Un bisturi nella culla

di Dama DeLupottis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Grandi cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Solo per Massimo... ***
Capitolo 3: *** L'aria fresca di montagna ***
Capitolo 4: *** Il passato può forse ripetersi? ***
Capitolo 5: *** La ricetta del vero amore ***
Capitolo 6: *** Quando le braci restan calde...un incendio può divampare ***
Capitolo 7: *** Sono incinta! ***
Capitolo 8: *** La maturità degli uomini ***
Capitolo 9: *** L'ambiguo semino ***
Capitolo 10: *** Segreti e sofferenze ***
Capitolo 11: *** Here's the truth ***
Capitolo 12: *** Il padre non sono io ***
Capitolo 13: *** Buon Natale anche a te! ***
Capitolo 14: *** L'adozione non è un'opzione! O forse sì? ***
Capitolo 15: *** Lasciati andare, penso io a te! ***
Capitolo 16: *** Calpesta te stessa e deciditi! ***
Capitolo 17: *** Gelosia e seduzione ***
Capitolo 18: *** Just one night ***
Capitolo 19: *** Chirurgia estetica: la mia dea, il mio fronte di guerra. ***
Capitolo 20: *** Keep calm! Vi rimetto in riga io! ***
Capitolo 21: *** L'arte di comunicare ***
Capitolo 22: *** Pronto soccorso ***
Capitolo 23: *** Omissioni nocive ***
Capitolo 24: *** Nessuno è come sembra ***
Capitolo 25: *** Possibili complicanze ***
Capitolo 26: *** Un ennesimo trasloco ***
Capitolo 27: *** Un passato trasgressivo ***
Capitolo 28: *** Sogni proibiti ***
Capitolo 29: *** Tempismo (im)perfetto ***
Capitolo 30: *** Benvenuta al mondo Sofia! ***



Capitolo 1
*** Grandi cambiamenti ***


Breve presentazione dei personaggi e delle vicende per chi non avesse voglia di leggersi la storia precedente o per chi avesse bisogno di una rinfrescatina di memoria:

Dario Camossi: 49 anni (eh sì passano anche per lui!) è un chirurgo di fama internazionale, freddo e superbo in passato, ma lievemente addolcitosi dopo aver avuto una relazione con Anna, sua giovane ex-paziente. Molto paranoico nei confronti della questione dell’età, non ha mai accettato appieno che Anna volesse vivere con lui, nonostante lei fosse l’amore della sua vita. È divorziato con un figlio di 21 anni che vive a Barcellona. Adora la montagna e al momento non conosce altro che la parola “lavoro”!

Anna Orievia: 21 anni, studentessa d’ingegneria, solare e sognatrice, con la sua grinta e la sua risposta pronta è riuscita a far capitolare l’uomo di ghiaccio che l’ha operata e anche il suo collega Massimo, istaurando con quest’ultimo un bellissimo rapporto di amicizia (con qualche piccolo inconveniente!). Ha perso il padre quando era piccola, e con la madre non è in buoni rapporti, ma ha trovato per questo ruolo un’ottima sostituta in Antonella (moglie di Massimo).

Massimo Albani: 45/46 anni, collega e migliore amico di Dario. Con lui ha condiviso molto, amicizie ed ostilità, ma alla fine si è fatto anche lui conquistare dalla dolce e fragile Anna. È sposato con Antonella, che lavora in pediatria e ha un figlio di 18 anni. Oltre ad essere medico e chirurgo ha il dono di essere un ottimo ascoltatore e consigliere, più volte ha indossato le vesti di psicologo riuscendo a conciliare le liti dei due super testardi presentati sopra.

Altri personaggi di minore importanza sono Schiaccianoci, primario senza cuore, al quale solo Dario e Massimo sono riusciti a tener testa e altri dottori che sentirete nominare qualche volta, ma che hanno la mera funzione di fare da sfondo alle vicende dei nostri protagonisti principali.

Detto questo…se non vi ho già indotto a cambiare pagina…vi auguro buona lettura!



Pov. Anna
 
- Vaydaaa muoviti! Sono già le otto e venti!- urlo alla mia nuova coinquilina che ha monopolizzato il bagno mentre me ne sto comodamente seduta sul divano ad accarezzare Giuggiola, la nostra gattina bianca e nera.

- Dammi dieci minuti e sono pronta!- esclama mentre esce dal bagno con l’accappatoio e il turbante in testa  dirigendosi a tutto gas in camera sua.

- Peccato che tra dieci minuti dovresti già essere in aula! Sei sempre in ritardo!- la riprendo come se fossi sua madre.

- Come lo saresti anche tu, se solo oggi dovessi andare a lezione!- Eh già! Magari dovessi andare in università!

- Credimi, preferirei di gran lunga essere lì!-

- Ma dai! Non esagerare! In fondo è solo una visita!-

- Sì con il mio ex migliore amico, o se preferisci col migliore amico del mio ex!- scusate il gioco di parole

- Andrà tutto bene! Sta tranquilla!- esclama mentre apre un cassetto e chiude l’altro.

- Spero solo di non incontrarlo!- dico a bassa voce, guardando sconfortata il dolce musino di Giuggiola.

Vayda mi raggiunge in sala, mettendosi alla ricerca delle proprie scarpe e dei quaderni che ha lasciato qua e là ieri sera: - Beh io invece spero d’incontrare il ragazzo argentino in mensa! E’ troppo figo! Devo scoprire come si chiama!!-

- Mh! Grazie del sostegno eh!- esclamo indispettita. Mi sembra quasi di parlare col muro! Anzi peggio, almeno lui mi ascolterebbe in silenzio senza cambiare discorso!

- Dai non prendertela! E’ che quando parli di lui….diventi troppo noiosa!- risponde sorridendo mentre addenta una fetta biscottata con marmellata di fragole.

- Ti conviene dartela a gambe allora! Oggi è giornata di nostalgia!-

- Volo!- e così dicendo prende la borsa e le chiavi e si dirige verso la porta

- E i capelli?-

- Si asciugano per strada! Tanto noi bulgare siamo immuni al raffreddore! -

- Beate voi! Ciaooo!-

Ok, ora che sono sola posso raccontarvi tutto! Tranquille, non avete sbagliato storia: sono sempre io, Anna Orievia, quella ragazza che agisce sempre di testa sua, che s’innamora degli uomini sbagliati e che non pensa mai alle conseguenze, finendo sempre per raccogliere i frammenti del suo cuore sparsi per le strade di Vicenza.

Vicenza, proprio così! Nonostante, come avrete già intuito, io e Dario non stiamo più insieme, io vivo ancora qui, in un appartamento, con Vayda, una studentessa di scienze statistiche. Come avrete capito dal nome, non è italiana, ha origini bulgare, ma vive in Italia da otto anni, e ha già ereditato l’accento del posto. E’ alta, magra, con un fisico asciutto e poche forme, ha i capelli corti castani, spettinati e gli occhi scuri. Adora correre al mattino presto, lo fa quasi tutti i giorni, e nonostante si lamenti continuamente di avere i polpacci grossi, non riuscirebbe mai a farne a meno. Un’altra cosa senza la quale non può vivere è il cibo: in casa nostra non può mai mancare l’insalata, anche se preferisce prenderla in mensa così evita di perder tempo a tritare carote e tagliare pomodori. Potreste pensare che sia vegetariana, ma vi assicuro che non lo è, mangia più carne di un uomo, ma non ingrassa mai! Beata lei! Questi sono i tratti che maggiormente ci distinguono: il cibo e lo sport, soprattutto quello, dato che io odio correre e stramazzo al suolo senza fiato dopo soli 200 metri, mentre lei ha la fobia dell’acqua e non ha mai pensato di iscriversi ad un corso di nuoto, il mio sport preferito. Abbiamo in comune la passione per gli abiti comodi, ossia i classici jeans a sigaretta e la felpa, anche se io mi ritengo un po’ più femminile, dato che nel mio armadio almeno non esistono felpe maschili, che lei ha rubato al fratello prima di venire a vivere qua. Tuttavia non è un maschiaccio, lei si trucca e mi ha insegnato a farlo: ora anch’io non esco di casa senza un po’ di matita e fondotinta, niente di esagerato, solo quel poco che basta a rendermi un po’ più presentabile. Sono tante le cose che potrei raccontarvi di lei, ma non voglio annoiarvi più di tanto quindi concludo dicendovi che lei è la mia nuova migliore amica, adoro viverci insieme, perché mi trasmette una carica positiva, non è mai triste, riesce sempre a vedere il raggio di sole e a convincerti che tutto andrà per il meglio.  La sua risata è contagiosa, e anche se siamo un po’ diverse, andiamo d’accordissimo, non so come avrei fatto ad affrontare tutto senza il suo aiuto.

Ed eccoci arrivati alla parte che credo vi interessi di più, ossia questo “tutto”. C’è bisogno che vi ricordi cosa significa tutto per me? Sinceramente oggi come oggi non lo so, ma fino a qualche mese fa Dario era il mio tutto, ma come tutte le cose belle, anche la mia storia con lui purtroppo è giunta al termine. Il motivo? Quasi non lo nemmeno io, so solo che un giorno Dario ha cominciato, o meglio è ritornato a parlare della differenza di età, del fatto che io dovessi ancora farmi una vita, e che lui non dovesse farne parte, se non come mero conoscente, o al massimo come amico. È stata dura da accettare, ma mi sono sforzata di capirlo e ho realizzato che in fondo aveva ragione, non era quella la mia strada, dovevo provare a percorrerne un’altra, con i miei coetanei, com’era giusto che fosse.

Non è stato facile, anzi non lo è neanche adesso poichè sono passati solo tre mesi da quando me ne sono andata dalla casa di Dario, gli avevo promesso che mi sarei tenuta in contatto con lui, ma dopo qualche settimana passata a combattere contro la voglia di tornare da lui non appena mettevo giù la cornetta, non l’ho più richiamato, e lui ha rispettato la mia scelta. Era troppo difficile per me pensare al presente, e al mio futuro, con una finestra così ampia ancora aperta sul passato, così non solo ho deciso di voltare pagina, ma ho proprio cambiato libro. Un libro che porta in copertina l’immagine di una nuova me, più sicura, più femminile, più concentrata nello studio, ma anche più aperta a nuove amicizie: un’Anna che riesce a conciliare lo studio con il divertimento e il lavoro in libreria, lo sport con tutte le merendine che mangia quando è sotto stress, insomma un’Anna che decisamente non trova il tempo di annoiarsi, e che fa di tutto pur di non pensare più a lui.

Devo dire che ero quasi riuscita nel mio intento di vivere come se lui non fosse mai esistito, ma oggi tutti i ricordi mi stanno crollando addosso, oggi finalmente riuscirò a capire se veramente ho messo una pietra sopra al passato, o se mi sono ingannata per tutto questo tempo. Sono pronta ad affrontare l’ennesima visita di controllo con Massimo, ma sinceramente non mi sento pronta a rivedere Dario, e spero con tutta me stessa che non succeda.


Pov. Massimo

Ehi ciao ragazze! Vi sono mancato? Spero di sì, anche se in realtà non ho niente di nuovo da raccontarvi. La mia vita resta quella noiosa di sempre, l’unica vera scarica di adrenalina la prendo quando accompagno mio figlio a fare le guide, sperando di non investire nessuno, e di insegnargli una volta per tutte quei maledetti parcheggi a L, che in fondo a me tanto difficili non sembrano, se solo uno avesse la pazienza di guardare negli specchietti e fare qualche manovra che non sia dettata dal caso!

A parte la mia calvizie prematura per colpa di Andrea, qui sul lavoro non c’è niente di nuovo: Schiaccianoci padroneggia incontrastato, anche se ha mollato un po’ il guinzaglio a me e a Dario, e quest’ultimo si sommerge di lavoro pur di non pensare alla sua vecchia lei. Sono quasi arrivato a consigliargli di trovarsi un’altra donna, ma visto che quando l’ho detto mi ha incenerito con lo sguardo e ha detto:- Io con le donne ho chiuso!- non ho più osato ripeterglielo!

Adesso però sembra migliorato, o forse, ha soltanto ritrovato la sua maschera di pura freddezza di un tempo, addolcita qua e là da qualche gentilezza in più con i pazienti e i laureandi sotto la nostra tutela. Insomma nonostante Anna sia svanita completamente dalle nostre vite, la sua presenza si può sempre ritrovare nei gesti di Dario, perché in ogni caso quell’uomo è cambiato, ed è diventato decisamente migliore rispetto a come tutti l’avevamo conosciuto.

Ma torniamo alle visite, che tra un po’ è quasi ora di pranzo, sarà meglio che mi sbrighi. Vediamo chi è la prossima…..Anna! Perfetto! “Ho proprio voglia di rivederla” penso mentre faccio lampeggiare il suo numero nella sala d’aspetto, attendendo il suo arrivo. Eh già devo ammetterlo… Anna era divenuta a far parte anche della mia vita, e andandosene aveva lasciato un vuoto enorme… è stata dura perfino per me, quindi, non oso pensare cosa sia stato per Dario.

- Buongiorno dottore!- la sua voce inconfondibile mi giunge alle spalle, ma nel momento in cui mi volto, pronto a rivedere la mia solita vecchia amica, mi trovo davanti una persona totalmente diversa: i suoi riccioli biondi hanno lasciato il posto ad un taglio corto, castano, con qualche ciuffo ribelle. Indossa i suoi soliti jeans ma per la prima volta al posto della maglia porta una camicia, abbastanza stretta, decorata con tonalità scure, scollata, anzi con un collo un po’ strano, insomma con un po’ di fronzoli, non so nemmeno come voi donne li chiamate. In ogni caso resto colpito anche dai numerosi accessori che indossa: bracciali, anelli, orecchini… ogni suo movimento quasi si riflette in un tintinnio.

- Anna!- esclamo meravigliato:- Sei…- non so come descriverla:- Diversa! Totalmente… diversa!-

- Oh dai non esagerare! Sono pur sempre io!- risponde con il suo solito tono allegro e solare, ma soprattutto semplice, a dispetto di come è fuori…

All’improvviso nella mia mente comincio a dire “Lo spero Anna! Lo spero davvero!” Già! Spero veramente che lei sia cambiata soltanto esteriormente, ma che dentro sia rimasta quella persona fantastica che aveva conquistato un po’ tutti con la sua genuinità.

- Prego accomodati!- dico mentre cerco di tornare a concentrarmi sul mio lavoro.

Ovviamente le visite ormai sono pure formalità dell’ospedale, è passato quasi un anno dall’operazione, non c’è niente fuori posto, come mi aspettavo.

Quando si rialza, prima di farla andare via le dico abbassando il tono di voce:- Non ti sei più fatta sentire…-

- Beh… con Antonella ogni tanto esco ancora… non pensare che io non chieda niente di te… so benissimo delle tue isteriche avventure in macchina con Andrea! Mi sembra quasi di rivivere l’esperienza con mia mamma!- risponde cercando di farmi ridere…ottenendo in realtà l’effetto opposto.

- A questo ci siamo ridotti? A mia moglie che deve farci da tramite?- domando diventando serio

Il suo sguardo diventa subito triste e il suo tono mortificato: - Massimo… cerca di capirmi… non è che io sia contenta di evitarti…solo che… mi ricordi troppo lui, e sto cercando di voltare pagina!-

- Una pagina di cui purtroppo facevo parte anch’io!- noto con un velo di tristezza. Davvero non c’è più posto per me nella pagina nuova? Eppure non pensavo di essere così tanto ingombrante…

All’improvviso i miei pensieri si prendono una pausa poiché proprio in quel momento si sente riecheggiare dal corridoio interno la voce di Dario che si fa sempre più vicina, il suo volto comincia ad apparire sugli specchi e Anna tutta agitata volta le spalle all’ingresso del box e mi dice:- Ti prego continua a parlare! Dimmi qualsiasi cosa ma non smettere!-

Parlare di cosa? Ok, va bene improvviso! O almeno ci provo:- Allora, dunque, come le stavo dicendo prima nel suo caso sono possibili due alternative: o rendiamo più spigolosa la parte destra del mento mediante un piccolo intervento con anestesia locale, o rendiamo il viso più tondo con un filler a sinistra….- Dario ci passa davanti e prosegue senza prestarci molta attenzione, ma per sicurezza protraggo il mio discorso aspettando che si allontani dalla nostra postazione:- Io personalmente sarei più propenso per il filler e successivamente un lipofilling, in quanto è una pratica meno invasiva, generalmente ben tollerata dai pazienti, anche se tuttavia può presentare alcune controindicazioni….- mi sporgo un po’ ma vedo tutto calmo nei dintorni:- Ok, se n’è andato!-

Lei tira un sospiro di sollievo:- Grazie!- fa per andarsene ma io la fermo prendendole il braccio all’altezza del gomito:- E’ così che volti pagina?- le domando a bruciapelo.

Lei allarga gli occhi e scuote la testa:- E’ troppo presto! Non ce la faccio a trovarmelo davanti e a fare come se niente fosse!-

Decido di lasciar perdere, e di salutarla con un sorriso:- D’accordo! Ti lascio! Però tra qualche mese fatti sentire eh!- non che io ci conti veramente, so già che non lo farà.

- Sì sì certo! Ah! E comunque…quello che hai detto prima…l’hai detto a caso vero? Non devo fare niente di tutto quello?-

- No no! Tranquilla! Tu vai bene così!- rispondo sorridendo di nuovo

- Discorso interessante comunque! Adesso vado! Ciaoo!- e così dicendo se ne va, mentre io mi siedo in attesa del prossimo paziente che ho appena chiamato.

 
Pov. Dario

- Mh… io farei soltanto un’osteotomia le Fort 1… poi giudicherei dal risultato se sia necessario intervenire da altre parti…- fisso di nuovo la lastra appesa:- Secondo me dovrebbe bastare…e in questo modo risparmieresti sforzi eccessivi sulle articolazioni, al massimo se la rotazione è troppa procedi con un bloccaggio fisso…in ogni caso con il bite aspetterei…-

- Dici?- mi domanda Trevino non del tutto convinto del mio discorso

- Sì, per me è la tecnica migliore…cosa ne pensa Agostino?-

- Non lo so, è ancora in sala, è la prima volta che il paziente ci porta le lastre!-

- Beh…io ho detto il mio parere…- concludo mettendogli una mano sulla spalla:- Poi il paziente è vostro! Fate come vi pare!!-

- Sì ok ci penserò! Grazie del consiglio!-

Mi congedo con il mio non-paziente e mi avvio verso la sezione del prof. Picone, è più di un’ora che mi sta chiamando!

Esco dal box con lo sguardo rivolto verso il pavimento, sperando con tutto me stesso che nessun altro blocchi il mio cammino.

- Professore aspetti!- una studentessa di medicina mi chiama dal box opposto

- Che c’è?- domando un po’ innervosito

- Cosa ha ordinato al paziente di prima? Una piezo o una sarpe?-

- Una sarpe!- esclamo voltandomi per uscire, poi ci ripenso e mi giro di nuovo:- Anzi no scherzavo! Una piezo!- mah in realtà non mi ricordo neanche più! Avrò visto cinque pazienti in mezzora, non so nemmeno di chi sta parlando!

- Senti adesso vado un po’ di fretta! Ne parliamo più tardi ok?- concludo indietreggiando di schiena, fino a quando vado ad urtare contro qualcuno

- Oh mi scusi!- dico mortificato ad una ragazza castana che risponde subito:- Niente!- e per un attimo alza lo sguardo, prima di ritrarsi immediatamente

Quello sguardo…lo riconoscerei tra mille:- Anna!- esclamo sbalordito dalla ragazza che mi trovo davanti

- Ciao Dario!- risponde a bassa voce, quasi come se si vergognasse a parlare con me!

Abbassa lo sguardo e mi supera:- Aspetta!-la costringo a voltarsi:- Ti vanno due chiacchiere al bar…tra circa…- guardo l’orologio:-…venti minuti?-

- Va bene! Ti aspetto!- annuisce con un timido sorriso e poi se ne va, sotto il mio sguardo che non accenna a staccarsi dalla sua figura che progressivamente si allontana, fino a scomparire del tutto. Ma chi è quella? Cosa ne ha fatto della mia angelica stellina?

“ Il professor Camossi è atteso nella sezione B. Camossi alla sezione B.” gracchia l’altoparlante riportandomi su questo pianeta.
Ah già Picone! Sarà meglio che mi muova!

 
Pov. Anna

Lo attendo davanti al bar, passeggiando nervosamente per il corridoio. Sì, sono nervosa! Il motivo? Ho paura! Ho paura che rivederlo possa farmi venire nostalgia di lui, eppure io ora ho tutto, ho una casa, degli amici, una borsa di studio e un ragazzo che mi ama. Cosa posso volere di più?

Come? Ah non ve l’ho ancora detto? Perdonatemi! Non so dove ho la testa oggi! Io ho un ragazzo, da circa un mese: si chiama Manuel, è un manager esperto di marketing e ha ventisei anni …. Ci pensate? Ha solo cinque anni più di me! È alto un metro e novanta, magro, con i capelli castani molto corti, praticamente rasati e due occhi blu in cui la prima volta che l’ho visto sono letteralmente annegata! Forse anche perché ci siamo conosciuti in piscina! Che posso dire… lo sport a volte fa veramente bene! Ve lo consiglio!

- Eccoti!- esclama una voce che conosco fin troppo bene riportandomi con i piedi per terra.

- Eccomi!- ripeto quasi come fanno i bambini in chiesa alla prima confessione, o comunione… insomma a qualche rito…io non l’ho mai fatto, visto che è una moda di adesso…

Ci accomodiamo sugli alti sgabelli attorno al bancone, lui ordina un caffè espresso e poi mi chiede:- Tu cosa prendi? Il solito succo alla pesca c’è ancora fra il tuo menù o hai cambiato anche quello?-

- Niente succo, anzi, purtroppo niente di niente! Il prof. Picone mi ha vietato di mangiare e bere bevande colorate al di fuori dei pasti principali!-

- Che seccatura!- esclama roteando gli occhi nel suo sexy modo strano.

- Già! Tripla quando devi studiare per ore e hai bisogno di zuccheri per non crollare!- ribatto cercando di mantenere almeno quel briciolo di lucidità che lui è solito farmi perdere.

- Beh pensa al lato positivo: finalmente puoi mangiare tutto il resto senza che Massimo ti fulmini a distanza!-

Sorrido, mentre con un velo di nostalgia mi ritrovo a dire: -Già! Bei tempi quelli!-

- Come?- domanda distogliendo lo sguardo dalla tazza del caffè.

- No niente!- sorrido, come sempre, sorrido anche se sento una morsa che parte dallo stomaco e si irradia in tutto il corpo, sento le lacrime che stanno per uscire ma le ricaccio indietro e mantengo il mio finto sorriso. Perché finto poi? Io sono felice adesso…ne sono più che sicura! Questo è solo un momento di debolezza, uno dei tanti che di solito mi prendono alla sprovvista quando si tratta di lui.

- Allora…dimmi un po’…questo look da chi l’hai preso?- domanda mentre il suo sguardo penetrante mi scruta da cima a fondo.
Mi sforzo d’ignorare anche i brividi che ora sto sentendo e di rispondere con naturalezza: -Oh beh…il taglio di capelli me l’ha consigliato Vayda, la mia coinquilina…è molto simile al suo, il colore volevo farlo da sempre ma avevo paura che m’invecchiasse, e i vestiti…non lo so! Così! Voglia di cambiare!-

- Già! Lo vedo!- si limita a dire

- Perché? Sto male?- domando leggermente nervosa

- Al contrario! Stai benissimo!-

A queste parole non so perché mi sento più leggera, mi sento felice, sono contenta di piacergli, è come se nonostante mi fossi decisa a cambiare anche a causa sua, aspettassi comunque un suo cenno di approvazione. Inutile negarlo…il suo giudizio m’importava ancora.

- E tu? Cosa mi racconti di nuovo?- domando per togliermi di dosso questo insolito imbarazzo. Odio questo genere di conversazioni, quando non sai mai cosa dire e fai le solite domande idiote!

- Beh io non sono cambiato, lavoro, lavoro e ancora lavoro!-

- Bello! Divertente soprattutto!- noto con ironia

- Eh già! Il bisturi è praticamente mio marito! La sala operatoria è come casa mia! Inoltre…ho aperto anche uno studio privato, dove lavoro nel tardo pomeriggio, ma non ti dico dove si trova perché non voglio seccature!-

- Mh…quanto sei simpatico! Comunque tranquillo, ho ben altro da fare che passare il mio tempo ad ammuffire in luoghi sterilizzati che puzzano perennemente di disinfettante!-

- Immaginavo! Ma dimmi…come te la passi per il resto?- domanda mentre beve l’ultimo sorso dell’espresso.

- Molto bene direi… - e questa volta sono veramente sincera:- L'università va alla grande e mi sono fatta nuovi amici, con cui esco e mi diverto!-

- Si vede che sei contenta! E credimi…  io lo sono ancora di più!-

Con quelle parole e quello sguardo così sincero Dario riesce ad accedere ai miei pensieri più profondi… così mi ritrovo a confessare ciò che credevo non avrei mai detto: - Si beh… insomma, stare con dei miei coetanei, condividere gli stessi interessi…gli stessi pensieri…è bello! Mi mancava tutto questo! Soltanto ora che ce l’ho me ne rendo conto…-

- Già! Lo vedi? Lasciare il passato alle spalle era la scelta migliore…-

- Veramente quella l’hai fatta tu!- rispondo leggermente piccata

- Perché tu avresti scelto diversamente?- domanda in tono di sfida

- Non lo so! Forse! – rispondo senza nemmeno pensare a quello che sto dicendo, o meglio a quello che sto lasciandogli intendere.

- Tu non avevi idea di quello che ti stavi perdendo stando con me! Che faresti ora che hai conosciuto la vera vita da giovane studentessa? Torneresti forse indietro?- rincara nuovamente la sua dose.

Il suo sguardo è così profondo e deciso, mi sento come se fossi stata messa con le spalle al muro. Non ho mai pensato ad una cosa del genere, ho sempre ritenuto che ormai il passato era andato perso per sempre, ma ora…mi ritrovo a pensare…”e se non fosse così? Se potessi farlo tornare…lo farei?”

All’improvviso il mio cellulare che avevo appoggiato al bancone comincia a vibrare, e sul display appare il nome di Manuel, seguito da un cuoricino.

- Scusa, io….devo andare!- esclamo mentre prendo in mano il telefono sotto lo sguardo di Dario, che per un attimo mi sembra quasi diventato stranamente triste.

- E’ il tuo ragazzo?-

A questa domanda mi sento tremendamente a disagio, come se fossi la ragazza peggiore di questo mondo, e ritenendomi insensibile e superficiale cerco subito un modo per giustificarmi: - So che forse ti sembrerà un po’ presto, penserai che…-

- Non penso niente Anna! Anzi, mi sembra tutto perfetto!- risponde con un sorriso, che riconosco come uno dei più falsi che mi abbia mai fatto:- Non ti rubo altro tempo!- conclude alzandosi dallo sgabello dandomi una leggera pacca sulla spalla e voltandosi per raggiungere il suo reparto.

- Dario aspetta!- lo induco a voltarsi e poi aggiungo a bassa voce, temendo la sua risposta:- Chiamami qualche volta…-

- Perché mai dovrei farlo? Io sono il tuo passato…lui è il tuo futuro!- e così dicendo si volta e sparisce dalla mia vista, mentre le sue parole pronunciate con così tanta freddezza cominciano a vorticare nella mia mente.

Mi sento triste, ferita, ma per fortuna la vibrazione del cellulare mi riporta di nuovo al presente: schiaccio il “pulsante verde” e dico:- Ehi scusa, non potevo rispondere! Esco adesso dall’ospedale…tu dove sei?-

- Al parcheggio di fronte alla fermata del pullman…-

- Ok arrivo!- concludo affrettandomi a raggiungere la macchina del mio ragazzo, lasciandomi alle spalle quel triste edificio bianco e azzurro che mi ha fatto conoscere persone meravigliose, ma che ora deve rientrare a far parte del mio passato, assieme agli individui che oggi sono tornati a tormentare il mio fragile cuore.

- Ciao bella, allora come è andata la visita?- esordisce Manuel dandomi un bacio a fior di labbra non appena entro in macchina.

- Benissimo, è tutto a posto… devo tornare fra un anno per un controllo di routine!- rispondo cercando di mostrarmi felice. E in realtà un po’ lo sono davvero: in questo modo sono sicura di non doverli rincontrare tanto presto, sperando di diventare più forte nel frattempo.

- D’accordo! Allora possiamo tranquillamente andare a farci un giro no?-

Annuisco e sorrido nuovamente, prima di perdermi a guardare nello specchietto laterale, quell’edificio che si fa sempre più lontano, che trattiene i miei ricordi più intensi, la mia gioia, il mio pianto, e la mia disperazione. Ora che non lo vedo più, mi sento nuovamente libera di essere felice, libera di essere chi voglio senza dover rispondere alle aspettative di nessuno, ora sono solo me stessa….e questa è la mia nuova vita.


 
Ciaoo ragazze…quante sono arrivate fino in fondo?? Quante saranno così gentili da lasciare un commentino? Per le nuove lettrici…vi è abbastanza chiara la trama? Se avete qualche dubbio o qualche domanda sulla vecchia storia e non avete voglia di leggerla chiedete pure senza timore! E alle vecchie lettrici che ancora mi sopportano vorrei chiedere…cosa ne pensate di questa nuova anna? Promette bene o promette male? E’ troppo sconnessa dalla storia precedente? So che questo capitolo d’inizio non è un gran che… infatti ci ho messo un sacco a scriverlo proprio perché mi annoiavo io stessa…ma vedrò che posso fare…purtroppo siamo solo all’inizio…ci sono ancora tante cose che devono succedere e tante situazioni che devono evolvere! A presto! Ciaooo!

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Capitolo 2
*** Solo per Massimo... ***


Pov. Anna

- Amore, dove vorresti andare?- domanda Manuel con una dolcezza che in questo momento mi dà quasi fastidio.

- In piscina…- rispondo d’acchito mantenendo lo sguardo fuori dal finestrino. Sono così nervosa e tesa che l’unica cosa che vorrei fare adesso è sfogarmi contro qualcosa, qualcuno o semplicemente contro l’acqua.

Cosa c’è di meglio del nuoto? Il pugilato? Forse! Ma non credo sia adatto a me, anche se in questo momento un sacco pieno di sabbia da prendere a pugni non mi dispiacerebbe affatto. Anzi quasi quasi preferirei quello ad un ragazzo che mi sorride e mi accarezza dolcemente la mano. Proprio così, al momento preferirei quel sacco al mio ragazzo, che totalmente ignaro della tempesta che c’è dentro di me continua a parlare e osa addirittura contraddirmi:- Ehm…veramente io pensavo ad una passeggiata in centro…-

- Si ok, vada per quella…- rispondo atona, senza mostrare un briciolo di gioia, niente…qualcun altro oggi ha pensato bene di portarmi via anche quella.

Sono una cretina lo so: sto passeggiando per le vie del centro, mano nella mano con colui che di solito mi fa battere il cuore, ma non provo nulla. Riesco ancora a sentire la freddezza con cui Dario mi ha congedato, sembrava tanto un addio…

Eppure non lo era, non poteva esserlo perchè gli addii di solito sono sempre meravigliosi, nel senso che sono carichi di sentimenti, di sorrisi e di lacrime che ti fanno capire quanto una persona tenga a te e viceversa. O almeno questo vuol dire…nei film. Si può chiamare addio il saluto di una persona che ha cancellato qualsiasi sentimento sentisse verso di te? Si può chiamare addio o semplicemente menefreghismo? Perché è questo ciò che ho letto nei suoi gesti, è questo ciò che la sua voce mi ha trasmesso, ed è questo che ancora adesso mi fa stare così male, nonostante so benissimo che non dovrebbe importarmene più nulla.

- Ehi, ma che cos’hai? Sei così silenziosa…non è da te!- esclama Manuel in tono apprensivo

Scuoto la testa, nel tentativo di cacciare questi brutti ricordi e confesso in tutta sincerità:- Scusa è che…ho la testa altrove!-

- Stai pensando a loro?-

Perfetto! Una semplice domanda, che va a complicare ulteriormente la situazione nella mia mente, che era già alquanto intricata senza che ci entrasse un nuovo volto ben conosciuto: quello di Massimo. Non potrò mai dimenticare il suo sguardo: stupito, ma non solo, amareggiato forse, o deluso. Mi guardava come se fossi un’altra persona da quella che aveva conosciuto, e in parte era vero, ma in parte, ero sempre io, e anche se non lo vedevo da un po’ di tempo, gli volevo ancora molto bene; inoltre le sue parole mi avevano colpito, in senso buono ovviamente, visto che aveva dimostrato che gli ero mancata, ma che tuttavia mi avevano lasciato dentro una tristezza enorme, quasi un senso di colpa.

- E’ stata dura rivederli entrambi oggi!-

- Lo capisco…ma... insomma…ora sei con me, non ne hai più bisogno… dimenticali!- conclude mettendomi un braccio intorno alle spalle.

Immediatamente mi sottraggo a quell’abbraccio ed esclamo un po’ infastidita:- Non è così facile!- 

Di una cosa sono sicura: lui non sa niente e non può certamente capire come mi sento in questo momento!

- Va beh dai, ti parlo dei dettagli del nostro viaggio ok? Ho già programmato tutto l’itinerario! Sarà fantastico! Certo…dovremo correre un po’ ma credimi, ne varrà la pena!-

Ah certo! Il nostro viaggio a Nuova Delhi, al quale mancano solo due settimane….prima ne ero così entusiasta….perchè adesso sembra non importarmene più niente? Perché riesco solo a pensare a lui, o nel “migliore” dei casi a loro? Mi verrebbe quasi voglia di chiamarlo, giusto per dirgliene quattro, ma sono convinta che se lo facessi soffrirei ancora di più. Forse mi serve solo tempo, devo solo dimenticare e sono convinta che prima o poi ci riuscirò, d’altra parte…come lui ha fatto con me.

- Allora che ne pensi?- domanda tutto ad un tratto Manuel

- E’… grandioso…perfetto….davvero perfetto! Hai fatto un ottimo lavoro!- sorrido cercando di nascondere il fatto che io non ho ascoltato nemmeno una parola del suo programma dettagliato, ma non ho il coraggio di dirglielo visto il suo entusiasmo.

- E quindi? Quale opzione preferisci? La prima o la seconda?-

Oh cazzo! C’era un’opzione? Beh io sicuramente ne ho due: o sparo una risposta a caso sperando di azzeccare quella che avrei dato se solo avessi ascoltato o gli dico la verità per poi avere sulla coscienza l’ennesimo sguardo triste della giornata.

- Non mi hai nemmeno ascoltato vero?-

Sospiro e mi arrendo, non posso continuare un’uscita così: - Mi dispiace Manuel, oggi non è giornata! Ti spiace riaccompagnarmi a casa?-

- Certo!- annuisce mostrandomi uno dei volti più tristi che abbia mai visto.

In macchina nessuno dice una parola, poi al momento di scendere cerco di scusarmi ancora, ma capisco che ormai è tutto inutile, e quindi mi avvio verso la porta di casa sperando di riuscire a farmi perdonare in seguito.

- Ciao stellina! Allora come è andata la visita?- mi aggredisce Vayda con la sua solita ondata di allegria, che al momento cozza decisamente col mio umore.

- Cosa ti ho detto almeno un centinaio di volte?- domando mentre come un automa appoggio la borsa e mi tolgo giacca e scarpe.

- Di non chiamarti stellina! Pardon! Comunque… todo bien?-

- Sì devo tornarci tra un anno!-

- Fantastico! Puoi finalmente dimenticarti dell’ospedale per un bel po’!-

- Non credo di riuscirci!- mi lascio sfuggire buttandomi sul divano

Vayda all’improvviso diventa seria e mi domanda:- L’hai rivisto?- annuisco e non aggiungo altro, anche perché non saprei cos’altro vorrei dire.

 - Come è stato?- aggiunge vedendo il mio silenzio

- Freddo e falso! Si comportava come se fra noi non ci fosse stato niente di più che un’amicizia finita male… ma la cosa peggiore è che da quello che ho visto sono mancata di più a Massimo che a lui!-

- O forse lui è soltanto più bravo a nasconderlo!-

- Può darsi! Ma fa male lo stesso!-

In effetti Vayda potrebbe non avere tutti i torti, ma alla fine le cose non cambierebbero più di tanto: anche se sapessi che lui ci sta ancora male, non mi sentirei certo meglio…anzi, forse starei anche peggio!

- Cosa posso fare per aiutarti?-

- Niente! Neanche Manuel è riuscito a distrarmi!-

- Ma lui è un uomo! E se io ti portassi a fare un po’ di shopping?-

- Ma tu non dovresti studiare…visto che tra due settimane te ne vai in Bulgaria?-

- Sì, ma non ce la faccio a vederti così! Mi fai troppa pena!-

- Ma smettila! Se vuoi me ne vado io a fare un giro così non devi sopportare la vista del mio muso lungo…-

- Ma figurati! Lo facevo per te!-

- Bene allora se vuoi fare qualcosa per me datti una mossa a studiare…non voglio averti sulla coscienza! Non preoccuparti per me! Domani sarò come nuova!- esclamo sperando di convincere anche me stessa. Mi avvio alla mia camera, indecisa se mettermi a studiare o a dormire…

 
Pov. Massimo

Oggi è il giorno libero di Antonella, il che vuol dire che passerò la mia pausa pranzo qui nel mio studio, perché sinceramente non ho proprio voglia di andare al bar per essere elogiato da falsi amici colleghi che vogliono soltanto la mia rovina per migliorare la loro posizione, né tantomeno essere scrutato dai miei pazienti o peggio ancora dai miei studenti.

“A quanto pare la solitudine non è mai così sola” penso mentre vedo Dario sopraggiungere a testa bassa e sedersi appena appena sul bordo di un mobiletto ad osservare le mattonelle del pavimento con lo sguardo fisso e un interesse che decisamente non meritano.

- Hai incontrato Anna vero?- mi azzardo a domandare

- Purtroppo!-

- Già ti capisco! Sono rimasto sconcertato anch’io! Anzi a dir la verità sono preoccupato…-

- Per cosa?- domanda volgendo il capo in mia direzione

- Beh mi domando se dietro a tutta quell’esteriorità vi sia ancora traccia dell’Anna che conoscevamo, o se si sia trasformata in una di quelle tante bamboline senz’anima di cui il mondo è pieno!-

- Adesso non esagerare! È ancora lei…solo con i capelli più corti e qualche gioiello in più!- risponde come se una persona totalmente rinnovata nel giro di pochi mesi sia la cosa più naturale di questo mondo.

Forse sono io che esagero, forse sono troppo apprensivo nei suoi confronti, in fondo lei può fare quello che vuole, indipendentemente da come la penso io. Già non riesco a farmi ascoltare da mio figlio, come potrei pretendere di farlo con lei, la regina di Testardolandia?

Ad un certo punto bussa alla porta uno specializzando rivolgendosi a Dario:- Professore mi scusi, mi domandavo...qual è l’esatta differenza tra una piezo ed una sarpe?-

- Ma per chi mi hai preso? Per la tua balia? Ce l’hai un libro di chirurgia? Studiatelo!- risponde Dario con uno scatto d’ira a dir poco eccessivo.

- Ehi sta calmo!- dico avvicinandomi a lui, poi rivolgendomi allo studente di medicina che si è avvizzito su se stesso come una foglia secca dico con tono gentile:- Non farci caso, al momento è un po’ … alterato! Te lo spiego io fra dieci minuti!-

 Quando il ragazzo riprende l’uso delle gambe e si decide a lasciarci soli mi rivolgo a Dario con aria di rimprovero:- Dario che ti prende? Perché sei così nervoso?-

- Anna ha un ragazzo!- esclama tutto d’un fiato

- Davvero?- Non ci posso credere! Quella ragazza non la conoscevo proprio più!

- Sì! Cioè ma ci pensi? Ci siamo lasciati da soli tre mesi e lei si è già rifatta una vita!- dice cominciando a camminare per la stanza, agitando le braccia in modo confuso.

- Beh! E’ quello che dovresti fare anche tu! Prendi esempio da lei!- esclamo senza pensarci troppo. So che come consiglio fa schifo, ma è tempo che anche lui si svegli fuori e dimentichi questa storia una volta per tutte e per il bene di tutti.

- Ma per piacere! Figurati se con tutto il lavoro che ho da fare mi metto in cerca di donne!-

Ecco questa risposta me l’aspettavo, e difatti so già come controbattere:- E se il lavoro avesse deciso di darti una mano?-

Gli indico con lo sguardo la dottoressa Marta Morandi, arrivata nella nostra clinica un paio di mesi fa, una ragazza niente male: alta, magra, castana con i capelli sempre raccolti in una coda alta e liscia, gli occhiali neri con una montatura gigante e il sorriso sempre sul volto. Non ce li vedrei male insieme!

- Ma chi? Quella? Ma sei pazzo? È già da due mesi con noi e non ha ancora capito che da qui non si riesce a faxare la roba in reparto!-

- Perché non le dai una mano?- lo incoraggio come si fa di solito con un bambino piccolo.

Con mio grande stupore, mi prende alla lettera e le si avvicina dicendo:- Ehi ciao! Serve aiuto?-

- Oh ciao Dario! Sì grazie…hai idea di come far funzionare questo coso?- sembra quasi emozionata di parlare con lui. Sì direi che siamo sulla buona strada!

- E’ semplice! Non funziona! Hanno più volte tentato di ripararlo, ma ancora i documenti si perdono per l’ospedale…le uniche cose su cui si può fare affidamento per portarli in reparto sono le proprie gambe!-

- Oh allora sarà meglio che mi sbrighi…sono già in ritardo con le visite!- e fa per andarsene, ma viene bloccata da Dario che non riesce a mascherare il suo sconcerto:- Ferma! Ma che fai? Mi stai prendendo in giro? Guardati un attimo intorno…studenti…. nullafacenti che aspettano un qualsiasi tuo ordine…. ti dicono niente?-

- Ah già hai pienamente ragione!- si volta in direzione di uno studente e gli domanda con cortesia: - Ehi scusa, potresti farmi il favore di portare questi fogli in reparto e consegnarli…- Dario sbuffa e subito la interrompe:- Oddio cosa mi tocca sentire! Porta immediatamente questi fogli in reparto e consegnali alla caposala…hai quindici minuti!- conclude porgendo in malo modo i fogli al ragazzo che immediatamente annuisce e sparisce dietro la porta.

- Ma…non sei stato un po’ troppo duro?- domanda Marta.

In effetti ha ragione, questo è un piccolo assaggio del vecchio Dario, che ogni tanto torna a farsi sentire quando quello “nuovo” è un po’ in preda al nervosismo, ma che al contrario di quanto si possa pensare non sbaglia mai a valutare una situazione, e ha sempre una risposta pronta a tutto:- Chi io? Ma scherzi!? Non ti rispetteranno mai se gli chiedi per favore! Tu sei una dottoressa, loro non sono niente, tu dai i comandi, loro li eseguono! E tanto per non essere accusato di insensibilità, al massimo ti concedo di fargli un sorriso, o di ringraziarli ma solo quando hanno portato a termine il loro compito. Regola numero uno: mai dare troppa confidenza agli studenti, devono temerti e rispettarti, ma devono anche sentirsi apprezzati quindi…regola numero due: fagli i complimenti quando e solo se li meritano, in questo modo impareranno a non odiarti e tu diventerai un modello di comportamento per loro….ah e regola numero tre: non dargli mai troppo spazio per muoversi, visto che ancora non sono autonomi, hanno bisogno di scadenze, di essere messi sotto pressione, soltanto così impareranno cosa vuol dire lavorare in questo posto dove lo stress è più concentrato dell’ossigeno che respiriamo!!-

Sì insomma…come dicevo prima…è un po’ duro, ma… non posso dargli torto! Gli specializzandi sotto la sua supervisione stanno sempre un passo avanti agli altri: sanno cosa fare, quando e dove al contrario degli altri che passano la maggior parte del loro tempo a chiedere aiuto.

- Oook! Grazie dei consigli…me li appunterò!- risponde Marta

- Non c’è bisogno…mi basta solo che tu li metta in pratica!- conclude sorridendo prima di congedarla definitivamente.

Quando anche Marta sparisce dalla nostra vista, Dario si avvicina nuovamente a me scuotendo la testa e sorridendo lievemente:- E quella secondo te potrebbe essere la mia futura donna? Manca solo che dica “scusate se esisto, non volevo disturbare!”- conclude imitando una voce femminile che riesce a far sorridere anche me, prima che la mia coscienza mi faccia tornare serio:- Solo perché è gentile non puoi fargliene una colpa!-

- Dico soltanto che non fa per me! Tutto qua!-

Qual è la donna che fa per lui? Me lo sto ancora chiedendo! E non ditemi che è Anna, perché lo credevo anch’io, ma a quanto pare nemmeno una coppia così tanto affiatata era riuscita a superare quel grande ostacolo strutturale…formato solo da due numeri, che purtroppo…erano troppo distanti per riuscire a congiungersi pienamente.

“ Il dottor Albani è atteso in segreteria. Il dott. Albani comunichi con la segreteria!”- annuncia una voce meccanica

- Eccoci….fine della pausa! Ci si vede collega!- saluto Dario con una pacca sulla spalla e m’incammino verso l’ennesimo pomeriggio monotono che mi aspetta…


Pov. Anna

Ho cercato di studiare tutto il pomeriggio, con successo praticamente pari a zero: sono stata ferma ore e ore sulle pagine del libro senza capirci niente, ma facendo finta di farlo solo per evitare che Vayda che studiava accanto a me si distraesse a causa mia.

Poco prima di andare a dormire mi arriva un messaggio da Antonella: “ Domani colazione insieme? Ti prego non dirmi di no! Un bacione, buona notte!” sorrido ed invio un messaggio di conferma. Ogni tanto, io e lei ci diamo appuntamento al solito bar, facciamo colazione con le brioches appena sfornate, chiacchierando e ridendo insieme, poi Antonella mi dà un passaggio fino all’università e prosegue verso l’ospedale. Quando lo facciamo, la giornata inizia sempre con il piede giusto, e si sa che quando l’umore è ok, difficilmente le cose possono andare storte, o almeno possono essere viste un po’ più dritte di come siano in realtà!

Mi addormento con il sorriso e con la convinzione che domani sarà un giorno migliore.

La mattina, vista la mia scarsa puntualità, non ho sicuramente tempo di chiedermi se quello che sto per affrontare sarà un giorno proficuo o meno e quindi mi limito a prepararmi di fretta rimandando il giudizio alla sera.

Quando entro nel bar, con soli tre minuti di ritardo, Antonella è già seduta al tavolo: indossa una gonna beige con giacca abbinata, una camicia bianca e scarpe decoltè dello stesso colore del tailleur. Antonella è la raffinatezza in persona, non solo per quanto riguarda il suo abbigliamento classico, ma anche per i suoi modi di fare: per esempio in questo momento tiene le gambe accavallate, disposte obliquamente, la schiena dritta e la testa reclinata di lato mentre è intenta a sfogliare un quotidiano. Io non riuscirei mai a stare in una simile postura, e se anche m’impegnassi a farlo, ne verrebbe fuori una statua rigida che implora con lo sguardo di cambiare posizione, mentre lei, sembra comodissima, ha una grazia che da molto tempo le invidio!

- Ciao tesoro!- mi sorride non appena mi vede e ripiega il giornale:- Allora? Come va?-

- Devo proprio dirtelo, o puoi immaginarlo da sola?- dico mentre mi siedo un po’ come mi capita.

- No non c’è bisogno che tu me lo dica, so già tutto! Tra l’altro devo dire che Massimo ieri è tornato a casa totalmente sconvolto!-

Il cameriere, che ormai conosce a memoria il nostro menù ci porta la colazione, e quando si allontana le dico:- E’ colpa tua! Dovevi prepararlo!-

- Non pensavo che un cambio di look potesse toccarlo così tanto! E’ sempre stato piuttosto insensibile a queste cose…come del resto quasi tutti gli uomini che conosco!-

- Beh…se ne farà una ragione…tanto non mi vedrà per un bel po’ di tempo!- preciso, quasi come se volessi tranquillizzare me stessa

- Ehm…a proposito…dovrei chiederti un grandissimo favore…- comincia a dire in tono titubante

- Dimmi pure…- rispondo tranquilla pensando “cosa mai potrà chiedermi di così terribile…”

- Sabato prossimo è il compleanno di Massimo…ma lui ovviamente non ne vuole sapere di festeggiare…e stavo pensando di passare il weekend nella nostra casa in montagna…e mi chiedevo se ti andrebbe di venire visto che il posto c’è…-

In montagna? Con Massimo? Sono tre mesi che lo evito…mi suona alquanto strano…

- Antonella io…non credo sia il caso!-

- E invece lo è… a Massimo manchi veramente tanto, e anche a me e ad Andrea farebbe molto piacere!-

Uffa! Eccola che comincia a farmi sentire in colpa… come faccio a dire di no alla persona che considero quasi come mia mamma? Anzi…meglio di una mamma…come le mamme dei film: dolci, comprensive, amiche del cuore…

- E va bene…ci vengo!- dico in tono di resa

- Grazie mille! Davvero! Ne sarà felicissimo!- esulta illuminandosi per un attimo, poi si rabbuia un pochino e tornando un po’ seria e leggermente nervosa aggiunge: - Ehm non vorrei esagerare nel chiederti i favori, ma…ci verresti lo stesso se venisse anche Dario?-

- Che cosa?- faccio un quasi un salto sul posto nel sentire pronunciare il suo nome:- No, io…non ce la faccio! E’ troppo per me!-

Passi l’andare in montagna con la famiglia di Massimo, ma con Dario no! Assolutamente no! Già mi ha messo in crisi l’averlo rivisto ieri, se ci passo ancora altro tempo insieme finirò per avere una crisi nervosa, isterica o andare in depressione, non so quale sia la migliore!

- Lo so, ma voi due siete gli unici veri amici con cui gli andrebbe di passare il compleanno…insomma dopotutto sono solo due giorni! Non dovrete nemmeno dormire vicini: tu dormirai in stanza con Andrea, e lui in un’altra stanza in fondo al corridoio!-

- Ma…hai almeno una minima idea della tensione che c’è fra noi due al momento?-

- Sì ce l’ho! Ma sono convinta che per una persona a si tiene per davvero si è disposti a fare qualche sacrificio! E Massimo se lo merita, visto che fa tanto per gli altri, ma nessuno fa mai niente per lui!- conclude mostrandomi uno sguardo triste e impotente.

- Stai cercando di farmi sentire in colpa?-

- Forse!- sorride lievemente

Beh devo dire che ci sta riuscendo alla grande! Insomma…ripensandoci bene ha ragione: Massimo mi è sempre stato vicino nei momenti di difficoltà, mi ha sempre supportato anche quando non gliel’avevo chiesto e anche a costo di mettersi contro il suo migliore amico….e io? Oltre ai numerosi grazie che gli rifilavo ogni volta, cosa gli avevo dato? Un sacco di guai in più che avevano finito per distanziarci.  Forse è davvero giunto il momento di rimediare, e di dimostrargli con questo gesto quanto ancora tengo a lui.

- Va bene ok! Ti prometto che m’impegnerò al massimo per mantenere la calma, ma non ti garantisco niente!-

- Ci riuscirai, ne sono sicura!-

Parliamo ancora un po’, di cose più ordinarie e molto meno sconvolgenti, e poi ci salutiamo davanti alla mia università.

Le lezioni stranamente scorrono in fretta, ma proprio nel momento in cui sto cominciando a capirci qualcosa di meccanica razionale mi arriva un sms di Antonella: “ Purtroppo non sono riuscita a convincere Dario, mi ero illusa di potercela fare, ma con lui è una causa persa! Mi dispiace, almeno ci ho provato!”

Nel leggere quel messaggio il mio volto diventa subito triste, mi dispiace così tanto…sia per lei, sia per Massimo. Ma cos’ha che non va quel deficiente? Pensavo fosse una persona più sensibile, o almeno che ci tenesse un po’ ai pochi amici che ha!

 Colta dal nervoso rispondo: “ Fammi fare un tentativo! Ti farò sapere! Un bacione!” poi subito cerco fra la rubrica quel nome che purtroppo non ero mai riuscita a cancellare, lo seleziono e scrivo “ Ti devo parlare. Dimmi posto e ora, non accetto un rifiuto…” premo invio, prima che mille dubbi mi possano assalire…forse era un po’ crudo come messaggio, ma a lui son sempre piaciute le persone concise quindi, mi adeguo ai suoi standard.

 Immediatamente arriva la risposta, tremo un po’ nello schiacciare il tasto per visualizzare il messaggio, poi trovo il coraggio e leggo “ Alle 8, al bar sotto casa”. Perfetto, freddo e conciso. Devo dire che al momento siamo proprio affiatati! Povera me!

Cerco di tornare a concentrarmi sulla lezione, ma tanto so già che non ci riuscirò, visto l’ansia che ora ho addosso. Che cosa gli dirò? Cosa posso dire meglio di Antonella, la fata dello charme e della gentilezza? Un tempo avrei contato sul fatto che lui avesse un debole per me, si sa che con i cattivi questo funziona sempre, ma ora...le cose erano piuttosto cambiate, e l’unica che rischiava di farsi male stavolta ero io!

 
Pov. Dario

Che nervoso! Prenderei a pugni qualcuno, e invece posso solo sfogarmi a voce sugli specializzandi, che in fondo non hanno colpa. La colpa è solo mia, ma forse anche il destino è contro di me visto che ieri me la fatta rincontrare, o meglio…ci ha fatti scontrare. E adesso mi sembra di tornare all’inizio di tutto: a io che cerco di respingerla, e lei che continua a ronzarmi intorno, io che cerco di mostrarmi freddo, mentre invece sto ribollendo dentro. Sì è così non posso farci niente, da quando ho saputo che Anna ha un ragazzo mi sono tramutato in bestia, forse perché non mi aspettavo che mi dimenticasse così in fretta…è un po’ come se tutta la splendida storia che abbiamo vissuto insieme valesse di meno, come se tutte le emozioni che abbiamo provato fossero state sminuite di colpo. E la cosa che mi fa arrabbiare di più sono io, che non riesco a pensare ad altro, che me la prendo con il mondo intero quando mi accorgo di non essere così forte come credevo e mi sommergo di lavoro, perché è soltanto mentre opero che ritrovo me stesso, la mia sicurezza, la mia solita forza.

Raggiungo il bar, sono in ritardo di circa un quarto d’ora, ma per così poco non ritengo necessarie le scuse. Quando la vedo in lontananza la mascella automaticamente mi si contrae, sento ogni muscolo indurirsi mentre passo per passo mi avvicino.

Ci salutiamo con un semplice ciao, poi una volta accomodati al tavolo e ordinato un aperitivo, decido di saltare i convenevoli e vado dritto al punto:- Allora? Cosa devi dirmi di così importante?-

- Ho saputo che non hai accettato l’invito di Antonella…-

- Non vedo perché dovrei discutere di questo con te!- esclamo duramente

- E invece sì, visto che non hai accettato a causa mia!- ribatte con fermezza

- Come fai ad esserne così sicura?- domando piccato, soprattutto nel mio orgoglio

- Mh vediamo: adori la montagna, Massimo è il tuo migliore amico, con cui sei già uscito altre volte, con sua moglie ti trovi bene e con suo figlio pure…non soffri il mal d’auto e per fortuna non lavori il sabato e la domenica…-

- In realtà a volte lavoro anche di sabato!- preciso

- Dovrei credere che uno come te non possa decidere liberamente di avere un weekend libero? Ma chi vuoi prendere in giro?-

- Ok d’accordo! Non ritengo che sia il caso di…-

- Passare due giorni in mia presenza?- m’interrompe, facendomi innervosire

- Dopo tutto quello che abbiamo fatto per separarci, vuoi rovinare tutto così?-

Sì è quello che penso! Rovineremmo tutto, o almeno, io lo rovinerei di sicuro, perché non riesco a starle accanto come un semplice amico, preferisco essere lo stronzo che fa l’indifferente mentre spera che un giorno questa piaga guarisca, o che per lo meno smetta di sanguinare… e se sto con lei questa cosa non è affatto realizzabile.

- Dico solo che Massimo è un amico con la a maiuscola e merita di passare un compleanno felice, al di fuori di questa città, lontano dal lavoro e da tutti i problemi da cui voi siete perseguitati!-

Questo è vero, ma penso che io e Anna insieme potremmo recare a lui più fastidio che giovamento. Come potrebbe essere felice di stare con noi vista l’aria che tira?

- Credi che sarebbe contento di vedere i suoi amici che si evitano a vicenda?- cerco di farla ragionare

- No! Ma è proprio questo il punto! Insomma…che ti prende? Mi stai evitando e non ne capisco il motivo!-

- Sto semplicemente accettando il fatto di non far parte della tua vita!- ma come fa a non capire? È palese!

- Ma tu ne fai comunque parte… in un modo o nell’altro… sei parte di me…-

- Oh sì! Una parte molto importante visto da come mi hai sostituito così in fretta!- Ecco l’ho detto!

- Ah ma allora è questo!? Sei…sei geloso di Manuel?- domanda stupita e innervosita allo stesso tempo

- Non sono geloso, mi dà solo fastidio che tu abbia ricominciato a vivere così facilmente. Vuol dire che in fondo non ero proprio così fondamentale come mi avevi fatto credere…-

- Mi stai dando della bugiarda? Eh?- domanda alzando leggermente il tono di voce, e attirando inevitabilmente l’attenzione di tutti su noi:- Non osare mai più mettere in discussione quello che ho provato per te! Mi hai capito? Ti ricordo, che se fosse stato per me, noi staremmo ancora insieme!-

- L’ho fatto per il tuo bene!- esclamo a bassa voce sperando invano che gli altri riprendano a fare gli affaracci loro.

- D’accordo! E allora che cosa vuoi da me adesso? Con quali diritti pretendi di giudicare le scelte che ho fatto?-

- Hai ragione! Scusa!- ha ragione, non posso ribattere stavolta…ha vinto lei, come al solito.

Nel sentire le mie scuse il suo volto si distende, anzi diventa quasi triste mentre dice:- Dario io… non ti ho sostituito, anzi, tengo ancora molto a te, e tu lo sai, visto che non sono brava a nascondere le cose! Tuttavia devo essere sincera: il tuo atteggiamento di ieri mi ha profondamente ferito, eri così freddo e distaccato, sembrava che non te ne importasse più niente di me…-

- M’importa ancora invece! Voglio solo che tu sia felice!-

- Lo sono!- esclama con convinzione

- Ok…allora, come ti ripeto, io lo sono per te!- cerco di convincermi di volere questo davvero, di essere felice sul serio, ma l’unica cosa che sento sono enormi stilettate al cuore: lei è felice, ma per merito di un altro, non certo mio…e questa cosa non mi dà pace.

- E quindi? Vieni o no?- domanda regalandomi il primo sorriso della serata

- Tu credi davvero che potremmo riuscire a stare insieme senza litigare? A comportarci come persone normali, o addirittura a far finta di essere amici?-

- Sì!- risponde seria e decisa: -O almeno io, per Massimo sarei disposta a farlo! Ma se tu non sei in grado… non posso obbligarti!-

- Mh brava! Ottima mossa quella di fare leva sul mio orgoglio! Vedo che non hai perso il tuo tatto!- dico sorridendo, poi tornando serio, prendo la mia decisione:- E comunque….accetto! Ma prima di vantarti delle tue doti persuasive, sia chiaro che lo faccio solo per Massimo!-

- Ok, perfetto! Allora ci vediamo!- conclude alzandosi frettolosamente dalla sedia: ha raggiunto il suo scopo e ora è pronta a fuggire.

Ci salutiamo senza neanche una stretta di mano e poi ognuno va per la sua strada. Mi ha convinto, mi sono fatto convincere, ma forse non lo faccio solo per Massimo, lo faccio perché posso negarlo quanto voglio, ma mi manca la sua presenza. Lei invece è stata chiara: a Massimo tiene ancora così tanto da accettare di passare due giorni con me, mentre può vivere felicemente anche senza di me. Sì perché comunque non do molto peso alle sue ultime parole, visto che infondo il suo unico obbiettivo era quello di convincermi. E infatti mi ha convinto soprattutto di una cosa: dell’ex migliore amico le importa ancora, e molto, dell’ex amore della sua vita no, o forse solo un pochino. Belle soddisfazioni che mi dà la vita privata! Poi mi chiedono perché vivo del mio lavoro…almeno quello c’è sempre e non mi tradisce mai! Io e il bisturi siamo una coppia vincente…mentre io e Anna…purtroppo non lo eravamo.


 
Ciaoo ragazze… in questi giorni ho trascurato sonno e studio per finire quest’altro barboso capitolo…perdonatemi se è lungo, ma non volevo troncarlo! Per il prossimo mi servirà più tempo, visto che la gita in montagna voglio descriverla bene, ponderando ogni gesto e parola! Fatemi sapere cosa ne pensate…siate sincere non mi offendo, anzi, i consigli sono ben accetti! Ciao ciao!

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Capitolo 3
*** L'aria fresca di montagna ***


PS: piccola modifica del capitolo scorso: ho spostato il complex di Massimo a domenica, cioè al giorno dopo questo ( sabato, descritto in questo cap)

Pov. Anna

Oggi è il gran giorno: il giorno in cui il mio autocontrollo verrà messo alla prova, e non vi nascondo che ho paura…non tanto d’insultarlo, perché quello so già che probabilmente lo farò… ho paura dei miei sentimenti, perché in passato sono stati molto forti e so che da qualche parte ci sono ancora, un po’ come una malattia che anche se non si manifesta sai di avere all’interno del tuo corpo, e sai che prima o poi tornerà a farsi sentire, in maniera lieve o forse acuta…l’unica cosa che puoi fare è essere preparata e io…io ancora non lo sono.

Il clacson di una macchina attira la mia attenzione: Massimo, Antonella e Andrea sono venuti a prendermi. Sorrido, ma subito dopo torno seria vedendo scendere dalla macchina anche Dario, Massimo se ne accorge e ancora prima di salutarmi precisa:- Abbiamo ritenuto opportuno usare solo la mia macchina, visto che le strade da percorrere non sono tutte completamente asfaltate. Spero non starai troppo stretta dietro…-

- No no va benissimo!- cerco di sorridere salutando tutti prima di prendere posto a sedere in mezzo. Possibile che sono sempre io quella che deve stare in mezzo? Ma va beh, almeno mi trovo tra Andrea e Antonella! Per fortuna Andrea mi cede subito una cuffia, così m’immergo nella sua musica, che guarda caso è uguale alla mia e finalmente comincio a sentirmi molto più a mio agio.

Durante il viaggio parliamo del più e del meno, o meglio gli altri parlano, visto che noi giovani quando abbiamo le cuffie nelle orecchie ci isoliamo nel nostro mondo e quelli che lo sanno ci ignorano tranquillamente.

Dopo un viaggio di circa tre ore, interrotto solo da una breve pausa in autogrill, arriviamo alla casa della famiglia Albani, che è a dir poco meravigliosa: è grande, con le travi a vista e la maggior parte dell’arredamento in legno che contribuisce a riscaldare l’atmosfera, visto l’arietta fresca di montagna. Ma la cosa più bella è che è totalmente immersa nel verde, ha una vista spettacolare sulla vallata e non ha vicino altri caseggiati: qui regna il silenzio, “disturbato” ogni tanto dal canto di qualche uccellino solitario.

È quasi ora di pranzo: Antonella ha deciso che faremo un picnic e sta cominciando già a distendere la tovaglia sul prato.

- Cioè io non capisco: abbiamo un tavolo dentro e un tavolo fuori e tu vuoi mangiare sul prato? In mezzo alle formiche?- domanda Andrea sconcertato prima di andarsene via scuotendo la testa senza dare ad Antonella il tempo di rispondere. Lei ci rimane un po’ male, ma cerca di nasconderlo e prosegue con i preparativi.

- Lascia che ti dia una mano!- mi propongo entusiasta di aiutarla

Cominciamo ad apparecchiare la tovaglia a quadri rossa e bianca stesa sul prato. Antonella sembra al settimo cielo, non l’ho mai vista così di buon umore!

- Che hai da guardare così tanto?- mi domanda sentendosi osservata

- Sei felice, molto felice… e ne sono molto contenta…solo che stento a capirne il motivo. Inoltre è la prima volta che ti vedo indossare pantaloni e scarpe stringate senza tacco! È inusuale…è strano!-

- Ed è bello!- esclama con aria sognante:- E’ bello abbandonare per un po’ quei tacchi che ogni giorno mi rovinano i piedi, è bello non doversi preoccupare della postura, degli atteggiamenti…è bello stare con la famiglia, con gli amici, sentirsi a proprio agio, dimenticando la frenetica vita d’ospedale. Per questo sono felice: perché raramente capita che sia io che Massimo siamo entrambi liberi, è difficile combinare le ferie assieme e nonostante quelle a volte i cellulari del lavoro continuano a squillare. Mi piace venire in questo posto, perché qui si è un po’ fuori dal mondo: i cellulari non prendono, non c’è internet, alla televisione si vede solo qualche canale, insomma, qui dove la tecnologia praticamente non esiste, si ritrovano i legami profondi con la famiglia, con se stessi, con il mondo. Questo posto è per me un paradiso, venire qua mi fa stare solo bene!-

- Hai proprio ragione! Ve lo meritate davvero!- sorridiamo mentre vediamo i tre uomini che cominciano a sopraggiungere spinti dalla fame, non certo dalla voglia di aiutare visto che ormai è già tutto pronto.

Ci sediamo sul prato attorno alla tovaglia, non so perché io finisco vicino a Dario, ma d’altra parte, non volevo dividere la famiglia Albani, visto che sta così riunita talmente poco tempo…

Chiacchieriamo di argomenti generali, poco interessanti, ma comunque divertenti: tutti cercano d’ignorare la tensione che aleggia nell’aria, ma è chiaro che tutti la percepiscono, basta vedere come s’impegnano per cambiare discorso o avviarne uno nuovo così di punto in bianco proprio quando per prendere qualcosa sulla tovaglia io e Dario ci sfioriamo per sbaglio e i nostri sguardi si scontrano anche solo per pochi secondi….acqua e fuoco, due elementi che non riusciranno mai a convivere in pace. Teoricamente l’acqua dovrebbe vincere…o almeno così ci è stato insegnato da piccoli, ma in realtà se il calore aumenta, l’acqua bolle ed evapora, e quindi alla fine, anche lei in rare circostanze potrebbe perdere!

- Allora come picnic non mi è sembrato molto male!- commenta Antonella verso la fine del nostro pranzo

Tutti annuiamo dicendo cose come “sì sì… è vero!” ma Andrea dice in tono abbastanza duro:- Certo, se non contiamo che avremmo potuto fare benissimo a meno delle formiche, delle zanzare e che stiamo facendo una cosa da bambini nonostante il più piccolo di noi abbia 18 anni!-

- Non ti è piaciuto?- domanda Antonella amareggiata

- No mamma! Non mi è piaciuto, non sono più un bambino, anche se tu non vuoi smetterla di vedermi come tale!- risponde acido alzandosi

- Dove stai andando?-

- A lavarmi i denti, come mi ha sempre insegnato papà!- dice in tono canzonatorio facendo rimanere male entrambi i genitori

- Ti accompagno!- dico alzandomi a mia volta per raggiungerlo e dirgliene quattro

Quando arriviamo in bagno gli dico in tono di rimprovero:- Sei stato cattivo sai? Tu non hai idea di che fortuna hai ad avere dei genitori così!-

- Fortuna? Avere una mamma che lavora in pediatria e che quando torna a casa ti tratta come uno dei suoi pazienti? Di solito mi dichiaro fortunato se al mio compleanno mi regala una maglia, un cellulare o qualsiasi altra cosa che non sia un peluche!- dice mentre entrambi cominciamo a spazzolarci i denti davanti allo specchio

- Ora non esagerare, capisco le tue esigenze perché ci sono passata anch’io, ma credimi, quando raggiungi l’indipendenza dopo un po’ cominci a sentire la mancanza di qualcuno che si prende cura di te, che c’è sempre quando tu hai bisogno, che gioisce con te e ti consola nei momenti tristi. Tu hai una mamma fantastica Andrea, non dimenticarlo mai!-

- Sì lo so….io non volevo essere cattivo con lei, è solo che a volte esagera e io sono un po’ impulsivo, cerco di mandare giù la prima volta ma poi quando scoppio faccio danni!- dice cominciando già  a pentirsi di ciò che ha detto

- Ma visto che sei un bravo ragazzo chiederai scusa a tutti e due!-

- Giustamente…come fanno i bambini di tre anni!- risponde guardandomi bieco

- No! Come fanno gli uomini maturi e corretti che ammettono i propri sbagli e non si vergognano di chiedere scusa!- lo correggo:- E poi te l’ho detto: essere un po’ bambini non è così male!- concludo schizzandogli un po’ d’acqua all’altezza del volto.

- Smettila!- dice rimanendo impassibile

- E dai difenditi!- lo incito mentre lo bagno maggiormente:- Non vorrai farti umiliare così da una ragazza!-

- L’hai voluto tu!- esclama prendendo il flaconcino dell’omino bianco liquido e spruzzandomelo addosso

- Sei sleale! Questo negli occhi brucia!- dico voltandomi cercando di ripararmi con le mani, per fortuna i miei occhi ne sono rimasti indenni, per ora...

- D’accordo, vorrà dire che passerò a questo!- esclama prendendo in mano il sapone di marsiglia: lo bagna sotto l’acqua e poi comincia a rincorrermi spalmandomelo sulle guance, sulle braccia e sul collo mentre io cerco invano di difendermi ma ridacchio divertita.

Non pensavo sarebbe arrivato fino a questo punto, però sono felice, perché ho raggiunto il mio obbiettivo: mostrargli che a volte comportarsi come bambini non è sempre sbagliato. Io l’ho capito, stando con Dario ho capito che il mondo degli adulti ha troppe regole e che spesso bisogna trovare un modo per evaderle, un modo per non tenersi tutto dentro.

Nel frattempo per difendermi dal sapone, ho preso in mano il borotalco e gli ho imbiancato i capelli scuri e la maglia che stava indossando. Continuiamo ridendo la nostra lotta, fregandocene di quello che poi diranno gli adulti. Questo è il bello dell’essere giovani: potersi permettere ancora di essere immaturi, agire d’istinto e rimandare a dopo tutte le sue conseguenze.

Ad un certo punto gli dico:- Lo vedi che essere bambini non è poi così male!-

Lui anziché rispondere, mi blocca i polsi contro il muro al di sopra del mio viso e poi guardandomi negli occhi mi dice:- Il problema è che non ho mai avuto una sorella a cui fare i dispetti!-

- Beh ora se vuoi ce l’hai! Chiedi a tua mamma di adottarmi!-

- Non credo che lo farebbe visto il disastro che abbiamo combinato!- dice lasciandomi libera di guardarmi intorno prima che entrambi scoppiamo a ridere scorgendo impronte bianche sulle piastrelle azzurre della parete, e schizzi di sapone sullo specchio, per non parlare del tappeto blu ormai coperto da orme circondate da polvere bianca, fino a che una voce maschile inorridita ci interrompe:- Ma che è successo qui?-

Ci voltiamo verso la porta scoprendo i tre adulti che ci stanno guardando sorpresi, impalliditi, arrabbiati, preoccupati, confusi…non so che altro aggiungere, il volto di Massimo è un vero enigma. Ci sta guardando come se avessimo fatto qualcosa di scandaloso, mentre Antonella si sta semplicemente domandando chi siamo noi due e che cosa ne abbiamo fatto di suo figlio e della sua amica/quasi figlia.

- Tranquilli! Pulisco, sistemo, penso a tutto io!-  mi precipito a dire.

Nel sentire questo i loro volti si rilassano, ma non del tutto, Massimo e Antonella vanno verso il salotto, scuotendo la testa, Andrea si propone di restare ad aiutarmi, ma io lo fulmino con lo sguardo e dico:- Non ti è rimasto niente del mio discorso prima di tutto questo?-

- Sì sì, va bene…vado vado! Solo che ora sembrerò decisamente poco credibile quando dirò a mia mamma “ non trattarmi più come un bambino!”-

- L’importante è chiederle scusa! E ora fila! Muoviti, che dopo devo chiederle scusa anch’io per questo disastro!- concludo inginocchiandomi sul pavimento per pulire, notando che Dario non se n’è ancora andato, anzi, è rimasto lì fermo tutto il tempo, letteralmente impietrito da questa scena.


Pov. Dario

Dire che sono sconcertato è dire poco! Avrei dovuto aspettarmi una delle sue solite pazzie, questa ragazza non è certo normale, ma forse è proprio per questo che è così speciale, così unica e insostituibile. Vederla ridere così spensierata, mi ha fatto tornare in mente la vitalità che donava ad ogni mio giorno quando ancora si trovava in casa mia. Questa è la Anna che conosco, non quella che va in giro truccata o con la maglia scollata, ma questa Anna che ora se ne sta inginocchiata a terra, con i vestiti imbiancati di sapone e i capelli un po’ spettinati, una sorta di Cenerentola si può dire, che pulisce il pavimento con la stessa grazia della fanciulla delle favole.

- Hai intenzione di restare lì a fissarmi ancora a lungo o pensi di aiutarmi?- domanda alzando il capo

- No io….vado di là!- rispondo un po’ spiazzato dopo essere stato sorpreso a sognare ad occhi aperti

- Come pensavo!- sorride e torna a dedicarsi alle piastrelle del bagno.

Raggiungo gli altri e dopo circa mezzora, quando Anna ha finito di sistemare il bagno e si è data una ripulita, dopo aver chiesto nuovamente scusa ad un Antonella a parer mio troppo indulgente…. io, Massimo, Andrea e Anna ci incamminiamo sul sentiero dietro la collina.

- E’ un peccato che Antonella non sia venuta! Le pulizie di casa poteva farle anche dopo!- dico rivolgendomi a Massimo

- Oh no tranquillo! A lei non piace molto camminare in salita….e soprattutto ama la tranquillità, quindi non credere di averle fatto un torto….andando via le abbiamo fatto solo un piacere, non le piace pulire con la gente che le ronza intorno, anche perché purtroppo è piuttosto meticolosa in queste cose!-

- Purtroppo? Non pensavo che fosse tanto male vivere in una casa sempre pulita!- esclamo, pensando alla mia che da quando è tornata solo mia, è diventata la tana di un orso. Tanto per darne un’idea dico solo che la donna delle pulizie si mette le mani nei capelli tutte le volte che vede la mia cucina. Ed è strano perché io di solito amo l’ordine, ma da quando sono rimasto solo è come se dentro di me dicessi “ tanto qui d’ora in poi non ci metterà piede più nessuno, né Anna, né tanto meno un’altra donna!”

- Tu non hai idea di cosa voglia dire restare barricati sul divano, sul letto, o al tavolo per quasi un ora, fino a che il pavimento non si sia completamente asciugato, sentire il rumore della scopa elettrica che ti blocca la digestione dopo ogni pranzo e che t’impedisce di ascoltare la televisione! Credimi in questi casi quasi preferisco mangiare in ospedale!-

Scoppiamo a ridere ma improvvisamente veniamo interrotti dai due ragazzini che avanti a noi di una decina di metri continuano a punzecchiarsi, a spettinarsi i capelli, a ridere, a prendersi in giro e a fare la gara a chi arranca più velocemente.

- Da quando quei due sono così uniti?- domando incuriosito

- Da oggi! Ti giuro prima non si erano mai parlati più di tanto! Si comportano in modo decisamente strano!- risponde Massimo, ormai troppo abituato a trovare stranezze da tutte le parti

- Saranno gli ormoni!- dico sorridendo

- Ma piantala! E’ questo posto che…migliora i rapporti umani!-

- Beh allora non ti conviene fermarti qua più di tanto a meno che tu non voglia diventare il suocero di Anna! Io soltanto una sera ho temuto di diventarlo, e credimi, non è affatto una bella sensazione!-

- Ahahah! Ma io non sono te! Anche se sinceramente non vorrei esserlo comunque: Anna è mia amica, non può diventare mia nuora!-

- Beh dillo a loro!- dico indicando i due marmocchi che continuano a divertirsi innanzi a noi. Non ci sarà mai niente fra di loro, di questo ne sono sicuro, la conosco ormai troppo bene, però devo dire che un po’ m’infastidisce vederli insieme, essere ignorato da colei che ancora riesce a catturare ogni mio sguardo.

- Ma Anna è fidanzata giusto? Me l’hai detto tu…-

- Anna non è innamorata di quel ragazzo!- ribatto seriamente convinto di ciò che sto dicendo

- E tu come lo sai?-

- Presentimento! E sai bene che io difficilmente sbaglio!-

- Si ma allora…-comincia in tono preoccupato

- Tranquillo Massimo! Lei e Andrea sono soltanto amici, non si comporterebbero così se provassero qualcosa in più!- cerco di rassicurarlo.

Finalmente raggiungiamo la punta, ammiriamo il panorama sedendoci su dei sassi molto grossi e cominciamo a parlare di quanto sia bella la natura, spostandoci infine a discutere di arte. Noi tre siamo praticamente in simbiosi: io e Massimo ormai ci capiamo al volo, apprezziamo le stesse cose e non abbiamo mai opinioni troppo divergenti e Anna riesce ad ascoltare con interesse i nostri discorsi, ad interagire senza sembrare inopportuna. Una delle doti più belle di Anna è proprio questa: lei riesce a passare da bambina a donna in pochi minuti, riesce a vestire i panni di entrambe, magari anche nello stesso istante, ma senza sembrare ridicola o immatura, anzi per quanto bambina possa essere, devo dire che non ho mai conosciuto una donna più adulta di lei, che non solo sa combattere, ma sa anche accettare le sconfitte ed uscirne comunque a testa alta.

- Forse sarà meglio cominciare a scendere….quei nuvoloni non mi piacciono molto!- dice Massimo indicando dei cumolo nembi che facevano presagire un temporale coi fiocchi in arrivo.

Scendiamo senza incontrare nessuna difficoltà, o meglio Anna inciampa due volte, ma in entrambi i casi riesce ad attaccarsi ad Andrea, evitando di rompersi qualcosa. Inutile dire che avrei di gran lunga preferito averla avuta accanto a me e che mi dava piuttosto fastidio il fatto che si aggrappasse in tutto e per tutto ad un ragazzino più giovane di lei. Ma va beh, questa è la vita! E come ho già detto, da questo punto di vista, la mia fa proprio schifo!

Quando arriviamo alla casa di Massimo, i due Albani rientrano tra le mura domestiche assetati come non mai. Io invece mi fermo ad ammirare il tramonto, o meglio Anna che avvicinatasi alla staccionata si fonde perfettamente con il paesaggio, da un lato oscuro e minaccioso vista la presenza dei nuvoloni grigi e dall’altro luminoso ed accogliente, riscaldato dal tramonto rosso. In mezzo a questa splendida cornice, lei riesce nuovamente a catturare il mio sguardo: sta guardando l’orizzonte, seduta a cavalcioni sulla staccionata, in un modo per niente elegante, indossando per giunta una maxi tuta grigia, che nasconde la maggior parte delle sue forme, ma che riesce comunque a renderla femminile e sinuosa a tal punto da farmi perdere la testa. Ora che sorride poi, chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni l’aria pura di queste zone, mi attrae se possibile ancora di più.

Mi avvicino, non riesco a farne a meno, ho bisogno di trascorrere qualche minuto da solo in sua compagnia, perché questo suo ignorarmi durante il giorno mi sta facendo impazzire. Come può stregarmi a tal punto una donna? Come può costringermi ad avvicinarmi a lei nonostante io mi sia imposto di starle lontano?


Pov. Anna

Questo posto è magnifico! Me ne sono ufficialmente innamorata! Mi piace tutto di qui: i colori, i suoni, il profumo dell’aria…tutto! Sono serena, dopo tanti giorni lo sono davvero, mi sento bene, mi sento in famiglia.

Ad un certo punto vedo un’ombra dietro di me, non ho bisogno di girarmi per sapere chi sia, ma questa volta sono tranquilla, e resto tranquilla nel vedere Dario che sopraggiunge davanti a me e posa le sue mani sulla staccionata ammirando il paesaggio e sorridendo a sua volta, alle montagne e anche a me. Gli rispondo con un sorriso, senza dire una parola: rimaniamo lì in silenzio per qualche minuto a guardarci attorno, quasi come se fossimo consapevoli che una sola parola avrebbe potuto rovinare quest’atmosfera distesa che da tempo non c’era fra noi.

Ad un certo punto sposto l’attenzione sul suo braccio destro, che essendo teso, mostra alcune vene un po’ sporgenti. Mi incanto ad osservarle, pensando all’importanza di quel sangue che ne scorre dentro, un sangue che a dispetto di ciò che credono gli altri è caldo: mi sembra quasi di sentire tutta la forza che vi è nascosta dentro, il suo coraggio, la sua determinazione. Nemmeno un uomo muscoloso riuscirebbe a trasmettermi questo senso di potenza, perché mentre questo passa le sue giornate in palestra e ad ammirarsi davanti allo specchio, Dario si assume la responsabilità di svolgere un lavoro rischioso, di avere centinaia, migliaia di vite sulle spalle in una società come questa dove l’immagine è tutto. E il volto, credo che sia la cosa più importante dell’aspetto fisico di una persona: il volto esprime noi stessi, da esso traspaiono mille emozioni e sentimenti, è il nostro biglietto da visita. Il viso è importante non solo a livello fisico, ma soprattutto a livello psicologico, per l’individuo stesso che deve riconoscersi e piacersi guardandosi allo specchio e sentirsi a proprio agio in mezzo agli altri. Da questo dipende una vita intera, dalle sue esili ma forti braccia.

All’improvviso sento una forza di attrazione, non riesco a fermare la mia mano fredda che delicatamente comincia a percorrere la vena maggiormente evidente del suo braccio, straordinariamente liscio e caldo.

Dario si accorge del mio quasi stato di trans e domanda confuso dal mio gesto :- Che cosa stai facendo?-

- Le tue vene…-  sussurro con un filo di voce

- Cos’hanno?-

- Non lo so! Mi sono mancate!- non so perchè parlo così, non so perché non riesco a smettere di accarezzare il suo braccio, è come se non avessi più il controllo del mio corpo. L’effetto che quest’uomo ha su di me è devastante.

- Manuel non le ha?-

- Non così sporgenti…- dico in tutta onestà

- Eh certo! Ovvio! Immagino che avrà anche le mani molto più lisce delle mie…- termina mostrandomi le mani come se si stesse dando una colpa del fatto di non essere più così giovane.

- Sì è vero! Ma le sue mani non fanno niente di speciale, le tue invece… - prendo una sua mano fra le mie:- …ridanno il sorriso a chi l’ha perso!- concludo guardandolo negli occhi esprimendo la mia totale ammirazione nei suoi confronti.

Lui si libera dalla mia presa e spostando lo sguardo all’orizzonte dice con un velo di amarezza:- …ma non a tutti! Nel tuo caso è stato è Manuel a restituirti il sorriso che io ti avevo tolto!-

- Beh le lacrime non stanno poi così male sul mio viso…mi rendono gli occhi più luminosi!- cerco di scavalcare con il sarcasmo uno dei suoi più grossi sensi si colpa riguardanti la fine della nostra storia…

Lui sorride e si volta a guardarmi:- Basta metterti al sole per ottenere lo stesso effetto!- conclude spostandomi delicatamente il ciuffo dalla fronte.

Quel gesto inaspettato mi fa battere maggiormente il cuore, ma cerco di rimanere indifferente:- Sai che a me non piace il sole!-

- E a me non piace vederti piangere!- esclama facendomi perdere nel suo sguardo carico di così tante e indecifrabili emozioni

- Tranquillo, la fontana ormai è chiusa!- esclamo sorridendo e soprattutto distogliendo il mio sguardo dal suo prima di diventare completamente succube della sua volontà.

Piano piano vedo spegnersi il suo sorriso e la sua voce seria domandare:- Hai mai pianto per Manuel?-

- No! Non me ne ha mai dato motivo!- rispondo sinceramente.

- Ti trovi bene con lui?-

- Ehi non pensarci neanche! Non parlerò di Manuel con te!- lo avverto divertita dal suo pessimo tentativo di scoprire dettagli scomodi o semplicemente qualcosa in più!

- Perché?- domanda sorridendo

- Perché non è giusto! Tu sei il mio ex!-

- Già ma dobbiamo fare finta di niente no? L’hai detto tu! Altrimenti….di cosa vorresti parlare?-

- Di qualsiasi altra cosa! Per esempio….di quanto sia bello questo paesaggio! Dà un senso di infinito! -

- Hai ragione!- esclama prima di mettersi ad ammirare la vallata verde:- Sono felice che tu l’abbia notato! Questo posto è ottimo per meditare…per ricordarsi che la bellezza risiede nelle cose semplici…come te!-conclude tornando di nuovo a guardarmi

- Io cosa?- domando incerta se intenderlo come un complimento o un insulto

- Guardati adesso: indossi un paio di pantaloni della tuta e una maglia larga, non hai gioielli, non hai trucco, eppure sei bella, perché sei comoda, sei semplice e soprattutto a tuo agio…sei te stessa!-

- Che cosa vorresti dire? Che di solito non lo sono?- domando leggermente innervosita dal suo comportamento.

- No!- risponde con una sicurezza che mi dà sui nervi.

- Ma come ti permetti? Che ne sai? Io sto benissimo nei miei nuovi abiti, sono me stessa al cento per cento!- sbotto irritata. Perché deve sempre criticarmi?

- Ok lo so che non mi darai mai ragione! Però so di averla, perché ho conosciuto la persona vera che stava dietro a tutto questo!-

- Adesso basta! Non sto cercando la tua approvazione! Non m’interessa quello che tu pensi ora di me, o quello che pensa Massimo…io mi piaccio e questo mi basta!-

- Ne sei sicura? A te importa del giudizio degli altri, non negarlo…specialmente delle persone a te più care!-

- Ormai non fai più parte di quelle!- ribatto acida

Un ghigno compare sul suo volto:- Ah scusa ho dimenticato la lista delle persone che al momento non sopporti… scommetto che anche il loro giudizio t’importa, e sono quasi certo che il mio nome è fra quelle!-

- La vuoi smettere di dirmi così? – urlo agitandomi come un’isterica:-Se non l’hai ancora capito la causa principale di questo cambiamento sei proprio tu!-

Il suo sguardo diventa sorpreso, ma solo per pochi secondi:- Io non ti ho mai chiesto di cambiare!-

- Mi hai praticamente obbligato quando mi hai chiesto di dimenticare o dovrei dire di dimenticarti!-

- Non era necessario fare tutto questo!-

- Si che lo era! Tu non sai quello che ho passato io! Tu non sai cosa significa guardarsi nello specchio ogni mattina e ricordarsi tutte le volte di esser così grazie a qualcuno che devi dimenticare! Tu non sai cosa vuol dire avere il tuo volto che mi perseguita ogni volta che vedo il mio, perché se te ne sei già scordato, ti ricordo, che porto il segno delle tue mani sulla mia pelle, nelle mie ossa e che sarà così per sempre! Inconveniente cui forse non avevo dato molto peso all’inizio della nostra storia ma che ora era diventato insostenibile! Dovevo cambiare, non avevo scelta, l’ho fatto per me e non m’interessa se questa nuova me ti piaccia o meno, ormai sono così e basta, fattene una ragione!- termino il discorso e gli volto le spalle allontanandomi prima di dargli il tempo di rispondere.

- Mi dispiace, io ci ho provato!- esclamo sorpassando Antonella che per sbaglio aveva assistito all’ultima parte della scena

Trascorriamo la maggior parte della cena in silenzio, perfino Andrea sembrava essersi accorto che qualcosa era cambiato, ma non osava chiedere spiegazioni.

Alle nove circa, tutti stanchi sia per il viaggio, che per la camminata o forse semplicemente perché qua non abbiamo altro di meglio da fare che andare a letto e rimanere soli con i nostri pensieri a farci cullare dal rumore della pioggia, ci auguriamo la buonanotte e raggiungiamo le nostre camere.

Indosso il pigiama aspettando che Andrea esca dal bagno, sto sistemando le ultime cose che ho lasciato sparse sul letto quando una mano posatasi sulla mia spalla mi fa sobbalzare.

- Massimo!- esclamo dopo essermi voltata di scatto

- Scusa non volevo spaventarti!- dice mortificato

- No tranquillo! E’ che…ero soprappensiero!- dico cercando di ricompormi

- Pensavi fossi lui vero?- domanda seriamente

Annuisco abbassando lo sguardo, sentendomi dannatamente colpevole di aver desiderato davvero che si trattasse di lui.


Pov. Massimo

- Mi dispiace!- è l’unica cosa che riesco a dire vedendo Anna in questo stato, sentendomi in parte responsabile della sua tristezza, visto che si trovava qui con lui solo a causa del mio maledetto compleanno.

- Per cosa?- finge di non capire

- Che abbiate litigato!-

- Oh beh, non è certo una novità! Ormai ci ho fatto l’abitudine visto che è l’unica cosa che sappiamo fare!-

- Perché sei così triste allora?-

- Non lo so!- dice assumendo un atteggiamento difensivo, limitandosi a dire lo stretto necessario a farmi tacere e andar via, cosa che non sono minimamente intenzionato a fare, non senza aver fatto un po’  di luce sulla vicenda.

- Sì che lo sai! Tieni ancora molto a lui vero?-

Lei inchioda il suo sguardo mortificato al mio, non ho dubbi sulla risposta, ma quando la vedo sedersi sul letto, ne attendo una più dettagliata, quindi mi siedo anche io accanto, per darle tutto il tempo di pensare a cosa volesse dirmi e cosa invece volesse tenermi nascosto.

- Ho provato a dimenticarlo, ci sto provando davvero, ma… ogni volta che mi trovo vicino a lui perdo il controllo di me, divento irascibile per qualsiasi stupidaggine, e lui continua a provocarmi come se si aspettasse una reazione diversa da quella che in realtà ottiene, non riesco a capire cosa voglia ancora da me, ma allo stesso tempo non voglio che lui si allontani troppo!-

- E quindi?- la spingo a tirare le conclusioni che fino ad ora sembra aver appositamente trascurato.

- E quindi sono confusa!- esclama gettando la schiena all’indietro e aprendo le braccia:- Dario mi confonde: lui è così profondo, così misterioso e complicato, e superbo, arrogante e sfrontato, così stronzo e sincero da farti stare male!- conclude mantenendo gli occhi a fissare le travi di legno sul soffitto.

- E Manuel?-

- Manuel è diverso: è dolce, premuroso, è gentile e affabile, non ti mette mai in posizioni scomode, è leale, è…-

- Migliore?- cerco di terminare quest’infinita serie di aggettivi positivi che oltre ad essere alquanto noiosa è sicuramente assai poco realistica.

- Non ho detto questo!- mi rimprovera

- Avresti dovuto, visto che è il tuo ragazzo attuale!- a questa frase il suo sguardo smarrito si posa sul mio, quasi come se ostinasse ancora a non vedere ciò che io gli avevo posto di fronte. Allora cerco di spiegarmi meglio:-  Finora hai elencato un sacco di pregi di Manuel e un sacco di difetti di Dario, eppure dal tuo comportamento ne deduco che non riesci ancora a lasciarlo andare del tutto, dico bene?-

- Oddio Massimo! Che mi sta succedendo?- dice coprendosi la fronte e gli occhi con le mani:- Perché deve essere sempre tutto così complicato? Tra di noi è finita, e ora io sto con Manuel!-

- Per scelta o per necessità?- domando pur rischiando di essere sbranato vivo. Ma infondo lo sto facendo per lei: voglio farla riflettere su un qualcosa che lei sta tenendo accuratamente estraneo alla sua mente.

- Che cosa vorresti insinuare? Io lo amo! Sto passando un brutto periodo, ma di questo ne sono sicura!- risponde fulminandomi con lo sguardo

- Ok meglio così!-  dico in tono di resa.

 Poi però, vedendo Anna così confusa, il dubbio atroce che mi ha tormentato nel pomeriggio nuovamente mi assale: - Anna…tu…me lo diresti vero se tra te e Andrea…si insomma…ci fosse qualcosa?-

Non dimenticherò mai quella strana sensazione che ho provato oggi pomeriggio quando li ho visti in bagno così sorridenti, a pochi centimetri l’uno dal viso dell’altro, con gli sguardi incatenati fra loro e le mani intrecciate. Ho sentito quasi un dolore al centro del petto, non so nemmeno io come spiegare questo dispiacere, visto che voglio molto bene ad entrambi, ma, semplicemente…. non li voglio insieme! Punto!

- Io e Andrea?- domanda incredula e  divertita :- Ma sei pazzo? È come un fratello per me! Già vedo dei bambini nei miei coetanei, figuriamoci se mi metto a stare con uno di tre anni più giovane!-

- Ok, ma siamo sicuri che lui non abbia frainteso qualche tuo atteggiamento?- non voglio che mio figlio soffra, e purtroppo involontariamente sembra che io abbia etichettato Anna come una persona fantastica che però prima o poi ti fa soffrire, naturalmente il doppio, rispetto a quelle normali!

- Sicurissimi! Lui stesso ha detto di considerarmi come una sorella! Stai tranquillo! So di essere una combina guai ma su questo fronte non hai niente da temere!- risponde poggiando una mano sulla mia spalla

- D’accordo scusa! Non volevo essere il rompiscatole guastafeste di turno, ma…-

- Sei solo un buon padre! Non devi scusarti per questo!- conclude guardandomi con una sorta di rispetto e ammirazione.

- D’accordo…. Allora… ti lascio dormire!- decido di allontanarmi prima che il suo sorriso scompaia di nuovo e mi renda triste questa nottata.

- Ok buonanotte!- risponde sorridendo infilandosi sotto le coperte.

Auguro la buonanotte anche ad Andrea, che era arrivato proprio in quel momento, spengo la luce e raggiungo Antonella, che distrutta dalle pulizie del pomeriggio dorme già come un angelo. Spengo la luce e mi concentro ad ascoltare il suono della pioggia sulla grondaia, pensando alla mia gioiosa e spensierata gioventù, trascorsa in gran parte fra le fredde e robuste mura di questa casa, prima che la città mi rapisse e mi trasformasse nel grande chirurgo che sono oggi. Perdonate il mio ego, ma quello non si assopisce mai, nemmeno nella fase più profonda del sonno, ma ormai, penso che ci avrete fatto l’abitudine, o almeno se non al mio, sicuramente a quello di colui che al momento starà facendo di tutto pur di non pensare alla biondina, pardon, alla castana che dorme qualche stanza più in giù.



Ciao ragazze! Scusate l’assenza, ma sono sotto esami ( e non sto studiando un gran che -.-“) cmq perdonate la mia lunga assenza dovuta anche al fatto che la trama di qsta storia mi sta facendo disperare non di poco, ma la colpa è solo della mia mente che è troppo contorta. Chi la vuole? Faccio un ottimo prezzo! =P anyway scusate la lunghezza del capitolo, ma non sapevo dove spezzarlo e ho già troncato abbastanza nei pensieri dei rispettivi pov…spero che cmq riusciate a capire e mi perdoniate qualche errore di sintassi. Fatemi sapere cosa ne pensate, ne avete tutto il tempo visto che non ho la minima idea di qnd riuscirò a scrivere il prossimo capitolo…ciao ciao! =)

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Capitolo 4
*** Il passato può forse ripetersi? ***


Pov. Anna

Non riesco a dormire: fuori piove a dirotto, ci sono lampi, tuoni e il vento che ulula alle mie orecchie. Continuo a girarmi tra le lenzuola: sono tutta insalamata, mi sento quasi soffocare, ma anziché cercare di calmarmi, mi agito e mi muovo ancora di più. Il temporale nel frattempo diventa sempre più forte, e l’acqua che batte violentemente contro le ante non fa che rimbombarmi nella testa.

“Che fastidio” direte voi…ma, ad essere sinceri…magari fosse solo questo ciò che mi disturba! Vorrei davvero pensare che sia così e che tra qualche ora, quando tutto sarà finito, riuscirò a dormire tranquillamente. In verità continuo a sentire le parole di Massimo che mi tormentano senza darmi tregua. Perché quando mi ha chiesto se Manuel fosse migliore di Dario, ho risposto in tono infastidito che non era così? È così invece! Deve essere così! Manuel è migliore di Dario!

“O forse è soltanto meno pericoloso!” dice una vocina fastidiosa nella mia testa…

 Ahhh basta! Sto impazzendo! Forse sarà meglio fare due passi in cucina, tanto per schiarirmi le idee o perlomeno mettere a tacere questi pensieri a dir poco estenuanti…

Così deciso, esco dalla camera in punta di piedi, stando attenta a non svegliare Andrea, che mi dormiva accanto, ma soprattutto gli altri tre che da quanto avevo capito, avevano il sonno molto leggero. Purtroppo non fare rumore è abbastanza complicato visto le assi di legno che scricchiolano ad ogni mio movimento, ma per fortuna il temporale riesce a coprire abbastanza bene i miei movimenti, anche se in ogni caso, non riesco a fare a meno di trattenere il respiro passando davanti alla camera di Massimo e infine a quella di Dario.

Raggiungo la cucina e mi metto ad aprire gli armadietti, cercando qualcosa che sia di mio gradimento. Finalmente trovo i miei cereali preferiti in fondo ad un armadietto e mi alzo sulle punte per riuscire a prenderlo, domandandomi come faccia Antonella, che è più bassa di me, ad arrivarci…

Sono talmente intenta nella mia impresa, che mi accorgo solo dopo un po’, di un ombra che nel frattempo si era avvicinata a me e che a giudicare dalle dimensioni poteva essere solo quella di uno dei due uomini che stavo proprio cercando di evitare.

 Mi giro di scatto e pronuncio il nome di chi mi trovo davanti:- Dario! Che ci fai qui?-

Anche lui sembra un po’ sorpreso di avermi trovato lì, ma subito si ricompone, e cominciando ad aprire le antine degli armadietti risponde con tranquillità: - Non riuscivo a dormire! E tu?-

- Nemmeno io!- mi limito a dire, aggiungendo fra me e me “ e la colpa è solo tua!” Ok, forse anche di Massimo....ma principalmente sua!

Ad un certo punto, prende la scatola dei cereali che volevo io, li versa in una scodella, ci mette un cucchiaio grande e poi me la porge.

Io guardo la scodella, e poi guardo lui, un po’ confusa dal suo gesto così “amichevole”, insomma dopotutto avevamo litigato poche ore prima! Come faceva a fare finta di niente?

- Che c’è? Vuoi forse del latte insieme? Mi pareva di ricordare che tu li mangiassi così…come patatine…hai cambiato anche i tuoi gusti culinari per caso?-

- No! Vanno bene così! Grazie!- rispondo prendendo la scodella e meravigliandomi di quanto lui mi conosca, o meglio, di quanto lui si ricordi le mie abitudini, nonostante abbia sempre dato la parvenza di non farci molto caso.

Lui non aggiunge altro, apre il frigorifero e si versa nel bicchiere un po’ di succo d’arancia, mentre io mi siedo al bancone della cucina e comincio a mangiare, non potendo fare a meno di osservarlo: così concentrato nei suoi gesti…precisi fino al millesimo di millimetro… la sua eleganza riesce ad incantarmi anche nelle minime azioni della vita quotidiana! Lo so che sembra assurdo che un uomo possa essere elegante in cucina, ma vi posso garantire che lui lo è, lo è in ogni cosa che fa…sono io quella goffa di turno, quella che non sa mai dove mettere le mani, e che anche quando s’impegna, combina un sacco di guai!

Ad un certo punto, prima di accostare il bicchiere alle labbra, mi guarda e si mette a ridere dicendo :- Massimo non ci porterà più in vacanza con lui se ogni volta gli svaligiamo la cucina di notte!-

Sorrido pensando all’altro suo collega, anche lui così preciso e ponderato, e a sua moglie, anche lei un po’ maniaca del controllo come tutti loro. Poi però Dario torna a fissarmi, con uno sguardo così intenso che se non fossi stata seduta sarei quasi potuta cadere in terra. Perché continua a farmi quest’effetto? Non mi rispondo, ma lo fisso anch’io probabilmente con uno sguardo indecifrabile, un misto fra stupore, curiosità, odio e confusione e forse…sì forse anche malinconia e affetto.

- Senti io…- comincia usando il tono del “sto calpestando il mio orgoglio e la cosa non mi fa piacere quindi sta zitta e apprezza lo sforzo!”:- …volevo chiederti scusa per quello che ti ho detto oggi!- annuisco, ma visto che non so cosa dire lui continua:- E’ solo che non riesco a capire…-

- Non farlo!- lo interrompo:- Accettami e basta! Così come sono!-

- D’accordo! Lo farò se è questo che vuoi! Però…- gira attorno al bancone e si ferma a due passi da me:-… mi sento un po’ in colpa ora che so che sei cambiata a causa mia…-

E’ sincero e veramente dispiaciuto, e questa cosa non mi fa molto piacere, visto che lui è solito addossarsi colpe che non ha (almeno nella vita privata): - Non sei stato tu a chiedermelo! L’ho scelto io e a me va bene così! E poi…sono sempre io, avrò anche cambiato il taglio di capelli o il modo di vestirmi, ma sono sempre la solita Anna che conoscevi…-

- Ah sì? E com’era?- domanda sorridendo maliziosamente mentre mi si siede accanto

Sorrido a mia volta e decido di stare al suo gioco:- Beh era una ragazza che sapeva essere molto testarda e fastidiosa, ma che alla fine aveva un cuore grande e riusciva a vedere il buono in tutte le persone. Era una ragazza indifesa in cerca di protezione, amava ridere e sognare, diceva di voler vivere la vita alla giornata… ma poi finiva per rinchiudersi nei propri ricordi…-

- Quest’ultima parte non mi risulta!- esclama corrugando leggermente la fronte

- Beh perché è nuova!- esclamo con un filo di voce mentre ricordo in quell’esatto istante il fascino del suo volto corrucciato.

- Ricordi eh? Di cosa?- domanda intrigato da quest’argomento.

- Ricordi!- esclamo con aria sognante per poi proseguire dicendo:- Di te…di me…di Massimo…- poi tornando con i piedi per terra dico:- Sono stata bene con voi oggi, nonostante il nostro battibecco che naturalmente non poteva mancare, altrimenti non saremmo stati noi! Sai a volte…mi manca ancora tutto questo, mi mancano i miei amici ultraquarantenni con i loro saggi consigli e i loro barbosi discorsi…così mi perdo nei ricordi, gli unici che non mi potranno mai abbandonare…-

- Tecnicamente non è vero! Ci sono molte malattie che possono seriamente compromettere la memoria…- obbietta di nuovo. Ma perché deve sempre contraddirmi?

- Che palle oh! Dimenticavo che dottore sei e per sempre dottore rimarrai!- esclamo, pensando però, che magari se non fosse stato un medico non mi sarei innamorata di lui. Non tanto per la fama o per i soldi, e nemmeno perché altrimenti non ci saremmo nemmeno incontrati, ma semplicemente perché ritengo che il suo essere chirurgo sia una parte essenziale della sua vita, della sua personalità. Probabilmente se non facesse questo lavoro, sarebbe una persona diversa, con atteggiamenti diversi, magari migliore, o peggiore, o forse sempre uguale, ma comunque…visto che di questo non posso esserne certa, sarà meglio lasciargli addosso il suo camice, azzurro, verde, o bianco che sia.

- Va bene la smetto!- dice alzandosi e allontanandosi da me.

Per un momento ci rimango male, visto che ero talmente presa bene dalla conversazione che non volevo  finisse proprio adesso che stavamo riuscendo a parlare civilmente, per non dire amichevolmente.

Poi però ad un certo punto Dario si volta verso di me e con un cenno del capo e sguardo ammiccante mi domanda:- Vuoi farmi compagnia sul divano? Così magari ricordi meglio…-

Io rispondo con lo stesso tono, non potendo fare a meno di avvicinarmi:- Camossi che stai cercando di fare? Prima mi allontani, poi mi eviti e ora cerchi di avvicinarmi? Noto che la sua coerenza professore è ancora pari a zero!-

Lui si lascia cadere sul divano e poi dice:- Beh sarà che di notte la mia parte razionale si assopisce abbastanza da permettermi di dire apertamente ciò che penso…e ciò voglio, rimandando le conseguenze al domani!-

Intrigata da questo suo comportamento, decido di sedergli accanto e di approfittare della sua “luna dritta” :- Molto bene! Allora posso cominciare a farti tutte le domande alle quali non ho ancora trovato una risposta!-

Lui scuote la testa sorridendo:- No, non ci sperare! Al massimo te ne concedo una!-

Si distende sul divano, e con un cenno della mano mi invita a distendermi accanto a lui, o meglio sopra di lui: io mi lascio tentare dalla sua offerta e mi sdraio poggiando la testa sul suo petto, lasciando che il suo braccio mi cinga in uno dei tanti abbracci cui ero abituata in passato, e che adesso cominciavano a mancarmi assai.

Indecisa su cosa chiedergli, infine decido di buttarmi: - Ti manco?- domando senza avere il coraggio di guardarlo in viso

- Eh?- domanda un po’ spaesato, per non dire quasi intimorito

So benissimo che mi ha sentito e attendo una risposta: - E’ la mia domanda…rispondi sinceramente!-

- Perché lo vuoi sapere?-

- Voglio sapere se ogni tanto pensi ancora a me o se hai già voltato pagina, voglio sapere se ti ho lasciato qualcosa e se sono semplicemente scivolata via come una gocciolina d’acqua su un vetro in pendenza…-

- E se io non ti volessi rispondere?-

- Saresti solo un codardo!-

- Ok! Come vuoi!- fa un respiro profondo e poi dice:- Mi manchi Anna, e non vedo perché ci sia bisogno di chiedermelo, visto che al contrario di qualcuno io non ho ricominciato a vivere, anzi mi sono sommerso di lavoro pur di occupare la mia mente altrove. Ma dimmi piuttosto…ora che lo sai…cosa ti cambia?-

- Molto!- dico stringendo nella mia mano il tessuto della sua maglia:- Perché la verità è che mi manchi anche tu! Mi mancate tutti quanti, nonostante io mi sia già costruita un’altra vita…-

- Non vuol dire che noi dobbiamo per forza restarne fuori…potresti riservarci un angolino…ci adatteremo!-

- Stai dicendo sul serio?- domando incredula alzando lo sguardo su di lui

- Beh siamo sempre al centro dell’attenzione, un po’ di ombra potrà farci solo bene…non credi?-

- Ma…ne sei proprio sicuro? Saresti davvero disposto a farmi rientrare nella tua vita?-

- In fin dei conti non ne sei mai uscita, e poi io non ti ho obbligato a dimenticarmi… ti ho lasciato libera scelta, se tu ritieni che riallacciare un po’ il rapporto con me e con Massimo possa farti bene, a me va benissimo e per Massimo credo valga la stessa cosa, e in ogni caso anche se rifiutasse, la vostra amicizia e la nostra non devono essere per forza correlate!-

Il mio viso s’illumina di gioia:- Grazie Dario! Significa molto per me averti ancora accanto!-

Mi aspetto che sorrida, che dica qualcosa di tenero, invece la sua voce riacquista un tono troppo serio per i miei gusti: - Ci proverò, ma non ti garantisco niente! Sappi che se vedrò che la cosa comincerà a nuocerti me ne andrò all’istante!-

Ecco! Con una frase riesce a mandare tutto in frantumi! Perché deve sempre rovinare ogni cosa?

- Perché dici così? Perché devi essere sempre negativo?-

- Non voglio creare false speranze… tutto qua!- risponde guardandomi con sguardo serio.

Non lo sopporto quando è così serio (anche se ne sono irrimediabilmente attratta)….inoltre sono troppo felice per farmi contagiare da lui, e quindi sorridendo mi avvicino velocemente alla sua guancia e vi deposito un piccolo bacio prima che lui possa avere il tempo di allontanarmi.
Lui sorride e scuote la testa con disapprovazione:- Ecco, questo per esempio non dovevi farlo!-

- D’accordo allora chiudi gli occhi, addormentati e convinciti di aver sognato, nel frattempo io me lo appunto sulla lista che chiamerò “le nuove regole comportamentali da tenere in presenza del professor Camossi” prego, mi dica quali sono le principali…- concludo appoggiando la testa sulla sua spalla, respirando il profumo che emana il suo collo, in attesa della sua severa lista, che presumo non riuscirò mai a rispettare.

- Non chiamarmi quando sono al lavoro e non presentarti al mio ambulatorio esterno. Non piombare a casa mia senza avvisare, anzi non venirci affatto…non farmi sorprese…sai che in quanto chirurgo io le odio! Non farmi troppe domande, non aspettarti troppe risposte… non offenderti se mi comporto in modo freddo e distaccato...visto che conosci come sono fatto…e non pretendere di venire prima del mio lavoro. E soprattutto, fai silenzio quando vedi che non sono dell’umore adatto a parlare o come in questo caso se voglio dormire!-

- Ok Dario! Buonanotte!-  dico prendendo una copertina che era piegata in fondo al divano e coprendo entrambi. Per fortuna la stanza è ancora calda grazie al fuoco che era stato acceso fino a poche ore prima.

Mi accoccolo di nuovo sul suo petto, tengo gli occhi ancora un po’ aperti per ammirare i lampi che illuminano la sala, e tendo l’orecchio per ascoltare i tuoni che man mano si stanno allontanando, e la pioggia che continua a cadere più delicatamente facendo un po’ da ninna nanna.

Chiudo gli occhi e mi perdo nel suo caldo abbraccio, desiderando che questa notte non finisca mai. Lo so che è brutto da dire, ma in questo momento non vorrei nessun altro al suo posto, nemmeno il mio ragazzo, che per quanto sia dolce e premuroso… lui non è Dario.

Mi sento un po’ una traditrice nei suoi confronti, ma in fondo non sto facendo niente di male, sto solo dormendo abbracciata…al mio ex! Eh… che c’è di male? Tutto? Sì forse avete ragione, ma non posso farne a meno, non stasera…ho bisogno di lui, ho bisogno di tornare ad essere l’Anna di un tempo…solo qua, solo per questa notte….mi sento così protetta fra le sue braccia… mi sento a casa.

Finalmente mi abbandono a questa magnifica sensazione, lasciando che il sonno mi avvolga nelle sue dolci tenebre.

Dopo circa sei ore, i raggi del sole cominciano a penetrare dalle ante e ad illuminare parzialmente la stanza. Pian piano mi sveglio, stropicciando gli occhi: mi guardo un po’ intorno come se dovessi ancora ambientarmi e infine poso il mio sguardo su di lui che si stava svegliando. Dario apre gli occhi e mi guarda a sua volta: mi sorride e mi dice:- Buongiorno!-

Rispondo con un “buongiorno” anch’io, e poi mi perdo ad osservare quello sguardo così dolce, così intenso…siamo vicini, forse troppo: so che dovrei allontanarmi, che dovrei fuggire da lui che è la tentazione in persona, ma non ce la faccio, sono ferma in attesa di una sua parola, di un suo gesto o di un qualcosa che mi dia la forza di alzarmi senza dare l’impressione di essere quasi caduta.

Ad un certo punto sentiamo un asse di legno scricchiolare: qualcuno sta scendendo per le scale. Immediatamente io e Dario ci separiamo, ma purtroppo non abbastanza in fretta perché l’occhio critico di Antonella non si accorga di ciò che è successo.

Con sguardo sorpreso e corrucciato dice: - Buongiorno!-

Noi rispondiamo al suo buongiorno, ma poi visto che la donna raggiunto il ripiano della cucina, continua a guardarci con sguardo interrogativo, io mi precipito a dire:- Noi stavamo solo…-

- Non voglio saperlo!- m’interrompe:- Vi chiedo solo un favore: tenetevelo per voi, almeno per oggi…non voglio che Massimo ne risenta! Oggi è il suo compleanno ed essendo amico di entrambi è molto difficile per lui stare dietro a tutti i vostri cambiamenti di umore, o per meglio dire…di relazione…-

Annuiamo entrambi e ci guardiamo come se fossimo stati colpevoli di chissà che cosa, quando in fondo non avevamo fatto niente! D’altra parte però, capivo perfettamente il discorso di Antonella, e l’ammiravo per questo suo istinto di protezione, quasi materno nei confronti di suo marito.

- Con questo non voglio rimproverarvi o giudicarvi male…- aggiunge:- Siete liberi di fare ciò che volete…solo…evitate di coinvolgerlo per una volta…almeno fino a che la situazione fra di voi non abbia preso una direzione stabile!-

Proprio in quel momento le scale tornano a scricchiolare e scende Massimo: subito sua moglie gli va incontro e gli getta le braccia al collo dicendo:- Auguri amore!- Massimo ringrazia e le dà un bacio a fior di labbra.

Poi è il mio turno: lo abbraccio dicendo:- Buon compleanno Massimo!- Lui mi accarezza la schiena e mi risponde con gioia:- Grazie Anna!-

Infine, è il turno di Dario, che si avvicina e limitandosi ad una stretta di mano e a una pacca sulla spalla dice:- Beh…tanti auguri!- e Massimo risponde:- Grazie! Grazie!-

Io e Antonella ci guardiamo un po’ allibite dal loro comportamento un po’ troppo freddo per le nostre abitudini.

- Mi raccomando non sprecatevi in un abbraccio!- esclamo senza timore, vista la mia confidenza con entrambi

- Sono le donne che si abbracciano, non noi!- risponde Dario come se volesse sminuire il genere femminile

- Anche alcuni uomini lo fanno…non c’è mica da vergognarsi!- ribatto

- Alcuni uomini…che non sono noi!- risponde Dario, poi rivolgendosi a Massimo dice:- Però se proprio ci tieni potrei fare un’eccez..-

- No grazie!- lo interrompe facendo un passo indietro:-Sto bene così!-

- Non cambieranno mai!- mi sussurra Antonella nell’orecchio:- Eppure sono sicura che si vogliono un bene dell’anima…. solo non hanno bisogno di dimostrarselo!-

Annuisco dicendo che ne sono convinta anch’io: Massimo e Dario sono una coppia straordinaria, sia sul lavoro sia nella vita di tutti i giorni. Insomma… hanno gli stessi gusti, le stesse passioni, forse anche gli stessi difetti, si capiscono al volo e soprattutto riescono a dirsi le cose senza troppi giri di parole, riescono a contraddirsi senza compromettere la loro amicizia. Riescono a superare qualsiasi cosa. Loro sì…sono proprio amici veri!

- Allora come avete dormito stanotte? Spero bene nonostante i materassi siano un po’ vecchi…- esordisce Massimo guardando me e Dario

- Sì sì bene!- mi limito a dire, vedendo con la coda dell’occhio lo sguardo di Dario posarsi su di me e un mezzo sorriso incresparsi sulle sue labbra

- E tu Dario?-

- Benissimo!- risponde lui facendo finta di niente, tornando poi a guardarmi di sottecchi, quasi per vedere la mia espressione.

-Anna vuoi venire con noi a prendere la legna?- domanda Massimo

- Più che prenderla al massimo c’inciampa dentro!- ribatte Dario con sarcasmo

- Spiritoso!- mi rivolgo a lui pronta a rispondergli per le rime: -Comunque no, resto qua ad aiutare Antonella a preparare le cose…visto che io sono una donna e questa è una delle tante cose che noi dobbiamo fare mentre gli uomini dormono, vanno in giro, o chiacchierano vantandosi di saper fare tutto, quando invece senza le donne sarebbero perduti come tanti agnellini senza pastore!-

-Ouch!- dice Massimo guardando Antonella che sorrideva vittoriosa

- Ti sembra che io mi senta perduto?- domanda Dario fissandomi con superiorità

- Devo proprio rispondere? Perché se vuoi lo faccio!- lo sfido

Un colpo di tosse di Antonella ci riporta al nostro discorso di prima, così Dario conclude dicendo:- Non è necessario! Hai vinto tu mia regina…come sempre!- mi fa un mezzo inchino provocatorio e poi se ne va sorridendo, lasciandomi schiava di quella sua falsa galanteria che come sempre costringendomi a sorridere ha concesso a lui una parte della mia vittoria.

Quando i due uomini varcano la porta, Antonella lascia passare due minuti e poi dice:- Scusami per prima…forse ho esagerato…non voglio essere la strega cattiva…-

- No tranquilla, ti capisco!- la interrompo, poi però mi sento in dovere di precisare:- E comunque guarda che non è successo niente! Te lo giuro!-

Lei mi guarda con aria di compassione: - Tesoro io ti credo! Ma ho visto come vi guardate…e non dico che sicuramente succederà, ma credimi…la cosa non promette niente di buono!-

- Non è vero! E’ tutto a posto! Siamo solo amici!- dico convinta

- Sicura? Questa cosa non mi è tanto nuova!-

- Sicurissima! Questa volta andrà bene! Deve andare bene!- ripeto mentre cerco di tenere lontano dalla mia mente il pensiero che la cosa possa andare a finire male. Non voglio perdere Dario adesso che l’ho appena ritrovato. No! Non accadrà mai e poi mai, a costo di soffrire ancora…io non lo lascerò andare! Ho bisogno di averlo accanto, anche solo in veste d’amico, non m’importa, basta che ci sia!

Poco dopo scende le scale un Andrea assonato che reclama la sua colazione di tarda mattina, e quindi per fortuna il discorso si chiude così, e anche i miei pensieri, grazie ai discorsi divertenti e totalmente privi di senso di Andrea, deviano la loro traiettoria e si disperdono in uno spazio remoto della mia mente.

 
Pov. Dario

Cammino in silenzio con Massimo verso il suo deposito: non so cosa dire, ho le idee piuttosto confuse, soprattutto riguardo a ciò che ho fatto stanotte. Non so se ho firmato la mia salvezza o la mia condanna a morte. Sì perché se da una parte sono contento di aver riavvicinato un po’ Anna, dall’altra me ne sono già pentito…

- Noto che fra te ed Anna c’è un clima più disteso stamattina! Quanto durerà? Un’ora? Due al massimo?- domanda il mio compagno, facendo pienamente centro nel bersaglio.

- In verità questa volta credo per tutta la giornata…forse anche oltre!- dico un po’ sollevato da questa nuova intesa, che potrebbe portare ad un buon rapporto fra di noi.

- Ah! E come mai?- domanda sorridendo incuriosito

- Beh abbiamo parlato…e… abbiamo fatto pace!- rispondo tralasciando “inutili” particolari

- “Pace” mi sembra una parola grossa! Fossi in te userei “tregua”!- continua con sarcasmo.

- Perché pensi questo?- domando un po’ contrariato per la sua battuta poco felice, ma aihmè piuttosto veritiera.

- Perché? Tu no?- domanda a bruciapelo

- No!- mento cercando di convincermi di crederlo davvero:- Io…voglio darci un’altra possibilità!- mormoro a bassa voce quasi come se avessi paura che Massimo potesse mettersi a ridere di questa assurdità.

- Che intendi dire per “altra possibilità”?-

- Riprovare la strada dell’amicizia. Anche lei sembra d’accordo!- rispondo fingendomi noncurante del discorso, cominciando a raccogliere la legna.

- E quando ne avreste parlato?- domanda restando ancora immobile a guardarmi

- Questa mattina! Due parole, niente di più!- rispondo cercando di tenerlo fuori da questa faccenda, così come voleva Antonella, ma d’altra parte, mi è piuttosto difficile non parlarne al mio più caro amico.

- D’accordo mi astengo dal commentare, tanto sai già come la penso!- esclama con un tono che inequivocabilmente mi stava dando dello stupido.

- Avanti dillo!- esclamo seriamente, incitandolo a dirmi in faccia tutto quello che pensava di me.

Vedo Massimo sospirare e poi innervosirsi: - Che cosa dovrei dire Dario? Che è una cazzata? Hai davvero bisogno che io te lo dica? Sai benissimo che non funzionerà! Tu e lei non potrete mai essere amici!-

- Perché no?- domando facendo la pessima figura dell’ingenuo, totalmente disadatta alla mia personalità:-Dopotutto è passato un po’ di tempo dalla fine della nostra storia, entrambi ormai l’abbiamo superata…-

- Tu non l’hai superata, e non mentire a riguardo! E nemmeno lei l’ha fatto!-risponde fulminandomi con lo sguardo

- Come fai a dirlo?-

- Presentimento! Fidati: andrà male ed entrambi ricomincerete a soffrire……ma anche questo sai! Non capisco perché tu voglia fingere di essere cieco! Cioè…se ci tieni a scottarti un’altra volta, fai pure…ma…fossi in te ci penserei bene, lei è più vulnerabile… lei non è te!-

- Ti sbagli! Lei è forte…e io lo sono meno di quanto tu pensi!- dico sentendomi debole tutto ad un tratto:- Massimo…l’hai capito anche tu che non ce la faccio a starle lontano… non adesso! Devo prendere le distanze con il tempo, in modo che la cosa sia il più indolore possibile!-

- Fai come vuoi! Io ti ho detto il mio parere! Non portarmi rancore per essere stato diretto e sincero!- conclude prendendo la legna e incamminandosi fuori dalla baracca.

Io lo seguo alle spalle: - Voglio essere ottimista! Solo per una volta…lasciamelo fare! Lasciami dire che funzionerà! Ne sono certo! La faremo funzionare! E per dimostrarti il mio impegno, inviterò Marta ad uscire con me!- concludo quasi come per farmi perdonare per questa decisione da totale irresponsabile.

Lui scuote la testa sorridendo e decide di tacere sull’argomento. Che poi…ragionandoci bene…perché sto cercando una sua approvazione? Lo so già di mio che questa azione è totalmente sbagliata e che si ritorcerà contro sia a me che a lei, ma la verità è che…non ce la faccio! Non ce la faccio ad averla attorno sapendo che lei non è più mia, che appartiene ad un altro e io non sono più niente, non riesco ad accettare di essere sparito così dalla sua vita, o meglio…. che lei sia sparita così dalla mia vita, lasciandola vuota e mancante di un qualcosa che solo lei può ridarmi e non una donna qualsiasi. La sua presenza è indispensabile, basta solo trovare il modo che nuoccia meno ad entrambi…e io lo troverò! Troverò il modo per non perderla del tutto.

Raggiungo l’angolo dove si fanno i ferri, e comincio ad aiutare Massimo a preparare tutto l’occorrente per un pranzo coi fiocchi. Massimo decide di non tornare più sull’argomento, essendo probabilmente consapevole del fatto che farmi cambiare idea sarebbe stata una cosa alquanto impossibile. So che quello ha detto l’ha detto per il bene di Anna, e non gli porto rancore per questo! Come potrei, visto che lui ha pienamente ragione? Ha ragione a dire che questa non è la cosa migliore per lei…ma che dire…dopo tanto tempo speso a sacrificarmi per il suo bene…ho deciso di pensare anche al MIO bene, di tornare ad essere egoista solo un pochino, solo quanto basta per sopravvivere a questo schifo di vita che sto facendo adesso.

