio e raggiunsi Ron e Hermione.

Insieme ci incamminammo lungo il limitare della Foresta, e solo allora mi venne in mente un particolare che mi fece bloccare sul posto.

I miei amici mi guardarono straniti.

«Ragazzi, ma dov’é Harry?»

 

Harry Pov

Elizabeth era stata grandiosa.

Mi avevano detto che era brava a volare ma quel che avevo visto, il modo in cui aveva acciuffato l’uovo, mi avevano persuaso che anche senza il mio aiuto sarebbe riuscita a superare la prima prova alla grande.

Ero molto orgoglioso di averla come sorella.

Appena dopo la fine della sua prova, proprio quando Ron ed Hermione si stavano allontanando dalle tribune per andarle incontro, sentii la runa del richiamo bruciare.

Con una scusa mi allontanai da loro, e corsi veloce verso la nostra Sala Comune fino a farmi bruciare i polmoni.

Quando arrivai, il volto di mio padre era già nel caminetto.

Sorrisi.

Avevamo molto di cui parlare.

 

James Pov

Sbattei la porta d’ingresso con forza.

Mio figlio non si era fatto vedere, e Lily non era riuscita a somministrargli la pozione per rivelare la nostra parentela.

Remus e Sirius non capivano.

Harry Evans era mio figlio, ed io lo avrei dimostrato a qualunque costo.

 

?? Pov

Entrare a Grimmuld Place numero 12 era stato piú facile del previsto.

Avevo silenziato il quadro della vecchia Walburga, addormentato Krecher e sostituito il medaglione vero con una copia.

Quel luogo sembrava disabitato da anni, quindi supposi che dopo averla abbandonata a sedici anni Sirius non ci avesse più rimesso piede, nonostante fosse a tutti gli effetti l’unico erede dopo la morte dei suoi genitori e di suo fratello.

Appena uscito dalla casa, annullai gli incanti sul quadro e sull’elfo domestico.

Mi smaterializzai direttamente nel mio studio ed aprii la teca dove avevo conservato i resti di Nagini, della coppa di Tassorosso e dell’anello dei Gaunt.

Posizionai al centro il medaglione ed evocai l’ardemonio.

Stava andando tutto secondo i piani.

XXXXXXXXXXXXXXXXX

Allora eccomi tornata.
Come potete vedere gran parte del pezzo del capitolo é stato tratto dal libro, e stesso dicasi per altri capitoli. 
Lo ripeto perché meglio una volta in piú che in meno. 
Ho ricevuto molte ipotesi su chi fosse il misterioso ?? E credo che con questo capitolo ho svelato abbastanza da far capire che non é Regulus. 
Mi scuso per la formattazione perché sto scrivendo i capitoli con il cellulare e non so come creare un HTML decente con i siti online. Non so nemmeno se esiste un'app Android che si occupa di questo quindi se avete qualche suggerimento da darmi é ben accetto. 
Elizabeth é al primo posto, rispetto al libro, perché ho pensato che, non essendosi ferita al braccio grazie allo scudo ed avendo totalizzato un tempo inferiore a quello di tutti gli altri campioni sarebbe stato strano il contrario.
I Potter non sono riusciti a far bere ad Harry la pozione per svelare la sua parentela con loro, e Remus e Sirius per certi versi ne sono piuttosto sollevati. 
Probabilmente hanno paura che il loro amico possa essere ritenuto un pazzo non solo da loro ma anche dal resto della comunità. 
Provvidenziale Runa del Richiamo. 
Sarà stato un caso? 
Tanti baci e al prossimo capitolo. 
Mary Evans

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Capitolo 9
*** Il Ballo del Ceppo ***


Un giovedì dopo la prima prova, a pochi minuti dalla fine della lezione di Trasfigurazione, la McGranitt interruppe la sua lezione prima del tempo e prese un respiro profondo, come se fare quella cosa le costasse uno sforzo enorme.
«Si avvicina il Ballo del Ceppo: un evento tradizionale nell'ambito del Torneo Tremaghi e un'opportunità per noi di socializzare con i nostri ospiti stranieri. Il ballo sarà aperto solo a quelli dal quarto anno in su - anche se potete invitare una studentessa più giovane, se volete - è di rigore l'abito da cerimonia, comincerà alle otto della sera di Natale e finirà a mezzanotte, nella Sala Grande. Ora...» 

La professoressa McGranitt scrutò la classe con aria eloquente.

«Naturalmente in occasione del Ballo del Ceppo tutte noi possiamo ehm - sciogliere i capelli. Ma questo NON significa» continuò la professoressa McGranitt «che saranno ammesse eccezioni alle regole di comportamento richieste agli studenti di Hogwarts. Sarò profondamente rammaricata se uno studente di Grifondoro metterà in imbarazzo la scuola, in qualunque maniera».

Suonò la campana, e ci fu la solita confusione di sedie smosse e preparativi vari.
La professoressa McGranitt disse, sovrastando il rumore: «Potter... devo parlarti, se non ti dispiace» e attese che il resto della classe se ne fosse andato prima di prender parola.

«Potter, i campioni e i loro partner per tradizione aprono le danze.»
«Ma... io non...»
«Tu sei una campionessa di Hogwarts, e farai quello che ci si aspetta da te come rappresentante della scuola. Quindi fai in modo di procurarti un cavaliere, Potter. » disse la professoressa McGranitt in tono definitivo.

Il problema di trovare un partner per il ballo sembrava aver afflitto tutta Hogwarts.
O meglio, quelli dal quarto anno in su.
D'un tratto sembrava che i ragazzi si fossero accorti che ad Hogwarts ci fossero delle ragazze, e le ragazze non facevano altro che andare in giro tutte imbellettate per cercare di essere invitate da quelli più carini.
C'erano delle eccezioni, ovviamente, che prendevano il nome di Elizabeth​ Potter e Hermione Granger.
Loro due, infatti, sembravano essere immuni da quell'ansia pre-invito perché entrambe avevano già scelto come partner di ballo i gemelli Weasley.
Quando se l'erano confidato, erano scoppiate a ridere.
Elizabeth aveva invitato George appena dopo la chiacchierata con la McGranitt.
La sfacciataggine dei Potter le era servita, ma era arrossita lo stesso quando George era scoppiato a riderle in faccia, poco dopo averla guardata con uno sguardo pieno di sorpresa.
Prima che potesse prenderlo a calci per l'indignazione, tuttavia, lui l'aveva colta di sorpresa dandole un bacio veloce sulle labbra.
«Questa volta mi hai anticipato di poco, ma la prossima lascia l'invito a me e fammi fare l'uomo.»
Ad Hermione non andò tanto diversamente.
Nel bel mezzo della Sala Grande, durante lo svolgimento di un esercizio di pozioni, l'aveva colpita un bigliettino appallottolato.
Alzando lo sguardo, e vedendo che proveniva da Fred, lo aprì in fretta.
«VUOI VENIRE AL BALLO CON ME?» C'era scritto a grandi lettere, e dopo che lei ebbe accettato annuendo Fred si alzò in piedi, il sorriso a trentadue denti, e la raggiunse per stamparle un dolcissimo bacio a stampo davanti a tutta Hogwarts.

