Getting Fit

di Llerian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter Four ***
Capitolo 5: *** Chapter Five ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


"Lahey dimmi un po', quel tuo amico di oggi, come si chiama?" chiese il coach Finstock non appena i ragazzi della squadra di lacrosse furono entrati negli spogliatoi a fine allenamento. Isaac si scambiò un'occhiata veloce con Scott che però fece spallucce e lo guardò confuso. 

"Chi, Derek?" chiese lui, il tono a metà tra il confuso e lo spaventato. Il coach aveva visto i suoi occhi cambiare colore - da verde ad un inquietante rosso acceso - quando si era incazzato con loro? Aveva notato il movimento troppo veloce e i riflessi fin troppo attenti quando la pallina era schizzata via dalla racchetta di Stiles colpendolo quasi in faccia?

Il coach lo guardò male, nella sua testa si stavano rincorrendo una marea di insulti che suonavano tutti vagamente simili a razza di idiota, se ti ho chiesto come si chiama vuol dire che non so effettivamente come si chiama ma si dovette trattenere. "Quello con la giacca di pelle che sembrava pronto ad uccidere Stilinski," spiegò meglio. 

Attese poi una risposta mentre leggeva alcuni fogli attaccati alla sua cartellina. Isaac si schiarì leggermente la voce e rispose, incerto. "Derek Hale," tornò a voltarsi verso Scott che aveva del tutto abbandonato il compito di rimettere in ordine la sua attrezzatura per prestare tutta la sua attenzione ai due e soprattutto concentrandosi sulle emozione del loro coach. Riusciva a leggere un misto di confusione e divertimento. 

"Mh, Derek Hale," ripetè lui continuando a sfogliare. "No, non lo trovo," disse poi sospirando. "Non è di questa scuola?" chiese stupendo Isaac e Scott - che in quel momento dovette zittire Stiles mentre questo ero intento a sciorinare una quantità di domande umanamente impossibile in così poco tempo ma ehi, lui era un semplice umano, non aveva il super udito di Scott e la curiosità lo stava divorando. 

Isaac scosse la testa a destra e a sinistra un paio di volta, un'espressione da ebete in faccia. Il coach, vedendo l'espressione del ragazzo, cominciava davvero a capire perchè metà squadra non fosse esattamente una cima a scuola.

"Oh no, non dirmi che è più grande," lo pregò Finstock alzando gli occhi al cielo e lasciandosi andare ad una lunga fila di parolacce dette sottovoce. 

Il suono della campanella fece un male cane al cervello di Scott, che era ancora concentrato sull'udito in modo da sentire la conversazione tra Isaac e il coach dall'altra parte degli spogliatoi, e si portò le mani a coprirsi le orecchie, chiudendo gli occhi e assumendo un'espressione di dolore. 

Stiles se ne accorse e si mise a ridere, così impari a non dirmi niente

"Coraggio sfigati, filate in classe," ordinò il coach battendo le mani e fischiando un paio di volte, tanto per dare fastidio e abusare di quel maledetto fischietto. "Lahey," fermò Isaac proprio qualche secondo prima che uscisse anche lui. "Quel Derek, chiedigli di venire anche agli allenamenti di domani," gli disse poi e senza aspettare una risposta lo cacciò dagli spogliatoi. 

"Allora? Che succede?" chiese impaziente Siles una volta che si ritrovarono tutti e tre lungo il corridoio che li avrebbe portati ai loro armadietti e poi in aula di chimica. 

"Non lo so, chiedeva di Derek e di--" 

"Oh no! Gli ha visto gli occhi rossi? Ha visto gli artigli e le zanne quando mi ha minacciato per via della pallina? Giuro che non l'ho fatto apposta! Io stavo mirando da tutt'altra parte ma non so come è finita verso di lui e oh Dio ha davvero visto gli artigli? Lo dirà a mio padre? E se finissimo nei guai anche noi? Non poss--" si bloccò subito quando vide i due ragazzi fermarsi in mezzo al corridoio e guardarlo malissimo. "Che c'è?" chiese sistemandosi meglio la tracolla dello zaino sulla spalla. 

"Se mi lasciassi parlare magari potrei finire il discorso," gli disse Isaac incrociando le braccia al petto. Stiles alzò le braccia al cielo in segno di resa e fece finta di mettersi un lucchetto alla bocca prima di gettare la finta chiave alle sua spalle con un gesto un po' troppo teatrale. 

"Stavo dicendo, mi ha chiesto chi fosse e se veniva in questa scuola, non credo lo abbia visto trasformarsi visto che le sue emozioni non erano di paura ma piuttosto di--" 

"Divertimento," concluse Scott al posto suo. Isaac annuì e poi fece spallucce quando, anche riflettendoci su addirittura diversi secondi, attenzione, non arrivò ad una ragione plausibile per il suo "divertimento". 

"Divertimento nel vedermi quasi morire strangolato dalle mani di Derek," sbuffò il figlio dello sceriffo una volta arrivato davanti al suo armadietto. 

"Mi ha chiesto di portarlo anche agli allenamenti di domani," esordì Isaac dopo essersi appoggiato con la testa al fresco metallo. 

Il libro di chimica, che fino a due secondi prima era in mano di Stiles, cadde con un tonfo sordo a terra fecendo sibilare Scott e Isaac. Quel suono era riecheggiato lungo tutto il corridoio ormai vuoto e silenzioso, rendendolo ancora più rumoroso. 

"Non puoi! Lo sai che mi mette in soggezione e dopo l'incidente di oggi non potrò nemmeno avvicinarmi ad una pallina per il terrore di lanciargliela in faccia e venire decapitato subito dopo dalle sue zanne," disse tutto d'un fiato Stiles, chinandosi a raccogliere il libro. 

"Stilinski, le sembra l'uso corretto del mio libro quello?" la voce di Harris suonò alle sue spalle e lo fece schizzare in piedi, il libro dimenticato per terra. Cozzò la testa contro l'anta dell'armadietto rimasto aperto e imprecò a bassa voce portandosi una mano a massaggiare il punto che cominciava a pulsare di dolore. 

"Ci scusi," intervenne Scott dopo aver nascosto, con successo, le risate con un colpo di tosse. Si chinò a prendere il libro e lo passò all'amico che lo ringraziò con lo sguardo e si fece guidare in aula, davanti a loro il professore che scuoteva la testa e gli dava degli imbecilli sottovoce - anche se Scott e Isaac lo sentirono forte e chiaro. 

Per tutta la lezione Stiles continuava a cercare di convincere Isaac e Scott a non portare Derek agli allenamenti del giorno dopo. Aveva fornito ai due amici una varietà di scenari degni di nota: Derek che si stufa di aspettare la fine degli allenamenti e quindi ammazza tutti; Derek che, sentendosi offeso dalla puzza di sudore che impregna costantemente il campo e gli spogliatoi, ammazza tutti; Derek che si mette a tifare per una squadra e, alla sua sconfitta, ammazza prima quelli della squadra avversaria e poi gli altri; Derek che, spinto dal fastidio di vedere i giocatori sbagliare l'ennesimo tiro, entra in campo per giocare e ammazza tutti; Derek che-- il suono della campanella impedì a Stiles di finire l'ennesimo scenario ma tanto Scott e Isaac avevano capito ormai l'andazzo - o quanto meno la fine delle scenette che descriveva Stiles. 