Mangiamo in un clima sereno, ma purtroppo presto giunge l’ora di rimettersi in viaggio per casa. Durante il viaggio guido anch’io, tanto per dare a Massimo una tregua per godersi un po’ il paesaggio intorno, ritrovandomi a fare una lunga ed interminabile coda al casello dell’autostrada, potendo ammirare nel frattempo dallo specchietto retrovisore, la mia “amica” dormire tranquilla e beata sulla spalla di Andrea.

Arriviamo prima a casa di Anna: Massimo scende dall’auto per tirarle giù il borsone totalmente inutile che si era portata dietro, e dopo averlo nuovamente ringraziato, Anna saluta tutti noi e poi fa un gesto con la mano ad un ragazzo alto e moro che si trova davanti a quella che presuppongo sia casa sua. Pochi minuti dopo mi ritrovo davanti la tipica scena dei film: lei che gli corre incontro, lascia cadere il borsone a terra, lo abbraccia, lui che la solleva e la fa girare per poi posarla a terra e baciarla davanti ai miei occhi.

Tutti noi sulla macchina assistiamo in silenzio alla scena, ma visto che non credo gli altri si sentano rimescolare tutti gli organi interni come sto sentendo io in questo momento, dico in tono infastidito a Massimo:- Allora? Ti si è fossilizzato il piede? Perché se vuoi guido ancora io!-

- Oh! Hai ragione! Scusa!- esclama ripartendo mettendo fine alla mia tortura, per così dire, visto che comunque quell’immagine di quei due così felici e sorridenti non mi avrebbe abbandonato tanto presto, facendo soltanto acuire in me il rimorso di averla lasciata.

Solo una cosa mi domando: ma quel Manuel è davvero così tanto sicuro di sé da lasciar andare tranquillamente la sua ragazza in vacanza sapendo che ci sarebbe stato anche il suo ex…o è soltanto un imbecille che non ha minimamente pensato a questo dettaglio? Che siano davvero così felici da non temere nulla? Eppure non mi sembrava che Anna su in montagna sentisse tanto la sua mancanza!

Mah! Qualcosa non mi torna! Io per primo, che solitamente non dubito mai di me stesso, sarei stato geloso di un qualcuno che non conoscevo…anzi, io avevo già conosciuto la gelosia quando Anna era uscita quella sera con Fabrizio. Ed era stata una cosa orribile! Possibile che lui non provi la stessa cosa?  Che sia davvero così forte da non ritenermi un degno avversario di cui preoccuparsi? O soltanto più stupido? È più probabile, no?

Beh visto che l’incertezza non mi è mai piaciuta…c’è solo un modo per scoprirlo: prendo il telefono e le invio un messaggio:- Che scena romantica e commovente! Spero che un giorno mi presenterai il tuo principe azzurro! Ci conto eh! Non dimenticarlo!-


 
Ciao ragazze…un mese e un giorno! Scusate per il ritardo…abbiate pietà di me e apprezzate lo sforzo che ho fatto per concludere e pubblicare il capitolo entro un mese dal precedente come avevo promesso ad alcune di voi. So che sostanzialmente sembra una gran ripetizione dell’altra storia, ma vi garantisco che non sarà così ! Chiedo scusa se ho tagliato gran parte della giornata, ma il capitolo si allungava troppo e farne un altro di questo genere allungava soltanto la minestra, quindi ho deciso di troncare. A proposito….che ne pensate di Manuel? Sarà davvero così sicuro di sé…così stupido….o forse Annina non gli ha detto tutta la verità? Lo scoprirete nel prossimo capitolo… mi raccomando…non perdetelo! Ciao ciao!

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Capitolo 5
*** La ricetta del vero amore ***


Pov. Anna

Maledizione! Tra tutte le mete che potevamo scegliere…proprio l’India? Perché non un paese europeo, o al massimo statunitense o canadese? No! L’India! Maledetta la mia voglia di scoprire l’oriente! Quando avevo scelto questa meta insieme a Manuel, non avevo minimamente pensato alle vaccinazioni e alle profilassi da fare e soprattutto agli effetti collaterali che queste portavano! E così… eccomi qua: mi alzo tutti i giorni con la nausea, il mal di testa e anche qualche linea di febbre. Sono distrutta ancora prima di partire!

Raggiungo la cucina, in perfetto stile nonnetta, dove trovo Vayda che sta facendo colazione con latte e fette biscottate con marmellata, mentre io mi limito a prepararmi una tazza di the con qualche biscotto da mangiarci assieme.

- Allora come ti senti stamattina?- domanda la mia amica sorridente come sempre

- Male! Come ieri, l’altro ieri e i tre giorni precedenti! Farò una vacanza da schifo!- borbotto sedendomi sulla sedia come se fossi già senza forze.

- Maaa…posso dirti una cosa? – aspetta che io annuisca e poi prosegue dicendo:- Non è che magari sei incinta?-

Subito la guardo bieca e rispondo:- Ti pare che io possa essere incinta?-

- Beh…sei irascibile e nervosa, hai la nausea e sei così abbattuta…-

- Non sono abbattuta…sono solo un po’ stanca!- sbotto innervosita:- E ho la nausea a causa di tutti i farmaci che il mio medico mi ha ordinato di prendere. E sì, sono irascibile e nervosa perché mi sto rovinando la vacanza ancora prima di cominciarla, parto tra due giorni e non ho la minima voglia di fare i bagagli e per di più devo trovare un posto dove sistemare il gatto, visto che la mia compagna mi abbandona una settimana prima del previsto!-

Sì lo ammetto: non sono adatta a viaggiare! Odio preparare le cose, odio ancora di più disfarle e il viaggio mi stravolge!

Perché lo sto facendo allora? Per Manuel! Lui è così entusiasta di questo viaggio, non voglio rovinare tutto dicendogli che io non sono la tipa adatta a viaggiare!

- Scusami non è colpa mia se mia zia è stata ricoverata in ospedale!-

- Hai ragione! Perdonami!- rispondo sentendomi terribilmente in colpa:- E’ che io odio viaggiare, tutto qua!-

- Ma non hai già viaggiato con l’altro? Non sei andata a New York e anche in Grecia con lui, il suo collega e la moglie?-

- Sì sì l’ho fatto!- rispondo ricordandomi che solo quattro mesi fa stavo a prendere il sole sulle meravigliose spiagge di Kos con Antonella, mentre Massimo e Dario partecipavano come relatori ad uno dei loro barbosi convegni, che li costringeva a girare mezzo mondo! Poverini eh? E pensate che avevano pure il coraggio di lamentarsi!

- E allora? Qual è la differenza?-

- La differenza sta nel fatto che là potevo rilassarmi…qua invece, lui ha programmato in modo da vedere il più possibile in pochi giorni! Non c’è quasi nemmeno il tempo per dormire!- rispondo sperando che sia solo questo il motivo per cui non sono così eccitata all’idea della partenza.  

So cosa state pensando: il fatto di andare in vacanza da sola con il mio ragazzo non avrebbe dovuto farmi elettrizzare fino all’ultimo capello a prescindere dall’itinerario stabilito? Lo pensavo anch’io all’inizio…ma a quanto pare…non è così!

- Senti alla fine…hai trovato una sistemazione per Giuggiola? Hai pensato alla tua amica dottoressa super carina e gentile? Sono sicura che si troverebbe benissimo a casa sua!-

- No! Sia il marito che il figlio sono allergici al pelo degli animali…non penso che sarebbe disposta a tollerare un’epidemia in famiglia!-

- E allora da chi la porti?-

- Non lo so! Non ne ho idea! Non ho nessun altro di cui fidarmi!-

- Nessun altro… tranne lui!

- Nononono! - mi precipito a dire:- No no no assolutamente no! Lui odia i gatti!-

- Ma non odia te! E visto che il gatto è tuo…potrebbe fare un’eccezione!- esclama sorridendo per cercare di convincermi a fare un tentativo

- Ma non posso chiedergli questo! Non accetterà mai!-

- E tu non chiederglielo! Presentati da lui così….e convincilo! In fondo se vuole esserti amico…dovrà pur fare qualcosa per meritarselo! Eddai…che ci vuole?-conclude facendomi gli occhi dolci

Tanto coraggio…solo questo!

- Va beh ci penserò! Se non troverò altra soluz…- m’interrompo per correre in bagno, visto che la colazione sta facendo un percorso più strano del solito…direi quasi contrario! E credetemi…non è una bella sensazione sentire che le cose vanno storte!

Per fortuna riesco a trattenerla nel mio stomaco senza provare altre disgustose sensazioni, ma quando ritorno in cucina Vayda non si astiene dal commentare divertita:- Te l’ho detto! Per me sei incinta!-

- E io te lo ripeto che non lo sono!- ringhio guardandola malsissimo:- E per di più … non sei divertente!-

Lei sorride di nuovo alzando le mani in tono di resa, e poi torna ad ultimare i suoi bagagli visto che tra poche ore ha il volo per la Bulgaria.

Dopo aver ricontrollato più volte di aver preso tutto l’occorrente, mi saluta con un caldo abbraccio dicendomi:- Ciao stellina! Ti porterò un regalino!-

- Ma non stare nemmeno a pensarci!- rispondo quasi con le lacrime agli occhi:- Stai con la tua famiglia, prenditi cura di tua zia e mi raccomando tienimi aggiornata!-

Mi piange il cuore a chiudere la porta di casa alle sue spalle, rimanendo da sola in questo insolito silenzio. Eppure io sono sempre stata una tipa solitaria! Ma ormai ero abituata ad altro…e anche se all’inizio lo davo per scontato…ora che non c’era cominciava già a mancarmi!

Non appena mi riprendo da questa malinconia improvvisa, comincio immediatamente a fare le pulizie di casa: non che io abbia tutta questa voglia di mettere a posto, ma visto che stasera Manuel verrà qui a mangiare e a dormire, devo cercare di rendere questa casa il più presentabile possibile.

Ve l’ho già detto che Manuel ordina i suoi vestiti nell’armadio, dal più pesante al più leggero e dal colore più chiaro a quello più scuro? Beh ora lo sapete! E penso che possiate anche capire la mia ansia a riguardo.

Ma visto che di ansia io ne ho sempre poca…aggiungiamocene un altro po’, inviando un messaggio a Dario:- Domani sei a casa? Ho deciso di avverare il tuo desiderio di conoscere Manuel…ma in cambio mi devi fare un piccolo favore…-

Sospiro e mi siedo sul divano con il cellulare accanto, aspettando con ansia una sua risposta. E’ passata una settimana dal weekend trascorso insieme, e nonostante l’accordo preso, per un’intera settimana lui non si è mai fatto sentire, e io, non ho avuto il coraggio di chiamarlo, vuoi perché non volevo rovinarmi la partenza con altre pare mentali, o vuoi perché avevo voglia di stare solo con il mio ragazzo…non lo so! so solo che non ci siamo sentiti e questa cosa mi riporta un po’ alla situazione che si era instaurata fra noi prima del compleanno di Massimo: puro e totale silenzio.

Finalmente il cellulare vibra, e leggo immediatamente il suo messaggio accompagnata da una fastidiosa stretta allo stomaco:- Quale onore! Arrivo a casa per le sei…e riguardo al favore… ti dico subito che se c’entra qualcosa con la mia auto è un NO… per il resto se ne può parlare!-

Non riesco a fare a meno di rileggere quel messaggio almeno tre volte sorridendo ogni volta come se fosse la prima. Dario è una persona che si apprezza col tempo, che di primo acchito può sembrare antipatica, ma che alla fine si rivela veramente per ciò è: una persona d’oro.

Riprendo a sistemare la casa, infine, decido di sedermi sul divano a guardare un film a caso intanto che aspetto l’arrivo di Manuel. Ne scelgo uno romantico, dove lei ama lui, e lui ama lei… ed è tutto rose ed arcobaleni. Peccato che la realtà sia un po’ più complicata dei film!

Una volta pensavo che l’amore vero potesse superare ogni cosa, ma a quanto pare ci sono dei limiti che non possono essere valicati, forse per mancanza di coraggio, o forse perché proprio l’amore vero sa quando è il momento di essere messo da parte per il bene dell’altra persona. E’ triste da pensare…lo so, ma preferisco pensare che Dario mi abbia lasciato per il mio bene nonostante mi amasse  per davvero, piuttosto che ammettere che il nostro non fosse vero amore.  Sarò anche un’illusa forse… ma a volte le illusioni servono per continuare a vivere, senza porsi troppe domande e senza avere inutili rimorsi.

Finalmente Manuel suona alla porta: lo accolgo in casa con un abbraccio e un bacio, e dopo aver messo il bouquet di rose rosse che mi ha portato in regalo in un vaso di acqua fresca, lo invito a darmi una mano ai fornelli,visto che si avvicina l’ora di cena.

Cosa si mangia per cena? Carne e insalata, niente di più! Niente carboidrati e niente grassi dopo le sei di sera! Questa è la sua politica! Non si può discutere!

- Perché non metti un po’ di musica mentre cuciniamo?- domanda mentre taglia a fettine i pomodori

Annuisco e vado a collegare il mio I-pod con le casse.

In fatto di gusti musicali non andiamo proprio pienamente d’accordo, ma riusciamo a convivere senza scannarci! Certo, lui odia artisti che io adoro, e viceversa…ma in fondo…non possiamo andare d’accordo con tutto no? Eppure cerco di adattarmi, cosa che non ho mai fatto con Dario, con il quale non andavo mai d’accordo in niente, ma tenevo ugualmente le mie ferme convinzioni come lui teneva le sue. È forse questo il segreto dell’amore vero? Adattare i tuoi pensieri a quello dell’altro? Cercare di comprenderlo e andare d’accordo anche a costo di calpestare una parte delle tue convinzioni? Mah! A me sembra tanto una perdita dell’indipendenza, cosa che io non vorrei mai fare! Ma forse è necessaria…forse il vero amore comporta anche tutto questo…

Ma allora…con Dario non era vero amore! E con Manuel forse sì! Eppure…non riesco a convincermene del tutto!

Ah che confusione! Sarà meglio concentrarmi solo sulla carne!

Ad un certo punto Manuel mette involontariamente il dito nella piaga:- Bella questa canzone! Mi piace un sacco nonostante sia di Pink!-

Vorrei subito dirgli “ perché, che cos’hai contro Pink?”, ma poi, accorgendomi di che canzone si tratta resto immobile ad ascoltare parola per parola quella che secondo lei è la ricetta perfetta per il “true love”:


At the same time, I wanna hug you                                          Allo stesso tempo, ho voglia di abbracciarti 
I wanna wrap my hands around your neck                                di avvolgere le mie mani attorno al tuo collo
You're an asshole but I love you                                               Sei uno stronzo, ma ti amo 
And you make me so mad I ask myself                                     E mi rendi così pazza da chiedermi                          
Why i'm still here, or where could I go                                       perché sono ancora qui? o dove potrei andare?
You're the only love i've ever known                                         Sei l’unico amore che io abbia mai conosciuto
But I hate you, I really hate you, so much                                 Ma ti odio, ti odio veramente, così tanto che
I think it must be                                                                      penso debba essere…

True love true love                                                                    Vero amore, vero amore
It must be true love                                                                  deve essere vero amore
Nothing else can break my heart like true love                           Nient’altro potrebbe spezzarmi il cuore così
True love, it must be true love                                                   Vero amore, deve essere vero amore
No one else can break my heart like you                                   Nessun altro potrebbe spezzarmi il cuore come fai tu


 
Le parole della cantante entrano nella mia testa e cominciano a vorticare. Non importa se siano in inglese, il concetto purtroppo è semplice e mi arriva come uno schiaffo in pieno viso.

Perché mentre le ascolto non faccio altro che vedere il suo volto? Maledizione! In ogni battuta vedo lui! Lui che a volte è così caparbio e stronzo da costringermi ad odiarlo; lo stesso lui che sa essere così dolce da farti stare male. Quante volte ho desiderato prenderlo a sberle?! Ormai ho perso conto! Ma altrettante volte e forse anche di più ho desiderato abbracciarlo e lasciarmi andare fra le sue braccia così forti e sicure.

- Tu mi odi tanto vero?- domanda Manuel tutto sorridente all’improvviso

- No! Perché dovrei?- rispondo cercando d’ignorare tutto ciò che sto sentendo dentro in questo momento

- Beh non hai sentito? Se non mi odi…non mi ami veramente!- esclama fingendosi serio

- Che cosa?- domando sbalordita:- Credi davvero che…- non sono preoccupata del fatto che lui possa crederci veramente e che mi lasci per questo, ma piuttosto del fatto che se in questo c’è un minimo fondo di verità…io sto sbagliando tutto! E questo mi spaventa! Mi spaventa assai perché ormai non posso più tornare indietro…

- Ehi ehi tranquilla! Stavo scherzando! Non credo che due persone debbano per forza odiarsi per stare bene insieme! Insomma…è anche irragionevole come cosa…non può essere!- cerca di calmarmi accarezzandomi dolcemente le spalle

- Già! Non può essere!- esclamo fingendomi sollevata, ma in realtà mi sento sprofondare.

Perché è irrazionale, non può essere, ma se così fosse? Se questo fosse il vero amore? Che ne sarebbe di me? Della mia vita? Di tutto ciò per cui ho lottato? Cambierebbe tutto e sicuramente non in meglio. Non ho il coraggio di farlo! Preferisco dare ragione alla teoria di Manuel, decisamente più razionale, e meno spaventosa!

- Amore tutto bene?- domanda preoccupato vedendomi fissare il vuoto:- Ti vedo un po’ smarrita! E’ ancora per la battuta di prima?-

- Sì …cioè…no…è tutto ok!- rispondo scuotendo la testa e facendo il sorriso più finto di tutta la mia vita.

- Sicura? Cioè non era mia intenzione farti tornare alla mente brutti ricordi…insomma…non lo faccio di proposito! Se tu mi dicessi il motivo per cui è finita con il tuo ex…eviterei qualsiasi cosa si possa riferire a lui!-

- Non ce n’è bisogno!- mi affretto a dire:- E poi sai che non ne voglio parlare…è un capitolo chiuso!-

- Lo capisco, ma…non ti sembra di esagerare? Dimmi almeno il suo nome! E’ come se avessimo a che fare con un fantasma!-

- Il suo nome non ha importanza!- esclamo indispettita:- Ormai fa parte del passato e lì deve rimanere!-

- D’accordo! Non insisto!-

Un fantasma! Ecco ciò che è Dario per Manuel! Mi sento una sporca bugiarda a non avergli detto che quell’amico con cui andavo molto d’accordo e poi avevo litigato in realtà era il mio ex. Ma ormai è troppo tardi per dirlo! Non voglio rovinare tutto!

La cosa buffa è che Manuel non si era mai posto il problema che Dario potesse essere stato qualcosa di più che un semplice amico: da quando aveva saputo la sua età, si riteneva al sicuro sotto questo punto di vista. Perché in effetti aveva ragione: solo un’insana di mente come me poteva innamorarsi di un uomo così vecchio!

Durante la cena fingo di sorridere, di essere interessata a ciò che Manuel sta dicendo riguardo all’India, a ciò che vedremo, a ciò che faremo. Ma come può essere così cieco? Come può non accorgersi che sto morendo dentro?

Dopo aver lavato i piatti dico:- D’accordo allora io vado a dormire!-

Giungo in camera mia, ma mentre mi sto per mettere il pigiama, Manuel mi raggiunge alle spalle e mi abbraccia così, senza preavviso. Io sobbalzo spaventata, visto che la mia testa al momento non si trova esattamente qua.

- Ehi amore! Ma quanto sei tesa stasera? Rilassati…ci sono qua io!-

 Già…e forse è proprio questo il problema!

Sono ancora persa nei miei pensieri, quando mi rendo conto che Manuel mi sta lentamente spogliando, conducendomi verso il letto…

Cerco di fermarlo:- No stasera no! Sono stanca e in più lo sai che non mi sento molto bene!-

- Ma questa è l’unica notte che passeremo insieme! Cioè…in India saremo così stanchi alla sera…che sarà un miracolo se riusciremo a raggiungere il letto prima di crollare! Stasera invece è tutto perfetto!- conclude cominciando a baciarmi il collo e la clavicola.

Non c’è niente di perfetto questa sera! Vorrei urlarlo…lo vorrei davvero, ma non ce la faccio. L’unica cosa che riesco a fare è arrendermi al suo volere, anche se questo è un insulto al mio orgoglio. Ma questa sera non riesco a combattere…non riesco a fare niente, mi sento come se fossi vuota…una marionetta…ecco ciò che sono!

Chiudo gli occhi, come se volessi cercare di nascondere questa tristezza, tristezza che tanto…lui non vede in ogni caso.

All’improvviso però, mi rendo conto che quasi nemmeno io vedo lui: sento le sue mani che accarezzano il mio corpo, so che sono le sue, ma non riesco a fare a meno di desiderare un altro paio di mani, che a quest’ora…chissà cosa staran facendo…e mi rendo conto di sperare che in questo momento non stiano anch’esse toccando una donna che non sono io. Cerco di concentrarmi sugli occhi blu del mio ragazzo, che sono così belli, così profondi, ma anche quelli sembrano cambiar colore, sembrano diventare verdi e un po’ marroni, di un colore indefinito…così misterioso tanto quanto la persona a cui appartengono. Dannazione! Sto facendo l’amore col mio ragazzo e continuo a vedere Dario! In questo momento lo desidero così tanto che mi sembra quasi di sentire la sua voce, o addirittura il suo profumo. Ogni fibra del mio corpo sembra gridare il suo nome. No! Non può essere! Questo è l’inferno!

Come posso fermare tutto questo? Mi resta solo una via d’uscita: fare in modo che questa tortura, finisca il più in fretta possibile. Così mi concentro, cerco di ricordare quanto amavo questo fino a qualche settimana fa, quando le cose fra di noi funzionavano ancora a meraviglia. Decido di spegnere le mie emozioni, troppo forti e incontrollabili per essere gestite tutte in una volta sola e ricerco solo una cosa: il piacere fisico…e lo raggiungo…ma solo quello… ed è niente in confronto a tutto ciò che ho perso.

Mi addormento sfinita, ma come immaginavo, questa notte è popolata da incubi, e il protagonista è sempre lui. Sogno che io e Dario siamo ancora insieme, siamo felici e ci troviamo in vacanza. Poi appare una parete di arrampicata… che mi sembra un po’ famigliare, ma all’inizio non riesco a realizzarne il motivo…fino a quando tutto si fa chiaro: un moschettone che cede, qualcuno che cade, gente che urla…paura…panico…fino a quando vedo lui, al suolo…senza vita.

– Nooo! DARIO!- urlo con tutta la disperazione che ho in corpo, fino a quando apro gli occhi, e mi rendo conto di essere seduta nel mio letto, tutta sudata e ancora spaventata per ciò che ho visto e che sembrava così reale.

- Amore! Shhh! Era solo un brutto sogno!- dice Manuel accendendo la luce

Io pian piano riprendo a respirare mentre Manuel mi accarezza la schiena e sussurra:-  Va tutto bene! Dario sta bene! Torna a dormire!-

Mi sdraio sul cuscino, ma prima di spegnere la luce, il mio ragazzo esclama:- Tieni davvero molto a lui!-

- Sì- sussurro chiudendo gli occhi nella speranza che spenga la luce senza colpire ulteriormente un ferita che sanguinava già abbastanza di per sé.

Mi sveglio verso le prime ore del mattino, con la solita nausea che ormai mi fa compagnia da una settimana. Sembra quasi più sopportabile dei giorni scorsi! O forse sono io che sto talmente male, da non darle più nemmeno così tanto peso.

Trascorro la giornata ad ultimare le valigie, infine mi preparo per andare a casa di Dario: indosso un vestito abbastanza leggero, poiché nonostante siamo in ottobre, le giornate sono ancora molto soleggiate, e inoltre penso che il mio orgoglio femminile non mi permetterebbe di avere freddo proprio stasera.

Adoro questo vestito! Non è troppo corto, né troppo lungo, arriva fino al ginocchio, è stretto in vita e termina gonfiandosi a balze. Ma la cosa che mi piace di più è il suo colore: “verde sala operatoria”! Ormai l’ho definito così! Perché lo associo a questo…e con questo…lo associo a lui.


 
Scusateeee! Non è questo il capitolo che vi avevo promesso! In realtà questa è solo la prima parte…ma visto che stava diventando troppo lungo, ho deciso di dividerlo per non sacrificare troppo l’ultima parte che sarà nel prossimo, ossia l’incontro con Dario. Nel frattempo se aveste voglia di commentare anche questo, mi fareste davvero felice! Anche poche righe, non pretendo un poema! Ciao ciao! a presto!

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Capitolo 6
*** Quando le braci restan calde...un incendio può divampare ***


Pov. Dario

Sto tornando dal lavoro: dovrei essere stanco, ma in realtà sono un pò nervoso. Sono proprio curioso di conoscere questo Manuel, che già dal nome così sofisticato non mi piace! Ma non fate caso a questo! Sappiamo benissimo che anche se si chiamasse come me, mi starebbe antipatico lo stesso! Anzi forse avrei addirittura accusato i suoi genitori per mancanza di fantasia!

E’ trascorsa una settimana da quando io e Anna ci siamo riappacificati, poi non ci siamo più sentiti: lei non mi ha chiamato e io, un po’ per orgoglio e un po’ per timore non l’ho fatto. Nel frattempo sono uscito con Marta, la mia mezza collega senza un briciolo di autorità e con bassa stima di sé. Come è andata la serata? Ma sì…non mi è dispiaciuta: in fondo è una ragazza simpatica, dolce e sensibile…direi quasi vitale se non fosse così riservata con le persone che non conosce. Sapete...potrei stare qui a riempirla di complimenti, ma la verità è che lei non è LEI, e la serata trascorsa non ha fatto altro che confermarmi ciò che pensavo in partenza, ossia che Marta non fa per me. Abbiamo parlato, abbiamo riso insieme, abbiamo trascorso una serata diversa dalle altre…ma non c’è stato niente di più. L’ho salutata con una stretta di mano ed un sorriso e poi ho ripreso a camminare per la mia strada, tornando serio e sospirando ogni tanto.

Finalmente arrivo davanti a casa mia: parcheggio la macchina in strada e mi avvicino alla porta d’ingresso, dinnanzi alla quale si trovano già i due piccioncini, che a voler guardare non sembrano neanche tanto innamorati: lui fissa lo schermo del telefono, guarda l’ora e poi lo rimette in tasca borbottando qualcosa alla ragazza in parte che se ne sta con le braccia conserte e lo ignora altamente. Questa è la mia ragazza! E che ragazza! È semplicemente stupenda: con quell’abito verde che ricorda tanto il colore della mia divisa… è come se fosse un getto di aria fresca nella mia monotonia. Che poi se io parlo di monotonia…non oso pensare cosa potrebbe dire un segretario d’ufficio, che se ne sta incollato ad una sedia a fissare lo schermo di un computer per tutto il giorno!

Mi avvicino sorridendo, quando Manuel si rivolge ad Anna chiedendo:- E’ lui?- Anna annuisce e Manuel prosegue dicendo:- Dario! Finalmente! Pensavo non arrivassi più!-

Mi porge la mano, e mentre la stringo ribatto:- Eh… ormai la gente ci ha fatto l’abitudine! E comunque non sono in ritardo di molto!-

- Solo di 45 minuti!- precisa il pignolo signorino

- Appunto!- sottolineo il fatto che rispetto ai miei standard questi sono pochi, ma visto che il tipo non fa altro che guardarmi con aria da sufficienza mentre apro il portone d’ingresso preciso:- Non potevo certo rifare un solo orecchio ad un ragazzo, solo per essere puntuale! Giusto?-

Finalmente chiude quella bocca, ma poi quando siamo in ascensore decide di riaprirla cercando di farmi dei complimenti, tanto per addolcirmi un po’:- Certo che…dev’essere esilarante tornare a casa e dire “oggi ho rifatto le orecchie ad un uomo”!-

- Beh se fosse realmente così, più che esilarante lo definirei poco concludente! In realtà oggi ho fatto anche un riposizionamento mandibolare, un avanzamento mascellare, una mentoplastica e due fillers!- cerco di restare impassibile mentre lo dico, ma non posso far altro che gioire dentro di me nel vedere quanto si stia sentendo piccolo ed insignificante in questo momento.

- Però!- esclama meravigliato:- Sei come un robot! Sai…a dirla tutta mi fai quasi paura!-

La sua definizione mi irrita non di poco, ma faccio buon viso a cattivo gioco:-  Oh andiamo! Neanche ti avessi detto che ho ricostruito il naso a dei cadaveri!-

Vedo il viso di Manuel sbiancare in un secondo, ma non posso godermi troppo lo spettacolo, visto che le porte dell’ascensore si aprono e io sono costretto ad avviarmi verso la mia porta di casa.

Quando riacquista l’uso della parola domanda quasi schifato:- Perché l’hai fatto?-

- Secondo te?-  domando senza voltarmi lasciando ancora un po’ un alone di mistero

- Non l’ha fatto!- interviene Anna:- Non me l’ha mai detto!-

- Perché non me l’hai mai chiesto!- rispondo voltandomi verso di lei:- E comunque non è una cosa da tutti i giorni! In Italia questa pratica non esiste…di solito la faccio in Austria o in Olanda…ma non molto spesso…solo in occasioni particolari!- apro la porta di casa e dico:- Prego! Entrate pure!-

-Ora sei decisamente inquietante!- commenta il signorino come se si trovasse davanti un assassino che non vede l’ora di squartarlo vivo! Sinceramente non pensavo di fare così paura, ma in questo caso devo dire, che ne sono ben lieto!

- E comunque non ne avevo mai sentito parlare di questa cosa!- dice Manuel quasi come se volesse accusarmi di qualche reato che in realtà non ho commesso. O forse semplicemente insinuando che io sia un lurido bugiardo!

- Non è una pratica illegale!- tengo a precisare:- Qui in Italia, come ripeto, non è diffusa perché sono rare le persone che donano il proprio corpo alla scienza! In Austria invece, sono circa quarantaduemila ogni anno!-

- Ma è una follia!- esclama quasi inorridito

- Secondo me è un grande atto di solidarietà!- ribatto:- Grazie a questo i chirurghi specializzandi possono fare pratica evitando di uccidere qualcuno sul tavolo operatorio, e i più esperti possono mettere appunto nuove tecniche che in futuro potrebbero salvare la vita a centinaia di migliaia di persone!-

- Ricostruendogli il naso?- domanda sorridendo lievemente

Mi vuole provocare il bastardo? Perché in tal caso non ha ancora capito con chi ha a che fare!

- Non sto parlando solo di chirurgia plastica! Anche se a parer mio, ricostruire il volto ad una persona che ce l’ha sfigurato, vuol dire lo stesso salvargli la vita!-

Lui rimane senza parole, e come pensavo, si vede costretto ad annuire:- Sì…forse hai ragione!-

- Sì lo credo anch’io!- esclamo soddisfatto.

Dopo un attimo di silenzio Manuel torna di nuovo all’attacco:- Ehm… tu parli sempre così? Cioè… ti presenti alla gente che non ti conosce parlando sempre di argomenti così macabri?-

- Beh diciamo che mi piace sorprendere le persone…o ignorarle se sono di brutto umore!-

- Ah! Ne deduco che sei un tipo lunatico!- esclama come se avesse fatto la scoperta del secolo! Bravo! Vuoi un applauso o preferisci una caramella come premio?

- Quale chirurgo non lo è? Siamo tutti lunatici, poco sensibili e super presuntuosi…abbiamo il complesso del dio e siamo sposati con il nostro lavoro! In sintesi…brutta categoria la nostra!-

- Ma se Anna tiene così tanto a voi, si vede che in fondo non siete poi così male!-

Guardo Anna che sorride, e allora sorrido anch’io dicendo:- A lei piace complicarsi la vita!-

- Ahah Siete davvero così terribili?-

- Non lo so! Chiedilo a lei!- mi rivolgo ad Anna con il classico tono di voce che fa venire la pelle d’oca a tutte le donne:- Siamo davvero così terribili?-

- Io…non so!- risponde un po’ impacciata.

- D’accordo! Visto che non ho intenzione di ammuffire aspettando una tua risposta, risponderò io per te!- mi volto verso Manuel e con tono confidenziale rispondo:- No! Non siamo così terribili! In fondo sotto il camice si nasconde pur sempre un uomo! Ma ci vuole pazienza perché venga fuori…molta pazienza!-

Mi sto ancora segretamente compiacendo di ciò che ho detto, quando noto che Anna tiene una gabbia in mano:- E quello cos’è?-mi abbasso scorgendo un orrendo batuffolo di pelo bianco e nero:- Che ci fa questa cosa in casa mia?-

Anna sospira e dice:- Questa “cosa” come la chiami tu, si chiama Giuggiola, e avrebbe bisogno di una casa in questi cinque giorni in cui sarò via!-
- Nononono!- mi affretto a dire:- Primo: lo sai che odio i gatti! Secondo: sono sempre via, non posso badare anche a questo! E terzo: non ho il giardino, hai la minima idea di come mi ridurrebbe la casa?-

- E’ addomesticata, sa dove fare i suoi bisogni, non rovina né tappeti, né divani, e non sporca!-

- Perde il pelo!- obbietto

- Hai la cameriera!- conclude sfidandomi con lo sguardo. Atteggiamento che io letteralmente adoro.

- Chiamasi “donna delle pulizie”- la correggo tanto per farla innervosire

- E’ lo stesso!-

- Non è vero!- ribatto

- Beh in questo ha ragione!- dice Manuel schierandosi dalla mia parte

- Ti ringrazio Manuel!-esclamo trionfante.

- Prego accomodatevi!- dico indicandogli le sedie e il tavolo…poi sposto lo sguardo su Manuel e dico:- Manuel dimmi un po’… tu…che lavoro fai?-

- Io lavoro nel settore del marketing…- comincia descrivendo con paroloni e paroloni il suo noiosissimo mestiere, mentre io fingo di essere interessato e nel frattempo gli offro un the con dei biscotti al cioccolato, che lui prontamente rifiuta in quanto carboidrati e zuccheri dopo le sei di sera. Quanto non lo sopporto!

La cosa che mi sembra alquanto strana e che per quanto io possa celare l’ostilità che provo nei suoi confronti, non sento molta ostilità nei miei, anzi, direi quasi nulla, nonostante la mia precedente arroganza avrebbe già dovuto farlo innervosire e non di poco. Invece no! Eccolo qui, tutto gentile e amichevole nei miei confronti! Ma che razza di uomo è? Un’hippie con la parola “peace” stampata sul culo? Scusate la volgarità! Di solito non mi si addice! Ma in questo caso abbiate compassione!

Ad un certo punto Manuel si volta a guardare il viso di Anna e dice:- Amore, sei un po’ sporca qui!- raggiungendo col dito il punto del mento nel quale aveva un residuo di cioccolato. Mentre Manuel cerca di pulirla con tutta la delicatezza immaginabile, noto un’espressione di fastidio negli occhi di Anna e subito ne capisco il motivo. Per chi non lo sapesse, in quella zona passa uno dei nervi centrali che controllano la sensibilità delle labbra e del mento; piuttosto frequentemente dopo un intervento come il suo, il paziente tende ad avere una fastidiosa ipersensibilità in quella zona, o più raramente perderla del tutto.  Ma come fa lui a non accorgersi? Non serve certo un medico per notarlo! E perché lei sta zitta?

- Fallo nell’altro senso!- mi permetto di dire:- Così le dà fastidio!- concludo guadagnandomi un’occhiata meravigliata da parte di Anna, che sicuramente non pensava che facessi caso a queste piccolezze

- E tu come fai a saperlo?- domanda interrompendo per un attimo la sua azione

Come faccio a saperlo? Ma non è ovvio? Sto per dargli mentalmente del cretino, ma un’occhiataccia preoccupata e implorante di Anna mi fa insorgere uno strano sospetto, così mi limito a dire:-  Sono il suo chirurgo! L’ho operata io!-

- Ah giusto!- risponde. Bene! Almeno questo lo sa!

Dopo qualche minuto Manuel comincia di nuovo a tirarsi la zappa sui piedi dicendo:- Sai sono contento che tu ed Anna vi siate riappacificati! Insomma…lei tiene molto a te…questa notte ha pure urlato il tuo nome!- conclude appena prima che Anna gli tiri una gomitata.

- Davvero?- esclamo guardandola maliziosamente:- E che genere di grido era?-

Anna mi guarda male, mentre Manuel scoppia a ridere dicendo:- No no! Non era quel genere di grido! Era piuttosto spaventato!-

Sposto lo sguardo su di Anna, allora lei per mettere fine al discorso decide di andare dritta al punto:- Ho sognato l’incidente di Fabrizio…solo che al posto suo c’eri tu!-

- Chi è Fabrizio?- domanda Manuel, ma nessuno di noi gli presta ascolto

I nostri sguardi ormai si sono intrecciati: riesco a leggere molta sofferenza nel suo, e anche se non ne capisco appieno il motivo, la cosa mi fa star male.

-Dimenticati quel giorno!- mi limito a dire senza abbandonare il contatto visivo fra noi

- Non posso! E’ stato uno dei più brutti della mia vita…e i giorni brutti si ricordano più facilmente di quelli belli!- i suoi occhi se possibile diventano ancora più tristi. Ora so a cosa sta pensando: a come io l’abbia cacciata via dall’ospedale e dalla mia vita solo poche ore dopo averla baciata. Ricordo le sue lacrime, il mio atteggiamento impassibile, e i rimproveri di Massimo, che come sempre era riuscito a salvarla dal mio lato più oscuro.

- Non dirmi che…- interviene Manuel come se avesse avuto una folgorazione istantanea:-Fabrizio era il tuo ragazzo ed è morto…-

- No! Fabrizio è suo figlio e non è morto!- ribatte Anna leggermente infastidita da questa sua intromissione. Da dove gli è saltata fuori poi questa?

-Ah!- esclama Manuel, rivolgendosi poi a me:- Scusa ma…faccio di tutto per scoprire il nome del suo ex ragazzo, ma lei non me lo vuole proprio dire! Tu per caso lo conoscevi?-

Spalanco gli occhi sorpreso: ecco perché Manuel non mi teme! Ecco perché non prova risentimento nei miei confronti! Non è un ingenuo, né un ragazzo sicuro di sé…è soltanto un ragazzo all’oscuro del fatto di trovarsi davanti al suo nemico. Guardo Anna, cercando di trasmetterle tutta la rabbia e la delusione che provo nei suoi confronti, ma come pensavo lei abbassa lo sguardo inerme.

- Sì! Sì lo conoscevo!-proseguo cercando di sorridere:- Di un antipatico che non ti dico! Stronzo e arrogante…oserei quasi dire con il cuore di pietra! Ancora mi domando come una ragazza così dolce come Anna abbia potuto innamorarsi di un ragazzo del genere! Al suo confronto io sarei stato molto molto meglio!-

- Magari con qualche anno di meno!- esclama, dandomi la prova di aver colto nel segno.

- Già! Con parecchi anni di meno!- rispondo guardando in direzione di Anna

- Ora basta!- dice fulminandoci entrambi:-Smettetela! Tutti e due!-

Entrambi annuiamo, ma visto che gli argomenti di cui parlare sono stati esauriti, fra di noi cala un silenzio imbarazzante.

Ad un certo punto però, Manuel guarda l’ora dal suo cellulare e dice rivolgendosi ad Anna:- Amore, a me scade il disco orario! Vado giù e ti aspetto ok?- aspetta che lei annuisca e poi si volta verso di me, porgendomi nuovamente la mano: - E’ stato un piacere Dario! Arrivederci!-

- Anche per me! Arrivederci! Buon Viaggio!- esclamo sorridendo per l’ultima volta

Quando la porta d’ingresso si chiude, mi rivolgo verso di lei dicendo:- Perché non gli hai detto di noi? Non lo ritenevi importante?-

- L’ho fatto perché il mio passato non pregiudicasse il mio futuro!-

- Dunque ti vergognavi del tuo passato! Di me!- urlo furibondo.

Sono arrabbiato, ma soprattutto mi sento ferito, anche se mi costa ammetterlo, perché tralasciando questo particolare, Anna ha deciso di negare la nostra storia, il nostro amore e tutto ciò che ne è stato. È come se tutto quello che noi abbiamo passato insieme fosse stato sminuito in solo istante, come se tutto ciò per cui abbiamo lottato fosse stato vano. Come se tutto fosse stata una presa in giro. E questo per me, è decisamente insopportabile, così con tutta la delusione che ho in corpo gli domando :- Se io sono stronzo, tu che cosa sei?-

- Avevo paura Dario! Cerca di comprendermi!-

- No! Non riesco proprio a comprenderti!- sbraito agitandomi per la stanza:- Non riesco a capire come tu possa stare con un ragazzo se hai paura del suo giudizio! Non potrai mai essere te stessa! Non sarai mai felice!-

- Non puoi esserne certo! Solo perché gli ho nascosto una parte del mio passato non vuol dire che io non possa essere felice con lui!- dice quasi come se dovesse convincere ancora se stessa.

- Ma se non ci credi neanche tu?-

- Ora basta Dario!- comincia ad urlare anche lei:- La vuoi smettere per una volta di darmi contro? Volevi essere mio amico e allora comportati come tale! Sostienimi nonostante tu credi sia in errore! Fallo per me Dario! Ne ho bisogno!- conclude cercando di addolcirmi con i suoi occhioni tristi, ma questa volta non ci riuscirà…non sono io il cattivo di turno!

- No! Ma per chi mi hai preso? Non ti sosterrò mai nei tuoi sbagli! Né tantomeno farò da balia al tuo stupido gatto!-

- D’accordo!- esclama freddamente:- Allora tanto vale finirla qua!-

Non so perché ma questo finale non mi piace. Non era questo ciò che volevo per lei quando avevo deciso di lasciarla: non volevo che annegasse nelle proprie illusioni…e non lo voglio nemmeno ora. Sta sbagliando, e di molto, e io devo salvarla, costi quel che costi.

Visto che l’approccio diretto non funziona, decido di tentare un’altra strada, cercando di farla ragionare tirando in causa il suo ragazzo:- Senti, mi spiace dirtelo ma…da quello che ho visto, Manuel è un bravo ragazzo, e merita una ragazza altrettanto brava a suo fianco!-

- Che vorresti dire? Che io non lo sono?- domanda infastidita

- No!- esclamo perentorio

- Ah davvero?-

- Davvero!- dico con convinzione:-  E sai perché? Perché una brava ragazza non nasconde il suo passato, una brava ragazza racconta tutto, espone alla luce del sole anche i propri sbagli…- continuo avvicinandomi a lei:- Una brava ragazza non teme il giudizio altrui perché sa di essere nel giusto, si dona senza riserve al suo ragazzo perché si fida ciecamente di lui, ma soprattutto…- dico fissandola negli occhi:-  Una brava ragazza non sta con un ragazzo se è innamorata di un altro!-

- Io non…- cerca di ribattere, ma io non gliene lascio il tempo, attirandola verso di me e catturando le sue labbra con un bacio.

Uno schiaffo deciso mi raggiunge in pieno volto, cosa che mi fa avere un piccolo deja-vu, del nostro primo bacio al chiaro di luna, sul terrazzo dell’ospedale.

- Hai rovinato tutto!- esclama essendo consapevole che con questo gesto, io avevo nuovamente troncato qualsiasi possibilità di amicizia. Cosa a cui forse teneva davvero.

- Mi dispiace!- dico con un velo di tristezza, dovuto anche al fatto che lei mi ha brutalmente respinto

- Perché l’hai fatto?-

- Non lo so!- Ed è vero. Non so giustificare questo mio gesto. Non so che dire!

- Rispondimi Dario! PERCHE’ l’hai fatto?- urla con tutta la rabbia che prova dentro di sè. Mi sembra quasi di vedere il suo sguardo incendiarsi.
E allora esplodo anch’io:- Perché non sopporto l’idea che lui possa farlo e io no, perché nonostante io abbia rinunciato a questi privilegi nel momento in cui ti ho detto di rifarti una vita senza di me impazzisco al solo pensiero che qualcun altro possa sfiorarti …- faccio una breve pausa per ammirare il suo sguardo sorpreso e poi concludo dicendo:- Perché ti amo ancora e tu provi la stessa cosa!-

Lei allarga gli occhi dallo stupore, ma cerca d’ignorare ciò che sente:- Come fai ad esserne così certo?-

- Lo so e basta!- dico con altrettanta convinzione

- Ti sbagli!- ribatte con vigore. Ma comunque non le credo!

- Ne dubito!- dico addolcendo il mio tono di voce e intensificando il mio sguardo:- Lo capisco da come mi guardi, da come ti arrabbi quando ti contraddico, da come fai fuoco e fiamme per un bacio che stando a come dici tu non dovrebbe significare niente, ma che a quanto pare non ti ha lasciata indifferente…-

- Solo perché non volevo perderti come amico…non ha significato nulla di più!- si ostina a dire

- Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!- dico avvicinandomi ancora di più:- Prova a guardarmi negli occhi e a dirmi se ci vedi solo un amico…-

La prendo per un braccio e la costringo a guardarmi negli occhi. Da tempo ormai, ho imparato a non ascoltare solo la sua voce, che spesso può mentire, per orgoglio, o forse solo per paura…ho imparato a guardarla negli occhi, perché so che quelli non mi potranno mai mentire:- Allora? Che cosa vedi?-

Lei resta immobile a fissarmi per qualche secondo e poi dice:- Il mio peggior nemico!-

Detto questo raggiunge nuovamente le mie labbra, e mi bacia con una passione che non riesco a non ricambiare. Le sue mani circondano il mio collo mentre le mie corrono ad accarezzarle la schiena.

Continuo a pensare che prima o poi questa magia finirà e che presto lei si pentirà di ciò che ha appena fatto. Invece contro ad ogni mia aspettativa, quando si stacca dalle mie labbra, cattura con le mani i lembi della mia maglia e me la toglie.

Faccio lo stesso con il suo vestito, che per quanto sia meraviglioso, non lo è abbastanza da indurmi a lasciarglielo indosso. E ora siamo qua, mezzi nudi, uno di fronte all’altro, come se il tempo si fosse fermato…come se non esistesse altro all’infuori di noi.

 
Pov. Anna

L’ho baciato. Non sono riuscita a contrastare il mio istinto. E anche adesso continuo a baciarlo, perché amo questa sensazione, questa sorta di elettricità che ci unisce, che mi fa sentire di nuovo viva. E’ inutile negarlo: io e Dario siamo fuoco vivo, perché nonostante abbiamo già consumato il nostro rapporto decine di volte, ogni volta è come la prima o addirittura migliore. La passione che ci unisce sembra non svanire mai! Così eccomi qua: nuovamente sdraiata sul suo divano ad osservarlo mentre mi accarezza le gambe in tutta la loro lunghezza facendole incrociare attorno al suo bacino. Adoro l’intensità del suo sguardo: mi fa sentire la cosa più preziosa di questo mondo, mi fa sentire desiderata…ma soprattutto… amata.

So perfettamente che è sbagliato quello che sto facendo! Ma non m’importa! Sto seguendo il mio cuore… ed è questo ciò che voglio! Voglio stare fra le sue braccia…di nuovo! Voglio sentire queste mani sul mio corpo, e queste labbra sulle mie. Voglio Dario…e nessun altro!

Ammiro i suoi gesti così delicati e amorevoli nei miei confronti, temo quasi che la passione che ci ha travolti poco fa stia svanendo lentamente, ma fortunatamente devo ricredermi quando Dario giunge di nuovo sopra di me e comincia a baciarmi il collo e a leccarmi dietro l’orecchio. I suoi baci sono roventi, comincio già a sentire caldo. Possibile che con così poco riesca già a farmi sospirare?

Finalmente mi libera anche degli altri indumenti e si libera anche dei suoi, ma continua a baciarmi e ad accarezzarmi ovunque, tracciando scie umide lungo tutto il mio corpo, come se non avesse la minima fretta di consumare il nostro rapporto. Eppure anziché preoccuparmi o offendermi, mi sento felice, perché in ogni suo gesto, in ogni suo bacio o carezza, riesco a vedere quanto lui ancora mi ami, e mi rispetti, considerandomi molto di più che un semplice corpo pronto a soddisfare le sue voglie.

Io però, purtroppo per lui, in questi casi non riesco proprio ad aspettare. Non ce la faccio! E’ una tortura sia fisica che mentale! E voglio che finisca alla svelta!

 Mi trovo quindi costretta ad implorarlo affinché giunga al dunque:- Dario! Ti prego! Non ce la faccio più!-

Lui sorride, sicuramente fiero di sé per avermi già fatto impazzire ancora prima di cominciare sul serio. Finalmente poi decide di accontentarmi…

Sentirlo di nuovo dentro di me, mi fa sentire caldo e freddo allo stesso istante, però devo ammettere, che è da tanto tempo che non mi sento così bene come in questo momento. E’ come se il tempo e lo spazio fossero svaniti tutto ad un tratto, anche la stanza attorno a noi sembra più sbiadita, uno sfondo poco importante per i veri protagonisti che siamo noi, o quel maledetto amore che ancora ci congiunge…come due calamite, a prescindere da tutti gli ostacoli che ci ruotano attorno e da tutto il nostro impegno speso ad evitare questo dannoso ricongiungimento.

Ad un certo punto, le sensazioni che sento sono troppo forti per permettermi di formulare anche solo mezzo pensiero. Sento il piacere esplodere lentamente dentro di me ed espandersi lungo tutto il mio corpo. Subito dopo anche Dario ne viene travolto: lo vedo sospirare pesantemente ed accasciarsi infine accanto a me cingendomi il fianco con un braccio.

Aspetto che il mio respiro torni regolare, e poi trovo il coraggio di guardarlo negli occhi dicendo:- Che cosa significa questo?-

Lui mi guarda tristemente e risponde:- Una tragedia!-

Torno a guardare il soffitto, cercando di cogliere tutte le sfumature di quella sua cruda definizione. Poi l’inconfondibile suoneria del mio cellulare interrompe i miei pensieri: è Manuel che sicuramente si starà chiedendo quanto c’impiego a salutare un vecchio amico.

Mi alzo dal divano dicendo:-Devo andare!- e comincio a cercare frettolosamente i miei indumenti sparsi sul tappeto, mentre anche Dario cerca i suoi.

Sono consapevole del fatto che Dario manterrà fede alla sua promessa: sparirà dalla mia vita, lasciandomi nuovamente sola. Cerco d’ignorare questa sensazione, pensando a come dire la verità a Manuel o a come reagirà, ma tutto questo sembra niente in confronto alla sua perdita.

Niente è più importante di colui che mi sta lasciando, in silenzio, perché sa perfettamente che le parole in questi casi sono inutili…e lo sono anche le lacrime…lo so… ma ormai non riesco più a ricacciarle indietro. Così dopo aver solo indossato l’intimo, tutti i miei sforzi per trattenermi si rendono vani, e sedendomi sul divano del peccato, mi lascio andare in un pianto disperato.

Dario senza dir niente mi si siede accanto, e mi abbraccia: la sua presenza era solita rassicurarmi un tempo, ma ora la consapevolezza che nessun altro mi stringerà in questo modo così dolce e protettivo, non fa altro che aumentare il mio dolore e di conseguenza il mio pianto.

- Ho tradito Manuel!- esclamo ad un tratto, quasi come per autoconvincermi del fatto che questo sia il motivo principale dei miei singhiozzi strazianti.

- Se l’hai fatto vuol dire che non era la persona giusta!- cerca di consolarmi

- Chi è la persona giusta allora? Ne esiste forse una?- domando in preda alla disperazione

Dario mi guarda con sguardo triste e colpevole e poi dice:- Anna mi dispiace! Non pensavo tenessi così tanto a Manuel!-

- Infatti non sto piangendo per lui!- confesso ad alta voce.

Una stretta allo stomaco mi avvolge nel momento in cui lo guardo negli occhi e lo imploro dicendo:- Dario, ti prego dimmi che non te ne andrai! Per favore! Dimmi che non pensavi veramente ciò che hai detto in montagna…-

Il suo sguardo se possibile si fa ancora più triste mentre le labbra che poco prima mi avevano riportato in vita, confermano la mia condanna:- Mi dispiace Anna!-

A quelle parole tutto il mondo mi crolla addosso. Sapevo che Dario rimaneva sempre fedele alle sue promesse, belle o brutte che fossero, e che niente riusciva ad impedirgli di rispettarle, ma speravo tanto che questa volta avrebbe fatto un’eccezione.

- E’ colpa mia!- dico cercando una giustificazione per cui non meritavo che lui mi rimanesse accanto:- Avrei dovuto resistere e invece non l’ho fatto! Mi dispiace!-

Lui ferma il mio affanno prendendomi il viso fra le mani:- Ehi! Ehi! E’ colpa di entrambi: io ho ti ho provocato e tu hai ceduto! Abbiamo scelto di sbagliare insieme, ma ora dobbiamo affrontarne le conseguenze!-

- No! Non voglio!-

- Ma devi!- dice appoggiando la sua fronte alla mia:- Starmi vicino ti fa solo male! Non siamo fatti per essere amici… ma non possiamo essere qualcosa di più!-

- Sì invece!- mi ostino a dire, ma lui scuote la testa:- No Anna! Si tratta della tua vita! Sarai felice un giorno, e riuscirai ad esserlo senza di me! Continua a combattere, perché io so che ce la puoi fare!- conclude asciugandomi le lacrime.

Io annuisco, capisco ciò che lui intende, e lo accetto anche se fa male, ma prima di tutto questo devo farlo almeno per un’ultima volta: prendo il suo viso tra le mie mani e congiungo nuovamente le mie labbra con le sue. Inizialmente le sue mani giungono ai miei polsi cercando di fermarmi, ma poi anche Dario decide di lasciarsi andare in questo disperato bacio d’addio, dal sapore un po’ salato a causa di tutte le lacrime che io ho versato.

Quando finalmente trovo il coraggio di staccarmi da lui,  mi alzo dal divano e Dario fa lo stesso aiutandomi poi ad indossare il vestito e infine la giacca.

Sto per girarmi quando Dario mi prende per mano e guardandomi più dispiaciuto che mai dice:- Perdonami Anna! E’ stato più forte di me! Non ce l’ho fatta a resistere nel vederti fra le braccia di un altro! Ma credimi… farti del male era l’ultima cosa che volevo fare! -

- Non hai fatto solo questo!- gli confesso:- Mi hai anche salvato da un’illusione che io chiamavo amore. Mi hai aperto gli occhi su questa relazione sbagliata, dandomi la possibilità di chiudere per sempre questo grande errore. E per questo…. non ti dirò che te ne sono grata, ma… grazie comunque!-  concludo cercando lievemente di sorridere.

Dario risponde accennando sorriso, e poi per stemperare questa pesante atmosfera mi porge la gabbietta di Giuggiola dicendo:- Mi raccomando non dimenticare il gatto!-

- No tranquillo! Ormai lei è l’unica che mi rimane!- esclamo prima di avviarmi verso la porta dicendo solamente:- Ciao Dario!-  visto che non ho il coraggio di pronunciare l’altro saluto più adeguato.

- Ciao!- risponde, con un sorriso amaro, che dava a quel ciao, l’inesorabile consistenza di un vero e proprio addio.

Scendo le scale cercando di ricompormi, ma con scarsi risultati.

Arrivo alla macchina di Manuel: nel momento in cui apro la portiera lo sento esclamare: - Finalmente!- poi però nel vedere i miei occhi rossi domanda preoccupato:- Amore, cosa è successo?-

- Mi dispiace! Non avrei mai dovuto venire qua! Forse se tu avessi saputo la verità sin dall’inizio, mi avresti impedito di rovinare tutto così!- dico cercando nel frattempo il modo più adatto per dirglielo. Che poi…esiste forse un modo adatto per dire al proprio ragazzo “ti ho tradito!”?

- Quale verità? Cosa avrei dovuto sapere?-

- Dario…lui era il mio ex!- dico il più in fretta possibile, come se dovessi strappare un cerotto

- Co…cosa?- balbetta incredulo

- Lo so! E’ strano! Non te l’ho detto perché avevo paura di quello che avresti potuto pensare…ma è così! Noi due siamo stati insieme e… la nostra storia è finita così…senza motivo…a parte quello della differenza d’età! L’abbiamo deciso insieme…o meglio lui l’ha deciso e mi ha convinto ad accettare. In verità io non l’ho mai del tutto rimosso dalla mia mente…-

- Perché me lo stai dicendo proprio adesso?- domanda insospettitosi

Io tardo a rispondere, e lui comincia a cogliere da solo la triste verità:- No! Non dirmi che tutto questo tempo…tu e lui…-

Abbasso la testa:- Mi dispiace! Lui mi ha provocato e io non ho saputo resistergli…perché in fondo…io lo amo ancora… non ho mai smesso di amarlo…-

Manuel scuote la testa deluso, senza dire una parola o dare di matto come sarebbe stato del tutto naturale. Poi però ad un certo punto dice:- Posso farti una domanda?- dopo aver annuito continua dicendo:- Hai mai amato me tanto quanto hai amato lui?-

Io rimango senza parole, mi sembra troppo brutto dire semplicemente di no o scuotere la testa, così mi appello alla canzone di ieri…sperando che lui ne colga il senso:- Non lo so! So solo…che non ho mai odiato nessuno quanto lui!-

- Il vero amore!- sussurra Manuel per poi  rivolgersi a me con l’espressione più dura che gli abbia mai visto fare:- Non ho altro da dirti Anna! Scendi da questa macchina!-

Annuisco e scendo senza dire un’altra parola: forse perché sono stufa di dire “mi dispiace” o forse perché al momento non potrei sopportare un altro addio ad alta voce e preferisco quello sottinteso.

Così rimango lì…sola per la strada, mentre m’incammino verso la fermata dell’autobus più vicina, con la mia cara gattina ancora in gabbia che comincia a lamentarsi della sua prigionia.

Alzo la gabbietta, la guardo negli occhi e le dico:- Buona Giuggiola! Adesso andiamo a casa! Solo io e te!-

Già! Solo io e un gatto…che adoro…ma che non potrà mai colmare del tutto il vuoto che sto sentendo in questo momento.

 

Ciao ragazze! Cosa ne pensate di questo capitolo? E’ un po’ triste, lo so…ma secondo me racchiude comunque un grande atto d’amore. Il loro amore: epico e indissolubile. Poco veritiero, ma comunque bello! Non trovate? Spero che i dialoghi non siano troppo scollegati fra di loro, noiosi o ripetitivi…se avete qualche critica da fare…scrivete pure senza timore! =) Detto questo vi anticipo che il prossimo capitolo non arriverà prima di un mese…causa vacanze in montagna (in cui sarò impegnata ad uccidere scorpioni =S ) e sessione di esami di settembre…purtroppo già molto vicini. Basta! Non vi voglio deprimere! Quindi vi saluto e vi raccomando di godervi questi caldi giorni d’agosto! Ciao ciao! un bacione!

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Capitolo 7
*** Sono incinta! ***


Pov. Anna

“Una pecora, due pecore, tre pecore e un agnellino!” no forse devo continuare solo con le pecore…riprendiamo: “Quattro pecore, cinque pecore….”

Uffa! Ne ho già le palle piene delle pecore! So cosa state pensando nel sentir parlare di pecore, ma dovrete cambiare idea visto che non sto cercando di dormire, ma di trattenere la colazione nel mio stomaco capriccioso. Ho provato di tutto per distrarmi, anche a canticchiare mentalmente una canzone, che ora è ufficialmente diventata la colonna sonora di un momento particolarmente spiacevole della mia vita.

Scusate ma ora devo riprendere….ero arrivata a sei? Va beh non importa!

“sei pecore, sette pecore…” ma che noia! E se io provassi a contare qualcosa di più divertente? Qualcosa tipo…i chirurghi!

“ un chirurgo, due chirurghi, tre… maledizione!” termino così la mia stupida conta, e comincio a correre verso il bagno.

Dopo aver detto l’ennesimo addio alla mia buonissima colazione, mi ricompongo in pochi minuti, e dopo aver verificato di non avere altre nausee, mi precipito dalla mia dottoressa, pronta ad inveire contro di lei per quella maledetta profilassi, che ho terminato da ormai due settimane e che sicuramente mi avrebbe rovinato la mia vacanza in India. E’ quasi una fortuna che io non l’abbia fatta!

Mi accomodo in sala d’aspetto, dove alcuni vecchietti si stanno già lamentando per la lunga attesa. Che avranno poi da fare di così urgente alle dieci di mattina? Una partita a carte con gli amici? Finire la calza di lana per i nipotini? O forse vedere la telenovela con l’ennesima tipa che si lascia con l’ennesimo tipo e va a piangere dall’ex che nel frattempo si è messo con sua mamma mentre aspetta un figlio da sua sorella! No, magari preferiscono vedere la gente che si azzuffa a “Forum”…

Beh, in ogni caso, io non ho problemi: sto soltanto perdendo ore di lezione che tanto avrei saltato ugualmente visto il mio pessimo stato di salute. E riguardo all’attesa…mi consolo dicendo “ Dovrò aspettare un’oretta, due al massimo….insomma il dottore, non si chiama mica Massimo Albani, non deve andare in segreteria, in sala operatoria, e poi in reparto, passando in università per dare la lezione e poi tornare in ospedale dove appena ci avrà messo piede sarà chiamato da chissà chi, per chissà dove e chissà perché...”

L’unica cosa noiosa del fare il medico di base, è doversi ascoltare il resoconto di tutta la settimana da parte delle vecchiette, che oltre a descrivere i numerosi acciacchi che si ritrovano, ci mettono dentro anche quelli del marito, del cane e del vicino di casa. E se questo non basta, passano a raccontare di come trascorrevano la vita un tempo, accennando alle disgrazie che hanno subito, e terminando con quello che hanno mangiato ieri per cena. Il tutto con un perfetto filo logico…che di pieghe non ne fa solo una, ma tre o quattro.

Sono cattiva lo so! Dovrei compatirli, comprenderli, sapendo che un giorno anch’io sarò come loro, che andare dal dottore sarà uno dei pochi momenti di gioia della mia giornata…anzi, pensandoci bene, già adesso amo l’ambiente ospedaliero un po’ troppo di quanto dovrei… quindi….chissà quando invecchierò!

Finalmente arriva il mio turno. Entro e mi trovo davanti una figura minuta, seduta sulla sedia con le gambe accavallate: ero abituata a vedere il mio medico di base come un omone barbuto dalla voce profonda, e ora mi trovo una vecchietta sessantenne dai capelli color nocciola tendenti al mogano raccolti in una crocchia, con gli occhiali rotondi appoggiati sul naso e una vocina così fine e sottile che sono costretta a tirare le orecchie per sentire:- Buongiorno! Prego, si accomodi!-

Mi siedo e comincio a guardarla, nel patetico tentativo di trovare le parole giuste per non accusarla di tutti i miei mali.

- Allora, mi dica…perché si trova qui?-

- Perché gli effetti collaterali dovuti alla profilassi non mi sono ancora passati! Anzi ogni giorno è peggio del precedente!-

- Quanto tempo è passato dall’ultima compressa?-

- Due settimane…-

- Mmh è strano! Non dovrebbero perdurare così a lungo! - dice guardandomi con aria circospetta:- E’ sicura che non ci sia dell’altro?-

- Ad esempio?-

- Beh…lei accusa spossatezza, mal di testa, nausea, vomito e capogiri….e quindi mi domando se per tutto questo tempo noi abbiamo erroneamente associato alla profilassi dei sintomi che in realtà erano di tutt’altra natura!-

- Noi?- domando come per farle capire che se così fosse il granchio l’aveva preso solo lei….non sono certo laureata in medicina io!

- Beh per capire certe cose, non occorre essere un medico!- mi guarda alludendo a chissà quale verità, ma visto il mio sguardo poco comprensivo, prosegue dicendo:- Ha un ritardo per caso?-

- Beh sì! Ma non sono mai stata regolare io!-

- Di quanti giorni?-

- Non lo so! Dieci, dodici…ma come le ripeto…è normale!-

- No…alla sua età non più! Dovrebbe fare una visita dal ginecologo per sistemare questa cosa. Comunque …tralasciando per un attimo questa questione… lei è sicura di non essere incinta?-

Sto per annuire quando lei mi blocca dicendo:- E per “essere sicura” io intendo che: o ha già fatto il test non prima di due giorni fa ed è risultato negativo, o che non ha avuto rapporti negli ultimi 40 giorni!-

- Ok d’accordo! Non ne sono sicura…però le garantisco io che non lo sono! Insomma…lo saprei!-

- Certo certo! Dicono tutte così!- dice in tono di compatimento, prima di riprendere il suo tono autoritario:- Dunque, l’unica cosa che le dico è “Vada in farmacia ad acquistare un test di gravidanza”….qualora risultasse negativo, penseremo ad un’altra soluzione!-

Io abbasso le spalle in tono di resa, nascondendo dentro di me una certa ostilità nei suoi confronti, alla quale lei risponde con un sorriso:- Le auguro una buona giornata signorina!-

- Anche a lei!- rispondo con un finto sorriso, mentre mi alzo e raggiungo la porta di uscita.

Mi precipito in farmacia, e guarda caso, lì dentro ci trovo un’altra ragazza alla cassa, che sta comprando un test di gravidanza: l’ansia le si legge in volto…non posso fare a meno di domandarmi se sia ansiosa per il fatto che desideri un bambino e che questo sia l’ennesimo tentativo di averne uno, o che non desideri affatto un bimbo, ma che tema di averlo concepito. Mi sa tanto che è la seconda: è troppo tesa per essere una donna pronta a ricevere la notizia più bella della sua vita. Chissà se anch’io ho quella faccia! Quando lo porto al banco e pago, da come mi guarda la cassiera, ne ho la certezza: ce l’ho anch’io…magari anche più cupa.

Per tutto questo tempo non avevo mai pensato a quest’evenienza: avevo trascorso più di due settimane ad insultare mentalmente la mia dottoressa, e anche se adesso mi sto sforzando per continuare in questa direzione, lamentandomi del fatto che lei mi costringa a fare qualcosa di non necessario e dispendioso anziché darmi dei veri farmaci…non nego che l’ansia comincia a salire e ad impossessarsi di me, soprattutto se mi torna alla mente il suo sguardo deciso come se fosse quasi sicura di non sbagliare. Non penso che abbia ragione, ma in ventun anni di vita, ho avuto torto parecchie volte, e non vorrei proprio averlo di nuovo, specialmente su una cosa come questa.

Arrivo a casa tutta trafelata, con il fiatone e un fastidioso magone in gola. Sono talmente tesa che anche quando vado in bagno non riesco neanche a far pipì sul bastoncino visto che la mia vescica non vuole rilasciare neanche una goccia. Trascorro una ventina di minuti a bere e a guardarmi in giro nervosamente fino a quando riesco a fare ciò che devo. Leggo sulla scatola che ci vogliono dai cinque ai dieci minuti prima che il risultato sia chiaro, quindi abbandono il bastoncino in bagno e comincio a girare nervosamente per il salotto, sotto lo sguardo confuso della mia gattina, che infine decide di ignorarmi e di tornare a dormire.

Dopo otto minuti non resisto più e mi precipito a vedere il risultato: è un meno o un più? Accidenti! Non riesco a vederlo bene! Cioè….è un meno…però c’è una leggera tacchetta verticale che potrebbe farlo sembrare un più…o magari segna soltanto la metà del quadrante…magari c’era anche prima e non me ne sono accorta! Magari è così…questo non vuol dire assolutamente che io sia incinta, ma non può neanche affermare il contrario.

Presa dalla disperazione mi precipito nella farmacia sotto casa, sia chiaro, non quella di prima! Acquisto un test di gravidanza di un’altra marca, sperando che lo schermo digitale sia più nitido.

Torno di nuovo in appartamento e mi scolo un altro litro di acqua e dopo circa mezzora, rieccomi a consumare di nuovo il pavimento in attesa del risultato. Mi sembrano i dieci minuti più lunghi della mia vita durante i quali penso a tutto: alla scuola, a Vayda, a Manuel, a Dario, a Massimo, persino a mia madre. Infine decido di versare le crocchette a Giuggiola dopo aver notato il suo piattino quasi vuoto. Mi perdo un po’ ad accarezzarla fino a quando decido che è giunto il momento della verità.

Raggiungo nuovamente il bagno e non appena vedo il risultato mi sento mancare la terra sotto i piedi: due tacche…una e mezza per la precisione…anzi una e tre quarti…sta di fatto che la tacca doveva solo essere una e invece no ce n’è un’altra…un po’ più sottile, ma c’è comunque! Non posso cancellarla, non posso far finta di non vederla, e allora riguardo ancora una volta il primo test che ho fatto: chissà perché ora riesco a vedere quasi nitidamente anche il più!

Mi lascio cadere sul tappeto azzurro e peloso del bagno, appoggiando la schiena contro la vasca e tirando le ginocchia verso il mio petto. Quasi inconsapevolmente mi metto subito a pensare se quella posizione possa forse far male a quell’esserino minuscolo che porto dentro di me. E nel momento in cui mi accorgo che mi sto già preoccupando per lui, tutto comincia ad essere più reale, e le lacrime cominciano a farsi strada sul mio volto, mentre mille pensieri invadono la mia mente.

Rimango immobile in questa posizione per un tempo indefinito, quando mi accorgo che è ormai passata l’ora di pranzo. Non ho fame, ma mi alzo lo stesso e mi sforzo di mangiare qualcosa perché so che lui, o lei, ne ha bisogno.

Insomma è assurdo! Sto mangiando per un bimbo che forse non aspetto nemmeno! Lo sto già trattando come mio figlio, quando in realtà non so neanche cosa farne!

Lo so che sembro senza cuore a dir così, ma fino a poche ore fa ero convinta che avrei proseguito i miei studi, mi sarei laureata, avrei trovato un lavoro e poi forse se avessi incontrato l’uomo giusto mi sarei sposata e avrei messo su famiglia. Questo era il mio sogno, lo è sempre stato…un sogno che giudicavo in fondo….senza troppe pretese, normale come quello di molti altri. Sono sempre stata una tradizionalista, ho sempre voluto vivere una vita normale, come quella di tutti gli altri. Avevo smesso di credere e desiderare tutto questo nel momento in cui mi ero messa con Dario: tutto ad un tratto non m’importava più di avere una famiglia perfetta e probabilmente avrei rinunciato anche ad avere un figlio, pur di stare con lui, con la consapevolezza che quando lui mi avrebbe lasciato, magari una decina d’anni dopo, avrei avuto comunque il tempo di costruirmi una famiglia. Ero pronta a posticipare tutto, e l’ultima cosa che volevo era anticipare questo processo. Ma così è stato: Dario mi ha lasciato dopo soli pochi mesi, io mi son trovata un altro e sono rimasta incinta. L’unico problema è che non penso proprio che quest’altro sia pronto per fare il padre! E io? Sono forse pronta per fare la madre?

Basta! Decido di buttarmi sul divano e accendere il televisore, sperando che qualche film strappalacrime mi convinca di essere messa molto meglio rispetto ai protagonisti, di essere quasi fortunata…oppure mi basta anche un programma che mi faccia ridere, anche se non so se avrei il coraggio di farlo.

Rimango a fissare lo schermo del televisore per quattro ore o forse di più: non ricordo nemmeno ciò che ho visto, non ho capito niente perché non ho ascoltato niente, anzi, ho quasi il dubbio di essermi appisolata per un po’, ma non ne sono certa perché in ogni caso la mia mente non ha smesso di tormentarmi neanche per un secondo.

Sto impazzendo qua da sola! Quanto vorrei che Vayda fosse qui, accanto a me, a rassicurarmi con il suo dolce sorriso. Avrei bisogno anche di un abbraccio materno, cosa che sicuramente non posso sperare di ottenere dalla mia vera madre, che per fortuna sta a decine di chilometri da qui. Però ora che ci penso…avrei quasi una seconda mamma che abita poco distante da casa mia, a solo quattro fermate del bus…e che proprio a quest’ora dovrebbe tornare a casa dal lavoro. Lei sarebbe in grado di ascoltarmi, di consigliarmi, di darmi la forza per superare anche questa sfida e soprattutto di fare la scelta giusta. Non voglio rimanere sola in tutto questo!

Il mio impellente bisogno di parlarne con qualcuno, mi dà la forza di alzarmi dal divano e di darmi una sistemata…specialmente al viso, prima di uscire nuovamente di casa.

In meno di mezzora giungo davanti alla sua porta mentre l’imbrunire della sera comincia ad avvolgere la città.

Suono il campanello aspettando con ansia l’accoglienza del suo viso sorridente.

Purtroppo però, mi trovo davanti un altro viso, amichevole certo, ma non quello che desideravo incontrare, o almeno, non per primo.

 Non so spiegare la sensazione che provo quando mi trovo davanti a Massimo: è come se volessi nascondermi dal suo sguardo. La sua perspicacia a volte mi mette a disagio. Lui sa leggermi dentro, e questa cosa mi dà sempre più fastidio, perché lui sembra così perfetto, lui è sempre nel giusto….mentre io sbaglio continuamente e ogni volta che casco lui se ne accorge e mi aiuta a tirarmi su, ma senza nascondere quella punta di delusione che ogni volta oscura sempre di più l’immagine che ha di me. E questa consapevolezza mi distrugge, perché non faccio altro che domandarmi  “che cosa penserà di me adesso?”

Massimo è il mio migliore amico, non dovrei sentirmi così, anzi, dovrei sentirmi protetta, come un tempo… ora invece mi sento piccola e indifesa, senza nessuno al quale aggrapparmi, nessuno… se non alla sua piccola moglie, e per piccola…intendo dire solo di statura…

- Anna!- esclama sorridente, sorpreso di vedermi e totalmente ignaro del mio disagio nei suoi confronti (almeno per ora)

- C’è Antonella?- domando sperando di vederla fare capolino da dietro le sue spalle

- E’ andata a far la spesa, sarà a casa fra pochi minuti. Entra pure!- dice cordialmente

Non appena faccio un passo dentro casa sua, respiro un’aria diversa da quella esterna: è così calda, leggera….tutto l’ambiente è così caldo ed accogliente, che riflette alla perfezione l’atmosfera famigliare e mi ricorda che in casa mia invece, non esiste, che non ho più nessuno, se non un sacco di problemi.

All’improvviso la tristezza e la solitudine s’impossessano nuovamente di me, e allora lascio da parte tutti i miei nuovi pregiudizi nei suoi confronti e senza dargli nemmeno il tempo di chiedermi come sto, lo abbraccio, sperando che per qualche secondo aspetti ad allontanarmi.

- Ehi che succede?- domanda un po’ confuso rimanendo quasi completamente immobile come un orso di peluche.

- Non adesso ti prego!- sussurro:- Abbracciami e basta!-

Finalmente le sue braccia prendono vita e mi stringono accarezzandomi dolcemente la schiena, quasi nel tentativo di cullarmi. Devo dire che per essere un tipo piuttosto allergico agli abbracci, sa farli davvero molto bene, anche se necessita ancora della richiesta verbale!

- Va meglio?- domanda senza sciogliere l’abbraccio.

- No!- rispondo a malincuore, perché forse un abbraccio è ancora troppo poco per colmare tutto questo vuoto

- Dai siediti!- dice indicandomi il divano:- Raccontami tutto…mi stai facendo preoccupare!-

- C’è poco da raccontare….- dico mentre mi siedo aspettando che anche lui faccia lo stesso:-…sono incinta!-

- Che cosa?- domanda sgranando gli occhi così tanto che temo quasi gli possano cadere

- Non farmelo ripetere!- dico tristemente, quasi come se il pronunciarlo mi facesse stare ancora peggio

- Ma com’è possibile?- domanda sconcertato

- Beh capita quando si ha un ragazzo!- rispondo un po’ seccata pensando “ti devo anche spiegare come?”

- Pensavo fossi più prudente però! Così mi deludi!- mi parla come se fossi sua figlia, anzi, la bambina più ingenua di questo mondo.

- Guarda che ho preso precauzioni!- preciso:- Ma a quanto pare una volta non hanno funzionato…ed è successo! E ora…non so che fare!- concludo aspettandomi uno dei suoi saggi consigli…che però non arriva…

- Beh io non posso certo scegliere al posto tuo! Devi assumerti la responsabilità di questo errore!- mi dice severamente.

- Massimo smettila di rimproverarmi! Non sei mio padre!-sbotto irritata. Ne ho abbastanza di questo suo comportamento, della pretesa di essere sempre superiore. Perché non si abbassa al mio livello e non mi sta semplicemente vicino, come un vero amico dovrebbe fare?

Lui mi guarda sorpreso della mia reazione, poi però si accorge del suo approccio troppo severo e mi chiede scusa dicendo:- Hai ragione! Scusami! Sono stato un po’ duro!-

- E freddo e insensibile!- aggiungo:- Non esattamente come ricordavo che fossi quando non indossavi il camice!- dico quasi come se fossi io a rimproverarlo stavolta.

- E’ che non so che dire, che fare…mi hai totalmente spiazzato questa volta!- dice confuso per poi aggiungere:- Dimmelo tu che cosa vuoi da me!-

 Lo guardo negli occhi, mentre i miei si fanno un po’ lucidi: -Ho solo bisogno che tu mi stringa forte e mi dica che andrà tutto bene…che non mi abbandonerai come hanno fatto tutti!-

Mi avvicino a lui e mi lascio avvolgere dalle sue braccia, ma anziché sentirlo pronunciare quelle parole, lo sento domandarmi:- In che senso tutti?-

Non ho voglia di spiegare come in una sola settimana io abbia perso il mio ragazzo, Dario e anche la mia coinquilina, seppur temporaneamente….ma pur sempre in un momento di estremo bisogno, così guardandolo nuovamente negli occhi mi limito a dire in tono di supplica: - Dillo Massimo! Ti prego!-

- D’accordo Anna! D’accordo!- mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla e poi accarezzandomi i capelli sussurra a pochi centimetri dalla mia fronte:- Io ci sarò sempre per te! Non dimenticarlo!-

Ad un certo punto sento un mazzo di chiavi girare all’interno della toppa, una porta aprirsi e chiudersi, e dei tacchi camminare verso la sala, ma visto che Massimo rimane immobile, non sarò di certo io a spezzare quest’abbraccio tanto ricercato.

- Eccomi! Sono a casa!- dice Antonella posando le chiavi e le borse della spesa sul tavolo:- Anna! Stai di nuovo cercando di rubarmi il marito?- domanda in tono scherzoso, prima di trasformarlo in tono preoccupato non appena vede i miei occhi rossi e un’ espressione troppo seria per essere la mia:- Tesoro che succede?-

- Aspetto un bambino!-

- Oh mio dio! Ne sei sicura?- mi guarda con aria sconvolta sedendosi al mio fianco

- Ho fatto due test e sono entrambi positivi.-

- E Manuel che ha detto?- domanda come se fosse ovvio il fatto che lui lo sapesse.

- Niente, perché non lo sa ancora! Non penso che glielo dirò!- concludo abbassando la voce, sperando che nessuno dei due noti troppo l’ultima frase….cosa che invece fanno entrambi…

- Come no?- dicono all’unisono

- Ci siamo lasciati!-

- E perché?- domanda Antonella

Perché! Bella domanda! E cosa ci rispondo adesso? “L’ho tradito con Dario?” No! Non potrei mai dirlo davanti a Massimo!

-Io…- sto per dire “non ne voglio parlare” quando all’improvviso mi viene in mente che era stato proprio Massimo il primo a farmi venire il dubbio sui miei sentimenti nei suoi confronti, così dico:- Mi sono accorta che….non lo amavo quanto avrei voluto!-

- D’accordo, ma…di fronte a questa situazione….entrambi dovreste rivalutare le vostre prerogative!- suggerisce Antonella.

Mi sta forse dicendo di tornare insieme a lui?

- Non succederà! Non torneremo insieme! Lui non mi vuole neanche più vedere!-

- C’è dell’altro vero?- ne deduce Massimo, come al solito

Faccio un respiro profondo: - Sì, ma non ne voglio parlare! Per ora credetemi sulla parola: la storia tra me e Manuel è finita! Non si può più tornare indietro!-

- E allora…cosa pensi di fare?- chiede Antonella

- Non lo so!- dico sospirando:- So solo che vorrei tanto mettere fine a questo brutto sogno! Vorrei riaprire gli occhi e poter tornare alla mia vita di sempre!-

-Anna, non vorrai…- si allarma Antonella , che oltre ad avere un cuore di mamma, lavora tutto il giorno a stretto contatto con i bambini

- No! Non sarei mai capace di farlo!-

A questa affermazione entrambi tirano un sospiro di sollievo, e l’aria diventa quasi più leggera.

Poco dopo Antonella si rialza dal divano:- D’accordo! Sarà meglio che mi metta ai fornelli…e tu Anna mangi con noi ok?-

Annuisco quasi sorridendo alla sua proposta che da come è stata pronunciata, sembrava tanto un obbligo.

Mi alzo anche io e comincio ad apparecchiare la tavola, mentre cominciamo a parlare di argomenti banali, come la crema per le mani secche, o la nuova bancarella del mercato, che vende prodotti buoni a basso prezzo, insomma, cose della quotidianità, che per qualche minuto riescono a farmi dimenticare l’onda anomala che mi ha travolto oggi pomeriggio.

Dopo circa mezzoretta la cena è pronta e dalla porta d’ingresso entra Andrea, con il borsone da calcio in spalla, quasi come se avesse sentito il profumino proveniente dalla cucina di sua madre.

Immediatamente va a lavarsi le mani e poi corre a tavola per iniziare a gustarsi delle fettine di arrosto con contorno di patate al forno, seguite da un insalatona con carote e pomodori.

Dopo averlo salutato, essendo a corto di domande interessanti da fargli, mi limito alla solita e odiosa domanda che hanno continuato a farmi per anni e anni:- Come va la scuola?-

- Eh…va! Non certo bene, ma…diciamo che non posso lamentarmi!-

- Ti ricordo che quest’anno avrai gli esami! Non puoi stare sempre sul filo del rasoio come sei solito fare!- interviene il padre

- Almeno poi mi devo impegnare a recuperare! Se studio e vado sempre bene….sai che noia? Vuoi andare a mettere i brividi che senti quando il profe scorre il dito sul registro o quella sensazione di liberazione quando chiama qualcun altro che non sei tu?-

- Questo lo trovi divertente?- domanda Massimo, che da quanto ho letto dal suo curriculum, ha sempre avuto una brillante carriera scolastica, tant’è che si è mantenuto tutti i suoi studi esclusivamente con la borsa di studio.

- Sì…in questa vita così monotona! Cioè….non succede mai niente durante la giornata! Tutti i giorni sono uguali fra di loro, mai una novità che ti scuota almeno un pochino!-

- Vuoi sapere una novità abbastanza stravolgente?- domanda Massimo rivolgendomi lo sguardo per chiedermi il permesso di svelare il mio segreto…. permesso che non posso negargli, visto che fra di loro mi sento praticamente in famiglia, e considero Andrea come un fratello a tutti gli effetti.

- Anna è incinta!- dice tutto d’un fiato

Andrea fa cadere rumorosamente forchetta e coltello nel piatto per poi girarsi verso di me:- Davvero? Che storia!-

- Che tragedia più che altro!- dico non potendo fare a meno di sorridere per l’espressione buffa e meravigliata che gli ritrovo dipinta in viso

- Se è un maschio, potresti chiamarlo Andrea…sarebbe spiritoso, intelligente e bello come me!-

- Di Andrea ce n’è uno solo!- gli rispondo

- E credimi basta quello!- ribatte sorridendo Antonella

- Allora potresti chiamarlo… che ne so…Elias, o Gioele…Eusebio!- continua ridendo sempre di più

Scuoto la testa e dico:- Speriamo allora che sia femmina!-

- Oh beh ne ho in mente alcuni carini anche per le femmine….tipo Emerenziana, Deborah con l’h mooolto aspirata mi raccomando, oppure Jenish così nessuno saprebbe né come leggerlo, né come scriverlo!-

- Sì, così passerà tutta la  vita a fare lo spelling del suo nome!- ribatto divertita

Poco dopo anche Antonella e Massimo cominciano a tirare fuori i nomi più strani e divertenti e ad un certo punto mi rendo conto che sorridere anche di fronte a queste situazioni, non è così difficile quando sei circondata dalle persone giuste, che con il loro affetto ti fanno sentire a casa in qualunque posto tu sia. E’ incredibile ciò che sento, ma mi sembra quasi di essere in famiglia! Sì, decisamente mi sento più parte della famiglia Albani, piuttosto che della mia, che purtroppo comprende solo una madre che sento una volta al mese, tanto per dirle che sto bene e chiederle come sta.

 Mi viene spontaneo domandarmi “e io? Costruirò mai una famiglia così bella come questa?” L’ho sempre desiderato, ma mai così presto, e soprattutto mai con un uomo che non amo. Ma adesso non è tempo di fare questi ragionamenti, adesso è tempo di ridere e scherzare come farebbe una normale ragazza a cena da amici, e non la ragazza dal presente incasinato e un futuro molto incerto che tornerò ad essere quando avrò attraversato la porta d’ingresso e mi ritroverò di nuovo sola, stavolta non più con un gatto in gabbia, ma con un piccolo esserino in grembo, pronto a crescere e a stravolgermi completamente l’esistenza.


 
Ciao ragazzeee! Non sono morta eh! Mi spiace per questo enorme ritardo, ma purtroppo la storia a volte non mi prende come dovrebbe e quindi la metto sempre sotto a tutto, in fondo in fondo nei meandri della mia lista! Riguardo a questo capitolo c’è poco da dire, è scontatissimo e lo so bene, ma d’altronde non potevo non dedicare un capitolo alla scoperta dell’essere incinta. Non ci ho messo Dario, perché primo…diventava troppo lungo e soprattutto visto che quasi tutte lo avete offeso per il suo comportamento…vi farò sentire ancora un po’ la sua mancanza, sperando che abbandoniate al più presto il vostro rancore (che magari dopo due mesi non vi ricordate neanche per quale motivo dovreste avercela con lui! =P ) Detto questo vi saluto….e vi ricordo che chi avesse voglia di lasciare un piccolo commentino, mi farebbe molto contenta! Ciao ciao! =)

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Capitolo 8
*** La maturità degli uomini ***


Pov. Anna

Che schifo le fibre! Eppure le sto mangiando! Sto dando ascolto al mio medico di base che, pensate un po’….mi ha pure consigliato di masticare piano per combattere la nausea! Cioè, ma si può? Certe volte la prenderei a schiaffi quella donna! Eppure non lo faccio e la ascolto, perché in fondo è pur sempre un medico, seppure sembri quasi provenire da un’altra epoca!

Il silenzio in questa casa mi assorda: mi ha chiamato Vayda ieri, e mi ha detto che fra poche settimane tornerà dalla Bulgaria, ma che poi ci dovrà ritornare. Non mi ha spiegato bene il motivo, visto che le chiamate dall’estero costano parecchio, però aveva un tono preoccupato e triste che non mi piaceva per niente. Mi sentivo talmente in colpa a commiserare me stessa, che quando mi ha chiesto come stavo ho semplicemente risposto:- Bene! Però sono incinta!- lei si è meravigliata e mi ha subito detto che il prima possibile sarebbe tornata a farmi compagnia, e che sarebbe andato tutto bene. A quel punto io ho risposto:- Sì, ne sono sicura!- fingendomi sollevata e tralasciando il fatto che io e Manuel non stessimo più insieme. Diventava troppo lunga come cosa da spiegare al telefono, e quindi ci siamo congedate dicendo che ci saremmo raccontate tutto pochi giorni più tardi.
Ah, tanto per la cronaca, dovrei essere alla quinta settimana, ma in realtà non ne sono esattamente sicura, visto che alcuni dicono che si parte a contare dopo la fine dell’ultimo ciclo, altri due settimane dopo….insomma non ne ho idea! L’importante è sapere all’incirca quando è avvenuto il concepimento e quello io lo so.

E se vi state chiedendo del padre…sì gliel’ho detto settimana scorsa. Non volevo farlo, ma poi ho pensato che se mi fossi trovata al suo posto l’avrei voluto sapere. Insomma, l’ho fatto per una sorta di lealtà nei suoi confronti, perché dopo tutto quello che avevamo vissuto insieme, seppur per un breve periodo, mi sembrava giusto farlo.

La sua reazione? Beh è stata all’incirca questa…

-flashback-la reazione del padre-

Per prima cosa, per dire a una persona che stava per diventare padre, mi sembrava giusto farlo a quattr’occhi: il problema era…come incontrarlo? O meglio…come parlarci? No, ma intendo nel vero senso della parola! Quando uno non ti risponde mai al telefono, facendoti chiaramente capire di non essere interessato a te, perdi la voglia di contattarlo! In ogni caso, seppure conoscessi i posti da lui frequentati, non mi andava di fare la ex-ragazza stalker con un mare di problemi, anche perché l’ultima cosa che cercavo era il suo sostegno.

Infine, decisi di provare con gli sms, magari non sentendo la mia voce, il suo fragile cuore si sarebbe sentito meno a disagio. In breve…ecco la nostra conversazione scritta:

- Ti devo parlare! Smettila di evitarmi!-

- Non ho più niente da dirti-

- E’ una cosa seria! Devi solo ascoltare!-

- Qualunque cosa sia non m’interessa!-

Esasperata dal suo comportamento mi arresi a sganciare la bomba via sms: - Sono incinta!-

A questo punto una si aspetta che il padre, volente o nolente accetti un incontro, per discutere della situazione, e invece no! La conversazione prosegue via sms:- Tanti auguri a te e al tuo amico!-

-Deficiente! Ero già incinta quando stavo con te! Se ricordi bene, stavo male già allora, ma a te importava solo dell’India!- scrissi cercando di trasmettere tutta la mia ira.

Dopo questo messaggio, nessuna risposta. Lo interpretai come una fase di meditazione, cui sarebbe seguita quella di accettazione. E infatti, dopo poche ore, arrivò bussando alla mia porta: non la fase di accettazione, bensì quella di rifiuto.

Andai ad aprire, e vidi Manuel entrare sparato nel mio salotto, e senza nemmeno salutarmi o chiedermi come stavo andò dritto al punto:- Allora? Che pensi di fare?-

- Ciao anche a te! Io, anzi noi, stiamo bene! Grazie per averlo chiesto!- risposi piccata

- Andiamo! Non ho molto tempo!-

- Perché? Cos’hai da fare alle nove di sera? A parte andare a bere qualcosa con gli amici?- dissi sicura del fatto che non avesse niente di importante da fare a quell’ora…

- La smetti? Non sono venuto qui per parlare con te!-

- A no? Beh Giuggiola è sul divano che dorme! Non penso sia incline ad ascoltarti!- dissi con una punta d’ironia, indicando il mio gatto.

Ok lo ammetto! Un po’ mi divertivo a farlo innervosire! Cioè…ero io la ragazza incinta! Dovevo essere io quella isterica, non lui! Va beh, lasciamo stare! A quanto pare, la parità dei sessi, in questa situazione è arrivata veramente!

- Sono venuto qui per risolvere questo problema! Quindi prendila per un attimo sul serio!-

- Io la sto prendendo sul serio Manuel!- esclamai con serietà.

- Allora? Cosa hai deciso?- disse come per mettermi fretta…

- Ancora niente!- confessai a malincuore

- Come niente? Devi sbrigarti! O non avrai più tempo!-

- Per cosa?- domandai confusa

- Per abortire!- esclamò come se fosse la cosa più logica e naturale di questo mondo.

- Co-cosa?- balbettai:-Su-sul serio vorresti che io abortissi?-

- Perché? Tu no?- domandò sconcertato della mia domanda

- No! Tutto, ma non questo! Non ce la faccio!- dissi con convinzione

- Ma risolveresti ogni cosa!-

- No, tu risolveresti ogni cosa! E forse tu potresti anche convivere con questo peso sulla coscienza, ma io non potrei mai farlo!-

- Ma insomma…ragiona! Frequenti ancora l’università, vivi in un appartamento condiviso, non hai un lavoro fisso, a parte quella piccola occupazione in biblioteca, non sei pronta a fare la mamma! E in più…ci hai pensato al tuo corpo? Prenderesti un sacco di chili, che non riusciresti più a perdere, la tua pelle si riempirebbe di smagliature, e ti si gonfierebbero le gambe….per non parlare del seno cadente che ti verrebbe una volta che avrai allattato! E il dolore del parto, il travaglio…. hai idea di che…-

- Basta!-esclamai inorridita:- Tu credi che io possa mettere il mio fisico davanti a tutto questo? Manuel, io non sono te! Non sacrificherei mai un’altra vita, solo per preservare un fisico, che comunque non è mai stato quello di una modella!- cercai di calmarmi un attimo, ma senza successo, mi trovai a confessare con disprezzo, ciò che pesavo in quell’esatto istante: - Sai….comincio davvero a domandarmi come abbia fatto a stare con uno come te!-

- Già! Domandati questo, anziché chiederti come farai a crescere un figlio da sola!- esclamò lui in preda alla rabbia

- Senti Manuel, non c’è bisogno che sottolinei ancora una volta la parola “da sola”! L’ho capito che non vuoi avere niente a che fare con tutto questo, ma non credere che io ti abbia chiamato per avere il tuo aiuto! Volevo solo che lo sapessi!-

- Ora lo so! E ti ho detto cosa ne penso! La decisione finale sta a te, come sempre!-

- Molto bene! Puoi andare!- conclusi freddandolo con lo sguardo

Lo cacciai di casa, giurando a me stessa di non chiamarlo mai più e maledicendo il giorno in cui l’ avevo incontrato. E comunque, detto fra noi….bella reazione! Molto matura direi!

-fine flashback-

Mi preparo ed esco per andare a ritirare l’esito dei miei esami del sangue. Dopo di che sono già d’accordo con Antonella di passare da lei a farglielo vedere. In questo periodo lei è il mio angelo custode: non mi lascia mai sola e si preoccupa sempre per me, con una dolcezza che non ho mai incontrato in nessun’altra persona.

Quando arrivo davanti al suo ambulatorio, la vedo parlare con un giovane medico, che stando accanto a lei sembra proprio un gigante. Inoltre,  più mi avvicino, più mi rendo conto che il ragazzo non è affatto male!

Ad un certo punto saluta Antonella, si volta e comincia a percorrere il corridoio. Rimango incantata da ciò che vedo: sembra un modello di Dolce e Gabbana in camice bianco! Come ho già detto, è molto alto, dalla pelle ambrata, che viene messa ancora più in risalto dal colore del camice, al di sotto del quale indossa una camicia blu antico. Ha i capelli scuri, abbastanza corti e tirati su con il gel. Ad un certo punto il suo sguardo incontra il mio: i suoi occhi scuri, sono così profondi ed intensi…che mi ricordano tanto lo sguardo di Orlando Bloom in Pirati dei Caraibi…non so se riesco a rendere l’idea! Mi sorride, forse perché si è accorto del mio sguardo imbambolato, anche se di sicuro sarà abituato a camminare per i corridoi sentendosi sotto i riflettori di tutto il pubblico femminile, puntualmente scosso da una tempesta ormonale al suo passaggio! Io poi…che sono pure incinta…figuriamoci! Da lontano vedo Antonella che mi fa cenno di andare verso di lei, nel frattempo, lui mi passa accanto, scomparendo purtroppo dalla mia vista.

Raggiungo Antonella e prima di entrare nel suo ambulatorio, mi giro ancora una volta ad ammirarlo. Peccato che il camice metta in risalto le spalle, ma nasconda qualcosa di molto più importante! Spero mi abbiate capito!

Non appena Antonella chiude la porta le domando: - Chi è quell’angelo in camice bianco?-

Lei sorride soddisfatta della mia definizione:- Lui è Matteo! Immunologo…32 anni!-

- Perché non mi hai mai detto di avere un collega così figo?- dico fingendomi offesa

- In realtà non siamo proprio colleghi! Non lo vedo molto spesso! Effettivamente però…- continua in tono sognante:-… quando capita…mi si illumina la giornata!-

Mentre stiamo ancora sorridendo, qualcuno bussa alla porta e Antonella si precipita a dire:- Avanti!-

Un angelo dai capelli scuri si affaccia dalla porta dicendo:-Scusa Antonella! Ho dimenticato la cartella del paziente con la connettivite!-

- Prego entra pure!- lo invita cortesemente

Lui apre la porta e finalmente si decide ad entrare a prendere ciò che gli serve:-Ah grazie! Scusate non volevo interrompere la visita!-

- No tranquillo, lei è una mia amica, è passata solo per salutarmi!- dice Antonella indicandomi, poi si rivolge a me dicendo:- Comunque Anna, ti presento Matteo De Filippi, lavora nel reparto di Immunologia per adulti…-

-Piacere!- dice Matteo stringendomi la mano con una stretta…a dir poco moscia! Accidenti! Mi ha rovinato la sua immagine! Sembra una persona talmente forte…. e invece ha la stretta di un novantenne!

-Piacere!- rispondo, mentre il suo sguardo così carico e profondo mi ha già indotto a dimenticare quel piccolo disgustoso particolare.

-Quando i miei piccoli pazienti diventano troppo grandi per stare con me, passano sotto la sua supervisione.- spiega la mia amica:- Lui riesce a rendere il passaggio tra pediatria e mondo adulto il meno traumatico possibile. Tutti lo adorano a prima vista. E’ un angelo in camice bianco!- conclude rifacendosi alla mia definizione

- Non esagerare Antonella!-si giustifica Matteo, un po’ in imbarazzo:- Tu sei un angelo! La maggior parte dei pazienti che ci mandi gode ormai di ottima salute! Non dobbiamo far altro che visitarli ogni sei mesi e mantenere la tua terapia!-

- Beh almeno non si dimenticheranno completamente di me!-

- Non lo faranno mai! Sei tu che li hai curati quando stavano male!-

- Già! Sono io che ho passato mesi interi davanti al pc, o a telefonare a colleghi di mezzo mondo, per cercare di scoprire che razza di strana e rara malattia il loro sistema immunitario è stato in grado di sviluppare!- dice Antonella con una punta di ironia, sottolineando che il merito era comunque suo, come giustamente lui le attribuiva.

- E noi te ne siamo più che grati di averci evitato questa tortura! Ora se volete scusarmi…non mi piace fare attendere i miei pazienti!- esclama avvicinandosi alla porta

- Al contrario di mio marito!- precisa lei sorridendo:- Buona giornata Matteo! E chiamami se hai dei problemi a decifrare la mia pessima scrittura!-

- Tranquilla! Ormai ci ho fatto l’occhio! Ci vediamo!- e così dicendo se ne va

- Wow!- esclamo con l’aria di chi ha appena incontrato un principe azzurro su un cavallo bianco

- Eh già!-

- Vorrei tanto ammalarmi anch’io!- e sono sincera! Tutto, pur di rivederlo!

- Ma dai! Cosa vai a pensare!?- mi rimprovera dandomi una leggera pacca sul braccio

- Peggio di quanto tu creda!-

- Ahahah e smettila! Comunque….i tuoi esami?-

- Son qua!- dico dandole in mano il foglio con la risposta

Lei inforca gli occhiali dalla montatura fine e dorata e comincia a leggere con attenzione:- Allora vediamo….beh…incinta sei incinta!-

- Ma dai?! Non mi dire!-

- Questi valori sono un po’ bassi…ma non mi preoccuperei…dovrebbero tornare nella norma nel giro di poche settimane…-

Devo dire che è molto comodo avere una persona che ti fa da mamma, da medico e da amica del cuore….è semplicemente perfetta! Non so che farei senza di lei!

Pov. Dario

Stiamo finendo di ricucire un paziente, e in sala c’è un silenzio assurdo. D’accordo che né io, né Massimo amiamo tanto parlare, però, quando non abbiamo più niente da spiegare agli studenti che ci assistono, qualche mini dialogo di poca importanza solitamente lo facciamo anche noi, un po’ per passare il tempo, un po’ per dimostrare agli altri mediante il nostro tono di voce tranquillo che abbiamo tutto sotto controllo.

Invece in queste ultime due settimane, Massimo è molto silenzioso, risponde alle mie battute con poche parole, e poi torna ad immergersi nei suoi pensieri. Mi domando cosa lo faccia stare così in pensiero, o meglio chi.

- Massimo va tutto bene?- domando ad un certo punto

Lui incrocia il mio sguardo, poi controlla meticolosamente il lavoro che sta facendo, che ovviamente è perfetto, per poi tornare a guardarmi con l’aria di chi si sta chiedendo cosa abbia fatto di male.

- No no! Non c’entra con l’operazione!- mi precipito a dire:- E’ solo che ti vedo molto pensieroso in queste settimane…-

Sorride leggermente:- Lo sai che io son sempre pensieroso!-

- E’ vero, ma lo sei più del solito! C’è qualcosa che non va? Cos’è che ti turba così tanto?- domando sperando che non faccia caso agli assistenti che sono presenti in sala

- Mah… niente di che! Andrea! Come sempre!-

Scuoto la testa sorridendo:- Eh i figli… nati per farci disperare! Per fortuna che il mio se ne sta tranquillo e beato in Spagna! Non so ancora che scuola abbia scelto di frequentare, ma… mi rifiuto di preoccuparmi per lui! Ormai è più che maggiorenne!-

- Eh già, ma purtroppo io non sono te!- conclude per poi rivolgersi ad una specializzanda:- Passami altro filo!-

- Dai dimmi! Che succede? Scuola? Brutte compagnie?- cerco di indovinare

- Ma sì…la scuola, la patente….non si impegna mai in niente! Non riesco a motivarlo….sono preoccupato per il suo futuro!-

- Prima o poi metterà la testa a posto! Ormai non sono più i vecchi tempi….i giovani maturano molto più tardi…a vent’anni sono ancora bambini!-

- Già! E’ questo il problema!- dice in tono preoccupato

Non so perché ma non gli credo! Suo figlio è sempre stato così, non vedo perché negli ultimi tempi si debba preoccupare più del solito… ci dev’essere dell’altro, ne sono certo! Forse…anziché il figlio…quello a farlo preoccupare è la sua “quasi figlia”.

- Ok ancora qualche punto qua, poi abbiamo finito! Aspira qua, che non vedo niente!- dico alla mia assistente, per poi tornare sul discorso:- E Anna? L’hai più sentita?- domando cercando di attenermi sul vago.

-Ultimamente no! Perché?- dice squadrandomi in un modo come per domandarsi il perché gli stessi facendo quella domanda, visto che noi ora, dovremmo essere amici.

In ogni caso so per certo che sta mentendo! Vedete… quando si lavora con una persona per cinque giorni a settimana da ormai sei anni, si impara a conoscerlo.

Decido di imbastire il discorso, sperando che lui decida di aprirsi:- No perché…quando l’ho sentita l’ultima volta, mi ha detto che era in crisi col suo ragazzo, che stava pensando di lasciarlo…poi sai, non mi sono più interessato perché voglio comunque lasciarle i suoi spazi…- quanto son bugiardo, maledizione!

- Eh già! Fai bene!- risponde soltanto

Ok! Da queste poche parole ho capito che: primo, della crisi lo sapeva, o perlomeno l’aveva già intuito, visto che non pareva affatto sorpreso, e secondo, non sapeva del fatto che io e Anna non fossimo più amici a causa di quello che era successo, altrimenti di sicuro avrebbe inveito contro di me alla prima occasione, sia per istinto di protezione nei suoi confronti, sia per dirmi “te l’avevo detto!”

- Fatto!- esclamo dopo aver fissato l’ultimo punto:- Ottimo lavoro! Grazie a tutti!-

Saluto Massimo, dopo avergli fatto le solite domande di circostanza riguardo al proseguimento della sua giornata, tra pazienti da visitare, specializzandi da rincorrere, eccetera eccetera; poi mi decido a fare quattro passi, giusto per schiarirmi un po’ le idee.

Faccio in tempo a togliermi il camice verde di sala, e ad indossare l’altro, che non appena esco dagli spogliatoi incontro Marta che viene verso di me con un sorriso che al momento mi dà solo fastidio. Rispondo anch’io con un sorriso per pura cortesia.

- Allora? Impeccabile come sempre?- domanda avvicinandosi sempre di più

Io sorrido senza aggiungere niente, mentre comincio a domandarmi se davvero sia il caso per un uomo già troppo egocentrico di suo, di stare con una donna sua completa adulatrice.

- Vado a fare due passi…- dico cercando di togliermela di torno

- Vengo anch’io!- esclama entusiasta prendendomi per un braccio

Io la allontano gentilmente dicendo:- No grazie! Scusa, ma preferisco stare solo con me stesso! Ho bisogno del mio spazio!-

- Ah capisco!- dice lasciandomi andare:- Il lunatico professore solitario!-

- Che cosa?- dico incuriosito da questa sua stramba definizione

- E’ così che ti definiscono in ospedale!-

- Ah si?-

- Sì….ho fatto delle ricerche! E ho scoperto anche un’altra cosa molto interessante…- aspetta che io corrughi la fronte per poi continuare:- …circa una tua relazione passata… con una paziente, che a suo tempo ha fatto molto scalpore!- alzo gli occhi al cielo, chiedendomi come mai il mondo non abbia altri argomenti di cui spettegolare:- Allora? Voglio i dettagli!- conclude punzecchiandomi il braccio

- Non dirò proprio niente a riguardo! E poi sono convinto che i pettegoli la sappiano raccontare meglio di me!- concludo un po’ irritato

- Ma io voglio sapere cos’hai provato tu! Cosa ti ha spinto ad andare contro tutto e tutti?-

- Ero innamorato! Non c’è nulla di strano!- proseguo superando delle porte, con lei che mi segue come un cagnolino, stando alla mia destra

- Mi piace!- dice sorridendo

- Che cosa?- domando confuso

- Questo lato di te! Insomma….sei tanto freddo…ma infondo anche tu hai un cuore!-

- Sì me l’hanno già detto!- dico quasi annoiato

- D’accordo allora cercherò di stupirti!- esclama prima di venire davanti a me cingendomi il collo con le braccia e stampandomi un dolce bacio sulle labbra:- Buona passeggiata Dario!-

Io rimango bloccato a guardarla con aria confusa, biascicando un “grazie” mentre lei se ne va sorridendo, soddisfatta di aver raggiunto il suo obbiettivo.

Mi ha davvero sorpreso! Durante le nostre uscite è sempre stata una ragazza riservata, un po’ timida e a volte addirittura impacciata, non sono mai andato oltre la stretta di mano, o forse solo qualche volta le avrò sfiorato la spalla! Era chiaro come il sole che lei volesse di più, ma semplicemente io non ero disposto a darglielo, e a quanto pare adesso aveva deciso di farsi avanti lei.

Come se la mia mente non sia già abbastanza incasinata! Adesso ci si mette pure lei! Sarà meglio fare un giro per i corridoi di pediatria: lì, a parte Antonella non c’è nessuno che mi conosca, o che possa anche indirettamente infastidirmi.

Con mia grande sorpresa però, quando giungo nei paraggi dell’ambulatorio di Antonella, vedo una ragazza appena uscita dalla sua porta, e purtroppo mio malgrado non posso fare a meno di riconoscerla e di raggiungerla per sapere almeno come stia.
Settimana scorsa l’ho incontrata all’ingresso dell’ospedale: le ho chiesto il motivo per cui fosse qui e mi ha risposto con un semplice “analisi del sangue”, ho cercato di avere più informazioni, ma non me ne ha date. Ricordo ancora però il suo sguardo: perso, preoccupato, triste…e la cosa non mi era piaciuta affatto.

Fino ad oggi ho fatto finta di niente, pensando che fosse soltanto una mia cattiva impressione, ma il fatto di vederla ancora qui, a distanza di così poco tempo, non fa altro che confermare le mie sensazioni iniziali. Devo assolutamente saperne di più! Anche a costo di farle il terzo grado!

- Anna!- la chiamo per farla voltare:- Come mai tutta questa assidua frequentazione dell’ambiente ospedaliero?- domando con un sorriso, facendo finta di essere ancora suo amico

- E lei professore? Non dovrebbe starsene rinchiuso in sala operatoria anziché girare così spesso per i corridoi?- risponde infastidita dal mio atteggiamento

- Dovrò pur sgranchire le gambe in qualche modo! Comunque, tornando al discorso di prima….perchè tutte queste visite in ospedale?-

- In realtà non sono più di quelle che ho fatto l’anno scorso, o l’anno ancora prima!- ribatte con decisione

- Sul serio! Che ci fai di nuovo qui?- domando seriamente anch’io questa volta.

- Sono venuta a ritirare l’esito degli esami del sangue, e ho pensato di fare un salto da Antonella…-

- E per quale motivo?-

- Così! Per salutarla!-dice mentre riesco a notare un po’ di titubanza nella sua voce:- Siamo amiche, ricordi?-

- Appunto! Vi vedete anche fuori! Perché venire a disturbarla proprio qua, mentre lavora?-

-Me l’ha chiesto lei!-

- Era così urgente la cosa?-

- Che palle!- sbotta irritata:- Voleva solo vedere il risultato dei miei esami! –

-E perché?- insisto

- Che ne so! Curiosità professionale!- dice cercando di sembrare convincente

- Potrei vederli anch’io?-

- Perché mai dovresti?!-mi guarda arcigna

- Curiosità professionale?- dico quasi come se fosse una mezza battuta, ma la verità è che non so cos’altro dire: l’ultima cosa che voglio fare è ammettere di essere preoccupato, per poi magari scoprire di aver frainteso tutto.

-Beh, puoi anche tenertela!-

- Fammeli vedere Anna!- comincio ad innervosirmi anch’io

- Li ha già visti Antonella e ha detto che va tutto bene!-

- Non mi fido degli altri! Voglio vederli io stesso!- dico prendendola per un braccio, per fermare il suo continuo arretramento

- Non ti farò vedere proprio niente! Lasciami andare!- dice tentando di liberarsi

- Dannazione! Perché fai così?- sto perdendo la calma! E quando succede…non è mai un bene!

- No, TU perché fai così?- esclama puntandomi un dito contro al petto:- Dici di amarmi, mi prendi e poi mi lasci senza ragione, e ora avanzi pure delle pretese?-

- Certo! Perché io mi preoccupo per te! Non puoi farmi questo! Me lo devi!- dico alzando un po’ la voce

- Io non ti devo proprio niente!- sussurra inviperita a pochi centimetri dal mio volto, per poi allontanarsi di nuovo pronunciando:- Anzi, non so nemmeno perché stiamo ancora litigando, visto che tu nella mia vita non dovresti neanche più esistere!-

Si volta, fa qualche passo, e poi barcollando appoggia una mano al muro, e una sulla pancia accasciandosi leggermente su se stessa. Subito col cuore in pena, corro a sorreggerla.

- Anna! Che cos’hai? Dimmelo!- la sto quasi implorando, spostandole delicatamente i capelli dal viso

- Spostati!- esclama dandomi uno spintone e correndo verso i bagni che si trovano a pochi metri di distanza da noi.

Le vado dietro, e non appena entro, sento che sta vomitando, così rimango in disparte, aspettando che esca dal cubicolo in cui si trova, deciso più che mai ad ottenere spiegazioni.

Mi sento inutile e inerme, sto quasi maledicendo il fatto di essere medico! Sì perché in questi pochi minuti sto già impazzendo a pensare che cosa possa avere: durante la mia carriera di specializzando, ne ho viste tante di cose, ho visto pazienti che arrivavano in pronto soccorso accusando un semplice vomito, e quando poi si scopriva la gravità della situazione, era ormai troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

Dannazione! Perché mi sta facendo questo? Sa benissimo che l’amo e che l’unica cosa che voglio è il suo bene. D’accordo! So che l’ho ferita, e che non posso pretendere niente da lei, ma…almeno questo! Voglio solo sapere se sta bene! Dopo di che, potrà continuare ad odiarmi e a evitarmi, non penso di pretendere troppo in fondo!

Pov. Anna
Di solito quando qualcuno vomita, la gente gli scappa lontano disgustata. Qualsiasi ragazzo l’avrebbe fatto, qualsiasi uomo, e invece… purtroppo mi devo ricredere! Non vedo il suo viso, né sento la sua voce, ma dal modo in cui la porta del bagno si è aperta con forza, non ho alcun dubbio: mi ha seguito fin qua, e non mollerà tanto facilmente!

Per la prima volta spero quasi che i miei conati di vomito si prolunghino ancora per qualche minuto, perché non so cosa dirgli, non so come affrontarlo. Non voglio dirgli la verità...perchè ho paura di come reagirebbe...ma non so nemmeno quale altra bugia credibile potrei rifilargli. So cosa state pensando....che prima o poi lo verrà comunque a sapere...ma in questi casi...direi che è molto meglio poi!

Purtroppo dopo qualche minuto, a malincuore sono costretta ad uscire dal cubicolo in cui mi ero cacciata, e mi dirigo ai lavandini senza guardarmi intorno, imbattendomi però nella sua figura riflessa nel grande specchio che mi trovo davanti: è appoggiato con un fianco alla parete, tiene le braccia conserte e mi osserva mentre mi lavo le mani e mi risciacquo la bocca.

Gli mando dallo specchio uno sguardo truce, per fargli capire quanto la sua presenza mi stia recando fastidio.

- E’ inutile che mi guardi così! Non me ne andrò finché non mi avrai detto la verità!-esclama con tono deciso

- Io posso stare qui anche tutto il giorno!- ribatto

- Anch’io!-

- Non hai niente da fare?- domando inarcando un sopracciglio

- Ho un sacco da fare! Ma tu sei più importante…tu vieni prima di tutto!- esclama avvicinandosi a me

Mi volto infastidita e ricomincio a respingerlo con cattiveria:- Ma smettila! Torna a tagliare la gente!-

- Sul serio? Davvero vuoi che lo faccia anche se ho la testa altrove? Hai idea del disastro che potrei combinare?-

Cerca di farmi sentire in colpa, ma non ce la farà...non questa volta….

- Fa parte del tuo lavoro separare la vita professionale da quella privata!-

- Sai benissimo che non sempre ci riesco…specialmente quando ci sei di mezzo tu!- mi guarda intensamente, come se volesse mostrarsi vulnerabile davanti ai miei occhi…peccato che tra noi due, quella ad essere più vulnerabile sono sempre io!

- Ormai non m’incanti più!- rispondo freddamente, mentre lo sorpasso e gli volto le spalle per avviarmi all’uscita dei bagni.

- D’accordo! Se vuoi che cambi strategia, smetterò di essere gentile!- urla da dietro, per poi raggiungermi e con uno strattone mettermi con le spalle al muro:- Dimmi che cos’hai e subito! Non farmi perdere altro tempo!-

- Non ho niente!- continuo a mentire

- Balle! Lo vedo che stai male! Te lo si legge anche negli occhi! Smettila di mentire! Che cosa mi nascondi?- urla sempre più irritato, mentre io, mi sento sempre più a disagio, con le sue braccia che poggiando contro al muro attorno al mio viso, mi bloccano ogni via d’uscita e il suo sguardo sempre più rovente puntato contro di me.

- Io…ho solo un po’ d’influenza!-

Lui fa un sorrisetto isterico :- E’ assurdo! Sei patetica!- lascia cadere le braccia allontanandosi leggermente, ma comunque pronto a bloccarmi:- Stai parlando con me, non con Manuel…quindi evita certe uscite!-

- Non è niente di grave! Ma non voglio dirtelo! Rispetta il mio volere!- cerco di convincerlo ma lo vedo arrabbiarsi ancora di più:

- Al diavolo il tuo volere! Non l’ho mai rispettato e non comincerò proprio ora! Lo voglio sapere!- colpisce con entrambi i palmi delle mani il muro accanto al mio viso, urlandomi:- DIMMELO!-

Io per qualche secondo chiudo gli occhi, spaventata da questo suo comportamento così aggressivo e minaccioso, che non gli avevo mai visto. Sapevo che non mi avrebbe fatto del male, ma in quei pochi secondi ho quasi pensato che forse mi stavo sbagliando.

All’improvviso mi accorgo di aver portato istintivamente la mano destra sul mio ventre, quasi a proteggere il piccolo dal suo scatto d’ira. Un movimento che a tanti sarebbe parso insignificante, ma che lui nota subito, allargando gli occhi per lo stupore e allontanandosi subito da me

- Sei incinta!- esclama con la consapevolezza di uno che sa di non sbagliare, ma che vorrebbe tanto farlo

Io non dico niente, abbasso lo sguardo inerme, aspettando la sua tanto temuta reazione

- Complimenti!-si limita a dire guardandomi quasi con disprezzo:- Sei riuscita a rovinarti la vita anche senza il mio aiuto!- conclude, voltandosi ad aprire la porta e a sparire dalla mia vista, lasciandomi finalmente sola con la mia nausea che stava già ritornando.

Fantastico! A quanto pare anche gli uomini prossimi ai cinquanta, sono ancora abbastanza acerbi! Poi le statistiche si lamentano dei matrimoni in calo! Cosa dovremmo fare noi povere ragazze? Fare da baby-sitter a figli e marito? Odio gli uomini! La colpa di questo pasticcio è tutta loro!

Pov. Dario

So già quello che state pensando! Che sono un uomo senza cuore! Ebbene…forse lo sono! Non sono riuscito a dire altro ne a fare altro! L’ho trattata malissimo e probabilmente adesso starà anche peggio a causa mia!

Ma in questo momento non posso starle vicino, perché sono talmente arrabbiato, e deluso da questa situazione, che l’unica cosa che potrei fare sarebbe spaventarla, e di questo, non ne ha certamente bisogno.

Raggiungo le scale interne e non appena la porta si chiude, colpisco il muro con tutta la mia forza, urlando con rabbia:- Dannazione!-

La mano mi fa male, ma non è niente in confronto al male che io ho fatto a lei! Sì perchè alla fine, la colpa è soltanto mia! Avevo deciso di non stare con lei, perché non potevo darle la vita che si meritava, ma ora, anche stando lontano da me, era riuscita a bruciarsela in un colpo solo! Apparentemente io non c’entro niente con questo casino, ma fondamentalmente la mia colpa è ovunque…. è tutto merito mio! Sono stato io a travisare quella ragazza, a portarla sulla cattiva strada. Forse se non fosse stato per me, sarebbe ancora vergine, in attesa del ragazzo giusto per lei, o forse nel caso l’avesse trovato, avrebbe fatto più attenzione, pensando maggiormente a se stessa piuttosto che a vendicarsi di me, o a fare di tutto pur di dimenticare quest’amore sbagliato che io continuo a portare a galla, anche quando lei sembra essere sul punto di superarlo.

Forse non avrei mai dovuto lasciarla…. avrei dovuto proteggerla, ma pensavo che l’unica cosa da cui doveva essere protetta fossi io, e invece mi sbagliavo, e ora…è troppo tardi per correre ai ripari.

Che fare adesso? Continuare ad addossarmi le colpe non serve a niente! Nè a lei, né tanto meno a me, che non ho mai sopportato i martiri. Probabilmente le starò accanto, se lei mi vorrà, mi renderò disponibile e l’aiuterò sperando di non fare ulteriori guai, ma per ora…ho bisogno di tempo, per digerire la cosa, per farmene una ragione, sperando di trovare al più presto la forza di reagire.


 
Ciao ragazze! Ho all’incirca 4 cose per cui scusarmi! 1) i tempi di pubblicazione 2) i tempi verbali, che anche con tutto il mio impegno non riesco mai a sistemare decentemente 3) i capitoli che non contengono niente di particolarmente eclatante, risultando alquanto lunghi e noiosi 4) l’atteggiamento di Dario che cercherò al più presto di cambiare…abbiate ancora un po’ di fiducia! Non mi dilungo ulteriormente! Ringrazio tutti quelli che nonostante tutto mi stanno ancora seguendo! Ciaooooo  =)

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Capitolo 9
*** L'ambiguo semino ***


Ps. Scusatemi se il capitolo è più corto rispetto al solito, ma ho dovuto troncare quello originale, altrimenti non avreste retto a leggerlo tutto insieme, neanche con cinque caffè! XD

Pov. Anna

Ciao ragazze! Indovinate dove mi trovo? A fare la mia prima ecografia! Qualche idea sul mio accompagnatore? Su dai! E’ ovvio! Come al solito, il mio principe dalla cravatta blu…è Antonella! Chi mi avrebbe accompagnato altrimenti? Nessuno!

La ginecologa è una ragazza giovane, sui trentacinque anni: è abbastanza robusta, bionda e con un viso molto solare. Pura fortuna? No! Non crediate! Vedete un altro meraviglioso aspetto dell’ avere amiche in camicie bianco, è che sono ottime consigliere in fatto di medici. Avevo categoricamente vietato ad Antonella di prendermi l’appuntamento con un uomo, però non volevo nemmeno una donna sgarbata, stile zitella, e quindi…detto…fatto! La mia “mamma” fatina ha esaudito il mio desiderio! Cosa posso volere di più? Nessuno! Farebbe questo per me un uomo? No di sicuro! Al massimo l’unica cosa che avrebbe potuto fare Manuel per me, sarebbe stata prendermi l’appuntamento per abortire, e forse mi avrebbe anche accompagnato, non certo per galanteria, ma giusto per assicurarsi che lo facessi!

- Diamo subito un’occhiata al pesciolino!- dice entusiasta la dottoressa, indicando di accomodarmi sul lettino:- Dopo facciamo le domande generiche!-

Mentre mi mette il gel sulla pancia dice:- E’ un po’ freddo, sai?- io sorrido, ma non dico niente, sono troppo agitata per dire qualsiasi cosa!

- Allora…a che settimana dovresti essere?-

- All’ottava…- almeno credo! Mi sono fatta aiutare da Antonella nel conto, perché io ci capivo un gran poco!

- Mh! C’è qualcosa che non mi torna!- dice la ginecologa guardando attentamente il monitor

- Che cosa? C’è qualche problema?- domando subito allarmata

- No no! Tranquilla E’ solo che…è troppo piccolo per essere all’ottava settimana di gravidanza!-

- E quindi che significa?- domando senza tranquillizzarmi affatto. Il mio bambino non sta crescendo? Com’è possibile?

- Aspetta! Stiamo calme! Può darsi che la settimana di concepimento sia diversa da quella che pensi! Quando hai avuto l’ultima volta il ciclo?-

- Il 3 ottobre!-

- Ok! Quindi i tuoi calcoli in teoria potrebbero essere giusti…ma…hai detto che tu non sei sempre regolare giusto?-

- S-sì!- rispondo un po’ esitando.

- Mh! Vediamo gli esami che hai fatto…- e così dicendo prende il foglio dalla scrivania e lo esamina attentamente, poi si curva sul suo computer: - Ok! Adesso inserisco i dati nel pc…e vediamo se con questo programmino riusciamo a venire a capo della cosa!-

Digita un po’ di numeri, e pochi minuti dopo esclama compiaciuta:- Infatti! Come immaginavo! Questo mese hai ovulato più tardi rispetto al normale!-

- E quindi?- domando sperando che quello che sto pensando in questo momento non sia vero

- E quindi sei appena entrata nella settima settimana…o forse sei addirittura alla fine della sesta…comunque…giorno più giorno meno….facciamo settima!-

Che cosa? Ma allora….‘sto benedetto bambino QUANDO è stato concepito??

- Ma quindi…la data…- dico un po’ imbarazzata dal doverlo chiedere. Dopotutto a chi dovrebbe interessare?