Inutile dire che si beccó una bella punizione da Piton per il comportamento inappropriato, e una fattura da Hermione per la sfacciataggine, ma il sí era stato dato e da allora quei due facevano coppia fissa piú del solito.
L'unico ad avere difficoltà nel trovare un'accompagnatrice sembrava essere Ron, e più le settimane passavano più Elizabeth iniziava a preoccuparsi davvero che il suo amico sarebbe stato l'unico del suo anno a non avere una dama.
Neville lo aveva chiesto a Ginny e lei aveva accettato, dal momento che essendo del terzo anno non avrebbe potuto partecipare altrimenti.
Seamus ci andava con Lavanda Brown, Dean con Calí Patil, e persino Harry Evans, che si credeva avrebbe avuto più difficoltà nel trovare una dama dal momento che non sembrava essere amico di molti ad Hogwarts, aveva stupito tutti invitando Susan Bones, una Tassorosso del quarto anno, che aveva accettato l'invito con molto entusiasmo.
La scena era stata epica dal momento che, pur non volendo, Harry si era ritrovato a fare l'invito a Susan davanti a mezza scuola, ed era stata anche così maledettamente romantica che dopo quello i ragazzi ebbero difficoltà a trovare un modo altrettanto bello per invitare le loro dame al ballo senza risultare stupidi o noiosi.
Elizabeth decise di prendere la situazione in mano dopo aver visto il tentato invito di Ron a Fleur Delacour, e la sera stessa si presentó da Ron con buone nuove.
Sarebbe andato al ballo con Padma Patil, la sorella Corvonero di Calí.
Ron dopo quella notizia riprese a sorridere, e anche se per un po' fece del suo meglio per evitare Fleur Delacour nei corridoi, lo si poteva vedere di nuovo camminare tutto baldanzoso portando i libri alla sua nuova conquista.
Elizabeth aveva deciso di accantonare l'indizio celato dietro l'uovo per un po', e dal momento che nessuno le dava fastidio come prima della prima prova poté godersi con tranquillità i giorni che precedettero il Ballo del Ceppo.
Agli allenamenti con Harry oltre a lei e Hermione adesso partecipava anche Ron, ed iniziò davvero a credere che tutto sarebbe andato per il meglio.
Ancora una volta tuttavia, avrebbe scoperto a sue spese quanto si sbagliasse.

Harry Pov

Il Ballo del Ceppo sembrava aver cambiato Hogwarts.
Letteralmente.
Con l'avvento del Natale i professori sembravano esser decisi nel dare il meglio di loro con le decorazioni, e il castello divenne più magico che mai.
Nonostante le mie intenzioni nel voler tornare a casa per Natale, mio padre mi aveva comunicato che sarei dovuto rimanere ad Hogwarts perché la sua missione non gli avrebbe permesso di allontanarsi.
Non era la prima volta che succedeva quindi non feci problemi, ma dal momento che avrei dovuto partecipare al Ballo del Ceppo trovami una dama era d'obbligo, e la mia scelta non poté non ricadere su Susan Bones, ovviamente.
Quel ballo sarebbe stato una vera piaga, ma almeno con lei non mi sarei annoiato di sicuro.

Lily Pov

Mio marito era impazzito.
Da quando il tentativo di somministrare la pozione a quell' Harry Evans era fallito, l'unico suo scopo sembrava essere quello di scoprire tutto il possibile su di lui e organizzare piani per poterlo smascherare.
Neanche nominare nostra figlia aveva avuto il potere di distrarlo dalla sua paranoia.
Presi la lettera di Elizabeth dal tavolo e mi scappó un sorriso nel vedere la foto che si era premurata di inviarmi l'altro giorno, che ritraeva lei e i suoi amici con le rispettive dame e cavalieri al Ballo del Ceppo nel parco di Hogwarts.
Mia figlia era bellissima al fianco di George Weasley, nel suo abito blu elettrico, e anche Hermione lo era di fianco a Fred, ritratta nel suo abito rosa.
Ron lo era un po' meno nel suo vestito a merletti, ed anche la sua dama sembrava pensarlo nella foto, in effetti...
Tuttavia, c'era un ragazzo quasi nell'ombra dell'albero che pareva volersi nascondere dal resto del gruppo e che aveva l’aria di soffocare nel suo abito da cerimonia.
Al suo fianco vi era una ragazza che sarebbe stata invisibile se non fosse stato per i suoi capelli rossi e per il suo vestito nero con brillantini piccolissimi che riflettevano la luce della luna.
Le loro espressioni erano serie, e si discostavano talmente da quelle degli altri che non si poteva fare a meno di fissarli.
Si guardavano negli occhi, e sembravano così grandi rispetto al resto del gruppo che per un momento rabbrividii.
Erano bellissimi.
D'un tratto mi ricordai di una foto che scattarono a tradimento a me e a James durante un LumaParty al nostro ultimo anno.
La appellai con la bacchetta e immediatamente misi a confronto i due scatti.
Le due ragazze erano diverse ovviamente, ma se non fosse stato per la corporatura più robusta del ragazzo nella foto di mia figlia lui e mio marito sarebbero potuti passare tranquillamente per gemelli.
Rimasi per un attimo senza parole, finché il ragazzo nella foto di Beth non mi restituí lo sguardo e i miei occhi verdi si specchiarono in un altro paio dello stesso identico colore.
Caddi in ginocchio sul pavimento.
Un urlo muto che usciva dalla mia bocca e la bacchetta a pochi passi da me.

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Capitolo 10
*** Pozioni e Rivelazioni ***


Harry Pov

 

«Avevi detto che avevi già risolto l'indovinello dell'uovo!» sentii esclamare da Hermione alle mie spalle. 

Immediatamente rizzai le orecchie. 

«Parla più piano!» sibilò mia sorella. «Ho solo bisogno di... perfezionarlo, va

bene?» 

Scossi la testa con un movimento impercettibile. 

Lei, Ron e Hermione erano seduti in fondo alla classe di Incantesimi con un tavolo tutto per loro. Quel giorno dovevano esercitarsi nell'opposto dell'Incantesimo di Appello: l'Incantesimo di Esilio. A causa del rischio di brutti incidenti con gli oggetti che continuavano a volare per la stanza, il professor Vitious aveva dato a ciascuno una pila di cuscini con cui fare esercizio, perché non facessero del male a nessuno se non arrivavano a destinazione. 

