Demon's Light

di BlackenedAngel94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno ***
Capitolo 2: *** Realtà ***
Capitolo 3: *** Animo ***
Capitolo 4: *** Decisione ***



Capitolo 1
*** Sogno ***


 
Era un giorno come ogni altro nella cittadella di Oren.
Clima solitamente mite, nessun evento particolare.
Il paesaggio presenta un ampio e suggestivo lago, il cui velo d’acqua al mattino è accarezzato dai raggi del sole e di notte, rispecchia appieno la luminosità della luna.
Gli alberi di abete sparpagliati in riva al lago, ospitano numerose specie di uccelli e roditori e, gli abitanti, convivono armoniosamente con la natura.
Oren, inoltre, è nota per essere la più piccola frazione boschiva nella vasta regione di Phinix.
Le persone locali sono sempre molto allegre e cordiali con chiunque, essendo in pochi ad abitare il luogo, per molti era facile conoscersi a vicenda.
La vita era prevalentemente serena e Nero era abituato a trascorrerla in tal modo.
Il ragazzo non aveva molti amici nei dintorni...il più delle volte preferiva starsene da solo.
Era un tipo abbastanza timido e introverso, ma anche indifferente all’idea di fare nuove conoscenze.
A causa di questa sua caratteristica, però, veniva spesso escluso e trattato con freddezza da molti suoi coetanei.
Rimanendo orfano sin dalla tenera età, a prendersi cura del giovane era il nonno, il quale, essendo abbastanza anziano, era costretto ad assumere dei farmaci per mantenersi in salute.  
Con il passare degli anni, Nero provvedeva sempre a più faccende domestiche, data la crescente debolezza del nonno.
Doveva contare solo su se stesso per molte cose, e tutto ciò era alquanto triste e stancante per un ragazzo della sua età.
Quella mattina, come al solito, Nero si era svegliato tardi e, a scuola, in molti lo prendevano in giro per questa abitudine: (ore 08:40)
> Eccolo! Ahaha <
> Wow! Avevo puntato sulle 08: 45! <
> Ahhhh, Buongiorno! Ahaha (con tono pungente e infantile) <
Nero era abbastanza infastidito dall'atteggiamento dei compagni, ma di solito si limitava all’indifferenza.
Il suo posto era al primo banco, vicino ad una ragazza carina e dolce di nome Levi.
> Buongiorno, dormiglione < (sorrideva lei)
> Giorno… < (con sguardo annoiato da parte di lui)
Levi era l’unica in grado di “empatizzare” il suo stato e comprendere il perché dei suoi atteggiamenti…ed era l’unica a cui Nero teneva.
I due erano abbastanza legati l'un l'altra. Ogni tanto si aiutavano a vicenda nei compiti, condividevano i libri, la strada di ritorno verso casa.
A volte capitava anche che, dopo la scuola, decidessero di pranzare insieme al piccolo ristorante locale, che affacciava proprio sul lago.
Levi era la figlia del proprietario, quindi spesso veniva offerto il dolce a fine pasto. Intanto il simpatico cameriere che lo serviva, conoscendo entrambi, si divertiva a definirli “piccioncini” e a mettere una rosa al centrotavola prima di servire i pasti.
I due si imbarazzavano facilmente sentendo queste parole e Nero, per ricambiare la simpatia, gli faceva credere di avere sporco il grembiule o di aver lasciato la radio accesa nella sua macchina prima di entrare.
A volte ci cascava proprio come un pollo e, i due, se la ridevano abbondantemente.
Stavano proprio bene insieme, era come se si colmassero a vicenda.
Verso sera, scelsero di andare a sdraiarsi su una prateria adiacente alla riva del lago, che era l’ideale per starsene in santa pace e godere della pienezza del cielo in tranquillità.
> Come sei stata oggi? <
> Bene, anche se ora sono un po’ stanca... <
> Vuoi che ti prenda un caffè? <
> Ahaha, perché no! Se non fosse per il fatto che siamo minori… <
> Già…chissà cosa accadrebbe se qualcuno venisse a sapere che bevo birra di nascosto...OPS! <
> Ahahahaha, Scemo, ecco perché fai spesso tardi la mattina a scuola! <
> No, è colpa della sveglia, forse ci è andato a finire qualche goccio sopra… <
> Ahahaha < risero e sospirarono entrambi.
> Questa notte il cielo è meraviglioso, non trovi Levi? <
> Già…le stelle sono molto chiare <
> Adoro queste serate, vorrei trascorrerle tutte così <