- Del parto?-

- No! L’altra data! Quella in cui…- comincio a gesticolare sperando che capisca

- Ah! La data del concepimento!- esclama sorridendo, mentre torna ad esaminare lo schermo del suo computer:- Beh si può collocare tra il 19 e il 24 ottobre!-

- Merda!- esclamo spalancando gli occhi. Ricordo benissimo la data in cui ho tradito Manuel: il 21 ottobre. Non ci posso credere! Questo è un incubo! Svegliatemi subito!

- Anna!- mi rimprovera subito Antonella stupefatta da ciò che è appena uscito dalla mia bocca… che al momento è proprio l’ultimo dei miei pensieri!

- Scusatemi! E’ che pensavo…a determinate circostanze…e invece…- e invece non solo sono decisamente cambiate le circostanze…ma potrebbe anche esser cambiato il padre! Dannazione! Non può essere vero!

- Beh ma comunque la bella notizia è che è tutto nella norma! Lo sviluppo del bambino è più che perfetto!- esclama euforica la ginecologa:-Purtroppo è ancora presto per sentire il battito perché questo macchinario è poco sensibile, però si può vedere nel monitor il cuoricino che batte!- conclude indicando una macchiolina scura.

Osservo il monitor che mi sta accanto e riesco a vedere soltanto quello che assomiglia di più ad un bastoncino che a un bambino…e su quel bastoncino, un puntino che si muove su e giù regolarmente. Probabilmente prima,  a vedere questo miracolo della natura mi sarei quasi commossa, ma ora sono troppo frastornata per farlo. La mia mente è tornata alla sera del venti ottobre…a quella maledetta sera in cui io non volevo fare l’amore col mio ragazzo, a quella sera in cui avrei dovuto dire no, e invece non l’ho fatto. Ricordo la mia sofferenza interiore durante quel rapporto che era ormai diventato solo fisico, e anche in questo momento, mi sembra di percepire il vuoto dentro, che avevo sentito allora. E poi ad un certo punto, eccomi pervadere dalle immagini del ventuno ottobre, che portano con sè un’atmosfera decisamente diversa: mi sembra quasi di rivedere Dario, di sentire le sue carezze, i suoi baci delicati e la passione che ci ha travolto quel pomeriggio, decretando la fine della mia storia con Manuel, ma anche la fine di qualsiasi riconciliazione con Dario. E adesso? Di chi è il bambino? Quando è stato concepito? In un atto quasi violento e privo di ogni sentimento, o in un atto dolcemente peccaminoso e proibito?

- C’è qualche problema?- domanda la dottoressa vedendo che avevo distolto da tempo lo sguardo dal monitor, come se fossi quasi infastidita da quella visione.

- No no! Nessuno! Sono solo…un po’ scossa!- dico, abbozzando malamente un sorriso

- E’ normale emozionarsi alla prima ecografia…- dice in tono comprensivo:-…e alla seconda…e alla terza!- conclude sorridendo, aspettandosi una risata che da parte mia non arriva. Antonella invece sorride al posto mio alla  battuta, però poi torna a fissarmi con aria preoccupata.

Ci sediamo al tavolo a discutere delle generalità: la dottoressa mi dà anche dei consigli da seguire, ma come potete immaginare, io non riesco a sentire nemmeno una parola di ciò che dice, perché non riesco a fare a meno di rivedere quelle solite immagini nella mia mente. Nel frattempo annuisco, e ogni tanto sorrido di rimando al suo sorriso, confidando che Antonella stia attenta per me e mi riferisca queste cose in un momento in cui io sia più lucida per ascoltarle.

Finalmente poi, si alza dalla sedia, mi dà la mano congratulandosi nuovamente con me e si mette a disposizione per qualsiasi tipo di problema, richiesta o chiarimento in merito. Non c’è niente da dire riguardo a lei: non ho mai trovato un medico così gentile e disponibile, peccato che attualmente io non sia nelle condizioni di apprezzare come si deve il suo comportamento!
Esco per prima dallo studio, sperando che “cambiando aria” o perlomeno, uscendo da quel posto io riesca a riprendermi un attimo, ma non appena Antonella mi si avvicina con aria stranita, comprendo che il tempo della ripresa è ormai finito e adesso sta per cominciare il terzo tempo, o meglio…il terzo grado.

 - Anna! Mi vuoi dire cosa ti è preso?- mi rimprovera come fa una mamma nel primo momento in cui si accorge della maleducazione della figlia, o…per non esagerare…della mancanza di finezza nei discorsi della sua fanciulla, che assomiglia più ad un camionista che ad una principessa…

- C’è un problema!- dico continuando a fissare il vuoto come se avessi visto un fantasma…. anzi, se così fosse, probabilmente avrei il volto comunque più disteso di come ce l’ho adesso!

- Sentiamo!- esclama come se ritenesse la mia reazione troppo esagerata. Voglio proprio vedere se dopo la penserà ancora così!

- In quella settimana…in cui è stato concepito il bimbo…io…- dico sentendo una vampata di calore avvolgere tutto il mio corpo:- Ho tradito Manuel!-

- Oh mio Dio!- esclama spalancando gli occhi:- Quindi… non è lui il padre!-

- No, potrebbe comunque esserlo!-la correggo.

Quando vedo il suo sguardo di doppio rimprovero misto a delusione, posarsi su di me dico: - Ti prego non guardarmi così! E’ stato un errore!- poi pensandoci bene, mi correggo di nuovo:- O forse no! Comunque… è per questo che ci siamo lasciati!-

- Ma, se non è lui il padre…sai almeno l’altro chi sia?- ma cosa sta pensando? Che mi sia ubriacata e sia andata a letto con uno sconosciuto? Paradossalmente la cosa potrebbe quasi sembrare meno scandalosa! Almeno forse, a questo mondo non sarei l’unica ad essere rimasta incinta da ubriaca! Potrei essere persino in parte giustificata! E invece no! Sono colpevole fino al midollo!

- Oh sì! Lo so benissimo!- esclamo mentre il mio sguardo si va a posare proprio su di lui, vestito di azzurro, che sta avanzando verso la nostra direzione dal fondo del corridoio, accompagnato dal dottor Trevino. Ah! Destino crudele! Con tutti i corridoi di questo ospedale…deve passare proprio di qui? E proprio adesso? Sembra quasi lo stia facendo apposta a perseguitarmi!

Antonella mi vede quasi incantata, e volge lo sguardo nella direzione in cui si sta concentrando il mio:- Oh no! Ti prego non dirmi che…-

- E’ Dario!- confermo sentendo improvvisamente la gola secca. Antonella porta una mano alla bocca per lo stupore, mentre io, trovo il coraggio di ridire ad alta voce quest’assurda verità: -Se Manuel non è il padre…il padre è Dario!-

È strano dirlo! Ora non sono più così terrorizzata all’idea che possa davvero essere lui! Non riesco a descrivere questa sensazione che ho dentro di me! Perché….tralasciando per un attimo la sua reazione…il fatto di poterlo classificare come possibile padre…non mi dispiace poi così tanto! Quindi in conclusione, non so se esserne felice, o esserne spaventata…però…devo ammettere…che nonostante questa notizia all’inizio sia stata piuttosto traumatica, ora…mi sento quasi sollevata, quasi come se con Dario al mio fianco, il mio futuro non fosse più così nero.

Ad un certo punto però, Dario incontra il mio sguardo: il suo è inespressivo, non trasmette niente, né freddezza, né rancore, ma nemmeno affetto. NIENTE, non riesco a percepire niente. Percepisco solo un vuoto immenso nel momento in cui, dopo essersi voltato a dire qualcosa a Trevino, entrambi sorridono e svoltano all’intersezione prima di giungere in un’area troppo vicina alla nostra. Adesso non mi sento più sollevata, ma peggio di prima, perché la realtà è di nuovo giunta davanti ai miei occhi, e nella realtà Dario mi ignora, e Manuel mi ha rifiutato. Direi che quindi la mia situazione ora,  è molto peggiore della precedente.

Antonella si offre di bere qualcosa con me al bar, ma proprio in quell’istante una sua specializzanda le comunica che il suo collega è dovuto andar via d’urgenza, e che quindi i suoi pazienti di oggi, rientrano nella sua lista già abbastanza fitta. Dispiaciuta di lasciarmi, purtroppo non può fare altro, quindi mi abbraccia, sussurrandomi un “ andrà tutto bene” e mi promette che ci sentiremo presto. Prima di andarmene, le faccio giurare di non dir niente a Massimo, perché dopo tutto quello a cui devo pensare, ci mancherebbe anche che mi dovessi preoccupare di gestire la sua reazione! So che non dovrebbe importarmene più di tanto…ma in realtà…a me importa molto e quindi decido di ritardare la cosa il più possibile.

Una volta rimasta sola, raggiungo le scale, decisa a fare un salto in università, per stare in un luogo che al momento sembra molto meno ostile di questo, un luogo che forse può farmi dimenticare la bruttissima situazione nella quale mi trovo.

Purtroppo non ce la faccio a scendere più di una decina di gradini, sono meno forte di quando credessi, e visto che per la scala non c’è anima viva, mi siedo portando le gambe al petto, e comincio a singhiozzare, fino a quando le lacrime scendono a rigarmi il viso.

Che cosa farò adesso? Come farò a dirlo a Dario? Lo dovrei dire a Manuel? No! Non lo merita! E Dario…invece sì? E se poi m’ignorasse come ha fatto poco fa? E se fosse anche lui favorevole all’aborto? Riuscirei a sopportarlo? Riuscirei a combattere allo stesso tempo contro due uomini? No! Specialmente non contro il secondo! Contro di lui non ce la posso fare!

Ad un certo punto sento dei passi che si avvicinano, e con la coda dell’occhio riesco a vedere il lembo di un camice bianco, mentre sento una mano che va a posarsi sulla mia spalla:- Ehi! Che succede?- domanda una voce che ricordo di aver già sentito.

Alzo gli occhi, e mi trovo davanti Matteo, in tutto il suo splendore, chinatosi leggermente su di me:- Aspetta, ma tu….tu sei l’amica di Antonella! Anna giusto?-

Annuisco e cerco di sorridere leggermente, mentre con la manica della felpa mi asciugo le lacrime, pensando solo qualche secondo più tardi, allo stato della matita e del mascara, che con quel gesto avrò soltanto peggiorato.

- Perché piangi?- domanda in tono apprensivo

- Perché sono incinta, e ho appena scoperto che non so chi è il padre!- dico brevemente

- Ah! Wow!- esclama sconcertato dalle mie parole

- So cosa stai pensando!- esclamo un po’ duramente, ponendomi subito sulla difensiva

- Che cosa?- domanda con aria di sfida

- Che sono una troia! Che me la sono andata a cercare, ma in realtà…tu non mi conosci! Non puoi giu…-

- Hai ragione!- m’interrompe:- Io non ti conosco! Non ho idea di chi tu sia, o di che vita tu faccia…ma il fatto che tu sia amica di Antonella, ti rende comunque una bella persona ai miei occhi…quindi…non vedo perché tu debba respingermi se io non lo faccio!-
Io rimango stupita dalle sue parole, vergognandomi di ciò che ho appena detto, e soprattutto del modo in cui l’ho detto. Mi sono praticamente crocifissa da sola!

-Comunque…non lo sono!- tengo a precisare

Lui sorride:- Non c’è bisogno che tu me lo dica! Si vede a prima vista che sei una brava ragazza…forse con un po’ di problemi, ma….nulla che non si possa risolvere!-

- Si fa presto a dirlo!- esclamo pensando a quanto la sua vita sia sicuramente molto più perfetta e facile della mia

- Vieni con me!- dice ad un certo punto prendendo delicatamente la mia mano.

Non posso fare a meno di notare la sua presa, leggera, come se fosse un invito in attesa di essere accettato o respinto e non un obbligo come fanno solitamente intuire le prese forti e vigorose di Dario.

Immersa in questi pensieri, mi alzo, come se fossi stata ipnotizzata, poi mi blocco e domando:- Dove?- lui comincia a tirarmi delicatamente, e i miei piedi non riescono a porre resistenza al suo fascino invitante -Aspetta!- esclamo sorridendo

- Fidati! Ne vale la pena!- esclama come se stesse per portarmi in un luogo incantato tipo il mondo di Narnia nascosto nell’armadio, o una terrazza completamente fiorita.

Il mio entusiasmo comincia a scemare quando vedo l’insegna “ Neonatologia”

- Che ci facciamo qui?- domando sentendomi profondamente a disagio

- Vieni!- mi conduce alla vetrata di quello che, presuppongo si chiami “nido” o “nursery”, non riesco a leggere nessun cartello, perché sono impegnata ad osservare tanti bei bambini nelle loro culle: chi con la copertina rosa, chi con quella verde, azzurra o gialla.

- Guarda! Non sono meravigliosi?- domanda Matteo sorridendo verso di loro

- Sì!- esclamo totalmente meravigliata ad osservare i movimenti di un bambino di colore, che sembra non riesca a trovare la posizione giusta per dormire, e della bambina accanto che continua a scalciare e ogni tanto emette qualche piccolo gemito. Noto un bambino che si succhia il dito in una maniera dolcissima…e un’altra bimba che sembra stia cercando di prendere con le manine un peluche a forma di giraffa, che probabilmente i suoi genitori le hanno lasciato per farle compagnia! Oddio…sono troppo teneri! Li strapazzerei di coccole!

- Sai…- comincia Matteo con voce pacata, come se non volesse disturbarli:-…prima di specializzarmi in reumatologia e immunologia, ho lavorato per un po’ nel reparto di anestesia e rianimazione. Lì, la maggior parte della gente che entrava, era talmente grave da non uscirne più, o da uscirne con un lenzuolo bianco sul viso. Ogni giorno erano più le vite che perdevo rispetto a quelle che salvavo, e questo….era frustrante per un giovane medico convinto di poter salvare migliaia di persone. C’erano alcuni giorni in cui mi convincevo del fatto che al mondo ci fosse soltanto morte e sofferenza, e allora…per non cadere in depressione, venivo qui durante le mie pause, ad osservare queste piccole creature appena venute al mondo.- dice indicando con un cenno del capo i piccoli angioletti che dormivano nella stanzetta:- E proprio qua tornavo a sorridere, perché questi bambini mi ricordavano che la vita continuava, che al mondo c’era chi moriva, ma anche chi nasceva, che nella vita non c’era solo sofferenza, ma anche gioia…e che soprattutto…- indica due bambini nell’incubatrice che sembrano respirare a fatica:-…che bisogna sempre lottare per la vita…perché è il dono più prezioso che ci è stato fatto…e che dobbiamo mantenere e onorare in ogni momento, e ad ogni costo!-

Io colpita dalle sue parole, per la prima volta sposto il mio sguardo su di lui, chiedendomi dove voglia andare a parare con questo discorso. Lui, come se mi avesse letto nel pensiero, prosegue dicendo:-Come ho detto prima…io non ti conosco! Ma da quello che ho visto finora, tu stai male per la tua gravidanza. E non dico che questo sia totalmente sbagliato, perché sicuramente avrai le tue ragioni per esser triste, però…non è mai troppo tardi per essere felice! Insomma dopotutto, hai un dono dentro di te, porti una nuova vita, un bellissimo bambino, che per quante lacrime ti potrà strappare, ti porterà anche molta gioia e soddisfazione….- si volta a guardare ancora i bambini e poi con una nuova luce negli occhi conclude:- Crescere un figlio non dev’essere una cosa facile, specialmente per una giovane ragazza, magari anche sola, però….penso che ne valga veramente la pena, che al mondo non ci sia felicità più grande, perchè tutti i tuoi sforzi saranno ripagati con gli interessi…-

Il suo discorso…così sentito e sincero, mi lascia senza parole e mi toglie qualsiasi certezza io abbia mai avuto. Così mi ritrovo a chiedere con la voce tremante dall’emozione:- Tu pensi davvero che potrei farcela?-

Lui mi guarda intensamente e poi risponde con voce decisa:- Ne sono sicuro! Sembri una ragazza forte e determinata….e soprattutto, con un’amica come Antonella, non saresti mai sola!-

A quelle parole, mi viene da sorridere! Non solo per l’ultima frase, ma per tutto il suo discorso in generale…che è stato assolutamente splendido, quasi come se l’avesse preparato a tavolino la notte scorsa!

- Perché ridi?- domanda incuriosito dal mio strano comportamento. Forse si aspettava che piangessi…ma è risaputo che io faccio sempre il contrario di ciò che gli altri si aspettano!

- Perché tu sembri molto più maturo di tutti e due i possibili padri messi insieme!- esclamo sinceramente.

Lui scoppia a ridere di rimando:-  A quanto pare sei una brava ragazza con dei pessimi gusti in fatto di uomini!- terminata questa battuta, torna a parlare seriamente, guardandomi con il suo sguardo intenso:- Ora devo tornare in reparto…ma tu…resta pure a meditare quanto vuoi! Ci vediamo in giro!- conclude facendomi una leggera carezza sulla spalla.

- Ci vediamo in giro!- rispondo di rimando, poi vedendolo allontanare, mi sento in dovere di ringraziarlo  per avermi prestato attenzione, cosa che non era assolutamente tenuto a fare, così lo chiamo fino a farlo voltare, per poi dire semplicemente: - Grazie!-

- E’ stato un piacere!- risponde abbagliandomi un’ultima volta col suo bianco splendido sorriso, per poi sparire dietro la porta.

E io rimango di nuovo sola, a fissare la vetrata, ma ora, grazie ad un mezzo sconosciuto...ho ritrovato anch'io il mio sorriso!

 
Ciao ragazzi/e! Allora chi se l’aspettava? Immagino un po’ tutti! Sono talmente scontata… XD comunque…scusatemi ancora se questo capitolo è un po’ cortino, e soprattutto vi chiedo scusa in anticipo per il prossimo (che arriverà fra pochi giorni e si snoda nella stessa giornata in cui si è sviluppato questo) che non contiene niente di particolarmente emozionante in quanto sarà incentrato principalmente sul personaggio di massimo (mi spiace, ma io lo adoro! =) ) e marginalmente anche di Dario. Purtroppo il taglio mi è venuto così, d’altra parte non volevo sacrificare delle parti per me importanti, solo per accorciare il tutto. Abbiate pazienza! E scrivetemi se volete…mi fa sempre molto piacere sapere le vostre opinioni a riguardo…le vostre aspettative…e anche le vostre minacce! XD a presto! Un bacione! 

CURIOSITA'
qualche mese fa ho visto sui muri di Verona ( la città dell'amour <3) la scritta "Non lasciarmi Dario    Anna" ci ho fatto anche la foto, ma purtroppo non so come fare a pubblicarla qua! =( credetemi sulla parola! E tanto per la cronaca...non so voi...ma io spero vivamente che i due si siano rimessi insieme! XD

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Capitolo 10
*** Segreti e sofferenze ***


Pov. Dario

Esco dal mio ufficio, dirigendomi verso quello di Schiaccianoci, per discutere a proposito del tema del nuovo saggio che mi tocca scrivere, in vista del nuovo convegno che si terrà a Philadelphia tra meno di un anno. E come potete immaginare…oltre a parlare…io odio anche scrivere! Ma non c’è niente da fare! Mi tocca e basta!

Ad un certo punto vedo Marta in fondo al corridoio che giunge verso di me chiamandomi per nome. Ormai è troppo tardi per far finta di non averla vista!

- Ciao Marta!- la saluto di sfuggita, sperando che la conversazione non prosegua

- Allora?- domanda ponendosi davanti a me a bloccare il mio cammino

- Allora che?- domando confuso

-Beh…sono più di due settimane che mi eviti! Pensavo che fossi pronto a fare un passo successivo…-dice  poggiando le mani sulle mie spalle e cominciando a scendere come suggeriva la scollatura a v del mio camice.

Accidenti! Adesso ho capito a cosa si riferisce! Al bacio che io avevo quasi completamente dimenticato!

Le prendo immediatamente i polsi e la allontano gentilmente ma senza esitazione:- No Marta! Noi…dobbiamo parlare!- esclamo, sperando però di rimandare la conversazione in un altro momento, in modo da darmi il tempo per trovare le parole giuste per scaricarla! Ecco! Già detto così…suona malissimo!

- D’accordo parliamo!- esclama con un tono di voce troppo entusiasta per i miei gusti piuttosto cupi e taciturni.

Decido di dirglielo in privato, così la prendo per un braccio e la trascino nel mio ufficio, chiudendo la porta. Fatto ciò la lascio subito andare, perché dal suo sguardo capisco che lei ha inteso esattamente il contrario di ciò che sto per fare:- Io… non me la sento di cominciare un’altra storia! Mi dispiace!- dico semplicemente

Non sono capace di girare attorno alla verità, o meglio, lo so fare, quando devo comunicare una notizia poco piacevole ai pazienti, perché a volte non basta mostrare un perfetto sorriso per renderli più docili, anche se spesso devo dire che funziona! Anyway, affinchè quest’arte di persuasione cominci a dare i risultati sperati, ci vogliono anni e anni di esperienza, cosa che io ho acquisito in ambito ospedaliero, ma non in campo femminile! Per trattare con le donne, penso ci voglia almeno il doppio dell’esperienza! Ora non pensate che stia mentendo! Ammetto di saperci fare con le donne, di saperle ammagliare a puntino, al punto da convincerle ad uscire con me una sera, o in passato, anche ad ottenere qualcosa di più, ma non sono mai stato bravo a liberarmi di loro. Non mi sono mai preoccupato di come dire ad una donna che la nostra storia fosse finita, magari ancora prima di cominciare, per il semplice fatto che fino a poco tempo fa m’importava ben poco dell’impatto che le mie parole avrebbero potuto avere sulla lei in questione! Dopotutto, io rimanevo ancora un perfetto sconosciuto per loro, che pur conoscendo alla perfezione il mio corpo, non avevano la minima idea di chi fossi io in realtà, a parte il mio essere chirurgo, che comportava quindi, il non doversi preoccupare per il pagamento della cena ai ristoranti di lusso in cui le portavo. Non potevano certo dire di essere innamorate di me, quando il solo venire a conoscenza della mia professione bastava a fargli brillare gli occhi. Quindi suppongo, che a conti fatti, più che piangere me, piangevano la mia carta di credito. E questa cosa, che purtroppo succedeva ripetutamente, non mi rendeva certo più docile nei confronti cosiddetto sesso debole!

Eppure ora, non sono più così! Ora m’importa, specialmente di questa ragazza che ho di fronte, che oltre a lavorare nel mio stesso ospedale sembra anche una ragazza molto timida e indifesa, che ha preso l’iniziativa soltanto perché costretta dai miei atteggiamenti piuttosto schivi e disinteressati.

- Ma come?- domanda incredula:- Vuoi rimanere per sempre triste a rimpiangere la tua ex? Ti facevo un po’ più forte!-

- Non è in quanto all’essere forte o meno!- esclamo ferito nel mio orgoglio più profondo:- Lei ha ancora bisogno di me…e non penso che nella mia vita ci sia spazio per due donne…già stare dietro a una è troppo per me!- rispondo sinceramente pensando a quanto mi faccia disperare la piccoletta che per di più adesso aspetta anche un piccoletto…

In realtà non so nemmeno se Anna mi voglia a suo fianco, visto che non l’ho più sentita da quando abbiamo litigato nei bagni dell’ospedale. Sto ancora riflettendo sull’effetto che la mia presenza potrebbe avere su di lei: positivo, se penso al sostegno che potrei darle, negativo, se penso a tutta la tensione che si libra nell’aria quando noi due stiamo vicini, che non rappresenta esattamente l’ambiente ideale per la gestazione. Eppure, nonostante tutto, non me la sento d’impegnarmi con un’altra donna, perché in realtà da parte mia non ci sarebbe alcun impegno in questa storia, e finirei solo per far soffrire una ragazza che palesemente non desidera solo sesso, ma anche complicità, attenzioni e dolcezza, che al momento io non sono incline a dare, o almeno…non a lei. Quindi…che senso avrebbe portare avanti questa cosa? E’ meglio stroncarla sul nascere! Anzi, non so nemmeno perché ci abbia voluto provare, visto che sapevo fin dall’inizio che non sarei giunto da nessuna parte!

- Ma lei è il tuo passato! Devi pur dimenticarla!- insiste lei

- Non ci riesco Marta!- esclamo mostrandomi per ciò che sono ora : un uomo debole che ha ormai rinunciato a combattere i suoi sentimenti, limitandosi a sopprimerli.

- Sì che ci riesci! Stai con me! Esci con me e non pensare a lei!- dice cercando di prendere le mie mani, contatto che con una mossa veloce riesco ad evitare

- Ci ho già provato…ma non funziona!- esclamo innervosito….sia per la sua insistenza, sia per il mio fallimento. Già! Non funziona! Non ha funzionato perché sono finito di nuovo a letto con lei! Maledizione!

- Che vuoi dire?- domanda accusandomi con lo sguardo.

Atteggiamento che m’infastidisce leggermente….dopotutto, non pensavo che dopo qualche uscita da amici, pretendesse l’esclusiva! Chiamatemi stronzo, ma io la penso così!

- Esattamente ciò che pensi!- mi limito a dire

- Sei stato con lei?! Nonostante uscissi con me!?- mi accusa con una vocetta isterica, alle quale io rispondo con un tacito assenso. Dopo qualche secondo lei si azzarda a domandarmi:- Lo rifaresti?-

- Non lo so!-  La risposta mi viene dritta dal cuore! E’ ovvio che lo rifarei…se ascoltassi soltanto il mio istinto! Lo vorrei davvero… ma non lo faccio, e non lo farò, perché è giusto che sia così! Non per Marta…ma per lei! La mia preoccupazione, il mio rispetto, la mia devozione…vanno sempre in una sola direzione.

- Che vuol dire non lo so?- domanda innervosendosi ulteriormente, facendo innervosire anche me, perché dopotutto lei non sa niente, e poi…perché mai dovrebbe saperlo? Non è nessuno! Non ne ha il diritto!

- Che è complicato!-esclamo:- E sbagliato! Ma non riesco a farne a meno!- concludo, dicendolo più a me che a lei.
Finalmente il suo volto si distende in segno di resa, ma successivamente si piega in una maschera di tristezza: - Che cos’ho io che non va? Cos’ha lei in più di me?-

- Marta ti prego! Non fare così!- cerco di consolarla, indeciso se toccarla o meno:- Tu non hai niente che non vada! Semplicemente….quando t’innamori di una donna, non puoi dimenticarla solo perché è giusto che tu lo faccia….e non puoi sostituirla con un’altra soltanto perché l’altra è più adatta della prima!:-esclamo sentendomi in dovere di darle comunque qualche spiegazione, che ovviamente, è troppo contorta per essere capita al volo:- In sintesi...io sono ancora innamorato di lei, e lei lo è di me….solo…che le circostanze non ci permettono di stare insieme! Non è colpa tua se la cosa fra di noi non funziona….è soltanto colpa mia! Ma per ora…a me va bene così!-

Lei non dice niente, ma ad un certo punto annuisce, asciugandosi il bordo degli occhi.

Mi avvicino alla porta, pronto ad andarmene, ma prima di farlo aggiungo:- Non avercela con me! Non volevo prenderti in giro! Pensavo di poterla superare…ma a quanto pare…è ancora troppo presto per lasciarmela alle spalle!-

Terminata la frase, me ne vado dritto sparato verso l’ufficio di Schiaccianoci, sperando di non imbattermi in qualche altro ostacolo dalla lacrima facile. Ora mi sento anche in colpa! Dannati sentimenti! Avrei preferito affrontare questa conversazione in ben altre circostanze! Sicuramente non un momento prima di entrare nella tana del re della freddezza, col quale non c’era maschera che potesse reggere…non contro il mio maestro! Per fortuna ora, si trattiene un po’ di più…non perché si sia ammorbidito con l’avanzare dell’età, ma soltanto perché teme che io possa licenziarmi di nuovo! Dopotutto…le mie sfuriate di tanto in tanto riescono ad ottenere ottimi risultati!

Tornando a prima…devo riconoscere che il mio discorso non è servito solo a scaricare Marta, ma anche a farmi ragionare, a farmi ammettere ciò che non voglio: io la amo…nonostante tutto, e non posso starmene qua a far niente, mentre lei resta lì, sola, a piangersi addosso, o ad aspettare che quel cretino del suo ex le dia un po’ di sostegno. Mi sento in colpa per come l’ho trattata settimana scorsa, e anche per come l’ho freddata con lo sguardo questa mattina, chiedendo a Trevino di cambiare strada, pur di non incontrarla da vicino. Sono stato un codardo, ma ora voglio rimediare, perché io devo esserci per lei! Al diavolo le mie paranoie sulla negatività della mia presenza! Io VOGLIO esserci! Punto e basta!

Pov. Massimo

Ah finalmente, dopo due ore estenuanti di lezione in università, posso rilassarmi nel mio ufficio per almeno…vediamo che ore sono…fantastico! Per almeno quindici minuti! Me li farò bastare!

Entro nel mio ufficio, ma non appena chiudo la porta, sento dei singhiozzi provenire dall’ufficio di Dario: la cosa è insolita quanto inquietante, però, ascoltandoli bene, sembrano quasi dei singhiozzi femminili! Chi può esserci lì dentro?

Apro la porta che collega internamente i nostri due uffici e mi trovo una strana situazione davanti agli occhi:- Ehi Marta! Che succede?- domando alla mia “collega”, appoggiata alla scrivania di Dario in un mare di lacrime:- Ti sei presa una sfuriata da Schiaccianoci?- chiedo, deducendo che stia aspettando Dario per farsi consolare:-Perché in tal caso non ci devi fare troppo caso! Lui è fatto così! Prende, urla e se ne va! Ma non vuol dire che ce l’abbia esplicitamente con te! E’ solo la sua ennesima giornata storta e tu gli sei semplicemente capitata davanti nel momento sbagliato!-

- Non è stato lui!-

- E chi allora?-

- Dario!-

A sentire il suo nome, rimango un attimo imbambolato, poi però, pensandoci bene, non è che sia poi così raro che la sua mancanza di tatto o di autocontrollo facciano del male a qualcuno, specialmente a chi è troppo sensibile, o non lo conosce da tanto tempo. Di solito infatti, la tipica domanda che le infermiere veterane fanno alle matricole quando piangono è “Camossi o Schiaccianoci?”…però insomma…veder piangere una strutturata…è molto strano!

- Bè…neanche Dario è tanto diverso da Schiaccianoci! E’ stato cresciuto praticamente da lui! A volte è un po’ impulsivo, fatica a controllarsi….ma in fondo non è cattivo! Bisogna solo imparare a conoscerlo!- dico, cercando di giustificarlo, come sono solito fare…

- No! Non mi ha sgridato! Mi ha… lasciato!-

Che cosa? Da quando ‘sti due stavano insieme??

- Non sapevo neanche che vuoi due steste insieme!- esclamo stupefatto anziché mostrarmi dispiaciuto come invece avrei dovuto fare

- Infatti non lo eravamo! Però io pensavo che potesse nascere qualcosa, invece….sta tornando con la sua ex!-

No! Ripeto di nuovo: CHE COSA? Tra un po’ giuro che come minimo…. mi si fermerà il cuore!

- Ma è impossibile!- esclamo cominciando quasi a delirare:- E’ stato lui a lasciarla! Non tornerà sui suoi passi…insomma…non è da lui! E poi….no! Lo saprei! Cioè…te l’ha detto lui?-

- No! Mi ha solo fatto capire che è stato con lei, nonostante stesse già uscendo con me!-

- Ah!- riesco a dire solo questo. Non ho più parole!

- Massimo, tu la conosci?- domanda di punto in bianco

Io resto un attimo impalato, pensando se sia il caso di dire la verità o meno, infine sussurro:- Sì!-

- E allora dimmi…che cos’ha in più rispetto a me?- domanda guardandomi con occhi tristi

- Marta io non ti conosco! Non posso fare paragoni!- mi precipito a rispondere, giusto per evitare anche il solo tormento di pensarci.

- Ma conosci lei! Che cos’ha di così speciale?-

Io…non so proprio che dire! Perché al momento riesco solo a pensare che lei mi ha mentito, che LORO mi hanno mentito! Non ho assolutamente voglia di riempire di complimenti quella che io chiamavo amica, o addirittura “migliore amica”, ma che in realtà…era soltanto una bugiarda!

- Beh…tutto o niente! Dipende solo da come la guardi!- rispondo sinceramente:- Comunque…io…devo andare!- e così dicendo lascio quello studio maledetto, in cui tutta la realtà che credevo di conoscere mi è letteralmente crollata addosso, dove ho scoperto che i miei due migliori amici….in realtà sono dei falsi.

E ora, mi dirigo ai box delle visite, dove purtroppo, sono costretto a mascherarmi di un cordiale sorriso, sono costretto a diventare un falso anch’io.


Pov. Anna

Sono appena rientrata a casa, dopo aver trascorso il pomeriggio in università, a far finta di essere interessata alla lezione, quando la mia testa era palesemente altrove. Ah, giusto per farvelo sapere… questa mattina, non sono rimasta tanto ad ammirare quelle piccole creature, perché pochi secondi dopo l’uscita di Matteo, uno di loro si è messo a piangere, e poi quello vicino, e infine quattro o cinque! Insomma…dopo l’uscita del “grande angelo”, al nido si è scatenato l’inferno...e quindi sono fuggita anch’io!

Faccio appena in tempo a togliermi la giacca, che suona il campanello. Alzo il citofono, domandandomi chi possa essere a quest’ora, e con mia grandissima sorpresa, sento una voce più che nota:- Sono io! Posso salire?-

Non dico niente! Schiaccio soltanto il pulsante per aprire la porta principale e dopo un minuto o poco più, ecco che ritrovo il mio principe nero al mio cospetto, pronto a trascinarmi nuovamente nelle tenebre con sé.

- Ciao!- esordisce con un mezzo sorriso: -Come stai?-

La sua domanda in un certo senso mi spiazza, perché è proprio la domanda che volevo mi facesse Manuel, ma che a quanto pare, non era nel suo stile…e invece…a quanto pare…appartiene allo stile di Dario. La cosa mi fa piacere, perché quando uno ti chiede “come stai?” anche dopo aver litigato con te, ti dimostra che nonostante tutto, ai suoi occhi conti ancora qualcosa…inoltre, in questo specifico caso, non sarebbe venuto qui di sua spontanea volontà se non fosse stato così. Come ripeto….mi fa piacere… ma non lo darò a vedere! Questo è sicuro! Deve soffrire…almeno quanto me! Tanto non saremo mai alla pari!

- Come sto?- ripeto accigliata: -Intendi fisicamente, moralmente…??-

Lui sembra stranamente senza parole:- In generale…-

- Bene!- rispondo incrociando le braccia sotto al seno

- Ci credi veramente?- domanda come se mi stesse leggendo dentro! Dannazione! Odio questa cosa!

- No! Ma mi hanno sempre insegnato che non sta bene dire “male”, quindi…anche se fossi ad un passo dalla morte, al momento direi comunque bene!- esclamo cercando di non rovinare il bel momento che oggi ho trascorso con Matteo e che per un solo attimo mi ha fatto sentire di nuovo felice, o perlomeno…serena.

- Ok! Non insisto! Comunque…sono venuto a chiederti scusa!- esclama con sincerità

- Per cosa in particolare?- domando senza moderare il mio tono. Devo anche fare l’elenco? Per avermi aggredita in ospedale? Per avermi lasciata mesi fa? O per essere venuto a letto con me, prima di lasciarmi ancora, poche settimane fa?

- Per la mia reazione in ospedale! Probabilmente ho esagerato…- dice in tono pacato

- Puoi togliere il probabilmente!- ribatto in modo acido

- D’accordo! Ho esagerato!- esclama prima di cominciare ad avvicinarsi a me:- Ti ho trattata malissimo, e non lo meritavi, perché sicuramente stavi peggio di me!- io rimango ferma, muta e impassibile, perché non so cosa pensare, non so cosa dire e nemmeno come reagire, allora lui prosegue dicendo: - E’ solo che….ero arrabbiato… e deluso…perché io volevo una vita migliore per te!-

- Non significa che adesso debba essere necessariamente peggiore!- dico tornando ad un tono di voce normale, mentre ripenso a ciò che mi ha insegnato Matteo questa mattina.

- Certo che no! Però… sarà molto più dura e complicata!-

Complicata?  ahah! Divertente! Non è la prima volta che viene usato questo vocabolo per descrivere un aspetto della mia vita!

- Quando mai ho avuto a che fare con una cosa semplice!?- dico facendo un mezzo sorriso

- Hai ragione! Probabilmente sai gestire la cosa meglio di me! Comunque….- prosegue appoggiando la sua mano sul mio braccio, al di sopra del gomito:- …per qualsiasi cosa io ci sono!-

- Perché?- domando spostando il braccio come se mi fossi appena scottata: - Volevi uscire dalla mia vita e ora…perché mai vorresti rientrarne?-

Cioè… è assurdo! Chi mai vorrebbe entrare a far parte di una vita incerta e incasinata come la mia?

- Prima era diverso! Prima c’era uno scopo…ma adesso…- dice inchiodandomi con il suo sguardo magnetico:- …la scelta spetta solo a te!-

Io indietreggio, non sapendo più che fare, se affidarmi di nuovo a lui, il che vorrebbe dire gettarmi di nuovo tra le braci ardenti, o scegliere di rimanere di nuovo sola, senza un uomo che mi sorregga nelle difficoltà.

- Non so se sia il caso!- mi limito a dire, dopo aver rapidamente considerato i pro e i contro.

Lui sorride, ammagliandomi di nuovo, mentre pronuncia con un tono divertito ma triste allo stesso tempo:- Probabilmente…. quando si tratta di noi due, non è mai il caso!-

Ha ragione! E’ così! Ma…se lo stesso fottutissimo caso volesse che il bambino fosse suo? Diventerebbe “il caso” per noi?
- Dario aspetta!- dico non appena lo vedo voltarsi per andarsene: - Ti devo dire una cosa!- quando il suo sguardo apprensivo torna su di me, deglutisco e mi faccio coraggio:- Il bambino…-

Proprio in quel momento, tanto per cambiare,  il suo cellulare comincia a squillare:- E’ l’ospedale! Scusa un attimo!- dice rispondendo all’istante: - Sì pronto?- il suo sguardo diventa immediatamente corrucciato mentre dall’altra parte si sente una vocina femminile molto agitata, alla quale Dario si affretta a dire: - Sì sì ok! Preparatelo! E prenota la sala, arrivo subito!- esclama chiudendo la comunicazione

- Scusa! E’ un’emergenza! Devo andare!- esclama dirigendosi verso la porta, per poi voltarsi a chiedermi frettolosamente:- Cosa volevi dirmi?-

- Ehm…non importa! Ne parleremo un'altra volta!- mi limito a dire

- Ok! Buona serata!- dice prima di andarsene definitivamente

Sospiro e chiudo la porta alle sue spalle, mentre lo vedo scendere di corsa le scale. D’altra parte, che avrei dovuto fare? Dirglielo così? Al volo? Tanto per assicurarmi che il malcapitato di turno, stesse ancora peggio, solo perché il chirurgo è rimasto scioccato all’idea di poter diventare di nuovo padre? Forse………forse non è proprio destino!


Pov. Massimo

Giungo a casa, con l’umore di uno a cui hanno appena ritirato la patente per eccesso di velocità, subito dopo aver investito un gatto che gli ha pure macchiato il paraurti della sua nuova auto appena uscita dalla carrozzeria.

- Amore! Che succede?- domanda immediatamente mia moglie, non appena mi vede entrare sbattendo la porta.

- Succede che Dario e Anna mi tengono nascoste le cose!- dico agitando le mani per aria come un matto:-Lo sapevi che sono stati di nuovo insieme?- domando non appena la raggiungo in cucina

- L’ho saputo oggi!-

- E come mai?- aggiungo un tantino irritato

- Non lo so! Forse non riusciva più a tenerselo dentro!- dice con un tono che a me sembra poco veritiero…ma ormai…tradito dai miei migliori amici, sono in grado di sospettare di chiunque, anche di mia moglie.

- E’ assurdo! Nessuno dei due mi ha mai detto niente! Begli amici che sono!- esclamo sedendomi al tavolo dopo aver fatto stridere la sedia sul pavimento.

Non è tanto la notizia in sé a darmi fastidio: Anna e Dario sono entrambi adulti, e in quanto tali, sono liberissimi di fare scelte che io non condivido; ciò che mi fa rabbia è la loro decisione di tenermelo nascosto! Ok! Magari erano stanchi di sentire le mie prediche, ma se non le facessi, che razza di amico sarei? Quello che ti dà una spintarella quando sei sull’orlo del suicidio, solo perché vuole sostenerti in tutto?

- Amore non fare così!- dice Antonella sedendosi accanto e accarezzandomi la guancia nel tentativo di calmarmi

Io scosto la mano dal mio viso:- Ma cosa dovrei fare, scusa?: dico sfogando tutta la mia frustrazione:-Come dovrei sentirmi, se coloro che io ritengo i miei più cari amici, mi tengono nascosta una cosa simile? Per quale ragione, poi?-

- Ti sei già risposto da solo! Perché sono entrambi tuoi amici! E sapendo una cosa del genere non avresti potuto restare imparziale, cosa che invece sei comunque costretto a fare, perché Anna, oltre ad aver bisogno di te, è anche la migliore amica di tua moglie, e Dario è un tuo collega, anzi, il tuo compagno di sala, con il quale devi per forza restare in ottimi rapporti…- dice Antonella, con il tono di colei che è sicura di non sbagliare, mentre io d’altro canto, comincio a pensare, che la sua teoria non è poi così sbagliata:- E’ una posizione molto scomoda la tua….e loro lo sanno, per questo ti hanno tenuto allo scuro!- conclude

- Non puoi esserne certa!- ribatto, anche se questa, fra tutte, sarebbe la spiegazione meno dolorosa da accettare.

- E invece lo sono! Perché gliel’ho chiesto io!- conclude abbassando il volume, come se una cosa detta a voce bassa possa fare meno male.

- Cosa?- per l’ennesima volta in questa giornata, mi sento mancare la terra sotto ai piedi. Adesso mi sento tradito anche dalla donna con cui sono sposato da più di vent’anni. Mi sento uno schifo!

-In montagna….- comincia con aria colpevole:-…quando sono scesa per preparare la colazione, li ho trovati abbracciati sul divano, e ho capito che tra loro c’era ancora qualcosa, o ci sarebbe stato, ma li ho pregati di tenerti fuori da questo tira e molla, almeno fino a quando le cose non si sarebbero sistemate in maniera definitiva...- a queste parole la rabbia in me, lievita ancora di più:- L’ho fatto per non farti star male…- dice prendendomi un braccio

Io mi alzo di scatto dalla sedia, dicendo adirato:- Beh ti assicuro che restare allo scuro di tutto, non mi ha fatto certo stare meglio!- mi dirigo verso il divano, dove Andrea sta guardando la tv : - Andrea alzati! Andiamo a fare un po’ di parcheggi!-
- Ma papà, proprio adesso…- si lamenta pigramente

- Muovi il culo!- esclamo perentorio

Lui sbuffa, ma dopo aver incontrato lo sguardo implorante di sua madre, indossa le scarpe e viene con me senza aggiungere altro.

Pensavo che la guida mi avrebbe distratto e invece, non faccio altro che innervosirmi ancora di più: - Fermo! Fermo! Ma cosa cazzo sterzi a destra, che sei già attaccato all’altra macchina?? Non vedi dallo specchietto? Raddrizzati!- urlo con gli occhi fuori dalla testa, agitando le braccia come un dannato

- Non così! Dannazione!-

- Papà smettila!- inveisce contro di me mio figlio:-E’ inutile che te la prendi con me solo perchè sei arrabbiato con i tuoi amici! Io non c’entro niente! Sono venuto con te solo perché me l’ha chiesto la mamma, ma sapevo fin dal principio che sarebbe andata così! Stasera non ti va bene niente, e a vederti così nervoso, io lo divento ancora di più! Quindi adesso, mi fai il piacere di calmarti…e ce ne torniamo a casa!-

Io rimango sbalordito dalle sue parole così dure e concise! È incredibile! Io che perdo il controllo! Mio figlio che cerca di farmi ragionare! Non sono mai caduto così in basso!

- Hai ragione! Scusami!- esclamo, vergognandomi di me stesso e al medesimo tempo compiacendomi della fermezza dimostratami da Andrea: ci vuole coraggio per mettersi contro ad un padre, specialmente quando quest’ultimo è altamente incazzato. Sono fiero di lui! Stasera è lui ad essere il più maturo fra noi!

Lui rimette in moto, ma parte in seconda e quindi la macchina, dopo aver fatto un salto a canguro, si spegne: - Aspetta!- esclamo sorridendo leggermente: - Lascia a me il volante se non vuoi che t’insulti ancora!-

Lui sorride, slacciandoci la cintura e scambiandosi di posto con me. E ora…rotta verso casa!

Non appena rientro in casa, ciò che vedo mi fa stringere il cuore: Antonella se ne sta rannicchiata sul divano, coperta con il plaid, a fissare il tappeto con sguardo vuoto. Mi sento molto in colpa per come l’ho trattata prima: sarà meglio che mi precipiti a chiederle scusa.

Mi avvicino, le siedo accanto e le circondo le spalle con un braccio:- Scusami per prima! Ho esagerato ma…tu sai che odio le bugie! Odio quando le cose mi vengono nascoste! Io voglio sapere! Non importa se la cosa mi farà stare bene o male, perché ti giuro….adesso mi sento molto peggio di come mi sarei sentito se avessi saputo questa cosa sin dal principio!-

Antonella si gira verso di me, sussurrando con la voce di una che ha pianto fino a meno di mezzora fa:- Mi dispiace!-

Io le sorrido, e le accarezzo dolcemente i capelli:- Prometti che mi dirai tutto d’ora in poi?-

Lei mi guarda con aria triste:- Non posso!-

A quelle parole capisco che nemmeno in questo momento io conosco tutta la verità in merito. Come dovrei reagire secondo voi? Non avrei il diritto di arrabbiarmi? Di urlare? Dovrei forse starmene zitto a subire in silenzio, mentre gli altri continuano a mettermi da parte, senza un valido motivo?

- Mi stai nascondendo qualcos’altro vero?- domando sperando di sbagliarmi, ma purtroppo quasi certo di non farlo

- Non è una mia decisione! L’ho promesso ad Anna!-

Anna! Anna! Sempre Anna!! Dannazione! Quella ragazza è sempre dappertutto! Ha rovinato la sua vita e ora vuole anche rovinare la mia?

- E’ assurdo! Tu sei mia moglie... e mi tieni nascoste delle cose?-

- Non è giusto che sia io a dirtelo! Lo farà lei quando sarà pronta!-

- D’accordo! Ne ho abbastanza!- dico alzandomi dal divano: -Me ne vado a dormire…non svegliarmi!-

- Amore ti prego!- dice alzandosi dal divano per bloccare prontamente il mio braccio:- Non posso sopportare che tu sia arrabbiato con me!-

Il suo sguardo, nuovamente sull’orlo delle lacrime, mi sfascia il cuore, e nonostante vorrei avercela con lei, per farle capire quanto io non condivida questo suo atteggiamento, non posso fare a meno di tranquillizzarla:- Non c’è l’ho con te…perché mi son trovato più volte nella tua situazione, e so cosa si prova!- dopo questa frase il suo volto è già disteso, ma decido di proseguire lo stesso, per mostrarle cosa mi fa veramente male di tutta questa storia:-Ce l’ho con Anna però! E non importa il motivo per cui abbia deciso di tenermelo nascosto, non avrebbe dovuto sin dal principio! Punto! E’ questo che mi fa rabbia, e tu non puoi farci niente! Dammi solo il tempo per elaborare la cosa…e mi riprenderò!- stacco delicatamente la sua mano dal mio braccio, la stringo un po’ fra la mia e la accarezzo con il pollice, per poi sussurrare:- Buona notte!- e andarmene in camera, con la certezza che almeno con lei ero in dirittura di pace, cosa che non sarebbe arrivata tanto presto per gli altri due. Anzi, al momento, non riesco proprio a trovare un valido motivo per perdonarli.

 
Ciao ragazze! Ma quanto è noioso e drammatico questo capitolo? Penso faccia venire tendenze suicide! Ahahah! Poi sotto le feste…cioè…è proprio indicato! XD vedrò di risollevarmi con il prossimo capitolo…poi cercherò di cambiare un pò lo scenario cercando di evitare almeno una volta di nominare l’ospedale! Ma d’altra parte….son quasi tutti medici, faccio una gran fatica a tirarli fuori dai loro camici! XD volevo fare un capitolo natalizio…che dovrebbe venire dopo il prossimo…quindi sì….sono in leggero ritardo…con me rivivrete il natale a fine gennaio…così vi deprimerete ancora di più! =P comunque….nel caso io non riesca a pubblicare il prossimo capitolo prima del 2014….vi auguro di trascorrere tante buone feste…con dolci cioccolate e pandori e panettoni a volontà! (alla linea penseremo dopo! =P ) ciao ciao! 

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Capitolo 11
*** Here's the truth ***


Ps. Il capitolo è molto lungo, ma non sapevo dove tagliarlo! Portate pazienza! =)
 
Pov. Anna
 

L’ospedale è la mia seconda casa! Sul serio! Non scherzo! Ogni tre per due sono qua: o per fare qualche esame, o per vedermi con Antonella, che in questo periodo è più incollata che mai alla sua scrivania, impegnandosi al massimo per garantire ai suoi piccoli pazienti un Natale sereno. Un’impresa difficile da realizzare, ma di grande buon cuore, quindi non sarò certo io a distrarla. Sono passata soltanto a prendere un libro sulla gravidanza, dato che lei insiste a farmelo leggere. Che bisogno c’è poi? Tanto sa già tutto lei! E’ vero, lo ammetto…ultimamente sono un po’ pigra! E’ che preferirei leggere un libro natalizio che uno sulla gravidanza! Preferirei fare sogni caldi o innevati piuttosto che viscidi e dolorosi! Sono una tipa impressionabile io!
 
- Allora? Non gliel’hai ancora detto?- domanda Antonella, dopo avermi consegnato il libro
 
- Preferirei che mi dicessi nuovamente quanto è bello questo libro, e quanto è importante che io lo legga!-
 
Lei sorride:- Sai che lo dovrai fare vero?-
 
- Sì lo so! Stavo per farlo qualche giorno fa, ma è stato chiamato d’urgenza e quindi…deve ricrearsi l’atmosfera!-
 
- Ah beh allora!- esclama Antonella facendomi capire che quel momento, chissà quando arriverà! Forse ha ragione! Dovrei dirglielo…subito! Ma…così? Su due piedi? Insomma….Dario è così imprevedibile, non so mai cosa gli passa per la testa, e questo mi spaventa, perché il suo atteggiamento in ogni caso, andrebbe a condizionare i miei pensieri e forse anche le mie scelte. Lui non vuole nemmeno stare con me…figuriamoci se vuole un figlio da me! Come se non ne avesse già abbastanza di quello che ha!
 
In ogni caso….devo farmi coraggio: - Ok! Glielo dirò! Stasera….o domani….prima mi devo preparare mentalmente!-
 
Proprio in quel momento qualcuno bussa alla porta e a dopo aver aspettato il consenso di Antonella, entra ammagliandoci con il suo splendore. Esatto! Avete indovinato!
 
- Matteo! Qual buon vento ti porta qui?- esordisce Antonella
 
- Lascia stare!- esclama in tono esasperato, per poi accorgersi della mia presenza:- Anna! Non credi di essere un po’ cresciutella per frequentare ancora questo reparto?-
 
Io sorrido, ma Antonella mi precede nella risposta:- Per me non fa alcuna differenza! Io vi vedo tutti un po’ come figli miei!-
 
Matteo non trova nemmeno il tempo e la forza di sorridere, che già si è tuffato tra gli scaffali a cercare delle cartelle! Non è da lui! E’ serio, molto teso e sembra non aver tempo nemmeno per un sorriso di circostanza, nonostante prima si sia sforzato di fare una battuta. Pochi secondi dopo, sbuffa sussurrando:- Ma dove sei?-
 
- Cosa ti serve?- domanda Antonella
 
- La cartella della paziente con il Les che ci hai passato sei mesi fa!-
 
 - Ultimo scaffale, in alto a destra, è la più grossa! Il sistema immunitario di quella ragazza è vero rompicapo!-esclama sorridendo, per poi tornare improvvisamente seria:- Ma perché? Ha avuto una ricaduta?- conclude con aria preoccupata. Antonella non è una che finge: lei si affeziona veramente ai suoi pazienti, e se può…li segue anche a distanza, mediante gli occhi di Matteo!
 
- No! Tranquilla! Sta benissimo! Ma a quanto pare ai maxillofacciali la mia parola non basta!- dice innervosito prendendo la cartella fra le mani:- Loro vogliono conoscere tutto il decorso della malattia, come se poi si mettessero a leggere tutto questo mattone! Quasi non hanno nemmeno il tempo di andare in bagno!-
 
Noi due ci scambiamo uno sguardo complice e poi torniamo a fissare Matteo, al quale la mia amica decide di dire:- Sì insomma…mi sembra di capire che non sono il genere di colleghi che preferisci…-
 
- Colleghi? Chiamarli colleghi è un insulto! Non dico per me, ma per loro! Loro sono gli dei della scienza, senza i quali il mondo non potrebbe andare avanti!- dice con tono altamente retorico:- Insomma…il cardiochirurgo è importante, anche il neurochirurgo, ma vuoi andare a mettere il chirurgo estetico? Chiedi a qualsiasi donna: un seno prosperoso e una pancia super piatta sono molto più importanti del cuore o del cervello!-
 
- Bè insomma! Stai un po’ esagerando!- lo correggo io, dopo aver palesemente capito che non aveva la minima idea di chi fosse il marito di Antonella. E poi…lo ammetto…mi sono sentita un po’ tirata in causa, cose se fossi una delle tante oche senza cervello che pensano solo al fisico….e tutto questo perché? Perché mi sono innamorata di un chirurgo estetico? Ma stiamo dando i numeri? E se fossi stata insieme ad uno delle pompe funebri, che avrebbe pensato?
 
- Hai ragione scusatemi! E’ che non li sopporto! Sono troppo egocentrici e perennemente impagliati sul loro gigantesco piedistallo dorato! Loro non sbagliano mai! Hanno ragione anche quando hanno torto! Ti fanno correre solo per il gusto di farlo! E vogliono avere la cartella solo per mostrare ai colleghi, o alla famiglia della paziente, che loro sono multimedici, che si occupano di tutto e di più! Prima o poi inventeranno anche un terzo braccio da attaccarsi! E poi…come trattano gli specializzandi…è assurdo! Come se non ricordassero niente di tutto quello che sicuramente hanno passato prima di diventare ciò che sono ora!- fa una piccola pausa e poi torna a scusarsi:- Scusate ho già perso troppo tempo! Il dottor “sono bello e bravo solo io” si starà chiedendo che fine abbia fatto!-
 
Io e Antonella non possiamo fare a meno di sorridere tutto il tempo alla sua buffa caricatura un po’ troppo veritiera. Poi però la curiosità s’impossessa di noi, costringendoci a chiedere:- Ma…di che dottore si tratta?-
Sarebbe davvero divertente se adesso se ne uscisse con un certo “Massimo Albani”!
 
- Ehm…Trevino! Lorenzo… mi pare!-
 
- Ah si! L’ho già sentito!- dice Antonella stando al gioco:- Beh ringrazia il cielo che non ti è capitato Camossi! Il suo umore è più variabile di quello di una donna incinta!- conclude guardando me, ovviamente sottintendendo con quella frase una marea di significati del tipo: “ ci sei dentro fino al collo anche tu…se solo sapesse…”, “ ti ricordo che devi parlare con Dario” “ Dario è molto lunatico, ma lo sei anche tu, quindi siete una coppia stupenda”??? No! forse l’ultimo me lo sono inventato!
 
 Pov. Dario
 
Giungo in ufficio dopo aver fatto un salto in università. Giusto un salto, perché di più oggi non posso fare! Magari nella pausa pranzo….se evito di mangiare! Sono già al secondo caffè…e sono solo le 8.30! prevedo che entro stasera, arriverò almeno a quota cinque! Ma tanto ormai, il mio sistema si è abituato, ho più caffeina che sangue! Sì sì lo so! il caffè crea dipendenza! Ma tanto….anche il fumo fa lo stesso! Ed è pure peggio!
 
Dopo aver indossato il camice e aver letto velocemente la lista dei pazienti che avrò l’onore di fare a fettine, come ogni giorno busso alla porta di Massimo per le solite quattro chiacchiere di prima mattina. E sia chiaro: se dico quattro…intendo quattro! Non abbiamo tempo da sprecare noi!
 
Dopo aver ottenuto il permesso di entrare esordisco con un:- Ciao! Com’è andata la riunione ieri?-
 
- Da tagliarsi le vene!-
 
- Mh! Per fortuna l’ho scampata!—Massimo non aggiunge nient’altro, così, vedendo che è relativamente presto gli propongo di bere un caffè (che sarebbe il mio terzo) ma lui declina il mio invito.
 
- Va tutto bene? E’ qualche giorno che sei strano…-
 
- Tutto a meraviglia!- risponde un pò seccato, dimostrandomi tutto il contrario.
 
- Sicuro? Sei molto nervoso…-
 
- Solo tu puoi esserlo?- domanda stizzito, quasi come se ce l’avesse con me.
 
Cerco di rispondere con un tono calmo, che solitamente invoglia l’interlocutore ad adottarne uno altrettanto simile:- No! Ma…è successo qualcosa con Antonella…o con Andrea? Sai che a me puoi dire tutto…-
 
- Non è successo niente!- taglia corto. Poi alzandosi dalla sedia, si para davanti a me e con voce ferma e testa alta mi dice: - Senti noi….non dobbiamo essere per forza amici!-
 
- Che significa?- domando sbalordito da questo suo comportamento, che come sapete…non è da lui!
 
- Che lavoriamo bene insieme! Non serve aggiungere altro! Limitiamoci al rapporto professionale!- e così dicendo, mi supera a destra e se ne esce dalla porta dirigendosi chissà dove, naturalmente lasciandomi di stucco a chiedermi che cosa abbia fatto per meritarmi una simile reazione.
 
Dato che niente riesce a giungermi in mente, decido di fare una capatina all’ambulatorio di Antonella, dove sicuramente potrò ottenere qualche spiegazione in più. I pazienti….va beh…sono appena arrivati! Possono anche aspettare qualche minuto! Il mio rapporto con Massimo, ha sicuramente la precedenza.
 
Massimo è l’unico vero amico che io abbia mai avuto. Siamo sempre andati d’accordo in qualche modo, in sala c’è una gran chimica fra noi, e tutto il personale lo riconosce. Ma al di là di questo non riesco proprio a capirlo! Non gli ho fatto alcun torto, non l’ho mai messo in cattiva luce, perché mai dovrebbe avercela con me?
 
Neanche a farlo apposta, non appena mi avvicino alla stanza di Antonella, chi vedo uscire dalla sua porta? Sempre e solo lei! La mia tortura personale! Improvvisamente però, comincio a pensare che forse anche la piccoletta ne possa sapere qualcosa, magari…ne è proprio lei la causa! Sì! Dev’essere così di sicuro! Perché è sempre lei che causa guai!
 
Mi avvicino a lei che mi volta le spalle, prendendola per un braccio così alla sprovvista da farla sussultare:- Anna, che hai fatto a Massimo?- domando con un tono per niente cordiale
 
Lei spalanca gli occhi, un po’ per la sorpresa, un po’ per l’indignazione:- Io non ho fatto niente! E non stringermi così tanto! Mi stai facendo male!-
 
Mi accorgo solo in quel momento di aver stretto un po’ troppo il suo esile braccio, così cerco di moderare la mia rabbia, rimediando al mio errore:- Scusa! E’ qualche giorno che mi evita….e poco fa mi ha fatto capire di non volere la mia amicizia!-
 
- Perché mai l’avrebbe fatto?- domanda anch’ella stupita del suo atteggiamento.
 
- Non lo so! Forse perché qualcuno è andato a piangere da lui, facendomi diventare di nuovo il cattivo?- dico in tono accusatorio
 
- Vaffanculo Dario!- esclama indignata dandomi uno spintone sull’avambraccio:- E’ così che ti fidi me? Io non ho detto niente! Peggiorerei ancora di più la mia reputazione!-
 
- Comunque lui l’ha saputo! Qualcuno a cui l’hai detto non ha tenuto la bocca chiusa!- ribatto restando fermo sulle mie convinzioni
 
- Lo sa solo Antonella! E lei non glielo direbbe di certo!-
 
Non posso che darle ragione: - E allora chi è stato? Se tu l’hai detto solo a lei e io non l’ho…- ad un certo punto…tutto si fa chiaro: - Dannazione! Marta!- dico colpendomi la fronte con il palmo della mano:- E’ colpa mia!- concludo scuotendo la testa
 
- Chi è Marta?- domanda con un tono decisamente infastidito…
 
- Una con cui uscivo!- mi limito a dire
 
Vedo i suoi occhi diventare braci ardenti, prima che la sua bocca cominci a sparare proiettili in mia direzione: - Ah una con cui uscivi? Ma bravo! Oltre a distruggere la mia relazione con Manuel, trovavi anche il tempo per quello! Se fossi una donna…saresti incinto anche tu senza sapere di chi! –
 
Ma cos’è questa? Una scenata di gelosia? O solo la dimostrazione di odio profondo nei miei confronti?
 
- Non è come pensi! Ci sono solo uscito tre o quattro sere! C’è stato solo un bacio, niente di più!- perché mi sto giustificando poi ? Dopotutto…io non l’ho tradita! Non stiamo più insieme! Eppure…ne sento il bisogno…
 
- Perché me lo stai dicendo? Non m’interessa quello che fai! La mia vita non ruota solo attorno a te!-
 
Non faccio in tempo a ribattere, che una nuova vecchia voce ci raggiunge alle spalle:- Oh! Eccoli qua! Guarda caso davanti all’ufficio di mia moglie!-
 
- Massimo…ti possiamo spiegare!- esordisco io
 
- Non c’è niente da spiegare!- m’interrompe:-Tu mi hai mentito e posso capirlo! L’ orgoglio è da sempre il tuo più grande difetto! Ma tu…- dice rivolgendosi ad Anna, quasi con disprezzo:-…tu non hai scusanti! Mi hai mentito e continui a farlo, ma voglio che tu sappia che oltre a me, con le tue sporche bugie, stai distruggendo anche 21 anni di matrimonio!-
 
Gli occhioni increduli e lucidi di Anna contro la voce ferma e dura di Massimo, mi spingono a prendere le sue difese:- Adesso stai esagerando!-
 
- Sta zitto tu! So benissimo che sei dalla sua parte! Proprio tu che odiavi la gente con i segreti…guarda come ti sei ridotto! Eri un mito per me Dario, ma ora non sei più nulla, se non un falso bugiardo!- le sue parole fanno male anche contro di me, e il mio sguardo non riesce a nasconderlo
 
- Smettila! Lui non sa niente!- esclama Anna fronteggiando Massimo dopo essersi inserita fra di noi per
dividerci
 
 Pov. Anna
 
- Che cosa non so?- domanda Dario trafiggendomi col suo sguardo
 
- Una cosa importante… che non sono riuscita a dirti!- sussurro sperando di non fargli alzare la voce, cosa che ovviamente non serve a niente:- E quando pensavi di farlo?-
 
- Con più calma! Sicuramente non prima che corressi qua per un’urgenza!-
 
- Ignorandomi per un’intera settimana?- dice infuriandosi ancora di più
 
- Di cosa ti lamenti? È un mese intero che m’ignora…se non di più!- s’intromette Massimo:- Ora me ne vado! Così magari senza di me si decide a parlare!-
 
- Abbassate la voce!- dico imbarazzata:- Ci sta guardando tutto il corridoio! State superando ogni limite!-
 
- Tu l’hai già fatto! A tutto c’è un limite…specialmente alle bugie!- con queste parole e uno sguardo glaciale, Dario riesce a raggelarmi il sangue all’istante. E io mi sento paralizzata, inerme, in mezzo a questi due colossi che emanano puro odio verso di me, la loro vicinanza è troppa….e io…mi sento morire! Al momento vorrei soltanto piangere! Piangere in mezzo a queste due maschere d’indifferenza, che molto probabilmente in questo momento rimarrebbero tali, a guardarmi senza un briciolo di pietà.
 
Dopo pochi secondi però, entrambi si voltano per allontanarsi, e io….devo prendere una decisione, se non voglio perderli per sempre, e in fretta:- Aspettate!-urlo attirando di nuovamente la loro attenzione. Faccio un respiro profondo e poi comunico la triste verità: -Non so chi è il padre!-
 
- Che cosa?- domandano all’unisono.
 
- Sono solo di otto settimane!- dico fissando lo sguardo sbigottito di Massimo:- Quindi…il padre può essere Manuel…o potresti essere tu!- concludo voltandomi a fissare Dario negli occhi.
 
Lui incredulo, li spalanca ancora di più, poi mi guarda in cagnesco e scuote la testa nascondendo un moto di rabbia repressa all’interno del suo corpo. Mi giro verso Massimo, e anche lui, si mette a scuotere la testa, con meno rabbia rispetto a Dario, ma con molta più delusione, che vi posso giurare…fa ancora più male.
Mi sento malissimo in mezzo a loro, resto in silenzio, non so che dire, vorrei scomparire, ma tutte le vie di fuga al momento risultano bloccate: a destra c’è Dario, che mi sta bruciando viva con lo sguardo, a sinistra c’è Massimo che con un solo sospiro sembra emanare un vento gelido in grado di congelarmi per sempre. Davanti e dietro ho il muro. Sono in trappola. Mi sento soffocare, e forse, in questo momento lo vorrei davvero.
 
Ad un certo punto entrambi si allontanano da me, simmetricamente, uno da una parte, e uno dall’altra. Non posso seguirli entrambi, non posso sdoppiarmi. Devo scegliere. Ma chi? Il mio istinto mi dice di scegliere la persona di cui non potrei fare a meno in questo momento. Una scelta difficile, ma immediata. Mi volto verso di lui e comincio a corrergli dietro, mentre la paura di perderlo per sempre mi assale stringendomi il petto come in una morsa.
 
Entra nel primo ascensore che si apre, all’interno del quale c’è anche Matteo, che mi guarda come se fossi impazzita quando mi lancio in avanti per bloccare le porte che si stanno chiudendo, urlando come se fossi esaurita:- Aspetta Massimo….fammi spiegare!-
 
- Non c’è niente da spiegare!- dice fulminandomi con lo sguardo:-Preferisci confidarti con Antonella? D’accordo! Lo accetto! Ma allora…lasciami stare!-
 
- No! Non ti lascio stare! Perché io tengo troppo a te!- dico con tutta la sincerità che possiedo, e che i miei occhi ormai lucidi non esitano a mostrare:- Non voglio perderti!-
 
- L’hai già fatto! Ma la colpa è tua! L’hai scelto tu!-
 
Un rumore e un sobbalzo accompagnano le sue battute. Forse è il mio cuore che sta cadendo a pezzi, o forse è tutto il mondo che mi cade sopra. Ci impiego qualche secondo a realizzare ciò che appena successo, e la situazione di certo non migliora.
 
- Dannazione! Siamo bloccati!- dice Matteo suonando il pulsante d’allarme e cominciando a comporre il numero verde per chiamare l’assistenza tecnica…
 
Massimo sbuffa infastidito e poi si volta nuovamente verso di me, incrociando le braccia al petto:- A quanto pare sono obbligato ad ascoltarti! Parla!-
 
Parla! Un imperativo che….detto da lui, detto così…mi lascia senza parole. Avrei mille cose da dire, ma tutto sembra così confuso e inappropriato che…mi manda nel panico più buio e totale!
 
- Io…non…non so cosa dire!- balbetto
 
- Forse perché non c’è niente da dire!- dice con un tono così tagliente da riuscire a scuotere in me una reazione:- Sì che c’è! D’accordo ti ho tenuto nascosto un dettaglio…-
 
- Dettaglio lo chiami? Un secondo padre lo chiami dettaglio?- mi domanda furibondo, costringendo Matteo a tapparsi un orecchio per cercare di capire ciò che diceva il tecnico dall’altra parte del telefono.
 
- Ok! E’ più che un dettaglio! Ma cerca di capirmi…sto passando un momento difficile!-
 
- Sei sempre tu quella che bisogna capire eh? Pensi di esser l’unica a soffrire?-
 
- No! Ma sono l’unica che quando sta male lo fa presente, anziché arrabbiarsi col mondo intero senza una precisa ragione!- rispondo quasi stizzita
 
- Cos’è che non ti è chiaro? Il motivo per cui ce l’ho con te?-
 
- No! Il motivo per cui ce l’hai COSì TANTO con me! Sai benissimo che prima o poi te l’avrei detto!-
 
Massimo scuote la testa esclamando con un filo di voce:- Tu non capisci!-
 
- E allora spiegami!- lo imploro abbassando anch’io il tono di voce
 
- I tecnici saranno qui entro dieci minuti!- ci comunica Matteo, che vedendosi ignorato da entrambi, decide di sedersi per terra, sollevandosi il camice bianco per evitare di sporcarlo.
 
Torno a fissare Massimo, che dopo aver deglutito, ricomincia a parlare con un tono decisamente più posato:- Ricordi com’è cominciata la nostra amicizia?-
 
- Sì! Tu mi odiavi!- dico cercando di nascondere un sorriso spontaneo, al solo pensiero di quanto fosse forte all’inizio la nostra alchimia.
 
- Non è vero!- mi corregge, infastidito del solo fatto che io abbia potuto pensarlo:- Ti ritenevo soltanto dannosa, per lui, e per noi. Ma poi mi sono lasciato i pregiudizi alle spalle, e ho deciso di conoscerti, perché in ogni caso, ti trovavo sempre tra i piedi, volente o nolente, e tu non la smettevi mai di parlare...eri una radio senza fine.- continua restando sempre molto serio:- Ho smesso di respingerti e tu ti sei attaccata sempre di più…-
 
- Non pensavo ti desse così fastidio!- esclamo ferita dal modo in cui stava descrivendo il nostro rapporto.
 
- Infatti non era così!-
 
- E allora qual è il punto?- domando, mantenendo il mio tono adirato.
 
- Il punto è che prima ti confidavi con me per qualsiasi cosa. Ero il primo a cui chiedevi aiuto, ero l’unico con cui ti aprivi senza problemi. Ti fidavi di me più che di Dario! Ricordi?- mi da il tempo di annuire, mentre uno strano senso di colpa comincia ad avvolgermi insieme alle sue parole:- Poi hai conosciuto Antonella, e hai cominciato a mettermi da parte sempre di più, sempre più spesso… fino a quando lei è riuscita a sostituirmi del tutto!-
 
- Non – mi affretto a smentire, ciò che purtroppo assomiglia così tanto alla realtà.
 
- Fammi finire!- m’interrompe alzando un braccio nella mia direzione per farmi zittire, evitando però di toccarmi, per poi proseguire con il suo discorso, con uno sguardo che mi sta lentamente sfasciando il cuore:- Questo fa male sai? Essere messo da parte da colei che un tempo ti definiva il suo migliore amico! Mi hai ferito nel profondo! Ho cercato di giustificarlo pensando che forse avevi scelto Antonella perché ti sentivi più a tuo agio a parlare con una donna riguardo certi argomenti …ripensandoci poi, non può essere! In passato non ti facevi certo questi problemi! Forse perché non avevi scelta! O forse perché eri diversa! Sono diversi giorni che sto cercando di spiegare questo tuo comportamento, incolpando me, incolpando te…ma alla fine l’unica cosa che sembra più plausibile, o forse meno dolorosa, è la spiegazione di mia moglie!-
 
- Ossia?- domando con la voce ormai spezzata. Mi viene da piangere, non so se siano gli ormoni o qualunque altra cosa…ma sto trattenendo a stento le lacrime.
 
- Ossia il fatto di trovarmi tra due fuochi, di non poter essere imparziale perché amico di entrambi. Ma anche la sua spiegazione non regge fino in fondo…perché è sempre stato così, ma in passato non te ne è mai importato. Quindi… l’unica cosa che mi chiedo è: “adesso t’importa”? E’ questo il motivo per cui mi hai messo da parte?-
 
- No!- sussurro scuotendo la testa vergognandomi del modo in cui l’ho trattato. Perché ha ragione…ha ragione in tutto!
 
I suoi occhi diventano ancora più tristi, oserei quasi dire lucidi, ma probabilmente sono io che non vedo più bene: - E allora…perché l’hai fatto? Non ero abbastanza forse?-
 
- Noo! Tu sei…-
 
- Rispondimi Anna! Perché?-
 
Sento una stretta allo stomaco che diventa sempre più forte, mentre mi decido a dire la verità :- Perché mi sento a disagio quando mi guardi così. Mi sento giudicata!-
 
Lui socchiude la bocca incredulo di quanto io abbia appena detto:- Co…cosa? Io….non…perché adesso? Perché non prima? Insomma…ho fatto qualcosa di sbagliato?-
 
- No!-rispondo coprendomi il viso con le mani e lasciandomi lentamente scivolare al suolo:- TU sei sbagliato!- dico vedendo cedere anche lui di fronte a me, ormai distrutto e privo di forze per ribattere. Ha sicuramente frainteso la mia frase, e merita decisamente una spiegazione più che valida: - Perché….tu sei troppo! Sei così perfetto…insomma….da quando ti conosco non hai mai detto o fatto niente di sbagliato, mentre io…sbaglio di continuo!-
 
- Ritieni che Antonella sia meno perfetta?- domanda cercando di smontare qualsiasi mia giustificazione
 
- No! La ritengo solo più comprensiva! Lei è come una mamma: è dolce e protettiva, so benissimo di deluderla, ma so che lei ci sarà sempre al mio fianco, e non mi farà pesare più di tanto il mio errore, ma farà comunque di tutto pur di aiutarmi a rimediare.-
 
- E credi che io non lo farei? Cosa ho fatto finora?- domanda piccato
 
- Tu sei diverso! Non sei comprensivo! Tu accusi e rimproveri, fai di tutto per sottolineare il mio sbaglio e, quando nella severità del tuo sguardo leggo la delusione più totale, sto ancora peggio di prima! Per di più tu sei allergico agli abbracci… e da quando è successo….tu sai cosa….- dico riferendomi a quel maledettissimo bacio:-…sei diventato più freddo e restio. Stai lì a calibrare ogni gesto che fai, quasi come se stessi attento a mostrarmi affetto col contagocce. E anche questo fa male! Fa male ogni volta che t’incontro, perché non mi sento libera di esprimermi come vorrei, perché l’idea di cosa tu possa pensare di me dopo che ti avrò deluso per l’ennesima volta, mi paralizza! – concludo come una mezza isterica mentre qualche lacrima comincia a solcare il mio viso
 
Lui però, non accenna a mollare, dopotutto la freddezza è anche una sua dote:- E allora perché stai parlando adesso? Non hai paura di ciò che posso pensare ora?-
 
- No!- dico di primo acchito, ma poi ci ripenso:- Forse! Ma non m’importa, perché dovevi saperlo! Non l’ho fatto per cattiveria, e non so cosa mi sia preso, ma al momento le cose stanno così!-
 
Mi sento male per questo, mi vergogno, perché non dovrei provare tutto questo disagio nei suoi confronti, ma è così. E’ stupido e incoerente, ma vero.
 
- Che cosa posso farci io? Dovrei forse cambiare?- domanda retoricamente
 
- Certo che no! Voglio solo che tu capisca! E ti prego… non odiarmi per questo!-  dico abbassando lo sguardo al pavimento, ormai senza speranza
 
All’improvviso però, la sua mano forte posatasi sul mio ginocchio mi dà il coraggio di rialzare il volto, e con mia grande sorpresa, ritrovo il suo più disteso, più compassionevole e sereno: - Non potrei mai odiarti! Sai benissimo che ti voglio bene come se fossi mia figlia, e anche se tu non vuoi, non posso fare a meno di avere un atteggiamento paterno nei tuoi confronti. E’ vero, io ti rimprovero e spesso sono un po’ severo: io e la dolcezza non andiamo tanto d’accordo, se non in casi eccezionali. In ogni caso, nonostante per certi versi io sono l’opposto di Antonella…entrambi vogliamo la stessa cosa: vogliamo proteggerti da ogni male, anche se tu fai di tutto per metterci i bastoni fra le ruote!-conclude sorridendo leggermente.
 
Tutto ad un tratto sentiamo dei rumori di attrezzi, provenienti qualche metro più sotto e una voce maschile che dice dall’altoparlante dell’ascensore:- State tranquilli! Fra pochi minuti dovremmo riuscire a liberarvi!-
Sentiamo le voci degli operai che dicono fra loro:- Sono qua sopra! Sono incastrati tra il piano terra e il primo piano!-
 
Matteo sospira, mentre Massimo continua a guardarmi in cerca di qualcosa da dire per rassicurarmi ulteriormente, e all’improvviso dice:- Ti sbagli! Io non ti giudico! E per mostrartelo...- si alza e viene a sedersi accanto a me:-… ti racconterò una breve storiella che aveva raccontato alle medie un mio professore, tanto considerando la sveltezza dei tecnici…staremo qui ancora per una buona decina di minuti!-
 
- Basterà l’ossigeno?- dico allarmandomi un pochino, data la mia poca simpatia con gli ascensori
 
- Basta e avanza! Tranquilla!- la sua voce, calda come il miele basta rassicurarmi, così appoggio nuovamente la schiena alla parete grigia dell’ascensore e mi preparo ad ascoltare
 
- Allora….c’era una volta un professore che un giorno in classe, tirò fuori una banconota da venti euro…-
 
- C’erano già gli euro ai tuoi tempi?- domando voltandomi verso di lui aggrottando la fronte.
 
- No! L’ho rimodernata!- dice con un’espressione facciale così buffa da riuscire a farmi ridacchiare:- Comunque… il professore chiese alla sua classe chi li volesse, e tutti alzarono la mano. Allora lui, stropicciò per bene la banconota, ovviamente senza romperla e poi domandò di nuovo chi la volesse e ottenne nuovamente tutte le mani alzate. Dunque si alzò, getto la banconota per terra e cominciò a calpestarla, per porre infine la solita domanda. E sai chi alzò la mano?-
 
- Nessuno?- dico cominciando a rispecchiarmi in quella povera banconota
 
- No! Tutti! E sai perché? Perché agli occhi dei ragazzi quella banconota stropicciata e calpestata aveva sempre lo stesso valore. La stessa cosa vale per te Anna: non importa quanti sbagli tu abbia fatto o possa fare ancora, io e Antonella ti vorremo sempre bene allo stesso modo. E…adesso parlo per me: non importa quanto mi deluderai, sarai sempre la stessa Anna che ho conosciuto un anno fa, magari con i capelli più corti, con una pancia più grande e magari in futuro…chissà…con un seno rifatto e le labbra a canotto!-
 
- Mai!- dico sorridendo, sentendo il mio cuore scoppiare di gioia per tutto ciò che ha detto finora.
 
- E te ne sono grato! Ma ti vorrei bene comunque! Anche se ti vestissi da emo e ti riempissi il corpo di tatuaggi! Ok?-
 
- Ok!Quindi….. mi perdoni?- gli chiedo sperando che da lui esca qualche altra bella frase che logicamente non dimenticherei mai e poi mai

Lui anziché annuire arriccia il naso:- Mmm…non è la prima volta che sento questa frase! Ma a quanto pare… sembra che dovrò farci l’abitudine! Viceversa…tu non stancarti mai di dirla!-
 
- Vuoi che continui a chiederti scusa?- domando perplessa
 
- No! Voglio solo che in un futuro…possibilmente molto lontano, tu non decida di non chiedermi perdono solo per paura che non ti venga concesso! Detto questo…cerca comunque di rigare dritto per almeno una decina d’anni! Sono stato chiaro signorina?-
 
- Chiarissimo!- esclamo, prima di abbracciarlo con forza, anche se la cosa, da seduti, non è abbastanza appagante per i miei gusti!
 
-  Non abbracciarmi così forte! Potrei cominciare a starnutire!- esclama riferendosi alla sua “strana allergia”
 
- Ok! La smetto!-dico allentando un po’ la presa, appoggiando il viso sulla sua spalla e mantenendo la mia mano destra sull’altra. Dopo essermi accoccolata per bene, mi accorgo che la punta del mio naso sta sfiorando la pelle del suo collo e un tessuto soffice e bianco che ha un profumo molto familiare.
Inebriata da quest’ultimo, non posso fare a meno che stringerne un lembo con la mia mano e inspirare a pieni polmoni.
 
- Che fai?- domanda Massimo stranito del mio comportamento allontanandosi leggermente di lato
 
- Mi è mancato il profumo del camice sterilizzato!-
 
- Anche Antonella ne indossa uno!- osserva con fastidiosa pignoleria.
 
- Ogni camice profuma diversamente, a seconda della persona che lo indossa!- spiego semplicemente, rimanendo appoggiata alla sua spalla, mentre lo sguardo perplesso di Matteo fa da specchio a quello di Massimo
 
- In ogni caso, non penso sia questo il profumo che più ti è mancato!- precisa lui
 
- Mmm d’accordo! E’ il secondo!- dico, pensando a quanto mi manchi veramente il primo, perché effettivamente, è un sacco di tempo che non abbraccio Dario mentre lui indossa il camice, l’ultima volta che si era avvicinato così tanto da potermi permettere di sentirlo, me ne stava urlando dietro di tutti i colori, solo per farmi dire cos’avessi che non andava. E in quel momento, vi posso giurare che il suo profumo, era l’ultimo dei miei pensieri!
 
- Ora staccati! Vai ad annusare il suo!- esclama indicando Matteo con un cenno del capo.
 
- Non siamo così amici! Mi prenderebbe per matta!-
 
- Penso l’abbia dedotto già da un po’!-
 
- Credetemi! Non mi sono mai sentito così fuori luogo come in questo momento!- confessa Matteo passandosi una mano tra i suoi magnifici capelli scuri:- Mi dispiace di essere il terzo incomodo, ma purtroppo non l’ho scelto io!-
 
- Ma che stai dicendo?- lo rimprovera Massimo mezzo scandalizzato:- Non siamo mica fidanzati! Io ho una moglie!-
 
- Sì l’ho capito….da quello che ha detto!- spiega il moro imbarazzato: -Ho cercato di non ascoltare ma…-
 
- Aspettate un momento! Ma voi non vi conoscete?- domando incredula dopo essermi accorta che Matteo gli ha appena dato del lei.
 
- Perché dovremmo?- dice Massimo con il pieno assenso dell’altro
 
- Ma come perché?! Me l’ha presentato Antonella! Lui lavora con lei!-
 
- Non esattamente!- mi corregge l’ennesimo pignolo del giorno:- Collaboriamo ogni tanto! Comunque io sono Matteo De Filippi, immunologia e reumatologia per adulti…- dice stringendogli la mano
 
- Massimo Albani, chirurgia maxillo-facciale…-

Inizialmente Matteo resta un po’ basito, poi dopo averci riflettuto un po’, domanda nuovamente- Albani?- poi improvvisamente s’accorge della tremenda gaffe che ha fatto stamattina e girandosi di scatto verso di me dice:- Lui…- indicando Massimo col dito indice
 
 - Sì!- dico mal trattenendo le risate
 - Con…-
 - Sì!-
 - Accidenti!-
 - Infatti!-
 - Già!-
 
- Ehi ehi ehi!- c’interrompe Massimo:-Qualcuno vuole spiegarmi questo scambio di monosillabi, occhi strabuzzati e sorrisetti accennati?-
 
Decido di prendere io la parola, visto che l’altro è ancora troppo scioccato dalla notizia:- Ehm…diciamo che Matteo neanche un’ora fa si è lasciato andare in un’aperta critica verso i chirurghi estetici, in particolare i maxillo-facciali davanti a me e ad Antonella…ignorando il fatto che suo marito fosse uno di loro!-
 
- Voglio sparire!- commenta Matteo, ora a disagio più che ma
 
- Beh ti conviene!- dice Massimo fingendo un tono minaccioso, che poi forse, non era neanche fin troppo finto!
 
- Pensavo fossi un otorino!- tenta di giustificarsi

Massimo lo fulmina con lo sguardo:- Quello si chiama Albini! E tra l’altro mi sta pure antipatico!-
 
- Mi spiace! D’ora in avanti mi cucirò la lingua!-
 
- Prima di farlo…dimmi un po’ perché ce l’hai tanto su con noi…-
 
Decido di intervenire io, dato che Matteo si sta decisamente scavando la fossa:- Perché siete superbi e altezzosi, pensate di essere i migliori in tutto e per tutto, e non volete mai ascoltare i pareri altrui…maaa…prima che tu possa inveire contro di lui, ti anticipo che il suo giudizio è stato altamente influenzato dal fatto che si è trovato a dover collaborare con la vanità fatta a persona!-
 
- Trevino?- azzarda Massimo
 
Entrambi annuiamo, e a veder sorridere Massimo, Matteo si lascia andare in un ultimo commento:- E’ insopportabile!-
 
- Beh dichiarati fortunato di non avere a che fare con Camossi!- precisa Massimo
 
- E’ esattamente quello che gli abbiamo detto noi!- dico io
 
Proprio in quel momento, sentiamo squillare il telefono di Massimo- Ecco! A parlar del diavolo…- dice subito dopo aver letto lo schermo:- Pronto?-
 
- Dannazione!- esclama guardando l’orologio al polso: -Sono bloccato in ascensore! Non so ancora per quanto! Senti…dì all’anestesista di aspettare ancora una decina di minuti…dovrei uscire al più presto se questi della manutenzione si danno una mossa!-
 
Quella frase, mi riporta alla realtà, nuda e cruda: i dieci minuti son passati, anzi, stiamo sfiorando i venti eppure siamo ancora qui, e sento il mio respiro farsi sempre più pesante e affannoso…
 
- Che ti succede?- domanda Matteo subito accortosi della mia improvvisa agitazione
 
- Asma!- sussurro io, cercando di non andare in panico, perché come al solito, il broncodilatatore si trova in un’altra borsa!
 
Matteo gattona verso di me e posando le mani sulle mie braccia dice:- Anna stai calma! Respira! Va tutto bene!-
 
No! Niente va bene! Sento i polmoni che si chiudono, e il cuore che batte sempre più velocemente, quasi come se stesse per uscire dal mio petto.
 
Vedendo i tentativi di Matteo fallire miseramente, Massimo si appresta a chiudere la telefonata:- Ti devo lasciare! Anna ha qualche problema con gli ascensori! Sì…c’è anche lei! A dopo!-
 
- Per quanto dobbiamo stare ancora qua dentro? Mi sento male!- dico con una voce decisamente lagnosa,
poi mi avvicino alle porte dell’ascensore e comincio a battere i pugni con molta meno forza di quanto credessi d’avere:- Aprite! Vi prego!-
 
 Massimo giunge subito in mio soccorso, mi abbraccia da dietro e mi riporta seduta accanto a lui:- Ci siamo quasi! Tranquilla! Pensa ad altro! Come prima!-
 
- A cosa?- in questi momenti la mia mente si annebbia e non vedo, né sento più niente.
 
- A quello che vuoi! O a chi vuoi!- dice non sapendo quali pesci pigliare:-Pensa a lui!-
 
Io spalanco gli occhi, sorpresa di ciò che appena detto, pensando che sia veramente un’idiozia. Poi però, torno a fissare la parete vuota che ho di fronte, e la mia mente si pervade delle immagini della notte di Natale dello scorso anno, dove Dario aveva fatto di tutto per cercare di distrarmi dal mio fiato corto: mi aveva provocato per farmi arrabbiare, mi aveva detto parole dolci, fino quasi a dichiararsi per farmi reagire. E alla fine c’era riuscito! Mi aveva salvato da un incubo, trasformandolo quasi in un mezzo sogno.
 
- Va meglio?- domanda una voce familiare che purtroppo non è la sua
 
Annuisco, rendendomi conto di respirare con meno difficoltà. Massimo ce l’ha fatta, anzi, Dario ce l’ha fatta…di nuovo…
 
- E’ incredibile!- sussurra Massimo, più a lui che a noi, come se avesse involontariamente condiviso un intimo pensiero
 
- Che cosa?- domando tornando alla realtà
 
- L’effetto che lui ha su di te anche a distanza! Il vostro legame … sembra indissolubile!- dice come se la cosa avesse dell’incredibile. È così difficile da credere? La nostra non è una semplice storia…è LA storia….è la mia vita. Questo almeno, è ciò che penso io, ora non sono del tutto sicura che la cosa sia reciproca, ma una volta lo era.

Mi volto verso di lui dicendo:- Cosa vuoi sentirmi dire Massimo? Che lo amo ancora? Perché se vuoi questa volta, lo potrei anche ammettere, ma tanto non servirebbe a niente, perché ora come ora  mi detesta!- concludo sconfortata.
 
Proprio in quel momento il suo cellulare vibra, lui lo guarda e dopo pochi secondi, sorride dicendo:- Ne sei sicura?-
 
Mi mostra lo schermo del suo I-phone, sul quale vi è scritto: “ Fammi sapere come sta…ma non dirle che te l’ho chiesto!”
 
Sorrido spontaneamente non appena lo leggo. Mi sento molto più serena e leggera. Sono felice! Solo per questo! Apparentemente il messaggio non è niente di speciale, ma per me in quella frase c’è tutto: la prova che nonostante la sua reazione di prima lui tiene ancora molto a me, e il suo orgoglio sempre onnipresente in ogni cosa che dice e che fa.
 
I tecnici continuano a lavorare, senza dare segno di miglioramento, e quindi Massimo, per evitare di fissarci negli occhi e soprattutto una mia nuova crisi d’ansia dice:- Allora? Ci sono altri segreti da confidare dato che ci siamo? Tanto ormai Matteo non si stupisce più!-
 
- No! Nessuno! Ora sai tutto, e anche d’ora in poi lo saprai!- ora che ho chiarito con lui, non ho più motivo di nascondergli le cose, perché non fa male solo a me, ma anche a lui, e io…ho davvero bisogno della sua amicizia.
 
- Molto bene! Ne sono contento!- esclama, per poi aggiungere: -Comunque….sappi che nemmeno io sono perfetto!-
 
- E perché mai?- domando sicurissima del fatto che non riuscirà a convincermi di non esserlo.
 
- Beh…ho detto anch’io qualche bugia in passato, e non ne sono orgoglioso!- confessa abbassando il tono di voce.
 
- Voglio i dettagli!- esclamo incuriosita mentre tento già di indovinare cosa possa aver fatto… sperando che non mi venga a dire di aver tradito Antonella, perché questo…non so se glielo potrei perdonare!
 
- D’accordo! Un giorno…ho finto di avere un’urgenza in ospedale per evitare di andare a prendere mia suocera in aeroporto…evitando così qualche ora di tortura….-
 
- Va beh ma quello lo farebbero tutti se potessero!- cioè…questa sarebbe la sua grande bugia? In confronto a me è ancora un santo!
 
- Forse! Ma di sicuro non tutti ordinerebbero a una specializzanda di mandare i fiori alla propria moglie per l’anniversario o il compleanno!-
 
- L’hai fatto davvero?- l’ha fatto davvero?
 
- Sì… quella ragazza mi ricordava anche il compleanno di mio figlio, quello di mia sorella… eccetera eccetera…mandava un telegramma con gli auguri al posto mio, e poi io in seguito pensavo al regalo! La mia memoria in queste cose ha sempre fatto pena, ma per fortuna oggi, c’è il cellulare che si ricorda ogni cosa al posto mio!-
 
Adesso sono davvero sorpresa! Ma…manca un particolare:- E riguardo ai fiori?-
 
- Ora li compro e li consegno di persona! Antonella mi ha scoperto! Cominciando a sospettare qualcosa, mi ha ringraziato delle rose gialle quando in realtà il mio regalo consisteva in tulipani rosa! E io che ovviamente non avevo idea di che fiori le avesse mandato, ho risposto semplicemente “prego”! Inutile dare la colpa al fiorista…la sua perspicacia aveva già capito il mio giro! Il giorno dopo è giunta perfino a ringraziare la specializzanda in questione per l’ottimo buon gusto!-
 
Non appena termina di dire la frase scoppio a ridere, e lo fa anche Matteo seguito a ruota da Massimo. Tutti stimiamo tantissimo Antonella! Lei è decisamente il nostro mito! La moglie perfetta, la mamma e l’amica perfetta, ….e ovviamente anche la dottoressa perfetta!
 
Ad interrompere le nostre risa ci pensa una voce piuttosto infastidita proveniente dal piano terra:-Allora vogliamo muoverci? C’è un uomo disteso sul tavolo operatorio che sta aspettando il mio collega!-
 
Il mio cuore fa un salto appena lo sente, ma penso che anche quello dei tecnici abbia fatto lo stesso!
 
- Sì dottore!- risponde uno di loro
 
- “Professore” prego!- lo corregge immediatamente. Se c’è una cosa che Dario odia con tutto il cuore, è sentirsi sminuito, come sempre…l’orgoglio prima di tutto!
 
- Ci scusi! Abbiamo quasi fatto!- conclude sommessamente il tecnico
 
- Lo spero!-
 
Massimo sospira e scuote la testa divertito:- Della serie…mettiamo in ansia pure i tecnici!-

Io ricomincio a ridere, e pochi secondi dopo, ecco che sentiamo ripartire l’ascensore. A quanto pare la cattiveria funziona! Tutti ci lasciamo andare in un sospiro di sollievo e un’esclamazione di gioia. Massimo e Matteo si alzano immediatamente, e il dottor “figo” mi offre una mano per rialzarmi, alla quale rispondo porgendogliele entrambe. Mi tira su con più forza del dovuto, facendomi andare a sbattere contro il suo petto marmoreo proprio nel momento in cui le porte dell’ascensore si stavano aprendo.
 
Non appena guardo fuori  vedo lo sguardo furente di Dario puntato su di me, e immediatamente mi allontano da Matteo andando pure a sbattere di schiena contro Massimo che stava uscendo. Accidenti! Non ne combino mai una giusta!
 
Dario sposta immediatamente l’attenzione su di Massimo esclamando:- Forza andiamo! E’ già stato intubato!-
 
Massimo non apre bocca e lo affianca andando di pari passo. Li osservo mentre si allontanano dalla mia vista: Dario indossa già il camice verde e la cuffia in testa, probabilmente era già pronto per entrare in sala, mentre adesso dovrà lavarsi di nuovo, Massimo invece dietro di sé lascia come una scia bianca col suo camice svolazzante a causa del loro passo svelto, che gli dà quasi un aspetto angelico.
 
- Così e lui! Camossi eh?- sussurra Matteo al mio orecchio
 
- Cosa?- domando girandomi verso di lui confusa
 
- L’uomo che ti ha rubato il cuore! E che forse ti ha lasciato qualcosa di suo!- esclama indicando il mio ventre che fortunatamente era ancora piuttosto piatto:- Alla fine anche tu sei caduta fra le spire di un chirurgo estetico! Mi hai un po’ deluso! Sembravi più sveglia!- conclude divertito
 
- Ma smettila!- esclamo dandogli un piccolo spintone

Lui ride divertito, poi appoggiando una mano sulla mia spalla dice:- Ci vediamo mammina! Non combinare altri guai!- e infine sparisce dietro alle porte, dopo aver strizzato l’occhio in risposta al mio sguardo torvo.

 
 Ciao ragazze! Scusate il ritardo e la lunghezza di questo capitolo! Spero non vi abbia annoiate troppo! =) Anche perché se vi siete annoiate con questo…vi faccio gli auguri in anticipo se volete leggere gli altri! Ahahah! Comunque…mi spiace comunicarvi che le pubblicazioni rallenteranno, anche perché devo ancora decidere cosa scrivere nei prossimi capitoli che ruoteranno attorno al Natale e all’ultimo dell’anno! Spero che non dobbiate leggerli in un clima già primaverile! XD poi prometto che andrò più veloce e farò crescere alla svelta il pancione di anna….altrimenti nasceranno prima i nostri figli che il suo! XD ora vi saluto e vi ringrazio del sostegno e della pazienza che costantemente mi dimostrate! Un bacione! =)

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Capitolo 12
*** Il padre non sono io ***


Ps. Non contiene niente di speciale….vi avviso in partenza, in modo che non mi accusiate di avervi fatto perdere tempo per niente! =)
 
Pov Dario

 
Esco dalla sala togliendomi la cuffia con un gesto liberatorio seguito da un sospiro: intervento difficile, ma come sempre, uscito alla perfezione. Non che dubitassi di me, ma…dopo la notizia che Anna mi aveva sbattuto in faccia, ero preoccupato di non riuscire a mantenere la giusta concentrazione, e invece, ce l’ho fatta anche stavolta. Non è stato semplice…ma l’ho fatto: in quelle ore...ho spento la mia vita e ho messo quella del paziente davanti ad ogni cosa, e visto il successo, visto come mi sento ora….sarei immediatamente disposto a cominciare un nuovo intervento.
 
- Ottimo lavoro!- commenta Massimo dietro di me. E’ stato vigile come un falco durante tutta la durata dell’operazione, pronto a farmi sostituire alla minima esitazione, che per fortuna, non si è verificata.
 
- Il merito è anche tuo!- dico accennando un sorriso
 
- Lo so!- risponde con fredda sicurezza.
 
Odio ammetterlo, ma… già mi manca la nostra amicizia! Solitamente non sono un tipo che ha bisogno di essere sostenuto, però…insomma…avere accanto un amico è molto meglio che avere davanti solo un collega: il clima in sala è molto meno teso, se noi conversiamo del più e del meno; il silenzio di oggi invece, spaccato solo qua e là da termini medici, rendeva la sala molto più cupa e lugubre di quanto non sia in realtà. E non solo io, ma anche tutto il personale, ne aveva palesemente risentito di questo cambio così repentino e apparentemente inspiegabile.
 
- Quindi…a questo si riduce il nostro rapporto?- domando cercando di non far trasparire alcuna emozione:- A semplici frasi fatte pronunciate prima e dopo essere entrati in sala?-
 
- Forse!- risponde duramente:- O forse no!- conclude con un tono meno aspro
 
Mi volto a guardarlo con aria confusa:- Che vuoi dire?-
 
- Che ho perdonato Anna! E visto che sono molto di gran cuore potrei anche farlo con te…ma…ci devo ancora pensare…- termina sorridendo leggermente
 
Non riesco a fare a meno di sorridere anch’io, ma poi…mi viene spontaneo domandarmi “ come ha fatto a perdonarla? Così presto? Dopo tutto il rancore che nutriva verso di lei? Come diavolo avrà fatto Anna a convincerlo?” il potere che quella ragazza ha su tutti noi è immenso!
 
Lo fisso di sottecchi e poi decido di chiederglielo aggiungendo un pizzico d’ironia:- Che ti ha detto per farti crollare?-
 
- Che si sentiva giudicata da me, e che sono troppo perfetto!- esclama fingendo di pavoneggiarsi
 
Io scoppio a ridere: - E tu ci hai creduto??-
 
- Sì! Perché lei è sincera!-
 
- Già! Come pinocchio!- esclamo divertito
 
- Lo era veramente! Ne sono sicuro!- dice Massimo tornando serio, poi, mentre getta via la sua cuffia, viene assalito da uno scatto di nervi e aggiunge : - Ti è così difficile da credere?-
 
- No! Ti credo! Lei non fa altro che preoccuparsi dei giudizi altrui!- dico sinceramente. Non so nemmeno io per quale motivo abbia riso di ciò che ha detto: forse per il suo tono o forse per nascondere ciò che sento dentro: un misto di rabbia, tristezza e delusione, ma anche…si! Direi anche e soprattutto… ansia!
 
- Mh! E tu?-
 
- Io cosa?-
 
- Anche tu hai paura di essere giudicato? Da me, magari?- domanda sorridendo
 
- Ma che dici?! E’ assurdo!- rispondo immediatamente, poi sotto il suo sguardo debitamente perplesso, mi decido ad ammettere che un po’ ci ha preso: -D’accordo! Forse non lo è poi così tanto! Insomma….mi conosci, sono orgoglioso e non amo sbagliare, e quando lo faccio, l’ultima cosa che voglio è che qualcuno me lo rinfacci!-
 
- Non mi diverto a farlo! Ma sai che ho sviluppato un istinto di protezione nei suoi confronti….-
 
- Sì! E ad essere sincero la cosa mi dà alquanto fastidio….perchè ti porta a considerarmi sempre come un soggetto nocivo! Sembra quasi che mi consideri un nemico, quando invece io tengo a lei più di te, e credimi, non mi piace ferirla, ma non riesco a starle lontano, e su questo devi fartene una ragione perché non cambierà tanto presto! Anzi…a dirla tutta non so nemmeno perché sto qua a giustificarmi con te!-
 
- Non ne ho idea! Per diminuire il mio astio nei tuoi confronti forse? O perché anche tu hai bisogno di parlarne con qualcuno? In ogni caso non sei tenuto a farlo! Devo farmi una ragione di tante cose ormai! Però devo dire che vederti di nuovo con un ciuccio in tasca o con la faccia sporca di omogenizzato sarebbe un vero shock! Non so se mi riprenderei!- conclude divertito. Io invece…lo sono molto meno!
 
- Ma che stai dicendo? Quando mai mi avresti visto in quelle condizioni?!-
 
Nemmeno mia moglie l’ha fatto! E il motivo semplice: voi mi ci vedreste? Io, Dario Camossi, che si fa sputare in faccia da un bambino? Ma quando mai! Non esiste!
 
- Mai! Ma spero di non farlo!-
 
- Non succederà! Il figlio non è mio!- dico con convinzione
 
- Staremo a vedere!- dice prima di avviarsi nel corridoio che porta agli ambulatori.
 
- Ehi Massimo….- lo richiamo per un’ultima volta:- Quindi…è tutto a posto fra noi?-
 
Lui sorride, probabilmente al settimo cielo per avermi fatto dimostrare che ci tengo veramente alla sua amicizia, nonostante a volte potrebbe sembrare l’esatto contrario:- Tutto a posto….fino al prossimo litigio! Nel frattempo…buon pomeriggio!-
 
Mi congedo da lui, potendo finalmente dire di aver alleggerito il mio stomaco da questo peso. Ora l’unico peso che mi rimane, a parte la mela che mangerò tra poco, è Anna…e il suo piccolo peso che nel frattempo continuerà a crescere! Devo risolvere al più presto questo problema…altrimenti finirò col sentirmi incinto anch’io! Ma per ora…lasciatemi godere il mio succoso frutto, il mio unico momento di piacere, prima che mi debba trasferire di corsa allo studio esterno, dove mi aspettano una nuova serie di “piccoli” interventi a raffica…
 
 
Pov. Anna
 

Finalmente a casa! Sì lo so! Non ho corso maratone, nè fatto gare di nuoto, e nemmeno mi sono annoiata su una scomoda sedia universitaria. Però questa giornata è stata comunque dura, non tanto per il fatto di essere rimasta chiusa in ascensore, cosa che per fortuna, grazie a qualcuno, non mi ha traumatizzato così tanto, ma proprio perché è stata carica di sentimenti. Non so se li ho provati solo io, o anche gli altri, sta di fatto che dicendo a Massimo e Dario la verità, mi sono liberata da un enorme peso, ed era davvero da tanto che non mi sentivo così leggera. Perché non l’ho fatto prima?! Eh? Che stupida! Avevo paura! Paura di tutto, ma ora non ne ho più: ora so che Massimo mi è vicino, e che posso finalmente dirgli qualsiasi cosa come un tempo….e riguardo a Dario, beh, non è certo una novità che sia arrabbiato con me. Forse gli passerà, tra quanto non lo so, ma non m’interessa, non voglio star male ancora per causa sua, è libero di fare ciò che vuole… come ora lo sono anch’io, senza più segreti o pesi sulla coscienza, …finalmente libera.
 
Apro la porta di casa, ma inciampo in una grossa valigiona blu che non vedevo da tanto tempo, troppo forse. Non riesco nemmeno a realizzare a pieno che la cosa, che la mia coinquilina sta già correndo verso di me a braccia aperte…
 
- Vayda! Sei tornata! Finalmente!- esclamo piena di gioia
 
- Ciao stellaaa! Anche tu mi sei mancata!- dice stringendomi in un abbraccio portentoso. Per fortuna si decide a scioglierlo prima che possa soffocarmi ed esclama chinandosi leggermente in basso:-Allora…fammi vedere la pancia!-
 
- Non si vede ancora molto!- dico mostrando sotto la giacca una lieve pancetta, che potrebbe sembrare tutto, tranne che un bambino! Inoltre io, non sono mai stata piatta come una tavoletta, quindi….suppongo che la gente c’impiegherà ancora più del previsto a capire di cosa si tratti veramente! Ma tanto…non è questo ciò che mi preoccupa!
 
- Oh beh pazienza! Aspetterò!- dice cercando di sorridere. Un sorriso che è fin troppo tirato per essere veramente suo.
 
- Cos’è quella faccia? Qualcosa non va?- domando con un velo di preoccupazione
 
- No…è che…tra qualche mese devo tornare in Bulgaria!- risponde abbassando lo sguardo
 
- Come devi tornare? Perché? Ma per sempre?- mi precipito io, già sconvolta dalla notizia. Ma come? Era appena tornata e già mi diceva che doveva di nuovo andar via?
 
- No! Fino a quando mia zia…-
 
- Tua zia cosa?- domando seriamente preoccupata. Odio le frasi in sospeso: non sai mai cosa nascondono, ma sei sicura che finiscon male.
 
- E’ ammalata… ormai non c’è più nulla da fare, le cure che sta facendo le stanno allungando un po’ la vita ma… non durerà per molto!!- conclude in tono amareggiato.
 
Io… non so cosa dire. Perché so per esperienza, che non c’è nulla da dire, nulla che potrebbe alleviare la sua pena. Quindi non posso fare nient’altro se non abbracciarla e darle il mio affetto, per quanto in fin dei conti possa essere inutile :- Oddio! Mi dispiace! Vieni qua!-
 
- Anche a me! Capisci, non me la sento di lasciare da sola la sua famiglia in un momento come questo! Le mie cugine sono già grandi, ma voglio comunque dare una mano e stargli vicino, lo devo a loro, ma soprattutto a lei, che quando ero piccola ha sempre aiutato mia mamma ad occuparsi di mio fratello e delle mie sorelle…- dice sedendosi sul divano, mentre qualche lacrima comincia a fare capolino tra i suoi occhi dalla folte ciglia lunghe:- Io spero che succeda il più tardi possibile, mi dispiacerebbe lasciarti proprio nel momento del bisogno, ma…-
 
- No no no!- la interrompo io sedendomi accanto a lei e accarezzandole la schiena:-Tu non devi pensare a me! La tua famiglia ha bisogno di te, più di quanto ne abbia io!-
 
Vayda è straordinaria! E’ la persona più altruista che conosca a questo mondo: non pensa mai a sé stessa, non perde tempo a lamentarsi, aiuta sempre tutti, anche gli estranei, non conosce il rancore, l’invidia, o il menefreghismo, lei c’è sempre, per chiunque e per qualunque cosa, e soprattutto, non vuole niente in cambio, se non un sorriso.
 
- Già! E poi tu hai Manuel!-
 
A quell’esclamazione tutto mi crolla davanti di nuovo. Lei non ha colpa poverina, non le ho detto niente per telefono, e ora….in un momento del genere mi sembra del tutto inappropriato discutere di questo. Però non posso fingere che vada tutto bene! La prenderei soltanto in giro, e alla fine si sentirebbe tradita senza motivo. Dopotutto lei è mia amica, e deve sapere la verità. Anzi, magari…parlare d’altro le può fare bene, chissà quanti giorni avrà passato a piangere sentendosi inutile e impotente di fronte a ciò che le accadeva sotto agli occhi…
 
Così faccio un respiro profondo e dico: - S-sì…a proposito di Manuel…-
 
Comincio a narrare ogni cosa senza tralasciare il minimo particolare, perché se da un lato ho un po’ paura di ciò che lei possa pensare di me per aver tradito Manuel, voglio che abbia tutti gli elementi per giudicare, per comprendere che la cattiva non sono solo io, o forse sì, lo sono, ma se l’ho fatto, c’è stato un motivo, perché se Manuel fosse stato il fidanzato perfetto, non avrei mai compiuto un gesto simile. O forse sì? Magari anche se avessi avuto affianco il ragazzo perfetto, l’avrei tradito lo stesso, perché io son fatta così, sono talmente stupida che quando si tratta di Dario non ragiono più, e scelgo sempre lui, a prescindere da chi mi trovo davanti. So benissimo che Dario è l’errore più grande della mia vita…ma purtroppo so anche fin troppo bene….che è uno sbaglio che continuerei a fare.
 
 
Pov. Dario
 
È finalmente giunta la sera. Ma la sfiancante giornata di un chirurgo può forse finire così? Con un meritato riposo dopo circa dieci ore di lavoro? Ovviamente no! Il traffico cittadino deve per forza intervenire sul mio sistema nervoso già abbastanza provato. Sì insomma…nonostante amo alla follia il mio lavoro, non sono indistruttibile: passo un’infinità di tempo in piedi, magari ricurvo su un paziente, devo sempre mantenere la concentrazione al cento per cento e una precisione impeccabile, e allo stesso tempo devo essere veloce, per non sforare troppo, altrimenti a casa non ci torno più….e quindi non mangio, mastico gomme, barrette energetiche, caffè a volontà, e un frutto quando ho proprio tanto tempo a disposizione. Detto questo, risulta facile intuire che anch’io arrivo a fine giornata implorando che la lista di pazienti ancora da fare sia finalmente vuota, e quando lo è non riesco a fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Lo so! Dovrei rallentare un po’ il ritmo….ma fino a che riesco a tenerlo… lasciamolo così com’è…quando sarò sull’orlo della pazzia, mi fermerò…. promesso!
 
Ma torniamo a noi….eccomi qua! Ad osservare decine di semafori verdi, gialli e rossi, che mi stanno accecando, mentre i clacson assordanti delle auto sembrano prendere a pugni i miei timpani. Cerco di distrarmi, cerco una stazione alla radio che emetta una musica decente, osservo la vetrina della boutique più costosa di questa zona, convenendo che il mio guardaroba altamente monotono fa decisamente schifo. Ma ormai….cosa importa? Le mie occasioni d’uso riguardano soltanto lavoro lavoro e ancora lavoro… Esco da casa con un look casual e dopo neanche mezzora indosso il camice, e quando lo tolgo a fine giornata, dopo mezzora sono di nuovo a casa. Le tenute un po’ più formali le tengo per i convegni, o per le riunioni con i soci delle associazioni a cui maledettamente sono tenuto a fare parte, e nient’altro! Non esistono più altre serate…come un tempo. Che poi…riflettendoci bene…non sono tanto le serate che mi mancano, quanto qualcuno che dopo il lavoro mi ricordi che io non sono solo questo, che sono anche altro, che sono soprattutto altro, nonostante il lavoro occupi la maggior parte della mia giornata.
 
All’improvviso mi torna in mente la sconvolgente notizia di stamattina. Beh quella sì che rappresenterebbe una svolta nella vita! E che svolta ragazzi! Io…un vecchio che si appresta alla cinquantina, che diventa di nuovo padre? No! E’ assurdo!  O meglio….può succedere, ma non a me! Anche se in fin dei conti una mazzata del genere mi farebbe solo bene, mi farebbe sentire vivo, e in un certo senso anche nuovo. Sarebbe una nuova vita nella vecchia. Uno squarcio di luce, in un ufficio vecchio, buio e polveroso.
 
Eh! Ma che dico?! Che sto dicendo!? Sto veramente impazzendo! E’ colpa del traffico! Ora me ne vado a casa e mi abbandono sul mio comodo letto dal piumino fresco di lavanderia. Non ho bisogno d’altro, se non di una bella e sana dormita!
 
Arrivo a quello che ho battezzato come l’incrocio maledetto. Spero che il semaforo sia verde in modo che io possa sfrecciare via prima che i pensieri mi possano raggiungere, ma invece no! Rosso! E per di più sono anche il primo! E mi ritrovo qui….con la piena consapevolezza che per raggiungere casa mia devo proseguire diritto, ma con gli occhi che automaticamente guardano verso destra, nella strada che porta da lei.
 
Ticchetto nervosamente le dita sul volante, metto la freccia a destra, poi riprendo lucidità e la tolgo, poi la rimetto e sbuffando infastidito la tolgo di nuovo. Infine il semaforo diventa verde, e il volante purtroppo sterza.
 
Le devo parlare. Non posso andare a casa così, con questa….cosa addosso….che non so nemmeno cosa sia. Raramente sono un tipo razionale, solitamente seguo l’istinto, ma stavolta devo far luce sulla questione, devo parlarne con lei….perchè entrambi conosciamo la verità e non possiamo ignorarla, anche se lei si ostina a farlo.
 
Probabilmente non sapete nemmeno di cosa sto parlando, ma io sì, perché io ricordo tutto di quel pomeriggio, ogni minimo dettaglio, perché volevo che quel momento restasse sempre vivo in me, che quel ricordo bruciasse ogni volta che volutamente o per sbaglio l’avessi sfiorato. Volevo ricordare tutto, perché sapevo che non ci sarebbe stato un seguito, e forse perché m’illudevo che mi sarebbe sempre bastato.
 
Ma lei….ricordava ogni cosa? O forse era troppo presa dal senso di colpa, dal tradimento, per godersi appieno quel momento? Non lo so! Sta di fatto che la verità deve essere affrontata, e la verità è…. che non sono io il padre.
 
Parcheggio sotto la sua palazzina, e trovando la porta d’ingresso aperta decido di entrare, pensando che presentandomi direttamente davanti alla sua porta, avrei scongiurato un possibile rifiuto dal citofono.
 
Suono alla porta e quasi immediatamente questa si apre, rivelando un volto che non è il suo: una ragazza, dalla pettinatura simile alla sua, ma non certo lei. Sono sicuro che la porta sia questa, quindi presumendo che questa sia la sua coinquilina, inspiro cercando le parole adatte per presentarmi, evitando magari che la suddetta mi sbatta la porta in faccia. La ragazza non mi dà nemmeno il tempo di dire una parola, che, guardandomi come se sapesse già chi fossi, si sposta leggermente di lato dicendo:- Anna…c’è…-
 
Immediatamente dal corridoio, vedo spuntare la sua esile figura, in tenuta comoda, che mi fissa dapprima con sguardo smarrito, ma che poi esordisce con un tono deciso:- Entra!-
 
La coinquilina si sposta, senza dire una parola, e dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, torna ad armeggiare con varie sporte adagiate sul tavolo, mentre Anna mi fa cenno di seguirla in camera sua.
 
Non appena varchiamo la soglia della sua stanza, si volta verso me, con sguardo deciso, braccia incrociate al petto e postura statuaria:- Avanti fallo!-
 
- Che cosa?- domando spaesato
 
- Inveisci contro di me! Come sei solito fare! Urla, sfogati, trattami male e feriscimi! E poi vattene!-
 
Io…rimango di sasso. Non è la prima volta che questa ragazza riesce a stupirmi, ma con questa frase, con questo atteggiamento, riesce a farlo di nuovo, anzi….fa quasi male. Sì, fa male, mi si stringe il cuore a vederla così sulla difensiva nei miei confronti, come se da me non si aspetti altro che sofferenza, come se io sia in grado di portarle solo altro dolore. E io mi sento un mostro. Letteralmente. Perché mi rendo conto solo adesso di quante volte abbia ferito ingiustamente questa creatura che dicevo di amare, e che amo tuttora a dirla tutta. Eppure nel suo sguardo non c’è più amore nei miei confronti. Astio, quello sì, ma soprattutto paura, anche se cerca di nasconderla con quel velo di cattiveria. Ha paura di me, e non posso certo darle torto.
 
Non so cosa potrei dire per tranquillizzarla, quindi vado subito dritto al punto cercando di usare un tono di voce che le faccia intendere il mio tentativo di essere indolore, almeno stavolta: - Non voglio fare niente di tutto questo! Solo….tu sai che non sono il padre!-
 
- Come faccio a saperlo? Non ho la sfera di cristallo!- risponde un po’ infastidita
 
- Beh…. tu…c’eri!- dico trovandomi un po’ a disagio
 
- Ma dai!?- esclama in tono canzonatorio
 
Ecco ciò che temevo! I particolari! A quanto pare, non li ricorda…e quindi purtroppo, sono costretto a riportarli alla luce:- Insomma…hai visto anche tu che…io non….sono…- comincio a gesticolare in modo imbarazzante: -… dentro di te…-
 
Lei un tantino compiaciuta della mia difficoltà di espressione dice:- Magari ti è scappato qualcosa!-
 
- Non mi è scappato proprio niente!- esclamo piccato
 
- Non puoi esserne certo!-
 
- Lo sono comunque!-
 
- Senti…io e Manuel abbiamo sempre usato una protezione… quindi… o quella non ha funzionato…o tu…- comincia a gesticolare anche lei, sorridendo un pochino: - insomma…non sono un genio della statistica, puoi chiedere a Vayda se vuoi, ma….sbaglio o si studia statistica anche a medicina?-
 
- La statistica non c’entra! E se proprio vuoi saperlo, sbaglia più di tutti i noi!- rispondo un tantino duramente
 
- D’accordo! Come vuoi!- sbotta lei:- In ogni caso…io non voglio niente da te! Non mi aspetto niente! Quindi…continua pure la tua vita come hai sempre fatto!-
 
Eccola di nuovo che mi respinge! Le sue parole fanno così male! Perché ha questa considerazione così bassa di me? Mi reputa così vile e meschino?
 
- Come puoi dire così?- domando in tono amareggiato
 
- E’ quello che vuoi!- risponde freddamente
 
- No!- ribatto convinto
 
- E allora cos’è che vuoi? Perché sei qui? Perché non te ne vai una buona volta e mi lasci in pace per sempre?- conclude con rabbia cercando di spingermi fuori dalla porta.
 
Io resisto, le prendo entrambi i polsi e la costringo a guardarmi negli occhi: - E’ questo che vuoi? Vuoi rimanere sola? Perché se vuoi, ti accontento!- concludo riacquistando fermezza nella voce
 
Nel momento in cui i suoi occhi si scontrano di nuovo con i miei, per qualche secondo quella barriera di freddezza scompare, e torna alla luce quell’Anna timida ed insicura che non riesce a cacciarmi del tutto: - Non…non so nemmeno io cosa voglio! Voglio solo….stare tranquilla! E con te non ce la faccio!- esclama liberandosi dalla mia stretta e tornando ad una distanza di sicurezza.
 
All’improvviso sulla soglia della porta compare Vayda: - Anna…mi spiace interrompervi ma…c’è Manuel in cucina! Non ha voluto sentire ragioni!-
 
Ah ecco! Mi pareva di aver sentito suonare poco fa! Perfetto! Davvero perfetto! Ci mancava pure quell’ insopportabile cretino come tocco finale alla serata!
 
 
Pov. Anna

 
Non riesco nemmeno a realizzare quanto tragica sia la situazione che Manuel entra subito nella mia visuale:- Anna…- poi s’accorge della presenza di Dario: -Ah perfetto! Ci sei anche tu!- per poi rivolgersi di nuovo a me:- Ero venuto a vedere come stavi perché…in fondo mi sentivo un po’ in colpa, ma…vedo che stai benissimo, quindi….me ne posso anche andare, tanto la mia presenza non è desiderata!-
 
- Fermo lì!- sbotto indignata:- Tu non hai idea di come io stia! Ma la cosa peggiore è che non te ne importa! A nessuno di voi importa!-
 
- Anna..- esclamano all’unisono in tono di rimprovero
 
Mi guardano come se fossero creature innocenti messe al muro da una belva feroce dagli ormoni impazziti e quest’atteggiamento mi acceca dalla rabbia: - NOO BASTA!- urlo a squarciagola:- Sono stufa! Anna di qua…Anna di là…cerca di capirmi….eccetera eccetera! Sono stanca! Mi avete capito? Stanca! Stanca di voi due che mi trattate come uno zerbino, stanca che poi veniate a chiedermi scusa e pretendiate che io faccia finta di niente! E soprattutto, sono stanca delle vostre scuse! Come se tutto riguardasse voi, poveri diavoli inciampati in tante sventure! Ma vi ricordo che quella incinta sono io! Sono io che ho visto tutta la mia vita distrutta, io che devo trovare un modo per ricostruirla, perché voi siete bravi solo a scaricare le colpe sull’altro! E quindi ne ho abbastanza di sentire le vostre parole, potete andarvene tutti a fanculo!- concludo senza diminuire i decibel della mia voce.
 
Manuel è diventato più bianco di un lenzuolo: in tutta la nostra relazione, non ho mai perso la calma, ne mai alzato la voce con lui, quindi la cosa gli è del tutto nuova, probabilmente non immaginava nemmeno che potesse esistere un lato di me così isterico ed aggressivo. D’altra parte Dario, abituato alle mie frequenti sfuriate, non s’è mosso di un centimetro, anzi ha incrociato le braccia al petto e ora mi sta fissando con il suo solito sguardo glaciale.
 
- Hai finito? O vuoi andare avanti a sbraitare tutta la serata? Perché in tal caso mi siedo!- esordisce con tono impassibile, sorprendendo Manuel per la sua freddezza e facendomi ovviamente infuriare ancora di più:- Mi stai prendendo in giro? Non hai ascoltato niente di ciò che ho detto?-
 
- Ho ascoltato tutto! E non posso darti torto! Ma dimmi un po’…- dice avanzando in mia direzione:- Una volta che ci avrai buttato fuori, che hai intenzione di fare? Startene lì sul letto a piangerti addosso?- si ferma a pochi passi da me, costringendomi quasi ad indietreggiare:-Ti ricordo che sei solo incinta! Non sei in punto di morte come tante persone in questo momento! Sei SOLO incinta! Quindi accetta la cosa e va avanti!-
 
La severità del suo sguardo, del suo atteggiamento e delle sue parole, mi lasciano di stucco. Socchiudo la bocca, come per ribattere, ma non riesco a trovare niente di sensato da dire, e allora abbasso la testa per qualche secondo. Subito mi torna alla mente il discorso di Vayda, la situazione di sua zia e mi sento malissimo: mi sento un’egoista capace solo di compiangere me stessa per una situazione che come lui ha precisato, non è la peggiore. Anzi… se lo sapessero tutte quelle malate di tumore in questo momento, che io, incinta, ne sto facendo un dramma così grande, mi manderebbero subito a quel paese, e avrebbero ragione! Eccome se l’avrebbero!
 
Torno a guardarlo, con gli occhi lucidi, e non posso far altro che annuire dicendo :- Hai ragione!-
 
Dario sembra quasi intenerirsi di fronte alla mia resa, sicuramente inaspettata:- Sono stato un po’ troppo duro! Scusa!-
 
Cerca di avvicinarsi, ma io mi allontano di nuovo di altri due passi:- No! Hai fatto bene! Me lo sono meritata! Sono un’egoista e non faccio altro che piangermi addosso!-
 
- Ti sbagli! Ho già detto che non hai torto! Hai fatto bene a sfogarti, a dirci ciò che pensavi, ma ora…è tempo di discutere razionalmente della cosa, perché, non risolverai niente continuando ad insultarci, o peggio escludendoci dalla tua vita.-
 
- Di cosa dovremmo discutere?- domanda Manuel improvvisamente svegliatosi dal suo stato di trans
 
- Innanzitutto su di chi è il figlio!- esclama Dario quasi infastidito del fatto che si sia intromesso
 
- Ah beh certo!- esclamo io tornando su tutte le furie:- Perché ciò che conta veramente è sapere chi è il padre!-
 
- Come “chi è il padre”?- domanda Manuel nuovamente caduto dal pero.
 