Era giusto, in teoria, ma in pratica non funzionava granché. 

La mira di Neville era cosi scarsa che continuava a spedire per sbaglio attraverso la stanza cose molto più pesanti: come il professor Vitious, per esempio.

Io mi ero messo davanti a loro e, avendo concluso il mio esercizio persino con un' incantesimo non verbale, il professore mi aveva chiesto di aiutare gli altri in difficoltà... Indicando solo Neville, ovviamente, dal momento che gli altri se la stavano cavando egregiamente. 

I professori di Hogwarts erano davvero spassosi.

In ogni caso mi ero prestato a questo arduo compito, eppure non avevo perso di vista il trio dorato (come dicevano spesso i Serpeverde) e l'esclamazione di Hermione aveva decisamente catturato la mia attenzione.

Sospirai.

Avevo l'impressione da tempo che Elizabeth mi stesse mentendo riguardo all'uovo... Era davvero una fortuna per lei che io avessi capito il modo per accedere all'indizio già dopo la prima prova.

Sirene. Erano la seconda prova.

Quando avevo otto anni mio padre mi fece assistere ad un'interrogatorio con una maride, accusata di irretire e uccidere babbani.

In quell'occasione lanciò l'incantesimo testabolla su entrambi e ci immergemmo nelle acque gelide della Scozia.

La maride era legata da funi invisibili, e anche se la voce mi sembrava melodiosa non capii praticamente nulla. Mi indispettii talmente che alla fine costrinsi mio padre a darmi delle lezioni di Maridese, e ad insegnarmi a distinguere i versi delle Sirene, da quelli dei Tritoni che differivano nettamente dai versi degli Avvincini.

Inoltre mi spiegò il motivo per cui eravamo dovuti andare sott'acqua. 

A differenza di quello che credevo, i Maridi potevano parlare anche in superficie, ma il suono usciva graffiante, quasi come un grido, e semplicemente mio padre non voleva darmi una brutto ricordo di quell'esperienza.

Il grido uscito dall'uovo d'oro era sicuramente quello di una Sirena, e per ascoltare l'indizio bisognava immergerlo sott'acqua. 

Riportai la mia attenzione su Neville, che aveva enunciato nuovamente l'incanto. 

Questa volta il suo cuscino, con gran sorpresa di tutti, volò attraverso la stanza e atterrò con precisione sul mio.

 

 

Lily Pov

 

Mio figlio era ad Hogwarts. 

Mio figlio era ad Hogwarts con mia figlia, la sua gemella. 

Mio figlio era Harry Evans. 

'James aveva ragione', pensai con un sospiro continuando a camminare. 

Non avrei potuto ancora dirglielo, ovviamente, altrimenti si sarebbe precipitato ad Hogwarts immediatamente, ed io lo avrei seguito a ruota senza pensarci due volte, ma le cose dovevano essere fatte un passo alla volta e la fretta non è mai buona consigliera in questi casi. 

Strinsi convulsamente la fialetta nella mia tasca. 

Mi guardai intorno e vidi che lui era già arrivato.

Trattenendo a stento il disgusto che la sua figura mi provocava non dissi nulla e gli porsi la fialetta. 

«Harry Evans» dissi solo, prima di smaterializzarmi. 

Severus Piton rimase immobile per qualche secondo, prima di smaterializzarsi a sua volta. 

 

 

Harry Pov 

 

Avevo un brutto presentimento. 

Pessimo. Orrendo. 

E il mio sesto senso non sbagliava mai.

Mi sentivo braccato, eppure era assurdo dal momento che mi trovavo ad Hogwarts, il luogo più sicuro al mondo... 

Forse era solo perché mi stavo facendo condizionare da Moody. 

Quell'uomo sapeva chi ero... E la cosa era pericolosa. 

La verità sarebbe potuta venire fuori in qualsiasi momento, ed io non avrei potuto fare nulla per impedire che si abbattesse su Elizabeth con tutte le conseguenze del caso. 

E poi c'erano i miei genitori naturali... 

Dio mio che casino. 

Bevvi un sorso di succo di zucca ed uscii dalla Sala Grande, inconsapevole di essere osservato da due occhi neri come la pece. 

 

 

Moody Pov

 

Elizabeth Potter. Harry Potter. 

I bambini sopravvissuti. 

E chi lo avrebbe mai detto che quell'occhio magico sarebbe servito a qualcosa di utile?

Mi leccai le labbra febbrilmente, e riuscii a bloccare il mio tic solo dopo aver bevuto un sorso dalla mia fiaschetta. 

Sorrisi, guardando il baule ai miei piedi. 

Il mio signore sarebbe stato soddisfatto. 

Era solo questione di tempo. 

 

 

 Lily Pov

 

Stavo aspettando in cucina con la mia pozione davanti quando finalmente arrivò il patronus di Severus con un calice in bocca.

Immediatamente preparai il tavolo: posizionai una pergamena al centro, bevvi la pozione e sputai sopra il foglio. 

Rimossi dal calice parte della saliva secca rimasta sul bordo e con la bacchetta la feci levitare sulla pergamena.

 «Familiam Revelio»

La pergamena si illuminò e immediatamente iniziarono a formarsi delle lettere. 

Chiusi gli occhi per qualche secondo, e quando li riaprii ero pronta a tutto. 

Il primo nome, vergato in rosa, era il mio. 

Lily Marie Evans Potter. 

Il secondo, vergato in blu, era quello di mio figlio. 

Harry James Potter. 

Presi in mano la pergamena, con il braccio che tremava appena.

In quel momento entrò mio marito ed io ne approfittai per serrare nuovamente gli occhi.

«Lily, che è successo?» mi domandò James preoccupato.

Riaprii gli occhi di scatto con nuova determinazione e lo afferrai per un braccio iniziando a trascinarlo verso il camino. 

«Ci andiamo a riprendere nostro figlio, James.»

 

 

XXXXXXXXXXXXX 

 

Capitolo breve e mi scuso. Francamente trovavo noioso scrivere come nel libro seguendo passo passo, quindi poiché i momenti cool verranno alla seconda prova ho pensato di velocizzare i tempi... Beh, che ne pensate? Al prossimo capitolo ci sarà la seconda prova e beh ci saranno un bel po' di colpi di scena. 

Moody ovviamente con il suo occhio magico ha visto la cicatrice di Harry che si nasconde dietro al suo fascino e non ci ha messo molto a fare due più due. 

Se ne vedranno delle belle questo ve lo assicuro. 

Lily odia ancora Piton perché ha scoperto che non ci avrebbe pensato due volte a far morire suo marito e i suoi figli solo perché lei si salvasse. Lo odia ma ha bisogno del suo aiuto. 

