L'ombra dell'anima

di demerito
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. La notte delle streghe ***
Capitolo 3: *** 2- Una sigaretta ***
Capitolo 4: *** 3 - Attesa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


~Un bluff non è tale solo perché riesce ma, per la sua consacrazione, occorre che  lo subisca  una persona  più forte di Te.
E' troppo facile bluffare con i deboli, anzi non li chiamerei proprio bluff specie quando si bluffa con una persona che ti ama, ti stima oppure ha piena fiducia in Te.
Il bluff è tale solo nei confronti di chi Ti  è superiore, di chi Ti domina di chi Ti odia.
Un' altra caratteristica fondamentale del bluff è il contatto visivo, non si può bluffare al telefono, per posta, per e-mail, sui social network;
il vero bluff si esegue dal vivo, faccia a faccia, occhi contro occhi, devi far credere che hai paura del tuo interlocutore,  deve percepire il tuo disagio, devi far credere che non reggerai il confronto, più si crede dominante più facile sarà bluffare.
Comunque non tutti possono bluffare, certo lo si può imparare dopo tanti anni di gavetta, ma c'è sempre il rischio di essere scoperti.
Anche se il bluff nasce per essere scoperto, ma è fondamentale che sia scoperto solo quando ormai non c'è più nulla da fare.

Solo chi nasce capace,
chi ha il dono,
può   raggiungere l'obiettivo.
Non si può andare in giro ala ricerca di un bluff, occorre trovarsi al momento giusto nel posto giusto con la persona giusta.......

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Capitolo 2
*** 1. La notte delle streghe ***