Dario torna a fissarmi con fare accusatorio, e allora mi appresto a dirgli:- Non lo sa ancora! Non gliel’avrei neanche detto!-
 
- Come avresti fatto con me!- esclama fulminandomi con lo sguardo
 
- Adesso non ricominciare!- ribatto con lo stesso tono
 
- No aspettate un attimo!- s’intromette di nuovo Manuel:- Quindi…sei tu il padre?-
 
- Probabilmente no!- esclama Dario con una certa sicurezza
 
- E invece è probabile di sì! Io ho sempre usato precauzioni! E tu?- domanda Manuel quasi con aria di sfida
 
- Si possono anche bucare o essere già difettose in partenza!- s’appresta a rispondere
 
- Raro! In ogni caso la mia probabilità è più bassa!- esclama Manuel, per poi scoppiare a ridere, sotto il nostro sguardo allibito:- E’ strano! Anziché essere scioccato dalla notizia, mi sento più sollevato!-
 
- Non lievitare troppo, perché anche se c’è un margine d’incertezza, la verità non cambia: tra meno di otto mesi diventerai padre!- ribadisce nuovamente Dario
 
- No tu diventerai padre! Alla tua veneranda età! Ma che ci vuoi fare…dovevi pensarci prima di metterla incinta!- conclude con un mezzo ghigno di vittoria Manuel
 
- Bada a come parli ragazzino! Sei tu che l’hai messa incinta!- esplode l’altro quasi sul punto di mettergli le mani addosso
 
- Mi sono messa incinta da sola ok? Va meglio così?- m’intrometto io, totalmente esasperata dalla vista di cotanta maturità proveniente dal mondo maschile.
 
- Beh c’è solo un modo per scoprirlo: facciamo l’amniocentesi!- propone Manuel. Wow! Dev’essersi pure documentato in materia!
 
- Assolutamente no!- esclama Dario:- Le statistiche dicono che c’è l’un per cento di possibilità che si verifichi un aborto spontaneo!-
 
- E’ una probabilità molto bassa!- ribatte lui
 
- Non è affatto bassa! Un per cento vuol dire un bambino su cento, dieci bambini su mille, cento su diecimila e non sono MAI pochi!-
 
- Quindi adesso le statistiche contano?- m’intrometto io solo per il gusto di rinfacciargli il deprezzamento che aveva fatto alla materia soltanto pochi minuti prima. Perché come sempre…le cose le rigira a suo piacimento.
 
Dario mi fredda all’istante:- Contano quando è in gioco la vita di una persona! La vita di tuo figlio, a prescindere dal fatto che sia mio o suo!-
 
La sua risposta come al solito, mi fa sentire un essere decisamente inferiore, e purtroppo, riesce a zittirmi ancora una volta e a farmi abbassare lo sguardo.
 
- E quindi? Aspettiamo fino alla nascita?- esordisce Manuel, che dopo aver visto Dario annuire, esclama:- Otto mesi con questa pena? Tu devi essere pazzo!-
 
- No! Tu sei pazzo, se sei disposto a fargli rischiare la vita per una sottigliezza come questa!-
 
- Una sottigliezza?-
 
- Lo è! A confronto di quella vita che giace là dentro, e che merita di essere rispettata quanto la tua!- conclude indicando il mio ventre.
 
Un gesto che nuovamente mi colpisce, come le sue parole. E’ straordinario vedere quanto Dario tenga alla vita di una creatura che molto probabilmente non è nemmeno sua! Eppure la considera già reale, e la mette al primo posto davanti a tutto.
 
E io, che sono la mamma, non posso far altro che dargli il mio appoggio:- Ha ragione! Non ne vale la pena! Aspetterò! E voi farete lo stesso!- poi mi sento in dovere di aggiungere:- E se la cosa vi è di peso…non preoccupatevi, fate finta che il bambino non esista! Sarà mio, e di nessun altro! Dimenticatevi di noi! Non abbiamo bisogno del vostro aiuto!-
 
- Sì invece!- si ostina a ripetere Dario
 
- NO! Non se comporta il dover sopportare tutto questo!-
 
Sul serio! Non ce la farei a sopportare questi due per altri otto mesi, quindi….piuttosto che vivere in questo stato di ansia, preferisco starmene per conto mio.
 
Mi siedo sul letto, scostando il lenzuolo e infilandoci i piedi sotto, per poi rivolgermi a loro un’ultima volta dicendo:-E ora….vogliate scusarmi ma sono stanca! Devo riposare! Spegnete la luce quando uscite!-
 
Detto questo, mi sdraio completamente e gli volto le spalle, senza dargli la possibilità di salutarmi. Loro non aggiungono altro, spengono la luce e socchiudono la porta, allontanandosi verso l’uscita.
 
Sento la porta dell’ingresso chiudersi, tiro un sospiro di sollievo, e affondo la testa sul cuscino, lasciando che fuoriesca dal mio corpo tutta la fragilità che ho cercato di nascondere. Mi accovaccio in posizione fetale, pronta a fare un sano riposino prima di cena, ma Vayda bussando alla mia porta, minaccia di rovinare tutti i miei piani:- Stella, posso entrare?-
 
- Sì – sussurro
 
- Immagino che sarai esausta…quindi ci metto poco! Dato il volume della vostra conversazione, mi è stato impossibile non ascoltare e…posso dirti una cosa?- fa una pausa, tanto per darmi il tempo di annuire, anche se non credo che nel buio della stanza possa avermi visto farlo effettivamente:- Dario tiene veramente a te! Non dovresti allontanarlo!-
 
Io scuoto la testa, e mi precipito ad accendere la luce sul comodino proprio per guardarla negli occhi: - Ma come? Non l’hai mai sopportato, perché mai dovresti cambiare idea?-
 
A dire il vero, Vayda non l’aveva mai conosciuto di persona, aveva solo visto delle fotografie, quelle poche che ero riuscita a scattarci insieme. Quando eravamo diventate amiche, io e Dario ci eravamo appena lasciati, e io stavo soffrendo parecchio, quindi per forza di cose, lei non aveva mai visto di buon occhio la nostra relazione, reputandola sbagliata sin dal principio, e ritendendomi una stupida per aver potuto pensare, anche solo per un momento che avrebbe potuto funzionare. Poi, beh….si sa che lei ha in antipatia un po’ tutto il genere maschile quando si tratta di unioni sentimentali, tant’è che rifiuta qualsiasi spasimante, bello o brutto che sia, ma Dario in particolare, vuoi per la sua età, vuoi per il suo carattere descritto da me, non le era mai andato a genio. Quindi….a fronte di tutto questo…perché ora sì?
 
- Per prima cosa, vacci piano con le accuse! Io non l’ho mai conosciuto di persona, l’ho visto sempre in foto, e….non è che non lo sopportassi…solo….vista l’ età, e i vostri precedenti, pensavo che fosse una brutta persona perché ti ha fatto soffrire, pensavo che tu fossi solo un capriccio per lui, ma…oggi ho capito…che eri molto più di questo, e lo sei ancora. Insomma….basta vedere come ti ha tenuto testa poco fa! Non si è fatto intimidire e avuto subito la risposta pronta! E’ persino riuscito a zittirti! Cioè…è straordinario! Chi mai ci riesce? Inoltre…lui non è stronzo come Manuel, o almeno non solo! L’ho sentito, e ho visto come ti ha guardata prima di entrare, e soprattutto ha messo la salute del bambino davanti a ogni cosa….e non è da tutti! Credimi…lui… non è una brutta persona…ci tiene davvero!-
 
- Lo so!- mi limito a dire
 
- Come “ lo so”? Hai fatto fare tutto questo discorso a una bulgara appena tornata dalla Bulgaria, solo per rispondermi “lo so”?- domanda facendomi la faccina offesa, alla quale io non posso fare a meno che sorridere:- Che avrei dovuto fare? Fermarti? Eri così presa bene!-
 
- Ma…mi hai almeno ascoltato?-
 
- Certo! Ma che altro ti devo dire? Hai ragione! In tutto! Ma non c’era bisogno di dirmelo! Lo sapevo fin da prima!-
 
- E allora perché hai reagito così? Dario ha ragione! Tu hai bisogno di lui! Cioè…io…ti starò sempre vicino fino a quando la malattia di mia zia lo permetterà, e sai che m’impegnerò al massimo per farti star bene, ma…tu non hai solo bisogno di un’amica…tu hai bisogno di uomo, come lui!-
 
- So anche questo!- ammetto a malincuore:- E non hai idea di quanto mi dia fastidio! Vorrei essere forte, carismatica, e indipendente….ma non lo sono. Non in questo momento! Ma il solo pensiero di aver bisogno di qualcuno, per di più di un qualcuno che mi ha ferito più di una volta e che sarebbe in grado di farlo ancora, mi manda in bestia! Per questo mi arrabbio, per questo gli rispondo male e lo respingo…in realtà ce l’ho più con me che con lui!-
 
Vayda si siede sul bordo del letto e comincia ad accarezzarmi amorevolmente i capelli: - Ti capisco! E’ sempre difficile ammettere di aver bisogno d’aiuto! Ma questo è un dato di fatto…e fossi in te…starei attenta a respingerlo un’ennesima volta! Dario ti ama, ma anche un folle innamorato, prima o poi si stanca di ricevere sempre una porta in faccia, e da come me l’hai sempre descritto, mi pare di ricordare, che la pazienza non fa parte delle sue virtù!-
 
- Forse hai ragione! Ci proverò!- esclamo in tono di resa
 
- Nel frattempo riposati stellina! Penso io alla cena!- e così dicendo si alza con una carica inaudita, come se fosse pronta per la gara del secolo.
 
- Ti prego, non a base di pesce!- specifico io
 
- No tranquilla! Specialità bulgare stasera!- risponde tutta felice prima di sparire in cucina.
 
Specialità bulgare??? Oddio! Cosa ho fatto di male?! Io non sono mai stata aperta a nuovi orizzonti culinari! Il cibo è il mio più grande difetto! La mia mente in materia di menù è piuttosto rigida e inflessibile! Ma come faccio a rifiutare? E adesso….chissà cosa mi toccherà mangiare, e soprattutto fingere di apprezzare! Va beh, al massimo….potrò tirare in causa la scusa della nausea! Almeno stasera e in questi casi forse….essere incinta non è poi così male! Anzi…in fin dei conti….ho anche fame!

 

Ciao ragazze! Sono ancora viva…a quanto pare! Ringraziate lara 27 che domandandomi che fine avessi fatto…mi ha spinta a finire sto benedetto capitolo! =p scusate l’enorme ritardo…ma come potrete immaginare questo capitolo noiosissimo non m’invogliava certo a scrivere.  Il prossimo capitolo….sarà il capitolo natalizio…ahahah! E mi ritroverò a scriverlo durante la quaresima!-.-“ se non sono una tipa ritardataria io! Ero straispirata sotto Natale…e adesso ho perso tutto! >.< comunque…ringrazio tutte quelle che mi seguono ancora nonostante i miei ritmi degni di un bradipo e vi prometto che cercherò di darmi una mossa…e di darla anche alla storia…che a me comincia proprio ad annoiare. Col tempo sono quasi diventata sostenitrice della coppia Anna- Massimo! Ahah! Non odiatemi! Tranquille! Non sconvolgerò la storia! Al massimo me ne scriverò un’altra appositamente per me! XD Lasciate un piccolo commentino se volete…mi fanno sempre piacere anche le critiche! Ciao ciao! a presto (si spera!=p) 

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Capitolo 13
*** Buon Natale anche a te! ***


Capitolo poco importante (se non inutile XD) ai fini della trama…se avete poco tempo a vostra disposizione… saltatelo pure! ;-)

Pov. Dario
 
Le vacanze di Natale. Chi non le aspetta!? A dir la verità credo di esser l’unico a non farlo! Quest’anno più che mai!
 
Lo so! Se vi avessi davanti, probabilmente mi guardereste malissimo, anche se ormai penso abbiate capito fin troppo bene, che io non rientro negli schemi ordinari! Se tutti adorano una cosa, io la odio…se tutti la aspettano, io non vedo l’ora che passi! Ma il motivo è semplice, anzi, ne conosco molti più di uno. Per la gente come me, che vive del proprio lavoro, le vacanze sono un incubo: prima che arrivino, ci sono tutte le urgenze da sbrigare, non c’è mai un minuto libero, e la stessa cosa si ripete, non appena si rientra! Quindi non solo uno va in vacanza con la consapevolezza che, a meno che non vada in settimana bianca, in una città d’arte o in un luogo tropicale, non saprà come occupare le sue giornate e si annoierà a morte sul divano, ma avrà anche la certezza che tutto lo sgobbare compiuto prima, non sarà servito a niente, perché quando tornerà al lavoro si troverà di nuovo con l’acqua alla gola e una barca di arretrati da dover recuperare! Come fa uno a rilassarsi al solo pensiero di cosa si troverà davanti al suo ritorno? Per non parlare di tutte le cose noiose che a dicembre si rimandano al nuovo anno: parlo di saggi da scrivere, convegni da organizzare, scartoffie da compilare, tesine da leggere e da correggere…tutto che si accumula sulla scrivania ….e che a gennaio ti accoglie come un macigno posto sul tavolo non appena rientri in ufficio.
 
Ma soprattutto, la cosa che odio del Natale, è che per tutti significa stare insieme alla famiglia, agli amici….insomma alle persone a cui si vuol bene. E chi non ha famiglia? Che fa? Chi è stato appena lasciato dalla moglie o ha scoperto un tradimento? Chi ha litigato col proprio migliore amico, o che magari ha perso il lavoro e nessuno gli è accanto? Che fa? Le statistiche parlano chiaro: a Natale aumentano i suicidi. E il motivo è semplice: tanto amore aleggia nell’aria, tanta serenità e voglia di festeggiare, ma per molti non c’è proprio niente da festeggiare, e tutto questo clima non fa altro che prendere a pugni un’anima già straziata di suo.
 
Ora non pensate che io voglia gettarmi da un ponte! Era solo per dire! Io avrò la gioia di passare il Natale con mio figlio, e la sua nuova ragazza che vuole a tutti i costi farmi conoscere. Neanche stessimo facendo una gara a chi rimorchia di più! In ogni caso… sarò un gran suocero in queste feste, me lo sento! E’ l’unica cosa buona che posso fare!
 
Lo scorso anno invece, era tutt’altra storia….o forse no, non era troppo diversa: io e Anna litigavamo spesso, continuando invano a respingerci e a negare quello che inevitabilmente era nato fra noi. E ora? Siamo quasi al punto di prima! Con la sola differenza che lei aspetta un bambino, e che io potrei esserne il padre! Eppure era diverso…era molto meglio…per il solo fatto che almeno l’avevo sempre accanto! E adesso invece... chissà cosa starà facendo…
 
All’improvviso sento una stretta al cuore: mi sembra di vederla, raggomitolata sul divano a fissare il vuoto o a guardare un film strappalacrime tanto per mostrare a se stessa che al mondo c’è sofferenza maggiore. E io gliel’ho ricordato! Chiaro e tondo, senza un minimo di gentilezza! Ho parlato d’impulso e non voglio rimangiarmi ciò che ho detto, ma…avrei potuto dirlo in un altro modo. Dopotutto non ha sofferto poco quest’anno, e anche lei merita un po’ di felicità, almeno in questi giorni. Ma so per certo che lei non la pensa così, che ormai…non la cerca nemmeno….e quindi….quindi ancora per una volta….a lei ci penso io!
 
Raggiungo in serata il suo appartamento: voglio portarla fuori, per farla distrarre un po’ da tutto quel caos che la circonda, in modo da farle godere anche solo per qualche ora, ciò che l’atmosfera natalizia è in grado di donare. Non è solo tristezza il Natale, anzi, riconosco che per molte persone è speranza, gioia e amore, è quasi un momento magico se si riesce a guardarlo con lo spirito giusto. E Anna lo possedeva eccome questo spirito, tant’è che l’anno scorso alla fine era riuscita a contagiare anche me, e quest’anno…sarò io a restituirle il favore. Anzi…dopo tutto quello che lei mi ha donato, non riuscirò mai a sdebitarmi completamente….ma giuro che ci proverò!
 
Risponde lei al citofono, e stranamente mi fa salire senza alcun indugio. Salgo le scale e quando raggiungo la soglia della porta, rimango per un attimo senza fiato: mi accoglie con un asciugamano bianco attorcigliato intorno al corpo, e un secondo a mò di turbante sul capo, sul collo e sulle spalle si notano ancora le goccioline d’acqua che scorrono sulla pelle, fino a giungere quasi al seno, dove vengono assorbite dall’asciugamano. Si può quasi vedere ancora il vapore caldo che la circonda, portando nell’aria un delicato profumo di vaniglia. Ok! Sono un uomo forte, ma quella ragazza è la tentazione in persona, e vi posso giurare che il Natale, al momento è l’ultimo dei miei pensieri!
 
Deglutisco e cerco di concentrarmi esclusivamente sul suo viso:- So che mi odi, ma questo?- dico indicando il suo “outfit”:- Non ti pare di infierire un po’ troppo?-
 
- Sei tu che vieni senza preavviso!- si giustifica lei facendo le spallucce
 
Proprio in quel momento, la porta accanto alla mia destra si apre, e ne esce un vecchietto col bastone, che come vede Anna si blocca sull’uscio strabuzzando gli occhi e balbetta un “Buonasera” in tono imbarazzato. Dietro di lui, dopo averlo spintonato esce un’altra signora tutta vestita elegante che squadra Anna con un cipiglio decisamente infastidito.
 
- Salve!- la saluta Anna incrociando gambe e braccia imbarazzatissima
 
La donna la saluta di rimando, poi guarda me, torna su di lei e infine scuotendo la testa spinge il marito in ascensore borbottando delle cose a bassa voce, che di sicuro non sono complimenti!
 
Mi rivolgo ad Anna con un tono particolarmente divertito:- Allora, mi fai entrare o…vuoi rischiare un altro caso d’infarto nel mondo maschile e una denuncia da parte di quello femminile?-
 
- Ma smettila!- esclama leggermente infastidita dal mio commento mentre indietreggia per farmi entrare.
 
- E’ la verità! Lui farà sogni erotici su di te e la moglie ti getterà un vaso di fiori in testa alla prima occasione!-
 
Lei anziché sorridere sembra pienamente decisa a ribattere:- Tanto per la cronaca, io non ho mai….- s’interrompe nel momento in cui vede che stringo in mano un vasetto contenente una piccola stella di natale cosparsa di brillantina dorata, che fino ad ora avevo nascosto dietro la schiena: - E quello cos’è?- domanda meravigliata
 
- Per te! Il mio regalo di Natale!- esclamo porgendogliela
 
Uno si aspetterebbe dei ringraziamenti, e invece no! Io ricevo solo commenti taglienti del tipo: - Caspita! Ti sei proprio svenato!- esclama sorridendo
 
- Molto divertente!- rispondo stando al gioco:- Diciamo che conoscendoti, ho preferito evitare regali costosi, giusto per non sentirmi ripetere la fatidica frase “non voglio i tuoi soldi!”-
 
- Naturalmente! A te piace essere comprato?- domanda nonostante conosca perfettamente la risposta
 
- No! Affatto! Per questo rispetto la tua opinione…- dico per poi inclinare il capo verso destra e aggiungere:- Anche se…non dirmi che la borsa di Louis Vuitton non ti era piaciuta!-
 
Lei sorride ed esclama:- Va beh dai! Al mio compleanno….ci poteva anche stare!-
Ah le donne! Fanno così tanto le dure…ma in fondo, adorano essere viziate… diciamo…solo un pochino!
 
- E questa piccola stellina? Riuscirai a tenerla in vita almeno per un mese?- domando indicando la pianta che sta tenendo con ben due mani, come se fosse la cosa più preziosa che abbia mai posseduto
 
- Certo! Anche due!- dice abbassando lo sguardo sulla sua corolla per poi rialzarlo su di me: - O almeno ci proverò!-
 
Il suo sorriso rischia di farmi perdere definitivamente la lucidità, come se non fosse stata già abbastanza provata, così cambio discorso giungendo subito al dunque:- Dai! Vatti a vestire che facciamo due passi in centro!-
 
- Ah davvero? Decidi tu adesso?- domanda con un finto tono di protesta
 
- Oh andiamo! Non vorrai mica stare a casa la sera della Vigilia! Te lo proibisco categoricamente! Vai vai! Di corsa!- esclamo mettendole fretta, soprattutto perché la mia sopportazione nel vederla così svestita è decisamente giunta al limite.
 
Per fortuna sparisce dalla mia vista senza aggiungere altro. Decido allora di sedermi su un braccio del divano in attesa che si prepari, essendo consapevole del fatto che ci vorrà parecchio, visto che deve asciugarsi i capelli, tirarsi il ciuffo, truccarsi e soprattutto… decidere cosa mettersi!
 
Nel momento in cui mi appoggio al divano rosso, vedo un batuffolo di pelo bianco e nero, che comincia a stiracchiarsi rivolgendo il suo sguardo verso di me. Io lo guardo, lui, anzi lei mi guarda…io non le piaccio…e la cosa è reciproca. Poi però stranamente si avvicina e comincia a strusciarsi contro il mio braccio.
 
In un primo momento, lo ritiro subito con una smorfia disgustata, poi però osservo il muso di quella creatura, che in fondo ha dei tratti molto delicati, e un’aria molto dolce…dev’essere proprio una gran coccolona se si avvicina pure ad uno come me! Ad un tratto però, guardando Giuggiola negli occhi, mi viene da pensare a quante volte abbia fatto compagnia ad un Anna sola e ferita, abbandonata da tutti: mi sembra quasi di vederla in lacrime rannicchiata sul divano a coccolare questa gattina che con le sue moine e il musetto così carino, sarà comunque riuscita a strapparle sempre un sorriso. Che avrebbe fatto da sola tutto quel tempo in cui la sua coinquilina non c’era ancora? Per fortuna che c’era un’amica a quattro zampe, sempre pronta a consolarla in ogni momento di sconforto!
 
Io che odio i gatti, per la prima volta nella mia vita, mi rendo conto che in questo caso, dovrei essere grato della sua costante presenza e del suo carattere così affabile. Mi decido quindi ad avvicinare una mano e a farle una carezza e un’altra e un’altra ancora, per mostrarle la mia gratitudine. Lei in tutta risposta comincia a fare le fusa e ad avvicinarsi sempre di più. E’ così morbido il suo pelo! Non ricordo nemmeno il tempo di aver accarezzato un gatto! Anzi, forse non l’ho mai fatto! Eppure…devo dire che non è poi così male! O forse, non è così male solo perché questa, non è una gatta qualunque! E’ Giuggiola… ed è sua!
 
 
Pov. Anna
 
Come al solito non so cosa mettermi! Che disperazione! Decido di asciugarmi i capelli e di pensarci nel frattempo. Peccato che la mia mente debba ancora rendersi conto che visto che i capelli ora son corti, deve essere molto più veloce!
 
Mi avvicino all’armadio e prendo le prime cose che mi capitano a tiro: un paio di jeans skinny, un maglione bordeaux traforato e una canottiera nera da metterci sotto. Mi metto giusto un filo di trucco, senza esagerare, dato che a Dario piaccio di più acqua e sapone!
Splendido! Ho già finito! Non ci posso credere! Ora l’unica cosa che mi manca sono gli stivali neri con un po’ di tacco. Ma dove sono? Sono sempre la solita disordinata! Sicuramente…li avrò abbandonati all’ingresso!
 
Cammino a passo felpato, indossando solo le mie inseparabili calzine a righe, dato che le ciabatte, vista la suola ancora bagnata, mi lascerebbero tutte le orme sul pavimento…
 
Giungo alla fine del corridoio senza fare alcun rumore, e non appena mi affaccio in sala rimango letteralmente impietrita dalla scena che mi trovo davanti: Dario sta accarezzando dolcemente Giuggiola, facendole i grattini sotto le orecchie e piegandogliele ogni tanto per gioco. Non l’ho mai visto così, ma è adorabile! Sta sorridendo al mio gatto! E ci sta pure giocando insieme!
 
Ad un certo punto Giuggiola mette due zampe sulla sua gamba cercando di salirgli in braccio, ma lui prontamente la ributta giù, sussurrando in tono scherzoso:- No! Adesso stai esagerando! Resta giù!-
 
Mi appoggio allo stipite della porta, ammirando estasiata la dolcezza di questa scena!
 
Sono indecisa se far finta di niente, tornare indietro nel corridoio e arrivare rumorosamente per vedere se si lascerebbe cogliere sul fatto, o fargli notare la mia presenza e il mio stupore più che giustificato. Alla fine opto per la seconda, perché so già che se ne avesse l’occasione non si farebbe cogliere in una situazione così disdicevole per la sua personalità tutta d’un pezzo!
 
- Ma tu chi sei? Che ne hai fatto del Dario che conoscevo?- domando sorridendo
 
Dario nel sentire la mia voce, sobbalza un attimino, spostando subito la mano per poi esclamare:- Anna! Non ti avevo sentito!-
 
- Ovviamente! Altrimenti mi avresti sicuramente privato della dolcezza di questa scena!- lui sorride, ma dato che non aggiunge altro, dico:- Allora? Non hai niente da dire?-
 
- Che ti devo dire? Sarà il clima natalizio che ha contagiato anche me!- risponde un po’ imbarazzato, per poi cambiare subito discorso:- Allora…visto che sei pronta possiamo andare!- dice dirigendosi alla porta
 
- Dario aspetta! Perché?- gli domando seriamente.
 
- Perché cosa?- chiede allargando le braccia come se questo fosse da sempre il vero lui, allegro e dolce, quando invece…è un sacco di tempo che non lo vedo così! Mi sembra piuttosto lecito domandargli il perché! Dove vuole arrivare?
 
- Perché fai questo? Cioè…sono settimane che ci evitiamo, o litighiamo non appena c’incontriamo, e adesso tutto ad un tratto, ti presenti alla mia porta con un sorriso stampato in faccia, come se niente fosse successo, nonostante l’ultima volta ti abbia quasi cacciato?-
 
Lui sorride e risponde: - Ho imparato a non dare troppo peso alle tue reazioni! Specialmente ora che sei pure in preda agli ormoni!-
 
No! Questa non è una risposta! Non la posso assolutamente accettare!
 
- Sono seria Dario! Dammi una buona ragione o ti giuro che non varcherò quella porta!- dico con un tono così duro da sembrare quasi inappropriata. Ma non lo sono! Di questo ne sono certa! Non è la prima volta che Dario mi riconquista con qualche parola dolce e poi cambia idea e mi molla di nuovo. E io continuo a soffrire, ma continuo anche a ricadere nella sua trappola. Cosa è cambiato stavolta? Perché vuole farmi ancora del male?
 
Lui, al contrario di quanto mi aspettassi, riesce a mantenere la calma, anzi, mi sembra quasi di scorgere un velo di tristezza nei suoi occhi mentre dice:- E’ Natale Anna! E tu lo adori! Hai passato un periodo orribile e lo stai passando tuttora. E io…non ho certo contribuito ad alleviare le tue pene…anzi…sono praticamente la causa principale di tutto! Sono stanco di vederti piangere a causa mia, e voglio solo regalarti una serata serena, senza preoccupazioni o brutti pensieri, perché te la meriti davvero! E se riuscirò a strapparti anche un solo sorriso, mi sentirò realizzato! Però devi promettermi una cosa…-
 
- Che cosa?- domando incuriosita
 
Lui sorride nuovamente:- Per questa sera tu sarai soltanto una ragazza, che non è incinta e nemmeno triste, che non ha alcun problema in nessun ambito, e che vuole soltanto passare una piacevole serata con un uomo che spesso non sopporta, ma al quale in fondo un po’ tiene!-
 
- Solo un po’?- domando non potendo fare a meno di sorridere per la retoricità di questa affermazione
 
- Solo un po’! Allora ci stai?-
 
- Ci sto!- esclamo decisa dirigendomi verso la porta.
 
Non so perché lo sto facendo: forse perché la penso come lui, penso di meritarmi anch’io una serata tranquilla come qualsiasi altra ragazza della mia età. O forse…è perché, come al solito, non riesco a resistere al suo fascino incantatore. Mi dico da sola, tutte le volte, che sono una stupida a cascarci ancora, però lo faccio, mi affido di nuovo a lui perché so di averne bisogno, e anche se spesso continua a ferirmi riesco sempre a giustificarlo pensando che lui non lo faccia per divertimento, e che dietro ad ogni suo comportamento scorretto, ci sia solo lo scopo di proteggermi, e anche se non sono affatto d’accordo con i suoi metodi drastici, non posso fare a meno di notare quell’immenso riguardo nei miei confronti, nascosto sotto a tutta la freddezza che spesso si ostina a mostrarmi. Accidenti! Sono ancora cotta di lui vero? Dannazione!
 
L’atmosfera che si respira in piazza è favolosa! Le vie principali sono perfettamente addobbate, con tante decorazioni in legno, batuffoli di neve finta e un sacco di luminarie. In certi punti addirittura, sembra di tornare indietro nel tempo, nel Natale semplice, ma vissuto di tanto tempo fa, all’epoca dei nostri nonni, quando con la parola “tecnologia” ci si riferiva al telefono con la rotella da girare per comporre i numeri, quando Santa Lucia portava caramelle o sciarpe fatte in casa, e non certo game boy o cellulari all’ultimo grido.
 
Vorrei tanto vivere anche un solo Natale vecchio stile, perché secondo me era più sincero e sentito da tutti, senza inutili capricci o false gioie. E questa città, nonostante siamo nel ventunesimo secolo è riuscita in qualche modo a ricordarmelo, riempiendo l’aria di profumi dolci ed invitanti e voci calde ed accoglienti che dai vari banchetti del mercatino augurano buone feste a tutti i passanti, che anche solo per un piccolo istante, hanno deciso di dimenticarsi della fretta quotidiana.
 
Non riesco a trattenermi dal commentare estasiata ciò che vedo:- E’ bellissimo questo posto! Si respira un’aria di magia…sembra quasi di stare in un altro tempo! Come facevi a conoscerlo?-
 
Mi accorgo solo adesso che con un gesto spontaneo ho preso a braccetto Dario che stava tenendo le mani in tasca. Un gesto che lui ha notato con strana meraviglia.
 
- Oh! Scusa!-esclamo ritraendolo subito:- Non me n’ero resa…-
 
- Non preoccuparti! Va bene!- esclama riportando il mio braccio attorno al suo per poi continuare:- Lo fanno praticamente ogni anno! E io vivo qui da prima che tu nascessi!-
 
- Lo so! Non c’è bisogno che me lo ricordi!- dico con un velo di disappunto. Tra tutti i bei ricordi che abbiamo, doveva tirare in ballo di nuovo la questione “età”?
 
- Ricordi il Natale dell’anno scorso?- domando sorridendo al pensiero di quanto sia stata contemporaneamente bella e terribile quell’esperienza.
 
- Perfettamente! Non c’è bisogno che tu dica nulla!- dice con un tono impassibile, quasi come se volesse evitare di riportarlo alla luce, e di solito questa cosa si fa con i brutti ricordi, oppure con quelli belli ma dolorosi, magari perché appunto…sono solo ricordi…
 
- Sembra passato tantissimo tempo, sono cambiate un sacco di cose!- dico fermandomi a lato sul ponte per guardare l’orizzonte scuro che faceva da perfetto contrasto con la città completamente dorata.
 
- A me non sembra! L’anno scorso litigavamo e poi facevamo pace, e quest’anno… stiamo seguendo ancora lo stesso copione!- dice sorridendo senza smettere di fissare l’orizzonte.
 
Perché deve continuare a fingere? Perché non vuole vedere la realtà per come è veramente?
 
- Sì è vero! Se tralasci il fatto che siamo stati insieme, e che tu mi hai lasciato, che un anno fa ero vergine e adesso sono incinta!- concludo cercando di mantenere un finto sorriso che pian piano scema sempre di più, insieme al mio sguardo che si abbassa ad osservare l’oscurità del fiume:- E l’anno prossimo….chissà dove sarò a quest’ora e cosa starò facendo!-
 
Staro cambiando un pannolino rimpiangendo la mia gioventù bruciata? Starò cercando di studiare per cercare di recuperare tutti gli esami che ho accumulato a causa della gravidanza? O starò giocando con mio figlio mandando al diavolo tutti quelli che vorrebbero che studiassi ancora?
 
- Anna, che cosa mi hai promesso prima di uscire?- mi rimprovera Dario spostando il suo sguardo serio e deluso sopra di me. Uno sguardo a cui non posso fare a meno di cedere e ammettere la mia colpa:- Sì lo so!-
 
- E allora mantieni la promessa!- incalza lui sorridendo nuovamente:- Tu sei solo una ragazza come tante, e io sono solo un uomo, non sono il tuo ex, non sono un tuo amico, e nemmeno il tuo chirurgo….io sono solo Dario e tu solo Anna!-
 
Vedere Dario così sorridente è una cosa talmente strana che fa sorridere anche me. Sono sicura che si sta sforzando al massimo per mantenere questo temperamento allegro, e apprezzo notevolmente il suo sforzo, quindi per ricambiarlo, devo impegnarmi anch’io a farlo, a lasciarmi andare solo per questa sera, lo devo fare per lui, ma soprattutto per me.
 
- Dai vieni “solo Anna”!- dice prendendomi per mano:- C’è uno spettacolo qua vicino che sono sicuro ti piacerà!-
 
- Uno spettacolo? Di cosa?- domando confusa. Gli spettacoli che piacciono a me di solito hanno a che fare con gli acrobati o i mangiafuoco, cosa che non credo si addicano ad un clima natalizio!
 
- Sabbia magica!- esclama lasciandomi altamente stordita e perplessa.
 
- Aspetta e vedrai!- conclude con straordinaria sicurezza.
 
Decido di fidarmi di lui, e pochi minuti dopo mi ritrovo a dargli completamente ragione. Non pensavo che vedere uno che compone disegni con la sabbia e li proietta sul muro, mi avrebbe emozionato così tanto! Non pensavo di essere una tipa romantica fino a questo punto! Ho sempre amato l’azione e il suono dei tamburi di guerra medievali. E invece eccomi qua, a guardare con aria sognante le opere che compone, con il sottofondo di una musica dolce e melodica. Mi accorgo quasi di tenere ogni tanto la bocca semiaperta mentre mi concentro per cercare d’indovinare cosa potrebbe saltar fuori da quelle scie apparentemente informi di sabbia che lascia cadere la sua mano, trasformandole in capolavori pochi secondi dopo.
 
 
Pov. Dario
 
E’ stata dura ma ce l’ho fatta! Anna sta sorridendo! E’ completamente rapita dalla bravura dell’artista che non si accorge nemmeno del mio sguardo posatosi su di lei. A me non interessa niente dello spettacolo: l’ho visto e rivisto per anni, disprezzando quasi il sorriso che veniva a delinearsi sul volto di tutti i presenti, mentre continuavano ad applaudire entusiasti. Mi sto ancora chiedendo il motivo di tanto rancore nei loro confronti. Invidia? Forse! Ma un’invidia diversa dalle altre, perché non aveva un oggetto di riferimento: probabilmente vedevo la loro gioia e non riuscivo a comprendere da dove potesse venire, e come mai non fosse presente nella vita di uno che come me, aveva un lavoro fantastico, una moglie, un figlio….insomma avevo tutto, o meglio…pensavo di averlo, quando in realtà non avevo niente! Ecco perché non sorridevo! Non avevo motivo per farlo! Ora invece ce l’ho qua, davanti agli occhi, seduto in parte a me! Ora guardo lo schermo e sorrido, meravigliato di ciò che ho davanti, perché finalmente riesco ad apprezzarlo, perché so che la persona che mi è accanto, e che per me è tutta la vita, lo sta facendo! Sta sorridendo! Ho raggiunto il mio obbiettivo: ha messo da parte i suoi problemi, e finalmente si sta godendo la serata!
 
Ad un certo punto si volta verso di  me e mi sorride, come da tempo non le vedevo fare:- Avevi ragione! E’ bellissimo!-
 
Io non rispondo, mi limito ad annuire sorridendole di rimando, pensando fra me “ tu sei bellissima!” Ed è assurdo pensare che se prima non avevo niente, oggi ho ancora meno, perché non ho più una moglie, ho un figlio che vedo due volte all’anno, e ho lei, che non è più neanche la mia ragazza, e potrei avere addirittura un marmocchio in arrivo! Questo non è il “tutto” che mi aspettavo facesse ridere le altre coppie, e probabilmente non è così, le loro vite saranno molto più perfette della mia, eppure, ora come ora, non la cambierei con nessuno!
 
 
Pov. Anna
 
Finalmente riesco a farmi scivolare via tutto quel peso che da settimane mi opprime: mi sento libera, leggera, una ragazza qualunque, felice e spensierata e …amata. E tutto questo grazie a lui. Ho smesso di chiedermi il motivo del suo gesto, ho deciso di credere a ciò che mi ha detto prima di uscire e ho passato una serata fantastica, come da tempo non mi succedeva. E pensare che non ci è voluto molto: solo una passeggiata in centro, l’atmosfera natalizia, e una persona davvero speciale accanto. Peccato che ora sia già tutto finito: la mia carrozza si è già trasformata in zucca e comincio a sentire una stanchezza che due mesi fa mi era sconosciuta, una stanchezza che è destinata a farsi sempre più viva e sempre più pesante durante i prossimi mesi.
 
Ma ora non è ancora tempo di deprimersi….devo ancora salutare il mio principe, che gentilmente mi sta riaccompagnando alla porta del mio appartamento…forse per assicurarsi che non ci sia la moglie del vecchietto ad attendermi con un manganello in mano!
 
Non so bene come congedarmi, quindi apro la porta di casa ed entro appoggiando sulla sedia borsa, sciarpa e cappotto. Dario mi ha seguito e ora è qui in piedi di fronte a me in attesa che io dica qualcosa…
 
- Grazie Dario! E’ stata una serata stupenda! Non stavo così bene da settimane!- esclamo sorridendo
 
- Lo so! Si vede!- dice guardandomi con meraviglia:-Ti brillano gli occhi! E sono più che felice di annunciare che è tutto merito mio!-
 
Io scuoto la testa ribattendo:- Sempre la solita umiltà!-
 
- Eh già! Compagna nella vita!- esclama lui, prima di voltarsi a guardare la porta e dire:- Ora sarà meglio che vada! Buonanotte!- si avvicina lentamente a me e poi chinandosi di lato deposita sulla mia guancia un tenero bacio, inebriandomi le narici con il suo solito profumo così fatale per i miei sensi.
 
- Buonanotte!- balbetto un po’ imbarazzata rimanendo un po’ delusa nel vederlo voltarsi per giungere alla porta. D’altra parte…che cosa mi aspettavo? Un bacio idilliaco come quello tra cenerentola e il suo principe? No! E’ assurdo! Loro decisamente non vivevano una situazione come la nostra! Quindi…è giusto così! Anche se….anche se!
 
- E questo? Ti pare il momento di fare nuove conquiste?- mi scuote nuovamente la voce di Dario, quasi come se mi stesse rimproverando mentre con lo sguardo accenna al vischio attaccato al volto in muratura antistante la porta.
 
Ecco! Non solo le favole, ma anche le tradizioni hanno deciso di prendersi gioco di me stasera! Ma facciamo finta di niente! Sorridiamo e andiamo avanti precisando il vero motivo per cui si trova appeso lì:- Non è mio! L’ha regalato a Vayda un’ amica, obbligandola ad appenderlo nella speranza che lei si convinca del fatto che trovare un ragazzo non sia poi così male! Ma visto l’esempio che ha in casa…penso che il suo obbiettivo di rimanere zitella sia ancora più consolidato!-
 
Dario anziché sorride, rimane serio a fissarmi per qualche secondo e poi finalmente incurva le labbra in un leggero sorriso al quale io rispondo fissando il pavimento. Che cos’è tutta questa timidezza? Da dove mi viene fuori?
 
- Beh in tal caso….è un peccato sprecarlo!- dice raggiungendomi con un solo passo, per poi alzarmi il mento con due dita e depositare sulle mie labbra un altro tenero e casto bacio, mandandomi completamente in estasi.
 
- Buon Natale!- sussurra dolcemente a pochi centimetri dal mio viso per poi allontanarsi leggermente mantenendo il contatto visivo.
 
Io lo guardo un po’ stordita per qualche secondo, riprendo aria e poi mi limito a sorridere leggermente biascicando: - Buon Natale anche a te!-
 
Dario sorride, palesemente compiaciuto di avermi lasciato nuovamente senza parole, e poi si incammina verso la scala senza più voltarsi indietro.
 
Chiudo la porta alle sue spalle, per poi fare qualche passo lungo il corridoio, finendo per lasciarmi scivolare con la schiena contro al muro con un sorriso da ebete stampato sul volto: sembro una ragazzina che ha appena dato il suo primo bacio al ragazzo che le faceva battere il cuore da tanto tempo! Eppure il nostro, non era affatto un primo bacio, però mi sento felice come se lo fosse, forse perché dentro di me so che non ci dovrebbe essere stato, e quindi, come ogni cosa proibita, risulta sempre più piacevole. Poi però ricomincio a farmi mille domande riguardo lo strano comportamento di Dario: perché mi ha baciato? Cosa significa? Come devo comportarmi con lui in futuro?
 
Il mio visibile turbamento mi tormenta per tutta la serata, tant’è che anche Vayda, tornando dalla sua brillante cena famigliare, se ne accorge dopo circa dieci minuti:- Stella cos’hai? Sei strana stasera! Sembri felice, ma allo stesso tempo sei pensierosa…-
 
- Sono uscita con Dario…e prima di andarsene, mi ha dato un bacio sotto il vischio!-
 
- Beh almeno è servito a qualcosa!- esclama trionfante per poi domandarmi confusa: - Scusa ma, non dovresti essere felice per questo?-
 
- Sì, lo sono, ma allo stesso tempo no, perché non so cosa significhi! Se era solo un modo per augurarmi Buon Natale, se era un istinto che l’ha colto lì al momento al quale non dovrei dare peso, o se voleva solo dimostrarmi di tenere ancora a me, o magari conquistarmi di nuovo per un periodo ancora da definire o…-
 
- Basta ti prego! Mi hai sempre detto che quello paranoico fra i due era lui! Ma ad essere sincera, sei proprio sulla buona strada!-
 
Accidenti! Quanto ha ragione!
 
- Lo so, ma la colpa è sua! Non riesco mai a capire il fine del suo comportamento!-
 
- Allora non farlo! Vedi le cose così come stanno! Ti ha baciato! Di nuovo! Nonostante tu sia incinta di non si sa chi! Per me qualsiasi sia il suo fine, magari anche del tutto assente, è comunque una cosa stupenda! Ti ha dimostrato che tiene ancora molto a te, a prescindere da ciò che è successo ultimamente! Non cercare di vedere oltre per ora! Prendila così com’è! Dario, alias, l’amore della tua vita, ti ha baciato! Dovresti essere al settimo cielo solo per questo!-
 
Io sorrido, anzi, rido di me stessa, per quanto riesca a rendere complicata una cosa che non lo è. Vayda ha ragione! Devo essere felice….posso permettermi di esserlo…almeno solo per stasera!
 
- Hai ragione!- concludo alzandomi dal tavolo:- Devo smetterla di farmi domande o finirò per impazzire!- mi avvicino a lei per poi sussurrarle dietro le spalle:- Sai….devo dire che pur essendo allergica ai rapporti sentimentali…non te la cavi affatto male!- concludo prima di sparire verso la mia camera
 
La sento ridere e poi urlare di rimando:- Magari come psicologa! Per il resto….zitella tutta la vita!-
 
 
Ciao ragazzeee! Vi ho fatto venire il diabete con questo capitolo verooo? XD E inoltre sono LEGGERMENTE fuori tema…a proposito…buona Pasqua in ritardo! Ahahah! Ammetto che Dario possa sembrare alquanto OOC però…ormai sappiamo che in fondo ha un cuore dolce dolce…ovviamente tutto e solo per anna! ( E beata lei! =P ) Comunque…perdonate la mia assenza ( cm sempre causa esami) cercherò di darmi una mossa questo mese perché altrimenti qui non ne andiamo più fuori! Questo capitolo in realtà è stato troncato, volevo descrivere anche il giorno di natale, ma mi sembrava troppo…anche x’ il “mood” del finale sarebbe stato decisamente diverso! Quindi vi anticipo che dovrete sopportarmi ancora un altro capitolo ambientato a natale in casa Albani e uno sull’ultimo dell’anno! Poi vi prometto che farò passare i mesi molto più velocemente! Sorryyy! =) =) 

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Capitolo 14
*** L'adozione non è un'opzione! O forse sì? ***


Pov. Anna
 
Vi è mai capitato di svegliarvi la mattina con un sorriso stampato in faccia, rivolto alle travi di legno che compongono il soffitto sopra di voi? A me sì! Poche volte, intendiamoci! Solitamente, tendo a sbuffare tastando il comodino in cerca della sveglia da rinviare: operazione più complessa di quanto possa sembrare, visto che puntualmente viene compiuta con solo mezzo occhio aperto!
 
Oggi invece, è uno di quei giorni in cui il mondo sembra sorridermi e tutto questo, solo perché ho fatto un sogno bellissimo, in cui Dario mi riempiva di coccole e di baci!
 
Se avessi fatto questo sogno solo due giorni fa, mi sarei depressa fin dal primo battito di ciglia, perché l’avrei reputato irrealizzabile. Oggi invece…non lo so! Non dico che certamente si realizzerà, ma non posso neanche affermare il contrario! Dopotutto…ieri mi ha pur sempre baciato! Qualunque sia stato il motivo…
 
Va beh…bando alle ciance…ora devo proprio alzarmi! Oh…e comunque…buon Natale!
 
Vado in cucina a fare colazione, in compagnia di una Vayda letteralmente euforica, nonostante il Natale, per lei che è di un’altra religione, non dovrebbe significare nulla.
 
Sono così allegra stamattina, che mi sembra quasi di non sentire nemmeno la solita nausea! Ma non si sa mai! Potrebbe arrivare da un momento all’altro…quindi sarà meglio che approfitti di questo momentaneo benessere per prepararmi.
 
Cosa c’è di più bello che passare il Natale in famiglia? Secondo me, niente al mondo! Anche se…io ho una strana concezione tutta mia…infatti passerò il Natale a casa Albani, in compagnia quindi…della mia quasi famiglia adottiva, che in ogni caso, è decisamente la migliore che ci sia!
 
All’improvviso però, la mia reale famiglia, composta principalmente da una sola noiosissima persona, decide di disturbarmi al cellulare.
 
- Pronto mamma?- rispondo svogliatamente
- Ciao bella! Come stai?-
Tralasciando l’aggettivo “bella”, che mi fa soltanto innervosire, mi affretto a dire: - Bene! Sono un po’ di fretta…mi sto preparando…-
- Per andar dove?- mi precede in modo fastidioso
- Da Massimo e Antonella…-
- Ancora? Ma non sarebbe meglio che frequentassi persone della tua età?-
 
Io sbuffo, cominciando già a perdere la calma che mi ero imposta di mantenere, almeno in un giorno come questo:- Lo sto già facendo mamma! Vivo con una mia coetanea e frequento anche miei coetanei! Potrò ben scegliere dove e con chi passare il Natale no? Almeno hai la garanzia che non mi ubriacherò!-
 
- Va bene va bene! Non c’è bisogno di arrabbiarsi così tanto! E dimmi…Manuel come sta?-
 
Manuel? Già! Bella domanda! Non lo sento da giorni! Non che la cosa mi dispiaccia…
 
- Sta….bene!- balbetto
- Tutto qua quello che hai da dirmi? Va tutto bene tra voi? -
- S-sì…tutto a meraviglia!- mento. Brutta abitudine la mia, lo so, ma se conosceste mia madre, mi appoggereste in pieno!
 
- Ne sei sicura? Non sembri molto convita!- continua con fare indagatore, da tipica fan della “Signora in giallo”….
 
- Va tutto bene mamma! Sono solo in ritardo!- rispondo seccata
- Come al solito! Comunque….quando me lo farai conoscere?-
- Presto!- dico con convinzione, nella speranza che finalmente si decida a mollarmi.
- Ok! Non vedo l’ora di conoscerlo! Chissà che bel ragazzo…- dice fingendosi entusiasta
- Tanto anche se fosse brutto a te andrebbe bene lo stesso!- esclamo con cattiveria. Perché è la verità!
- Bè… non deve essere per forza bellissimo! Basta che ti voglia bene, ti rispetti, e che soprattutto, abbia all’incirca la tua età!-
- Già, soprattutto! Quello è fondamentale!- esclamo con la speranza di trasmetterle qualche particella d’odio a distanza.
- E’ importante Anna! E lo sai anche tu! Hai fatto bene a chiudere con l’altro…-
- “Dario” mamma…non “ l’altro”!- la correggo infastidita: - E ti ricordo che non sono stata io a chiudere!-
- Sì sì va beh, che importa? Sono comunque contenta che non sia più nella tua vita!-
- Sì anch’io!- esclamo in tono di resa:- Ora scusa ma devo proprio andare! Buon Natale!- e così dicendo, termino la chiamata senza nemmeno darle il tempo di salutarmi.
 
Sto forse esagerando? Io non credo! Perché per quanto un genitore abbia diritto di criticare le scelte di un figlio, dopo mesi e mesi vani, passati a discuterne, dovrebbe sotterrare un po’ l’ascia di guerra; dovrebbe accettare che forse, la vita che mentalmente aveva costruito per lui, non faceva al caso suo, e dovrebbe comunque essere contento della felicità del figlio, a prescindere dal modo in cui l’avesse raggiunta, purchè legale e salutare.
 
Lei non conosce Dario, eppure non lo può vedere, lo detesta a prescindere solo perché è più vecchio di quanto dovrebbe, come se gliene facesse quasi una colpa, a lui, e anche a me per essere così stupida da essermene innamorata. Non potrò mai cambiare questa sua visione così distorta della realtà, anzi, potrei solo peggiorarla se solo le dicessi che sono pure incinta di uno dei due, e che non sto più con Manuel perché l’ho tradito con Dario. Sono sicura che m’insulterebbe ancora e ancora, sempre più duramente, e io non potrei sopportarlo, per questo… mento, e continuerò a farlo fino a quando mi sarà possibile… dopotutto lei non mi ha dato niente che valesse la pena di ricordare, e quindi…io non le devo niente!
 
Mi preparo di fretta, trovandomi davanti allo specchio con un muso lungo che cerco di camuffare con un po’ di trucco. Non voglio permetterle di rovinarmi una giornata così importante e che era cominciata così bene! Pensandoci meglio poi, in confronto a tutte le cose che ho affrontato in questo periodo, che sarai mai l’ennesima litigata con la madre? Un bicchier d’acqua nell’ oceano, com’è giusto che sia!
 
La famiglia Albani come sempre, riesce a farmi tornare il sorriso: tutti mi corrono incontro alla porta e mi salutano calorosamente con baci e abbracci, in una stanza meticolosamente decorata, al centro della quale troneggia un grosso albero di Natale che ho addobbato anch’io, insieme ad Andrea e Antonella, solo pochi giorni fa. Il motivo del ritardo? Ovviamente il lavoro di Antonella, o meglio, la sua dedizione nel svolgerlo! Andrea però, da bravo figlio, l’ha voluta aspettare, perché sapeva che per lei era un momento molto importante da condividere con i propri cari e che sicuramente non l’avrebbe mancato, sarebbe arrivata un po’ tardi… certo, ma ci sarebbe stata. Altra cosa di cui purtroppo era altrettanto sicuro, era che suo padre non sarebbe mai riuscito ad arrivare in tempo, perché ormai da anni, si limitava a guardare con senso di colpa un albero già finito, promettendo di partecipare l’anno successivo, promessa che (tutti sapevano) non sarebbe mai riuscito a mantenere.
 
Quest’anno però, era anno di novità: non solo c’ero io, l’intrusa in famiglia, a partecipare al suo allestimento, ma ero anche riuscita a far sì che Massimo facesse la sua piccola, ma fondamentale parte. Come? Ovvio! La stella dorata sulla cima! Noi abbiamo pensato a tutto il resto, lasciando al capofamiglia l’onore di completare l’opera! Un piccolo gesto forse, ma secondo me, molto significativo: tutti l’hanno apprezzato, soprattutto Massimo. Non so perché non ci abbiano mai pensato! In ogni caso, meglio così…almeno ho avuto la soddisfazione di portare un briciolo di gioia in una famiglia che da me finora aveva ricevuto soltanto enormi casini.
 
E ora eccomi qui, seduta a tavola con loro, a ridere e scherzare come se tutto stesse andando per il meglio, come se la mia vita fosse la più normale di questo mondo. In realtà….devo ammettere che per la prima volta non sto fingendo: non sto sorridendo perché devo, ma perché veramente mi sento di farlo. E’ così strano dirlo, ma sono felice, con un solo gesto Dario è stato capace di far tornare il sole dopo lunghi mesi di pioggia incessante, non importa come stia, se sia bagnata, fradicia o magari con una mezza polmonite, in qualsiasi situazione, a prescindere da quanto sia brutta, lui riesce sempre a renderla migliore. Se non è questo l’uomo giusto, se non è lui quello adatto a starmi accanto, allora non ho la minima idea di chi altro possa starci!
 
Ad un certo punto mi rendo conto che gli altri hanno già smesso di ridere da un po’ alla battuta che aveva fatto Andrea, mentre io lo stavo ancora facendo, per tutt’altro motivo, e il mio sorriso, così raro da vedere in questo periodo, non sfugge certo inosservato all’occhio di Antonella.
 
- C’è forse qualcosa che ci devi dire?- domanda incuriosita, spostando l’attenzione di tutti su di me
 
- Ehm…niente di importante!- rispondo arrossendo un pochino
 
- Dev’essere per forza importante, se ti ha resa così felice! Avanti parla!-
 
- Mah…non è niente di che! Diciamo che ieri qualcuno ha bussato alla mia porta, regalandomi una magnifica serata, una piccola stella di natale e…un bacio!- concludo sorridendo
 
- Tanti complimenti a Dario!- commenta Andrea:- Stento quasi ad immaginarlo così smielato!-
 
- Ma stai zitto!- lo interrompe la madre:- Quell’uomo mi stupisce sempre di più! E’ migliorato tantissimo! Dovresti prendere un po’ esempio da lui tesoro, sai?- conclude rivolgendosi a Massimo, che risponde subito con uno sguardo sorpreso, corrucciato, un pochino offeso e tanto tanto adorabile!
 
Finalmente poi, arriva il momento di scartare i regali: quelli da parte mia purtroppo, non sono di ottima qualità, vista la mia bassa retribuzione alla libreria dove lavoro come commessa, però vedo che Andrea è comunque contento della sua nuova sciarpa, e anche Antonella del suo profumo. Massimo invece fissa il maglione regalatogli dalla moglie e i guanti regalati da me con un aria un po’ triste per poi dire:- Ehm…io…io…-
 
- Tu non hai niente per noi!- gli termina la frase Antonella con un cipiglio quasi divertito, come se il suo comportamento, anziché farla innervosire, la facesse innamorare ancora di più quell’uomo così impegnato, sbadato e se vogliamo…anche un tantino svogliato!
 
- Non ne ho avuto il tempo!- tenta di giustificarsi
 
- Come sempre!- interviene Andrea senza aggiungere però, troppa cattiveria
 
- Eh cercate di capire! Tra l’università e l’ospedale…-
 
- Anche Dario li ha, oltre ad uno studio privato, eppure ha trovato il tempo di andare a comprarle un fiore!- puntualizza Antonella
 
- Mi farò perdonare! Promesso! Ve li farò in ritardo i regali…devo solo…-
 
- Quanti regali abbiamo in arretrato mamma?- ironizza Andrea:- Una decina forse? O di più?-
 
Massimo non sa più che pesci pigliare, e la sua faccia dispiaciuta è troppo tenera! E a quanto pare sua moglie la pensa proprio come me,  perché immediatamente gli getta le braccia al collo dicendogli:- Non importa tesoro! Noi ti vogliamo bene lo stesso!-
 
- Sì sì!- risponde Andrea:- Anche se te ne vorrei di più se potessi stringere in mano l’I-phone che ti avevo chiesto mesi fa!-
 
- Prima la patente, Andrea!- risponde Massimo
 
- Poi la maturità!- aggiunge Antonella facendo capolino fra le braccia del marito
 
- Sì va beh! Addio!- commenta Andrea sconfitto, facendoci ridere tutti quanti.
 
Nel pomeriggio andiamo a fare una passeggiata in centro, ma quando comincia a nevicare, la freddolosa Antonella vota per andare a casa, così ci sediamo a fare qualche gioco da tavolo, da cui viene fuori, che il preferito dalla fortuna è sempre Andrea.
 
- Sei troppo fortunato tu! Non è giusto!- commento alla sua ennesima vincita
 
- Speriamo che continui ad esserlo, visto che gli esami si avvicinano, non studia mai, e non ha ancora la minima idea dell’argomento su cui fare la tesina!- dice Massimo
 
- Ma è presto papà! C’è ancora tempo! Molto tempo! Quando arriverà il momento mi darò da fare! Don’t worry and be happy!- aggiunge alzandosi dalla sedia e dandogli dei colpetti sulla spalla.
 
Massimo scuote la testa sorridendo:- Mi sto ancora chiedendo da chi abbia preso!-
 
Antonella alza le spalle perplessa, poi comincia a darsi da fare per preparare la cena. Massimo si accomoda sul divano mentre io rimango un attimo in piedi vicino alla porta finestra ad ammirare la neve che cade.
 
Ad un certo punto Antonella si avvicina a Massimo con un cucchiaio di legno dicendogli:- Dimmi se lo senti troppo salato…-
 
Nel piegarsi fa una mossa troppo azzardata e il contenuto del cucchiaio finisce sul maglione di Massimo, un pò anche dentro la scollatura
 
- Ahh scotta!- grida lui balzando subito in piedi
 
- Scusaa!- risponde la moglie mortificata, ma anche sorridendo un pochino
 
- Da qua!- dice lui, prendendo in mano il cucchiaio e assaggiando quel poco che vi era rimasto sopra:- No! va bene!- risponde:- Vado a cambiarmi! Che disastro!- conclude osservando con disgusto la macchia sul suo maglione preferito.
 
Antonella sorride, gli chiede di nuovo scusa, e poi torna a dedicarsi ai fornelli.
 
Sono così belli assieme! Peccato che Andrea fosse in camera sua, altrimenti la scena sarebbe stata ancora più divertente! E’ questa la famiglia che un giorno vorrei: seria, onesta e corretta, fine, ma anche un po’ pazza e divertente, ma soprattutto unita, nelle gioie e nelle avversità quotidiane….forte…come la loro.
 
Riuscirò mai a dare a mio figlio una famiglia del genere? All’improvviso realizzo che…no! Io non posso! Non ho le carte giuste per realizzare una cosa così! Non posso farlo, o almeno…non in prima persona, ma…indirettamente potrei….se solo riuscissi a separarmi da lui!
 
Non avevo mai pensato prima d’ora all’adozione, ma ora…è come se un raggio di luce mi avesse colpita, e tutto ad un tratto, riesco a vederla come l’unica soluzione per assicurare a questa creatura un futuro migliore, senza il cruccio di una mamma incasinata come me, che non porterebbe altro che guai nella sua vita…
 
Forse questa, è la scelta giusta da fare, sarebbe la migliore, sotto ogni punto di vista. Eppure…perché mi sembra di soffocare nei miei stessi vestiti? Perché sento così caldo attorno a me e un desiderio così forte di evadere il prima possibile da questo spazio che sembra essersi fatto improvvisamente piccolo?
 
Apro la finestra, senza fare rumore e la richiudo dietro di me, cominciando a camminare sul balcone, che nonostante sia freddo, buio e totalmente inospitale, mi fa stare subito meglio, permettendomi finalmente di respirare, lontano da tutto quel calore e quell’amore che, sono consapevole, non riuscirei mai a dare.
 
E’ così triste! Ma è la verità! Non sono in grado di essere una mamma! Non ora! Non così! E nessuno merita di pagare le conseguenze delle mie irresponsabilità! Nessuno! Nemmeno questo piccolo girino che sta nuotando dentro la mia pancia, ignaro del destino che lo attende…
 
Mi appoggio al ferro battuto, freddo e umido….ho bisogno di un sostegno, per non farmi trascinare giù da quest’orribile consapevolezza. Osservo la neve, così bianca e pura, che continua a scendere sulla città rendendo ogni suono più ovattato. Ho sempre pensato che la neve rendesse ogni posto più magico, mi rendeva felice osservarla cadere, e perdermi nei ricordi di un lontano passato, in cui giocavo con mio papà a lanciare le palle di neve addosso alla mamma…allora eravamo felici….perchè allora… eravamo ancora una famiglia….
 
Sento delle gocce calde cadere sulle mie mani…ho cominciato a piangere senza nemmeno accorgermi. E la neve non mi rincuora, anzi…continua a cadere, fredda e impassibile, senza curarsi del mio dolore.
 
Continuo a osservare il cielo, anche quando sento la finestra scorrere e una voce famigliare giungere ai miei sensi:- Ma…cosa ci fai qui fuori?-
 
- Sto…pensando!- esclamo senza voltarmi
 
- Ad ammalarti di polmonite? Forza dai, rientra subito!- mi ordina Massimo
 
- Tra un attimo!- ribatto, sperando che lui mi dia il tempo di ricompormi
 
- Cosa? Ma hai sentito quello che ti ho detto? Sta nevicando! Vieni dentro!- esclama lui, totalmente sconcertato e infastidito dal mio assurdo comportamento.
 
Io mi ostino a rimanere immobile, ignorando tutti i suoi comandi.
 
- Ma…per l’amor del cielo!- esclama tornando dentro a prendere una coperta dalla poltrona e venendomi immediatamente incontro:- Tu la responsabilità proprio non sai cosa sia!- mi rimprovera con austerità adagiando un plaid sulle mie spalle.
 
- No!- esclamo, con un nodo in gola, mentre dentro di me penso:“ un irresponsabile! Lo dicono tutti! Ecco ciò che sono!”
 
Sentendo il mio tono di voce così tremante, Massimo decide di spostarmi delle ciocche di capelli per osservare il mio volto, trovandolo ovviamente rigato di lacrime:- Anna, ma stai… che ti succede? A cosa stai pensando?- domanda preoccupato
 
- All’adozione!- rispondo semplicemente
 
Massimo spalanca gli occhi e poi si affretta a dire:- Ado…nononono! Neanche per sogno!-
 
- Perché no? Mi hai appena dato dell’irresponsabile!-
 
- Beh ma che c’entra? Si può essere responsabili anche combinando qualche cavolata!-
 
- Solo qualche?- domando sottolineando l’assurdità della sua affermazione
 
Tradire il ragazzo con un quasi cinquantenne e restare incinta non sapendo chi sia il padre, si può definire solo una cavolata? Già che ci sono mi metto a trafficare droga, poi quando finisco in prigione, aggiungerò anche questo alla lista delle mie cavolate da poco conto. Ah, potrei pure partecipare al programma “incinta dietro le sbarre”, diventerei pure famosa grazie alle mie cavolate!
 
- Cosa ti è preso?- esordisce nuovamente Massimo:- Fino a mezzora fa eri lì tutta sorridente, sembravi sincera!- conclude quasi come se si sentisse colpevole di non essersi accorto del contrario.
 
- Lo ero!- preciso:- Poi però….mi sono resa conto che…io non potrò mai dare a mio figlio una famiglia perfetta come la vostra!-
 
- Anna, nessuna famiglia è perfetta! L’hai visto! Anche noi abbiamo le nostre difficoltà, ma col tempo si superano! So che adesso per te sembra una cosa impossibile da realizzare, ma vedrai che tra qualche anno, ti volterai indietro e mi darai ragione, rimarrai impressionata da quanta strada avrai fatto!-
 
- Massimo, sii realista! Se il padre fosse Manuel…mi lascerebbe da sola a crescere un figlio che imputerebbe come l’errore più grande della sua vita, la sua rovina economica, e prima o poi…anche mio figlio arriverebbe a considerarsi così, non prima di aver cercato in ogni modo di compiacerlo solo per sentire un minimo affetto da parte sua, magari sacrificando i propri sogni! Se il padre invece fosse Dario, le cose andrebbero certamente bene dal punto di vista economico, ma solo da quello! Non che Dario sarebbe un cattivo padre, ma lui passerebbe la maggior parte del tempo sul lavoro, e io rimarrei di nuovo sola! Inoltre non mi lascerebbe mollare l’università o rinunciare ad un futuro impiego e così mio figlio verrebbe cresciuto da una babysitter! In entrambi in casi, siamo ben lontani dall’amore e dalle attenzioni che un bambino si merita…-
 
- Per me la vedi un po’ troppo nera! Io non conosco Manuel…ma da come l’hai descritto, sembra senza cuore…mentre io sono convinto che, anche se ora non sta dando troppa importanza a questo figlio…poi lo accetterebbe nella sua vita, e dopo qualche mese lo adorerebbe più di ogni altra cosa! Si sa che le donne diventano madri fin da quando comincia la gravidanza…per gli uomini invece…tutto comincia dal parto…-
 
- Non cambierebbe niente! Io e Manuel come coppia non funzioniamo! Saremmo divisi sin dal principio…e questo non va bene! Ci sarebbe solo tensione nell’aria…senza neppure una minima traccia d’amore!-
 
Un ambiente fantastico per crescere un figlio, non trovate?
 
- Non dovete per forza vivere insieme! Conosco tante famiglie divise, che hanno fatto comunque un ottimo lavoro! Basta solo andare d’accordo quel tanto che basta! Alla fine ci vuole solo un po’ di buona volontà da parte di entrambi!-
 
- Ti ho già detto che da parte di Manuel non c’è !- preciso cominciando ad averne abbastanza di questo suo finto ottimismo che non porta a nessun risultato.
 
 - E io ho già risposto che secondo me ti sbagli! E riguardo a Dario…sicuramente diminuirebbe le ore! Non farebbe lo stesso errore commesso con Fabrizio, anche perché comunque adesso non ce n’è motivo, visto che la sua carriera è più che avviata!-
 
- Non posso chiedere questo a Dario! Lui vive del suo lavoro! E’ la cosa a cui tiene di più!-
 
Già toglierei la felicità ad un bambino ancora prima di dargli il tempo di sperimentarla, dovrei rendere triste anche l’uomo che amo?? Assolutamente no! Che persona sarei?
 
- Anche qua ti sbagli Anna! Dario ama il suo lavoro….ma amerebbe te e questo bambino ancora di più!-
 
- Questo perché sarebbe costretto a farlo! In ogni caso…una madre con poco più di vent’anni e un padre prossimo ai cinquanta? Dai! Non ha senso! Che esempio darei?-
 
- L’esempio di un amore senza confini, senza barriere imposte dalla società! Gli insegneresti che non c’è niente di più importante del…-
 
- Basta Massimo! Per favore!- sbotto seccata, ormai al limite della sopportazione:- Non ci credevi nemmeno tu, e hai cercato di impedirlo…non solo all’inizio, ma fino a pochi mesi fa! Non sono cieca e tu non sei bravo a mentire!- concludo con cattiveria, per poi pentirmene subito dopo alla vista del suo sguardo ferito
 
- Non darmi del cattivo! Volevo solo il meglio per te!-
 
- D’accordo! Allora resta coerente! Sono incinta, darò alla luce questo figlio, me ne libererò al più presto possibile e tornerò a vivere la vita di sempre!- esclamo fingendo di credere veramente che possa essere tutto così semplice, ma non riesco a convincermi, e non riesco nemmeno a convincere Massimo che scuote la testa con aria di compassione:- Te l’hanno mai detto che anche tu sei una pessima bugiarda? Sai benissimo che quella vita ormai l’hai persa… niente sarà più come prima, dovrai fare i conti col senso di colpa ogni giorno, per tutti i giorni della tua vita!-
 
- Basta ti prego! Parlarne mi fa stare ancora più male!- esclamo sentendomi di nuovo sull’orlo di una crisi di pianto.
 
Mi stacco dalla ringhiera e mi volto per rientrare, ma Massimo prontamente mi prende per un braccio: - E farlo sul serio ti annienterebbe!- esclama fissandomi con quegli occhi così profondi, come se volesse scavalcarmi e parlare direttamente con la mia anima: - Credimi Anna! Io ti conosco, e questa non è la scelta giusta!-conclude mettendo una mano sulla mia spalla, nel tentativo di rendere il suo discorso ancora più conciso, o forse…solo per farmi definitivamente crollare.
 
- Quale scelta?- s’intromette Andrea appena comparso sul balcone
 
- L’adozione!- esclama suo padre
 
- Ma sei pazza? No no! Tu non puoi farlo!- reagisce il figlio guardandomi esterrefatto
 
- E sarai tu ad impedirmelo?- domando, senza riuscire a nascondere di essere stata piacevolmente sorpresa da questo suo atteggiamento così fraterno…
 
- Certo! Con ogni mezzo possibile! Cioè…non puoi! Ormai sei di famiglia! Sarebbe come se uccidessi mia nipote!-
 
A questa affermazione non riesco a fare a meno di sorridere leggermente:- E come sai che è una lei?-
 
- Me lo sento! Vero Sofia?- conclude abbassandosi, come se stesse parlando col mio ventre
 
- Sofia eh? Che nome intellettuale!- commento ridendo, pensando che fra tutti i nomi assurdi che ha sparato qualche settimana fa, questo è quello più accettabile, anzi, a dire il vero, è anche molto carino!
 
- Dai andiamo dentro! Si gela qua fuori!- dice Massimo, approfittandone di questo momento di calma, accompagnandoci entrambi con un braccio sulle nostre spalle, come farebbe un vero padre nel tentativo di calmare due figli un po’ troppo capricciosi.
 
Purtroppo però, so benissimo che la questione per lui non è affatto conclusa, e adesso oltre ai due maschi si aggiungerà pure Antonella, che con il suo sguardo pieno di compassione è in grado di piegare un’intera lastra di ferro senza nemmeno toccarla. Non ce la faccio! Non posso resistere a tutto questo! Già sono tormentata di mio, non ho bisogno di stare qui come un pupazzo wodoo a farmi infilzare da tutti, seppure lo facciano “a fin di bene”. Così anche quando il fatidico sguardo di Antonella si unisce a quello degli altri due…io decido che è giunto il momento di andarmene. I tre insistono per farmi rimanere, ma io non demordo. Rinnovo i complimenti ad Antonella per l’ottimo pranzo e mi scuso nuovamente per questo comportamento totalmente infantile e inadeguato, ma quando vedo che Massimo prende le chiavi della macchina dal mobiletto, mi affretto a dire:- No grazie! Vado a piedi! Ho voglia di camminare…-
 
- Venti minuti sotto la neve? Al buio? Incinta? Sul serio?- domanda Massimo rimproverandomi nuovamente con lo sguardo, per poi aggiungere in tono più amichevole:- Se ti prometto che non dirò niente a riguardo, mi permetti di accompagnarti a casa?-
 
Io mi arrendo, e annuisco sorridendo. Lui sì che è un vero amico, capisce i miei bisogni e li rispetta….non potrei chiedere di meglio.
 
Durante il viaggio, sulla macchina c’è uno strano silenzio reso ancora più surreale dalla strada tutta bianca, anche se ormai ha smesso di nevicare. Mi sento un po’ a disagio, quindi…trovo una qualsiasi cosa da dire, pur di avviare un discorso che non abbia niente a che vedere con l’argomento da evitare:- Dovresti regalarle dei fiori, delle rose magari!-
 
- Eh?- dice Massimo, destatosi improvvisamente dai suoi pensieri. E non voglio sapere quali!
 
- Ad Antonella!- preciso
 
- Ah! Dici? Ma così? A caso? Senza nessuna particolare occorrenza?-
 
- Sì! Così! Per ringraziarla di prepararti la cena ogni sera, di farti vivere in un ambiente pulito, di preoccuparsi per te, di ascoltarti e consigliarti nei tuoi periodi più bui senza pretendere niente in cambio, di esserti sempre accanto nonostante a volte non lo meriteresti…di svolgere così bene il ruolo di moglie e madre…-
 
Massimo, sorpreso da ciò che ho appena detto, sposta lo sguardo su di me per un millesimo di secondo, poi torna a fissare la strada e dopo averci riflettuto un altro po’, dice:- Forse hai ragione! Negli ultimi anni ho dato queste cose per scontate! Ma non lo sono!-
 
- No! Per questo devi ricordarle quanto l’ ami! Ogni donna ha bisogno di sentirsi apprezzata per quello che fa, perché in ogni caso, ci mette tutto il suo cuore, non ne dimentica pezzetti nella tasca del camice!-
 
- Mh! Questa era cattiva!-esclama sorridendo:-Per quanto ancora devo sopportare le tue stilettate?-
 
- Ti sto solo insegnando ad essere un marito migliore, quello che una donna come lei si merita!- dico semplicemente, come se stessi portando avanti una normale conversazione, in una normale serata come tante passate tra amici. Comincio quasi a sentirmi di nuovo a mio agio….
 
Ed ecco che giungiamo davanti a casa mia, senza ancora aver sfiorato l’argomento. Accosta l’auto a sinistra, dove ci sono i parcheggi e dopo aver spento il motore aggiunge:- D’accordo! Farò tesoro dei tuoi consigli….magari lascerò passare un po’ di tempo, giusto per non renderlo un gesto indotto…da una certa persona…molto fastidiosa, ma decisamente convincente!-
 
Io sorrido, essendogli veramente grata per aver mantenuto la sua promessa, cosa che non pensavo avrebbe fatto. Mi sgancio la cintura e apro la portiera, rivolgendomi a lui un’ultima volta per salutarlo:- Buonanotte Massimo! Grazie del passaggio!-
 
Lui risponde augurandomi la buonanotte, ma nel momento in cui mi volto dall’altra parte per scendere, sento poggiarsi una mano sulla mia gamba:- Non farlo!-
 
Sospiro impotente voltandomi nuovamente verso di lui:- Avevi detto che non ne avresti parlato!-
 
- Lo so, ma non posso farne a meno! Ti prego, per una volta, dammi ascolto!-
 
- Non si tratta di me o della mia felicità! Lui o lei…viene prima di ogni altra cosa, e quindi prima anche di me stessa! Non posso essere egoista e fingere di essere in grado di occuparmene, perché non lo sono, e tu lo sai!- dico con convinzione
 
- No! Io so che tu puoi fare tutto! Tutto Anna, hai capito? Tutto!- dice fissandomi di nuovo con quegli occhi così grandi, scuri e profondi
 
- Esattamente! Posso sacrificare il mio bene per il suo!- ribatto schiettamente
 
- Cosa ti fa pensare che vivere lontano dalla madre sia un bene?-
 
- Non lo so! Ma di sicuro io non posso esserlo!- aggiungo con un velo di tristezza fissando il cruscotto davanti a me, per poi aprire la portiera e scendere alla velocità della luce.
 
- Aspetta!- mi intima Massimo scendendo anche lui dall’auto
 
- Buonanotte!- dico al vento senza voltarmi o smettere di camminare verso la porta d’entrata della mia palazzina.
 
La strada è deserta, tutti se ne stanno al calduccio, sono solo io che cammino qui al gelo, esausta, a quest’ora, inseguita da un uomo che non vuole proprio mollarmi.
 
- Frequentavo una ragazza, due anni prima di conoscere Antonella, e lei rimase incinta…- sento urlare nel vento, e improvvisamente mi fermo, scioccata dalla notizia, ad ascoltare senza voltarmi, quella voce che pian piano si fa sempre più vicina, fino a fermarsi alle mie spalle: - …quando me lo disse, io diedi di matto: avevo solo 22 anni, ero al quarto anno di medicina, era troppo presto per diventare padre, dovevo essere un chirurgo, prima di tutto…e lei lo capì! Un giorno….senza dirmi niente, andò ad abortire e poi venne a dirmi che il mio piccolo grosso problema non esisteva più!-
 
- Come è andata a finire?- domando con un filo di voce, voltandomi solo parzialmente, in modo da vedere Massimo dietro di me, solo con la coda dell’occhio
 
- Come doveva andare! La lasciai, perché se aveva potuto pensare, anche solo per un attimo, che io avrei potuto uccidere una vita, solo per non complicarmi la mia, non sapeva niente di me, non mi conosceva affatto, e aveva preferito scegliere lei per entrambi. Il punto è….che alla notizia non mi sono sentito per niente sollevato, anzi… vivo tuttora nel rimorso…- conclude con amarezza
 
Decido di girarmi, sconcertata, a guardare con occhi diversi una persona che pensavo di conoscere. E finalmente, dopo tanto tempo, non vedo più la perfezione in lui, ma solo un uomo…che come tanti ha sbagliato….e che soffre ancora, dopo tutto questo tempo.
 
E io…mi sento così impotente in questo momento, e riesco solo a dire:- Non è stata colpa tua! Tu non lo sapevi!-
 
- Avrei dovuto invece!- esclama scuotendo il capo:- Se solo….se solo avessi reagito diversamente….se solo avessi tentato…di rimanerle accanto, di farla sentire al sicuro….forse non l’avrebbe fatto. E lui sarebbe ancora vivo. Avrebbe 24 anni, e magari sarebbe stato anche felice, nonostante me come padre… - i suoi occhi improvvisamente diventano lucidi, e la sua voce, comincia a tremare:-…perché anche se non lo volevo ai tempi, gli avrei voluto bene comunque, oggi più che mai! E invece, col mio atteggiamento, l’ho privato anche della possibilità di venire al mondo….e non mi perdonerò mai per questo…-
 
- Ma io non voglio abortire! Voglio solo assicurargli un futuro migliore!- esclamo fissando incredula il suo volto sfigurato dal dolore, stentando a credere che ques’uomo così debole e privo di difese sia veramente Massimo Albani.
 
- Questo è ciò che tu credi, ma non puoi esserne certa!- dice cercando di riprendere il suo tono sicuro:- Il punto è…che anche se adesso giustifichi così il tuo comportamento, un giorno sentirai di averlo abbandonato e starai esattamente come me. Non importa quello che avrai dopo, gli obbiettivi che raggiungerai, se realizzerai o meno i tuoi sogni….il senso di colpa non ti lascerà mai! E’ come un mostro che ti divora dentro, e non c’è niente che tu possa fare per liberartene!-
 
La sua voce così profonda da sembrare quasi una profezia, m’incute timore, e mi costringe a rimanere immobile mentre da una parte vorrei scappare da questa terribile verità e dall’altra, vorrei abbracciare il mio amico per fargli forza e magari trarne un po’ anche per me. Vorrei fare tante cose, ma non ci riesco, ogni muscolo del mio corpo sembra essersi congelato, e io resto ancora immobile, a fissarlo incredula, in attesa che faccia o dica qualcosa, o che magari un’astronave cada dal cielo e mi porti via.
 
Dopo attimi sembrati ore, Massimo trova di nuovo il coraggio di parlare:- Pensaci Anna! Tu sei ancora in tempo!- e così dicendo, si volta senza aggiungere altro, raggiunge la sua macchina e sfreccia via nell’oscurità, lasciandomi qui, sola e totalmente sconvolta.
 
 
Pov. Massimo
 
Erano anni che non raccontavo questa triste storia….nemmeno Dario la conosce, perché ovviamente, non ne vado di certo fiero. In realtà avrei di gran lunga preferito non menzionarla, perché parlarne, riporta alla luce una vecchia ferita, che ogni volta riprende a sanguinare, facendomi soffrire come se fosse successo ieri. Ma anche se, come pensavo, fa ancora male, non m’importa, non stasera, non se poteva aiutarla a salvarsi da una scelta che le avrebbe rovinato la vita. In realtà non so se sia riuscito a convincerla o soltanto a sconvolgerla, ma almeno l’ho fatta ragionare, e anche se alla fine farà la scelta sbagliata, potrò dire di aver tentato di tutto per evitare che accadesse, e finalmente per una volta, avrei la coscienza pulita.
 
Scelgo il giro più lungo per tornare a casa, abbasso anche il finestrino dell’auto, sperando che l’aria fresca mi faccia rinsavire, ma come pensavo non funziona. Ho fatto tornare alla mente questo brutto ricordo ed ora sono cavoli miei….devo tornare a combattere i miei demoni e seppellirli di nuovo in un luogo profondo della mia psiche, magari imprigionandoli per sempre.
 
- Ehi ce ne hai messo di tempo!- esclama mia moglie alzandosi dal divano non appena metto piede in casa:- Ora ti scaldo la cena!-
 
- No grazie! Non ho fame!- esclamo sedendomi dove poco prima c’era lei. Antonella nota subito il mio stato d’animo e si siede nuovamente accanto a me in attesa che io dica qualcosa
 
 Io sospiro, fissando il vuoto, o meglio, lo spigolo del tavolino davanti alle mie ginocchia, e poi racchiudo in cinque parole tutto il mio dolore:- Le ho detto di Lucia!-
 
- Amore!- esclama lei con tanta dolcezza e compassione, mentre si appresta ad accarezzarmi una guancia
 
- Dovevo farlo!- mi giustifico, quasi come se mi sentissi rimproverato
 
- Hai fatto bene! Ma ora la decisione spetta a lei! Dobbiamo solo starle accanto e darle tempo…sono sicura che alla fine farà la scelta giusta!- dice con il suo solito ottimismo
 
- E se non lo facesse?-
 
- Le staremo vicini più di prima! Non possiamo fare altro! Dopotutto che diritto abbiamo d’intrometterci così tanto nelle sue scelte? Non siamo i suoi genitori…abbiamo espresso il nostro parere ma non dobbiamo opprimerla, altrimenti finirà con l’abbandonarci e rimarrà ancora più sola!-
 
- Forse hai ragione, ma…-
 
- Ma niente! Penserà Dario a lei, non preoccuparti!-
 
- Come fai ad esserne così sicura?- domando, invidiando un pochino la sua innata positività
 
- Istinto!- dice prima di appoggiare un gomito sulla mia spalla e aggiungere in tono confidenziale:- Sai….avrà anche un pessimo carattere, ma in fondo è un brav’uomo! Dovresti dargli più fiducia! E con fiducia non intendo una spinta, ok? Non intrometterti e lasciagli fare!- conclude in tono imperativo
 
Io sorrido, perché lei riesce ad essere tenera anche quando impartisce ordini:- D’accordo! Ci proverò!-
 
Mi lascio cadere all’indietro, appoggiando la nuca allo schienale del divano, per poi tornare ad immergermi nei miei pensieri, fissando stavolta il soffitto.
 
- Ci stai ancora male vero?- esordisce mia moglie con il tono di qualcuno che soffre nel vederti stare male, ma che non sa come alleviare il tuo dolore
 
- Era da tanto che non ci pensavo! Però sì…pensavo di averla superata, invece, nel parlarne è riemerso tutto, come se fosse successo ieri…-
 
- Tesoro ormai è andata così! Non puoi cambiare il passato! Devi solo accettarlo!- cerca invano di tirarmi su il morale
 
- Lo so, lo so! Ma non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se io avessi agito diversamente, che persona sarebbe stata se solo avesse avuto la possibilità di nascere…-
 
- Beh questo non lo saprai mai! Però posso dirti che se avessi scelto diversamente, probabilmente noi due non ci saremmo mai sposati, Andrea non sarebbe nato, e magari tu non saresti nemmeno un chirurgo!-
 
- Questo mai!- esclamo sorridendo come se fosse l’unica certezza della mia vita
 
- Non puoi esserne certo! Magari saresti solo un dottore come chiunque altro, perché avresti scelto di dedicare la  tua vita a quel figlio e sacrificare i tuoi studi. Quello che voglio dire è…che…ci sono tante incognite, tante cose che sarebbero potute andare diversamente, ma sono andate in questo modo! E’ questo il tuo presente! Non sei contento della vita che conduci?-
 
- Ma certo! Non potevo desiderare di meglio! Però…mi chiedo solo…che diritto avevo io di decidere della vita di qualcun altro? Che diritto ne aveva lei?-
 
- Nessuno! Ma ha fatto la sua scelta e oggi ci convive, così come devi fare tu! Magari oggi siete entrambi persone migliori, e per diventarlo avete dovuto fare uno sbaglio, al quale purtroppo non c’è rimedio, ma non puoi condannare la tua esistenza per questo! Lascia andare…. Massimo! E vivi la tua vita con noi, sii felice con noi!-
 
Le suo ultime parole quasi mi commuovono, e allo stesso tempo mi fanno sentire ancora più in colpa perché magari con i miei discorsi le ho fatto intendere che mi fossi pentito di averla sposata, quando invece non è affatto così. Per rimediare quindi, le accarezzo il volto dicendo:- Sai a volte… penso proprio di non meritarti! Sono stato fortunato ad incontrare te!-
 
- Vorrei poter dire lo stesso…- dice in tono dispiaciuto, facendomi cadere il cuore in gola, per poi sorridere della mia espressione e precisare:-…. e infatti è così! Vieni qui!- dice abbracciandomi:- Dopo tutti questi anni passati a sopportarti, ti amo ancora!-
 
- Anch’io ti amo…- le ricordo avvicinando il mio viso al suo, facendo quasi sfiorare i nostri nasi:-… come dal primo giorno in cui ti ho vista!-
 
- Mh! Speravo un pochino di più!- esclama lei storcendo il naso, prima di riprendere a ridere, depositando un bacio sulle mie labbra.
 
Rido anch’io, per poi prenderla dolcemente sotto la nuca e baciarla a mia volta. Era da tanto tempo che non stavamo così bene insieme, così in intimità…ma purtroppo…con i figli c’è poco da sperare!
 
- Potreste togliervi dal divano? Per sbaciucchiarvi non vi serve la tv giusto?- domanda Andrea, ovviamente sbucato alle nostre spalle al momento sbagliato.
 
- Giusto! Ti voglio bene Andrea!- esclamo con una dolcezza che raramente mi appartiene.
 
E infatti, la reazione di mio figlio, decisamente lo sottolinea:- Ehm…sì! Mi…passi il telecomando?- domanda scandalizzato e quasi un po’ schifato, a tal punto che quando mi alzo dal divano dirigendomi verso la camera da letto, mi dice: - Buonanotte eh! Dormi che…ne hai bisogno!-
 
Eh sì! Decisamente…ne ho proprio bisogno! Sono successe troppe cose oggi…ma, con Antonella al mio fianco, sono comunque pronto ad affrontare il domani!
 
Ciaooo! Quanto tempo! troppo lo so! Ormai smetto pure di chiedervi perdono! =p allora non ho molto tempo perché devo subito correre a lezione, quindi ci tengo solo a precisare che non voglio far nascere dibattiti fra pro e contro aborto/adozione, ho soltanto mantenuto la linea di pensiero che secondo me descrive al meglio il carattere dei personaggi. Detto questo, auguro una buona estate a tutti, e in bocca al lupo a quelli che invece devono sostenere la maturità o gli esami universitari! Ciao ciao! =)
Ps. Se lasciate un piccolo commentino è sempre molto gradito! ;-)

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Capitolo 15
*** Lasciati andare, penso io a te! ***


Pov. Anna
 
Sono ancora sconvolta dalla rivelazione di Massimo: è già passata una settimana, ma non faccio che pensarci ogni minuto del  giorno in cui la mia mente non è forzatamente impegnata in qualche attività. Probabilmente sto reagendo molto male ad un fatto accaduto ancora prima che nascessi. Il problema è che si ripercuote sulla mia vita di tutti i giorni, in quanto ha fatto cadere il mito che gli avevo costruito attorno e che spesso mi feriva, ritenendolo troppo perfetto e impossibile da eguagliare, ma che allo stesso tempo mi dava forza e rappresentava un modello d’ispirazione. Ora invece, sono giunta alla conclusione che la perfezione non esiste, che tutti noi in quanto esseri umani sbagliamo, e ringrazio Massimo per avermi aperto gli occhi su questa realtà che io ottusamente ignoravo, e soprattutto, per avermi confidato una cosa così intima e personale dandomi nuovamente prova di quanto tenga a me. Tuttavia, non posso fare a meno di temere che ciò che ha detto possa rivelarsi vero. Mi sono sempre fidata di lui: sin dal primo istante in cui l’ho visto, gli avrei affidato la mia vita, cosa che non avrei mai voluto fare con Dario. È assurdo dirlo, ma anche oggi farei ancora la stessa scelta: se fossi in fin di vita, o psicologicamente allo sbando, mi affiderei a lui, perché lui è come un’ancora nelle tempeste, lui riesce sempre a mantenere la lucidità necessaria a prendere le decisioni giuste, Dario invece, quando si tratta di me, si lascia sopraffare dalle emozioni e agisce d’istinto, causando spesso più guai che benefici.
 
Scusate! Sto decisamente divagando! Comunque, ho detto tutto questo solo per farvi capire quanto credo in Massimo: difficilmente prendo decisioni contrarie a ciò che dice, e quando lo faccio, spesso me ne pento, e soffro, promettendo a me stessa di ascoltarlo in futuro. Eppure anche stavolta vorrei disobbedirgli, ma ho paura, perché so che in genere lui non sbaglia, e questa scelta, non è una qualsiasi, ma la più importante della mia vita.
 
- Ho sempre notato la tua pigrizia, ma oggi stai battendo tutti i record!- esclama Vayda affacciandosi alla porta della mia camera
 
- La colpa è di questo essere! Mi sta rubando tutte le energie!- rispondo senza staccare gli occhi dallo specchio per mostrarmi seriamente intenzionata a truccarmi per bene, perché è questo che fanno le ragazze normali la sera dell’ultimo dell’anno…
 
- Se vuoi ti do una mano! Anche se ti avviso che come truccatrice faccio alquanto schifo e come parrucchiera sono anche peggio!-
 
- No tranquilla! Tanto gli Albani mi conoscono, sanno che la puntualità non mi ha mai accompagnato! Tu però vai pure! Per una volta che potresti esserlo…non stare ad arrivare tardi per colpa mia!-
 
- Ma io volevo vederti col vestito!- borbotta facendo una faccia buffissima, mentre indica il mio vestito di pizzo nero delicatamente appoggiato sul letto.
 
- Non ti perdi niente! Mi va pure un po’ stretto!-
 
- Ma non dire scemenze! Ti sta da favola!-
 
- Magari tre mesi fa! Ora sono ingrassata!- preciso osservandomi nuovamente allo specchio: quando sono in biancheria intima si nota ancora di più.
 
- Questo lo dici solo tu! Io non mi accorgo di niente….però sai benissimo che non sono una grande osservatrice! Ricordo a stento il colore degli occhi delle persone!- esclama con naturalezza.
 
La sua spontaneità unita a una sbadataggine di tutto punto mi fa venire da sorridere:- Tranne quelli del tipo dell’avis che distribuiva volantini in uni qualche settimana fa!-
 
- Oh si! I suoi occhi! Erano a dir poco incantevoli! Così azzurri! Per lui potrei donare tutto il mio sangue!- risponde con aria sognante
 
- Mh mh! Vayda che s’interessa a un uomo! Ti sto mandando nella direzione giusta eh?- dico facendole l’occhiolino
 
- No no non ci provare! Forse dovrei andarmene sul serio! Hai cattive influenze su di me!-
 
- Esattamente!- esclamo spingendola scherzosamente fuori dalla mia porta lungo tutto il corridoio:-  Muoviti cenerentola, che le tue zucche ti aspettano!-
 
- Vado vado! Divertiti stellina!- dice stringendomi in uno dei suoi soliti abbracci stritolanti. Ormai ho rinunciato a ripeterle che non voglio esser chiamata così. La sua memoria è pari a zero, ma data la situazione che sta passando, non mi sembra corretto lamentarsi per queste piccolezze.
 
- Lo farò! Buona serata!- esclamo mostrando uno dei sorrisi più grandi e finti di tutta la mia vita, del quale purtroppo, o meglio, per fortuna…lei non s’ accorge.
 
Finalmente quando la porta si chiude posso smettere di sorridere. Mi stava quasi venendo una paresi! Penso proprio che ridere sforzatamente sia molto più dispendioso che ridere spontaneamente, perché di solito, rido per ore e ore e sto benissimo, oggi invece, solo per pochi minuti di finzione, mi fanno già male tutti i muscoli del viso! Va beh, in ogni caso, ora sono finalmente sola per tutta la notte e posso smettere di sorridere.
 
Indosso di nuovo la mia felpona extra-large e mi guardo allo specchio sbuffando al pensiero di dover togliere un trucco che avevo impiegato almeno venti minuti a fare, e che in fondo mi era pure uscito bene. Non ho proprio la forza di struccarmi, penso proprio che lo farò più tardi. Ora ho solo voglia di spaparanzarmi sul divano e distrarmi con il primo film decente trasmesso in tv. Difficile trovarne, ma, quando ho bisogno di distrarmi, anche il film più stupido della storia, va comunque bene.
 
Appena ne trovo uno che non mi faccia sbadigliare, il mio telefono si mette a vibrare. Che cosa? Ma stiamo scherzando? Sono solo le dieci di sera e cominciano già ad arrivare gli auguri? Che palle! Questa è una cosa che odio da sempre: il fatto che tutti stiano incollati al cellulare per mandare gli auguri ad ogni persona possibile e immaginabile, perché se poi si dimentica qualcuno, sono guai seri che si ripercuoteranno durante tutto l’anno avvenire! Quindi è importante essere i primi! Non importa se questo rovinerà il momento più bello della serata! E’ fondamentale essere i primi! Ma in genere, questa corsa avviene dopo mezzanotte! Chi osa disturbarmi già a quest’ora?
 
Sbuffo sonoramente e sblocco la schermata del cellulare con malavoglia, ma, non appena vedo il nome del mittente, ogni mio moto di repulsione cessa all’istante.
 
“Ciao dolce stellina…come stai? Ti auguro una buona serata e mi raccomando…niente alcolici! Ci si può divertire anche senza!”
 
Alcolici io? Decisamente non è serata! Penso proprio che mi farò una camomilla! E brinderò con Giuggiola! Non ho mai passato un ultimo dell’anno più deprimente di questo! E la cosa mi fa rabbia, ma in fondo, è ciò che ho voluto io!
 
“Tranquillo! Non c’è pericolo!” rispondo immediatamente, per poi buttare il cellulare dall’altra parte del divano e sdraiarmi esausta. Incredibile! Sono stanca, e non ho fatto niente in tutto il giorno! Eppure, vi giuro che vorrei dormire un’intera settimana!
 
 
Pov. Dario
 
Due anime sole. Ecco ciò che siamo. È abbastanza comprensibile capire la mia solitudine: mio figlio ormai è grande e festeggia con i suoi amici, Massimo, come al solito mi ha invitato, ma….preferivo lasciarlo con la sua famiglia, perché quando uno ne possiede una bella, è giusto che festeggi per tutto quello che ha senza intrusioni provenienti dall’esterno. Ma Anna….lei è giovane, dovrebbe essere in festa, giusto per non sprecare neanche un attimo della sua meravigliosa vita che fra breve verrà sconvolta. Eppure….sono quasi certo che non è così! Quel messaggio celava tristezza, quasi oppressione e non posso fare a meno di domandarmi dove ho sbagliato. Perché ha perso il sorriso? La gravidanza non è un motivo valido per essere ancora così abbattuta. Non è da lei! Lei è sempre stata così solare, così forte, anche durante la lunga e dura convalescenza che ha dovuto affrontare! E ora….cosa è cambiato? Perché è cambiata? Non è questa l’Anna che ho conosciuto, e che ho lasciato affinchè fosse felice. Forse è tutta colpa mia! Forse sono io che giorno per giorno….rifiuto dopo rifiuto…l’ho consumata fino a distruggerla. Ma forse da perfetto egocentrico, sto mettendo di nuovo me stesso al centro della situazione, quando invece il mio ruolo è solo marginale.
 
Eppure, non contento, vorrei ancora far qualcosa: quel giorno prima di Natale mi è sembrato di vederla sorridere dopo tanto tempo, e il merito era tutto mio, poi forse ho eclissato tutto il mio operato con quel piccolo bacio, prima di andar via. Non dimenticherò mai il suo sguardo sorpreso, uno dei più belli che abbia mai visto, in quel suo buffo stato confusionale, come se non riuscisse a spiegarsi il motivo del mio gesto, che a me in fin dei conti era venuto naturale.
 
Non è forse ovvio quello che ancora provo? Davvero non se ne accorge? I miei sentimenti purtroppo non sono cambiati, anzi…più si complicano le cose, più desidero starle accanto, in ogni modo possibile, perché questo amore proibito, che è la mia condanna…in fondo è la mia vita.
 
 
Pov. Anna
 
Sono accoccolata dentro ad una copertina, il suo calore mi conforta, e quando sento suonare il campanello, dei brividi scuotono il mio corpo, come se sentissi già il freddo dell’esterno, o di un’invasione, che non ero pronta a ricevere.
 
Trovo il coraggio di sollevare il citofono, augurandomi quasi che sia un gruppo di ragazzini che si divertono a fare scherzi, e invece no: sento un ”Io” pronunciato con la sicurezza di uno che sa di essere immediatamente riconosciuto dalla sottoscritta, per quanto irritante e indispensabile allo stesso tempo. Un “ Io” al quale non posso fare a meno di aprire, perché per quanto mi dia fastidio la sua irruenza, non riesco a nascondere a me stessa che nonostante volessi stare sola, la sua presenza non era poi così sgradita.
 
- Ciao!- esclama con naturalezza, come se fosse solito passare a salutarmi ogni sera alle 22.30.
 
- Che ci fai qui?- domando cercando di nascondere un leggero sorriso
 
- Un lieve sospetto….che sto per confermare! Sei sola vero?- dice con il tono di superiorità usato da qualsiasi professore che sa di aver ragione.
 
Annuisco senza aggiungere altro, sperando che entri o semplicemente se ne vada senza fare altre domande.
 
- Ti si allungherà quel bel nasino a forza di dire bugie!- esclama come se stesse rimproverando una bambina che con la bocca sporca di cioccolato si ostina a dire che la torta sul tavolo l’ha mangiata il cane.
 
- Quali bugie?- fingo di non capire, anche perché…mi domando soprattutto, come faccia a farlo! Vayda non aveva intuito niente e sono sicura che un sacco di altra gente mi avrebbe creduto. Ma lui no! Non ci è cascato! Come faccio ad essere un libro aperto nei suoi confronti? Eppure ci sto mettendo tutto il mio impegno!
 
- Ti trucchi così bene per stare in casa? Non penso che il gatto faccia caso al tuo make up!- mi spiazza nuovamente costringendomi alla resa.
 
- Ok ok! Hai vinto! Ho detto a Vayda che sarei andata da Massimo e viceversa! E’ solo che volevo stare sola!-
 
Il suo sguardo da perfetto investigatore, improvvisamente si rattrista: - Ma perché fai così ? Questo tuo rinchiuderti in te stessa non è salutare! Dovresti già aver accettato la tua situazione!- mi rimprovera facendomi nascere un moto di fastidio all’interno del mio corpo, del quale devo assolutamente liberarmi.
 
- Io l’ho fatto! Ma la gente che mi sta intorno no!- sbotto facendolo quasi sussultare per il mio accanimento improvviso:- Mi sento talmente oppressa dai pareri degli altri, che quasi non riesco nemmeno a pensare per conto mio senza farmi condizionare! E’ la mia vita cazzo! Ho il diritto di prendere le mie decisioni e per farlo devo capire veramente ciò che voglio!-
 
La verità è che i pensieri degli altri mi spaventano, soprattutto quelli di Massimo, perché come ho detto prima, ho paura che siano veri e non so come trovare la forza di affrontarli.
 
- D’accordo! Se la mia presenza ti infastidisce, me ne torno da dove sono venuto!- esclama Dario, già spazientitosi per il mio comportamento.
 
Sono quasi sollevata al pensiero di riuscire a mandarlo via, non vedo l’ora di essere di nuovo sola. Poi però, ripensandoci bene, io non voglio davvero questo, ho bisogno di qualcuno che mi ascolti, che mi capisca, e l’unico che può farlo è proprio lui.
 
Non appena lo vedo voltarsi, capisco di aver fatto un grande errore, così, quasi in preda al panico, d’istinto lo fermo prendendolo per mano:- No Dario aspetta!-
 
Lui abbassa lo sguardo sulle nostre mani e poi mi guarda confuso, allora aggiungo abbassando il voce: -Ho bisogno di parlarti di una cosa…-
 
- Ti ascolto! – risponde restando un po’ sulla difensiva, mettendomi immancabilmente un po’ d’ansia
 
- Prima prometti che non reagirai in modo esagerato, e che cercherai di vedere le cose dal mio punto di vista!- preciso come se volessi assicurarmi che lui non scappi o che non alzi la voce contro di me
 
- Ti posso solo promettere che ci proverò!- risponde mantenendo un tono molto serio
 
- Sto seriamente prendendo in considerazione l’adozione!- esclamo con un filo di voce, per poi stringermi nelle spalle e abbassare lo sguardo in attesa della sua reazione.
 
Contrariamente a ciò che mi aspettavo, non lo sento urlare, né muoversi concitatamente, niente di tutto questo. Probabilmente si aspettava di peggio o forse ha solo imparato a controllare meglio l’ira nei miei confronti! Eppure è strano! E’ molto strano! Con uno sguardo nemmeno troppo stupito e una tranquillità degna di uno psicologo mi dice soltanto:- Ne sei sicura?-
 
A quella domanda, mi sento un po’ barcollare, ma cerco di tenere duro:- No! Tutti cercano di convincermi a non farlo, ma io continuo a pensare che sia la scelta migliore!-
 
- Non pensi di essere in grado di fare la mamma?- domanda scrutandomi negli occhi, come se stesse cercando di leggermi dentro al fine di conoscere il vero motivo di questa mia presunta decisione.
 
- Non è questo! Non mi interessano le feste in discoteca o le uscite con gli amici fino a notte fonda, sto solo pensando a ciò che è meglio per lui….o per lei!-
 
- Se è una questione economica io…-
 
- Non è questo! Ogni bambino merita il meglio dalla vita, e io non lo sono!- concludo con una nota di amarezza
 
- Non puoi saperlo!-
 
- Nemmeno tu lo sapevi! Eppure mi hai lasciato!- esclamo senza nemmeno pensarci due volte.
 
 Il suo sguardo dapprima lievemente smarrito, diventa più pungente:- Che c’entra questo adesso?- domanda irrigidendosi da capo a piedi
 
- C’entra perché è la stessa cosa!- esclamo dimostrando una certa sicurezza:- Tu mi amavi, ma nonostante questo hai scelto di lasciarmi andare perché sapevi, o almeno speravi, che io avrei trovato di meglio, che sarei stata più felice un giorno senza di te. Hai messo me di fronte ai tuoi bisogni e alla tua volontà…e io voglio fare lo stesso! Non voglio abbandonare mio figlio per liberarmi di un peso, ma per dargli la possibilità di vivere una vita migliore, con una famiglia unita in grado di dargli tutto quello che a me è impossibile!- dico fissandolo negli occhi, per poi avvicinarmi ulteriormente:- Dario tu devi capirmi! Perché tu hai fatto lo stesso!-
 
Immediatamente lui si allontana, dandomi le spalle e cominciando a camminare per la sala: - Ti capisco, ma…voglio ricordarti che tu…- si volta ad indicarmi:-… anche se a volte cerchi di negarlo, provi ancora molto rancore nei miei confronti per la mia scelta, e lo stesso proverà tuo figlio: non è detto che riesca a comprendere le tue ragioni, può darsi che mai lo farà e ti odierà a vita, riusciresti a convivere con questo peso?- conclude cercando di mettermi al muro
 
- Tu ce l’avresti fatta?- rigiro astutamente la domanda
 
Lui accenna un sorriso, un particolare sorriso che è solito fare quando si complimenta con qualcuno in grado di riuscire a tenergli testa in un confronto: - Forse sì….avrei continuato la mia miserabile vita cercando di autoconvincermi ogni giorno di aver fatto la scelta giusta!- dice passando distrattamente una mano sullo schienale del divano per poi riportare lo sguardo su di me ed aggiungere con un tono molto più triste e sincero:- Ma non ti avrei più cercata! Avrei preferito vivere in un’illusione in cui tu eri felice che assistere impotente ad una realtà in cui non lo eri.-
 
Le sue parole mi fanno annodare lo stomaco. Rimango a fissarlo sbalordita, mentre penso che se in ospedale non ci fossimo incontrati per caso, o meglio, se Antonella non avesse festeggiato il compleanno di Massimo convincendoci a parteciparvi, Dario non mi avrebbe più cercata: avrebbe vissuto come se io non fossi mai esistita e mi avrebbe ignorato per il resto della vita, nonostante respirassimo l’aria di una stessa città. Può essere considerato amore questo? Puoi amare una persona a tal punto da cancellarla dalla tua esistenza, anche solo per poter continuare a vivere? Non so se potrei! E non so se Dario l’avrebbe fatto. Voglio credere di no, perché altrimenti farebbe troppo male. Ma la cosa che fa più male, è quello che con questa frase potrebbe avermi suggerito.
 
- Mi stai forse dicendo di darlo in adozione e non cercarlo più?- domando sconvolta.
 
Riuscirei a farlo? Non penso che lui lo creda possibile! Ma quindi…l’ha detto solo per farmi cedere, o mi sta veramente consigliando questa strada?
 
- Non lo so Anna, non so più niente!- dice lasciandosi cadere esausto sul divano, passandosi una mano fra i capelli. Temo di non essere l’unica a non sapere cosa fare, e colui che speravo mi desse la forza di farlo, si sta dimostrando insicuro quanto me.
 
Mi siedo accanto a lui, in attesa che si riprenda, che dica qualcosa di sensato, ma purtroppo l’unica cosa che riesce a dire è:- So che dovrei essere io quello maturo e sapere come consigliarti, ma la verità è che… io sono debole quando si tratta di te!- dice ammagliandomi con uno sguardo così dolce e triste allo stesso tempo: - Come medico ho giurato di aiutare i più deboli e difenderne i diritti, dovrei quindi mettere quella creatura al primo posto, ma non ce la faccio! L’unica cosa cui riesco a pensare sei tu! Tu che tra dieci anni o forse meno, sarai distrutta per la scelta che hai fatto, che ti pentirai tutta la vita e odierai me per non averti fermato!-
 
- E’ una mia scelta Dario! Tu non ne sei responsabile!- esclamo con fermezza
 
- Eppure stai cercando la mia approvazione!- contesta riprendendo il suo tono sicuro :- O il sostegno di qualcuno….giusto per non sentir ricadere su di te l’intera responsabilità di questa scelta!-
 
Mi sta dando della bambina forse? Dell’incapace? Della codarda?
 
- Non ho bisogno di nessuno!- ribatto incrociando caparbiamente le mani al petto
 
- Sì invece! Non puoi affrontare tutto da sola!- dice quasi compatendomi:- Guardati! Sei sciupata…potresti crollare da un momento all’altro, ma ti ostini a rifiutare qualsiasi offerta d’aiuto!-
 
- Sto bene Dario! Smettila di preoccuparti!- esclamo alzandomi di scatto dal divano
 
- Vorrei tanto crederti!- sussurra scuotendo la testa
 
Mi infastidisce questo suo atteggiamento così protettivo nei miei confronti, perché non mi fa sentire adulta e indipendente. So che ho bisogno d’aiuto, ma allo stesso tempo continuo a negarlo, continuo a ripetermi che ho affrontato un sacco di cose, e che posso farcela anche stavolta! Da sola!
 
- Se vuoi te lo dimostro! Balli con me?- dico porgendogli entrambe le mani per farlo alzare
 
- Ma che stai dicendo?- domanda inebetito guardandomi come se non fossi nemmeno io.
 
Mi domando il motivo, visto che ero solita ballare in mutande a casa sua! Perché non dovrei farlo stasera che è un giorno di festa? Forse perché sono in balia di una tempesta ormonale che mi fa voglia di piangere e ridere allo stesso tempo? Noo! Non è un motivo abbastanza valido!
 
- Sì dai! Balliamo! In fondo è l’ultimo dell’anno! Mancano solo quarantacinque minuti! Il giusto tempo per scatenarci!- dico fingendomi entusiasta. Chissà…magari una volta accesa la musica a tutto volume, lo sarò davvero.
 
Accendo la musica e comincio a saltare sul tappeto e a fare delle giravolte così veloci da farmi girare la testa, ma mi ostino a non fermarmi, a continuare a ballare e a sorridere come se fossi la ragazza più felice del pianeta, perché in ogni caso l’inganno, è molto meglio della realtà.
 
- Vacci piano! Ricordati che sei incinta!- urla Dario preoccupato
 
- Incinta non vuol dire invalida!- grido togliendomi la felpa: - Dai balla con me!- lo prendo nuovamente per mano e cerco di farlo muovere, ma lui sfugge immediatamente alla mia presa:- Assolutamente no! Non sono più un ragazzino!-
 
- Eddai! Sotto tutti quei capelli grigi sarà rimasto qualcosa del vecchio te, no?- dico sapendo perfettamente che la miglior tecnica per ottenere da lui ciò che si vuole è provocarlo….e anche questa volta…stranamente sembro riuscirci
 
- Capelli grigi eh?- domanda fingendosi offeso allo stesso tempo
 
- Qualcuno sì! Devi ammetterlo! Per non parlare delle rughe! –
 
Nel sentire questa frase Dario spalanca la bocca sorpreso e sorridendo esclama:- Piccola impertinente! Ora ti faccio vedere io chi è il vecchio fra di noi!- e detto questo comincia a muoversi come un vent’enne.
 
Non avevo mai visto Dario ballare prima d’ora, si era sempre imposto di non farlo e io nonostante le avessi tentate tutte non ero mai riuscita a convincerlo. Questa sera invece, ecco realizzare il mio sogno e ….quasi stento a credere a ciò che vedo! Pensavo che si rifiutasse di ballare perché non ne fosse in grado, pensavo non sapesse muoversi e che fosse buffo. Pensavo….e pensavo sbagliato! Dario non è affatto buffo, o meglio lo è solo se penso che questa persona così giovane e fluida nei movimenti in realtà ha quasi cinquant’anni e solitamente trascorre le sue giornate racchiuso in un camice mostrandosi a tutti come un medico serio e posato. Un uomo decisamente diverso da quello che mi trovo davanti!
 
 
Pov. Dario
 
Non sono impazzito! Ci tengo a sottolinearlo! Sto solo assecondando il suo volere affinché lei poi assecondi il mio. L’idea del ballo non è cattiva in sé: rappresenta una valvola di sfogo e penso che ne abbia veramente bisogno. Ma ciò che è ancora meglio del ballo…è il pianto. So che può sembrare strano che io desideri far piangere la donna che amo, soprattutto dopo averla vista altre volte e averle odiate tutte come la prima. La cosa che odio di più però, è vederla così, vederla fingere quando in realtà sta morendo dentro, sentirle dire che va tutto bene quando in realtà non è così. Non c’è niente di male a mostrarsi fragili di fronte alla persona che amiamo, e proprio perché io solitamente tendo a rinchiudermi in me stesso, so perfettamente che non è salutare tenere dentro tutta quella frustrazione, se c’è una valida alternativa. Se lei piangesse, senza pensare a mantenere tutto sotto controllo, si libererebbe di tutto quel peso che si porta dietro, e sarebbe pronta a ricominciare daccapo, sentendosi più leggera, più libera e magari riuscirebbe anche a pensare in modo diverso, più proficuo e magari…addirittura più positivo.
 
Devo assolutamente portarla a un punto di rottura, e penso proprio di aver capito anche come.
 
-Ora è il mio turno!- esclamo avvicinandomi al lettore cd
 
- Di cosa? Che fai? Perché cambi?- domanda allarmandosi:- No ti prego! Quel cd non è neppure mio!-
 
Lo immaginavo. Non è tipa da musica classica, ma questa sera lo sarà!
 
- Vieni qua!- esclamo prendendola per un fianco e avvicinandola a me
 
Lei come pensavo, oppone resistenza:- No! Io non so ballare!-
 
- Che importa? Conduco io!- concludo stringendola in una morsa dalla quale non può liberarsi e cominciando a muovere qualche passo.
 
La guardo negli occhi, e mentre lei s’incanta a fissare i miei, diventa un po’ più morbida e comincia a seguire pian piano il ritmo.
 
- Lo vedi? Stai ballando!- esclamo vedendola sorridere di rimando, poi aggiungo:- A volte non è poi così male lasciare un po’ il controllo agli altri…-
 
Nel dire quella frase la sento subito farsi più rigida. La stringo leggermente per avvicinarla in modo che la sua testa si affacci oltre la mia spalla, e le sussurro nell’orecchio:  - Non irrigidirti! A nessuno piacciono le scope!-
 
Anna non sorride, non più: sta combattendo contro se stessa, contro di me che le dico di lasciarsi andare, di cedermi il controllo e la sua mente che si ostina a mantenerlo, nonostante sia ormai stremata dalla sua stessa messa in scena.
 
Comincio ad accarezzarle la schiena con una mano, mentre continuiamo a dondolare lentamente: - Sul serio Anna! Lasciati andare! Con me puoi farlo! Non devi fingere che vada tutto bene! Esterna il dolore! Appoggiati a me!- concludo avvicinandola fino a farla scontrare con il mio petto.
 
- No! Non posso!- biascica scuotendo la testa, ma senza allontanarsi
 
- Starai meglio! Fidati di me! Liberati di questo peso!- continuo fino a sentire i suoi primi singhiozzi
 
- Non voglio piangere! Non di nuovo!- esclama mentre finalmente cominciano a scenderle le lacrime
Smettiamo di ballare e rimaniamo stretti in un abbraccio, mentre sento pian piano ogni suo muscolo che si distende e poi si contrae producendo forti singhiozzi. Le sue braccia si stringono sempre più forte attorno a me, mentre il suo peso comincia a gravare sulle mie.
 
Continuo a parlarle dolcemente, per rassicurarla con la mia presenza:- E’ tutto ok amore! Ci sono qui io! Ti tengo! Lasciati andare! –
 
Finalmente sta facendo quello che dico, e io sono felice e triste allo stesso tempo, perché lei è così vulnerabile, però è qua, fra le mie braccia, che ancora una volta, nonostante tutto ha scelto di fidarsi di me, e le sono veramente grato per questo. E’ il miglior regalo che potesse farmi.
 
- Sediamoci! Vieni qui!- esclamo sedendomi sul divano e attirandola verso di me con un caldo abbraccio.

Le accarezzo i capelli e la cullo come se fosse la mia bambina: - Va tutto bene! Ci penso io a te! Ci penso io! –
 
Trascorriamo parecchi minuti in silenzio, ad ascoltare i suoi singhiozzi che pian piano diventano sempre più leggeri e distanziati. Sentiamo il rumore dei botti in sottofondo, segno che la mezzanotte è ormai giunta, portando con se il nuovo anno. Nessuno di noi però osa parlare, nessuno ha il coraggio di disturbare quella quiete rassicurante che ci stava avvolgendo da una decina di minuti. Gli auguri in questo momento sono inutili e superflui, i nostri respiri vicini e in perfetta sincronia invece, non lo sono affatto.
 
Dopo un’altra decina di minuti trascorsi in silenzio, mi decido a prender parola:- Va meglio?- domando temendo che inveisca contro di me dicendomi che ho peggiorato le cose o che si metta a piangere di nuovo…
 
Invece, per mio sollievo, la vedo annuire e rimettersi a sedere composta. Prendo questa mossa come segno che la mia presenza ora sia superflua e ormai poco gradita, quindi mi alzo dal divano, pronto ad andare via con il cuore un po’ più leggero: - Ok! Direi che ora l’unica cosa che ti serve è una bella dormita! Domani ti sentirai completamente rigenerata!- dico mostrandomi convinto
 
Lei mi blocca prendendomi un braccio e dicendo con aria supplichevole:- Non andartene ti prego! Non lasciarmi! Non stanotte! –
 
MI faccio nuovamente intenerire dal suo sguardo da cucciolo bastonato e decido di rimanere. E’ inutile combattere contro quegli occhi! Vinceranno sempre loro!
 
 
Pov. Anna
 
Non so che piano abbia in mente Dario, e non so nemmeno quanto sia intenzionato a rimanermi affianco, per questo non vorrei dipendere mai e poi mai da lui, però devo ammettere che aveva ragione, aver pianto in modo così intenso fra le sue braccia è stato veramente liberatorio. Ora mi sento leggera, come se avessi usato tutte le lacrime che avevo in corpo e con quelle fosse uscito anche tutto il dolore che questa scelta aveva creato in me, e che mi ostinavo ad ignorare. Ora ne sono convinta, esternarlo è decisamente meglio che sopprimerlo, ma alla sola condizione che ti sia accanto la persona giusta. E Dario…purtroppo lo è.
Prima di indossare il pigiama, mi ritrovo di nuovo in canottiera, davanti allo specchio, ad osservare la mia piccola pancia che stava crescendo pian piano, quasi come se volessi chiedere consiglio a colui che vi risiedeva dentro. Magari potesse parlare!
 
- Comincia a vedersi, sai?- dice Dario appena tornato dal bagno
 
- Gli altri dicono di no!- esclamo un po’ abbattuta riferendomi a Vayda in particolare
 
- Gli altri…- dice avvicinandosi: - …non ti conoscono come ti conosco io!-
 
Il suo tono di voce così seducente e il suo sguardo intenso che mi fissa attraverso lo specchio,  mi mettono molto a disagio, così indietreggiando di qualche passo e coprendomi con le braccia balbetto: : -Ti prego non…guardarmi! Mi metti a disagio!-
 
Dario mi guarda ancora più confuso:- Cos…non…non è la prima volta che ti vedo così!-
 
- Lo so, ma sono ingrassata!- esclamo. Ho sempre avuto problemi ad accettare i cambiamenti del mio corpo, sin dall’adolescenza, e a quanto pare, non sono ancora del tutto scomparsi.
 
- E allora? Questo è solo l’inizio!- risponde con naturalezza:- In ogni caso….sappi che…- mi raggiunge dietro alle spalle per poi sussurrarmi:-… l’essere incinta, non rende una donna meno attraente!-
 
Guardo nello specchio davanti a me, fino ad incrociare i suoi occhi:- Non sei molto convincente!- dico sorridendo, immaginandomi già con una grossa palla sull’addome.
 
- Ah no?- dice in un tono così sensuale da farmi venire la pelle d’oca.
 
Lo vedo appoggiare una mano sulla mia spalla e depositarmi un tenero bacio sull’altra, senza abbandonare il contatto visivo con i miei occhi attraverso lo specchio
 
Quando mi riprendo dalle scosse elettriche che le sue labbra sono in grado di darmi e mi accorgo che mi sta ancora fissando dico indispettita:- Che cosa ti ho appena detto?-
 
Lui sorride: - Scusami! E’ più forte di me! Dubito fortemente di poterci riuscire!- dice percorrendo il mio braccio con il dorso delle dita, scatenandomi dei brividi fortissimi:- Ogni cellula del mio corpo è attratta da te!-
 
A quelle parole, fisso sorpresa i suoi occhi servendomi nuovamente dello specchio. Mi sembra di scorgervi qualcosa, ma non ne sono sicura, quindi mi volto, per osservarli realmente cercando di capire se ciò che prova è desiderio, finzione…o anche amore. I nostri sguardi s’incatenano per pochissimi secondi, nei quali ognuno sembra indagare all’interno dell’altro, poi entrambi prendiamo una decisione unanime nello stesso istante: le nostre labbra si congiungono fameliche dopo tanto tempo, le sue braccia mi circondano i fianchi e mi stringono intensamente mentre le mie mani vanno subito ad intrecciarsi nei suoi capelli. Un bacio lungo, passionale, ben diverso da quello che mi aveva concesso a Natale, molto simile….a quello che ha segnato la rottura del mio rapporto con Manuel, e anche….. la rottura di ogni nostro tentativo di riappacificazione.
 
Improvvisamente mi è chiara la definizione di questo bacio: un errore, ecco cos’è, un errore che però continuiamo a ripetere all’infinito, che ci riavvicina per un attimo e poi ci fa allontanare tutto ad un tratto. Non voglio perderlo stavolta,  non posso permettermelo!
 
Decido quindi a malincuore di allontanarmi per prima, sorridendo imbarazzata:- Ehm…-
 
Lui sembra capire, sconcertato quanto me di quanto appena successo, così balbetta distogliendo lo sguardo dal mio:- Forse…è meglio…-
 
- Dormire!- lo precedo
 
- Sì…sono d’accordo!-
 
Io entro nel letto senza aggiungere altro, ma poi, vedendolo sistemarsi sopra il copriletto gli dico: - Non…vuoi venire sotto le coperte?-
 
- Nono! Sto bene qua! Mi coprirò con questa!- aggiunge prendendo un plaid dalla sedia che si trova in fondo al letto.
 
Non oso contestare la sua scelta, anzi, mi dichiaro fortunata del fatto che non se ne sia andato. Già questo è un progresso! Non mi ha lasciato! Solitamente l’avrebbe fatto! E invece no! Questa volta è rimasto….e forse…se le cose non prenderanno brutte pieghe…rimarrà.
 
Decido di ringraziarlo prima di spegnere la luce del comodino, così appoggio la mano fra il suo collo e la spalla, per attirare di nuovo la sua attenzione e mi limito a dire: - Comunque grazie!-
 
- Di cosa?-
 
- Di essermi accanto, anche se… sono un po’ orgogliosa, spesso isterica…insomma….non sono sempre facile da gestire!-
 
Lui in tutta risposta mi circonda le spalle con un braccio:- Non lo sei mai stata! E comunque…non c’è di che!- dice riportando infine il suo sguardo verso il soffitto, tipico segno di una conversazione conclusa. Così mi decido a spegnere la luce e mi sistemo in modo da mantenere il contatto con lui, nonostante le coperte, notando con piacere che il suo abbraccio, rimane ancora.
 
Forse non sono sola in tutto questo, forse ho accanto la persona giusta, che saprà guidarmi nelle mie scelte, o che mi starà semplicemente accanto accettando quelle che farò, asciugando le mie lacrime quando necessario e mostrandomi amore e affetto, seppur col contagocce! Dopotutto anche l’oceano…soltanto da gocce d’acqua è in gran parte formato!
 