"Andiamo ragazzi, volete davvero portarlo rischiando di fare scoprire il suo segreto?" tentò un'ultima volta Stiles mentre uscivano dall'edificio e si dirigevano verso i parcheggi. "Il vostro segreto," cercò poi di minacciarli in quel modo, sperando di mettergli almeno un po' di paura. 

"Che segreto?" si intromise Lydia, anche lei appena uscita. 

"Dai Stiles! Poi non posso esattamente dire di no al coach se voglio guadagnarmi il posto di co-capitano," spiegò Isaac dando una spallata a Scott. "E in più Derek ce l'ha a morte con noi perchè dice che da quando non ci sono più minacce stiamo battendo la fiacca, quale modo migliore di smentirlo se non quello di fargli vedere che ci impegnamo negli allenamenti?"

"Vi odio," esalò dopo un attimo di pausa, portandosi le mani ai capelli. "Vi odio tutti," ripetè poi guardando Scott che se la rideva sotto i baffi. Lydia intanto, all'oscuro di tutto, fece spallucce e salutò gli amici dirigendosi verso la sua macchina. 


A.N.= ciao a tutti! Questa è la prima fanfiction che carico su questo fandom quindi piacere, sono Martina :3 
Non so nemmeno io quando è effettivamente ambientata la storia, ma direi prima degli Alpha e tutto -quindi seconda stagione-ish. Avevo un po' abbandonato Teen Wolf per via del poco tempo libero a disposizione e solo recentemente mi sono rimessa a guardarlo, ho cominciato da poco la stagione 3b (?) ma sto andando davvero a rilento >< 
Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate se vi va e ci vediamo alla prossima♡ also, scusate eventuali errori di battitura, l'ho riletta un paio di volte ma magari qualcuno mi è sfuggito.

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Il giorno dopo, cambiati e pronti per l'allenamento, Stiles si trascinò fuori dagli spogliatoi e in campo pensando e ripensando ad una buona scusa per stare in panchina.

Poteva dire di essersi lussato una spalla e oh che peccato, dovrò stare in panchina, oppure di avere problemi di stomaco e dannazione, volevo proprio giocare oggi, e se proprio non gli avesse creduto allora si sarebbe buttato per terra fingendo uno svenimento. 

Ma il coach quel giorno aveva dei piani ben diversi per lui. "Stilinski! Esci dal tuo mondo e prendi la racchetta grande, stai in porta oggi," lo informò sfregandosi le mani tra di loro. "Ti voglio vedere soffrire e urlare come una ragazzina."

 "Veramente coach, non mi sento benissimo," disse fingendo un'espressione di dolore e portandosi una mano alla pancia. "Forse farei meglio a star--" 

"In porta, Stilinski," sentenziò il coach soffiando poi nel fischietto mentre teneva gli occhi fissi su di lui, il suo sguardo lo inchiodava e non ammetteva repliche. 

Stiles sbuffò e si sistemò meglio il casco sulla testa, andando in porta con il passo pesante e svogliato. 

"Lahey!" sentì il coach urlare e si voltò leggermente per guardarli. Isaac stava raggiungendo l'allenatore correndo piano. "Dov'è Derek? Ti avevo detto di chiamarlo," gli disse poi. 

"Sì coach, dovrebbe arrivare a momenti," gli rispose lui grattandosi la nuca prima di scappare via, letteralmente, e prendere il suo posto nella fila dei ragazzi che, uno alla volta, avrebbe avuto la sua chance di tirare in porta. Stiles tornò a guardare dove stava mettendo i piedi giusto in tempo prima di sbattere la faccia contro il palo bianco della porta.

Quella mattina era Scott a prendere il posto del difensore, mettendosi davanti a Stiles, e quindi davanti alla porta, e cercando di fermare gli altri ragazzi. 

Stiles ringraziò il cielo. Avere Scott davanti come guardia gli garantiva il riposo quasi totale. Infatti Scott, con i suoi sensi e la sua forza sovrannaturale, non lasciava nessuno oltrepassarlo o anche solo provare a tirare in porta. 

Stiles tirò un sospiro di sollievo quando, a metà allenamento, di Derek ancora non c'era nessuna traccia. Fece roteare il bastone tra le mani e si mise meglio in posizione, era riuscito miracolosamente a parare la pallina dell'unico ragazzo che riuscì a oltrepassare Scott ~ perchè distratto da Allison che era appena arrivata a vedere gli allenamenti ~ e aveva ancora l'adrenalina a mille. 

La parte più divertente era stata al turno di Isaac. I due licantropi infatti si era squadrati a lungo, ghignando ed emettendo dei bassi ringhi. Poi Isaac aveva preso la rincorsa e aveva caricato Scott, buttandolo a terra e rimettendosi subito in piedi puntando a Stiles. 

"Oh no," esalò quest'ultimo vedendo gli occhi dell'amico tingersi di giallo e un sorriso malefico ad occupargli le labbra. "No no no no," cantilenò come un mantra stringendo con più forza la racchetta e chiudendo un occhio mentre cominciava ad indietreggiare e a pregare in tutte le lingue che conosceva. 

In un attimo si ritrovò a cadere per terra con il peso di Isaac sopra di lui, grugnì e sbattè più volte le palpebre scuotendo la testa a destra e sinistra per riprendersi dalla botta. 

"Lahey!" lo ammonì il coach fischiando. "Il tuo compito è tirare in porta, non atterrare il portiere!"

Isaac rise e si scusò poco sincero con il coach prima di dare un paio di pacche sul petto di Stiles e alzarsi. 

Stiles tossicchiò e si lasciò andare ancora di più per terra, togliendosi il casco e rilassando i muscoli che fino a quel momento - e con i peso soffocante di Isaac addosso - erano tesi. Il coach chiamò due minuti di pausa e Stiles ringraziò il cielo. 

Finchè quasi non si strozzò con la sua stessa saliva quando, allungando il collo, vide un Derek a testa in giù che si avvicinava agli spalti. Si girò di scatto e si mise sdraiato sulla pancia per vedere meglio. Derek lo stava guardando con un sopracciglio alzato mentre si avvicinava sempre di più al campo. 

Il moro scosse la testa e distolse lo sguardo per dare la sua attenzione al coach che gli andava incontro. Stiles scattò in piedi velocemente - rischiando di cadere più e più volte - e si avvicinò a loro, in tempo per sentire il coach presentarsi ed allungare la mano destra nella direzione di Derek. 

Derek continuava a fissare la mano del coach senza muoversi e Stiles vide Isaac e Scott che continuavano a sbacciarsi dietro il professore per far capire a Derek di stringergli la mano e presentarsi. 

"Derek," disse lui a sua volta, evidentemente scocciato. 

"Ottima stretta," si complimentò Finstock andando poi a dargli una pacca sulla spalla. Derek lo incenerì con lo sguardo e Stiles si preparò al peggio. 

