Fables

di Crilu_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Into the woods ***
Capitolo 2: *** Dirty little secrets ***
Capitolo 3: *** Good morning, sunshine! ***
Capitolo 4: *** A good plan ***
Capitolo 5: *** I know your secret ***
Capitolo 6: *** The lady in the castle ***
Capitolo 7: *** Beauty is the Beast ***
Capitolo 8: *** Sleeping Curse ***
Capitolo 9: *** A trip to the dark side ***
Capitolo 10: *** The beauty of a chipped cup ***
Capitolo 11: *** Never play with the Djnn ***
Capitolo 12: *** The deepest part of me ***
Capitolo 13: *** Fight of honor ***
Capitolo 14: *** I'll make a man out of you ***
Capitolo 15: *** Memories on our skins ***
Capitolo 16: *** The return of the Hunter ***
Capitolo 17: *** Unespected businesses ***
Capitolo 18: *** Humans! So stupid, sometimes ***
Capitolo 19: *** Do we have a deal? ***
Capitolo 20: *** Shining Obsidian ***
Capitolo 21: *** Power of seduction ***
Capitolo 22: *** Take a look inside ***
Capitolo 23: *** A part of the same whole ***
Capitolo 24: *** Departures ***
Capitolo 25: *** Fears ***
Capitolo 26: *** Things get rough ***
Capitolo 27: *** Staring at you ***
Capitolo 28: *** Never too late ***
Capitolo 29: *** True love kiss ***
Capitolo 30: *** Their happy endings ***



Capitolo 1
*** Into the woods ***




C’era qualcosa di strano nell’aria, tutta la foresta lo avvertiva. Nonostante non fosse ancora giorno, tutti gli animali si fermarono ed affinarono i sensi, cercando di capire cosa stesse per accadere. Anche nel branco di lupi che aveva fatto di quel bosco intricato la sua tana serpeggiava una certa agitazione: i più piccoli fiutavano odori mai sentiti prima ed erano confusi dalla cautela degli adulti, che invece di lanciarsi sulle prede le lasciavano scorrazzare nel loro territorio.
Amka, la compagna dell’alfa, aveva il compito di tenerli a bada e fu così che si accorse che mancava qualcuno; voltò il muso candido dietro di sé ed individuò subito la bambina accovacciata tra le possenti radici di un faggio. Trotterellò verso di lei e le tirò dolcemente una ciocca di capelli biondi con le zanne per attirare la sua attenzione.
La bambina, vestita di un semplice abito grigio e con un mantello rosso troppo grande per lei poggiato sulle spalle, posò lo sguardo sulla lupa che le si era accovacciata a fianco. Aveva degli occhi di un magnetico colore verde che sembrava riflettere la folta vegetazione che la circondava; erano troppo grandi per il suo viso ed uniti alla corporatura gracile e smunta la facevano sembrare più piccola della sua età.
Amka uggiolò.
“Cosa ti turba, cucciola d’uomo?”
La bambina sbatté le palpebre, continuando a fissare le piante attorno a sé e giocherellando distrattamente con un ramoscello raccolto da terra.
-Nulla, madre.-
La lupa scoprì i denti con un basso ringhio.
“Non tentare d’ingannarmi!”
-Va bene, c’è qualcosa che mi turba!- ammise infine la bambina.
“Parla.”
-La foresta è inquieta, sembra che stia aspettando qualcosa. Gli animali si comportano in modo strano e anche voi non ci guidate nella caccia! Rimaniamo fermi qui… A fare cosa?-
Amka sbadigliò e si grattò il ventre con una zampa.
“Non è solo questo a preoccuparti, cucciola d’uomo, lo sento. Cos’altro c’è?”
La bambina sospirò:
-Il mio vestito si è accorciato. Prima dell’inverno mi passava sotto al ginocchio e adesso lo copre a stento.-
“E quindi?”
-Non lo so. E’ solo che io non sono un lupo e ogni giorno che passa mi chiedo cosa ci faccio qui.-
“Sei qui perché noi ti abbiamo accolta, molte lune fa, mentre vagavi sperduta nel freddo dell’inverno. L’hai forse dimenticato?”
-No, certo che no! Ma anche i più piccoli tra i cuccioli mi superano nella corsa! Le mie gambe sono troppo deboli per reggere il loro passo, le mie mani non hanno artigli e non ho una pelliccia che mi protegga dal freddo.-
Amka restò qualche minuto in silenzio, lanciando di tanto in tanto delle occhiate ai cuccioli agitati.
“Quello che dici è vero. Anche se speravo che questo giorno non arrivasse mai.”
-Madre, io non capisco…- mormorò la bambina, balzando in piedi preoccupata. Amka la imitò e la invitò a seguirla con un cenno del capo mentre si inoltrava tra gli alberi.
“Quando ti incontrammo, tutto il branco capì subito che non eri solo una cucciola d’uomo. Comprendevi il nostro linguaggio e quello degli altri animali e nulla sembrava spaventarti… Comprendemmo che se la foresta ti aveva protetta e lasciata sopravvivere per un’intera notte da sola dovevi avere qualcosa di speciale. Hai anche imparato a cacciare con il branco: nessun altro uomo l’avrebbe mai fatto. Il destino ti ha portato da noi e adesso, purtroppo, ti reclama indietro.”
La bimba si arrestò, arricciando il naso e fiutando l’aria.
-Quest’odore… Stiamo seguendo una pista!- esclamò, sgranando gli occhi -Perché? Dove mi stai portando?-
Amka continuò imperterrita a camminare a ritmo sostenuto, in alcuni tratti sembrò quasi correre.
L’inverno non era ancora del tutto finito e una brezza pungente spirava sibilando tra gli arbusti; con il passare dei secoli gli alberi erano cresciuti fino a creare un vero e proprio soffitto di rami e foglie che ostruiva quasi completamente il passaggio dei raggi del sole. Solo in alcuni punti la luce riusciva a filtrare quell’intricata copertura e si riversava potente ad illuminare piante e fiori dai colori vividi ed accesi; il resto della foresta, invece, era immerso nella penombra. Ma l’ambiente tetro e male illuminato non sembrava turbare affatto la bambina, abituata a correre con il branco in quel bosco da tre anni. Tre anni in cui aveva quasi dimenticato il volto della sua vera madre, la sua voce gentile e gli occhi pieni d’amore; non aveva ricordi netti del suo villaggio o della sua vita prima del branco.
Rabbrividì, invasa dalla malinconia: aveva sempre saputo che quel luogo non era il posto giusto per lei. Eppure, dopo aver perso di vista la sua mamma mentre andavano a far visita alla nonna malata, il branco era ciò di più simile ad una famiglia che avesse avuto. Certo, i primi tempi aveva cercato di tornare indietro, ma per quanto si sforzasse non era mai riuscita a ritrovare la via di casa. Non ricordava, o forse, inconsciamente, non voleva ricordare: vivere con i lupi aveva acuito la sua mente e sapeva con dolorosa certezza che neanche sua madre era rientrata al villaggio, quel giorno.
Il bosco era così diventato anche la sua tana: aveva imparato a riconoscere gli odori, a seguire le tracce e ad identificare ogni suono. A volte le sembrava di essere stata inghiottita da quella foresta fino a diventare una parte di essa e temeva di non essere più in grado di sopravvivere lontano dai lupi, tra i suoi simili. Espresse i suoi dubbi ad Amka, ma la lupa la liquidò con un gesto secco della coda.
“Quando troverai il tuo posto nel mondo, cucciola d’uomo, non perderai tempo prezioso nel chiederti se puoi davvero fermarti lì oppure no. Ma non devi temere, non sarai sola.”
La bambina puntò i piedi, infastidita:
-Cosa vuoi dire? Basta, non farò un passo di più se non mi spiegherai cosa significa tutto questo!-
“Sei testarda ed è un bene, ma vedi di non scadere nell’ottusità degli umani! Non tutto si può spiegare, alcune cose puoi solamente… Viverle. Sappi solo che avrai una grande responsabilità sulle spalle: qualcuno è entrato nella foresta in cerca di aiuto. Scappano da qualcosa e tu dovrai condurre tutti al loro destino.”
-Destino, responsabilità… Sono cose troppo grandi per me. E le tue parole sono così confuse! Come faccio a portare a termine il mio compito se non conosco nulla del mondo al di fuori del bosco?-
“Tutto ciò che hai bisogno di conoscere è già dentro di te. Fidati del tuo istinto e ricorda i nostri insegnamenti, anche nei momenti più bui. Soprattutto in quelli.”
Amka si voltò verso di lei, scrutandola con i suoi luminosi occhi scuri.
“Io non posso andare oltre: prosegui dritto e sbucherai in una radura nascosta. Da lì in poi dovrai cavartela da sola.”
La bambina si inginocchiò e circondò il grande capo della lupa tra le braccia:
-Grazie, Amka. Non vi dimenticherò!-
“Buona fortuna, cucciola d’uomo.”
La bimba si inoltrò tra gli arbusti, incurante dei rovi che le graffiavano le gambe pallide: era tesa e non smetteva di arrovellarsi su cosa l’avrebbe aspettata in quella radura sconosciuta.
Ad ogni passo avvertiva nettamente un nodo che si stringeva alla bocca dello stomaco e fremeva dal desiderio di tornare indietro di corsa, raggiungere Amka e supplicarla di poter rimanere nel branco.
“Non voglio un destino, non l’ho mica chiesto io!” pensò, con un moto di stizza. Ma sapeva perfettamente che la lupa l’avrebbe biasimata per la sua mancanza di coraggio, perciò si costrinse ad andare avanti. Finalmente si ritrovò in uno spiazzo erboso illuminato da uno dei rari raggi di luce che penetravano nella foresta e si guardò intorno, incuriosita dalle gocce di rugiada che creavano strani percorsi sui fili d’erba. Era così intenta nell’esplorazione che non si accorse subito della ragazza inginocchiata al margine della radura. Stava piangendo con la testa tra le mani.
Dimostrava all’incirca diciott’anni ed aveva dei lineamenti fini e straordinariamente belli; sebbene le guance fossero bagnate dalle lacrime, si intuiva sotto quel rossore un incarnato bianco e sano. Le scarmigliate ciocche nere ed arricciate arrivavano a malapena a sfiorarle la clavicola; la bambina non poteva stabilirlo bene perché era seduta, ma le sembrava anche molto alta. Era vestita con abiti semplici, quasi servili, di uno scialbo color marrone, ma tutto in lei suggeriva un’idea di nobiltà d’animo e di sangue.
La ragazza balzò in piedi, allarmata dal fruscio del mantello, e sbarrò gli occhi castani nel vederla:
-Chi sei tu? Cosa ci fai qui?-
La bambina avrebbe voluto tanto avere pronta una qualche frase rassicurante, ma non era brava con le parole: tra gli animali si comunicava soprattutto con i gesti ed i fatti.
Perciò si avvicinò stampandosi in faccia un sorriso rassicurante, ripromettendosi di non allarmare la ragazza che, a quanto sembrava, era l’incarnazione del suo misterioso destino.
“Ehi, tu!” le bisbigliò una voce. La bimba gettò un’occhiata veloce al cardellino che aveva richiamato la sua attenzione:
“Ce n’è un’altra a destra del vecchio faggio, più ad ovest! Vedi di portare questi intrusi fuori dal nostro bosco!”
Lei chinò la testa come ringraziamento: non le sembrava adatto mettersi a parlare con gli uccelli davanti a quella ragazza evidentemente scossa.
“Beh, sembra facile: devo solo condurla da quest’altra ragazza ed è fatta!” pensò, ottimista.
Ma come si chinò verso la sconosciuta per prenderle la mano ed invitarla a seguirla, questa lanciò un urlo terrorizzato.
 
 
 
Angolo Autrice:
Ho iniziato a scrivere questa storia per gioco, poi si è evoluta in una trama molto più complicata di quanto avessi preventivato e mi sembrava un peccato lasciarla a marcire nel mio computer… Quindi ho deciso di pubblicarla J i primi capitoli non sono granché, era un pezzo che non scrivevo una storia di fantasia e mi ci è voluto un po’ per riprenderci la mano… Spero comunque che la storia vi piaccia e sarei molto contenta se mi lasciaste qualche parere!!!
Non so ancora con quanta frequenza la aggiornerò, perché è ancora in fase di stesura…
A presto (spero)
 
Crilu 

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Capitolo 2
*** Dirty little secrets ***




“Non può essere vero, non può essere vero!” pensava Biancaneve, seduta con la testa fra le mani nel bel mezzo del bosco. Quante volte aveva ripetuto quella frase, nel corso degli ultimi anni? Tante, troppe per contarle tutte.
La prima era stata quando tutta la corte si era dovuta arrendere al fatto che sua madre, la Regina, stava morendo; poi quando suo padre si era risposato, quando anch’egli l’aveva abbandonata, lasciandola nelle crudeli mani di Grimilde… E poi quando era stata costretta a prendere i panni e le mansioni di una serva, umiliata e dimenticata da tutti in quel castello ogni giorno più tetro e trascurato.
La ragazza ricordava con amara nostalgia i giorni della sua infanzia, quando tutto il palazzo era illuminato a festa e lei ancora non aveva alcun pensiero se non quanto fosse felice.
“Che sciocca bambina che ero…” pensò tra sé e sé.
Il “problema”, come Biancaneve lo chiamava, non si era manifestato subito, lasciandole vivere in pace i pochi anni in cui la sua famiglia era stata unita. La principessa ricordava quel giorno come il peggiore di tutta la sua vita, anche dopo l’arrivo di Grimilde.
Un pomeriggio, qualche mese dopo la morte della madre, stava osservando con tristezza l’ampio quadro che la raffigurava e che era appeso in uno dei tanti saloni. Sua madre era una donna splendida e gentile, amata dai nobili, ma anche dal popolo e soprattutto da suo marito: con le lacrime agli occhi la bambina aveva alzato una mano verso quel viso così amato e perduto troppo presto, sfiorandolo con una delicata carezza. E d’un tratto successe una cosa inaspettata e terrificante: il dipinto si disfece sotto le sue dita, la pittura sbiadì, la tela si accartocciò e divenne polvere. Spaventata, Biancaneve aveva ritratto la mano, ma ormai era troppo tardi: il volto di sua madre era stato quasi del tutto distrutto e al suo posto c’era il bianco intonaco del muro.
Solo quando si era rintanata al sicuro nelle sue camere si era accorta delle sottili e sinistre venature nere che le solcavano le dita della mano incriminata.
Da allora era stato un crescendo di paura e frustrazione: il suo segreto cresceva con lei di anno in anno e si manifestava ogni qualvolta la ragazza fosse triste, spaventata o agitata. D’improvviso ogni cosa che toccava – cibo, mobili, vestiti - deperiva e si trasformava in una fine polvere grigia. Tenerlo nascosto diventava sempre più difficile; forse, se sua madre fosse stata ancora viva, ne avrebbe parlato con lei… Ma no, al suo posto era arrivata Grimilde.
Biancaneve aveva dodici anni all’epoca, ma era abbastanza intelligente per capire che c’era la ragion di stato dietro a quel matrimonio: lei era la principessa, ma un erede maschio sarebbe stato di certo più gradito al regno e ai sudditi. I primi tempi la cosa sembrava anche funzionare e suo padre nutriva un sincero affetto per Grimilde, che era una donna fredda, ma tutto sommato gradevole. Quando il Re si era ammalato di un morbo sconosciuto, la sua matrigna aveva improvvisamente cambiato atteggiamento: aveva pian piano accentrato tutto il potere della Corona nelle sue mani, iniziando a manifestare il suo odio nei confronti della figliastra. La ragazza ricordava ancora l’amarezza e lo sconforto che l’aveva invasa quando si era ritrovata sola al capezzale del genitore morente. In quei giorni il “problema” si era fatto sempre più insistente, rovinando buona parte del banchetto funebre e anche un prezioso monile di Grimilde, che si era infuriata tremendamente facendo punire dei servi innocenti. Biancaneve fu lacerata dai sensi di colpa ed iniziò a prendersi cura dei più deboli, soprattutto di chi la sua matrigna bistrattava; questa sua bontà d’animo le guadagnò il favore del popolo e l’astio sempre più profondo della nuova Regina, quello che l’aveva condotta fin lì.
“No!” pensò poi, mentre le lacrime tornavano a premere ai bordi dei suoi occhi “No, è colpa mia se sono qui! Se non avessi mai frugato tra le sue carte in primo luogo…”
Era stato in questo modo, infatti, che Biancaneve aveva scoperto che Grimilde era una strega. Di più, era anche una negromante: stringeva patti con le anime dei defunti per ottenere favori sovrannaturali. Era convinta che fosse riuscita così a sposare suo padre e quando trovò anche un ricettario di pozioni, capì che era stata lei ad avvelenarlo a poco a poco, senza destare il benché minimo dubbio nella corte. Del resto, tutti i cortigiani erano ormai totalmente asserviti a quella donna, troppo spaventati dal suo potere e dalla sua crudeltà per opporsi in qualche modo.
La principessa non aveva alcuna intenzione di seguire le orme della matrigna: se aveva iniziato di nascosto a consultare i suoi libri era perché sperava che ci fosse un modo per eliminare la maledizione che la perseguitava da oltre un decennio.
Una settimana prima non era stata abbastanza svelta e si era dovuta nascondere in una nicchia dello studio perché Grimilde era rientrata prima nelle sue stanze: l’aveva vista togliere un panno drappeggiato da un oggetto molto particolare. Era uno specchio, ma non rifletteva ciò che aveva di fronte, brillando di luce propria. Grimilde sembrava parecchio nervosa e camminava avanti e indietro:
-Specchio, specchio delle mie brame!- esclamò poi, con tono solenne -Chi è la più bella del reame?-
-Sai già la risposta!- sibilò una voce profonda. Un volto di età e sesso indefinibili si affacciò nella cornice dello specchio.
-E’ Biancaneve, o mia regina!-
-Ma non è possibile!- urlò Grimilde, stringendo i pugni -Ho fatto gli incantesimi che mi hai suggerito, specchio, e la risposta non cambia! Tu mi hai ingannato!-
Lo Specchio aggrottò la fronte e la luce assunse una tinta sinistra:
-Bada a come parli, Grimilde: io ti ho dato il potere ed io te lo posso togliere, riversando nel mondo le anime che hai sacrificato per raggiungere i tuoi scopi!-
A quella minaccia la donna sembrò calmarsi:
-Hai ragione. Devo trovare una soluzione.-
-Forse una nuova pozione?- consigliò lo Specchio con tono distaccato.
-No. Farò uccidere Biancaneve.-
“Ma scherziamo?” pensò la principessa sgomenta “Mi vuole davvero mandare a morte per un motivo così stupido?”
Ragionandoci sopra, Grimilde non era neanche tanto inferiore alla ragazza per bellezza: si manteneva giovane grazie alla magia e il suo volto era perciò di una perfezione quasi angelica. Ma c’era qualcosa che brillava nei suoi occhi grigi e che si rifletteva nella piega severa delle sue labbra carnose, un guizzo oscuro e crudele che vanificava tutti gli sforzi che la Regina compiva per superare la figliastra.
Biancaneve aveva iniziato a progettare la sua fuga quella notte stessa: non aveva più nessun amico lì, quel castello le portava alla mente solo ricordi dolorosi e anche la speranza di trovare nei libri di Grimilde una soluzione al “problema” era ormai svanita.
Era nel prato dietro al palazzo e lo stava osservando con un moto di nostalgia, pronta a fuggire in poche ore: il futuro che le si prospettava era incerto e sconosciuto, ma sicuramente, pensava, non poteva essere peggio di tutte le umiliazioni vissute lì dentro.
Se non avesse assistito casualmente allo scambio di battute tra la Regina e lo Specchio, la ragazza non si sarebbe mai allarmata per il fruscio che proveniva dalle sue spalle; quando si era voltata, aveva visto con gli occhi sbarrati il vecchio guardiacaccia (un uomo robusto e mite che l’aveva vista crescere) che aveva già alzato il coltello su di lei.
La Regina l’aveva battuta sul tempo, prendendo in ostaggio la sua famiglia. William, che era già in là con gli anni, si era sentito morire nel sentirsi ordinare di dover uccidere la principessa; ma visto che l’alternativa era veder sgozzare i propri figli, si era imposto di obbedire.
-William…- aveva balbettato la ragazza, sbarrando gli occhi. -William, cosa fate?-
Il poveretto piangeva e tremava, consapevole di star commettendo un orribile delitto, ma continuava ad avanzare:
-Sono desolato, principessa, davvero… Ma vedete, lei ha i miei bambini, non posso disobbedirle! Vi prego di perdonarmi… Sarà veloce!-
Mentre il guardiacaccia stava per affondare il colpo nel petto della ragazza, lei aveva alzato le mani in uno spontaneo gesto di difesa, afferrandogli il polso. La forza della ragazza non era nulla se confrontata con la sua, ma all’improvviso William si era sentito spossato, come se tutte le energie lo stessero di colpo abbandonando. Posando lo sguardo sul punto in cui Biancaneve aveva serrato le dita aveva notato sorpreso che delle sottili linee scure partivano da lì per correre velocemente lungo la sua pelle.
Il corpo del guardiacaccia era stato scosso da un tremito, poi da una sorta di bruciore; poi, con un grido strozzato, William si era accartocciato su sé stesso, la pelle e gli arti erano diventati sottili e fragili ed infine tutto si era tramutato in polvere.
Per qualche minuto Biancaneve era rimasta immobile ad osservare con espressione vacua il mucchietto di cenere che una volta era stato un uomo:
“Sono stata davvero io a fare questo?” aveva pensato, mentre una lacrima le solcava la guancia. Si era inginocchiata accanto a quello che restava del vecchio William, chiedendo perdono ed osservando con disgusto le proprie mani: le linee nere, che erano apparse fino a metà dell’avambraccio, avevano iniziato lentamente a svanire.
-Cosa hai fatto a quell’uomo?- le aveva chiesto una voce sconosciuta. La ragazza non aveva percepito rimprovero o biasimo, solo un’estrema sorpresa; ma era comunque scattata in piedi guardandosi intorno terrorizzata. Appoggiato ad un albero, a poca distanza da lei, sostava un ragazzo vestito da cacciatore che la squadrava incuriosito. Con una mano si reggeva al tronco, mentre con l’altra faceva ondeggiare con noncuranza un’ascia affilata; un’enorme quantità di coltelli e lame faceva bella mostra di sé appesa alla cintura. Alcune ciocche di capelli erano sfuggite dal laccio che le teneva legate, cadendo a coprire due iridi azzurre ed attente.
-Chi sei?- provò ancora a chiedere lo sconosciuto, senza mostrare alcun segno di spavento.
Biancaneve, al contrario, era terrorizzata:
“E’ forse un altro sgherro di Grimilde?” aveva pensato. E senza pensarci due volte gli aveva voltato le spalle e si era inoltrata nella pericolosa Foresta di Mezzo.
 
Ora, sperduta in mezzo a quegli alberi centenari ed immersa in quella penombra infinita, comprendeva di aver agito da stupida. Avrebbe dovuto uscire dalla Foresta di Mezzo alla prima occasione, dopo aver seminato il cacciatore, e prendere un sentiero che la portasse il più velocemente possibile fuori dal reame. Invece aveva continuato a correre senza una meta, graffiandosi con i rovi e le piante, sobbalzando per ogni ombra o rumore insolito.
Alla fine si era accasciata in quella radura e prendendo la testa tra le mani aveva dato libero sfogo al pianto che era bloccato nel suo petto fin da quando Grimilde aveva deciso di eliminarla.
“Perché a me! Perché?” pensava. Una presenza silenziosa la distolse dai suoi rimuginii: alzò gli occhi e scattò in piedi alla vista di una bambina dai lunghi capelli biondi, che indossava un mantello rosso. Biancaneve sentì montare nuovamente la paura.
“Lo sanno tutti che questo bosco è pieno di streghe!”
Ma la bimba sembrava innocua, anche se parecchio strana: sotto il mantello portava un vestito sgualcito e rovinato ed aveva un’aria selvatica che la armonizzava con il bosco in cui si trovavano.
La bambina piegò il capo da un lato, quasi stesse ascoltando qualcuno, poi annuì e riprese ad avanzare… E come si chinò verso di lei per prenderle la mano ed invitarla a seguirla, Biancaneve lanciò un urlo terrorizzato.
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Una Biancaneve un po’ diversa da come ce la immaginiamo di solito, vero? xD
 
Crilu
 
 
 

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Capitolo 3
*** Good morning, sunshine! ***




-Non toccarmi!- urlò di nuovo Biancaneve, ritraendosi nell’ombra. La bambina, che si era fermata intimorita, alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa di incomprensibile.
-Sono qui per aiutarti.- disse poi, fissandola con due occhi smeraldini.
-Ma se sei solo una bambina…- mormorò la ragazza, diffidente.
-Conosco questa foresta meglio di chiunque altro. Io ci vivo qui. Fidati, saprò condurti fuori dal bosco in un attimo!-
Notando l’aria preoccupata della principessa, la bambina aggiunse:
-Ti porterò lontano abbastanza affinché chiunque tu stia fuggendo non possa trovarti…-
-Tu come fai a sapere che sto scappando da qualcosa?-
-Me l’hanno detto.-
-Chi?-
-Gli abitanti del bosco.-
Biancaneve tirò un sospiro di sollievo: quella bambina era inquietante e stramba, ma di certo non era un’illusione di Grimilde. Aveva infatti pensato che potesse essere un’anima richiamata alla vita, così pallida e magra.
La bambina si incamminò tra gli alberi.
-Allora, vieni o no?- la richiamò con tono petulante.
-Arrivo, arrivo!- borbottò la ragazza, scrollandosi di dosso le foglie che erano rimaste impigliate nelle sue vesti durante la corsa.
La bimba camminava veloce, muovendosi sicura sul terreno insidioso ed accidentato; ogni tanto si fermava ed alzava il capo, in ascolto. Udiva infatti delle informazioni interessanti viaggiare da un ramo all’altro attraverso gli abitanti del bosco:
“Una ragazza addormentata su un letto di fiori! Ad ovest!”
“E’ così bella…”
“Chi è la ragazza insieme alla cucciola d’uomo?”
“… Una principessa umana, sicuramente! Mai visto nulla di così perfetto…”
“Ci siete quasi, è oltre quegli arbusti!”
-Sei sicura che sia la strada giusta?-
La voce di Biancaneve le fece perdere il contatto con gli animali.
-Certamente!- mentì la bimba, scostando i rami con le mani fino a scorgere l’imboccatura di una grotta naturale. L’edera si era arrampicata lungo tutto il blocco roccioso che si ergeva sopra la spelonca e dal suo interno si udiva un gorgogliare d’acqua.
“Probabilmente una sorgente sotterranea!” pensò distrattamente Biancaneve. La sua attenzione, infatti, era catturata dalla figura che riposava tranquilla davanti all’antro su un morbido giaciglio di muschio e fiori.
Era una ragazza minuta dall’aspetto delicato e fragile, sembrava una bambola pronta a rompersi al minimo tocco. I capelli biondi e lisci le circondavano il volto addormentato e ricadevano sul braccio ripiegato sotto di esso come cuscino, nascondendo in parte i suoi lineamenti; era avvolta in una pregiata veste bianca che nascondeva del tutto le sue forme sotto ampi panneggi.
-E questa chi è?- chiese infine Biancaneve, perplessa. La bambina scrollò le spalle.
-Non ne ho idea. Chiediamolo a lei.-
Senza attendere risposta, si avvicinò alla sconosciuta addormentata e le picchiettò delicatamente su una spalla. La ragazza aprì svogliatamente gli occhi e socchiuse la bocca in uno sbuffo poco signorile, prima di tirarsi a sedere e passarsi le mani fini sul volto per svegliarsi completamente.
Non appena le mise a fuoco sbarrò le iridi grigio-azzurre ed esclamò, con voce squillante:
-Non sarete mica qui per conto di Malefica, vero?-
Biancaneve e la bambina si scrutarono confuse.
-Malefica?-
La sconosciuta batté le mani, ridacchiando in modo infantile:
-Oh, per fortuna! E che sciocca sono stata, certo che non potete essere qui per conto suo! Lei mi crede ancora al castello, addormentata come tutti gli altri!-
-Effettivamente dormivi…-
-Oh sì, sì certo! Ma vedete, è terribilmente stancante correre in questa foresta, con tutti questi rami fastidiosi! Eppure ho dovuto farlo, ahimè… Cosa farò adesso? Dove andrò?-
Poi sgranò di nuovo gli occhi, strappando alla bambina una risatina sommessa: la sconosciuta era una bellissima ragazza, ma quell’espressione le conferiva un’aria da pesce lesso.
-Oh cielo, non mi sono neanche presentata!- strillò balzando in piedi ed esibendosi in un grazioso inchino. -Io sono la principessa Aurora, del vicino regno di Re Stefano… Beh, di Malefica adesso.-
-Il mio nome è Biancaneve.-
Aurora si rivolse alla bimba:
-E tu? Come ti chiami?-
Quella scrollò di nuovo le spalle, improvvisamente a disagio.
-Non me lo ricordo.-
-Come scusa?-
-I miei amici qui mi chiamano “cucciola d’uomo” e basta. Non ho un nome.-
Aurora rifletté un momento, scrutandola attentamente; poi le labbra rosee si piegarono in un sorriso entusiasta.  
-Ho trovato! Ti chiamerò Cappuccetto Rosso! Carino, no? Ti calza a pennello!-
Girò due tre volte attorno alla bambina, poi scosse la testa con aria mesta.
-Il nome ti sta bene, ma il mantello proprio no! Dammi qua, lo sistemo io!-
Prima che Cappuccetto Rosso potesse stringere le dita attorno al suo amato mantello, Aurora gliel’aveva già sfilato dalle spalle e cercava qualcosa in un cestino che aveva abbandonato accanto al suo giaciglio. Sotto lo sguardo allibito di Biancaneve tirò fuori ago, filo e un paio di forbici da cucito ed iniziò a rammendare la stoffa, canticchiando sottovoce.
-Fammi capire bene una cosa: tu sei fuggita dal tuo castello a causa di questa Malefica… Portandoti dietro un cestino da ricamo?- chiese poi, a metà tra il divertito e l’esasperato.
“Questa foresta è un ritrovo di matti!”
-Ovviamente! Non credi anche tu che il ricamo sia una delle attività più divertenti mai concesse alle donne!?-
Negli ultimi anni della sua vita, Biancaneve aveva avuto ben pochi divertimenti; eppure, pensando alla sua infanzia, avrebbe potuto includere in una lista le lunghe cavalcate con suo padre, una bella partita a scacchi, leggere un libro, ascoltare della buona musica… Ma il cucito no, mai. Aurora invece sembrava entusiasta del suo lavoro e continuava ad adoperarsi con perizia.
-Hai finito?- sbuffò la bambina, rabbrividendo per il freddo.
-Ancora un attimo tesoro! Nel frattempo… Biancaneve, Biancaneve… Il tuo nome mi suona familiare! Ah, ma certo! Sei una principessa anche tu, giusto?-
-Lo ero.- replicò l’altra, sedendosi su un masso a poca distanza dalla grotta -La mia matrigna – che per inciso è anche una strega, ora lo posso dire - mi ha costretto a fuggire dal mio stesso castello!-
Aurora la guardò con comprensione:
-Anche a me è successa una cosa simile. Malefica ha deciso di impadronirsi del regno di mio padre e ha gettato l’incantesimo del sonno su tutto il reame! Non c’è più una persona sveglia, né a palazzo né nei villaggi!-
-Ma chi è Malefica?-
-Una fata votata alla magia oscura. Da molti anni era stata esiliata in una rocca in rovina molto lontano da qui e aveva giurato vendetta. A quanto pare ha deciso di mettere in atto le sue minacce proprio il giorno del mio sedicesimo compleanno… Peccato, sarebbe stata una festa così bella! Avevo fatto preparare un banchetto strepitoso e la torta…-
-Come hai fatto a sfuggirle, piuttosto?- la interruppe Cappuccetto, riappropriandosi con uno strattone del proprio mantello e posandoselo sulle spalle con un sospiro di sollievo.
-Oh, beh, quando hanno visto l’incantesimo arrivare, i miei genitori mi hanno caricato in sella al più veloce stallone delle nostre scuderie e ho potuto prendere solo due tozzi di pane dalla cucina prima che quella bestia bizzosa mi portasse fin qui per poi disarcionarmi!-
Aurora si mise una mano sulla fronte con uno sbuffo:
-Ci credereste che quell’animale odioso si è imbizzarrito quando un innocuo topolino gli ha attraversato la strada? Stupido, stupido cavallo! Mi ha lasciata sperduta in questa foresta oscura e dopo aver pianto un po’ ero così stanca che mi sono addormentata! Poi mi avete trovato voi e… Beh, fine della storia.-
Cappuccetto Rosso alzò gli occhi al cielo e notò che oltre il fogliame il sole stava calando: l’ambiente attorno a loro si faceva sempre più scuro.
-Vogliamo mangiare qualcosa?- propose Aurora con un sorriso gentile, offrendo loro la pagnotta che le era rimasta. La bambina apprezzò il gesto, convinta che le due ragazze sarebbero inorridite se l’avessero vista divorare una delle sue piccole prede. Biancaneve, invece, si rese conto in quel momento che non mangiava dal giorno prima e il suo stomaco fu riconoscente per quella fetta di pane, decisamente più gustosa della brodaglia insipida e maleodorante che Grimilde le faceva servire per cena.
Gli ultimi sprazzi di luce stavano per abbandonare la radura e le ragazze avevano già acceso un piccolo fuoco, quando un rumore improvviso si fece sentire alle loro spalle.
-Forse è Malefica!- sussurrò terrorizzata Aurora, portandosi le mani alla bocca.
-O forse è Grimilde!- replicò cupa Biancaneve, mentre un fastidioso formicolio alla punta delle dita le indicò che il “problema” stava tornando a farsi sentire.
-O forse è solo un animale notturno.- commentò Cappuccetto Rosso, continuando a mangiare.
Non appena finì di parlare alcuni rami caddero a terra, potati da una figura alta e slanciata che si fece avanti reggendo una lama affilata.
 
 
 
Angolo Autrice:
Aurora sembra una cretina, lo so, è intenzionale xD Non sottovalutatela, però, anche se la sua passione per il cucito potrebbe risultare quantomeno stramba…
Chi sarà la misteriosa figura che irrompe dagli alberi? Un amico o un nemico? E soprattutto, vi è piaciuto il capitolo?
Fatemi sapere!
 
Crilu  

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Capitolo 4
*** A good plan ***




-Ti prego, non farci del male!- urlò Aurora, mentre Biancaneve balzava in piedi allarmata. Solo la bambina rimase al suo posto, scrutando la figura appena arrivata con i suoi occhi enigmatici.
-Non ne ho alcuna intenzione.- rispose una voce femminile. I vestiti larghi e scuri non rivelavano nulla sulle sue forme ed il capo era ammantato da un velo nero che lasciava liberi soltanto due occhi ovali, di un caldo color nocciola. Alla cintura erano appesi i foderi dei lunghi coltelli ricurvi che teneva in mano.
-Chi sei?-
-Mi chiamo Jasmine.- rispose semplicemente la sconosciuta, liberandosi dal velo e lasciando così libera una moltitudine di riccioli neri. La pelle era decisamente più scura di quella delle altre ragazze e i lineamenti più allungati; due labbra carnose e un’impressionante numero di ciondoli appesi alle orecchie completavano la sua descrizione.
La nuova arrivata si sedette a gambe incrociate dal lato opposto rispetto ad Aurora e Biancaneve, che ancora la fissava sospettosa.
-Mi ritrovavo a passare di qui e ho ascoltato senza volerlo i vostri discorsi.- spiegò, con un lieve piegamento delle labbra che somigliava vagamente ad un sorriso.
-Potrei avere una soluzione per voi.-
-Quale?- chiese Aurora, con gli occhi che brillavano. Jasmine sospirò:
-La mia situazione non è poi così diversa dalla vostra. Vengo dal deserto oltre la grande e ricca città di Agrabah…-
-Oh sì!- esclamò la ragazzina bionda entusiasta -E’ da lì che arrivano le stoffe migliori e le pietre più pregiate! Per non parlare di quei dolcissimi profumi…-
-Non interrompere!- la rimproverò Cappuccetto.
-Grazie. Sono cresciuta in una tribù di nomadi del deserto ed educata per assumerne la guida. Purtroppo quasi nessuno dei guerrieri era disposto a prendere ordini da una donna, sebbene mio padre mi avesse educata come uno di loro in tutto: dai vestiti che indosso alle armi che so utilizzare, agli insegnamenti degli antichi saggi della nostra gente. Ma, come ho detto, gli uomini a volte possono essere davvero ottusi! Mi hanno scacciata, bandita come l’ultima dei mendicanti… Ed io ho promesso di tornare a riprendermi ciò che era mio; per farlo, però, avevo bisogno di aiuto.-
Fece una breve pausa, seguita da una smorfia.
-Beh, ho bisogno di aiuto.-
-Sei molto lontana da casa.- commentò Biancaneve.
-Ho provato a chiedere alle tribù vicine, ma nessuno mi voleva ascoltare. Mi hanno proposto di sposare il figlio di un altro capotribù, oppure mi hanno ignorato senza troppi complimenti. Mi sono allora diretta ad Agrabah, ma neanche lì ho avuto fortuna: la risposta era sempre la stessa, per poter contare sull’appoggio di un qualche principe dovevo sottostare ad un matrimonio.-
-Sarebbe stato così terribile sposarti?- chiese ingenuamente Aurora. Jasmine alzò un sopracciglio in un’espressione offesa:
-Sì, lo sarebbe stato. Non ho sopportato anni di allenamenti, studi e fatiche per dipendere da un uomo, anche solo formalmente! Piegarmi a questi compromessi sarebbe stata una sconfitta, per me. Avrei ammesso di non potercela fare da sola. E perciò arriviamo a quanto volevo proporvi.-
Biancaneve si chiese cosa si provasse nel sentirsi rivolgere una proposta di matrimonio; lei, al contrario di Jasmine, non aveva mai pensato realmente di poter convolare a nozze con qualcuno. Il suo segreto e la crudeltà di Grimilde l’avevano resa una ragazza schiva, ma molto acuta: aveva smesso presto di fantasticare su un principe che la venisse a salvare. Nessuno avrebbe mai provato un sentimento diverso dalla pietà per quella ragazzina stanca ed impolverata costretta a servire nel suo stesso palazzo. Senza nessun collegamento apparente, le tornarono in mente gli occhi azzurri e curiosi del cacciatore che l’aveva vista uccidere William.
Scosse la testa, quasi ridendo di sé stessa, e si concentrò nuovamente sulle parole di Jasmine.
-Io ho bisogno di aiuto, e voi anche. Certo, piegare una tribù di guerrieri è poca cosa rispetto a sconfiggere una fata ed una strega, ma se uniamo le nostre forze ce la possiamo fare.-
Biancaneve rise senza allegria:
-Stai parlando seriamente? Oh andiamo! Siamo tre donne ed una bambina, sperdute in un bosco senza appoggio, né cibo, né denaro!-
Un corvo si appollaiò su un ramo vicino, starnazzando ed osservando il gruppo con occhi attenti.
-Malefica è una fata che ha addormentato un intero reame, Grimilde ha a sua disposizione un esercito! Come credi che potremmo mai combatterle?-
-Bisogna fare un passo alla volta.- replicò seria Jasmine, mentre al primo corvo se ne aggiungeva un altro. -La costante dimostrazione della propria potenza è soltanto il segno di una grande debolezza. Ed è nei periodi difficili, invece, che la vera forza si fa strada in noi. E’ quando tocchi il fondo che trovi l’energia per risalire…-
Cappuccetto Rosso tirò una manica del vestito di Biancaneve, mantenendo lo sguardo fisso sui corvi, che nel frattempo erano diventati tre. Gracchiavano e sbattevano le ali, invisibili nel buio della notte; la bambina, però, avvertiva la loro costante e minacciosa presenza attorno a sé. Non riusciva a comunicare con loro e quello non era un buon segno.
-Non adesso, bambina!- sbuffò Biancaneve -Le tue parole sono coraggiose e piene di speranza, ma la retorica serve a poco, in questi casi!-
-Non è solo retorica, credimi, l’ho sperimentato sulla mia pelle! Quando determinazione e speranza non mancano anche lo stregone più potente non può fare nulla…-
-Dovremmo andarcene…- sussurrò ancora Cappuccetto, mentre il gracchiare dei corvi cresceva.
-Non ci interrompere, su! Fai la brava!- replicò la mora, irritata.
Ma non poté riprendere il discorso, perché i corvi si alzarono in volo, buttandosi poi in picchiata sul gruppetto.
-Oh, cielo!- strillò Aurora, riparandosi la testa con le mani -Gli emissari di Malefica ci hanno trovate!-
-I corvi sono al servizio di Malefica?- esclamò Biancaneve, mentre gli uccelli le beccavano le mani ed i vestiti con cattiveria.
-Io ho provato a dirvelo…- borbottò Cappuccetto Rosso, acquattata sul terreno come un lupacchiotto, pronta a strangolare il primo corvo che le si fosse avvicinato.
Jasmine, superato il primo momento di spavento, aveva reagito con un’aggressività ed un sangue freddo straordinario, sguainando i coltelli e tirandosi il velo sulla testa. Diventata invisibile quanto i corvi, affondava i suoi colpi cercando di ucciderne il più possibile, ma il vortice caotico e rumoroso che gli uccelli avevano creato metteva in difficoltà anche lei.
-Nella grotta!- urlò allora Biancaneve, nel tentativo di sovrastare il battere d’ali degli uccelli. La spelonca offrì loro un riparo e un momento di sollievo, ma non durò a lungo: i corvi iniziarono ad entrare ad ondate, artigliando i capelli, graffiando la pelle e cercando continuamente di cavar loro gli occhi.
Ad un tratto l’attenzione degli uccelli fu distratta da qualcosa. Jasmine tese l’orecchio e riconobbe l’inconfondibile sibilo di una freccia provenire dall’esterno.
-Qualcuno ci sta aiutando!- mormorò, abbassando il velo. Le ragazze si scambiarono delle occhiate veloci, tese e preoccupate: la minaccia dei corvi sembrava scemare, ma chi era il loro misterioso aiutante?
Ci furono ancora schiamazzi e battiti d’ali e poi più nulla. Cautamente, Cappuccetto Rosso scivolò fuori dalla caverna e piegò la testa di lato nell’osservare la scena che le si presentò: una donna vestita da guerriero stava riattizzando il focolare, illuminando i corpi dei corvi trafitti da numerose frecce. A pochi passi da lei sostava un robusto cavallo dal manto bruno, che annusava il terreno con aria tranquilla, come se lo scontro non lo avesse disturbato affatto.
-Accidenti, come faccio a togliere tutte queste piume dai capelli?- gemette Aurora, seguendo la bambina. La salvatrice si girò verso di loro e congiunse le mani davanti al petto per poi piegare il capo ed il busto in un inchino. Aveva un volto ovale e lineamenti spigolosi: le labbra sottili e i neri occhi a mandorla non lasciavano trapelare nessuna emozione. Solo i capelli lunghi, raccolti dietro la testa in una crocchia, rivelavano la sua natura femminile: ad una prima occhiata distratta, sarebbe sembrata in tutto e per tutto un soldato. Portava anche una spada maneggevole e leggera appesa alla cintura.
Dal bordo superiore della sua armatura fece capolino un muso rosso e luminoso come una fiamma, che bisbigliò qualcosa alla giovane.
-Ma quello è… Un drago?- chiese Biancaneve, curiosa, rompendo il silenzio che regnava sulla radura.
Una creatura sinuosa uscì dal colletto della sconosciuta: era un drago dal corpo serpentiforme con quattro zampette artigliate, un paio di sottili vibrisse, ciuffi di pelo rosso lungo la schiena flessibile e due minuscole corna da cervo sopra gli occhi tondi. L’animale drizzò le grandi orecchie verso di loro, poi si nascose dietro il collo della padrona, spiandole da dietro il suo orecchio.
-Onorevoli straniere, permettetemi di presentarmi!- esclamò quindi la giovane con un leggero accento orientale -Io sono Hua Mulan e questo drago è Mushu, il mio fedele compagno.-
-Grazie del tuo aiuto, Hua Mulan.- rispose Aurora, sorridendo ed incoraggiando le altre due ragazze che invece non smettevano di esaminare la nuova arrivata. -Io sono…-
Mulan la interruppe con un gesto secco della mano.
-So chi siete. E’ molto che vi osservo.-
-Ah, anche tu?- borbottò Biancaneve contrariata, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Jasmine.
L’orientale non sembrò fare caso alle sue parole:
-Vago da tanto tempo alla ricerca di un’occasione come questa, io posso aiutarvi.-
-Cercavi da tempo un gruppo di senzatetto in una foresta?-
Mulan socchiuse gli occhi, senza mostrare traccia di divertimento:
-Cercavo un’impresa da compiere che potesse restituirmi l’onore che ho perduto quando il mio Imperatore, che ho servito fedelmente per anni, ha scoperto che sono una donna.-
-Ecco una cosa che non avevo mai visto…- mormorò la principessa araba rilassando la presa sull’elsa dei coltelli.
-Quindi vorresti darci una mano a riconquistare i nostri regni?- continuò Biancaneve, ancora scettica.
-Esatto.-
-E cosa ne ricaveresti?-
L’orientale la squadrò come se stesse parlando ad un’idiota:
-L’onore, te l’ho appena detto.-
Biancaneve scosse la testa.
-Voi siete pazze.- sentenziò poi.
-Forse.- replicò Jasmine -Ma almeno abbiamo un piano.-
-Un buon piano.- aggiunse Mulan, raccogliendo da terra un arco lungo e una faretra piena di frecce.
Biancaneve si girò verso Aurora:
-Tu cosa ne dici?-
La ragazzina si strinse nelle spalle:
-Farei qualsiasi cosa per svegliare i miei genitori e il mio regno dal sonno di Malefica. E poi quel drago sembra così carino!-
Mushu emise un sonoro sbuffo di soddisfazione da dietro la nuca di Mulan.
-Va bene…- sospirò infine la ragazza -Innanzitutto usciamo da questa maledetta foresta prima che i corvi tornino. Poi decideremo cosa fare.-
 
 
Angolo Autrice:
Due nuovi acquisti per il nostro gruppo di eroi: Jasmine e Mulan sono sicuramente più esperte delle altre in guerriglia e strategia, ma basterà per far funzionare questo piano sgangherato???