La pozione di cui ho scritto praticamente serve ad indicare il grado di parentela e se Harry non fosse stato il figlio di Lily il nome sarebbe uscito scritto in rosso. 

Beh, buon anno a tutti e che questo 2018 porti più capitoli di sempre XD

Scusate il format lo aggiusteró al più presto. 

Baci, Mary Evans 

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Capitolo 11
*** Pugni e Verità ***


Pov Lily

Io e mio marito arrivammo con la metropolvere nello studio di Silente.
Albus era lì, ovviamente, e da come ci guardava avevo quasi l'impressione che sapesse il motivo per il quale eravamo atterrati nel suo studio in così tarda sera.
«Siete qui per Harry, vero?» disse infatti, ed io e mio marito ci fissammo per qualche secondo.
Sapendo che se James avesse iniziato a parlare sarebbero partiti gli incantesimi presi io parola.
«Tu sapevi che Harry Evans era nostro figlio, Albus?»
Vidi Silente sospirare e alzarsi in piedi, avanzando verso di noi.
«Sí, lo sapevo, Lily. Ma vedi, se non ve l'ho detto é stato solo per il bene superior...»
Prima di rendermene conto, avevo dato un pugno alla babbana a quello che un tempo era stato l'uomo per cui avevo avuto più rispetto al mondo.
Al mago più potente del mondo.
Mi voltai, e vidi che mio marito mi stava guardando a bocca aperta e con una luce particolare negli occhi.
«Andiamo, James»
Con la mano dolorante, afferrai mio marito e uscimmo insieme dall'ufficio del preside.

 

Pov Harry

Mio padre mi aveva finalmente contattato.
Dopo un silenzio di mesi era riuscito a completare la sua missione ed era venuto di persona per farsi perdonare.

Hogsmeade, ore 23:00

Ecco quello che diceva il messaggio. 
Avrei infranto mille regole della scuola ma poco mi interessava. 
Eludere la sorveglianza di Hogwarts fu molto facile, e prima di rendermene conto ero davanti al pub Testa di Porco di Aberforth Silente. 
Abbassai il cappuccio e mi avviai verso le stanze superiori, come mi aveva indicato mio padre. 
Aberforth non disse nulla. Probabilmente era stato avvisato. 
Stanza 113.
La porta si aprí prima che potessi bussare, e prima di rendermene mi ritrovai di nuovo tra le braccia di mio padre.


Elizabeth Pov

Era il giorno della seconda prova ed Harry era scomparso da tre giorni. 
Avevamo trovato un biglietto in cui diceva che non si sarebbe presentato a lezione per un po', di avvertire il preside che si era trattato di un'emergenza, e che al suo ritorno avrebbe scontato la punizione per il suo comportamento. 
A parte, aveva scritto una lettera per me.
Mi aveva spiegato in cosa consisteva la seconda prova.
Avevo un'ora di tempo per recuperare una persona a me cara nelle profondità del lago nero.
Mi aveva detto di esercitarmi nell'incanto testabolla per respirare sott'acqua. 
In caso di difficoltà, aveva aggiunto, sotto il suo letto avrei trovato dell'algabranchia, che mi avrebbe permesso di respirare sott'acqua esattamente per un'ora. 
Diceva però che si fidava di me, e che era sicuro sarei riuscita a padroneggiare l'incanto alla perfezione in tempo per la prima prova. 
Non avevo alcuna intenzione di deluderlo, quindi mi ero impegnata al massimo delle mie potenzialità e dopo due giorni ero riuscita ad eseguire l'incanto alla perfezione. 
Avevo anche incontrato i miei genitori, la sera della sparizione di Harry. 
Erano strani. E cercavano lui, non me.
Non mi convinsero affatto nelle loro spiegazioni, ma per il momento avevo deciso di lasciar correre.
Li vidi da lontano guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno, e mi distrassi al punto da non sentire il segnale d'inizio della prova.
Saltai in acqua un secondo dopo gli altri campioni, e una volta in acqua non ebbi il tempo di pensare più a niente.
Eseguii l'incanto testabolla e mi immersi nelle profondità dell'abisso.


??? Pov

Camminai avanti e indietro per tre volte davanti alla parete, e la Stanza delle Necessità si presentò davanti ai miei occhi. 
Andai dritto dritto verso il Diadema di Corvonero ed uscii dalla stanza, ma prima di andarmene trattenendo un sorriso mi diressi verso l'aula di pozioni. 
Erano tutti ad assistere alla prima prova, quindi non ebbi paura che qualcuno potesse vedermi, e mi lasciai trasportare per un attimo dalla malinconia che solo quelle mura sapevano trasmettermi. 
Mi diressi verso l'armadietto degli ingredienti e aprendolo cercai tra i libri lì presenti quello che cercavo. 
Finalmente lo vidi. Era il più consumato.

Questo libro é di proprietà del Principe Mezzosangue.

Sorrisi. 
Uscii in fretta da Hogwarts e mi smaterializzai alla Testa di Porco.


Remus Pov

James e Lily erano decisi a dire ad Elizabeth dell'esistenza di suo fratello gemello. 
Lily mi aveva raccontato della pozione che aveva fatto somministrare a quell'Harry Evans, ed io e Sirius eravamo rimasti shockati oltre ogni dire. 
Ancora una volta, James Potter ci aveva visto giusto. 
Purtroppo però Harry sembrava essere scomparso da giorni, ma poiché l'assenza sembrava essere volontaria non c'erano le basi per radunare gli Aurors. 
James e Lily avevano deciso di aspettare la fine della seconda prova per parlare con la mia figlioccia, anche se io sospettavo che lei già avesse capito che qualcosa stava succedendo. 
Era riuscita a tirar fuori dall'acqua il suo fidanzato prima di tutti ed era la prima in classifica. 
Aveva rimandato i festeggiamenti con i suoi amici perché aveva detto di volerci parlare, quindi ci eravamo avviati tutti verso la Stanza delle Necessità per stare un po' tranquilli. 
Lily aveva rifiutato la proposta di Silente di andare nel suo studio a parlare... L'ira di Lily Evans era fatale, ma quella di Lily Evans Potter era pericolosa, in particolar modo quando c'erano di mezzo i suoi figli. 
Il vecchio preside si era messo in guai grossi senza nemmeno rendersene conto...
Elizabeth camminó avanti e indietro per tre volte davanti a quella parete che noi Malandrini conoscevamo bene, ed entrando ci trovammo davanti ad una tavola rotonda che ricordava tanto quella di Re Artù. 
Trattenni a stento un sorriso e mi sedetti di fianco a lei.