"E senti qui che muscoli," continuo poi l'allenatore squadrandolo dalla testa ai piedi. Derek indossava una maglietta a maniche lunghe, arrotolate fino al gomito, che gli fasciava il busto e le braccia mettendone in risalto i muscoli ben sviluppati. Le braccia incrociate al petto non facevano altro che mettere in evidenza ancora di più i bicipiti e i pettorali. 

"Mai giocato a lacrosse?" gli chiese il coach d'un tratto. Stiles deglutì a fatica e vide Derek spostare lo sguardo su Isaac e Scott che alzarono le spalle, confusi quanto lui. 

"Mai," rispose Derek scuotendo la testa a destra e sinistra e mettendo poi le mani in tasca sbuffando. 

"Alcuni giocano da anni eppure restano delle schiappe quindi poco male," disse Finstock, più a se stesso che ai ragazzi attorno a lui. 

"Andiamo coach," intervenne Stiles. "È troppo grande per passare come giocatore," cercò di farlo ragionare. 

"Stilinski, Eddie l'abominio Abramowitz ti dice qualcosa?" chiese il coach alzando entrambe le sopracciglia. 

"Ma alla fine si è scoperto avere la nostra stessa età e poi comunque faceva parte di quella scuola, Derek no," incrociò le braccia al petto, determinato a far cambiare idea all'altro. 

Il coach sembrò pensarci su un paio di secondi spostando lo sguardo da Derek a Stiles. Il primo era rimasto nella stessa posizione di quando era arrivato e non aveva espressioni in volto, il secondo invece sembrava non riuscire a stare fermo, spostava il peso da un piede all'altro. 

"Stiles ha ragione in fondo," si azzardò a dire Scott rompendo il silenzio. Il castano gioì interiormente quando vide l'amico che andava in suo soccorso - dopo averlo fatto penare ma meglio tardi che mai. 

"Dannazione, odio doverlo dire ma avete davvero ragione, non può giocare," si arrese l'allenatore sbuffando. 

"Non si preoccupi coach! Ha pur sempre noi, non le bastiamo?" chiese Stiles ammiccando. 

"Non vuoi che risponda davvero," rispose Finstock, quasi schifato. "Mi dispiace solo sprecare questo potenziale e dovermi accontentare di voi," disse poi gesticolando verso le panchine dove i ragazzi della squadra si stavano rilassando. 

"Proprio un peccato che non siamo nati tutti come Derek, eh?" chiese retorico Stiles alzando gli occhi al cielo. 

Lo sguardo del coach si illuminò e andò a posare la mani sulle spalle di Stiles prima di stringerle leggermente. "Stilinski sei un genio! Non siete nati come lui ma potete diventarlo," disse convinto prima di tornare a dare la sua attenzione a Derek. "Che ne dici di diventare una specie di mio braccio destro e allenare questa massa di femminucce?" 

La mascella di Stiles arrivò a toccare terra per lo stupore. "Assolutamente no," rispose lui e, quando il coach si girò a guardarlo male, cercò di rimediare. "Cioè, volevo dire, può lasciarci un attimo da soli a discuterne?" gli chiese e senza nemmeno aspettare una risposta spinse Scott e Isaac fuori dal campo e fece segno a Derek di seguirli. Il coach lo guardò confuso per qualche secondo prima di scuotere la testa e fischiare in modo da richiamare l'attenzione degli studenti e farli riprendere a giocare, Danny al suo posto in porta e Greenberg in difesa. 

"Non puoi accettare," cominciò Stiles sussurrando nonostante fossero abbastanza lontani da tutti. "Meno vieni immischiato in questioni umane e meno attiri l'attenzione di cacciatori o altro." 

"So difendermi da solo," gli disse Derek corrucciando le sopracciglia, come se fosse una cosa ovvia. 

"Sì, ma matteresti in pericolo anche Scott e Isaac e--" 

"Stiles, siamo tutti capaci di difenderci da soli e difendere anche tutti voi, cosa vuoi che succeda, andiamo," cercò di tranquillizzarlo Isaac. "Sarà divertente vedere Derek alle prese con un gruppo di adolescenti." 

"Divertente non per voi," Derek scosse la testa indicando prima Isaac e poi Scott. "Sono mesi che fate schifo durante i miei allenamenti quindi magari una doppia dose è proprio ciò di cui avete bisogno per darvi una svegliata." 

Stiles non poteva credere a cosa stava succedendo. Derek avrebbe davvero accettato di allenarli e la sua vita sarebbe passata da mediamente okschifo più totale. Come avrebbe potuto anche solo pensare di allenarsi con Derek lì presente che gli spiega come fare e magari li incoraggia pure. Era una visione troppo strana e surreale per la mente di Stiles. 

"Facciamo così," cominciò a proporre Derek. "Se voi mi dimostrate di sapervela cavare durante gli allenamenti con le mie regole, allora vi darò un po' di tregua." 

Isaac e Scott si scambiarono un'occhiata e si aprirono entrambi in un sorriso. "Ci sto!" dissero in coro prima di ridacchiare. 

Derek non rispose nemmeno e si allontanò, dirigendosi verso il coach probabilmente per comunicargli la sua decisione. 

Con l'allontanarsi di Derek, Stiles sentì anche la propria felicità allontanarsi sempre di più. 

Si ritrovò a sperare con tutto il cuore che "le regole di Derek" fossero così atroci da costringere i suoi due ex-amici ad invocare pietà ai suoi piedi e scusarsi per non averlo ascoltato. Lui l'aveva detto sin dall'inizio che non era una buona idea. 

A.N.: Sono tornataaaaa! Come va? 
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto, messo la storia nelle seguite o nelle altre categorie e quelli che hanno recensito ♡ grazie mille davvero, non mi aspettavo tutto questo feedback positivo e tutta questa gente interessata e incuriosita, mi commuovo *sniff sniff* 
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, non doveva assolutamente essere così ma poco importa hahah non so nemmeno io dove porterà questa storia ma spero non vi abbia deluso, ecco! 
Ho anche notato che abuso del corsivo spero non vi dia fastidio ma è più forte di me hahah

Ci vediamo al prossimo capitolo, lasciatemi una recensione se vi va, alla prossima ♡ Martina

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


"Ragazzi! Tutti qui," chiamò il coach battendo le mani e fischiando per far raggruppare i ragazzi della squadra in un semicerchio davanti a lui. Al suo fianco c'era Derek, le mani in tasca e lo sguardo che vagava su tutti gli studenti senza mai fermarsi su qualcuno in particolare per troppo tempo.  

"Greenberg, smettila di sorridermi in quel modo, mi stai inquietando," Finstock alzò gli occhi al cielo riprendendo lo studente che più odiava. "Lui è Derek Hale, mi farà da assistente e vi allenerà in vista della partita del mese prossimo," cominciò a spiegare gesticolando. "Visto che siete delle mammolette e, francamente, la metà di voi fa davvero schifo in campo, abbiamo deciso di farvi restare a scuola due volte a settimana, martedì e giovedì, dalle quattro alle sei, per allenarvi con Derek, la mattina invece starete con me come al solito." 