 
Ragazze abbiate pietà! Questo capitolo è pessimo! E’ contorto nella scrittura e piuttosto contradditorio! Non riesco ad esprimere ciò che immagino e temo di non riuscire a trasmettere i veri sentimenti dei protagonisti. Mi sembra di confondervi sempre di più! Mi fa rabbia, ma ormai…questo è andato così…non riesco a cambiarlo! Il prossimo sarà anche peggio…quindi come tempi di pubblicazione non sarò molto celere! Poi però…per le fedeli e pie donne che mi rimarranno ancora al seguito…ho in mente dei piccoli particolari per cercare di movimentare un po’ la storia…che diciamocelo…attualmente è una palla unica! Ma non so come andarcene fuori senza fare salti megaspaziali…o meglio megatemporali! XD Nel frattempo godetevi l’estate (se così si può chiamare, visto che ombrello e golfino sono cari compagni delle mie giornate! ). Un bacione a tutte quelle che ancora mi seguono! Abbiate fede…ma non troppa! Riuscirò a cambiare la storia, o almeno ci proverò! XD
 

 

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Capitolo 16
*** Calpesta te stessa e deciditi! ***


Pov. Dario
 

Dicono che la notte porti consiglio. Dicono! Per me porta solo tormento! Sono ore che fisso il soffitto scuro e guardo Anna dormire rannicchiata vicino a me: sembra così serena, come se si sentisse protetta dalla mia sola presenza. Le accarezzo i capelli sentendomi così inutile…in questo momento mi odio profondamente, perché non riesco a darle l’aiuto che le serve, quella marcia in più per decidere cosa sia giusto o sbagliato. Vorrei tanto sparire e far materializzare Massimo al posto mio: sarebbe sicuramente più saggio; ma se nemmeno lui è riuscito a metterla sulla giusta strada, mi domando cosa posso fare io, che in genere combino un casino dietro l’altro, e che nella mia vita ho fatto una sola scelta giusta… quella di iscrivermi a chirurgia. Mi sto ancora domandando se la mia decisione di tenere Anna nella mia vita sia giusta o meno: Anna è il mio sole, su questo non c’è dubbio, ma non so quanto io possa essere di beneficio per lei. E questo figlio invece? Lo sarebbe? Se lo desse in adozione, Anna riavrebbe tutta la sua vita, la sua giovinezza, avrebbe il tempo di laurearsi, trovare un lavoro e costruirsi una famiglia al momento giusto e con la persona giusta, ma d’altro canto….riuscirebbe a convivere con i sensi di colpa? Io non credo! Cioè…stiamo parlando di una ragazza che non dorme la notte se è in ansia per un esame, che piange sui libri e si dispera se non lo passa, una ragazza che sa cosa vuol dire crescere senza un genitore e che a distanza di quattordici anni a volte si chiede ancora cosa penserebbe di lei suo padre se fosse ancora in vita. Una ragazza così, secondo voi, potrebbe convivere con l’idea di aver abbandonato un figlio, seppur con le migliori intenzioni? Come ho detto prima, io non credo! Per questo l’unica opzione che rimane è tenerlo, sacrificando la propria giovinezza, e magari pentendosene ogni giorno, ma essendo felice in futuro, da ragazza single, o meglio ancora con un compagno al suo fianco, se mai riuscirà a trovare qualche bravo ragazzo che vorrà costruire una famiglia con lei, nonostante il suo “sbaglio” passato. E’ dura però! Non è questo che volevo per lei! Meritava una vita semplice…e purtroppo…io posso fare ben poco per fargliela riavere!
 
Finalmente si sta svegliando, anzi, per la precisione si sta stiracchiando come un gattino, fusa comprese:- Mh erano giorni che non dormivo così bene!- dice, volgendo i suoi occhioni celesti verso di me, che sembrano ancora più grandi e belli al mattino presto
 
- Erano giorni che non dormivo così male!- confesso io
 
Lei in tutta risposta, prende le distanze da me e scosta le coperte offesa:- Grazie eh! Non pensavo di essere così ripugnante!-
 
- Non sei tu…e lo sai!- esclamo inseguendola lungo il corridoio, bloccandola prima di arrivare in cucina:- Pensavo…al discorso di ieri….non c’è bisogno che tu lo faccia! Insomma…se il bambino è mio….io gli starò accanto, non solo economicamente parlando….possiamo essere una famiglia, una….specie di famiglia!- esclamo stupendomi in prima persona di quello che ho appena detto, senza neanche averci pensato un attimo.
 
Una famiglia. Con lei. Un sogno irrealizzabile, se non in modo imperfetto. Eppure…penso quasi che lo vorrei davvero.
 
- Una specie eh?- ribatte disgustata dal termine:- Non penso che questo basti! E poi….io non posso aspettare la nascita del bambino per sapere a che futuro andrò in contro! Non posso sperare di fare la mamma e poi scoprire di dover rinunciare!-
 
Le sue parole mi travolgono come un fiume in piena, e finalmente ho la risposta a tutti i miei quesiti: lei VUOLE essere madre, lo vuole veramente, deve solo trovare il coraggio di ammetterlo.
 
- Non devi farlo per forza! Se tu vuoi essere madre, nessuno te lo può impedire, né io, né Manuel…né tantomeno uno stupido dna!- dico sperando di farle entrare in testa che la scelta spetta solo a lei.
 
- Uno stupido dna che potrebbe decidere se mio figlio studierà all’estero e andrà in vacanza in Thailandia, o se dovrà lavorare al bar sotto casa dieci ore al giorno per potersi permettere ciò che sua madre non è in grado di dargli!- sbotta irritata
 
- Non stare a farne una questione economica! Io ci sono e tu lo sai!- esclamo cercando di tranquillizzarla
 
- Ma non so se sei il padre! E questo cambia tutto!-mi urla addosso
 
- Non deve per forza! Io…-
 
- Non dirlo Dario!- m’interrompe indietreggiando :-Non voglio neanche sentirlo!-
 
Ok! Io ci ho provato! In tutti i sensi! Lei non vuole il mio aiuto, e io non so più cosa fare! La mia pazienza ha un limite, che una volta oltrepassato, non conta più se mi trovo davanti una donna incinta o quella che amo. Non m’importa più, perché tutto ciò che vedo è un muro, che ho provato ad abbattere in tutti i modi…e ora, mi sono davvero stancato.
 
- Diventerai un ingegnere Anna! Riuscirai a dargli tutto e anche di più!- esclamo con la freddezza che ferisce, perché forse è proprio quello che voglio fare, forse voglio mostrarle quello a cui andrebbe incontro se io le voltassi le spalle.
 
Forse sono troppo presuntuoso e mi sopravvaluto, o forse invece sono solo stanco di essere rifiutato. Così mi volto e senza aggiungere altro me ne vado da quella stanza, lasciandola sola, magari in lacrime, magari in preda ai sensi di colpa, o chissà…magari indifferente. Al momento però, non m’interessa, non mi deve interessare perché io ho fatto di tutto per aiutarla, e lei ostinatamente continua a respingermi perché non vuole il mio denaro. La situazione è sempre la stessa…e fino a che non sarà lei a cambiare, io non posso fare altro che aspettare e sperare che si decida al più presto.
 
 
* tre giorni dopo*
 
Pov. Anna
 

Sono passati tre giorni, e di lui neanche l’ombra, nemmeno uno squillo, niente. So che è colpa mia, so che ho esagerato, ma speravo che lui in qualche modo, riuscisse a passarci sopra e non mi abbandonasse come al solito. Magari lo sta facendo solo per farmi provare cosa significhi vivere una vita senza di lui, e se il suo intento era quello di mostrarmi il vuoto, beh ci sta riuscendo alla perfezione! Ma chi potrebbe garantirmi la sua presenza? Lui finora, a parte “una specie di famiglia”, mi ha offerto solo il suo denaro…cosa che non posso accettare…vorrei, ma davvero non ci riesco…non posso, non lo farò!
 
Nel momento in cui decido di andare a fare un giro in centro, ad ammirare le vetrine dei negozi, giusto per provare a distrarmi, qualcuno bussa alla porta e sulle mie labbra spunta un sorriso al solo pensiero che possa essere lui…con quei suoi occhi marroni tendenti al verde che tanto mi sono mancati…
 
Corro ad aprire e…sì…beh…come occhi ci siamo ma…tutto il resto è diverso! Di lui ci sono solo gli occhi…ah e magari un cognome sulla carta d’identità!
 
- Fabrizio?- domando alquanto sconvolta di trovarmi davanti suo figlio.
 
Esatto! Proprio quel figlio che ha fatto di tutto per rovinarmi l’esistenza e la convivenza con suo padre.
 
- Sì proprio io! Non te l’aspettavi eh?- dice mostrandomi un sorrisone soddisfatto.
 
- Cosa sei venuto a fare?- domando con un pizzico di curiosità, ma anche poca cortesia. Scusate se non lo abbraccio, ma non sono certo una che perdona!
 
Lui sorride, per niente sorpreso della mia reazione, rispondendomi con tono canzonatorio:- A gongolare della tua triste situazione! Nonché sul tuo aumento di peso, le smagliature e tutto il resto! Se poi vomitassi, penserei anche di fare un bel video da mettere su facebook!-
 
- Ma vaffanculo!- rispondo con una naturale repulsione che mi viene fuori fin dal profondo delle viscere
 
Faccio per chiudergli la porta in faccia, ma lui me lo impedisce:- Aspetta! Non così presto! Voglio parlarti!-
 
- E di cosa?- dico incrociando le braccia al petto: -Hai ottenuto ciò che volevi! Io e Dario non stiamo più insieme!-
 
Lo vedo alzare le sopracciglia, per poi superarmi e accomodarsi in casa mia, noncurante del fatto che io non l’abbia invitato ad entrare:- Tecnicamente no, ma potrebbe averti lasciato qualcosa di suo!-
 
- Dove vuoi arrivare?- domando allarmata:- Se stai pensando che io possa approfittarmi… che voglia rubarti l’eredità…-
 
- Non m’interessano i soldi!- m’interrompe infastidito dalla mia insinuazione:- Nella mia vita hanno fatto più danni che benefici!-
 
- Però finora ti hanno fatto comodo!- ribatto pensando alla bella vita da figlio di papà che ha condotto fino ad ora
 
In tutta risposta, lui si accomoda beatamente sul mio divano per poi incatenarmi con quello sguardo così famigliare, vagamente triste, ma risoluto:- Avrei preferito un padre, non una macchina all’ultima moda o un biglietto di sola andata verso un college che ho dovuto scegliere per forza!-
 
Spalanco gli occhi sorpresa e come se fossi un automa, mi siedo accanto a lui, perché sono convinta che il suo monologo sia appena cominciato.
 
- Avrei voluto giocare a pallone con lui, non aspettarlo per ore a casa per poi scoprire che si era dimenticato di me, o che mi aveva messo da parte per dare la precedenza al lavoro. Avrei voluto che si complimentasse con me quando andavo bene a scuola, come facevano gli altri genitori, peccato che gli altri non avessero tre lauree e si accontentassero di un voto discreto! Avrei voluto parlare con lui, dei miei problemi d’adolescente, ma lui non c’era, perché era impegnato a fare soldi, e poi chi meglio potevo desiderare di una mamma laureata in psicologia, pronta a psicanalizzarmi in ogni minuto e a darmi del depresso o del ribelle per qualche piccola bravata? Un padre non era necessario a me, questo era quello che tutti pensavano, ma io l’avrei tanto voluto…e qualche giorno ti dirò, ho avuto quasi l’impressione di averlo! Tutti gli altri no! Però avevo cinquanta euro in tasca! Quelli sì! Compagni della mia fortunata adolescenza! Lo capisci adesso? Riconosco ai soldi una certa utilità, ma non gli attribuisco troppa importanza, in fondo sono solo pezzi di carta…non emanano affetto!-
 
Ho sempre pensato che Fabrizio fosse abile a farsi compatire, ma, dopo tutto quello che ho appena sentito e visto con i miei occhi, dubito che anche il più bravo attore riuscirebbe ad interpretare un ruolo così bene. Per la prima volta sembra sincero, e forse per la prima volta mi rendo conto anch’io, che magari tutta quell’ostilità nei miei confronti, trova giustificazione in questo: in un passato triste, con un uomo freddo e distaccato, che all’improvviso chissà come, s’innamora di una giovane ragazza e dimostra di avere un cuore. Qualsiasi figlio mi avrebbe odiato, perché nessuno meriterebbe di vivere nell’ombra, di venir messo da parte come è successo a lui, senza nemmeno un valido motivo.
 
Molti dicono che ho il dono della compassione, io non ne sono mai stata certa, però in questo momento, forse a causa della gravidanza, mi trovo pienamente d’accordo con loro, mentre sento delle lacrime che scendono dispettose dai miei occhi, senza nemmeno avermi chiesto il permesso.
 
- Che hai? Stai bene?- mi domanda Fabrizio totalmente stupito della mia assurda reazione
 
Assurda è dire poco! Io che provo compassione per Fabrizio? Per quel ragazzo che fino ad ora avevo sempre considerato un mostriciattolo senza cuore e cervello? Sì proprio per lui!
 
E che dovrei pensare del padre? Dell’uomo che io amo? Dovrei odiarlo per questo? O dovrei trovare la forza di perdonarlo?
 
- S-sì…sono…ormoni impazziti!- balbetto asciugandomi il viso con il dorso della mano: -E’ che…ho già un istinto materno…di protezione… non so perchè! Non….non  ti avevo mai sentito parlare in questo modo…sapevo che Dario non era stato un padre molto presente, ma…non pensavo fino a questo punto! Mi…dispiace così tanto!- concludo facendo sgorgare nuove lacrime
 
- Calmati Anna! Non sono venuto qui per farmi compatire!- esclama mostrandosi quasi a disagio di fronte al mio comportamento.
 
- Ha mai  fatto qualcosa di buono?- mi viene spontaneo domandare, anche se quasi temo la risposta.
 
Contrariamente a quanto mi aspettassi, vedo aprirsi un sorriso sul suo volto corrucciato:- Oh sì! Ci sono stati dei bei momenti, li costudisco gelosamente nella mia memoria, rari….ma belli! Non li cambierei per niente al mondo!- esclama con aria sognante:- Noi due…sugli spalti dello stadio di San Siro a tifare a gran voce per il Milan, o a tirare palle di neve addosso a mia madre intenta a farci una fotografia. Quando avevo sei anni a carnevale, mi vestii da dottore e andai a trovarlo in ospedale… mi fece fare un giro per i reparti trattandomi come se fossi un suo collega…poi però venne chiamato d’urgenza e mi lasciò in custodia ad un’infermiera che neanche conoscevo.- conclude rattristandosi lievemente, per poi riprendersi come se nulla fosse: - Sai … l’ unica favola che mi ha mai raccontato s’intitolava  “Pierino e il dentino malandrino”! Non penso esista nei libri di fiabe! Suppongo fosse totalmente opera della sua fantasia! –
 
- E che fantasia!- ribatto ridacchiando assieme a lui
 
E’ la prima volta che ridiamo insieme da quando ci conosciamo. Solitamente ci tratteniamo dal prenderci a pugni, limitandoci ad insultarci pesantemente. Eppure….in questa veste…Fabrizio non è poi così male! Anzi, mi sta quasi simpatico! E se penso una cosa del genere…vuol dire che questi ormoni mi stanno proprio dando alla testa!
 
Ad un certo punto però, il suo sguardo torna serio: - Il punto è….che lui ci ha provato! Ha provato ad essere un buon padre, e ovviamente non c’è riuscito! Ma l’ha fatto! Non mi ha mollato prima di conoscermi…e in qualche modo, mi ha voluto bene, anche se non ha mai fatto molto per dimostrarlo. In fin dei conti è pur sempre mio padre….e non lo cambierei con nessun altro….perchè sono comunque fiero di essere suo figlio, anche se questo spesso comporta il non sentirmi alla sua altezza. Ti sto dicendo questo perché so che pensi di non poter essere una brava madre, ma la realtà è che la mamma perfetta non esiste, e… fossi tuo figlio, ti vorrei bene solo per il fatto di esserti sforzata a diventarlo, anche se non ci riuscissi, ma non ti vorrei mai bene se gettassi la spugna senza nemmeno provarci, perché in fondo…. puoi girarla e dargli tutte le giustificazioni che vuoi, ma per un figlio….si tratterà sempre e solo di abbandono.-
 
Rimango a fissarlo sbalordita per qualche secondo. Mi sembra quasi di avere avuto una conversazione proiettata nel futuro col mio stesso figlio, o figlia.  Sì perché mi sembra proprio di vederlo in lui! Fabrizio incarna tutti i miei timori come genitore, e anche quelli di un possibile padre come Dario. Fabrizio non è stato molto seguito durante lo crescita, o meglio, è stato soffocato dalla madre e ignorato dal padre, eppure mi ritrovo a pensare in questo esatto istante che non è venuto su poi così male, e che forse potrei farcela anch’io. Forse se lo volessi e m’impegnassi al massimo potrei riuscire ad essere degna di farmi chiamare “mamma”, potrei crescere e prendermi cura di un piccolo essere umano e chissà, forse non combinerei proprio un disastro, se magari fossi disposta a farmi aiutare…
 
- Ti ho sconvolta di nuovo eh?- domanda Fabrizio riportandomi su questo pianeta, e soprattutto al giorno d’oggi!
 
- No…cioè sì … un po’! Non mi aspettavo questo da te! E non pensavo che Dario si confidasse a tal punto!-
 
Voi sì? L’avreste mai pensato che uno come Dario si confidasse col figlio riguardo argomenti così delicati e che soprattutto coinvolgono anche la sottoscritta?? Io no! I due Camossi ultimamente mi  stanno riservando una sorpresa dietro l’altra!
 
- Sì beh….siamo cambiati….entrambi! Io…ho finalmente trovato la mia strada, e ho cessato ogni tipo di ostilità nei suoi confronti. E lui…beh…negherò di averlo detto tra meno di cinque minuti, ma…. si sta finalmente comportando da padre! Con vent’anni di ritardo, ma….è sempre meglio di niente, e ritengo che una parte del merito sia tua, quindi…dovevo venire, visto che ho ancora tante colpe da espiare!- conclude poggiandomi una mano sulla spalla e alzandosi dal divano: -Ora però devo proprio andare, perché ho abbandonato la mia ragazza dal parrucchiere!- dice affrettandosi verso la porta per poi voltarsi un’ultima volta verso di me:- Tu pensaci! E prendi la decisione giusta…in fondo…non mi dispiacerebbe una sorella, seppur essendo figlia tua, avrebbe un caratteraccio! –
 
Io sorrido di rimando, felice della sua affermazione, anzi, di tutto il suo comportamento. Forse…è davvero cambiato come dice di essere, e questa…è una cosa davvero meravigliosa!
 
-Adios! – esclama, prima che io possa dire qualsiasi cosa, chiudendo la porta alle sue spalle.
 
Decido di avvicinarmi alla cucina per prepararmi un the, o una tisana, devo ancora decidere. E questo, penso che fra tutti, sia il dubbio minore! Mi accomodo al tavolo, pronta a meditare su quanto mi ha detto Fabrizio, mettendo nuovamente in discussione tutti i miei credo. Ahhh! Dannati uomini! Perché mi devono sempre complicare l’esistenza??
 
 
Pov. Dario
 
Ancora mi domando cosa ci faccia io qui, fermo sotto casa sua a fissare il volante della mia auto. Continuo a ripetermi che è tutto inutile, che è troppo testarda e non cambierà mai idea, eppure… sono di nuovo qui, con un ultimo asso nella manica, con un tentativo che se andrà a vuoto, segnerà per sempre la mia sconfitta. Spero di aver fatto la scelta giusta, spero di conoscerla veramente quanto credo, anche se a dirla tutta, non mi sono mai sentito così insicuro in vita mia: la paura di sbagliare è tanta, ma è sempre meglio provarle tutte piuttosto che restare inermi a guardare.
 
Il portone d’ingresso è aperto, così decido di salire le scale fino a bussare alla sua porta, che stranamente lei spalanca, senza nemmeno domandare “chi è”:- Fabri…Dario!- esclama sorpresa di vedermi
 
- Stavi dicendo Fabrizio?- domando ancora più sorpreso del nome che stava pronunciando prima del mio
 
- Sì proprio così! Tuo figlio era qui fino a pochi minuti fa!-
 
- E…cosa ci faceva qua?- domando improvvisamente ansioso.
 
- Oh beh…quello che vogliono fare tutti! Interferire con le mie scelte!- risponde incrociando le braccia al petto
 
- Cosa ti ha detto?- chiedo corrugando la mia fronte che già di per sè da qualche anno è leggermente rugosa
 
Lei anziché rispondere sorride, quasi come se godesse di questo mio stato:- Perché sei così preoccupato? Pensi che mi abbia consigliato l’adozione?-
 
- Non lo so! Sembra più magnanimo ultimamente, ma è pur sempre mio figlio! Se ha preso da me, dovrei aspettarmi di tutto!- confesso apertamente, perché questo è ciò che penso.
 
So che è brutto vedere un padre diffidare del proprio figlio, ma io sono cresciuto così, ho fatto affidamento solo su me stesso, e ho paura di aver trasmesso quel gene di puro egoismo anche a lui, sperando di non avergli trasmesso anche un’abbondante dose di falsità. Ma non si sa mai. Quando si tratta di noi, bisogna andarci coi piedi di piombo!
 
- Non è poi così male!- esclama sorprendendomi nuovamente:- E questo significa che forse non eri così male come padre!-
 
- Non prendermi in giro!- esclamo con durezza:- Non ci credi nemmeno tu!-
 
- Forse io no, ma Fabrizio sì!- ribatte contrariata, per poi rattristarsi in un attimo prima di aggiungere :- Crede ancora in te! E… crede anche in me!-
 
- Ma?- la invoglio a continuare
 
- Si sbaglia! Tutti si sbagliano!- esclama mettendosi nervosamente una mano nei capelli,  indietreggiando un pochino, permettendomi in questo modo di entrare in casa e chiudere la porta alle mie spalle
 
- Tutti chi?-
 
- Voi! Tu, Massimo, Antonella, Andrea, tutti voi credete in me, ma vi sbagliate! Io vi deluderò tutti! Non sarò mai all’altezza delle vostre aspettative!- urla in preda a una crisi di nervi
 
Forse dovrei calmarla, dovrei davvero! Peccato che quando qualcuno mi urla addosso o dà di matto, raramente riesco a mantenere la calma anch’io, specialmente se sono stanco di sentire e risentire da settimane, le stesse identiche cose!
 
- Sai una cosa?- scatto innervosito:-Tu hai problema! E serio! Non ti metti mai al primo posto! Un po’ di egoismo non ti farebbe male sai? Smettila di pensare a ciò che vogliono gli altri, smettila di essere altruista, di pensare al bene dell’umanità, neanche fossi Dio, cazzo!- esclamo alzando gli occhi e le braccia al cielo, per poi riportare lo sguardo su di lei e chiederle:- Che cosa vuoi tu? Hai mai pensato a questo senza farti condizionare dal resto ? Lo hai mai fatto?-
 
Lei mi fissa, un po’ sorpresa e impaurita della mia reazione e scuote la testa. Così cercando di recuperare un po’ di gentilezza, le porgo un pacchetto color verde mela dicendo:- Fallo adesso! Aprilo!-
 
- Cos?- balbetta confusa
 
- Fallo e basta!- le intimo con tono rassicurante
 
Lei appoggia la scatola sul mobiletto all’entrata e delicatamente solleva il coperchio, per rimanere a bocca aperta per quello che ci trova dentro: innanzitutto un biglietto bianco, opera del sottoscritto, che recita: “ Vuoi davvero perderti questo?” e al di sotto di esso, una scarpina da bambino, o meglio un sandaletto colorato, dalla suola arancione e i lacci in cuoio bianchi, verdi e viola. Quel sandaletto, al negozio, mi ha colpito fin da subito per i suoi colori vivaci, ma anche per la semplicità della sua composizione, che comunque trasmette alla perfezione il messaggio che ho in mente.
 
E con mia grande gioia, sembra che Anna lo stia cogliendo in pieno, dato che lo prende in mano, ammirandolo e stringendolo come se fosse una cosa preziosa. Il suo volto comincia a bagnarsi di lacrime calde che io non posso fare a meno di cogliere con un dito, sperando con tutto il cuore che il mio piano funzioni e che finalmente lei capisca che le starò accanto, a prescindere da ciò le riserverà il futuro.
 
Dopo attimi che mi erano parsi infiniti, ecco che si volta verso di me e con un espressione di dolore esclama:- Non Posso!-
 
Due parole! Due parole che fanno crollare tutte le mie attese, ma che anziché distruggere il mio spirito, non fanno altro che incendiare il mio corpo e farmi perdere la ragione:- COSA non puoi Anna?? Cosa?- urlo come mai ho fatto prima, o almeno non con lei: - Dannazione! Metti da parte quel tuo maledetto orgoglio e chiedimi aiuto! Sono qua!- dico indicandomi:-Mi vedi? Sono proprio davanti a te! Ti sto offrendo la possibilità di crescere un figlio senza preoccuparti di come mantenerlo! E tu che fai? TI ostini a ripetere che non vuoi i miei soldi? Sul serio? Vuoi perdere un figlio, solo perché non vuoi calpestare te stessa?? Non ti sto consegnando ad uno strozzino! Io posso aiutarti! Io VOGLIO aiutarti!- esclamo scandendo bene le ultime parole:- E non pretendo niente in cambio! Non sarai obbligata a stare con me o ad essermi amica, sparirò anche dalle vostre vite se questo vorrai! Tu saresti un’ottima madre e il bambino sarebbe felice, entrambi lo sareste, senza troppi pensieri alle spalle! Devi solo darmi l’opportunità di aiutarti! E se non l’accetti ora, d’accordo, mi farò da parte, ma sappi che se un giorno te ne pentirai, e credimi, quel giorno verrà, la colpa sarà solo tua, perché avevi la possibilità di scegliere diversamente e non l’hai fatto! Sappi che convivrai per sempre con la tua scelta e allora non ci sarà nessuna scusa che terrà! E’ la tua vita Anna! E ora dimmi: TU che cosa vuoi?-
 
Lei rimane immobile a fissarmi con quegli occhioni lucidi come due pozze d’acqua, socchiude le labbra, ma da esse non esce niente, e l’attesa è così straziante che mi ritrovo quasi a supplicarla: - Dì qualcosa! Ti prego!-
 
- Non…non voglio!- esclama singhiozzando, sgretolandomi l’anima in pochi secondi, ma poi, quando penso che sia veramente finita, eccola che aggiunge: - Non voglio lasciarlo!-
 
In quel momento una fioca luce di speranza si riaccende e allora, non perdo tempo a domandarle incredulo: - Significa che accetti?-
 
- Ad una condizione!- esclama tornando seria
 
- Quale?- mi precipito a chiederle. Sarei disposto a fare di tutto per lei, se ancora non l’aveste capito….
 
- Non sparire Dario!- esclama prendendomi le mani:- Stammi vicino! Anche solo come amico, non pretendo di più, ma ti prego…non lasciarmi sola in tutto questo!- conclude impaurita
 
Una condizione che per me è come un fulmine a ciel sereno, perché va contro a tutti i principi che mi ero imposto, a tutte le promesse che avevo fatto a me stesso di starle lontano, per poterle permettere ancora una vita serena, senza tutte quelle complicazioni che derivavano dallo stare con il sottoscritto.
 
Provo ancora una volta a dissuaderla da questo assurdo e insano desiderio:- Non saresti mai sola! Antonella sarebbe sempre al tuo fianco! E anche Massimo e Andrea!-
 
- Loro non sono te!- esclama con convinzione:- Se tu non ci sei, non voglio nemmeno il tuo denaro! I pezzi di carta non emanano affetto!-
 
Sorrido, pensando a quanto sia testarda questa ragazza, ma soprattutto, sorrido perché come al solito, mi ritrovo a cedere alle sue condizioni:- D’accordo Anna! Ci sarò! In qualche modo…ancora non so come…ma ci sarò! Te lo prometto!-
 
A quella frase lei si getta fra le mie braccia ringraziandomi, e io la stringo finalmente sollevato di essere riuscito a farla ragionare, e purtroppo per me, anche totalmente e incondizionatamente innamorato.
 
 
Pov. Anna
 
Adoro stare fra le sue braccia, anzi, vi dirò che molte volte, preferisco maggiormente un abbraccio ad un bacio, perché quando due persone si abbracciano stringendosi forte, è come se i due cuori venissero a contatto, come se due anime si fondessero in una sola. E’ questo ciò che provo quando abbraccio Dario: protezione, fiducia, affetto, condivisione e purtroppo…sì…purtroppo anche amore.
 
- Allora è la decisione definitiva? Io e Fabrizio possiamo tirare un sospiro di sollievo?- domanda Dario sorridendo, giusto per alleggerire la tensione che si era venuta a creare quando, una volta sciolto l’abbraccio, i nostri sguardi si erano incrociati prima che i volti si allontanassero a sufficienza
 
- Sì! Anche Massimo potrà farlo!- dico ripensando alla preoccupazione che mi aveva mostrato il giorno in cui gliel’avevo detto.
 
- L’hai più sentito dopo Natale?-
 
- No, ma…è come se l’avessi fatto! Continuo a sentire le sue parole….a vedere il suo volto…mi ha completamente sconvolto!- esclamo senza nemmeno badare alle parole che escono dalla mia bocca
 
- Dici sul serio? Cosa ci può essere di più toccante del mio discorso?- dice fingendosi offeso
 
- L’esperienza di vita!- mi limito a dire lasciandomi scivolare lungo il muro fino a sedermi sul pavimento, visto che la stanchezza comincia a farsi sentire
 
- Massimo è stato incinto?- domanda beffandosi di me, sedendosi alla mia sinistra
 
- La sua ragazza lo era!- preciso:- E ha abortito senza dirgli nulla! Tu lo sapevi?-
 
Il volto di Dario s’illumina di sorpresa mentre si appresta a rispondermi:- No! Non sono cose che si dicono così…tanto per fare conversazione!-
 
Mi sento un po’ pettegola in questo momento, continuo a ripetermi che non ho il diritto di spiattellare così al vento il segreto di Massimo, ma non posso a farne a meno, perché mediante questo, riesco anche a liberarmi del peso di tutti i pensieri e sentimenti che mi hanno oppresso in questi giorni, e che non ho ancora avuto il coraggio di confidare a qualcuno.
 
- Lui a volte pensa ancora a questo figlio che non è nato, e si sente in colpa per non essere stato in grado di evitare ciò che è successo, e io, credo che farei lo stesso, continuerei a tormentarmi per tutta la vita, chiedendomi se in qualche modo avrei potuto dargli di più…una madre vera per esempio, che lo ami sin dalla gestazione, che lo allatti al seno e lo cresca passo dopo passo, crescendo anche lei nello stesso istante. Non voglio fare la fine di Massimo! Lui ha ragione! Il senso di colpa ti divora dentro…e non c’è niente che tu possa fare per liberartene!- esclamo a ruota libera, come se stessi ragionando ad alta voce, mentre fisso il pavimento di fronte a me, poggiando il mento sulle mie ginocchia tirate al petto.
 
- E’ così!- dice lui in un flebile sussurro
 
- Tu….lo senti?- domando incuriosita, voltandomi a fissarlo
 
- Il senso di colpa?  Per Fabrizio intendi?- chiarisce aspettando che io annuisca, per poi proseguire: - A volte! Però sai… quando succede, mi ripeto che se potessi tornare indietro, probabilmente ricadrei negli stessi errori, non sarei mai riuscito a mettere da parte il mio lavoro per dedicarmi a lui, perché il mio non è solo un lavoro, è parte di me, costituisce una parte della mia anima, e impazzirei se la dovessi abbandonare, perderei me stesso, e non solo non sarei più un chirurgo, ma non potrei essere nemmeno un padre. Quindi per concludere, no, non mi sento in colpa più di tanto, perché ho fatto il possibile, ai tempi, come oggi…ho sempre dato il massimo, anche se non sono sicuro sia bastato.-
 
- Io penso di sì! In fondo sei un brav’uomo Dario!- esclamo alla luce di ciò che mi ha rivelato oggi Fabrizio e di quello che ho potuto appurare io in questi quindici mesi di sua conoscenza.
 
Dario scoppia a ridere, come se avessi appena fatto la battuta del secolo: - Può darsi! Molto, ma molto in fondo! Fossi in te starei attenta a non esagerare coi complimenti!-
 
- Perché? Mi sbaglio? Nascondi qualcosa anche tu?- domando incuriosita
 
- Tutti hanno dei segreti!- dice sorridendo maliziosamente
 
- Io no!- ribatto contrariata
 
- Perché tu sei pura!- dice guardandomi come se fossi un angelo caduto dal cielo
 
- Non è vero! Guardami adesso!- dico indicandomi il ventre:- Sono l’esatto contrario della purezza!-
 
- Può darsi! Eppure hai ancora quell’aspetto… così innocente…. che mi ha sempre affascinato!- dice con quella voce capace di incantare pure un serpente sordo
 
Ma stavolta non gliela darò per vinta, non mi farà dimenticare quello scomodo particolare celatosi in mezzo alle sue frasi:- Allora?- domando alzando un sopracciglio
 
- Cosa?- sorride facendo il finto tonto
 
- Il tuo segreto! Qual’è?- domando sempre più curiosa di conoscerlo
 
- Se te lo dicessi, non sarebbe più un segreto!-
 
- Daiii!- insisto come una bambina
 
- No!- risponde perentorio
 
- Perché?- domando facendo una patetica faccina arrabbiata
 
- Perché il passato è passato! E perché l’aura misteriosa mi dona! Non trovi anche tu?- dice facendomi l’occhiolino
 
Io decido di non rispondere, perché tanto non ha bisogno di un’ulteriore conferma, così mi limito solo a sorridere e ad osservarlo cercando di cogliere un minimo indizio, ma con lui, non c’è proprio niente da fare! Stupida io che pensavo non avesse più segreti per me…anche se a dirla tutta…la cosa non mi stupisce più di tanto…e anziché darmi fastidio, non fa che renderlo ai miei occhi ancora più attraente.
 
- Ora sarà meglio che vada…- dice ad un tratto rialzandosi
 
- Aspetta! E di questo, che dovrei farne??- domando mostrandogli il sandaletto
 
- Tienilo! Come promemoria della tua promessa! Ti sarà utile in futuro!-
 
- In futuro me ne servirebbe anche un altro!- esclamo prima di aggiungere:- So che la sfiga mi perseguita, ma spero che mio figlio sia dotato di due piedi!-
 
Lui sorride scuotendo la testa per il mio pessimo sarcasmo :- Quando ti servirà…sai dove trovarmi! Nel frattempo, farà da promemoria anche a me!-
 
Quelle parole sembrano quasi scaldarmi il cuore e ridarmi la speranza di un futuro sereno. Ammiro ancora per qualche secondo il suo sorriso, prima di sentire una dolce carezza sulla spalla, accompagnata dalla sua soffice voce:-Buona giornata…stellina!-
 
E ora so con certezza, che questa sarà davvero una buona giornata, e che forse…ce ne saranno tante altre a seguire!
 
 
Ciaoo girls! Ormai sarete anche stufe di leggere le mie scuse per i vari ritardi! Tanto sono una causa persa! Non migliorerò mai! Quindi…anziché scusarmi, ringrazio hilarymarty che ogni tanto mi punzecchia con i messaggi privati, ricordandomi che ho ancora una storia da aggiornare! ;-) ringrazio anche tutte voi che avete sopportato questi noiosi capitoli, e vi prometto che a partire dal prossimo, cercherò di dare alla storia un leggero movimento! =) abbiate fede…ancora! ahah! Fatemi sapere se trovate che Dario sia palloso con ‘sta storia dell’età (anzi…lo so già!), non so se mai cambierà…ma chissà…mai dire mai! =) sciaooo! =)
 

 

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Capitolo 17
*** Gelosia e seduzione ***


Pov. Anna
 
Come concentrarsi nello studio. Qualcuno di voi conosce qualche segreto in merito?? Io no! Sono proprio negata! Ma non solo ora, lo sono sempre stata: all’elementari la maestra diceva che avevo la “testa fra le nuvole” o addirittura mi richiamava dicendomi: ”vieni giù dal pero!”, alle medie un professore ogni tanto mi domandava se “avevo visto la Madonna” e alle superiori…boh…mi limitavo a disegnare sui libri di latino! A casa poi, da sola, sono peggio di un bambino: basta una mosca a distrarmi, o peggio, un singolo mio pensiero, e di pensieri…beh…come al solito ne ho sempre troppi, anche se ad essere sincera, sono meno cupi rispetto a quelli di qualche settimana fa, io stessa sono meno cupa, come se finalmente mi fossi decisa ad accettare e vivere appieno questa nuova esperienza. Ecco! Come al solito sto divagando! Sottolineo una frase sui miei appunti, ed inevitabilmente l’occhio mi cade più in basso, ad osservare quella protuberanza che ogni giorno sembra sempre più grossa. A dire il vero, pochi la notano, perché in università sono solita girare con maglioni o felpe extralarge: qualche mese fa indossavo capi più stretti, mi facevano sentire più femminile, ma ora, non voglio attirare l’attenzione di tutti su di me, quindi, cerco ancora di camuffare al meglio quei chiletti di troppo che ultimamente ho preso molto in fretta, evitando le cinture strette in vita, che ultimamente erano la mia passione, ma che ahimè, segnano troppo la pancia. E pensare che la prima cosa che una donna incinta vuole fare, è mostrare il suo stato al mondo intero! Io invece, sono diversa: forse perché sto vivendo una gravidanza indesiderata, forse perché non saprei rispondere alla domanda “chi è il padre?” o forse perché voglio che gli altri mi considerino ancora normale, come loro, e non mi trattino in modo diverso facendomi sentire un’esclusa. Eppure a volte, mi escludo io stessa, anche solo con la mente, mentre loro parlano di frivolezze, io mi metto a pensare che dentro di me, sta crescendo una cosa importante, una cosa che, stando a ciò che ho letto sui libri…dovrebbe già essere in grado di muovere gli arti, solo che è ancora troppo presto affinchè io me ne accorga. E se da un lato…penso che mi farebbe un po’ senso, dall’altro… non vedo l’ora di sentirlo!
 
Ancora! Sono passati altri quindici minuti, e io ho fissato la stessa riga della stessa pagina, senza nemmeno averla memorizzata. Ed è circa un’ora che sto così, se non di più! Devo tornare alla realtà….ma anche questa è la mia realtà…e anche….quella macchia scura all’angolo del muro! Quando diavolo è comparsa? Non l’avevo mai vista! E considerando il mio impegno a distrarmi, sicuramente l’avrei fatto! Posso quasi giurare che fino a mezzora fa non c’era!
 
Mi avvicino per studiarla con maggior accuratezza e noto che sembra…non so…umidiccia…come se qualcosa al di sopra…un momento! Mi avevano avvisato che a breve sarebbe arrivato un nuovo inquilino! Che razza di guaio avrà combinato quel deficiente??
 
Infuriatissima esco dalla porta e salgo le scale a due a due…busso alla porta, ma nessuno viene ad aprirmi. Noto che in realtà la porta è socchiusa, quindi la apro un po’ di più e mi affaccio all’interno:- C’è nessuno?-
 
- Sì! Un po’ nei guai!- sento provenire in lontananza
 
La voce di un ragazzo, giovanile, delicata e virile allo stesso tempo, sembra distrarmi dal mio principale obbiettivo di cantariene dietro quattro. Mi dirigo nella stanza da cui ho sentito provenire quella voce. Un bagno.
 
- Hai bisogno di una mano?- domando:- Oddio! Che disastro!- esclamo vedendo tutto il pavimento bagnato, e un ragazzo moro, con le spalle larghe e un fisico quasi atletico che sta con un ginocchio appoggiato al bordo della vasca, intento a girare una chiave inglese attorno ad un tubo che conduce al boiler.
 
- Mi puoi passare un asciugamano per cortesia?- domanda voltandosi verso di me, prima di guardarmi stupefatto:- Anna!-

- Matteo?- esclamo sbalordita:- Che ci fai qui?-
 
- Ehm…lunga storia! Mi passi quello prima?- dice indicando il panno bianco
 
- Oh sì scusa!- dico, facendo quello che mi ha detto.
 
Mi avvicino a lui, e lo ammiro mentre cerca di tamponare quella brutta perdita: indossa una maglia a maniche corte color sabbia, un colore che si addice perfettamente ad una carnagione ambrata come la sua, e con i guanti da lavoro e la cassettina degli attrezzi, sembra proprio un idraulico…un bellissimo idraulico aggiungerei! Quei pantaloni della tuta poi….gli cadono proprio a pennello!
 
- Che combini?- domanda assicurandosi al contempo di coprire i presunti buchi e cercando di capire come rimediare.
 
- No! Tu che combini! A momenti mi cola l’acqua giù dal muro!- esclamo irritata, improvvisamente ricordatami del danno che stava subendo il soffitto della mia sala, o meglio, quella dell’ appartamento di cui pagavo l’affitto.
 
Lui mi guarda sbigottito:- L’acqua è già penetrata? Accidenti! Allora c’è una perdita anche nel condotto interno! Devo andare subito giù a chiuderla manualmente…altrimenti non si fermerà!- esclama spostando di scatto la mano.
 
All’improvviso, il tubo sembra cedere ulteriormente, e l’acqua comincia a schizzare da tutte le parti, un po’ come nei sistemi antincendio. Immediatamente…si scatena il caos: Matteo cerca invano di tappare tutto, spostando il viso di tanto in tanto e chiudendo gli occhi infastidito dal getto, nel frattempo io cerco un altro panno e mi avvicino per aiutarlo, sperando di non fare ulteriori danni, anche se….vista la situazione…che altro posso fare di peggio?
 
- Ci dev’essere una manovella!- esclama intento a cercarla:- Forse l’ho trovata! Tieni qua!- dice mollandomi il panno, mentre allunga la mano verso una cosa arrugginita.
 
Ovviamente questo improvviso scambio di ruoli, non fa che aumentare la fuoriuscita dell’acqua, bagnandomi dalla testa ai piedi.
 
Finalmente riesce a girare la manovella e quando l’acqua si ferma entrambi tiriamo un sospiro di sollievo, guardandoci negli occhi e cominciando a ridere come degli scemi. Sembra quasi di stare nella scena di un film! E come ogni protagonista degno di esso…lasciatemi dire, che la maglia aderente resa quasi trasparente… gli sta d’incanto!
 
- Il condotto centrale!- esclama Matteo prima di correre alla porta:- Vado a chiuderlo!-
 
Nell’attesa decido di sedermi sul bordo della vasca, tanto ormai, sono già tutta bagnata! Mi sento già affaticata, per così poco! Continuo a guardarmi attorno, indugiando particolarmente sulla quasi pozzanghera che si è formata ai miei piedi. Sorrido spensierata, e non mi fermo nemmeno nel momento in cui ritorna Matteo.
 
- Sei il peggior idraulico che si sia mai visto nella storia!- commento divertita
 
- Già! Immagino che questa sera per me, niente bagno, anzi…proprio niente acqua in casa!-
 
- Ehm…se hai bisogno….scendi pure da me!- propongo:- Cioè…tra un po’ io vado via, ma ti posso lasciare le chiavi!-
 
- No no! Grazie! Non voglio crearti disturbo! Per una sera mi arrangerò!- dice guardandosi intorno:- Che disastro però! Ecco perché costava così poco! Chissà da quanti anni non fanno manutenzione agli impianti!-
 
-Eh già! Palazzina d’epoca!- ribatto io:- E il tutto mi rimanda al quesito principale! Che ci fa un medico in un appartamento così umile, per non dire altro??- dire fatiscente mi sembrava un’offesa, dato che ci vivevo anch’io, e io fondo, non ci stavo poi così male!
 
- Beh diciamo che il medico in questione si è appena lasciato con la sua donna e aveva urgente bisogno di un altro posto dove stare, e questo, è il primo che ho trovato; inoltre, si trova in una buona posizione, da qui si può raggiungere l’ospedale in meno di dieci minuti, traffico permettendo! Comunque non ho intenzione di stare qui a lungo, non appena troverò una sistemazione migliore me ne andrò!-
 
- Già! Fai bene visto che puoi!- esclamo senza pensarci. Oh mio Dio! Cos’ho appena detto! Possibile che riesca sempre e solo a pensare ai soldi ? Ma Che schifo! Chi sto diventando?
 
- Oh a proposito! Voglio rimediare al danno che ti ho fatto! Non credo che il tuo affittuario sia propenso a tirar fuori denaro per imbiancare il muro!-
 
- No Matteo! Non se ne parla! Non voglio che tu spenda soldi per me!- ne ho già abbastanza di carità…purtroppo….ma non ne posso fare a meno!
 
- Pago solo la pittura! Al resto penso tutto io! Non ti preoccupare!- esclama convinto “mister tuttofare”
 
- Sei anche un imbianchino adesso?- domando scettica
 
- Potrei esserlo! So farlo! Sul serio! Era il mestiere di mio nonno…mi ha insegnato qualche trucchetto!-
 
- Avevi anche qualche idraulico come parente?-
 
- No! Purtroppo no! Mi sarebbe tornato utile però!- esclama grattandosi il capo mentre ammira di nuovo il pavimento attorno, con gli utensili sparsi per il bagno e una pila di asciugamani sporchi e bagnati ammucchiata in un angolo.
 
- Va bene dai! Ti voglio mettere alla prova dottore! Dimostrami che non sei bravo solo in quello!- concludo decidendomi a dargli una possibilità.
 
- Chi ti dice che io sia bravo?-
 
- Beh….caratterialmente sei perfetto, per il resto….da un 110 e lode in medicina e un 30 e lode in specializzazione, mi aspetterei solo il meglio!- esclamo convinta
 
- Hai letto il mio curriculum?- domanda sbalordito
 
- Sì! Ma non ti montare la testa! Ho letto quello di tutti i medici che conosco!- perciso:- E’ più forte di me!-
 
- Ook!- dice come se si trovasse di fronte a una pazza squilibrata che ha appena sostenuto che le pecore siano blu.
 
- Va beh lascia che ti aiuti a dare una ripulita a questo posto!-esclamo prendendo in mano lo spazzolone
 
- Nono! Tranquilla! Mi arrangio da solo!- dice togliendomelo dalle mani
 
- No dai! Voglio rendermi utile!-ribatto riprendendolo
 
- Lo sei già stata! Sul serio!- dice posando le mani sulle mie e ammonendomi con lo sguardo:- Non voglio che ti affatichi troppo nelle tue condizioni!-
 
- Ma…- cerco di ribattere
 
- Faccio io!- precisa nuovamente prendendo il manico in maniera forte e decisa.
 
- Ok! D’accordo!- mi arrendo:- Allora sarà meglio che vada! Ci si vede!-
 
Dopo aver salutato Matteo, mi appresto a scendere le scale, ma dopo aver percorso una decina di gradini, sento la sua voce di nuovo alle spalle:- Ehi…fammi sapere quando posso venire!-
 
- A fare altri danni?- domando sorridendo
 
- Brava brava! Continua a sfottere! Quanto sei simpatica!-
 
- Realista!- dico scandendo bene il termine:- Preferisco definirmi così! Però dai….ti perdono!-
 
- Grazie!- esclama mimando un inchino
 
- Sì, ma solo perchè sei carino!- aggiungo sorridendo per poi voltarmi verso la mia porta e sussultare di fronte alla figura che mi trovo dinnanzi:- Dario!-
 
- Anna!- accenna un saluto con voce grave squadrandomi dalla testa ai piedi con aria più che contrariata.
 
- Ehm…lui è Matteo!- dico indicandolo mentre penso a qualcosa d’altro da dire per alleggerire la situazione:-Non so se vi conoscete…lavora anche lui in ospedale!-
 
- L’ho già visto… una volta!- ribatte serio
 
Fortunatamente Matteo capisce il mio comprensibile stato di disagio e corre subito in mio aiuto, scendendo le scale verso Dario:- Camossi vero? La leggenda! Molto piacere!- esclama stringendogli la mano
 
- Non sono così straordinario come tutti credono!- precisa Dario, fingendo di apprezzare il suo complimento
 
- Mi fa piacere sentirglielo dire! Spero anche che ci creda!- esclama lasciando trasparire l’astio che prova nei confronti della sua categoria
 
Che cosa? Adesso anche Matteo si diverte a lanciare freccette avvelate? Forse non ha ben presente con chi ha a che fare!
 
Infatti l’altro, senza minimamente scomporsi, ha già la risposta pronta:- Credo in molte cose, e per quanta stima io possa avere in me stesso, sono pienamente consapevole di avere dei limiti, e li accetto, senza provare a nasconderli invano!-
 
Matteo rimane piacevolmente sorpreso dalla risposta, o forse dall’immediatezza con cui questa è stata formulata, e si limita a dire:- Ne sono contento!- sentendosi poi fuori luogo, decide di abbandonarmi con la scusa di tornare a pulire il casino combinato, congedandosi con un sorriso accompagnato da un “E’ stato un piacere!”
 
- Anche per me!- risponde Dario con un sorriso altrettanto luminoso da fargli concorrenza, e forse…anche da vincerla.
 
Una volta entrati nel mio appartamento, Dario non riesce più a trattenere la sua malcelata ostilità:- Fantastico! Ora fraternizzi anche con i vicini?! E che ci fa lui qui? Come diavolo è finito proprio qui?-
 
- Hai qualcosa contro i miei vicini?- domando incrociando le braccia al petto indispettita. Da quando ha voce in capitolo riguardo le mie amicizie?
 
- Solo con quelli a cui ti trovo avvinghiata o bagnata dalla testa ai piedi!-
 
- Avvinghiata?- domando sconvolta. Di che diavolo sta parlando?
 
- L’ascensore! Tre mesi fa!- precisa
 
Ahhh! Quello! Ecco dove l’aveva già visto una volta!
 
- E’ stato un incidente! Mi ha tirato con troppa forza e sono andata a sbattere contro di lui!- mi spiego, giustificando un fatto che ritenevo talmente irrilevante da averlo già cancellato dalla memoria
 
- E quello di oggi?- continua con il suo interrogatorio
 
- Un altro incidente!-
 
- Beh questa è sfiga! Ve ne capitano tanti!-
 
Ma che stress! Possibile che seve essere sempre così pesante? Sbuffo esasperata dicendo:- Ho l’acqua che mi cola dal soffitto, se proprio vuoi saperlo!- poi però un pensiero fa capolino nella mia mente, e non posso fare a meno di esprimerlo, sorridendo divertita:- Ma perché? Sei geloso per caso?-
 
Dario spalanca gli occhi sorpreso, affrettandosi a rispondere:- Geloso io? Non ho assolutamente nulla da invidiargli!-
 
Colto nel fallo! Lo conosco troppo bene ormai! Non sa mentire, specialmente in questi casi! So che dovrebbe darmi fastidio il suo comportamento, ma in realtà, adoro quando agisce così, quando “ringhia” contro i suoi avversari, quando è così protettivo nei miei confronti….sono in quei rari bei momenti che dico a me stessa “ se si comporta così…forse in qualche modo gli interesso ancora!”
 
- Sicuro?- alzo un sopracciglio a mò di sfida, rincarando la dose: - Matteo è giovane e….molto bello!- sottolineo
 
- Questa era cattiva, signorina!- commenta avvicinandosi a me…
 
…una vicinanza che forse non sono disposta a sopportare, quindi decido di allontanarmi con la scusa di togliere il mio maglione bagnato e distenderlo sullo schienale del divano vicino al calorifero. Tuttavia, mentre faccio questo, non mi astengo dall’aggiungere:- Ho solo detto la verità! Non puoi essere primo in tutto! Accettalo!-
 
Un’altra cosa che mi piace di lui, è vederlo vulnerabile. Quando si parla di uomini più giovani, Dario da leone sembra trasformarsi in un pulcino, come se si accorgesse di non poter vincere, e si arrendesse di fronte a quest’ostacolo insormontabile, senza nemmeno provare a superalo. E’ strano vedere un uomo come lui, abbattersi in questo modo. A volte non riesce proprio a percepire il suo vero potenziale, e si  ostina a non capire, che non sarà qualche capello grigio a fargli perdere quel fascino che mi ha conquistato.
 
Dario è molto debole su questo fronte, lui lo sa, io lo so, ma pretende di non farmelo notare, impegnandosi a trovare gli innumerevoli difetti dell’altro:- Può anche darsi che sia giovane ma…la sua stretta di mano fa proprio pena! Diversi ottantenni mi hanno stretto con maggior vigore!-
 
Bella questa! Divertente! Ma soprattutto vera! Quella stretta di mano non sta proprio bene ad un uomo virile come Matteo!
 
- Sapevo che l’avresti notata! Finora però, è il suo unico difetto!- preciso, lasciandogli intendere che, la lista dei suoi difetti era molto più lunga, ma forse…lo era anche quella dei pregi.
 
- Oh beh non puoi saperlo!- ribatte lui:- Spero per lui che non sia così anche là sotto!- conclude con la naturalezza di chi si sta auspicando che il treno non sia in ritardo.
 
Io spalanco la bocca sbalordita e  allo stesso tempo divertita da questa sua uscita:- Ma chi ti credi di essere?-
 
- Il migliore! E non solo in chirurgia!- esclama con voce roca, avvinandosi di nuovo a me
 
- Sei soltanto troppo egocentrico!- esclamo, indietreggiando senza quasi nemmeno accorgermene, fino ad arrivare con le spalle al muro.
 
- Perché, vorresti dire che non è così?- incalza maggiormente, riportando il mio sguardo su di lui
 
- Ehm…io…non so di cosa stai parlando!- balbetto imbarazzata
 
Lui sorride compiaciuto di vedermi nuovamente in difficoltà:- A giudicare dal colorito che ha assunto il tuo viso, direi che hai capito benissimo!-
 
- In ogni caso…io...non posso dire niente! Non è che abbia tutta questa esperienza!- dico cercando di mantenere un tono serio e professionale, decisamente adatto alla situazione! Distacco! Ecco quello che ci vuole…un distacco mentale, visto che quello fisico attualmente mi è difficile da realizzare!
 
Peccato che la persona che mi sta davanti, non ce l’ha nemmeno nell’anticamera del cervello, e sembra più che determinata ad affondare maggiormente il coltello nella piaga:- Hai conosciuto Manuel e me…un ventiquattrenne contro un quarantanovenne…puoi confrontare noi!-
 
Rieccoci al tema dell’età! Quando mai cambierà arg…che cosa?? Mi ha appena chiesto….quello? Proprio quello?
 
- Tu…tu sei pazzo! Non ti dirò proprio niente!- ribatto inorridita, anche se non riesco ad evitare di sorridere
 
- Perché no? Hai paura di ferire l’ego del tuo ex?- domanda recuperando un tono normale e allontanandosi di qualche centimetro.
 
- Sei molto sicuro di te, eh?- oso pronunciare
 
In tutta risposta lui fa un passo verso di me, raggiungendo una distanza di pochi centimetri dal mio viso, in modo che ogni sussurro da parte sua, riusca a far vibrare ogni singola fibra del mio corpo:- Sì! Io sono più maturo e conosco le tue esigenze, ho più esperienza…non puoi negarlo!- esclama incatenandomi a quello sguardo così malizioso, da scorgerci dentro le tenebre della perdizione:- E inoltre…- aggiunge:- Presto molta attenzione ai particolari….conosco ogni tuo punto debole!- conclude facendo scorrere delicatamente ma in modo deciso, il suo pollice sulla parte destra del mio mento….su quella parte che a causa dell’intervento gode di una certa ipersensibilità, spesso fastidiosa, ma anche piacevole in pochissime rare situazioni, che soltanto lui è in grado di creare. Non mi ha ancora toccata altrove, eppure…ha già vinto! Un singolo gesto, una virgola apparentemente innocua, che mi fa chiudere gli occhi e scostare il viso di lato. Pochissimi millesimi di secondo, che però bastano a farmi capire, quanto io sia sensibile alle sue carezze, ma soprattutto, quanto lui stia attento alle mie reazioni.
 
Una volta recuperata la giusta lucidità mentale, trovo la forza per spingerlo via poggiando entrambe le mani contro il suo petto:- Tu giochi sporco!- sussurro cercando di farlo passare come un rimprovero. In realtà…sembrava tutt’altro!
 
- Non sono noto per essere un santo!- ribatte avvicinandosi di nuovo costringendomi contro al muro. Il mio braccio per sbaglio va a sbattere contro un sacchetto posto sul mobiletto, contenente spezie profumate, che inevitabilmente si riversano sulla superficie, cosa che comunque passa inosservata ai miei sensi, totalmente succubi di lui.
 
Mi è talmente vicino che il suo profumo m’invade le narici e funge come droga per me, sento un vuoto nello stomaco, il cuore che batte più forte mentre cerco di combattere l’irrefrenabile impulso di  baciarlo. Perché mi sta facendo questo? Perché vuole rovinare tutto così? Non avevamo forse un accordo?
 
- Dario!- ansimo quasi stremata:- Ti prego! -
 
- Cosa?- domanda sorridendo sornione
 
- Io…- sussurro:- …STO MALE!- esclamo ad alta voce, dandogli uno spintone e correndo verso il bagno, sperando che la tavoletta sia già alzata.
 
Non so perché mi sia successo! Erano alcuni giorni che non mi capitava! Penso sia stato scatenato da tutte quelle foglie secche profumate agli agrumi che si sono rovesciate poco fa in un luogo troppo vicino al mio naso sensibile. Dovrò infierire contro Vayda per averle comprate! O forse anche ringraziarla, per avermi salvato da una situazione apparentemente senza via d’uscita!
 
Abbraccio la tavoletta del wc e vi riverso all’interno l’intera anima, oltre alla merenda, il pranzo e forse anche la colazione.
 
- Davvero ti faccio questo effetto?- esordisce una voce adorabile e fastidiosa allo stesso tempo.
 
- Scusa!- esclamo alzando la testa verso di lui, cercando di pulirmi malamente la bocca, ma rimanendo ancora inginocchiata, giusto per assicurarmi di aver veramente finito.
 
- Fai bene a scusarti! Il mio ego si è sentito profondamente ferito!- esclama restando incollato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto, come se stesse parlando a una persona normalissima, non ad un piccolo rivoltante mostro bagnato, inginocchiato sul pavimento.
 
- Eppure sei ancora qui! Ad assistere a questo spettacolo! Dovrei farti ribrezzo!- esclamo con voce roca, provando schifo per me stessa.
 
- Per questo?- sorride indicandomi, camminando in mia direzione : - Gioia mia ho visto di peggio! Non sono certo un tipo impressionabile! Anzi, ti dirò di più… ti avrei tenuto anche i capelli, se solo tu disgraziata non li avessi tagliati!-
 
- Ancora con la storia dei capelli?- sbotto irritata:- Adesso poi? In un momento come questo? Ti sembra il caso?- cioè…io sto da schifo…e lui osa parlare di capelli? Sul serio?
 
- Scusa tanto! Sono abituato a parlare di cibo mentre opero e di interventi mentre mangio!-
 
- Che schifo!-mi limito a dire scuotendo la testa e increspando tutto il viso
 
- Eppure hai smesso di vomitare!- sottolinea con una tono tale da farmi nascere un istinto omicida nei suoi confronti
 
- Ti diverte così tanto? Vuoi fare cambio??- ribatto come se lo stessi minacciando
 
Lui alza le mani in tono di resa e risponde pazientemente:- Non guardarmi così! Sei entrata da poco nel secondo trimestre…vedrai che pian piano le nausee si attenueranno! Devi solo portare ancora un po’ di pazienza!-
 
- Lo spero! Sono a pezzi!- esclamo mentre a stento mi rialzo
 
Pensavo che un vero cavaliere, mi avrebbe aiutato, e invece no, mi sono dovuta arrangiare da sola. Nel momento in sto per realizzare di essere stata delusa però, il mio cavaliere in veste bianca da dentista aveva già provveduto a ben altro:- Et voilà! Spazzolino e dentifricio pronti all’uso! Ammettilo che sono meglio di Matteo!-
 
- Non penso che un gesto carino basti a surclassarlo!- commento cominciando a lavarmi i denti davanti allo specchio.
 
- E’ forse una sfida questa? Sai che vincerei!- sussurra al mio orecchio, seducendomi col suo sguardo attraverso lo specchio, mentre appoggia una mano sul mio fianco
 
- Io so solo che ho appena vomitato, e che devo prepararmi per uscire con i miei amici! E come al solito…- aggiungo dopo aver guardato l’orologio al polso:-… sono nettamente in ritardo!-
 
Il viso di Dario sembra quasi irrigidirsi a quell’esclamazione, e il suo corpo immediatamente prende le distanze dal mio:- In tal caso…non ti rubo altro tempo! Divertiti!- conclude voltandomi le spalle
 
- Dario!- lo richiamo prima che esca dal bagno, affrettandomi a sputare il dentifricio che avevo in bocca:- Se anziché uscire con i miei compagni di università… fossi uscita con Matteo, avresti comunque accettato la cosa?-
 
Non so perché ho fatto questa domanda, mi è venuta spontanea, un po’ come se volessi verificare, fino a dove potesse arrivare il mio grado di libertà, e forse…anche il suo livello di sopportazione.
 
- Naturalmente!- esclama cercando di distendere i lineamenti del suo viso fino quasi ad accennare un sorriso:- Il nostro accordo non è vincolante su questo! Sei libera di uscire con chi vuoi…non ho alcuna opposizione in merito!-
 
- Ma…- cerco di obbiettare, di dire qualcosa, ma lui me lo impedisce, freddandomi con la sua gelida risposta:- Ho promesso che ci sarò nella tua vita… ma se non ricordo male, non ho stabilito come!-
 
Detto questo si volta, e senza aggiungere altro, mi lascia definitivamente sola, in balia dei miei pensieri.

Ok! Forse me lo sono meritata! Riesco a percepire il suo astio nei confronti di Matteo, ma continuo a chiedermi come possa funzionare questo accordo fra di noi: insomma…non possiamo stare insieme, ma nemmeno del tutto separati, lui continua a mantenere questa distanza, e a dirmi di farmi una vita, ma allo stesso tempo s’innervosisce al solo pensiero di vedermi con un altro. Quindi…in poche parole sono come in prigione…e lui è il mio carceriere. Ma la cosa peggiore, è il suo atteggiamento altalenante. Oggi sembrava quasi che mi volesse sedurre, a quale scopo poi? Farmi cedere per poi riallontanarmi in quanto peccatrice? Che cosa vuole da me? Io…vi giuro…non l’ho ancora capito!
 

Pov. Dario

Scendo velocemente le scale e non appena raggiungo la mia auto, la prima cosa che faccio è scagliare un pugno contro il volante. Maledizione! Perché mi comporto così? Perché non riesco mai a stare fermo sulle mie posizioni? Possibile che ogni volta che me la trovo davanti, abbandono qualsiasi tipo di coerenza? Oggi poi…ho decisamente oltrepassato il limite! Ho tentato di sedurla, e ci sarei riuscito se solo non le fosse venuta la nausea in quel preciso istante. Stava per cedere, e io lo sapevo, ma non riuscivo ad allontanarmi, volevo che fosse mia, anche solo per un momento. Non l’avevo premeditato, assolutamente, ma quando ho visto Matteo, e il loro legame, non ci ho più visto: ho temuto di perderla e ho agito di conseguenza. Sono abituato ad essere l’uomo alfa, non mi piace essere messo da parte, sono competitivo di natura e non c’è altra cosa per cui lotterei di più. Inoltre vederla lì, bagnata, con la maglia che le aderiva al corpo, mostrandone i recenti cambiamenti, mi ha accecato la ragione: ai miei occhi era ancora più donna, la stessa che amavo e forse con qualche altro pregio in più.

Tuttavia, ancora una volta, con una semplice frase è riuscita a spezzarmi il cuore. Uscire con gli amici. Ecco quello che doveva fare. Io ero di troppo, le stavo solo facendo perder tempo! Una volta non avrebbe mai messo gli amici davanti a me, una volta sarebbe voluta rimanermi abbracciata tutta la sera, e forse anche oltre. So perfettamente che dovrei rallegrarmi per questo, perché è un passo avanti: lei che mantiene la sua indipendenza e che vive la normalità, è esattamente ciò che voglio, ciò che mi sforzo di desiderare per lei. Ma non per questo fa meno male. Essere messo da parte fa sempre male, sia nel caso in cui a prendere il tuo posto siano gli amici, o un aitante cavaliere come Matteo. Che poi…a pensarci bene…Matteo non è affatto male…sembra un bravo ragazzo, l’unico problema è che io l’abbia già etichettato come nemico, anzi peggio, provo per lui un sentimento che non avevo mai provato per nessun altro: invidia. Sì, perché in fondo, Matteo non ha niente in meno di me (o almeno niente delle cose che contano), e quindi…tirando le somme…potrei dire con una certa sicurezza…che lui è perfetto, più perfetto di quanto potrà mai essere il sottoscritto. Io lo so e non ci posso fare niente, LEI…lo sa, ma si ostina a non vederlo…o meglio, non ancora, ma prima o poi accadrà…riuscirà a far cadere quel velo che le impedisce di vedere le cose come stanno, e allora…io sarò soltanto un’ombra, un’ombra amica nell’oscurità, o forse…chi può dirlo…l’oscurità stessa.
 


SSSalve! Che ne pensate di questo “scambio di ruoli”? Lui che ci prova e lei che fugge! poco credibile? Sì forse! però…è anche vero che l’amore è irrazionale no? fa fare cose che mai ci saremmo aspettati! Va beh…la smetto qua di fare la filosofa…che faccio un piacere a tutti. Comunque…spero che vi piaccia il personaggio di matteo perché lo vedremo per un pochino…e riguardo a lui…è davvero finito lì proprio a caso? ora non pensate cose strane, mi raccomando! L’ho scritto solo perché non commentiate sulla banalità del vicino di casa…che poi in sé è cmq banale…ma non importa  basta aver scritto il capitolo no?? non avevo idee migliori! ;-) Ringrazio tutte le ragazze che ogni tanto mi scrivono e mi sostengono in questa luuuunga stesura (che chissà quando mai la finirò…ma la finirò! Questo è certo! Al massimo li faccio morire tutti! =P ) e spero che continuino a seguirmi anche le lettrici silenziose, che non lasciano mai traccia del loro passaggio. Detto questo non voglio obbligarvi a scrivermi…fatelo solo se avete tempo e voglia! Un bacione a tutte! A presto (spero -.-“) =)

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Capitolo 18
*** Just one night ***


Premessa: questo capitolo è il continuo del precedente (pubblicato mesi e mesi fa! A proposito, ho cambiato il titolo, ma è sempre quello!), si svolge nella stessa giornata e quindi per evitare di farvi tornare indietro a leggere vi faccio un piccolo riassunto di ciò che era successo!
 
“Matteo (giovane e bellissimo dottore collega di Antonella) si trasferisce al piano superiore di Anna, combinando un bel disastro con le tubature del bagno. Anna lo aiuta e si diverte nel farlo, ma Dario, giunto a salutarla, vedendo la chimica fra i due s’ingelosisce e tenta di sedurla. Lei però, non ha tempo da perdere con lui, perché deve prepararsi per uscire con i suoi amici, quindi Dario, leggermente offeso se ne va.”
 
E ora….questa è la serata:
 

Pov. Anna

Ecco! Sono fuori con i miei amici. Dovrei essere felice, tutti lo sarebbero! Una volta lo sarei stata. Eppure continuo a guardarmi intorno, osservo le loro facce che ridono, e cerco di ricopiarle anch’io ma non sempre ci riesco, una volta ero spontanea, ora non lo sono più. Ascolto i loro discorsi, una volta ne ero partecipe, mi piacevano e mi coinvolgevano, ora tutti i loro discorsi sulla scuola, sui ragazzi, sui vestiti e sui cosmetici mi sembrano inutili sciocchezze. Resto in mezzo a loro, ma non faccio altro che isolarmi, e domandarmi “quindi è questo ciò che sono? E’ questo ciò che devo tornare ad essere?” No! Non potrò mai più essere così, perché tra soli cinque mesi sarò sommersa da pannolini, copertine e biberon. La mia vita cambierà, ma è già cambiata ora: sono troppo diversa da loro, non sono più una di loro. Ed è sbagliato! Perché in fondo io lo vorrei, so che tutti vorrebbero che mantenessi le mie amicizie per quanto possibile, ma la verità è che non ci riesco! Io sono cambiata, loro no! E non gliene faccio una colpa, non penso che siano degli immaturi solo perché parlano di queste cose, e nemmeno penso di essere matura io, solo perché non mi interessano più. Dopotutto sono io quella che è rimasta incinta e non è colpa loro se non riescono a starmi accanto come vorrei, se cercano di cambiare ogni mio discorso che non sia inerente ai loro, o se mi trattano come un’invalida dandomi la prima sedia che trovano, dicendomi ogni dieci minuti di non affaticarmi troppo. Ma io sono stufa! Mi sento incompresa, mi sento brutta e inutile, ma soprattutto mi sento sola. Sola in mezzo a tanta gente.

C’è solo una persona che vorrei accanto, ma non sono sicura che lui mi vorrebbe, considerando come oggi l’ho trattato. Era strano, questo è vero, ma in fondo è meglio avere un Dario strano, piuttosto che non averlo affatto. L’ho mandato via perché pensavo fosse giusto per me passare qualche ora in compagnia dei miei amici, che sarebbe servito a distrarmi e invece, quasi mi sono distratta di più aiutando Matteo con il suo bagno disastrato! E ora non so come fare ad andarmene, ma ne ho bisogno, questa cena per me è una tortura!

- Vayda, mi accompagneresti in bagno per favore?- sussurro all’orecchio della mia amica

- Certo! Andiamo!- risponde alzandosi con entusiasmo senza fare troppe domande.

Una volta allontanateci dalla sala però, quando si accorge che sto prendendo la direzione opposta a quella dei bagni, mi blocca:- Anna, i bagni sono di là!-

- Lo so!- dico guardandola tristemente negli occhi, prima di avvicinarmi alle giacche:- Puoi dire agli altri che non mi sentivo molto bene e sono tornata a casa?-

- Non ti senti bene?- domanda subito allarmata:-Perché ti accompagno! Non posso lasciarti andare in giro da sola!-

- Sto benissimo Vayda!- esclamo leggermente seccata per la sua gentilezza che al momento mi suona soltanto come una privazione della mia libertà

- Ma hai detto…-

- Non sto andando a casa!- esclamo di fronte alla sua faccia confusa, totalmente meritevole di spiegazioni. Così, dopo un profondo sospiro, cerco di dargliene prima che me le chieda:- Ho bisogno di lui! Non mi sento a mio agio qua, e non è colpa vostra….solo…colpa mia!- concludo in un sussurro:- Ma non ce la faccio a salutare tutti gli altri, farebbero troppe domande, alle quali davvero non saprei rispondere. E in più non voglio rovinarvi la serata con i miei tristi saluti! In fondo io sto bene, ho solo bisogno di qualcuno che realmente mi capisca, e so perfettamente dove trovarlo!-

Fortunatamente Vayda sembra capire, ma riesce anche a trovare un pesante difetto al mio piano:- In ogni caso, non crederanno mai che ti ho lasciata andar via da sola se stavi male! Mi lincerebbero al solo pensiero!-

- Hai ragione! Non ci avevo pensato!- esclamo sconfortata. Poi un piccolo barlume mi illumina:- Dì che ero solo stanca! Si può lasciare andare a casa da sola una ragazza stanca?-

-Beh…non se è incinta! Non è da me!-

- Ma se la ragazza insiste…- dico piegando la testa e facendo gli occhi dolci:- E credimi…questo è da me!-

- Ok va bene! Divertiti con il tuo principe!- esclama donandomi un veloce abbraccio

- Non è il mio principe!- ribatto

- Per me sì! Anche se la tua vita è ben lontana dall’essere una favola!-

- Grazie di avermelo ricordato!- rispondo guardandola in modo arcigno:- E buona serata!- concludo affettandomi all’uscita. Non voglio sprecare nemmeno un altro solo istante a compiangere la mia vita.

Durante il viaggio, la mia mente rimane come in trans, non riesco a pensare a niente, mi limito a guardare dal finestrino del bus la città coperta da un sottile strato di neve che ancora non si è sciolta, tutto sembra così ovattato, ma anche così triste…

Senza nemmeno accorgermi del passare del tempo, mi ritrovo davanti alla sua palazzina, che stranamente ha la porta socchiusa: trovo il coraggio di prendere l’ascensore da sola, visto che non credo di essere in grado di fare undici piani di scale in queste condizioni. Facevo già fatica quando non ero incinta: dovevo fare una pausa al quinto, poi all’ottavo, al nono e al decimo piano! Quindi…figuriamoci ora! Non arriverei nemmeno!

Giungo davanti alla sua porta, la osservo, ma non trovo il coraggio di suonare. Non sono sicura che questa sia la scelta giusta. E se rovinassi di nuovo tutto? Non posso permettermi di perderlo proprio ora!

Mi siedo sulle scale in attesa di prendere una decisione. Ovviamente vorrei entrare, vorrei stare con lui in tutti i sensi, e da quello che è successo oggi, mi è parso di capire che anche lui voglia questo. Ma è anche noto a tutto il mondo, che quando noi stiamo insieme poi accade un disastro! E quindi…quindi non so che fare!

 
Pov. Dario

Da quando è arrivato il satellitare, la tv fa sempre più schifo: i canali si sono moltiplicati, ma continuano a propinare la solita spazzatura. A qualunque ora c’è sempre qualcuno che cucina, mi passa la fame solo a guardarli! Per non parlare dei programmi d’arredamento, di shopping,… per carità, i preferiti dalle donne, ma in fondo…a che servono? A sognare e a desiderare delle cose che non avranno mai? Non è una perdita di tempo forse?

Anna adora tutte queste cose, dice che le fanno bene perché per un po’ la distraggono dalla vita reale. Lei le adora, io le odio! Però non odio lei. E anche ora mentre faccio zapping da un canale all’altro, divento sempre più nervoso al pensiero di come sono stato messo da parte. Non mi è mai piaciuto essere l’ultimo, nemmeno quando è giusto che lo sia.

Ad un certo punto qualcuno suona al mio campanello: è lei, nuovamente in cerca del mio aiuto.

- Che ci fai qui?- domando in tono piuttosto contrariato, senza farmi intenerire dai suoi occhi un po’ timorosi, come se sapesse anche lei, di aver commesso un errore venendo qui.
 
Tuttavia, ormai ha suonato, e facendosi coraggio varca la soglia come se non sentisse la necessità di essere invitata, come se fosse certa di essere sempre la benvenuta:- Ho bisogno di stare con uno che mi tratti come una persona normale!-
 
Normale! Che significa “essere normali”? Nessuno lo è! Ognuno ha qualche stranezza, qualche segreto…persino la persona più calma e razionale di questo mondo a volte fa qualche piccola pazzia! Perché essere troppo normali non è normale, porta alla ribellione, ad un’esplosione interiore che può essere anche peggiore. Un’esplosione alla quale io son molto vicino, a forza di impormi di mantenere la calma di fronte a questo suo comportamento.
 
- Spiegati meglio!- mi limito a dire, mantenendo le distanze
 
- Sono uscita con i miei amici….e tutti mi trattano con mille riguardi come se fossi la debole del gruppo che potrebbe crollare da un momento all’altro!-
 
- Sei solo incinta! Non sei mica in fin di vita!- le ripeto freddamente, come avevo fatto qualche mese fa.
 
- Già! Ma loro non lo capiscono! Tu, invece sì!- esclama avvicinandosi a me, cercando di ammagliarmi con quegli occhioni tristi:-  Sei l’unico che mi fa sentire una ragazza come tante, l’unico che nonostante i cambiamenti del mio fisico, riesce ancora a trovarmi attraente e…- conclude appoggiando le mani sul mio petto, col tentativo di sedurmi, ma al suo tocco, contro ogni sua previsione, mi scosto bruscamente, dandole le spalle
 
- Che ti prende?-domanda disorientata:- Oggi mi era parso che volessi…-
 
- Oggi era diverso!- rispondo in modo secco, fissando il mio sguardo su di lei
 
Dapprima sembra ferita dal mio rifiuto, ma la confusione domina ancora nella sua mente:- Che cosa è cambiato?-
 
- Tu!- proclamo la mia accusa:- Tu sei qua solo perché io sono l’unico a trattarti normalmente, solo perché gli altri ti hanno rifiutato e sapevi che io non l’avrei fatto! Io…davvero non…non ci posso credere! Tu mi stai sfruttando!- concludo esterrefatto.
 
Detto ad alta voce sembra tutto più chiaro, ma anche più doloroso. Mai avrei pensato di poter diventare un tappabuchi, un premio di consolazione. E’ questo che si diventa quando si dichiara apertamente l’amore verso una donna? Una volta ero un uomo orgoglioso, non mi sarei mai fatto usare e calpestare in questo modo. Ora invece, glielo lascerei anche fare! Sono caduto così in basso…sono ancora un grande chirurgo, ma eccomi qua, per lei sono solo la spalla su cui piangere, le braccia a cui aggrapparsi, la voce dalla quale farsi consolare o addirittura adulare. Ho così poco amor proprio? E sì che una volta, prima di conoscerla, ne avevo così tanto...
 
- Non è vero!- si ostina a ripetermi davanti, cercando  di fare la vittima
 
- Oh sì invece! Usi i miei sentimenti a tuo vantaggio! “ Nessuno mi vuole? E che importa? Andiamo a fare sesso con Dario, tanto lui non mi dirà di no!”- grido esternando tutto il mio dolore
 
- Sei ingiusto! Lo sai che non la penso così!- mi urla di rimando, pretendendo che io conosca già tutte le risposte
 
- No! Tu sei ingiusta!- rispondo scuotendo la testa e abbassando la voce in tono deluso e affranto:- Perché dovresti essere qui a prescindere da come ti trattano gli altri, dovrei essere il primo della tua lista, e non l’ultima ruota del carro!- concludo ottenendo in risposta un viso ancora corrucciato
 
-Dannazione! Non è difficile da capire!-esclamo riacquistando il mio tono autoritario, esausto dal fatto di dovermi sempre spiegare:- Io voglio che tu venga qui perché vuoi davvero stare con me, non perché non c’è nessun altro disposto a farlo! –
 
Ed ecco il mio lato sensibile e vulnerabile, quello che lei voleva tanto conoscere, ma che forse ora la spaventa un poco. Senza dubbio spaventa me, ma non so proprio che fare per arginarlo.
 
Inizialmente leggo stupore nel suo sguardo, ma successivamente…freddezza:- D’accordo! Se mi ritieni un’opportunista allora…me ne vado!- esclama superandomi, non riuscendo però a tacere, una volta giunta quasi alla porta:- Ma sappi che non sei mai stato l’ultimo! Se non sono mai venuta, l’ho fatto soltanto per non rovinare nuovamente il nostro rapporto! Se tenere così tanto a una persona la fa diventare l’ultimo della lista, allora sì Dario, sei l’ultimo!-
 
Le sue parole mi spiazzano. Quindi io sarei l’ultimo perché in realtà sono il primo? Ho capito bene? Ma quanto siete complicate voi donne?
 
D’istinto richiudo la porta che lei aveva appena aperto, un movimento che porta la sua schiena a scontrarsi contro il mio petto.
 
- Che cosa vuoi da me Anna? Parla chiaro e non si rovinerà niente!- sussurro al suo orecchio, cercando di ignorare il profumo dolce e delicato che emanava il suo collo.
 
Lei si volta, senza mostrarsi a disagio a parlarmi a pochi centimetri dal volto:- Voglio te! Ne ho bisogno!-
 
Rimango piuttosto sorpreso da quella richiesta così strana ed esplicita. Non so se accoglierla o respingerla. Forse dovrei rifiutarmi, non dovrei mostrarmi così accondiscendente, ma quella storia del primo e dell’ultimo, mi ha fatto capire che in realtà è solo a causa del mio pessimo carattere se ricadiamo sempre in situazioni come queste, quindi…come ho detto a lei è meglio essere chiari e concisi.
 
- Una notte!-propongo: - Al momento posso offrirti solo quella!-
 
Il suo sguardo torna ad essere dubbioso: si sta chiedendo se è giusto o sbagliato, se porterà nuovamente zizzania fra di noi e se vale comunque la pena rischiare. Forse no! Forse dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per giungere ad un accordo, non ne vale la pena.
 
- Va bene!- esclama lasciandomi totalmente basito.
 
- Sul serio?-
 
- Sì! Sul serio!- ribatte convinta:- Forse sono disperata fino a questo punto,  ma ti giuro che…-  non la lascio nemmeno finire, catturando le sue labbra in un bacio appassionato. Non mi interessa sapere che cosa stava per dire, ora m’interessa solo farla mia.
 
Finalmente ho deciso, e per l’ennesima volta mi arrendo al suo volere, e ai miei maledetti impulsi schiacciando il suo corpo contro il muro e intrecciando le nostre mani al di sopra della sua testa.
 
Forse sì, è disperata, ma io lo sono di più, io che ho perso il controllo della mia ragione quando l’ho vista ridere con Matteo, quando ho realizzato che forse non aveva davvero così bisogno di me per essere felice. Sono morto di gelosia in quell’istante, sarei stato disposto a tutto pur di riprenderla. E ora che è qui, non posso proprio farla fuggire, non stasera, non prima di averla riempita di baci ed attenzioni, non prima di averle ricordato che sono soltanto io l’unico che riesce a farle battere il cuore in questo modo. Riesco a percepirlo anche se non lo sento, mentre abbandono le sue labbra solo per attimo, per assaporare la pelle liscia del suo collo. I suoi sospiri sono musica per le mie orecchie….una melodia…che ho appena cominciato a scrivere.
 
Decido che è giunto il momento di cambiare stanza, così la sollevo, facendole attorcigliare le gambe attorno ai miei fianchi, senza riuscire a smettere di baciarla. Tanto è il bisogno che ho di lei in questo momento.
 
Dopo averla appoggiata delicatamente sul letto, decido di rallentare un po’ il ritmo, giusto per assaporare il suo desiderio nei miei confronti. Mi limito così a spogliarla solo con lo sguardo, mentre appoggio le ginocchia ai lati delle sue cosce e comincio a sbottonarmi lentamente la camicia scura. Lei mi guarda, cercando di riprendere fiato, e di portar pazienza, ma ad un certo punto si siede smaniosa, e finisce velocemente di sbottonarmi e togliermi quell’indumento. Io sorrido, felice e fiero di essere ancora per una volta al centro della sua attenzione.
 
Ma ora basta giocare, mi sono stancato anch’io di aspettare, così procedo a liberarla dai suoi vestiti.
Quando però giunge ad essere in biancheria intima, il mio sguardo ricade sulla sua pancia, non così grande, certo, ma decisamente più grande rispetto a quella che ero abituato a baciare. Una strana sensazione mi coglie, e i miei pensieri convergono immediatamente verso quel cuoricino che batte al di sotto, verso quell’esserino che seppur nascosto, sta crescendo giorno per giorno, e che potrebbe essere mio figlio…ma anche no.
 
Mai in vita mia avrei pensato di fare l’amore con una donna che portava in grembo il figlio di un altro. Eppure eccomi qui, che non so nemmeno cosa pensare. Sì perché, se da un lato è difficile lasciarsi andare pensando al figlio di un altro, non risulta comunque più facile pensare che potrebbe essere mio. Entrambe le cose, mi sconvolgono allo stesso modo. Pensavo di essermi abituato a questo pensiero, e invece non è così, diventa ogni giorno più opprimente, e purtroppo credo che continuerà a crescere.
 
- Che ti prende?- domanda preoccupata in seguito alla mia esitazione, coprendosi la pancia con le mani
 
La sua voce tremante mi riporta alla realtà, mi riporta a scontrarmi con quegli occhi che mi fissano impauriti, temendo un rifiuto anche dal sottoscritto. Se ciò accadesse, sarebbe devastante per lei. Ma non posso fingere che questo non esista, o che non comporti delle conseguenze nel nostro rapporto.
 
Sto quasi per mollare, quando la guardo negli occhi un’ultima volta, e in fondo a questi, riesco a scorgere ancora l’Anna di cui mi ero innamorato, quella ragazza che voleva essere tanto indipendente, ma che alla fine aveva comunque bisogno di me. E alla fine ciò non è cambiato, e per quanto detesti sentirmi usato, sono sicuro che in fondo non sono solo un oggetto per lei, né un futuro bancomat, ma quel Dario che tanto ha cercato di dimenticare, quel Dario che si ritrova sempre tra i piedi, senza il quale però, non saprebbe dove camminare.
 
Con delicatezza mi decido a prenderle i polsi e a spostarli di lato, le sorrido in modo rassicurante, per farle capire che nonostante tutto io ci sarò, e poi mi chino a baciare la pelle tesa del suo addome, consapevole del fatto che la creatura che vi sta al di sotto, sarà comunque contenta di sapere che la sua mamma è amata da qualcuno, che sia o meno il padre.
 
Pian piano lei torna a rilassarsi, e anch’ io ricomincio a sentirmi a mio agio, o meglio a sentire di nuovo un impellente bisogno da soddisfare. Quando vedo i suoi occhi brillare di desiderio, decido che è finalmente giunto il momento di liberarmi degli ultimi indumenti che ci dividono e farla di nuovo mia, come un tempo, con lo stesso amore e la stessa dedizione di una volta.
 
Con mia gioia, riesco ad appurare che la cosa non risulta affatto difficile ad entrambi, anzi, talmente naturale, da fare invidia alle coppie felicemente sposate…forse proprio perché non abbiamo una garanzia sul domani, o forse perché non ci servono carte scritte, per confermare ciò che ci unisce da sempre.
 
Guardarla riprendere fiato, sorridente, dopo tutti quegli spasmi, è come stare in paradiso per me. La osservo e cerco di ricordarmela nei minimi dettagli, come se questa fosse l’ultima volta, perché in realtà, potrebbe anche esserlo. Non lo so, non lo posso sapere, perché fra di noi le cose sono talmente imprevedibili, che potremmo sposarci domani e divorziare il giorno dopo! Siamo fatti così: ci amiamo, litighiamo e poi torniamo insieme, facciamo l’amore, lo riteniamo uno sbaglio e giuriamo che sia l’ultima volta, per poi ricominciare tutto daccapo!
 
Su una cosa però non ho mai sbagliato: la amo, e questo non cambierà mai.
 
- Wow!- sussurra, senza aver raggiunto ancora un battito regolare:- Grazie! Ne avevo davvero bisogno!-esclama voltandosi verso di me:- Ora sto molto molto meglio! Ti ringrazio davvero! –
 
Odio quest’esclamazione, odio che mi si ringrazi per una cosa che ho fatto di mia spontanea volontà. Mi fa sentire di nuovo come un oggetto, un giocattolo che ha ottemperato alle sue richieste e che ora non le serve più.
 
- Non farlo! L’ho fatto anche per me!- ribatto cercando di sembrare disinteressato
 
- Davvero?- domanda lei alzando un sopracciglio
 
- Ma certo! Sono un uomo, ho delle esigenze!- dico, trattandola esattamente allo stesso modo in cui io mi sentivo trattato
 
- Esigenze che potevano benissimo essere soddisfatte da altre donne, visto che tu...come hai voluto sottolineare, sei l’unico che attualmente mi vorrebbe, ma a te…basterebbe entrare in un bar, dire tre parole, o forse solo sorridere, e ne usciresti sicuramente accompagnato!- ribatte divertita
 
Sorrido, non perché trovo divertente la sua battuta, e nemmeno per mostrarle ancora una volta i miei perfetti denti bianchi… ma perché ha ragione, e sa perfettamente di non poter essere neanche minimamente paragonata ad una sconosciuta. Ma non gliela voglio dare vinta, non ancora, non voglio mostrarmi debole quando lei non lo è, così rispondo con sarcasmo:- Può darsi! Ma perché scomodarsi tanto, visto che c’è già qualcuno che bussa direttamente alla mia porta?-
 
- Hai ragione!- si arrende. Poi comincia ad alzarsi e ad indossare l’intimo dicendo:- Ora sarà meglio che vada!-
 
A quella frase, comincia a venirmi freddo. So di essere stato io, è colpa mia se adesso se ne sta già andando, ho promesso una notte e ora non posso lamentarmi del fatto che lei non mi dedichi più attenzioni del dovuto. Sta solo tenendo fede all’accordo. Ma ora, comincio quasi a pensare di mandare tutto al diavolo. Non sono ancora pronto per vederla andare via. In fondo la notte, non è ancora finita!
 
- Aspetta!- esordisco con impeto:- Puoi….fermarti a dormire…se vuoi!- concludo sentendomi un po’…a disagio.
 
Lei sorride mostrandosi compiaciuta:- Dici così a tutte le donne?-
 
- Nah! Solo a quelle che metto incinta!- esclamo senza pensarci, per poi accorgermi dal suo sguardo, di aver detto una gran cazzata!
 
Ovviamente lei ha colto ciò che non doveva:- Ti…sei ricordato qualcos…-
 
- No Anna!- la interrompo:- Ho…parlato di getto…non mi sono reso conto…-
 
- Ma l’hai detto!- precisa con una fastidiosissima pignoleria dietro alla quale si nascondeva una tacita insinuazione
 
- Sto solo pensando all’ipotesi peggiore!- sbotto irritato.
 
I suoi occhi si spalancano: rabbia, tristezza, delusione, un fiume di sentimenti pervadono il suo sguardo nel giro di pochi secondi.
 
- Perfetto! Spero per te che non si realizzi!- esclama con rabbia finendo di indossare gli ultimi indumenti e dirigendosi verso la porta.
 
- Anna aspetta! Non intendevo!- esclamo correndole dietro trascinandomi il lenzuolo attorno alla vita
 
- No Dario! Intendevi proprio quello!- mi fredda con lo sguardo un’ultima volta per poi chiudere il discorso sbattendo la porta di casa mia, lasciandomi solo a respirare il suo profumo che ancora aleggiava nell’aria.
 
Perfetto! Una frase più infelice di quella davvero non la potevo trovare! Ma che cavolo mi passa per la testa? L’ho sempre detto che sono stronzo di sangue! Maledizione! Ora chissà come farò a farmi perdonare! Sicuramente non proponendole un’altra notte di sesso. E a proposito di questa…beh direi che come al solito abbiamo rispettato lo stesso pattern: prima l’amore e poi il litigio. Ora mi tocca solo aspettare la riconciliazione, sperando che il ciclo, non s’interrompa proprio a questo punto.


 
Ciaoooo! Sono ancora viva! E pure la storia lo è, anche se mi sembra di portare avanti sempre il solito minestrone! -.-“ arriverò a una svolta prima o poi! Ce la posso fare! O forse no! va beh, comunque, questo capitolo mi lascia un po’ perplessa: ho cercato di descriverlo secondo il pov. Dario, ma penso che per queste cose….forse è meglio utilizzare il pov. anna, che a mio parere rende meglio! Però insomma…ci ho provato! Altra cosa…non mi convincono le parti che spezzano i dialoghi…i loro pensieri intendo…penso che facciano perdere la scorrevolezza dei dialoghi, ma mettere solo quelli mi sembra un po’ sterile il tutto. Ora la smetto di parlare! Se foste così gentili da lasciare un piccolo commentino, giusto per farmi sapere che la storia interessa ancora a qualcuno, mi fareste davvero molto felice! Ciao Ciao! =)

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Capitolo 19
*** Chirurgia estetica: la mia dea, il mio fronte di guerra. ***


Questo capitolo è un po’ a sé, ma ho voluto scriverlo lo stesso perché ritengo giusto approfondire i personaggi anche sul lavoro. Ovviamente non voglio generare dissensi tra chi è pro o contro. Non voglio insinuare che per ogni cosa si debba ricorrere alla chirurgia estetica, o che bisogna assolutamente evitarla. Ognuno è libero di fare le sue scelte, qui si tratta solo di personaggi.
 

 
Pov. Dario
 
Vi siete mai svegliati la mattina con brutto presentimento? Io no! Solitamente mi sveglio sempre di ottimo umore, non mi lamento di dover andare al lavoro, semplicemente perché come ho sempre detto, amo ciò che faccio, e vivo per questo. Eppure stamattina, per la prima volta ho la sensazione che questa sarà proprio una giornata di merda! E non lo dico perché piove, e nemmeno perché poche ore fa mi sono versato il caffè bollente sulla mano. Solo…lo sento! E il mio istinto è piuttosto infallibile!
 
Tuttavia, non mi conviene dare troppo peso alla cosa, tanto stamattina non devo neanche operare, e oggi…beh magari oggi questa sensazione mi sarà passata! O almeno spero!
 
- Ciao Dario! Tutto bene?- domanda Massimo affacciandosi al mio ufficio
 
- A dire il vero…non lo so!- esclamo dondolandomi distrattamente sulla sedia girevole:- Stamattina mi sento strano! C’è un’aria troppo tranquilla qui intorno…sento che succederà qualcosa!-
 
- Solo perché vivi in mezzo alle bufere, non vuol dire che tu debba portarle anche qua dentro!- risponde con un sorriso che poteva benissimo nascondere un rimprovero.
 
- A che ti riferisci?- domando aggrottando le sopracciglia
 
- Ehm… niente in particolare!- risponde, quasi come se fosse imbarazzato dall’argomento
 
- Tu sai di me ed Anna vero?- domando senza fare giri di parole.
 
- Più nolente che volente, ma… sì! Non posso sparire ogni volta che parla con mia moglie in casa mia!-
 
Ecco cos’era quello sguardo! Ecco spiegata quella frase! Non nego che la cosa mi infastidisca un poco, insomma…ognuno dovrebbe essere libero di fare ciò che vuole nella vita privata senza che il suo collega lo venga a sapere e lo giudichi per questo.
 
- Cosa sai di preciso?- domando sperando che Anna non abbia raccontato proprio tutto.
 
- Dimmelo tu! Che cosa dovrei sapere?-
 
 Mh! Ottima mossa mio caro “nemico”…lo devo ammettere!
 
- Che sono uno stronzo!-  dico semplicemente. Eh sì! Non sono poi così tanto complicato! Basta solo una parola a descrivermi!
 
- Beh…questo non mi è nuovo!- esclama facendomi sorridere leggermente
 
- Sì, ma stavolta ho combinato un casino! Non mi perdonerà mai!-
 
- Ti ha già perdonato tante volte, magari lo farà ancora! In fondo tutti sappiamo che hai un pessimo carattere!-
 
- Ho definito il possibile arrivo di un figlio come l’ipotesi peggiore!- confesso aspettandomi un’espressione di rimprovero o perlomeno di stupore sul suo viso, e invece no!
 
Al contrario sono io a rimanere sorpreso, quando, senza scomporsi minimamente mi dice:- Lo è davvero?-
Rimango spiazzato per qualche istante, perché so perfettamente di non essere in grado di rispondere. In realtà è da un po’ di tempo che non mi pongo neanche il problema, non ci penso nemmeno perché forse ho paura della conclusione alla quale potrei arrivare.
 
- Non è questo il punto!- ribatto contrariato:- Il punto è che…non so nemmeno io cosa sto facendo perché…- faccio una pausa e comprendo che il mio, è tutto fiato sprecato:- ma sì…tanto…che te lo dico a fare? Sai già tutto non è vero?-
 
- Che avete fatto sesso? Sì, so anche quello!- risponde chiaro e tondo
 
- Magnifico! Sai anche quanto ce l’ho lungo?- domando infastidito. Che poi in realtà…la colpa non è nemmeno sua!
 
- No, e non m’interessa!- ribatte senza scomporsi:- Però ti voglio dire una cosa!-
 
- Ti ascolto!-
 
- Deciditi!- esclama stizzito, cercando di non alzare troppo la voce:- Non puoi continuare così! O stai con lei, o non ci stai! Ma scegli cazzo! Non continuare a illuderla! Sta già passando una situazione difficile e tu non fai che peggiorare le cose!-
 
Rimango basito all’udire quelle parole. Non avevo mai sentito Massimo parlare in questo modo e con questo linguaggio. Solitamente lui è sempre così posato…sono io che faccio questo genere di sfuriate. Anche se comunque è riuscito a trasmettere il suo messaggio senza utilizzare un tono di voce troppo alto, come invece è solito fare il sottoscritto.
 
- Ma cosa dovrei scegliere, se non so nemmeno di chi sia il figlio?!-
 
- Non pensare al bambino! Tu vuoi lei, no?-
 
- Mi stai dicendo che dovrei crescere un figlio che non sia mio?- domando inorridito, soprattutto per quel bambino, che si merita ben altro che uno come me:- Ho quasi cinquant’anni Massimo! Ho già scordato come si fa a fare il padre! Anzi, non lo sono mai stato! E poi a me piace la mia vita, così come è! Perché mai dovrei stravolgerla?-
 
- Forse perché lo vuoi! Forse perché non sei così soddisfatto come dici di essere!- esclama con quel tono fastidiosamente saccente tipico degli psicanalisti.
 
Ma cosa ne sa lui di quello che voglio io? Non mi conosce così bene! E non può capire davvero come mi sento! Ne tantomeno voglio che capisca!
 
- E’ facile parlare per te!- mi limito a dire
 
- Sì a dire il vero lo è! Però posso dirti con certezza che se Antonella fosse stata incinta di un altro, l’avrei sposata comunque! E riguardo all’età….non so che dirti…è passato così tanto tempo che ormai non ne faccio più una questione di stato! Dovresti smetterla anche tu!-
 
- Sì certo! E quando fra 10 anni si troverà accanto un sessant’enne? Ti sembra forse giusto?-
 
- Per quel che ne so, fra dieci anni potresti anche essere già morto!- esclama con nonchalance
 
- Grazie eh!-
 
 Dovrei forse darmi una toccatina alle parti basse? Ma no! Non sono superstizioso io!
 
- Ti sto solo dicendo di vivere il presente! E a proposito di quello… ci sono delle visite da cominciare!-
 
Decido di prestargli ascolto (riguardo alle visite), quindi lo saluto velocemente e mi dirigo verso un box dove mi sta già aspettando una mia vecchia paziente di ventun anni, vecchia…nel senso che la prima volta che l’ho vista eravamo ancora nel lontano 2010, ed io potevo ancora considerarmi relativamente giovane.
 
Perché è ancora qui? Semplice! E’ una ragazza complicata, non si accontenta del necessario, ma vuole sempre il meglio. Ed è quello che ho intenzione di darle. Dopo una serie di interventi infatti, vanta una dentatura perfetta e un occlusione ottimale, tuttavia dal punto di vista estetico il suo viso risulta essere ancora leggermente asimmetrico. Le sue cavità orbitali non sono perfettamente allineate, quindi il suo occhio destro è leggermente più alto del sinistro. Ovviamente nessuno di noi ha due emisferi  perfettamente identici, però nel suo caso, forse si nota un pochino di più, specialmente davanti ad un obbiettivo fotografico, cosa che lei non smette mai di ripetermi. Per alcuni potrebbe sembrare una sciocchezza, ma lei sembra starci veramente male, e io non ho intenzione di abbandonarla senza prima fare un ultimo tentativo.
 
La osservo quindi con occhio critico, mentre penso a quello che potrei fare per migliorare il suo aspetto. E finalmente, dopo un minuto nel quale il mio cervello sembrava essere stato posto in un frullatore, mi viene in mente una splendida idea: un doppio intervento da svolgere in anestesia locale con sedazione, con lo straordinario vantaggio di non dover ricorrere ad un ricovero e di evitare alla paziente tutti i postumi dell’anestesia generale. Unica pecca di tutto questo? La tipologia dell’intervento! Essendo puramente estetico, non mi è concesso farlo in via ospedaliera…e ciò significa che svolgerlo privatamente, potrebbe avere un costo non poco indifferente.
 
Le spiego la questione, ma lei con un’espressione terribilmente affranta mi risponde: - No, allora non posso permettermelo!-
 
Il suo sguardo mi opprime. Mi sento impotente di fronte a queste situazioni: vorrei aiutarla, ma non so come fare, in fondo anche se rinunciassi al mio compenso non risolverei molto, perché ci sarebbe pure quello dell’anestesista, delle infermiere, il costo del materiale e della sala da prenotare.
 
Tuttavia pensandoci bene, ricordo che, visto il percorso chirurgico che ha dovuto seguire, avrà senz’altro fatto un versamento all’ospedale, e conoscendo le rate vigenti in questo posto, non dev’essere stato neanche troppo basso. Gliene chiedo conferma, e una volta ottenuta le dico:- Fammi parlare col direttore!
Non ti prometto niente, ma vedo cosa posso fare!- e detto questo, mi dirigo alla velocità della luce nell’ufficio di Schiaccianoci. La mia missione? Persuaderlo a farlo rientrare nelle spese già sostenute. Un’impresa difficile, ma forse neanche troppo impossibile! Vale la pena tentare!
 
 
Pov. Massimo
 
“Ma che fine ha fatto il mio specializzando? Devo ricorrere ad un guinzaglio per trattenere  quel ragazzo? Non è possibile! E' inconcepibile!”
 
Percorro il corridoio guardando a destra e a manca mentre comincio ad innervosirmi. E quando lo faccio, non è mai un bene! Tuttavia, mi blocco per qualche secondo, quando passando davanti al box visita di Dario, vedo una folta chioma di capelli a me ben nota. In realtà non ricordo il nome di quella paziente, ma solo il viso dolce e innocente, e i capelli lunghi mossi di un colore rosso naturale che incorniciano dei profondi occhi blu. Più di tutto però, ricordo il suo carattere e la perenne mancanza di fiducia nei nostri confronti.  Quella ragazza a suo tempo mi ha fatto disperare, e non poco: non era mai pienamente soddisfatta del risultato ottenuto, continuava a vedere solo i difetti e non si soffermava mai sui pregi che aveva di per sé e quelli che aveva ottenuto grazie al nostro intervento. O forse dovrei parlare al plurale. In realtà Dario l’ha già operata tre volte, e a quanto pare, la sta ancora ad ascoltare. Tuttavia non riesco a sfuggire senza entrare a salutarla, perché lei nel vedermi… sorride, nonostante io l’abbia lasciata il giorno prima del suo intervento, comunicandole per telefono, che non avrei potuto assistere Dario, in quanto ero stato provvisoriamente spostato in un altro ospedale. Ho sentito il suo dispiacere, il che per un attimo mi ha spiazzato, visto che non aveva mai dimostrato un filo d’apprezzamento nei miei confronti, mi sono sforzato quindi di farle coraggio, ma dopo quella volta, non mi sono mai più avvicinato a lei, limitandomi a salutarla da lontano una volta che avevo incrociato il suo sguardo.
 
Dopo averla salutata cordialmente le domando:- Cosa ci fai ancora qui?-
 
- Il professore sta valutando di farmi un ultimo intervento!-
 
- Ancora?- domando sconcertato:- Ma non vedo la necessità!-
 
- Io sì! Lo vede anche dalle lastre che sono ancora storta!- esclama indicandomi dove sono appese.
A sentire quelle parole mi si gela il sangue nelle vene. Come un tempo: prima si gela e poi ribolle!
Le volto le spalle osservando le lastre, non tanto per trovare i difetti che lei vede, ma per cercare di recuperare un po’ di calma e razionalità. Tuttavia, non riesco ad astenermi dal commentare.
 
- Tieni presente che a volte chi cerca la perfezione ottiene più danni che benefici!- le comunico con tono severo e conciso:- Io mi sarei fermato al secondo intervento! Poi…tu sai come la penso!-concludo uscendo dal box senza darle il tempo di replicare. In realtà è strano, perché lei ha sempre qualcosa da ridire. E non le serve tempo per farlo! Di solito è come una macchinetta: quando s’accende, nessuno la ferma più! Forse questa volta l’ho davvero spiazzata, ma non nego che era proprio ciò che volevo.
 
Mentre mi allontano, vedo Dario tutto sorridente che torna da lei dicendo:- Ho risolto tutto! Ho parlato col direttore e sono riuscito a convincerlo a far rientrare questo intervento nelle spese che hai già sostenuto! Lo faremo come conclusione di tutto il percorso!-
 
Amareggiato dal fatto che il mio collega sostenga i suoi capricci, non mi resta che sperare di averla fatta pensare con quella frase, o semplicemente intimidire.
 
 
Pov. Dario

 
Solitamente quando uno si fa in quattro per ottenere un qualcosa a cui il paziente tiene, il minimo che si aspetta nel comunicarlo è un sorriso, o un “grazie”…e invece, IO, che solitamente mi astengo dal fare cose di questo tipo, cosa ottengo come ricompensa? Niente! Occhi sbarrati e sguardo pietrificato.
 
 - Ehi! Hai sentito quello che ho detto? Non dovrai pagare più nulla! Non sei contenta?- domando sorridendo, sperando nella reazione che poco fa non ho ricevuto. E invece…niente ancora! Solo…una domanda:- Quanto è rischioso questo intervento?-
 
- Non più di tutti quelli che hai già fatto! Anzi….forse anche meno!- rispondo semplicemente
 
- Ma…siamo sicuri che riesce?-
 
- Non te lo avrei proposto se pensassi di non riuscire, no?- le rispondo continuando a sorridere, cercando di non prenderla come un’offesa. Tuttavia, non vedendola ancora convinta aggiungo:- Che c’è? Non ti fidi di me? Mi conosci da anni!-
 
- Ma lei non conosce me!- esclama più pungente di uno spillo, poi aggiunge sottovoce:- E a dir la verità conosco meglio il dottor Albani!-
 
- Non capisco!- esclamo aggrottando la fronte e sbattendo più volte le palpebre:- Lui non fa questo genere di interventi!-
 
Fisso la paziente con sguardo interrogativo, ma visto che lei non aggiunge altro e si limita a fissare gli specializzandi presenti nella stanza, mi volto anch’io a fissare uno di loro, in attesa di qualche spiegazione. Finalmente poi, quando la situazione diventa chiara, parto sparato con la missione di alzare da terra il mio collega.
 
- E’ così che lavori ora? Terrorizzi i miei pazienti?- domando infuriato dopo averlo raggiunto
 
- Era anche mia!- precisa, come se stessimo parlando di un oggetto passato in proprietà
 
- Hai detto bene Massimo….ERA! Non avevi il diritto di uscirtene in quel modo e spaventarla a morte!-
esclamo puntandogli il dito contro
 
- Ho solo detto quello che pensavo!- risponde alzando per un attimo il tono della voce:- Stai esagerando Dario! A tutto c’è un limite!-
 
- Un limite che deve essere posto da te?- domando più che contrariato:- E’ l’ultimo intervento! Perché vorresti farle cambiare idea?-
 
- Perché è perfetta così com’è! Non ha bisogno d’altro!-
 
- Vaglielo a dire allora!- esclamo accennando con il capo in sua direzione:- Convincila tu! Io non lo farò perché non è così! Lo vedi tu…e lo vede anche lei! Perché non vuoi darmi l’opportunità di renderla felice?-
 
- E sei sicuro che con questo intervento lo sarà?-
 
- No! Ma potrebbe comunque migliorare la sua autostima! E’ solo questo, ciò di cui ha bisogno!- esclamo cercando di convincerlo.
 
- Può andare da uno psicologo!- esclama perentoriamente come se fosse un suo genitore:- Non può ricorrere sempre alla chirurgia estetica! Deve imparare a fermarsi fino a quando è ancora in tempo!-
- Ma con che diritto pretendi di giudicarla? Tu non la conosci!-
 
- La conosco meglio di te!- ribatte in tono accusatorio:- Perché nel caso non lo sapessi, sono IO che ho dovuto sopportarla tutte le volte che si lamentava dei difetti che notava ancora dopo l’intervento, IO che l’ho sempre rassicurata dicendole che sarebbe andato tutto bene, IO che l’ho visitata settimana per settimana, controllandone limiti e progressi.-
 
- Già! E sei stato TU ad abbandonarla quando era ancora insoddisfatta! Come diavolo hai potuto?- domando infuriato:- Io non lo farò! Sto ancora lottando per lei! Anche se ormai non si tratta più di funzionalità, ma solo di estetica! Anche quella è importante! Non deve essere trascurata! –
 
- A quale prezzo Dario? Ti rendi conto che se qualcosa va storto, non solo fai del male a lei, ma vai anche sotto processo? Per cosa poi?-incalza ulteriormente cercando di farmi ragionare
 
- E’ questo che ti blocca? La paura dei processi? Delle accuse? Ti limiti solo a fare bene ciò che ti è stato richiesto? Lo sai che il rischio fa parte del nostro lavoro!- esclamo in mia difesa. Nel caso ve lo chiediate, sì…sono stato processato un paio di volte, ma anche prosciolto dopo aver dimostrato la mia non colpevolezza.
 
- Certo che lo so! E sono disposto a correrlo se necessario! Ma in questo caso non lo è!-
 
- Forse non lo è per te…ma per lei sì! E quindi lo è anche per me!- esclamo prendendo le sue difese. In realtà mi sto chiedendo anche il motivo per cui mi stia esponendo così tanto a causa sua. In fondo…è una sua scelta, a me non cambia niente. Eppure…non so perché ma ci tengo! Forse perchè odio anche il semplice fatto che qualcuno osi mettermi i bastoni fra le ruote, o solamente contestare le mie scelte.
 
Massimo non vuole proprio darsi per vinto:- Sei tu che puoi dire basta! Sei tu che dovresti fermarti un attimo a pensare a ciò che è bene e a ciò che non lo è! Ricordati che una carriera rovinata, non può più aiutare nessuno! Neanche i casi più gravi che tu sei in grado di curare! Non ha senso buttare tutto all’aria per così poco!-
 
-A me questo “poco” importa! Io darò il massimo sempre e comunque!- ribatto con convinzione
 
L’ho promesso a me stesso nel momento in cui mi sono iscritto a medicina, e non ho intenzione di infrangere quella promessa per nulla al mondo.
 
- Stai attento Dario! Ti ricordo che non sei Dio!- esclama in tono minaccioso
 
- Già… forse non sarò Dio …ma il chirurgo sono io!- concludo duramente
 
- Ma bravo!- esclama indignato facendomi un finto applauso:- Adesso alzi le arie anche contro i tuoi colleghi? Prova a dirlo alla paziente e vediamo se ti darà ascolto solo perché il tuo curriculum è più bello del mio!-
 
Ora mi sento un verme. Non avevo mai giocato questa carta per prevaricare sui miei colleghi, perché lo ritenevo alquanto ingiusto, e rispettavo qualsiasi loro opinione. E anche ora…voglio rimanere fedele ai miei principi:- Senti….non era mia intenzione calpestarti…entrambi vogliamo aiutarla in modo diverso!- esclamo moderando il tono della voce:- A questo punto mi sembra giusto sentire anche il parere di Schiaccianoci!-
 
- Sei il suo preferito Dario! Ed è un chirurgo estetico! Ti darà ragione senza batter ciglio!-
 
- Può darsi! Ma ama questo ospedale più di ogni altra cosa! Non mi permetterebbe mai di infangare il suo nome con un intervento azzardato! E poi alla fine…l’ultima decisione spetta ancora alla paziente!-
 
- D’accordo! Chiamalo!- conclude incrociando le braccia al petto.
 
Una volta arrivato anche lui, comincio a discutere per filo e per segno l’intervento che avrei in mente di fare, davanti ad una paziente che palesemente, trovandosi circondata da tre chirurghi, vorrebbe farsi sempre più piccola e scappare il più lontano possibile da questa clinica.
 
In ogni caso, una volta terminato il mio discorso, mi volto in attesa del giudizio del mio superiore, che come sempre non tarda ad arrivare:- E’ ottima idea Dario!- esclama entusiasta:- Potrebbe funzionare! Perché no? Anzi…sarei lieto di assisterti se me ne dai il permesso!-
 
- Ovviamente professore!-esclamo stupito di essere riuscito ad impressionare un uomo che è più simile ad una roccia piuttosto che ad un essere umano:- La mia sala è sempre aperta!- aggiungo infine, giusto per sottolineare che non ho nulla da nascondere, perché sono sicuro delle mie capacità e tranquillo nell’eseguire qualsiasi tipo di procedura.
 
-Allora? Cos’hai deciso?- concludo rivolgendomi alla paziente nel tono più cordiale che conosca.
 
La risposta, che credevo sarebbe stata immediata, ancora non arriva. Pensavo di averla convinta, pensavo che l’entusiasmo di Schiaccianoci l’avrebbe fatto, eppure a quanto pare Massimo è più forte di entrambi. Sembra quasi che in quella stanza  noi non esistiamo, perché lo sguardo della ragazza si concentra sempre e solo su di lui, in attesa che dica o faccia qualcosa, anche solo un semplice cenno. Per qualche istante mi perdo a pensare a cos’abbia di così tanto speciale che io non ho. Deve avere qualcosa, questo è certo, ma non riesco a cogliere cosa sia!
 
Il direttore però, non sembra per nulla intenzionato a capire, ma piuttosto a concludere l’affare:- Perché guardi Massimo? Lui non c’entra!- esclama con leggerezza, come se ciò bastasse a distogliere la sua attenzione da lui.
 
E’ chiaro che ormai le è entrato sotto pelle, e non c’è niente che possiamo dire o fare per cambiare questa cosa.
 
-A quanto pare nella decisione c’entra più di noi!- esclamo manifestando ciò che penso.
 
Entrambi ci rivolgiamo a lui, che senza alcun timore esclama:- Credo sia sbagliato far correre alla paziente rischi inutili!-
 
- Beh innanzitutto credo che Dario sia perfettamente in grado di gestirli.- esclama Schiaccianoci, prendendo subito le mie difese:- In secondo luogo….è la paziente che deve valutare se correre questi rischi sia davvero inutile, ossia…se il risultato che potrebbe ottenere non li valga tutti quanti! In fondo anche l’estetica ha una certa importanza oggi!- conclude fissando il mio collega con aria di superiorità, quasi come se volesse ricordargli quale sia il suo posto
 
- Beh…come ripeto…io ho soltanto espresso il mio parere…- risponde pacatamente lui:- poi…sarà lei a de…-
 
- Accetto!- esclama una voce femminile che fino a poco fa era rimasta muta e inerme di fronte alle nostre proposte.
 
Tutti ci voltiamo verso di lei, increduli di questa scelta apparentemente improvvisa, che ormai non ci sembrava neanche più possibile. Glielo chiediamo nuovamente per essere sicuri al cento per cento che ne sia veramente convinta, e, strano ma vero, stavolta lo sembra davvero.
 
Schiaccianoci e Albani si decidono ad abbandonare la stanza, lasciando a me il compito di compilare il modulo per farla entrare in lista d’attesa. Le porgo infine la carta, osservando il modo con cui la firma, per poi compiacermi del tratto sicuro con cui esegue tutto ciò che le richiedo.
 
Prima di salutarla mi azzardo a farle una leggera carezza sulla spalla:- Andrà tutto bene, vedrai!-
 
- Lo spero!- esclama con aria da dura, facendomi nuovamente sorridere. La sua fiducia nei miei confronti raggiunge proprio le stelle! Ma tanto ormai, è inutile provare a cambiarla, l’unica cosa che ora mi devo preoccupare di fare, è non deluderla.
 
 
Pov. Anna
 

Odio andare dall’igienista! E’ una tortura a cadenza ciclica e illimitata, che si ripete ogni sei-otto mesi. Una mia amica dice che adora andarci, ma lei è tutta strana: sviene quando fa le analisi del sangue, e si diverte a fare l’igiene! Io no! Sono abbastanza monotona e noiosa in questo genere di cose: né svengo, né mi diverto, fisso solo l’orologio in attesa che tutto passi. Mi ritengo stranamente nella norma!
 
La mia igienista è simpatica e gentile: solitamente trascorre la mezzora a parlarmi dei viaggi che fa con il suo ragazzo, descrivendomi i luoghi che visita, o che ancora vorrebbe visitare. In qualche modo riesce sempre a distrarmi. Tuttavia oggi, non appena ha notato che sono incinta, ha cominciato a parlare di bambini, fingendosi l’esperta che non è, visto che è ancora troppo giovane e non pensa ancora a tutto questo. Anche se detto fra noi…è più vecchia di me, e sì…probabilmente più intelligente e posata della sottoscritta.
 
In ogni caso ho dovuto esplicitamente chiederle di tornare ai soliti argomenti delle igieni passate, e per fortuna, una volta accontentatami è filato tutto liscio e ho finito la procedura anche prima del previsto e senza sentire troppo dolore.
 
Prima di salutarla del tutto, mi azzardo a chiederle se posso masticare le chewing-gum, poiché in questo periodo, tra lo studio e il mio “ stato interessante”, sto divorando chili di gelato e biscotti al cioccolato, e pure Antonella si è accorta che sto prendendo troppo peso e troppo in fretta, quindi ho bisogno di darmi una regolata. La bocca, devo farla andare in qualche modo, quindi questa, sarebbe la mia soluzione, devo solo sperare che venga approvata. Non vorrei trovarmi qua tra qualche mese con tutte le carie da rifare! E non sono poche, dato che da bambina odiavo lo spazzolino!
 
Il percorso a quanto pare è più lungo del previsto, visto che l’igienista si limita a mandarmi dal professor Picone, che guarda caso si trova proprio nella zona segreteria, accanto a noi.
 
Risposta al mio quesito? Questa qua:- Mah, a mio parere potresti anche mangiarle, non si nota un aumento della carie dovuto a questo, ne tantomeno recidive, anzi, in certi casi possono rivelarsi anche utili. Tuttavia, tu hai subito un intervento abbastanza serio, quindi dovresti chiedere anche il permesso al tuo chirurgo…-
Il mio chirurgo? Ma stiamo scherzando? Piuttosto chiedo a Massimo…in fondo pure lui è stato un mio chirurgo ed è perfettamente in grado di rispondermi.
 
- Ehm…ok! Vedrò di rintracciarlo!- concludo pensando di avere già la soluzione in tasca, e invece no, perché il mondo mi vuole tanto male e quindi mi sento dire:- No aspetta! Tu sei stata operata da Camossi vero?-
 
Sussurro un sì tremante, che aveva ragione d’essere perché proprio in quel momento sento una porta scorrevole aprirsi da un lato nascosto del corridoio e  Picone pronunciare:- Dario! Vieni qua un attimo! Una tua paziente ha bisogno di un consulto!-
 
Fantastico! No ma davvero! Sapevo che lo studio del professor Picone si era ingrandito ed era diventato anche un centro estetico, ma mai avevo pensato che tra tutti i chirurghi presenti in una grande città come Vicenza, proprio lui sarebbe diventato il suo socio.
 
Dario sopraggiunge con il suo solito passo svelto, ma al contrario di ciò che avevo immaginato, nel vedermi non fa una piega e con naturalezza si avvicina e mi domanda:- Qual è il problema?-
 
- Posso mangiare le gomme da masticare?- domando semplicemente
 
- Solo quelle alla fragola!- esclama sorridendo, credendo di aver fatto la battuta del secolo. Eppure non so perché, ma lo vedo strano, anche se si sforza di mantenere il suo solito umorismo. In ogni caso, al momento io non sono dell’umore, non ho motivo di nasconderlo, e quindi non mi faccio tanti problemi a guardarlo biecamente.
 
Finalmente allora si decide a darmi una risposta seria:- Diciamo che non sarebbe il massimo continuare a masticare sforzando troppo le articolazioni, tuttavia, se non puoi farne a meno, hai il mio permesso. Vedi di fermarti se senti male o l’articolazione poco fluente in questo punto…- conclude toccandomi tra la guancia e l’orecchio destro, dove si trova il condilo mandibolare.
 
Una lieve carezza che pensavo mi avrebbe suscitato qualcosa, invece…niente. Strano, ma vero!
 
Detto questo Dario si limita a salutarmi normalmente e a scomparire, senza darmi il tempo di aggiungere altro, cosa che probabilmente non avrei neanche fatto, vista la presenza costante del professore che mi aspettava nel suo studio per dare una controllatina generale ai retainers che mi aveva posizionato dietro le due arcate per mantenere dritti i denti dopo aver tolto definitivamente l’apparecchio.
 
Certe volte penso che il prof. Picone sia un po’ cieco! Come si fa a dire ad una ragazza incinta che è “ben messa”? D’accordo! Sono ingrassata un po’ dappertutto e si vede, ma si vede anche la pancia! Sono alla fine del quarto mese! E che cavolo! Che poi… lo dice con quel sorrisetto dal quale non si riesce neanche a capire se lo fa per prendermi in giro, o se lo ritiene addirittura un complimento! Beh sì, perchè a quelli della sua età non sono mai piaciute le ragazze scheletriche, una volta la moda era un’altra, una volta forse alla moda c’ero io!
 
In ogni caso, non riesco nemmeno ad avere il tempo di protestare, che la mia attenzione viene rivolta verso un’altra voce maschile, proveniente da un’altra stanza, neanche troppo vicina, ma che giunge chiara e tonda alle mie orecchie dal quanto è seccata:- Ma non si può lavorare così! Dannazione!-
 
Tutte le assistenti alla poltrona, le segretarie, e persino il professore accorrono lì, lasciandomi con un batuffolo di cotone in bocca. Ma sono troppo interessata all’accaduto per curarmene, così tendo l’orecchio e ascolto:- Avevo richiesto un modello C032, e mi ritrovo pieno di C903! Mi state forse prendendo in giro?-
 
- Lo so Dario! C’è stato un errore alla consegna!- esclama Picone:- Li ho ordinati di nuovo, arriveranno la prossima settimana!-
 
- Una settimana?? Ma stiamo scherzando? Non posso operare con questi! Li detesto!- continua quell’altro come una furia
 
- Non posso farci nulla! E’ una compagnia francese! Ci vuole tempo! Datti una calmata!- continua il vecchio in tono pacato
 
- IO MI DEVO CALMARE?- urla di nuovo:- Ma cosa c’è che non va in questo mondo di merda?-
 
Non l’avevo mai sentito parlare così! Dev’essere successo qualcosa di serio. Non può essere solo questo. Conosco Dario: manda giù più volte e poi ad un certo punto, per un nonnulla esplode e sfoga tutta la sua frustrazione. Chi la subisce in realtà certa poco o niente. E’ soltanto un povero malcapitato. E’ fatto così! Credetemi! Io lo so bene!
 
- Senti Dario, va’ a farti un giro! Prendi un po’ d’aria!- suggerisce Picone senza però osare comandarlo
 
- Sì hai ragione! Ne ho proprio bisogno!- esclama correndo via come una furia. Vi giuro, sono riuscita a vedere solo una macchia indistinta verde che attraversava il corridoio con un passo così deciso che avrebbe sicuramente travolto tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo cammino.
 
Il professore pochi secondi dopo torna da me, sfoderando il suo solito finto sorriso, senza nemmeno preoccuparsi di chiedermi scusa per l’interruzione e continuando la sua visita come se nulla fosse. Per fortuna nella mia bocca è tutto ok, quindi posso recarmi a pagare solo l’igiene, senza temere la formulazione di un nuovo preventivo dalle cifre esorbitanti.
 
Dopo aver pagato, saluto la segretaria e decido di scendere per le scale, in fondo sono solo tre piani. Devo pur fare movimento in qualche modo, no?
 
Giunta al piano terra, sento dei rumori provenire da una porta socchiusa. Riesco ad intravedere un magazzino e a giudicare dai suoni, c’è qualcuno che se la sta prendendo con un innocuo scaffale, e badate bene…so anche chi!
 