 

Elizabeth Pov

Avevo il mio padrino alla mia destra e zio Sirius alla mia sinistra. 
I miei genitori erano davanti a me. 
«Voglio sapere cosa sta succedendo.»
Dissi senza tanti giri di parole. 
Li vidi guardarsi per qualche secondo, poi la Stanza fece comparire un vecchio numero della Gazzetta del Profeta datato 1 Novembre 1981 proprio davanti a me.

'Attacco a Godric' s Hollow! 
Colui-che-non-deve-essere-Nominato é finalmente sparito dalla circolazione!

Il noto Signore Oscuro che da anni seminava il panico nella comunità magica é finalmente scomparso! E tutto questo grazie ai gemelli di James e Lily Potter, Harry ed Elizabeth, che nonostante la loro età di un anno sono riusciti insieme a sconfiggere Colui che da tempo immemore creava caos, distruzione e morte. 
I genitori dei due bambini hanno riportato solo lievi ferite dovute allo scontro con il Lord Oscuro, ma non hanno voluto rilasciare interviste in quanto preoccupati per la scomparsa di uno dei gemelli, Harry, sparito proprio durante lo scontro avvenuto con Colui-che-non-deve-essere-nominato. 
Non si hanno notizie del piccolo, e i signori Potter si dicono disposti a pagare qualsiasi cifra per avere informazioni sul loro bambino.
Elizabeth Potter, in assenza del fratello, al momento risulta essere l'unico essere vivente che sia mai sopravvissuto all'anatema che uccide. 
Non si sa bene cosa sia successo ieri sera a Godric's Hollow, e forse non lo sapremo mai, ma finalmente il Mondo Magico e Babbano potranno avere sogni tranquilli d'ora in poi, e tutto questo grazie ad Elizabeth Potter, la bambina ché é sopravvissuta.


Per altri dettagli sulle imprese di Colui-che-non-deve-essere-nominato p 5
Per info su James e Lily Potter p 7
Per info sulla cicatrice di Elizabeth Potter p 9
Per info sulle ricerche di Harry Potter p 11 '

Rimasi spiazzata per un attimo, poi lessi chi aveva scritto l' articolo:Rita Skeeter. 
Scoppiai in una risata nervosa. 
«Questa Skeeter inventa sempre un mucchio di sciocchezze! Un fratello gemello! Io!»
Scoppiai a ridere nuovamente, ma i miei zii e i miei genitori tenevano lo sguardo basso. 
Mia madre quasi piangeva. E Lily Potter non piangeva mai. 
La consapevolezza di essere cresciuta in una bugia iniziò a farsi strada in me. 
Insieme ad un ricordo.

Io e un bambino dai capelli neri sparati in aria e i miei stessi occhi verdi che giocavamo insieme. 
Sentivo gli adulti parlare senza prestarci attenzione, e vidi il bambino alzare la manina paffutella e far levitare un dolcetto dritto dritto contro zio Sirus, sporcandogli la faccia. 
Tutti scoppiarono a ridere e corsero dritti verso di noi quando capirono che era stato Harry a fare quello scherzo. 
Io e lui iniziammo a ridere e vidi zio Sirius prendere mio fratello in braccio. 
«Questo é il mio figlioccio, gente! Un vero Malandrino!»


Il ricordo si interruppe ed io ritornai al presente. 
«Ho un fratello gemello.» sussurrai sotto voce, in stato di shock. 
Mia madre a quel punto prese parola. 
«Abbiamo cercato tuo fratello per anni, con tutte le risorse a disposizione del Ministero, ma non siamo mai riusciti a trovarlo. Non volevamo recarti del dolore per una persona che non ricordavi e che forse era morta, quindi abbiamo preferito tenere il silenzio, e mentirti quando mostravi di ricordare qualcosa di lui.»
Si interruppe per qualche secondo, e a quel punto prese parola mio padre. 
«Per anni non ci siamo dati pace per la scomparsa di tuo fratello... Ma adesso le cose sono cambiate. Finalmente lo abbiamo ritrovato.»
Sentii il mio padrino stringermi il braccio e capii che il peggio stava per arrivare. 
«Tua madre gli ha somministrato una delle sue pozioni per il riconoscimento parentale e adesso ne abbiamo la certezza. Tuo fratello é Harry Evans.» 
Tuo fratello é Harry Evans.
Tuo fratello é Harry Evans.
Tuo fratello é Harry Evans.
Quelle parole continuavano a rimbombarmi nella testa come un eco. 
Tutti i tasselli a quel punto andarono al loro posto. 
Tutti i momenti passati insieme, le strane occhiate che mi lanciava... Harry sapeva di essere mio fratello! 
Improvvisamente una fitta alla testa mi costrinse ad accasciarmi sul pavimento. 
Sentii la mia magia circondarmi in una bolla e chiusi per un attimo gli occhi a causa dello sforzo. 
Quando li riaprii, non ero più nella Stanza delle Necessità.
Ero in un luogo interamente bianco, mi sentivo come se fossi tra le nuvole. 
E non c'era niente in quel luogo, se non una persona. 
Mio fratello. 
Harry Potter.

 

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Scusate di nuovo il format del capitolo ma sto aggiornando dal cellulare e gli HTML generati online fanno davvero cagare... allora. Silente è il solito vecchio manipolatore, che sapeva persino che Harry Evans è Harry Potter ma che se ne è fregato perchè a lui frega poco di Lily e James ma molto del bene superiore. Spero vi sia piaciuta la scena del pugno di Lily a Silente tanto quanto è piaciuto a me scriverla. Non me ne volete, so che è vecchio e tutto, ma secondo me Silente si è sempre preso troppe libertà e in questo caso ha davvero esagerato. Mai mettersi contro una famiglia e una madre in particolare. Coooomunque.... Credo che adesso abbiate capito chi è il famoso ?? vero? è il padre di Harry ovviamente. Da questo capitolo si evince che lui sappia persino del Principe Mezzosangue e questo suppongo vi abbia fatto nascere nuove domande... Elizabeth finalmente conosce la verità su suo fratello e nel prossimo capitolo ci sarà il confronto tra i due. Vi chiedo ancora scusa per il format del capitolo. Alla prossima. Baci, Mary Evans

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Capitolo 12
*** Dimensione bianca ***


Pov Harry

Stavo parlando con mio padre quando una bolla di magia mi aveva circondato, materializzandomi in un altro luogo.
Era tutto bianco, sembrava di stare sulle nuvole.
Ebbi appena il tempo di formulare questo pensiero che davanti a me comparve Elizabeth.
Piangeva, era sconvolta.
Mi bastò sondarle la mente un secondo per scoprire che sapeva tutto.
Che era a conoscenza di chi io fossi realmente.
Ci corremmo incontro e il nostro abbraccio durò un'eternità.
Finalmente eravamo di nuovo uniti, e tutti i ricordi di noi insieme come per magia si sbloccarono.
Piangemmo tanto, per il tempo perduto, per esserci ritrovati... E ridemmo anche tanto, accennando ai nostri giorni da neonati, che per chissà quale ragione riuscivamo a ricordare come se fossero successi ieri.
Verso la fine parlammo anche della sua infanzia, della mia, di mio padre e dei suoi genitori che erano anche i miei...
Restammo abbracciati tutto il tempo.
I gemelli Potter erano di nuovo insieme, e questa volta nessuno sarebbe riuscito a separarli.