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Capitolo 5
*** I know your secret ***




Il sole era alto nel cielo quando finalmente si lasciarono alle spalle la Foresta di Mezzo. Si erano messe in cammino quando la fioca luce dell’alba era filtrata attraverso i rami, scambiandosi appena qualche parola durante la marcia.
Cappuccetto Rosso si voltò ad osservare quella che per tre anni era stata la sua casa, in un muto addio agli alberi; fu molto tentata di abbandonare le ragazze al loro destino, del resto lei aveva mantenuto i patti, le aveva portate fuori dal bosco. Cosa ne sarebbe stato di lei se le avesse seguite, abbandonando il suo unico rifugio sicuro?
-Cappuccetto Rosso, andiamo?-
La voce squillante ed allegra di Aurora la riscosse, facendole affrettare il passo sul sentiero: la principessa sembrava non perdere mai il buonumore, neanche nei momenti più difficili.
-Dove porta questa strada?- chiese Biancaneve, guardandosi attorno: non era il suo regno, quello, perché si erano dirette sempre ad occidente; la natura attorno a loro era però viva e vegeta, perciò escluse che fossero entrate nel reame di Aurora.
-C’è un villaggio, a mezza giornata di cammino da qui.- le rispose Mulan, che conduceva per le briglie Khan, un cavallo che si era rivelato scostante ed orgoglioso come la padrona. -Troveremo sicuramente un posto dove appartarci e discutere dei nostri piani.-
Mentre procedevano Jasmine affiancò Biancaneve e con finta noncuranza le sussurrò:
-Cosa hai fatto alle mani?-
La ragazza sussultò:
-Cosa..? Come…?-
-Prima che il fuoco si spegnesse, ieri sera, le ho viste. Erano completamente nere, sembravano carbonizzate! Non avevo mai visto nulla di simile…-
-Non credo siano affari tuoi!-
Jasmine le lanciò un’occhiata obliqua e continuò:
-Probabilmente no, ma dammi retta: nasconderlo e soffocarlo non ti aiuterà. Anzi, il potere inizierà a farti male, ti divorerà dall’interno per poi esplodere senza freni quando, esausta, abbasserai la guardia. E’ solo questione di tempo prima che la cosa ti sfugga di mano.-
Biancaneve rabbrividì:
-Perché dici così? Tu non sai nulla di me e del mio problema…-
-Oh, so molto più di quanto credi, fidati. Riconosco una maledizione quando la vedo, non ci vuole molto a capire che le tue mani in quello stato sono un pericolo per chi ti sta attorno. Per questo ti consiglio di trovare un modo per sfogarlo… Prima che sia troppo tardi.-
-Mi stai spaventando. Cosa nascondi?-
Gli occhi scuri di Jasmine furono attraversati da un lampo verdognolo ed incandescente; fu solo un attimo, ma bastò per aumentare l’inquietudine di Biancaneve.
Nel frattempo, però, rifletteva su quel discorso, immaginando che effettivamente dare libero sfogo al “problema” avrebbe potuto aiutarla a controllarlo meglio. Ma non le era possibile mettere in atto la sua idea, non finché era circondata dalle altre ragazze almeno.
-Non ha importanza chi sono io…- mormorò Jasmine, assorta -Ti basti sapere che la mia esperienza con lui mi ha quasi portata alla follia, prima che riuscissi a dominarlo e a conviverci. Se io sono riuscita a domare lui, tu riuscirai sicuramente a venire a capo del tuo problema!-
-Lui? Lui chi?-
Jasmine sembrò risvegliarsi dal torpore che l’aveva colta:
-Niente, lascia stare ho detto. Era solo un consiglio.-
Sembrava che quella fosse la sua risposta preferita: Jasmine aveva fatto dell’essere scostante un’armatura priva di debolezze.
Senza aspettare risposta accelerò l’andatura, superando una Biancaneve sempre più perplessa.
 
Giunsero al piccolo borgo poco prima del tramonto. Il loro pittoresco gruppetto – una bambina vestita di rosso, una ragazza coperta da un velo, una donna guerriero, una serva ed una nobile – attirò parecchie occhiate incuriosite da parte dei paesani.
Il villaggio era costituito da graziose e basse case in pietra costruite una accanto all’altra intorno ad una piazza, sulla quale si affacciava anche l’unica locanda del paese; la cosa che attirò più l’interesse di Biancaneve fu la sobria agiatezza che gli abitanti mostravano nel vestire.
“Sembra un regno ricco. Forse qui troveremo l’aiuto di cui abbiamo bisogno.”
Si rimproverò subito per quel pensiero speranzoso: non era da lei indulgere in sciocche fantasticherie.
“Non starai davvero accarezzando l’idea di supportare queste pazze, vero? Pensa a trovare un modo per sopravvivere, piuttosto!”
Fermò le altre che si dirigevano in tutta tranquillità alla locanda:
-Ferme! Cosa volete fare?-
-Consumare un pasto caldo ed avere un letto decente per la notte… Mi sembra ovvio.- replicò Jasmine, perplessa.
-E come pensate di pagare?-
Le ragazze si guardarono negli occhi, sgomente:
-Io non avevo denaro con me quando sono fuggita… Mi sono arrangiata senza…- borbottò Jasmine.
-Io non ho più soldi con me…- le fece eco Mulan, imbarazzata.
-E noi neanche e non credo che la bambina tirerà fuori moneta sonante dalle tasche del vestito! Perciò dobbiamo trovare un’altra soluzione!-
-Veramente io potrei avere qualcosa!- esclamò Aurora, frugando nel suo cestino da ricamo e tirandone fuori un diamante dalle dimensioni di un unghia.
-Credete che possa bastare?-
-Ma… E’ vero?- balbettò Jasmine. Aurora la fissò offesa.
-Ma certo! Credevi che addobbassi le mie preziose creazioni con pietruzze colorate e pezzi di vetro? Dovrei avere anche un sacchetto di perle, da qualche parte…-
-Va bene, lo cercherai più tardi!- la interruppe Mulan, prendendola per un braccio e spingendola nella locanda. Aveva infatti notato che la voce squillante di Aurora e i suoi esuberanti modi di fare stavano attirando l’attenzione su di loro più del dovuto.
L’oste strabuzzò gli occhi nel veder rotolare sopra al bancone il diamante, ma dopo aver constatato che non si trattava di un falso allungò le chiavi di due stanze alle ragazze, indicandogli poi un tavolo di legno in un angolo della sala.
Mentre le altre si rifocillavano avidamente, Mulan – che aveva maneggiato il cucchiaio con estrema difficoltà ed irritazione – chiese gentilmente alla cameriera:
-A cosa dobbiamo queste porzioni così abbondanti?-
Quella si strinse nelle spalle:
-E’ la solita quantità. La Bestia ci impone delle tasse assurde, ma per fortuna il nostro regno è abbastanza ricco per far fronte alle sue richieste…-
-La Bestia?- intervenne Biancaneve interessata.
-Sì, il signore del castello che sorge non lontano da qui. Ha la sovranità su queste terre e tutti devono rendere conto a lui del loro ricavato…-
La cameriera rabbrividì:
-Si dice che abbia un aspetto mostruoso e che per questo resti nascosto agli occhi degli estranei. I pochi che hanno avuto la sventura di incrociarlo di notte sono stati sventrati oppure sono impazziti dal terrore… E’ così che si è guadagnato il soprannome di Bestia.-
-Impressionante…- commentò Mulan, interessata a saperne di più. La ragazza annuì, felice di aver trovato un pubblico fresco per le sue chiacchiere:
-E non è finita. Quella creatura immonda tiene imprigionata da anni nel suo castello una giovane donna, una vera bellezza, a quanto dicono! Nessuno sa perché non può andarsene da lì, ma la descrivono come una ragazza malinconica e gentile… Ci credo, a vivere con un mostro pericoloso! Povera anima…-
-E nessuno ha mai provato a liberarla?- chiese Aurora, arricciando il naso con disapprovazione.
-Una volta, sì. Alcuni uomini si erano messi in testa di uccidere la Bestia e partirono alla volta del castello, con torce e legna per appiccare il fuoco. Non tornarono mai.-
La cameriera si voltò, richiamata da altri avventori, e lasciò il gruppo a rimuginare sulle sue parole.
-Pensate anche voi quello che penso io?- mormorò Jasmine con uno scintillio soddisfatto negli occhi.
-Che la carne cotta è immangiabile?- pigolò Cappuccetto Rosso, tormentando il pezzo di arrosto che aveva nel piatto, evidentemente disgustata.
-Se gli unici abitanti del castello sono la Bestia e la povera fanciulla indifesa, chi sarebbe più apprezzato dal popolo come sovrano, secondo voi?- continuò la principessa araba.
-La ragazza, senza dubbio!-
-Esatto! Perciò, se noi uccidiamo la Bestia, lei potrebbe dimostrare la sua riconoscenza finanziando il nostro progetto!-
-Non funziona così!- replicò Aurora, piccata -Le nobili fanciulle vanno salvate da un cavaliere dal cuore buono, per puro amore di giustizia!-
-Sai che potrebbe anche funzionare?- commentò Biancaneve, rianimata e con un accenno di sorriso sulle labbra.
Con uno scatto Mulan si voltò sulla sedia ed afferrò per il bavero della casacca un ragazzo che le stava ascoltando in silenzio. La ragazza lo strattonò a sedere accanto a lei e senza farsi notare gli puntò un pugnale al petto:
-Non una mossa!- ringhiò -Qual è il tuo nome? Perché ci spiavi?-
Il ragazzo scosse indietro i ribelli riccioli rossi e sgranò gli occhi castani in un’espressione di puro stupore:
-Spiarvi? Io? Ma no, io ero rimasto semplicemente affascinato dai vostri progetti! Vedete, io sono…-
-Il principe Filippo!- esclamò Aurora, sorridendo -Principe, vi ricordate di me? Ci siamo visti qualche anno fa, presso la corte di vostro padre!-
Filippo arrossì e ridacchiò:
-Ma certo che mi ricordo di voi, Aurora, certo…-
-Cosa ci fate qui, in questa locanda sconosciuta?-
-Mio padre non era più disposto ad assecondare le mie inclinazioni… E mi ha cacciato dal palazzo e dal regno!- sospirò il ragazzo, afflitto. Poi però il suo volto dai tratti infantili si illuminò nuovamente:
-Ma non tutti i mali vengono per nuocere! Adesso che è mio fratello a dover salire sul trono io potrò dedicarmi al grande amore della mia vita: la poesia!-
-Oh, componete poesie? Che bello!- continuò Aurora, estasiata. Nessuno, attorno a quel tavolo, osava interrompere quella bizzarra conversazione.
-Sì, sono piuttosto bravo!- rispose Filippo – e Biancaneve poteva giurare di averlo visto gonfiare il petto come un pavone.
-Per questo sono stato incuriosito dai vostri discorsi… Ma è un’impresa grandiosa quella che avete in mente! Volevo chiedervi il permesso di seguirvi! Che emozione, sarò il primo poeta a cantare di una brigata di donne onorevoli e valorose! Potrò finalmente comporre il poema che volevo scrivere da tempo! Lo chiamerò…-
-Che ne dite di abbassare la voce, prima?- borbottò Jasmine, lanciando occhiate preoccupate tutt’intorno. Ma non fu abbastanza accorta e un uomo, passando, afferrò con maestria il cestino da ricamo di Aurora, sparendo poi oltre l’uscio dell’osteria. Mentre gli avventori rumoreggiavano impauriti, Jasmine e Mulan si lanciarono all’inseguimento.
 
Angolo Autrice:
Scusate, volevo aggiornare prima ma a scuola sono state giornate d'inferno (anzi, di Cocito, visto che in classe si congela >. Questo è già uno dei capitoli in cui la mia scrittura fantasy arrugginita ha iniziato ad ingranare: non so voi, ma io ho notato tantissimo la differenza con i precedenti e ne sono davvero soddisfatta!
Qualche doverosa precisazione:
1)Mulan giudica le porzioni troppo abbondanti perché nell’antica Cina anche mangiare era soggetto a regole ben precise ed introdurre in bocca troppo cibo (come, ad esempio, quello contenuto in un cucchiaio) poteva essere considerato disdicevole.
2) Anche Filippo vi sembra un idiota? Perfetto, allora ho centrato il bersaglio! Non sottovalutatelo e soprattutto non sottovalutate l'ingenua Aurora!
Jasmine sembra comprendere Biancaneve molto bene, anzi, fin troppo… Ma adesso non c'è tempo per pensare ai suoi occhi verdi o alla ragazza prigioniera da salvare, perché bisogna rintracciare un comune ladruncolo. Che forse tanto comune non è….
Vi ho incuriosito? Dai, questa è facile, provate ad indovinare! ;)
 
Crilu

 

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Capitolo 6
*** The lady in the castle ***




-L’abbiamo perso!- sbuffò Mulan, scrutando irritata la piazza antistante la locanda deserta. Jasmine socchiuse gli occhi, lo sguardo puntato ai vicoli che si diramavano in tutte le direzioni.
-Forse non ancora!- replicò, cogliendo un guizzo in fondo ad una delle stradine. Riprese a correre sulle tracce del ladro, seguita dalla guerriera. Ad un tratto la ragazza si fermò, perplessa, davanti ad un muro.
-Non è possibile…- mormorò. Un rumore appena percettibile proveniente dall’alto le fece alzare il viso giusto in tempo per vedere un lembo del mantello del ladruncolo svanire oltre la cornice del tetto.
-Dividiamoci ed aggiriamo la casa!- ordinò Mulan, precedendola -Tu vai in una direzione, io nell’altra: dovrà scendere a terra, prima o poi!-
Jasmine obbedì, dirigendosi a sinistra e perdendosi poi tra gli edifici sconosciuti; c’era solo la debole luce di poche lanterne ad illuminare il cammino, ma sia lei che il fuggitivo sopra i tetti sembravano a loro agio nell’oscurità. Muovendosi il più silenziosamente possibile, la ragazza riuscì a sorprendere il ladro nell’istante stesso in cui poggiò piede sul terreno e con una brusca spinta lo bloccò contro un portone, puntandogli uno dei suoi coltelli alla gola.
Sotto il cono di luce di una lucerna poté osservarlo bene: era un uomo giovane, poco più alto di lei ma decisamente più robusto. Era vestito con una casacca simile alla sua, che gli lasciava scoperte le braccia muscolose; sotto ad essa portava delle brache large e degli stivali che gli sfioravano il ginocchio. Attorno alla testa aveva un turbante dai cui sfuggivano diverse ciocche di ribelli capelli corvini, che incorniciavano un sorriso beffardo e due occhi scuri e profondi; le mani fasciate da sottili strisce di stoffa spiegavano la sua abilità nell’arrampicarsi, mentre nella fusciacca di seta che aveva stretta in vita erano infilati una borsa rigonfia ed un pugnale pregiato.
Jasmine fu attirata per un attimo dal cerchio di metallo serrato attorno all’avambraccio del ragazzo, ma si costrinse a puntare nuovamente il suo sguardo negli occhi dello sconosciuto: lui sembrava particolarmente attratto da quel bracciale ed era meglio non stuzzicare oltre la sua curiosità.
-Il cestino!- disse pacatamente, vedendo che la smorfia divertita sul volto del ladro non accennava a svanire. Quello allargò le braccia con fare noncurante.
-Non so di cosa tu stia parlando, dolcezza!-
Con uno scatto che colse il ladro di sorpresa, Jasmine tagliò i cordoncini che tenevano legata la bisaccia al torace del ragazzo, afferrandola al volo e balzando indietro, fuori dal suo raggio di azione.
Lui provò a reagire, ma si arrese davanti alla punta scintillante dei pugnali ricurvi; sul suo viso si alternarono sorpresa, perplessità e fastidio.
-Non si ruba ai ladri!- borbottò, incrociando le braccia al petto. Jasmine sorrise, accondiscendente:
-Ah no? E chi l’ha detto?-
-Il nostro codice!- sbuffò ancora il ragazzo, gesticolando. -Il Codice dei Bravi Ladri afferma esplicitamente: “non toglierai mai ad un povero ladro i suoi sudati averi!”-
La ragazza scosse la testa nell’udire quelle assurdità:
-Sei fortunato che ti abbia raggiunto prima io: dubito che la mia compagna ti avrebbe lasciato vivere!- commentò, pensando a quanto Mulan avesse a cuore le questioni di onore. Poi, senza smettere di tenerlo sotto tiro, iniziò ad allontanarsi.
-Oh andiamo!- sbottò il ragazzo, incredulo -Riprenditi pure quello strambo cestino da cucito, ma almeno rendimi la borsa!-
-Credo che i tuoi sudati averi saranno molto più utili a noi!- rispose Jasmine, divertita, rifilandogli una ginocchiata sul torace prima di allontanarsi.
Il ladro a quel punto sembrava davvero arrabbiato:
-Vedi di non incrociare più il cammino di Aladdin, dolcezza!- ringhiò -O mi renderai ciò che hai rubato con gli interessi!-
-Aladdin?- esclamò Jasmine, arrestandosi -E’ questo il tuo nome? Mi suona familiare…-
Lui la fissò confuso, nella speranza di poterla cogliere di sorpresa e riappropriarsi della borsa.
-Non credo di averti mai incontrato prima d’ora, dolcezza. Me ne ricorderei!- esclamò, mentre il sorriso sghembo tornava ad affiorare sulle sue labbra.
Con uno sbuffo esasperato, Jasmine si voltò ed in breve sparì alla sua vista.
 
La mattina dopo impegnarono parte della refurtiva di Aladdin per dei cavalli; mentre attendevano la fine della compravendita, Biancaneve fu attratta dal calore di una fucina. Si avvicinò e si fermò ad ammirare affascinata uno spadino che faceva bella mostra di sé fuori dalla bottega dell’artigiano.
-Prendilo, se vuoi!- disse la voce di Mulan alle sue spalle. La ragazza scosse la testa, come risvegliandosi da un sogno:
-No, non importa. Non saprei come usarlo.-
Senza badarle, la guerriera tese delle monete al fabbro e le consegnò lo spadino.
-Quello non è un problema, ti insegno io. Se vorrai far parte di quest’impresa, è bene che tu impari a difenderti da sola. Non saprai mai da che parte arriverà il nemico.-
A Biancaneve parve di cogliere un lampo di dolore negli occhi della compagna e decise di accettare il dono in silenzio. Il suo timore, però, non era dovuto solo all’inesperienza: temeva anche che avrebbe potuto ridurre l’arma in polvere in un momento di pericolo.
“Potrei fare del male a qualcuno di loro!” pensò, osservando la compagnia che si metteva lentamente in cammino verso il castello della Bestia. Cappuccetto Rosso sedeva in sella con Aurora, che chiacchierava amabilmente con Filippo senza però abbandonare il plurale di cortesia – come se fossero ancora a corte; Mulan scandagliava i lati del sentiero, sempre in guardia, scambiando giusto qualche parola con Mushu, il drago rintanato nella sua armatura; Jasmine si rigirava assorta tra le mani la bisaccia sottratta la sera prima al ladro. Lei chiudeva la fila, immersa nei suoi pensieri foschi. D’un tratto avvertì le redini farsi sottili e consumate tra le sue mani e si osservò le dita. Dalle falangi si dipanavano le consuete sottili venature nere.
“Devo seguire il consiglio di Jasmine e stare attenta. Sta peggiorando.”
 
Giunsero al castello a metà pomeriggio e si stupirono della facilità con cui i possenti cancelli in ferro battuto si aprirono al loro tocco. Il castello era in realtà una grande villa, circondata da un immenso giardino che si stava risvegliando dal letargo invernale.
-Guardate quante rose!- esclamò Aurora, estasiata. Il prato era infatti ricoperto da numerosi rosai: grovigli di foglie e spine da cui sbocciavano fiori di tutti i colori. Cappuccetto Rosso scivolò giù dalla sella e si avvicinò ad una pianta, incuriosita, ma non appena provò a sfiorare i morbidi petali una voce imperiosa risuonò dall’atrio del palazzo:
-Non osare, bambina sfacciata!-
La bimba rimase con la mano tesa verso la rosa, mentre tutti si giravano ad osservare la misteriosa fanciulla prigioniera di quella dimora. In realtà non era più una ragazzina, ma una donna alta e robusta, che scese elegantemente gli scalini che precedevano il portone d’ingresso, avvolta in una pelliccia scura.
Aveva un viso pallido su cui spiccavano due carnose labbra rosso carminio e una sottile cicatrice rosata che le divideva a metà il sopracciglio sinistro; gli occhi ambrati li fissavano per metà adirati e per metà preoccupati. La donna si spostò nervosamente i lunghi capelli rossi da una parte:
-Chi siete? Cosa volete?- borbottò poi, fermandosi a pochi passi da loro.
-Viandanti, signora!- rispose cortesemente Biancaneve, facendosi avanti; lei, in risposta, fece altrettanti passi indietro. -Cerchiamo…-
-Non potete restare qui!- la interruppe bruscamente la padrona di casa -Non avete ascoltato cosa si dice in giro?-
-Non vi preoccupate! Non arrecheremo alcun disturbo a voi o al padrone di questo palazzo! Vogliamo solo riposare qualche ora, per poter riprendere il cammino con il calare della sera!- intervenne Mulan. La donna li soppesò ancora, dubbiosa:
-Promettete di andarvene prima del tramonto?- mormorò poi, più rilassata. Le ragazze annuirono e lei si lisciò le pieghe della gonna scura:
-Bene, seguitemi allora. Potrete riposarvi qui un paio d’ore prima di riprendere il cammino!-
Il principe Filippo si chinò verso Aurora:
-Bella lo è di certo, ma non vedo alcun segno della gentilezza che le attribuivano; anzi, ha qualcosa di strano…-
La ragazzina gli lanciò un’occhiata di disapprovazione:
-Filippo, vergognatevi! La poveretta dev’essere abituata alle rozze maniere del mostro che la tiene prigioniera, sono sicura che non ha avuto compagnia per molto tempo! E’ ovvio che si mostri fredda e riservata con gli estranei…-
La donna li condusse attraverso gli ampi corridoi del castello: nonostante questo sembrasse disabitato, i pavimenti e i quadri appesi alle pareti non mostravano segni di incuria, anzi, splendevano.
-E’ molto che vivete qui, signora?- chiese Jasmine, notando che i mobili erano spogli, privi di qualsiasi oggetto decorativo. La donna si irrigidì lievemente:
-Diversi anni, ormai. E il mio nome è Belle.-
Arrivarono in una sala che, a differenza degli altri ambienti, era piena di libri: tomi antichi e nuovi riempivano ogni superficie disponibile, dagli scaffali ai tavoli, dai divani alle sedie.
-Perdonate il disordine…- borbottò Belle, osservando la sala con la fronte corrugata ed affrettandosi a chiudere un libro che stava evidentemente consultando prima del loro arrivo -Vado a prepararvi una tazza di thè caldo… Vi piace il thè, vero? Mi raccomando, non toccate nulla! Soprattutto tu, bambina!-
Cappuccetto Rosso le fece una linguaccia mentre Belle si chiudeva la porta della biblioteca-salone alle spalle, per poi iniziare a curiosare tra i libri. Non sapendo leggere, si limitava ad alzare i volumi e ad osservarne le illustrazioni.
-Cappuccetto Rosso!- la riprese Jasmine -Non hai sentito cos’ha detto Belle? Non toccare i suoi libri, l’hai già fatta arrabbiare cercando di cogliere quella rosa!-
La bambina si strinse nelle spalle:
-Era bella…-
-Certo che le letture di questa signora sono ben strane!- esclamò Filippo, sfogliando un libro a caso -E che immagini raccapriccianti! Demoni, streghe, sirene… Questi libri parlano di mostri!-
-Oh, Filippo, ancora?- sbottò Aurora, pestando un piede a terra con atteggiamento poco principesco -E’ evidente che siano le letture preferite della Bestia! Si divertirà a leggere dei suoi simili…-
-Il principe ha ragione, c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo castello!- intervenne Biancaneve, reprimendo un brivido.
-Gli uccelli!- esclamò allora Mulan, affacciata ad una delle ampie vetrate che davano sul giardino.
-Gli uccelli cosa?-
-Non cantano. C’è tanto silenzio. E’ questa la cosa strana.-
Le loro riflessioni furono interrotte dall’arrivo di Belle che reggeva un vassoio su cui erano ordinatamente disposte tazzine da thè finemente decorate e piene fino all’orlo della calda bevanda scura. Tutti bevvero il thè in silenzio, scandito da un orologio a pendola e interrotto solo da sporadici tentativi di conversazione: Belle non sembrava propensa a condividere con loro alcuna informazione sulla Bestia, anzi, sembrava quasi negarne l’esistenza. Man mano che il tramonto si avvicinava l’aria nella stanza si faceva più tesa: Belle era irrequieta come non mai e tentava di cacciarli in tutti i modi, Jasmine e Mulan riflettevano su come affrontare il mostro, Biancaneve su come tirare la donna dalla loro parte. Aurora scandagliava la stanza alla ricerca di un posto sicuro dove nascondersi, Filippo era perso nella prematura composizione dei suoi versi celebrativi. Cappuccetto Rosso, invece, si limitò ad arricciare il naso con espressione meditabonda e perplessa.
-E’ tardi!- gridò Belle, quando vide che il sole stava scendendo oltre le colline -Dovete andarvene subito!-
-No!- replicò Biancaneve, con un sorriso nervoso (il formicolio che avvertiva sulla punta delle dita la metteva in agitazione) -Belle, vogliamo solo aiutarti! Non devi aver paura, uccideremo la Bestia insieme e tu sarai libera!-
La donna si appoggiò al tavolo vicino, chinando la testa e premendosi una mano sul ventre:
-Voi non capite!- ringhiò, alzando di nuovo gli occhi dorati su di loro. Poi, con un grido straziante, crollò a terra.
 
 
Angolo Autrice:
Sorpresi? Non è esattamente la dolce Belle altruista che conosciamo, sebbene le abbia lasciato la sua smodata passione per i libri! xD
E Aladdin? Cosa ne pensate? Fatemi sapere J
A presto
 
Crilu

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Capitolo 7
*** Beauty is the Beast ***




Con un sinistro scricchiolio di ossa il corpo di Belle iniziò a deformarsi: la schiena si abbassò, gli arti si allungarono e il cranio assunse un’inconfondibile forma ferina. In breve la veste scura che indossava cadde a terra a brandelli, su tutto il corpo della donna crebbe una pelliccia bruna e i denti divennero temibili zanne che sporgevano dal muso socchiuso. Davanti a loro stava rannicchiato un lupo dalle dimensioni gigantesche; il muso arrivava al pari del volto di un essere umano e le membra robuste e slanciate erano proporzionate al corpo. Manteneva però ancora qualcosa della precedente figura umana: il peso era sbilanciato sulle zampe posteriori, più basse delle altre, e le orecchie non erano poste sulla sommità del capo, ma all’altezza degli occhi.
-Oh cielo!- strillò Aurora terrorizzata -E’ lei la Bestia!-
L’animale aprì gli occhi, che avevano mantenuto identico il colore dorato, ma erano privi di qualsiasi segno di umanità: scrutò i presenti con ferocia e raspando il terreno con gli artigli emise un basso ringhio famelico.
La compagnia rimase alcuni istanti scioccata dal repentino e spaventoso cambiamento che era occorso alla padrona di casa, che adesso si agitava davanti a loro lanciando bassi ululati, come se fosse indecisa su chi colpire per primo.
Poi, mossi tutti dallo stesso istinto di sopravvivenza si lanciarono oltre le porte del salone, iniziando a correre per i corridoi dell’ampio castello con il licantropo alle calcagna.
Il sole era tramontato quasi del tutto ed ogni istante che passava la luce si faceva più fioca, rendendo difficile avanzare in quell’ambiente sconosciuto senza sbattere contro un angolo o un mobile.
-Dividiamoci!- propose Jasmine, ma Biancaneve si oppose con forza:
-No, saremmo delle facili prede! Dobbiamo trovare il modo di ostacolarle il cammino!-
-E come?-
-Chiudiamo le porte delle stanze che attraversiamo, tanto per cominciare!-
Il tentativo di rallentare la bestia sembrò andare a buon fine, ma Belle, in preda ad una furia animale, prese a sventrare le porte con gli artigli, decisa ad uccidere gli ospiti indesiderati.
-Dobbiamo abbatterla!- sentenziò allora Mulan, quando si furono rifugiati in una grande stanza che in passato doveva essere stata una sala da ballo: c’erano ancora i leggii su cui i musicisti posavano gli spartiti. Jasmine sbarrò gli occhi:
-Abbatterla? Ma non è un animale…-
-Ne sei sicura? Credevo di aver visto una bocca irta di zanne, poco fa, e degli artigli poderosi!-
-Sì, ma non è solo questo… E’ anche umana, in parte!- replicò l’altra, infervorandosi.
-Abbiamo commesso un errore di valutazione a venire qui. Ora, se vogliamo uscirne vivi, dobbiamo uccidere quella bestia e scappare!-
Biancaneve colse una scintillante luce verde nella penombra della sala e le sembrò che provenisse dagli occhi di Jasmine, che ringhiò:
-Non capisci che quella donna è vittima di una maledizione? Non ha colpa della sua natura! Non è lei che vuole ucciderci, ma il lupo!-
-Stiamo ancora parlando di Belle?- chiese Mulan, assottigliando gli occhi a mandorla.
Jasmine non poté replicare, perché proprio in quel momento Belle buttò a terra le porte del salone con una spallata, spargendo ovunque schegge di legno. Il lupo si fece avanti scrollando il capo, cercando di individuare con precisione la posizione delle sue prede, che trattenevano il fiato.
Mentre Mulan si preparava a scoccare la freccia già pronta, Cappuccetto Rosso si liberò dalle braccia di Aurora che la tenevano stretta e si parò davanti alla Bestia, fissandola senza paura nelle iridi dorate.
Biancaneve trattenne rumorosamente il fiato ed avvertì il formicolio passare dalle mani alle braccia:
-Uccidila!- sibilò a Mulan, ma quella scosse la testa con aria affranta:
-Non posso!- mormorò, senza staccare gli occhi dal lupo, che ricambiava lo sguardo della bambina senza attaccare -Colpirei lei!-
Cappuccetto si fece avanti cautamente, mentre il ringhio di Belle si trasformava in un incerto mugolio. Sotto gli occhi esterrefatti del gruppo, il lupo andò incontro alla bambina, sfregando poi il muso umido contro la sua mano tesa.
-Vedete anche voi quello che vedo io?- balbettò Filippo, con gli occhi sbarrati -Sta scodinzolando!-
Era vero: Belle batteva ritmicamente la coda pelosa sul terreno, reagendo alle lente carezze di Cappuccetto con grugniti di apprezzamento. Quando i suoi occhi si aprirono di nuovo, fu chiaro a tutti che la parte umana aveva riottenuto il controllo sulla Bestia, perché le iridi gialle risplendevano di un’intelligenza razionale. Come se fosse stato un enorme cane da guardia, il licantropo si accucciò ai piedi della bimba, che non aveva cessato un attimo di accarezzarlo, e chiuse gli occhi, addormentandosi.
 
Alle prime luci dell’alba Biancaneve fu risvegliata da gemiti di dolore simili a quelli uditi la sera prima: sbatté gli occhi, mettendo a fuoco i compagni che si erano, come lei, lasciati sopraffare dal sonno dopo aver capito che la Bestia non li avrebbe attaccati.
Belle, che stava nuovamente assumendo forma umana, si contorceva sul pavimento negli ultimi spasmi di dolore; con un sussulto anche gli artigli tornarono normali dita umane e la donna aprì gli occhi, coprendosi alla meglio con i lunghi capelli.
-Siete tutti vivi…- mormorò, confusa.
-Sì, anche se ci hai messo molto impegno nel tentare di mangiarci!- puntualizzò Jasmine, stizzita e ancora sconvolta dalle vicende della notte.
Belle aggrottò la fronte, voltandosi verso Cappuccetto Rosso che la osservava vigile e muta.
-Come… Cosa mi hai fatto?- borbottò. La bambina si strinse nelle spalle:
-Il tuo lupo era spaventato: non gradisce intrusi nel suo territorio. Gli ho semplicemente spiegato che noi non eravamo un pericolo.-
-Vuoi dire che ci hai parlato?- esclamò Belle, sbigottita.
-Già. Dovresti ascoltarlo un po’ di più, o entrambi finirete per impazzire.- commentò Cappuccetto con tono annoiato, come se le relazioni tra un licantropo e la sua controparte ferina fossero il suo pane quotidiano.
Belle le sfiorò il capo con le dita tremanti, fissandola sovrappensiero; poi piegò le labbra carnose in un sorriso incerto.
-Mi hai salvato, bambina.-
-Questo non è del tutto vero…- sibilò una voce sconosciuta. Mushu scivolò fuori dall’armatura di Mulan e volteggiando pigramente si pose alla stessa altezza degli occhi della donna-lupo. Nelle iridi scure del piccolo drago erano evidenti una saggezza sconfinata ed un sottile luccichio di scherno.
-La bambina sa controllare il tuo lupo, tu ancora no. Sei ancora schiava della sua rabbia, se non c’è lei a fermarti.-
Belle sgranò gli occhi, poi si voltò verso Cappuccetto:
-Ma questo non è un problema! Resterai qui ed avrai tutto ciò che vorrai! Vestiti, libri, giocattoli… Anche le rose, se lo desideri!-
-Vacci piano, donna-lupo!- sbottò Biancaneve, ponendosi tra lei e la bimba. -Non puoi trattenerla qui! Lei è con noi.-
La donna socchiuse gli occhi e serrò le labbra in una smorfia che ricordava pericolosamente la sua forma ferina.
-Ah no? E perché?- ringhiò -Volete continuare a sballottarla per il mondo? E’ una bambina!-
-Oh certo!- esclamò Aurora, strattonando Cappuccetto Rosso tra le sue braccia -Lasciarla nelle grinfie di un licantropo mi sembra proprio la soluzione più assennata!-
-Io direi…- iniziò Mushu, sovrastando con il suo tono pacato le voci animose degli altri -Che forse è meglio che sia la bambina a decidere. Non credete anche voi?-
Con un rapido movimento della coda si avvicinò a Cappuccetto, aggrappandosi con gli artigli al suo petto ed accomodandosi per guardarla meglio, aspettando la sua risposta.
La bambina inarcò un sopracciglio scrutando i presenti con il suo solito cipiglio malinconico e concentrato.
“In questi momenti avrei davvero bisogno dell’aiuto del branco…”
Con un sospiro teatrale la bambina scrollò le spalle: il suo istinto le diceva chiaramente che il destino dei suoi nuovi amici non si era ancora compiuto, la sua missione non era ancora finita.
 -Verrai con noi.- decretò, fissando Belle con sguardo ammonitrice.
A patto che il tuo lupo se ne stia a cuccia, sembravano dire le sue iridi verdi.
Mulan scosse la testa, visibilmente contrariata e desiderosa di protestare, ma Jasmine le lanciò un’occhiata per dissuaderla.
“Perché vuole difendere a tutti i costi la donna-lupo? Perché difendere un mostro?” si chiese la guerriera, mentre Mushu scivolava di nuovo dentro la sua divisa da soldato. Per un attimo considerò l’idea di chiedere spiegazioni a lui, ma sapeva che avrebbe ottenuto solamente risposte criptiche e velate di ironia: il drago, pur essendo dotato di un’intelligenza e di una cultura straordinaria, amava gli indovinelli e i giri di parole ed era impossibile costringerlo a rivelare qualcosa contro la sua volontà.
-Bene…- disse Belle, dopo qualche attimo di silenzio e congiungendo le dita delle mani davanti alla fronte in un gesto pensieroso -Sembra che io sia costretta a seguirvi. Poco male, questo castello stava diventando opprimente.-
-Come hai fatto a venirne in possesso?- chiese Biancaneve, curiosa. La donna evitò di guardarla negli occhi, evidentemente a disagio:
-Ho ucciso il principe che vi dimorava. Ma vi giuro che è stato un incidente!-
-Ma davvero…- borbottò Aurora, che sembrava la meno propensa a fidarsi della donna-lupo.
-Davvero. Ero stata attaccata dai lupi nel bosco, mentre ero alla ricerca di mio padre: era un mercante, ma non avevo più sue notizie da mesi e visto che vivevamo quasi in povertà, presi i miei pochi averi e decisi di mettermi sulle sue tracce. Non avevo idea che quegli animali non fossero ciò che credevo e non so perché mi risparmiarono, lasciando che mi trasformassi in un mostro come loro. Fatto sta che dopo due settimane in cui il principe mi aveva amorevolmente curata e sfamata, alla  prima luna piena mi trasformai ed il lupo lo uccise…-
Belle scosse la testa sconsolata:
-Non me lo sono mai perdonato. Odio ciò che sono diventata, una creatura fredda che potrebbe uccidere chiunque le stia vicino non appena perde il controllo; per questo ho lasciato che le dicerie sulla Bestia si diffondessero, allontanando i curiosi e continuando a vivere in solitudine alla disperata ricerca di un antidoto per questa condizione. Tutti quei libri servono a questo.-
Biancaneve sorrise timidamente, offrendole il suo mantello per coprirsi: conosceva bene la solitudine ed i suoi tormenti e si sentiva molto più vicina a quella donna di quanto avesse mai potuto immaginare. Entrambe custodivano un potere che non avevano chiesto e che non riuscivano a controllare; la ragazza era fermamente convinta che anche Jasmine nascondesse qualcosa di simile, ma che non lo avrebbe mai rivelato di sua spontanea volontà. Belle accettò il mantello serrando la mascella:
-Adesso non sei più sola.- annunciò solennemente Cappuccetto Rosso -Però ci serve il tuo aiuto per conquistare i regni di Aurora e di Biancaneve e poi per aiutare Jasmine ad imporsi sulla sua tribù!-
Gli occhi della donna-lupo ammiccarono, astuti ed accesi di una nuova speranza:
-Cosa vi serve, compagni?-
 

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Capitolo 8
*** Sleeping Curse ***




Mulan drizzò il capo in direzione della boscaglia alle sue spalle, la mano sull’elsa della spada.
-Hai sentito?-
Il muso di Mushu spuntò tra i suoi capelli e la ragazza sentì il fiato caldo della bestiolina sul collo.
-Sì.-
La guerriera si pentì di essere andata in ricognizione da sola: aveva peccato di ingenuità nel pensare che essendo partiti solo da pochi giorni dal castello di Belle nessuno fosse sulle loro tracce.
“Il pericolo è sempre alle tue spalle. Non saprai mai da chi arriverà la pugnalata!” pensò, piegando le labbra in una smorfia addolorata.
Quando era stata tradita e la sua vera identità era diventata di dominio pubblico nessuno dei suoi commilitoni aveva fatto qualcosa per aiutarla. A distanza di due anni, le loro occhiate di disprezzo le bruciavano più dell’esilio.
Un altro rumore la spinse a sguainare la lama e a tornare verso il campo: il sole sarebbe tramontato presto e lei sarebbe diventata una facile preda per chiunque si nascondesse tra le foglie.
Non fece in tempo a muoversi, perché l’individuo le si palesò davanti e Mulan fremette per la sorpresa e l’inquietudine:
-Li Shang…- mormorò, chinando la testa in segno di rispetto. Non aveva mai visto quell’uomo, ma la sua somiglianza con il padre – generale dell’Impero che Mulan aveva servito per anni – era impressionante. Stessa stazza robusta, stessi occhi inquisitori, stessa alterigia aristocratica.
Li Shang la stava osservando con malcelato interesse, facendo oscillare la spada che impugnava. Socchiuse gli occhi:
-E così tu sei Hua Mulan. La donna che ha osato ingannare l’Imperatore fingendosi un suo soldato.-
“Me l’ero immaginata diversa…”
La donna che stava sostenendo il suo sguardo senza abbassare gli occhi non aveva nulla di comune, nulla che combaciasse con l’idea che si era fatto di lei; si era aspettato una ragazza caduta in disgrazia, disonorata, talmente brutta da non essere riuscita a combinare un buon matrimonio prima di vestire la divisa imperiale. Invece aveva davanti a sé una donna indipendente, che non mostrava segni di paura o cedimento e che aveva dei lineamenti incredibilmente graziosi, nonostante fossero stati induriti da anni di guerra.
-Non ho mai pensato di ingannare l’Imperatore. Anzi, gli ho dedicato anni di fedeltà e fatica.-
La voce indispettita ed arrogante lo riscossero, ricordandogli ciò che doveva fare.
-Non era quello il modo di onorare la tua famiglia ed il tuo Paese. Hai gettato vergogna su tutto l’esercito imperiale e devi pagare per questo.-
Mulan scosse la testa:
-Sono stata bandita; ogni mio bene, che avevo conquistato versando il mio sangue, è stato confiscato. Sono giunta qui dopo un viaggio durissimo e convivo ogni giorno con la mia vergogna… E tutto questo solo perché sono una donna. Non ho già pagato abbastanza?-
Shang rimase colpito da quelle parole, perché con enorme sorpresa si accorse che condivideva il suo pensiero. Quando gli era stato riferito di una donna soldato nel suo esercito era inorridito e quando, dopo l’esilio della sfrontata rampolla della famiglia Hua, aveva saputo che l’Imperatore aveva mutato opinione e la voleva morta, l’aveva appoggiato senza riserve. Aveva invece protestato quando suo padre aveva rifilato a lui il compito di inseguire la fuggitiva ed eliminarla, per poi portare la sua testa all’Imperatore. Il generale Li aveva avuto anche il coraggio di presentargli l’impresa come un grande e gravoso compito per cui doveva ringraziare il sovrano.
Ora che aveva finalmente raggiunto la guerriera, aveva capito cosa aveva turbato tutti, nella corte imperiale: quella donna era diversa da tutte le altre. Era più orgogliosa, più arrogante e sicuramente molto più forte. All’improvviso si sentì onorato di aver ricevuto quella missione, che valeva ogni goccia di sudore spesa in quel viaggio assurdo.
-L’Imperatore ha cambiato idea.-
-Immagino!-
La ragazza sembrava divertita all’idea e la lama che serrava tra le dita scintillò con i raggi del sole morente. All’improvviso Shang sbiancò:
-Perché c’è un drago appollaiato sulla tua spalla?- sbraitò, incredulo. Mushu, vistosi scoperto, svolazzò all’aria aperta, rivolgendogli un’occhiata ostile.
-Mushu è mio amico, oltre che un saggio Guardiano.- replicò asciutta Mulan -Ho del lavoro da sbrigare, Li Shang. Vediamo di fare in fretta.-
Ma il figlio del generale sembrava riflettere, senza staccare gli occhi dalla figura del piccolo drago.
Per tutta la vita non aveva fatto altro che obbedire ai precetti imposti dal padre e dall’Imperatore e mai una volta aveva sentito l’impulso di disobbedire. Perché in quel momento era diverso?
“Maledizione! Perché sono curioso di saperne di più?”
Ragionò velocemente: l’Impero e la sua carriera lo attendevano, ma la guerriera lo intrigava. Non sarebbe successo nulla se si fosse concesso il tempo di conoscere quella faccenda un po’ più a fondo. E poi, il fatto che fosse accompagnata da un drago lo turbava non poco.
Incredulo per l’esito di quell’incontro, Shang voltò il capo oltre le cime degli alberi, osservando con inquietudine gli ultimi raggi del sole che sparivano oltre le montagne all’orizzonte.
-Si sta facendo buio, non è un momento opportuno per un duello.-
-Un duello?- Mulan inarcò le sopracciglia con espressione sarcastica –Vuoi farmi credere che intendi concedermi il modo di difendermi dalla mia esecuzione?-
-Non credo che ti si possa negare di combattere per qualcosa, Hua Mulan.- replicò lui grave –Circolavano storie su di te. Storie grandiose, racconti di un soldato eccezionale. Non potrei mai uccidere una persona così valente come se fosse un comune delinquente; anche se sei una donna, mi sento in dovere di affrontarti da pari a pari.-
-Anche se sono una donna…- mormorò la ragazza, digrignando i denti. Quella frase, che nelle intenzioni di Shang doveva suonare come un complimento, sembrava aver acceso la sua ira. Mulan strinse la presa sull’elsa della spada, poi gli diede le spalle:
-Tra tre giorni, in questo stesso luogo, all’alba. Ti affronterò… Da pari, come hai detto tu e vedremo cosa ne sarà di me.-
-Tre giorni? Perché così tanto tempo?-
“Già. Perché rimandare la conclusione di un incarico tanto odiato?”
-Ho delle cose da sbrigare… Alcune persone hanno bisogno del mio aiuto e non posso abbandonarle così, su due piedi.-
Shang allora si ricordò delle parole del giovane ladro, che Mulan fosse in compagnia di un gruppo alquanto eterogeneo e bizzarro; voleva farle qualche domanda in più, ma lei e il drago erano già scomparsi.
 