- Roma, incrocio Viale America con via Beethoven ore 2,25, sono fermo con la mia vecchia panda amaranto, credo sia sempre lo stesso problema che non riesco a risolvere, o meglio, non trovo il tempo di risolvere, perchè come sempre riesco in qualche modo a porre rimedio salvo poi ritrovarmi nuovamente punto a capo.
Tante cose nella mia vita non riesco a risolvere, non trovo il tempo per risolverle, trovo un rimedio temporaneo ma poi mi ritrovo punto a capo con lo stesso problema.
Come ora, fermo alle due di notte, lontano da casa lontano da tutti, solo come sempre sono stato anche quando sono insieme a tanta gente.
Maledetta dinamo, provo a girare per l'ultima volta la chiave, il quadro si illumina ma subito dopo muore.
Solo nei film avvincenti, il protagonista riesce nel proprio intento proprio quando sembra tutto finito. Niente, mi accorgo di non essere il protagonista di un film, la macchina non parte, sono stufo di provare, ormai sono le 2,45 scendo chiudo lo sportello ma non la serratura, tanto è rotta e non ho trovato il tempo di sostituirla, per fortuna non è zona rimozione, tornerò a prenderla quando ne avrò voglia.
Forse è meglio così, mi incammino verso via Pasteur, camminare mi farà; riflettere sul perchè di questa serata, assurda, senza un filo conduttore. Devo riordinare le idee, mi serve una sigaretta, ma non fumo da diverso tempo ormai, ma forse in questo momento potrebbe aiutarmi.
Dunque; in serata all'Elettro-store incontro Mario, non ci vedevamo da tanto tempo, 10 forse 11 anni, mi riconosce subito, nonostante fossi dimagrito parecchio dall'ultima volta, ho tagliato i baffi, ho accorciato i capelli, che comunque sto perdendo.
Lui no. Apparentemente sembra sempre lo stesso ma io non lo avrei riconosciuto mai e poi mai, certamente perchè io non sono un buon fisionomista. "Ciao come stai, mammamiadaquantotempo (tutto unito come spesso usava parlare lui)" - lo guardo incuriosito - "ma come non mi riconosci" , mi abbraccia, stringe forte dimostra sicurezza - "ma dai sono Mario, Mario il figlio del professore Mengoni, ti ricordi a scuola ero seduto proprio davanti a te".
No proprio non ti identifico in Mario Mengoni lo stronzetto della classe, però cosa posso fare "Ma certo Mario azz.. quanto tempo è passato". Continua nella sua sfrenata parlantina, in questo lo riconosco, "Ci siamo visti a quella cena con i vecchi compagni"10 anni fa, al Castello, Ti ricordi che meravigliosa serata, Si era quasi tutti, mancava Andrea Corsi, Paola Piani ed il povero Giglietti, poi morto qualche anno dopo in quell'incidente stradale cosi assurdo",
si quella cena me la ricordo, una serata del ca...., tutti a vantarsi di cosa si è diventati, tutti vuoti a rendere, e prima o poi occorre restituire il corpo come nel caso di Paolo Giglietti morto a 34 anni sull'Aurelia travolto da un Tir Austriaco guidato da un ladro che dopo l'impatto si é dato alla fuga facendo perdere le proprie tracce.
Le tracce della Smart no, quelle sono rimaste sull'asfalto come il sangue di Paolo brillante sotto ufficiale della Finanza, un corpo certamente non vuoto da rendere, che stava per coronare il sogno della sua vita: Sposare Marta.
Marta, quanto tempo è passato, a cena mancavi anche Tu, ma tanto senza Paolo per Te non avrebbe avuto senso partecipare. Al Funerale, l'ultima volta che ti ho vista, mi hai sorriso. Avrei voluto sorridere anch'io ma non ci sono riuscito.
Già Mario ,quanto tempo come mai da queste parti?
Ma Tu non abiti sulla zona dei Colli, li nella tua lussuosa villa che tanto vantavi durante le giornate in classe, stanche, noiose, identiche le une alle altre tranne quando veniva a supplire il prof. Gianti, un piccolo grande uomo.
OK, non è che non si può girare per Roma, ma capitare nello stesso posto alla stessa ora con Mario Mengoni è proprio una sfiga colossale. "Devo comprare un cavo coassiale per il mio pc, vorrei scaricare le immagini dal mio telefonino ma con il Bluetoot non ci riesco", - veramente con l'elettronica sono proprio negato, o forse è proprio l'elettronica che si nega a me. "Ma dai sarà questione di aggiornamento software, se vuoi provo io a risolvere, sai ho un po di pratica ed in pochi minuti potrei riuscirci". Anche a scuola volevi essere i primo della classe e ti vantavi di saper fare questo o quello, "No grazie, comunque ho già acquistato il cavo e poi non sarei in grado di farlo da solo in seguito, quindi preferisco andare per la strada più sicura. Certamente più lunga ma più sicura". Ma la strada più sicura è sempre quella più lunga?, me lo sono sempre chiesto, ma in definitiva non sono riuscito mai a provarlo quindi forse sarà vero.
Ormai sono sotto il viadotto della Magliana, sono le 3:10, Roma è più bella quando sei solo tu a viverla, le luci, le strade, gli alberi, i palazzi formano un tutt' uno con la notte, una penombra che ne attenua i confini e quasi li rende più vulnerabili.
Un povero senzatetto dorme riparato da un cartone.
Povero di cosa poi, di vita?, di soldi?, di anima?
Forse dovrei dire un uomo libero dorme sotto un cartone,
libero dalla vita, dai soldi forse libero anche dalla sua anima.

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Capitolo 3
*** 2- Una sigaretta ***