> A chi lo dici… <
Dopo essere stati ad osservare il cielo e a chiacchierare, Levi disse con sguardo insofferente:
> Si è fatto tardi…vado altrimenti mio padre mi fa per l’ennesima volta la solita ramanzina <
> Vuoi che ti accompagni? < domandò Nero
> Se per te va bene… < rispose Levi
-Dopo essere giunti sotto casa sua:
> Allora grazie per avermi accompagnata, Nero <
> Di nulla…<
> Oggi sono stata…bene…insieme a te <
> Grazie...anch’io… i-insieme a te <
Entrambi arrossirono e si salutarono timidamente:
> Allora a domani, Nero <
> Già...<
E Nero gesticolò con la mano per salutarla.
Durante il tragitto per il ritorno, però, Nero notò un anziana signora, mai vista prima, vestita elegantemente di bianco e con un bastone in legno... intagliato in modo particolare.
Sembrava stesse cercando qualcosa e non appena Nero si avvicinò, gli chiese:
> Scusa, Giovanotto, mi daresti una mano a cercare il mio anello? <
> Le è caduto qui vicino? <
> Si, sarà qui a terra, da qualche parte <
> Va bend, la aiuterò a cercare <
> grazie, tesoro, sarò anziana ma delle volte sono proprio una sbadata, eheheh <
Nero sorrise e aiutò ka signora a cercare l’anello.
Dopo una decina di minuti, sbirciando vicino un cespuglio, notò un oggetto luccicante. Avendolo raccolto, realizzò che era un anello, ma dall’aspetto molto particolare.
Si girò per restituirlo alla signora, ma quest’ultima scomparve all’improvviso.
Nero si guardò attorno e perlustrò il territorio, ma la anziana donna era scomparsa.
Confuso da quanto accaduto, il ragazzo fece ritorno a casa e andò subito in camera sua per osservare l’anello.
Esso era completamente composto di un minerale simile al diamante, ma leggermente più azzurro. Sulla superfice presentava delle scritte, ma non appartenenti ad una lingua conosciuta.
Nero pensò che probabilmente si trattasse solo di segni incisi senza alcun significato, ma non riusciva ugualmente a spiegarsi l’improvvisa scomparsa della vecchia.
Tra ipotesi e ricerche, però, non trova conclusioni e, stanco di pensarci, andò al letto.
> Che palle, ci mancava solo questa… Dio solo sa se domani vedrò anche un unicorno… <
Disse per alleggerire la situazione, che si presentava strana ed...inquietante.
Trascorsa mezz’ora a voltarsi e rigirarsi, Nero si addormentò.
Durante la notte, l’anello iniziò ad emettere un lieve bagliore, mentre il ragazzo, immerso nel sonno, iniziò a sudorare e a palpitare.
Si agitava tra le lenzuola, sognando di sprofondare in un vuoto soffocante.
Dopo un po’, il vuoto iniziò a ridursi, mentre l'anello intensificava il suo bagliore.
Improvvisamente, si costruì uno scenario totalmente in bianco, raffigurante una donna con un neonato fra le braccia.
Nero, senziente in quel momento, decise di incamminarsi verso di loro.
Come appena giunse vicino, scomparirono entrambi e lo scenario cambiò immediatamente, mostrando il lago di Oren e la natura che lo circonda, irradiata dai raggi del sole.
Qualche minuto dopo, ricomparve la donna nel medesimo scenario, ma questa volta, c’era solo lei, seduta per terra, da quel che sembrava, in lacrime.
Dopo alcuni istanti e tentativi di Nero di avvicinarsi, la donna si smaterializzò nuovamente.
Al suo posto, comparve l’amica di Nero, Levi, impiedi di fronte al lago.
> Levi…? <
Nero, ancora più teso, tentò di avvicinarsi. La ragazza si voltò sorridendogli.
Nero si fermò, e a sua volta le sorrise.
>Levi...<
Ma a quel punto, il vuoto ricomparve, distorcendo brutalmente lo scenario.
> LEVI!! <
Urlò Nero, tentando di avvicinarsi protendendole la mano.
I due correvano l’uno verso l’altra, ma anziché avvicinarsi, la distanza tra loro aumentava. Il vuoto, propagandosi sempre di più, divorava ogni cosa gli si anteponesse.
Ogni tentativo da parte di Nero di avvicinarsi alla sua amica era inutile...il vuoto era troppo fulmineo.
Il lago non c’era più, la luce del sole non si vedeva più, e la mano protesa di Levi, fu l’ultima cosa che Nero riuscì a vedere.
> LEVIIII!! <
Nero sprofondò nuovamente nelle tenebre e, a quel punto, avvolto appieno dall’oscurità, si svegliò di sobbalzo con l’affanno e il cuore a mille.
(Ore: 06:00)