Quando intravide il fuoco del campo, Mulan fece un respiro profondo ed assunse la sua solita espressione neutrale: l’incontro nel bosco doveva rimanere un segreto tra lei e il figlio del generale Li. Mushu le bisbigliò nell’orecchio, facendole il solletico con la lingua umida:
-E’ inutile che cerchi di negare, inganni soprattutto te stessa: vedere Li Shang ti ha fatto una certa impressione…-
-Tutto l’esercito lo adorava. E’ un buon capitano ed un soldato eccellente. Sono preoccupata di poter perdere la testa da qui a tre giorni, ecco tutto.-
Mushu sbuffò, ma non aggiunse altro.
Biancaneve la salutò con un cenno del capo e le offrì un pezzo di pane con una fetta di formaggio; la guerriera ringraziò e si sedette davanti al focolare, il più lontano possibile dalla donna-lupo.
Belle ricordava bene il suo proposito di ucciderla e sembrava averla presa in antipatia, tanto che le lanciò un’occhiata aggressiva da sopra la testa di Cappuccetto Rosso, accucciata ai suoi piedi. La bambina appariva inquieta e muoveva le narici in un modo strano. Le ricordava quasi un cane a caccia e rabbrividì per quell’analogia.
“Come ho fatto a finire qui, in mezzo a questa gente disperata?”
L’unico vagamente allegro era Filippo, mentre parlava senza sosta con Aurora, la quale però sembrava assente: rispondeva a malapena e voltava sempre lo sguardo verso la boscaglia. Ad un tratto la ragazzina si alzò in piedi in fretta, interrompendo il flusso di parole del principe:
-Perdonatemi!- borbottò, tenendo gli occhi bassi –Devo andare!-
-Ma… Il bosco… E’ pericoloso…- provò a ribadire il ragazzo, arrossendo. Aurora sorrise incerta:
-Lo so ma anche io ho i miei bisogni. Farò in un attimo!-
Ma il tempo passava e la principessa non tornava. Cappuccetto alzò il capo e scrutò la boscaglia con paura:
-Dobbiamo trovare Aurora…- piagnucolò. Tutti si irrigidirono: se anche la bambina che era cresciuta con i lupi aveva paura del buio significava che qualcosa di veramente pericoloso si annidava nella foresta. Iniziarono a correre tra gli alberi, chiamando Aurora a gran voce e tentando di orientarsi nel buio della notte. Fu Belle a trovarla, mentre in uno stato di trance procedeva spedita verso una luce verdastra.
-Un fuoco fatuo?- mormorò perplessa, tentata di assumere la sua forma lupina. Non aveva mai sentito di fuochi fatui così grandi. La luce si addensò, prendendo la forma di un arcolaio; Aurora, quasi strattonata da una mano invisibile, si avvicinò ad esso, osservandolo affascinata.
-Aurora!- la richiamò Jasmine, sopraggiunta in quel momento –Aurora, tesoro, vieni via da lì! Ti prometto che potrai intrattenerti con tutti gli arcolai che vuoi… Nella prossima città che incontreremo però!-
-Arcolaio?- sussurrò la ragazzina, tendendo una mano verso il fuso che scintillava sinistro –E’ questo il suo nome?-
Fu il tono trasognato di quella frase a fare capire alle altre due che dovevano intervenire, ma non furono abbastanza veloci: il dito di Aurora sfiorò il fuso e una piccola goccia di sangue scivolò lungo il legno, perdendosi nella ruota dell’arcolaio. La ragazza scivolò a terra priva di sensi, mentre la luce rivelava una figura fino ad allora rimasta nell’ombra.
Jasmine non l’aveva mai vista, ma la riconobbe immediatamente ed impallidì:
-Malefica…- sussurrò boccheggiando. La fata piegò le labbra sottili in un sorriso e sollevò una mano sopra al corpo addormentato di Aurora: esso si alzò in volo e rimase sospeso tra la fata e le due donne.
-Sono tentata di rimanere ed approfondire la nostra conoscenza…- ridacchiò Malefica, passando le dita sulla manica del vestito della ragazzina –Ma, vedete, ora che la maledizione che gravava su questa sciocca ragazzina si è compiuta, ho un regno da amministrare. Un regno tutto mio!-
Con un’ultima ed accecante esplosione di luce verde, la fata, la principessa e l’arcolaio scomparirono.
 
Cappuccetto Rosso si teneva la testa fra le mani e fissava una radice, fronteggiando per la prima volta l’amarezza del fallimento.
“Amka sarebbe delusa da me!” pensò con rammarico “Aurora è stata rapita ed io non ho fatto in tempo ad avvertirla!”
-Ci dev’essere un modo per svegliarla, per svegliarli tutti!- stava invece sbraitando Biancaneve. Filippo era l’unico che non prendeva parte alla conversazione e come la bambina stava seduto in un angolo della radura, pallido e muto.
-Ogni incantesimo ha una controindicazione, una maniera per essere spezzato… Una debolezza insomma!- spiegò Belle. Era quella la convinzione su cui si era basata per andare avanti nonostante la maledizione: aveva studiato e ricercato il modo per porre fine a quel tormento, ma senza successo.
-Il problema è che Malefica ha trovato il modo di annullarlo: per spezzare l’incantesimo del sonno sul regno bisognava far sì che la maledizione che gravava su Aurora non si compisse. Ciò invece è accaduto, quindi adesso che facciamo?-
-Aspetta!- esclamò Jasmine, sorridendo –L’ipnosi che Malefica ha imposto ad Aurora per farla pungere con quel fuso… E’ anch’essa un incantesimo, giusto?-
Belle si strinse nelle spalle:
-Sì, credo.-
-Allora c’è un modo per spezzare anche questo incantesimo ed annullare entrambe le maledizioni!-
La donna-lupo aggrottò la fronte:
-In linea teorica potrebbe anche funzionare… Non ne so abbastanza per darvi delle indicazioni precise. Però ho sentito parlare di qualcuno che può darci una mano!-
-Chi?-
-Un alchimista… Molto particolare.-
 
 
Angolo Autrice:
Questo è un capitolo di passaggio postato di fretta, perdonatemi xD la trama inizia a complicarsi: l'individuo misterioso è Shang e sembra intenzionato ad uccidere Mulan, mentre Aurora cade vittima di una doppia maledizione incrociata… Che ne dite??? L'alchimista di cui parla Belle riuscirà a trovare un modo per spezzarla?
 
Crilu



 

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Capitolo 9
*** A trip to the dark side ***




-Cosa vi serve, compagni?-
La frase, che proveniva dalla sfera posta sulla sommità dello scettro di Malefica, risuonò nel grande salone del castello. Attorno alla fata, che scrutava la compagnia attraverso la pietra con un’espressione di vago disappunto, giacevano numerosi corpi addormentati. Il castello, così come l’intero regno, era immerso nel silenzio, poiché perfino gli animali erano stati sopraffatti dal sonno incantato.
Malefica picchiettò con i lunghi artigli sul legno intarsiato del trono di Re Stefano, sovrappensiero; quelle immagini, che poteva vedere attraverso gli occhi di un suo fedele corvo, erano un dettaglio insignificante ma fastidioso. La fata si alzò, facendo frusciare la lunga veste nera; le lucide corna ricurve sulla sua testa brillarono alla luce delle fiaccole. Era molto più alta di una semplice umana ed ogni cosa in lei – dalle iridi scure e vuote alle dita artigliate – suggeriva che fosse un pericolo.
Oltrepassò gli uomini e le donne addormentate senza degnarli di uno sguardo. Malefica non odiava gli umani, non desiderava la loro morte, non voleva sterminarli; no, lei era disgustata da quei piccoli esseri senza magia, che avevano osato scacciarla dal suo antro ed esiliarla dal regno. Li disprezzava talmente tanto da non ritenere degno di lei sporcarsi le mani del loro sangue. Ciò che la infastidiva di più era il loro continuo cicaleccio: erano animali estremamente rumorosi, gli umani. Perciò l’incantesimo del sonno le era parso perfetto e progettava di estenderlo pian piano a tutte le terre conosciute, così che alla fine non rimanesse altro che un infinito, spettacolare silenzio su cui lei avrebbe regnato sovrana. Certo, rimaneva sempre il problema di come ridurre all’obbedienza le altre creature magiche, ma se lo sarebbe posto dopo aver liberato il mondo da quella piaga fastidiosa.
L’unico ostacolo che si frapponeva tra lei e il suo obiettivo era veramente piccolo, eppure non faceva che crucciarla: come ogni incantesimo, anche quello del sonno che aveva scagliato sul reame aveva un modo per essere spezzato. In questo caso, le imponderabili e complicate leggi della magia avevano fatto sì che tutto vertesse su quella spocchiosa, viziata, imbecille principessa umana che nella sfera stava sorridendo alle parole di un ragazzo allampanato.
-Aurora…- la fata assaporò il suono di quel nome tra le labbra, facendo saettare la lingua biforcuta e sottile come quella di un serpente. Strinse maggiormente la presa sul bastone, visibilmente inquieta: se fosse riuscita a far addormentare anche lei, come aveva progettato fin dall’inizio, l’incantesimo del sonno su quelle terre sarebbe diventato eterno.
“Il mio eterno dominio…”
Per riuscire nel suo intento, Malefica era disposta a giocare tutte le sue carte. Si rilassò pensando che lei era a conoscenza di una cosa che sicuramente la piccola, dolce Aurora ignorava: lei sapeva della maledizione. Ed aveva in mente un modo per affrettarne i tempi.
 
Aladdin adocchiò una mela estremamente invitante su un albero lì vicino. Il fatto che l’albero fosse al di là di uno steccato non gli impedì di arrampicarsi, cogliere il frutto e saltellare via indisturbato con la sua agilità di ladro navigato. Affondò i denti nella mela con un sospiro deliziato: non poteva negare che da quando quella donna gli aveva sottratto la sua amata bisaccia aveva avuto qualche difficoltà a sopravvivere.
“Quella donna…”
Non conosceva neanche il suo nome e a malapena riusciva a ricordare il suo viso, ma lo ossessionava. Aveva dimostrato una tenacia ed un’abilità sorprendenti ed era riuscita ad ingannare lui, che si vantava di essere il ladro più esperto di tutti i regni da lì ad Agrabah.
E poi quegli occhi scuri, allungati, che gli avevano dolorosamente ricordato la sua terra d’origine: sì, ne era sicuro, anche quella misteriosa ragazza veniva da Agrabah, o da Qart, o da qualche città vicina al deserto. L’aveva ammaliato, stordendolo con il suo profumo dolcissimo ma appena percettibile e con la voce dura e graffiante, totalmente diversa da come se l’era immaginata fissando quelle iridi calde.
All’improvviso fu riscosso dai suoi pensieri da una freccia che sibilò nell’aria, strappandogli il frutto di mano ed inchiodandolo ad un tronco dietro di lui.
Si voltò verso un guerriero sconosciuto che sopraggiungeva a cavallo: l’arco, con un’altra freccia incoccata, era stretto tra le sue mani e un elmo dalla strana fattura gli copriva il volto. Aladdin aggrottò la fronte, poggiando distrattamente una mano sull’elsa del pugnale che portava alla cintura.
-Ehi, amico, quello era il mio pranzo!-
Con un fluido spostamento d’aria, il ladro si trovò la punta affilata di una spada puntata alla gola.
Lo sconosciuto si tolse l’elmo, rivelando un viso dai tratti orientali, una carnagione gialla e due occhi obliqui che lo fissavano privi di espressione.
Aladdin tentò di spostare l’arma con la punta delle dita, ma la presa dell’uomo era irremovibile.
-Senti, è evidente che tu mi abbia scambiato per qualcun altro. Capita a tutti di sbagliarsi. Ora, io…-
-Io non sbaglio mai!- ringhiò il guerriero, graffiandogli la pelle del collo -Parla, spregevole ladro, dimmi dove sono andate.-
Aladdin lo guardò confuso:
-Ma di che parli?-
Il guerriero si agitò sulla sella, irritato:
-Cerco una donna, dai lineamenti simili ai miei. Una donna vestita da soldato, che sa maneggiare la spada. Ho sentito dire che tu… L’hai incontrata.-
Aladdin si passò una mano tra i capelli, ricordando di aver visto una ragazza vestita similmente allo sconosciuto in compagnia di quella che l’aveva derubato, alla locanda. Riflettendoci bene, doveva essere lei la seconda donna che lo aveva inseguito…
-Sì le ho viste.- ammise. Lo sconosciuto socchiuse gli occhi:
-Dove sono andate?-
-Come posso saperlo io?- sbuffò il ladro, salvo poi sgranare gli occhi quando la spada si mosse verso il suo petto -Va bene, va bene! Che modi… Ascolta, amico, io non so nulla di preciso, chiaro? Le ho solo sentite parlare di voler raggiungere il castello della Bestia. Non è lontano da qui, se chiedi in giro lo troverai facilmente. Ma se vuoi un consiglio, lascia perdere: se anche fossero riuscite a raggiungere il castello, quelle donne sono spacciate ormai!-
Lo sconosciuto rinfoderò la spada.
-Non posso abbandonare l’impresa.- mormorò, spronando il cavallo per superarlo -E’ una questione d’onore. Qualcosa che evidentemente tu non conosci.-
Aladdin lo osservò allontanarsi, perplesso.
“Finalmente qualcuno in grado di darti filo da torcere, dolcezza!” pensò. Invece di provare soddisfazione, però, fu preso dall’inquietudine: aveva messo in pericolo la ragazza dagli occhi profondi e la cosa, per qualche motivo, gli dispiaceva.
 
Grimilde si chiuse in fretta alle sue spalle la porta dello studio e scoprì lo Specchio. Come sempre, ebbe un brivido nell’osservare il proprio riflesso nella superficie vuota e luminosa: una vecchia dalla pelle cadente e con i capelli bianchi e radi la fissava disgustata. Automaticamente la Regina si portò le mani al viso per tastare quella pelle morbida e setosa che le costava tanti incantesimi, pozioni ed evocazioni. Le sue risorse magiche erano agli sgoccioli, ben presto nessun incantesimo avrebbe potuto fermare l’avanzare del tempo; se c’era anche un solo modo per rimanere giovane e forte in eterno, Grimilde avrebbe sacrificato qualsiasi cosa per ottenerlo. Purtroppo, ciò era impossibile anche per le leggi della negromanzia e la donna si era dovuta accontentare di una bellezza prolungata.
“Se solo potessi mettere le mani su Biancaneve…” pensò con odio, pregustando il momento in cui sarebbe stata la più bella donna di tutto il reame. Un attimo di gloria prima di svanire.
Il guardiacaccia era sparito nel nulla, probabilmente era fuggito insieme alla principessa, terrorizzato da lei.
“Codardo. Ha lasciato che fosse la sua famiglia a morire.”
-Specchio, Specchio delle mie brame!- esclamò, passeggiando nervosamente avanti e indietro tra le scartoffie -Mostrati, ho bisogno del tuo aiuto!-
Il volto imperscrutabile comparve all’interno della pesante cornice d’oro.
-Ebbene?- mormorò, in modo annoiato -Non sei ancora riuscita a trovare Biancaneve? Sai che localizzare una persona è fuori dalle mie possibilità…-
-Non è per questo!-
-Cosa, allora?-
-Uno straniero è giunto a palazzo e vuole parlarmi di… Nemici in comune. Non so cosa voglia dire e voglio saperne di più su di lui.-
Lo Specchio chiuse gli occhi e svanì, riapparendo all’interno di un dipinto in uno dei corridoi del castello. L’ospite misterioso sostava in piedi davanti ad una finestra e il suo profilo era parzialmente visibile grazie alla luce del sole mattutino. Era vestito alla maniera orientale, con una lunga tunica dai colori sgargianti e un turbante sopra i lunghi capelli corvini. Un pizzetto incorniciava due labbra sottili e gli occhi castani scandagliavano pensierosi il giardino del palazzo. Un dettaglio catturò particolarmente l’attenzione dello Specchio: tra le mani lo sconosciuto aveva una lampada ad olio arrugginita, che accarezzava distratto. In alcuni momenti sembrava quasi che l’oggetto… Fremesse, per scappare dalla presa del padrone.
-Il suo nome è Jafar!- riferì poi a Grimilde, una volta tornato nella sua cornice originaria -Potrebbe essere un utile alleato nella guerra che dovrai combattere…-
-Una guerra?- sibilò la strega, aggrottando le sopracciglia -Quella sgualdrinella sta preparando una guerra?-
Lo specchio ammiccò, maligno:
-Se vuoi sapere qualcosa di più, perché non consulti le anime?-
-Perché il prezzo è troppo alto!- replicò la donna, piccata, prima di dirigersi dal suo nuovo ospite.
 
Jafar si voltò nell’udire un fruscio di vesti: la Regina Grimilde gli aveva finalmente concesso udienza. L’uomo si inchinò con un sorriso appena accennato, stando attento a nascondere la lampada nelle ampie pieghe delle sue maniche.
-Uno stregone di Agrabah!- commentò la Regina, squadrando il suo aspetto con un moto di curiosità -A cosa devo questa visita? E soprattutto, per cosa esattamente osate disturbarmi?-
-Sono certo che non vi pentirete di avermi ascoltato, Regina.- sussurrò lo stregone con tono basso e mellifluo -Ho ragione di credere che possiamo unire le nostre forze per raggiungere un obiettivo comune!-
La donna piegò la testa da un lato, confusa:
-Biancaneve?-
L’uomo scosse la testa con espressione divertita:
-Quello è solo il primo passo. No, io vi propongo… L’immortalità.-
Avvolta nel pesante saio, la lampada arrugginita lanciò un bagliore verde.
 
 
Angolo Autrice:
Questo è uno dei capitoli che preferisco in assoluto, perché fornisce un'ampia panoramica sull'altro lato della barricata :D
Non mi sono mai piaciuti gli antagonisti piatti, messi lì giusto per dare filo da torcere ai protagonisti, perciò ho cercato di renderli il più "tridimensionali" possibile: Malefica è "aliena" nel senso più oscuro del termine, Grimilde è preda di un'ossessione irrealizzabile e schiava dello specchio… Di Jafar e del guerriero orientale (avete capito chi è e chi sta cercando? xD) ho detto poco, perché ci tornerò più avanti, come su Aladdin… Che però in fondo non è poi così cattivo ahahahah
Ah e vi piace la nuova veste grafica? Io mi sto divertendo un mondo a realizzare i banner! Andate a dare un'occhiata anche ai precedenti, se vi va :)
Alla prossima
 
Crilu 

P.S. Quella nella foto è un'ideale Grimilde... 

 

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Capitolo 10
*** The beauty of a chipped cup ***




-Sei sicura che il posto sia giusto?- chiese Biancaneve, perplessa. Davanti a loro stazionava una libreria ambulante: un carro coperto a cui era aggiogato un asino malandato che in quel momento brucava qualche erbetta, disinteressandosi degli intrusi. Un lato del carretto era aperto e da esso spuntavano libri di varie dimensioni che trattavano i temi più disparati, insieme a pergamene coperte di ghirigori e ampolle dal contenuto di dubbia natura.
-Oh, un’edizione del Poema di Gegloth!- esclamò Filippo, con gli occhi che brillavano, mettendo da parte per un momento la preoccupazione per la sorte di Aurora.
Come provò ad afferrare il volume, però, una mano gli schiaffeggiò il braccio:
-Che maniere, giovine! Arraffare un libro altrui!-
-Ma io, veramente…- provò a giustificarsi il ragazzo, ma le parole gli morirono in gola quando il proprietario della libreria uscì alla luce del sole. Non doveva essere molto vecchio, ma il suo aspetto era a dir poco sinistro: le mani erano coperte di bruciature e tagli, i vestiti erano malandati e scombinati, i capelli in disordine… Ciò che spaventava, però, non era tanto l’aura misteriosa o la schiena un po’ gobba: al posto dell’occhio destro l’uomo aveva una piastra di metallo e una biglia di vetro incastrata in un minuscolo cannocchiale. Lo strano accessorio sembrava un tutt’uno con la pelle del viso e anche Mulan, di solito impassibile, sussultò quando con un cigolio gli ingranaggi si mossero per permettere al libraio di squadrarli con più attenzione. Dopo un esame dettagliato, la biglia-pupilla tornò al suo posto, incassata nella testa dell’uomo.
-Non siete normali clienti, vero?- chiese, con un tono a metà tra l’afflitto ed il curioso. Senza aspettare risposta fece scorrere il pannello del carro e con un ampio gesto del braccio li invitò dentro.
-Il mio nome è Gaston. Benvenuti nella mia umile dimora. Come posso esservi utile?-
-Strano: sembrava molto più piccola dall’esterno!- esclamò Biancaneve, una volta entrata. Da fuori sembrava impossibile che il carro potesse contenerli tutti, invece si disposero comodamente in una specie di salotto disordinato, in un angolo del quale era anche stesa una brandina. Gaston sorrise:
-Merito dei miei piccoli trucchi di magia! Mi hanno aiutato anche con questo…- spiegò con orgoglio, accarezzando l’occhio meccanico.
-Abbiamo i tempi stretti, alchimista!- tagliò corto Jasmine –Una nostra amica è stata colpita dalla maledizione di una fata malvagia!-
La biglia roteò come impazzita per l’eccitazione.
-Una maledizione, eh? Interessante… Mi racconterete i dettagli mentre vi preparo un thè!-
Biancaneve stava per protestare, ma Belle la strattonò a sedere su un cuscino, accanto a sé:
-Non deve avere molta gente con cui parlare, visto il suo aspetto…- mormorò tristemente, mostrando tutta la sua comprensione per quell’uomo bizzarro –E poi, a me piace il thè!-
Gaston riapparve poco dopo con una teiera appesa al braccio e un vassoio pieno di tazzine pericolanti tra le mani.
-Oh, perdonatemi signora!- esclamò, afferrando scandalizzato la tazza che Belle si stava portando alle labbra –E’ sbeccata!-
La donna-lupo sorrise timidamente e fece un cenno di diniego con la testa:
-Non vi preoccupate… Il thè è ottimo, ma adesso, per favore, potete spiegarci cosa fare per spezzare l’incantesimo del sonno?-
-Incantesimo del sonno… Incantesimo del sonno….- mormorò Gaston, iniziando a rovistare tra i suoi numerosi libri.
-Ha colpito un intero reame!- specificò Biancaneve, nascondendo sotto il tavolo le mani quasi totalmente nere. Erano così fin da quando Jasmine le aveva comunicato che Aurora era stata rapita. Quella ragazzina era svampita e frivola, ma era anche stata la prima persona a trattarla con gentilezza ed affetto dopo anni di gelida indifferenza: non meritava nulla di male.
-Non c’è nulla di preciso su come spezzare l’incantesimo del sonno. Voglio dire, già imporlo ad un regno intero è difficile, spezzarlo… E’ virtualmente impossibile!-
L’uomo si grattò la testa, pensieroso.
-Però, se avete in mente di rompere solo l’incantesimo gettato sulla vostra amica… Che da quello che ho inteso è vittima di ben due incantesimi… Beh, direi che si può fare.-
-E come?-
-E’ facile: quando la controindicazione di un incantesimo non è specificata, vale il rimedio generale!-
-Ovvero?-
-Ma il bacio del vero amore, ovviamente!-
Sei paia di occhi si puntarono su Filippo, che arrossì ed iniziò a balbettare:
-Io… Io dovrei… No, no, non sta bene…-
-Affronterai dopo i dubbi della tua coscienza!- lo liquidò Jasmine, improvvisamente più fiduciosa –Adesso dobbiamo preoccuparci di come arrivare al castello di Malefica senza farci scoprire!-
Gaston prese a mescolare degli ingredienti in un mortaio, seguendo le istruzioni scarabocchiate su una pergamena.
-Cosa state facendo?- chiese Cappuccetto Rosso.
-Pozione dell’invisibilità. Qualche goccia vi garantirà una mezza giornata in cui nessuno potrà vedervi o sentirvi!-
Una volta che la pozione fu messa a bollire sul fuoco, l’alchimista continuò ad aggirarsi per la stanza, borbottando tra sé e sé e cercando qualcosa che non riusciva a trovare. Poi si rivolse alla compagnia con un sorriso che andava da un orecchio all’altro: nella mano aveva sei scintillanti anelli … Di ferro battuto.
-Tutto qui?- chiese Mulan, delusa. Gaston sembrò offendersi:
-Questi anelli sono amuleti che ho forgiato io stesso! Proteggono da qualsiasi tipo di magia!-
-Favoloso!- esclamò Biancaneve. Poi si insospettì:
-Come mai siete così disposto a liberarvene?-
-Oh, signora, non preoccupatevi: anelli e pozione ve li cedo per il modico prezzo di trenta denari. E questi non erano che un esperimento, infatti devo avvertirvi che, come la bevanda magica, hanno un effetto limitato nel tempo: sbrigatevi a portare a termine la vostra missione, altrimenti cadrete anche voi vittime dell’incantesimo del sonno!-
 
Avevano deciso di attendere la mattina seguente per tentare la sortita al castello di Malefica, fermandosi a riposare lungo la strada. Per Belle fu facile, con il suo passo silenzioso da lupo, aggirare Biancaneve che montava distrattamente la guardia: la ragazza sbadigliava e le si chiudevano gli occhi per il sonno. Procedette velocemente lungo il sentiero, stringendosi sulle spalle la pelliccia d’orso che si era rifiutata di lasciare al castello: dopo tanti anni passati a vivere come una Bestia sentire sulle sue braccia la pelle nuda o la stoffa le provocava un vago senso di nausea. Il carro di Gaston era buio, chiuso e silenzioso; l’asino drizzò le orecchie sentendola arrivare e sbuffò, innervosito dalla sua presenza.
La donna-lupo fece scorrere il pannello della libreria ambulante, scivolando all’interno cercando di fare il minimo rumore possibile. Non era difficile per lei orientarsi al buio e individuò facilmente la sagoma addormentata di Gaston sulla brandina; disteso, l’uomo sembrava anche più basso e sproporzionato di poche ore prima.
Belle si guardò intorno, alla ricerca di qualche volume che potesse aiutarla nel suo disperato tentativo di guarire da quella che si ostinava a ritenere una malattia.
“Un morbo.” Si ripeté di nuovo “Un morbo contagioso e come tale può essere debellato. Deve esserci un modo…”
Un rumore brusco, come dei passi che si arrestavano, catturò la sua attenzione: era più che certa che non fosse stata lei a causarlo. Gaston si mosse nel sonno. Dall’esterno del carro arrivarono alle sue orecchie fruscii di vesti, passi affrettati e bisbigli concitati.
La donna-lupo si acquattò in un angolo, mentre qualcuno faceva nuovamente scorrere il pannello d’ingresso: dei ragazzini si affacciarono sull’uscio e si guardarono intorno. Il più grande tra loro si voltò verso quelli che erano rimasti fuori:
-Sta dormendo!- sussurrò ridacchiando –Forza, ragazzi, prendete le pietre!-
Gli occhi di Belle scintillarono minacciosi nell’oscurità e un cupo brontolio le uscì spontaneo dalla gola. Mentre i ragazzi si pietrificarono impauriti, Gaston si drizzò a sedere sul letto, allarmato:
-Chi è là? Cosa volete?-
Ma la donna si era già lanciata verso gli intrusi, che scapparono urlando in tutte le direzioni. Belle si fermò ansante sul limitare della strada, cercando con tutte le sue forze di frenare l’istinto che le suggeriva di inseguirli e massacrarli.
“Sono ragazzi!” pensò, osservando le mani che avevano già iniziato a coprirsi di peluria scura e gli artigli che si stavano lentamente trasformando in unghie umane “Sono solo ragazzi.”
-Dovevo immaginarlo che sareste tornata indietro!-
La voce di Gaston le fece alzare il capo di scatto e tentò di fuggire, nascondendosi così alla vista dell’alchimista; ma quello era già seduto sul bordo del carro coperto e la fissava con curiosità e meraviglia.
-Quindi è così che è fatto un licantropo…- mormorò affascinato. Belle tornò in posizione eretta:
-Non proprio. Credetemi, la mia vera forma è molto peggiore dell’assaggio che avete avuto stanotte!-
-Non ne ho mai dubitato!-
La donna inclinò il capo e si avvicinò all’uomo per osservarlo più da vicino:
-Avevate compreso cosa sono?-
-Diciamo che avevo qualche dubbio: l’insofferenza verso i luoghi chiusi, la necessità di tenere sempre addosso quella pelliccia nonostante il caldo soffocante della mia abitazione, gli occhi di quel colore particolare… Eh poi, beh, questa.-
Così dicendo le sfiorò delicatamente la cicatrice sulla fronte e Belle sussultò, mostrando i denti; Gaston ritrasse il braccio, ridendo imbarazzato.
-Va bene, ho capito! Non credevo però che sareste davvero tornata indietro a frugare tra le mie cose!-
La donna arrossì:
-Non era mia intenzione rubare nulla, solo…-
-… Cercare risposte!- completò l’alchimista al posto suo, mentre l’occhio meccanico roteava e fremeva.
-Chi viene ferito da un licantropo è colpito dalla sua stessa maledizione, subire il fascino della luna ed assumere sembianze di un lupo sanguinario ogni notte. I malcapitati si dividono in due categorie: chi impazzisce e cede agli istinti finché non va incontro ad una morte violenta, e chi stoicamente resiste e cerca disperatamente una cura. Non c’è bisogno di specificare a quale categoria appartenete, no?-
Belle preferì tacere sull’effetto calmante di Cappuccetto Rosso nei confronti della Bestia: Gaston pareva sinceramente ammirato dalla sua presunta forza interiore e per la prima volta dopo molto tempo lei si sentì lusingata e a suo agio con un altro essere umano. Decise perciò di cambiare argomento:
-Perché quei ragazzini volevano tirarvi delle pietre?-
-Suvvia, è così difficile arrivarci? Non avete forse visto che mostro che sono?-
-Voi non avete mai visto un mostro!- ringhiò Belle.
-E’ vero, ma so bene cosa significhi essere trattato come tale!- replicò lui con tristezza –Ovunque io vada la gente ammira il mio sapere e disprezza il mio corpo, frutto di tanti esperimenti andati male… Ma sapete, non ho mai invidiato i bei cavalieri o i magnifici principi che ho incontrato sulla mia strada.-
-Ah no?-
Belle pensò all’invidia e alla rabbia che gli suscitava la vista delle belle ragazze di paese, corteggiate dai loro ammiratori. Gaston giocherellò con i lacci della sua casacca, prima di accennare ad entrare:
-No, mai. C’è una strana bellezza in tutte le cose. Anche in una tazza sbeccata.-
 
 
Angolo Autrice:
Che ne dite di questo nuovo personaggio? Alquanto sui generis, vero? XD
Però insegna a Belle una grande lezione, oltre a fornire un'ottima soluzione per salvare Aurora…
 
Che voi lo festeggiate in piazza o a casa al calduccio, buon Carnevale a tutti!!! :D
 
Crilu 

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Capitolo 11
*** Never play with the Djnn ***




“L’alchimista dovrebbe chiedere di più per quest’incantesimo!” pensò Biancaneve con soddisfazione mentre oltrepassavano uno stormo di corvi appollaiati vicino all’ingresso del castello di Malefica. Quegli uccelli, così come tutti i corvi che avevano incontrato nel regno addormentato, non avevano dato segno di riconoscere la loro presenza e lei stessa non riusciva a vedere le sue mani, né a distinguere i suoi compagni.
Il suo entusiasmo fu però subito smorzato dal ponte levatoio alzato.
-Perché mai Malefica dovrebbe tenere il castello chiuso, se nessuno può attraversare il regno?- sbuffò Belle, irritata.
-Noi lo abbiamo fatto e quella fata deve essere molto prudente ed astuta.- replicò asciutta Mulan. A differenza delle altre, stanche per la lunga camminata, si sentiva piena di energie e desiderosa di porre subito fine a quella storia.
“Due giorni…” pensò.
-Possiamo provare a passare dal fosso!- propose Jasmine –Questi castelli sono tutti uguali: sicuramente da qualche parte troveremo un passaggio per i sotterranei!-
-C’è l’acqua!- obiettò Filippo.
-La vuoi salvare la tua principessa, sì o no?- sbuffò Biancaneve –Pensa che questa nuotata ti frutterà non solo Aurora, ma anche materia per le tue poesie!-
-Poema.- borbottò il ragazzo, poco convinto –Voglio scrivere un poema. Uno solo.-
Ma nessuno lo stava più a sentire: le ragazze si erano già gettate nel fosso una dopo l’altra.
Ci volle un po’ prima che Mulan le richiamasse con un fischio, per poi immergersi ed iniziare a nuotare attraverso uno stretto passaggio in pietra. Proprio quando avanzare iniziava a diventare difficoltoso per la mancanza di aria, sbucarono in un largo pozzo dalle alte pareti scavate direttamente nella terra.
-E adesso come facciamo a risalire?- si lamentò Filippo, rabbrividendo per il freddo. Si voltò verso le altre, sgranando gli occhi:
-Ehi, ma io vi vedo!-
Biancaneve si osservò le braccia: erano ancora evanescenti, ma l’effetto della pozione doveva essere finito.
-Va bene, tempo scaduto!- esclamò Jasmine con finta allegria, piantando uno dei suoi pugnali nella parete del pozzo. Contando solo sulla forza delle proprie braccia risalì in superficie, guadagnando pochi palmi alla volta. Dopo essersi accasciata a terra, distrutta ed infreddolita, si affacciò nella conca:
-Aspettatemi, cerco qualcosa con cui tirarvi su!-
Mentre vagava tra i corridoi, illuminati scarsamente da delle feritoie poste sul soffitto, Jasmine si rese conto con un brivido di essere finita nelle prigioni. Le celle erano rese ancora più sinistre dall’innaturale silenzio che vi regnava, essendo i prigionieri tutti addormentati. Sembravano morti… Per poco non urlò quando incontrò due familiari occhi color cioccolato.
-Non ci credo…!- esclamò con voce soffocata, scrutando il ladro al di là delle sbarre.
Aladdin si avvicinò, anche lui piuttosto sorpreso:
-Cosa ci fai tu qui?-
-Potrei farti la stessa domanda!- replicò la ragazza, aggrottando la fronte –E perché sei sveglio?-
Il ragazzo picchiettò due dita sul bracciale che portava sull’avanbraccio:
-E’ un talismano molto potente, mi rende immune da qualsiasi tipo di magia.-
“Ecco perché ero così attratta da quel gioiello!”
 -E Malefica non te l’ha tolto, quando ti ha catturato?-
-Malefica? Che nome azzeccato! E comunque no, non ha potuto farlo. Non lo sai che le fate soffrono terribilmente se provano a toccare il metallo?-
Vedendo che la ragazza non rispondeva, troppo impegnata a riflettere sulle sue parole, passò un braccio attraverso le sbarre e le schioccò le dita davanti alla faccia.
-Dolcezza? Che ne dici di tirarmi fuori di qui?-
Jasmine lo squadrò dubbiosa:
-Io e i miei compagni abbiamo una missione da compiere. Non vorrei che tu rovinassi i nostri piani.-
-Non potrei mai! Se mi liberi, il Codice dei Bravi Ladri mi imporrebbe di mostrarti eterna riconoscenza. Sarei obbligato ad aiutarti!-
Il sorriso canzonatorio del ladro le ispirava poca fiducia, ma la ragazza decise di sfondare comunque il lucchetto della cella.
-Ora zitto e seguimi!-
Avendo finalmente trovato una corda, Jasmine si adoperò per issare in superficie il resto del gruppo.
-Sei sicura che far venire il ladro con noi sia una buona idea?- borbottò Mulan, osservando l’anello di ferro che portava all’indice sinistro; sperava di sbagliarsi, ma le sembrava che si fosse assottigliato ed avesse un aspetto più consumato rispetto a quando l’aveva infilato quella mattina.
-Per niente!- le sibilò Jasmine, mentre gli altri scrutavano Aladdin incuriositi e dubbiosi.
-Direi di dividerci…- la voce assorta di Biancaneve spezzò il silenzio imbarazzato -Qualcuno dovrà tenere impegnata Malefica mentre Filippo cercherà Aurora. Non voglio passare per codarda, ma sarei del tutto inutile in uno scontro, perciò credo proprio che andrò con lui!-
-Fai bene.- rispose Belle, spingendo Cappuccetto Rosso tra le sue braccia -Portate con voi la bambina, non ho bisogno di alcun freno per fare a pezzi quella fata.-
Jasmine inclinò il capo in direzione di Aladdin:
-E tu?-
-Io sarò la tua ombra, dolcezza!- replicò quello con un ghigno sfrontato -E ho qualche lamentela da porgere alla signora di questo castello per le condizioni disastrose della mia cella…-
 
Belle si arrestò appena prima di entrare nella sala del trono e con un cenno imperioso della mano impose ai suoi compagni l’assoluto silenzio. Percepiva più forte l’odore della fata, ma riusciva anche a fiutare in esso qualcosa che non c’era quando l’aveva incontrata nella foresta; era certa che Malefica li stesse aspettando lì dentro, ma al contempo non sapeva bene cosa aspettarsi da lei. E la donna-lupo detestava essere all’oscuro di qualcosa…
Il pesante portone scricchiolò quando Belle lo spinse per entrare e il cigolio sinistro risuonò tra le ampie volte del palazzo; come i corridoi che avevano attraversato, anche quella sala era piena di corpi addormentati nelle pose più strane, ammassati gli uni sugli altri nel punto in cui l’incantesimo li aveva colti.
-Non la vedo da nessuna parte…- bisbigliò Mulan, facendo saettare lo sguardo da un angolo all’altro.
-Eppure dev’essere qui!- replicò Belle, ringhiando. Un sibilo, proveniente da una zona in ombra sopra le loro teste, li immobilizzò all’istante. Aladdin alzò gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte per convincersi che ciò che vedeva era reale: un enorme drago nero dal corpo serpentiforme li fissava divertito, passandosi la lingua biforcuta sulle zanne sporgenti. Si teneva aggrappato con le zampe poderose alle travi del soffitto, mentre le ali, proporzionate alla sua stazza, erano ripiegate lungo la schiena squamosa.
Con un ruggito soddisfatto il drago piombò a terra a poca distanza da loro, facendo cadere pezzi di intonaco e pietra e spazzando il terreno con la lunga coda.
-Quel drago è…- borbottò Jasmine, ancora confusa.
-…La fata, sì. Possono cambiare forma.- mormorò Belle, ricordando di aver letto qualcosa del genere in uno dei suoi libri. Peccato che nessuno avesse sottolineato in cosa le fate potessero trasformarsi.
“Ecco cosa c’era di sbagliato nel suo odore…” pensò, analizzando attentamente i lunghi artigli ricurvi della bestia.
Malefica fece scattare fulminea il capo in avanti come un serpente e avrebbe colpito Mulan se quella non fosse stata abbastanza veloce da sottrarsi al suo attacco; il drago sbatté il muso contro il pavimento in marmo, ammaccandolo, poi scosse il capo furioso e riprese ad inseguire la guerriera tra le colonne, completamente dimentico degli altri.
-Ce l’ha con te perché sei umana! Sei la più vulnerabile- le urlò Jasmine, mentre Belle gemeva per la trasformazione imminente. -Nasconditi!-
“Tu, invece, cosa sei?” pensò Mulan, riparandosi dietro un pilastro, in uno spazio troppo stretto perché Malefica riuscisse a passarci. La bestia urlò di frustrazione, poi fu distratta dalle zanne di Belle che le si conficcarono in una zampa. Come se fosse stata una mosca fastidiosa, la fata si scrollò di dosso la donna-lupo, la sbatté al suolo e cercò di schiacciarla, ma Aladdin le spinse sulla coda un pesante mobile di legno.
Il drago ruggì per il dolore e si dimenò a lungo, tanto che la sala del trono iniziò a tremare sotto i suoi colpi.
-Fate attenzione alle persone addormentate!- borbottò Jasmine, ma sembrava apprezzare la prontezza di spirito del ladro.
Belle si rialzò in piedi zoppicando per poi essere atterrata quasi immediatamente da un colpo d’ala di Malefica; le frecce che Mulan lanciava dal suo nascondiglio scivolavano sulle sue squame o si spezzavano contro le sue corna.
-Cosa facciamo, dolcezza?- chiese Aladdin, vedendo che Jasmine non stava partecipando allo scontro:
-Vuoi davvero lasciare alle tue amiche tutto il divertimento?-
Provò a scuoterla, ma la ragazza lo bloccò con un leggero movimento del polso e gli torse il braccio:
-Ahia! Ma che diavolo fai?-
L’imprecazione riscosse Malefica, che puntò gli occhi gialli su di loro e si leccò le labbra, improvvisamente interessata.
-Dolcezza, devi muoverti!- sibilò Aladdin, senza staccare lo sguardo dal drago che raccoglieva le sue spire, pronto a lanciarsi in avanti. Jasmine sembrava inchiodata al pavimento.
-Oh, per tutti gli dei!- ringhiò il ladro, buttandola a terra un attimo prima che le zanne della bestia si chiudessero sulla sua testa. Infastidita, Malefica fece incespicare Aladdin con un colpo della coda e in un istante il ragazzo si trovò con il corpo stretto sotto la morsa di una delle sue zampe, che lo stava lentamente soffocando. Gli artigli argentati scintillavano a poca distanza dalla sua testa.
“Potrebbe farmi a pezzi in pochi gesti…” pensò, cercando di liberarsi. Voltò il capo verso Jasmine e spalancò la bocca per la sorpresa: gli occhi scuri della ragazza si erano rovesciati all’indietro ed ora brillavano di un’impersonale luce verde. Gli sembrò che fosse diventata un po’ più alta di prima e che le dita si incurvassero per culminare in artigli piccoli ed affilati. Malefica avvicinò la bocca irta di zanne alla sua faccia, ma la voce di Jasmine, trasfigurata e sconosciuta, la distolse dal ladro:
-Lascialo andare, fata.-
Il drago piegò il capo verso di lei, confuso: evidentemente anche una fata potente come lei non aveva idea di cosa si fosse impadronito della ragazza. Jasmine schivò agilmente le sferzate della coda di Malefica e si avvicinò di qualche passo; quando il drago si scostò per concentrarsi sulla nuova minaccia, Aladdin espirò di colpo, tornando a respirare normalmente.
Malefica soffiò all’indirizzo di Jasmine, che sorrise, mostrando una fila di denti aguzzi.
“Potrei giurare sulle Sacre Porte di Agrabah che prima non erano così!” pensò il ladro esterrefatto. Una veloce occhiata gli confermò che anche Belle e Mulan erano sorprese quanto lui per il rapido cambiamento della ragazza.
Come mossi da un impercettibile soffio di vento, gli oggetti metallici nella sala del trono fremettero e vibrarono; poi, mentre Jasmine aggrottava la fronte nello sforzo e Malefica si preparava a colpire, spade, pugnali, armature e gioielli di ogni genere si sollevarono in volo e si diressero come frecce contro il drago.
La fata ruggì ed urlò, mentre il suo corpo iniziava a bruciare a contatto col metallo che la stava seppellendo. In breve, con qualche guizzo di fiamme e lamenti sempre più deboli, di Malefica non restò altro che un corpo deforme e carbonizzato.
Gli occhi e i denti di Jasmine tornarono alla normalità e la ragazza crollò in ginocchio, respirando affannosamente.
-Sei un djnn!- esclamò quindi Belle, avvicinandosi con cautela. L’altra annuì senza alzare il capo, timorosa di incontrare gli sguardi dei suoi compagni. Fu perciò con enorme sorpresa che sentì la pacca amichevole di Aladdin sulla spalla:
-Beh, siamo stati fortunati che questa lucertola troppo cresciuta non sapesse sputare fuoco! Ah, dolcezza, nel caso non te ne fossi accorta mentre eri in quella specie di catalessi, ti ho salvato la vita: dici che ho onorato il mio debito?-
 
 
Angolo Autrice:
Aladdin sa sempre come sdrammatizzare la situazione xD Cos'è un djnn, dite? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Siamo a -1 per i cattivi, ma il tempo stringe: Filippo riuscirà a spezzare la maledizione di Aurora prima che sia troppo tardi???
 
Crilu

 

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Capitolo 12
*** The deepest part of me ***




Un ruggito fece tremare le pareti della torre; Cappuccetto Rosso incespicò sui gradini, rischiando di perdere l’equilibrio. Biancaneve e Filippo, invece, continuarono a salire in fretta, quasi non si fossero accorti dei rumori che provenivano dalla sala centrale del castello.
-Quando finiscono queste scale?- sbuffò la ragazza, affannata. -Sei sicuro che Aurora si trovi in cima a questa torre?-
-E’ la più alta del castello, quindi la più difficile da raggiungere. E poi l’abbiamo cercata dappertutto, deve essere qui!- rispose lui, con il volto contratto in una smorfia.
La bambina abbassò lo sguardo sull’anello di ferro di Gaston: essendo troppo grande per le altre sue dita, l’aveva infilato al pollice. Il sottile cerchio di ferro mostrava segni di ruggine ed ammaccature che prima non c’erano.
“Il nostro tempo sta scadendo!”
Giunti in cima alle scale si trovarono davanti una porta chiusa, che Filippo cercò di scardinare con una spallata.
-Spostati!- sbottò Biancaneve, irritata. -E voltatevi!-
-Cosa?- esclamò il principe, incredulo.
-Fai come ho detto!- strillò lei e dopo essersi accertata con un’occhiata furtiva che nessuno dei due la potesse vedere, accostò una mano alla serratura. Immediatamente il ferro si incrinò, diventando polvere; la ragazza si rilassò quando sentì la maledizione fluire lontano da lei, corrodendo anche una parte del legno.
-Come hai fatto?- chiese Cappuccetto imbronciata, quando la ragazza ebbe aperto la porta.
-La serratura era arrugginita, un colpo ben assestato ed ha ceduto!- rispose Biancaneve con un sorriso incerto. Filippo la superò, borbottando qualcosa sulla forza bruta, poi rimase incantato davanti allo spettacolo di Aurora dormiente.
Malefica, seguendo la sua mente contorta, aveva adagiato la ragazza sopra un letto a baldacchino e aveva cosparso il suo corpo di petali di rosa; un profumo dolciastro e pungente aleggiava nella piccola stanza sulla sommità della torre.
Biancaneve barcollò, mentre iniziava già ad avvertire le prime ondate di sonnolenza. L’anello che indossava le pizzicava la pelle.
-Presto!- esclamò, lottando per tenere gli occhi aperti -Non c’è più tempo!-
Cappuccetto Rosso era già scivolata a terra, colpita da un sonno incontrastabile, quando Filippo, timoroso, si chinò sul viso di Aurora e le sfiorò delicatamente le labbra.
-Quello non è un bacio!- protestò, sempre più stanca.
“Come se tu avessi qualche esperienza in merito…”
Il principe si passò una mano tra i riccioli, ridacchiò nervosamente e finalmente posò una mano sulla guancia della principessa addormentata e l’attirò a sé, baciandola con decisione.
Per alcuni istanti nulla cambiò: Filippo si raddrizzò con gli occhi sgranati ed il respiro corto e Biancaneve si accasciò contro il muro della torre, sconfitta.
Poi le guance di Aurora iniziarono a riprendere colore e la ragazzina sbarrò gli occhi, scattando a sedere sul letto.
-Oh, cielo! Cosa è successo?-
Come se si fosse rotta una diga, l’intero regno esplose di suoni, di grida e di movimento. Cappuccetto Rosso si riscosse ed osservò con un enigmatico sorriso sul volto Filippo che sfiorava le spalle di Aurora in un’affettuosa carezza.
 