Un coro di disappunto si levò dai ragazzi e il coach dovette fischiare nel fischietto un paio di volte prima di riavere la loro attenzione e farli stare zitti. 

"Calmi calmi. Sarà solo per qualche settimana, fino alla partita," cercò di rassicurarli poi. "Non che abbiate altra scelta, dopo tutto, scommetto che nessuno di voi vuole una F in economia, dico bene?" disse ridendo.

Anche il chiacchiericcio più basso si fermò e il campo piombò nel silenzio più totale. 

"Dico bene?" chiese un'altra volta, tornando immediatamente serio. 

"Sì coach," arrivò la risposta in coro dei giocatori, chi scocciato e chi invece rassegnato. 

"Bene, quindi oggi pomeriggio vi voglio qui alle quattro in punto, pronti e scattanti," disse poi battendo le mani un paio di volte. "Adesso, prendete posto e cominciamo." 
~~~~
Come ordinato dal coach, tutta la squadra di lacrosse si presentò in campo non appena l'orologio segnava le quattro in punto. 

"Ok ragazzi, come riscaldamento fate tre giri di campo," disse Derek non appena finito l'appello e dopo aver atteso che tutti i ragazzi fossero pronti. 

"Scott, Isaac e Stiles, ne voglio cinque," disse poi senza nemmeno alzare lo sguardo da una pila di fogli che teneva in mano, probabilmente dove aveva scritto i vari esercizi da fare. 

"Cosa?! Perchè anche io?" squittì Stiles con gli occhi spalancati. 

Derek alzò lo sguardo ma non rispose, si limitò semplicemente ad aggrottare le sopracciglia. 

"Stilinski, meno chiacchiere e più corsa, hai sentito il nuovo allenatore," gli disse il coach che proprio in quel momento si era affiancato nuovamente a Derek e gli stava facendo sapere il suo accordo nella scelta di far correre qualche giro in più a Scott e Isaac, dopo tutto uno era il capitano e l'altro aspirava a diventarlo. Su Stiles non si pronunciò neppure, ovviamente. 

I ragazzi cominciarono a correre intorno al campo e a parlattare tra di loro. Isaac, Scott e Stiles erano in un gruppetto leggermente separato dal resto della squadra. 

Già al secondo giro Stiles cominciava a sentire la gola secca e le gambe stanche. "Ma se lo ricorda che non sono un licantropo, vero?" chiese ai due lanciando un'occhiata a Derek che stava scrivendo qualcosa nella cartellina che il coach gli aveva dato ad inizio allenamento. 

Scott sbuffò una risata. "Secondo me ci prova gusto a vederti soffrire, un po' come il coach," gli rispose rallentando leggermente per non andare troppo oltre l'umano. Lui e Isaac ovviamente non avevano problemi di stamina, potevano correrne anche venti di giri senza nemmeno sudare. Stiles no, Stiles stava cominciando il suo terzo giro e i suoi polmoni stavano già implorando pietà. 

Isaac lo prese per un polso e praticamente lo trascinò mentre correva, Stiles non ebbe nemmeno la forza di ribellarsi e si lasciò trascinare via cercando di non pensare al dolore delle gambe, dei polmoni, della gola, dell'intero corpo

Si accasciò a terra finito il quinto giro, poco distante dalle panchine dove di solito si sedeva il pubblico durante le partite. 

Non ebbe nemmeno il tempo di rilassare i muscoli e riprendere fiato che si sentì sollevare di peso. La mano di Derek era ancorata al colletto della sua divisa e lo stava tirando fino a farlo rimettere in piedi. 

"Che stai facendo?" gli chiese incrociando poi le braccia al petto. Prima che Stiles potesse rispondere - con del sarcasmo magari - lo inchiodò con lo sguardo zittendolo, gli passò una racchetta, sbattendogliela contro al petto e poi indicandogli il campo dove gli altri avevano già preso posto. 

Stiles sbuffò con il poco fiato che aveva ripreso e si mosse veloce raggiungendo i compagni che stavano già cominciando la seconda parte dell'allenamento. Sul campo c'erano ordinati dei coni gialli dove i giocatori dovevano fare slalom correndo e cercando di non far cadere la pallina dalla racchetta. 

Arrivati alla fine del percorso, con un giocatore in difesa ed uno in porta, dovevano fare il loro tiro migliore per superarli e fare andare la palla in rete. 

Passarono la prima ora così, cambiando un po' il percorso ogni volta e aggiungendo un altro "ostacolo" per aumentarne la difficoltà sempre di più. 

"Bene ragazzi," disse Derek dopo aver fermato il cronometro dell'ultimo ragazzo rimasto a finire il percorso. "Dieci minuti di pausa e poi cominciamo con i pesi di là," annunciò poi mentre questi si andavano a dirigere verso gli spogliatoi per un po' di riposo. 

"Isaac, Scott," li chiamò prima che potessero andare via anche loro. Il coach accompagnò gli altri negli spogliatoi e in campo erano rimasti solo loro. Stiles si mise a sedere sulla panchina alle loro spalle, cercando di non farsi vedere troppo mentre origliava ciò che il capobranco stava dicendo ai due beta. 

"Allora, siamo stati bravi?" chiese Isaac sorridendo contento e fiero del proprio lavoro. Aveva corso ad una velocità sostenuta per tutti e cinque i giri senza mostrare il minimo sforzo, aiutando perfino Stiles senza rallentare. Durante i percorsi poi, era stato uno dei più veloci e ogni singolo tiro era entrato in porta. 

Anche Scott se l'era cavata egregiamente, aveva mantenuto la stessa velocità con Isaac e nei percorsi era andato bene. Aveva sbagliato un solo tiro perchè distratto proprio dal biondo. 

Derek alzò un sopracciglio e poi sbuffò una risata dal naso. Isaac lo guardò confuso e poi si rivolse verso Scott - che aveva un'espressione simile. "Cosa? Pensavate davvero che vi avrei giudicati in base a chi di voi sa fare il licantropo meglio?" 

Stiles sollevò la testa incuriosito da ciò che stava dicendo il moro, quasi scoppiò a ridere quando vide le facce di Isaac e Scott sconvolte. 

"Oh no," continuò Derek. "Adesso in sala pesi, di là, vi allenerete senza alcun aiuto esterno e solo allora vi giudicherò." 

"Sei venuto qui per torturarci quindi?" chiese Scott grattandosi la nuca. Doveva aspettarsi un secondo fine. 

"Perchè credi che abbia accettato?" Derek ghignò. "Vi serva da lezione così, la prossima volta, vi impegnerete di più e starete costantemente svegli e attenti, non solo quando c'è una minaccia o qualcuno che lo fa." 

"Beh, tu sei un po' un cattivone e li stai un po' minacciando," si intromise Stiles inclinando leggermente la testa di lato. 

Derek si girò e lo incenerì con lo sguardo minaccioso, facendo rabbrividire Stiles che si maledisse immediatamente per la sua lingua lunga. 

"Giusto per esserne certi, ecco," cominciò poi l'umano, cercando di cambiare discorso e scrollarsi di dosso la paura per la minaccia non detta di poco prima. "Vuoi torturare solo loro due, io sono libero, vero?" chiese esitante. Gli erano già bastati i due giri di campo supplementari che Derek lo aveva costretto a fare insieme agli altri due. 