Finalmente a casa, apro il portone, salgo le scale che portano all'ascensore.
Io adoro questa macchina infernale, funziona da 56 anni, sempre nello stesso modo, sempre con gli stessi difetti, ma funziona e se lo rispetti lui rispetta Te.
Arrivo al terzo piano facendo un rumore pazzesco che avrà svegliato tutti anche il Cavaliere Marte che di suo è sordo totale. Apro la porta,entro, la richiudo. Finalmente a casa, ti senti sempre al sicuro quando entri in un ambiente familiare, ti rilassi ti svuoti dei pensieri anche solo per qualche attimo ti abbandoni, sei vulnerabile.
Subito il buio.
Il dolore in testa è forte, mi sento ancora stordito, sono confuso, i ricordi sono annebbiati, nulli, è tutto nero, forse ho una benda sugliocchi, o forse è buio l'ambiente in cui mi trovo; nulla è familiare, gli odori, le percezioni non mi riconducono a nessun luogo preciso, già conosciuto, già vissuto.
Ho le mani legate, anche i piedi ma il dolore in testa ancora non mi fa orientare, non riesco ad occupare lo spazio intorno a me. Non percepisco lo scorrere del tempo non so dove mi trovo ne da quante ore o quanti giorni sono qui ne tanto meno perché e per il momento non voglio sforzarmi di pensare a chi possa avermi portato qui.
Mi ricordo quando da bambino giocavo al buio, in effetti non mi sono mai spaventato del buio, anche se giocare nella propria camera, o nella stanza dei nonni fa certamente meno paura che trovarsi in un ambiente nuovo.
Però al buio mi sono sempre trovato bene, si sfumano i contorni tutto assume una forma indefinita, tutto è incerto e devi necessariamente fidarti del tuo istinto.
Adesso che mi ritrovo al buio cerco di riordinare le idee, il dolore alla nuca inizia a rallentare e forse i pensieri riusciranno a farsi spazio nella mia mente.
Sono legato mani e piedi, ho una benda sugli occhi e comunque la stanza o il luogo dove mi trovo è al buio poichè non percepisco alcuna sorgente luminosa attraverso la benda.
Mi fa male la testa, per un colpo ricevuto che mi ha fatto perdere i sensi, mi fanno male le braccia, per la posizione dietro la schiena, mi fanno male i polsi e le caviglie per i legacci con cui sono stretti, sono adagiato a terra in posizione fetale, di autodifesa, suppongo che scatti un inconscio che ci riconduce all'unico posto dove si è certamente a sicuro, il ventre materno. Dall'indolenzimento degli arti presumo di trovarmi in questa posizione da almeno cinque sei ore, se così fosse tra il colpo ricevuto in testa ed il trasporto nel luogo in cui mi trovo potrebbero essere passate sei - otto ore, sono rientrato a casa verso le 3, ora potrebbe essere tra le dieci e mezzogiorno. Non ho fame. Ho sete. Ho voglia di una sigaretta, è la seconda volta in poco tempo che questo pensiero avanza nella mia mente.
Provo a mettermi seduto cercando di spingere con le gambe, il primo colpo di reni non va a segno, sono troppo poco allenato e troppo intorpidito per riuscire nell'intento, mi spingo indietro e mi giro sulla schiena, sento la nuca indolenzita ora che è poggiata a terra, ma è sopportabile.
Provo a girarmi sul fianco opposto, con non poca fatica ci riesco, avverto un leggero dolore al fianco, avrò urtato da qualche parte durante il trasporto, mi sforzo non poco e riesco a mettermi in ginocchio con la faccia che poggia a terra.
Il pavimento è molto ruvido, sembra di cemento, prima non ero riuscito a percepire la ruvidità,lentamente tornano la sensibilità e le percezioni dell'esterno, dell'ambiente che ti circonda, ora sono in ginocchio ed ho alzato la testa, mi spingo indietro e riesco a sedermi sul pavimento.
Mi gira la testa, sono stanco indolenzito e dovrei fare pipì. Ci sarà un bagno?, Ammesso che ci sia come faccio a raggiungerlo?, se mi lasciassi andare risolverei il problema , ma che figura farei con il mio carceriere. Il mio carceriere? Chi mi dice che sia una sola persona ad aver organizzato tutto ciò? Per una sola persona sarebbe molto complicato, certo non impossibile ma difficoltoso, no, devono essere stati almeno due se non tre individui, si ecco sono certamente tre. Avere delle certezze in alcuni momenti può aiutarti a riflettere, io ho bisogno di certezze in questo momento, ma l'unica certezza e che tra un po mi piscerò addosso.
 

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Capitolo 4
*** 3 - Attesa ***