(continua…)
 
Ciao ragazze! Scusate i ritardi, le assenze, la trama che sembra (anzi forse lo è davvero) ad un punto morto! In realtà entrambi stanno moooolto lentamente cambiando! Ce la posso fare! Ahah! Il capitolo è troncato e mi dispiace un sacco per questo, ma veniva troppo lungo, non avreste retto! In ogni caso vi prometto che non tarderò troppo a pubblicare il seguito (in cui Anna li metterà in riga tutti e 2 e la giornata di Dario peggiorerà sempre di più). Nel frattempo, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione riguardo ad una cosa (forse ve l’ho già chiesta ma non mi ricordo): preferite i discorsi diretti (dialoghi) o la parte scritta contenente le opinioni dei personaggi? Dovrei prediligerne qualcuna in particolare? Se sì…quale? Ovviamente se volete potete anche esprimere il vostro parere riguardo a ciò di cui hanno discusso Dario e Massimo. Non insulto nessuno! Promesso! Siete anche liberissime di criticarmi! A presto! Ciao ciao! =) 

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Capitolo 20
*** Keep calm! Vi rimetto in riga io! ***


(Questo capitolo è la continuazione del precedente: riprende dall’esatto istante in cui l’avevo lasciato)

 
Pov. Anna
 
Entro senza preoccuparmi di fare rumore, e come pensavo, lo vedo con entrambi i palmi delle mani appoggiati al muro e la testa bassa, che fissa il pavimento. Si volta solo leggermente per vedere chi è entrato, e non sembra affatto stupito di vedermi, ne tantomeno intento a nascondersi, visto che torna alla posizione di prima.
 
-Dario! Che succede?- domando osando porre un mano sulla sua spalla
 
Lui si scosta bruscamente:- Una giornata del cazzo! Ecco che succede!-
 
- Ne vuoi parlare?- chiedo freddamente ripagandolo con la stessa moneta
 
- Non sei obbligata a farlo!- esclama fissandomi esausto:-Insomma io ti ho ferita e hai tutto il diritto di…-
 
- Non stiamo parlando di me… o di noi!- lo interrompo con distacco:- Non è necessario! Non voglio litigare!-
Sono stufa di litigare! Specialmente con lui! Perché tanto non andiamo mai da nessuna parte, finiamo solo per star male, e al momento è l’ultima cosa che ho intenzione di fare, dato che voglio godermi questi ultimi quattro mesi con serenità. E a quanto pare…non sono l’unica che la sta cercando…
 
- Già, per oggi ho già litigato abbastanza!- concorda lui con tono mansueto
 
- Con?-
 
- Massimo!-
 
Al solo sentirgli pronunciare quel nome rimango un po’ basita, dato che li ho sempre visti come due amici inseparabili che si capivano su tutto: raramente li ho visti litigare, ma ancor più, non ho mai visto Dario così sconvolto dalla situazione. Il solo pensiero che io possa essere la causa di tutto ciò, da un lato mi spaventa, ma dall’altro mi fa sentire una sciocca egoista che pensa di essere sempre al centro dell’universo quando magari stavolta non lo è affatto.
 
Pensandoci bene poi, se io centrassi qualcosa, mi avrebbe già insultato, e dato che non l’ha ancora fatto, mi è facile comprendere che, nonostante io appartenga alla lista delle persone che non vorrebbe vedere, al momento sono quella che gli crea meno fastidio.
 
Vedendo il mio sguardo attonito e carico di domande, si appresta a precisare:- Abbiamo opinioni molto diverse! In ambito professionale intendo! Ed entrambi siamo convinti di aver ragione!-
 
Testardi ed egocentrici? Sì questa decisamente non mi è nuova!
 
- Dimmi di più!- esclamo interessata all’argomento.
 
Sì lo ammetto, ho sempre avuto un debole per la medicina, che è cresciuto sempre di più dopo averli incontrati. Lo trovo un argomento difficile ma molto affascinante. E seppur non me ne intenda più di tanto, muoio dalla voglia di sapere quale sia la ragione di tanto risentimento.
 
- C’è una paziente che ha già fatto tre interventi: due dei quali necessari e uno facoltativo per migliorare l’aspetto estetico. Tuttavia il suo caso è un po’ complicato e nonostante i miei sforzi, non sono ancora riuscito a farle raggiungere una perfetta simmetria del viso. In realtà non la raggiungerà mai, e questo lo sa, però sarebbe ancora disposta a provare un ultimo intervento che il sottoscritto le ha proposto. E’ abbastanza inusuale, ma sono convinto che possa aiutarla…se non altro ad accettarsi.-
 
- E che c’entra Massimo con questo?- sbaglio o non l’ha ancora nominato?? Possibile che sappia sempre e solo parlare di se stesso? E poi….che c’entra Massimo con un intervento di chirurgia estetica?
 
- Massimo sconsiglia questo intervento, anzi, in realtà non era d’accordo nemmeno per quello di prima, perché è convinto che dopo aver raggiunto una situazione ottimale dal punto di vista funzionale, la paziente debba accettarsi per come è, senza aggiungere ulteriori interventi che possono rivelarsi, a suo parere, più dannosi che benefici.-
 
- Sono pericolosi?-
 
- No! O meglio, c’è qualche rischio, ma sono piuttosto sicuro di poterlo gestire. Massimo è un uomo molto razionale, non ama correre rischi se non strettamente necessari, e inoltre teme che la paziente possa sviluppare una dipendenza dalla chirurgia estetica. Io invece credo che dovrei darle la possibilità di sentirsi a proprio agio in mezzo agli altri, di sorridere quando si guarda allo specchio, e in quanto suo chirurgo glielo devo! Inoltre, so quanto posso spingermi oltre e so riconoscere un paziente quando esagera e io non credo sia questo il caso! Non conosco quella ragazza, ma mi fido e voglio renderla felice, se posso. Schiaccianoci ha ascoltato la mia proposta e ne è entusiasta…-
 
Rimango piacevolmente sorpresa da quelle parole. Molto…a dire il vero!
 
Ma cerco di rimanere imparziale:- E la paziente?-
 
- Ha accettato ed ora è in lista d’attesa! Ciò non toglie che tra me è lui…-
 
- Beh è naturale!- esclamo inavvertitamente ad alta voce
 
- Che cosa?- domanda leggermente infastidito
 
Atteggiamento che mi fa inevitabilmente innervosire, perché…sì…avrò ben il diritto di essere sincera ed esprimere ciò che penso? Molto bene! Io la penso così, e non ho problemi a ripeterglielo di nuovo in faccia:- E’ naturale che lei abbia accettato! In fondo tu le offri ciò che vuole! Ma questo non vuol dire che si fidi maggiormente del tuo giudizio!- concludo probabilmente con troppa cattiveria.
 
- Già! E’ proprio così!- sbotta lui innervosito, facendomi capire di aver toccato un nervo scoperto: -Nonostante io l’abbia operata per ben tre volte, soltanto una delle quali, con l’aiuto di Massimo!-
 
- Questo non conta! E’ l’atteggiamento che fa la differenza!- esclamo spontaneamente, senza pormi il problema di una sua reazione.
 
- L’ho già cambiato io! Mi sto impegnando!- obbietta in tono infastidito
 
- Forse non abbastanza!-rispondo:- Non credo che un tuo sorriso, sebbene sia stupendo, basti ad infondere la fiducia necessaria! Ci vuole ben altro Dario! Un qualcosa che forse tu ancora non hai!- concludo in maniera schietta. Forse troppo! Forse questa è la goccia che farà traboccare il vaso. Me lo sento!
 
- E Massimo invece sì?- mi urla addosso spazientito.
 
Sobbalzo leggermente, ma cerco di non darlo a vedere, anche se non riesco a fare a meno di indietreggiare di un passo. Rimango in silenzio, perché per un momento non so nemmeno io cosa rispondere. Non è il fatto che lui abbia qualcosa in più o in meno…è soltanto…diverso!
 
Dopo qualche secondo, probabilmente anche lui si accorge di aver esagerato, e passandosi una mano tra i capelli, si leva la cuffia, sospirando pesantemente per cercare di recuperare un po’ di calma. Fatto questo, muove qualche passo in mia direzione, fino ad appoggiare entrambe le sue mani sulle mie braccia ed incatenare i miei occhi ai suoi come se fosse un incantatore di serpenti: - Anna, rispondimi con sincerità! Se tu fossi un paziente, e ci conoscessi in ospedale per la prima volta, come chirurghi, a chi ti affideresti?-
 
Ancora una volta il silenzio si impossessa di me, mi sembra quasi di sentire un groppo alla gola che mi impedisce di parlare, ma in qualche modo cerco ugualmente di farlo:- Beh la risposta non è così semplice. Basandomi unicamente sui vostri curriculum sceglierei te, in quanto di grado più elevato e…-
 
- Sta salendo di grado anche Massimo, tra un paio di anni sarà quasi al mio pari!- mi interrompe bocciando in pieno questo mio tipo di risposta.
 
- D’accordo, in questo caso, sceglierei te se si trattasse di estetica, ma altrimenti…- faccio una leggera pausa per poi sussurrare abbassando la testa:-…sceglierei lui!-
 
In quel momento le sue braccia cadono senza vita lungo i miei fianchi, lo vedo allontanarsi di qualche passo, con uno sguardo carico di rabbia, odio e frustrazione per poi sentirlo pronunciare con una voce più roca del solito:- Mi stai dicendo che lui trasmette maggior fiducia?-
 
Il suo sguardo così minaccioso dovrebbe incutermi paura, lo farebbe con chiunque, ma in questo momento su di me ottiene l’effetto opposto: mi dà il coraggio di affermare di nuovo senza vergogna ciò che prima ho soltanto sussurrato. In fondo non ho detto nulla di male, non sono io ad essere in torto, non mi merito di essere trattata così solo perché ho detto il vero. Non mi interessa! Questa volta nel giusto ci sono io e ho intenzione di farmi ascoltare!
 
- Sì! E’ così!- esclamo fissandolo senza timore:- Si nota a un chilometro di distanza che lui è quello razionale e tu quello istintivo: ascoltando te sembra tutto facile e senza rischi, mentre lui è più posato, ne discute ad alta voce e li considera come tali. Lui ascolta tutte le assurdità dei pazienti, e cerca di rassicurarli, tu invece, tendenzialmente sorridi e scappi. Ora, io non credo che a te non importi nulla di loro, ma a volte dai questa impressione. Quindi sì, se fossi un paziente sceglierei Massimo e non te! E non sto considerando quello che so della vostra vita privata, perché se ne tenessi conto, vista la tua coerenza degli ultimi tempi…non ti sceglierei neanche come chirurgo estetico!- concludo raggiungendo un ph decisamente acido.
 
Talmente acido da riuscire a corrodere quello sguardo, che da bestia feroce, si trasforma in quello di un animale agonizzante:- Mi fa molto male sentirti dire questo! Così mi distruggi!- conclude con un tono serio ma allo stesso tempo ferito.
 
E pensare che fino a qualche settimana fa i ruoli erano completamente invertiti: io ero la preda e lui il cacciatore senza scrupoli. Avevo sentito il mio cuore frantumarsi per l’ennesima volta, a causa di una sua frase detta d’istinto…ed ora finalmente, era giunto il momento che provasse la stessa cosa. Non chiederò scusa, non questa volta!
 
- Le parole sono armi potenti!- mi ritrovo a sentenziare come se fossi la voce di un oracolo:- La verità fa male! Ora lo sai anche tu!- concludo con una cattiveria che decisamente non mi appartiene
 
Lotto con me stessa per non cedere a quel volto, che nonostante sia completamente asciutto, è una maschera di dolore, e aggiungo con seria noncuranza:- Passa una buona serata!-
 
Mi volto e raggiungo in fretta l’uscita imponendomi di non guardarlo di nuovo. Una parte di me si sente in colpa per averlo colpito in uno dei suoi punti più deboli, l’altra invece è fiera di averlo fatto e non intende ripensarci.
 
Con questa inquieta dualità presente in me, mi appresto a raggiungere l’uscita, accanto alla quale mi starà aspettando la mia…
 
- Massimo! Che ci fai qui?-domando sorpresa e confusa:-Dovevo vedermi con…-
 
- Antonella! Lo so!- mi precede:- Ha avuto un imprevisto sul lavoro, ma non voleva che tu rinunciassi ad una passeggiata nel parco…così ha mandato me!-
 
Ah sì? Antonella non voleva proprio lasciarmi sola oggi. Ricordo che aveva insistito parecchio per fare questa passeggiata nel parco…guarda caso dopo essere stata qui. Ed è stata anche fortunata che ha smesso di piovere!
 
- Dimmi una cosa! - esclamo dopo aver fatto tre più due:- Antonella sa che ora Dario lavora anche nello studio del mio dentista?!-
 
La mia più che una domanda risulta quasi un’affermazione, alla quale lui non trova la forza di controbattere:-- Sì! Ma non te l’ha detto perché temeva che non ci saresti più andata solo per questo!-
 
- Infatti!- confermo l’ovvietà:- Poi dite a me di essere sincera, quando voi fate lo stesso!- aggiungo un po’ indispettita. Non ce l’ho su con lei per così poco, anzi, sono solo un po’ delusa dal fatto che prenda delle decisioni al posto mio, come se non mi ritenga perfettamente in grado di gestire tutta questa situazione.
 
- Le tue bugie sono molto più gravi!- precisa Massimo con un tono di rimprovero
 
- Erano!- preciso:-Non nascondo più nulla adesso, e giusto per dartene una prova, ti dirò che quei pantaloni ti stanno male!-
 
Mentre Massimo rimane per un attimo sconcertato dalla mia osservazione, guardandosi le gambe con aria confusa, io ne approfitto per riprendere un po’ di fiato, dopo la discussione con Dario.
 
Non posso fare a meno di notare che oggi sono proprio cattivella. Che poi non è colpa mia! Ho la scusa dell’essere incinta! Potrei insultare qualunque medico o dire a tutti che i pantaloni che hanno addosso gli stanno male! Tanto alla fine mi perdonerebbero! Vero??
 
- Anche Antonella me lo dice! Ma non ne ho mai capito il motivo!- dice, facendomi sorridere
 
- Beh te lo dico io!-mi affretto a dire:- Ti sono larghi sul…- forse un tantino di eleganza nel parlare non mi starebbe poi così male: - …didietro!-
 
- Co…cosa?- balbetta sbalordito: -T-tu mi guardi…-
 
- Non esserne sconvolto Massimo! Tutte le donne lo fanno!- esclamo un po’ stizzita, come se non sapesse la cosa più ovvia di questo mondo.
 
 - In generale intendo!- preciso infine. Non vorrei che adesso pensi che tutte le donne stiano a guardare solo il suo mentre cammina per strada. Non uscirebbe più di casa!
 
- Oook!- esclama imbarazzato:- E poi saremmo noi i pervertiti, eh?-
 
Dovrei anche rispondere? Ma siamo seri? Ci sta paragonando alla volgarità dei maschi? Forse come perversione saremo anche simili, ma di sicuro noi non andiamo a dirglielo in faccia! Siamo più…discrete! D’altra parte…anche a questo servono le amiche del cuore no?
 
- Che cosa vorresti dire?- dico indispettita, incrociando le braccia al petto:- Hai mai sentito una donna urlare per strada “Ehi che bambolo!”- concludo cercando di imitare una voce maschile, magari anche mezza fatta!
Massimo scoppia a ridere, forse per la mia pessima imitazione, o per la scena che gli ho rievocato. In ogni caso decide di non controbattere, perché sa benissimo di aver già perso in partenza.
 
- Facciamo due passi?- domanda cambiando discorso
 
All’improvviso smetto di ridere alla mia battuta, e ricordo che all’interno dello studio che si trova ancora alle mie spalle, c’è sicuramente un uomo a pezzi, un uomo che mi sono rifiutata di aiutare, e che ho distrutto ancora di più, utilizzando un pretesto per sfogare su di lui tutto il mio rancore.
 
E ora, me ne sto qua a ridere con il suo collega, come se niente fosse successo. E questo non è da me! Nella maniera più assoluta!
 
- Anna!- cerca di ridestarmi Massimo, poggiando una mano sulla mia spalla.
 
Ah giusto! Mi ha fatto una domanda! Qual ’era poi? Ah sì! Di fare due passi!
 
- Beh…visto che sei qui…- mi limito a dire, fissando il pavimento
 
- Non trattenere il tuo entusiasmo!- esclama guardandomi in maniera confusa.
 
Sicuramente si starà chiedendo come possa una ragazza scherzare allegramente sul suo fondoschiena, per poi rabbuiarsi un paio di minuti dopo. Effettivamente, sono sempre stata un po’ lunatica, ma mai così tanto.
 
- Hai ragione! Scusami!- esclamo, incamminandomi verso il parco, sistemando con le dita il mio ciuffo di capelli ribelli. Lo faccio spesso, soprattutto quando sono nervosa, come in questo caso:- Ho…parlato con Dario. So del vostro diverbio…e… preferivo non saperlo, non volevo schierarmi…-
 
- Non farlo allora!- mi interrompe, facendomi voltare verso di lui, per incontrare il suo sguardo così profondo e deciso.
 
- Purtroppo l’ho già fatto!- esclamo con rammarico.
 
Sono pentita, ok? Non tanto di quello che ho detto, ma di come l’ho detto! Continuo a rimproverare Dario per la sua mancanza di tatto, ma io non sono affatto migliore! Sono proprio uguale a lui! Quando mi arrabbio, sparo a manetta senza nemmeno fermarmi a pensare.
 
Un’altra cosa cui non avevo pensato, era quella di vedere un Massimo arrabbiato. Non con Dario! Ma con me! In questo esatto, preciso, istante.
 
-Quindi adesso non vuoi stare con me perché lo difendi a spada tratta! Stupendo!- esclama indispettito, come se fosse ovvio che la mia scelta ricadrebbe sempre e comunque su di lui, anche di fronte al torto.
 
Innanzitutto, non penso affatto che Dario abbia bisogno di essere difeso! Ma soprattutto non penso di essere così succube di lui da perdere ogni mio libero arbitrio! La mia capacità di pensare senza farmi coinvolgere dalla sua opinione! E il solo fatto che Massimo possa pensarlo…mi fa imbestialire:- E se invece avessi scelto te? Cosa ti fa essere così certo del contrario?- gli urlo addosso come se fossi una mitraglietta
 
- Non l’hai fatto!- risponde sicuro di sé
 
- L’ho fatto invece! Ti ho difeso come chirurgo! Ho detto che se vi conoscessi per la prima volta, mi affiderei a te!- esclamo di fronte al suo sguardo attonito.
 
Un amico che si sente dire cose del genere che fa? Solitamente sorride e ringrazia, magari si imbarazza anche. E invece no! Massimo non fa niente di tutto questo, al contrario invece, mi assale:- Come hai potuto? L’avrai distrutto!- esclama poggiando una mano sul mio braccio
 
- Ma che ti frega? Sei o non sei arrabbiato con lui?- domando respingendolo in malo modo.
 
Rabbia, dolore…senso di colpa. Perché provo tutto questo? Perché Massimo si ostina a difenderlo, a “prendersi cura” di lui nonostante il loro litigio? Non capisco! D’accordo l’amicizia, ma questo è troppo! A volte pure Dario merita di prendersi qualche schiaffo, anche solo in senso metaforico! Di questo ne sono più che convinta.
 
-E’ un diverbio professionale, e tu non dovresti agire mescolando la vita privata!- mi rimprovera come se fossi una bambina
 
- Infatti non l’ho fatto!- di questo ne sono abbastanza sicura:- Sono stata sincera con lui riguardo al suo difetto…e lo sarò anche con te!- esclamo sedendomi su una panchina, sfidandolo con lo sguardo a sedersi di fianco a me ad ascoltare ciò che ho da dire. Sfida che Massimo non tarda a cogliere, mettendosi tutt’orecchi e fissandomi con i suoi soliti grandi occhioni.
 
Così continuo:- Capisco che l’estetica non sia il tuo campo…ma l’umanità sì! O almeno sforzati di fargliela entrare!- lo rimprovero leggermente, prima di aprirgli il mio cuore:- Io capisco quella ragazza, e me ne immedesimo. So come si sente…perché così mi sentivo: un mostro, o se non tale, uno scherzo della natura. Tu non sai quanto significhi per gente come noi, riuscire a guardarsi e allo specchio senza disprezzarsi, senza pensare “Guarda qua! Faccio schifo! Resterò una sfigata a vita!”  ma sorridere, perché finalmente vediamo riflessa una ragazza che, se non bella, ci sembra almeno normale. In fondo è solo questo ciò a cui aspiriamo! Non ad essere delle perfette modelle pronte ad apparire in bikini su “Cosmopolitan”! Non sai cosa vuol dire dover scappare ogni volta che qualcuno vuole fare una fotografia, o stare in compagnia di ragazzi, amici o anche sconosciuti e pensare unicamente a nascondere il tuo difetto, isolandoti completamente da tutto e da tutti. Tu non sai che vuol dire desiderare di essere invisibili…mentre io sì! Lo volevo, perché ero così! E se mi trovassi nella situazione di quella ragazza, accetterei anch’io la proposta di Dario, non perché mi fidi più di lui, ma perché oggettivamente, anche a fronte di tutti i rischi, che penso già di conoscere, resta comunque la migliore. Non vorrei mai rimpiangere in futuro un qualcosa che non ho avuto il coraggio affrontare nel presente. Non potrei mai farmi sfuggire un’opportunità del genere. Non se potrebbe avere un impatto così grande sulla mia vita. E credimi…l’avrebbe! Anche se tu non lo riesci a percepire! O almeno…sicuramente non quanto Dario!-
 
Finalmente ho tirato fuori tutto quello che avevo dentro, e Massimo è rimasto ad ascoltarmi tutto il tempo, abbassando di tanto in tanto lo sguardo ad osservare il tappeto erboso, per poi tornare su di me, allargando gli occhi nel momento in cui pronunciavo parole a cui volevo dare un certo peso, come “ disprezzarsi”, “normale”, “difetto”, o ancora “invisibile”, “coraggio”, “opportunità” e “impatto”. Comincio a pensare che potrei candidarmi in politica, come speaker non sarei affatto male! Oppure potrei considerare anche solo di diventare una motivatrice sociale! Quel che è certo, è che non ho nulla dell’ingegnere!
 
Credo che anche Massimo stia pensando la stessa cosa, anzi, che sotto sotto, cominci a darmi anche ragione, o comunque a comprendere le motivazioni che hanno spinto la paziente a fare una scelta, a suo parere, tutt’altro che saggia.
 
Tuttavia, dubito seriamente che il chirurgo tutto d’un pezzo che giace in lui, mi riconosca una vittoria dopo una chiacchierata di soli cinque minuti! La sola cosa che mi aspetto da lui, è che cambi discorso…
 
- Hai detto questo a Dario?-  domanda così…dal nulla.
 
Ecco! Appunto! Che vi avevo detto? Quando si sente in difficoltà, lui riesce sempre a ribaltare le situazioni.
 
E ora…quella che si trova con le spalle al muro, sono io.
 
- No! Gli ho detto tutt’altro!- esclamo senza riuscire a sostenere il suo sguardo:- Forse perché in fondo volevo ferirlo come ha fatto lui con me! E…ti dirò la verità…credo di esserci riuscita…e stavolta non chiederò scusa! Né tantomeno gli dirò che sono fiera di lui per il suo atteggiamento, per come si sforza di comprendere cose che non ha mai provato, e come sorprendentemente ci riesca pure! Non ammetterò mai di fronte a lui che questo mi rende davvero molto felice! Perché non se lo merita!- concludo senza nemmeno cercare di nascondere tutto il rancore che provo ne suoi confronti
 
- Dovresti farlo invece!- esclama, con un tono sereno e persuasivo:-Tutti hanno il diritto di sapere cosa c’è veramente nel cuore dell’altro!-
 
- No Massimo!- rispondo scuotendo la testa:-Ho smesso di ricadere sempre nello stesso errore! Ho sempre dato tutto e ricevuto più dolore che altro! Ho smesso di seguire uno che non vuole mai sbilanciarsi solo per paura di cadere!-
 
- Sai in realtà…- dice osservando un punto impreciso davanti a lui, assumendo l’atteggiamento di un filosofo orientale che sta seduto a gambe incrociate sulla cima di un monte tibetano:- In realtà…Dario è già caduto! L’avete fatto entrambi a dire il vero, ma forse lui di più!-
 
- Che vuoi dire? Non ti seguo!-
 
Come sempre del resto! Quando comincia a vestire i panni dello psicanalista, diventa alquanto incomprensibile!
 
- Sai…Antonella sta leggendo un libro, che…per quanto possa sembrare inutile e scontato, a volte può essere illuminante!- dice adottando il suo tipico fascino narrativo:- Per esempio…ti sei mai chiesta perché gli inglesi traducano il verbo innamorarsi con…-
 
- “To fall in love!”- lo precedo, inarcando tuttavia le sopracciglia, dato che non ho ancora capito dove voglia andare a parare
 
- Esattamente! “Cadere in amore”! In quel libro c’è scritto che la maggior parte degli uomini, al contrario delle donne, non scelgono di innamorarsi, non si pongono l’obbiettivo di trovare l’anima gemella, ma a volte, contro la loro volontà, succede! Per sbaglio! Per questo si dice “to fall in love!” è come se dicessero “Ops, sono caduto! Avevo fatto altri piani…e ora ho mandato tutto all’aria!”-
 
Nel sentire questo, non riesco ad evitare di scoppiare in una fragorosa risata, mentre Massimo si appresta ad affermare sorridendo: – E’ così! Te l’assicuro!-
 
- Quindi tu non volevi innamorarti di Antonella?- domando stentando a credere che la risposta possa essere negativa.
 
- No! Non volevo nel modo più assoluto!- ribatte in modo incisivo, lasciandomi totalmente di stucco:- Mi stavo ancora specializzando, e dopo la storia con Lucia, non volevo assolutamente ripetere lo stesso errore. Continuavo a dirmi che dovevo concentrarmi esclusivamente nello studio, che le ragazze potevano servire solo ad alleviare un po’ la tensione degli esami e dell’imminente tirocinio in Germania.- esclama, dipingendo a stento quest’immagine di sè nella mia mente. Un’immagine che avrei attribuito con molta più facilità a Dario. Mi risulta difficile pensare ad un Massimo così incurante e poco rispettoso nei confronti del genere femminile.
 
Ad un certo punto però, quando ormai cominciavo a vederlo come un cattivo ragazzo, ecco giungere l’uomo d’oggi, quello follemente innamorato della moglie, che comunica con aria quasi sognante:- Antonella è arrivata nel momento più sbagliato che ci potesse essere, ho cercato più volte di respingerla, o di trattarla con superficialità, ma niente! Ogni giorno che passava lei diventava sempre più essenziale per me! Fino a quando mi son reso conto di non poterne più fare a meno! In quel momento la mia vita è crollata, e mi son detto: “Dannazione! Sono un uomo fottuto! Non posso più vivere senza di lei! ”- esclama facendo una pausa a causa delle mie risa. Poi si volta verso di me, per concludere il suo discorso in maniera concisa:- E non mi pento Anna! Non mi pento di averla sposata, di aver fatto un figlio, anche se non avevo assolutamente programmato nulla di tutto questo. Eppure…questa è la parte migliore di tutta la mia vita! Quella che inizialmente ritenevo uno sbaglio!-
 
Sorrido alle sue parole, desiderando avere un uomo che ami anche solo la metà di quanto lui ama sua moglie. È così bello vedere che dopo vent’anni di matrimonio, i sentimenti che prova non sono minimamente cambiati, anzi, magari sono addirittura cresciuti! Esistono ancora uomini del genere sulla faccia della Terra? Io non credo! E se esistono…sono già sposati o superfidanzati!
 
- Ora…- esordisce il maritino perfetto:-…in quello che ti ho descritto…non riconosci forse i comportamenti di qualcuno?-
 
Dovrei? Devo proprio? Perché deve sempre ricondurre tutto a lui? Sembra shippare la nostra coppia più di noi!
 
- Massimo, tu ti comportavi così quando avevi poco meno di trent’anni…lui ne ha quasi cinquanta!- sbotto irritata.
 
- E allora?-mi prende in contropiede:- Ognuno ha tempi di maturazione differenti! E poi…io sono stato fortunato ad incontrare la donna giusta all’età di ventisette anni, non è colpa sua se tu sei arrivata molto più tardi! Eri uno sbaglio, ricordi? Uno sbaglio del quale però non riusciva a fare a meno, e alla fine…nonostante tutto….ti sei rivelata essere il più grande regalo che la vita gli abbia mai fatto! E anche ora…- esclama posando il suo sguardo sul mio ventre:- …che si ostina ad identificare quel bambino come la peggior ipotesi possibile, una parte di lui in realtà sta già cambiando idea, contro la sua volontà, ovviamente. E questo non riesce ad accettarlo! Come potrebbe mai affezionarsi un uomo ad una cosa che poi potrebbe perdere? Non è accettabile come comportamento! Non è da noi! E’ troppo umano per esserlo! Ma purtroppo è inevitabile…sebbene sia un processo molto lungo! Devi solo dargli tempo!-
 
Le parole di Massimo sono molto belle, lo sono sempre. Peccato che colui con il quale ho a che fare sia ben diverso! E non credo possa mai veramente cambiare….o almeno…non su questo punto.
 
- Non lo so!- esclamo perplessa, fissando il sentiero davanti a noi, composto da piccole pietrine:- Sono stufa di litigarci assieme! Ormai non sappiamo fare altro! Mi è pure passata la voglia di vederlo! –
 
-Non farlo allora!- esclama sorprendendomi per l’ennesima volta:- Prenditi un po’ di tempo per te stessa! Ignoralo! Correrà da te alla fine, quando avrà le idee più chiare, e nel frattempo non potrà farti altro male!-
 
- Non so se alla fine sarò ancora lì ad aspettarlo.- confesso questa triste verità che non avevo ancora avuto il coraggio di ammettere ad alta voce:- Sono stanca ormai! Stanca di piangere per lui, con lui, stanca di arrabbiarmi, di urlare, di prenderlo a schiaffi. Sono stanca persino di sentire la sua voce, il suo profumo, di vedere il suo viso e di respirare la sua stessa aria. E’ come se il sentimento che provavo per lui, stesse scemando giorno per giorno. Non lo credevo possibile…eppure…sta lentamente accadendo! E non so se sia una cosa positiva o negativa…ma per il momento, non m’importa!-
 
Credo che ora mi debba importare soltanto del bambino, e perché no…anche di me stessa. Un po’ di sano egoismo non potrebbe farmi che bene! Riguardo ai sentimenti…sono così incasinati che per un po’ è meglio lasciarli da parte! Nessuno si accorgerà di questo! Nessuno tranne il mio fidato psicologo, che a quanto pare non ha ancora finito di predicare! Delle volte diventa proprio pesante!
 
- Sei stanca di litigare con lui perché ormai il litigio è monotonia per voi, e pure i pianti, le urla. Hai bisogno di tranquillità Anna, e lui al momento non te la può dare…quindi prenditi i tuoi spazi, vivi semplicemente la giornata senza arrovellarti il cervello con strane psicanalisi….per questo ci sono già io!- conclude facendomi sorridere.
 
- Hai ragione! Ci sei tu!- esclamo portando un mio braccio sulla sua spalla e appoggiando la testa sull’altra:- Sei così saggio! A volte credo tu sia sprecato come chirurgo! Cioè…il novanta per cento dei pazienti con cui hai a che fare, giace inerme sotto di te…è triste pensare che non possano giovare di questo tuo pregio!-
 
- Io amo il mio lavoro! Non ho mai desiderato fare altro! E poi…tu fai già per trecento pazienti!- conclude facendomi ridere di nuovo.
 
Rimaniamo in quella posizione per qualche minuto, ad osservare la gente che passeggia nel parco: anziani col bastone, gente col cane, sportivi in pantaloncini corti  che corrono incuranti del freddo di febbraio e infine, non per ultima, la natura, che pur essendo spoglia e scarna, e piuttosto artificiale, riesce comunque a donare quel senso di pace di cui avevo tanto bisogno. A poco serve questo sole malaticcio che fa capolino fra le nuvole cercando di trapassare la nebbiolina tutta intorno; ciò che conta per me, è la vicinanza di Massimo, la protezione del suo abbraccio che non fa altro che ricordarmi di non essere sola, di avere sempre qualcuno su cui contare, a prescindere da come va il resto del mondo. Non vorrei mai alzarmi da qui…seppure il freddo metallo della panchina comincia a diffondere brividi in tutto il mio corpo, che ormai è stato fermo abbastanza a lungo. Eppure…non sono ancora pronta ad andarmene…
 
- Dottore!- esclama una stridula voce femminile, facendoci quasi sobbalzare:- Che sorpresa trovarla qui! Non sapevo che avesse anche una figlia!-
 
-Veramente non…-
 
- Sì è così!-mi precipito a dire:- Non mi nomina spesso perché fra di noi c’è stata qualche piccola incomprensione, ma…ora è tutto risolto…non è vero?- domando voltandomi verso di lui con un sorriso a trentadue denti ed un’espressione da “reggi il gioco”
 
- S- sì!- esclama in modo estremamente poco convincente.
 
Fortunatamente la signorotta avvolta nella sua pelliccia e con un brutto cagnolino spelacchiato al guinzaglio non nota questa sua titubanza, anzi, gioisce in una maniera così entusiasta, da lasciarci costernati:- Oh che cariniii! Fa sempre piacere vedere il lato umano dei medici! E’ una cosa che davvero…mi tocca il cuore!- esclama ponendosi una mano sul petto atteggiandosi in una maniera fastidiosamente teatrale, poi finalmente, decide di porre fine alle sue lodi:- Va beh…non vi disturbo oltre! Buona giornata…e auguri signorina!- dice rivolgendosi a me:- Quel piccolo avrà un nonno davvero in gamba!-
 
Sorrido e la saluto di rimando, compiacendomi segretamente del fatto che si sia accorta del mio stato, nonostante fossi ricoperta da strati di vestiti. A quanto pare, l’unico cieco della situazione, è solo il prof. Picone!
 
La vediamo allontanarsi sui tacchi, in maniera goffa, riprendendo quella povera bestiola che si era fermata ad annusare qualcosa ai piedi di un albero: - Dai Ernesto! Andiamo, che siamo in ritardo!-
 
Eh sì…povero Ernesto! Sembra anche zoppicante…
 
- No! Adesso tu mi spieghi!- esclama Massimo incrociando le braccia al petto. Altro che Ernesto! Povera me, che avevo appena affermato trenta minuti fa, che non avrei più detto bugie! A parte che questa….non era affatto grave e si era resa necessaria!
 
- Che c’è? Ti dà fastidio esser chiamato nonno?- domando con sarcasmo, cercando di tergiversare
 
- Ripetimi un attimo quello che avevi detto poco fa, riguardo al “Non dico più bugie”!- esclama rimproverandomi
 
- L’ho fatto per salvarti il culo!- dico semplicemente
 
- Io non ho fatto niente di male!- si ostina a ribattere
 
- Già! Vallo a dire a quella donna che non sono tua figlia…e fammi sapere poi cosa ne pensa del suo medico sposato che va in giro per il parco  e si fa abbracciare da una ragazza incinta che potrebbe essere sua figlia!-
Lui ci pensa un po’ su, e poi alla fine…a malincuore annuisce:- Sì…forse hai ragione!-
 
Che dire! Non c’è soddisfazione più grande di sentirsi dire “hai ragione” da uomini come loro. Come lui…cioè…l’altro…non mi interessa!
 
All’improvviso davanti a noi compaiono tre bambini che corrono, tutti accuratamente imbacuccati dalla testa ai piedi: si riescono a scorgere soltanto gli occhi e la punta del naso. Avranno tre anni al massimo, uno, tutto vestito d’azzurro, sembra un puffo, e sua sorella, o la sua amichetta, una mela rossa, o una fragola, molto molto imbottita! Dietro di loro ci sono anche due donne, le loro mamme suppongo, una delle quali, si mette subito a correre nel momento in cui un bambino inciampa e cade. Ed eccola là, seduta rovinosamente sul prato ancora bagnato, incurante di sporcarsi, mentre abbraccia suo figlio che piange come una fontana.
 
- Guarda quanti bimbi!- esclamo sorridendo:- Mi ci vedi tra un paio d’anni qui? Un’asmatica che corre dietro a suo figlio? Che lo consola quando si fa male e gli pulisce il naso con il fazzolettino?- domando in maniera totalmente sarcastica, quasi come se volessi prendermi in giro in anticipo.
 
- A dire il vero sì!- esclama con convinzione.
 
Forse dovrei decidermi a crederlo pure io, visto che, bene o male, tra meno di cinque mesi, mi ritroverò ad accudire un neonato, nonostante la mia comprovata incapacità. Dovrò imparare molto, quello è sicuro…ma alla fine… sono convinta che ce la farò!
 
 
Pov. Dario
 
Che posso dire?! Non conosco parole in grado di esprimere quanto mi senta a pezzi in questo momento. A poco servono le lodi che qualche paziente oggi ha elevato nei miei confronti allo studio. Loro non hanno mai incontrato Massimo! Se lo facessero, magari lo preferirebbero! O forse no, dato che io sono disposto a rifargli il naso o gonfiargli le labbra, mentre lui, si rifiuterebbe anche solo all’idea!
 
Siamo diversi, questo è vero, lo siamo sempre stati, eppure fino ad oggi non mi ero mai sentito in competizione con lui. Non lo credevo possibile, e non solo perché lavoriamo in ambiti diversi, ma perché siamo colleghi, o ancor meglio, amici.
 
Ma ora…ciò non conta più! Io ho vinto, lui ha perso! Questo ufficialmente, ma in realtà a me sembra tanto il contrario. Nonostante gli apprezzamenti del primario, e la decisione della paziente. A che serve tutto questo, se la donna che amo ha ammesso di avere più fiducia nei confronti del mio collega piuttosto che in me?
 
Eppure sono il migliore, lo sono sempre stato! Chiunque me lo dice, in qualsiasi città, italiana o estera, che mi trovi ad un convegno, o in sala operatoria. Anche i ragazzi universitari nutrono rispetto e profonda stima nei miei confronti, e nonostante mi mostri piuttosto severo con loro, nessuno si è mai lamentato di me, anzi, tutti alla fine mi hanno ringraziato. Alcuni di loro, per di più, talvolta chiedono ancora la mia opinione, nonostante lavorino in altri ospedali, lontani chilometri da qua, e siano circondati da specialisti altrettanto capaci. Eppure chiamano me, che sono introvabile di natura! Insomma…tutti mi adorano, tranne lei! La ragazza a cui tengo di più! Dal punto di vista professionale, non le piaccio, e da quello privato…ancora meno! Chissà cosa pensano di me tutti i pazienti invece…a loro non l’ho mai chiesto…e lei…è quella che gli si avvicina di più. E se avesse ragione? Se tutti pensassero questo di me? In fondo…nella vita di un medico, sono quelli che contano di più!
 
Sospiro abbattuto, appendendo il camice nel mio secondo ufficio, saluto Picone, blaterando qualche scusa riguardo al mio comportamento, ma come pensavo fin dall’inizio, non gli presta nemmeno caso. Come sempre, a lui, a noi in generale, non importano le parole, ma i fatti. Saluto quindi le segretarie e scendo in strada. E’ ricominciato a piovere, e come al solito, non ho l’ombrello.
 
Aziono il telecomando della mia macchina, e nel vederla lampeggiare, provo quasi un senso di sollievo: finalmente questa giornata è finita, ora mi aspetta una serata di totale relax a casa. Sono completamente distrutto!
 
Cerco di mettere in moto, ma la mia auto non parte. Comincio ad imprecare, sperando che serva a qualcosa, ma contro la batteria scarica, non c’è nulla che io possa fare. Compongo il numero del mio meccanico di fiducia, ma non risponde. Riprovo dopo cinque minuti, scendendo dalla macchina, ma…niente! Probabilmente ha già chiuso l’officina!
 
- Ma che diavolo?! Solo io lavoro in questo mondo di merda?- urlo, sfogando la mia frustrazione su una ruota della mia auto.
 
Non avevo mai preso a calci la mia macchina prima d’ora, ma ho i nervi a pezzi. Non ce la faccio più! Devo sfogarmi contro qualcosa.
 
Dopo qualche secondo, mi accorgo che una macchina scura ha accostato davanti alla mia. Mi volto e incrocio due occhi azzurro cielo e una barba così ben curata da fare invidia al più bel modello italiano.
 
- Serve un passaggio?- domanda retoricamente, come se fossi incline ad accettare
 
- Preferirei farla tutta a piedi piuttosto che salire sulla tua macchina…Manuel!- rispondo acidamente

Esatto! Avete capito bene! L’ex della mia ex a meno di due metri da me che mi offre un passaggio! La sfiga oggi ce l’ha proprio con me!
 
- Avanti sali!- esclama ignorando la mia frase, per poi spiazzarmi con un:- Dobbiamo parlare!-
 
Fantastico! Quando pensavo che la mia giornata non potesse essere peggiore….ecco una nuova sorpresa! Davvero! Non ho parole per descrivere tutto questo, se non “ una colossale giornata di merda” degna di entrare nel guinness dei primati.
 
 
 
Ciao ragazze! Sono già tornata? Ebbene sì! Godetevi il momento perché non riaccadrà tanto presto! =P Non ho riletto troppo accuratamente il capitolo, perché altrimenti non pubblicherei mai, e poi…boh! Non dite mai niente, quindi vuol dire che vi va bene tutto! Scusate…sono un po’ cattivella in questo periodo! Ma non so che farci! =) Vorrà dire che smetto di parlare! Ma prima…ringrazio infinitamente hilarymarty (spero di aver scritto correttamente il nome) perché se non ci fosse lei, probabilmente avrei anche smesso di scrivere…o comunque mi sarei presa una pausa moooolto più lunga. Va beh…basta! Torno a studiare! Ciao belle! Vi auguro una buona Pasqua molto in anticipo! ;-) 

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Capitolo 21
*** L'arte di comunicare ***


Questo capitolo parte da dove era terminato il precedente, e visto che è passato un bel po’ di tempo, vi ricordo che il capitolo precedente si chiudeva con Manuel (l’ex ragazzo di Anna) che offriva un passaggio a Dario, reduce da una giornataccia che includeva un guasto alla sua auto durante un acquazzone.
 

 
Pov. Dario
 
- Senti….io ci ho pensato su e ci voglio provare!- esordisce Manuel dopo qualche imbarazzante minuto di silenzio
 
- Con Anna…- deduco non riuscendo a mascherare il mio dispiacere
 
- No! Col bambino!- mi corregge:- Nel caso sia mio!- precisa:- Non voglio avere rimpianti! Magari poi invecchiando, mi pentirei di non averlo visto crescere!-
 
- Sono d’accordo! E’ la scelta giusta!- esclamo fra i denti. Perché sì, lo penso davvero, ma è difficile da accettare.
 
- In realtà io non ne sono del tutto sicuro!- confessa con titubanza:- Insomma, io ed Anna non torneremo mai insieme! Non dopo quello che mi ha fatto!-
 
Che esagerazione! In fondo…si ok…l’ha tradito! Ma solo una volta, e gliel’ha anche detto subito! Insomma…non l’ha preso in giro! E’ stata sincera e ha deciso di non portare avanti quella che era ormai una relazione finita, basata non tanto sull’amore, ma sull’affetto…. forse! Come si fa a voler bene ad un’ameba del genere? Sembra quasi che voglia essere rassicurato proprio da me! E io….sono così pazzo da volerlo fare davvero…
 
- Oh andiamo! Non puoi condannarla per un solo errore!- ribatto immedesimandomi nell’avvocato difensore.
 
A dir la verità, io la faccio tanto semplice, ma se fosse capitato a me, non so se sarei riuscito a perdonala, in fondo mi è rimasto ancora un po’ di orgoglio personale! Però a pensarci bene, se l’avesse fatto, chi avrebbe potuto biasimarla?
 
Sì ok, forse dovrei smetterla di dire cosi…perché stando alle mie teorie… sarebbe dovuto accadere il contrario di quanto invece è successo! Quant’è strana la vita!
 
-In fondo la colpa è tutta mia!- aggiungo sperando che non decida di mollarmi un pugno seduta stante, perché in fondo…non lo sto dicendo per farmi dire che non è così, è quella la verità e lo sappiamo entrambi.
Tuttavia una frase di circostanza forse non farebbe male, poi magari non suonerebbe nemmeno così falsa se pronunciata con la giusta intonazione! Decido quindi di aggiungere:- Se l’ami veramente, dovresti riuscire a superare questa cosa!-
 
- No! Io…non ce la faccio!- esclama stringendo le mani attorno al volante.
 
Forse non è proprio un’ameba! L’istinto ce l’ha, ha soltanto un forte autocontrollo. Dovrei quasi prendere esempio da lui, anziché continuare a sminuirlo!
 
Decido di facilitargli le cose:- Senti, lo percepisco che vorresti insultarmi o prendermi a botte in questo momento, quindi sei liberissimo di lasciarmi qui, proseguirò a piedi!-
 
- Hai ragione!- esclama freddandomi con i suoi occhi blu per poi tornare a fissare la strada:- Vorrei gonfiarti di botte, ma in realtà la colpa non è tua! Non mi avrebbe tradito così, se fosse stata veramente innamorata di me! E io non voglio essere la seconda scelta di nessuno.-
 
- Nemmeno se potresti avere una famiglia felice con quel “nessuno”?- domando voltandomi verso di lui:- Ti ricordo che la prima scelta, tra poco più di vent’anni, non sarà altro che un mucchietto di pelle e ossa intento a scacciare di qualche anno ancora la demenza senile a colpi di sudoku e cruciverba. O nel peggiore dei casi andrà in giro per strada urlando “ Io ero un chirurgo! Tagliavo la gente! Rompevo le ossa… gonfiavo le labbra e riattaccavo i nasi!”- concludo cercando di imitare la voce di un vecchio sdentato:- Mi rinchiuderebbero in manicomio come minimo! Povero vecchio strampalato! Pieno di fama e soldi, ma solo con i dolori reumatici come compagni!-
 
Dovrei deprimermi al pensiero di andare incontro ad un simile destino, invece non faccio che rallegrarmi nel vedere Manuel sorridere. Mai avrei pensato che in questa stessa vita, avrei addirittura provato a scherzare con lui!
 
- Tu ci sarai sempre Dario!- esclama tornando serio e fissandomi di nuovo:- Nella mia mente, nella sua…non potrei sopportarlo! Crescerei mio figlio, cercando di mantenere buoni rapporti con la madre, ma niente di più! Quella ragazza ormai non la amo più… non la riconosco! Da…quel giorno…ai miei occhi non è più lei.-
 
La sua confessione leggermente mi infastidisce. Come si fa a smettere di amare una persona che ti ha dato così tanto? L’amore può ferirti, ma non potrai mai liberartene del tutto! Cercheresti inutilmente di trasformarlo in qualcos’altro: odio, rancore, frustrazione, ma ci vorrebbe un tempo infinito affinché tutto questo si trasformi in una stoica indifferenza. Anzi, nel mio caso non credo che succederebbe mai! Sono troppo passionale per questo! Io, che fino a un paio d’anni fa ero l’uomo di ghiaccio! Ironico no? Ora non sono altro che un uomo sbattuto qua e là dai propri sentimenti! E lui invece...”ai miei occhi non è più lei!” Assurdo!
 
 - Ma…ai tuoi sì, vero?- osa domandami dopo aver passato qualche secondo ad osservare la mia reazione.
Lo guardo di rimando, per fargli intuire la risposta senza doverla dire ad alta voce. Sarebbe troppo umiliante. Poi per fortuna, il semaforo diventa verde e gli occhi di entrambi tornano a fissare la strada bagnata.
 
- Ciò non cambia nulla, noi non stiamo insieme!- preciso ancora una volta, a me stesso più che altro:- Le ho offerto soltanto un aiuto economico affinché tenesse il bambino, e sarò ben lieto di offrirvelo comunque fin quando ne avrete bisogno. Voglio solo che lei trovi la serenità che merita e che quel bambino cresca con tutto l’affetto di cui un essere umano ha bisogno.- mi volto verso di lui e concludo dicendo:- Quell’affetto che solo un padre e una madre possono dare….tu puoi Manuel!- sottolineo con convinzione:-Voi….potete!-
 
Non sto mentendo. Ci credo davvero! Sarò ottimista forse, sarò ingenuo, ma in fondo io credo in loro: credo che Anna sarà una brava madre perché la conosco e di questo ne sono più che sicuro, ma credo che anche Manuel col tempo possa diventare un bravo padre. In fondo, se Anna l’aveva scelto come compagno, doveva aver visto un qualcosa di buono in lui! Anche se, considerando le sue scelte precedenti, non si può certo dire che abbia un buon giudizio, dato che si ritrova sempre dei casi umani da redimere! Mi viene quasi spontaneo domandarmi se questa non sia una sorta di vocazione! Non poteva semplicemente andare a fare volontariato?
 
-Perché fai tutto questo Dario? Perché tieni così tanto a questa ipotetica famiglia?- domanda trovando il tempo di fissarmi di nuovo. Ma quanti semafori ci sono in questa città?!
 
- Non è forse ovvio?-esclamo guardandolo di rimando, per poi riportare lo sguardo sull’asfalto e confessare dopo un sospiro tutta la mia debolezza:-Perché l’amo! E voglio assicurarle un futuro roseo, nonostante io non possa assistervi…-
 
So che è difficile da capire. Ma l’amore è anche questo! Talvolta si fanno dei sacrifici inimmaginabili, mentre talvolta ci si accontenta di rendere felice una persona, sorvegliarla da lontano, e cercare di trarne gioia e sollievo dalla sua felicità, nonostante la lontananza a volte sembra schiacciarci. Ci vuole costanza per questo. E io non sono sicuro di averla! Anzi…sono sicuro del contrario. Ma voglio provarci. Devo farlo!

- Sai… in questo momento….vorrei tanto essere come te!-
 
La sua esclamazione mi fa scoppiare in una risata spontanea. Sarcastica…a dire il vero. Una di quelle risate che nascondono il mondo dietro, pieno di sentimenti negativi, sensi di colpa…
 
Uno, nessuno e centomila! Sì proprio così! Mi ritrovo a pensare a Pirandello. Chissà quanti personaggi ci sono al mondo che portano lo stesso nome mio. Chissà quante idee sbagliate la gente si è fatta su di me. Molti pazienti mi riterranno “freddo”, altri “professionale”, “un ottimo chirurgo”, pochi addirittura “umano”, i miei studenti “un grande”, Massimo mi riterrà “avventato”……. Manuel…….mi ritiene forse “maturo”? Fabrizio…mi considera forse “padre”? E Anna…non oso neanche immaginare cosa pensi lei di me! Ma ciò che è peggio…è che io stesso non so cosa pensare! Io stesso non mi riconosco più! So chi ero, ma attualmente….non so chi sono…o chi voglio essere. Non so se la via migliore per me sia rimanere fedele al Dario passato, o cambiare totalmente, sfidare di nuovo la vita e vedere dove mi porta. Lo ammetto! Non so scegliere! E questo è frustrante! Soprattutto per me che sono abituato a fare scelte ogni giorno, nel giro di pochi secondi, mentre l’unico suono che mi ronza in testa è “bip”.
 
- Oh no! Non sai come ti sbagli! Non c’è uomo peggiore del sottoscritto! Posso anche sembrarti tanto maturo…ma alla fine dei conti….forse sono solo un codardo che ha paura di mollare la vecchia, comoda e monotona vita cui da anni era abituato…-
 
-Perché dici questo?- domanda incuriosito e forse anche un po’ confuso
 
- Perché ho come l’impressione che tu stia facendo troppe domande?- ribatto contrariato:- In fondo non ricordo d’essere tuo amico!-
 
Quando è troppo è troppo! Specialmente se si parla di emozioni e sentimenti.
 
- Giusto! Torniamo ad Anna! Stasera vado a parlarle…-
 
- Non farlo!- lo interrompo con fare preoccupato:-Non ora, ti scongiuro! L’ho ferita da poco e ha appena ritrovato un minimo di serenità….lasciale ancora qualche settimana! In fondo c’è ancora molto tempo prima che finisca la gravidanza, e per quanto Anna possa sembrare una ragazza dura, non negherebbe mai ad un padre di stare accanto a suo figlio.-
 
- E se avesse bisogno di qualcosa nel frattempo? Se tu non ci sei, chi…-
 
- Tanti altri!- rispondo con prontezza:-E’ circondata da medici! Forse hai già sentito parlare di Antonella e Massimo….-
 
- Sì certo! Però avrebbe bisogno di una persona più vitale, più giovane, più libera…-
 
- Beh…per questo c’è Matteo!- esclamo con convinzione
 
- Chi è Matteo?- domanda Manuel, sempre più confuso.
 
Eh sì…a stare troppo tempo lontano da quella ragazza, poi si finisce col non saperne più nulla. Un po’ come quando si perde una puntata di Beautiful! O almeno…così mia madre diceva sempre!
 
Dunque…fatemi pensare…chi è Matteo? Un medico? Un amico? Un più che amico? No! Non può essere!
 
- Il mio peggior incubo!- ecco ora direi che si siamo:- E….forse anche una benedizione!- mi sforzo di ammettere:- E’ un ragazzo giovane, ma di buon cuore! Sa starle accanto come nessuno di noi al momento sarebbe in grado di fare! Non ci sono tensioni fra i due, vanno sempre d’accordo, e  quando sono insieme, Anna sorride spensierata. Cosa che…ad esempio con me… non fa parecchio tempo!-
 
Siamo ormai giunti davanti a casa mia. Manuel parcheggia, ma nel momento in cui spegne l’auto si ferma qualche secondo in più ad osservare il volante, mantenendo la testa bassa: probabilmente sa che ho ragione, anche se è dura da accettare.
 
Tuttavia, chi sono io per fare il cattivo della situazione? Non posso impedirgli di starle accanto! Non posso e non voglio! Allo stesso tempo però, mi sento in dovere di proteggerla…da me…e anche da lui! In fondo mi è sembrato di capire che lui al momento tiene solo a questo ipotetico bambino. E chi tiene alla madre? Chi si preoccupa per lei? Beh…quello a quanto pare, è il mio destino. E nonostante mi sforzi di comprendere, di essere gentile e posato, non riesco ad evitare un poco di aggressività nel mio discorso conclusivo:
 
- Senti Manuel…io non voglio impedirti di andare da lei. Sto solo esprimendo una mia idea. Io non farò niente per ora, resterò in panchina e mi accontenterò di osservare, perché l’ultima volta ho davvero esagerato. Non sono così saggio quanto tu credi, quindi la scelta sta a te! Pensa al bene del bambino, ma ricorda che al momento sta crescendo dentro di lei, quindi è importante anche la SUA salute. QUELLA , viene prima di ogni altra cosa.- esclamo conciso: - E lo stress è un grande nemico…- aggiungo:-…quindi se le parli….trattala coi guanti, non farla arrabbiare, perché se hai intenzione di farlo….resta nell’ombra, come hai fatto per tutto questo tempo. Ci siamo intesi?- domando infine scrutandolo con uno sguardo che probabilmente appare un po’ minaccioso.
 
Uno sguardo che il ragazzo non riesce a sopportare:- Quella è casa tua no?- domanda indicando la palazzina in cui vivo, cercando di eludere in qualche modo un discorso che per i suoi gusti si era fatto troppo serio.
 
- Manuel!- esclamo spazientito in tono di rimprovero. Non ho intenzione di scendere senza prima aver avuto una sua risposta. Non voglio costringerlo a starle lontano, voglio solo essere sicuro che mi abbia davvero ascoltato, e che non agirà d’istinto (come solitamente faccio io) causando un’altra serie di danni…
 
- Aspetterò!- esclama infine guardandomi negli occhi:- Le darò qualche settimana per riprendersi! Poi mi farò avanti! Non pensare di liberarti di me così facilmente!-
 
- Non è quella la mia intenzione!- esclamo sorridendo lievemente:- Grazie del passaggio!-
 
 
*una settimana dopo*
 
Pov. Anna
 

E’ passata una settimana dall’ultima volta che ho parlato con Dario e Massimo. Purtroppo non so ancora se hanno fatto pace, ma ne sono quasi certa! Ho sentito Antonella un paio di volte, ma lei parla talmente tanto di gravidanza, cibo salutare… eccetera, che come al solito, mi sono dimenticata di chiederglielo!
 
Questa settimana è volata, e indovinate un po’? Le pareti della mia cucina sono tornate bianche! Devo confessarvi che non davo molto credito a Matteo, non lo credevo in grado di fare un buon lavoro, e invece, ha fatto un ottimo lavoro! Quel ragazzo è pieno di risorse! E’ una fortuna conoscerlo, e soprattutto averlo intorno! Riesce sempre a farmi ridere, e soprattutto, è molto sincero! Qualsiasi cosa stia pensando, bella o brutta che sia, lui te la dice! Non bisogna nemmeno sforzarsi di comprenderlo!
 
Poi… beh…un altro suo pregio è che…averlo davanti è una gioia per gli occhi! Lo dico sinceramente! Ora non voglio che pensiate che io mi possa innamorare di lui, perché…davvero, non è possibile! Da un lato, penso di avere qualcosa che non va! Perché…sul serio, è molto bello, gentile, simpatico, comprensivo….e potrei davvero elencare un sacco di pregi e nessun difetto ancora riscontrato, a parte la stretta di mano moscia! Voglio un bene dell’anima a questo ragazzo! Mi ci sono affezionata sin da subito, eppure, non provo niente di più! Potrebbe essere l’uomo perfetto ma ai miei occhi resta solo un ottimo amico. Ormai ho imparato da me stessa che per innamorarmi di qualcuno devo prima provare qualche sentimento negativo verso lo stesso! Ahah! Assurdo vero? In ogni caso, non voglio parlare di Dario, anzi, mi sto impegnando a farlo il meno possibile! Perché anche se dentro di me sento che i miei sentimenti verso di lui stanno piano piano scemando, all’esterno sono ancora un disco rotto, che riesce a cacciare il suo nome dentro quasi ogni discorso. Ma da un lato, non è colpa mia! Ho condiviso tanto con lui, è ovvio che ne sia rimasta segnata! In ogni caso, se persone come Vayda e Antonella, sopportano questo mio difetto in silenzio, Matteo no! Me lo dice chiaro e tondo! Senza giri di parole!
 
Ricordo ancora la scena…è andata più o meno così:
 
Innanzitutto, immaginatevi Matteo con i suoi 1.94 metri di altezza (sì gliel’ho chiesto!) in piedi su una scala molto insicura e piuttosto traballante, intento a dipingere una delle parti più difficili della stanza.
 
Dove stavo io? Comodamente seduta sul divano a leggere un libro. In realtà continuavo a perdere il segno e a rileggere sempre la stessa frase, perché con la coda dell’occhio continuavo ad osservarlo, sia perché ero preoccupata per lui, sia perché la maglia che si muoveva, scoprendogli di tanto in tanto il fianco, lasciava spazio a una visione piuttosto gradita. Lo so cosa ho detto poco fa! Ma ammirare il fisico di un tuo amico non implica necessariamente il fatto che tu sia innamorata di lui. Insomma, quando una persona è bella, si fa notare anche da una ragazza incinta, o da una donna sposata. Non vi trovo nulla di male ad ammetterlo! Le donne restano donne anche quando sono impegnate!
 
Comunque….tornando alla storia… ogni tanto Matteo, si lamentava del caldo che faceva nella stanza. D’ altra parte non era colpa mia, visto che il riscaldamento del nostro vecchio condominio era centralizzato e manipolato dalla sua altrettanto vecchia proprietaria con qualche piccolo sintomo di Alzheimer. Anche Vayda spesso girava in maniche corte in casa, io invece, che sono freddolosa di natura, non mi lamentavo affatto della temperatura.
 
Ad un certo punto Matteo, scuotendosi la maglia, lamentandosi per l’ennesima volta, si era sbilanciato un po’ più del solito, facendomi prendere un enorme spavento. Per fortuna poi si era aggrappato in tempo.
 
- Matteo per favore! La scala! Stai attento!- lo rimproverai
 
- Invece di star lì a sentenziare, perché non vieni qua a tenerla?- domandò, facendomi sentire tremendamente in colpa. Così mi alzai di malavoglia e lo raggiunsi, afferrando i lati del scala, anche se ero del tutto convinta che io potessi fare ben poco per evitargli una possibile caduta. Almeno però, ogni tanto potevo passargli rullo e pennello, sentendomi un po’ meno inutile.
 
Tuttavia guardare in basso e poi in alto stando in quella posizione rigida, mi creava qualche fastidio. Da sempre soffro di pressione bassa e quindi questo genere di movimenti mi dà spesso qualche vertigine.
 
Inoltre in quel momento, Matteo colse l’occasione per scuotersi ulteriormente la maglia, lasciandomi intravedere da sotto, il suo addome piatto, privo di muscoli in evidenza, perché anche se frequenta la palestra della città, non riesce a trovare abbastanza tempo per farlo con costanza.
 
Mi lasciò col pennello per aria per un po’ troppo tempo, e quindi, quando vidi la mia vista offuscarsi un pochino e sentii il pavimento della stanza girare, mi appoggiai di peso alla scala, abbassando subito il braccio e lo sguardo a terra.
 
- Tutto bene?- mi domandò subito preoccupato. Secondo me si era già pentito di avermi fatto alzare dal mio comodo divano.
 
Fortunatamente le vertigini svanirono nel giro di pochi secondi, così potei rialzare il capo e dire:- Sto bene Matteo! Ho avuto solo un piccolo giramento di testa! La gravidanza fa questo effetto, e tu che ogni tre per due ti scuoti la maglia sembrando uno spogliarellista sul cubo, di certo non aiuta!- esclamai indispettita.
Sì lo so! Potevo evitare! Ma che ci volete fare? Solitamente sono una che dice tutto quello che le passa per la testa. Inoltre, con Matteo in particolare, non nascondo praticamente nulla.
 
Lui anziché sentirsi in imbarazzo, come avrebbe fatto di certo Massimo, scoppiò a ridere fragorosamente: -Certo che hai una bella fantasia! In ogni caso, fa sempre piacere ricevere dei complimenti, seppur sotto forma di rimprovero!-
 
- Infatti non era un complimento!-ribattei seria:- Era solo una constatazione che chiunque potrebbe fare!-
 
- Io invece constato che sei noiosissima, e che hai bisogno di svagarti un po’!- mi disse di punto in bianco:-Perché settimana prossima non vieni con me sul Monte Baldo?-
 
Noiosissima io?? Si ok, forse un pochino! Avevo passato tutto il pomeriggio a raccontargli di Dario e Massimo, e soprattutto di come avessi risposto al primo, dicendo che non mi sentivo affatto in colpa, ma chiedendo di tanto in tanto se avrei dovuto scusarmi per questo, e rispondendomi puntualmente di “no” da sola. Più che un dialogo, quel pomeriggio avevo fatto un monologo.
 
- Dovrei offendermi sai?- dissi non riuscendo a trattenere un sorriso:- E comunque….Monte Baldo?-
 
- Sì! E’ in provincia di Verona, si affaccia sul lago di Garda, la vista è spettacolare! Io ci vado spesso, mi fa stare bene, mi fa sentire padrone del mondo!- esclamò allargando le braccia, facendo tremare ulteriormente la scala:-  Anche a te farebbe bene! Che dici?- concluse puntando il suo scuro sguardo magnetico su di me.
 
- Dico che va bene!- risposi spontaneamente senza neanche pensarci troppo. Perché in fondo, che avevo da pensare? Sapevo già che con Matteo, sarebbe andato tutto liscio come l’olio e che mi sarei sicuramente divertita.
 
- Ovviamente c’è ancora la neve, però se ti copri bene non dovrebbe essere controindicato: i sentieri sono perfettamente agibili senza alcuno sforzo particolare. – precisò ulteriormente.
 
Ah giusto! La neve… io che sto entrando nel quinto mese di gravidanza….per un attimo non ci avevo nemmeno pensato! Ma fa lo stesso! Sono in ottime mani!
 
- Beh, se qualcosa va storto, ci sei tu!- esclamai sorridendo
 
Lui mi sorrise di rimando, nonostante qualche piccola obiezione:- Non sono specializzato in ginecologia, ostetricia e robe varie…però sì…ci sono io!-
 

 
Ed ecco tutto! O almeno…tutto ciò che conta! Per questo sono felice, o perlomeno serena. Non voglio preoccuparmi di altro, voglio solo pensare che settimana prossima farò questa gita con Matteo e che tutto sarà perfetto.
 
Ah e che anche queste ultime analisi del sangue siano perfette! Sono appena venuta a ritirarle e spero davvero che i valori che non erano ancora nella norma qualche mese fa si siano sistemati!
 
Decido di aprire la busta rimanendo ancora nella hall dell’ospedale. Sono troppo curiosa!
 
Allora vediamo….qualche stellina? Scorro i fogli velocemente e arrivo fino in fondo senza trovare neanche un asterisco! Evvai! Tutto perfetto! Sarà contenta Antonella che passa un giorno su due a cercare di convincermi ad adottare un regime alimentare più sano e variegato. Io mi sto impegnando, ho già modificato qualcosa, ma non voglio stravolgere tutte le mie abitudini! Sono piuttosto capricciosa e caparbia quando si tratta di cibo. E’ uno dei miei più grandi difetti.
 
Quasi quasi potrei fare un giro al suo reparto per vedere se ha un attimo di respiro o se come al solito si ritrova sommersa dal lavoro.
 
Mi volto di scatto andando in direzione “pediatria” guardando ancora i preziosi fogli che tengo in mano e sorridendo di nuovo.
 
Tuttavia come al solito, dimentico che giunta ad un angolo, sarebbe opportuno alzare gli occhi per vedere se qualcuno sta procedendo in direzione opposta e se magari ha anche più fretta di me!
 
Non mi stupisco neanche più di tanto quando un camice azzurro quasi mi travolge in pieno:- Oh scu…ciao!-
 
Indovinate un po’ di quale medico si tratta?! Ma solo lui lavora qua dentro? O magari si è sdoppiato in più persone per riuscire a star dietro a tutto?
 
- Sempre di corsa eh?- domando sentendomi un po’ in imbarazzo.  Davvero non so che dire! Non so se Dario sia arrabbiato con me per quello che gli ho detto, se gli sia passata, oppure no. Non ne ho idea!
 
- Già!- esclama sorridendo lievemente. Poi abbassa lo sguardo e subito nota i fogli che stringo tra le mani: -Sono…sono i tuoi esami quelli?- domanda con titubanza, quasi come se abbia paura che io mi arrabbi per questa sua invasione della privacy.
 
 Mi limito ad annuire, ma lui non riesce a trattenersi dal domandare: -Va… tutto bene?-
 
- Tutto bene, grazie!- rispondo solamente. Poi però, ricordo che pure io vorrei sapere di più in merito ad una questione, quindi mi azzardo a chiedergli: - Come va con Massimo?-
 
Spero davvero che mi dica che è tutto sistemato fra loro, forse perché da un lato spero che il mio discorso con Massimo abbia avuto l’effetto che speravo e che lui abbia trovato il coraggio di chiarirsi con Dario. In realtà non riesco proprio ad immaginarli separati! Sto male al solo pensiero!
 
- Tutto tace!- esclama sospirando, dandomi la prova che anche lui, nonostante non lo voglia ammettere, sta soffrendo per questa situazione. Poi però si affretta a precisare:- In realtà…non abbiamo più avuto occasione di parlare, perché io sto preparando una relazione per un convegno, e lui questa settimana è di turno nell’altro ospedale.-
 
- Un altro ospedale?- domando confusa
 
- Sì, è stato acquisito da poco! E’ un centro traumatologico, con la terapia intensiva e tutto il resto. Quando arrivano incidenti gravi, veniamo chiamati per interventi improrogabili. Questa settimana è lui in reperibilità…. per fortuna!- conclude.
 
Effettivamente a guardarlo bene, sembra un po’ sciupato.
 
- Stanco?- domando d’istinto
 
- Non sono stanco! Sono esausto!- esclama scuotendo lievemente la testa e passandosi poi una mano fra i capelli:-  Mi ritrovo a dover lavorare in due ospedali, in un’università, in un centro privato, a fare consulenze in altri centri fuori regione e allo stesso tempo… preparare un convegno! Ormai non ho più neanche il tempo di mangiare!-
 
- Hai scelto tu questa vita, no?- dico senza riuscire a nascondere un briciolo di risentimento dietro a questa affermazione. Questo succede a chi vive solo del proprio lavoro, no?
 
- Già! L’ho scelta io!- risponde ignorando la mia provocazione: -Ma…almeno non mi annoio!- conclude come se questo riesca a giustificare tutti gli sforzi che sta facendo.
 
Da un lato però ha ragione! Lui è talmente sopraffatto dal lavoro, che non trova neanche un attimo per pensare, e quando ce l’ha, è troppo stanco per farlo! E’ bello anche così! Soprattutto quando i pensieri sono troppo impegnativi per essere gestiti! Immergersi nel proprio lavoro, resta ancora la soluzione migliore, il nascondiglio perfetto. Peccato che io non ce l’abbia ancora!
 
- Dovresti uscire Anna!- esclama Dario tutto ad un tratto, destandomi dai miei pensieri:- Non sprecare questi ultimi mesi rintanata in casa a studiare!-
 
Che cos’è tutta questa preoccupazione nei miei confronti? Sembro davvero così sola, sfigata e senza prospettive?
 
- Guarda che io esco!- esclamo indispettita:- Settimana prossima vado sul monte Baldo!-
 
- Da sola?- domanda atteggiandosi come mamma chioccia
 
- Con Matteo!- esclamo senza troppi giri di parole. Ora però, dovrò pure sorbirmi la sua scenata di gelosia…
 
- Ah! E’ un’ottima idea! Fai bene!- esclama sorridendo, contrariamente a quanto mi aspettavo. Ormai lo conosco fin troppo bene, e posso dire con certezza che questa volta non finge: è davvero contento del fatto che io vada in gita con un altro. Strano ma vero! Forse anche lui si è stancato di litigare!
 
 - Ora scusami ma devo andare!- esclama dopo aver guardato l’orologio. Mi fa una leggera carezza sulla spalla, tipico gesto che utilizza nei confronti dei suoi pazienti e con un veloce sorriso aggiunge:- Ci vediamo!- per poi continuare a percorrere il corridoio a grandi falcate, senza nemmeno aspettare una mia risposta.
 
- Ci vediamo?!- esclamo io confusa, fissando l’angolo dietro al quale è scomparsa la sua figura.
 
Che cosa significa “ci vediamo”? E’ una frase di circostanza o vuole rivedermi davvero? E se sì…per cosa? Che discorso assurdo abbiamo fatto oggi? Per la prima volta abbiamo parlato senza litigare, ma a pensarci bene, non si siamo detti nulla! Mi aspettavo un atteggiamento ostile da parte sua, e questa volta gli avrei dato ragione. Insomma, chiunque dopo la mia ultima uscita lo sarebbe stato! Specialmente se quel qualcuno sta passando un periodaccio come il suo! E invece, ancora una volta è riuscito a lasciarmi di stucco. Nonostante si riusciva a percepire tutta la stanchezza e la frustrazione che lo opprimeva, non ha scaricato nulla di tutto ciò su di me. Si è sforzato di rimanere sereno e pacato. In passato non l’avrebbe mai fatto! Perché ora sì? Ha così tanto rispetto per le donne incinte? Sembriamo così tanto delle bombe ad orologeria?
 
Ma soprattutto…è questo il rapporto che ci aspetta in futuro? Perché se da un lato potrebbe sembrare molto freddo e circostanziale, dall’altro a me non dà fastidio, anzi…tutt’altro! Non mi importa se tra un po’ ci metteremo a parlare del tempo, non mi importa se diremo parole senza senso e non comunicando affatto. Ciò che conta è non sentire più quel nervosismo addosso quando lo vedo, quella tipica ansia che solitamente ti coglie quando devi parlare con una persona, ma hai paura di una sua reazione inaspettata. Poi c’è da dire che da Dario, dovrei aspettarmi di tutto ormai, ma in ogni caso…se riuscisse davvero a proseguire su questa strada, al momento mi farebbe un grandissimo favore.
 
Ma ora basta parlare di lui! Sono logorroica! Ha ragione Matteo! Meglio che mi affretti ad andare da Antonella…ho già perso fin troppo tempo! Anche se in realtà…pensandoci bene…ho poco o nulla da fare. A differenza di qualcuno!
 
 
Pov. Dario
 
Procedo velocemente lungo i corridoi dirigendomi verso il reparto di chirurgia generale, dove sono stato richiesto per un consulto.
 
Anna mi è sembrata molto serena, il che vuol dire che Manuel per ora sta mantenendo fede alla sua promessa. Mi fa piacere vederla così, e sono contento che Matteo se ne stia prendendo cura. Se sono geloso? Beh…come potrei non esserlo almeno un po’, però….se ci pensate un attimo, non riuscirei mai ad accompagnarla io stesso sul monte Baldo, in primo luogo perché sono troppo impegnato e quindi anche i weekend per me hanno cessato di esistere, ma soprattutto….posso affermare con una certa sicurezza che anche se ci impegnassimo al massimo, non riusciremmo a portare a termine la gita senza battibeccare su qualcosa. E’ ancora troppo presto! Ci sono ancora molti torti da perdonare, da entrambe le parti. Per questo sono contento di vederla così attaccata a Matteo, perché al momento non saprei indicare per lei persona migliore, e spero con tutto il cuore che Manuel aspetti ancora qualche settimana prima di ricomparire nella sua vita.
 
Tuttavia non riesco a zittire la vocina interiore della mia coscienza, svegliatasi improvvisamente dal confronto con Anna, e fattasi più insistente lungo il mio tragitto: ” E’ davvero questa la vita vuoi? Sei proprio sicuro che ti basti ancora? O la cambieresti se ne avessi l’opportunità?”
 
Scuoto la testa, cercando di non prestarle ascolto, continuando a ripetermi che la mia vita è perfetta così com’è, che non ho bisogno d’altro per essere felice.
 
- Prof. Camossi! Ben arrivato! L’aspettavamo!- esordisce il primario del reparto, interrompendo il mio monologo interiore:- Venga, il paziente è in questa stanza!- conclude facendomi strada.
 
Gli sono davvero grato per questo! Anzi…sono grato al mio lavoro, perché anche se in questo periodo mi sta opprimendo più del solito, non saprei come viverne senza, anche solo per due minuti.
 
 
Ok potrei scrivere una marea di scuse per chiedervi appunto “scusa” per il mio ritardo, ma visto che ormai lo scrivo ad ogni capitolo, questa volta ve lo evito. Anche perché mi sembra tanto di essere il disco rotto di Trenitalia! Tra un po’ comincerò pure io a dire “ci scusiamo per il disagio!” anzi…mi scuso! =P Ci tengo solo a precisare che sono pienamente consapevole che l’atteggiamento di Dario vi abbia ormai un po’ stufate e volete che diventi più maturo, ma io resto convinta del fatto che i cambiamenti migliori avvengano nel tempo, partendo da una fase di negazione. So che questa è un po’ lunghetta, soprattutto a causa dei  tempi di pubblicazione, ma…cercate di portare pazienza, prima o poi ne verremo a capo! ;)
 
Ringrazio particolarmente “mavima” che in questo ultimo periodo mi ha dato la spinta necessaria a farmi scrivere questo capitolo. Senza di lei probabilmente sarebbe stato ancora mezzo bianco.
 
Un abbraccio a tutte quelle che ancora mi seguono! Chiara

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Capitolo 22
*** Pronto soccorso ***


 
Pov. Dario
 
Ok! Fatemi ricontrollare ancora una volta i fogli…non sia mai che perda il filo del discorso davanti a centinaia di luminari della medicina estetica! Dove diavolo è la mappa concettuale? Ok! Trovata!
Non sono mai stato così teso per un convegno! Forse sono davvero troppo stressato! Ormai non ho più l’età per spingermi così avanti!
 
In realtà, dovrei solo trovare il coraggio di ammettere a me stesso che sto solo fingendo: preoccuparmi per quello è solo uno dei tanti escamotage che metto in pratica per non pensare che domani Anna andrà in gita con Matteo, e io non sarò lì a proteggerla, perché sarò su un volo diretto a Reykjavík. So benissimo che Matteo è una persona affidabile, ma io sono diffidente per natura! E’ più forte di me!
 
Cerco di controllare il mio impulso più che posso, ma dopo qualche minuto di lotta interiore, mi ritrovo a bussare alla porta del giovane reumatologo.
 
- Dario! Che sorpresa!- esclama confuso:- Hai…bisogno di un…consulto?-
 
- No! Anzi…a dire il vero…in un certo senso…- balbetto senza sapere neanche da dove cominciare. Solitamente non ho bisogno di prepararmi il discorso, improvviso e basta!
 
- Dimmi tutto! Chi è il paziente?- domanda il giovane medico mettendosi in modalità operativa
 
- Anna!- riesco solamente a dire
 
- Sta male?- domanda subito allarmato. Mi fa piacere vederlo così! Segno che ci tiene davvero!
 
- No no!- mi affretto a dire:- Solo che…so che domani andrete in montagna e…beh…volevo assicurarmi che ti prendessi cura di lei!-
 
- Ma…certo! L’ho sempre fatto!- esclama ancora più confuso
 
- In tutti i modi intendo! Non solo domani! Insomma…io l’affido a te!-
 
- Dario…-esordisce alzandosi dalla scrivania e venendomi incontro con le braccia incrociate al petto:- …tu parli di lei come se ti appartenesse! Ma in realtà non è così!-
 
-Lo so benissimo! Ma visto che non riesco a fare a meno di preoccuparmi per lei, ti sto solo chiedendo di starle accanto, dato che i nostri precedenti non ci consentono di avere un rapporto sereno al momento.-
 
- Io sono e starò sempre vicino ad Anna! Perchè lo voglio, non perché sei tu a chiedermelo!- precisa marcando ogni singola parola
 
- Naturalmente!- esclamo sentendomi quasi a disagio
 
- E sia chiara una cosa!- aggiunge perentorio:- Non sarò la tua spia personale! Qualsiasi cosa Anna faccia o dica, tu non saprai niente da me, né pretenderai di saperlo!-
 
- A meno che questo non metta a repentaglio la sua salute!- ribatto contrariato
 
- Penso di essere perfettamente in grado di prendermi cura di lei! E…non per essere troppo sfacciato ma…- continua avvicinandosi ulteriormente:-… credo che le faccia bene avere un po’ di respiro! Conosco i suoi punti deboli e vorrei tenerla lontano da tutto ciò che può farle male…non sei d’accordo?- domanda nascondendo velate accuse nel suo discorso.
 
In realtà…anche se mi costa ammetterlo…l’ho apprezzato davvero! Questa presa di posizione poi, da lui non me l’aspettavo! Mi ha piacevolmente sorpreso!
 
- Assolutamente d’accordo!- esclamo finalmente intenzionato a farmi da parte:- Mi bastava sapere che tu ci saresti stato! Ora sono più tranquillo! Posso partire con serenità!-
 
- Buon viaggio Dario!- si limita a dirmi col sorriso, sottintendendo forse un “levati dalle palle!”
 
- Grazie! Anche a voi! Ah…- aggiungo voltandomi di nuovo:-…che questa conversazione rimanga fra noi!-
 
- Naturalmente!-
 
-E comunque…complimenti per le palle! Dalla stretta di mano non si direbbe!- esclamo lasciandolo per un attimo interdetto, così decido di aggiungere:-Pochi hanno il coraggio di dirmi le cose in faccia! Mi fa piacere che tu sia tra questi!- concludo con un sorriso.
 
Matteo sorride di rimando, probabilmente non ha colto l’insulto che ho fatto alla sua stretta di mano poco energica, ma spero abbia capito che io non sono un suo nemico, né tantomeno che voglia usarlo per controllare Anna. Dovevo solo accertarmi che qualcuno stesse con lei, e ora che ne ho la certezza posso partire con maggior serenità.
 
Raggiungo il mio ufficio e decido di controllare la mia casella mail prima di cominciare le visite della giornata.
Fantastico! Il mio volo è stato cancellato perché il famoso vulcano islandese ha deciso di eruttare proprio oggi! Di conseguenza mi viene comunicato anche dagli organizzatori del convegno che quest’ultimo è stato spostato in data da destinarsi. Come se avessi tempo da perdere io! Pure il vulcano ci si mette!
 
 
*il giorno dopo*
 
 
Pov. Anna
 
Il monte Baldo è un posto magnifico: Matteo mi ha portato in un punto che godeva di una fantastica vista. Da lì mi sembrava di dominare tutto il lago di Garda, anzi, tutto il mondo! Mi sentivo così ibera, così felice mentre osservavo il blu delle acque fondersi con l’azzurro del cielo! Dall’alto potevo scorgere tutti i paesini costieri e montani, sia della sponda veronese, che di quella bresciana. Pensavo a quanti omini piccoli stessero correndo indaffarati in quel momento, immersi nel loro tran tran quotidiano mentre io mi godevo quell’attimo di pace. Tutto era piccolo da lassù, mentre io mi sentivo così grande! Amavo quella sensazione! La amo tuttora! Avrei tanto voluto portarmela a casa!
 
A proposito di quanto sia piccolo il mondo…indovinate chi ho incontrato lassù? Una delle migliori amiche di mia madre! E anche una delle migliori pettegole del paese! Non ci ha messo molto a riconoscermi, e ancora meno a notare che ero incinta, nonostante fossi tutta imbacuccata per bene, con tanto di cappotto berretta e guanti. Davvero! Penso che le donne come lei abbiano una dote speciale! Con il loro fiuto potrebbero andare alla ricerca dei tartufi! O meglio ancora….alla ricerca dei segreti più intimi delle coppie che da fuori sembrano tanto felici e spensierate. Un po’ come me e Matteo, no?
 
Sì avete capito bene! No! Non intendevo quello! Non siamo una vera coppia, per carità! Però agli occhi di tutti lo sembriamo, se non fosse per il piccolo dettaglio che non ci scambiamo effusioni! Ma tutti lo potrebbero giustificare come una coppia molto riservata. In fondo la chimica c’è e si vede! Ebbene…la signora ficcanaso mi ha salutato facendomi i complimenti per il giovane che avevo accalappiato e per la bella famiglia che presto avremmo messo su insieme.
 
Odiavo troppo quella donna per dire la verità! Mi avrebbe fatto un interrogatorio degno dell’inquisizione spagnola! Così ancora una volta ho finto e Matteo fortunatamente mi ha retto il gioco! Mi ha anche dato un bacio in fronte per simulare quanto ci tenesse alla futura madre di suo figlio! Lo ringraziai davvero per quel gesto! Massimo avrebbe subito chiarito le cose inorridito da tutte le insinuazioni e precisando che era felicemente sposato. Non per cattiveria…ma per il semplice fatto che odia mentire e oltretutto non è capace di farlo!
 
In ogni caso non me la caverò con così poco! Sono più che sicura che presto o tardi la notizia giungerà all’orecchio di mia madre! Lì sì che saranno guai! Ecco spiegato il motivo per cui sua figlia continua a rimandare l’incontro con sua madre inventando le scuse più strane, dagli esami all’influenza stagionale, arrivando addirittura ad uno stage in itinere! Sì lo so! Sono peggio di pinocchio! Ma ciò che voglio di più è vivere la mia vita senza condizionamenti o giudizi scomodi ed oppressioni da chi mi sta vicino. Purtroppo però, non so ancora per quanto potrò continuare questa farsa!
 
Nel frattempo, mi sono goduta questa meravigliosa giornata di sole, benché ancora un po’ freddina; anche se, considerando che siamo nel mese di febbraio, non avrei certo potuto pretendere di meglio!
 
Ora invece….sto al calduccio! Non a casa mia…in un posto più grande, con più gente, decisamente più caotico ma un tantino triste e morto allo stesso tempo. Esatto! Indovinato! Mi trovo in ospedale! Al pronto soccorso per essere precisi!
 
Ebbene…vi chiederete…che diavolo ha combinato Anna stavolta? Ve lo dico subito: stavo passeggiando per un breve sentiero con Matteo al mio fianco. Non era impervio! Tutt’altro! Ma per una che inciampa nelle sue stesse scarpe anche quando non è incinta, non serve niente di particolare affinché si faccia del male! Infatti è bastato che Matteo si fermasse a fare una foto, mentre io improvvisandomi una scalatrice esperta, facessi qualche passo avanti, distratta un po’ troppo dal paesaggio intorno, senza pensare che un terreno umido, con qualche residuo di neve, non era proprio il luogo perfetto per passeggiare con la testa fra le nuvole. Per farla breve…sono scivolata, cadendo di peso sulla mia caviglia destra e atterrando di schiena.
 
Matteo si è subito precipitato in mio soccorso, con un’aria preoccupatissima aiutandomi a rimettermi in piedi: mi sentivo bene, fatta eccezione per la caviglia, sulla quale non riuscivo a poggiare più il peso. Ho zoppicato per un po’, sostenuta dal suo braccio saldo attorno alla mia vita, poi ad un certo punto ha saggiamente deciso che prendendomi in braccio avremmo fatto prima. Se non fossi stata incinta, gli sarei salita a spalle, ma visto l’intralcio che mi trovavo davanti, si era ritrovato a dovermi prendere in braccio come il marito fa con la sposa per portarla in camera da letto. Peccato che di romantico non c’era nulla! C’era solo una ragazza che gemeva di dolore accompagnandolo con brutte smorfie sul viso, e un ragazzo provato dalla salita e dal peso non indifferente che si ritrovava a portare.
 
Mi sentivo tremendamente in colpa: ho continuato per tutto il viaggio a chiedergli scusa per lo sforzo che stava facendo, per il mio essere imbranata e per aver rovinato la gita proprio sull’ultimo. Matteo continuava a non prestare troppa attenzione alle mie scuse, dicendomi che mi avrebbe portata al più presto in un pronto soccorso. Gli ho detto che ci sarei andata una volta arrivati a casa, nella nostra città, in quell’ospedale che ormai vedo come una seconda casa, in cui mi fido ciecamente del personale, ma lui ha insistito a portarmi in un pronto soccorso sconosciuto della zona, almeno per farmi fare un’ecografia d’urgenza per verificare che il bambino non avesse subito danni in seguito alla caduta. Io non ci avevo nemmeno pensato! Che mamma incosciente! Il fatto è che lo ritenevo soltanto un brutto scivolone del quale non c’era nulla di cui preoccuparsi, se non della mia caviglia sempre più gonfia.
 
Eppure quando mi intestardisco so essere insopportabile! Così dopo essere stata certa che il bambino stesse bene, ho cominciato ad insistere affinché Matteo, per sistemare la caviglia, mi portasse all’ospedale che preferivo. Alla fine si è arreso…e quindi…eccomi qui, in sala d’attesa, con almeno una decina di persone davanti a me, e Matteo sempre sedutomi a fianco a farmi da balia. È quasi più premuroso di una madre!

 
Pov. Dario
 
Un vulcano erutta, facendo cancellare il mio volo, non ho turni in ospedale, perché a quest’ora avrei dovuto essere all’estero, e per lo stesso motivo, non ho lezioni da tenere o pazienti da operare privatamente. Insomma….calma piatta, no? Ferie impreviste ma molto gradite!
 
Eh sì! Pure io lo pensavo! E devo dire che per la prima volta dopo tanto tempo, ero sollevato dal dover passare una serata così, senza obblighi, senza uno scopo per cui dover lottare tenendo conto di scadenze, costi, tempo limitato eccetera. Una serata in cui avrei potuto crogiolarmi in una rara ed eccezionale pigrizia, magari sdraiato sul divano, con un telecomando in mano a guardare uno stupido programma televisivo.
 
Lo so! Non è il massimo! Ma a volte credo che anche serate di questo genere facciano bene al corpo e alla mente: delle serate in cui non ti devi preoccupare del domani, in cui lasci scorrere il presente su di te, senza continuare a rincorrere quel maledetto tempo che fa muovere le lancette dell’orologio troppo velocemente per starvi al passo con solo due braccia e due gambe.
 
Come dicevo… fino a pochi minuti fa, ero convinto che avrei passato una pacifica serata spaparanzato sul mio divano, eppure, il mio capo…o meglio il destino, aveva in mente altri programmi! Infatti, ho appena ricevuto una chiamata di Schiaccianoci, che, testualmente…diceva che un bambino aggredito al viso da un cane sarebbe arrivato in ospedale nel giro di mezzora per un intervento d’urgenza, ma tradotto….per me suonava come un mancato riposo, niente cena ed ore trascorse in piedi in sala operatoria a cercare di rimediare al guaio fatto dall’animale.
 
So che potrei sembrare insensibile, ma la verità è che sono solo esausto! Avevo bisogno di questa serata e invece…niente! Mi è andata di nuovo male e ora mi sto catapultando in ospedale addentando la mia cena: una mela verde insipida e non proprio matura.
 
L’unica cosa che mi impedisce di non sbarellare e non cedere alla stanchezza, è il pensiero di quel bambino solo, dolorante e spaventato, e alla sua famiglia…tutti in preda allo shock, tutti confidanti nel chirurgo che si occuperà del loro sfortunato pargoletto, ossia…io! Non vorrei passare per l’egocentrico di turno…ma nella sua sfortuna, quel bambino deve ringraziare il vulcano islandese che non mi ha fatto partire, mentre io…non so ancora chi ringraziare o maledire per la mia vita così frenetica, ma sono talmente di corsa…che al momento non riesco nemmeno a pensarci!
 
Quando arrivo in pronto soccorso, l’ambulanza sta ancora a quindici chilometri di distanza dall’ospedale, quindi ho il tempo di correre ad indossare la mia divisa. Appena torno, mi aggiro nell’area pronto soccorso, cercando di prepararmi mentalmente a ciò che mi aspetta.
 
Aspettate un attimo! Quello che vedo attraverso la vetrata non è forse Matteo? Ma che ci fa nella sala d’attesa? Oggi non doveva essere con Anna in montagna? Oh no! Vi prego non ditemi che c’è pure….dannazione! E’ proprio lei! Sedutagli accanto!
 
Neanche a farlo apposta, proprio nell’esatto istante in cui mi rendo conto che Anna è in pronto soccorso, il suo sguardo ricade proprio su di me: entrambi ci guardiamo sorpresi, anche se sono sicuro che il mio sguardo è decisamente più preoccupato. Penso lo capisca anche lei, perché sorridendo, mi fa un cenno come per dirmi “Va tutto bene! Non è niente!”
 
Vorrei tanto andare da lei, ma il mio paziente sarà qui a momenti…non posso raggiungerla! E poi…c’è Matteo! Non c’è bisogno che io mi mostri così protettivo nei suoi confronti! Non posso mostrarmi così debole!
 
Però non ce la faccio! Io devo sapere!
 
Opto per la accettazione, raggiungo gli operatori stando attento a non farmi vedere dalla sala d’attesa e mi precipito a chiedere:- Anna Orievia! Per quale motivo è qui?-
 
Una giovane ragazza mi risponde:- Ehm…noi non possiamo dare informazioni confidenz…-
 
- Non m’importa della privacy!- la interrompo:- E’ una mia paziente! Ho il diritto di sapere per quale motivo è qui!-
 
- Ma…- cerca di controbattere
 
- Mi ascolti bene!- sbotto irritato:- Tra pochi minuti io sarò in sala! Vuole che operi un ragazzino mentre mi domando che diavolo ha la mia paziente lì fuori? Uscirei a domandarglielo se solo ne avessi il tempo! Mi dica che cos’ha! Ora!-
 
- Ha una caviglia slogata! E’ un codice verde!- si limita a dire sperando di calmarmi
 
- Quindi è caduta?!- domando preoccupato
 
- E’ scivolata, ma non è grave!-
 
- Questo lo dite voi! La ragazza è incinta! Dovete subito farle un’ecografia!- esclamo in preda all’agitazione
 
- L’ha già fatta nell’ospedale della zona! Era tutto a posto, non c’è motivo di ripeterla!-
 
- E da quando ci fidiamo degli altri ospedali? Fategliene un’altra!- ordino
 
- Ma lei non può…-
 
- Io posso!- esclamo urlando prima di pensare che in realtà no, non ne ho l’autorità :- Cioè…che vi costa?- aggiungo sentendomi fastidiosamente impotente
 
- Professore si calmi!- esclama la dottoressa di guardia
 
- Per favore!- esclamo quasi in tono implorante:- Fatele anche un’ecografia!-
 
- E va bene!- esclama la mia “collega” :-Quando arriverà il suo turno gliela faremo!-
 
- Ah eccoti qua Dario!- Schiaccianoci si affaccia alla porta della stanza, incitandomi con un gesto a raggiungerlo:- Presto vieni! Sta arrivando!-
 
Nel momento in cui esco, le porte scorrevoli del pronto soccorso si aprono lasciando spazio ai paramedici che spingono una barella su cui si trova un bambino di circa 9 o 10 anni, con il viso coperto di sangue, anzi…a dir la verità, non saprei nemmeno dire se si ritrovi ancora un volto. Probabilmente è tutto da ricostruire. Al seguito la madre, in lacrime con il volto terrorizzato, gli tiene la mano e la lascia solo per un momento, giusto per supplicare Schiaccianoci di fare tutto il possibile per salvargli letteralmente la faccia.
 
Dopo aver ascoltato un banale “faremo tutto il possibile” saluta il figlio ormai mezzo svenuto, cercando di infondergli forza, per poi andare a rifugiarsi tra le braccia del marito, mentre noi entriamo a tutta corsa nell’area vietata al personale non addetto.
 
Sto correndo affianco alla barella, cercando di prepararmi mentalmente ad un intervento estenuante, ma l’unico bambino a cui riesco a pensare adesso, non è il mio paziente, ma per me è altrettanto importante sebbene non sia ancora nato. Mi rendo conto di non riuscire a liberare la mia mente da pensieri angoscianti. Forse è la prima volta in cui percepisco realmente quanto tenga a lui (o a lei).
 
Non posso operare! Non ce la faccio!
 
- Professore!- richiamo l’attenzione di Schiaccianoci, bloccandomi di colpo in mezzo al corridoio: -Io….deve trovare un sostituto!-
 
A quelle parole mi sembra di vedere il primario sbiancare. Infatti, dopo aver ordinato al personale di portarlo subito in sala e prepararlo per un intervento d’urgenza, mi raggiunge e con gli occhi fuori dalle orbite: - Che diavolo stai dicendo?-
 
- Non me la sento di operare! Non ora!- ribadisco con fermezza
 
- Stai scherzando vero?- comincia a sbraitare agitando le braccia in aria:- Non posso fare tutto da solo e ho bisogno di un altro me!- esclama cercando poi di ritrovare un po’ di sano autocontrollo:- Tu sei l’unico su cui posso contare! Conosci e applichi la mia tecnica alla perfezione! Non posso sostituirti! Ho bisogno delle tue mani! Quel bambino…- indica la porta dietro la quale è sparito:-… ne ha bisogno!-
 
- Mi dispiace!- mi affretto a dire sentendomi tremendamente in colpa:- Non posso entrare in sala al momento! Non sarei lucido! Al massimo posso raggiungerla tra un po’!-
 
- Tra un po’? Che significa “tra un po’ ”?- mi urla addosso spazientito:- Ma che ti prende? Stavi benissimo fino a mezzora fa! Al telefono mi hai detto…-
 
- Al telefono non sapevo che lei fosse qui!- lo interrompo confessando ad alta voce il mio problema
 
Lo sguardo del mio capo si fa sempre più sbigottito. Comincio a leggervi dentro una certa consapevolezza, chiaro segnale che ha perfettamente capito di chi sto parlando e di quanto sia seria la cosa quando c’è lei di mezzo. Forse però anche i grandi capi attraversano per qualche secondo una fase di negazione, quindi dopo aver fatto un respiro profondo, si azzarda a chiedere conferma abbassando la voce, quasi come se adottando quel tono, riuscisse in qualche modo a ridurre la portata del problema.
 
- Lei chi?- domanda sperando di non sentire proprio il nome che gli devo dire
 
- Anna!- confermo con un fil di voce, temendo quasi che mi possa esplodere davanti come una pentola a pressione.
 
- Maledetta ragazza!- esclama senza pensarci.
 
Anzi a dire il vero…lo pensa veramente! Ne sono sicuro! Credo che ormai per lui  la parola “Anna” suoni peggio di “emorragia”, “emergenza”…insomma, come sinonimo di “catastrofe in arrivo”. Quando c’è di mezzo lei, niente funziona per il verso giusto e lui si ritrova a dover quadrare i conti con un chirurgo in meno, guarda caso il suo preferito e…senza farlo apposta…quello che gli serve proprio ora.
 
- Che cos’ha?- domanda forse sperando quasi che sia una cosa grave, tale da giustificare il mio comportamento tanto fastidioso alla sua vista.
 
- Una caviglia slogata…-
 
- Tutto qua?! - dice allibito. Sta sicuramente pensando di mandarmi a pedate nella sua sala operatoria. Come fa un padre con il figlio capriccioso.
 
- E’ incinta!- esclamo:- Ed è caduta!-
 
Il suo volto corrucciato dalla rabbia si distende di sorpresa solo per qualche secondo per poi tornare a fissarmi con tacito disappunto.
 
- Lo capisce ora? Non posso operare!-ribadisco:- Non fino a quando non saprò che il bambino sta bene!-
 
- E che aspettano a farle un’ecografia?-
 
- Il suo turno!-esclamo con impotenza:-Perché l’ha già fatta in un’altra struttura!-preciso:-Sono stato io a richiederne un’altra!-
 
Poco m’importa se adesso si metterà di nuovo ad urlare: nemmeno lui si fida delle altre strutture e penso di avere tutti i diritti di volere quella certezza in più. Sono pronto a battermi per questo, niente e nessuno riuscirà a trascinarmi in sala senza prima avermi dato ciò che voglio. Sì! Sono capriccioso fino a questo punto! Ma sono anche bravo, hanno bisogno di me, e quindi…per avermi…non devono fare altro che accontentarmi.
 
- Quanta gente ha davanti?-
 
- 8 persone! Salvo codici gialli o rossi…- esclamo abbassando tristemente la voce.
 
- Dannazione!- esclama Schiaccianoci
 
Anch’io sono più che consapevole che sono troppi. E mi dispiace! Quel bambino non può aspettare così tanto, ma d’altra parte…non sarebbe al sicuro nemmeno sotto il mio bisturi. Dopotutto una mano, viene sempre comandata dalla testa, e se quella pensa ad altro, è probabile che la mano sbagli, e un innocente debba pagarne le conseguenze. Anche per questo mi rifiuto di entrare in sala, non solo per capriccio, ma per proteggere quel ragazzino da un chirurgo che per quanto possa essere bravo, al momento con la testa, proprio non ci sta.
 
 - Dottoressa!- sento echeggiare la voce del primario poco lontano:- Faccia subito un’ecografia alla ragazza incinta di là!-
 
- Non posso!-esclama senza indugio:-Ci sono prima altre…-
 
- Non m’interessa chi c’è prima!- la interrompe furibondo:- Ho un codice rosso io! Un bambino che deve essere al più presto operato, e il mio chirurgo si rifiuta di assistermi se prima non sa come sta suo figlio! Questa è un’emergenza! L’ha capito o devo farle un disegno?-
 
“Suo figlio”. Quindi è questo che si deduce eh?
Decido di fare silenzio, in realtà non posso né confermare né smentire, ma al momento non m’importa. Al momento mi interessa solo la sua salute…un atteggiamento che purtroppo, anche se non voglio ammetterlo…è decisamente paterno.
 
La giovane dottoressa mi guarda, poi torna sul primario che la sta fissando ancora in cagnesco e infine, intimidita da entrambi acconsente:- Va bene! Faccio subito accomodare la ragazza!-
 
Mi allontano dalla postazione camminando distrattamente per il corridoio in modo che Anna non mi veda. Quando sono sicuro che sia dentro la stanza, mi avvicino, restando nascosto dalla porta. Anche Schiaccianoci si aggira in quei paraggi, passeggiando nervosamente in tondo con le mani dietro la schiena.
 
- Grazie!- gli dico sinceramente
 
- Non ringraziarmi! L’ho fatto solo perché mi servi!- esclama con il suo solito tono da vecchio scorbutico
 
Ad un certo punto però, quando si accorge che l’ecografia sta per cominciare, dopo avermi fissato per qualche secondo, non riesce ad astenersi dal domandare:- Perché non entri?-
 
- E’ complicato!- mi limito a dire
 
- Non sei il padre.- sussurra mantenendo però il suo tono deciso. Non capisco nemmeno se è una domanda o un’esclamazione.
 
- Davvero vuole saperlo?- domando comprensibilmente stupito dal suo insolito comportamento. Non gli è mai importato della nostra vita al di fuori di queste mura.
 
- No!- esclama tornando nella sua solita posizione fredda e distaccata. Probabilmente si è accorto anche lui di aver esagerato con domande non pertinenti alla sua posizione di capo.
 
- E’ tutto a posto! Il bambino sta bene! Il battito è forte e regolare!- annuncia ad alta voce l’ecografista, consapevole dei camici verdi appostati come sbirri dietro alla porta.
 
Finalmente tirare un sospiro di sollievo. Per un attimo, mi concentro solo su quel cuoricino che sento battere così veloce….quanto vorrei essere davanti allo schermo per vedere la creaturina a cui appartiene! Mi rendo conto che potrei quasi commuovermi stando solo ad ascoltare questo rumore. Gli occhi mi pizzicano, vedo un po’ appannato, ma cerco di trattenermi perché c’è la freddezza in persona, appostata accanto a me che mi tiene d’occhio come un falco e non dà segni di cedimento emotivo, al contrario del sottoscritto che non riesce a fare a meno di sorridere come un ebete osservando lo stipite di una porta.
 
In via del tutto straordinaria, Schiaccianoci, decide di uscire nuovamente dalla sua dura scorza per dirmi:- Ciò che è bello è sempre complicato!- poi, maledicendosi per questo…cerca di correggere il tiro aggiungendo:- La chirurgia non è semplice no?-
 
Sorrido annuendogli di rimando . Mi limito a questo. Tanto le parole con lui non servirebbero.
 
- Allora? Sei pronto ad andare in sala adesso?- domanda come se si fosse improvvisamente scosso da una realtà parallela, facendomi quasi spaventare
 
- Prontissimo!- esclamo sentendomi rinvigorito e al pieno delle mie forze:- Andiamo!- concludo precipitandomi a passo spedito attraverso i corridoi in direzione della sala.
 
Ora non mi importa più della mia serata di mancato di riposo. Non mi importa se dovrò passare più di 8 ore in piedi a cercare di rimediare al danno che uno stupido cane ha fatto in pochi secondi. Non mi sento più stanco dopo aver sentito quel battito. Mi ha ridato le energie che avevo perso, e l’entusiasmo per ciò che faccio. Ora mi sento un chirurgo invincibile, il chirurgo di cui quello sfortunato ragazzino ha bisogno in questo momento. E io….sono più che felice di poterglielo finalmente dare.
 

Pov. Anna
 
Finalmente posso uscire dal pronto soccorso! Alla fine la mia caviglia si è solo slogata: me l’hanno fasciata e mi hanno prescritto di camminare con le stampelle per almeno una settimana e poi di ritornare gradualmente ad appoggiarci il peso. Matteo ha detto che mi può prestare le sue: purtroppo anche lui ha provato la spiacevole esperienza di un ginocchio dislocato durante una partita di basket.
 
Eh sì! Anni fa praticava anche quello! L’ho scoperto pure io solo pochi minuti fa!
 
- Matteo, non trovi strano che mi abbiano fatto una seconda ecografia? E poi…perché mi hanno fatto passare davanti alle altre persone?- gli domando mentre mi accompagna alla macchina spingendo la sedia a rotelle su cui sono seduta
 
- Le donne incinte hanno sempre la precedenza!- si limita a dire come se volesse liquidare al più presto il discorso:- E poi, è sempre meglio avere una sicurezza in più! Non sei più tranquilla ora?-
 
- A dire il vero, lo ero già prima! Perché mai non avrei dovuto fidarmi dell’altro ospedale?-
 
- Già! Perché mai avresti insistito a venire al pronto soccorso qua?- mi domanda in tono sarcastico facendomi scoppiare a ridere.
 
Non so nemmeno io il perché. Forse non era questione di fiducia…forse…volevo solo sentirmi a casa. E nella mia “casa” c’erano anche quegli occhi marroni screziati, che mi avevano guardato per pochi secondi con aria super preoccupata e poi si erano volatilizzati nel nulla.
 
- Ehi! A che pensi?- domanda Matteo dopo essersi accomodato al posto di guida della sua range rover accarezzandomi leggermente la guancia. Probabilmente si nota una leggera punta di delusione sul mio volto.
 
- No è che…Dario mi ha vista! E poi se ne è andato! Non si è neanche interessato!-
 
- Se si trovava in pronto soccorso, vuol dire che aveva un’emergenza da gestire! Non sempre puoi venire al primo posto! E poi…altri medici altrettanto bravi si sarebbero presi cura di te!-
 
- Sì! Lo so! Però…mi sembra strano, ecco! Quando tieni ad una persona….anche se per te è solo un amico…-
 
- Basta Anna!- mi interrompe gentilmente:- Eri riuscita a passare tutta la giornata senza nominarlo! Non rovinare tutto ora!-
 
- Hai ragione!- gli sorrido di rimando, mettendo a tacere tutte le mie pene.
 
A quanto pare con Matteo devo fare così: lui non mi sopporta quando parlo di Dario, e da un lato ha ragione. Però agendo così, mi costringe a tenermi tutto dentro, a soffrire in silenzio. Io solitamente sono una ragazza che non sa trattenere le proprie emozioni, che vuole a tutti costi comunicarle agli altri, se possibile ai diretti interessati. Stavolta però non posso: non posso ribassarmi a chiamare Dario, perché non posso pretendere da lui determinate attenzioni, e non posso nemmeno sfogarmi con Matteo perché mi ha posto un tacito divieto. E io, scema….ho intenzione di rispettarlo, perché sono così sola, così disperata, da aver bisogno del mio amico, anche se quest’ultimo mi sta imponendo dei limiti un po’ troppo stretti.
 
Giungo nel mio salotto sfinita, e dopo essermi coricata sul divano e aver convinto la mia balia alta 1.94 di non aver bisogno d’altro se non delle sue stampelle, riesco finalmente a convincerlo a lasciarmi sola, ad aspettare l’arrivo di Vayda, la mia coinquilina con doti infermieristiche nascoste. Sono sicura che con lei sarò in ottime mani!
 
Mentre la aspetto, decido di leggere un libro, ma nessuna pagina riesce a catturarmi tanto intensamente quanto lo schermo del mio cellulare che purtroppo ancora non si illumina. Non so nemmeno io cosa sto aspettando. Una chiamata? Un messaggio forse? Non lo so! Un qualcosa! Pensavo di essere guarita da lui, anzi…lo sono quasi sicuramente. Solo che…pensavo comunque di ricevere qualcosa. Di solito questo si fa quando si tiene (anche minimamente) a qualcuno: ci si preoccupa! Per essere ignorati così…bisogna proprio essere….niente!
 
Finalmente lo schermo si illumina, ma ancora una volta…rimango delusa! E’ solo Vayda che dice: “Ciao stella! Rientro con un paio d’ore di ritardo. Inoltre…temo che il momento sia arrivato…”
 
Fantastico! Sono incinta di cinque mesi, con una caviglia slogata e presto sarò senza coinquilina…il che potrebbe comportare, se non riesco a trovare subito un sostituto…che rimarrò anche senza casa! Devo dire che questo bambino, non poteva trovarsi una mamma migliore!
 

 
Ciaoo! Sono tornata! Che ne pensate del comportamento di Matteo? Vi sembra esagerato?? Io vorrei dare l’impressione di un ragazzo molto protettivo nei confronti della sua amica incinta, poi…va beh…non nego che allo stesso tempo vorrei ingannare Dario facendogli credere che possa esserci un qualcosa di più tra i 2! Non so se riesco a rendere l’idea! Poi…un’altra precisazione! Spero non siate deluse/infastidite del fatto che non abbia descritto bene la gita in montagna…ultimamente sto mettendo nei capitoli dei brevi riassunti fatti dai personaggi o flashback di intere giornate o scene non troppo rilevanti in modo da andar via più spedita, perché sì…ve lo confesso! Sono abbastanza stufa di questa storia…ma ci tengo a finirla! Per questo adottando questa tecnica…ho stimato che in circa 8 capitoli ancora, dovrei riuscire a concluderla! Ovviamente…capitoli un po’ più movimentati dei precedenti! O almeno lo spero! Ora vi saluto! Un bacione a tutte! A presto! 

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Capitolo 23
*** Omissioni nocive ***


Pov. Dario
 

Finalmente si parte! Reykjavík sto arrivando! Sì lo so che non sto andando in vacanza, però qualche ora buca per sgattaiolare via dal convegno e fare un giretto in città, la posso trovare! Di sicuro non sprecherò il tempo a dormire! Qualche oretta giusto per non crollare, tanto ci sono abituato!
 
Adoro la versione notturna di ogni luogo: dalla movida cittadina alla tranquillità della campagna. La notte è magica,  dovunque ci si trovi! Riesco a scorgere la magia anche quando mi ritrovo in sala, nonostante lì sia alquanto difficile capire se è notte o giorno, anche perché spesso e volentieri, perdo la concezione del tempo! Esistiamo solo io, la mia equipe e un caso da risolvere, e per caso…sì! Intendo dire una persona!
 
L’aereo ha appena decollato, e indovinate un po’ dove sono seduto? Accanto a Massimo! Non poteva capitarmi compagno di volo peggiore! Ci siamo salutati a fatica. Giusto per mantenere i convenevoli che si addicono a dei colleghi. C’è un’aria molto strana intorno a noi, quasi di imbarazzo. Odio sentirmi così! E odio il fatto che il lavoro si sia messo in mezzo alla nostra splendida amicizia.
 
Forse…sì! Credo sia giunto il momento di riappacificarsi! Devo solo pensare come!
 
- Senti…- esordisco indeciso
 
- Riguardo…- dice Massimo nello stesso preciso istante voltandosi verso di me.
 
Entrambi ci blocchiamo e ci lasciamo andare in una breve risatina sommessa, che aiuta anche a stemperare la tensione. A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea! Siamo sulla buona strada!
 
- Dimmi pure!- mi incita a parlare
 
Galanteria? No assolutamente no! Ve lo posso garantire!
 
- Ehm…forse è meglio che parli tu!- ribatto leggermente imbarazzato:- Sei più bravo in queste cose!-
 
- Beh per una volta che vuoi parlare…ti ascolto! In fondo…non mi dispiace vederti un po’ in difficoltà!-esclama sorridendo.
 
Appunto! Che vi dicevo?!
 
- Che stronzo!- lo insulto amichevolmente scuotendo la testa. Dai toni che stiamo usando, sembra che abbiamo già fatto pace ancora prima di parlare!
 
- Allora? Sto aspettando!- prosegue incrociando le braccia in attesa del mio “eloquente” discorso
 
- Non so cosa dire, se non… mi dispiace!- confesso con sincerità:- Non volevo calpestarti! E’ solo che….è difficile da accettare per me!-
 
- Che cosa?- domanda incuriosito
 
- L’attaccamento che i pazienti mostrano nei tuoi confronti! Nonostante le tue visite durino al massimo un paio di minuti in più delle mie! Davvero…io non…capisco come tu faccia! E per quanto mi sforzi, non riuscirò mai ad ottenere lo stesso risultato! Mi manca un qualcosa….che non riesco ad avere! Tu invece hai questo dono…..che….a volte purtroppo invidio!- confesso a malincuore, vergognandomi un po’ di me stesso
 
- Si chiama “ascolto” Dario! O forse empatia! Non lo so!- ribatte semplicemente, per poi decidere di approfondire l’argomento:- Vedi…tu passi il tempo delle visite a cercare di rispondere alle domande nel più breve tempo possibile, e magari nel frattempo pensi anche alla telefonata che hai ricevuto poco prima, all’intervento che devi fare nel pomeriggio, e a quante visite ti manchino per concludere. E’ naturale che il paziente se ne accorga! Le mie visite…come hai detto tu…durano forse un paio di minuti in più, ma in quei minuti io osservo, ascolto con attenzione cercando di cogliere anche delle sfumature nascoste nelle parole che mi vengono dette. Certi pazienti hanno paura, altri sono diffidenti per natura, alcuni hanno bisogno di attaccarsi e di essere sostenuti da noi durante il percorso, mentre altri preferiscono un atteggiamento stoico, di fredda professionalità. Non sempre si riesce a discernere i vari tipi di carattere, ma spesso si può, cercando di interpretare al meglio tutti i piccoli indizi che ci vengono forniti da loro stessi!-
 
- Ma cosa sei? Un chirurgo o un detective?!- dico totalmente esterrefatto
 
- Sono solo me stesso!- esclama sorridendo con naturalezza:- Fa tutto parte della mia personalità! Ma ciò non vuol dire che non possa diventar parte anche della tua! Ti ho svelato il mio segreto…ora sta a te decidere se provare a metterlo in pratica! Alla fine…basta solo un po’ di esperienza!-
 
- Non credo di poterci riuscire!- ribatto con un velo di tristezza:- Sono cresciuto, professionalmente parlando, in una maniera del tutto diversa! Ormai è tardi per cambiare!-
 
Altro che sentimenti, persone, e caratteri da decifrare! Schiaccianoci mi ha cresciuto con tre parole chiave: freddezza, precisione, e professionalità. Non mi ha certo iscritto ad un corso di psicologia!
 
- Non è mai troppo tardi!- esclama la sua voce da saggio orientale:- Non è mai troppo tardi per imparare cose nuove, per chiedere scusa…per cambiare opinione! E a proposito di questo…- prosegue richiamando la mia attenzione:-…sono pronto a riconsiderare la possibilità di un ultimo intervento per la paziente in questione!-
 
- Sul serio?- domando incredulo
 
- A patto che:- esclama con durezza cominciando a segnare con le dita i punti del suo discorso:- Uno: ne parliamo nuovamente con Schiaccianoci, dato che vorrei proporre l’inserimento di una protesi al posto del lipofilling, vorrei valutare i pro e i contro dei due approcci a tavolino per poi decidere il da farsi tenendo conto anche del parere della paziente. Due: ordiniamo una stereolitografia per avere un’idea chiara di come siano le parti anatomiche e programmare quindi un intervento ad hoc. Tre: fissiamo un colloquio con la paziente, in cui illustreremo tutte le procedure senza tralasciare alcun rischio. E quattro: facciamo passare un po’ di tempo, almeno sei o sette mesi in modo che lei possa meditare senza fretta sulla scelta futura e senza alcun condizionamento da parte nostra. In fondo il volto è suo…se lo vuole davvero, non si tirerà indietro, e come ha vissuto benissimo 21 anni senza quell’intervento, può sopportare altri 6 mesi!- conclude con decisione, lasciandomi totalmente sbigottito
 
Devo ammettere che mi è piaciuto il modo con cui ha espresso il suo parere in merito! Inoltre, ammiro il suo coraggio: ha mostrato la forza di un chirurgo che non si lascia manipolare, ma che partecipa giocando alle sue regole.
 
 - Che ne pensi?- domanda fissando il mio viso di gesso da cui volutamente non traspare alcuna emozione
 
- Che stai diventando un po’ troppo presuntuoso ultimamente, anche se questo non fa che renderti un ottimo candidato per un imminente avanzamento di grado!- esclamo sorridendo:- Sarà strano sentirti chiamare “professore”!-
 
Anche Massimo sorride di rimando, ma non sembra ancora del tutto soddisfatto:- Premesso che m’importa ben poco del titolo…che ne è delle mie richieste?-
 
- Accordate!- esclamo per poi tornare di nuovo serio:- Ma…- aspetto di ottenere tutta l’attenzione che il mio tono semi- minaccioso merita:- Tu opererai con me! Affronterai tutti i rischi che questo comporta!-
 
- Dopo le attente analisi che ho preteso, sento di poter stare abbastanza tranquillo!- esclama senza scomporsi, per niente impaurito
 
- E del tempo inutilmente perso non t’importa?- domando tornando lievemente a sorridere
 
- No!- esclama con convinzione:- Perché a differenza tua lo ritengo speso bene!-
 
- Questo è tutto da dimostrare!- concludo con finta aria di superiorità.
 
- So di essere un po’ pessimista a volte!- aggiunge Massimo dopo un paio di minuti:- E… forse anche un po’ lento! Non sono il chirurgo che dopo un intervento si rilancia subito in un altro! Spesso fisso la mia attenzione sui rischi che un nuovo intervento comporta, perdendone le potenzialità. Dall’altra parte invece….ci sei tu! Il chirurgo tuttofare super ottimista! Siamo uno l’esatto opposto dell’altro! Ma alla fine…per quanto dura possa essere, credo sia un bene questo! Perchè in qualche modo ci compensiamo, e riusciamo comunque a dare il meglio!-
 
- E’ vero! Stavolta sono pienamente d’accordo!- esclamo annuendo
 
Ha proprio ragione! Su tutto! Alla fine entrambi manteniamo ancora delle opinioni abbastanza diverse, però essere colleghi non implica concordare sempre su tutto sin dall’inizio, ma ascoltarsi, capirsi, e giungere infine ad una soluzione, o meglio, ad una mediazione. Forse non siamo ancora bravi in questo, anzi, non lo siamo affatto! Col tempo però, potremo sicuramente migliorare! Ma per ora, mi basta anche solo sedere accanto al mio migliore amico senza dover imporre o difendere una mia idea.
 
E…ora che ci penso, a proposito di questa…ho ancora qualche curiosità da soddisfare…
 
- Come mai hai cambiato idea?- domando di punto in bianco: -Riguardo all’intervento…-
 
Ha sbattuto la testa forse? O ha fatto delle ricerche e si è deciso finalmente ad ammettere che questa è la via migliore?
 
- Ah! Ehm….diciamo che…ho parlato con una nostra ex-paziente… -
 
- Ma non mi dire!- esclamo senza neanche troppo stupore. Avrei dovuto pensare fin da subito allo zampino di qualcuno!
 
- Non è come pensi!- esclama con una serietà che non si addice affatto alla situazione
 
- Ah no? Non è forse Anna la paziente in questione?- domando sfidandolo quasi a dirmi di no
 
- Mi riferivo a quello che ti ha detto!- dice mettendomi subito a tacere: - Forse non dovrei dirtelo, perché comunque devo ammettere che il suo discorso, per quanto duro sia stato, ha avuto il suo effetto, però, vorrei che sapessi anche quello che ha detto a me!- 
 
Non oso interromperlo neanche per un secondo, colto da una strana frenesia e voglia di sapere.
 
Finalmente dopo una pausa di pochi secondi che a me sembra interminabile, decide di rivelarmi il seguito: - Lei stava dalla tua parte, e come hai potuto vedere…ha trascinato anche me! Era fiera del fatto che tu riuscissi a vedere le potenzialità di un intervento che io giudicavo solo come rischioso, a percepirne l’importanza, l’impatto positivo che avrebbe potuto avere sulla vita della paziente, nonostante tu non l’avessi mai provato direttamente sulla pelle. Questo va al di là delle mie capacità, ma non delle tue! Può anche averti detto che io ispiro maggior fiducia, ma ciò non toglie che ci sono dei lati, solo tuoi, che lei ammira…-
 
- Non…me l’ha mai detto!- sussurro sentendomi improvvisamente la bocca asciutta
 
- Sono tante cose che non si dicono! Tra di voi poi…-esclama insinuando qualcosa. Successivamente, di fronte alla mia faccia a dir poco confusa, conferma ciò che temo:- Davvero pensi che io non lo sappia?-
 
- Che cosa?- fingo di non capire sperando ancora di salvarmi
 
- Ciò che è accaduto al pronto soccorso!-
 
- Lo sa tutto l’ospedale vero?- domando sospirando con aria sconfitta
 
Lì non si può fare mai niente! Non è concesso avere una minima debolezza, perché tutto il personale è sempre pronto a puntarti il dito contro. Specialmente se ti chiami Camossi.
 
- Già! Peccato che Anna non lo frequenti più così tanto!- esclama insinuando qualcos’altro:- Hai intenzione di dirglielo prima o poi?-
 
- Non vedo perché dovrei!- rispondo sinceramente
 
- Lei…- dice facendo una pausa per trovare le parole adatte:-….è rimasta male per il tuo… mancato interessamento! O almeno…così ha detto a mia moglie. –
 
Rimango basito e silenzioso a fissare il mio collega per un attimo, prima di posare il mio sguardo sulle nuvole bianche e soffici sopra le quali stiamo volando in questo momento. Chiunque godrebbe di questo attimo di pace, di questa vista, ma nella mia mente continua a risuonare una domanda senza risposta: “Perché Anna? Non ti basta Matteo?”
 
Una domanda folle, ne sono consapevole, ma del tutto lecita. Perché ancora io?
 
- Beh io… conosco la verità!-concludo infine, quasi sussurrando:-E sono a posto con la mia coscienza!-
 
- Quindi continuerai così?-incalza irremovibile il mio collega:- A muovere i fili dietro le quinte facendole da angelo custode senza che lei lo sappia?-
 
Carina questa definizione! Ho sempre pensato di essere il male per lei. Se avessi dovuto descrivermi con una figura del genere, avrei scelto un demone dell’oscurità, non certo un angelo! E’ strano sentirmi paragonato a quello, ma è bello! Se davvero riuscissi ad essere tale, sarebbe davvero bello!
 
- Al momento la cosa è irrilevante, sicuramente avrà ben altro di più importante di cui occuparsi!- esclamo pensando che fra qualche settimana, Manuel andrà a parlarle, e allora potrà dire addio alla tanto agognata tranquillità.
 
- E poi…a me va bene così!- aggiungo infine, sentendo l’inspiegabile bisogno di precisarlo.
 
- Beh…non ti resta che crederci!- sussurra Massimo di rimando, fissandomi quasi con compassione, come se sapesse qualcosa che ancora io non so.
 
- Scusa ma ora vorrei dormire un pò! Ho un sacco di arretrati! – esclamo tagliando corto, reclinando il mio sedile.
 
Non voglio più discutere di questa cosa! Voglio solo….dormire!
 
Chiudo gli occhi e immancabilmente nella mia testa si materializza il suo viso. Da un lato dovrei essere felice, perché ho appena saputo che nonostante l’altro giorno mi abbia solo criticato, in realtà ci sono dei lati del mio approccio professionale che lei segretamente ammira. E già questo basterebbe a riempirmi il cuore di gioia ripagandomi di tutta la mancanza che sento standole a distanza. Eppure non riesco a darmi pace! Non faccio che pensare che le manchi qualcosa! Perché se una persona è felice, davvero felice, non si interessa degli atteggiamenti di qualcun altro, né tantomeno ne sente la mancanza! Pensavo che fosse finalmente serena e spensierata, ma a quanto pare basta un nonnulla per sabotarla. E non so nemmeno se questo possa essere attribuibile alla tempesta ormonale tipica delle donne incinte, o se veramente ci sia qualcosa che non va nel suo rapporto con Matteo.
 
Fortunatamente dopo qualche minuto passato a torturarmi con brutti pensieri, la stanchezza ha la meglio su di me, e Morfeo decide di accogliermi fra le sue braccia.
 
Quando si dorme bene il volo dura sempre troppo poco! Ma che posso dire? Me lo farò bastare!
 
Non appena metto piede in aeroporto e accendo il cellulare, mi arriva subito un messaggio. Ma cos’ha Schiaccianoci da rompere già? Ah sì! Non ha una vita!
 