Re Stefano era un uomo alto e segaligno, dai tratti severi che non ricordavano per nulla quelli delicati e rosei di sua figlia; sedeva sul suo trono danneggiato e fissava il gruppo con due penetranti occhi azzurri mentre intorno a loro la corte, finalmente tornata alla vita, rumoreggiava felice.
Il Re aveva ascoltato con molta attenzione il loro racconto – era la prima cosa che aveva chiesto quando se li era trovati davanti – ed ora meditava su ciò che le donne chiedevano in cambio del servizio reso.
-Il mio regno è appena uscito da una grave crisi…- borbottò poi il sovrano, sistemandosi meglio sullo scranno e nascondendo a malapena uno sbadiglio -Perché dovrei impiegare risorse preziose come denaro, armi e soprattutto uomini, in una guerra che non mi tocca?-
-Per gratitudine, innanzitutto!- sbottò Biancaneve, irritata. Aurora, con le guance rosse e il capo chino, non aveva il coraggio di intromettersi nella discussione, ma era evidentemente imbarazzata dall’atteggiamento scortese del padre. -Vi abbiamo salvato da Malefica, sire… Abbiamo salvato tutti voi! Ora chiediamo il vostro aiuto per sconfiggere una vicina molto pericolosa: credete che Grimilde si farà qualche scrupolo ad usare la magia nera, se mai le venisse in mente di invadere i vostri territori? D’altronde, l’ha già fatto una fata e l’incantesimo le è riuscito a meraviglia!-
“Se Filippo non si fosse unito a noi…” pensò Mulan, quasi rabbrividendo. Quel ragazzo allampanato e distratto si era rivelato fondamentale, ma in quel momento si teneva in disparte ed evitava di conversare con i sovrani, che pure erano suoi pari.
Anche la madre di Aurora, in verità, rimaneva defilata, una pallida comparsa accanto alla figura autoritaria del marito: teneva un ricamo iniziato sulle ginocchia ed era chiaro a tutti che seguiva con difficoltà il discorso che verteva su politica e guerra.
Re Stefano si accarezzò il pizzetto:
-Le vostre argomentazioni mi sembrano convincenti: avrete a disposizione il mio esercito, ma ad una condizione. Dovrete trovare il modo di sconfiggere Grimilde contenendo le perdite: non intendo mandare i miei sudditi a morire senza un riscontro per le mie terre!-
Una volta usciti dalla sala del trono, Aurora si affrettò dietro di loro:
-Aspettate, vi prego!-
Li guardo con gli occhi azzurri spalancati, forse per sincerarsi che non le riservassero lo stesso sguardo di disprezzo e diffidenza che avevano lanciato al Re. La principessa allargò le braccia, indecisa su cosa dire:
-Volevo augurarvi buona fortuna! Oh e Filippo… Non vi ho ancora ringraziato per avermi svegliata… Per averci svegliati tutti.-
Il ragazzo scrollò le spalle:
-E’ stato un piacere…- mormorò, a voce troppo bassa perché lei lo potesse sentire. Aurora continuò imperterrita; sembrava che avesse oltrepassato un limite e che non ci fosse modo di fermarla.
-Vi devo anche dire che l’avevo capito subito, fin da quando vi ho visto in quella locanda, che voi dovevate essere importante per me. Sono solo una ragazzina sciocca che nessuno considera, ma voi avete saputo guardare oltre: voi avete portato allo scoperto la parte più profonda di me, quella che non sapevo neanche di avere…-
Filippo le prese le mani tra le sue, lanciando occhiate preoccupate ai cortigiani che li fissavano con la coda dell’occhio:
-Aurora, basta così: non c’è bisogno che vi dica che i vostri sentimenti sono pienamente corrisposti. Ma guardiamo in faccia la realtà: voi siete una principessa e vostro padre è un astuto calcolatore… E io, al momento, non sono altro che un principe diseredato e senza un soldo!-
-Ma non importa!- esclamò la ragazza, mentre il labbro inferiore tremava come se stesse per scoppiare a piangere -Io vi amo lo stesso…-
-Importa a me!- replicò lui duramente -Non basta un bacio per guadagnarmi la vostra mano, Aurora. Non sono un granché in battaglia, ma spero di poter finalmente realizzare il mio sogno di poeta e una volta che la fama di questa compagnia sarà giunta in ogni angolo dei reami, Re Stefano non potrà negarvi a me!-
-Crede davvero che sia così semplice convincere l’avido e cinico Re Stefano a cedergli la mano di una figlia che gli potrebbe fruttare molto di più?- bisbigliò Belle a Mulan con tono scettico, mentre Filippo e Aurora, con il fervore tipico della prima gioventù, si scambiavano promesse di amore eterno. La guerriera orientale scosse la testa, mugugnando:
-Sarà difficile.-
-Chissà cosa significa, vivere un amore del genere…- mormorò Biancaneve sognante, persa dietro a ciò che le era stato negato. Mulan la fissò severamente:
-Non sono pensieri adatti a chi sta per scendere in guerra!-
-Il soldato coperto di gloria qui sei tu, non io!- ribatté l’altra piccata.
-Sì, ma io non vi accompagnerò subito.-
-Cosa? E perché?-
-Ho una faccenda da sbrigare: niente di serio, ma richiede la mia massima attenzione. Vi raggiungerò nel giro di qualche giorno.-
 
Jasmine era appollaiata su uno dei merli del castello ed osservava le luci festose che brillavano nelle strade della città.  Il popolo aveva dato inizio a quelle celebrazioni spontaneamente, anche se l’ordine di leva militare di Re Stefano era arrivato nel primo pomeriggio: nulla poteva guastare la felicità di essersi finalmente svegliati dal sonno di Malefica.
Avvertì il fruscio delle vesti di Aladdin alle sue spalle:
-Non c’è davvero luogo in cui tu non mi segua?- sibilò a denti stretti. Il ladro si appoggiò con i gomiti al parapetto accanto a lei e la fissò dal basso in alto.
-Te l’avevo detto che sarei stato la tua ombra, dolcezza.-
-Avevi anche detto che il tuo debito era stato saldato. Cosa ti trattiene qui?-
-Sono curioso. Cos’è un djnn?-
Il corpo della ragazza si irrigidì e gli lanciò un’occhiata parecchio nervosa:
-L’hai visto, cos’è. Un mostro…-
-Voglio saperne di più.-
Le bastò incrociare i suoi occhi per capire che non si sarebbe arreso finché non avesse avuto risposte più precise.
-E’ un essere antico, che di per sé non ha corpo, o meglio, non ha una forma precisa. Può vivere centinaia e anche migliaia di anni senza invecchiare o ammalarsi ed è dotato di grandi poteri magici. Gli stregoni del deserto, quelli più potenti almeno, sono soliti imprigionare i djnn in amuleti ed altri piccoli oggetti per sfruttarli a loro piacimento; costituiscono la loro riserva illimitata di magia…- Parlava con voce priva di colore, avendo mandato a memoria ogni informazione che suo padre le aveva dato sulla creatura che viveva in lei. Non le era mai capitato di poterne parlare con qualcuno così apertamente e non sapeva bene quale atteggiamento adottare.
-Sei una stregona, quindi?- chiese Aladdin, sempre più curioso, ma Jasmine scosse la testa con un sorriso amaro:
-No, io sono un errore. Un djnn si liberò momentaneamente dalla presa dello stregone che stava cercando di imprigionarlo e per sbaglio finì dentro il primo contenitore disponibile, ovvero io, che ero appena venuta alla luce.-
-Vuoi dirmi che convivi con quella cosa fin dall’infanzia?-
-Già. E’ più corretto dire che ci spartiamo il corpo: quando perdo il controllo, come è successo oggi, non ho più alcuna voce in capitolo su ciò che il djnn fa o dice, sono in suo potere. E questo, lo capirai da solo, non è una cosa auspicabile. I djnn sono considerati esseri pericolosi ed infidi: sono estremamente sapienti e forti, ma spesso tendono al male piuttosto che al bene.-
-Tu non tendi al male…- affermò il ladro dopo un po’, osservandola pensoso. Jasmine ridacchiò:
-Io che ti sto parlando, no di certo. Ma la parte più profonda di me probabilmente sta morendo dalla voglia di farti a pezzi.-
-No, non credo ci riuscirebbe. Tu la fermeresti.-
-Come fai ad esserne così sicuro?- esclamò la ragazza, esasperata.
-Perché oggi hai diretto la sua furia solo su Malefica e non su di noi o sulle persone addormentate. Hai spostato con la forza del pensiero decine di armi affilatissime… E non ci hai sfiorato neanche per sbaglio.-
Jasmine sgranò gli occhi:
-Non ci avevo pensato…-
-Credi un po’ più in te stessa, dolcezza…- concluse Aladdin prima di allontanarsi -E anche nell’altra cosa che vive in te: per quanto ho potuto vedere fin ora, mi sta quasi più simpatica della sua controparte razionale!-
 
 
Angolo Autrice:
La maledizione è stata spezzata e possiamo tirare un sospiro di sollievo (per ora)... Il ragazzo del banner è il mio Filippo :) Lui ed Aurora mi ispirano proprio la coccolosità, sono troppo ingenui xD Tenete a mente l'antipatico ed autoritario Re Stefano, ce lo ritroveremo davanti fra qualche capitolo!
 

Crilu

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Capitolo 13
*** Fight of honor ***




“Non verrà.” Pensò Shang, mentre una leggera brezza muoveva i rami degli alberi attorno a lui.
Era in collera con sé stesso per essersi lasciato ingannare, ma nel suo animo prevaleva una forte delusione: aveva davvero pensato che Hua Mulan fosse degna della sua stima, degna di onore.
Si era sbagliato ed ora non solo doveva iniziare di nuovo a seguire le sue tracce, ma sarebbe stato anche tutto più difficile poiché la ragazza sapeva di essere inseguita.
Frustrato, fece per slegare le redini del suo cavallo dall’albero a cui l’aveva legato, ma un grido lo fece immobilizzare.
Mulan cavalcava nella sua direzione, china sul suo destriero ed incitandolo ad andare più veloce; una volta giunta a pochi passi da lui strattonò le redini e con maestria acquietò il cavallo che si era imbizzarrito per la brusca fermata.
La guerriera scivolò a terra e si profuse in un inchino spartano senza traccia di deferenza. Shang pensò che forse era quello ad attrarlo: lei gli mostrava rispetto come un suo superiore, non come una donna dovrebbe fare con un uomo. Non era umile né sottomessa, anche se riconosceva la sua autorità.
“E’… Coraggiosa.”
-Chiedo perdono per il ritardo.- mormorò Mulan, mentre Mushu sgusciava via dalla sua armatura per appollaiarsi sulla sella del cavallo, ritenendola una postazione più sicura per osservare il duello. Shang la osservò in silenzio, chiedendosi dove fosse stata negli ultimi giorni: aveva un graffio leggero sotto lo zigomo, l’armatura era lievemente ammaccata e i suoi movimenti, seppur agili, tradivano una certa stanchezza.
-Vogliamo iniziare?- sbottò lei impaziente, senza capire il motivo della sua esitazione. In realtà, non lo comprendeva bene neanche lui.
-Veramente avrei alcune domande da farti, prima…-
La guerriera sbuffò, sguainando la spada:
-Puoi porre tutte le domande che vorrai… Mentre combattiamo!-
Iniziarono a girarsi intorno, disegnando un cerchio perfetto al centro della radura, senza perdere il contatto visivo. Entrambi studiavano ogni dettaglio dell’avversario per scoprire i suoi punti deboli e trovare un difetto da volgere a loro favore.
“Non fargli intendere quanto sei spossata!” si redarguì mentalmente la ragazza.
“Non fargli intendere quanto sei poco propenso a vincere!” pensò Shang, indeciso su come agire.
Fu lei ad attaccare, lanciandosi in avanti come se mirasse al suo sterno, poi cambiando direzione all’ultimo e calando un colpo dall’alto diretto alla sua testa. Shang balzò all’indietro e lo parò a fatica, stupefatto: la figura minuta della guerriera nascondeva una forza straordinaria, mentre l’abilità nel maneggiare la spada doveva essere il frutto dell’allenamento nell’esercito.
-Perché ti sei travestita da soldato?- chiese, decidendo quale, tra i quesiti che lo assillavano, fosse il più pressante. Un altro affondo a vuoto. Mulan fece qualche passo indietro e rispose:
-Quando giunse l’ordine di reclutare ogni uomo capace di combattere per ingrossare le fila dell’esercito la nostra famiglia fu presa dallo sconforto: mio padre, che in guerra aveva perduto l’uso di una gamba, era l’unico a poter rispondere alla chiamata dell’Imperatore. Perciò rubai la sua armatura e il suo cavallo e partii di notte, decisa a sacrificarmi al suo posto.-
-Nessuno si è mai accorto di nulla, per tutti questi anni? Come facevi a nasconderti?-
Mulan attaccò ancora, rabbiosa: sembrava che tutte quelle domande la mettessero a disagio e Shang decise di sfruttare la cosa a suo vantaggio.
-Sono stata accorta e se il generale Wu non si fosse messo in testa di farmi sposare sua figlia e non mi avesse spiato durante il mio bagno, sarei ancora al mio posto nell’esercito. All’inizio ero solo una recluta un po’ più debole delle altre, ma il tempo e la fatica hanno forgiato il mio corpo. Una benda sul seno e un po’ di fortuna hanno fatto il resto.-
-Come sei arrivata qui?- domandò ancora l’uomo, passando al contrattacco. Mulan era stanca, ma parò tutti i suoi colpi e lui dovette ammettere, a malincuore, che raramente aveva trovato un avversario così capace.
-Quando mi mandarono in esilio avrei voluto togliermi la vita, per preservare almeno un poco del mio onore. Ma qualcuno mi ha convinto a non farlo e a viaggiare, alla ricerca di un modo per riscattarmi.-
A Shang sembrò che lo sguardo della ragazza incontrasse per un attimo quello di Mushu, che seguiva il combattimento senza proferire parola.
-E’ per questo che ti sei unita a quella strana brigata?-
-Sì. Hai finito?-
Mentre stava per rispondere, l’uomo notò un punto scoperto nella sua armatura.
“Non farebbe mai in tempo a parare il colpo!”
Con un luccichio deciso negli occhi si lanciò su di lei...
 
-Chissà dove sarà Mulan adesso…- disse Biancaneve ad alta voce. Nonostante il brusio dei soldati in movimento, il suo commento giunse forte e chiaro ai compagni che cavalcavano non distanti da lei.
-Già. E chissà come farà a ritrovarci!- aggiunse Jasmine, pensierosa.
-Forse ha cambiato idea su questa impresa.- disse invece Belle con una smorfia -Forse le serviva solo un pretesto fasullo per sparire.-
-Mulan è una guerriera coraggiosa!- protestò Filippo -E l’onore per lei è un valore troppo importante perché venga meno alla parola data!-
-Questo è vero. Allora perché se n’è andata?- riprese Biancaneve.
Aladdin si mosse sulla sella, a disagio. Quando era montato su uno dei cavalli delle scuderie di Re Stefano Jasmine l’aveva fissato ironica, sfidandolo con lo sguardo a fuggire; ma il ladro non aveva battuto ciglio e li aveva seguiti. Si era giustificato dicendosi che in fondo non aveva nulla di meglio da fare né dove andare… Ora, però, il pensiero del guerriero sconosciuto non gli dava tregua e si sentiva in dovere di dirlo agli altri.
-Credo di sapere dove fosse diretta la guerriera!- esclamò quindi frettolosamente, quasi sperando di non essere sentito. Invece l’attenzione di tutti si puntò su di lui, che sorrise impacciato:
-Qualche giorno fa un soldato vestito più o meno come lei, un pazzo, ve lo giuro, un tipo proprio fuori di testa, mi ha chiesto se avessi visto Mulan…-
-E tu glielo hai detto!?- ringhiò Jasmine, adirata, mentre un bagliore verde infiammava le sue iridi. Aladdin si strinse nelle spalle:
-Mi ha minacciato di morte, dolcezza, non ci vado troppo per il sottile quando si tratta di queste cose! E vorrei ricordarti che l’ultima volta che vi avevo incontrato mi avevate sottratto gran parte dei miei averi!-
-Sei un uomo spregevole!- sbottò la ragazza tra i denti, voltando il capo per non incrociare più il suo sguardo.
-Se anche fosse come dice il ladro…- la interruppe Belle -Mulan può avere incontrato questo guerriero solo la sera prima del rapimento di Aurora, nella piccola foresta sul confine del regno!-
Cappuccetto Rosso si agitò sulla sella di Filippo, piegando il busto in avanti per partecipare alla conversazione: erano tutti contrari alla sua presenza lì, visto e considerato che si trattava di una spedizione militare, ma lei li aveva convinti ricordando loro che non aveva un posto sicuro dove stare e promettendo di non combinare guai.
-Io propongo di seguirla!- esclamò la bambina, sgranando gli occhi.
-E perché mai?- ribatté Jasmine -Mulan farà a pezzi lo sconosciuto e ci raggiungerà. Credimi, bambina, l’ho vista combattere e non corre nessun rischio.-
-Io dico che dobbiamo andare!- insistette Cappuccetto. -Me lo dice il mio istinto. E io faccio sempre ciò che l’istinto mi dice!-
-Se lo dice il suo istinto…- mormorò Biancaneve, stringendosi nelle spalle. Poi chiamò un attendente e gli lasciò sommarie istruzioni sul percorso da seguire e con uno strattone delle redini fece voltare il cavallo, iniziando a galoppare verso il reame di Re Stefano.
 
La punta della spada di Shang si fermò ad un soffio dal suo fianco: sarebbe bastato un guizzo del polso e una leggera pressione per farla scivolare tra le cotte della maglia, fino a raggiungere la carne.
I due rimasero a fissarsi per qualche istante, entrambi sorpresi, prima che Mulan si rendesse conto di non essere ferita e facesse un salto all’indietro, portandosi ad una distanza di sicurezza.
Fissò l’uomo con gli occhi spalancati, avvertendo solo con la coda dell’occhio che Mushu aveva rilassato gli artigli, fino a quel momento contratti.
-Perché non hai affondato la lama?- chiese, tenendo la spada alzata a proteggersi il viso -Hai fatto tutta questa strada per uccidermi. Perché ora esiti?-
Shang sembrava confuso; scosse la testa e si passò una mano sui capelli, tormentando il nastro che li teneva legati.
-Tutto questo è sbagliato!- sbottò alla fine, tornando a guardarla in viso.
-Cosa è sbagliato?- mormorò la ragazza.
-Tu non dovresti essere così!-
-Cioè non dovrei essere un soldato? Dovrei essere una moglie, una brava madre?- ringhiò Mulan, mentre le loro ombre tremolavano sul terreno. Non si era accorta che il sole si fosse abbassato tanto sull’orizzonte.
-Esatto. E anche ora, dovresti pregarmi in ginocchio di risparmiarti la vita… Ma non lo fai.-
-Certo che no!- replicò lei, buttando indietro la testa con fierezza. Shang abbozzò un sorriso:
-Certo che no… Sei un guerriero onorevole, Hua Mulan, ed è questo ciò che non mi spiego. Una donna che combatte e soprattutto lo fa con onore, coraggio e bravura. Non avevo mai visto niente di simile.-
Mulan si rilassò impercettibilmente:
-Nessuna è come me, nessuna ha osato tanto. E nonostante tutto, io sono orgogliosa di ciò che sono diventata.-
Un rumore di zoccoli li distolse dalla conversazione: voltandosi, video un eterogeneo drappello a cavallo avanzare verso di loro. I poveri animali avevano gli occhi spiritati e la bava alla bocca per la folle cavalcata a cui erano stati costretti; pochi attimi dopo, Belle e Filippo si posizionarono ai lati della guerriera, fissando Shang in cagnesco, mentre Jasmine e Biancaneve tiravano le redini per interporsi tra loro. Solo Aladdin era rimasto indietro, analizzando la scena con discrezione. Mulan scoccò loro uno sguardo a metà tra lo sconcertato e l’infuriato, poi l’ira prevalse sulla sorpresa:
-Cosa state facendo?- sbraitò -Questo è un duello e voi ne state impedendo lo svolgimento!-
Le altre donne si guardarono confuse:
-Noi… Volevamo… Aiutarti?- borbottò Biancaneve, aggrottando la fronte. Mulan batté un piede a terra.
-Non così, accidenti! Devo dimostrare da sola il mio valore, perché nessuno lo capisce!-
Shang rinfoderò la spada e si inchinò brevemente davanti alle principesse che si erano messe tra lui e la sua preda. Poi allargò le braccia:
-Mi credereste se vi dicessi che non ho più alcuna intenzione di fare del male a Hua Mulan?- chiese, con un accento più marcato rispetto a quello della guerriera. Lei digrignò i denti, spaventata dalla piega che avevano preso gli eventi; Mulan aveva un carattere forgiato da anni di ferrea disciplina e amava quindi le situazioni semplici, in cui c’era un’unica strada da seguire per rimanere nel giusto. Le sottigliezze e gli accordi della politica, così come i mutamenti dell’animo, la inquietavano proprio perché non poteva controllarli appieno e se ne era perciò sempre tenuta lontana.
Inutile dire che lo strano comportamento del generale la confondeva sempre di più, irritandola in egual misura.
“Qual è il suo piano?”
-Perché dovremmo crederti?- aveva nel frattempo risposto Jasmine, sprezzante.
Shang chinò il capo:
-Sono rimasto molto colpito dalla vostra decisione di tornare indietro per lei: questo, insieme ad altre cose, mi ha fatto capire che questa donna merita ogni medaglia che aveva ottenuto nel nostro Paese. Perciò non ritengo giusto privarvi di un membro così valido quando state per scendere in guerra. Se premettete, anzi, vorrei unirvi a voi, così che potremo risolvere i nostri conti in sospeso una volta che sarà tutto finito…-  
 
 
Angolo Autrice:
Non so bene come commentare questo capitolo, visto che non mi è riuscito al meglio. So solo che Shang continuerà a porsi dubbi e domande ancora per un po', visto che sembra così deciso ad unirsi alla nostra allegra brigata… xD
 
Crilu 

 

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Capitolo 14
*** I'll make a man out of you ***




Biancaneve squadrò con nervosismo crescente il grande villaggio che stavano per attaccare. Nascosta dalle fronde degli alberi osservò come quella città, centro strategico per i commerci del suo regno grazie al fiume che l’attraversava, si era impoverita rispetto a quando le aveva fatto visita da bambina. Secondo i resoconti delle loro spie, la Regina aveva mandato un suo temibile e misterioso alleato a riscuotere le tasse, gettando la popolazione in preda ad un terrore cieco; la ragazza poteva affermare quasi con sicurezza che si sarebbero schierati dalla loro parte pur di liberarsi una volta per tutte della tirannia di Grimilde.
“Non sono loro a preoccuparmi!” pensò, gettando un’occhiata allo squadrone che riposava alle sue spalle. Sulla carta, quella le era sembrata un’ottima idea: mostrarsi pronta a combattere per riconquistare il suo trono, affiancata da altre guerriere… In realtà non aveva idea di come gestire quegli uomini rozzi, maneschi ed estremamente diffidenti. Biancaneve, seppure orgogliosa dei suoi progressi nell’uso della spada, sapeva di non essere una combattente a tutti gli effetti e che agli occhi dei veterani non doveva sembrare nient’altro che una ragazzina spaurita.
Alcuni dei soldati ricambiarono il suo sguardo con sufficienza, altri in modo vagamente insolente, altri ancora con occhiate di vera e propria sfida.
“Come farò a guidarli in questa battaglia?” si chiese la ragazza con un moto di stizza, giocherellando con l’elsa dello spadino che portava al fianco. “E in quelle che seguiranno?”
Era almeno sollevata dall’idea che non avrebbe dovuto condurre la carica, compito che sarebbe spettato a Mulan e ad un generale dell’esercito di Re Stefano. Shang era tra gli arcieri, Belle vagava da una postazione all’altra impaziente di poter scatenare la Bestia senza il controllo calmante di Cappuccetto Rosso, Aladdin sembrava essersi autoproclamato guardia del corpo di Jasmine… Che come lei scrutava il villaggio con preoccupazione.
Biancaneve le si avvicinò:
-Cosa vedi?-
Jasmine grattò via un poco della corteccia dell’albero a cui era appoggiata:
-Un nodo nevralgico del tuo regno, a poca distanza dal confine: poco saggio fondare una città su questo fiume. Niente mura o protezioni magiche; le case iniziano a spuntare dai campi in maniera sparsa e disordinata. I seguaci di Grimilde non si aspettano il nostro arrivo… Sarà facile conquistarla.-
-E allora cosa ti preoccupa?-
Jasmine aggrottò la fronte:
-Il nuovo “amico” della tua matrigna. Girano voci…-
Si interruppe e scosse la testa, come se stesse inseguendo un pensiero impossibile.
-Lascia stare. E’ solo una brutta sensazione.-
 
Riflettendoci sopra a mente lucida, Biancaneve sapeva di aver sbagliato tutto, fin dal primo momento. Aveva fatto entrare i suoi uomini dall’entrata sbagliata, senza aspettare il segnale delle altre squadre e così si era trovata da sola davanti al loro nuovo nemico: un uomo intabarrato in ampie vesti color della terra, dal volto magro e scavato dalle rughe. La consistenza della sua pelle, secca ed arida, le aveva ricordato in modo raccapricciante la sabbia.
Con uno scintillio di malvagia intelligenza nello sguardo, lo stregone aveva fatto un passo avanti e i soldati sotto il suo comando si erano dileguati, lasciandola al suo destino… Biancaneve si era sentita mancare il terreno sotto i piedi e con uno strattone il mago l’aveva mandata a sbattere contro un muro, stordendola. Se non fossero arrivate Jasmine e Mulan, che l’avevano costretto a scomparire in una nuvola di fumo, a quell’ora probabilmente sarebbe morta.
Diede un calcio ad una pietra del sentiero, facendola rotolare lontano e trattenne a stento un lamento di frustrazione:
“L’ho fatto fuggire! E’ colpa mia!”
Sentì le lacrime premere ai bordi degli occhi ma si sforzò di trattenerle, continuando a vagare senza meta nel bosco per sfogare il malumore.
Un fruscio alle sue spalle la bloccò.
-Chi è là?- esclamò, estraendo la spada dal fodero e voltandosi verso i cespugli. Mulan e Shang emersero dalle fronde, lanciandosi occhiate di reciproco sospetto; poi il guerriero puntò la sua attenzione su Biancaneve, aggrottando la fronte.
-Se tieni la spada in quel modo, non c’è da sorprendersi che i tuoi uomini non si fidino di te!-
La principessa strinse le labbra e serrò la presa sull’arma, troppo mortificata per replicare.
Mulan scosse la testa.
-Ti sembra forse questo il modo di rivolgersi ad una principessa?- sibilò -E’ giovane e non è mai scesa in battaglia prima d’ora. Abbiamo solo commesso un errore nell’affidarle troppe responsabilità così velocemente!-
Shang scosse la testa:
-Solo perché tu sei riuscita a far carriera nell’esercito non significa che tutte le donne possano diventare dei bravi soldati!-
-Scommettiamo?-
Biancaneve assisteva intimorita allo scambio di battute tra i due, che continuarono a fissarsi con sfida e astio per qualche altro minuto; poi Shang si rivolse a lei con tono ironico:
-Avanti, ragazza, vieni. Vediamo se Hua Mulan ha ragione: proverò a fare di te un uomo.-
 
La lunga spada di Mulan emise un sibilo impercettibile mentre calava verso la sua testa. Biancaneve fece un salto all’indietro, conscia di non avere abbastanza forza nelle braccia per parare un colpo del genere, e fu così che sentì un oggetto metallico pungerla tra le scapole.
-Hai perso!- sbottò Shang trionfante, allontanandosi da lei.
“E’ la quinta volta, oggi!” pensò la ragazza, irritata. Nonostante avesse più dimestichezza con la spada rispetto a qualche giorno prima, era ancora lontana dal poter scendere in battaglia; anche Mulan si era dovuta arrendere al fatto che non aveva alcun talento guerriero.
-Ci vorranno anni affinché tu sia pronta a reggere uno scontro in campo aperto!- le aveva spiegato, con aria vagamente dispiaciuta. Lei e Shang avevano comunque insistito per continuare ad allenarla, probabilmente per porre fine alla loro stupida scommessa.
Rabbia, delusione e tristezza si agitarono dentro di lei, finché Biancaneve non si rese conto con orrore che le dita avevano iniziato a prudere:
“No, non adesso!”
Lasciò cadere la spada, ma era troppo tardi: prima ancora che essa toccasse il suolo si era tramutata in polvere. Mulan la fissò stralunata:
-E questo cosa sarebbe?-
Biancaneve sospirò, chiudendo gli occhi per non vedere le venature nere che si facevano beffe di lei:
-Questo è ciò che io chiamo il “problema”.-
Shang si avvicinò con cautela e smosse con la punta dello stivale il mucchietto di polvere che prima era stato una spada.
-Da quanto tempo?-
-Da quando ero una bambina.-
-E’ sempre così devastante?-
La ragazza si strinse nelle spalle:
-La maggior parte delle volte sì. Ma dipende da quanto sono agitata.-
-Cosa puoi… Trasformare?- intervenne Mulan, senza staccare gli occhi dalle sue mani.
-Tutto…- mormorò Biancaneve -Qualsiasi oggetto o essere vivente.-
“Adesso mi chiederanno sicuramente se ho mai ucciso qualcuno. E saranno disgustati da me!”
Ma né Mulan né Shang proferirono parola, limitandosi a studiarla con attenzione. Poi la guerriera sospirò:
-Trasforma la tua debolezza nella tua forza e nessuno potrà mai vincerti.-
Shang sussultò e Mulan gli lanciò un’occhiata divertita:
-Tuo padre lo ripeteva sempre. Ho combattuto per lui diversi anni, ricordi?-
-Cosa significa?- intervenne Biancaneve, confusa.
-Significa che se riesci a controllare questo potere, esso diventerà la chiave non solo per riuscire in battaglia, ma anche per guadagnarti la fiducia dei tuoi uomini. I soldati ammirano e rispettano solo chi si dimostra capace di mantenerli in vita durante una guerra... E tu questo potresti farlo.-
-Potrei anche ucciderli tutti!- ridacchiò la ragazza senza allegria, sfregando le mani tra di loro per far svanire velocemente le linee nere.
-Ci lavoreremo su!- le promise Mulan, con un sorriso astuto -E poi, i soldati fanno bene a temere almeno un poco il loro comandante!-
 
 
 
Angolo Autrice:
Chi ha capito la citazione???? xD   
Biancaneve in battaglia è un disastro, ma grazie a Shang e a Mulan chissà che non riesca a sfruttare al meglio il suo dono… Nel prossimo capitolo invece si vedrà come reagirà Jasmine alla presenza di un certo stregone…
Purtroppo, a causa della scuola e di impegni vari, non sarò attiva per un po' di tempo su efp :(((
Alla prossima!!!
 
Crilu 

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Capitolo 15
*** Memories on our skins ***




Jasmine percorreva veloce le strade della città, incurante degli sguardi dei pochi, coraggiosi abitanti che si arrischiavano a mettere il naso fuori dell’uscio di casa propria. Batteva ogni via con la metodicità di un segugio, sebbene sapesse che ciò che cercava se ne era già andato, svanito in una nuvola di fumo.
“Lasciando dietro di sé solo una manciata di granelli di sabbia…” pensò la ragazza, digrignando i denti. Erano passati due giorni dalla battaglia lampo con cui avevano conquistato il villaggio e lei aveva dormito a malapena e mangiato ancora meno solo per scoprire una traccia di Jafar: quel compito la ossessionava fin da quando lo aveva visto, comprendendo finalmente che le sue sensazioni erano giuste e che era lui il nuovo alleato di Grimilde. Al pensiero rabbrividì istintivamente e nel farlo avvertì una presenza alle sue spalle. I suoi coltelli scattarono all’indietro, fermandosi a un soffio dal collo di Aladdin. Il ladro alzò le mani con un sorriso incerto sulle labbra e il malumore della ragazza crebbe:
-Non mi fido di te, non ti voglio intorno e non lo nascondo… Allora perché continui a seguirmi?- ringhiò esasperata, ritraendo le lame.
-Perché mi preoccupo per te, dolcezza!- rispose lui. -Siamo tutti preoccupati, in realtà…-
-Non ne avete motivo!- replicò duramente Jasmine, scrollando le spalle.
-No? Quindi devo dedurre che questo tuo girovagare come un’invasata per le vie della città sia normale…-
Vedendo che la ragazza non rispondeva ma riprendeva la sua camminata, Aladdin si affrettò a seguirla. Jasmine vide un medaglione d’oro scintillare davanti ai suoi occhi:
-Dove l’hai preso?-
Il sorriso del ladro si allargò:
-Ti piace? E’ per te. Era scivolato dal mucchio di ricchezze che Jafar ha portato via…-
La ragazza si bloccò, accigliata:
-Conosci Jafar?-
L’espressione di Aladdin si fece cupa, quasi rabbiosa:
-Tutti lo conoscono, ad Agrabah!-
La ragazza soppesò quell’informazione, indecisa se chiedergli aiuto o meno, ma alla fine l’orgoglio ed il fastidio ebbero la meglio:
-Tieniti il medaglione, anzi, vedi di restituirlo al legittimo proprietario! Vattene, adesso!-
Lui provò a trattenerla piazzandosi di fronte a lei:
-Perché non ti fai aiutare? Non ho cattive intenzioni, te lo giuro!-
Gli occhi scuri di Jasmine lampeggiarono divertiti:
-Dovrei forse fidarmi della parola di un ladro?-
Si pentì di quelle parole non appena vide l’ira ed il dolore che avevano causato, ma era troppo tardi per rimangiarsele. Aladdin scoppiò a ridere senza allegria: la sua risata assomigliava ad una specie di singhiozzo sarcastico.
-Giusto, non sono altro che un ladro… Un ladro che cerca di aiutare una creatura che vorrebbe ucciderlo. Stai tranquilla, non ti darò più fastidio.-
Con uno scatto agile Aladdin si arrampicò lungo il muro più vicino e con un ultimo svolazzo del mantello sparì sui tetti.
 
Jasmine continuò la sua ricerca con apparente tranquillità, ma verso sera dovette riconoscere di essere rosa dal senso di colpa: aveva evidentemente toccato un punto sensibile per Aladdin e aveva ferito l’unica persona che aveva avuto il coraggio di seguirla sulle tracce di Jafar.
A volte la ragazza accarezzava l’idea di condividere il suo peso con gli altri e spiegare ciò che lo stregone significava per lei, ma la vergogna e lo sdegno la fermavano sempre.
“Forse, se offrissi ad Aladdin le mie scuse e la mia fiducia… Potrebbe aiutarmi nel trovare un modo per neutralizzare Jafar!”
Si diresse quindi alla tenda del ladro, sperando che non avesse deciso di abbandonarli definitivamente: Biancaneve, Shang e Mulan in genere lo ignoravano, ma Filippo e Cappuccetto Rosso sembravano interessati alle sue storie avventurose e sicuramente si sarebbero indispettiti con lei se lo avesse scacciato. E poi anche lei stessa non si sarebbe mai perdonata una tale ingratitudine verso chi le aveva salvato la vita.
L’accampamento era pieno di vita e rumori, ma la ragazza non si lasciò distrarre: c’era tempo per organizzare la nuova offensiva contro Grimilde, soprattutto ora che Biancaneve aveva rivelato al mondo il suo potere. Lei era convinta che fosse stato un errore, ma non gliel’aveva rivelato: se da un lato era un’arma in più in quella guerra insidiosa, dall’altro si sarebbe potuto rivelare un ostacolo se fosse riuscita a salire sul trono. Era il motivo per cui lei non aveva mai liberato il djnn contro i guerrieri che l’avevano esiliata, pur avendo la possibilità di piegarli al suo volere.
“Non è con il terrore che voglio dominare!” si ripeté, convinta delle sue decisioni “Spero che Biancaneve non si lasci tentare…”
La tenda di Aladdin era uguale a quella di qualsiasi altro soldato, scura ed anonima; nello scostare bruscamente i lembi dell’entrata, Jasmine meditò sulla possibilità di offrirgli un ruolo migliore del semplice combattente. Ogni suo ragionamento, però, fu interrotto dallo spettacolo che si ritrovò ad osservare.
Aladdin aveva deciso di darsi una rinfrescata prima del pasto serale ed ora le dava le spalle, intento a sciacquarsi con malagrazia le ribelli ciocche scure che gli si arricciavano sulla nuca. La pelle abbronzata e i muscoli scattanti scintillavano nella penombra data dalle lampade, ma non era quello ad attrarre lo sguardo della ragazza, bensì il fitto intreccio di cicatrici che copriva la sua schiena fino al bordo dei pantaloni e che si estendeva anche sulle spalle e sulle braccia. Quando il ladro si girò, fissandola con evidente sorpresa, Jasmine poté vedere che il torace mostrava diversi segni di ustioni.
Aladdin sembrò vacillare sotto l’esame dei suoi occhi, ma solo per un attimo: riacquistò quasi subito la sua fierezza scanzonata e raddrizzò le spalle.
-Ti piace ciò che vedi?- ghignò con tono divertito, mentre i suoi occhi tradivano una certa inquietudine. Jasmine piegò il capo da un lato, avvicinandosi e studiando più da vicino le cicatrici, che si rivelarono essere frustate:
-Per niente…- sibilò. Seguendo un impulso improvviso seguì il contorno irregolare di una ferita che scendeva dalla spalla al petto, rabbrividendo al contatto con la pelle ruvida… Almeno fino a quando il ladro, infastidito, non le bloccò il polso e la allontanò da sé con uno strattone.
-Perché sei qui?- chiese con voce dura, perdendo ogni parvenza di leggerezza -Cosa vuoi?-
-Intendevo chiederti scusa… Ma adesso voglio anche sapere di queste!- rispose lei con sicurezza, stupendosi di tanto interesse. La sua maledizione l’aveva portata a dare poca confidenza al resto del genere umano, un po’ come Belle; forse era per questo che apprezzava così tanto la vicinanza discreta della donna-lupo.
Il ladro scosse la testa, infilandosi velocemente una casacca leggera per coprire il busto martoriato:
-Scuse accettate e amici come prima… Ma non ti dirò niente sulle mie cicatrici.-
-Non sono la punizione di un ladro…- mormorò Jasmine, decisa a non far cadere l’argomento.
-E tu cosa ne sai?-
-Ad Agrabah i ladri colti sul fatto subiscono l’amputazione delle mani, l’ho visto con i miei occhi. Non vengono… Frustati!-
Aladdin sussultò come se lei l’avesse colpito fisicamente e d’improvviso sembrò perdere ogni ritegno, lanciando un calcio rabbioso contro il giaciglio.
-Va bene, ragazza testarda! Non sono stato frustato e … Marchiato come una bestia perché sono un ladro, ma perché ero uno schiavo!-
La ragazza fu colta da un attacco di nausea: aveva visto come venivano trattati gli schiavi ad Agrabah e ne era rimasta disgustata. Ora poteva vedere sulla pelle del ladro la conferma di ciò che le era stato raccontato.
-Di chi..- iniziò, ma le mancò la voce. Sbatté le palpebre prima di continuare, cercando di non lasciar intravedere il suo turbamento: era sicura che la pietà avrebbe fatto infuriare il ragazzo ancora di più. Lui però fu più veloce e con voce tagliente ringhiò:
-Intendi chiedermi a chi appartenevo?-
-Sì.-
-A Jafar.-
Mentre lei sgranava gli occhi, le labbra sottili di Aladdin si aprirono in un sorrisetto amaro. Accarezzò distrattamente il bracciale magico che aveva al braccio e prese a parlare senza guardarla, quasi dimentico della sua presenza:
-Era il peggior padrone che potessi mai immaginare. Sembrava trarre divertimento dalle nostre punizioni ed inventava pretesti per torturarci… Anche con la magia. E’ uno stregone consumato, ma trae forza dalla lampada che tiene sempre con sé. Attraverso di essa è capace di assoggettare alla sua volontà qualsiasi essere: sono stato costretto a fare cose…-
Si interruppe e scosse la testa con un lamento sofferente, gettandosi a sedere per terra con la testa fra le mani. Jasmine si accovacciò davanti a lui, intrecciando le dita con le sue e costringendolo a guardarla in viso:
-Quindi, alla prima occasione, gli hai rubato il bracciale che lo rendeva immune agli incantesimi degli altri e sei fuggito.-
-Come fai a sapere che il bracciale era suo?-
-Perché l’ho riconosciuto. Non subito, anche se il djnn aveva provato ad avvertirmi: lui non dimentica mai le tracce magiche che fiuta. A mia discolpa posso dire che l’avevo visto solo una volta, al braccio di Jafar, ma ciò che è successo dopo ha cancellato ogni dettaglio di quell’incontro…-
-Cosa ti ha fatto?- chiese Aladdin, con una voce tanto bassa e roca da farle scendere dei brividi lungo la spina dorsale. La ragazza si rese conto solo in quel momento di non aver lasciato le mani del ladro, che ora racchiudevano le sue in una presa gentile. Prese un respiro profondo, mentre il suo istinto la scongiurava di tacere.
“Fiducia, Jasmine. Bisogna imparare a darla per riceverla.” Si disse, prendendo coraggio.
-Mi ha violentata.-
La voce uscì in un sussurro liberatorio; non appena pronunciò quelle parole, Jasmine si sentì più leggera e riprese il discorso con più sicurezza.
-La lampada, la fonte del suo potere… In realtà è una prigione, una prigione per djnn. Ce ne sono centinaia lì dentro ed io li ho sentiti subito, non appena l’ho avvicinato per chiedergli aiuto. E’ stato un errore imperdonabile: Jafar brama l’immortalità sopra ogni altra cosa, per prolungare la sua vita di lusso e piaceri in eterno. E’ convinto che i djnn possano donargli questo potere e quindi ha deciso di catturare tutti quelli che incontrava… Compresa me, o almeno una parte di me.-
-E per fare questo doveva… Prenderti?- ringhiò Aladdin. Jasmine ridacchiò nervosamente, lusingata dalla rabbia che il ladro dimostrava:
“Cosa mi sta succedendo?”
-Non appena mi ha visto, lo stregone si è invaghito di me. Ha pensato che sarebbe stato un bel bottino, tenere me come schiava  e assoggettare il mio djnn al suo potere… E perciò non si è fatto scrupoli ad aggredirmi.-
-Perché ha fallito? Jafar è molto potente ed ha una sapienza sconfinata…-
Jasmine drizzò il capo con orgoglio:
-Sono molto di più che un misero corpo o la custode di un djnn sanguinario. Ci sono anche io, Jasmine, qui dentro… Solo che raramente qualcuno se ne accorge.-
-Io me ne sono accorto!- replicò Aladdin, scrutandola. La ragazza non poté fare a meno di sorridere:
-Sì, tu sì.- confermò e con sommo stupore sentì le dita gentili del ladro accarezzarle i capelli.
-Troveremo un modo per sconfiggerlo, te lo giuro. Ma dobbiamo farlo insieme.-
 
 
Angolo Autrice:
Questo è uno dei capitoli che mi piacciono di più, anche se forse è anche uno dei più delicati, viste le confidenze che Jasmine ed Aladdin si scambiano!
Purtroppo sono rimasta indietro con questa storia e gli aggiornamenti procederanno un po' a rilento! Fatemi sapere cosa ne pensate, di questi ricordi "scritti" sulla pelle! xD
 
Crilu 

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Capitolo 16
*** The return of the Hunter ***




Belle alzò il braccio e la brigata di soldati dietro di lei si fermò trattenendo il fiato, in attesa; la donna lupo allargò le narici e corrugò la fronte, cercando di capire cosa avesse realmente fiutato.
Era un semplice giro di ricognizione in un altopiano pressoché disabitato e battuto dal vento: lo sguardo poteva spaziare in tutte le direzioni, dalla foresta alle loro spalle al castello di Grimilde in lontananza. Sembrava il luogo meno adatto ad un’imboscata, poiché difficilmente i nemici avrebbero trovato posti per nascondersi o un modo per avvicinarsi senza essere notati.
Biancaneve osservò con curiosità una manciata di polvere che vagava nell’aria, trascinata dal vento, fino a quando non si posò a terra a poca distanza da lei. Con orrore, la ragazza in pochi istanti vide la cenere ricomporre la figura di un essere umano.
“Sembra il procedimento inverso della mia maledizione!” pensò, mentre attorno a lei i soldati rumoreggiavano spaventati. La creatura, la cui pelle conservava un colorito grigiastro, li scrutò con le orbite vuote prima di aprire la bocca ed emettere un lugubre lamento di richiamo. Dal nulla, una nube di polvere si addensò sopra al gruppo, per poi ricadere e dare vita ad altri esseri simili al primo.
-Spettri!- borbottò un soldato dai folti baffi rossi -Sono spettri!-
-Spettri?- chiese Aladdin, arretrando di un passo.
-Sì. Sono morti richiamati alla vita, impossibili da uccidere!-
-Questa è opera di Grimilde!- mormorò allora Belle -Ma perché mandarli contro di noi adesso, qui? Non ha senso!-
Le creature, intanto, si erano avvicinate, circondandoli e lanciando le loro grida animalesche; Jasmine represse a malapena un brivido nel vedere i denti aguzzi e gli artigli affilati. Ad un tratto le creature si diressero verso di lei, avanzando velocemente con un’andatura ciondolante ed inumana mentre la polvere continuava a cadere dal cielo.
-Non mi toccate!- sibilò la ragazza, troncando di netto la mano che l’aveva afferrata. Lo spettro agitò per un po’ il moncherino, finché da esso non spuntarono nuovi artigli pronti a ghermirla. In preda al panico, Jasmine continuò a lottare contro un numero sempre maggiore di spettri, che l’avevano separata dai suoi compagni, ma neanche la forza del djnn sembrava capace di contrastare quegli esseri invulnerabili. Udii Aladdin urlare di frustrazione e di dolore e Belle ruggire, ma non riusciva a vederli: attorno a lei ormai c’era una marea nera e grigia che l’afferrava da tutte le parti.
Avvertì l’emanazione di un potere magico alle sue spalle ed i mormorii stupefatti degli uomini: scalciando e spingendo riuscì ad innalzarsi sopra gli spettri e per un istante vide Biancaneve che con le dita macchiate di nero ritramutava le creature in cenere. Poi fu sbattuta violentemente a terra e perse i sensi.
 