Pov Lily

Mia figlia era scomparsa da tre giorni, mio figlio da cinque giorni, mio marito era impazzito e Sirius e Remus pure.
'Ok. Possiamo iniziare da qui.' pensai con un sospiro, facendo un riepilogo degli ultimi eventi. 
Quando mia figlia era scomparsa, risucchiata dalla sua stessa magia, avevamo dato tutti di matto. 
Poi mi ero ricordata che i miei figli da piccoli erano soliti sparire quando li tenevamo separati, e che riapparivano insieme dopo qualche tempo, quindi mi ero leggermente tranquillizzata e mi ero data da fare per risolvere le altre questioni. 
Sirius e Remus, dopo che James ebbe raccontato loro del mio pugno a Silente e delle motivazioni che mi avevano spinta ad agire in quel modo, erano rimasti senza parole. 
Allo shock era subentrata la rabbia. 
Da quello alla decisione di uscire dall'Ordine della Fenice era stato un passo. 
Mio marito aveva detto che non poteva seguire gli ordini di una persona per la quale non provava più né fiducia, né rispetto, e Sirius e Remus erano stati d'accordo. 
Albus Silente aveva giocato fin troppo con la nostra famiglia, quindi capivo quello che provavano, ma in quel momento le priorità erano altre. 
Li convinsi a rimandare la loro decisione di uscire dall'Ordine a quando sarebbero ricomparsi i ragazzi, e loro per fortuna acconsentirono. 
Un problema in meno. 
Ci eravamo accampati nella Stanza delle Necessità, in quanto nessuno di noi aveva alcuna intenzione di affrontare qualcuno della scuola, Silente in primis. 
Quando iniziammo ad avere fame, poiché per la legge di Gamp era impossibile trasfigurare il cibo, la Stanza fece apparire un passaggio che ci condusse dritti dritti alla Testa di Porco, il pub di Aberforth Silente, il fratello di Albus, e da lì dopo aver scambiato due chiacchiere con il vecchio oste ed aver mangiato qualcosa ci materializzammo direttamente a casa. 
Immediatamente mi diedi da fare. 
Salii al piano di sopra e feci ricomparire la stanza dei miei figli di quando erano neonati. 
Rimpicciolii tutte le cose non adatte ad un quattordicenne spedendole in cantina, e con qualche colpo di bacchetta la stanza divenne perfetta. 
Quando uscii, mi voltai un attimo per ammirare la targa sulla porta. 

'Stanza di Harry'

Sarebbe andato tutto bene. 


Pov ??? 

Adesso che gli Horcrux erano stati tutti distrutti restava solo Harry. 
Non avevo avuto il coraggio di lanciargli un' Avada, così gli avevo somministrato la pozione spezz'anima e dopo poco l'anima di Voldemort era stata espulsa dal corpo di mio figlio. 
Per fortuna, ero riuscito a far passare la causa di quel vomito nero per qualcosa che aveva mangiato (soprattutto grazie ad un potente confundus) e tutto si era risolto per il meglio. 
D'improvviso, tuttavia, mentre stavamo parlando del recente trattato che ero riuscito a stipulare con i vampiri Harry era sparito, inglobato dalla sua stessa magia. 
Avvertii il suo nucleo magico in un'altra dimensione, insieme a quello di Elizabeth, e mi tranquillizzai capendo che probabilmente quella era una capacità dei gemelli di cui non ero a conoscenza. 
Bevendo il mio bicchiere di firewhisky, lo sguardo mi cadde sulla cicatrice sul dorso della mia mano destra: Non devo dire bugie.

 

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

E no, non sono morta.

Mi scuso davvero tanto per la lunga assenza ma ho avuto qualche mese di blocco dello scrittore, poi quando ho avuto pronto il capitolo la mia controparte ha iniziato a non rispondere ai messaggi e non sapendo come comportarmi né chi contattare mi sono limitata ad aspettare… adesso tuttavia è passato quasi un mese, e poiché la lo svolgimento della storia lo avevamo già deciso precedentemente e mi serviva solo l’approvazione per la stesura dei capitoli ho deciso a malincuore di farne a meno e di proseguire da sola.

A dirla tutta, siamo quasi alla fine e semplicemente mi scocciava lasciare la storia incompleta quindi ecco qui il capitolo.

Non spoliero niente perché immagino già vi stiate facendo un’idea vostra, il finale è veramente chiarificatore, e spero davvero che ci sia ancora qualcuno a seguirmi e che non rimanga deluso dal finale.

Baci, Mary Evans

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Capitolo 13
*** La Terza Prova Tremaghi o Anche Quando Gli Va Male Poi Gli Va Bene ***


Susan Pov

 

Stavo facendo colazione. Erano le sette e mezza del mattino. Non mi ero mai svegliata così tardi ma l’agitazione per l’assenza di Harry si era protratta fino a notte fonda e avevo fatto fatica a svegliarmi al mio solito orario. Ormai erano mesi che andavo avanti così.

Gettai uno sguardo alla tavolata di Grifondoro, dove George Weasley si limitava a fissare la sua tazza di caffè come se non la vedesse davvero, invece di bere il suo contenuto.

Il suo gemello lo guardava preoccupato insieme ad Hermione Granger e sua sorella Ginny, e anche Ronald Weasley era angosciato al punto di prestare pochissima attenzione al piatto pieno di cibo che aveva davanti, il che era tutto dire.

Riportai l’attenzione al mio caffè con un’espressione sconsolata, e avevo appena fatto un sorso quando la porta della Sala Grande si spalancò con un tonfo. Tutti ci voltammo verso l’ingresso, e potemmo così assistere all’entrata trionfale di Harry ed Elizabeth mano nella mano, come se nulla fosse.

Come se non fossero spariti per mesi senza lasciare traccia.

Loro si sorridevano, mentre io e gli altri non facevamo altro che fissarli come se non riuscissimo ancora a renderci conto che effettivamente fossero lì, fossero reali.

Mi alzai come in trance, e mentre i Grifondoro si alzarono di colpo per abbracciare i due io raggiunsi Harry, che mi sorrise, felice di vedermi, e gli diedi uno schiaffo talmente forte da farmi male la mano.

Improvvisamente scese il silenzio.