Derek non rispose, il suo sguardo lo fece al suo posto però, le sopracciglia a rendere ancora più chiaro ciò che non aveva detto. "Muovetevi," disse poi ai tre ragazzi e si incamminò verso gli spogliatoi. 

"Ma tu zitto mai vero?" gli chiese Isaac tirandogli un piccolo schiaffo sulla nuca mentre lo superava. 

"Mi dispiace amico," gli disse Scott fingendo dispiacere - e fallendo miseramente visto che scoppiò a ridere subito dopo. 

"Portiamo Derek agli allenamenti," mugugnò Stiles imitando la voce di Scott. "Sarà divertente," disse poi imitando quella di Isaac. "Spero vi squarti a metà," esalò indicando i due ragazzi e infilandosi negli spogliatoi sbuffando. 


A.N.: sono un po' in ritardo quindi scusate >< spero vi sia piaciuto questo capitolo, penso sia il penultimo o comunque siamo vicini alla fine.
Volevo di nuovo ringraziare tutti quelli che leggono e recensiscono e tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite o nelle seguite ♡ 
Alla prossima ♡ Martina

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Capitolo 4
*** Chapter Four ***


Appena dentro la saletta Stiles fu investito dal chiacchiericcio rumoroso dei suoi compagni di squadra, chi scherzava e chi si lamentava del dolore ai muscoli. 

Derek si avvicinò al coach e Stiles li vide parlare per qualche istante prima che il ragazzo moro portasse la sua attenzione sui giocatori e ne richiamasse l'attenzione. 

Divise gli studenti in coppie e, essendo un gruppo di numero dispari, a Stiles toccò fare un trio con Scott e Isaac. 

"La tua alternativa è allenarti con me, cosa preferisci?" gli disse Derek quando l'umano si lamentò dei suoi due compagni. 

"Scott, Isaac, diamoci dentro!" esultò Stiles allontanandosi velocemente da Derek. 

"Come sospettavo," rispose atono quest'ultimo, alzando le sopracciglia e andando poi a consegnare le schede con gli esercizi a tutti gli studenti. 

I primi esercizi erano piuttosto semplici e fattibili anche per l'umano. Scott e Isaac si stavano davvero impegnando a  non usare la super forza mannara anche se ogni tanto Scott cedeva. 

Stiles lo aveva visto più volte girarsi di scatto nella direzione di Derek per poi sbuffare e alzare gli occhi al cielo. Quando Stiles lo guardò con le sopracciglia corrucciate, interrogativo, lui spiegò che Derek lo chiamava sottovoce per vedere se ancora aveva i sensi migliorati per via della licantropia e lui ci cascava ogni volta, girandosi per vedere cosa volesse. 

Durante la seconda ripetizione di tutti gli attrezzi, Isaac collassò per terra. Si lasciò scivolare giù lungo la parete fino a sedersi sul pavimento e poi stendersi. Era coperto di sudore, il respiro era corto, affannato e aveva le guance arrossate per via dello sforzo. Non solo Derek li stava facendo allenare da umani ma ogni volta che passava vicino a loro e buttava un occhio sul peso che stavano sollevando, si fermava per aumentarlo e flashava gli occhi rossi in modo che loro non avessero altra scelta se non assecondarlo. 

I suoi muscoli imploravano pietà, così come i suoi polmoni che sembravano non saper più svolgere il loro compito. 

"Come va, Isaac?" chiese Stiles dandogli una pacca sulla spalla e pentendosene subito dopo vedendo la mano fradicia. Se la asciugò velocemente sui pantaloni e tornò a guardare divertito il ragazzo semi-morto. 

"Come," cominciò il biondo ma si dovette subito fermare a riprendere fiato, "fai a," si sforzò di continuare, "essere ancora vivo?" riuscì a chiedere squadrando Stiles dalla testa ai piedi. 

L'umano era perfettamente in forma rispetto a lui. Un sottile strato di sudore gli imperlava la fronte ma per il resto era completamente asciutto, non aveva il fiato corto e nemmeno sembrava essere un minimo affaticato. 

"Bello non essere un licantropo e non dover per forza ascoltare l'Alfa, vero?" rispose lui sorridendo ampiamente. 

I due amici avevano sbagliato a non ascoltarlo e a chiamare Derek per gli allenamenti ma ciò non voleva dire che anche lui dovesse soffrire del loro stesso destino. Quindi adesso i ruoli si erano invertiti, Stiles aspettava che Derek andasse via per abbassare nuovamente il carico, gli occhi rossi del mannaro non avevano alcun effetto su di lui e quindi era libero di fare ciò che voleva - cercando di non farsi beccare, ovviamente. 

Anche Scott cominciava a dare i primi segni di sfinimento e, infatti, alla fine della seconda ripetizione di un esercizio per i bicipiti, si lasciò andare a terra accanto agli altri due, cercando di riprendere fiato e bevendo l'intero contenuto della sua bottiglietta d'acqua.  

"Sai, Stiles," disse facendo un respiro profondo e schiarendosi la voce che era uscita rotta per via della fatica. "Avevi ragione, non è stata una buona idea chiamare Derek," confessò ed Isaac al suo fianco non potè fare altro che annuire dando ragione all'amico. 

"Meglio tardi che mai," gli disse Stiles mentre continuava a guardarlo fisso negli occhi. 

"Che c'è?" gli chiese Scott quando, dopo qualche istante, Stiles continuava a guardarlo come se si stesse aspettando qualcosa. 

"Oh niente, sto solo aspettando che ti metta in ginocchio a chiedermi scusa," fece spallucce l'umano e Isaac scoppiò a ridere, pentendosene subito quando una fitta alle costole lo colpì e lo fece smettere. 

Scott alzò gli occhi al cielo e gli lanciò l'asciugamano con cui si stava asciugando il sudore dal collo. Stiles, stranamente, ebbe i riflessi abbastanza pronti da schivarlo, riuscì ad alzarsi e a scappare via in tempo girandosi indietro a guardare Scott che ridacchiava. 

Mentre guardava indietro ovviamente non guardava in avanti - non aveva mica gli occhi dietro la testa! - ed infatti andò a sbattere addosso a qualcuno, quel qualcuno doveva ovviamente essere Derek che lo prese al volo prima che cadesse a terra. 

"Ci stiamo divertendo?" gli chiese alzando un sopracciglio e stringendo ancora di più la presa sulla sue spalle. 

"Un po'," rispose Stiles sbuffando una risata. Scrollò le spalle e si liberò dalla presa del maggiore. 

Derek si guardò intorno e, dopo essersi assicurato che nessuno stesse guardando dalla loro parte, cambiò il colore dei suoi occhi e tirò fuori le zanne, avvicinandosi a Stiles e ringhiando. 

"Solo perchè il mio potere da Alfa non ha alcun effetto su di te non vuol dire che tu possa fare ciò che vuoi," gli disse, la voce leggermente più bassa e modificata dalla trasformazione. 