“Non vedo più Jasmine!” pensò Biancaneve terrorizzata, continuando ad avanzare in mezzo agli spettri e disintegrandoli uno dopo l’altro. Le venature nere erano arrivate già ai polsi e si sentiva stanca, ma non poteva fermarsi: era l’unica in grado di portare tutti al sicuro al campo… Se solo fosse riuscita a raggiungere Jasmine! Non riusciva davvero a spiegarsi perché gli spettri di Grimilde avessero preso di mira proprio lei.
-Principessa, tornate indietro!- le gridò un uomo. Solo allora, guardandosi intorno, Biancaneve si rese conto di essere circondata da un gruppo di spettri arrabbiati e che non avesse importanza quanti ne distruggesse: non appena toccava il terreno, la cenere risorgeva di nuovo.
Barcollò all’indietro, mentre gli spettri tendevano le mani artigliate verso di lei. All’improvviso un corno da caccia risuonò sulla pianura e poco dopo la visuale della ragazza fu coperta dal manto lucido di uno stallone bianco. In sella ad esso, con suo sommo stupore, c’era il ragazzo che aveva assistito all’assassinio di William. La fissò con interesse, tenendo a bada i mostri roteando l’ascia e offrendole aiuto per montare a cavallo con l’altra mano:
-Ben trovata!- disse con un sorriso non appena Biancaneve fu salda dietro di lui -Era un po’ che ti cercavo, ragazza!-
-Cercavate me?- balbettò lei confusa, mentre il ragazzo, con un colpo di speroni, faceva allontanare il cavallo dagli spettri.
-Non sai che la Regina Grimilde ha messo una taglia sulla tua testa?- ridacchiò lui, salvo poi darle un buffetto sulla guancia quando la vide impallidire.
-Oh, andiamo, tranquilla! Sono un cacciatore di pelli, non di taglie!-
La trattava con una familiarità insolita che la stordiva.
-Perché mi cercavi allora, cacciatore?- chiese, tentando di riacquistare un certo contegno, ora che erano relativamente lontani dalla battaglia.
-Credevo avessi bisogno d’aiuto!-
Biancaneve stava per rispondere che aveva tutto l’aiuto necessario, ma le grida di Aladdin la strapparono alla conversazione: come il mare che si ritira durante la risacca, l’armata degli spettri ondeggiò, poi si trasformò in una fitta nebbia nera, si sollevò in volo e scomparve. Portando Jasmine con sé.
 
Grimilde osservò con occhio critico la ragazza svenuta ai suoi piedi, poi scosse la testa.
-Non so davvero cosa tu ci trovi in lei, Jafar!-
Lo stregone uscì dall’ombra, osservando Jasmine con occhi avidi:
-Potere, mia regina, un immenso potere. Forse quello che finalmente porrà fine alla mia ricerca…-
-Intendi dire che ti darà l’immortalità?-
-Esatto.-
-Allora cosa stai aspettando? Asserviscila a te e rinchiudi il suo djnn insieme agli altri!-
Jafar scosse la testa:
-Non così in fretta: nessuno ha mai tentato di imprigionare un djnn in un essere vivente prima d’ora, perciò neanche io posso sapere quali siano le conseguenze se tentassi di strapparlo dal suo corpo… Per quanto ne sappiamo, la creatura ne potrebbe anche morire ed io non intendo rinunciare a lei, né alla mia sposa!-
Grimilde si lasciò quasi sfuggire una risata compassionevole:
-Vuoi farmi credere che la sposerai davvero?-
-Certamente!- le lunghe dita nodose di Jafar accarezzarono il collo di Jasmine -Una volta che avrò scoperto il segreto dell’immortalità sarà mia per sempre: si pentirà dell’offesa che mi ha arrecato fuggendo da me! Ma prima c’è un’altra cosa che devo fare…-
-Cosa?- chiese la Regina, curiosa. Jafar si rialzò tenendo stretto tra le braccia il corpo esanime della ragazza e si allontanò in un frusciare di seta:
-Ho visto un’altra persona che devo punire: un miserabile ladro che ha osato rubare uno dei miei manufatti magici. Sento il suo odore addosso a lei e sono sicuro che verrà a cercarla...-
Sparì nei corridoi bui e Grimilde scosse la testa:
-Stregoni…- borbottò, contrariata.
-Gelosa, mia regina?-
La voce beffarda dello Specchio le fece scendere dei brividi lungo la schiena, ma non lo diede a vedere; si girò e lo fissò invece con aria sprezzante.
-Come ti viene in mente? Che Jafar faccia pure ciò che vuole con quella ragazzina! A me interessa solo Biancaneve!-
-Biancaneve, già…- mormorò lo Specchio.
-Hai visto cosa ha fatto ai miei spettri?- lo incalzò Grimilde -Può annientarli, Specchio, e tu non me lo avevi detto! So che lo hai sempre saputo, malefico pezzo di vetro, questa è la volta buona che ti distruggo in mille pezzi!-
-Oh, ma davvero?- chiese la figura, ridacchiando -E allora come farai con i debiti che hai nell’Oltretomba, mia regina? Tutte quelle anime, tutti quei corpi riportati in vita e mossi grazie al mio potere… Finalmente liberi, finalmente pronti per rivoltarsi contro di te!-
Grimilde si ritrasse tremando ed un lampo di soddisfazione brillò negli occhi chiarissimi dello Specchio:
-Biancaneve è il tuo Specchio, regina: è il tuo opposto, ma anche il tuo riflesso. Ciò che tu crei lei distrugge, ciò che tu soffochi con lei risorge… Eppure entrambe siete vincolate dal potere, siete maledette. Ed entrambe vendereste l’anima per saperne di più… Tienilo a mente, quando ti scontrerai con lei.-
 
Aurora entrò titubante nell’ampia Sala del Trono. Quel posto una volta la metteva a suo agio, perché era pieno di cortigiani e servitori che l’attorniavano; ora che era vuota, la ragazza ne coglieva la solenne e minacciosa austerità. Anche suo padre, che osservava meditabondo l’arazzo raffigurante la mappa dei vari Regni, le sembrava diverso: più vecchio, innanzitutto, e più autoritario.
Non sapeva se fosse un residuo della presenza di Malefica tra quelle mura o se fosse lei ad essere cambiata, ma Aurora si muoveva a disagio nel castello che prima era tutto il suo mondo.
-Mi avete chiamato, padre?-
-Sì, Aurora. Desidero parlare con te di una questione della massima importanza!-
Aurora sbarrò gli occhi, sbalordita: pur essendo l’unica erede del regno, suo padre non aveva mai ritenuto necessario metterla a parte degli affari di Stato e lei aveva avuto fiducia nel suo giudizio.
“Forse adesso ho la maturità per capire certe cose!” si disse, orgogliosa. Re Stefano la osservò con gli occhi stretti a due fessure:
-Sei legata a Filippo solo da una promessa verbale?-
-Come?- balbettò la ragazza, confusa.
-Ti sto chiedendo, figlia, se hai avuto un qualche atteggiamento compromettente con lui!- sbuffò suo padre, irritato e nervoso -Qualcosa che potrebbe compromettere la tua posizione con il tuo futuro sposo…-
-Il mio…? Ma padre, è Filippo il mio futuro sposo. So che voi non lo stimate e lo ritenete solo un giovane senza doti, ma io lo amo e vi assicuro che…-
-Non una parola di più, Aurora!- tuonò Re Stefano, alzando la mano come per colpirla. Poi ci ripensò e si massaggiò la fronte:
-Va’, va’ via: con voi donne anche il più facile dei discorsi diventa un’impresa! E tu avresti anche la pretesa di scegliere chi sposerai! Questa è bella!-
-Un giorno governerò questo regno…- pigolò Aurora, dando voce ai suoi pensieri più intimi per la prima volta in sedici anni di vita -Questo significa che sarò libera…-
Re Stefano scoppiò a ridere, sinceramente divertito:
-Sei una sciocca, Aurora, lo sei sempre stata! Tu non governerai mai, come potresti? Sarà tuo marito, il marito che io sceglierò per te, a reggere le sorti del mio regno! Alla tua mano si adatta l’ago da cucito, non certo uno scettro!-
-Siete ingiusto, padre!- sbottò Aurora con le lacrime agli occhi -Filippo…-
-Ancora! Non pronunciare mai più quel nome in mia presenza, capito? Non mi piace il tuo comportamento, Aurora. Prima dell’incantesimo eri molto più remissiva… Probabilmente sei cambiata nella foresta! Non ha importanza, comunque: se provi di nuovo a rivolgerti a me con questo tono arrogante ed oltraggioso, mi rifiuterò di appoggiare oltre l’impresa dei tuoi compagni: sarà difficile per loro conquistare un regno senza esercito e senza soldi per pagarlo…-
Aurora chinò umilmente il capo e si ritirò nelle stanze delle dame, troppo amareggiata ed umiliata per poter rispondere in qualche modo. Giunta nella sua camera osservò mogia le guance bagnate e gli occhi arrossati dal pianto, chiedendosi se fosse l’aspetto ancora fanciullesco a far pensare a tutti che fosse una bambina sciocca.
“No, non è questo. Forse sei infantile ed inesperta, ma non sei sciocca. E’ questo regno che non ha mai voluto una regina… Solo una principessa da maritare al miglior offerente!”
Si diresse verso il circolo di dame che stava ricamando accanto al fuoco, riflettendo sul fatto che l’avidità di suo padre avrebbe scoraggiato numerosi pretendenti. Impegnata nell’unica attività capace di calmarla e donarle sincere soddisfazioni, Aurora pensò, irritata:
“Soldi, soldi, sempre e solo soldi! Mio padre sembra non pensare ad altro! Soldi per pagare l’esercito, soldi per comprare la mia mano… Soldi che Filippo non ha…”
-Perché quell’aria affranta, principessa?- le chiese Gwena, una matrona robusta e gioviale -Il vostro fazzoletto da ricamo è un amore, ve lo invidio proprio! Ormai, con queste dita grassocce, non riesco più a manovrare l’ago bene come una volta…-
Aurora sbatté le palpebre e la guardò come se la vedesse per la prima volta.
“Dopotutto, un ago da cucito può anche diventare uno scettro…”
Sorrise amabilmente a Gwena, tendendole il fazzoletto con aria innocente:
-Ve lo cederei volentieri, ma mi è costato un bel po’ di lavoro, sapete? E queste pietre… Vengono dall'oriente. Non so se mio padre sarebbe felice di sapere che le ho regalate così, senza nulla in cambio!-
Con estrema soddisfazione, Aurora vide la cortigiana allentare i cordoni della borsa…
 
 
Angolo Autrice:
E' un capitolo un po' di passaggio, sebbene sia denso di avvenimenti… Primo tra tutti, il ritorno del misterioso cacciatore!
Cosa ne pensate del rapimento di Jasmine e delle minacce dello Specchio? E di Re Stefano???
Sto ultimando la stesura di questa storia, quindi spero di poter procedere più velocemente con i prossimi aggiornamenti : D
A presto!
 
Crilu 

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Capitolo 17
*** Unespected businesses ***




-Il mio nome è James, comunque!-
La voce dietro di lei fece sobbalzare Biancaneve, seduta su una roccia ed intenta ad osservare le mani che tornavano al loro solito incarnato rosa pallido.
“Ci hanno messo più tempo, questa volta…” rifletté, mentre si girava ad osservare il cacciatore di taglie. Indossava gli stessi abiti in pelle e cuoio del giorno precedente, ma i capelli umidi indicavano che si era dato una lavata per togliersi di dosso la polvere e il sudore della cavalcata.
La ragazza accennò un inchino con il capo, indecisa se fidarsi o meno di quello strano individuo:
-Suppongo di doverti dei ringraziamenti, James.- mormorò -Ma ancora non ho capito perché ti sei dato tanta pena per trovarmi…-
Il cacciatore si strinse nelle spalle:
-Amo le sfide e tu sembravi una preda interessante. Ma vi seguo da un po’ e ho concluso che se avessi provato a torcerti un capello sarei finito sbranato dalla donna-lupo. O sgozzato da quella strana ragazza con la pelle gialla.-
Biancaneve piegò le labbra in una smorfia:
-Confessare di aver desiderato di uccidermi non è esattamente il metodo giusto per entrare nelle mie grazie, cacciatore!-
James sogghignò con un luccichio divertito negli occhi:
-La verità è sempre il miglior metodo per entrare nelle grazie di chiunque!-
La ragazza sobbalzò ed arrossì: pur non comprendendo tutte le sfumature di quella frase, il tono con cui era stata pronunciata bastava a farle scendere dei brividi caldi lungo la schiena.
Furono interrotti dall’arrivo di Aladdin e Belle: il primo, pallido ed accigliato in volto come non l’aveva mai visto, portava un pesante mantello sulle spalle, mentre la donna-lupo si era avvolta nella sua solita pelliccia.
-Dove andate?- chiese Biancaneve, allarmata, balzando in piedi.
-A trovare Jasmine, per riportarla indietro.- rispose Aladdin -Belle è in grado di fiutare il suo odore, sebbene sia stata portata via in volo dagli spettri. Batteremo questa dannata foresta palmo a palmo, se necessario!-
-Non vorrei disilluderti, ma dubito che Grimilde abbia nascosto Jasmine qui vicino…-
Il ladro scosse la testa, sbuffando irritato.
-Non è stata Grimilde a voler rapire Jasmine, ma Jafar!-
-Lo stregone?- esclamò Biancaneve, stupita. Aladdin fissò lo sguardo su un punto lontano all’orizzonte, cercando sollievo dall’ansia che lo tormentava:
-Sì. Io e lui abbiamo dei conti in sospeso e sono sicuro che userà Jasmine per regolarli.-
-A maggior ragione non puoi andare! Recupereremo Jasmine una volta arrivati al castello, va bene? Non puoi assolutamente andare a cercarla da solo!-
-Non sono solo!- puntualizzò il ladro, lanciando un’occhiata d’intesa a Belle. -Non posso aspettare, principessa. Jafar non desidera Jasmine solo per il suo potere ed ogni istante che perdiamo potrebbe costarle caro.-
Biancaneve scosse la testa, inflessibile:
-Non otterrete mai il mio consenso per un’azione tanto sconsiderata!-
Lo spettro del suo solito ghigno canzonatorio affiorò sulle labbra di Aladdin:
-Per quanto tu mi stia simpatica, non sei la mia regina, non sono tenuto ad obbedirti. E neanche Belle lo deve fare. Torneremo con Jasmine e porteremo avanti la tua guerra, Biancaneve, te lo giuro… Ma adesso dobbiamo proprio andare!-
Biancaneve li guardò allontanarsi, indecisa se farli arrestare, augurargli buon viaggio o andare con loro.
“Hai un esercito di cui occuparti… Un esercito alle prese con dei guerrieri impossibili da uccidere!”
-Beh!- sospirò, voltandosi verso James con un sorriso tirato -Dopo questa imbarazzante defezione temo che sarò costretta ad accettare la tua proposta di aiuto!-
Il cacciatore fece oscillare l’ascia che teneva in mano, un gesto che evidentemente gli era abituale, affermando solennemente:
-Vedrai, ben presto ti accorgerai di aver concluso un ottimo affare!-
 
Aurora procedeva spedita lungo la sala del trono, con la schiena eretta ed un sorriso trionfante sul volto. Era incurante dei mormorii sorpresi ed increduli che la circondavano, anche se comprendeva lo stupore dei cortigiani: non si era mai mostrata tanto spavalda quanto in quel momento, osando addirittura interrompere le attività quotidiane di Re Stefano.
-Aurora!- sbottò il Re dal trono su cui era seduto, scacciando con un gesto della mano i sudditi di cui stava ascoltando le lamentele -Cosa stai facendo? Non dovresti essere qui!-
Gli occhi grigi di Stefano mandavano lampi, ma Aurora continuò a sorridere, poi fece un grazioso inchino nei confronti di suo padre e si avvicinò al tavolo pieno di scartoffie posto vicino agli scranni dei reali. Sua madre, che era obbligata dall’etichetta a presenziare in un’occasione del genere, la fissò allarmata ed infastidita:
-Aurora!- la redarguì, arrossendo e stringendo i pugni -Allontanati da lì! Non è un comportamento adatto ad una ragazza!-
-Dite bene, madre!- replicò la ragazzina con freddezza, girandosi verso di loro: la sua espressione aveva perso ogni traccia di gaiezza e spavalderia, rendendo i suoi lineamenti più duri e conferendole un’aria matura e spietata. -Ma io non sono una ragazza: sono la principessa e questo è esattamente il mio posto!-
Mentre nella sala scendeva il silenzio, Aurora iniziò a sfogliare i numerosi documenti sparsi sull’alto tavolo:
-Pare che i nostri bilanci siano alquanto precari, padre!- commentò beffardamente, mentre il Re si portava una mano alla gola, per allentare il rigido colletto che gli rendeva difficile respirare.
-Nonostante la vostra avidità, che ha quasi mandato il regno in rovina, non siete riuscito ad accumulare molto, anzi… Le casse reali sono quasi vuote!-
I cortigiani ripresero a borbottare tra loro, mentre Stefano diventava rosso di rabbia e vergogna:
-Come fai a saperlo?- biascicò, per poi scoppiare:
-Quel denaro ha coperto anche le tue folli spese, ragazzina ingrata! Non hai il diritto di parlarmi così!-
Aurora rise, in maniera molto educata: un breve risolino coperto dalla mano sulla bocca, ma sufficiente affinché Stefano capisse che sua figlia non aveva più paura di lui.
"Com’è possibile?"
-Tu… Tu mi stai mettendo in imbarazzo di fronte alla mia corte!- sibilò -Ti giuro che non vedrai mai più il tuo amato principe! E richiamerò il mio esercito immediatamente!-
-Oh, cielo!- esclamò Aurora, senza riuscire a nascondere il suo divertimento -Vi ringrazio di avere sollevato quest’argomento, stavo quasi per dimenticarmene: voi non avete più alcun esercito!-
-Co… Cosa?- balbettò il Re, confuso. La principessa batté le mani e subito due servitori si fecero avanti, portando un pesante baule al centro della stanza e aprendolo, rivelando le monete dorate che conteneva. Quando Stefano provò ad allungare una mano verso di esse, Aurora richiuse il baule con un tonfo sordo:
-Avevate detto che ero brava solo a cucire e ricamare. Beh, padre, devo dire che è un affare che rende a meraviglia!-
-Un affare? Tu… In affari?-
-Già, vendita di tessuti di lusso, che rendono magnificamente, come potete vedere: questo è il frutto di un paio di anni di ricamo, ma ho ancora molti pezzi da vendere! Ho pensato che i nostri soldati sarebbero stati contenti di servire un regnante che li pagasse con regolarità, cosa che voi non fate… In sostanza, ho comprato il vostro esercito, padre. Tutto quanto, dal primo generale all’ultimo sguattero delle retrovie!-
-Tu… Tu….- balbettò Stefano, barcollando, cercando di afferrare ciò che la sua mente sconvolta gli suggeriva mentre i cortigiani lo osservavano con curiosità mista a soddisfazione.
-Tu mi stai spodestando!- strillò infine. Aurora lo sorpassò, accomodandosi elegantemente sul suo trono, accanto alla Regina che la fissava come se fosse un’estranea.
-E’ un modo di porre la questione, sì!- commentò con aria serafica. Stefano puntò il dito sottile verso di lei:
-Non puoi farlo! Questo regno è mio! I sudditi seguiranno me!-
-Ne siete convinto, padre?- replicò la principessa, divertita -Dopotutto, sono stata io a liberarli dall’incantesimo… Grazie al ragazzo che presto diventerà mio marito!-
Stefano si guardò attorno, allibito, ed incontrò solo sguardi ostili: aveva governato con rigidità e fermezza, certo che un giorno gli sarebbe subentrato un principe della sua stessa stoffa. Invece adesso il suo amato trono era occupato da quella ragazzina scialba e frivola che lui aveva così spesso ignorato… E sottovalutato. Chinò il capo, sconfitto dall’evidenza: Aurora aveva in mano tutto il potere, ora.
 
Aladdin osservava cupo la voragine che si inabissava nella terra di fronte a lui. Era bastata una giornata di cammino affinché Belle trovasse la pista giusta, che li aveva portati davanti a quella grotta sinistra e nascosta dal fogliame.
La donna fremette e per un attimo i suoi occhi persero ogni espressione umana:
-C’è qualcosa di molto potente e malvagio lì dentro!- bisbigliò, tirandosi indietro ed acquattandosi sul terreno come un vero lupo. Aladdin annuì: si era aspettato un trucco del genere da Jafar e quella spelonca, da cui spirava un vento gelido e di cui non riusciva a scorgere il fondo, era il luogo perfetto per tendergli una trappola.
Belle piagnucolò, tenendosi la testa tra le mani:
-Cosa ti sta succedendo?- chiese il ladro, allarmato.
-La trasformazione! Senza la bambina non riesco a controllare il lupo. E’… Spaventato, credo. Da quello che fiuta nella grotta!-
Aladdin si passò una mano sul mento, riflettendo:
-Va bene, vorrà dire che andrò da solo. Allontanati da qui e riprendi il controllo.-
Belle lo fissò dubbiosa:
-E’ esattamente il modo migliore per cadere nelle mani di Jafar.-
-Lui aveva già previsto tutto!- tagliò corto il ragazzo, addentrandosi nei meandri della grotta mentre gli ultimi raggi di sole sparivano dietro le montagne -Vai!-
Belle gli augurò uno strozzato ‘buona fortuna’ e sparì in breve tra gli alberi. Aladdin respirò a fondo, rabbrividendo per il clima umido e freddo della caverna, procedendo a tentoni in un’oscurità sempre più fitta…
 
 
Angolo Autrice:
Aurora alla riscossa!!! E' stato davvero un piacere scrivere questa scena, soprattutto perché l'ho immaginata in ogni più piccolo particolare e visto che provo una sorta di "affetto materno" per quasi tutti i miei personaggi, vedere la piccola e stupida Aurora dimostrare di non essere più piccola e nemmeno tanto stupida mi ha riempito di soddisfazione!
Va bene, vi libero dai miei sproloqui letterari (perdonatemi, in questo periodo i miei impegni mi stanno mandando fuori di testaxD). Fate i bravi e recensite, mi raccomando!!!
 
Crilu 

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Capitolo 18
*** Humans! So stupid, sometimes ***




Aladdin si arrestò quando l’oscurità della grotta fu rischiarata da un’improvvisa fiammata: alle pareti erano affisse delle fiaccole che si erano accese all’improvviso con una folata di vento.
Lo stretto budello si allargava in una stanza sotterranea, spoglia ed umida: il ladro era sicuro che fosse tutta opera della magia di Jafar. Al centro della sala c’era una pedana di legno molto semplice e dietro ad essa si intravedeva un’altra galleria oscura. Non appena Aladdin tentò di oltrepassare la pedana per proseguire nella sua ricerca, le fiaccole fiammeggiarono indispettite e un fumo di colore grigio-azzurro iniziò ad addensarsi davanti a lui: in breve il ragazzo si trovò a fronteggiare un djnn possente e minaccioso. La pelle era bluastra, così come gli occhi che lo scrutavano con freddezza e severità; dalla mandibola prominente spuntavano due zanne aguzze e i polsi erano stretti da dei bracciali in oro, simboli della schiavitù del demone.
Il djnn soffiò aria dalle narici, grugnendo e flettendo le dita munite di artigli e Aladdin fece istintivamente un passo indietro. Quella creatura non era neanche lontanamente paragonabile a Jasmine: al di sotto della fusciacca rossa che gli copriva l’inguine, infatti, la materia di cui era composto si faceva meno densa, era una sottile nebbiolina evanescente. Il djnn portava anche una sciabola assicurata sulla schiena da una cinghia di cuoio, ma il ladro era convinto che avrebbe potuto farlo a pezzi con facilità anche a mani nude.
La creatura sogghignò:
-Bene, bene, il padrone aveva ragione: non abbiamo dovuto attendere a lungo!-
-Dimmi cosa vuoi, demone, o lasciami passare!-
Il djnn sgranò gli occhi storti ed emise un basso ruggito insoddisfatto:
-Umani! Sempre di fretta… Ebbene, Jafar ha predisposto per te tre prove: se le supererai, la ragazza è tua. Se fallirai, ho l’ordine di portargli la tua testa.-
-Semplice e diretto!- borbottò il ladro, sfiorando il pugnale infilato alla cintura e chiedendosi come avrebbe fatto a battere una creatura incorporea.
Il djnn sembrò intuire la direzione dei suoi pensieri, perché sorrise, snudando le zanne tozze ed affilate:
-Io sono Kajiun, un djnn del fuoco e sono qui per sovraintendere alla tua prima prova!-
Detto questo batté le mani e la pedana di legno prese fuoco in un crepitio di fiamme azzurre, che ben presto si allargarono a tutta la sala, alte fino al soffitto: ora l’unico modo che Aladdin aveva per proseguire oltre era passarci attraverso.
Kajiun batté le mani, divertito:
-Avanti, ladro, dimostra il tuo coraggio: attraversale!-
 
Biancaneve, James, Shang, Mulan e Filippo erano seduti in ansiosa attesa nel carretto-biblioteca di Gaston. Il libraio era intento a consultare l’ennesimo tomo che aveva tirato giù dagli scaffali per trovare soluzione al loro problema: l’esercito doveva essere rincuorato e l’unico modo per farlo era scoprire come uccidere gli spettri. Avevano già speso gran parte della mattinata ad analizzare illustrazioni di mostri e non-morti senza trovare nulla che somigliasse alle creature che avevano rapito Jasmine.
Biancaneve era colta da una fitta di rimorso e preoccupazione ogni volta che lo sguardo scuro e deciso dell’amica le balenava davanti agli occhi: si chiedeva spesso se avesse agito nel modo giusto, scegliendo di salvare prima i suoi uomini e poi dirigersi verso la ragazza.
Le sue riflessioni furono interrotte da un’esclamazione trionfante di Gaston:
-Eccoli! Sono queste le creature che vi hanno attaccato, maestà?-
Da quando aveva scoperto la sua vera identità il libraio si ostinava a chiamarla con quell’appellativo pomposo ed esagerato e Biancaneve aveva rinunciato a correggerlo davanti alla sua espressione mortificata non appena si accennava a rimproverarlo. Il suo aspetto a prima vista poteva suscitare ribrezzo, ma si dimostrava molto più facile da leggere rispetto a quello di molti altri uomini, poiché la sensibilità di Gaston era spesso rivelata dall’occhio meccanico che seguiva il corso dei suoi pensieri.
La principessa si chinò a studiare l’illustrazione degli spettri ed annuì:
-Sì, riconosco la pelle grigia e carbonizzata: sono loro!-
Gaston fece una smorfia, grattandosi il capo:
-Qualcosa non va?- borbottò Shang, irrigidendosi. L’alchimista lo metteva sempre a disagio, con quell’occhio strano che sembrava volergli scavare a fondo nell’anima; era ancora più infastidito dal fatto che Mulan, al contrario, non sembrava affatto turbata da quella vista.
“Eppure lei è come me!” pensò, frustrato “Anche lei viene dall’Impero, dove non si è mai vista una cosa simile…”
Gaston, nel frattempo, aveva ripreso a parlare:
-Beh, sì. Mi stavo chiedendo cosa avrà sacrificato Grimilde per riportare in vita un tale numero di morti. Non sono semplicemente anime “prese in prestito” dall’aldilà: gli spiriti sono stati inseriti in un corpo materiale, fatto di cenere e magia oscura. In teoria, sono impossibili da uccidere in quanto già morti…-
-Ma in pratica un modo lo si può trovare, vero?- chiese Biancaneve, speranzosa.
-In pratica… Beh, vi serve una pietra, l’ossidiana: è una gemma rara e particolare, dal colore molto scuro che non riflette la luce. Si dice sia legata al mondo dei morti e che per questo sia capace di indebolire gli spettri… Ma sono, appunto, soltanto supposizioni!-
-E dove la possiamo trovare, questa pietra?- domandò James, battendo sul tempo Biancaneve che gli lanciò un’occhiata infastidita.
Gaston scosse la testa, spiegando una mappa davanti ai loro occhi:
-Non una sola pietra, cacciatore, ma tante: se le mie previsioni sono giuste, la prossima volta Grimilde vi invierà contro un intero esercito di non-morti! Del resto, sarebbe difficile contrastare le nostre truppe, quando i suoi soldati disertano per andare ad ingrossare le nostre file. Ci sono cave di ossidiana nel sud del paese, lungo questa catena montuosa: per raggiungerle ci vorranno un paio di giornate di cammino, ma dubito che procurarsela sarà semplice.-
-Perché?-
Il libraio si agitò sulla sedia, a disagio:
-Beh, le montagne sono di proprietà di un gruppo di… Nani.-
James inarcò le sopracciglia, poi scoppiò a ridere:
-Credi che mi facciano paura dei mezzi uomini che a malapena arrivano alla mia cintura?-
Gaston strinse le labbra, ma non replicò.
-Te la senti di guidare l’esercito di Re Stefano mentre noi andiamo a cercare l’ossidiana?-. chiese Mulan a Biancaneve.
-Tecnicamente, adesso è l’esercito di Aurora!- intervenne Filippo orgoglioso: la notizia dell’insediamento della principessa sul trono aveva sorpreso tutti quanti tranne lui.
Biancaneve esitò un attimo, prima di rispondere:
-No. Questo esercito non si deve muovere da qui fino a quando non avremo una buona difesa contro gli spettri ed è mio compito provvedere all’incolumità di questi uomini: in fondo, stanno lottando per me, per il mio regno. Perciò resterete voi al campo, mentre io e James andremo alla ricerca dell’ossidiana!-
James la fissò stupito, prima di sorridere soddisfatto; la guerriera provò a replicare, ma gli artigli di Mushu, conficcati in profondità nella sua spalla, la fecero desistere.
-Va bene così!- sibilò il drago nel suo orecchio -Il tuo posto è in guerra, Mulan, non in mezzo ai boschi.-
-Sì, ma non voglio rimanere qui da sola con lui!- bisbigliò la donna di rimando, scrutando Shang di sottecchi -Chi mi assicura che non tenterà di uccidermi, ora che tutti se ne sono andati? E poi, bella difesa per un esercito: una donna, un guerriero infido, un poetastro e una bambina!-
Mushu scoprì i denti sogghignando, cogliendo in quelle proteste un senso nascosto che la guerriera, come al solito, non riusciva a vedere.
“Umani! Così stupidi, a volte…”
 
Jasmine sbarrò gli occhi, nell’udire la voce del djnn impartire quell’ordine spietato: era legata ed imbavagliata nel profondo della grotta, molto lontana dalla sala in cui Aladdin era appena entrato. Poteva però vedere e sentire tutto attraverso una stalattite che rifletteva il ghigno di Kajiun e l’espressione dubbiosa del ladro. Jafar le aveva illustrato la sua trappola senza celare la sua soddisfazione:
-Osserverai il tuo ladro tentennare e cadere!- aveva riso, divertito -Sarai costretta a vedere il suo tradimento e quando finalmente i miei djnn l’avranno tolto di mezzo, tu sarai mia!-
Si agitò inutilmente, strattonando le catene infisse nella pietra fino a farsi sanguinare i polsi; le lacrime le offuscarono la vista, mentre osservava Aladdin che si avvicinava titubante alle fiamme, sudando per l’improvviso e tremendo calore.
-Non lo fare!- mugolò attraverso il bavaglio che le serrava la bocca.
Si stupì di quella preghiera disperata, lei che non si era mai piegata di fronte a nessuno, ma in quel momento il suo animo era agitato da troppi sentimenti contrastanti perché si potesse fermare a riflettere su una singola emozione. L’orgoglio e la rabbia nei confronti di Jafar la spingevano a desiderare un confronto diretto con lo stregone, per ribadire una volta per tutte che lei non aveva bisogno di un uomo che la salvasse; la paura, che la perseguitava da quando si era risvegliata nella caverna scarsamente illuminata, le toglieva il respiro e in alcuni istanti Jasmine si ritrovava a pensare che non le importava più in che modo quel tormento avrebbe avuto fine, purché fosse riuscita di nuovo a vedere la luce del sole; infine, da quando aveva visto Aladdin varcare da solo la soglia della grotta, il cuore le martellava nel petto ad una velocità quasi dolorosa e l’ansia le chiudeva la gola.
“Non voglio che muoia!” pensò, disperata “Non voglio, non voglio! Ti prego, non lo fare…”
Ma il ladro, ovviamente, non poteva sentirla e con un balzo coraggioso si buttò in mezzo alle fiamme.
Jasmine urlò, sebbene il bavaglio incastrato nella bocca le rendeva difficile respirare; urlò, infuriata ed addolorata, sentendo rimbombare le acute esclamazioni di dolore del ragazzo, che rotolò oltre le lingue di fuoco e rimase immobile, accovacciato su un fianco. Anche da quella distanza Jasmine poteva vedere le ustioni che aveva su tutta la pelle lasciata scoperta e il suo grido si stemperò in un singhiozzo. Poi la ragazza sbatté le palpebre, convinta che la vista offuscata dalle lacrime le stesse giocando un brutto scherzo: le bruciature sul corpo di Aladdin stavano svanendo e in pochi minuti il ragazzo si tirò a sedere, confuso e dolorante.
 
Kajiun apparve di fronte a lui, accigliato:
-Non me lo aspettavo!- borbottò -Non me lo aspettavo davvero quel balzo. Umani! Sempre pronti a fare gli eroi!-
-Ma come…?- mormorò il ladro, tastandosi le braccia e le gambe, incredulo. Kajiun batté nuovamente le mani e il fuoco sparì in uno sbuffo di fumo.
-Non era un vero fuoco, quello! Era un’illusione, per testare il tuo coraggio!-
Jasmine scoppiò in una risata isterica e sollevata quando vide il sorriso sghembo affiorare sul viso di Aladdin; il sorriso che lei… Amava?
Mentre il ladro riprendeva il suo cammino, infilandosi correndo nel secondo cunicolo buio, Kajiun si dissolse lentamente nell’aria, borbottando:
-Umani! Sempre così stupidi…-
Jasmine appoggiò la testa al freddo muro dietro di lei, lasciando scorrere lacrime di pura gioia: l’unica persona a cui aveva concesso fiducia stava correndo verso di lei per salvarla. E la ragazza pensò, felice, che non avrebbe potuto scegliere un uomo più adatto del giovane ladro dai capelli neri. 
 
 
Angolo Autrice:
Eccomi qua! Sto finalmente recuperando un po' di tempo per scrivere e ne approfitto per completare questa storia! Perciò aspettatevi aggiornamenti più veloci del solito : )
Che ne dite della prima prova di Aladdin? La prossima avrà risvolti decisamente inaspettati…
 
Crilu

 

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Capitolo 19
*** Do we have a deal? ***




Aladdin osservò attentamente le pareti della seconda caverna: gli strani ghirigori che vi erano stati disegnati lo affascinavano, ma allo stesso tempo era sospettoso. Gli arabeschi che si intrecciavano gli uni sugli altri senza un senso apparente erano stati tracciati da poco e l'inchiostro ancora fresco aveva creato delle sbavature che stonavano con l'eleganza di quelle pennellate.
"Dev'essere opera di un djnn!" pensò il ladro, spostando lo sguardo al centro della camera in penombra:
"Bene, nessuna pedana pronta a prendere fuoco!"
Con uno sbuffo sonoro, alcuni refoli di vento presero a vorticare davanti ai suoi occhi, fino ad addensarsi e a svelare la figura del secondo djnn. A differenza di Kajiun, questo aveva un'espressione amichevole e un aspetto tutt'altro che minaccioso: i lineamenti erano quelli di un ragazzino, indossava una casacca smanicata e portava un turbante avvolto intorno alla testa, in cui era stata infilata una penna d'oca ancora sporca d'inchiostro. La carnagione verdastra, i denti aguzzi e la sottile nebbia che tremolava al posto delle gambe indicavano senza ombra di dubbio che fosse un demone, ma Aladdin faticava a trovare qualcosa di malvagio o soprannaturale in quegli occhi scuri che lo fissavano con cordialità.
Il ladro tastò il bracciale che aveva al braccio per essere sicuro di non essere sotto l'effetto di un incantesimo:
-Sembri… Giovane, per essere un djnn.-
Il genio rise sguaiatamente, facendo una capriola a mezz'aria ed incrociando le braccia al petto:
-Il tempo… Così come l'età… E' un concetto molto relativo, umano. Soprattutto per un djnn: tra quelli che il padrone ha posto a guardia della ragazza, io sono il più vecchio.-
Aladdin fece istintivamente un passo indietro: adesso sì che aveva visto un lampo cattivo e divertito saettare nello sguardo del djnn! Il demone sembrò deliziato dal suo timore:
-Il mio nome è Libian e sono uno degli djnn supremi. Nei miei ricordi più lontani, il mondo era solo un'infinita e sconcertante distesa silenziosa: poi ho osservato la tua razza nascere e moltiplicarsi ed ho insegnato loro diverse cose… Per un giusto prezzo, ovviamente. E ora sono qui, prigioniero di Jafar che mi ha vinto sfruttando la forza dei miei fratelli: l'ingannatore è stato, infine, ingannato…-
-Taglia!- ringhiò il ladro, insospettito da tanta teatralità -Voglio affrontare la tua prova, non stare a sentire le tue chiacchiere!-
Libian sibilò, indispettito, prima di frugare tra le pieghe del turbante ed estrarre una piccola clessidra:
-Come desideri, umano. La mia prova è la più insidiosa, la più difficile per chi, come te, non ha accesso alla nostra sconfinata saggezza… Devo sottoporti un indovinello e se risponderai correttamente, potrai procedere. Queste sono le condizioni di Jafar.-
-Tutto qui?- chiese Aladdin, incredulo -Allora procediamo, cosa aspetti?-
-L'insofferenza non è una caratteristica che ti gioverà in questo caso, Aladdin. Porta pazienza!-
Turbato dal fatto che la creatura conoscesse il suo nome, il ladro lo ascoltò senza replicare:
-Ti ho detto quali sono le condizioni del mio odiato padrone, ora lasciami esporre le mie. Jafar è potente, ma resta uno sciocco; anche i miei fratelli sono troppo ottusi per comprendere che tu sei la nostra migliore speranza per riottenere la libertà… E spezzare finalmente queste catene.-
Il djnn sollevò le braccia per mostrare i pesanti bracciali che gli chiudevano i polsi:
-Se vuoi che io ti reciti l'indovinello, così che tu possa arrivare dalla ragazza e liberarla, allora dovrai giurare sulle sacre porte di Agrabah che troverai il modo di liberarci da questa schiavitù. Altrimenti, puoi anche andartene!-
-Ti fideresti della mia parola?- domandò il ladro dopo qualche istante di silenzio. Libian svolazzò lungo le pareti, accarezzando con le lunghe dita ciò che aveva disegnato:
-Sono molti anni che soffro in quella lampada e anche se il tempo per me è relativo, sono stati interminabili: so cogliere un'occasione quando mi si presenta, per quanto incerta possa sembrare. Ah, e confido nel fatto che tu sia una persona intelligente: un giorno o l'altro io mi libererò, con o senza il tuo aiuto… E quel giorno non garantirò per l'incolumità di coloro che mi avranno ingannato.
Allora, abbiamo un patto?-
 
Biancaneve faticava a tenere il passo: avevano dovuto lasciare le cavalcature a valle e procedere a piedi perché i sentieri erano troppo stretti e scoscesi, ma James sembrava non avere problemi ad arrampicarsi lungo il fianco della montagna.
Ad un tratto, come se avesse sentito i suoi pensieri, si girò le tese una mano, sorridendo ironico:
-Vostra Maestà… Non vorrei mai lasciarvi indietro!-
Biancaneve sbuffò e lo oltrepassò tenendosi il più vicino possibile alla parete di roccia, evitando di guardare nello strapiombo sottostante ed ignorando la mano tesa:
-E' scortese da parte vostra, maestà!-
-Piantala!- ringhiò la ragazza, aggiungendo a bassa voce:
-Se fossi stata davvero una regnante ti avrei già fatto tagliare la lingua!-
James soffocò una risata, incurante dell'occhiata torva che gli era stata lanciata: fin da quando aveva visto quella ragazza per la prima volta aveva colto la sua natura indecisa e tormentata e non riusciva in alcun modo a rivestirla di regalità. Non riusciva a vederla con una corona sulla testa intenta ad amministrare il suo regno e questo era un male, perché invece continuava ad immaginarla in svariati altri modi, molti dei quali comprendevano loro due, una camera da letto e niente vestiti.
"E' imbarazzante!" pensò il cacciatore, passandosi una mano sul mento non rasato e sforzandosi di non fissare con avidità le curve sinuose della principessa "Neanche a quindici anni ero così ossessionato da una donna!"
Quando lei si voltò di scatto, James era ancora perso nei suoi pensieri, ma bastò il suo sussurro a farlo allarmare:
-Hai sentito?-
Il cacciatore drizzò il capo, confuso:
-Cosa?-
-Questo rombo lontano… Sembrano tamburi!-
James spalancò gli occhi, riuscendo finalmente ad udire il rumore di cui lei parlava:
-Non sono tamburi… Ma piccozze! I nani sono vicini!-
Quasi non aveva finito di parlare che la montagna fu scossa da un brontolio cupo e in un istante grandi blocchi di roccia si staccarono dalla cima per scivolare ruggendo a valle. James sarebbe stato schiacciato, se Biancaneve non l'avesse tirato indietro, fino a farlo aderire con la schiena alla montagna. Pallidi e ansanti, osservarono i massi che si schiantavano nel burrone sotto di loro, poi il cacciatore si voltò verso di lei:
-Grazie…- mormorò, sorpreso dalla sua rapidità.
"Non credevo che potesse reagire così bene in una situazione di pericolo, forse l'ho sottovalutata. Ma del resto, anche i suoi amici pensano che abbia costantemente bisogno di protezione…"
Una ciocca di capelli corvini le era scivolata davanti agli occhi ed il ragazzo mosse la mano per sistemarla, ma Biancaneve si scostò bruscamente, guardandolo in cagnesco:
-Sei impazzito!?- sbottò, gesticolando. Solo allora James si accorse delle linee nere sui palmi della ragazza ed aggrottò la fronte:
-Hai paura di uccidermi… Credevo che lo tenessi sotto controllo!-
La principessa incrociò le braccia al petto, evitando di incrociare il suo sguardo indagatore:
-La maggior parte delle volte è così. In queste situazioni… Beh, è più difficile!-
-E allora perché lo sfrutti?- tuonò lui, improvvisamente adirato: quelle venature nere che deturpavano la pelle della ragazza lo mettevano a disagio. -E' troppo pericoloso, dovresti imparare a controllarlo!-
-Ci sto provando!- ringhiò Biancaneve -Ma non sono comunque affari tuoi!-
-Certo che lo sono! Avresti potuto uccidermi mentre cercavi di salvarmi la vita!-
-Guarda la tua casacca: ti ho afferrato in modo da non sfiorarti la pelle neanche per sbaglio!-
James abbassò lo sguardo: era vero, la casacca in pelle era consunta e sbrindellata nel punto in cui le dita di Biancaneve si erano serrate attorno ad essa. Scese un silenzio imbarazzante che nessuno dei due sembrava deciso a rompere… Almeno fino a quando una voce, al di sopra di loro, non li riportò alla realtà:
-Fratelli, venite! Degli intrusi si sono avventurati sulla nostra montagna!-
 
Aladdin soppesò attentamente la proposta di Libian, mentre il djnn giocherellava distrattamente con la clessidra che aveva in mano.
-Se io non uscissi da qui, tu avresti sprecato la tua occasione…-
-Sono pronto a correre il rischio.- rispose il demone stringendosi nelle spalle -E tu?-
-Anche…- sospirò il ragazzo, pensando agli occhi scuri di Jasmine che lo guardavano con fiducia nella penombra della sua tenda.
"Dov'è ora? Sarà spaventata? Crederà di essere stata abbandonata da tutti?"
Se aiutare un antico e pericoloso djnn a riconquistare la libertà era il prezzo per poterla raggiungere, il ladro era pronto a pagarlo. Libian annuì, soddisfatto:
-Molto bene. Ascoltami attentamente, allora, perché non mi ripeterò una seconda volta e nel momento in cui finirò di parlare, tu avrai esattamente il tempo che la sabbia impiegherà per riempire la clessidra per rispondere al quesito. Dunque… La mia vita può durare qualche ora, ciò che produco mi divora. Sottile, son veloce; grossa, sono lenta. Il vento molto mi spaventa.-
Aladdin chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e trovare una risposta, ma la sua mente girava a vuoto e nelle sue orecchie risuonava il lento ed inesorabile fruscio della sabbia. Quando riaprì gli occhi, terrorizzato, vide che la clessidra era già piena per metà, ma senza perdere la sua sfrontatezza interpellò il djnn:
-Non dovresti aiutarmi, visto che sono la chiave per ottenere ciò che desideri così tanto?-
-Te l'ho detto, anche se tu fallissi troverei comunque un modo per liberarmi.- ghignò Libian, flettendo gli artigli come se morisse dalla voglia di dilaniarlo.
"La stanza sembra essersi fatta più scura" pensò il ladro, nervoso, mentre si guardava attorno alla ricerca di una via d'uscita. Poi spalancò gli occhi:
"Ma questa stanza è sempre stata buia… Più buia della prima, perché non ci sono luci! Non ci sono…"
-Fiaccole!- mormorò, stupito -La risposta è la fiaccola, che viene consumata dalla fiamma che produce; più è grande il suo sostegno, più tempo impiegherà a spegnersi… Ed il vento! Certo, il vento la può spegnere in un istante!-
Libian ridacchiò, riponendo la clessidra nel turbante:
-Bravo, Aladdin, bravo! La ragazza è da quella parte… E mi raccomando: non cadere nella terza trappola di Jafar! Sarà molto più dura di un semplice gioco di parole!-
 
 
Angolo Autrice:
Sì, beh, diciamocelo: l'indovinello non è granché xD ma ciò che mi premeva mettere in evidenza, in questo capitolo, era piuttosto l'enigmatica figura di Libian e il patto che è riuscito ad estorcere ad Aladdin… E che ne dite di James e Biancaneve??? I nani hanno in serbo delle notizie sconcertanti per loro…
 
Crilu 


 

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Capitolo 20
*** Shining Obsidian ***




Gaston non aveva esagerato sull'animosità dei nani: i sette piccoli uomini li avevano circondati e li fissavano in cagnesco, minacciandoli con le punte acuminate dei loro picconi. Erano molto simili tra di loro: avevano barbe divise in trecce e capelli così lunghi che sfioravano il terreno mentre camminavano; i visi erano coperti di rughe e fuliggine, così che era difficile scorgere qualcosa oltre al brillio diffidente degli occhi.
James si staccò da Biancaneve, alzando le mani in un gesto amichevole:
-Che fortuna, stavamo cercando proprio voi!-
Un nano dalla barba castana alzò il piccone contro di lui:
-Non un passo, ragazzo! Non un passo di più!-
Il cacciatore rimase impietrito, biascicando un'imprecazione a mezza voce.
"E' impossibile trattare con loro!"
-Perché siete saliti sulla montagna?- chiese il nano dall'aspetto più pacifico e paffuto -Non sapete che è di nostra proprietà?-
Aveva una voce acuta e tranquilla ed indossava dei piccoli occhiali rotondi che pendevano dal naso un po' storto.
-Ve l'ho detto, vi stavamo cercando!-
-Beh, non vi hanno detto che noi nani siamo restii a mescolarci con voialtri?-
-E' una questione davvero importante!- si intromise Biancaneve, sgusciando fuori dalle spalle di James. -Abbiamo bisogno di aiuto e voi siete gli unici che potete darci una mano!-
-Perché dovremmo farlo?- chiese timidamente il nano che li aveva scoperti.
-Verrete ricompensati adeguatamente!-
-Abbiamo già tutto ciò che ci serve!- borbottò il nano scontroso -Abbiamo scavato un'intera montagna, ragazza! Possiamo tirare fuori più oro noi in una giornata di lavoro di quanto potrebbe offrire quella dannata strega di Grimilde per la figliastra… Com'è che si chiama?-
-Biancaneve…- mormorò la ragazza con un filo di voce. Poi strinse le labbra ed allargò le braccia:
-Mi sembra di capire che odiate Grimilde?-
-Se la odiamo? Ci ha cacciati a lungo, fino a quando non ci siamo rifugiati in questa montagna isolata… E tutto per la maledetta ossidiana!-
-Fratello!- si intromise un altro nano, strattonando per la manica quello occhialuto -Guarda le sue mani!-
I nani iniziarono a mormorare parole indistinte mentre Biancaneve nascondeva velocemente le braccia dietro la schiena.
-Molto interessante…- disse il nano con gli occhiali, evidentemente il capo del gruppo -Allora tu… Voi… Siete Biancaneve!-
James si frappose tra la principessa e i piccoli uomini che all'improvviso sembravano smaniosi di osservarla più da vicino:
-Come fate a saperlo?- chiese, nello stesso momento in cui la ragazza esclamava, con voce piena di speranza:
-Voi sapete cos'è il male che mi affligge?-
Il nano si scambiò un'occhiata veloce con i compagni, prima di far loro cenno di seguirli e di infilarsi in un passaggio nascosto tra le rocce, che portava al ventre buio della montagna.
 