A causa del colpo forte la testa di Harry si era girata, il sorriso congelato sul suo volto, ma io la afferrai subito voltandola verso di me e baciandolo con passione, come quella famosa notte al Ballo del Ceppo. Lui ci mise poco a ricambiare il bacio, e quando ci staccammo per riprendere fiato lo guardai con tutta la serietà del mondo.

«Prova ancora a farmi preoccupare in questo modo, Potter, e avrai da pentirtene per il resto dei tuoi giorni.» gli sibilai a un centimetro dalla faccia, prima di vedere il sorrisetto malizioso sul suo volto ed essere baciata come se non ci fosse un domani.

Poi si staccò e mi guardò con aria perplessa.

«Aspetta un attimo, ma come fai a sapere che il mio vero cognome è Potter?»

Sorrisi divertita.

«Abbiamo molto di cui parlare.» mi limitai a dirgli, prima di rivolgermi ad Elizabeth e abbracciarla con affetto.

«Sei arrivata appena in tempo, Elizabeth, la terza prova inizierà tra due ore circa, credo faresti meglio a prepararti mentalmente a quello che dovrai affrontare.»

Vidi la rossa impallidire e rivolgere uno sguardo impanicato al gemello, prima che io stessa trascinassi entrambi verso il tavolo dei Grifondore, sotto lo sguardo allibito dei membri della famiglia Weasley e della Granger.

Tendevano sempre a sottovalutare troppo i Tassorosso!

 

 

Harry Pov

 

Ero senza parole.

Nel tempo in cui io e Elizabeth eravamo scomparsi era successo davvero di tutto: in primis si era diffusa a macchia d’olio la notizia della mia appartenenza alla famiglia Potter, e solo quello era bastato a creare scompiglio; i miei genitori biologici, James e Lily Potter, avevano avviato un procedimento legale contro colui che supponevano mi avesse rapito quando ero un infante, senza però riuscire a trovare effettivamente quello che, in ogni caso, io reputavo mio padre; inoltre era stata avviata anche una causa contro Albus Silente, colpevole di aver nascosto informazioni finalizzate al mio ritrovamento come unica scusante del bene superiore, qualunque cosa volesse significare.

Insomma, erano successi gran casini da quando eravamo scomparsi mesi prima.

La terza prova sarebbe iniziata tra poco, e se Elizabeth non si fosse presentata sarebbe stata immediatamente squalificata.

Per fortuna in quei mesi nell’altra dimensione avevo avuto tutto il tempo per concludere il suo allenamento, così che era perfettamente preparata a qualsiasi cosa i professori avessero preparato per i campioni tremaghi.

Le spiegazioni di Susan ci erano state date nella Stanza delle Necessità per non essere disturbati da nessuno, e avevamo presto perso il conto del tempo che passava, al punto che quando ci rendemmo conto che mancavano dieci minuti alla terza prova iniziammo a correre a perdifiato verso il campo da Quidditch sperando di riuscire ad arrivare in tempo.

Il nostro arrivo fece scalpore, ovviamente, ma giungemmo appena in tempo per evitare l’esclusione di Elizabeth dalla gara.

La vedemmo praticamente essere buttata nel labirinto dal professor Moody, dopo essere stata informata a malapena della coppa tremaghi da ritrovare tra le siepi, e mentre le stesse iniziarono a richiudersi dietro di lei io e gli altri decidemmo di accomodarci sugli spalti.

Ero l’ultimo della fila e stavo guardando distrattamente le schiene di quelli che ormai potevo considerare miei amici, quando improvvisamente venni afferrato da qualcuno e prima che riuscissi a reagire in alcun modo sentii il familiare strappo della smaterializzazione.

Quando aprii gli occhi ero in un cimitero, circondato da lapidi, e davanti a me c’era mio padre.

 

 

Pov ???

 

«Ciao figliolo!» ebbi la forza di sorridergli, nonostante tutto. Sarebbe stata l’ultima volta in cui saremmo stati insieme e volevo che serbasse un bel ricordo di me.

Mi guardò stranito per un attimo prima di sorridermi divertito.

«Avresti potuto avvisare invece di rapirmi, sai?»

Sorrisi a mia volta, prima di diventare serio di colpo.

«Harry, abbiamo poco tempo prima che la coppa tremaghi tramutata in passaporta porti qui tua sorella, e molte cose di cui parlare, quindi sarebbe meglio che tu non mi interrompessi. In ogni caso, troverai le risposte a tutte le tue domande nel mio diario personale, nel cassetto in basso a destra della mia scrivania. La password la puoi immaginare. Adesso ho bisogno che tu mi ascolti molto attentamente. Il mio nome… il mio nome è Harry, Harry James Potter, e provengo da un futuro alternativo a questo. Ho perso molte, troppe persone, prima di prendere la decisione di utilizzare un cerchio di rune per andare indietro nel tempo e cambiare lo stato delle cose. Fanny mi aveva avvisato che mi sarei ritrovato a vivere in una dimensione dove le cose potevano non essere andate nel modo in cui le conoscevo io, ma nonostante tutto ho deciso di portare avanti la mia decisione, che mi ha catapultato a Godric’s Hollow dieci giorni prima dell’attacco di Voldemort nella casa dei tuoi genitori… ho scoperto che il me di questa dimensione aveva una sorella gemella, ma ho dovuto ugualmente elaborare un piano per toglierti ai tuoi genitori, dopo averti permesso di sconfiggere temporaneamente Voldemort, al fine di darti una preparazione adeguata che ti permettesse di essere preparato al fine della sua sconfitta totale. Il resto lo sai. Ho dovuto inventare delle scuse con te, ovviamente, ma voglio che tu sappia che era necessario per la tua sopravvivenza. Spero che un giorno tu riesca a perdonarmi.»

Vidi Harry boccheggiare per un attimo, ma riprese velocemente il controllo di se stesso e quindi mi sentii libero di continuare.

«Voldemort, per sopperire alla sua paura di morire, aveva creato 7 horcrux: il diadema di Cosetta Corvonero, il medaglione di Salazar Serpeverde, la coppa Tosca Tassorosso, il suo diario di quando era adolescente, l’anello di Orvoloson Gaunt, suo nonno, il serpente Nagini… e tu. Tu sei stato l’horcrux che non avrebbe mai voluto creare, e che ha reso la sua anima ancora più instabile di quanto già non fosse. Quando ci siamo visti l’ultima volta, alla Testa di Porco, ti ho somministrato la pozione spezz’anima, e quanto agli altri horcrux me n’ero già occupato in precedenza. Adesso la tua anima è tua, e tua soltanto. E Voldemort è tornato di nuovo mortale.