Stiles, che intanto si era abbassato per sfuggire dalle grinfie del mannaro, deglutì rumorosamente e si schiarì la voce tornando dritto. "Torno... torno ad allenarmi," disse velocemente Stiles indicando con un pollice alle sue spalle dove Scott e Isaac erano rimasti e scappò via. 

Derek lo tenne fermo per una spalla però. "Facciamo così," cominciò poi lasciandolo andare fisicamente ma inchiodandolo con lo sguardo. "Visto che fai il furbo e io non posso controllarti sempre perchè ci sono anche altri studenti qui, ti fermi dopo gli allenamenti con me così facciamo sul serio," gli disse dandogli una pacca sulla spalla. 

Stiles era sul punto di ribellarsi quando il coach, alle sue spalle, li raggiunse e si congratulò con Derek per l'idea brillante

"Stilinski è un'ottima idea invece, servirà da lezione anche agli altri nullafacenti, se vedono che tu sei stato punito non lo faranno anche loro per la paura, è semplice," gli spiegò Finstock quando l'umano fece un verso di disaccordo e poi si lamentò con l'uomo. 

"Tu sei la povera vittima e in più lo hai provocato," gli disse il coach. "Poi sono sicuro che Derek ti avrebbe comunque beccato a non fare nulla visto che ti sta tenendo d'occhio dall'inizio degli allenamenti," spiegò a Stiles, inarcando le sopracciglia, prima di dare una pacca sulla spalla a Derek e andare via. 

Stiles sentì la punta delle orecchie scaldarsi a quella nuova informazione e non seppe spiegarsi nemmeno il perchè. 

"Vai," gli intimò Derek facendo un cenno con il mento ai due compagni che si stavano alzando dal pavimento e stavano tornando alle macchine per gli esercizi. 

Stiles fece vagare lo sguardo prima sui due amici e poi su Derek un paio di volte, la bocca che si apriva e si chiudeva senza sapere cosa dire. "Vai!" stavolta gli ordinò questo, spingendolo nella loro direzione. 

A.N.: buonasera ♡ questo capitolo è un po' inutile a mio parere hahaha ma spero vi sia piaciuto comunque! Il prossimo sarà l'ultimo purtroppo :/ 
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e messo la storia in una delle categorie, come al solito :3 
Alla prossima ♡ Martina

ho passato gran parte della mia mattina a cercare foto editate di Tyler con i capelli colorati ma non ne ho trovata nemmeno una e sono un po' triste ><

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Capitolo 5
*** Chapter Five ***


Scusate per la lunga attesa, spero abbiate ancora voglia di leggere questa fanfiction o di darle una possibilità. Ci vediamo alla fine per note, saluti e ringraziamenti~
 

"Ci vediamo dopo, Scott," lo salutò Stiles con un cenno della mano e poi salutò anche Isaac che stava andando via insieme all'amico. 

Dalla saletta pesi arrivavano dei tonfi pesanti, probabilmente Derek che stava rimettendo in ordine il casino lasciato dagli studenti che ormai erano andati tutti via.

Stiles si trascinò nuovamente dentro, le forze lo stavano abbandonando pian piano e aveva bisogno di una pausa. 

Una volta entrato Derek gli fece un cenno. "Ti do dieci minuti di pausa," gli disse dando un'occhiata all'orologio appeso al muro alle sue spalle. "Devo tornare a casa prima delle otto quindi impegnati e datti una mossa." 

"Sei stato tu a volermi tenere qui," fece notare Stiles con un dito accusatorio puntato su di lui. 

"Se tu fossi capace di difenderti da solo non ti avrei trattenuto," gli disse schietto Derek. 

Stiles sbuffò una risatina incredula. "Stai davvero cercando di farmi credere che sono qui perchè vuoi aiutarmi e non perchè ti diverti a vedermi soffrire?" quando la risposta di Derek arrivò solo con uno sbuffo, Stiles scosse la testa. "E poi non è vero, sono capace di difendermi da solo," asserì poi, convinto. 

"Ah sì?" chiese Derek avvicinandosi, abbassò la testa e quando la rialzò i suoi occhi erano tinti di rosso brillante, le zanne erano a malapena celate dalle labbra e le unghie si erano allungate diventando artigli affilati. 

In un attimo Stiles si trovò con il petto premuto contro il muro che prima era alle sue spalle, il braccio sinistro era girato in modo da fargli un male atroce anche con un minimo movimento, la morsa ferrea al suo polso era sempre più stretta e poteva sentire gli artigli che per poco non gli laceravano la pelle, la faccia completamente schiacciata contro le piastrelle fredde e il peso di Derek su di lui a tenerlo fermo al suo posto. 

"Non mi sembra che tu ti sappia difendere," gli disse, il suo respiro caldo arrivava diretto dietro l'orecchio di Stiles che rabbrividì. 

"Non vale," tentò Stiles strattonando il braccio cercando di liberarsi dalla morsa. Ovviamente non si mosse nemmeno di un centimetro. "Stai giocando sporco trasformandoti in lupo mannaro." 

Derek lo lasciò andare e Stiles andò a massaggiarsi il braccio chiudendo leggermente gli occhi per via del dolore che sentiva. 

"Andiamo, prendi i pesi da dieci e comincia quello per i bicipiti che vi ho insegnato prima," gli disse indicandogli il piccolo armadietto con dentro tutti i pesi riposti in ordine. 

Stiles annuì e fece come detto, prese i due manubri e si portò davanti davanti al grande specchio che occupava metà parete. Fece un set da dodici con un braccio e poi con l'altro, espirando forte quando faceva fatica e invece inspirando quando rilassava il muscolo. 

Poggiò i due manubri a terra e si lasciò cadere sul pavimento, mettendosi a sedere e attendendo il suo minuto di pausa. "Hai un appuntamento galante?" chiese Stiles, passandosi l'asciugamano sul collo e bevendo qualche sorso d'acqua, riprendendo il discorso di qualche attimo prima. 

"Cosa?" chiese Derek confuso. 

"Alle otto," spiegò il castano ma, vedendo la faccia ancora confusa dell'altro cercò di spiegarsi meglio. "Prima hai detto di dover essere a casa prima delle otto, hai forse un appuntamento?" chiese una seconda volta. 

Derek si limitò a guardarlo male prima di concentrarsi sulla panca che aveva davanti. Stiles lo vide fare un respiro profondo e sciogliere i muscoli della braccia e della spalle prima di rilasciare il respiro e mettersi sdraiato, le mani corsero a stringere il bilanciere che reggeva il peso da lui caricato poco prima. 

"Hai trovato un'altra psicopatica con cui avere una relazione?" gli chiese Stiles ridendo. 

"No," rispose atono quell'altro tra un sollevamento e l'altro. Stiles si trovò quasi ipnotizzato nel vedere i muscoli delle sue braccia gonfiarsi per via dello sforzo e tornare poi alla loro forma originaria quando invece il peso non gravava più su di loro. 

"Sai, magari dovresti cercare un po' di normalità," tentò Stiles, vedere Derek in difficoltà era una delle cose che più preferiva ma, purtroppo, non capitava spesso quindi ogni opportunità andava sfruttata al meglio. 