“come se tu ce l’avessi!” esclama un’odiosa vocina nella mia testa, che fermamente decido di ignorare
 
“ti devo parlare in privato.” punto! Così recita il messaggio! Il mittente consiste solo in una serie di numeri che non appartengono a nessun contatto in rubrica, ma non ho bisogno di leggere il suo fastidiosissimo nome per capire che sia lui. Ma cosa vuole ancora da me quel cretino?
 
“ Ne abbiamo già parlato Manuel. Non ho più niente da dirti.” rispondo velocemente senza darvi troppo peso. Tanto ormai, so benissimo che la tranquillità di Anna ha le ore contate.
 
Dopo pochi secondi, un minuto al massimo, ecco che il mio cellulare vibra di nuovo.
 
“ Scusami, mi son dimenticata di scrivere chi ero! Comunque sono Vayda, la coinquilina di Anna”
 
- Cazzo! Cazzo! Noo! – esclamo di primo acchito. Questa proprio non ci voleva! E’ una catastrofe!
 
- Che succede?- domanda Massimo sbalordito dalla mia affermazione che ha attirato anche lo sguardo di alcuni passanti.
 
- Succede che le bugie hanno le gambe corte! E le omissioni ancora di più!- esclamo prima di raccontargli la storia in breve.
 
Ormai non temo più il suo giudizio. Temo solo che questo sia troppo da sopportare per Anna! Speravo che Manuel le parlasse prima che lei venisse a sapere per vie traverse del mio discorso con lui. Ma  a quanto pare, al destino sto un po’ antipatico, e Vayda, al contrario di Manuel, non ha niente da nascondere alla sua amica, e credo nessuna intenzione di farlo, nemmeno sotto mia esplicita richiesta. Dopotutto non sono onnipotente, non posso controllare anche lei.
 
- Beh ma se ti ha scritto “in privato” vuol dire che Anna non sarà presente, e quindi non saprà niente!- deduce sapientemente il detective Massimo.
 
Effettivamente non ci ho neanche pensato, ma non credo che questo possa cambiare le cose! Forse le ritarderà soltanto un po’.
 
Continuo a ripetermi che in fin dei conti non è una bugia, ma soltanto un’omissione. Ricordo benissimo che una volta, da ragazzo, quando avevo confessato ad un sacerdote che ogni tanto dicevo qualche piccola bugia, lui mi aveva risposto: “piuttosto di dire bugie, non dire nulla!” quindi dentro di me, l’avevo presa come se un’omissione fosse meno grave di una bugia a tutti gli effetti. Ripensandoci ora però, credo stiano sullo stesso piano. O almeno, io mi arrabbierei allo stesso modo… quindi…niente più consolazioni o scusanti alla mia età!
 
 
* 4 giorni dopo *

 
Pov. Anna
 
Oggi è una giornata strana! Anzi, memorabile! E sapete perché? Vayda ha un appuntamento con un ragazzo! O meglio…in realtà non ne sono proprio sicura, però…prima di uscire, era così misteriosa! Riusciva sapientemente ad eludere ogni mia domanda! Soltanto il posto mi ha detto! Ovviamente il nostro preferito! Lì fanno degli aperitivi favolosi!
 
Chissà chi è il fortunato cavaliere! Che poi…pensandoci bene, tanto fortunato non è, visto che sta per partire per il suo Paese, senza una precisa data di ritorno. Che sia forse un addio quello di stasera? Questo potrebbe spiegare in parte il motivo per cui non si è tirata a lucido: non sì è truccata, non ha indossato abiti particolari, e….ora che ci penso…non aveva l’aria allegra di quelli che vanno ad incontrare la persona amata.
 
Ma, nel caso sia così…quando mai si sarebbero messi insieme questi due? O comunque frequentati! Insomma…possibile che lei non mi abbia mai detto nulla? O che io non mi sia mai accorta? Va beh che in questo periodo la mia testa è altrove, ma solitamente a questo genere di cose faccio caso!
 
Forse mi sto facendo troppe domande! In fondo non sono affari miei!
 
Un momento! Sono le sue chiavi quelle sul mobiletto d’ingresso? Oh no! Sono proprio loro! E adesso che faccio? Volevo passare da Antonella stasera, per fare i complimenti ad Andrea: finalmente ha preso la patente! Chissà suo padre! Ora sarà del tutto terrorizzato! Non voglio limitarmi a chiamarlo a mandargli un messaggio! Qui ci vuole proprio un bell’abbraccio con tanto di spettinata ai suoi capelli ribelli sempre impregnati di gel!
 
Non voglio fare l’impicciona presentandomi al bar, però…non so che fare! Non voglio nemmeno che Andrea pensi che non mi interessa niente del suo obbiettivo raggiunto dopo tanta fatica. In fondo, ormai lui è come un fratello per me!
 
E va bene! Ho deciso! Farò questo sforzo, sperando che Vayda mi perdoni!
 
 
Pov. Dario
 

Raggiungo il bar che mi ha detto, riuscendo a vantare un’insolita puntualità. Non appena entro, riconosco la ragazza che mi fa cenno di raggiungerla ad un tavolo posto dietro al bancone.
 
- Ciao Dario! Grazie di essere venuto!- esclama dandomi la mano e tre baci di circostanza
 
Anna mi aveva detto tempo fa che la sua coinquilina era molto affettuosa ed espansiva. In una maniera fastidiosa aggiungerei!
 
- Allora…qual è il problema?- domando tagliando corto, prendendo posto al tavolo
 
Sfortunatamente il cameriere è già pronto a prendere le ordinazioni, così scelgo un aperitivo a caso dal menù, e torno a concentrarmi su di lei.
 
- Torno in Bulgaria! Tra due giorni!- esclama tristemente
 
Ah sì! Ora ricordo! La storia della zia, malata terminale. Anna me l’aveva accennato.
 
- Mi dispiace!- dico mostrandole il mio lato compassionevole: - Per tua zia…e la tua famiglia!- preciso
 
 - Grazie! Ma non è questo il punto!- esclama interrompendosi un attimo a causa dell’arrivo delle nostre ordinazioni.
 
 Ne assaggia un po’ del suo e poi continua il suo discorso:- Vedi… in questa settimana Anna ha cercato disperatamente di trovare un coinquilino, ma in questo periodo dell’anno…-
 
- E’ quasi impossibile!- la precedo sorseggiando il mio drink
 
All’improvviso, una voce a me conosciuta sembra entrare nel bar e svoltare attorno al bancone:- Vayda hai dimenticato…- si blocca all’improvviso dietro le mie spalle, facendomi correre brividi di freddo lungo la spina dorsale, per poi tuonare:-… le chiavi!- sbattendole rumorosamente sul tavolo facendo sobbalzare entrambi.
 
Il suo sguardo furente quasi ci acceca, ma proprio nel momento in cui penso stia per esplodere, ecco che senza aggiungere altro, si volta e fa per andarsene.
 
- Anna aspetta! Ti posso spiegare! – esclama Vayda alzandosi subito dal tavolo
 
- Che cosa?- sbotta irritata fulminando anche me:- Che continuate a farvi gli affari miei alle mie spalle?-
 
- Veramente io…- cerco invano di dimostrare la mia innocenza…
 
…ma come previsto, lei non me ne lascia il tempo, e torna ad assalire la sua amica:- Che cosa gli stai dicendo? Che rimarrò senza casa? Vuoi convincerlo a fare una buona azione accogliendo una futura senzatetto incinta? Te l’ho già detto! Non voglio tornare da lui! Non puoi obbligarmi!-
 
Le sue parole, seppur dirette ad un altro interlocutore, fanno male. Molto male.
 
- E dove penseresti di andare?- domanda Vayda senza scomporsi
 
- Da Matteo!- risponde d’acchito, palesando che si tratta di un pensiero del momento
 
- Gliel’hai già chiesto?-
 
- No! Ma non mi dirà di no!-
 
- Per me stai sbagliando!- continua l’amica:- Lui non… dì qualcosa!- conclude esortandomi a parlare
 
- Credo che Anna abbia ragione!- mi limito a dire
 
- Sta zitto tu!- mi aggredisce immediatamente, fermandosi solo in un secondo istante a riflettere su ciò che ha appena sentito: - Aspetta! Che hai detto?- si volta sorpresa
 
- Ho detto che sono d’accordo con te!- esclamo scandendo bene ogni mia parola
 
- Sul serio?- dicono entrambe all’unisono
 
- Sì! Sul serio! Credo che Matteo sia un ottimo candidato!- esclamo davanti ai loro volti esterrefatti, per poi rivolgermi ad Anna in particolare:- Saprà prendersi cura di te, sicuramente meglio di quanto saprei fare io! Cioè…non fraintendere! Non è che non ti voglia a casa mia, sai benissimo che per te la porta è sempre aperta, ma…visti i nostri precedenti, potrei affermare con una discreta certezza che difficilmente riusciremmo ad avere una convivenza pacifica, e visto che i rapporti con Matteo, per quel che ne so, vanno a gonfie vele, non vedo perché non si possa approfittare della situazione! Nelle tue condizioni devi fare il possibile per evitare di stressarti e ciò significa…- concludo rivolgendomi all’amica:-… che deve fare il possibile per evitare me!-
 
Triste ma vero! A quanto vedo, l’effetto che le faccio, è sempre quello!
 
- Ottimo! Sono più che d’accordo!- concorda Anna tornando finalmente più calma
 
- Quindi…posso andare!? Non vedo il motivo per cui rimanere!- dico mettendo le mani sul tavolo e arretrando con la sedia.
 
Ho veramente voglia di andarmene! Non posso sopportare un minuto in più della loro presenza, o meglio…della SUA presenza, così indifferente e così ostile allo stesso tempo. Non riesco a capire se tutto ciò derivi dal risentimento che prova verso di me a causa dell’apparente menefreghismo mio al pronto soccorso, o da qualcos’altro, tipo…una frustrazione interiore.
 
Noto che Vayda sta per dire qualcosa, probabilmente per farmi restare ancora un po’, dandomi l’opportunità di finire il mio drink, ma Anna prontamente la blocca dicendomi:- No infatti! Puoi andare!-
 
Come non detto! La mia presenza è di troppo!
 
- Signorine…- le saluto con un cenno del capo e mi avvio all’uscita.
 
Probabilmente il mio atteggiamento a molti di voi sembrerà strano, ma che potevo fare? Costringerla a venire da me? Lei non vuole! L’ha anche detto! E per quanto mi costi ammetterlo, Matteo resta ancora l’opzione migliore. E’ in grado di darle tutto ciò di cui ha bisogno, compreso un tetto sotto il cui stare, e magari…anche delle coperte calde in cui avvolgersi….tra le sue braccia…e non tra le mie.
 
 
Pov. Anna
 

- Non posso credere che tu l’abbia fatto!- esclamo guardando dall’alto in basso la mia amica, mentre scuoto la testa con un misto di rabbia e delusione.
 
Decido di non fare scenate in pubblico, o meglio, di non continuarle, quindi mantenendo il più possibile un’aria dignitosa, mi dirigo verso l’uscita del locale.
 
- Anna aspetta! Per favore!- mi insegue Vayda fermandosi un attimo alla cassa per chiedere al proprietario:- Quanto le devo?-
 
- Niente!-riesco a sentire mentre apro la porta e faccio un passo fuori:- Ha già pagato l’uomo che è uscito prima!-
 
Procedo lungo la via a passo spedito. Sono arrabbiata, triste, delusa e per giunta sono pure incinta e mi sento sola!
 
- Ti vuoi fermare?- esclama raggiungendomi da dietro e prendendomi il braccio.
 
La sua stretta mi ricorda tanto quelle di Dario: quante volte ha fatto così per catturare la mia attenzione! E quante volte io stupidamente gliel’ho concessa!
 
Questo paragone non fa che irritarmi ancora di più, così mi fermo in mezzo al marciapiede e mi volto di scatto verso di lei, mordendomi la lingua per non assalirla.
 
- Senti…- comincia abbassando gli occhi e mostrandosi sinceramente dispiaciuta:-Mi dispiace, ok? Lo so che ho sbagliato a non dirti nulla, ma l’ho fatto perché sapevo come avresti reagito ed ero comunque preoccupata! Non potevo partire senza sapere che tu fossi in un posto sicuro! Magari accanto a qualcuno che ti seguisse, che si prendesse cura di te…-
 
- Beh…come ho detto prima… starò da Matteo!- esclamo tornando di nuovo ad un tono di voce accettabile.
 
Mi dispiace vederla così affranta, e mi fa piacere che si preoccupi per me fino a questo punto, ma ciò non toglie che mi abbia dato alquanto fastidio il modo in cui ha agito alle mie spalle e forse anche il fatto che probabilmente se non fosse stato per le chiavi dimenticate, non sarei mai venuta a saperlo. Non voglio essere messa da parte! Soprattutto per ciò che riguarda la mia vita. Non voglio che gli altri scelgano per me! Sono perfettamente in grado di farlo da sola!
 
- Sei sicura che è la scelta giusta? Insomma…ti senti sicura con lui?- domanda con una strana apprensione
 
- Certo! Ma che domande fai?-
 
- Non lo so!- dice ritraendosi un pochino:- Perdonami! Per tutto! Ti prego, non farmi partire con questo peso sullo stomaco!-
 
Come si fa a dire di no ad una persona così? Il suo viso sembra più dolce di quello di un gattino!
 
- E va bene…ti perdono!- esclamo facendole un sorriso: - Anzi, sai una cosa? Che ne dici di andare a mangiare una pizza insieme?-
 
- Mi sembra un’ottima idea!- risponde prendendomi subito a braccetto come è solita fare con tutti i suoi amici, per poi guidarmi in direzione della sua pizzeria preferita. Come se io non conoscessi la strada!
 
Spero che Andrea mi possa perdonare: l’abbraccio stritolante lo dovrò rimandare. D’altra parte, sarei una stupida a sprecare questi ultimi momenti di svago che posso passare insieme ad una delle mie migliori amiche. Non che ne abbia tante! Però almeno un paio sì: lei ed Antonella. Non posso scegliere fra le due! Sono entrambe fenomenali! Anche se purtroppo una di loro, sta per andare a vivere a centinaia di chilometri di distanza.
 
Camminiamo per qualche minuto sul marciapiede, perdendoci di tanto in tanto a guardare le vetrine e la città che torna a vestirsi di primavera: i primi boccioli sui rami delle piante, le prime giornate un pochettino più calde, lunghe e soleggiate! La primavera mi fa tornare di buon umore! Non vedo l’ora di sentire il cinguettio degli uccellini!
 
- Posso…chiederti una cosa?- mi domanda Vayda di punto in bianco, con una leggera esitazione.
 
- Certo! Dimmi pure!-

Siamo così amiche! Non vedo perché si debba fare ancora così tanti problemi! Forse perché ho i nervi a fior di pelle e aggredisco chiunque mi infastidisca anche solo leggermente? Beh sì! Può essere!
 
- Dario e Manuel…cos’hanno in comune?-
 
- Ehm niente!-rispondo un po’ interdetta: A parte…beh lo sai!- concludo indicando il mio bel bauletto tondo. Anche se piccolo ormai tutti si rendono conto che sono incinta e non solo improvvisamente in sovrappeso come credevano!
 
- Sì ma intendevo…si sentono? Per telefono intendo!-
 
Dopo questa esclamazione, non posso fare a meno di scoppiare a ridere! La trovo veramente esilarante!
 
- Ma ti ha dato di volta il cervello? Che cavolo stai dicendo?!-
 
- No perché quando ho mandato un messaggio a Dario…- ribatte senza scomporsi minimamente
 
- Tu che cosa?- la interrompo fulminandola con un’occhiataccia.
 
- Lo so scusami! Ho preso il suo numero dalla tua rubrica!- precisa
 
Ormai non ho più la forza di arrabbiarmi, così mi limito a sospirare senza aggiungere altro.
 
- Comunque…quando l’ho fatto, mi son dimenticata di scrivere chi fossi, e lui mi ha risposto così…- conclude porgendomi il suo smartphone.
 
Non appena leggo il messaggio, mi blocco all’istante, sentendo il sangue ribollirmi nelle vene. Vayda dice qualcosa, ma non riesco neanche a capire cosa, tale è la rabbia che mi acceca e mi assorda in questo momento! Riesco solo a stringere il suo cellulare fra le mie mani, temendo quasi di riuscire a romperlo.
 
- Bastardo!- esclamo, ridandole il telefono e facendo immediatamente dietrofront
 
- Ehi ma dove vai?- grida la mia amica, correndomi dietro
 
- Ad ammazzarlo di botte!- sussurro come una psicopatica incallita
 
- E la pizza?-
 
La pizza? Davvero mi sta chiedendo della pizza? Non me ne frega un cazzo della pizza! L’unica cosa a cui riesco a pensare ora è gonfiare di sberle quel magnifico volto da stronzo che si ritrova!
 
Come ha osato parlare con Manuel alle mie spalle? Che cosa si son detti? L’ha voluto forse tenere lontano per sperare di avere ancora via libera su di me? E’ assurdo! Quell’uomo e il male che costantemente mi fa! E’ assurdo!
 
- Scusa Vayda! Mi è passata la fame!- esclamo prima di concludere la mia marcia incazzata ad una fermata dell’autobus.
 
Neanche a farlo apposta sta arrivando proprio la corsa che mi serve. Non mi importa se Dario sia o meno a casa sua! Potrei aspettarlo per ore! Niente e nessuno riuscirà a salvarlo dalla mia furia stasera! Neanche il suo discorso tanto comprensivo e falso di pochi minuti fa!
 
Che poi…tutto questo non ha senso! Perché allontanare Manuel e lasciarmi a Matteo? Da quando pretende di essere lui a decidere chi posso o non posso frequentare? No! Questo è inaccettabile! LUI…è inaccettabile! Ed è giunto il momento di farla finita.
 
 
Sssalve! Rieccomi qua! Mi sto sciogliendo pian piano davanti ad un ventilatore, cercando invano di studiare, ma va beh! Almeno ho scritto un altro capitolo! =P Come avrete notato, questo è composto per lo più da discorsi (mi scuso per tutti gli “esclama” “dice” …che avete letto! Sono orribili, ma a volte li trovo necessari per non creare fraintendimenti su chi parla) , non ho messo molti “pensieri interiori” dei personaggi fra una battuta e l’altra, per renderli più scorrevoli. Penso/spero che comunque si riescano ad intuire! Se percepite questa cosa come una mancanza vi prego di farmelo sapere! Ho cercato di rendere nel testo l’idea che Dario creda che fra Anna e Matteo ci sia molto più che una semplice amicizia. Spero che anche questo sia stato percepito! In caso contrario…scusatemi! Io c’ho provato!
 
Secondo i miei calcoli i capitoli previsti per concludere la storia sono ancora 7. So che Anna è solo al quinto mese, ma non è detto che debba arrivare per forza a nove! Abbiate fede! ;)
 
Auguro a tutti una buona estate e ringrazio tantissimo chi mi legge ancora e soprattutto chi recensisce! A presto! Un abbraccio!

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Capitolo 24
*** Nessuno è come sembra ***


Hello guys! Visto che sono passati mesi dall’ultimo aggiornamento, e questo capitolo riprende da dove si era concluso l’ultimo, vi faccio un piccolo riassunto del capitolo precedente: Anna ha appena scoperto che Dario ha segretamente parlato con Manuel (il suo ex). Vayda (la coinquilina) sta per tornare in Bulgaria, e Anna non può pagarsi da sola l’affitto. Tuttavia ha chiaramente detto (davanti a Dario, e lui ha concordato) che non vuole tornare a vivere con lui, e che chiederà aiuto a Matteo ( l’amico immunologo figo =P). Wow! Per una volta sono stata davvero concisa! Quindi ora…non mi resta che augurarvi buona lettura…e vi prego…non odiatemi alla fine! Sono stata un po’ cattivella, ma…che dire…mi annoiavo!  ; ) 
 
Dedico questo capitolo a Martina, che ha compiuto gli anni da poco, e sopporta le mie  mille pare mentali a riguardo (perché se Dario è così…un motivo c’è! È tutta colpa dell’autrice! Ahah! ) Purtroppo sono in ritardo di qualche giorno, ma…. Tanti auguri lo stesso carissima! =)

 

Pov. Dario
 
Fare la scelta giusta è davvero difficile! Essere buono, comportarsi bene….queste cose non fanno per me! Sono così stanco! Gandhi ha tutta la mia stima! E non mangiava neppure!
 
Mi butto sul divano, ascoltando il silenzio che regna in casa mia: una volta adoravo questi muri, così spessi da isolarti dal mondo circostante, per non parlare delle vetrate, grazie alle quali anche la nebbia, che silenziosamente avvolgeva il tutto, si riusciva ad apprezzare. Anna diceva che in quei momenti le sembrava di stare in un faro, e di poter ammirare il mondo dall’alto, anche se in realtà non vedeva nulla. Eppure sorrideva….come sorrideva! Nei suoi occhi prendevano vita miliardi di sogni, e le sue parole, riuscivano a sedurti in modo tale da far sembrare reali delle narrazioni che si avvicinavano all’assurdo! Doveva fare la scrittrice, non iscriversi a ingegneria! Doveva venire a stare qui, a riempire questo silenzio che una volta amavo così tanto, ma che ora mi lascia solo un grosso vuoto nel cuore.
 
Basta! Sono stanco di pensare a lei! Sono stanco di pensare ai problemi del mondo! Ho bisogno di evadere per un po’, di sentirmi vivo solo per me stesso. Stasera ho decisamente bisogno di bere qualcosa!
 
Mi dirigo al bar dove un tempo ero solito rimorchiare: un piccolo assaggio della mia vecchia vita, stasera non mi farebbe male!
 
Ad un certo punto, dopo aver ingurgitato d’un fiato un paio di drink, noto una ragazza, seduta dall’altra parte del bancone: avrà più o meno 35 anni, ha la pelle diafana, i capelli lunghi castani, veste in un modo insolitamente classico, porta gli occhiali da professoressa, e ha uno sguardo affranto, che si perde a guardare il fondo del bicchiere, contenente ancora qualche sorso di quella che presumo sia vodka alla pesca.
 
Finalmente alza gli occhi verso il bancone, probabilmente per chiederne un’altra, ma il suo sguardo casualmente si posa su di me. Ci guardiamo per pochi secondi, dopo i quali, mi sorride, e si avvicina a passo lento ma deciso nella mia direzione.
 
- Cosa ci fa un uomo così di classe, in un posto sciatto come questo? E per giunta, a bere tutto solo?-
 
- Potrei farti la stessa domanda!- esclamo sorridendole di rimando.
 
Indossa un tailleur nero, composto da pantaloni e giacca elegante, al di sotto della quale compare il colletto bianco di una camicia. Ha una borsetta di tonalità bordeaux, dello stesso colore del rossetto e delle scarpe, naturalmente col tacco.
 
Solitamente in questo posto, tutte le donne indossano vestiti corti, aderenti, o comunque la maggior parte, porta una generosa scollatura abbinata a tacchi vertiginosi. Lei invece è classica, indossa chiaramente un outfit da lavoro, ma allo stesso tempo, ai miei occhi risulta più sexy e raffinata delle altre. Chissà per quale motivo, ha deciso di venire qui. Chissà quali pensieri la tormentano…
 
- Si vede che sono un pesce fuor d’acqua eh?- domanda sconfitta
 
- Solo un po’!- ribatto, per poi indicarle lo sgabello accanto al mio:- Se vuoi ti offro un giro! Vodka alla pesca?-domando accennando con lo sguardo il bicchiere che aveva lasciato sul bancone.
 
- Sei un ottimo osservatore!- esclama annuendo:- Vieni qua spesso?-
 
- Venivo!- mi limito a rispondere
 
- Ritorno alle origini?-
 
- Solo per stasera! Ho bisogno di evadere!- esclamo ingurgitando il mio terzo drink.
 
Da più di un anno non provavo questa sensazione: mi mancava sentire un liquido bruciante scendere lentamente in gola! Mi mancava davvero!
 
- Da cosa stai fuggendo?- domanda interessata
 
- E’ complicato!-  
 
- Prova a spiegarmelo!- mi incita a continuare:- A volte è più facile parlare con degli sconosciuti! Zero pregiudizi, no?-
 
- Ok d’accordo! Sono innamorato di una donna che non potrò mai avere!- rispondo banalmente.
 
- Perché no?- domanda facendo un’adorabile smorfia dispiaciuta
 
- Se sostituissi la parola “donna” con “ragazza”, risulterei più chiaro?-
 
In realtà questo è solo uno dei tanti problemi che ostacolano il nostro rapporto…
 
- Ti piacciono quelle giovani eh !?- esclama con un cipiglio divertito
 
- No! Mi piace lei!- rispondo con aria quasi sognate, fissando un punto indeterminato dietro il bancone:-Troppo giovane per me….troppo testarda per darmi ascolto e …. troppo fantastica per essere dimenticata!-concludo amareggiato:- Ora è incinta, e io potrei essere il padre. Senza dilungarmi troppo…se dovessi descrivermi, direi che ho una marcata tendenza a distruggere la mia vita e quella degli altri. Sono piuttosto abile in questo!-
 
- Un uomo così pericoloso, con un sorriso così stupendo?- dice con tono lusinghiero:- No! Io non ci credo! Hai un viso da buono!-
 
- L’estetica inganna!- preciso sorseggiando l’ennesimo drink che nel frattempo avevo ordinato:- Potresti sbagliarti! E molto! –
 
- Ne dubito! Ho un sesto senso per queste cose!- esclama bevendo un sorso del suo, per poi aggiungere:- Lavoro a stretto contatto coi criminali!-
 
La sua confessione fa nascere in me un nuovo interesse, quindi mi appresto a chiederle:- Se davvero sai distinguere i buoni dai cattivi, perché ti trovi qui? Chi è il colpevole?-
 
- Deve per forza esserci?- dice con l’aria di una che sta cercando di non parlare, ma vorrebbe davvero farlo.
 
- Ce n’è sempre uno! Tu dovresti saperlo meglio di me!-
 
Lei sorride, per poi arrendersi a vuotare il sacco: - Oggi ho perso una causa in tribunale. Come avvocato faccio schifo! I miei colleghi mi deridono. E come donna pure! Il mio futuro marito, mi ha mollato la scorsa settimana: a quattro mesi dal matrimonio, di punto in bianco ha deciso di andare a vivere a New York! E io ho già 36 anni, i miei ovuli stanno invecchiando e non ho ancora una famiglia! Sono in ritardo su tutto!- conclude ordinando l’ennesimo cocktail.
 
- Wow! La tua vita fa quasi più schifo della mia!- esclamo ormai un po’ brillo.
 
 Almeno io nel lavoro vado alla grande, e non ho ovuli che invecchiano!
 
- Ma non è tutto!- dice sottintendendo che il bello deve ancora venire:- Ho appena saputo che mi si è allagata casa! Ti rendi conto? Ho dei mobili antichi che stanno andando a puttane, e io me ne sto qua a bere come se non ci fosse un domani! Non so nemmeno dove andrò a dormire stanotte!-
 
- Beh se vuoi, io ho due camere e tre divani liberi!- esclamo d’acchito, pensando a quanto sia vuota e triste casa mia.
 
- Accogli anche i senzatetto ora? Hai un cuore così grande?- domanda divertita
 
- No! Una volta non ce l’avevo proprio! E ora per colpa di ‘sta maledetta ragazza, tutto è cambiato! Io sono cambiato! E non capisco se la cosa mi vada bene oppure no! Per questo sono qui! Per capirlo, per dare uno sguardo a com’ero un tempo, o forse soltanto per dimenticare chi sono! Anche solo per un attimo…-
 
- Chi sei?- dice con tono intrigante, sfiorando le mie dita con le sue
 
- Soltanto un uomo! Solo e disperato!-
 
- E chi eri?- domanda avvicinandosi ulteriormente
 
- Uno sciupafemmine stronzo ed egoista! A volte mi manca!:- confesso:- Divertirmi solo per il gusto di farlo!-
 
- Beh con le femmine ci sai fare ancora!- esclama ammiccando
 
- Tu dici? Non sono vecchio ormai?- rispondo, stando al suo gioco
 
Lei scuote la testa e aggiunge:- Non per me! Sei sexy, hai charme…sei misterioso, oscuro…mi piaci!- conclude per poi ridacchiare socchiudendo gli occhi e indietreggiando con la testa:- Oddio! Forse ho bevuto troppo! Di solito non parlo così! Non sono così! Proprio no!-
 
- Non c’è niente di male! Sei spiritosa, vivace…bella!- dico rimarcando appositamente l’ultima parola
 
- Non dirmi così!-
 
- Perché no?- domando sempre più intrigato dal suo modo di parlare e di comportarsi
 
- Perché ho bevuto troppo! E i complimenti mi fanno male! Specialmente se sono ferita e a farmeli è un bell’uomo come te! Potrei non riuscire a controllare i miei istinti!- conclude mordendosi le labbra e spostando il suo sguardo sullo scollo della mia camicia un po’ sbottonata.
 
Deglutisco nervosamente, cominciando a sentire caldo:- Ti ricordo che sono ferito anch’io! E che ormai non reggo l’alcol molto bene! Non ci sono più abituato! -
 
- Non metterti in strada allora! Non vorrei rivederti in carcere o in tribunale!- esclama spiazzandomi ancora una volta
 
- Quindi, fammi capire… dici di trovarmi sexy, cerchi di sedurmi, e poi ti auguri di non vedermi più?-
 
- Esattamente!- annuisce con convinzione:- Perché mi ricorderesti questa sera! La sera in cui ho quasi toccato il fondo! E non voglio ricordare nulla!-
 
Effettivamente, il suo ragionamento non fa una piega. Anch’io non voglio ricordare nulla di questa sera.
 
- Tranquilla!- mi appresto a rassicurarla:- Con tutto quello che hai bevuto, non sarà difficile! Inoltre, abito qua di fronte, quindi niente incidenti e niente tribunali. Non mi vedrai mai più!-
 
Pago tutto quello che abbiamo bevuto, e poi la saluto dicendo:- Grazie per la chiacchierata! E’ stato un piacere incontrarti!-e mi volto per raggiungere l’uscita
 
- Aspetta!- esclama prendendomi il braccio, per poi trasformare quel gesto, in una dolce carezza:-Perché non ci facciamo un po’ di compagnia? Solo per stasera! Magari toccando il fondo insieme, è più facile risalire!- esclama con voce suadente, intrecciando la sua mano alla mia.
 
Inizialmente rimango un po’ interdetto, ma poi quando le sue labbra giungono a sfiorare il mio orecchio sussurrando “ Solo per questa notte, fammi dimenticare chi sono!”, non riesco a reprimere il desiderio di annullare in lei anche la mia esistenza.
 
Pochi passi e siamo già sotto casa mia. Altri passi e siamo in ascensore, con le labbra incollate e i corpi schiacciati  uno contro l’altro addosso alle pareti metalliche. Una volta entrati in casa, riprendiamo a baciarci, con l’ardore tipico della disperazione. E’ quasi liberatorio, baciare una donna, solo per il gusto fisico di farlo, senza coinvolgere alcuna emozione…
 
Cominciamo a spogliarci a vicenda, spostandoci solo di pochi passi dall’ingresso: in tre secondi la mia giacca scompare e le sue mani fredde vanno a posarsi sul mio petto, accarezzandolo con bramosia. Le tolgo la giacca, depositandole una scia di baci sul collo, per poi procedere a sbottonarle la camicia, mentre lei comincia ad ansimare.  Proprio in quel momento però, sento bussare alla mia porta: come al solito, l’amministratore condominiale ha scelto il momento meno opportuno per venire a rompermi le scatole! E non conosce nemmeno le buone maniere! Un giorno o l’altro quella porta me la butterà giù!
 
Non posso fingere di non esserci, sicuramente mi avrà sentito entrare, ma tanto vale fare un tentativo:- Non ci sonoo!- urlo con il tono stordito e euforico tipico della sbronza, per poi riprendere a baciarla ed accarezzarla.
 
Quell’uomo però, non ne vuole proprio sapere, e continua a percuotere la mia porta. Così sospirando le dico : - Aspetta un attimo! Lo mando via e torno!-
 
Mi avvicino all’ingresso,  cercando di abbottonarmi la camicia. Quando si è ubriachi è davvero difficile riuscire a mettere il bottone nell’asola corrispondente, quindi alla fine ci rinuncio.
 
Una volta sull’uscio però, mi rendo conto che non è chi pensavo che fosse, quando i pugni che prima battevano sulla porta, cominciano a sfogarsi sul mio petto, spingendomi sempre più indietro lungo il corridoio.
 
Successivamente agli spintoni, si aggiungono anche degli insulti sconnessi, misti a lacrime amare. E nonostante la mia mente non sia completamente lucida, capisco perfettamente cosa è successo: Vayda gliel’ha detto!
 
Cerco di non indietreggiare troppo, perché non voglio che scopra che c’è un’altra donna in casa mia. Devo trovare un modo per mandarla via, ma non so proprio cosa dire o fare! Come posso riuscire a gestire una ragazza incinta che ha appena scoperto un segreto che doveva rimanere tale, e allo stesso tempo, nasconderne un’altra mezza nuda nel mio salotto? E come se non bastasse, sulla soglia di casa mia, con la porta ancora spalancata, compare il famoso amministratore, che resta letteralmente basito alla scena che si trova davanti.
 
- Signor Camossi!- esclama sventolandomi la busta contenente le spese condominiali e sistemandosi gli occhiali tondi sul naso.
 
Spero che Anna, nel sentirlo, riprenda un po’ di contegno, e invece, niente da fare! E’ più feroce di una belva!
 
-Ehm…può tornare in un altro momento?- dico cercando di bloccare le mani della tigre assatanata che continua ad urlarmi “Stronzo! Manipolatore! Bastardo! Opportunista! Perché l’hai fatto?”
 
-C…Certo!- esclama attonito, chiudendo l’uscio della porta dietro di sé!
 
Fantastico! Già prima gli stavo antipatico, e ora….beh…anche la mia reputazione è andata a farsi fottere!
 
Stanco del suo sfogo, le prendo i polsi con forza, e avvicinandola a me le dico:- Smettila!-
 
- Ma che succede?- si intromette la mia avvocatessa per una notte, preoccupata o forse solo stordita da tutte queste urla.
 
Bastano solo queste tre parole per calmare Anna: smette di colpirmi, di urlare, e forse anche di respirare. La guarda stupita dalla testa ai piedi: fortunatamente lei è riuscita ad abbottonarsi decentemente la camicia, ma poi guarda la mia, le nostre giacche buttate in un angolo della stanza, i capelli scompigliati … e capisce tutto!
 
Non riesco ad immaginare tutto quello che le sta passando per la testa in questo momento, e forse, nemmeno voglio scoprirlo. Sono quasi tentato di dire “Aspetta! Ti posso spiegare” ma poi mi rendo conto che in realtà non c’è nulla da spiegare! E’ tutto molto chiaro! E inoltre…io non le devo nulla! Non stiamo più insieme! Anzi…lei ci mette sempre troppo poco tempo a sostituirmi con altri!
 
- Perché Dario?- si limita a chiedermi, guardandomi con disprezzo
 
- Io posso fare ciò che voglio! Non devo rendere i conti a te!- rispondo piccato
 
- Non mi riferivo a lei!- esclama duramente indicandola con un gesto del viso:- Per quel che mi riguarda, puoi fare quel cazzo che ti pare! Contrariamente a te, io non pretendo di controllare la tua vita!-
 
- L’ho fatto per il tuo bene!-
 
- Smettila di dirlo!- urla furibonda colpendo nuovamente il mio petto:- Smettila di farlo! Non avevi il diritto di parlare con Manuel!-
 
- E’ stato lui a cercarmi!- esclamo in mia difesa
 
- Ora non scaricare la colpa su di lui!-
 
- Ma certo!- esclamo infastidito:-Perché il cattivo della storia sono sempre io! Le COLPE sono tutte mie!!- urlo perdendo quasi il controllo:- Hai sentito avvocato? Merito la prigione per questo!-
 
Ormai l’effetto dell’alcool ha alterato la mia ragione, eppure non riesco a fermare il monologo che mi risuona in testa: “ Potrei confessarti di tutto Anna, ma la mia unica colpa, quella da cui mai sarò assolto, è quella di amarti! In questo caso sì, sono colpevole! Fino al midollo! E non mi pento! Puoi insultarmi, picchiarmi, o addirittura odiarmi, ma non posso cambiare questa cosa! Non posso perché non voglio! Questa è la mia confessione! Non ho altro da aggiungere! Non ho altro per cui sentirmi in colpa!”
 
Forse dovrei dirla ad alta voce, ma tanto sarebbe inutile. Non è in vena d’ascoltare. La rabbia non solo rende ciechi ma anche sordi.

- Non ti ho mai visto così!- commenta inorridita:- Fino a un paio d’ore fa eri così ragionevole e posato….e ora sei addirittura ubriaco!- conclude con ribrezzo.
 
- Beh QUESTO… -esclamo indicandomi: -… sono io senza te! Tu mi hai fatto questo! Mi hai rovinato senza nemmeno accorgerti! O forse lo sai, ma semplicemente te ne freghi! Ora ti faccio schifo! Lo vedo nei tuoi occhi! Ma sai che ti dico? Va’ via!- dico indicando la porta:- Torna a scaldare il letto di Matteo!-
 
Una sberla sonora mi colpisce in pieno volto! Stesso lato, stesso punto, stessa forza. Ormai ci sono abituato.
 
- Vaffanculo Dario! E stavolta non tornare! RESTA FUORI DALLA MIA VITA!- esclama per poi girarsi e andarsene con la stessa velocità con cui è arrivata, sbattendo fragorosamente la mia porta di casa.
 
Mi massaggio la testa un po’ dolorante: non è bello sentire qualcuno che ti urla addosso mentre sei sbronzo, ancora meno se ti colpisce.
 
- Quindi la ragazza è quella!- aggiunge l’avvocatessa posandomi una mano sulla spalla
 
Io mi volto di scatto, e cogliendola di sorpresa, la sollevo e la sbatto contro il muro:- Non ho voglia di parlarne! Non ora!- esclamo famelico, prima di fiondarmi di nuovo sulle sue labbra. Lei sorride e asseconda il mio bacio, intrecciando le gambe attorno al mio bacino.
 
Non ho voglia di pensare a ciò che appena successo, ho solo voglia di fare sesso. Domani e i giorni successivi avrò tempo per pentirmene. Adesso l’alcool, ancora me lo impedisce, e gliene sono più che grato!
 
 
Pov. Anna
 

Salgo sul primo pullman che passa per la via, calde lacrime solcano il mio viso mentre guardo fuori dal finestrino. Non saprei dire perché piango! In fondo ho ottenuto ciò che volevo: Dario finalmente mi lascerà in pace. Era questo no, ciò a cui aspiravo? Eppure mi si stringe il cuore al solo pensiero di quello che starà facendo in questo momento. Mi sento tradita, anche se so perfettamente di non averne il diritto.
 
Pochi minuti dopo, mi trovo davanti alla porta di Manuel. Ho quasi paura a bussare! Chissà se anche lui sta nascondendo una donna da qualche parte! Anche se a dire il vero, non credo che la cosa mi darebbe così tanto fastidio.
 
Tuttavia, ciò che vedo dopo aver suonato, mi lascia totalmente esterrefatta: Manuel, il mio ex ragazzo, sta tenendo in braccio un neonato vestito d’azzurro. Non ha nemmeno alzato lo sguardo per vedere chi c’è sull’uscio della sua porta di casa, talmente è intento a sorridergli e a farsi stringere il dito dalla manina di quella piccola creatura.
 
- Vediamo un po’…- esordisce guardandolo sempre negli occhi e facendo una strana dolce vocetta:- …chi sarà arriv…oh!- conclude vedendomi, recuperando il suo normale tono di voce e raschiandosi la gola imbarazzato.
 
Cos’altro mi sono persa? Ha un figlio del quale non sono a conoscenza? Ma cosa succede a tutti stasera?
 
- Anna! Ehm…prego! Entra pure! Non mi aspettavo una tua visita!-
 
All’interno della casa c’è un’altra donna (perlomeno ben vestita), con i capelli lunghi, rosso-mogano che sorridendo al piccolo si appresta a prenderlo con sè, per poi tornare a fissare me e Manuel con degli occhi blu oceano dall’aria interrogativa. Eppure, sembra comunque molto più a suo agio della sottoscritta. Inoltre quegli occhi…sono così simili a…
 
- Ti presento mia sorella!- esordisce lui indicandomela
 
Ah già! Ora ricordo! Me l’aveva detto mesi fa, che sarebbe diventato zio!
 
- Oh! Piacere! Alessia, giusto?- sorrido stringendole la mano per cercare di nascondere il mio imbarazzo
 
- Esattamente! Tu devi essere Anna!- esclama dando una rapida occhiata nel punto in cui l’elasticità inesistente del mio trench primaverile, veniva messa a dura prova. D’altra parte, l’anno scorso prima di acquistarlo, non ho minimamente pensato, che di lì a poco, sarei rimasta incinta!
 
“Perfetto! Sa già chi sono! Non servono altre spiegazioni!” penso tirando un sospiro di sollievo.
 
- Proprio così!- annuisco per poi voltarmi verso il fratello:- Io….ehm…avrei bisogno di parlarti!-
 
- Vi lascio soli!- esclama prontamente Alessia:- Vado di là a cambiare il mio piccolo ometto, che mi sa tanto che ha fatto ancora la cacchina! Vero tesoro?- conclude alzandolo in aria e strofinando la punta del naso contro il suo.
 
Non posso fare a meno di sorridere di fronte alla tenerezza di questa scena, soprattutto se penso che fra pochi mesi anch’io mi ritroverò nei suoi stessi panni, e che ora, posso solo immaginare lontanamente quanta gioia si provi a doversi occupare a tempo pieno di un pargoletto. Oltre alla fatica, sia chiaro!
 
Una volta allontanatasi Alessia però, torno di nuovo seria, pronta a porgere a Manuel, le mie più sentite scuse per il comportamento di un uomo immaturo, che come sempre ha deciso di agire alle mie spalle
 
- Ho saputo di Dario! Mi dispiace! Credimi, io non ne sapevo nulla!- esordisco con rammarico
 
- Lo so! Sarei venuto a parlarti domani!- esclama guardandomi stupito e un po’ confuso.
 
- No davvero! Mi dispiace! Non aveva il diritto di parlarti così! Non aveva il diritto di parlarti e basta!-
 
- Veramente Anna, non ha detto niente di male! E a dire il vero, sono stato io a cercarlo!-
 
- Che cosa?- domando sbalordita
 
- Beh sì, volevo avvisarlo che nel caso in cui il bambino fosse stato mio, me ne sarei preso cura. Avevo intenzione di dirlo anche a te quella sera stessa, ma Dario mi ha pregato di aspettare qualche settimana, visto che avevi ritrovato da poco un po’ di serenità… -
 
- Solo questo ti ha detto?- domando sperando quasi che ci sia dell’altro, magari un motivo per odiarlo davvero: - Ma non ti ha dato fastidio il suo tentativo di tenerti lontano?-
 
- A dire il vero, a me non ha dato quest’impressione, anzi, direi quasi l’opposto! Teneva molto alla nostra ipotetica famiglia, nonostante io continuassi a dire di non provare più nulla per te, e che mi sarei occupato solo del bambino.-
 
Dovrei forse rimanere male per le sue parole? Per il fatto che abbia specificato di non provare più nulla per me? Non lo so! So solo che al momento la cosa non mi interessa, e neanche mi stupisce. Ciò che mi rende confusa, come sempre, è il comportamento bipolare di Dario! O forse dovrei dire, multipolare!
 
- Tutto questo non ha senso!- esclamo scuotendo leggermente la testa
 
- Per me un po’ lo ha!- controbatte Manuel, appoggiandosi allo schienale del divano:- In fondo…chi ti ama davvero, vuole vederti felice, a prescindere dal fatto che egli ci sia o meno!-
 
La sua affermazione non fa che riaccendere il nervoso che avevo accumulato nei minuti e nelle ore precedenti. Non può affermare che Dario mi ami! Non adesso! Non comportandosi in quel modo!
 
- Già!- esclamo infastidita:- E uno che ti ama davvero, se ne va a letto con un’altra?- domando con amaro sarcasmo
 
- Di cosa stai parlando?- dice confuso, quasi come se stentasse a crederci. Ma purtroppo…le cose stanno proprio così!
 
- Sono appena stata a casa sua!-mi spiego:- C’era un’altra donna! E chiaramente ho interrotto qualcosa che sarà continuato dopo la mia partenza!- esclamo cercando di mantenere un tono duro, non riuscendo però a fermare una lacrima solitaria che sgorga dai miei occhi e comincia a solcare il mio viso, prima di essere subito asciugata con disprezzo dal dorso della mia mano.
 
- Non puoi biasimarlo!- interviene Manuel con voce seria e composta:- In fondo, anche tu hai fatto lo stesso! Mi hai tradito con lui, quando stavi ancora con me e dicevi di amarmi! Voi non state più neanche insieme! E’ normale che cerchi modi alternativi per sfogare la sua frustrazione! In fondo, la sua, non è facile da mantenere come posizione! Specialmente se sei ancora innamorato della ragazza che vuoi tenere lontano!- conclude, per poi guardarmi con aria interrogativa:- Che poi…scusa se te lo chiedo, ma…perché ti interessa? Non c’è Matteo ora? O vuoi fargli fare la stessa fine che hai fatto fare a me?-
 
- Aspetta frena! Conosci anche Matteo?- domando sempre più sconcertata
 
- Non personalmente!:-precisa:- Dario però mi accennato della sua esistenza! L’ha definito il suo peggior incubo, ma anche una benedizione! Sicuramente lo preferiva rispetto a me, perché ha detto che a differenza nostra, non ti aveva mai fatta soffrire, che stavate bene insieme, e che finalmente con lui eri felice. Per questo non avevo fretta di contattarti. Sapevo che tu e il bambino foste in buone mani, che Matteo si sarebbe preso cura di voi nel migliore dei modi- conclude per poi fissarmi con i suoi profondi occhi blu:- Senti… io non lo conosco, ma ho deciso di fidarmi del giudizio di Dario. Non è un problema per me se una volta nato il bambino, tu vuoi continuare la tua storia con Matteo. Basta solo che mi lasci un po’ di spazio per conoscerlo e crescerlo, nel caso sia mio. E credo che Dario farà lo stesso, nel caso in cui sia lui il padre….-
 
- Io e Matteo? Ma che hai capito?! Siamo solo grandi amici!-
 
- Ah! Scusa allora! Devo aver frainteso!- esclama lasciandomi intendere che per lui, la cosa era del tutto indifferente:- Comunque, come ripeto, per me è uguale! Ti chiedo solo di non portarmi via mio figlio! Ci ho pensato e…sono disposto a fare il padre!-
 
- Ci hai pensato?- domando inorridita:- Non sono cose a cui devi pensare! Dovrebbe venirti naturale! E poi…cosa mi garantisce che lo farai per sempre? Che non cambierai idea fra qualche anno e te ne andrai dalla nostra vita, lasciando a tuo figlio o tua figlia un trauma di cui io sarò la sola a dovermene occupare?-
 
- Ci sto provando Anna!-esclama sfinito dalla mia diffidenza:- Dammi questa possibilità! Io penso di potercela fare,  e se non ti fidi me, confida in Dario: anche lui crede che ce la possa fare!-
 
- Al momento ti giuro…non so più a chi e a cosa credere!- rispondo sinceramente, prendendomi la testa e lasciandomi cadere sul divano:-E’ tutto così confuso!-
 
Per la prima volta da quando sono incinta, Manuel sembra comprendere la mia situazione, e comincia a preoccuparsi del mio benessere psicofisico, che al momento sta andando in frantumi.
 
- Ti porto un bicchiere d’acqua!- esclama poggiandomi una mano sulla spalla per rassicurarmi, prima di correre in cucina e tornare in un batter d’occhio.
 
Si siede accanto a me, incerto sul fatto di accarezzarmi la schiena o meno. Alla fine, decide di evitare il contatto fisico. La repulsione che prova nei miei confronti, è ancora troppo forte, per spezzare la barriera che ha eretto fra di noi.
 
Decido che è giunto il momento di andarmene, sono davvero molto stanca. Una volta giunta alla porta di uscita però, Manuel si azzarda a domandarmi:- Allora? Non mi hai detto che ne pensi della mia proposta!-
 
E quella sarebbe una proposta? Condividere un figlio con il padre vero e quello fittizio? Che direbbe poi a scuola o ai suoi amici? “Ho tre genitori”? Per fortuna che al momento non sto più con nessuno! E sinceramente, a sentire questi ragionamenti, mi passa proprio la voglia!
 
- Più avanti Manuel!-dico cercando invano di abbozzare un sorriso:- Devi darmi il tempo di riflettere!-
 
Torno a casa più sconvolta che mai! Quello che ho visto stasera è al limite dell’assurdo! L’uomo maturo, o meglio, il presunto tale, non ha retto alla pressione dell’ ”essere buono” per una sera, e subito dopo aver sostenuto una mia opinione di fronte a Vayda, ha deciso di annegare i suoi pensieri nell’alcool e nel sesso; l’altro, che sinora si era sempre comportato in maniera infantile, mi accoglie in casa sua con un bambino in braccio! E mi dice di essere pronto a fare il padre! Come posso continuare a dire che non sia adatto? Non riuscirò mai a levarmi dalla mente quell’immagine, il suo sorriso che mostrava a tutti l’amore e il tempo che era disposto a donare a suo nipote. Dario sarebbe in grado di farlo? Finora non mi ha mai fornito alcuna prova concreta, ma solo parole! Anzi, l’unica prova che stasera mi ha fornito è quella dell’inaffidabilità, della quale avevo già  parecchi indizi. Eppure Manuel, per la prima volta, l’ha quasi difeso! Forse perché in fondo, non è stato quel manipolatore quale io avevo creduto: non ha cercato di allontanare Manuel da me per avere via libera, anzi, ha fatto il contrario, tirandosi quasi la zappa sui piedi. Ma ormai dovrei saperlo! A lui interessa solo quello che definisce “il mio bene” a prescindere dai suoi desideri, anche se io a volte, vorrei tanto che tornasse il solito egoista che avevo conosciuto all’inizio, anche se una voce nella mia testa, continua a ripetermi che quello, era colui con il quale avevo parlato stasera e che non volevo assolutamente rincontrare.
 
Oddio! Non ci capisco più nulla! Mancano meno di quattro mesi al parto, e la mia vita è ancora più incasinata di prima! Tutto ciò in cui credevo, è stato sconvolto e spazzato via in poche ore e al momento, non so più a quale verità aggrapparmi! Sono un vero disastro! Non sono in grado di trovarmi un uomo per bene! Forse l’ho incontrato per strada e non l’ho visto, perché sono cieca quando si tratta di vedere queste cose, vedo solo gli stronzi, e solitamente me ne innamoro pure!
 
- Ciao mammina! Come stai?-
 
Ecco Matteo, che sorridendo come sempre, mi saluta sulla tromba delle scale. Lui sì che è un bravo ragazzo! Mi ha sempre sostenuto e non mi ha mai fatto del male. Perché non l’ho conosciuto prima? Perché deve essere così bello, gentile e intelligente?
 
- Tutto bene?- domanda con aria preoccupata avvicinandosi al mio viso:- Ti vedo strana!-
 
Strana è dire poco! Io lo vedo solo bello, e buono, come il principe azzurro delle favole…
 
Sono quasi tentata di baciarlo, di lasciarmi andare come ha fatto qualcun’altro. Poi però, mi viene in mente che quest’errore l’ho già fatto, e che ho quasi perso un grande amico per questo. Non voglio che succeda anche con Matteo! Non potrei sopportarlo! Ho bisogno di lui! Ho bisogno di un punto fermo in questo mondo che comincia a vorticare. Le persone mentono…ingannano…tradiscono….
 
- No! Questo è troppo!- sussurro prima di lasciarmi cadere fra le sue braccia. E tutto attorno a me si fa buio.
 
Quando riapro gli occhi, mi trovo in un letto che non è mio: inizialmente mi spavento, ma poi vedendo i volti che mi stanno davanti, mi rassereno immediatamente.
 
- Bentornata fra noi stellina!- esclama Vayda sorridendomi
 
- Dove sono?- domando guardandomi attorno un po’ confusa
 
- A casa mia!- interviene Matteo:- Vayda mi ha già parlato del tuo problema, così intanto che facevi la bella addormentata, ci siamo permessi di farti i bagagli e portarli su da me. In fondo non avevi molte cose! Spero che la cosa non ti dia fastidio! Volevamo solo aiutarti, in fondo….ora come ora, sei troppo debole anche per affrontare un mini trasloco da un piano all’altro!-
 
- Grazie!- esclamo sorridendo, mentre ringrazio anche il mondo per avermi fatto incontrare due persone così speciali:- Ma cosa mi è successo?- domando confusa, prima di cominciare ad agitarmi:- Il bambino! Come sta? Sta bene? Che è successo?-
 
- Calmati Anna! Tranquilla!- esclama Matteo, prendendomi la mano:- Va tutto bene! Hai avuto un brusco calo di pressione e sei svenuta! Ho chiamato i paramedici, hanno monitorato tutto e…..stai bene! Hai solo bisogno di riposo, e soprattutto di prenderti cura di te! Ormai sei già avanti con la gravidanza! Non puoi più fare la vita frenetica di prima! Devi darti una regolata!-
 
Quanto ha ragione! Sono stata davvero troppo precipitosa! Non me lo sarei mai perdonato se fosse successo qualcosa al bambino a causa mia! Devo essere più responsabile!-
 
- Comunque ora non devi più preoccuparti! Starai qui da me! E starai bene!- esclama Matteo sorridendo in modo rassicurante.
 
Anche Vayda sorride, però non riesce a nascondere un velo di preoccupazione, e quando Matteo abbandona la stanza con il proposito di lasciarmi riposare ancora, si azzarda a dire:- Ho quasi paura a chiederti come è andata stasera!-
 
Eh già! Lei mi ha visto partire in quarta, ma non ha la minima idea di ciò che ho visto io in un paio d’ore!
 
- Non chiedermelo Vayda! Non ora!- la imploro
 
Non voglio parlarne, forse perché fa male anche solo ricordare. Ci sono tante cose che vorrei ma non posso dimenticare, troppe cose ancora da digerire. Oggi tutto è cambiato, e non ho la più pallida idea di come andrà in futuro. Mi riavvicinerò di nuovo a Manuel? Quella nuova fantastica persona che ho visto oggi? O deciderò di restare qua con Matteo, il mio grande amico che mi supporta sempre ovunque? Rivedrò Dario o deciderò di ignorarlo perseguendo ciò che gli ho detto, senza prendere in considerazione quello che ho appena saputo? Forse da un lato, meriterebbe delle scuse, dall’altro però, considerando questa sera, da parte mia si merita solo l’oblio. 

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Capitolo 25
*** Possibili complicanze ***


Pov. Anna
 
Ma dove diavolo ho messo il cellula-…ahi! Maledetto tavolino di cristallo! Ci inciampo almeno una decina di volte al giorno, ma a quanto pare, nonostante le gambe piene di lividi, ancora non mi son bastate! Sono già passate tre settimane da quando mi sono trasferita a casa di Matteo e…che dire…sì, mi trovo bene e… non saprei cos’altro aggiungere.
 
Come forse avrete intuito, il mio entusiasmo non è alle stelle, e da un lato, non riesco nemmeno a spiegarne il motivo! Insomma, Matteo è una bellissima persona, è gentilissimo, non mi fa mai mancare nulla, eppure…c’è qualcosa che non va! Forse è la sua troppa gentilezza che non mi fa sentire a casa, che mi fa sentire come un ospite che in quanto tale dev’essere servito e riverito.
 
Per farvi degli esempi…quando cerco di fare qualcosa per rendermi utile, tipo lavare i piatti o sparecchiare il tavolo, lui mi dice di non farlo, che vuole pensarci lui. E io, non riesco ad arrabbiarmi, e quindi mi arrendo al suo volere senza discutere troppo. L’atmosfera è troppo tranquilla per i miei gusti! Non litighiamo mai! Ma proprio mai! Quando decidiamo di vedere qualcosa in tv, spesso lui lascia decidere a me, e quando vuole vedere qualcosa lui, io glielo lascio fare. Quando avanza una fetta di torta, lui da bravo gentiluomo, la lascia a me, e io per non sentirmi in colpa la divido con lui. Quando vivevo con Dario invece, era tutto diverso! Ogni giorno era un sfida, ogni giorno un litigio! Quando gli finivo il latte, lui per ripicca si mangiava l’ultimo cioccolatino, mi nascondeva il mio libro preferito se non ero ancora andata a fare la spesa come gli avevo promesso, e quando c’era di mezzo la tv, non esisteva che io riuscissi a convincerlo a guardare un film romantico, quando c’era una gara che gli interessava! E lì cominciavano le lotte per possedere il telecomando, poi alla fine, quando ci ritrovavamo avvinghiati l’uno all’altro, la televisione non interessava più a nessuno! Monopolizzavo il suo bagno, perché era il mio preferito di tutta la casa, gli rubavo le magliette dall’armadio senza neanche chiederglielo, là non mi sentivo un’ospite…là mi sentivo a casa.
 
So che non dovrei fare paragoni, per il semplice fatto che queste due realtà non si possono nemmeno confrontare, in quanto la relazione fra coinquilini è diversa. Anche se a dire il vero, io e Dario ci comportavamo così anche quando eravamo solo amici! Certo! Voi potreste dirmi che non lo siamo mai stati veramente, e io potrei anche darvi ragione, però nel mio immaginario , gli amici si divertono un sacco quando stanno insieme. Ricordo la prima volta che Matteo si era trasferito, ci eravamo divertiti un mondo a cercare di arginare il suo disastro idraulico! Mi ero divertita anche quando mi aveva dipinto la cucina, e pensavo che avrei fatto lo stesso qua in casa sua. Eppure non so, vuoi per l’avanzare della mia gravidanza, vuoi per la monotonia del vivere costantemente sotto lo stesso tetto, le giornate qua, sono diventate molto noiose.
 
Forse dovrei essere grata per tutta questa tranquillità che mi circonda. In fondo è quello che mi ci vuole, me l’hanno detto anche i medici, eppure…ancora non riesco a farmene una ragione. Anche Giuggiola non è ancora riuscita ad ambientarsi del tutto, nonostante la casa di Matteo, come struttura sia simile a quella in cui abitavo prima. Sembra molto più mogia del solito, gira per la casa con aria spaesata, e non si avvicina mai a Matteo, nonostante lui sia la dolcezza fatta a persona. A quanto pare…. lei preferisce convertire quelli che odiano i gatti! La sua, è una missione più che nobile, e non sarò di certo io a distoglierla da questo grande obbiettivo! E poi ho altro a cui pensare, tipo all’ecografia che oggi devo andare a fare!
 
Ho chiesto a Manuel se voleva accompagnarmi, dato che forse oggi riuscirò a scoprire il sesso del bambino, che, ostinato come sua madre, non si vuole proprio far vedere! Dopo la mia ultima visita a casa sua, pensavo che avrebbe accettato con piacere, e invece mi ha detto che oggi c’era una riunione importante in azienda, e che non poteva assolutamente mancare. Voglio proprio vedere se mi dirà così anche il giorno del parto! Non posso affermare di non esserci rimasta male, però ad essere sincera, neanche troppo, in fondo, il suo appoggio non l’ho mai avuto! Quindi come al solito, anche oggi il mio fedele accompagnatore, sarà Antonella!
 
Quando giungo in ospedale, la trovo già davanti alla porta del reparto ad aspettarmi: sembra quasi più emozionata di me! La ginecologa ci accoglie con la sua solita cordialità, mi fa sistemare sul lettino, e dopo pochi minuti, siamo già tutte e tre intente a guardare con ammirazione lo schermo. Anzi, mi correggo! Solo due di noi ammirano, l’altra, giustamente, lo osserva con attenzione, cercando di darci l’informazione che aspettiamo con ansia e curiosità.
 
- Purtroppo, neanche oggi riesco a dirvi con certezza se sia maschio o femmina! Non ne vuole proprio sapere di girarsi! Però se dovessi ipotizzare qualcosa, direi che dalla grandezza delle ossa, potrebbe essere una femmina….ma non posso garantirlo! Magari è un maschietto più magrolino degli altri!-
 
Sarà anche magrolino secondo la ginecologa, ma almeno adesso ha un aspetto umano! In miniatura, sia chiaro! Però è così bello e perfetto, che quasi mi commuovo a guardare lo schermo! Il battito forte e veloce del suo cuoricino, è come una dolce musica alle mie orecchie: potrei ascoltarlo ventiquattro ore al giorno, e non mi stancherei mai di sentirlo!
 
Anche Antonella la deve pensare come me, visto che non riesce a trattenere una lacrima di commozione. Sono davvero felice di averla accanto in questo momento, non potevo proprio desiderare una persona migliore!
 
- Per ora è ancora in posizione podalica, però c’è ancora tempo per girarsi! Speriamo lo faccia al più presto!- esclama la dottoressa:- Qui ci sono le manine, la testa con il naso e la...- non finisce di terminare la frase, e si avvicina allo schermo aggrottando le sopracciglia.
 
- C’è qualcosa che non va?- domando preoccupata
 
La dottoressa non mi risponde, così subito mi volto verso Antonella che ha cominciato a stringermi la mano per darmi forza e continua ad osservare l’atteggiamento della collega, che sicuramente non preannuncia nulla di positivo.
 
- Cosa succede?- domando spaventata alzando leggermente la voce.
 
- Ecco…io…mi sembra di vedere….-
 
Spero quasi mi dica un altro bambino. Fra tutte le notizie negative che mi frullano in testa, questa sarebbe la meno peggiore.
 
- …una labioschisi- conclude
 
Guardo Antonella per vedere se il suo sguardo mi denota tranquillità alla notizia, ma… no! Sembra affranta, non dice nulla, e nemmeno la dottoressa aggiunge altro. Che cos’è quella cosa? Perché nessuno me lo vuole spiegare? Dannazione a me che mi sono iscritta ad ingegneria! Se stessi facendo medicina, probabilmente lo saprei!
 
- Che cosa vuol dire? Me lo dica! La prego!- la imploro con tutta me stessa
 
- Ehm…io penso sia meglio farla parlare con un esperto! Così nel caso ci sia veramente questo problema, sarà già preparata ad affrontarlo…- fa una breve pausa, scrutando il mio viso terrorizzato e poi aggiunge:- Non si preoccupi! Le chiamo subito il prof. Camossi!-
 
- No!- esclamo d’acchito non appena sento pronunciare quel nome. Antonella mi rimprovera, ma io non le do ascolto.
 
- Chiami il dott. Albani.- dico con decisione
 
- Ma il professore è più qualific-
 
- Chiami Albani!- esclamo senza lasciarla finire.
 
Lei si arrende, e decide di accontentarmi. So che non dovrei mettere il mio litigio con Dario davanti alla salute di mio figlio, ma per quanto sia terrorizzata in questo momento, non ce la faccio proprio a trovarmelo davanti. Non dopo quello che ho visto la volta scorsa. Di Massimo invece, ho solo bei ricordi, mi fido del suo giudizio, e nelle situazioni più delicate, il suo supporto per me è fondamentale. In fondo, Massimo di rassicura con la sua sola presenza, Dario invece, non fa altro che farmi innervosire. Per questo ritengo  sia giusto tenerlo lontano.
 
Dopo qualche minuto trascorso in religioso silenzio, in cui nella mia testa frullano gli scenari più terrificanti, ecco bussare alla porta il mio salvatore.
 
- Mi avete chiam…che succede?- si precipita a dire non appena incrocia lo sguardo preoccupato di sua moglie, indice che la paziente giacente sul lettino che ancora non riesce a vedere sono io.
 
Immediatamente giunge al mio fianco, prendendomi una mano fra le sue e fissando la dottoressa in attesa che proferisca qualcosa.
 
- L’ho chiamata perché dall’ecografia mi è parso di riscontrare un problema: una labioschisi –
 
Il volto di Massimo si fa più serio, ma non trasalisce a quella parola, il che mi fa pensare che forse, non è poi così tanto grave come possa sembrare.
 
- Ne è sicura?- domanda concentrando il suo sguardo sul monitor
 
- N-no! Però il dubbio c’è! Per questo preferivo che la paziente parlasse con uno specialista in modo da conoscere con largo anticipo ciò a cui andrà incontro suo figlio nel caso in cui presenti questo problema…-
 
- Ma io non mi occupo personalmente di queste cose! Avrebbe dovuto chiamare…-
 
- La paziente ha esplicitamente richiesto Lei!- puntualizza la ginecologa
 
Quando il suo sguardo ricade nuovamente su di me, non riesco a fare a meno di supplicarlo:- Massimo ti prego! Dimmi qualcosa! Dimmi quello che sai! L’ansia mi sta uccidendo!-
 
Voglio conoscere. Sono stanca di immaginarmi il peggio. Voglio sapere quale sia il problema e capire come posso affrontarlo.
 
- Ok d’accordo! Non è tragedia! E’ complicato, ma si può risolvere! Tranquilla!- esordisce stringendomi la mano con vigore, infondendomi forza e fiducia come solo lui è in grado di fare. Poi riprende il suo discorso :- Il tuo bambino potrebbe avere quello che è volgarmente noto come “labbro leporino”, ossia una malformazione congenita che si presenta con un’interruzione più o meno grande del labbro superiore. Per correggerlo è necessario un intervento chirurgico in anestesia generale nei primi mesi di vita, forse due, a seconda della gravità, e successivamente, potrebbe essere necessario intervenire un’ultima volta fra i cinque e gli otto anni, però non posso dire niente di accurato, in fondo stiamo parlando solo di ipotesi, non abbiamo nulla davanti agli occhi da poter esaminare con precisione, e inoltre, come ho detto prima, io non mi occupo di queste cose. E’ Dario che svolge questo tipo di interventi. Perché non avete chiamato lui per un consulto?-
 
Basta un lieve cenno da parte di Antonella e il mio sguardo colpevole a fargli intuire la risposta.
 
- Deve saperlo Anna! Non puoi tenergli nascosta una cosa simile!- esclama prima di rivolgersi alla dottoressa dicendo:- Chiami il professor Camossi!-
 
Lei annuisce e si precipita a comporre il numero del suo reparto, come Massimo le ha ordinato.
Lui ha agito e basta, senza nemmeno aspettare la mia approvazione, e per quanto la cosa possa darmi fastidio, decido di non oppormi al suo giudizio. Inoltre, le cose che ha detto, mi hanno davvero terrorizzato. Fossi io a dover subire così tanti interventi, non mi importerebbe, ormai sono abituata e posso sopportarlo. Sono forte io. Ma come può esserlo una creaturina che deve ancora venire al mondo? Sarebbe così piccolo, e indifeso, e io non potrei fare altro che assistere alla sua sofferenza. Non so se ci riuscirei. Se potessi, sopporterei tutto io al posto suo, ma purtroppo non è possibile. La vita è ingiusta, e spesso se la prende con i più deboli e innocenti.
 
 
Pov. Dario
 
Sono stato chiamato per svolgere uno dei compiti che odio maggiormente: comunicare a due persone, il calvario cui andranno incontro diventando genitori di un figlio che presenta una malformazione congenita. Detto così, suona molto brutto, in realtà, quasi nulla è irreparabile, però credo sia comunque dura per un padre e una madre accompagnare il figlio di pochi mesi durante una lunga serie di interventi, vederlo soffrire e continuare a dirsi “un giorno starà bene! Sarà come se non fosse mai successo!”
 
Odio farlo, perché addirittura sono contrario a questa prassi dell’essere preventivamente informati su tutto, perché alla fine si rischia di spaventarli per nulla. Cosa ne posso sapere io di quello che dovrò effettivamente fare fino a quando non avrò un neonato in carne ed ossa davanti? Ogni caso è a sé e necessita di un accurato studio e magari non è così grave come si possa pensare basandosi unicamente sull’ecografia. Inoltre, potrei fare anche una lunga lista di nomi per cui tutto questo è stato inutile, in cui il figlio è nato sano e i genitori hanno vissuto mesi di ansia per niente. Poi i ginecologi e le ostetriche si rallegrano del pericolo scampato! Io semplicemente, mi inalbero! E’ inaccettabile costringermi a fare quello che io paragonerei quasi al terrorismo psicologico, ma per quanto io mi opponga, c’è sempre qualcuno che dice che essere spaventati ma preparati è comunque meglio che restare allo scuro di tutto ed essere presi poi alla sprovvista. Sarà! Ma io, come ho detto, non son d’accordo! Per questo mi limito sempre a dire il minimo indispensabile e a ripetere più volte, che non posso fare diagnosi e prognosi senza trovarmi davanti un paziente in carne ed ossa, e che le situazioni, per quanto brutte possano sembrare, sono risolvibili nella quasi totalità dei casi. Ci vuole solo tempo. E un bravo chirurgo! Ma quello….l’hanno già trovato!
 
Giungo alla stanza preparandomi ad affrontare i due poveri disgraziati che hanno avuto la sfortuna di essere seguiti da un ginecologo troppo apprensivo. Apro la porta e, trovandomi davanti i volti di Massimo ed Antonella, capisco immediatamente chi si trova sul lettino, e … immancabilmente… mi viene un colpo al cuore.
 
Decido però di fare finta di niente, di mantenere un atteggiamento professionale, perché la tensione che aleggia in questa stanza, impone che almeno uno non si faccia prendere dal panico.
 
- Che succede?- domando con fermezza
 
- C’è il sospetto di labioschisi…-dice Massimo con un velo di tristezza
 
Maledizione! A lui e al suo fastidiosissimo lato empatico, accentuato anche dalla presenza della moglie che oltre a rendere più sensibile il marito, non riesce a fare a meno di stringere con forza la mano di Anna. Così non faranno altro che spaventarla ancora di più!
 
- Perché non ha chiamato me?- domando infastidito alla dottoressa:- Sono io che mi occupo di questi casi! Perché recar fastidio al mio collega?-
 
- La paziente non ha voluto! Ha insistito perché chiamassi lui!-
 
La paziente! Era ovvio che c’entrasse lei! Non dovevo neanche chiedere!
 
Lancio ad Anna un’occhiataccia di disappunto, mentre sibilo con durezza:- La paziente, non deve avere troppa voce in capitolo!-
 
- Dario!- mi riprende Massimo, sconvolto dal mio atteggiamento apparentemente incurante:- Ma hai sentito quello che ti ho detto?-
 
- Ho sentito Massimo! Ho sentito!-
 
Mi si è gelato il sangue nelle vene a dir la verità, ma solo perché non voglio mostrarlo all’esterno, non vuol dire che la notizia non mi stia causando sofferenza. Che cosa dovrei fare secondo lui? Andare a stringerle la mano e consolarla mostrandomi affranto quanto lei? No! In questo momento, anzi, nonostante questo momento, lei ha scelto di lasciarmi ai margini. Il risentimento che prova nei miei confronti, è forte a tal punto.
 
Tuttavia, qui ci vuole qualcuno che sappia mettere da parte per un attimo i sentimenti e prenda in mano la situazione, e come sempre, quel qualcuno, posso essere soltanto io.
 
- Com’è il palato? E’ formato?- domando avvicinandomi al monitor per analizzarlo insieme alla dottoressa.
 
- Sembra di sì! Mi resta un dubbio riguardo al labbro, ma la palatoschisi la escluderei!-
 
Ottimo! Questo si che è buono! Riduce di molto l’entità degli interventi cui andrebbe incontro.
 
Tiro un sospiro di sollievo senza farmi notare dagli altri, e poi mi concentro maggiormente per vedere l’effettivo problema, ma per quanto mi sforzi, io da un’ecografia, ci capisco poco o nulla:- Non sono esperto a leggere ecografie, ma…sinceramente…io il problema non lo vedo!-
 
- Vede qua?- dice indicandomi un punto preciso sullo schermo:- Questa linea! E’ come se si interrompesse…-
 
- Mh!- esclamo senza essere in grado di dissentire. Poi però, visto che la certezza non esiste ancora, mi impongo di mantenere un basso livello di allerta:- Va bene! Una volta nato vedremo il da farsi!-
 
Mi volto verso Massimo, e nonostante sappia perfettamente che non è in grado di nascondere nulla, gli chiedo comunque: - Le hai già spiegato le procedure?-
 
- Sì! Per quanto ne possa sapere io sì, ma sarebbe meglio…-
 
- …non aggiungere altro finché non ce ne sarà bisogno.- concludo con tono ammonitore.
 
- Ma professore!- interviene la giovane dottoressa:- Ritengo giusto…-
 
- Non voglio che si preoccupi!- ammetto mandando parzialmente all’aria il mio piano dell’essere più professionale possibile. Per risollevarmi da questo mio quasi fallimento aggiungo:- Il suo stato di ansia è già fin troppo alto! E nessuno ne trae giovamento: né lei, né il bambino! Non un’altra parola fino a che non sarà necessario, SE sarà necessario!-
 
Marco appositamente il “se” presente nell’ultima frase. Voglio che Anna lo senta, che si concentri su quello anche se riesce a guardarmi a stento. Tuttavia, anch’io sto facendo il possibile per evitare di incontrarla con lo sguardo, perché se solo mi guardasse, capirebbe che anche io sono in pena quanto lei e tutti gli altri. Non è facile fingersi forti quando non lo si è, ma ingannare gli altri, fingendo di non avere sentimenti, fino a un paio d’anni fa, era la mia specialità.
 
Mentre Anna, dopo il consenso della dottoressa, si asciuga e si ricopre la pancia, io mi appoggio allo spigolo di un mobiletto con fare pensieroso. Nonostante i miei tentativi di nasconderlo, Massimo ha perfettamente capito il mio stato d’animo e quello che sto cercando di fare, infatti, in un momento in cui le donne non ci guardano, poggia la mano sulla mia spalla, infondendomi coraggio. Lo ringrazio con un lieve cenno del viso, per poi allontanarmi, prima che qualcuno si accorga del mio bisognoso lato umano.
 
Nel momento in cui usciamo dalla stanza però, non riesco a calmare quel moto di rabbia che mi assale al pensiero che Anna mi abbia messo da parte per l’ennesima volta. Per un fatto importante e addirittura di mia competenza. Non posso sopportarlo ancora! Non posso proprio!
 
- Posso parlati un attimo?- le dico preso dal nervosismo
 
Lei acconsente leggermente intimorita dalla fermezza della mia voce e del mio atteggiamento. Si sposta in un angolo del corridoio, vicino a delle alte piante di ficus benjamin e comincia a guardare fuori dalla vetrata che dà sul parcheggio.
 
- Non puoi estromettermi! Non da questo!- esclamo infastidito:- Inoltre sai benissimo che in quest’ambito sono il migliore!-
 
Lei mi guarda sospirando affranta e scuotendo la testa sussurra:- Tu sei ovunque!-
 
Ha ragione. Sono ovunque! Nonostante ormai lei non frequenti più il reparto maxillo facciale dell’ospedale, mi trova al pronto soccorso, o in un bar a bere un aperitivo con la sua amica, nello studio del suo dentista, o qui mentre sta facendo l’ecografia. E’ difficile fare finta che io non sia mai esistito, perché mi trova dappertutto! E non sono io ad essere diventato il suo stalker! E’ il destino, che a quanto pare continua a farci incontrare, vuoi perché ci vuole insieme, oppure perché si diverte a torturarci. L’ultima volta però, quando l’ha fatta venire a casa mia mentre me la stavo spassando con l’avvocatessa, è stato veramente crudele!
 
- Senti lo so che non vuoi più vedermi…-esclamo facendole capire che so come si sente:-… e sarei felice di accontentarti, ma quando c’è di mezzo il bambino, non lo accetto! Voglio essere informato! Su tutto! A prescindere da come stanno le cose fra di noi! Sono stato chiaro?-
 
Lei mi ascolta senza fiatare, probabilmente rapita dal mio tono che non ammetteva repliche.
 
Infine annuisce, senza aggiungere altro. Capisco allora dal suo atteggiamento, che è distrutta, che non ha più neanche la forza di ribattere, e che forse, più che impartire ordini o farle delle lunghe ramanzine, dovrei solo sorreggerla, dire qualcosa di sensato, per darle un po’ di conforto…ma il problema, è che a parte le scontatissime frasi banali, non so cosa dire!
 
Alla fine, incerto su come la prenderà, provo a dire:- Comunque, io non sicuro che il problema esista realmente, ma considerando il mio coinvolgimento, potrei anche ingannare me stesso e non vedere una cosa che magari è palese. In ogni caso, non ti devi preoccupare se i nostri timori si avvereranno. Me ne occuperò io personalmente: gli darò le cure e l’assistenza migliore...-
 
Concludo il mio discorso ponendole una mano sulla spalla: un semplice gesto che aveva compiuto anche Massimo con me, e che mi era stato di grande supporto. Lei però, si sposta immediatamente, come se la mia mano scottasse. Il suo sguardo truce mi dice di starle lontano, di non osare più ripetere un’azione del genere. Mi allontano quindi di un passo, recuperando le distanze che c’erano fino a pochi secondi fa.
 
Una volta visto il mio segnale di resa, lo sconforto torna a riappropriarsi dei suoi occhi così profondi, mentre con tono fermo e consapevole mi dice:- Entrambi sappiamo che nel caso fosse tuo figlio, non riusciresti mai ad operarlo. E non provare a convincerti del contrario!-
 
Quanto ha ragione! Sono riuscito a malapena ad operare lei, quando ancora quasi non la conoscevo, figuriamoci se riuscirei ad operare quella piccola creatura! In particolare…se fosse mia.
 
- Lo so benissimo!-esclamo: -Ma conosco un paio di persone di cui mi fido ciecamente. Certo, uno sta in Francia e l’altro in Brasile…. ma troverei comunque un modo. Niente mi è impossibile, se lo voglio davvero…–
 
- Non porterò mio figlio all’estero!-ribatte stizzita:- Questo te lo puoi scordare fin da subito!-
 
- E chi ha parlato di andare all’estero?- esclamo alzando le mani con fare innocente, per poi tornare serio a fissarla negli occhi:- Tu mi sottovaluti Anna! Sarei capace di smuovere mari e monti per qualcuno a cui tengo. Di questo, davvero, non ti devi preoccupare! Vivi serena questi ultimi tre mesi che ti restano: è fondamentale che tu riesca a ridurre al minimo lo stress. Devi solo fare questo! A tutto il resto, ci penso io!-
 
 
Pov. Anna
 
Resto pietrificata di fronte alle parole di Dario: la sua voce ferma, il suo sguardo, il suo atteggiamento….
Durante il suo breve discorso, sembrava dirmi “Lasciati andare! Ti proteggo io!”
 
Sarebbe una bella sensazione, se solo potessi fidarmi! Non ho mai sentito tanto come in questo momento il bisogno di appoggiarmi ad un uomo: un uomo forte, che sappia affrontare a testa alta le difficoltà, senza farsi abbattere, e soprattutto, senza lasciare che io venga abbattuta. Dario possiede al cento per cento questa caratteristica, l’ha dimostrato prima osservando l’ecografia: ha mantenuto la lucidità che gli serviva, cercando di non farmi allarmare più di quanto non fossi già.
 
Per un breve istante, ho pensato che non gliene fregasse nulla della salute di mio figlio, eppure, pochi secondi fa, ho avuto la conferma che la mia prima ipotesi era quella corretta. Ho visto crollare il suo muro davanti ai miei occhi, dietro al quale si nascondeva un uomo con dei sentimenti e delle preoccupazioni, tutte rivolte verso mio figlio. Farebbe di tutto per lui, o per lei, di questo, ora ne ho la certezza, e nonostante le brutte notizie che ho avuto oggi, da un lato, mi sento rincuorata, perché so che almeno mio figlio è in buone mani, anzi…ottime direi!
 
Io però, personalmente, con quelle mani, non ci voglio più avere niente a che fare. Il ricordo di quella maledetta scena, giace vivido nella mia mente, e per quanto mi sforzi, non riesco a dimenticarla. Ogni buona azione ormai, viene offuscata da questo. Quell’episodio mi ha segnata, e purtroppo, non sono una che dimentica o che perdona facilmente. Perdonare che cosa poi? Lui non ha fatto niente di male! Sta andando avanti con la sua vita, anche se per ora, si intreccia ancora troppo con la mia.
 
- Grazie!- sussurro a bassa voce, prima di passargli affianco e raggiungere Antonella che mi aspettava pazientemente in fondo al corridoio.
 
 
Pov. Dario
 
La seguo con lo sguardo mentre si allontana a braccetto con Antonella: per fortuna c’è lei che la sostiene in tutto, e nessun dramma potrà mai separarle.
 
Una volta che il corridoio è tornato libero, sento un vuoto farsi spazio dentro di me, e un’esigenza troppo forte per essere ignorata. Mi balena in mente un’idea folle, ma decido di attuarla comunque, sperando che passi inosservata agli occhi degli altri.
 
Torno nello studio della dottoressa e le dico:- Non è che potrebbe farmi avere un copia dell’ecografia della ragazza di prima? Vorrei analizzarla più attentamente se non le dispiace..-
 
- Ma certo!- esclama senza fare una piega:- Le do subito il duplicato…-
 
Ed ecco che, senza neanche troppi sforzi, mi ritrovo a stringere nella mano quel prezioso cd.
 
Mi precipito nel mio ufficio, e lo inserisco nel pc: subito mi appare davanti agli occhi l’ecografia che ho visto prima, ma stavolta non devo nascondermi da nessuno, stavolta posso emozionarmi nell’osservare la manina di quella piccola creatura che sembra salutarmi e ascoltare il suo cuoricino che batte come un tamburello. Non ricordavo più questa sensazione, anzi, non so nemmeno se ventidue anni fa io l’abbia vissuta così intensamente. E’….stupendo! E se penso che quello che sto guardando, potrebbe essere mio figlio, o mia figlia, riesco a trattenere a stento le lacrime di commozione.
 
Ma ora basta! Non posso permettermi di illudermi. Ho già perso troppo tempo! Devo tornare immediatamente a visitare i pazienti di oggi. E per la prima volta…spero ce ne siano davvero tanti, in modo da non avere neanche un minuto di respiro fra uno e l’altro. Non voglio pensare al fatto che tra tre mesi potrei essere di nuovo padre, ma soprattutto, non voglio pensare alle possibili complicanze che potrebbe avere.
 
 
Pov. Anna

 
Finalmente sera! Ho trascorso tutto il pomeriggio con Antonella, cercando di convincerla che stessi bene, che poteva tornare a svolgere tutto il lavoro che stava trascurando a causa mia, ma niente! Si è offerta addirittura di ospitarmi per cena, ma dopo tutto lo stress di oggi, non me la sentivo di stare ancora in giro. Avevo bisogno di andare a casa, anche se…. nel momento in cui ho inserito le chiavi nella serratura… mi sono ricordata che io … non ho una casa.
 
Sono trascorsi già una ventina di minuti, ma, Matteo non è ancora tornato, quindi decido di sdraiarmi un po’ sul divano, con l’intenzione di rilassarmi, ma la mia mente, non vuole concedermi nemmeno un attimo di respiro; anzi, ora che non c’è più nessuno a farmi compagnia, i brutti pensieri si fanno ancora più forti, e per quanto siano solo pensieri, non ho mai conosciuto nulla di più assordante in tutta la mia vita. Ma la cosa peggiore è che non posso fuggire, non dalla mia testa. Devo solo sperare che qualcuno riesca a zittirli e mi auguro con tutta me stessa, che Matteo sia all’altezza di questo arduo compito.
 
Quando sento girare le chiavi nella toppa, tiro un respiro di sollievo e mi preparo a sfogare tutte le mie frustrazioni su di lui. Da un lato mi dispiace accoglierlo così dopo una dura giornata lavorativa, ma ho davvero bisogno che qualcuno mi sostenga, e il suo sorriso, rappresenta un’arma più che perfetta contro il mio stato d’ansia.
 
- Matteo!- lo accolgo con un abbraccio:- Oggi ho scoperto una cosa terribile!-
 
- Anna, ti devo parlare!- esclama seriamente senza rispondere al mio abbraccio
 
- No ti prego! Prima ascolta me!- dico convinta del fatto che il mio problema sia molto più importante.
 
- Anna, sul serio!- cerca di ribattere ma io non gli presto ascolto
 
- Si tratta del bambino! Forse potrebbe avere un problema, ma Dario dice che probabilmente non è vero e che si prenderà cura di tutto e io…- comincio a farneticare senza nemmeno riuscire a fare un discorso comprensibile per l’interlocutore che ho davanti.
 
- Anna!- cerca di richiamarmi poggiando le mani sulle mie braccia e scuotendomi leggermente
 
Io però, quasi sull’orlo di una crisi isterica, continuo il mio patetico e sconnesso soliloquio:- Lui mi dice di stare calma ma non ce la faccio, tutti fingono di essere calmi ma non è vero…e come…come…con tutti quegli interventi…io…-
 
- Mi trasferisco!- esclama Matteo tutto d’un fiato
 
E come d’incanto, tutti i miei pensieri e le mie parole si bloccano all’istante, e come già mi era capitato in passato, sento la terra sgretolarsi sotto ai miei piedi.
 
 
 
Ciao raga!! Questo capitolo mi ha messo un po’ in crisi! Non ho conoscenze mediche e non credo che una ginecologa sia tenuta ad avvisare il chirurgo nel caso in cui riscontri un’anomalia nell’ecografia. Tuttavia, non sapevo come fare! Volevo che ci fosse una complicanza e che dario lo sapesse, ma non volevo che fosse Anna a chiamarlo nè che Massimo dovesse fare la spia come al solito. Insomma…se questo passaggio vi ha infastidito perché è risultato troppo sforzato, vi chiedo umilmente perdono. Consideratelo un po’  come una licenza poetica! =P Mi scuso anche per aver concluso il capitolo in questo modo (forse anche troppo frettoloso), ma…non avevo altre idee! Ultimamente la mia fantasia scarseggia assai. Ora vi saluto, ringraziando tutte quelle che mi seguono ancora…e visto che a causa dei miei impegni scolastici, non so quando riuscirò a scrivere il prossimo capitolo, avete tutto il tempo per lasciarmi un piccolo commentino! ; ) Se volete eh! Non obbligo nessuno, però mi farebbe molto piacere! Un abbraccio! E buon 2016! Forse quest’anno…sarà l’anno buono per riuscire a finire questa odissea che ho cominciato a scrivere nel lontano 2013! Incrociamo le dita! ; )
 

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Capitolo 26
*** Un ennesimo trasloco ***


(Questo capitolo riprende esattamente da dove si era concluso il precedente)
 
Pov. Anna
 
- Che hai detto?- domando, ponendo fine al mio patetico ed incomprensibile soliloquio
 
- Me ne vado da Vicenza!- dice scandendo bene le parole per assicurarsi che io le recepisca
 
- Co-come? Non…non puoi!- balbetto confusa:- Cioè…mi lasci sola? Così? Proprio ora??-
 
Perché nella mia vita le cose hanno sempre un pessimo tempismo? Sono rimasta incinta in anticipo rispetto a quanto avevo programmato, sono stata abbandonata da un’amica proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno, e ora, un altro dei miei migliori amici se ne sta per andare. Per non parlare del fatto che l’unica persona di cui io mi sia mai innamorata tanto, è nato troppi anni prima di me, o della data del concepimento, in perfetto tempismo per farmi mettere in dubbio pure il padre!
 
So che alla fine, tutto dipende dalle mie scelte, ma a volte, bisogna anche avere la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. A me invece, è successo sempre il contrario!
 
- Mi dispiace Anna!- cerca di calmarmi Matteo, ponendo le mani sui miei avambracci:-  Avevo fatto domanda ancora mesi fa…non pensavo mi avrebbero accettato, ma…l’hanno fatto! A Milano mi stanno offrendo il lavoro dei miei sogni! Sarei uno sciocco a rifiutare!-
 
- Quale lavoro?- domando interrompendo bruscamente il contatto:- E poi…Milano? Fino là te ne vai?-
Pensavo si trovasse bene qua a Vicenza. Sembrava così affiatato con Antonella, così dedito al lavoro, ai suoi pazienti. Sembrava felice…
 
- Sarò sempre un immunologo, ma specializzato nell’assistenza delle donne incinte! Gli estrogeni della gravidanza possono causare una recidiva della malattia preesistente e…-
 
- Ma pure io sono incinta!- esclamo andando su tutte le furie. Questa situazione è al limite dell’assurdo.
 
- Ma tu non hai una malattia autoimmune!-
 
- Ma sono tua amica!- esclamo d’acchito, prima di aggiungere con voce tremante:- O almeno… credevo di esserlo!-
 
Ormai non so più nulla. Neanche una cosa semplice e genuina come l’amicizia è più riconoscibile ai miei occhi.
 
- Certo che lo sei Anna!- esclama riportando il contatto sulle mie braccia senza che io abbia di nuovo la forza di rifiutarlo:-Dispiace anche a me che sia capitato in un momento come questo, ma cerca di capirmi: è l’opportunità della mia vita e io…ho bisogno di cambiare aria, di dare una nuova svolta alla mia esistenza. E poi…Milano non è così lontano! Dista solo due ore di treno! Ti sarò accanto al momento del parto! Verrò qua per te!-
 
- Sì certo! Adesso fammi sentire speciale!- esclamo infastidita. Odio quest’atteggiamento! Proprio non lo reggo!
 
- Lo sei Anna! Io ti voglio molto bene, vorrei che le cose stessero diversamente, ma purtroppo stanno così!-
 
- Ok!- esclamo inspirando profondamente per cercare di recuperare un po’ di calma e lucidità. D’altra parte non posso farci niente, quindi devo metabolizzare la cosa al più presto e agire di conseguenza. So già quale sia la prima cosa da fare….non mi resta altro che attuarla!
 
- Devo andare a fare i bagagli!  A quanto pare, mi tocca traslocare di nuovo!- esclamo passandomi una mano fra i capelli.
 
Forse è sbagliato reagire così, forse sono troppo dura con lui: in fondo, ero solo un’ospite a casa sua, ma è anche vero che lui mi aveva assicurato che qua sarei stata tranquilla, e invece, a soli tre mesi dal parto, ecco una nuova bomba in arrivo.
 
- Mi offrirei di continuare a pagare la retta al posto tuo…-interviene Matteo:-… ma conoscendoti, so già che non accetteresti, quindi…ti prego di prendere in considerazione quest’altro consiglio…-
 
- Quale sarebbe?-
 
- Torna da Dario!-
 
- No!- esclamo perentoria, scuotendo vigorosamente il capo:- Assolutamente no! Non esiste!-
 
- E perché mai?-
 
- Non voglio!- rispondo secca. Non serve aggiungere altro, non ho la minima intenzione di mettermi a stilare una lista di motivi.
 
- Ne sei sicura? Dal tuo diario non sembrerebbe…-
 
- Che cosa hai fatto?- urlo furiosa:- Hai letto il mio diario? Come ti sei perm –
 
- Non l’ho fatto apposta!- s’appresta a dire, indietreggiando comunque intimorito:- Stamattina sono venuto in camera tua a riprendermi le mie cuffie: una si era incastrata lì dentro e tirandola l’ha fatto cadere. Non ho potuto evitare che l’occhio mi cadesse sull’ultima pagina che hai scritto, in cui chiaramente dicevi di non sentirti a casa qui con me, di volere lui al tuo fianco anche se fosse l’uomo sbagliato, magari attualmente tra le braccia di un’altra….-
 
Il tono con cui conclude il suo discorso, mi fa sentire tremendamente in colpa e ingrata. Non avrebbe mai dovuto leggere quella pagina. Posso solo immaginare cosa si provi a non sentirsi apprezzati, a leggere che la tua presunta amica alla quale tu stai facendo un grandissimo favore, in realtà preferirebbe avere accanto il suo ex, nonostante tutti i precedenti burrascosi.
 
- Matteo…- dico in tono dispiaciuto, avvicinandomi a lui:- Mi dispiace!-
 
- Non ce l’ho con te Anna!- mi risponde in tono tranquillo:- Io ti ho dato tutto quello che potevo offrirti, ma
tu hai bisogno d’altro! Non della mia amicizia, ma della sua protezione…e lui è più che disposto a dartela!-
 
- No! Lui ci sarà solo per il bambino!- esclamo convinta:- Solo una volta che sarà nato, per assicurarsi che stia bene…-
 
- Lui c’è sempre stato!- confessa tutto ad un tratto:- A tua insaputa, certo! Ma non è mai mancato!-
 
- Di cosa stai parlando?- domando confusa
 
- Di quando è venuto nel mio ufficio a chiedermi di prendermi cura di te, o di quando ti ha fatto passare davanti a tutti in pronto soccorso per farti fare un’ecografia d’urgenza!-
 
- C-che cosa?- balbetto sentendomi l’aria mancare
 
- Quando sei entrata, ho sentito delle infermiere che parlavano fra di loro, dicendo che avresti dovuto fare immediatamente un’ecografia perché un certo professore si rifiutava di entrare in sala nonostante fosse un’emergenza, senza prima aver saputo che il bambino stesse bene. Non era necessario sentire il nome o la sua voce, per capire chi fosse il professore in questione…- dice sotto il mio sguardo sempre più sbigottito:- So che da fuori Dario non te l’ha mai dato a vedere, ma dietro le quinte, lui c’è sempre stato…-
 
Rimango stordita all’udire quelle parole: mi fanno così male!
 
- Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?- urlo mentre i miei occhi cominciano a bagnarsi di lacrime:- Sapevi quanto stessi male per il suo mancato interessamento! Avresti potuto dirmelo e invece mi hai sempre zittito! Come hai potuto essere così crudele nei miei confronti? Come hai potuto permettere che io lo odiassi?-
 
Solitamente durante un confronto del genere, mi sarebbe venuto naturale spintonare il mio “avversario”. Stavolta invece, il dolore che provo è così forte, da lasciarmi quasi paralizzata.
 
- Credevo fosse la cosa giusta!- prova a giustificarsi Matteo: -Credevo che senza di lui saresti stata meglio! Mi stavo solo preoccupando per te! L’ho fatto per il tuo bene! E te lo sto dicendo ora perché credo che lui sia ancora la scelta migliore!-
 
- O forse perché al momento  per te è la scelta più comoda!- esclamo non riuscendo a reprimere un moto di rabbia nei suoi confronti:- Me l’avresti mai detto se non ti fossi dovuto trasferire?-
 
- Non lo so!- risponde scuotendo la testa:- Probabilmente avrei continuato a fare di tutto affinchè rimanesse fuori dalla tua vita….sarebbe stato meglio!-
 
Per quanto la sua risposta mi faccia incazzare, non ho più la forza di ribattere. Tanto sarebbe tutto inutile! Il danno ormai è fatto, e non vi si può più rimediare.  
 
Gli amici non dovrebbero farti questo! Non dovrebbero decidere al posto tuo ciò che è giusto o sbagliato per te. Dovrebbero semplicemente dirti la verità e starti accanto a prescindere dalla strada che scegli.
Consigliare è ok, ma omettere no! Io non lo posso accettare. Specialmente se l'amico in questione era a conoscenza di una verità che avrebbe potuto alleviare la tua sofferenza.
 
- Io mi fidavo di te!- mormoro fra le lacrime:- Credevo fossi mio amico!-
 
- E infatti lo sono!- esclama venendomi incontro allargando le braccia
 
Io mi sottraggo indispettita al suo tentativo di abbracciarmi:- No! Gli amici sono sinceri! Tu invece mi hai ingannato…hai tradito la mia fiducia…e ora…mi sembra di non riconoscerti più!-
 
Non so più cosa pensare di Matteo. Non so se meriti ancora di definirsi mio amico. Non so se mai riuscirò a perdonarlo.
 
- Sono sempre io  Anna! – dice facendo un ulteriore passo verso di me
 
- Non provare ad avvicinarti!- ribatto furiosa:- Sai una cosa? Anziché dare una sberla a lui, avrei dovuto darla a te! Vaffanculo Matteo!- concludo voltandomi definitivamente.
 
Forse c'è qualcun'altro che merita molto di più il mio perdono, e anche delle scuse. Parlo di quell'uomo che ha sempre fatto la sua buona azione e ha sempre ricevuto critiche e insulti da parte mia e che nonostante questo, ha scelto di tacere tenendosi la verità per sé. Dovrei arrabbiarmi anche solo per questo, ma in questo preciso istante, nonostante le intromissioni che spesso mi hanno infastidita assai, non riesco fare a meno di vedere in lui il mio angelo custode. Forse perchè adesso…. ne avrei davvero bisogno di uno potente, magari un pò strano, scorbutico, e perchè no, a volte anche un pò oscuro, ma...senz'altro...il mio preferito. Quello che non cambierei mai con nessuno.
 
Corro in camera a preparare i bagagli. Non voglio restare in questa casa una notte di più.
 
E' tempo di prendere una decisione. Col mio budget super limitato e i risparmi che sto mettendo da parte per far fronte alle spese del nascituro, non posso permettermi neanche una squallida pensione. Mi restano solo due alternative; tre a dire il vero, ma la terza non la voglio ancora considerare! O mi trasferisco a casa Albani, o torno da Dario. La terza? Tornare da mia madre, che fra parentesi, non sa nemmeno che sia incinta e che fra me e Manuel sia finita da un pezzo. Quelle poche volte che la sento per telefono, non fa altro che ripetermi che non vede l'ora di conoscerlo!
 
Sono sicura che Massimo ed Antonella, mi accoglierebbero a braccia aperte e che Andrea si proporrebbe subito di accudirmi, massaggiarmi la schiena, i piedi, e perchè no, anche di allacciarmi le scarpe! Farebbe di tutto pur di non mettersi a studiare per la maturità! Da loro starei sicuramente bene, perchè in fondo, come ripeto spesso, ormai sono la mia famiglia. Tuttavia Matteo, per quanto lo stia odiando in questo momento, ha perfettamente ragione: nessuno è in grado di sostituire Dario, e per quanto io cerchi di negarlo, è proprio di lui che ho bisogno in questo momento.
 
Ma lui, sarebbe ancora disposto ad ospitarmi? O adesso c'è una lei che ha più diritto di stare in quella casa molto più di quanto ne abbia io? 
 
Cerco di scacciare questo pensiero mentre finisco di radunare le mie cose, ma di nuovo torna prepotentemente ad impossessarsi di me quando ormai mi trovo già davanti al suo portone, in attesa che il coraggio, o magari la disperazione, mi spingano a bussare. Tutto ad un tratto, al solo pensiero che possa aprirmi una donna, l'idea di andare da Antonella non sembra poi così da scartare...
 
Rimango immobile a fissare il legno scuro della porta, in attesa che qualche muscolo si muova.
 
 
Pov. Dario
 
Me ne sto seduto al tavolo, consultando la mia agenda fitta di impegni: voglio assicurarmi di aver fatto tutto quello che mi ero prefissato. Traccio delle linee su ogni appuntamento, chiamata effettuata, documento scritto, mail inviata...sì! Mi sembra di aver fatto tutto! Per stasera mi resta solo da leggere la prima parte della tesi di un mio studente: me l'ha già inviata da una settimana e ancora non ho trovato il tempo di cominciarla. Pessima idea scegliermi come relatore!
 
Un momento! Cos'è questa nota in fondo alla pagina? Più che una nota mi sembra uno scarabocchio! dovrebbe essere un "AC". Che cazzo vorrà dire? Maledizione! Perché scrivo sempre per sigle e poi non mi ricordo mai il loro significato? “AC”….vediamo…aria condizionata? No! Ho già chiamato il tecnico per far controllare l’impianto! Che sia un paziente? No! Impossibile! “A” come Albani…”C” come…. chiamalo? Ma figurati! Amministrazione….comunale? Ammin…ma certo! Amministratore condominiale! Poveraccio! Gli devo portare l’anticipo, ma sono settimane che lo ignoro! Sarà meglio che vada ora, altrimenti chissà quando mai me lo ricorderò di nuovo! Sono le nove di sera…sarà un po’ tardino? Ma no! S’arrangia! Io vado
adesso! Tanto sono abituato a vedere gente in pigiama!
 
Metto i soldi in una busta e poi spalanco la porta per fiondarmi da lui, ma…indietreggio per la sorpresa: sull’uscio trovo un’Anna col viso sconvolto, arrossato, gli occhi ancora lucidi e la mano appoggiata sul manico del trolley, stranamente rivolto all’indietro, come se stesse per andarsene. Purtroppo la mia ipotesi non è così azzardata: potrei affermare con discreta e amara sicurezza, che se io non fossi uscito in questo preciso istante, non avrei mai saputo del suo passaggio. Questa volta il suo solito coraggio, le era venuto a mancare.
 
Se ne resta impietrita a fissarmi, senza dire una parola, tuttavia, non ho bisogno di alcuna richiesta per darle la mia muta risposta: mi chino a prendere la gabbietta con la gatta e poi, fissandola negli occhi, sfioro la sua mano per prenderle anche la valigia e portarla in casa.
 
Lei mi segue, non dice nulla, ma una volta che lascio la valigia in corridoio, lei la prende e la trascina nella camera degli ospiti, per  poi chiudere la porta dietro di sé.
 
Mi abbasso sul trasportino e libero…Giuggiola? Se non sbaglio, si chiama così! Lei mi ringrazia strusciandosi contro di me, facendo le fusa, così decido di perdere qualche secondo a pettinare con la mano, quel morbido pelo bianco e nero un po’ arruffato a causa del viaggio.
 
Mi avvicino poi alla porta di Anna, ma dato che sento dei singhiozzi provenire dall’interno, decido di lasciarle ancora un po’ di spazio. Evidentemente non è ancora pronta a parlare.
 
Decido di prepararle qualcosa: d’altra parte si sa che le donne incinte vanno prese per la gola! Anzi, forse tutte le donne in generale!
 
Non ci sono molte opzioni su cosa mangiare a tarda serata, quindi, opto per qualcosa di semplice, sperando che il mio piccolo gesto sia gradito.
 
Busso alla porta, ma non sentendo alcuna risposta, decido comunque di entrare: la trovo rannicchiata sul letto, col volto rigato dalle lacrime e il corpo ancora scosso di tanto in tanto da qualche singhiozzo. Probabilmente è così esausta che ha smesso anche di piangere.
 
Mi fa così tenerezza! Non riesco a frenare il mio istinto di protezione che mi spinge ad appoggiare le tazze sul comodino e a sedermi accanto a lei sul bordo del letto.
 
- Ti va di…parlarmi di quello che è successo?- domando titubante, mentre con altrettanta esitazione le faccio una carezza sui capelli. Un gesto impossibile da evitare, anzi, del tutto naturale.
 
- C’è poco da dire! Matteo se ne va! Va a vivere a Milano!- risponde, restando impassibile nella sua posizione rannicchiata.
 
- Oh! Mi….dispiace!- mi limito a dire, non sapendo cos’altro rispondere.
 
- Già! Immagino che la tua vita sarà sconvolta da questa notizia!- sussurra piano piano, fissando lo spigolo del comodino davanti a lei.
 
- Beh ma che c’entra?! Mi dispiace per voi, per te! Sono…sorpreso! Sembravate una coppia così affiatata…credevo che lui…-
 
- Coppia?- domanda sorpresa voltandosi improvvisamente a fissarmi:-  Ma che stai dicendo?-
 
- Vuoi dirmi che…tu e lui non…-
- No! Assolutamente! Non c’è mai stato nulla fra di noi! Eravamo solo ottimi amici, e forse è anche per questo che la sua partenza mi fa ancora più male: ho sempre pensato “gli amori vanno e vengono, ma gli amici, restano per sempre” e invece…- conclude rattristandosi ancora di più
 
La notizia mi ha davvero sconvolto. Ero convintissimo che fra di loro ci fosse qualcosa, e se da un lato forse ero un po’ geloso di questa situazione, dall’altro mi sentivo anche sollevato dal fatto che perlomeno Anna stesse con un bravo ragazzo che sarebbe riuscito a prendersi ottima cura di lei. Ma a quanto pare, questa volta, anch’io mi ero sbagliato su tutto.
 
Ma ora…non è tempo di meditare, devo riuscire a consolarla in qualche modo per l’improvvisa dipartita del suo amico:- Beh ma… due persone non devono vedersi per forza tutti i giorni per essere amici! Immagino che nonostante Vayda sia partita per la Bulgaria, tu la consideri comunque ancora tua amica, e che vi sentiate magari attraverso Skype…-
 
- Non è solo questo! Matteo mi ha nascosto delle cose che non avrebbe dovuto. Soltanto oggi me le ha dette, probabilmente perché faceva comodo a lui!-
 
- Che cosa?- domando semplicemente. Che cosa faceva comodo a Matteo?
 
- Che io tornassi da te!- risponde con rammarico guardandomi negli occhi.
 
Uno sguardo così intenso da non poter non essere ricambiato. Ho capito perfettamente cosa le ha detto, e improvvisamente, davanti a lei, mi sento così… vulnerabile.
 
- Perché non me l’hai detto Dario?- domanda mettendosi seduta senza smettere di trafiggermi il cuore con l’espressività dei suoi occhi:- Perché hai lasciato che me la prendessi con te ogni volta senza nemmeno provare a difenderti? A dirmi che anche se non ti vedevo, tu c’eri e ci saresti sempre stato?-
 
- Non ne vedevo la necessità…- rispondo abbassando lo sguardo
 
Inaspettatamente, la sua mano va a posarsi sulla mia. Un gesto che riesce perfettamente a richiamare la mia attenzione.
 
- Ti ho accusato di aver cercato di allontanare Manuel, per avere via libera con me…-prosegue con voce tremante:-… mentre in realtà, hai fatto tutto il contrario! Hai cercato di sostenere in tutti i modi la nostra ipotetica famiglia, senza pretendere mai nulla in cambio. E solo oggi ho saputo del tuo discorso con Matteo e di quello che hai fatto per me al pronto soccorso, rimanendo sempre nell’ombra, come un angelo custode. Io invece ho continuato a darti addosso, e a rimanerci male per il tuo apparente menefreghismo!- conclude facendo scorrere un’ennesima lacrima sul suo viso:- Se solo me l’avessi detto…-
 
- Non l’avresti presa così bene!- rispondo con sicurezza:- Come ti sei indignata per l’incontro fra me e Vayda, così avresti fatto sapendo di quello con Matteo, o con Manuel. Più volte mi hai detto di star fuori dalla tua vita, di essere in grado di cavartela da sola, ma io proprio non ce la facevo! Era più forte di me! Ho deciso di farmi solo parzialmente da parte, perché come ti ripeto, ero convinto che tu stessi con Matteo, e che quindi fosse compito suo prendersi cura di te…ma…evidentemente…mi sbagliavo! Quindi….-
 
Decido di lasciar cadere il discorso, lasciando sottintendere che d’ora in avanti mi prenderò cura io di lei. In prima persona. Non so perché, ma non riesco a dirlo ad alta voce. Forse perché non voglio che lei scatti di nuovo, dicendomi quanto sia perfettamente in grado di badare a se stessa, o forse…perché non voglio ammettere quanto io muoia dalla voglia di occuparmi di lei, o meglio, di loro. Anche perché, so perfettamente che la cosa, per quanto lunga possa essere, probabilmente, non sarà definitiva.
 
-Quindi?- mi incalza per farmi concludere la frase.
 
-Tisana o fragole con gelato?- domando cambiando discorso e cogliendola di sorpresa, una volta prese le tazze dal comodino.
 
Lei mi guarda alquanto confusa, quindi decido che per questo gesto, posso benissimo darle una spiegazione:- Mentre tu piangevi, ho pensato di preparati qualcosa, ma visto che non sapevo quale avresti preferito, le ho preparate entrambe! A te concedo la prima scelta, ma solo perché sei incinta!- concludo strizzandole l’occhio.
 
Lei mi guarda accennando un sorriso, piacevolmente sorpresa dal mio gesto, e poi senza il minimo dubbio, s’affretta ad afferrare la “tazza dolce”.
 
- Lo immaginavo!- esclamo soddisfatto di essere riuscito a farle tornare il sorriso con delle semplici fragole e un po’ di gelato. D’altra parte, considerando quando ne era golosa in passato, era alquanto improbabile che ora le rifiutasse. Ma la cosa che mi rende ancora più fiero, è che sono stato proprio io a fargliele scoprire per la prima volta. Quindi…doppia vittoria!
 
- Grazie!- esclama sorridendo compiaciuta
 
- Di niente!- le sorrido di rimando. E’ così bello vederla di nuovo felice! Farei di tutto per mantenerla così
ogni giorno!
 
- Senti, io non voglio esserti d’impiccio!- esclama tutto ad un tratto tornando seria.
 
- Non lo sei!- mi affretto a dire:- Anzi! Da un lato…mi fa piacere averti qui, perché forse, l’unico modo per stare tranquillo, è tenerti sott’occhio personalmente!-
 
Ecco! L’ho detto! A questo punto, era proprio necessario che lei me lo sentisse dire.
 
- Sì ma sicuramente  a lei do fastidio! Insomma, ci sono già passata e poi voi..-
 
- Lei?- domando corrugando la fronte
 
- La… tua donna!?- dice con esitazione
 
- La mia che?- pronuncio, riuscendo a comprendere solo dopo qualche attimo l’oggetto del suo ragionamento:- Oh….ti riferisci…-
 
Quando lei annuisce, capisco di doverle delle spiegazioni anche in merito a questo fatto:- Ehm…non…c’è nessuna donna!- esclamo sorprendendola di nuovo:-Quella…è stata solo l’avventura di una notte. Non l’ho più rivista! Non so nemmeno il suo nome! Lei stessa non ha voluto dirmelo! Avrebbe preferito non conoscere neppure il mio, ma…qualcuno quella sera, me l’ha urlato in faccia!- concludo sorridendo, sperando che anche lei lo faccia, e invece, il suo sguardo torna a farsi tetro.
 
Cerco di decifrare quell’atteggiamento, ma non riesco a comprenderlo fino in fondo, o almeno, non fino a quando lei si decide a dire:- Quindi…ci sei andato a letto!-
 
Più che una domanda, è un’affermazione. Un’affermazione alla quale non me la sento soltanto di annuire. So di non doverle niente, ma non riesco fare a meno di sentirmi in colpa per come sono andati i fatti.
 
- Quella sera…- esordisco a voce bassa:-… ho veramente toccato il fondo, e…non avresti mai dovuto assistere a quello spettacolo penoso che ti ho offerto!-
 
A dire il vero, ricordo ben poco di quella sera, ma di questa cosa, ne sono più che certo.
 
- Lo so! Non sarei mai dovuta venire!-  si affretta a rispondermi, quasi come se voglia farmi capire di non voler affrontare più l’argomento.
 
- Mi dispiace!- concludo mortificato.
 
Mi sento così una brutta persona se penso che lei in realtà, non sia nemmeno stata con Matteo e …adesso che mi viene in mente…non solo quella sera le ho urlato di tornare fra le sue lenzuola, ma l’ho anche fatto con una sconosciuta. E ora più ci penso, più sento di averla tradita nel profondo, ma purtroppo, non posso più tornare indietro. Se fosse possibile sceglierei diversamente? Sì, probabilmente sì! Perché per quanto possa essere gratificante e rilassante provare solo piacere fisico, è tutto così momentaneo e futile di fronte al logorante senso di colpa che ti assale nelle ore, nei giorni e nelle settimane successive.
 
- E’ tutto ok! Non ti devi giustificare!- si limita a dire. Dalla sua pronuncia però, riesco a comprendere che con quelle parole non intende dire “non è necessario che me lo spieghi, perché capisco le tue ragioni e poi non stiamo insieme” ma piuttosto “ormai l’hai fatto, non ne voglio più parlare”
 
- So che le cose fra di noi… non torneranno più come prima…- mi azzardo a dire:-… ma… spero che col tempo, tu riesca ancora a fidarti di me!-
 
- Purtroppo non ho scelta!- risponde tristemente abbassando gli occhi:- Ormai mi sembra di non conoscere
più nessuno di chi mi sta attorno. Mi sento tradita da tutti…-
 
- Lo capisco…- mi limito a dire
 
- Allora promettimi una cosa!- dice rialzando gli occhi con determinazione e puntandoli su di me:- Non nascondermi più nulla! Che sia una cosa buona o cattiva, tu dimmela! Non importa il male che mi farà! Sarà sempre meglio del dolore che porta con sé la bugia! D’ora in poi…da te voglio solo la verità! Insomma….fatti amare, fatti odiare, ma sii reale!-
 
L’intensità del suo sguardo rendono il suo discorso ancora più convincente. Non posso che darle ragione! E’ meglio soffrire per una verità piuttosto che annegare in una bugia. Lei ormai è stata ferita ed ingannata troppe volte.  E tutto questo, non le ha fatto meno male solo perché veniva giustificato come a fin di bene. Ora ha soltanto bisogno di persone reali, e io sono pronto a darle la mia persona, con tutti i pregi e soprattutto i difetti che si porta appresso.
 
- D’accordo Anna! Non ti nasconderò più nulla! Hai la mia parola!-
 
- Voglio anche i fatti però!-
 
- Li avrai! Anzi…- mi correggo:-…spero di no! Spero che almeno questi ultimi mesi scorrano senza alcun
inghippo!-
 
- Sarebbe troppo bello! Ma ormai non ci credo quasi più!- risponde con una punta di rassegnazione.
 
Mi dispiace così tanto vederla così! Vorrei rassicurarla, vorrei poterle dire con certezza che andrà tutto bene, ma la verità è che non posso, perché ho appena promesso di non mentirle. Vorrei tanto poter sapere se il bambino nascerà con quel difetto congenito oppure no, ma non posso! Vorrei poter asserire che anche in quel caso, tutto si risolverà facilmente e senza complicazioni, ma sarebbe una bugia, perché so perfettamente quanto il percorso possa essere lungo ed estenuante sia per il bambino che per il genitore. Vorrei poter fare di più, ma al momento sono del tutto impotente.
 
- Mmh! Quanto è buono!!!- esclama incurvando le labbra in una nota di piacere e chiudendo gli occhi per assaporare al meglio il gusto della frutta e del gelato.
 
E’ sufficiente questo gesto a distogliermi dai miei cupi pensieri e a strapparmi nuovamente un sorriso.
 
 - Me lo preparerai tutti i giorni, vero?- esordisce facendo il visetto più dolce che io abbia mai visto
 
- Eh no! Vediamo di non essere troppo esigente come ospite!- rispondo prontamente
 
- Ad essere sincera Dario…mi sentivo più ospite a casa di Matteo! E non in senso negativo!- precisa immediatamente:- Comincio a pensare che la sua partenza in fondo…sia davvero servita a qualcosa…-
 
Già! Forse è davvero così! La partenza di Matteo è servita a riportarla da me. D’ora in poi, sarò soltanto io a prendermene cura. Non la affiderò certo ad altre mani. Non di nuovo.
 
- Ne sono contento!- esclamo dandole il bacio della buonanotte sulla fronte. Questa è la cosa più bella che mi potesse dire!
 
Mentre percorro il corridoio semibuio di casa mia, per andarmene in camera, percepisco un’atmosfera diversa: improvvisamente le mura che qualche giorno fa mi mettevano tristezza, ora mi sembrano più accoglienti, come lo erano qualche tempo fa. E’ bastato così poco, per rendere questa casa più calda, luminosa e piena d’affetto. Non so quanto durerà questo clima, ma una cosa è certa: vorrei vivere così per sempre!
 
 
 
Ciao raga!! Ho scritto questo capitolo a pezzi, quindi spero che il collage non sia venuto così male. Io un pochino me ne accorgo, ma forse è perché lo so! Personalmente, non mi sembra un gran che come capitolo, e mi dispiace che abbiate dovuto aspettare così tanto per leggerlo, però era necessario che Anna sapesse la verità, e da un lato…anche Dario. La notizia positiva (o almeno credo), è che io sono arcistufa di vedere Anna che si lagna, quindi…da qua fino al parto, non la farò più piangere! ;-) Prevedo ancora quattro capitoli per questa storia, e nel prossimo…[spoiler]….scopriremo il segreto di Dario (che non ha mai voluto confessare ad Anna). Ve l’ho detto, perché dato che non so quando riuscirò a scriverlo, nel frattempo potete tirare ad indovinare quale sia! Vi confesso che mi farebbe piacere conoscere le vostre ipotesi, ma vi anticipo che anche in caso mi diceste la risposta corretta, non potrei dirvelo perché vi rovinerei la sorpresa! Sì lo ammetto! Sono un po’ cattivella! Un bacione!! 

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Capitolo 27
*** Un passato trasgressivo ***


Pov. Anna
 
Buongiorno dalla mia nuova/vecchia dimora! A volte il tempo sembra essersi fermato. Lo penso ogni volta che mi perdo ad ammirare l’enorme tela alla parete che abbiamo dipinto io e Dario qualche mese fa. Anzi, che dico! Ormai è passato più di un anno! Eppure quando lo guardo, mi sembra di essere ancora lì con lui. Poi mi cade l’occhio, e mi rendo conto di avere una pancia, e soprattutto dei piedi molto gonfi. La schiena comincia a farmi male, e al solo pensiero che manchino ancora due mesi per liberarmi di questo peso, mi sento ancora peggio.
 
Tuttavia, a parte questi brevi momenti di sconforto che sono sicura attraversino prima o poi tutte le donne in dolce attesa, qui a casa di Dario mi trovo veramente bene. Ho ritrovato la pace, e sembra assurdo da dire, ma l’ho ritrovata anche con il suo proprietario. Le grida non sono più all’ordine del giorno, anzi, ci sono dei piccoli e banali momenti quotidiani che mi riempiono il cuore di gioia e che finalmente mi fanno sentire supportata e compresa da qualcuno.
 
Vi porto un piccolo esempio…
 
-Flashback-
 
Quella mattina Dario era in ritardo rispetto al suo solito orario d’uscita. Durante la settimana alle 7 e 18 veniva nella mia stanza, mi faceva una carezza delicata e restava qualche secondo ad osservarmi o… più semplicemente, se era in ritardo con la tabella di marcia, si limitava a darmi un’occhiata restando sull’uscio della porta di camera mia prima di fiondarsi fuori casa alle 7 e 20 precise. Un anno fa non mi sarei mai accorta di queste attenzioni perché neanche un terremoto sarebbe stato capace di svegliarmi! Con la gravidanza però, il sonno ha cominciato a farsi leggero e mi ha permesso di scoprire questa sua dolce routine. Ovviamente non ho mai dato segno di essermene accorta, perché non volevo assolutamente rischiare di interromperla.
 
Comunque, tornando al discorso di prima, quella mattina Dario non era ancora uscito perché anziché andare in ospedale, doveva tenere una lezione in università e come sempre, preparava il materiale da presentare, all’ultimo minuto!
 
Io mi ero già alzata, ma dato che non riuscivo a concentrarmi nello studio, mi ero messa a fare delle ricerche su internet. Sfortunatamente Dario, con passo felpato era piombato alle mie spalle per salutarmi.
 
- Che cosa stai leggendo?- domandò facendomi sobbalzare
 
- Nulla di importante!-risposi chiudendo immediatamente tutte le finestre
 
- A me non sembrava nulla!- disse insospettendosi:- Altrimenti non avresti chiuso così velocemente!-
 
- Mi hai spaventato! Mi è venuto spontaneo! Tutto qua!-
 
- Tu mi nascondi qualcosa!- esclamò con sicurezza
 
- Non è vero!-
 
- Fammi vedere la cronologia!- disse cercando di mettere mano al computer
 
- No!- urlai parandomi davanti per impedirglielo:- Non puoi! Non ne hai il diritto! Devi rispettare la mia privacy!-
 
- Che cosa stavi leggendo Anna?- disse di nuovo senza dare il minimo cenno di mollare
 
- Nulla di importante!- risposi ancora abbassando gli occhi
 
Lui approfittò di quel breve momento di distrazione per impossessarsi del mouse
 
- No Dario! Ti prego!- cercai invano di dissuaderlo aggrappandomi al suo braccio destro.
 
Lui non desistette e quando vide le mie ultime ricerche, capii dal suo sguardo che era proprio ciò che temeva.
 
- Non devi leggere queste cose! Ti spaventerai soltanto! E tu hai bisogno di stare calma, il bambino ha bisogno che tu lo sia!-
 
- Io voglio essere informata!- ribattei
 
- Ne sei proprio sicura? Non ti basta affidarti a me?- domandò trafiggendomi col suo sguardo
 
Rimasi muta di fronte alla sua provocazione. Certamente il mio comportamento lo infastidiva, capivo perfettamente che agendo in questo modo, voleva solo proteggermi, ma io non riuscivo a fare a meno di cercare.
 
Lo vidi allontanarsi e pensai che di lì a poco sarebbe scoppiato in una delle sue solite sfuriate, e invece no: raggiunse la libreria, estrasse due manuali, li sfogliò un poco e poi me li porse dicendo: - Non ti fidare di internet! Ci sono scritte una marea di cazzate! Questa è la letteratura scientifica a riguardo….contiene tutte le complicanze spiegate in maniera dettagliata. Ovviamente il target a cui si rivolge è composto da medici e chirurghi, quindi la terminologia potrebbe essere un po’ difficile da comprendere. Se qualcosa non ti sarà chiaro, potrai chiedere spiegazioni al mio ritorno…-
 
Io lo guardai stupita biascicando un “grazie”, allungai la mano per prenderli, ma lui preferì appoggiarli sul tavolo a circa un metro di distanza dalla sottoscritta, e col suo tono serio e forse un po’ cupo mi disse:- Io ti ho fornito il materiale, ma la mia opinione resta sempre la stessa! Sta a te decidere se ascoltarla o meno…-
 
Detto questo se ne andò, lasciandomi sola a fissare quei volumi di chirurgia, indecisa se consultarli o meno. Infine ne presi in mano uno, lo aprii in una pagina a caso, e quando vidi le immagini nitide e le descrizioni dettagliate delle procedure, lo richiusi e lo deposi subito.
 
Dario aveva ragione! Non ero pronta a sapere per filo e per segno a cosa sarebbe andato incontro mio figlio nell’eventualità in cui fosse nato con la malformazione. Nessun genitore avrebbe dovuto vedere o leggere cose del genere. Io avevo voluto insistere, ma per fortuna ero ancora in tempo per fermarmi. E così feci: presi i volumi e li depositai nuovamente al loro posto, poi buttai giù la lista della spesa e mi recai al supermercato, passando prima attraverso il parco, a farmi accarezzare dalla fresca brezza primaverile che portava con sé un delizioso profumo di fiori e foglie. Decisamente meglio rispetto a come mi ero prefissata di trascorrere la tarda mattinata!
 
-Fine flashback-
 
In questo periodo ho avuto modo di appurare che Dario sa sempre perfettamente cosa è meglio per me. Mi fido ciecamente del suo giudizio e sto davvero bene quando lui mi è accanto, perché mi sento protetta, al sicuro. D’altra parte però, quando lui non c’è, perché magari ha il turno di guardia in ospedale, sentire l’altra parte del letto vuota, mi mette addosso un opprimente senso di angoscia.
 
Vi vedo un po’ confuse. Cosa ho dimenticato di dirvi? Ah ma certo! Ho parlato di “letto”, “camera mia” e ora sto parlando di una “parte del letto vuota”. Eh beh sì! C’è stato questo piccolo cambiamento, che a dire il vero è avvenuto in un modo alquanto singolare, per non dire imbarazzante.
 