Ci troviamo in questo cimitero perché quando avevo la tua età e fui invischiato mio malgrado in questo torneo, la coppa Tremaghi venne trasformata in passaporta da un mangiamorte che si era travestito da Alastor Moody tramite polisucco. Essa trasportò me e Cedric Diggory in questo cimitero, visto che decidemmo di prenderla insieme, e in questo luogo Cedric… venne assassinato, e Voldemort risorse… non mi dilungherò oltre, in ogni caso troverai tutta la mia storia nei miei diari, sappi solo che siamo qui per evitare che quello che è successo a me capiti di nuovo. Sarà Voldemort a morire questa notte, e io… io morirò con lui.»

«Aspetta, cosa? Io non voglio che tu muoia. Dovrai aver pur elaborato una strategia alternativa in tutti questi anni!» escalmò Harry con il terrore negli occhi, afferrandomi per le spalle. Mi specchiai nei miei stessi occhi con affetto.

«È giunto il momento che tu ti ricongiunga ai tuoi genitori e a tua sorella, Harry. Vivi la vita con loro che io non ho mai avuto l’opportunità di vivere. Quanto a me, ho vissuto fin troppo senza la mia Ginny, Ron e Hermione. Il mio sacrificio tramite rune farà sì che il corpo e lo spirito di Voldemort non possano più tornare in vita tramite alcun rituale, e la mia scomparsa stabilizzerà questa dimensione. Solo tu continuerai a conservare i ricordi della tua vita finora. Per gli altri sarà come tu non fossi mai scomparso: tu e tua sorella quella notte del 31 ottobre avete sconfitto Voldemort, siete cresciuti insieme ai vostri genitori, a undici anni siete andati a Hogwarts e siete stati smistati in Grifondoro. I ricordi di tutti gli abitanti del mondo magico verranno alterati. In questo torneo siete stati scelti tu e tua sorella, non Cedric Diggory, che nell’istante in cui morirò scomparirà e si ritroverà sugli spalti a guardare il torneo con suo padre. Aspetta la sua scomparsa prima di afferrare la coppa con Elizabeth. Mi raccomando, è molto importante.»

Harry ormai mi guardava spaurito, primo di tutta la sicurezza che lo aveva sempre contraddistinto. Annuì piano, prima di buttarsi tra le mie braccia.

«Ti voglio bene… papà.»

Abbracciai con forza la versione più giovane di me stesso con le lacrime agli occhi. Era stato davvero come un figlio per me in questi anni.

Improvvisamente la passaporta tremaghi fece apparire Elizabeth e Cedric nel cimitero ed io e Harry ci staccammo. Gli feci segno di nascondersi con quei due, e lui entrò immediatamente in modalità auror eseguendo l’ordine, se pur con un’esitazione iniziale dovuta alla nostra separazione.

Disilluse tutti e tre e avvertii il loro posizionarsi dietro una delle statue più grosse.

Quando vidi arrivare Codaliscia con un fagotto in mano, lo sentii discutere sulla mancata presenza di Elizabeth.

«La coppa è qui, trova la ragazza, Codaliscia.» gli sibilò Voldemort.

Prima che potesse dire o fare altro, mi mostrai a loro, facendoli bloccare sul posto.

«Cosa succede, Codaliscia? Perché ti sei fermato? Cosa sta succedendo?» gli sibilò contro il signore oscuro. Peter Minus, infatti, si era bloccato alla vista della copia di James Potter, che non vedeva di persona dal giorno del suo tradimento, e aveva iniziato a tremare di fronte all’espressione feroce del suo ex amico e ai suoi sensi di colpa, che tornarono prepotenti a farsi sentire.

«James… James…» iniziò a piagnucolare il ratto.

«Pagherai per quello che hai fatto alla mia famiglia.» sentenziò l’Harry proveniente dal futuro prima di lanciargli un’Avada Kedavra dritto in petto.

E fu così che morì Peter Minus.

Il corpo di Voldemort cadde a terra con un leggero tonfo, e tra i lamenti il signore oscuro vide piombare su di sé un’ombra.

«Chi sei?» sibilò il lord, non riuscendo a distinguere bene la figura sopra di lui. Improvvisamente, però, la luce della luna illuminò il volto del giovane, e Tom Orvoloson Riddle ebbe un fremito di paura. Perché l’uomo che gli stava davanti era l’incarnazione stessa della morte, tramite le sembianze di un uomo che lui era convinto di avere ucciso ma con gli occhi di una donna che lo aveva affrontato a testa alta fino alla fine.

«Sono Harry James Potter, il prescelto della profezia, venuto qui da un’altra dimensione per porre fine alla tua esistenza, Tom Riddle.»

E fu in quel momento che Voldemort iniziò a sentire il gelo della morte scendere su di lui. Vide l’uomo tracciare delle rune in cerchio, al cui centro posizionò entrambi. Lo vide iniziare a cantare una formula antica in runico, e quando il cerchio iniziò ad illuminarsi iniziò a percepire sempre meno il suo corpo.

E fu così che morì Tom Orvoloson Riddle.

 

 

Harry Pov

 

Vidi mio padre scomparire per sempre davanti ai miei occhi insieme a Voldemort, e d’improvviso ci fu uno scoppio di magia proveniente dal cerchio di rune così forte da far cadere me, Elizabeth e Cedric.

Cedric scomparve appena toccò terra, e vidi l’espressione di Elizabeth farsi vacua per un momento.

Trattenendo a stento le lacrime, le afferrai una mano e appellai la coppa Tremaghi, che ci riportò immediatamente ad Hogwarts.

Tra gli applausi di tutti, fummo proclamati Campioni Tremaghi a pari merito. I miei genitori biologici mi vennero incontro e abbracciarono me e mia sorella come se niente fosse, fieri di noi, come se non mi fossi mai allontanato veramente dalle loro vite.

Harry Evans non esisteva già più. Ero Harry Potter. Harry James Potter. E piansi.

 

 

Dimensione ???

 

Mi ritrovai in quella che sembrava essere la stazione di Kings Cross, solo molto più bianca e pulita. Dal fondo del binario vidi venirmi incontro delle figure, e quando capii chi fossero i miei occhi si riempirono di lacrime.

Ron, Hermione, Ginny, Remus, Sirius, James e Lily erano proprio davanti a me e mi sorridevano.

‘In fin dei conti, per una mente ben organizzata la morte non è che una nuova, grande avventura,’ non potei fare a meno di pensare con un sorriso, correndo con le persone che amavo lungo il binario e scomparendo con loro in una luce bianca.

Sarebbe andato tutto bene.

 

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E finalmente è finita! Mi spiace di averci messo così tanto tempo per scrivere il finale, ma la voglia di scrivere era davvero a zero. In ogni caso non mi sembrava corretto non concludere la storia e quindi eccoci qui per l’ultimo capitolo! Spero che non abbia deluso nessuno, in ogni caso, specie dopo tutto il tempo aspettato. Vi mando un bacione forte, con affetto, Mary Evans

 

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