Shang scattò in avanti con un movimento aggraziato e la testa del manichino rotante che aveva davanti rotolò a terra. Il guerriero si asciugò il sudore che colava sulla fronte dai capelli umidi e pensò che per quel giorno fosse abbastanza: si stava allenando dalle prime luci del mattino lungo l'ampia riva ghiaiosa del fiume. Preferiva quell'esercizio solitario agli scontri amichevoli che organizzavano i soldati per tenersi impegnati in quei giorni di tregua, perché il loro modo di combattere era troppo diverso dal suo. Gli era stato insegnato a muoversi silenziosamente, ad ingaggiare una battaglia di sguardi con l'avversario per studiare le sue mosse, a colpire con precisione; i soldati di Aurora, invece, si azzuffavano come animali, ricorrendo ad ogni mezzo pur di sopraffare il nemico.
Rilassò le spalle ed abbassò la spada, crogiolandosi sotto i caldi raggi del sole che inondavano lo spiazzo in cui si trovava:
"C'è un'unica persona, qui, che potrebbe reggere uno scontro diretto con me…"
Come se l'avesse evocata, Mulan comparve da dietro una curva del sentiero in sella a Khan. Non appena lo vide strattonò le redini e gli rivolse un'occhiata dubbiosa:
-Che stai facendo, qui da solo?-
Shang abbozzò un sorriso:
-Mi allenavo…-
La guerriera piegò il capo di lato:
-Anche tu ti senti un estraneo in mezzo a questi soldati, non è vero?- ghignò.
Lui assentì con un gesto e, improvvisamente rinvigorito, le indicò il manichino decapitato:
-Vuoi prendere il suo posto?-
Gli occhi della guerriera scintillarono d'eccitazione:
-Speravo davvero che me lo chiedessi!-
Mentre iniziavano la loro danza di spade e di sguardi, Shang rifletté su quelle parole e sulle loro implicazioni: il tono che Mulan aveva usato era carico di sorpresa e felicità, un sentimento che non avrebbe mai associato alla sua espressione severa. Appariva sempre composta e controllata, ma evidentemente sotto quella maschera c'era ancora una donna impulsiva e contraddittoria.
"Mi affascina" pensò, mentre lei lo incalzava senza mostrare segni di fatica "Dei del Cielo, mi affascina davvero!"
All'improvviso lo scontro si fece più deciso e i colpi più incalzanti: erano entrambi assorbiti nelle mosse dell'altro e non si resero conto di come quel duello si fosse quasi trasformato in una lotta corpo a corpo.
Fu solo quando Mulan gli puntò la spada affilata alla gola che Shang si rese conto di quanto fossero vicini i suoi grandi occhi neri:
-Morto!- soffiò la donna a poca distanza dalle sue labbra, trionfante.
-Guarda meglio!- la sbeffeggiò lui, affondando leggermente il suo pugnale contro la carne tenera del fianco. Mulan aveva un corpo tonico ed asciutto, tremendamente invitante…
Lei piegò le labbra in una smorfia:
-Non è possibile! Sembra proprio che siamo alla pari!-
-O forse ti ho lasciato vincere!- borbottò l'uomo, incapace di accettare quell'idea. Mulan gli voltò le spalle, nervosa e scocciata: la perfetta magia che li aveva legati fino a qualche istante prima si era dissolta.
-Ti ho offeso?- chiese poi, allarmato nel vederla allontanarsi.
La donna scrollò le spalle con indifferenza:
-Ne ho sentite di peggio… E non ho bisogno di dimostrare a nessuno quello che valgo, come hai fatto tu.-
-Cosa hai detto, scusa?- sibilò Shang, assottigliando lo sguardo. Mulan gli rivolse un sorriso compassionevole:
-Non dev'essere stato facile far carriera nell'esercito con un padre ingombrante come il tuo: le malelingue che accompagnavano ogni tua vittoria erano insidiose. Perciò, per quello che vale, Li Shang, ti ritengo un grande condottiero.-
 
Biancaneve osservò la caverna che i nani avevano adibito a loro casa ed arricciò il naso.
"Qui ci vorrebbe una bella ripulita!" pensò, notando le numerose pietre preziose ammucchiate dappertutto, la tavola piena di stoviglie sporche e briciole e il disordine che regnava in ogni angolo.
-Non sappiamo esattamente perché proprio voi siate stata colpita dalla maledizione, principessa.- stava dicendo il nano occhialuto, Dotto -Ma possiamo spiegarvi perché lo Specchio vi teme!-
-Lo Specchio? Intendete lo specchio magico che ho visto nella cripta di Grimilde?- chiese la ragazza, rammentando il pallido volto che era apparso nella cornice.
-Esattamente. Molti anni or sono io e i miei fratelli stavamo lavorando in un'altra delle nostre miniere, quando trovammo una pietra mai vista: era nera come la pece, ma rifletteva la luce come un diamante… Era l'ossidiana, la pietra dei morti. Ovviamente a quel tempo non sapevamo quali oscuri sortilegi essa poteva compiere e fummo entusiasti di scoprirne un intero filone.-
James spiò le facce dei nani: sembravano essere impalliditi anche solo nell'udire il nome della pietra. Biancaneve, invece, si era tesa in avanti sulla piccola sedia su cui era seduta, avida di informazioni; una ciocca di capelli le era scivolata davanti agli occhi ed il cacciatore sorrise per la sua espressione curiosa, da bambina.
-Era una pietra molto versatile, che poteva essere ridotta in fogli sottilissimi. Fu così, ahimè, che proprio io creai lo Specchio! Senza che me ne rendessi conto, l'ossidiana aveva creato un ponte tra questo mondo e quello delle anime: un ponte che l'essenza malvagia dello Specchio poteva utilizzare a suo piacimento. Quando, in seguito ad alcune ricerche, capii cosa era successo era già troppo tardi: una vanesia ragazza del villaggio, Grimilde, l'aveva già comprato per pochi scudi.-
-Quindi Grimilde non è una strega!-
-Tecnicamente è una negromante.- spiegò Dotto, pulendosi gli occhiali -Richiama i morti attraverso il potere dello Specchio e sfrutta l'energia delle anime fino a consumarle per mantenersi sempre giovane e bella. L'ossidiana è la chiave, capite? Essa può aprire o chiudere la strada alle anime ed è per questo che Grimilde ha cercato di catturarci, visto che nessuno del regno, oltre a noi, conosce la verità.-
-E la sua maledizione?- si intromise James -Anch'essa è opera dello Specchio?-
Il nano lanciò un'occhiata preoccupata ai fratelli:
-Avanti, Dotto, non tirarla per le lunghe!- borbottò Brontolo.
-Sì, Dotto, spiega alla ragazza il potere dell'ossidiana!- rimarcò sbadigliando un nano dai capelli neri.
-Va bene, va bene… L'ossidiana non dovrebbe mai essere portata alla luce: questa pietra ha la strabiliante capacità di influenzare in negativo l'ambiente che la circonda, causando disgrazie e malattie!-
-La morte di mio padre…- mormorò Biancaneve, sgomenta.
-E quella di vostra madre, temo: Grimilde era ambiziosa e tramava il suo piano nell'ombra da molto tempo, principessa. Ma c'è una leggenda legata al potere di questa pietra: esso… In casi particolari… Può infiltrarsi in un essere umano, trasmettendo la sua carica distruttiva. Temo che voi siate stata infettata dall'ossidiana!-
-Bada a come parli, mezz'uomo!- ringhiò James, scattando in piedi. Biancaneve, pallida ma decisa, lo strattonò per la manica, inducendolo alla calma.
-Tutti questi anni… L'ossidiana si è fatta strada dentro di me, corrodendomi…- mormorò, con lo sguardo perso nel vuoto. -C'è un modo per fermarla?-
Dotto si strinse nelle spalle, a disagio, e anche gli altri nani assunsero delle espressioni contrite:
-Forse… Distruggendo lo Specchio… Ma non c'è nulla di sicuro…-
James le lanciò un'occhiata preoccupata: aveva percepito il tremito che aveva percorso la ragazza, che per un attimo sembrò vacillare. Avrebbe voluto poterla toccare per consolarla, stringerla, rassicurarla… E il non poterlo fare gli provocava quasi un malessere fisico.
 
-Vi ringrazio per i vostri preziosi chiarimenti.- disse Biancaneve, con voce roca -Ma adesso dovete dirmi dove posso trovare altra ossidiana: è fondamentale per sconfiggere Grimilde.-
Un nano dalla rada barbetta rossa e dai lineamenti più infantili degli altri scoprì i denti storti in un sorriso, correndo a battere con il manico della piccozza su una parete di pietra: questa scivolò rumorosamente da un lato, rivelando una distesa di scintillanti frammenti di ossidiana.
-Sono anni che la ammassiamo in questo luogo: eravamo certi che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto avanti per combattere Grimilde con le sue stesse armi!-
 
 
Angolo Autrice:
Citazioni everywhereeee…. xD
Ok, dopo questa la Disney potrebbe anche denunciarmi ahahahah in questo capitolo infatti mi sono fatta prendere dalla nostalgia e ho rievocato personaggi e situazioni dei film di quando ero bambina :')
Cosa ne dite, invece, degli sviluppi tra Shang e Mulan ma soprattutto delle rivelazioni sulla povera Biancaneve???
Alla prossima
 
Crilu 

 

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Capitolo 21
*** Power of seduction ***




Aladdin si chiese se non avesse sbagliato strada, sebbene fosse sottoterra e il cunicolo non avesse mai presentato bivi o svolte: gli sembrava che fossero passate ore da quando Libian lo aveva lasciato passare, dopo avergli estorto quella vincolante promessa.
Procedeva a tentoni e battendo i denti in quella galleria buia ed umida dal terreno accidentato:
"Forse è tutta una trappola… E Jasmine non è neanche qui! Ma no, Belle l'ha fiutata, lei deve essere qui!"
La luce improvvisa lo accecò, tanto che fu costretto a sfregarsi gli occhi pieni di lacrime prima di poter osservare il nuovo ambiente in cui era sbucato.
La caverna era molto più ampia delle precedenti e la luce sfolgorante era data dal riflesso delle fiaccole sulle gemme incastonate nelle pareti. Rubini, smeraldi, topazi e diamanti facevano bella mostra di sé dalla roccia e sembravano invitarlo a raccoglierli. Aladdin socchiuse la bocca ammaliato e quasi non si rese conto delle altre meraviglie che la caverna celava: il pavimento era coperto da un soffice e pregiato tappeto ed al centro c'era una tavola imbandita, attorniata da divani damascati.
Il ladro si accorse di avere fame e stava per avvicinarsi al tavolo quando una nuova figura fece la sua comparsa.
"Non posso credere ai miei occhi! Che stregoneria è mai questa?"
Il terzo djnn era molto diverso da Kajiun e Libian: in piedi davanti a lui c'era una donna dai magnetici occhi viola e dai lunghi capelli dello stesso colore. Poi, aveva le gambe.
Delle magnifiche gambe ben tornite e nude che sparivano sotto la veste leggera allacciata attorno alla vita; era l'unico indumento che indossava e sotto la folta chioma il ragazzo poteva intravedere la forma invitante dei seni.
La pelle, che presentava una leggera sfumatura blu, emanava un profumo dolcissimo ed invitante che anche da quella distanza gli inebriò i sensi.
-Benvenuto, Aladdin!- mormorò soavemente il djnn, facendo qualche passo verso di lui e facendo tintinnare i monili d'argento che portava sulle braccia, sul collo e sulle gambe. In quella marea scintillante di gioielli era quasi impossibile distinguerne un paio di arrugginiti e scarni bracciali, il simbolo della sua schiavitù.
-Chi sei?- chiese il ragazzo, stordito -Qual è la terza prova?-
La donna lo abbracciò, accarezzandogli le spalle e stringendosi a lui:
-Il mio nome è Mira… Non ti affrettare verso la terza prova, piccolo uomo! Essa è davvero temibile: devi essere in forze! Vieni, riposa!-
Prendendolo per mano, Mira lo condusse davanti al tavolo del banchetto e con una spinta scherzosa lo fece sdraiare sul divano; afferrato con grazia un grappolo d'uva gli avvicinò sorridendo un chicco alle labbra.
-Non lo vuoi?- miagolò la donna, sedendosi sulle gambe del ladro. -E' fresco, sai? Succoso…-
Aladdin seguì come ipnotizzato le dita di Mira che portarono quel misero frutto alla bocca carnosa della donna ed osservò estasiato l'espressione voluttuosa che le si dipinse sul viso mentre lo mangiava. All'improvviso smaniava per un motivo imprecisato e diversi tipi di fame gli incendiarono il ventre: serrò la presa sui fianchi del djnn, sorridendo inebetito davanti ai profondi occhi viola, oscuri e maliziosi. Mira si chinò su di lui, circondandolo con quel profumo che lo stordiva e rendeva tutto confuso: Jafar, la guerra, Jasmine…
"Jasmine!" pensò il ladro debolmente, mentre un residuo della sua coscienza tentava di richiamarlo all'ordine. Ma la presenza seducente di Mira, ormai nuda sopra di lui, gli fece presto dimenticare ogni cosa.
 
Jasmine non poteva credere ai suoi occhi. O meglio, non voleva.
-Maledetto ladruncolo!- sibilò, sbattendo le ciglia per scacciare le lacrime -Mi fidavo di te…-
La fiducia tradita le bruciava, soprattutto per il fatto che non aveva mai rivelato a nessuno ciò che aveva raccontato ad Aladdin, ma c'era anche qualcos'altro che la spingeva a tirare le catene fino a ferirsi i polsi. Vedere il ragazzo tra le braccia del djnn femmina le metteva una smania malata addosso ed un'inaccettabile voglia di piangere.
"Piangere!" pensò, disgustata "Io non piango mai!"
Eppure sentiva le guance bagnate e la vista le si appannava di continuo.
"Sono forse… Gelosa? E' possibile? No! Significherebbe che mi sono innamorata di lui!"
Tirò le catene con più forza, digrignando i denti per il dolore ma decisa a rompere le stalattiti incantate che aveva davanti: non voleva più vedere. Preferiva la tetra prigionia della lampada di Jafar.
Solo che i pezzi di ghiaccio erano troppo lontani, al di fuori della sua portata; le sfuggì un grido di frustrazione.
-Ti odio, ladro!- urlò, fuori di sé -Io mi fidavo di te! Mi fidavo di te!-
 
Un'eco lontana e confusa lo raggiunse: non era nulla più che un bisbiglio sotto il frusciare seducente della pelle di Mira sul suo corpo, ma Aladdin lo udì comunque.
Gli sembrò di distinguere delle parole:
"Io mi fidavo di te"
Interruppe il bacio che si stava scambiando con la donna e piegò il capo, in ascolto: per qualche motivo sapeva che quel sussurro era importante. Doveva solo ricordarsi di qualcosa che gli sfuggiva…
-Cosa c'è, mio adorato?- mormorò Mira, poggiandogli le mani sulle guance e costringendolo a guardarla negli occhi -Cosa ti turba?-
Aladdin avrebbe voluto cedere al suo tono imbronciato, dire che non aveva sentito nulla e tornare allo stato di celestiale beatitudine che stava sperimentando solo un attimo prima.
Ma, sempre per qualche motivo sconosciuto, non ci riusciva.
Anzi, osservando bene Mira, si rese conto di alcuni particolari che lo resero inquieto: gli occhi non riflettevano alcuna emozione, così come il resto del suo viso. Le mani erano calde e morbide, ma anche dotate di unghie lunghe ed affilate.
Mira fece scivolare le dita lungo il suo collo, fino alle spalle:
-Su, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti…-
Questa volta, il ladro sentì distintamente il lamento di Jasmine. Fu come rompere l'argine di una diga: disgustato, impaurito e frastornato, il ragazzo allontanò violentemente Mira da sé, senza preoccuparsi dei profondi graffi che il djnn lasciò sulla sua pelle.
Mira atterrò con grazia e si rialzò in piedi a velocità sovrumana: ogni traccia di amabilità era scomparsa dal suo volto, ma la sua voce aveva ancora una carica ammaliante.
-Cosa stai facendo, piccolo uomo? Non puoi resistermi, lo sai anche tu!-
-Sta' lontano da me, mostro!- ringhiò Aladdin, saltando dietro al divano per mettere quanti più ostacoli tra sé e il djnn. Con gli occhi scandagliò la stanza alla ricerca di una vita d'uscita, ma non ne vide nessuna: era arrivato alla fine del percorso ed era tutto una trappola, come aveva previsto fin dall'inizio.
Mira fece scintillare le unghie, ormai simili a veri e propri artigli:
-Non ti stai comportando bene, piccolo uomo…-
Aladdin sbuffò:
-Cosa vuoi? Che venga a letto con te? E' questa la terza prova? Ebbene, non sono disposto a cedere, né ora né mai. Aggrediscimi, fammi a pezzi con i tuoi artigli, combatti con me… E' l'unico modo che hai per sconfiggermi: le tue arti, come vedi, sono inutili!-
Gli occhi della donna fiammeggiarono e per un attimo sembrò sul punto di aggredirlo. Poi, però, incrociò le braccia al petto con aria vagamente imbronciata.
-Sei il primo uomo che non riesco a sedurre e ad uccidere… Beh, c'è sempre una prima volta. Peccato, eri così carino!-
Ridacchiò, poi batté le mani ed in un lampo tutti i lussuosi arredamenti della stanza svanirono, rivelando una porta nascosta. Mira lo squadrò con occhi freddi:
-Ora puoi andare… Accidenti, il padrone non sarà per nulla contento di questa cosa! Ma ricorda la promessa che hai fatto. Oh, non guardarmi in quel modo! Il fatto che mi piaccia divertirmi con voi uomini non significa che io sia stupida, no? E poi conosco Libian da molto tempo, immaginavo che avrebbe sfruttato quest'occasione per riottenere la libertà!-
Aladdin non rimase ad ascoltarla, avendo scorto nella piccola grotta la figura tremante di Jasmine.
 
Se lo vide venire incontro con un'espressione di puro sollievo sul viso e nell'osservare come sembrasse davvero preoccupato per lei, Jasmine non riuscì a frenare il pianto. La prigionia era riuscita a sprezzarla più della maledizione, dell'esilio e dello stupro e quasi non udì i sussurri rassicuranti di Aladdin che la pregava di smettere di singhiozzare. Però percepì il suo corpo contro il suo mentre si adoperava per forzare le catene, una dopo l'altra; si sentì sollevare tra le sue braccia e cullare come se fosse stata ancora una bambina… Quella che effettivamente non aveva avuto la possibilità di essere, schiacciata dalle responsabilità e dalla sua metà demoniaca.
-E' finita…- mormorò ancora il ladro, accarezzandole i capelli. Jasmine sollevò lo sguardo e per qualche istante rimasero immobili come statue a osservarsi; l'unico particolare che li rendeva vivi era il respiro veloce che usciva dai petti affannati.
In un istante la ragazza si ritrovò intrappolata contro il pavimento umido, con la bocca e le mani di Aladdin che vagavano frenetiche su di lei. La ragazza rispose tirandogli piano le folte ciocche di capelli scuri e strusciando il viso nell'incavo del suo collo, per inalare meglio l'odore di cocco e sabbia che le ricordava la sua casa.
Era un contatto quasi violento per la frenesia dei loro modi, ma a tratti anche gentile e premuroso: era un mezzo per assicurarsi che fossero vivi, illesi e finalmente insieme, senza spezzare con le parole la magia del momento.
Aladdin fu il primo ad allontanarsi da lei, inspirando profondamente e continuando a guardarla con occhi bramosi; Jasmine appoggiò il capo sulla parete rocciosa della grotta e lo fissò a sua volta, con un mezzo sorriso sul viso.
-Non speravo più di rivederti…- confidò a voce bassa. Il ladro finse un'espressione offesa:
-Cosa? Non avevi fiducia nelle mie straordinarie capacità?-
-Beh, diciamo che in qualche momento ho dubitato della loro effettiva esistenza…-
-Bel ringraziamento, davvero! Uno corre mille pericoli per te…-
-Già. E fa promesse che non è sicuro di poter mantenere.-
Aladdin si fece serio:
-Hai ascoltato la conversazione che ho avuto con Libian?-
-Dall'inizio alla fine e questa storia non mi piace neanche un po'. Non abbiamo idea di come liberare quei demoni, Aladdin. Non sono neanche sicura di volerlo fare, se ne avessi la possibilità…-
-Liberare i djnn è una mia responsabilità e ci penserò a tempo debito. Adesso dobbiamo uscire di qui e in fretta anche: Belle ormai ci avrà dato per morti.-
-Allora non hai capito nulla!- borbottò Jasmine, alzandosi e avvicinando il volto a quello del ladro.
-Cosa, non ho capito?-
-Che qualsiasi cosa ti succederà, ladro di Agrabah, coinvolgerà anche me. Ogni tua responsabilità sarà anche la mia, perché ormai non potrei più separarmi da te… Neanche se lo volessi!-
 
 
Angolo Autrice:
E almeno loro sono sistemati, per il momento xD tutto bene quindi? Eh no, la strada verso il lieto fine è ancora lunga! ;)
 
Crilu 

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Capitolo 22
*** Take a look inside ***




James spronò lo stallone con un colpo di reni per affiancarsi a Biancaneve. Non gli piaceva l'aria assorta con cui la principessa fissava il paesaggio circostante ed era profondamente irritato con i nani per averle rivelato la verità senza indorare la pillola.
"Anche se" rifletté, rivolgendole un sorriso stiracchiato "Non sono più così sicuro che ne abbia bisogno…"
La ragazza ricambiò il sorriso e con un cenno del capo indicò i nani che procedevano dietro di loro, in sella a dei pony carichi di bisacce colme di ossidiana.
-Pensi che basterà?-
-L'ossidiana? Non lo so, credo di sì.-
Biancaneve aggrottò la fronte:
-Speriamo… Gaston è stato alquanto impreciso su come dobbiamo utilizzarla… E sull'effetto che farà sugli Spettri…-
Il cacciatore socchiuse gli occhi:
-Non serve a nulla arrovellarsi su problemi senza soluzione!-
-E' questa la tua filosofia? Comoda!-
-Direi di sì. Mi ha permesso di restare vivo in numerose occasioni!-
-Certo, facile se non si distolgono gli occhi dal sentiero su cui si cammina! Ma bisogna essere pronti ad ogni evenienza, non credi?-
James si sporse verso di lei, innervosito:
-Ma cosa ne puoi sapere tu, di cosa serve per stare al mondo?-
La ragazza ridacchiò:
-Ti ho forse ferito nell'orgoglio, cacciatore? Immagino che agli occhi di un uomo di mondo come te le mie convinzioni sembrino le fantasticherie di una bambina… Ma mi hanno permesso, come hai detto tu, di restare viva nel castello di Grimilde. Riflettere sul futuro è sfiancante, ma può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta!-
Il cacciatore meditò un po' su quelle parole, mentre Biancaneve sfregava di nascosto le mani tra loro: parlare con il ragazzo le metteva sempre una certa agitazione addosso e la maledizione coglieva l'occasione per manifestarsi.
-Cosa farai, in caso di vittoria?- chiese poi James, con un tono di voce più pacato -Se riuscirai a sconfiggere Grimilde e a riconquistare il tuo regno… Cosa farai?-
-Cercherò di amministrarlo in maniera giusta, come ha fatto mio padre prima di me. Sono stata educata per questo, dopotutto, e queste settimane sono state un'esperienza preziosa. Ora so cosa significa scendere in guerra e di cosa necessita davvero il mio popolo.-
-Sembri molto sicura di te!-
-Fino a poco tempo fa ti avrei risposto diversamente. Ma da quando ho capito che la mia maledizione può tornarmi utile in battaglia e anche dopo ciò che Dotto mi ha rivelato ieri… Beh, sto iniziando a capire qual è il mio posto nel mondo!-
-Fammi capire: consideri davvero il tuo problema come una cosa positiva?- sibilò James a denti stretti, incredulo. La ragazza sembrava come sempre inarrivabile, vicinissima eppure confinata in un mondo a parte da una barriera invalicabile.
-Come potrei? Sono comunque un pericolo! Ma è uno strumento utile e sto imparando a padroneggiarlo…-
-E come farai quando arriverà il momento di sposarti? Di fare dei figli…-
James si schiarì la voce, improvvisamente a disagio: continuava ad avere bizzarre visioni in cui Biancaneve teneva in braccio un bambino che assomigliava molto a lui e si sentiva stupido nel trovare piacevoli quei pensieri.
"C'è un abisso tra te e lei!" lo ammonì la ragione "Non dimenticarlo mai!"
Fortunatamente lei non sembrava essersi accorta del suo imbarazzo:
-A volte ci ho pensato, ma mai seriamente. So che se la maledizione non verrà annullata non potrò mai avere una famiglia e per questo non sono disposta ad arrendermi: se e quando sarò Regina vedrò di trovare un modo per liberarmi dell'influenza dell'ossidiana… Ti sembrerà strano, ma riesco ad avvertirla anche adesso: le mie emozioni e la mia pelle cambiano più in fretta se sono vicino a quella pietra. Capirai che è una debolezza che non posso permettermi! D'altro canto, se questo problema non ha alcuna soluzione… Beh, credo che dovrò rassegnarmi!-
Nel notare l'insicurezza che ancora si celava nelle iridi scure della principessa James percepì una morsa serrargli il petto.
-Ci saranno sempre i tuoi amici, comunque!- borbottò, lottando contro l'impulso di accarezzarle una guancia. -Ti sei creata delle alleanze potenti!-
Biancaneve si lasciò andare ad una risata:
-Sì, ma ti assicuro che non immaginavo nulla di tutto questo mentre scappando da te mi sono infilata nel bosco! Ma tu… Tu resterai al mio fianco, cacciatore?-
C'era qualcosa, nel modo in cui aveva pronunciato quella frase, che fece fremere James: era una domanda all'apparenza leggera, ma gli sembrò di star giurando eterna fedeltà.
-Finché lo vorrai, principessa.-
 
Gaston stava lavorando a dei macchinari in grado di amplificare il potere dell'ossidiana quando fu distratto dal suono penetrante di un corno da guerra. Timoroso di un qualche attacco si affrettò a riporre i suoi documenti più preziosi, ma ben presto la paura si trasformò in sollievo: uscendo in fretta e furia dal suo carro vide Jasmine ed Aladdin al centro dell'accampamento, circondati da una folla rumoreggiante e curiosa. Allungò l'occhio meccanico e scrutò attentamente i due ragazzi mentre salutavano una Mulan sorridente, poi lasciò vagare lo sguardo attorno a sé, con un filo di inquietudine; sobbalzò quando finalmente individuò Belle nascosta tra le tende, avvolta nella solita pelliccia scura. Si affiancò a lei zoppicando e per qualche minuto nessuno dei due aprì bocca; infine fu l'alchimista a parlare, imbarazzato dallo sguardo ambrato ed apparentemente privo di sentimenti fisso su di lui.
-Deduco che la vostra missione di salvataggio sia andata a buon fine!- balbettò, indicando con un cenno del capo Jasmine: la ragazza era leggermente dimagrita, ma aveva un'aria raggiante. Gaston non aveva dubbi che fosse opera del ladro.
-La loro missione… Io non ho fatto altro che seguire le tracce come un bravo segugio!- sbuffò Belle, riportando gli occhi sulla folla di soldati.
-Non capisco, siete forse adirata con loro?- chiese Gaston, confuso. Per la prima volta, la donna lupo gli sembrò sinceramente divertita:
-Ci mancherebbe altro! E' solo che detesto non controllare la Bestia, mi rende un essere inutile, oltre che molto pericoloso… Aladdin ha dovuto affrontare la trappola di Jafar da solo e se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato!-
-E' curioso…- mormorò allora Gaston, mentre l'occhio meccanico scandagliava i lineamenti alteri della donna.
-Cosa?-
L'alchimista ridacchiò timidamente, prima di indicarla con un movimento delle braccia:
-Voi, signora. Voi siete un caso curioso!-
Gli occhi di Belle scintillarono furiosi, ma la sua rigida facciata non si incrinò neanche per un momento:
-Come osate dire una cosa del genere? Proprio voi, poi!-
-Mi avete frainteso: trovo curioso il vostro comportamento, ecco tutto. Vedete, ho sempre coltivato un certo interesse per le creature magiche e i licantropi rientrano tra queste: ho studiato come si può contrarre la licantropia, cosa succede nelle notti in cui la luna è visibile e il grande influsso che essa ha anche sugli individui più antichi della vostra specie… Ho fatto ricerche anche sul comportamento che gli uomini-lupo assumono nei confronti dei loro simili. Perché non avete mai cercato il branco che vi aveva trasformata? Vi avrebbero accolto senza indugio, ne sono certo!-
-Perché avevo paura.- rispose sommessamente Belle dopo qualche istante di riflessione.
-Paura di avventurarmi fuori da quel castello che ogni giorno di più somigliava ad una prigione. Paura di assalire qualche innocente, uccidendolo o condannandolo al mio stesso triste destino. Paura, soprattutto, di diventare un mostro a tutti gli effetti. No, io sto meglio da sola che con un branco!-
-Ne siete certa?- commentò Gaston in tono ironico -I licantropi solitari sopravvivono sette, massimo otto anni alla sete di sangue, poi impazziscono e spesso finiscono ammazzati. Voi, invece, siete riuscita a confinare la Bestia all'interno del perimetro del castello e grazie all'intervento di Cappuccetto Rosso ora potete addirittura vivere in mezzo agli umani… Come vedete, non rientrate in nessuna delle due categorie.-
-Voi classificate sempre tutto, Gaston?-
-E' l'unico modo che conosco per comprendere la realtà che ci circonda.-
-Allora come mi definireste?- domandò la donna, curiosa, voltandosi verso di lui con le labbra carnose socchiuse in un sorriso. Era così vicina che Gaston doveva piegare il capo per poterla osservare in viso, poiché era più basso di lei di quasi una spanna; nonostante gli scricchiolii della sua schiena malmessa, però, non si sarebbe privato di quella vista per nulla al mondo.
-Credo… Credo che voi abbiate deciso di entrare in un branco, signora. Molto particolare, se posso permettermi, ma a suo modo rappresenta tutto ciò che una creatura senziente necessita per non finire i suoi giorni nel delirio: lealtà e affetto, ma anche differenze e qualche incomprensione.-
Belle voltò il capo verso Cappuccetto Rosso, che era sopraggiunta in quel momento e la stava chiamando con tono entusiasta, poi lanciò un'ultima, penetrante occhiata a quell'alchimista dallo sguardo indagatore e si allontanò meditando sulle sue parole.
 
 
Angolo Autrice:
Sì, lo so, la conclusione del capitolo è orrenda, ma non mi è uscito nulla di meglio xD ogni tanto un momento di pausa ci vuole, anche solo per capire cosa passa per la testa di questi personaggi, così diversi tra loro eppure a volte così simili… Voi cosa ne dite delle loro riflessioni??
 
Crilu 

 

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Capitolo 23
*** A part of the same whole ***




Shang avrebbe dovuto sentirsi sollevato dal ritorno dei quattro amici di Mulan e in parte era così: il disprezzo che aveva nutrito nei confronti di Aladdin si era poi stemperato in una vaga ammirazione, considerava il cacciatore un uomo d'onore e Biancaneve come una sua allieva.
Poteva quindi dire, stupendosi lui per primo, di essersi affezionato a quelle persone e di essere felice del buon esito delle loro missioni.
Dall'altro lato, però, provava una sensazione di indecisione e disagio che non lo aveva abbandonato dal duello con Mulan sulla riva del fiume; questa sensazione era aggravata dal movimento e dai rumori che animavano il campo, intento a costruire gli "amplificatori di ossidiana", come li chiamava il mago dalla schiena storta.
Avrebbe dovuto sentirsi sollevato da tutto questo, si diceva, ma in realtà era infastidito: l'atmosfera magica e fuori dal tempo che lui e Mulan si erano costruiti in solitudine si era dissolta, forse per sempre.
E Shang la rimpiangeva.
Superò senza quasi notarli i sette nani dalle lunghe barbe che confabulavano con Gaston davanti ad una serie di schizzi disegnati su varie pergamene, evitando di volta in volta i tronchi di legno o le casse di attrezzi che i soldati lasciavano in mezzo alla strada.
"Disciplina!" pensò, serrando le labbra "Ci vorrebbe più disciplina!"
Mulan usciva in quel momento dalla sua tenda e lo salutò con un cenno del capo mentre sorseggiava il thè caldo che Belle si premurava di farle recapitare ogni mattina: quelle piccole e bizzarre manie, che un tempo l'uomo avrebbe considerato assurde, iniziavano a far parte della sua quotidianità.
E anche se non l'avrebbe mai ammesso, Hua Mulan senza armatura e con i capelli sciolti sulle spalle era una visione apprezzabile.
Continuò la sua passeggiata e si accorse solo dopo diversi minuti che qualcosa di luminoso e svolazzante lo stava seguendo; inarcò un sopracciglio quando Mushu si aggrappò saldamente al suo braccio con gli artigli ricurvi.
-Mushu!- esclamò Shang, mentre il drago emetteva uno sbuffo di fumo dalle narici -A cosa devo l'onore?-
-Ho pensato che fosse il momento di parlare, io e te…-
-E di cosa?-
-Di Mulan, ovviamente!-
-Intendi dire della sua esecuzione? Sì, sto avendo seri dubbi…-
Mushu scoprì i denti in un ghigno ironico:
-Oh, stai avendo dei dubbi… E' così che si dice, adesso?-
-Non ti seguo…-
-Sei innamorato di lei, zuccone! Altrimenti perché saresti rimasto impigliato in quest'esercito di squilibrati?-
Shang si immobilizzò per un attimo, poi iniziò a gesticolare in modo scomposto, mettendo a dura prova l'equilibrio di Mushu:
-Stai correndo troppo, mastro guardiano!-
-Ti sbagli, ho aspettato e pazientato a lungo prima di capire che da solo non ci saresti mai arrivato! Eppure non era così difficile… Voglio dire, vi incastrate alla perfezione!-
L'espressione del guerriero si fece ancora più perplessa nell'udire quelle parole:
-Parli in modo strano ed enigmatico ed io non ho tempo di starti a sentire!-
-Hai ragione, immagino che rimuginare su questioni di cui hai già la soluzione sia davvero impegnativo…- il drago sbuffò, emettendo una debole fiammella dalle narici -Ascoltami, non essere sciocco! Tu e Mulan siete come lo ying e lo yang: tu andresti avanti a testa bassa seguendo gli ordini e le regole, le stesse che lei ha osato infrangere per il bene delle persone che amava. Sembrate due opposti, ma in realtà avete gli stessi ideali, la stessa educazione, la stessa visione del mondo. Non siete due poli inconciliabili destinati a scontrarvi! Siete le due parti di uno stesso tutto, le facce di una stessa medaglia…-
Shang barcollò, colpito dalla veridicità di quelle parole.
-Cosa devo fare, quindi?- mormorò. Mushu serrò gli artigli sul suo braccio, strappandogli la tunica e graffiandogli la pelle; d'improvviso la sua coda si tese ed il draghetto inarcò la schiena, come un gatto che avverte il pericolo.
-Devi parlarle! Devi dirglielo! Non hai molto tempo…-
Mentre Shang riprendeva a correre nella direzione opposta, un grido di orrore si levò dal campo…
 
Mulan si asciugò il sudore dalla fronte, cercando di orientarsi nel caos in cui l'accampamento era caduto in pochi minuti. Era successo tutto troppo velocemente: qualche istante prima era sulla soglia della tenda a sorseggiare il su thè caldo e poi aveva dovuto afferrare la spada per contrastare gli esseri che erano sbucati dal nulla. Erano incorporei e seminudi ed attaccavano i soldati con degli artigli affilati; sebbene non avesse mai visto un vero djinn, la guerriera riconobbe la sinistra luce verde che illuminava i loro occhi.
"Sono a centinaia!" pensò, quando vide due mostri sollevare in aria un soldato e farlo a pezzi. "Non ne usciremo vivi…"
Fu allora che udì il richiamo angosciato di Biancaneve:
-Mulan! Via di lì!-
Un gigantesco djinn dalla pelle dorata sradicò l'albero dietro cui era nascosta come se fosse stato un fuscello e la fissò ghignando:
-Ciao, bocconcino!-
Quando sorrise, mostrando i denti aguzzi e coperti di sangue, la ragazza fu colta da un attacco di nausea.
"Questi cosi… Mangiano le persone? Ora capisco come mai Jasmine sia così disgustata da loro!"
Impugnò saldamente la sua spada, pronta a combattere prima di soccombere.
"Ma si potranno uccidere?" si chiese, mentre un brivido di sconforto la scuoteva. Il djinn protese le braccia verso di lei, ma poi si rannicchiò su se stesso con un ruggito di dolore: aveva un pugnale conficcato alla base della schiena e dalla ferita colava un liquido vischioso e nero.
Mulan ebbe appena il tempo di sbattere le palpebre prima di essere afferrata per un braccio e tirata su da Shang.
-Stai bene?- chiese lui, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al djinn infuriato.
La creatura si sfilò il coltello dal fianco e lo accartocciò senza difficoltà, fissandoli con sguardo torvo.
-Hai appena decretato la tua condanna a morte, umano!- ringhiò, lanciandosi su Shang.
L'uomo fu veloce a spingere via la ragazza e tentò di sfuggire alla presa del djinn con un salto all'indietro, ma il mostro lo afferrò per una gamba e lo sollevò. Sotto lo sguardo impotente ed orripilato di Mulan, il djinn fece ondeggiare Shang per un po', prima di lanciarlo violentemente a terra; provò a raggiungerlo, ma si trovò presto bloccata dalle fiamme che il djinn le aveva acceso intorno. La guerriera cercò una via d'uscita al cerchio di fuoco che la circondava, ma non sembrava essercene alcuna. Vide il ghigno famelico del mostro avvicinarsi e per la prima volta dopo molti anni rimpianse di aver scelto quella vita.
 