~~3 – Attesa
Fa caldo, il dolore ai polsi è sempre più forte. Chiunque sia stato il bastardo che mi ha legato lo ha fatto molto bene, un professionista.
Provo a far forza con le braccia, a spostare i polsi, ad allentare la presa, ma è tutto inutile. Il risultato è quello di peggiorare le cose infatti il dolore sembra aumentare.
Le gambe sembrano meno stanche, la posizione da seduto mi aiuta anche a respirare meglio. Quanto tempo è passato dal mio risveglio, 10, 20, 30 minuti. Non riesco a quantificarlo solo la vescica, che ora sta per scoppiare, mi fa capire che sono prigioniero da molto tempo.
Non vado in bagno da almeno  12 o 14 ore, sono stato alla toilette del ristorante verso mezzanotte; avevo appena preso un liquore e sono andato in bagno lasciando Mario al tavolino forse intento ancora a chiacchierare senza accorgersene che lo avevo mollato da un pezzo almeno da un ora. Parole, un fiume di parole, tante di quelle parole che ad un certo punto nessun umano è in grado di gestire, devi necessariamente staccare la spina, mollare, un normale cervello non è in grado di assumere quel tale flusso di informazioni, automaticamente si spegne. Ad essere onesti avrei preferito essere ancora al tavolo del ristorante a far finta di ascoltare anziché esser qui, legato come una preda in grado di ascoltare tutto il dolore fisico che il mio corpo iniziava ad urlare.
Ho sete, molta sete, vorrei immergermi in una vasca piena d'acqua e bere in apnea. Non so se è possibile, se il nostro organismo è in grado di farlo ma si io vorrei bere in apnea.
Sono stanco, fisicamente e mentalmente, mi muovo leggermente ma perdo l'equilibrio e cado nuovamente su di un fianco sbattendo la spalla, aggiungendo dolore a dolore. Mi sento sfinito, chiudo gli occhi, sento la benda premere sulle palpebre e mi addormento.
Mi sveglia una sensazione piacevole di abbandono. Noooooo quello che temevo è accaduto!
Non posso certo chiedere di più al mio organismo, ormai sarà passato tanto di quel tempo che era impossibile trattenere qualsiasi fluido corporeo, se fossi ferito sarei morto dissanguato.
Un errore del mio o miei carcerieri o un apposita condizione. Forse mi vogliono o mi vuole (in testa mi gira sempre la sensazione che sia opera di un solo individuo) far morire di fame e di sete, mi trovo in un posto isolato dove nessuno mi troverà.
Se io volessi torturare una persona mi vorrei godere lo spettacolo, forse e vicino a me , non parla, forse mi sta osservando con qualche mezzo tecnologico in grado di riprendere al buio, oppure verrà di tanto in tanto a controllare il mio stato penoso.
Devo liberare la mente da tutti questi pensieri ed analizzare la situazione ed i possibili sviluppi futuri.
Per fuggire dovrei slegarmi, per slegarmi dovrei trovare un oggetto appuntito, per trovare un oggetto appuntito dovrei spostarmi in qualche modo. In tasca non ho nulla, nemmeno le chiavi della macchina, forse le chiavi di casa ma sarò stato certamente perquisito.
Cerco di girarmi sull'altro fianco per capire se ho qualcosa in tasca, la fatica è enorme, ogni piccolo sforzo pesa sul mio organismo come un macigno. Finalmente riesco a girarmi sul fianco opposto, sento l'umido della pipì assorbita dai pantaloni, niente non ho nulla in tasca e nemmeno la cintura, mi è stata sfilata. Davvero un ottimo lavoro dovrò pensare a qualcos'altro ma velocemente, mi sento sempre più stanco e non riesco a pensare lucidamente. Il tempo trascorre lentamente o velocemente, non sono in grado di stabilirlo, questa situazione mi opprime.
Ho pensato mille volte alla morte, ma non per paura, solo per curiosità.
Ipotizzare il momento della tua morte e la reazione di chi ti sta vicino, dei tuoi cari dei tuoi conoscenti, quanti verranno al tuo funerale, quanti piangeranno veramente e quanti usando le solite frasi di circostanza sono li per gli altri e non per te. Non credo di aver paura di morire per che non perderei nulla morendo, non ho costruito nulla che possa angosciarmi nel perderlo. Non ho un figlio, non ho una famiglia, non ho soldi, non ho una casa e non ho un lavoro. Non ho nulla da perdere. Ma allora perché mi trovo in questa situazione del cavolo, se non ho nulla cosa possono pretendere da me. Forse uno scambio di persona, ma sono venuti a casa mia a prendermi, non per strada, quindi questa ipotesi e da escludere, anche se avessero sbagliato abitazione, nel mio palazzo non abita nessuno apparentemente importante da sequestrare.
Ci deve essere un motivo, devo concentrarmi c'è un particolare che ora mi sfugge ma devo trovare la forza di pensare. Oppure è opera di un folle che ha agito a caso, come la combinazione del superenalotto, uno su sei miliardi e sono stato estratto io. No non è possibile che si questa l'ipotesi più plausibile, ci deve essere una spiegazione, ma quale?

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