"Potresti provare a buttarti sugli umani che non diano la caccia ai licantropi o non abbiano manie di distruzione di massa con annessi sacrifici vari." 

Derek sbuffò un risatina. "Ti stai forse offrendo volontario?" chiese rimettendosi a sedere sulla panca e bevendo un sorso d'acqua dalla bottiglietta lasciata poco lontana da lui. 

"Figurati," fu veloce a rispondere il minore. "Non lo farei mai," disse e lasciò cadere a terra l'asciugamano prima di alzarsi e posizionarsi davanti ad un attrezzo sempre per le braccia. Sentiva la punta delle orecchie calda e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che le sue guance stavano cominciando a tingersi di rosso, poteva sentirlo. 

"Lo stai facendo male," arrivò la voce di Derek da dietro dopo qualche minuto di silenzio e lui si irrigidì spaventato, era talmente tanto immerso nei suoi pensieri che non aveva nemmeno sentito i passi di Derek alle sue spalle. 

"Devi cominciare a girare il manubrio più o meno a quest'altezza," gli spiegò facendogli vedere il punto in cui avrebbe dovuto fare ciò che gli aveva appena detto, mimandone il movimento. 

Stiles lo osservò dallo specchio e poi cercò di imitare il suo movimento. Vide Derek scuotere la testa a destra e a sinistra e poi posizionarsi esattamente dietro di lui. Stiles si morse il labbro inferiore ed inspirò veloce dal naso, perchè doveva fare così caldo in quella saletta piccola?

Derek fece scivolare la mano dalla spalla di Stiles alla sua mano, stringendola tra la sua e aiutandolo a sollevare il manubrio. Non appena Stiles piegò il gomito, Derek roteò il polso e così fece anche quello di Stiles, non potendo fare diversamente visto la presa di Derek. 

Derek lo aiutò nel movimento per qualche altro sollevamento e poi si staccò da lui, osservandolo con attenzione nello specchio per vedere se avesse capito e lo stesse facendo nel modo corretto.  

"Bene così," gli disse annuendo e tornò ai suoi esercizi, mettendosi a terra su un tappetino e cominciando una serie di addominali. 

"Che poi," cominciò Stiles, interrompendo il silenzio che si era creato tra di loro, non appena aveva rimesso a posto i manubri che aveva utilizzato. Si massaggiò le braccia e fece qualche esercizio di stretching, avrebbe avuto dolori per almeno una settimana già lo sapeva. "La settimana scorsa sono riuscito a placcare e far cadere Greenberg mentre lo marcavo," disse fiero, gonfiando il petto. "Non faccio poi così schifo, in fondo." 

Derek alzò un sopracciglio e si alzò dal tappetino andando poi a rovistare tra le tasche della sua giacca di pelle fino a recuperare il cellulare. Lo alzò e lo fece vedere a Stiles prima di avvicinarsi all'impianto audio di cui la saletta era dotata. 

"Che fai?" chiese Stiles guardando attentamente ogni suo movimento. Derek collegò il cellulare all'impianto e spinse alcuni tasti finchè una leggera musica non invase tutta la stanza. Stiles sorrise alla scelta musicale, era esattamente il suo genere. 

"Hai detto tu che prima non sei riuscito a difenderti perchè ero trasformato," spiegò Derek, chiuse gli occhi e si concentrò al massimo per eliminare i suoi istinti per qualche minuto. Quando riaprì gli occhi la luce nella saletta era come diminuita e i suoi occhi non riuscivano più a catturare ogni singolo angolo - anche quello più buio - come riusciva a fare prima grazie ai sensi sviluppati. Non riusciva più a sentire le macchina e le persone fuori per colpa anche della musica che rimbombava nella stanza semi-vuota, la stanchezza dell'allenamento cominciava a farsi sentire visto che la sua barriera da lupo adesso era abbassata, 

Alzò i pugni e se li mise davanti al viso, in una posizione di difesa. "Avanti, prova a colpirmi e se ci riesci ti lascio andare a casa prima" gli disse poi. L'orologio segnava poco dopo le sette.

Stiles non sapeva se fosse serio o no ma gli bastò un'altra occhiata all'espressione seria del maggiore per capire che faceva sul serio. 

Non aveva con sè la sua fidata mazza da baseball ma un pugno era ancora capace a darlo, forse. Caricò il braccio indietro e poi, stringendo le dita in un gancio, andò a rilasciare tutta la sua forza mirando in pieno viso.  

Stiles era già pronto a gioire convinto di averlo preso, ma Derek riuscì a schivare all'ultimo secondo. Il maggiore infatti si abbassò leggermente e lasciò andare il pugno a vuoto, facendo quasi perdere l'equilibrio all'altro. 

"Vai vai," lo esortò Derek nel vederlo fermo. "Non perdere tempo, attacca ancora," gli disse poi e Stiles fece esattamente quello. 

Cercò di tirargli una ginocchiata in pieno addome ma Derek la parò con entrambe le mani. Stiles, sfruttando il fatto che Derek avesse le mani impegnate in quel momento, provò a tirargli un gancio nella mascella ma il suo pugno lo sfiorò solo. 

Con un solo piede a terra a tenerlo fermo, Stiles perse completamente l'equilibrio e si ritrovò a cadere in avanti. Strinse i denti e chiuse gli occhi in attesa dell'impatto con il pavimento duro, ma non avvenne. 

Derek lo prese per il colletto della maglia evitando così che si sfracellasse a terra ma il peso dell'altro ragazzo arrivò tutto insieme e inaspettato tanto che anche lui si trovò a barcollare poco stabile. 

Dovette appoggiare la schiena alla fila di armadietti alle sue spalle per trovare sostegno ed evitare così che entrambi scivolassero a terra. 

Derek riuscì velocemente a riguadagnare i sensi ampliati da mannaro e si raddrizzò in piedi, portandosi dietro Stiles e invertendo la loro posizione in modo che il minore si trovasse con le spalle al muro, pronto ad urlargli contro. 

Fu però travolto da un odore pungente che prima non era riuscito a percepire, l'odore dell'eccitazione di Stiles. Il suo lupo interiore non potè fare a meno di essere attratto e condizionato dall'odore, Derek infatti non si potè impedire di inspirare profondamente e ai suoi occhi di tingersi di rosso. 

Stiles deglutì rumorosamente, era convinto che si fosse sentito nonostante la musica che ancora stava andando dallo stereo. Trattenne il respiro quando vide Derek abbassare la testa ed avvicinarsi a lui, sentiva le guance calde, il cuore in gola e le farfalle nello stomaco che sembravano fare la lotta tra di loro. 

Derek era sempre più vicino, poteva sentire il suo respiro sulle sue labbra e il suo ginocchio che si intrufolava tra le sue gambe. La vicinanza diede alla testa a Stiles che dovette appoggiarsi completamente al muro, in cerca di sostegno. 

Derek spostò lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi. Stiles si sentì come soffocare da quel rosso intenso e il suo battito aumentò - più di quando già non avesse fatto prima. 