Aladdin non sapeva cosa stesse cercando Jasmine, anzi, era oltremodo confuso per il modo in cui la ragazza lo aveva trascinato via dall'accampamento non appena erano apparsi i primi djinn.
-Ehm, dolcezza?- provò a richiamarla, quando lei si bloccò di colpo in mezzo al sentiero -Il divertimento è dall'altra parte!-
-Zitto!- ringhiò una voce a lui sconosciuta, mentre la presa sul suo polso si faceva dolorosa. Il ladro non doveva guardarla in faccia per sapere che era il djinn a parlare.
-Posso almeno sapere dove siamo diretti?-
-Li sento… Vicino… Molto vicino…- mormorò Jasmine, riprendendosi a muovere in mezzo alla boscaglia. Ad un tratto si acquattò dietro ad un cespuglio come un animale, con un sorriso vuoto e sinistro sul volto; Aladdin aprì bocca per chiedere nuovamente spiegazioni, ma non ne ebbe il tempo.
La ragazza scattò in avanti con un balzo felino, gettandosi addosso ad una figura che il ragazzo non aveva notato. Quando la lotta si fece meno confusa, perché Jasmine era riuscita a bloccare l'uomo a terra, Aladdin si irrigidì e di riflesso strinse i pugni, mentre le cicatrici sul suo busto iniziavano a bruciare.
-Jafar!- sibilò, avvicinandosi e sottraendo lo stregone alla presa adirata di Jasmine.
-Calmati, dolcezza!- mormorò poi, sentendo il cuore stringersi di fronte allo sguardo verde, malefico ed estraneo che la ragazza gli rivolse. In pochi istanti le unghie ed i denti tornarono alla normalità, così come le sue limpide iridi scure, e il ladro poté tirare un sospiro di sollievo.
Per quanto amasse Jasmine, in un modo incondizionato e sincero che fino ad allora gli era stato sconosciuto, quella parte di lei lo spaventava.
Jafar tossì e si tirò indietro di qualche passo, tastando freneticamente i lembi della sua ampia veste color terra. I suoi occhi scintillarono di cupa rabbia quando videro che la lampada arrugginita era stretta saldamente tra le mani di Jasmine, che la osservava affascinata.
I tre – djinn, schiavo e padrone – rimasero immobili per qualche istante, quasi timorosi di respirare ed affrontare ciò che sarebbe accaduto dopo.
Poi lo stregone tentò di alzarsi in piedi, ma prima che potesse fuggire o, al contrario, cercare di impossessarsi nuovamente della lampada magica, Aladdin gli puntò il suo coltello alla gola.
Le cicatrici delle numerose torture subite bruciavano talmente tanto da fargli quasi perdere la lucidità e per un attimo la rabbia prese il sopravento, facendogli affondare la lama quel che bastava perché un filo rosso scendesse lungo il collo sudato ed affannato di Jafar.
"Sembra più vecchio. Più debole." Pensò il ladro, fiaccamente, tornando alla realtà con un battito di ciglia. Senza distogliere lo sguardo dallo stregone e ricambiando il suo sguardo di odio, ordinò a Jasmine di richiamare i djinn.
-Non so se…-
-Resisterai!- tagliò corto lui -Ce la devi fare: le vite di tutti dipendono dal fatto che tu riesca ad imprigionare quei demoni lì dentro. E devi farlo adesso, Jasmine, perché potrebbe essere già troppo tardi!-
 
Il demone che stava per avventarsi su di lei si contorse con un gemito e Mulan, sbigottita, lo vide sgusciare all'indietro tenendosi le mani sulla testa in un gesto di sofferenza estrema. Le fiamme svanirono e con esse l'opprimente calore che la stava asfissiando; il djinn, insieme a tutti i suoi compagni, volò verso la boscaglia lanciando rauche grida furibonde.
Ancora stordita la guerriera si alzò in piedi e cercando di ignorare il fischio che le persisteva nelle orecchie osservò il campo: molti soldati erano stati uccisi o giacevano a terra feriti e tra essi la ragazza notò un malconcio Gaston e un paio di nani. Belle si aggirava tra i corpi sotto forma di lupo e solo la vicinanza di Cappuccetto Rosso, miracolosamente illesa, la teneva sotto controllo. Gli amplificatori di ossidiana erano stati dati alle fiamme, ma uno si era salvato dalla furia animalesca dei djinn.
Ricordandosi all'improvviso di come il demone avesse sollevato e scagliato via Shang, Mulan iniziò freneticamente a cercarlo nell'accampamento semi-distrutto.
Incapace di parlare o anche solo di ragionare lucidamente, non reagì quando Jasmine, Aladdin e Biancaneve si accostarono a lei, aiutandola nella sua ricerca senza proferire parola.
"Buffo!" pensò, distrattamente, girando un cadavere sulla schiena e sospirando di sollievo "Fino a poco tempo fa avrei ringhiato contro di loro, pur di dimostrare quanto valevo!"
Shang si trovava esattamente dove il djinn l'aveva lanciato, inerte e scomposto come una marionetta abbandonata. Sembrava incredibile che il petto riuscisse ancora ad alzarsi e l'aria ad uscire dai polmoni, dato che tutto il resto del corpo rimaneva immobile.
Un rivolo di sangue uscito dalle labbra socchiuse era scivolato lungo la gola, macchiando gli abiti ed il terreno.
-Un medico!- urlò la guerriera, sollevandogli delicatamente la testa e sperando che ciò bastasse a fargli aprire gli occhi. I capelli del soldato, non più legati nel severo codino, gli ricaddero disordinati davanti al volto. Mulan lasciò vagare lo sguardo su di lui, sconfortata: non erano tanto le ferite a spaventarla, quanto la grande quantità di sangue che l'uomo aveva perso e le varie fratture che piegavano gli arti in maniera innaturale.
-Mandate a chiamare un dottore, presto!- strillò di nuovo, con il cuore in gola, mentre Shang emetteva un debole lamento disperato e la sua pelle diventava sempre più bianca…
 
 
Angolo Autrice:
Eeehh lo so che è una conclusione orrenda, ma non mi veniva niente di meglio xD e se non mi fossi interrotta qui sarebbe uscito un capitolo lunghissimo!
Quindi…
 
Crilu 

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Capitolo 24
*** Departures ***




-Non ci posso credere!-
Jasmine sobbalzò nell'udire il tono tagliente di Mulan. Sedeva rigida sulla sedia con la lampada tra le mani, consapevole del suo immenso e pericoloso potere; osservò quindi la guerriera stravolta, con gli abiti ancora macchiati di sangue e gli occhi rossi per la veglia al capezzale di Shang, che l'aveva tenuta impegnata per tutta la notte.
"Se non mi fossi decisa ad intervenire, sarebbero morti entrambi!" pensò, cercando di rincuorarsi. Non era però quella la preoccupazione di tutti coloro che partecipavano alla riunione.
-Non ci posso credere!- ripeté Mulan, recuperando parte del suo normale autocontrollo -Dopo tutto quello che ci ha fatto… Nonostante il pericolo che rappresenta per noi… Tu non vuoi punire Jafar! E non vuoi sfruttare i suoi demoni!-
-Jafar è uno stregone molto vecchio.- intervenne Biancaneve con fare conciliante, poggiando le mani guantate sul rozzo tavolo di legno attorno al quale si erano riuniti. James rimase rapito dal suo tono e dalla sua compostezza, propri di una vera regnante.
"Sarà un'ottima regina!"
-Non costituisce più una minaccia: sta già languendo in catene e secondo l'opinione di Gaston e dei nani, che hanno più esperienza di tutti noi in fatto di magia, presto morirà. Il morbo che lo consuma è la giusta punizione per l'uso improprio che ha fatto dei suoi poteri.- continuò la principessa.
-E cosa mi dici di quella lampada?- replicò la guerriera, incrociando le braccia davanti al petto
-Potrebbe essere la soluzione di tutti i nostri problemi! E Jasmine, che è l'unica in grado di utilizzarla, non vuole farlo, ti rendi conto?-
-Ora stai esagerando!- intervenne Aladdin, scuro in volto. L'espressione tesa e una certa rabbia repressa lo rendevano molto diverso dal solito, ma solo Cappuccetto Rosso, che l'aveva visto uscire dalla cella di Jafar, sapeva il perché di quel cambiamento. Le parole velenose dello stregone avevano riaperto vecchie ferite.
"Non puoi cambiare nulla del tuo passato: resterai sempre un orfano, uno schiavo e un ladro. Le cicatrici che ti ho inflitto serviranno a ricordartelo!"
-Stiamo parlando di centinaia di djinn, alcuni dei quali molto potenti… Jasmine non potrebbe controllarli tutti!- continuò il ragazzo, scacciando quei pensieri dolorosi.
Poi ripensò con un brivido al viso scaltro di Libian e alla promessa che stava infrangendo. Deglutì, scoccando una veloce occhiata alla vecchia lampada arrugginita, mentre Mulan si infervorava:
-Non ci ha neanche provato! Il nostro esercito è a pezzi, il nostro numero è stato notevolmente diminuito e le macchine di ossidiana sono state distrutte! Cosa faremmo se gli Spettri di Grimilde ci attaccassero ora, eh?-
Fece saettare lo sguardo su tutti i presenti, ma nessuno sembrava propenso a replicare: solo Belle, ancora eccitata per il sangue che fiutava nell'aria, emise un basso ringhio gutturale.
Mulan sospirò e si passò una mano sulla fronte, ripensando al colloquio avuto quella mattina con il medico del campo.
Shang non aveva dato cenni di ripresa: per tutta la notte, dopo che il medico aveva ricucito le sue ferite e ricomposto i suoi arti, era rimasto inerte sul giaciglio, in preda ad una violentissima febbre. Mulan era rimasta accanto a lui, comprendendo finalmente perché avesse il cuore serrato in quella morsa soffocante.
-Temo di provare qualcosa per te, capitano.- aveva mormorato, tenendogli la mano insanguinata
-Qualcosa che non dovrei provare. Ho giurato di rinunciare a tutto questo la stessa notte in cui mi sono tagliata i capelli e ho rubato l'armatura di mio padre.-
Poi era entrato Mushu e le aveva fatto uno strano discorso sul tutto e sulle parti, che la guerriera aveva ascoltato a malapena ma che le era suonato come una benedizione e un incoraggiamento.
Diverse, invece, le parole del medico che era passato all'alba a controllare il ferito: aveva l'aria stanca e provata per aver passato la notte a tentare di salvare i soldati massacrati dai djinn. Mulan sapeva che alcuni erano nelle stesse condizioni di Shang, se non peggiori, ma questo non lenì lo sconforto che seguì alla diagnosi del dottore.
-E' un uomo robusto ed in salute, se ha superato questa notte ci sono buone probabilità che riesca a riprendersi. Però non sarà mai più lo stesso, le fratture sono gravi e le ferite troppo profonde.-
-Cosa intendi dire?-
-Che, con un po' di fortuna e molto sforzo riuscirà di nuovo a mettersi in piedi e a camminare… Forse, con gli anni, anche a correre. Ma non potrà più combattere, perché non avrà più l'agilità di prima: il demone gli ha squarciato la carne ed i tendini fino alle ossa!-
Con un respiro doloroso, Mulan tornò al presente. Sapeva che quando Shang si sarebbe svegliato lei doveva essere lì, a prepararlo e a riferirgli, con tutta la delicatezza possibile, ciò che era successo. Sapeva che non l'avrebbe presa bene e che l'avrebbe dovuto sorvegliare affinché non commettesse qualche sciocchezza; avrebbe dovuto sorreggerlo e sostenerlo anche quando lui non gliel'avrebbe permesso. Uno strano senso di responsabilità iniziò a gravarle sulle spalle: per tutta la vita si era finta un uomo e l'aveva fatto per la sua famiglia, ma non aveva mai sperimentato cosa significasse avere qualcuno di cui prendersi cura.
-Sto perdendo tempo qui…- mormorò, spalancando gli occhi -Shang è quasi morto a causa di quei djinn e del loro padrone. Io stessa sono quasi morta, a causa loro. E adesso che lui ha bisogno di me, non intendo continuare questo gioco al massacro!-
Uscì in fretta dalla tenda e solo Biancaneve ebbe il coraggio di seguirla.
-Cosa hai intenzione di fare?- chiese, mentre la osservava riempire i bagagli e dirigersi verso il giaciglio del capitano.
-Me ne vado. Anzi, ce ne andiamo!-
-Non scherzare… Mulan, non puoi muoverlo! E' ancora debole! Montare a cavallo lo ucciderebbe!-
-Conto sulla tua riconoscenza, principessa!- sibilò la guerriera, voltandosi a fronteggiarla. -Me lo devi, visto che ho combattuto per te!-
Biancaneve sospirò, cosciente che nulla, tranne l'amicizia, poteva trattenere la guerriera lì. E anche quel legame sembrava essere in bilico.
-Cosa vuoi?-
-Un carro. Solo questo.-
-Ti prego, rifletti. Dove andrete? Shang ha bisogno di cure e…-
-Sono io tutto ciò di cui ha bisogno.- tagliò corto la guerriera, affacciandosi a controllare il ferito, ancora svenuto.
 
Mulan era partita nel pomeriggio, dopo aver radunato le sue cose e aver caricato sul carro il corpo di Shang, consapevole solo in parte di ciò che stava accadendo.
Aveva appena rivolto un cenno di saluto agli amici che l'avevano aspettata ai margini del campo, poi aveva incitato Khan e in breve si era allontanata all'orizzonte.
Tra le tende si respirava un'aria tesa e dolorosa; Belle poteva quasi fiutare il timore che attanagliava i soldati e lo sconforto che si era impadronito di Biancaneve.
Poi captò un odore familiare e lo seguì fino a scorgere Jasmine, seduta in disparte sulla riva del fiume, con la testa tra le ginocchia e la lampada abbandonata a pochi passi da sé. Stava piangendo e quasi non fece caso alla donna che si inginocchiò accanto a lei. Belle raccolse la prigione dei djinn tra le mani, rabbrividendo per il potere demoniaco che conteneva, e gliela porse. La ragazza voltò il capo dall'altra parte, mormorando:
-Tienila lontana da me!-
-Non c'è nessuno in questo campo che possa custodirla meglio…-
-Non è vero! Quella cosa… Mi tenta. Sento i djinn che mi chiamano!-
-E tu sei la persona adatta ad ignorarli! Chi meglio di te può comprendere la loro pericolosità? Jasmine, prendila: è tua di diritto.-
Riluttante, la ragazza infilò la lampada nella bisaccia che portava a tracolla.
-Credi anche tu che abbia sbagliato a non dare ascolto a Mulan?-
-Chi altri la pensa così?-
-Biancaneve. E forse anche Aladdin.-
-Biancaneve è nervosa e allo stremo: i suoi uomini sono stati massacrati e lei si sente responsabile per ognuno di loro, lo sai… Non credo che pensasse davvero ciò che ti ha detto. Quanto ad Aladdin, quel ragazzo ti ama: non vorrebbe mai che tu ti mettessi in pericolo!-
-Lo so, ma oggi mi sembrava così distante ed arrabbiato che…-
Jasmine scosse la testa, senza finire la frase. Belle pensò allo stregone che languiva in una prigione mentre aspettava la morte e allo sguardo stralunato del ladro; non rispose, limitandosi ad accarezzare con fare materno i lunghi capelli corvini della ragazza.
 
James stava affilando la sua ascia con meticolosità e cura: il lavoro di lima era una cosa che riusciva sempre a rilassarlo e solo il Cielo sapeva quanto ne avesse bisogno in quel momento. Inoltre, la polvere di ossidiana che stava spargendo sulla lama gli dava una sicurezza in più e faceva brillare la sua arma.
Gaston si era ripreso in fretta e dopo aver riparato l'occhio meccanico bruciato dalla fiammata di un djinn si era rimesso all'opera insieme ai nani illesi. Ma i lavori procedevano troppo lentamente e questo rendeva nervoso sia lui che Biancaneve: aveva visto la ragazza polverizzare un bicchiere di legno in pochi istanti con un'espressione quasi sinistra sul volto.
Sobbalzò quando sentì la sua voce chiamarlo; alzò gli occhi e si stupì di trovarsela a poca distanza.
-Non ti avevo sentito!- commentò, alzandosi in piedi e poggiando a terra l'ascia -Cosa posso fare per te?-
-Devi andartene.-
James fissò l'espressione severa della principessa, il suo portamento composto, gli occhi imperscrutabili.
-Cosa?-
-Voglio che tu te ne vada.- ripeté Biancaneve, distogliendo lo sguardo -Adesso, immediatamente. Raccogli le tue cose e vattene.-
Reprimendo l'impulso di afferrarla per un braccio, James le si parò davanti.
-Mi spieghi cosa succede? Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-James, per favore, fai come ti ho detto e va' via da qui!- strillò la ragazza, fissandolo quasi con astio.
-No, non finché non capirò cosa succede… Io pensavo che…-
-Cosa, cacciatore? Cosa pensavi esattamente?- sibilò lei, inarcando sprezzante le sopracciglia -Che un salvataggio e uno scambio di opinioni potessero portare a qualcosa di più?-
James provò un tuffo al cuore a quelle parole, comprendendo che le sue occhiate non erano passate inosservate. Eppure vedeva una sofferenza rabbiosa nelle iridi scure di Biancaneve e non accennò a muoversi.
-Io penso che tu non mi stia dicendo la verità. Ecco, ti confesso che sono attratto da te, va bene? Ora tocca a te. Dimmi ciò che provi! Dimmi ciò che pensi!-
Per un attimo la ragazza sembrò vacillare e si mordicchiò le labbra. Avrebbe voluto dirgli quanta paura aveva provato per lui durante l'attacco, quanto intimamente la vicenda di Shang e Mulan l'avesse commossa, ma non poteva.
"Se gli succedesse qualcosa, io non potrei fare nulla per aiutarlo. Non potrei neanche stargli accanto, perché sono io stessa il pericolo! E questo amore mi rende vulnerabile, non posso permetterlo: non abbiamo alcun futuro, James… Non lo capisci? Allora sarò costretta a mandarti via, anche con la forza, se necessario!"
Deglutendo e sbattendo le palpebre per scacciare le lacrime, Biancaneve voltò le spalle al cacciatore:
-Una volta mi hai detto che saresti rimasto al mio fianco fino a quando l'avessi voluto. Ebbene, questo è il momento: ritiro il nostro accordo, sei libero di andare.-
-Ma io non voglio!- gridò il ragazzo, frustrato, passandosi una mano tra i capelli -Perché ti comporti così? Io… Credo di essermi innamorato di te e tu mi scacci in questo modo?-
Le corse dietro, costringendola a guardarlo di nuovo negli occhi.
-Lo so che sei spaventata.- mormorò, in tono più conciliante -E che credi di non potercela fare. Ma io ho giurato di proteggerti e di sostenerti e sarà sempre così, non puoi farmi cambiare idea. Anche se non potrò mai averti e neanche sfiorarti… Mi basta essere con te.-
-Non mi lasci altra scelta… James, come tua sovrana ti ordino di andartene. Sparisci dalla mia vista!-
Incapace di sostenere ancora quella dolorosissima conversazione, Biancaneve corse lontano da lui, certa di averlo ferito abbastanza profondamente da spingerlo ad obbedire al suo comando.
"Bene, ho ottenuto ciò che volevo e adesso James sarà al sicuro. Ho fatto la cosa giusta… Allora perché sto così male?"
 
 
Angolo Autrice:
Per premiarmi dopo questa prima e faticosa mattinata d'esame, mi sono dedicata alla scrittura e prima di rituffarmi tra i libri ( D: ) ho deciso di postare questo capitolo: un po' amaro, ma ringraziatemi, perché inizialmente l'idea era quella di far morire Shang dopo che lui e Mulan si erano dichiarati il reciproco amore. Quella sì, che sarebbe stata una cosa malvagia!
Ma il mio affetto per questa fiaba mi ha impedito di continuare, nonostante gli sforzi XD
Spero di essere riuscita a dare anche una pseudo-spiegazione del perché Jafar si fosse mostrato così debole nel capitolo scorso.
La ragazza del banner è ovviamente Biancaneve... Che volta le spalle a James, cosa ne pensate?
Aspetto i vostri pareri, alla prossima!
 
Crilu 

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Capitolo 25
*** Fears ***




I catalizzatori di ossidiana erano alle sue spalle e Biancaneve procedeva trionfante tra due ali di folla festante. Grimilde era in catene, sconfitta, senza più alcun esercito di Spettri su cui contare. Sempre acclamata dai suoi sudditi, la ragazza entrò nel castello che una volta era stato di suo padre, sorridendo sinceramente per la prima volta in molti anni. Si sedette sul trono, assaporando la sensazione di calore che quel posto le assicurava… Poi, mentre i suoi occhi vagavano sulla folla che si era riversata nel suo castello, incrociò il viso di James che la fissava addolorato. Biancaneve si sentì mancare il respiro e una morsa soffocante le strinse la bocca dello stomaco; quasi contemporaneamente le mani presero a prudere e senza che lei potesse fare qualcosa per fermarlo, il "problema" corrose l'antico legno del trono, allargandosi come una spaventosa macchia d'ombra sul pavimento. Uno dopo l'altro i presenti presero a contorcersi, a cadere e a diventare polvere, incuranti delle sue grida angosciate. Gli occhi azzurri e severi del cacciatore furono gli ultimi a tramutarsi in cenere.
 
La principessa aprì gli occhi di scatto, mentre l'ultimo singulto spaventato si perdeva nella fresca notte dell'accampamento. Si passò le mani tra i capelli sudati e scarmigliati, tentando di convincere il suo cuore che era solo un incubo.
-Eppure era così reale…- mormorò, sgomenta.
-A volte crediamo di fare fatica a distinguere il sogno dalla realtà, ma la verità è che questa differenza non è poi così grande.-
A parlare, nascosta nell'ombra, era stata Cappuccetto Rosso. Biancaneve sussultò, mentre la bambina avanzava e veniva illuminata dalla fioca luce delle torce degli uomini di ronda: la scarsa illuminazione dava al suo viso pallido un'ombra di vecchiaia.
Poi Cappuccetto sorrise mostrando i denti storti e anche la ragazza si rilassò.
-Cosa ci fai qui? Mi spiavi?-
La bambina saltò sul giaciglio e si accoccolò come un lupo, scrollando la testa come se non fosse appena apparsa da un angolo buio della tenda alla maniera di un fantasma.
-Ho sentito l'odore del tuo terrore e l'ho seguito.-
-Giusto, l'odore…- borbottò Biancaneve perplessa, sedendosi a gambe incrociate davanti a lei.
-Di cosa hai paura?- le domandò la bambina a bruciapelo. Biancaneve rimase un attimo interdetta, poi sussurrò:
-Di rovinare tutto… Credo. Di non essere all'altezza di ciò che sono chiamata a fare.-
Cappuccetto Rosso si girò sulla schiena e la fissò dal basso con i grandi occhi espressivi:
-Nessuno lo è.-
-Come fai a dirlo? Ci sono persone molto più adatte di me ad essere regnanti, eppure sono io ad essere nata con la corona sulla testa!-
La bambina ridacchiò, stirandosi ed avvolgendosi nella mantellina rossa:
-Biancaneve! Non basta una corona a fare di una donna una regina! Guarda Grimilde! No, no… Ascoltami bene: tu devi smetterla di voler diventare ciò che gli altri vogliono ed imparare ad essere invece ciò di cui loro hanno bisogno. L'hai già fatto, mi sembra.-
-E quando?-
-Quando hai scassinato la porta della torre per permetterci di arrivare da Aurora, quando hai tentato di salvare Jasmine, quando per il bene del tuo esercito sei partita sulla base di una minuscola speranza… Invece, quando hai provato a seguire gli schemi e a comportarti nel modo in cui tutti si aspettavano… Beh, lasciatelo dire, hai fallito. Hai capito cosa intendo dire?-
-Forse. Certe volte non ti comprendo, bambina.-
Lo sguardo della ragazzina si fece malinconico e con uno sbuffo si tirò il cappuccio scarlatto sul viso, occupando metà del giaciglio di Biancaneve; in pochi minuti il suo respiro si fece regolare e profondo.
La ragazza si strinse nella veste leggera con cui dormiva e si affacciò fuori, osservando nella notte le luci lontane del castello che le apparteneva di diritto: si erano avvicinati molto alla fortezza di Grimilde e le perdite causate dai djinn venivano rimpinguate da gruppi di soldati che sempre più numerosi accorrevano dalle campagne e dai villaggi.
"Si sta avvicinando la resa dei conti, Grimilde. Sono ad un passo dall'ottenere la vittoria, eppure… Riesco a pensare solo al suo sguardo ferito quando gli ho ordinato di andare via!"
Sospirò, decidendo di seguire il consiglio di Cappuccetto Rosso e di mettere ordine nelle priorità della sua vita:
"Devo riconquistare il mio regno. Poi troverò il modo di spezzare la maledizione ed infine… Se e quando ci riuscirò, lo manderò a cercare."
 
Gaston era profondamente insoddisfatto dal suo lavoro. Certo, i catalizzatori erano una meraviglia e tutto il campo girava attorno alle enormi macchine con fare ammirato; lo stesso inventore ammetteva che le migliorie ideate dopo l'attacco dei djinn li avevano resi un'arma temibile contro gli Spettri, ma non riusciva a godere del successo delle sue creazioni.
Si era infatti concentrato anche su un altro studio, che però non gli stava dando i risultati sperati. Osservò corrucciato il libro che stava leggendo, poi lo scaraventò via con rabbia e prese a passeggiare nervosamente intorno al suo carro con l'andatura storta che lo caratterizzava.
All'improvviso il volume ricomparve nel suo campo visivo, sorretto dalle mani pallide di Belle e l'alchimista fece roteare l'occhio metallico per la sorpresa.
-Sembrate nervoso, Gaston, eppure le vostre macchine sono in grado di funzionare. E le cose  che gettano… Sono davvero impressionata!-
L'uomo abbozzò un sorriso al pensiero delle lance esplosive con punta di ossidiana e alle altre, micidiali munizioni con cui aveva caricato i catalizzatori; si rabbuiò solo quando la donna si concentrò sul libro che teneva in mano.
-"Come sanare il corpo con le rune"….- lesse, assorta -Non sapevo che vi interessaste anche di medicina magica!-
-Beh, io… E'… E' un interesse recente!-
La donna si sporse all'interno del carro, aggrottando la fronte e sfogliando i libri impilati sul davanzale della libreria.
-"Salute e magia", "Effetti delle pietre alchemiche sulle ossa"…. Addirittura "Pozioni per mutaforma"? Gaston, cosa state combinando? Spero che non abbiate intenzione di effettuare questi incantesimi su voi stesso!-
L'alchimista emise un verso strozzato, poi si mise le mani nei capelli e ringhiò nei suoi confronti una colorita imprecazione; da quando lo conosceva, Belle non l'aveva mai visto infuriarsi e la trasfigurazione dei suoi lineamenti era quantomeno scioccante.
-Voi… Voi non capite!- ansimò, torcendosi le mani -Voi odiate la belva che avete dentro perché ritenete di essere un mostro ma guardatevi… Guardatevi bene allo specchio ed osservate la vostra bellezza, che non è stata intaccata dal passare degli anni! I licantropi vivono anche più a lungo degli esseri umani e fino alla fine mantengono inalterati i loro lineamenti perfetti! Io, invece… Non solo sono orrendo da vedere, ma sto anche diventando vecchio.-
Gaston inspirò profondamente, cercando di riacquistare un po' di contegno:
-La mia infanzia l'ho passata nei campi, a lavorare con la mia famiglia. Poi il precedente possessore di questa libreria ambulante mi ha preso in simpatia e ha accettato di portarmi con sé, insegnandomi a leggere e a scrivere. La giovinezza l'ho trascorsa immerso nei libri, incurante della mia solitudine, del mio corpo già leggermente deforme e del mio aspetto trasandato… Non mi curavo di niente, se non dei miei studi! Non mi rammarico di ciò che ho sacrificato per essi, ma mi sento solo. Avverto la mia solitudine farsi più pesante ogni anno che passa…-
-Ma adesso siete con noi!- lo interruppe Belle, perplessa -Non siete più solo!-
-E invece lo sono!- replicò lui mestamente, avvicinandosi di un passo e permettendole di scorgere delle lacrime nell'occhio sano -Anzi, forse lo sono anche di più! Perché anche io, al pari dei vostri giovani compagni, vorrei qualcuno con cui trascorrere gli anni che mi restano in tranquillità… Ma come potrei mai farlo, in un corpo come questo?-
Per un attimo l'alchimista sperò che Belle replicasse con quella burbera gentilezza che le era congeniale, ma lei rimase in silenzio ad osservarlo. Allora l'uomo le prese bruscamente il libro dalle mani e si rinchiuse nel carro, senza neanche accennare ad una parola di saluto.
 
Biancaneve si morse le labbra, aspettando che i suoi ascoltatori soppesassero i pro e i contro del piano d'azione che aveva appena proposto; con una scelta che aveva sorpreso i soldati, aveva deciso di comunicare la sua linea di attacco a tutto l'esercito.
-Sono le vostre vite che vengono messe a rischio!- aveva spiegato -Mi sembra giusto che vi venga detto cosa abbiamo intenzione di fare!-
-E' rischioso!- bisbigliò Aladdin, accarezzandosi il mento.
-Azzardato!- concordò Jasmine, osservandola di sottecchi, leggermente preoccupata.
-Totalmente folle!- ringhiò uno dei nani, tirandosi nervosamente le ciocche della barba.
La principessa sospirò:
-Lo so che un attacco frontale al castello di Grimilde può sembrare un'impresa disperata. Ma abbiamo le macchine di messer Gaston e tanta, tanta voglia di libertà! Aspettare non farà altro che logorarci giorno dopo giorno, mentre i nostri morti vanno ad ingrossare le fila degli Spettri della Regina!-
-La principessa ha ragione!- gridò un soldato, seguito da mormorii d'assenso. Incoraggiata, Biancaneve continuò:
-Grimilde è rimasta isolata: accerchiamola nel suo stesso castello! So che la sua magia può essere sconfitta, perché come ogni cosa su questa terra essa ha dei limiti! Gli Spettri saranno resi deboli ed inoffensivi dai catalizzatori, mentre noi penetreremo nel castello… Per sconfiggere gli Spettri bisogna eliminare la Regina. Solo così finalmente questa guerra avrà fine! Chi è con me?-
Mentre tutto il campo risuonava delle assordanti grida di guerra dei soldati, Cappuccetto Rosso, appollaiata su un albero, sorrise. 
 
 
Angolo Autrice:
Questa storia è stata finalmente completata xD quindi procederò più in fretta a postare i capitoli, visto che poi, dopo gli esami, dovrò concentrarmi su altre due o tre idee che ho in mente!
Un capitolo un po' di passaggio, ma che permette di dare un'occhiata ancora più approfondita su ciò che avviene all'interno di alcuni personaggi: che ne pensate?
 
Crilu 

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Capitolo 26
*** Things get rough ***




Dall'alto della collina su cui era appostata con il suo reparto, Jasmine osservò con preoccupazione la distesa ululante di Spettri che si agitava intorno al castello di Grimilde. Era una rocca imprendibile circondata dai boschi e la marcia era stata ostacolata da numerose sortite nemiche che avevano sfiancato l'esercito; la ragazza non poté reprimere un brivido nel notare che il numero delle figure grigie e malvagie era di molto superiore all'ultima volta che li avevano attaccati.
"Nessuno mi ha mai addestrato per una battaglia del genere!" pensò, passandosi una mano tra i capelli ed avvertendo più distintamente il richiamo oscuro della lampada, che aveva assicurato in una borsa a tracolla.
Le mani calde e familiari di Aladdin le si posarono sulle spalle, sciogliendole i nervi tesi e strappandole un gemito di approvazione.
-A cosa pensi?- mormorò lui, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo.
-Penso che l'esito di questo scontro non sia affatto scontato. E nel caso in cui le cose si mettessero male, ho avuto un'idea per vincere comunque.-
Aladdin si irrigidì, poi la costrinse a voltarsi e a guardarlo negli occhi. Le aveva afferrato il mento con una mano ed il suo sguardo indagatore la faceva sentire a disagio.
-Spero che non sia ciò che penso!- ringhiò, adirato.
-Ascoltami bene: sappiamo entrambi che l'unica cosa che mi frena dall'utilizzare i djinn è l'ascendente che potrebbero avere sulla mia metà demoniaca, ma credo di avere qualche possibilità nel contrastarlo…-
-Lascia a me la lampada!- la interruppe il ladro, gesticolando con fare agitato -Se la situazione diventa disperata li libererò, come ho promesso di fare!-
Jasmine sorrise e gli accarezzò una guancia:
-Chi ci assicura che non si rivolteranno contro di noi? No, la terrò io e al momento opportuno assumerò il controllo dei demoni: suppongo che se gli prometterò la libertà in cambio di un'ultima fatica, non tenteranno di trascinarmi dalla loro parte. Però…-
La ragazza strinse gli occhi, conscia che Aladdin non avrebbe mai voluto sentire quelle parole:
-Però, se soccombessi al loro richiamo e diventassi un mostro io… Questa volta potrei anche non tornare indietro.-
Aladdin sgranò gli occhi e con uno scatto tentò di rubarle la lampada, ma si ritrovò con uno dei pugnali di Jasmine contro il petto:
-Credevo che questa l'avessimo ormai superata…- borbottò.
-Tu devi farmi una promessa. Se dovessi perdere il controllo e diventare un pericolo, tu dovrai fermarmi. Dovrai uccidermi.-
Aladdin scoppiò in una risata convulsa ed incredula che lo fece barcollare.
"Non mi crede!" pensò Jasmine con un fremito interiore, ma non si scompose, limitandosi a fissarlo con aria severa.
Il ragazzo aveva il respiro affannato e gli occhi lucidi:
-Non me lo stai chiedendo davvero!-
-Purtroppo sì. E se tu non mi giuri che farai tutto il possibile per evitare che io mi scagli contro questo esercito… Allora dovrò chiederlo a qualcun altro.-
-Ma io ti amo!- gridò il ladro, strattonandosi i capelli -Non puoi chiedermi questo! Io ti amo, come potrei mai ucciderti?-
Jasmine lo abbracciò, serrando la presa quando lui tentò di allontanarla:
-Anche io ti amo.- gli bisbigliò all'orecchio -E' per questo che te lo sto chiedendo. Non vorrei essere colpita da nessun altro. Ora, prometti!-
Aladdin la guardò, incerto:
-Del resto, c'è la possibilità che tu non debba usare i djinn, giusto?-
Lei annuì, anche se ormai riteneva improbabile quell'idea.
-Allora ti giuro che farò tutto ciò che è in mio potere per evitare che il tuo potere si rivolti contro questi uomini. E che gli dei abbiano pietà di noi!-
 
Biancaneve avvertì la maledizione dell'ossidiana vibrare nelle sue vene mentre i corni di guerra risuonavano attorno al castello. Il piccolo frammento di pietra nera che portava al collo (i nani avevano insistito affinché tutti ne conservassero anche solo un pezzo) sussultò e quasi le bruciò la pelle, in risposta alle acute grida di rabbia elevate degli Spettri.
Nonostante fossero avvolti da una foschia innaturale che impediva di osservare il paesaggio con chiarezza, la ragazza era sicura che Grimilde fosse appostata sui bastioni, in attesa. Riprese ad avanzare, affondando i talloni nei fianchi del cavallo per guidare il suo esercito contro le schiere vorticanti delle ombre. L'impatto fu violento come aveva immaginato, ma in qualche modo sbagliato: non si udì lo schianto di due armate che collidono, solo i sibili e i bassi ruggiti degli Spettri che si scagliarono sui nemici come una bufera.
Biancaneve scivolò giù dalla sella, gettando i guanti di pelle ormai inservibili in mezzo alla mischia, poi afferrò uno Spettro e si compiacque della velocità con cui quello tornò ad essere cenere.
Alle sue spalle sentì avvicinarsi i Catalizzatori, spinti e manovrati dai nani: in breve tempo il cielo fu riempito da frecce con punta d'ossidiana e dalle munizioni esplosive ideate da Gaston e lei fu presa da una smania incontenibile. Si sentiva più forte, più veloce, più ardita. Correva incontro alle ombre senza neanche curarsi di impugnare la spada, sfiorandole e distruggendole in quella che sembrava più una danza che una lotta.
-Non mi sono mai sentita così viva!- mormorò e le sue parole si udirono appena nella cacofonia della battaglia. Allo stesso tempo, però, in lei c'era qualcosa che non andava.
Se ne accorse Belle che, sotto forma di lupo, alzò il capo nella sua direzione e fiutò un dolciastro odore di morte; la licantropa uggiolò, prima di sventrare uno Spettro reso corporeo e mortale dalla vicinanza con i Catalizzatori. Provò ad avanzare verso la principessa, ma gli Spettri la spingevano di nuovo indietro, premendo da tutte le parti.
"Sono troppi! E puntano alle macchine… Vogliono distruggerle!" pensò, mentre gli artigli affilati delle creature le graffiavano le zampe e la schiena. Belle si sentiva soffocare dalla nebbia umida e fredda che pervadeva il campo di battaglia ed iniziò a tremare sotto quell'assalto continuo, fino a che non crollò a terra, ringhiando e tentando di scrollarsi di dosso i nemici ostinati. 
Nonostante le macchine di Gaston, il loro esercito sembrava in seria difficoltà; Belle avvertiva il selvaggio istinto della Bestia che desiderava prendere il controllo prima che fosse troppo tardi, ma anche se era ferita e spaventata non avrebbe mai ceduto alla sua brama di sangue.
Uno dei mostri le affondò i denti nel fianco nel tentativo di assestarle il colpo fatale, facendola ululare di dolore, ma dopo qualche istante – in cui lei si rese conto con orrore che lo Spettro stava tentando di strapparle la carne a morsi – la creatura fu tirata via e lanciata contro i Catalizzatori, dove fu finita dai nani.
Belle sbatté le palpebre e scrollò il capo peloso, convinta di essere ormai prossima alla morte e in preda a delle visioni: davanti a lei, con l'armatura lucente ed in perfetto ordine, c'era Mulan.
Poi, quando la guerriera roteò la lama facendo istintivamente indietreggiare i nemici, capì che non era uno scherzo della sua mente.
La donna-lupo fu tentata di tornare in forma umana solo per porle le domande che la assillavano, ma data la situazione e le numerose ferite che aveva riportato si limitò a ringhiarle contro con fare poco amichevole. Mulan fece un mezzo sorriso che avrebbe potuto avere mille interpretazioni, sgomberando l'area dagli Spettri rimasti. Iniziò a parlare velocemente, sfruttando quella breve pausa:
-Sì, lo so, me ne ero andata. Ma me ne sono pentita subito! Ero solo… Arrabbiata, amareggiata e in pena per Shang. E' stato lui il primo a rimproverarmi, quando ha ripreso conoscenza! Nel caso tu te lo stia chiedendo, l'ho lasciato in un villaggio abbastanza lontano da qui. Non ne è stato affatto contento, ma le sue condizioni non gli permettono di contrastarmi in maniera efficace. Avrebbe voluto accompagnarmi in questa battaglia, invece di rimanere costretto a letto con Mushu come balia…-
Belle si rilassò e le rivolse un'occhiata meno ostile: la fedeltà verso le persone amate era qualcosa che un licantropo poteva comprendere facilmente.
-Avrei voluto tornare indietro dopo appena un giorno!- proseguì Mulan, mentre gli Spettri si facevano più vicini e lo scontro riprendeva -Ma mi vergognavo e mi mancava il coraggio. Poi… Beh, ho incontrato qualcuno che ha facilmente vinto le mie ultime resistenze!-
Seguendo lo sguardo della guerriera, Belle individuò un'ascia che mulinava tra gli Spettri, riducendoli in cenere grazie alla polvere di ossidiana di cui era cosparsa.
"James."
 
Jasmine si asciugò il sudore dalla fronte, notando con raccapriccio che le sue mani erano sporche di sangue. Se fosse suo o di qualche commilitone fatto a pezzi dagli Spettri… Beh, in quel caos non avrebbe saputo affermarlo con certezza. Aveva anche perso di vista Aladdin e la cosa le riempiva il cuore d'angoscia, ma per quanto aguzzasse la vista riusciva a scorgere solo un'infinita massa grigia che si infiltrava come nebbia tra le loro fila. Sembrava che l'esercito di Grimilde non avesse mai fine.
La ragazza si arrampicò su un albero secolare che si ergeva indifferente nella battaglia, poi meditò qualche istante, accarezzando la tela della sua borsa. Infine, si decise a tirare fuori la vecchia lampada e a sollevarne un poco il tappo; immediatamente udii i versi rabbiosi dei demoni che premevano per uscire.
-Libian!- chiamò a voce alta, più per infondersi coraggio che per reale necessità. Era convinta che il djinn l'avrebbe udita anche se avesse bisbigliato, nonostante il clamore della battaglia.
-Libian! Mi ascolti?-
-Ma certo!- rispose la voce melliflua del demone, dal profondo della lampada. Jasmine si azzardò a dare un'occhiata e si rese conto che l'interno dell'oggetto era buio come un pozzo senza fondo.
"Una notte senza luna sembrerebbe più luminosa!" pensò rabbrividendo, mentre dall'ombra emerse il profilo di Libian.
-Ho un patto da proporti!- riprese Jasmine, con voce malferma -Io adesso vi libererò, ma in cambio voi dovrete scagliarvi contro gli Spettri… Diciamo, per bilanciare l'attacco che ci avete sferrato!-
-Era Jafar che ce lo ordinava!- rispose Libian, ridacchiando -Sai bene che noi djinn siamo indifferenti alle sorti dei mortali!-
"Sì, indifferenti, crudeli e capricciosi!" pensò lei, ma si trattenne dal replicare.
-Questa è la mia proposta, prendere o lasciare. Ah, ovviamente Aladdin sarà libero dalla promessa che gli hai estorto, come se avesse aperto personalmente questa lampada. Ci stai?-
I lineamenti di Libian svanirono, per poi riaffiorare dopo un tempo che le parve infinitamente lungo, durante il quale udì sibili e ruggiti provenire dalla lampada.
-Va bene, principessa!- ghignò il djinn -Piuttosto, sei sicura di non volerti unire a noi?-
Jasmine fremette, mentre il djinn ruggiva dentro di lei:
-Farò tutto il possibile per evitarlo…- mormorò, aprendo del tutto la lampada e permettendo alle schiere dei demoni di riversarsi sul campo di battaglia.
 
 
Angolo Autrice:
Le cose sembrano mettersi male per i nostri eroi, chissà che i djinn non riescano a risollevare la situazione… O invece trascineranno Jasmine con sé?
Che ne dite del ritorno provvidenziale di Mulan e James? Sulla guerriera e Shang ci tornerò più in là: il prossimo capitolo sarà invece dedicato a Biancaneve e all'effetto che l'ossidiana avrà su di lei…
Alla prossima!
 
Crilu  

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Capitolo 27
*** Staring at you ***




Grimilde era davvero tentata di spingere a terra la pesante cornice dello Specchio e mandarlo in frantumi: non riusciva più a sopportare il suo ghigno sinistro e strafottente.
"Però in quel modo sarei davvero perduta… Le anime che ho piegato alla mia volontà mi trascinerebbero con sé!"
Rabbrividendo, si appoggiò con una mano al tavolo del suo antro privato.
-Specchio!- ordinò, con solo l'apparenza di un'altera sicurezza -Mostrami la battaglia!-
-Come desideri, mia Regina!- mormorò sornione il volto beffardo, dissolvendosi nell'immagine confusa di una lotta senza quartiere, in cui i suoi Spettri venivano decimati dall'ossidiana e da legioni di djinn.
La Regina strinse le labbra in una piega angosciata.
"Sto per perdere tutto!" pensò, sgomenta.
Ad un suo gesto, il volto dello Specchio tornò ad osservarla con i suoi occhi innaturali, mentre lei si aggirava per la stanza senza meta, come una bestia in trappola.
Alla fine, Grimilde si risolse a chiedergli un ultimo consiglio. Lo Specchio la ascoltò e sorrise, pronto a rilasciare in quel mondo un altro artefatto del suo corrosivo potere…
 
Biancaneve avvertì un richiamo e per istinto seppe che non apparteneva al campo di battaglia.
Aveva le braccia stanche ed atrofizzate, oltre che coperte di tagli, fango e sangue: combatteva da ore con il solo ausilio della sua maledizione ed iniziava a vacillare. Inoltre, aveva assistito all'orribile morte di numerosi dei suoi uomini, dilaniati dagli Spettri in una carneficina che avrebbe popolato i suoi incubi per molti anni avvenire.
I djinn avevano contribuito a ribaltare le sorti della battaglia, che però sembrava infinita: dopo ogni mostro abbattuto ce n'era un altro e le schiere degli Spettri si riversavano su di loro incessantemente.
La ragazza si chiese dove fosse Jasmine, se fosse riuscita a resistere alla sua metà demoniaca o se le avesse già ceduto il controllo: aveva perso di vista tutti, in quel caos.
"Ho fatto bene a cacciare James: non sarei sopravvissuta all'incertezza di saperlo a combattere qui… Di nuovo questo suono!"
Eppure non era un suono: riflettendoci, Biancaneve comprese che era più una vibrazione che sembrava riecheggiare nelle sue stesse vene. Fremette, ansiosa ed agitata, quando all'improvviso si trovò a correre verso il castello alla cieca, senza nessuno a guardarle le spalle, smaniando per trovare la fonte di quel richiamo.
Ebbe un solo attimo di esitazione: stava per scivolare dentro la porta socchiusa della falconeria ormai abbandonata, quando il suo senso del dovere cercò invano di richiamarla alla battaglia, alla testa del suo esercito. Ma subito quel pensiero si perse nell'ossessivo ed incalzante bisogno di entrare, correre e scoprire… Qualcosa.
 
James la vide muoversi in maniera innaturale e capì quasi immediatamente che Biancaneve non era in sé:
"Sembra non avere controllo sul suo corpo! Ma cosa sta facendo?"
La tenne d'occhio a distanza, tentando invano di raggiungerla attraverso la massa compatta degli Spettri: per quanto facesse roteare e sibilare la sua ascia non riusciva ad avanzare in nessuna direzione. Impotente, la vide sparire all'interno di una porticina dimessa che nessuno aveva notato.
"Cosa crede? Di poter affrontare Grimilde da sola?"
James si lasciò sfuggire un ruggito infuriato, che esprimeva frustrazione e dolore.
Aveva lentamente accettato l'idea di amare quella ragazza malinconica ed irraggiungibile ed era convinto di essere ricambiato: nonostante la rabbia iniziale, aveva addirittura compreso perché lei lo avesse allontanato. Ma il terrore di saperla in pericolo senza poterla aiutare lo rendeva istintivo ed irrazionale, in preda ad un impulso di ferocia che non aveva mai avuto.
"Sono un cacciatore di taglie!" si ripeté, nel tentativo di calmarsi "Sono abituato ad essere paziente… No, no, non posso! Lei è lì dentro, in pericolo, da sola!"
Un pensiero improvviso rischiò di farlo finire tra gli artigli di uno Spettro: fin dall'inizio Biancaneve gli era parsa irraggiungibile perché era così che lei stessa si era abituata a vedere sé stessa.
"Non è solo la maledizione! Probabilmente, nel profondo della sua anima, lei non ha mai compreso di non essere sola… E ha continuato ad agire come ha sempre fatto, senza fare affidamento su nessuno!"
Animato da una nuova energia e da una rinnovata determinazione, riprese la sua faticosa strada verso il castello, giurando che, se avesse avuto la grazia di arrivare in tempo, non l'avrebbe lasciata sola mai più.
 
Non lontano da lì, Aladdin stava meditando sulla scelta più difficile della sua vita ed aveva il volto rigato di lacrime… Lui che, come Jasmine, non aveva mai pianto durante i lunghi anni di prigionia e schiavitù, nonostante le torture e le angherie di Jafar!
Ma di fronte al mostro in cui la donna che amava si era trasformata, il ladro voleva solo chiudere gli occhi e trovare un modo per tornare a qualche ore prima e non farle quella maledetta promessa.
"Ti odio!" pensò, rabbioso e disperato "Non dovevi farmi questo!"
Aveva assistito con un'impotenza straziante a come Jasmine avesse tentato di resistere al djinn, aveva visto il suo corpo – lo stesso che lui aveva sfiorato ed accarezzato con devozione – contorcersi in preda ad orribili spasmi e poi deformarsi. La sua pelle aveva assunto una tinta verdognola, le erano spuntati gli artigli e le zanne e gli occhi le si erano illuminati di una luce crudele. Non era più la sua Jasmine, ma un djinn assetato di sangue e vendetta che si era unito con gioia ai suoi fratelli nello sterminio degli Spettri.
Ma ora che l'armata di Grimilde iniziava a vacillare, la nuova Jasmine era inquieta ed insoddisfatta e si stava per rivolgere contro i suoi stessi compagni d'armi.
"Questo non posso permetterlo!" pensò Aladdin, scivolando agilmente alle sue spalle e richiamandone l'attenzione con un basso fischio provocatorio.
Mentre fissava quelle iridi estranee, crudeli ed indifferenti, il giovane ladro sospirò, estraendo il suo fidato pugnale.
Onore, amore, fedeltà… Fino a poche settimane prima gli erano sconosciuti; la sua vita era avventurosa, certo, ma senza una meta. Ora che l'aveva trovata, adesso che aveva assaggiato una gioia così esaltante e totalizzante come quella che Jasmine gli aveva regalato… Beh, Aladdin sapeva che non sarebbe più riuscito a vivere senza.
-Oggi saremo in due a morire!- mormorò solennemente. La ragazza sorrise, mostrando i denti aguzzi in un ghigno demoniaco, e si slanciò su di lui.
 