-Flashback-
 
Era un sabato sera e Dario si trovava a Dubai: l’indomani avrebbe dovuto fare una dimostrazione dal vivo di iniezioni di filler e botulino. Esattamente! Lui lavora anche di domenica! Ormai tra i professionisti degli Emirati Arabi, spicca anche il suo nome.
 
Inutile dire che saperlo così lontano, mi metteva addosso un’ansia assurda, anche perché con tutto quello che si sentiva ai telegiornali, non ce la facevo proprio a stare tranquilla. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, ma al pensiero che lui non fosse a pochi passi dalla mia stanza ma addirittura dall’altra parte del globo, mi sentivo un peso tale da far quasi fatica a respirare. Non volevo chiamarlo né contattarlo su skype perché non volevo sapesse quanto fossi bisognosa della sua presenza. Così andai in camera sua, indossai la maglia nera a maniche corte che usava sempre come pigiama ed entrai nel letto dal lato in cui lui era solito dormire. Misi il cuscino del posto accanto sotto la mia testa, mentre abbracciai il suo, stringendolo forte, quasi aggrappandomi. Sentendo ancora il suo delicato profumo impregnato nella stoffa, ad occhi chiusi potevo quasi ingannare la mia mente e convincermi che lui fosse davvero lì con me. Riuscii ad addormentarmi e così feci anche la notte successiva. Peccato che al mattino seguente, calcolai male gli orari, così Dario, al suo rientro, mi trovò nel suo letto abbracciata al suo cuscino con addosso il suo pigiama.
 
In quell’istante avrei voluto scomparire, e poiché non mi venne in mente nessun racconto fantasioso che potesse essere perlomeno un poco credibile, gli raccontai la verità. In conclusione, gli feci così tanta tenerezza, che mi permise di riprendere il vecchio posto accanto a lui nel suo letto.
 
Ovviamente da quel giorno non è mai successo nulla di strano: dormiamo senza alcun contatto, ma sapere che lui mi è vicino, mi dà così tanta sicurezza da permettermi di dormire a sonni tranquilli.
 
-Fine flashback-
 
Ma torniamo a noi! Oggi è venuto a trovarci Fabrizio. Solitamente sotto Pasqua si fermava almeno quattro o cinque giorni, ma quest’anno li trascorrerà in Toscana, in compagnia della sua nuova ragazza fiorentina, anche lei tornata in Italia per passare un po’ di tempo con la sua famiglia.
 
Questa, a detta sua è la ragazza giusta! Peccato l’abbia detto anche per quella precedente! Chissà che fine avrà fatto! Ultimamente Fabrizio è così donnaiolo che sembra stia seguendo le orme di suo padre! Tuttavia, si nota ad un chilometro di distanza quanto sia soddisfatto della vita che al momento conduce, è anche molto più simpatico di un paio d’anni fa! Ormai non sembra minimamente infastidito della mia presenza o dal fatto che io sia incinta. Anzi, mi coinvolge sempre nei discorsi, mi tratta quasi come una di famiglia! Oserei dire quasi come una sorella! La cosa assurda però, è che forse sua sorella o suo fratello, lo sto portando in grembo proprio io!
 
Ad un certo punto, mentre siamo seduti sui divani in attesa dell’arrivo della sua dolce metà, Fabrizio esordisce dicendo:- Allora? Non volete sapere qualcosa in più su me e Gilda?-
 
- Ma certo!- rispondo mostrandomi interessata:- Dove vi siete conosciuti?-
 
- Ah questa è davvero un’ottima domanda, dolcezza!- esclama tutto soddisfatto, come se fosse proprio questo che voleva sentirsi chiedere.
 
- L’ho conosciuta in un locale…ben noto a qualcuno…- prosegue voltandosi verso Dario
 
Per un primo momento, Dario rimane impassibile di fronte alla sua provocazione:- Credi forse che io possa ricordarmi il nome di tutti i locali, sparsi per il mondo, che ho frequentato?-
 
- Oh ma questo lo ricordi sicuramente! E’ un posto speciale che ha fatto da sfondo ad un periodo…molto…particolare…della tua vita!-
 
All’improvviso, Dario si fa serio. Anzi, vi dirò di più, mi sembra quasi di vederlo sbiancare. E non è facile! Sia per via del suo carattere, sia per la sua carnagione tendenzialmente un po’ più scura della mia (che sono bianca come il latte e se mi abbronzo divento rossa).
 
- A-ah! Ehm…ma che…bello!- risponde, palesemente impacciato: - Cioè…mi fa piacere che vi siate incontrati e soprattutto che vi troviate bene assieme! Insomma… non è facile al giorno d’oggi…-
 
- Eh già! Siamo fortunati!- si limita a dire Fabrizio, prima di far di nuovo irrigidire il padre dicendo:- Ricordi come si chiama il locale?-
 
- Ahm…n-no! Al momento mi sfugge!- risponde lui divagando come sempre.
 
- Lux Fràgil. Come puoi non ricordarlo?!- dice Fabrizio con ovvietà, mantenendosi sui toni della provocazione.
 
- Sono tante le cose che si dimenticano! Soprattutto quelle…non importanti!- esclama Dario, sottolineando le ultime due parole, come se volesse far capire al figlio di fermare il discorso lì.
 
- Oh beh! Capisco che hai avuto una vita entusiasmante e densa di successi, ma dimenticare una cosa come questa…mi sembra un po’ troppo, non credi?-
 
- Fa parte del passato! E lì deve restare!- esclama perentoriamente il padre.
 
- Come vuoi!- conclude sogghignando il figlio.
 
E’ molto strano l’atteggiamento dei due: Fabrizio continua a provocare il padre, senza cattiveria, ma, godendo nel metterlo a disagio e Dario….Dario lo è davvero!
 
Che cosa non mi vuole dire? Che sia questo il suo famoso segreto? E’ davvero così scottante da volerlo tenere sepolto nel passato?
 
Non ce la faccio a resistere! Devo assolutamente saperne di più!
 
- Che cos’ha di tanto speciale questo locale?- dico rivolgendomi a Fabrizio, essendo sicura che l’altro mi avrebbe fulminato per una domanda del genere.
 
- Di per sé nulla! E’ un normalissimo night club, ma…nella storia di mio padre, non può non essere nominato!-
 
In quel momento, Dario si alza dal divano dicendo:- Ok ora basta! Gilda sarà qui fra poco! Perché non provi a chiamarla per sapere se ha avuto problemi coi mezzi, e se ha bisogno di un passaggio? Ti presto la mia macchina, se vuoi!-
 
La sua macchina? Non l’aveva mai voluta cedere per nessuna ragione! Perché ora gliela stava offrendo su un piatto d’argento? Perché voleva farlo andar via a tutti i costi?
 
Il miei interrogativi si moltiplicano sempre di più, e Fabrizio dal mio sguardo lo comprende:- Ma davvero tu non sai nulla?- esclama per poi rivolgersi al padre:- Non le hai mai detto niente?-
 
- Perché mai avrei dovuto?- esclama Dario un po’ irato:- E’ una cosa che fa parte del passato, e che non ha per niente influito su ciò che sono ora!-
 
- Che cosa dovrei sapere?- m’intrometto io incrociando le braccia al petto
 
- Niente!- risponde Dario in modo secco
 
- Beh….in una relazione è comunque importante…ci si dice tutto, no?- dice il figlio
 
- Non le cose…inutili! E poi…non stiamo più insieme…non è necessario!- ribatte lui cercando di mantenere un po’ di compostezza.
 
- Che cosa mi hai nascosto?- domando sentendomi improvvisamente ferita e ingannata.
 
- Non è nulla!- cerca di rassicurarmi Dario con sguardo affranto:- Solo una piccolissima parentesi della mia vita, che non è neanche minimamente importante!-
 
- Fabrizio dimmelo!-
 
- Non farlo!- gli intima Dario:- Per favore!- aggiunge quasi come se fosse una supplica.
 
- Papà, io non…volevo arrivare a questo punto…-ammette il figlio con un tono dispiaciuto:-…forse mi sono spinto troppo in là! L’ultima cosa che volevo era gettare le basi di una nuova lite fra voi, o fra noi! Penso che dirglielo, sia la cosa più giusta! In fondo…non è neanche così terribile come tu possa pensare! Forse in passato avrebbe destato più scalpore, ma oggi…non è nulla di speciale!-
 
- Forse hai ragione!- esclama Dario sospirando accomodandosi di nuovo sul divano:- Ma avrei comunque preferito tenerlo per me!-
 
- Ormai è tardi!- esclamo io più che decisa ad andare fino a fondo
 
- Già! Ormai lo è davvero!- esclama Dario, dando un’occhiataccia al figlio, per poi proseguire in un modo alquanto impacciato:- Ehm…tu sai che…specialmente da giovane, io ho condotto una vita un po’….sregolata…-
 
-Ti drogavi?- lo anticipo io
 
- No!- esclama sorpreso anche solo dal fatto che io l’abbia potuto pensare
 
- Ti ubriacavi allora!-
 
- Raramente!- esclama d’acchito:- Ma non è questo il punto! Il punto è…chi frequentavo…-
 
- Molte donne! So anche questo!- dico con naturalezza, chiedendomi quale altro fatto sconvolgente stia dimenticando.
 
- E’ qui che ti sbagli! O almeno in parte!- s’intromette Fabrizio
 
Fisso Dario con espressione confusa, ma lui si limita a tenere lo sguardo basso, fisso sulle sue mani:- Per qualche mese io…ho frequentato anche uomini, conosciuti soprattutto nel locale che ha detto Fabrizio.- conclude alzando gli occhi verso di me, per andare a scandagliare nei minimi dettagli la mia reazione
 
- Uomini?- domando sgranando gli occhi:- Ma quindi… tu eri gay!-
 
- Non ero gay!-  ribatte indispettito dalla mia affermazione
 
- Bisex?- ritento
 
- Non amo le definizioni! E’ stato solo un periodo di sbando, in cui avevo voglia di provare cose nuove, di trasgredire le regole che mi imponevano di essere uno sfigato come tanti che si faceva venire la scogliosi e perdeva diottrie sulle sudate carte di medicina. Un periodo di una durata davvero esigua, e senza alcuna ripercussione su quello che sarei, e che sono diventato!-
 
- Wow!- esclamo senza parole:- Che storia però! Non l’avrei mai detto!-
 
- A chi lo dici?!- esclama Fabrizio
 
- Perché a lui l’hai detto e a me no?- domando un po’ piccata dal fatto che sia fidato più del figlio col quale non ha mai avuto un rapporto stretto.
 
-E’ stata mia madre a dirmelo!- mi corregge il Fabrizio:- In un periodo in cui pensava stessi cambiando sponda, ma che avessi paura di non essere compreso e accettato dalla mia famiglia. In realtà aveva soltanto preso un grande abbaglio! Non ho mai avuto istinti del genere!- precisa prendendo le distanze dalle azioni del padre.
 
Chissà come avrà reagito a suo tempo quando l’ha scoperto! Chissà cos’avrà pensato di lui!
 
- Come l’ha saputo Isobel?- domando con spontaneità
 
- Mi conosceva già allora!- risponde Dario:- Quasi sicuramente aveva fatto di me un oggetto di studio!- conclude sorridendo un po’ amaramente.
 
Finalmente sentiamo il campanello suonare, e Fabrizio, dopo aver risposto personalmente al citofono, corre giù ad accogliere la sua amata. Io e Dario invece cominciamo a camminare irrequieti per la stanza.
 
L’aria è davvero troppo tesa, così decido di alleggerirla dicendogli in tono scherzoso:- Quindi è questo il famoso segreto!-
 
Lui si limita ad annuire.
 
- Mentre Massimo metteva incinta una, tu frequentavi uomini!- proseguo divertita e ancora lievemente incredula:- Mi sembra assurdo immaginarvi così! Eppure lo siete stati davvero!- concludo scuotendo la testa.
 
Solo io non ho fatto pazzie? Ah no, un momento! Sono incinta e non so di chi! In futuro, contrariamente a loro, potrò dire che il passato mi ha segnata in maniera decisiva!
 
- A proposito di…Massimo..- esordisce a bassa voce, palesemente imbarazzato
 
- Lui lo sa?- lo anticipo intuendo già cosa mi stia per chiedere
 
- No! E preferirei non lo venisse a sapere! Anzi, te lo chiedo per favore!- esclama perforandomi lo sguardo con la profondità dei suoi occhi:- Te ne sarei grato se la cosa rimanesse fra noi!-
 
- Ma certo!- annuisco immediatamente:-Puoi stare tranquillo, non dirò nulla!-
 
Lui si limita a farmi un cenno e un lieve sorriso di gratitudine. Tuttavia, dopo qualche secondo trascorso nuovamente in silenzio, non riesco a fare a meno di domandare:- Perché ti preoccupa tanto? Pensi che non accetterebbe la cosa?-
 
- Ovviamente lo farebbe! Nel suo essere critico, è anche molto aperto e comprensivo. Però non so se il rapporto fra noi rimarrebbe lo stesso. Tu puoi capirmi!- esclama tornando a fissarmi intensamente:-Ci sei già passata! Potrebbe diventare a tratti strano o imbarazzante, e l’ultima cosa che voglio è sentirmi a disagio con un collega, con un amico, per una cosa accaduta più di vent’anni fa! Del tutto irrilevante, fra l’altro!-
 
Dopo questo discorso, in cui mi è parso di vederlo più vulnerabile del solito, non posso fare a meno di dargli ragione e ribadirgli che da parte mia non verrà mai proferita parola sull’argomento.
 
Subito dopo, ecco entrare Fabrizio e Gilda.
 
Devo ammettere che è davvero una bella ragazza! Adoro i suoi capelli rossi, e il taglio maschile e ribelle. Per non parlare della serie infinita di piercing sulle orecchie!
 
Durante la cena, nonostante il suo naturale imbarazzo iniziale, si mostra anche simpatica ed eloquente. Tuttavia, il mio sguardo non riesce a distogliersi da lui, un uomo che forse, non riuscirò mai a conoscere appieno: osservo le sue labbra, non troppo carnose… mentre parla tende sempre a sollevare di più l’angolo sinistro, e questa lieve asimmetria, non fa che renderlo più sexy ai miei occhi, cattura il mio sguardo, mi distrae…mi fa venire voglia di baciarlo.
 
In passato, non sono mai riuscita a resistere troppo a lungo a questo richiamo, eppure, fino a qualche ora fa, pensavo di essere guarita in questo senso, pensavo di aver superato questa dipendenza proveniente dai miei inutili sentimenti. Non che ora siano magicamente riemersi, però…qualcosa è cambiato! Forse è solo curiosità quella che mi sta spingendo ora, ma non riesco a fare a meno di pensare che quelle labbra, che tanto ho baciato fino a pochi mesi fa, potrebbero aver baciato anche un uomo. Anzi, quasi sicuramente l’hanno fatto.
 
Molta gente, inorridirebbe al solo pensiero, invece io, non so spiegarne il motivo, ne resto intrigata. Chissà perché ad un certo punto ha voluto provare a frequentare gli uomini. E cosa l’ha spinto poi a tornare indietro? O dovrei dire “chi”? Possibile che Isobel abbia avuto un’influenza così grande?
 
Continuo a fissarlo, ma dal suo volto non traspare nulla che possa aiutarmi a decifrare il suo passato, tuttavia trovo difficile resistere a questa sua aura misteriosa che è tornata a splendergli attorno. Dario sosteneva che questo segreto, rimasto intatto, lo facesse apparire più intrigante, ma a dir la verità, ha lo stesso effetto su di me anche adesso che è stato svelato, se non addirittura maggiore.
 
Maledizione! Devo darmi un contegno! Stavo riuscendo così bene a mantenere con lui un pacifico rapporto di amicizia! E adesso, per colpa della lingua lunga di Fabrizio, eccolo tornar pericolosamente attraente ai miei occhi. Devo assolutamente trovare un modo per calmarmi!
 
Gelato? E’ gelato quello? Perfetto!! Affogherò lì tutti i miei pensieri!
 
 
Pov. Dario
 
La serata trascorre indisturbata. Gilda è simpatica, forse è la ragazza giusta per Fabrizio. O forse no! Sarei un cattivo padre se dicessi che me ne frega assai poco di come andrà a finire la loro storia? Beh…la cosa non sarebbe certo nuova! Non ho mai vinto il premio come “padre dell’anno”. Inoltre stasera, la mia attenzione, è completamente rivolta ad un’altra ragazza, anche se cerco di non darlo a vedere.
 
Non riesco a decifrare il suo atteggiamento. E’ mutato in maniera molto veloce in queste ore. Al momento della rivelazione, senza ombra di dubbio è prevalsa l’incredulità. Temevo di vederla irrimediabilmente scioccata e invece….forse no! Non l’ho sconvolta a tal punto, ma in qualche modo devo aver catturato il suo interesse dato che per tutta la cena, i suoi occhi si distoglievano dalla mia figura solo per guardare il cibo che stava infilzando, per poi tornare a concentrarsi su di me. Non posso negare di aver sentito un leggero senso di disagio che ho cercato di mascherare chiacchierando con gli altri due.
 
Ora che finalmente se ne sono andati a fare un giro, non posso attendere oltre per avere una spiegazione.
 
La raggiungo in salotto, e decido di metterla alle strette con una domanda diretta, alla quale, neanche volendo, può riuscire a sottrarsi:- Anna che ti succede? E’ tutta sera che mi fissi e distogli lo sguardo quando ricambio il tuo. Posso sapere che cosa ti sta passando per la mente in questo momento?-
 
Lei mi fissa, e incapace di nascondere l’imbarazzo, comincia a tormentarsi le dita delle mani, abbassando il capo:- No è che…quello che ho saputo…-
 
- Ti ha sconvolta così tanto?- domando a bruciapelo
 
Forse mi sono sbagliato! Forse avrei dovuto tacere come ho sempre fatto. L’ho detto soltanto perché ormai Fabrizio aveva irrimediabilmente gettato le basi per una nuova lite, e in questa fase delicata, volevo assolutamente evitarla, anche a costo di mettermi a nudo davanti a lei.
 
E ora eccola, che mi guarda intensamente, ma poi distoglie lo sguardo. Chissà che cosa starà pensando dell’uomo che per più di un anno, è stato il centro della sua vita. Un uomo che pensava di conoscere, e che forse si è dimostrato più oscuro e imperfetto di quanto mai avesse potuto immaginare.
 
Non mi aspettavo una simile reazione da parte sua. Non mi aspettavo tutta questa ritrosia nei confronti di eventi accaduti addirittura prima che lei nascesse.
 
- Sinceramente non ti facevo così chiusa di mente!- mi lascio sfuggire con un tono un po’ indispettito
 
- Non è questo Dario!- esclama adirata dal mio commento:- Non è come pensi! Nella maniera più assoluta!-
 
- Qual è il problema allora?-
 
- Sei tu!- esclama fulminandomi con lo sguardo, per poi passare nervosamente una mano fra i capelli:- O forse io, o questi stupidi ormoni!-
 
Il mio sguardo si fa carico di mille domande, alle quali lei con titubanza, si appresta a rispondere:- Io…ti avevo rinchiuso in una scatola…ma tu…tu sei troppo grande per questa. E non sto parlando del tuo ego! Mi riferisco al fatto che ogni volta scopro sempre un nuovo lato di te e…maledizione! Quasi sempre mi piace! Ma nella condizione in cui mi trovo ora, non posso permettermi di fare altri sbagli!-
 
Un momento? Ha detto che le piace? Sul serio?
 
- Di cosa hai paura esattamente?- domando fingendomi ancora disorientato.
 
Forse ho capito dove sta il problema, ma voglio che lei lo ammetta.
 
- Di… saltarti addosso…- confessa abbassando lo sguardo demoralizzata:- …di nuovo.-
 
Contrariamente a quanto lei pensi, non mi turba la sua affermazione. Anzi, non mi basta. Per questo decido di  andare più a fondo: - Beh non mi pare una grande novità che tu sia attratta da me!-
 
- Sì, ma proprio ora che ero riuscita a liberarmi dei sent…-
 
Eccola qua! Questa cosa che la spaventa tanto e che non ha il coraggio di dire, era proprio ciò che io volevo sentire. Forse è una novità per lei, forse non l’aveva mai capito e lo sta realizzando proprio in questo momento anche se ha paura di ammetterlo.
 
- Ehi!- esclamo prendendo il suo viso fra le mie mani per infonderle coraggio:- Va tutto bene! Puoi dirlo, sai?-
 
- Non era quello che intend…-
 
- Sì invece!- le sussurro con fare rassicurante:- Intendevi proprio quello!-
 
Lei continua a guardarmi inerme, come un cucciolo impaurito, cercando a tutti i costi di negare un’evidenza che in fondo non deve affatto farle paura.
 
E’ giunto il momento che l’affronti. E se lei non ne trova il coraggio, sarò io a sbatterle in faccia la verità: -Tu non mi ami più, vero?
 
- Sto cercando di non farlo!- ammette finalmente sospirando:- Ma tu me lo stai rendendo molto difficile!-
 
Sorrido amaramente. Per quanto sia sollevato per essere riuscito a farle ammettere l’evidenza, per quanto io abbia desiderato in passato che accadesse veramente, ora non posso nascondere di starci un po’ male. Perché nonostante l’avessi intuito da giorni ormai, soltanto ora me n’è giunta la conferma.
 
Come l’ho capito? Beh è semplice! Confrontando l’Anna passata con quella nuova. La ragazza di un tempo era libera, indipendente, stava con me perché voleva farlo, perché c’era un sentimento forte che ci legava sopra ogni vincolo che questa società ci aveva imposto. Quella che ho davanti ora, è una ragazza sola, persa, bisognosa di aiuto. Non dico che sia necessariamente più debole, o che voglia sfruttare il sottoscritto. So perfettamente che mi vuole ancora molto bene, ma ragionando con un po’ di razionalità, devo ammettere che stando come stanno ora le cose, è palese che lei sia qua con me perché non ha altro posto dove andare. Oltre alla famiglia Albani, io sono tornato ad essere l’unico porto sicuro. Lei si è aggrappata a me con forza e io le ho assicurato il mio appoggio. In queste settimane, nonostante gli ormoni in subbuglio, non ha mai superato una certa linea, non ha mai desiderato un contatto se non quello puramente famigliare, protettivo…rassicurante. Soltanto stasera, ripensandoci, nei suoi occhi si è riacceso qualcosa. Quello che appunto, sta cercando di combattere, ritenendolo totalmente inadeguato alla situazione attuale.
 
Decido di non procedere oltre, di lasciarle il suo spazio per metabolizzare la cosa. Dopo qualche minuto, lei si sistema sul divano a guardare la tv, anche se in realtà non sembra esattamente prestarle attenzione. Basta vedere il suo sguardo fisso e apatico durante i colpi di scena, per capire che la sua testa è altrove.
 
Quando l’amata coppia ritorna, trascorriamo un’altra mezzoretta a chiacchierare del più e del meno, ridendo di tanto in tanto. Poi ognuno si ritira nelle sue stanze per trascorrere la notte: Gilda nella stanza di Fabrizio e Anna nella mia.
 
Sistemo qualche ultima cosa in sala, e poi la raggiungo, credendo di trovarla già nel mondo dei sogni, ma contrariamente a quanto mi aspettavo, se ne sta ancora vigile e pensierosa.
 
Nel momento in cui prendo posto nel letto, prima di lasciarmi spegnere la luce esordisce con un: - Ma…-
 
I secondi passano, ma dalla sua bocca non esce più nulla, mentre i suoi occhi sembrano quasi ammiccare nella mia direzione
 
- Che c’è?- domando sorridendo cercando di porre fine all’estenuante attesa
 
- Tu quindi…hai baciato degli uomini?-
 
Sul serio? E’ solo questo ciò che mi voleva chiedere?
 
- Secondo te?- mi limito a dire sottolineando l’ovvietà del suo quesito
 
Lei non desiste facilmente, lasciandomi intuire che forse il quesito appena postomi serviva solo come scusa per rompere il ghiaccio:- E….hai fatto anche altro?- prosegue
 
A questa domanda, non posso evitare di scoppiare in una fragorosa risata:- Ahahahah! Ah no! Non risponderò a questa domanda! Mi rifiuto!-
 
- Questo allora è un “sì”!- ne deduce lei
 
- No! Questo è un “non te lo dirò mai!”- esclamo canzonandola un pochettino
 
- Chiederò a Fabrizio!-
 
- Mi spiace tesoro, ma né lui né Isobel lo sanno! Questo è un segreto che mi porterò nella tomba!- concludo incrociando le dita davanti alla bocca, imitando il gesto che le persone fanno quando promettono di tenerla chiusa.
 
- Non saresti così vago se non fosse successo nulla!- esclama lei prendendomi le mani e spostandole dal mio viso.
 
Cerca ancora di insistere, e senza rendersi conto, intreccia le sue mani alle mie e si avvicina al mio viso ridendo sempre di più.
 
- Pensa quello che ti pare!- esclamo senza dare segni di resa:- Ho le labbra serrate!-
 
Quando vedo che il suo sguardo va immediatamente a posarsi sulle mie labbra, mi accorgo di aver fatto un grosso errore a nominarle nel discorso. Il suo sorriso svanisce, portandosi via anche il mio. La sua bocca socchiusa lascia chiaramente intendere il suo volere. Tuttavia il buonsenso riesce ancora ad avere la meglio, facendole abbandonare qualsiasi tipo di contatto con me, sia fisico che visivo.
 
- Dario…- esordisce con un tono che non promette nulla di buono
 
- Sì..- sussurro fievolmente
 
- Ti…dispiace se per stasera, vado a dormire nella stanza degli ospiti?-
 
- No, figurati! Dormi dove preferisci!- concludo cercando nuovamente di incurvare le labbra in un sorriso
 
- Grazie!- esclama alzandosi dal letto, voltandosi ancora una volta ad augurarmi la buonanotte, prima di sparire lungo il corridoio buio.
 
- Notte!- mi ritrovo a sussurrare all’intangibile scia lasciata dal suo profumo.
 
Sono d’accordo con lei sul fatto di reintegrare questa piccola distanza, almeno per stanotte, o per qualche giorno. Tutto il tempo che sarà necessario alle cose per sistemarsi dopo la scossa di oggi. Spero solo che le acque si calmino presto, magari prima che se ne rompano delle altre. Mi piacerebbe essere presente al momento del parto, e non voglio che qualche nostra tensione rovini la magia che da sempre vi appartiene.
 

 
 
Ciao ragazzeee! So che qua dentro non ci sono stati grandi sviluppi , so che possa sembrare il solito brodino per allungare la storia e che questo segreto sia piuttosto scontato vista la “propaganda” se così si può chiamare, di oggi. In realtà io avevo pensato questo lato nascosto di Dario sin dal momento in cui avevo deciso di scrivere questo seguito. Purtroppo a causa della mia lentezza, l’effetto sorpresa sarà sicuramente svanito e mi scuso per questo, ma volevo scriverlo comunque perché nella mia mente Dario è così da anni. Spero che la cosa non vi abbia turbate. Essendo quasi alla fine (mancano 3 capitoli) devo pur togliermi qualche sfizio (e lo farò soprattutto nel prossimo capitolo) Mando un bacione a tutte quelle che ancora mi seguono, e vi anticipo che purtroppo,  causa tesi e ultimo esame da sostenere, il prossimo capitolo si farà attendere un po’ come sempre! =(  Buona estate a voi! Godetevela anche per me! Se volete lasciare un commentino, sarò comunque lietissima di rispondervi! =) 

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Capitolo 28
*** Sogni proibiti ***


Pov. Anna
 

La casa in montagna di Massimo, a causa del temporale è rimasta senza corrente, così mi sono offerta di accompagnarlo nella rimessa vicina ad attivare il generatore di scorta. Cammino nell’oscurità tenendo una torcia in mano, ma poco prima di giungere a destinazione, mi inciampo in qualcosa e faccio cadere la torcia, che nell’impatto col suolo si spegne.
 
- Oddio! L’ho rotta!- esclamo sentendomi irrimediabilmente in colpa
 
- No, si sarà solo svitata! Ogni tanto capita! Vedi se riesci a trovarla! – esclama lui mantenendo la calma nonostante il buio pesto che ci circonda.
 
Ci accucciamo per terra tastando il suolo in cerca della pila. Ad un certo punto le nostre mani si toccano, io sorrido mentre Massimo si scusa e immediatamente si allontana.
 
Finalmente la sento ed esclamo trionfante:- Trovata!-
 
Mi rialzo in piedi, la avvito e in pochissimi secondi questa si accende illuminando l’area circostante con la sua fioca ma preziosa luce.
 
Dalle ombre proiettate sulla parete, mi accorgo che Massimo si trova alle mie spalle, così mi giro, forse troppo di scatto, senza dargli il tempo di allontanarsi adeguatamente. Entrambi sussultiamo per la troppa vicinanza: ci dividono forse 10 cm e i nostri corpi in certi punti si toccano. Sono incastrata tra il tavolino, le braccia di Massimo e il suo sguardo che mi sta fissando sorpreso, anziché essere sfuggente come al solito. Lo fisso anch’io, cercando di capire cosa gli stia passando per la mente, ma per quanto mi sforzi, non ne sono capace.
 
Dopo un’altra manciata di secondi, lui con uno scatto si allontana, voltandomi le spalle, e di proposito va ad appoggiare le mani con irruenza contro la scansia che si trova appena dietro, mormorando:- Dannazione! Io sono sposato!-
 
- Lo so!- esclamo con naturalezza, senza riuscire a capire cosa c’entri questo con quanto appena accaduto. Dopotutto, non ci ho visto nulla di male, proprio perché in fin dei conti, non è successo niente!
 
- Non può essere! Maledizione!- continua a tormentarsi colpendo con forza la scansia di ferro.
 
Appoggio la mano sulla sua spalla, facendolo sussultare nuovamente:- Ehi calmati!- gli dico accarezzandogli dolcemente la spalla:- Massimo che ti prende?- domando cercando di attirare su di me uno sguardo che mi continua ad evitare:- Guardami!- esclamo infine portando la mia mano sulla sua guancia opposta per farlo voltare.
 
Finalmente si volta, permettendomi di vedere la rabbia e la disperazione all’interno dei suoi occhi. Non riesco ad avere il tempo di domandargli che succede, che mi ritrovo schiacciata nuovamente contro il  tavolino con le sue labbra sopra le mie. Appoggio le mani sul suo petto cercando di respingerlo, ma lui è troppo forte, o forse sono io che non ci sto mettendo troppo impegno. Lui continua a baciarmi con veemenza e quando la sua lingua chiede l’accesso alla mia bocca, non riesco a negarglielo, anche se so perfettamente che dovrei farlo. Sento un dolore alla bocca dello stomaco, che non riesco a giustificare, e poi mi rendo conto che le mie mani ancora appoggiate sul suo petto, hanno smesso di respingerlo, e la mia lingua, che dapprima era rimasta immobile alla sua invasione, sta cominciando a rispondere.
 
Poco dopo però, con un altro scatto fulmineo, lui si allontana voltandosi e mormorando:- Scusami! Non ho saputo più resistere!-
 
Io, totalmente sconvolta da quanto accaduto, domando:- Che…che significa?-
 
- Non è ovvio?- risponde un po’ infastidito
 
- No! Hai sempre detto di considerarmi come una figlia!- esclamo scioccata
 
- Speravo fosse così…ma mi sbagliavo!-esclama guardando in basso, per poi fissarmi negli occhi e dirmi: Ciò che provo nei tuoi confronti va ben al di là dell’istinto paterno!!-
 
- Massimo!- esclamo indietreggiando lievemente:-Perché mi fai questo?-
 
- Ti giuro che ho cercato in tutti i modi di combatterlo, ma poco fa….mi eri troppo vicina…non ce l’ho fatta!-
 
Io deglutisco a fatica sentendo un fastidioso groppo in gola e un calore che mi avvolge. Mi sembra di avvampare sempre di più ad ogni parola che pronuncia.
 
- Aspetta un attimo!- esclama lui ad un tratto:- Sbaglio, o tu non mi hai respinto?-
 
- Ci ho provato!- sussurro cercando di nascondere l’imbarazzo
 
- Avresti potuto provarci meglio!- ribatte con una voce così bassa e roca da farmi venire i brividi, e non mi riferisco a quelli di paura…
 
Dopo questa affermazione, agisco d’istinto, lanciandomi tra le sue braccia per catturare quelle labbra così morbide, carnose, rosse come un frutto maturo…o meglio…il frutto del peccato. Massimo, colto di sorpresa, indietreggia fino ad andare contro alla scansia con le mani all’aria mentre le mie si vanno subito a posare dietro la sua nuca. Finalmente posso nuovamente accarezzare la sua lingua sentendo brividi ovunque, mentre le sue mani vanno a stringersi attorno alla mia schiena premendomi sempre più contro di lui.
 
Quando mi stacco per riprendere fiato, lui mi domanda ansimando:- E questo cos’era?-
 
- Non lo so! E’ solo ciò che voglio adesso!-
 
- Solo adesso?- domanda cominciando a baciarmi il collo e a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio.
 
Il temporale ha ripreso ad imperversare con violenza, facendo vibrare le pareti in legno della rimessa. Stavolta però, non c’è nessuna forza della natura in grado di spaventarmi, talmente mi sento al sicuro avvolta da queste braccia e dal suo calore del suo corpo.
 
- Ma quanto tempo ci vuole per avviare un…-
 
All’improvviso, una voce maschile, molto nota alle mie orecchie, ci  interrompe bruscamente, e la luce di una torcia, puntata negli occhi, comincia ad accecarmi.
 
- Dario!- esclama Massimo allontanandosi:- Perdonami!-
 
Nessun “ti possiamo spiegare” perché tanto la situazione in cui ci ha trovato è abbastanza inequivocabile.
Dario, in tutta risposta, si mette a ridere, facendosi sempre più vicino.
 
- Aspettate! Non voglio mettervi contro!- intervengo prima che si accenda un vero e proprio litigio.
 
- Non ce n’è bisogno!- esclama Dario senza scomporsi:- Basta che parli chiaro! Vuoi me o lui?-
 
- Io voglio entrambi!-esclamo d’istinto:- So di essere egoista, ma io ho bisogno di tutti e due!-
 
Mi avvicino a Dario e lo bacio, poi mi volto a baciare Massimo con altrettanta passione: i due si scrutano per qualche istante, poi fissano me e ad un certo punto sento due labbra che baciano il mio collo, due lingue che tracciano scie umide quasi in sincronia e quattro mani che mi sollevano e mi appoggiano sul tavolino. Ormai non si torna più indietro, ormai abbiamo raggiunto il centro dell’inferno che, al contrario di quanto si possa pensare…è un vero paradiso.
 
No, ma qui c’è qualcosa che non torna! E’ tutto sbagliato! Io non, Dario….Massimo? Dov’è Antonella? Come sono arrivata qua? Io dovrei avere un figlio! Non sono più incinta. Che fine ha fatto la mia pancia? Dario e Massimo si stanno per baciare. Non posso permetterlo! Non è così che deve andare!!
 
- Fermatevi! No!!- esclamo cercando di dividerli con tutte le mie forze, prima che sia troppo tardi.
 

All’improvviso mi ritrovo seduta nel mio letto a fissare il mio pancione, con il fiato corto e il battito accelerato. E’ stato solo un sogno! Nient’altro! E’ tutto finito! E soprattutto…non c’è niente di vero!
 
Continuo a ripetermelo nella mia testa, decine e decine di volte, fino a quando il mio respiro torna a farsi regolare. Tuttavia sono troppo sconvolta per rimettermi a dormire, e…non lo nego, ho paura di riprendere il sogno da dove si era interrotto.  Forse quattro passi e un bicchiere d’acqua mi faranno bene….
 
Quando arrivo in cucina, noto che c’è già una luce accesa, fortunatamente non troppo abbagliante e qualcun altro seduto al bancone.
 
- Dario!- esclamo sorpresa di vederlo lì.
 
Sorpresa di cosa poi? Di trovarlo nella sua cucina a bere una spremuta d’arancia? O di trovarmelo davanti in carne ed ossa quando fino a pochi minuti fa apparteneva soltanto ad un mio stramaledetto e perverso sogno?
 
- Che…che…- continuo senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto, visto che la mia stupida mente sta ancora ripercorrendo ciò che mi aveva mostrato poco fa.
 
- Che ci faccio sveglio alle 3 di notte?- domanda continuando a sorseggiare la sua spremuta con naturalezza:- Fabrizio e Gilda hanno deciso di fare ginnastica proprio ora!-
 
- Ginnastica?- domando confusa. Sembra quasi che soltanto metà del mio cervello si sia svegliato.
 
Lo sguardo un po’ malizioso di Dario però, mi è più sufficiente a capire:- Ah! Non voglio sapere altro!- esclamo riempiendo il bicchiere appena preso.
 
- Potrei quasi denunciarli per rumori molesti! Ma in fondo, sono un padre moderno! –
 
Io non dico nulla, limitandomi a bere l’acqua e a fissare un punto fisso del marmo che sta sul bancone.
- E tu? Quale sogno ti ha svegliata stavolta?-
 
- Sogno?- domando fingendo di cadere dalle nuvole:- Come fai a sapere che è stato un sogno?-
 
In fondo una donna in gravidanza avanzata poteva svegliarsi per i motivi più disparati no? Dalla pipì, al mal di schiena, a causa dei movimenti del bimbo o per un malessere generale.
 
- Ti ho sentita urlare, e per quanto tu non fossi l’unica, so ancora riconoscere il timbro della tua voce!-
 
Urlare? Mi sta paragonando a Gilda? No io sono certa di non aver urlato! Neanche nel sogno l’ho fatto! Al massimo avrei potuto ansimare quando…no! Non ci voglio pensare!
 
- Perchè sei arrossita?- domanda con un cipiglio divertito:- Basta così poco ad imbarazzarti?-
 
Immediatamente mi tocco le guance e sì…effettivamente le sento andare a fuoco. 
 
- Non…non è per questo…- biascico insicura
 
- Ah no? E per cosa allora? Per quello che hai sognato magari?- continua con le sue velate insinuazioni,
mettendomi sempre più a disagio:- Andiamo! Racconta!-
 
-Basta!- esclamo decisa, poggiando istintivamente il bicchiere così forte da far uscire qualche goccia di acqua sul bancone e facendo sobbalzare di poco anche Dario, che certamente non si aspettava una reazione del genere.
 
- Smettila! Ti prego!- continuo sconvolta, guardandolo con gli occhi lucidi.
 
Finalmente il suo atteggiamento cambia, e il suo sguardo torna ad essere quello di un uomo preoccupato:- Anna che ti succede?-
 
- Nulla! Devo solo avere un po’ di tempo per… dimenticare!-
 
- Davvero si tratta solo di un sogno?-
 
Quel “solo” messo lì in quella frase, mi genera un ennesimo scatto di rabbia:- Sì! Si tratta SOLO di un sogno!- esclamo posando in malo modo il bicchiere nella lavastoviglie e tornandomene in camera senza voltarmi indietro.
 
Sarà anche ridicolo per lui starci così male, ma io non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa, di sentirmi sporca per una cosa che non ho neanche commesso, se non inconsciamente. Massimo è il mio migliore amico, e sua moglie è quasi una mamma per me. Come potrò guardarli ancora negli occhi senza sentirmi addosso tutta questa angoscia?
 
Torno nel letto, e dopo essermi rigirata una ventina di volte, facendo venire la nausea al bambino che mi ha ripagato con un paio di calci particolarmente dolorosi, riesco nuovamente a prendere sonno.
 
Quando mi sveglio, sono soltanto le sette, ma ormai non ho più voglia di stare a letto, anche perché dalla cucina sento provenire le risate di Fabrizio. Quando giungo a fare colazione, mi ritrovo tutta la famiglia (se così si può chiamare) al completo. Fortunatamente lui e Gilda hanno in programma di andare a visitare una mostra fuori città e quindi dopo neanche dieci minuti, si fiondano fuori casa, risparmiandomi le eventuali battute sarcastiche del padre. Anche se…sono sicura gliele abbia già fatte. In questo proprio non si risparmia! Povera Gilda! Non avrei voluto essere nei suoi panni!
 
- Allora? Ti senti meglio adesso?- domanda Dario, sedendosi nuovamente sullo stesso sgabello dove era stanotte.
 
- Sì!- in fondo alla luce del giorno, sembra tutto un po’ meno scabroso. O almeno credo.
 
- Quindi?- domanda con lo sguardo curioso di un bambino che muore dalla voglia di conoscere il finale della sua storia preferita.
 
Decido di raccontarglielo, cercando di superare i vari momenti di imbarazzo che mi costringono ad abbassare lo sguardo sotto al suo, che adesso è pervaso soltanto di malizia e divertimento allo stesso tempo, mentre io vorrei soltanto che una voragine si aprisse sotto i miei piedi e mi risucchiasse lontano.
 
L’unica nota positiva è che non sembra minimamente infastidito da ciò che gli sto raccontando, come se la stia prendendo al pari di una storia di fantasia. Che poi, in fin dei conti, realtà non è di sicuro! Forse dovrei cominciare a dargli meno peso pure io.
 
Appena terminato il mio scabroso racconto, non riesco nemmeno a sentire una sua parola in merito, che veniamo disturbati dal suono del campanello. Chi potrebbe mai recarsi nelle case degli altri così presto?
 
- Aspettavi qualcuno?-
 
- A dire il vero sì!- risponde con un cipiglio divertito che non riesco a giustificare, prima di sollevare il citofono e dire:- Sali pure Massimo!-
 
- Stai scherzando?!- esclamo allibita          
 
- Purtroppo no tesoro! Hai scelto la notte sbagliata! Deve venire a prendere del materiale da portare nell’altra clinica! Ultimamente sta facendo troppe cose! Deve imparare a delegare come il sottoscritto, altrimenti impazzirà!-
 
Mi precipito a raccogliere una copertina abbandonata sul divano dato che non voglio mi veda in pigiama, anche se l’ha fatto altre volte quando era ancora un mio medico. Ormai è troppo tardi per sgattaiolare nella mia camera, quindi decido di mettermi nell’angolo più lontano del divano, cogliendo un libro a caso e fingendo di essere molto immersa nella lettura. Voglio sembrare quel genere di persona che non ti sogneresti mai di disturbare se non con un flebile saluto da lontano.
 
- Buongiorno Dario! Scusa L’irruenza di prima mattina ma non so più davvero dove ho messo le mie copie! Le ho cercate ovunque, ma ho talmente tanti fogli in giro, e sul computer c’è un casino che…non ne parliamo!-
 
- Tranquillo! Ti ho messo tutto su questa chiavetta!-       
 
- Perfetto! Ah! Per caso hai anche l’ultimo abstract che abbiamo scritto? Non c’entra molto ma vorrei proporlo come spunto di riflessione!-
 
- Certo! Te lo carico subito!-
 
Io resto immobile, non oso nemmeno voltare pagina, né abbassare il libro per osservarli. Forse mi andrà bene…
 
- Anna, ciao! Scusami non ti avevo proprio vista! – esclama avvicinandosi:- Anche perché solitamente sei una dormigliona!-
 
- Come stai? Non ti stai affaticando troppo vero?- domanda facendomi una lieve carezza sul viso, alla quale reagisco stringendomi involontariamente sul divano.
 
- Tutto bene! Grazie!- mi precipito a rispondere
 
- Sicura?- domanda aggrottando la fronte. Credo che la mia reazione non sia passata inosservata.
 
- S-sì!- esclamo esibendo un finto sorriso.
 
- Fatto! Ecco tutto!- interviene Dario porgendo a Massimo l’usb.
 
- Oh grazie!- esclama distogliendo l’attenzione.
 
Quando penso che il momento di disagio sia passato, rieccolo posare lo sguardo su di me: d’istinto distolgo il mio e prego mentalmente di scomparire.
 
Fortunatamente lo squillo del suo cellulare decreta la mia salvezza definitiva.
 
- Dannazione! Mi stanno già chiamando! Sono solo le otto e sono già in ritardo! A dopo Dario! Ciao Anna! Riguardati!- esclama rivolgendomi un ultimo sguardo prima di correre via.
 
Una volta chiusa la porta, esclamo coprendomi il viso con le mani:- Mamma mia! Che imbarazzo!-
 
- Non devi sentirti così!- commenta Dario:- A tutti è capitato almeno una volta di fare un sogno disdicevole, ma non per questo abbiamo reagito così! E’ del tutto normale!-
 
- Sognare di baciare il tuo migliore amico? Il marito di quella che per me è quasi una seconda mamma? Oh no aspetta! Quello l’ho fatto anche nella realtà!- esclamo infastidita, dando enfasi al tutto per fargli capire quanto anormale sia questa situazione, per non dire la mia vita in generale!
 
- E’ successo tanto tempo fa! Non puoi fartene ancora una colpa!-
 
- Credevo di averlo superato, ma questo….che significa?- comincio a chiedermi sentendo il panico sopraggiungere:- Magari c’è qualcosa che non va nel mio rapporto con lui, qualcosa che io non voglio ammettere a me stessa…-
 
- Ma per favore! Il motivo per cui hai fatto questo sogno è molto più banale!- risponde senza scomporsi:-Hai appena saputo che in passato ho frequentato degli uomini, la notizia ti ha sconvolta, e quindi hai sognato una cosa a tre! Chi altro avresti potuto mettere come terzo se non un nostro amico e mio collega? Non farne un dramma! Dacci un taglio con queste paturnie! – conclude in tono quasi esasperato.
 
- Cosa ti fa pensare che siano solo mere elucubrazioni?- dico sempre più nervosa:- Perché sei così stoico? Sembra che ormai non te ne importi più nulla di ciò che…-
 
Interrompo la mia frase trovandomi davanti ad un’altra risata, in tutto e per tutto simile a quella che ho visto nel sogno.
 
- Perché ridi?- chiedo incrociando le braccia al petto
 
- Rido perché nonostante tu abbia deciso di non amarmi più, vuoi comunque che io continui a farlo! Questo non ti rende un po’ egoista, viziata e capricciosa?- conclude con un tono quasi sfrontato.
 
- E comunque no! Non sono geloso!- aggiunge voltandomi le spalle:- Non per così poco!-
 
- Così poco?- ribatto inorridita:- Freud direbbe che…-
 
- Me ne sbatto di ciò che dice Freud!- esclama con pacata insolenza:- Ora scusami, ma devo andare a fare un lavoro più pratico!-
 
 
Pov. Dario
 
Che giornataccia! Per essere primavera inoltrata, sembra autunno! Questa pioggerella sospinta dal vento, oggi mi sta dando sui nervi! Il che è strano! Non sono esattamente il tipo che ama il sole, anche se chiaramente non lo disdegno.
 
D’accordo! Forse non è solo il maltempo a rendermi un po’ nervoso oggi! Sarà meglio che mi gusti un caffè prima di dedicarmi alla pianificazione degli interventi della prossima settimana.
 
Schiaccianoci, per non farci perdere del tempo prezioso a chiacchierare coi comuni mortali, ha avuto la fantastica idea di metterci delle macchinette accessibili soltanto a noi dai corridoi interni. Evitare il pubblico ha certamente i suoi lati positivi, ma ritrovarsi a bere il caffè in mezzo a specializzandi che non sanno fare altro che parlare di lavoro e che talvolta ne approfittano per farti anche delle domande, è abbastanza seccante! Un paio di loro, come se non bastasse, hanno una voce davvero petulante! Fastidiosa quanto le unghie sulla lavagna che faceva scorrere la mia dannata prof. di scienze quando non veniva ascoltata con la giusta attenzione.
 
Oh! Oggi sono davvero fortunato! C’è solo Massimo!
 
- Ehi! Pronto per la WebEx?- esordisce sorseggiando il suo caffè
 
- Tra quanto ce l’abbiamo?- domando distrattamente mentre ordino il mio
 
- Un paio d’ore…-
 
Dopo aver gettato il bicchierino nel cestino, Massimo repentinamente cambia discorso:- Ma che succede ad Anna? Era parecchio strana stamattina!-
 
Ecco! Come non detto! Anche lui l’ha notato! Quella ragazza le emozioni, non sa proprio nasconderle!
 
- La mattina è un po’ così! Le serve qualche ora per carburare! Niente di preoccupante!-
 
- Ne sei sicuro? A me è sembrato quasi che volesse evitare qualsiasi tipo di contatto col sottoscritto!-
 
Dannazione! Non gli sfugge mai nulla!
 
- Ma no! E’ solo un’impressione!- minimizzo
 
- Sai che difficilmente mi sbaglio! Mi stupisco di quanto poco spirito d’osservazione abbia tu!-
 
- E va bene!- sbuffo: - Ha solo fatto un sogno…- come potrei definirlo? Brutto? Non credo! Disdicevole? Immorale?-….particolare! Ne è rimasta un po’ scossa, ma entro stasera avrà sicuramente dimenticato tutto!-
 
- Un sogno? Quindi c’ero anch’io! Le facevo del male magari?-domanda in tono preoccupato:- Perché lei sa che non gliene farei mai! E’ come una figlia per me!-
 
Ecco appunto! Chissà come reagirebbe Anna adesso nel sentirselo dire!
 
- Ma stai tranquillo! E’ solo un sogno! E poi…chi ti dice che era brutto? Magari ha sognato una cosa a tre!- esclamo gettando via il mio bicchiere del caffè e facendogli l’occhiolino.
 
- Se sei scemo!- esclama scuotendo la testa prima di entrare nel suo ufficio.
 
E pensare che le cose stanno proprio così! Lui non ci crederebbe mai! Come sempre, il viso innocente che Anna si ritrova, gliela farebbe passare liscia!
 
Una volta entrato nel mio ufficio però, sento di nuovo quel nodo alla gola che diventa sempre più insopportabile. Mi ero imposto di non parlarne con nessuno, di andare avanti come se niente fosse, perché i sogni non sono importanti, ma…forse mi sbaglio! A loro modo, contano pure quelli!
 
Dopo neanche dieci secondi, eccomi aprire la porta interna che rende comunicanti i nostri uffici, senza neanche bussare come faccio di solito. Il mio collega, mi guarda sorpreso dall’ irruenza del mio ingresso, non avendogli dato neanche il tempo di accomodarsi alla scrivania.
 
Mi prendo un paio di secondi e poi confesso a malincuore: - Veramente a preoccuparmi non è tanto il sogno di Anna, ma il mio!-
 
- Che hai sognato? Ti prego dimmi che io non c’ero!- esclama Massimo cercando invano di sdrammatizzare
 
- No, non c’eri! C’ero soltanto io e…una bambina.- esclamo fissando un punto fisso sul pavimento cercando di ritornare a quel vago ricordo: - Era bionda, con dei capelli lunghi, boccolosi, gli occhi azzurri. Indossava un vestitino bianco svolazzante. Eravamo soli su una collina, in un luogo quasi sovrannaturale, io stavo spingendo l’altalena su cui stava seduta. Mi incitava a spingerla più forte e… mi chiamava… papà. Era così felice e sorridente…ma la cosa più strana…è che lo ero anch’io.- concludo alzando gli occhi su di lui. Mi rendo conto che anche adesso sto sorridendo inspiegabilmente come un ragazzino :- Ti giuro, in quel sogno, io ero così spensierato! Era come se tutto il resto del mondo non ci fosse, come se lei fosse tutto ciò di cui avessi bisogno per sentirmi completo.-
 
Di fronte alla sua espressione basita, trovo finalmente il coraggio di andare fino in fondo, e di ammettere per la prima volta, una verità che mi ha sempre spaventato, e che lo fa tuttora: - Se i sogni significano davvero qualcosa, questo è stato davvero una rivelazione! O un disastro al tempo stesso! Dipende dai punti di vista. Ho passato mesi a negarlo, ma la cosa è più che evidente: Massimo, io voglio essere padre, di nuovo!-
 
Nella mia vita, ne ho vista parecchia di gente sbalordita. Ma mai così come lui in questo istante. Ora capisco perfettamente ciò che si intende con l’espressione “rimanerci di sasso”.
 
- Wow! Sono… senza parole!- esclama, dopo qualche secondo di troppo passato a fissare il sottoscritto.
 
- Ma davvero?!- Proprio lui? Il saggio dei saggi?
 
- Sì, cioè…hai detto delle cose bellissime, non pensavo l’avresti mai fatto!- esclama cominciando a sorridere. Sembra totalmente orgoglioso e quasi commosso dal mio radicale cambiamento!
 
- No tu non capisci! Prova a metterti nei miei panni!- esclamo cercando di fargli tornare alla mente anche tutti i lati negativi che tutta questa situazione comporta. Possibile che li veda solo io?
 
- Ti conosco da tanto tempo Dario!- esclama con innata serenità:- So che per te non è un problema mettere in gioco la tua abilità provando una nuova tecnica chirurgica o eseguendo un passaggio difficile, perché credi in ciò che sei e non hai paura di fallire. Quando si tratta dei sentimenti invece, preferisci schivarli per non restarne ferito. So che è difficile, ma è ciò che ci rende umani.-
 
Tutto d’un tratto mi torna alla mente una canzone che Anna ascolta spesso e che recita “Credo negli essere umani, che hanno coraggio, coraggio di essere umani”. Massimo ha ragione: nella chirurgia, le sfide sono il mio pane quotidiano. Sono ossigeno puro per i miei polmoni. Ma quelle della vita? Saprei coglierle? Avrei abbastanza coraggio per affrontare il peso che questa speranza eventualmente delusa potrebbe lasciarmi nel cuore?
 
- Non so se voglio essere umano!- confesso, mostrandomi troppo debole di fronte alla ruota della vita.
 
- Non hai molta libertà di scelta su questo! E comunque… puoi ancora essere padre se vuoi…-
 
- Non sta a me deciderlo! Ormai tutto è scritto!- rispondo tristemente.
 
Sì perché quel bel bimbetto che verrà fuori, ha già scritto un nome nel dna. Sembra paradossale ma, oltre a quello, lì c’è scritto anche il mio futuro. Non sta a me scegliere se fare il padre o meno. Ormai tutto è già deciso! Deciso da un fato che notoriamente mi è contrario!
 
- Forse! O forse no!- sorride Massimo, lasciando per una volta sottintesa la sua perla di saggezza.
 
 
Pov. Anna
 
Ci ho rimuginato tutto il pomeriggio, e sono giunta a conclusione che forse Dario ha ragione. Sto costruendo un castello su un granello di sabbia. Devo imparare a prendere le cose con più leggerezza, altrimenti prima o poi giungerò all’esaurimento.
 
- Ehi! Come va stasera?- domanda Dario, appena rientrato:- Anche Massimo si è accorto che eri strana!-
 
- Oh cielo! Gli hai forse detto…-
 
Ci mancherebbe solo questa e al rapporto con Massimo potrei benissimo dire addio! Per sempre stavolta.
 
- No tranquilla!- esclama sorridendo sporgendosi oltre lo schienale del divano per depositarmi un bacio fra i capelli.  Adoro quando lo fa! E’ un gesto così protettivo…
 
Questa volta però la magia viene interrotta da una sua costatazione:- Hai le caviglie molto gonfie stasera!-
- Lo so! Ho voluto stirare e…si sono ridotte così!-
 
- Sai che non dovresti farlo! Ti ho detto mille volte di non stare in piedi troppo a lungo!- mi rimprovera sedendosi sul divano e portando i miei piedi sulle sue cosce.
 
Si sofferma a guardare le caviglie, toccandole delicatamente con una mano e nel momento in cui lo sguardo si posa sui miei piedi, un sorriso si apre sul suo volto.
 
- E ora perché ridi?- domando leggermente divertita.
 
Sono così buffi i miei piedi? Forse sì, considerando che indosso dei fantasmini grigi a righe, con il muso di un topo che occupa tutta la parte finale!
 
- Stai per diventare mamma, e indossi ancora le calze di una bambina!- esclama con dolcezza accarezzando il dorso del mio piede.
 
Le sue carezze piano piano si trasformano in un massaggio più che gradito. Dario quando si impegna, è davvero bravo! Ogni movimento circolare delle sue dita, sembra togliermi giorni interi di spossatezza.
 
- Meglio?- domanda godendosi ogni mio singolo sospiro di sollievo
 
- Oh sì! Non ti fermare!- esclamo nella più totale beatitudine.
 
Spero davvero che questo massaggio diventi un’abitudine, almeno ancora per le prossime 7-8 settimane!
 
Ad un certo punto però, sento il bisogno porre fine a questo idillio:- Aspetta! Fermati!- esclamo all’improvviso.
 
Dario immediatamente si ritrae, temendo forse di avermi fatto male:- Che c’è?- domanda preoccupato di questa brusca interruzione.
 
- Avvicinati!- lo invito sorridendo, prendendogli la mano fino ad appoggiarla sul mio ventre.
 
Entrambi stiamo fermi per qualche secondo a fissarci negli occhi, in attesa che qualcosa accada.
 
Finalmente il piccolo, si decide a dare un altro calcetto, proprio nella zona su cui Dario tiene la mano. E’ la prima volta che succede in sua presenza. Solitamente, quasi per dispetto, non si muove mai quando lui è nei paraggi!
 
Il suo viso s’illumina e si distende in un sorriso così grande che non vedevo da mesi:- Ehiii! Ma abbiamo un calciatore fra di noi!-
 
- Magari è una calciatrice!- esclamo proprio nel momento in cui arriva un altro colpetto
 
- Sì…beh! Perché no?!- dice in preda all’entusiasmo
 
- Sai…-esordisco tornando seria per un attimo:-…mesi fa speravo con tutta me stessa che fosse una femminuccia…ora invece…non m’importa più! Desidero soltanto che sia sano!- esclamo trattenendo le lacrime:- Vorrei solo questo!-
 
Dario mi guarda senza dire nulla. Sono sufficienti i suoi occhi a trasmettermi la speranza e la forza di cui ho bisogno in questo momento. La sua mano che va a stringersi alla mia, rafforza ancor di più il suo messaggio.
- Vorrei anche fosse tuo!- sussurro con un coraggio che non pensavo di avere.
 
Lo sguardo di Dario in tutta risposta, si fa più cupo, quasi tormentato, la sua mano scioglie la stretta con la mia e fissando fuori dalla finestra, il suo corpo si muove per prendere le distanze da me, alzandosi dal divano:- Si sta facendo buio! Devo andare a correre!- conclude avviandosi verso la sua camera
- Dario!- lo chiamo in cerca di spiegazioni, rimanendo sul divano.
 
Lui non risponde. Riprovo a chiamarlo quando ritorna nel corridoio con la sua tenuta da jogging, ma l’unica risposta che ottengo prima di darsi alla fuga è “Ci vediamo dopo! Torno presto, ma non aspettarmi per la cena!”
 
Sì! Proprio così! Parlo di “darsi alla fuga” perché Dario non ha mai avuto paura del buio! E’ sempre andato a correre anche all’imbrunire o prima dell’alba. Non si era mai fatto problemi se non stasera. Così, tutto ad un tratto. Mi è chiaro purtroppo il motivo della sua fuga: lui non desidera lo stesso. Me lo ha già detto in passato, e tuttora lo pensa, soltanto che stavolta, per non farmi andare via, ha preferito andare via lui, anche solo per un’ora, giusto il tempo necessario a far cadere il discorso.
 
Dopo circa due ore, eccolo ricomparire atteggiandosi come se nulla fosse accaduto. Le mie intenzioni però sono tutt’altre:- Che ti è preso Dario?-
 
- Che intendi dire?- finge di non capire mentre si apre una lattina di sprite
 
- Prima…sei scappato!- puntualizzo
 
- Volevo solo andare a correre prima che tramontasse il sole…- continua con nonchalance come se il suo atteggiamento sia stato normalissimo
 
- E come mai? Da quando hai paura di essere aggredito all’angolo?- domando con un cipiglio contrariato.
Dario in tutta risposta alza le spalle per poi continuare ad ingurgitare la bibita senza dare il minimo segno di voler aggiungere altro alla discussione.
 
- Te ne sei andato.- preciso di nuovo con voce ferma:- Nel momento in cui ho detto che speravo che il bambino fosse tuo.-
 
La mia frase provoca in lui uno scatto d’ira tale da fargli poggiare con forza la lattina sul bancone:- Sì! Me ne sono andato! E allora? Cosa avrei dovuto rispondere secondo te?-
 
Con una sola domanda riesce a zittirmi. Quando desideravo parlarne, non avevo minimamente pensato a cosa avrebbe dovuto rispondermi. Sapevo soltanto cosa avrei voluto che mi rispondesse. Di certo, una risposta semplice e priva di conseguenze non c’era e non c’è tuttora.
 
- Dimmelo Anna! Illuminami!- continua Dario fissandomi negli occhi con fermezza, dall’alto in basso.
 
Io mi rannicchio ancora di più sul divano, sentendomi talmente a disagio da non riuscire più a sostenere il suo sguardo:- Non lo so! Ma di certo non…-
 
- Cosa dovrei dire, dannazione??!- urla restando in piedi al centro del tappeto come se ci sia un’intera platea ad ascoltarlo.
 
- Ok! Come non detto!- esclamo recuperando il mio coraggio:- Consideri ancora l’idea di un figlio come l’ipotesi peggiore! Non cambierai mai!- concludo scuotendo la testa con una punta di delusione.
 
- E se ti dicessi che è l’esatto contrario?- ribatte immediatamente riacquistando un tono di voce moderato:- Come reagiresti? Potresti fare qualcosa a riguardo?-
 
Le sue parole mi spiazzano totalmente. Per fortuna sono già seduta perché in caso contrario avrei sentito la terra mancarmi sotto i piedi.
 
- I- intendi dire…-
 
- Sì Anna! Proprio così!- esclama sedendosi al mio fianco. Fissa per un breve istante il vuoto davanti a sé traendo la forza necessaria per affermarlo ad alta voce:- Voglio essere di nuovo padre! E’ così assurdo e impensabile…ma è così! Anche se non l’avrei mai ritenuto possibile! Anche se ho cercato di negare più volte  l’evidenza! Voglio essere di nuovo padre…ma non di un bambino qualsiasi… soltanto di quello che tu porti in grembo!- conclude fissandomi con uno sguardo così fiducioso e allo stesso tempo afflitto, felice ma triste. Uno sguardo che mi fa annodare lo stomaco e mi blocca le parole in gola.
 
- Che cos’hai da dirmi ora?- domanda stringendomi la mano:- Io so già che non sarà così! Me lo sento! E non posso farci niente! Tu, non puoi farci niente!- conclude affranto facendomi una leggera e dolce carezza dai capelli fino alla guancia, quasi a volermi consolare per l’inevitabile.
 
- Dario…- pronuncio con voce rotta sentendomi trafiggere l’anima da centinaia di pugnali
 
- Manuel sarà un buon padre…ne sono sicuro!- dice cercando di essere convincente
 
- Dario!- esclamo nuovamente, lasciando libero sfogo alle mie lacrime e cingendolo in un abbraccio caldo e disperato:- Non dire così! Non è ancora nato!- dico mentre gli bacio il collo, le guance, la fronte, addirittura le palpebre, nel patetico tentativo di strappargli via anche solo un poco del dolore che lo affligge e che io l’ho costretto a tirar fuori, facendogli forse ancora più male.
 
- Non è ancora nato!- sussurro nuovamente sulle sue labbra, prima di lasciarmi andare in un bacio amaro, anzi, salato a causa di tutte queste lacrime che continuano a sgorgare dai miei occhi senza sosta. Lui resta quasi inerme, con le mani sui miei fianchi, a farsi consolare dai miei baci interrotti dai singhiozzi.
 
Non posso aggiungere altro purtroppo. Non posso fare promesse o prognostici sul futuro.
 
- Che stai facendo Anna?- sussurra dopo un po’ fra un bacio e l’altro:- Proprio ieri hai detto di non amarmi!-
 
- Lo so! Ma non m’interessa! Non ora!-  concludo abbandonandomi fra le sue braccia cingendogli il collo.
 
Resto con il capo appoggiato alla sua spalla, facendomi cullare dolcemente per almeno 5 minuti. Pian pianino sento i miei muscoli rilassarsi e il mio respiro tornare normale. Cerco di non pensare alla conversazione che c’è appena stata fra noi perché il solo ricordo è emotivamente troppo forte da gestire, complice forse il mio stato.
 
Ad un certo punto però sposto la mia mano sulla pancia ed emetto un piccolo gemito di dolore.
 
- Che succede?- domanda Dario con un tono non troppo apprensivo
 
- Sento un qualcosa che si contrae!- esclamo un pochino allarmata
 
Dario mi fa scendere dalle sue gambe facendomi accomodare di nuovo sul divano, dicendomi:- Tranquilla! E’ normale!-
 
- Non mi era mai capitato prima!-
 
- Mai sentito parlare delle contrazioni di Braxton Hicks?- domanda alzandosi dal divano
 
- Sì, Antonella mi ha detto qualcosa…-
 
- Saranno quelle! Solitamente non sono molto dolorose, a volte non vengono nemmeno percepite…- mi spiega passandomi un bicchiere d’acqua:- Probabilmente la reazione che hai avuto prima ha messo un po’ il tuo fisico sotto sforzo.  Vai a dormire un pò, o perlomeno stenditi nel letto…-
 
Mi alzo per raggiungere la mia stanza, ma prima di avviarmi, mi volto ancora una volta verso di lui:- Dario, riguardo a prima…io non…-
 
- Buonanotte Anna!- mi interrompe con un dolce sorriso: - Non parliamone adesso! Sei già abbastanza provata! Va’ a dormire!-
 
- Va bene dottore!- sospiro sorridendogli di rimando:-Vado!-
 
Sono ancora molto turbata da quanto mi ha rivelato. Avevo tanto desiderato che accadesse una cosa del genere, ma non avevo mai pensato alle possibili conseguenze, tipo questa! Che fare adesso? Potrei davvero fare qualcosa? Prima non avevo nessuno che volesse far da padre a questo bimbo, e adesso ne ho addirittura due! E anche se io so benissimo chi vorrei al mio fianco, non posso negare all’altro questa possibilità nel caso in cui il figlio fosse veramente suo. Mamma mia! Che situazione!
 
In ogni caso, quel pianto tanto disperato, mi ha tolto ogni forza. I miei occhi si fanno pesanti nell’esatto istante in cui poggio la testa sul cuscino, quindi, penso proprio che rimanderò i tormenti a domattina. Buonanotte piccolo angelo mio! La tua mamma non ne combina una giusta, ma spera di trovare al più presto una soluzione! Abbi fiducia! E se possibile….cerca di muoverti un po’ meno!
 
 
Ciaoo! Mi vorrei nascondere per la vergogna!! Innanzitutto…per l’estremo ritardo che supera tutti quelli che avevo fatto finora! E’ incredibile che sia passato così tanto dall’ultimo aggiornamento! So che non è una giustificazione e che (giustamente) non vi interessa, ma in questi mesi mi sono laureata e ho cominciato subito il corso magistrale con annessa valanga di esami da preparare. Il secondo motivo per cui provo non poco imbarazzo è la prima scena. Che dire? L’ho scritta ancora nel 2014 ad essere sincera! La coppia anna-massimo mi piaceva assai, ma non volevo stravolgere la storia. Quindi niente…per fare un omaggio alla vecchia me (sì lo so! Ho dei problemi!!), ho inserito il racconto in questa maniera assurda! Spero tuttavia che non vi abbia distolto l’attenzione dal vero sogno importante, e che possiate chiudere un occhio sulla prima parte frutto dei miei deliri! Probabilmente il titolo verrà modificato! Purtroppo non ricordo quello che 2 anni fa avevo pensato!! Mi sarebbe piaciuto mantenerlo tale! =(
Ora vi saluto! Mancano due capitoli alla fine! Non vorrei promettervi nulla, ma spererei di riuscire a scrivere il successivo in questo periodo. Saranno davvero innocue le contrazioni di Anna? A presto! =) 

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Capitolo 29
*** Tempismo (im)perfetto ***


Pov. Anna
 
Sono passate due settimane dall’inizio di quelle strane contrazioni. Secondo Dario e Antonella è tutto regolare, entrambi sperano che il bimbo si stia finalmente mettendo nella posizione corretta per uscire. Mancano solo sette settimane al parto, e il piccolo calciatore, o calciatrice, vuole farmi capire sempre di più che il momento si avvicina, e forse…anche che il suo caratterino non sarà sempre facile da gestire.
Non ho ancora preparato la borsa da portare in ospedale, ma Antonella comincia a mettermi fretta, dicendomi che non tutti sono ritardatari come la sottoscritta, soprattutto da neonati.
 
Io e Dario non abbiamo più toccato l’argomento più scottante, entrambi cerchiamo di evitarlo, un po’ come se stessimo procrastinando ogni decisione fino al momento del parto. In fondo…così è! Fino a che non sapremo di chi effettivamente è figlio questo bambino, non potremo prendere alcuna decisione in merito.
 
Manuel è venuto a trovarmi qualche giorno fa. E’ innamoratissimo del suo nipotino e sembra quasi entusiasta all’idea di diventare padre. Tuttavia non credo che rappresenterebbe una chissà quale delusione per lui se il bambino non fosse suo. Avrebbe già un altro frugoletto con cui giocare. Per qualcun altro invece, sarebbe devastante, e io spero che il destino prima o poi si decida a concedere una gioia anche a lui, perché di denaro ne ha fin troppo, ma di amore…ne avrebbe molto bisogno.
 
Sto facendo uno spuntino di mezza mattina a base di frutta, leggendo delle riviste che parlano di neonati. Vorrei arrivare pronta al momento del bisogno, ma la verità è che niente può prepararti a sufficienza a diventare madre, fino a quando non lo sei davvero.
 
Sento suonare il campanello della porta d’entrata. Probabilmente sarà l’esattore delle tasse. Ah no! Come si chiama? Amministratore condominiale, ecco! Va beh! Tanto la funzione è sempre quella più o meno! Ora che Dario si è messo in casa una donna incinta, dopo un primo momento di perplessità, sembra abbia cominciato a guardarlo più di buon grado, ma non so quanto durerà! Dario trova sempre una ragione per farsi odiare!
 
Vado ad aprire la porta, pensando di trovarmi davanti l’uomo occhialuto con un po’ di panza, e invece no, mi trovo tutt’altra persona:- Mamma!- esclamo a dir poco scioccata
 
Il suo sguardo si abbassa subito sul mio ventre, e nonostante la mia mano si sia apprestata ad avvicinare i lembi della vestaglia, non mi è possibile nascondere ciò che ormai è evidente a chiunque.
 
- Oh cielo! Allora è vero!- esclama portandosi una mano alla bocca dallo stupore
 
Mi sposto a lato della porta, invitandola ad entrare senza avere il coraggio di dire nulla.
 
Una volta chiusa la porta alle mie spalle, noto che rimane ancora in piedi davanti a me, a fissarmi sbalordita.
 
- Come l’hai saputo?- domando sentendomi così una cattiva persona per averglielo nascosto.
 
- Me l’ha detto Lidia!-
 
Ah già! La pettegola che avevo incontrato durante la mia gita in montagna con…lasciamo stare!
 
- Non  puoi neanche immaginare cos’abbia provato nel sentirmi fare i complimenti per il nipote in arrivo, e soprattutto per lo splendido genero! Ho voluto vederti di persona perché non volevo che ti schermassi ancora dietro al tuo maledetto cellulare.- continua squadrandomi con uno sguardo di rimprovero, in cui riesco a vedere sia la rabbia, che la delusione nei miei confronti:- Sono venuta a cercarti nella palazzina in cui mi dicevi di abitare e…sorpresa! Un’anziana signora mi ha detto che in quell’appartamento non ci abitava più nessuno, che una ragazza era tornata in Bulgaria, mentre l’altra, incinta, si era trasferita non si sa dove. Tuttavia, nel momento in cui mi ha parlato di un uomo sui 50 anni…beh…c’ho messo poco a fare due più due…-
 
Ma farsi i cazzi propri, mai eh? Maledetti vicini di casa!
 
Mi avvicino al divano, facendole cenno di accomodarsi. Vorrei darle delle spiegazioni, ma non so proprio da che parte cominciare, e quindi mi limito a dire:- Mi dispiace! Te l’avrei detto in seguito!-
 
- In seguito quando? Una volta partorito?-
 
- Più tardi forse!-
 
Chissà cosa pensavo quando avevo deciso così! Forse credevo che trovandosi un neonato in carne ed ossa davanti, lo shock iniziale sarebbe stato presto addolcito dalla sua presenza. In realtà lo credo ancora! Penso che trovarmi così, in uno stato di gravidanza avanzato, in una casa che non è nemmeno mia e con un uomo che forse non è neppure il padre, sia la peggiore delle situazioni.
 
- Io sono tua madre!- esclama cercando di scuotere in me una qualche reazione
 
- Lo so!- rispondo in maniera pacata:- Ma io avevo bisogno di tranquillità! E sappiamo entrambe che con te nei paraggi, è impossibile averla!-
 
- Qui invece sì?- continua con ostinazione:- Perché sei tornata qua? Con tutti i posti in cui saresti potuta andare!-
 
- Quali posti mamma?- domando cominciando a perdere il controllo che mi ero imposta di mantenere.
 
Ricordo ancora quanto ho cercato di trovare altre soluzioni, quanto mi sono opposta all’idea di tornare qua, ma alla fine, ho dovuto ammettere che Vayda aveva ragione: lei aveva capito sin dall’inizio che casa mia era questa qui, con lui, anche se io non volevo ammetterlo.
 
- Perché non stai con Manuel? Lidia ha detto che sembravate così felici insieme!-
 
“Così felici”? Beh…Lidia forse aveva anche visto bene! Peccato che non era Manuel quello con cui mi aveva visto ridere insieme...ma Matteo. Quella persona che se soltanto rivedessi, probabilmente prenderei a schiaffi!
 
- Non era Manuel quello!- mi limito a dire:- C’eravamo lasciati già da un pezzo!-
 
- Lasciati? A causa di…questo?- domanda indicando la mia pancia
 
Istintivamente avvicino di nuovo i lembi della vestaglia per coprirmi, e poi scuoto la testa:- No mamma! E’… più complicato di così!-
 
Non voglio dirle come sono andate veramente le cose. Fino a qualche anno fa, non si parlava proprio di sesso in casa nostra, e non ho la minima intenzione di cominciare ora!
 
- Non mi dire che il bambino è suo!- esclama con un tono quasi disgustato.
 
 Un tono al quale io non posso fare a meno che ribattere con convinzione:- Potrebbe! Anzi…lo spero davvero!-
 
- Anna non dirai sul serio?! Come hai potuto essere così imprudente e soprattutto tornare sui tuoi passi! Eri migliorata così tanto! Avevi finalmente la vita che hai sempre sognato! Un ragazzo perfetto…-
 
Rieccola a farmi la predica! A giudicare…a puntarmi il dito contro senza sapere nulla!
 
- Come fai a dire che era perfetto? Neanche lo conoscevi! - sbotto irritata:-  E la mia vita? Cosa ti fa pensare che fosse come avevo sempre desiderato? Forse era la vita che tu avresti preferito, ma a me mancava qualcosa! Un qualcosa che ho soltanto stando qui!-
 
- Oh andiamo! Smettila di fare la ragazzina! Stai per diventare madre ora! Sii un po’ responsabile!-
 
Le sue parole mi fanno male. Tutti questi rimproveri, provenienti dalla persona che mi ha messo al mondo, che mi ha cresciuto, una persona cui in fondo voglio ancora molto bene, mi feriscono a tal punto da indurmi quasi al pianto. Tuttavia mi impongo di trattenere le lacrime, perché non ne vale la pena: non voglio mostrarmi debole, non con chi preferisce starmi a giudicare piuttosto che sostenermi nelle difficoltà che io ho deciso di affrontare.
 
- Io sono responsabile, mamma! Proprio per questo ho deciso di tenerlo! Ma voglio anche essere felice!-
 
- E’ troppo tardi ormai per essere felice!- esclama tristemente questa volta, quasi con compassione. E questa è proprio l’ultima cosa che vorrei.
 
- Vattene mamma!- mi alzo decisa dal divano, accusando i soliti dolori all’addome. Sembrano quasi più forti. Segno che neanche al bambino sta molto simpatica la nonna biologica, e stavolta, sono totalmente d’accordo con lui. Per fortuna Antonella, sarà una nonna perfetta!
 
- Posso fare qualcosa? Vuoi un bicchiere d’acqua?- domanda con fare improvvisamente apprensivo una volta accortasi del mio dolore.
 
- No mamma! Voglio solo che tu te ne vada!- esclamo sedendomi di nuovo, facendo respiri profondi per cercare di recuperare un po’ di calma e anche un po’ di sollievo dalla pressione che sento sul fondo della mia schiena.
 
- Vieni a casa con me! Troveremo un modo per andare d’accordo!- esclama con un tono dolce facendomi una carezza sul volto. A quanto pare, bastava solo una figlia un po’ sofferente per farla intenerire.
 
Le sue parole sembrano quasi preghiere ormai, ma io non posso proprio esaudirle:- Mamma io sto bene qui!- esclamo con voce serena ma convinta:- E se tieni anche solo un po’ a me, devi trovare il modo di accettare questa cosa!-
 
Dopo qualche secondo di silenzio risponde storcendo un po’ il naso:-  Beh…sono un po’ tante le cose da accettare!-
 
- Provaci, per favore! Anche se spesso litighiamo, sei pur sempre mia madre e…non voglio perderti!- confesso sentendomi sempre più stanca e indolenzita:- Ora però ho bisogno di riposarmi!- concludo cercando invano di individuare una posizione che mi sia più comoda.
 
- Sei sicura di poterti arrangiare qua da sola? Potrei rimanere a farti compagnia!-
 
- No davvero! Preferisco così! Mi farò sentire in seguito!-
 
- E va bene! Tienimi aggiornata! E Niente più bugie! D’accordo?-
 
Annuisco e finalmente quando la vedo scomparire dietro la porta, tiro un sospiro di sollievo. Ok è andata!
 
Mi massaggio la pancia, sperando che anche il bimbo capisca che ormai lo scompiglio è passato e che può tornare a fare i suoi soliti pisolini, o perlomeno a starsene un po’ più tranquillo. Spero mi ascolti a breve! Nel frattempo magari cercherò di chiudere gli occhi e schiacciare un mini-pisolino. Mi sento davvero a terra questa mattina! E al pensiero di dover sopportare altre sei o sette settimane così, mi sento ancora più male!
 
MI sveglio dopo neanche quindici minuti a causa di una breve fitta abbastanza intensa, e comincio a temere che qualcosa non vada sul serio. Forse è il caso che chiami la ginecologa per chiedere un consiglio…
 
Mi alzo per prendere il telefono, ma immediatamente sento una strana sensazione al basso ventre. 
 
Quando abbasso lo sguardo per controllare, mi accorgo che i miei pantaloni sono tutti bagnati.
 
Oh cielo! Mi si sono rotte le acque! In anticipo di quasi 2 mesi!
 
- Ok Anna! Tranquilla!- ripeto a me stessa mentre prendo il telefono e inoltro la chiamata…
 
- Dai Dario!! Rispondi ti prego!!!- esclamo supplicando.
 
Il telefono continua a squillare a vuoto, e controllando il calendario, mi rendo conto che oggi è mercoledì, giorno di sala.
 
- Dannazione!- esclamo, mentre telefono all’unica altra persona che mi dovrebbe aiutare in questa situazione.
 
- Pronto?-
 
- Manuel aiutami!- esclamo leggermente alterata
 
- Che succede Anna?- domanda in tono preoccupato
 
- Mi si sono rotte le acque! Devi accompagnarmi in ospedale!-
 
- Cosa? Non…non posso! Sono ad un meeting fuori città! Anche se partissi subito non riuscirei ad essere lì prima di due ore! Non c’è Dario?-
 
Nel sentire questo, senza nemmeno rispondere, riattacco e cerco di telefonare a qualcun altro. Ma chi posso chiamare? Massimo sarà in sala con Dario, Antonella sarà in ospedale…però forse sentire lei mi calmerebbe. Forse riuscirebbe a convincermi a chiamare un taxi o a mandarmi qualcuno di fiducia.
 
Quando sento anche il suo cellulare squillare a vuoto, mi abbandono sul tappeto in preda alla disperazione. Non c’è nessuno in questo momento! Nessuno che possa aiutarmi, o che solo mi possa stare vicino.
 
Per un attimo penso quasi di telefonare a mia mamma, ma poi mi rendo conto che viaggiando coi mezzi pubblici: ci metterebbe un secolo a tornare indietro, e forse io non ho tutto questo tempo. Inoltre non voglio farla preoccupare. Deve ancora digerire la notizia della gravidanza, figuriamoci quella di un possibile parto in anticipo!
 
Non voglio chiamare l’ambulanza: un sacco di donne partoriscono e il bimbo non nasce mai subito. Il travaglio può durare anche delle ore. Questo è quello che mi han detto al corso. Deve essere per forza così! L’unica differenza è che non tutte le donne sono pre-termine di quasi due mesi, con un bambino che molto probabilmente non è ancora del tutto formato, e che, come se non bastasse, potrebbe già avere qualche altra anomalia di suo!
 
Non posso mettere a repentaglio la sua vita! Che madre sarei? Che madre sono?
 
In preda alla disperazione, compongo un ultimo numero, prima di decidere se chiamare il taxi o il 118 e finalmente una voce familiare mi risponde:- Ciao Anna! Come stai?-
 
- Andrea! Grazie al cielo! Devi aiutarmi! Sono a casa da sola e mi si sono rotte le acque! Dario è in sala, Manuel è fuori città e tua madre non mi risponde!-
 
- O-ok! Che devo fare?- domanda agitandosi un pochino
 
- Devi accompagnarmi in ospedale!-
 
- Ok ok! Arrivo subito!-
 
- Fai presto!- esclamo sentendo un’altra fitta.
 
Intanto che aspetto Andrea, mi cambio velocemente e finisco di preparare il borsone. Non so se avrò dietro tutto l’occorrente perché non pensavo che sarebbe accaduto tutto così presto, ma al momento non m’importa. Le fitte sono molto distanziate l’una dall’altra, il che mi fa pensare di avere ancora tempo, ma non essendo un medico, non ho la minima idea dei problemi cui potrei andare incontro, e questa ignoranza non mi rende affatto tranquilla.
 
Finalmente arriva Andrea: dalla sua faccia non riuscirei proprio a dire chi dei due sia più spaventato. Ultimamente sono sempre stata circondata da persone molto più grandi di me, che in questo momento sarebbero riuscite a darmi la sicurezza di cui avevo bisogno, e invece mi ritrovo con un diciottenne neopatentato che sta letteralmente dando di matto.
 
Quando saliamo in macchina, dall’abitacolo invia l’ennesima chiamata al telefono della madre, che come sempre non risponde.
 
- Ma che cavolo?! Di solito risponde sempre!!-
 
- Ok! Non importa! Metti in moto!- esclamo non vedendo l’ora di arrivare in ospedale
 
Dopo neanche cinque minuti di guida, mi rendo conto che le critiche di Massimo non erano del tutto infondate e l’aver scelto un neopatentato come accompagnatore non è stata fra le mie idee migliori: ogni volta che metteva piede sulla frizione, la macchina sussultava, ogni tanto procedeva a salti, a qualche semaforo addirittura si spegneva, il tutto con una decina di clacson che suonavano dietro alle nostre spalle, ciascuno con un ritmo diverso.
 
Nel frattempo Andrea non faceva altro che scusarsi.
 
 - Anna mi dispiace! Di solito non guido così! Accidenti!- esclama frenando ancora di colpo:- E’ che non sono bravo a reggere lo stress!-
 
- Sì questo l’ho capito!- mi limito a dire tenendomi stretta la pancia e sperando di arrivare in ospedale almeno senza fare incidenti.
 
Ad un certo punto squilla il telefono: è Antonella. Finalmente!
 
Metto la chiamata in vivavoce ed esclamo:- Antonella! Mi si sono rotte le acque! Andrea mi sta portando in ospedale!-
 
- Dannazione! Guarda che ingorgo!- esclama lui in quel preciso istante e comincia a suonare anche lui il clacson ad un furgone che facendo retromarcia sta bloccando tutte le corsie.
 
- Sta’ fermo!- lo rimprovero seccata tirandogli il braccio:- Non risolverai niente a far così!-
 
- Certo! Così nel frattempo partorisci nella mia macchina!-
 
- Calmatevi entrambi!- esclama Antonella dall’altra parte della linea:- Non partorirà in macchina! Ho già allertato l’area di ostetricia, stanno mandando qualcuno ad aspettarvi al pronto soccorso. Adesso scendo anch’io e ci vediamo lì!-
 
- Non riattaccare ti prego!- urlo facendo sobbalzare anche Andrea.
 
- Ok tranquilla! Resto in linea! Resto in linea! – ripete come un mantra nel tentativo di calmarmi almeno un po’:- Tu intanto respira come ti hanno insegnato al corso preparto! Fallo con me dai! Inspira…ed espira! Inspira…ed espira! Butta fuori bene l’aria! Ecco, così! Brava! Di nuovo: inspira….ed espira!–
 
Concentrandomi sulla voce rassicurante di Antonella e sulla respirazione, non mi accorgo nemmeno più del tempo che scorre e della guida di Andrea. Anzi…ora che ci presto attenzione, è sensibilmente migliorata. Sarà per il mantra di sua madre, per la respirazione che sta facendo pure lui, o per il fatto che la ragazza in travaglio che gli siede accanto si sia un po’ calmata… chissà! Probabilmente una combinazione del tutto.
 
Finalmente arriviamo in pronto soccorso. Lì come preannunciato, ci sono ad attendermi Antonella, una carrozzina, e il personale di ostetricia pronto a portarmi in reparto. Non faccio nemmeno in tempo a ringraziare il mio accompagnatore, che già mi trovo catapultata in questa nuova ma rassicurante realtà.
 
Noto che mi è arrivato anche un messaggio al telefono: è Manuel che mi dice di essersi messo in viaggio e chiede insistentemente come sto. Gli mando un breve messaggio vocale, dicendo che mi trovo in ospedale, e che finalmente mi sento al sicuro. In realtà non è proprio così, ho ancora tanta paura che qualcosa vada storto, e c’è ancora una persona che manca all’appello: Dario.
 
 
Pov. Dario
 
- Aspira!- ordino allo specializzando che mi sta di fianco
 
- E’ davvero ottima questa protesi! E’ il terzo che facciamo, questo?- domando a Massimo
 
- Quarto! Gli altri pazienti hanno avuto un ottimo decorso, è composta da un materiale che da anni viene utilizzato per la ricostruzione della teca cranica. E’ molto inerte e non si sente per niente al tatto…- spiega agli studenti che ci circondano.
 
- D’accordo è ben posizionata! Avvitiamo!- esclamo porgendo la mano per avere l’avvitatore.
 
Proprio nel momento in cui comincio ad avvitare avverto un suono. Mi fermo per sentire meglio: è solo il telefono della sala. Posso continuare tranquillamente col mio lavoro mentre un’infermiera va a rispondere.
 
Non do mai minimamente peso a ciò che possano volere quelli che chiamano. Tanto io non posso muovermi! Dovranno aspettare o arrangiarsi da soli.
 
Nel momento in cui  fermo l’avvitatore per inserire l’ultima vite, sento l’infermiera parlare in maniera abbastanza concitata:- Le ripeto che non può essere! Avete sbagliato sala!-
 
- Che succede?- domanda Massimo senza scomporsi continuando a fare il suo lavoro
 
- No niente!- esclama la donna raggiungendoci:- Chiamavano dal reparto di ostetricia! Volevano il professor Camossi!!- conclude ridacchiando assieme a tutti i presenti.
 
Tutti ridono tranne io e Massimo che alziamo il capo e ci guardiamo dritti negli occhi. Non potrei dire chi dei due li abbia più spalancati. Improvvisamente gli altri si accorgono della nostra strana reazione e tornano di nuovo seri.
 
Noi ce ne stiamo fermi. Entrambi con il bisturi a mezzaria. Entrambi con un sacco di brutti pensieri che hanno preso a vorticare nella nostra mente.
 
- E’ troppo presto!- esclama Massimo, il primo a ritrovare la parola:- Sono solo…-
 
- Trentatré settimane!- concludo io sentendomi ancora mezzo paralizzato.
 
Poi torno in me: realizzo che qualcuna sarà sicuramente più spaventata di me e che ha bisogno di vedermi accanto.
 
- Chiama in reparto!- esclamo senza perdere altro tempo:- Trova qualcuno che mi possa sostituire!-
 
L’infermiera mi guarda attonita, come tutti. Nessuno capisce ciò che sta succedendo, e non li biasimo.
 
Questa volta sono stato davvero bravo a non far trapelare la notizia, ma al momento non me ne frega nulla di mandare tutto a puttane…io devo raggiungerla!
 
- Mi hai sentito? Ho detto chiama!- urlo facendo sobbalzare tutti.
 
- Ah! Certo! S- Subito!- esclama rientrando finalmente in possesso del suo corpo e dirigendosi al telefono.
Fisso l’ultima vite che mi rimane in attesa di ottenere una risposta.
 
- Al momento non c’è nessuno che la possa sostituire! In reparto c’è solo il dottor Trevino!-
 
- Che cosa?!- esclamo inorridito:- Schiaccianoci? De Santis? Che fine hanno fatto?-
 
- Sono impegnati con un’emergenza al pronto soccorso!-
 
- Merda!- esclamo in preda alla rabbia
 
- Dario!- mi richiama Massimo allontanando le mie mani che ancora stringono tutti gli strumenti con il dorso della sua:- Calmati!- conclude esortandomi a fare un passo indietro.
 
Lo guardo negli occhi per un attimo cercando di recuperare la mia razionalità. Poi faccio un respiro profondo, mi sgranchisco il collo e torno in postazione esclamando con tono fermo e perentorio:-Ok! Mandami lui! Presto!-
 
- Ma che dici?!- interviene il mio collega:- Lorenzo è bravo…molto bravo…ma non è in grado di sostituirti!-
 
- Lo so!- esclamo senza scompormi:- Ma può sostituire te!-
 
- Me? Ma che stai…? Sei tu quello che deve essere sostituito! Non io!- risponde piccato
 
Probabilmente una buona parte di questa sua reazione è dovuta al fatto che si sente sminuito per questa mia decisione di sostituirlo. E’ difficile da accettare per un chirurgo sapere di poter essere sostituibile. Io lo capisco benissimo. Ma forse c’è una cosa più importante che attualmente gli sfugge…
 
- L’hai detto tu stesso!- ribatto prontamente:- Lorenzo è bravo! Talmente bravo, da poter prendere il tuo posto!- faccio una piccola pausa per essere sicuro di aver catturato la sua attenzione e poi proseguo:-  Andrai tu da lei! E non lo sto facendo per farti un torto! Anzi! Ti sto affidando la persona più importante della mia vita!!-
 
- Io? Ma che c’entro io?! Lei vuole te!- esclama con un tono forse un poco spaventato. Quasi come se abbia paura di non essere altezza.
 
- Io non posso muovermi! L’hai sentito anche tu!- esclamo con ovvietà:- Sarò bloccato qua dentro ancora per un’ora come minimo! Ho bisogno che tu vada da lei, che le dica di stare tranquilla e che farò il possibile per raggiungerla quanto prima! Lei si fida di te…e anch’io!- concludo rimarcando l’ultima frase puntando il mio sguardo nel suo:- Falla sentire al sicuro….fino a quando non potrò farlo io!-
 
Le mie parole ormai sembrano quasi preghiere. Non posso lasciare la sala, ma al tempo stesso non posso abbondare Anna. Massimo è l’unico che in questo momento può aiutarmi, e non posso permettermi di accettare un rifiuto.
 
- Io….io non so se sia…- continua in tono titubante
 
- Per favore Massimo! Non lasciarmi adesso!- lo supplico nuovamente con le parole e con lo sguardo, e finalmente…lo vedo cedere:- D’accordo! Ci vado!-
 
Il mio sorriso di sollievo, penso valga più di mille grazie. Sfortunatamente non ho il tempo di dirglieli tutti, dato che Lorenzo, ha raggiunto la sala con ammirevole tempestività.
 
- Eccomi! – esclama affiancando Massimo:- Quando vuoi…sono pronto!-
 
- Fammi mettere un altro punto qua…ok! E’ tuo!- esclama passando a Trevino tutta la strumentazione che aveva in mano, prima di voltarsi per raggiungere l’uscita.
 
- Massimo!- lo richiamo prima che si aprano le porte:- Prenditi cura di lei!-
 
Massimo accenna un mezzo sorriso e annuisce. Annuisco di rimando, ma subito Lorenzo richiama la mia attenzione:- Dario! Il paziente continua a sanguinare!-
 
- Dannazione!- esclamo accorgendomi della situazione:- La struttura interna non tiene! Non finirò mai entro un’ora!-
 
Non so se Massimo sia riuscito a sentire quest’ultima parte, ma al momento non ho tempo per pensarci: devo riuscire ad arginare questo problema in modo rapido ed efficace. Devo staccare nuovamente per un attimo i miei pensieri che volano verso il reparto di ostetricia, e concentrarmi unicamente su questo problema…mentre Massimo…lui si prenderà cura dell’altro. E lo farà nel migliore dei modi. Di questo ne sono sicuro.
 
 
Pov. Anna
 
I minuti scorrono e il dolore si fa sempre più forte. Le uniche parole che continuano a risuonare nella mia testa sono “Tra poco”. Sì perché tutti continuano a ripeterle quasi come se debbano bastare a consolarmi. “Tra poco arriverà l’anestesista”, “Tra poco ti porteremo in sala”, “Tra poco sarà tutto finito”, una serie infinita di espressioni, alle quale si aggiunge pure quella di Massimo: “Vedrai che tra poco Dario arriverà!”
 
Ma quanto dura questo maledetto “poco” ? Massimo non mi ha mentito: ha detto che Dario non si sarebbe riuscito a liberare prima di un’ora, ma l’ha detto tanto tempo fa. Il dolore e la paura forse mi fanno avere una percezione distorta del tempo che sta passando, ma sono sicura che l’orologio continui imperterrito con il suo “tic tac” cadenzato, così come il macchinario che sta monitorando lo stato di salute del mio bambino.
 
Dicono che “tra poco” dovranno farmi un cesareo d’urgenza, perché il bambino è podalico, oltre che ad essere naturalmente piuttosto prematuro.
 
E’ arrivato anche Manuel ormai, ma la sua presenza non mi tranquillizza più di tanto. Se ne sta nell’angolo della stanza ad assistere immobile e silenzioso al mio delirio. E’ come se fosse una pianta ornamentale all’interno di questa stanza.
 
Accanto al mio letto invece c’è la “mia famiglia adottiva” : Antonella sedutami a lato che mi stringe la mano, e Massimo in fondo al letto, che ogni tanto mi prende un piede nel tentativo di stemperare la tensione e magari strapparmi un sorriso. Entrambi stanno facendo il possibile per farmi stare tranquilla e non farmi pensare al peggio. Non so che farei se loro non ci fossero, e per quanto io stia mentalmente ringraziando Dario per essere riuscito a mandarmi almeno Massimo, non posso fare altro che maledirlo anche solo un pochino, per essere lui quello “insostituibile” in sala. Per un attimo, avrei tanto voluto fosse il contrario.
Egoisticamente, avrei voluto, per una sola volta, essere io a passare in primo piano.
 
Ogni tanto mi arriva anche qualche messaggio da Andrea, che nonostante sia stato costretto dai genitori a tornare a casa per prepararsi alla terza prova di domani, vuole fare il possibile per starmi accanto ed essere aggiornato. Se avessi avuto un fratello, l’avrei desiderato esattamente come lui, nonostante la sua pessima guida!
 
Ad un certo punto, sembra che i famosi “tra poco” si stiano veramente avvicinando, e cominciano a dirci di decidere chi sarà ad accompagnarmi in sala.
 
- Antonella?- mi rivolgo alla mia migliore amica, sperando in un suo assenso
 
Lei mi stringe la mano con un’espressione mortificata: - Tesoro io…non ce la faccio! Mi dispiace! C’è un motivo se non faccio il chirurgo…ed è che non riesco a sopportare la vista del sangue o l’ambiente asettico della sala. Io…perdonami… non ce la faccio proprio!- conclude scuotendo il capo:- Può venire Massimo però! –
 
- Io? Assolutamente no!- esclama lui immediatamente:- Ho già assistito ad un parto e mi è bastato! Non ne voglio più sapere! – conclude mettendo addirittura le mani avanti.
 
- E’ un cesareo questo! E’ diverso!- puntualizza la moglie
 
- Per favore!- incalzo io cercando di convincerlo con lo sguardo da cucciolo indifeso
 
- Sai che non riesco a sopportare la sofferenza delle persone a cui tengo!- dice rivolgendosi ancora ad Antonella
 
- Sarà sotto anestesia! Non sentirà dolore!- ribatte lei senza accennare a mollare:- Devi solo starle accanto!-
 
- Vi prego non lasciatemi sola!- m’intrometto nuovamente
 
Entrambi mi guardano con compassione, ma nessuno dei due sembra smuoversi così tanto da trovare il coraggio di acconsentire.
 
- Ci sarà Manuel con te!- aggiunge Antonella, voltandosi a guardarlo.
 
Manuel spalanca gli occhi, ma non dice nulla. Sa che non può rifiutarsi, ma a giudicare dal viso pallido che si ritrova, non deve essere affatto entusiasta della cosa. E a dire il vero, nemmeno io lo sono! Non voglio un fantasma di pezza vicino, voglio qualcuno che sappia davvero starmi accanto.
 
- Non lasciatemi sola!- ripeto nuovamente. Poi mi accorgo che la mano di Massimo si è fatta più vicina, vicina abbastanza da riuscire a stringerla fra le mie:- Massimo! Ti prego!- lo supplico un’ultima volta
 
Lui mi guarda ancora indeciso, ma sua moglie ha ancora un ultimo asso nella manica:- Hai promesso a Dario di starle accanto! Cosa direbbe se sapesse…-
 
- Ahh…e va bene! Entro anch’io!- conclude vinto dalla lealtà verso il suo amico. O dal timore?
 
Beh non importa il motivo…l’importante è che ci sia! Anche se tutti sappiamo, che avrei preferito qualcun altro…
 
 
Pov. Dario
 
Non appena metto l’ultimo punto interno e vedo che la struttura tiene bene, tiro un sospiro di sollievo e immediatamente guardo l’orologio: un’ora esatta.
 
- Perfetto! Chiudi tu Lorenzo!- intimo al mio “collega in prestito”.
 
- Con piacere Dario! Ci penso io ora! Tu vai!- esclama avendo ormai capito la situazione.
 
Esco dalla sala e mi libero dagli indumenti sterili il più in fretta possibile e poi comincio a correre.
 
Corro più che posso schivando le persone nei corridoi, chiedendo scusa a destra e a manca ma senza fermarmi, corro verso gli ascensori e trovandoli occupati mi precipito sulle scale. Non so se il mio vecchio cuore riuscirà a reggere quattro piani di fila, ma non m’importa! Non ho intenzione di rallentare. Non riuscirei mai a perdonarmi se non arrivassi in tempo. Non posso lasciarla adesso! Devo farcela a tutti i costi!
 
Quando raggiungo il piano di ostetricia, vedo un letto in lontananza che si sta dirigendo verso la sala parto. Oltre al personale, distinguo nettamente due uomini vestiti di verde e una piccola donna dai capelli castano-dorati  ondulati che indossa il camice bianco: Antonella.
 
- Aspettate!- urlo riprendendo la mia corsa con tutto il fiato che mi rimane
 
Ed ecco che finalmente incontro il suo sorriso, accompagnato da una lacrima di gioia mentre pronuncia il mio nome. Basta quello a restituirmi tutto l’ossigeno di cui avevo bisogno.
 
 
Ciaooo!!! Finalmente sembra sia giunto il momento!! Ci sono delle parti (specialmente la prima) che mi convincono poco, ma ho deciso di non tardare ulteriormente con la pubblicazione. Immagino che tutti/e sarete in vacanza ormai…io ho finito gli esami solo da 3 giorni e a breve devo prepararne altri! In ogni caso, auguro a tutti voi una splendida estate e ringrazio davvero tanto quelli che mi seguono ancora! Un bacione grande grande!!  E…alla prossima!! Sarà maschio? Sarà femmina? E soprattutto….chi sarà il padre?? Stay tuned!! =)
 

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Capitolo 30
*** Benvenuta al mondo Sofia! ***


Pov. Dario
 
Ce l’ho fatta! Ho rischiato un arresto cardiaco, ma sono riuscita a raggiungerla! Corro a stringerle la mano e con gli occhi lucidi e la voce in affanno sussurro: -Eccomi Anna! Sono qui! Sono qui e non ti lascio!-
 
Lei sorride e lascia che una lacrima le percorra la guancia: una lacrima che io non tardo a raccogliere con il dorso delle mie dita, in onore dei vecchi tempi. La prima volta che avevo fatto questo gesto, neanche la conoscevo e non potevo certo immaginare che quella giovane paziente intimorita sarebbe diventata la donna più importante della mia vita!
 
- Ma quanti siete?- domanda infastidita un’infermiera di sala osservando me, Massimo e Manuel.
 
- Io me ne sto andando!- comunica Massimo prima di chinarsi a dare un bacio sulla fronte ad Anna:- Coraggio eh! Dai che sei una guerriera!- conclude accarezzandole la fronte per poi darmi una pacca sulla spalla e percorrere il corridoio all’indietro.
 
- Siete comunque in troppi! Solo il padre può entrare!- puntualizza la ragazza
 
- Non so chi sia!- sbotta Anna esasperata:- Vuole fare ambarabà ciccì coccò o pensa di poter fare un’eccezione?-
 
- Non faccio io le regole! Se dovessero svenire entrambi, non riusciremmo a gestire la situazione!-
 
- Io non svengo!- preciso piccato dal fatto che lei non sappia chi io sia.
 
La ginecologa incaricata di effettuare l’intervento, che fino ad ora era rimasta in disparte, si avvicina probabilmente attirata dalla confusione.
 
- Professor Camossi! Quale onore!- esclama con un tono quasi sarcastico dopo avermi squadrato per qualche secondo:- Ora capisco il motivo dell’insolito interessamento nei confronti del nascituro!-
 
- S-sì! Ha finito coi commenti? Mi lascia entrare oppure no?- taglio corto indispettito
 
- Può entrare Greta! Garantisco io per lui! – dice all’infermiera per poi rivolgere a me uno sguardo incandescente:- A patto che stia dove deve stare: al suo fianco, come tutti gli accompagnatori delle partorienti! Lei non è un chirurgo nella mia sala. Provi ad atteggiarsi come tale, e la farò uscire immediatamente! Intesi?-
 
Annuisco senza proferire parola. In altra circostanza, avrei risposto per le rime, anzi…ad essere sincero sarei stato quasi intrigato da una donna con tale polso, ma oggi…oggi non me ne importa nulla.
 
Indosso gli indumenti sterili ed entro in sala a stringere la mano sinistra di Anna. A destra per ora c’è Manuel, che come un idiota, ha scelto di stare proprio dove prenderà posto il chirurgo. Io invece mi sono assicurato di poterle stare vicino dall’inizio alla fine.
 
E’ quasi tutto pronto ormai. Stanno preparando il campo sterile e montando un telo che faccia da barriera tra quello e noi, in modo da separare e proteggere Anna, Manuel e me da tutto ciò che di cruento accadrà a breve al di là.
 
- Dario ho paura! Non sento più il mio corpo dalla vita in giù!- sussurra Anna leggermente in panico
 
- E’ normale tesoro! E’ l’anestesia! E’ tutto ok! Non devi preoccuparti di niente! Faranno tutto loro e tra poco sarà tutto finito! E indovina un po’? Tu sarai mamma!- esclamo accarezzandogli dolcemente la testa.
 
Lei annuisce debolmente, ma i suoi occhi sono ancora impauriti. Le suggerisco allora di respirare, come le era stato insegnato al corso preparto, scandendole i tempi.
 
Manuel, che fino ad ora è sempre stato in silenzio, interrompe improvvisamente le nostre respirazioni coordinate:- Ragazzi…io…non mi sento molto bene! Sto…sudando! Eppure ho freddo!-
 
Lo guardo accigliato e…nemmeno il tempo di accorgermi di quanto sia pallido, che lo vedo giacere tra le braccia dell’anestesista.
 
Sono pure costretto ad offrire il mio aiuto per portarlo fuori perché il personale presente in sala è perlopiù femminile. Lo adagiamo su una barella poco al di fuori e mentre altri si adoperano a fargli riprendere conoscenza, io torno da lei.
 
- Caspita! Proprio un cuor di leone sei andata a sceglierti!- esclamo non appena la raggiungo
 
Inaspettatamente lei si mette a ridere di gusto:- Smettila! Mica tutti sono come te!-
 
- Lo so! Io sono unico!- ribatto
 
- Lo sei!- si limita a dire, fissandomi negli occhi in un modo che mi lascia senza parole.
 
- D’accordo cominciamo!- esclama la dottoressa entrando in sala
 
Anna nel sentire la sua voce torna ad agitarsi e so di dover fare del mio meglio per tenerla tranquilla.
 
- Anna, amore, concentrati sulla mia voce! Non ascoltare loro! Ascolta me!- esclamo incatenando i miei occhi ai suoi. Stringo la sua mano nella mia e le accarezzo la testa con l’altra, ma mi rendo conto di non sapere cos’altro dire.
 
-Maledizione!- esclamo sorridendole amaramente:- Non so cosa dirti stavolta per farti stare calma! Ti ho già calmato prima del nostro intervento, ti ho calmato di notte quando pensavi di soffocare, quando siamo rimasti bloccati in mezzo alla neve e tu hai avuto un attacco d’asma! Ti ho confessato il mio amore in quella circostanza e tu non mi hai creduto! Ricordi?-
 
Attendo che lei annuisca e poi proseguo:- Io…non so cosa dirti ora perché tu ormai sai tutto di me! Anche quello che ho cercato di nasconderti! Sono un libro aperto ormai e non c’è niente di straordinario che io possa dirti per distrarti da questa situazione che…ad essere onesto…forse spaventa di più me…e sai perfettamente perché!-
 
- Ci siamo quasi!- esclama la dottoressa
 
- Dimmi che mi ami!- sussurra ignorando ciò che ha appena detto la dottoressa e senza distogliere lo sguardo da me.
 
- E se poi il mondo smettesse di girare?- la punzecchio divertito
 
- Morirei felice!-
 
- Quanto sei scema!- scoppio a ridere divertito:- A volte sei così idiota che se non esistessi, giuro… andrei ad implorare Dio di crearti! Era così buia la mia vita prima che arrivassi tu…e non riesco ad immaginare…-
 
- Eccola!! E’ una bambina!- ci interrompe la dottoressa esultando di gioia:- Camossi! A lei l’onore di tagliare il cordone!-
 
Prendo in mano le forbici e con le mani tremanti dall’emozione, recido quel legame così intimo tra madre e figlia. Lacrime di commozione inumidiscono i miei occhi mentre avvolgono la bambina in un telo e la porgono alla mamma che la abbraccia piangendo a sua volta. Le guardo entrambe e sento il mio cuore scoppiare di felicità. Non ne ho mai provata tanta in tutta la mia vita. Non so cosa avrà in serbo il destino, ma niente e nessuno potrà mai togliermi questo momento in cui sì, ho letteralmente toccato il cielo con un dito.
 
 
Pov. Massimo
 
Il tempo in sala d’attesa sembra essersi fermato. Siamo tutti seduti in silenzio, a fissare il pavimento, la parete di fronte o il soffitto. C’è un’altra famiglia che aspetta con noi: la madre della ragazza in sala stringe una coroncina del rosario in mano, ma è talmente agitata da non riuscire neanche a pregare, il marito della donna continua a fare avanti e indietro per il corridoio, mentre altre due ragazze, forse le sorelle o le cognate cercano invano di tranquillizzare la signora. Ogni tanto ci guardano, quasi a voler trarre un po’ di forza dai nostri camici, o perlomeno la calma che sembriamo ostentare. In realtà siamo tutto fuorché calmi, ma la forza dell’abitudine ci fa sembrare persone dai nervi saldi. Pochi minuti fa ci ha raggiunto anche Manuel: dopo aver passato una buona mezzoretta disteso su una barella con le gambe sollevate, ha ricevuto una bustina di zucchero, un succo e una pacca sulla spalla dalle infermiere, e ora è qua afflosciato su una sedia. Dario lo sfotterebbe a vita per questo, dandogli ogni appellativo inimmaginabile, ma io no di certo. Sebbene non sia svenuto, ho avuto anch’io tempi duri in sala parto, quindi ha tutta la mia comprensione!
 
Sentiamo un pianto e subito ci guardiamo per poi incrociare gli occhi della famiglia che sta di fronte a noi. Chi di noi può tirare un sospiro di sollievo? Fissiamo la porta d’entrata, con la speranza che qualcuno esca a dirci qualcosa, ma…niente. Di nuovo…il silenzio. Di nuovo...i passi lenti e cadenzati del signore lungo il corridoio.
 
Non mi ero mai reso conto fino ad ora di quanto sia snervante aspettare. Quando sono in sala operatoria, so perfettamente in tempo reale se la situazione è critica o stabile, se ci sono delle complicanze in atto, se ci sono state ma le abbiamo risolte, oppure se sta filando tutto per il meglio. Coloro che aspettano invece, il più delle volte per un tempo lungo e indefinito non sanno nulla, e chissà quali scenari immaginano nella loro testa. Uno bello e dieci brutti. Un’agonia alla quale non sembra esserci mai fine.
 
Finalmente ecco uscire Dario! Ha gli occhi lucidi, ma un enorme sorriso in volto. Ci alziamo di scatto e gli andiamo incontro, e lui esclama: - E’ nata! E’ bellissima! –
 
- Una bambina!- esclama Antonella in preda all’emozione.
 
- Come sta?- chiediamo poi tutti in coro
 
- Beh è prematura, ha qualche difficoltà a respirare e quindi dovrà stare in incubatrice per un po’, però le sue condizioni sono buone…e…indovinate un po’? Nessuna malformazione!-
 
Dopo aver udito ciò tiriamo tutti un enorme sospiro di sollievo e finalmente cominciamo a sorridere.
 
- Come sta Anna?- chiedo nonostante il volto disteso del mio collega faccia presagire il meglio
 
- E’ svenuta per un paio di minuti a causa di un’anomalia pressoria, ma poi si è ripresa. E’ molto stanca, ma sta bene. Sta riposando. Dovrebbero portarla nella sua stanza fra una decina di minuti.-
 
- E tu come stai?- gli domando una volta che la calca attorno a lui si è dissolta
 
- Mai stato meglio in tutta la mia vita! E’ stato un momento bellissimo! Non lo scorderò mai! Non avevo mai provato un’emozione così forte! Amo già quella bambina tanto quanto amo sua madre!-
 
- Signori!- si avvicina un’infermiera con una busta in mano richiamando l’attenzione di Dario e Manuel:- I risultati del test. Il gruppo sanguigno della bambina è compatibile solo con uno di voi.- conclude consegnandola nelle mani di Dario.
 
Ecco! Ci siamo! E’ giunta l’ora della verità. I loro occhi si incrociano per un’istante: ansia, paura, speranza…ci sono un misto di emozioni. Emozioni che riusciamo a percepire e a provare noi tutti. I due si dirigono verso le scale di emergenza, in modo che una porta tagliafuoco dia loro un po’ di privacy in un momento così delicato.
 
Noi altri li seguiamo con lo sguardo, e poi come prima, ci mettiamo in attesa incrociando le dita.
 
-Vedi qualcosa?- domanda Antonella sempre più impaziente al mio fianco
 
- Stanno discutendo. Sembrano sconvolti entrambi!- deduco da quel poco che riesco a vedere dalle piccole finestrelle presenti sulla porta.
 
Passeggiano nervosamente nel piccolo atrio ad essa antistante e parlano, parlano…chissà di che cosa. Manuel scuote la testa, mentre Dario si passa una mano fra i capelli, cerca di posare una mano sulla spalla di Manuel ma questo indietreggia, poi avanza di nuovo e comincia a gesticolare. Insomma…non si capisce un bel niente.
 
Ad un certo punto Manuel se ne va e Dario si siede sulle scale per qualche secondo tenendo la testa tra le mani. Un attimo dopo prende un respiro profondo, si alza di scatto e rientra. Il suo sguardo incrocia il mio. D’un tratto è come se ci fossimo solo noi due nel corridoio, come quando siamo in sala e uno capisce cosa sta pensando l’altro senza nemmeno il bisogno di chiederglielo. Quando due persone si conoscono da così tanto tempo, le parole non servono, sono estremamente superflue.
 
Lo guardo anch’io e spero che anche lui possa comprendere il mio pensiero. “Coraggio Dario! Non deludermi proprio ora!”
 
Si dirige verso la stanza dove hanno portato Anna e senza la minima esitazione entra.
 
 
Pov. Dario
 
Prendo una sedia e mi siedo accanto a lei. La osservo mentre riposa e come sempre non posso fare altro che constatare quanto sia bella. Durante la gravidanza ha scelto di non tingersi i capelli e di farli crescere per poterli raccogliere più comodamente in una coda anziché perdere tempo a farsi la piega. Non ne avrà tanto di tempo libero adesso che è diventata madre. Eppure…osservando i riccioli biondi che le incorniciano il viso, mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo, quando lei era una fragile paziente, abbandonata un po’ da tutti, con tanti sogni e speranze per il futuro. Non una paziente qualunque, una di quelle testarde e fastidiose, senza un minimo di ritrosia e talvolta senza rispetto per il medico curante. Non una paziente qualunque…ma la MIA paziente. Quella che mi avrebbe sconvolto la vita. La MIA Anna.
 
Le prendo una mano fra le mie e la accarezzo dolcemente in attesa che apra gli occhi, incerto ancora su cosa dirle e soprattutto su come farlo. Ancora una volta il cuore e la ragione sono in lotta fra loro, non so bene ancora chi la spunterà, ma penso di averne un’idea.
 
Finalmente apre gli occhi, si volta a guardarmi e con voce flebile sussurra il mio nome.
 
- Ehi! – mi limito a dirle sorridendo facendole una dolce carezza sul capo.
 
Lei mi sorride, ma poi improvvisamente diventa seria e comincia ad agitarsi:- La bambina! Come sta la mia bambina? Dov’è?- conclude guardandosi attorno e cercando di sedersi.
 
- Tranquilla! Lei sta bene! E’ tutto a posto!- esclamo riuscendo a farla adagiare di nuovo al letto: - E’ nell’incubatrice – le spiego:- …non respira ancora autonomamente, ma è normale per i bambini così prematuri. Te la porteranno qui a breve!-
 
- E per il resto?- accenna con un velo di preoccupazione
 
- Te l’ho detto! E’ tutto a posto! Davvero! Non ha nessuna malformazione! E’ perfetta! – esclamo sorridendo:- Come te!-
 
All’udire quelle ultime parole Anna smorza nuovamente il suo sorriso e comincia a fissarmi intensamente, deglutisce e poi facendosi coraggio dice:- Si sa già…-
 
-Sì!- sussurro accennando un sorriso, evitandole lo sforzo di pronunciare quelle parole.
 
Lei mi guarda speranzosa in attesa di una gioia o di una condanna.
 
Le accarezzo delicatamente la guancia per smorzare la tensione e con un sussurro le comunico la notizia:- E’ Manuel…il padre!-
 
Non aggiungo altro e mi concentro sulla sua reazione: Anna si porta una mano al viso mentre copiose lacrime cominciano a rigarle il volto e i singhiozzi a scuotere il suo intero corpo. La avvolgo in un abbraccio mentre sento il dolore della sua anima fragile trafiggermi il petto.
 
- Amore! Non fare così ti prego!- la supplico cercando di cullarla
 
- Non è giu-sto! Non…doveva an-dare così!- dice fra un singhiozzo e l’altro
 
- Ehi ascoltami!- esclamo prendendole il viso tra le mani:-La bambina sta bene! E’ questo ciò che conta, ok? Lei sta bene! – concludo sperando di convincerla
 
- Ma io no! Noi, no!- insiste
 
- Anna ascoltami… c’è dell’altro! – riprendo seriamente:- Manuel…non ha reagito bene alla notizia e…se n’è andato!-
 
- Stupendo!- esclama come se ormai tutto sia perduto
 
- Potrebbe!- ribatto senza quasi nemmeno pensarci a fondo
 
- Cosa hai detto?- domanda confusa
 
- Essere stupendo! Dipende da te!- mi limito a dire
 
Lei mi guarda socchiudendo gli occhi e scuotendo la testa, senza riuscire a dare un senso alle mie parole.
Decido di assecondare la sua muta richiesta di ulteriori spiegazioni e di lanciarmi nel vuoto, senza paracadute. O adesso o mai più! O tutto o niente!
 
- Senti Anna, io… so di avere un sacco di difetti e di averti ferita molto, ma…ho fatto quello che ho fatto perché ti amavo e… non ho mai smesso di farlo, non un solo giorno, anche se tu facevi di tutto per farmi perdere la pazienza!- sorrido un attimo perdendomi nel suo sguardo e poi riprendo con tono serio:-Non ho reagito bene alla notizia della gravidanza perché desideravo il meglio per te, ma col tempo, ho imparato ad amare questa bambina più di quanto potessi immaginare. Quando l’ho vista per la prima volta, ho sentito il mio cuore esplodere di gioia, ho provato un senso di completezza che non sapevo nemmeno potesse esistere!- sento gli occhi diventare lucidi, sono costretto a fermarmi per un breve istante ma poi, dopo aver inspirato profondamente, trovo il coraggio di continuare:- Quello che voglio dire Anna, è che a me non importa se la bambina non condivide il mio sangue, io già la amo come se fosse mia e se tu vuoi, vorrei che lo fosse davvero!-
 
- Che… cosa vuoi dire esattamente?-
 
- Voglio dire…permettimi di riconoscere questa bambina! Permettimi di amarla e di assicurarle un futuro…-
 
- Ma…con Manuel… cosa dovrei fare? Non posso…-
 
- Manuel se n’è andato!- la interrompo:- Ho cercato di rassicurarlo, di convincerlo a rimanere… sembra assurdo, ma l’ho fatto! Volevo che avessi una famiglia come hai sempre desiderato ma è stato inutile. Lui se n’è andato… ma io sono ancora qui, a dirti che c’ho pensato tanto e ho concluso che…forse la famiglia perfetta non esiste… e io posso darti tutto quello che ho, tutto il mio amore…a te e a…ehm…- interrompo il mio discorso da oscar per farle la domanda più banale che ci possa essere:-…hai già scelto un nome?-
 
Lei annuisce sorridendo:- Sofia! L’ha scelto Andrea a dire il vero!-
 
- E’ bellissimo!- esclamo:- Ora le manca solo un cognome!- concludo speranzoso
 
Lei mi guarda con occhi profondi. Non riesco a capire cosa stia frullando nella sua testa in questo momento: non parla, mi guarda soltanto e chissà…forse ci sta immaginando nel salotto di casa mia a giocare con Sofia, a darle la pappa, ad insegnarle a camminare e a parlare, oppure….sta pensando a qualche alternativa per sfuggire a questa vita e al modo più indolore possibile per comunicarmelo. Nel frattempo io non so cos’altro aggiungere e mi divoro l’anima con pensieri negativi.
 
Sento bussare alla porta e vedo comparire un’infermiera con dei fogli in mano:- Scusatemi, stavo controllando le carte e ho notato che sono incomplete. Che cognome diamo alla piccola Sofia? Può anche ricevere quello della madre…- conclude rivolgendosi ad Anna
 
- Veramente stiamo…- esordisco cercando di prendere tempo per consentire ad Anna di riflettere ancora un po’ sulla questione, ma proprio lei mi interrompe poggiando una mano sul mio braccio
 
- Sofia non ha bisogno del mio cognome. Ne ha già uno…- mi guarda sorridendo per qualche secondo, per poi esclamare:- Camossi! Lei si chiamerà Sofia Camossi…e sarà nostra figlia!- conclude prendendomi per mano.
 
All’udire ciò, sento la terra mancarmi sotto i piedi, e ringrazio il cielo d’esser seduto. Stringo la sua mano tra le mie e la porto vicino alle mie labbra per depositarle un bacio che mi sale dal profondo del cuore mentre sento i miei occhi inumidirsi di nuovo.
 
Lei si volta verso di me e mi sorride:- Che fai, uomo di ghiaccio? Piangi?-
 
- Sì!- annuisco in preda all’emozione:- Piango perché ti amo! Ti amo non sai quanto!-
 
Anna sposta la sua mano per farmi una carezza al viso, e poi afferra parte del mio camice per tirarmi a sé.
Ci scambiamo uno dei baci più passionali della storia dell’universo. Il bacio di coloro che si sono desiderati a lungo e che non vendono l’ora di stare tra le braccia dell’altro, un bacio salato dalle lacrime di gioia quello di coloro che ormai avevano quasi perso ogni speranza, ma sono rimasti sorpresi dalla vita una volta ancora e che non credevano di poter provare così tanta felicità in una sola volta.
 
- Ti amo anch’io Dario!- mi sussurra a fior di labbra Anna, prima di riprendere a baciarmi e a mordicchiarmi il labbro inferiore.
 
-Permesso!- ci interrompe l’infermiera portando dentro l’incubatrice con la piccola Sofia.
 
E’ un vero incanto! Proprio come sua madre! E’ un peccato non poterla ancora prendere in braccio e doversi limitare a stringere la sua piccola manina o il suo tenero piedino tra le nostre mani, ma è comunque una sensazione bellissima!
 
Per la prima volta, sento di avere una famiglia. So che non dovrei dire così perché ne ho già avuta una, ma una famiglia non è fatta solo di legami scritti sulla carta o di promesse non mantenute, una famiglia è fatta di amore, quello puro, disinteressato, dove il benessere dell’altro viene posto al centro di tutto. Questa è l’essenza di una famiglia, e la mia, con la nuova principessina nata poche ore fa, è ormai perfetta.
 
 
 
Ciao ragazzi/e! E’ una vita che non scrivo! Ho sempre voluto terminare questa storia, ma non ne ho mai avuto il tempo o l’ispirazione. In realtà mi rifugiavo in questo mondo quando il mio non mi andava bene e quindi in un certo senso era positivo il fatto che riuscissi a viverne senza. Non era giusto però per quelli che mi hanno sempre seguito e per questo mi scuso. Quello che avete appena letto non è il capitolo finale completo che avrei voluto pubblicare, erano mesi che attendeva di esser finito, ma rileggendolo ora, ho deciso di pubblicarlo comunque. La mia intenzione, in questi giorni di quarantena, è quella di concludere la storia con un bel capitolo in cui Anna e Dario tornano a casa, con tutte le considerazioni di Anna su questa faccenda e la morale che vorrei vi rimanesse. Tuttavia, nel caso in cui non dovessi farcela…almeno un quasi finale ce l’avete comunque! Spero non siate delusi della scelta che ho fatto, ma volevo che l’amore oltrepassasse i legami di sangue. Se avete voglia di scrivermi cosa ne pensate, sarò ben felice di leggere le vostre considerazioni! Un grosso abbraccio virtuale!!

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