Una mano di Derek andò a nascondersi sotto la maglietta di Stiles e accarezzò la pelle fresca dei suoi fianchi, con l'altra invece lo teneva fermo dalla nuca in modo che, anche volendo, non sarebbe potuto scappare. Ma tanto Stiles non lo avrebbe fatto. 

Normalmente, Stiles si sarebbe spostato al contatto essendo parecchio sensibile al solletico, soprattutto sui fianchi ma in quel momento l'unica cosa che sentiva era un calore che si diffondeva in tutto il corpo e un brivido che gli correva lungo la schiena. 

In un attimo di audacia e coraggio, Stiles mosse le braccia, che fino a quel momento erano rimaste molli lungo i fianchi, e andò a stringere i capelli neri di Derek tra le dita. Erano morbidi. 

Stiles si leccò le labbra - che cominciava a sentire secche per via dei respiri corti e frequenti che uscivano dalla sua bocca semi-aperta - e gli occhi di Derek lasciarono i suoi andando poi a seguire la sua lingua. 

Il castano alzò leggermente il viso in modo da avvicinarsi ancora di più all'altro e il suo telefono lo avvertì dell'arrivo di un messaggio. 

Stiles saltò leggermente, spaventato da quel suono improvviso, i suoi occhi però erano fissi su quelli di Derek e non aveva intenzione di cambiare la cosa. Come se avesse paura che, distogliendo lo sguardo, ciò che aveva davanti potesse sparire e tornare alla normalità.

Derek sbattè più volte le palpebre, i suoi occhi tornarono di quel verde che Stiles amava e poi si allontanò velocemente dal ragazzo, lasciandogli spazio per poter andare a prendere il telefono dallo zaino. 

"È mio padre," disse dopo avere risposto al messaggio. "Non gli avevo detto che restavo qui e si era preoccupato, ha la serata libera," continuò a spiegare quando non gli arrivò alcuna risposta dal maggiore. 

Derek annuì impercettibilmente, dava ancora le spalle a Stiles ed era immobile a  qualche passi da lui. "Dovresti andare a casa," disse poi. 

Stiles strinse il telefono nella mano. Sentiva la rabbia salire, erano stati così vicini al baciarsi e lasciarsi andare ma poi Derek era tornato il solito tipo burbero e scontroso in un attimo. Stiles ci aveva davvero sperato sta volta. 

Emise un verso di assenso a ciò che aveva appena suggerito l'altro e si affrettò a rimettere tutto dentro lo zaino, infilando le cose alla rinfusa senza troppa attenzione e con poca delicatezza. 

"Ti accompagno," gli disse Derek che intanto si era girato per osservarlo. 

"Non c'è bisogno," rispose secco Stiles. "E poi sono venuto in macchina," lo avvisò prendendo lo zaino e le chiavi dell'auto, uscendo in fretta e furia dalla saletta e poi percorrendo il campo da lacrosse a grandi falcate, ritrovandosi fuori dalla scuola e nel parcheggio nel giro di pochi minuti. Ad ogni passo corrispondeva uno sbuffo sempre più rumoroso accompagnato dalla testa che veniva scossa a destra e sinistra. 

Adesso gli restava addosso solo l'odore di Derek, la sensazione del suo tocco caldo sulla sua pelle e il bisogno di una lunga doccia fredda. 

Lasciò lo zaino nei sedili posteriori della jeep con poca delicatezza e poi fece il giro per andare a sedersi nel posto del guidatore. Strinse con entrambe le mani il volante e inserì le chiavi nel quadro per mettere in moto. 

In un attimo - e senza fare rumore - Derek si materializzò nel sedile del passeggero facendo saltare Stiles per la paura. Il ragazzo si portò una mano sul cuore e si voltò verso l'altro, cercando di guardarlo male. "Cristo," esalò calmando il suo respiro. 

"Davvero," cominciò rilasciando il respiro. "Non c'è bisogno che mi scorti fino a casa," disse senza nemmeno guardarlo. 

"Non volevo andassi via arrabbiato," spiegò Derek scivolando leggermente sul sedile in modo da mettersi in una posizione più comoda. 

"Arrabbiato? Nah, non lo sono," mentì Stiles ma se ne pentì subito quando Derek gli fece notare che riusciva a capire che stava mentendo. "Non preoccuparti, non dirò a nessuno quello che non è successo," gli disse poi, la voce un po' più bassa e gli occhi fissi sul volante, concentrato a coglierne ogni minimo dettaglio. 

"Stupido," Derek si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più. 

Stiles girò la testa di scatto, pronto a difendersi dall'offesa e dirgliene quattro ma fu bloccato dalle labbra di Derek che si posarono leggere sulle sue, esitanti all'inizio. 

Il castano non ricambiò immediatamente, troppo sorpreso dal gesto improvviso dell'altro ma poi si sciolse sul sedile, schiudendo le labbra in modo da garantire libero accesso alla lingua di Derek. 

Si separarono dopo qualche istante, la mano di Derek si fermò sulla guancia di Stiles accarezzandola, le loro fronti unite. 

Stiles aprì gli occhi e rilasciò il respiro che nemmeno si era accorto di aver trattenuto, gli occhi verdi di Derek erano seri e stavano studiando ogni sua minima reazione. Stiles sporse il labbro inferiore in un vero e proprio broncio. 

Derek accennò una piccola risata al comportamento dell'altro. "Il tuo odore mi stava dando alla testa prima," gli disse passando il pollice sopra il labbro inferiore, tirandolo leggermente verso il basso con il suo passaggio. "Mi sono allontanato solo per quello, non perchè non volessi continuare." 

"Pensavo--" cercò di spiegarsi Stiles ma venne interrotto dallo stesso Derek che impiegò le sue labbra in un'azione più piacevole del parlare

Stiles mise in moto dopo essersi distaccato da Derek e cominciò il viaggio verso casa. Metà di questo lo passò con un sorriso ebete stampato in faccia e, quando Derek glielo fece notare prendendolo in giro, cercò di impedirselo mordendosi il labbro. 


 

A.N.: scusate di nuovo l'attesa lunghissima, non so nemmeno se ne sia valsa la pena ahahha spero di sì! 
Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno letto, siete stati davvero tantissimi ♡ e poi anche tutti quelli che hanno recensito, siete proprio delle personcine fantastiche ♡ ditemi cosa ne pensate anche di questo ultimo capitolo e spero di rivedervi nelle altre fanfiction, come ho già detto in una risposta ad una recensione ho già delle altre long in programma ma prima di pubblicarle voglio aspettare di avere scritto qualche altro capitolo in più così da evitare che succeda come con questa e dobbiate aspettare troppo tra un aggiornamento e l'altro.

Fun fact: l'esercizio con i manubri che ho tentato di descrivere si chiama curl rotativo ed è uno dei miei preferiti da fare in palestra. Io ovviamente me lo sogno di sollevare i manubri da dieci ma mi accontento dei miei miseri cinque hahaha

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