Biancaneve attraversò le stanze del palazzo deserto quasi in punta di piedi, riscoprendo in quel silenzio i luoghi della sua infanzia. Ora che la presenza di Grimilde sembrava essersi fatta meno opprimente, i corridoi del castello tornarono ad essere ampi e sgombri, le stanze meno buie e sporche dell'ultima volta che le aveva attraversate… La ragazza sapeva che ogni passo la conduceva più vicina allo studio segreto di Grimilde, l'antro oscuro in cui aveva messo piede poche volte, ma che le faceva ancora scendere dei brividi freddi lungo la schiena.
Era certa che il misterioso richiamo provenisse da là, ma nonostante fosse sola contro la sua matrigna, non aveva paura: percepiva che era così che doveva andare, in qualche modo.
Lei, Grimilde e l'ossidiana come giudice implacabile di quell'ultima sfida.
"La chiave è nella maledizione!" si disse Biancaneve, spingendo con circospezione la porta socchiusa dello studiolo "Siamo entrambe legate all'ossidiana… E chi saprà piegare meglio questo potere al suo volere vincerà!"
Grimilde era una negromante esperta e senza scrupoli, che aveva passato anni ad affinare le sue tecniche, ma lei aveva dalla sua un potere corrosivo immenso, la rabbia covata per troppo tempo e anche una grande speranza per il suo regno.
Per la prima volta non sentì la sua responsabilità di principessa come un peso, ma come un onore e fu quella consapevolezza galvanizzante a spingerla ad entrare con decisione nella stanza in penombra.
L'ordine che vi regnava era inquietante: sembrava che fosse abbandonata da secoli e Biancaneve sbatté più volte le palpebre per accertarsi che lo strato di polvere sui libri impilati negli scaffali fosse effettivamente lì. Le candele erano spente e pulite, il tavolo sgombro fatta eccezione per una mela rossa, così lucida da sembrare finta. Con sua estrema sorpresa, la ragazza avvertì il suo stomaco brontolare e si costrinse a non avanzare verso quel frutto invitante e succoso.
-Grimilde!- gridò -Vieni fuori!-
La luce accecante che si diramò dallo Specchio la fece sobbalzare e quasi urlò per lo spavento e la tensione. La cornice dorata era vuota: emanava solo un freddo alone bianco ed intermittente che sembrava prendersi gioco di lei.
La ragazza si avvicinò, curiosa e sospettosa e vide che qualcosa sembrava pulsare e lottare al di sotto della superficie. Per un attimo vide il volto dello Specchio, lo sguardo alieno e crudele, i lineamenti privi di qualsiasi caratterizzazione, la bocca aperta in un ringhio furioso: la creatura cercò di imporsi su ciò che le vorticava attorno per affacciarsi dalla cornice della sua prigione, ma fu ricacciata indietro.
Finalmente il vetro tornò limpido e un nuovo viso la osservò con gli occhi pieni di lacrime. Biancaneve fece istintivamente un passo indietro: la donna appena apparsa aveva il volto cosparso di rughe e terribili piaghe, i capelli incanutiti e la schiena ingobbita, ma era certa di non sbagliarsi.
Era una persona che conosceva bene.
-Grimilde?- sussurrò, incredula.
-Non lei.- mormorò la figura con voce gracchiante e fievole -Non la Grimilde che hai conosciuto, no. Io sono solo una parte di lei, una parte dimenticata, schiacciata e vilipesa. Non vedi come mi ha ridotto? Davvero non sai chi sono?-
Mille risposte diverse le si affacciarono alla mente, ma Biancaneve non ebbe il tempo di chiederle se fosse l'anima della Regina, o la sua coscienza, o il suo cuore. La vecchia tentò di rimanere aggrappata alla cornice, ma con uno strattone fu sbalzata via dal ghigno trionfante dello Specchio. E dietro di lui, la ragazza vide la vera Grimilde con il pugnale alzato, pronta a colpirla.
 
 
Angolo Autrice:
Finalmente libera :D
Purtroppo, visto che mi trasferirò al mare non so se e quando avrò internet per riaggiornare, perciò oggi posterò anche i capitoli di The city e Fidati di me.
Ci stiamo avvicinando alla resa dei conti e le cose non sembrano andare molto bene per i nostri eroi… Che ne dite dello specchio alla Dorian Gray? Alla fine, tutti hanno un granellino di bontà nel loro animo, anche Grimilde xD
 
Crilu

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Capitolo 28
*** Never too late ***




Biancaneve scartò di lato ed il pugnale si conficcò nella cornice dello Specchio, che si tirò indietro con un sibilo spaventato. Grimilde tentò inutilmente di estrarlo, poi sospirò e si voltò verso di lei.
La ragazza rabbrividì nell'incontrare i suoi occhi folli: le pupille erano talmente dilatate da aver quasi nascosto l'azzurro dell'iride e le vene rossastre spiccavano sul volto cereo. Anche le vesti della Regina, solitamente sofisticate ed impeccabili, erano in disordine e tutte stropicciate, come se non le avesse cambiate da qualche giorno; i capelli biondi avevano perso la loro lucentezza irreale ed ora apparivano spenti e rovinati.
Biancaneve era a conoscenza della profonda connessione tra la Regina e lo Specchio, ma esitava a romperlo perché non era sicura dell'effetto che la sua distruzione avrebbe avuto sull'esercito degli Spettri.
"Potrebbe ridurli in cenere… Oppure potrebbe lasciarli liberi, senza alcun controllo!"
Capì che prima di ogni altra cosa avrebbe dovuto distruggere Grimilde, ma proprio quando stava per tendere le mani verso di lei la Regina parlò:
-Hai vinto, Biancaneve. Hai vinto tutto: il castello, il regno, il trono… Sono tuoi. Hai in mano anche la mia vita, ma spero che la tua assennatezza… Purtroppo sei sempre stata saggia ed io ti ho sottovalutata… Spero che il tuo senno, dunque, ti porti ad ascoltare attentamente ciò che voglio proporti!-
-Non mi fido di te!- esclamò subito la principessa, con il viso contratto dall'ira. Grimilde fece un sorriso affascinante ed indicò con la mano la mela poggiata sul tavolo.
-Quando ho scoperto del tuo dono oscuro ho subito capito che sarebbe potuta diventare una grande minaccia per me. Vedi, la negromanzia è un'arte che si basa su un facile presupposto: la morte non è necessariamente distruzione. Ciò che rinasce dall'ombra è indistruttibile, a meno che non si scontri con un altro potere simile… Come la tua maledizione, ad esempio. Perciò ho interrogato lo Specchio e questo è il risultato.-
Biancaneve inarcò le sopracciglia con aria scettica:
-Una mela? I tuoi poteri devono davvero essersi indeboliti!-
Grimilde sussultò e per un attimo la sua maschera di impassibilità sembrò incrinarsi, ma riprese velocemente il controllo di sé:
-Non è una semplice mela, sciocca ragazzina: è la soluzione ai tuoi problemi, l'antidoto alla maledizione! E' la mia offerta di pace: se accetti, voglio la possibilità di negoziare la mia resa.-
-Davvero ti aspetti che creda alle tue parole?- domandò Biancaneve, cercando di usare un tono sprezzante. In realtà il suo cuore batteva all'impazzata all'idea di poter avere finalmente tutto ciò per cui aveva lottato… Arrossì al pensiero di poter finalmente avere James.
"Potrebbe anche essere sincera" ammise con riluttanza "Il suo comportamento ha senso…"
Stava per accettare, quando scorse la lotta in atto nello Specchio; Grimilde dava le spalle alla cornice e non poteva vedere che la sua versione anziana era nuovamente riuscita ad imporsi sulla creatura malvagia che abitava l'oggetto. Fu solo un attimo, un baluginio confuso, ma Biancaneve vide chiaramente la donna scuotere la testa con decisione. Perciò abbassò gli occhi sulla mela e si avvicinò a Grimilde; si costrinse a pensare a sua madre e a suo padre, che gli erano stati strappati da quella donna crudele, poi ripercorse ogni sopruso subito tra quelle mura.
-Allora, accetti l'offerta?-
La voce di Grimilde era ferma ed altera come sempre, ma nascondeva insicurezza e un po' di autentico timore. Biancaneve sorrise e per una volta nella vita fu contenta di poter sfruttare la sua maledizione nel modo giusto.
La Regina non si accorse neanche di quando mosse la mano, premendo delicatamente le dita sull'avambraccio lasciato scoperto dalla veste lussuosa. Immediatamente le vene nere iniziarono a rendere la pelle simile ad una pergamena usurata e Grimilde urlò orripilata mentre la carne si tramutava in cenere. Barcollando all'indietro in preda al terrore urtò lo Specchio ed inciampò addosso ad esso, trascinandolo con sé. In breve, Biancaneve rimase sola nella stanza, con ai suoi piedi dei cocci di vetro ed un mucchietto di polvere.
 
Aladdin si passò bruscamente il dorso della mano sulla fronte, senza restare sorpreso quando lo vide macchiato di sangue; gli artigli di Jasmine erano davvero affilati e lei non aveva avuto remore a puntare al suo volto.
Ora lo fissava con avidità, studiandolo per trovare la prospettiva migliore dalla quale attaccarlo. Aveva sempre saputo che era una guerriera formidabile, ma il controllo del djinn trascendeva la semplice abilità del combattimento: era puro e feroce istinto che portava il corpo della ragazza a fare scatti animaleschi.
La situazione si ribaltò così velocemente che Aladdin quasi non se ne rese conto: un attimo prima era focalizzato sullo scontro, con i muscoli tesi ed il cuore impazzito, quello dopo stava osservando sbalordito gli Spettri contorcersi a mezz'aria e dissolversi in polvere.
Insieme al resto dell'esercito assistette allo straordinario spettacolo della cenere grigia che come un immenso banco di uccelli si sollevò in volo e si disperse ai quattro venti, liberando finalmente il campo di battaglia dall'opprimente foschia.
Anche i djinn rimasero a guardare mentre i loro nemici svanivano improvvisamente, poi iniziarono a raggrupparsi e a disertare l'esercito, volando verso casa; alcuni sembravano interessati a divertirsi con gli umani, ma la presenza di Libian e di altri demoni più antichi e moderati li fece desistere.
Aladdin volse di nuovo lo sguardo verso Jasmine, che fissava i suoi compagni con evidente confusione: i suoi occhi mandavano lampi, mentre il djinn prendeva atto del fatto che non avrebbe mai potuto ricongiungersi con la propria gente.
Forse fu quello a calmarlo o forse la sua forza era diminuita ora che era da solo; comunque fosse, dopo un paio di brevi e dolorosi sussulti, il ladro si ritrovò davanti una Jasmine totalmente umana.
La ragazza crollò a terra, boccheggiando e respirando affannosamente e lui fu al suo fianco in un lampo, stringendola fin quasi a soffocarla per il sollievo. Le alzò il viso, mentre lacrime di gioia rigavano il volto di lei:
-Mi aveva spinto così a fondo… Questa volta ho avuto davvero paura di non riuscire a tornare…- mormorò Jasmine con voce rotta.
-Sarà l'ultima volta!- la rimbrottò Aladdin, severo -Hai rischiato di decapitarmi una volta o due ed io stavo per pugnalarti! E' bene che il tuo djinn si metta in testa che non uscirà mai più dall'angolino in cui l'hai appena relegato!-
Poi le sfiorò le labbra con un bacio:
-Avrei fatto una pazzia, se non fossi tornata da me…-
-Ti ho sentito!- rispose lei, ridendo senza allegria -Non era esattamente ciò che avevo in mente quando ti ho estorto quella promessa!-
Aladdin rimase ad osservarla ancora un istante, commosso, poi sorrise:
-Beh, ormai non importa, no? Siamo vivi, Jasmine! Ce l'abbiamo fatta!-
La ragazza alzò lo sguardo verso il castello, impaziente di riabbracciare colei che ne era diventata la legittima Regina.
 
Biancaneve barcollò e si dovette appoggiare ad uno scaffale della libreria di Grimilde, ancora incredula.
-Ce l'ho fatta?- mormorò alla stanza vuota -Ce l'ho fatta davvero?-
Lanciò un'occhiata alla mela sul tavolo, chiedendosi se fosse realmente una cura per la sua maledizione.
"I nani avevano detto che non esisteva un antidoto all'ossidiana… Ma Grimilde ha detto che un potere distruttivo può essere annullato solo da qualcosa di altrettanto oscuro…"
Le sembrò di udire in lontananza la voce di James che la chiamava e fu per quello che scosse la testa, allontanando quella tentazione:
"Non ne vale la pena. Troverò un altro modo."
Stava per uscire da quell'antro soffocante e ricongiungersi con il suo esercito, quando colse uno scintillio con la coda dell'occhio. Si voltò ad osservare incuriosita i frammenti dello Specchio; si chinò a prenderne uno in mano, ma lo lasciò andare con un grido di spavento quando vide un occhio azzurro ed immoto fissarla attraverso quel pezzo di vetro.
"Biancaneve" sussurrò una voce nella sua testa, molto simile al richiamo che l'aveva trascinata via dal campo di battaglia. Solo che questa volta sembrava provenire dalla mela.
Le mani presero a fremere in maniera quasi dolorosa.
"Mordimi, Biancaneve!" sembrava gridarle quel frutto. Contemporaneamente, sui cocci dello Specchio apparve, distorta e spezzata, il volto della creatura.
-Cosa sei?- strillò la ragazza, tirandosi indietro -Come faccio ad ucciderti?-
-Io non sono cosa viva!- ribatté malignamente il volto -Tu hai semplicemente rotto il mio mezzo di comunicazione con il vostro mondo. Mi rimane ancora poca energia da spendere qui.-
-Vattene! Torna nell'ombra dalla quale sei venuto!-
-Solo un ultimo consiglio, o mia Regina. Mangia la mela e sarai finalmente padrona del tuo potere: non dovrai sottostare alla sua distruzione indiscriminata, perché potrai controllarlo in ogni situazione.-
"Mangiami" continuava ad insidiarla il pomo rosso e succoso.
Di nuovo le sembrò che James vagasse per i corridoi del castello, chiamando il suo nome.
"Presto questa fantasia sarà realtà!" pensò, addentando la mela.
 
James l'aveva udita gridare e aveva continuato a girare in quel castello che gli sembrava più un vero e proprio labirinto, visto che non giungeva da nessuna parte. Finalmente imboccò la strada giusta, che conduceva a quello che doveva essere stato lo studio di Grimilde: era pieno di materiale per lo studio della magia nera. Il pavimento era cosparso di cenere e di frammenti di un vetro opaco che non rifletteva più niente; in mezzo ad essi il cacciatore vide Biancaneve, che stringeva in una mano una mela rancida ed aveva il corpo ed il viso attraversati da miriadi di venature nere.
Il suo cuore perse un battito mentre si buttava a terra al suo fianco, gridando il suo nome; la strattonò per i vestiti ed appoggiò la testa sul suo petto, ma era arrivato troppo tardi. Era morta.
 
 
Angolo Autrice:
Tra una vacanza e l'altra, miracolosamente, ho trovato il tempo per aggiornare :) siamo veramente agli sgoccioli di Fables, mancano solo un capitolo e l'epilogo!
 
Crilu

 

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Capitolo 29
*** True love kiss ***




Shang barcollò nel salire i gradini e Mulan ignorò la sua occhiata di biasimo mentre lo sorreggeva per un gomito: anche lei, come il medico, aveva insistito perché il guerriero rimanesse a letto ancora qualche giorno, prima di tentare a camminare. Invece lui, testardo, aveva insistito per porgere personalmente i suoi omaggi a Biancaneve.
La guerriera scortò il suo amante fino alla Sala del Trono gremita di gente: popolani e nobili erano mescolati e bisbigliavano contriti davanti al sepolcro della principessa.
In silenzio i due si accostarono ad Aladdin e Belle, che stringeva tra le braccia Cappuccetto Rosso; la bambina aveva lo sguardo perso nel vuoto e si lasciava trascinare da un luogo all'altro come una marionetta. La morte di Biancaneve pareva averla svuotata del suo consueto ottimismo e della saggezza che aveva sempre dimostrato.
-Jasmine dov'è?- bisbigliò Mulan nell'orecchio della donna-lupo, mentre un'inconsolabile Aurora veniva scortata da Filippo fuori dalla sala.
-Nel bosco. Si è rifiutata di venire.- rispose Aladdin. -Era distrutta…-
-E il cacciatore?- intervenne Shang, bilanciando il peso sulla gamba sana per non barcollare. Detestava mostrarsi vulnerabile e debole, ma nei giorni passati aveva imparato a sue spese che non poteva più fare affidamento sul suo corpo come prima. Fortunatamente per lui, Mulan era sempre al suo fianco, pronta a sostenerlo senza dare nell'occhio: il guerriero non voleva immaginare cosa fosse successo se lei non si fosse presa cura di lui a quel modo, dopo l'attacco dei djinn.
Quando si era svegliato in una locanda sconosciuta ed aveva appreso che Mulan era venuta meno alla sua parola si era infuriato; poi aveva compreso il grande sacrificio che aveva compiuto per lui ed ogni resistenza all'amore che provava nei suoi confronti era venuta meno.
Mentre le accarezzava dolcemente la guancia (per asciugare una lacrima che era sfuggita al suo ferreo controllo) capì di essere un uomo fortunato: lasciarla tornare sul campo di battaglia dopo aver finalmente passato la notte insieme a lei era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto.
-James? Non lo so, è sparito anche lui…- stava dicendo Belle -Io e Mulan siamo state tra le prime ad entrare nel castello non appena gli Spettri si sono dissolti e lui era là, bianco come un fantasma, che scendeva le scale con Biancaneve tra le braccia… Era sfinito, privo di vita. Ha aspettato che tutti noi giungessimo nella Sala del Trono e poi se n'è andato senza farsi notare. Nessuno è riuscito a capire dove si sia nascosto…-
-Dev'essere stato un brutto colpo per lui!- mormorò Aladdin, comprendendo bene cosa avesse provato James nel trovare il corpo della donna che amava senza vita. Lui stesso non si era ancora del tutto liberato della cupa disperazione provata nello scontro contro Jasmine.
Aurora si avvicinò con passo lento e composto; tutti stentarono a riconoscere in quella figura così autorevole e pacata la ragazzina svampita che avevano conosciuto. Indossava un abito sobrio e la pesante corona di suo padre, che insieme agli occhi rossi e al viso tirato contribuivano a farla sembrare molto più vecchia; Filippo, invece, nonostante la tristezza non aveva perso la sua espressione ingenua.
"Dev'essere il peso delle responsabilità!" pensò Belle, mentre i due si affiancavano ai loro amici mentre i nani si apprestavano a chiudere la bara. "Il potere corrode tutto!"
-E' così che finisce, dunque?- mormorò Mulan.
-Temo di sì. Oggi la seppelliranno…-
-Eppure è strano, non trovate? Il suo corpo è intatto, anche quelle orribili vene nere sono scomparse…-
Il brusio si interruppe quando James fece la sua comparsa accanto al corpo di Biancaneve:
-Da dove è entrato?- borbottò Aladdin, confuso. Il cacciatore si fece avanti a passo deciso, incurante degli sguardi sorpresi e dalle esclamazioni di ammonimento dei presenti. Con un balzo si sedette sul bordo del sepolcro, scrutando con devozione e cupa angoscia il volto perfetto e roseo della ragazza: non aveva il pallore tipico dei cadaveri, anzi, sembrava profondamente addormentata. Solo la mancanza del respiro e del battito smentivano quell'illusione.
-James!- lo chiamò Gaston, titubante, ma la presa fresca e perentoria di Cappuccetto Rosso sul braccio lo fermò. La bambina scrutava il cacciatore con una luce vivida e speranzosa nello sguardo.
L'intera sala era paralizzata e silenziosa, con lo sguardo fisso sull'uomo che accarezzava con la punta delle dita le braccia di Biancaneve.
-Ragazzo, no!- sbottò Dotto, facendosi avanti -La maledizione scorre ancora nel suo corpo! Se la tocchi ora morirai!-
James alzò gli occhi su di lui con un sorriso triste:
-Credimi, preferisco così!-
Poi, prima che qualcuno potesse fermarlo, si chinò sulla ragazza e catturò le sue labbra fredde in un bacio disperato. Immediatamente spesse venature nere presero ad emergere sulla pelle di Biancaneve, arrampicandosi lungo il suo corpo fino a coprirlo quasi del tutto; poi continuarono a scorrere sul volto e sulle membra di James, che sussultò e strinse le palpebre, ma non accennò a scostarsi.
Infine, il loro abbraccio sembrò essere stato catturato da una rete di inchiostro scuro e per un attimo nessuno osò avvicinarsi o emettere suono: la ragnatela nera disegnata sulla loro pelle sembrava mobile e viva come uno scorpione del deserto e altrettanto letale.
Poi tutti si sentirono attraversare da un brivido, come se una corrente d'aria gelida si fosse riversata nella stanza, scaldata da diversi caminetti.
Le venature pulsarono come se fossero vive e dotate di raziocinio, agitandosi e contorcendosi alla stregua di serpenti… E poi svanirono, impallidendo sulla pelle dei due giovani; James aprì gli occhi e sbatté le palpebre, sorpreso di essere ancora vivo.
Si tirò indietro e lasciò vagare lo sguardo sulla sala ammutolita, sobbalzando quando Cappuccetto Rosso buttò indietro la testa ed emise un autentico ululato di gioia.
Belle fu tentata di unirsi a lei quando vide che alle spalle di James le mani pallide di Biancaneve si erano aggrappate al bordo del sarcofago. Lentamente, come se si fosse appena svegliata da un pesante sonno, la ragazza scrollò le spalle e si passò una mano tra i capelli, immobilizzandosi esterrefatta quando si rese conto della situazione.
-Oh, cielo!- balbettò e la sua voce risuonò debole e acuta come quella di Aurora. Poi i suoi occhi si soffermarono su James, che come tutti i presenti la fissava a bocca aperta.
-Mi sono persa qualcosa di importante?- mormorò la principessa, sentendo le guance scaldarsi. Quasi si spaventò per le altissime esclamazioni di gioia che riempirono la Sala del Trono del suo palazzo, mentre le campane iniziavano a suonare a festa.
Il cacciatore scosse la testa:
-Tutto questo… E' reale?- borbottò, voltandosi verso i nani. Dotto si grattò la testa pelata:
-Credo… Credo proprio di sì! E' un miracolo!-
Gaston fece roteare l'occhio meccanico:
-Ma quale miracolo! E' vero amore! Ricordate? In mancanza di un antidoto, qualsiasi maledizione può essere spezzata dal bacio del vero amore!-
Sorridendo, il cacciatore afferrò Biancaneve per la vita e senza curarsi del suo strillo sorpreso la tirò in piedi, stringendosela al petto, incredulo per il fatto di poterla davvero toccare e sentire la morbidezza della sua pelle sotto le dita.
Estasiato le accarezzò la guancia, spostandole una ciocca di capelli dietro le orecchie, poi aggrottò la fronte:
-Perché piangi?- chiese. Biancaneve schiuse le labbra in un sorriso, poggiando una mano pallida e delicata su quella più scura e callosa di James.
-Sono dieci anni che aspetto questa carezza…- sussurrò, con la voce rotta dai singhiozzi.
Poi irrigidì le spalle e gonfiò il petto in un sospiro liberatorio.
-Sono la Regina, ora.-
-Eh sì.-
-Grimilde è morta.-
-Pare proprio di sì, voglio dire, l'hai ridotta in cenere…-
-Quindi ora che facciamo?-
James le lanciò un'occhiata per metà divertita e per metà malinconica:
-Ora governerai questo regno come avresti dovuto fare già da molti anni, Biancaneve. E visto che li hai liberati da un'orribile schiavitù, non ho dubbi che i tuoi sudditi ti ameranno molto!-
La ragazza fece un cenno impaziente con la mano, incurante di tutto ciò che la circondava e che non fosse il viso del giovane:
-Sì, sì, questo lo so… Intendevo dire… Cosa faremo noi?-
-Tu sei la Regina ed io un cacciatore… Il primo e più fedele dei tuoi servitori!- ridacchiò James, mimando un buffo inchino con il capo. Ma Biancaneve era assorta nei suoi pensieri:
-No, tu sei qualcosa di molto, molto più importante di un cacciatore. Sei l'uomo che amo e anche se incontrassi tutti i principi dei regni circostanti so che non potrei mai trovare qualcuno come te. Perciò te lo chiedo una sola volta e ti prego di essere estremamente chiaro nella tua risposta, James: resterai al mio fianco, non come servitore ma come mio compagno?-
La festa che era in corso nel salone si interruppe ed il brusio si acquietò, poiché tutti avevano compreso la solennità del momento. James sembrava stordito e d'istinto avrebbe fatto qualche passo indietro, ma le sue mani erano ancora saldamente unite a quelle di Biancaneve. Lanciò un'occhiata incerta ai suoi compagni e quelli gli fecero ampi cenni d'incoraggiamento, sorridenti.
-Fino a quando tu lo vorrai, principessa.-
 
 
Angolo Autrice:
E quindi, come in tutte le favole, il vero amore alla fine trionfa sempre ;D
Adesso non resta che mettere i puntini sulle i e vedere come vanno a finire tutte queste storie.
Devo dire che non sono soddisfatta a pieno da questo capitolo, quindi quando e se rimetterò mano alla storia sarà uno dei primi ad essere revisionato… Ero indecisa se postare anche l'epilogo oggi, visto che poi parto per Lisbona, ma alla fine ho deciso di aspettare ancora un po' per sapere cosa ne pensate di questo ahahahahah xD
 
Crilu 

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Capitolo 30
*** Their happy endings ***




-Come è stato?-
James si voltò verso Biancaneve, la cui figura era quasi evanescente nella debole luce delle candele, sorridendo.
-Questa è una domanda che dovrei fare io a te!- ridacchiò, stringendola a sé.
La ragazza arrossì vistosamente e si divincolò, drappeggiandosi le lenzuola attorno al corpo nudo.
-Sciocco!- ringhiò, imbarazzata ed infastidita, mentre il ragazzo si accomodava con le mani dietro la testa per poterla osservare meglio.
Alla fine le sue fantasticherie erano diventate realtà, ma finché non l'aveva vista sotto di sé nel loro talamo nuziale, il cacciatore aveva temuto di star vivendo in un sogno.
L'aveva tenuta morta tra le braccia e l'aveva pianta molto, convinto di averla persa per sempre; invece ora aveva appena finito di fare l'amore con lei e nonostante le spiegazioni erudite di Gaston e dei nani, che ancora discutevano sulla maledizione dell'ossidiana, James lo riteneva un miracolo.
"Il mio miracolo personale!" pensò, emozionato, infilando le dita tra le ciocche scure della ragazza. Lei gli schioccò le dita davanti al naso per riottenere la sua attenzione:
-Guarda che non stavo parlando di ciò che abbiamo fatto stanotte!-
James aggrottò la fronte:
-Ah no? Devo dedurre che non sei soddisfatta? Perché per un uomo è un punto d'onore provvedere al benessere di sua moglie, quindi…-
Biancaneve seppellì la faccia nel cuscino con un gemito di frustrazione e lui rise, insinuando le braccia intorno alla sua vita e il viso tra i suoi capelli. Lo divertiva il fatto che nonostante ormai fosse una Regina a tutti gli effetti si imbarazzasse ancora così facilmente.
-Dai, non fare la bambina!- la rimbrottò, costringendola a voltarsi – e cogliendo l'occasione per sbirciare sotto il lenzuolo.
"Una vita non mi basterà per saziarmi di lei!" rifletté, con gli occhi che brillavano.
-A cosa ti riferivi, allora?-
-Liberarmi dalla maledizione, come… Come è stato? Cosa hai provato, quando mi hai baciato?-
James fissò il soffitto, meditando su quella domanda.
-All'inizio non ero quasi cosciente di ciò che facevo. Ero pazzo di dolore, davvero, e sragionavo; poi, però, quando ti ho vista in quella dannata tomba ho compreso che non poteva finire così. Anche a costo di lasciarci la pelle, io dovevo poggiare le mie labbra sulle tue!-
Passò affettuosamente un dito sulla bocca della ragazza, seguendone il contorno e sforzandosi di non tremare mentre rievocava quei momenti tremendi, che avrebbe preferito dimenticare.
-Eri così fredda… Mentre combattevo al tuo fianco avevo immaginato più volte di baciarti, sai? Come se fossimo un uomo e una donna comuni, come se la maledizione non ti avesse mai colpita. Immaginavo come corteggiarti, come sposarti… Immaginavo di avere dei figli con te. E quel primo bacio ha mandato in frantumi tutte le mie fantasie, perché sentivo che eri morta; solo in quel momento ho compreso davvero che te ne eri andata e che non avrei avuto altre possibilità con te. Poi ho iniziato a provare un freddo strano, come un vento gelido che mi entrava nel sangue e nelle ossa; ricordo che attorno a me c'era un mormorio concitato sulla maledizione, ma ero troppo lontano per afferrare le parole esatte…-
-Ti ha fatto male?- chiese ancora Biancaneve, titubante. James sbuffò:
-Un po', ma non era nulla rispetto a ciò che provavo prima, sapendoti morta. Anzi, quel bruciore che mi incendiava il corpo mi è sembrato quasi una benedizione! Comunque è durato poco: ho avuto appena il tempo di pensare che sarei morto e d'improvviso sono tornato a respirare e la sala mi sembrava di nuovo calda e piena di rumori.-
-Ed io ero di nuovo con te!- mormorò lei, con voce rotta. -Mi hai ridonato la vita, come potrò mai ripagarti per questo?-
-Continuando ad amarmi… E un giorno vorrei che potessimo deporre la corona, così ti farei conoscere il mondo che non hai mai visto…-
Gli occhi di Biancaneve si illuminarono di gioia davanti a quei progetti; per un attimo, solo per un brevissimo istante, il suo pensiero corse ai suoi genitori, al Regno e alle sue responsabilità. Poi tornò a posare lo sguardo su James e si sentì sicura e pronta come non era mai stata in tutta la sua vita.
Poggiò la testa sul suo torace e si addormentò con il sorriso sulle labbra.
 
Mulan piegò le labbra in un'impercettibile sorriso mentre Shang si affacciava sulla soglia dell'armeria. Zoppicando, l'uomo le si affiancò ed inspirò il profumo dei suoi capelli, fissando con un certo rammarico le armi lucenti appese alla parete davanti a loro.
-Biancaneve mi ha fatto una proposta, oggi!- esclamò ad un tratto la donna, rompendo il silenzio solenne che regnava nella stanza semibuia. Non molto lontano da lì, nell'ala più alta del castello, gli schiamazzi e la musica indicavano che gli ospiti continuavano a festeggiare nonostante gli sposi si fossero già ritirati da un pezzo nelle loro stanze.
-Lo so.- replicò tranquillamente lui, passandosi una mano tra i capelli ordinatamente legati e reprimendo un gemito di dolore quando il gesto irritò le ferite in via di guarigione sulla schiena e sul fianco.
"Sono ridotto a un pezzo di carne macellata… Ma sono vivo!" pensò, non riuscendo a capire se fosse disgustato o sollevato da quel pensiero. Ciò in cui aveva creduto sembrava senza importanza, lontano come la terra d'origine in cui, adesso ne era sicuro, non avrebbe mai più rimesso piede: l'Impero avrebbe mandato a morte Mulan e lui aveva deciso di vivere con lei ovunque si fosse diretta, perciò…
-Non ti dà fastidio?- chiese ancora la guerriera, titubante. Shang abbozzò un sorriso ed accarezzò con la punta delle dita una piccarda adagiata in un angolo.
-L'esercito è stato la mia vita per molto tempo… La mia unica ragione di vita, potrei dire, il mio unico pensiero, la mia gioia, la mia soddisfazione… Sono sicuro che tu comprenda. Ambivo agli incarichi più onorevoli, deciso ad uscire dall'ombra di mio padre e a dimostrare il mio valore; in effetti, è l'unico motivo per cui ho accettato di darti la caccia. Pensavo che se avessi riportato la tua testa all'Imperatore, nessuno avrebbe più potuto mettere in discussione il mio ruolo di comandante…-
-E adesso cosa è cambiato? Intendo… A parte il fatto che hai trovato graziosa la mia testolina e hai deciso di non staccarmela dal collo!-
L'uomo scosse la testa, sbuffando divertito:
-Sì, beh, a parte quello… Ho visto un esercito che era tutto tranne una macchina da guerra e dei soldati che non erano affatto guerrieri. Ho fatto amicizia con un ladro, combattuto al fianco di un cacciatore di taglie, seguito una principessa senza corona e mangiato gomito a gomito con una donna-lupo; sono sopravvissuto grazie ad un mago deforme che non avrei mai degnato di un'occhiata. Ma soprattutto ho scoperto che tutte queste persone… Comprese una bambina che si comporta come un animale selvatico e una donna che credevo senza onore… Sembravano saperne più di me sulla vita. E così ho compreso che ciò che io chiamavo vivere in realtà era attendere la morte: ho trascorso la mia esistenza in mezzo a questi strumenti di morte, dimenticandomi di tutto ciò che rende la vita di un uomo degna di essere vissuta.-
Si voltò verso di lei con un'espressione assorta:
-Una casa, una donna, una famiglia da amare. Degli amici per cui daresti la vita e che la sacrificherebbero per te. Ecco cos'è vivere… E mi dispiace di averlo compreso così tardi!-
Mulan sentiva il cuore rimbalzare nel petto come un tamburo e la voce le uscì arrochita e commossa:
-Sei diventato un poeta, capitano Shang!-
-Colpa di quel principe imberbe che ha strimpellato con quella dannata cetra tutta la sera! I suoi versi mi rimbombano ancora dentro le orecchie!-
Entrambi risero al pensiero di Filippo che intratteneva gli invitati al matrimonio con stralci del poema che aveva finalmente iniziato a comporre.
Quando il momento di ilarità passò, Shang si fece forza sulle gambe malferme e con uno slancio degno dell'agilità di un tempo la strinse a sé:
-Sarai un ottimo comandante per le truppe di Biancaneve, Mulan, non dubitarne mai. E se mai avrai dei dubbi o delle incertezze, io sarò qui; certo, non sarò molto utile ridotto in questo stato ma…-
Lei lo zittì con un bacio che sapeva di lacrime e di felicità.
 
Aladdin strinse i finimenti del cavallo, che sbuffò irritato.
-Sei sicura di voler andar via così?- le chiese per l'ennesima volta, grattandosi il capo confuso. Jasmine alzò gli occhi al cielo:
-Te l'ho già detto, non sono brava con gli addii. E poi è meglio così: niente momenti imbarazzanti, niente discorsi impacciati…-
-Niente lacrime traditrici…- ridacchiò il ladro, guadagnandosi un'altra occhiataccia. Jasmine sospirò profondamente, accarezzando distrattamente la sella del suo stallone.
-La verità è che se aspettassi domani non ce la farei ad andarmene. Rimanderei sempre il momento dei saluti, cercando quello più opportuno… Che non arriverebbe mai.-
Aladdin le prese la mano.
-So che non è facile per te abbandonare tutto questo… Dei onnipotenti, non è facile neanche per me, e io sono un dannato ladro truffatore! Perciò, dolcezza, mi basta un tuo cenno: mettiamo tutto a posto e ce ne torniamo alla festa con gli altri!-
Jasmine scosse la testa, mentre un paio di lucidi lacrimoni facevano capolino nei suoi occhi:
-No, no… Io… Ho delle responsabilità, Aladdin. E ragionandoci sopra ho capito che non mi serviva il loro aiuto per riprendermi la mia tribù: avevo bisogno di loro per accettare la mia doppia natura. Ora che ci sono riuscita e ho fatto pace… Letteralmente… Con il mio demone interiore, beh, non c'è più motivo che io rimanga qui!-
-Quindi che faremo? Andremo a rivendicare i tuoi diritti? Fantastico, dopo questa guerra affrontare gli uomini della tua tribù sarà una passeggiata!-
Lei lo interruppe con un gesto della mano:
-So che ho detto di avere delle responsabilità, ma non intendevo quelle verso il mio popolo, che non mi ha mai voluto. Forse, in fondo, me ne sono andata perché neanche io volevo quel ruolo.
Adesso ho delle responsabilità verso di te, verso di noi… Hai fatto così tanto per me, Aladdin, che non mi basterà una vita per ringraziarti come meriti! Però voglio provarci…-
Il ladro sorrise, stringendola più forte:
-Quindi saremo solo tu ed io all'avventura? Questo programma mi piace ancora di più!-
E senza aspettare una risposta prese a baciarle il viso ed il collo mentre Jasmine rideva.
-Non andremo all'avventura, sciocco! E' solo che non credo che questo castello sia casa nostra… Te l'ho detto, non c'è niente per noi qui. E non c'è niente per noi ad Agrabah, o nel deserto…-
Aladdin le accarezzò la guancia con il palmo della mano:
-Sai, dicono che i ladri siano avidi e sempre in cerca di nuove ricchezze. Ma da quando ho te, non mi serve nient'altro e non desidero nulla!-
Poi aprì la porta della stalla e montò in sella al cavallo scalpitante, incantando Jasmine con il suo sorriso malizioso:
-Andiamo, dolcezza: il mondo è nostro!-
 
In cielo le stelle stavano impallidendo per lasciare posto al giorno, quando Filippo scese barcollando la scalinata d'ingresso del castello, sorreggendo a stento un'Aurora brilla e spaesata quanto lui.
-Oh cielo!- mormorò lei con voce stanca -Ho così sonno…-
-Dormirai in carrozza, tesoro!- replicò affettuosamente lui, guardandosi attorno alla ricerca di un viso familiare in mezzo al via vai di servi che stavano rassettando il palazzo dopo la festa del giorno precedente. In mezzo alle livree immacolate la pelliccia scura di Belle spiccò come un corvo su un campo innevato.
-Anche voi in partenza, vedo!- commentò il ragazzo, indicando con un gesto il modesto bagaglio che la donna stringeva in una mano. -Venite, lasciate che sia io a portarlo! Dove siete diretta?-
Belle inarcò un sopracciglio:
-Al mio castello, ovviamente. Nessuno può ormai reclamarne la proprietà e la mia identità è molto nota, adesso. Biancaneve mi ha assicurato che potrò amministrare quel piccolo territorio come meglio credo... Stavo giusto andando a scegliere un cavallo da prendere in prestito!-
-Ma come!- esclamò Aurora, sgranando gli occhi e congiungendo le mani -Volete forse fare tutta quella strada a cavallo? Volete davvero viaggiare da sola? Ma avete idea di quanto sia pericoloso?-
Belle era sul punto di replicare che era un licantropo e che semmai era lei il pericolo, ma non ne ebbe il tempo, perché Filippo convenne con energia con la sua fidanzata:
-Ho un idea: venite con noi, il vostro castello non è lontano dalla strada che dovremo fare per raggiungere il nostro regno!-
-Non vorrei…- iniziò la donna, decisa a rifiutare.
-Oh, sciocchezze! Nessun disturbo!- la interruppe Aurora -E sarà un piacere godere ancora un po' della vostra compagnia! Inoltre, a proposito di regnare, ho dei dubbi che forse voi potete aiutarmi a risolvere…-
-Perché non chiederli a lui?- ringhiò Belle tra i denti, indicando Filippo con un ampio gesto del braccio, che stava dando istruzioni ai servi su come caricare i bagagli sulla carrozza.
-Perché è un totale incapace in questioni di governo!- replicò la ragazza in tono asciutto.
-Biancaneve?- azzardò l'altra, con voce quasi supplichevole.
-Scherzate? Andare a disturbarla il giorno del suo matrimonio per certe quisquilie? Non sia mai! Allora, venite?-
Belle sospirò, costretta alla resa. Poi però si irrigidì e le sue labbra si strinsero improvvisamente:
-Voi avviatevi. Vi raggiungerò tra poco.-
-Avete forse dimenticato qualcosa?-
-Sì! Qualcosa di molto importante…-
 
Gaston stava lucidando il manto del nuovo asinello che aveva appena aggiogato alla sua casa-carro-libreria ambulante. Non aveva voluto altri pagamenti per i suoi servigi e dopo un ultimo, interessante scambio di informazioni con i nani, grazie ai quali avrebbe potuto avviare nuove e stimolanti ricerche, era pronto anche lui a partire. Un po' gli dispiaceva lasciare sola la nuova Regina, che nonostante la felicità delle nozze e la serenità di essere libera della maledizione mostrava di non essere ancora del tutto pronta per quel trono; probabilmente avrebbe sentito la mancanza di tutti loro. Se infatti Aurora e Filippo erano quasi dei "vicini di casa", Aladdin, Jasmine e anche la piccola Cappuccetto Rosso sembravano scomparsi nel nulla dalla sera precedente.
All'improvviso il suo nuovo compagno di viaggi drizzò le orecchie ed emise un basso raglio allarmato: anche senza voltarsi, Gaston sapeva chi c'era alle sue spalle. Perciò raddrizzò la schiena per quanto gli fosse possibile e tentò di calmare l'occhio meccanico che vagava come impazzito, mormorando:
-Buonasera, signora. Credevo foste già in viaggio verso il vostro castello!-
-Non sarei mai partita senza salutarvi.-
Quando Gaston si voltò una smorfia beffarda gli deformava i lineamenti:
-E perché mai? In fin dei conti sono solo un libraio ambulante e deforme!-
Belle si avvicinò di un passo, titubante:
-Perché ora, grazie a voi, so vedere la bellezza di una tazza sbeccata!-
L'uomo alzò gli occhi al cielo nell'udire quella metafora, dato che ormai iniziava a non crederci più; per qualche istante, perciò, rimasero in silenzio a studiarsi, immersi nella rumorosa atmosfera del castello che si risvegliava.
Poi la donna lupo emise un basso sospiro esasperato:
-Sapete, nel corso di questi anni ho accumulato più libri di quanti la mia libreria possa contenerne, purtroppo. Inoltre, la lettura dei bestiari mi ha stancato, non leggerò più una sola pagina che parli di mostri ed affini! Perciò, vedete, vorrei disfarmene… E anche mettere ordine tra tutti i manoscritti che ho…-
-Capisco…- replicò lui guardingo, in tono educato.
-Quindi, se foste così gentile da farmi la cortesia di occuparvi per me di quest'incarico… Quando avrete tempo, ovviamente... Beh, saprò ripagarvi adeguatamente!-
L'occhio meccanico impazzito era l'unico segno evidente dell'entusiasmo di Gaston, che mantenne un atteggiamento distaccato ed educatamente interessato:
-Certo, si può fare. Ho alcuni giri da fare nei miei soliti villaggi: quest'anno, date le circostanze, sono in ritardo… Ma vedrò di fermarmi da voi, quando passerò nelle vicinanze delle vostre terre! Così… Vi darò una mano con la vostra biblioteca, ecco!-
Belle scoprì i denti in un sorriso: 
-Così avrò l'occasione di offrirvi un buon tè. Ho un servizio di porcellana che è rimasto inutilizzato per troppo tempo.-
Gaston deglutì a fatica:
-Mi farebbe molto piacere, sì, assaggiare… Il vostro tè.-
La donna si voltò indietro, verso il cortile dal quale era venuta:
-Allora ci vedremo presto, Gaston!-
-A presto…- mormorò lui, fissando instupidito lo spiazzo ormai vuoto, come se si fosse appena risvegliato da un sogno.
 
Il bosco, a differenza dell'ultima volta che l'aveva visto, era silenzioso. In pace, finalmente.
Cappuccetto Rosso si era disfatta da tempo del pesante vestito di broccato che aveva indossato per il matrimonio di Biancaneve, dei nastri che le erano stati intrecciati nei capelli e delle scomodissime scarpette eleganti.
Avrebbe voluto ululare per la gioia quando i suoi piedi nudi avevano riassaporato la terra umida e la frescura dell'erba, ma si era trattenuta, limitandosi a lanciarsi in una corsa sfrenata attraverso i campi ed i sentieri per tornare a casa, dal suo branco.
Non era più la cucciola debole e solitaria che aveva lasciato quegli alberi per compiere un destino sconosciuto; ora quando si specchiava nelle pozze d'acqua limpida da cui era solita abbeverarsi vedeva una ragazzina dal corpo flessuoso e dai lineamenti spigolosi, quasi mai mitigati da un sorriso.
I capelli ed il fisico avevano beneficiato di una dieta sana e regolare e Cappuccetto era certa che adesso non avrebbe avuto problemi a seguire gli adulti nella caccia.
"Non rimarrò più indietro!" pensò con un moto d'orgoglio, mentre la mantella rossa le svolazzava attorno alla tunica nuova che aveva "preso in prestito" al castello.
Sentì in lontananza i richiami del branco che aveva fiutato il suo odore, ma invece di accelerare il passo rallentò la sua corsa, improvvisamente titubante. Si voltò verso l'entrata del bosco, verso la luce del pomeriggio che filtrava attraverso i tronchi secolari ed il fogliame rigoglioso: per un attimo avvertì il desiderio di mescolarsi con la sua gente e continuare quell'avventura sconclusionata che le aveva lasciato in bocca il sapore dolceamaro della crescita.
Ma fu, appunto, solo un attimo.
Quando gli ululati del branco echeggiarono di nuovo nella foresta, la bambina unì la sua voce alla loro e con un balzo scomparve in mezzo agli arbusti.
 
Angolo Autrice:
Con questo epilogo ho cercato, come al solito, di chiudere il cerchio e di sistemare ogni personaggio xD
Fables è nata per caso sui banchi di scuola e in teoria doveva essere una storiella leggera, corta e un po' sconclusionata. Invece si è rivelata un percorso molto più lungo e complesso, a volte difficile da portare avanti (infatti dovrò rivedere alcuni punti in cui l'ispirazione si era volatilizzata!) ma allo stesso tempo divertente. Mi ha permesso di sperimentare uno stile un po' diverso dal solito, perciò in fin dei conti sono soddisfatta da questo racconto… E soprattutto, dal fatto che vi sia piaciuto!
Perciò ringrazio infinitamente OldFashioned, Alessia Krum, evelyn80, iker, design_r e Dantmat per aver recensito e tutti coloro che hanno inserito Fables nelle seguite/preferite.
A presto, ho un mucchio di idee da mettere nero su bianco xD
 
Crilu

 

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