Fine Capitolo 1

INFO:

Descrizione dei personaggi:
Nero: 16 anni
Altezza: 1,75 ; Peso: 63 Kg ; Corporatura: magra ; Carnagione: chiara ; Capelli: medi, neri.
Levi: 16 anni
Altezza: 1,70 ; Peso: 55 Kg ; Corporatura: Fragile ; Carnagione: chiara ; Capelli: Lunghi, castano chiaro
 

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Capitolo 2
*** Realtà ***


>AHH!<  
Il suo affanno era molto intenso, la sua fronte tutta sudata e, i suoi occhi, in lacrime.
Era la prima volta in cui Nero fu pervaso in maniera così acuta dalla paura…la paura di perdere una delle cose a lui più care.
>Levi…<
Dopo aver realizzato che si trattava semplicemente di un sogno placò l’affanno ed emise un sospiro di sollievo, ma nonostante fosse sveglio, in quel momento la cosa che più gli premeva era vedere la sua amica.
Era come se si fosse allontanato “realisticamente dalla realtà”, avvolto dalla sensazione di essere rimasto addormentato a lungo e lontano da ogni cosa.
Riacquisita un po’ di calma, si alzò e andò a prepararsi già dalle 6 del mattino, credendo fosse tardi.
Stavolta però la fretta era tale che tra doccia e abbigliamento impiegò meno di mezz’ora nella preparazione.
Finalmente pronto e intento ad uscire da casa, guardò l’orologio…
>Che palle…<  
Questa fu la sua reazione dopo aver realizzato che era ancora troppo presto per recarsi a scuola.
In quei termini “aspettare” per lui significava rimanere ancora distante dalla sua amica, ma purtroppo non gli rimaneva alternativa.
Passò più di mezz’ora a sbuffare, agitare le ginocchia e ad osservare impazientemente l’orologio.
A quel puntò udì una voce piuttosto debole, ma con tono allegro e gradevole.
>Di già?<
Era la voce del nonno di Nero, sorpreso di vedere il nipote in piedi a quell’ora senza che venisse a svegliarlo.
>Ah…ehm, buongiorno nonno<
>Buongiorno a te, giovanotto, come mai di buon’ ora?<
>Stanotte…ehm…beh, stanotte…non ho dormito granchè<
>Ti senti bene, figliolo?<
>Si…sto bene…<
>Mmmh…< emise il nonno con tono di perplessità.
>Ragazzo, perché non vieni a mettere qualcosa sotto i denti?<
>No grazie…sto bene così, nonno<
>Coraggio, non ti fermi mai a fare colazione, vai sempre di fretta dopo che ti ho svegliato!<
>Mmh…va bene<
Il nonno, nonostante avesse vari problemi di salute, era sempre molto premuroso nei confronti del nipote, dopotutto anche lui sapeva cosa si provasse a rimanere orfano, nel suo caso di padre.
>Ah…oggi il tempo non è molto soleggiato…ti conviene portare un ombrello, ragazzo, non si sa mai<
>Già...<
Durante la colazione, il nonno domandò nuovamente a Nero come mai fosse così teso.
>Allora, giovanotto, mi dici cos’hai avuto? Hai fatto per caso un brutto sogno?<
Mentre mangiava voracemente, venne colpito dalla parola brutto sogno, alla quale rispose, masticando ancora il boccone:
>Uhmm, NO...probabilmente è stata...l-la cena!<
Il ragazzo non aveva voglia di far preoccupare il nonno descrivendogli il malessere da lui provato, quindi cercò di essere evasivo. 
>Ah…voi giovani di oggi…tutti così tesi e pieni di segreti!<
Nero alzò gli occhi al cielo, come per esprimere noia da quella classica affermazione.
>A proposito, mi dici questo dove l’hai trovato?<
A quel punto il nonno estrasse dalla tasca l’anello raccolto da Nero.
>Quello?? Ehm…per terra! ...probabilmente l’aveva perso qualcuno…<
Guardando l’anello, al ragazzo tornò in mente fulmineo l’accaduto della sera precedente, che fino a poco fa, sembrava aver dimenticato.
>Mhhh, è davvero bello…devi darlo alla tua fidanzata?<
>COSA?? N-NO!<
Il nonno guardò con un sorriso suo nipote esprimere ingenuamente imbarazzo.
>E in più te l’ho detto mille volte, non è la mia fidanzata, è…è solo…u- un’amica!<
Il nonno guardò ancora più sorridente il nipote completamente arrossito.
>Ah, voi giovani di oggi!<
Esclamò il nonno sospirando.
>AH, VOI GIOVANI DI IERI!<
Esclamò ironicamente Nero, seguito dalla risata del nonno.
>Si sta facendo tardi, adesso vado…ci vediamo oggi, solito orario<
E questo? Domandò il nonno indicando l’anello.
>Ah, ehm…dallo a me<
>Mph…a più tardi, figliolo…e fa’ il bravo!<
Non sono mica un bambino, disse irritato fra se e se.
Uscendo da casa già avvertiva un senso di serenità, libero dall’oppressione delle mura, ma non aveva comunque idea di cosa farne dell’anello.
>E ora dove lo metto sto coso?< sbuffò domandandosi dove avrebbe potuto custodirlo.
Intanto però lo osservava sempre più incuriosito, ricordandosi della misteriosa donna alla quale probabilmente apparteneva e della sua improvvisa scomparsa.
>E se...<
Assalito dal dubbio che fosse stato un evento non casuale, Nero provò ad infilarselo al dito.
Non accadeva nulla…era un comune anello.
>Già…c’era da aspettarselo<
Un po’ deluso dalla sue aspettative, se lo levò e lo ripose in tasca.
>Basta cazzeggiare...< si rimproverò, ricordandosi di cose più importanti.
Erano le 07:30, orario in cui Levi solitamente usciva di casa.
Pensò di passare da lei, condividendo così il tragitto verso scuola.
Giunto sotto casa dell’amica, Nero vide la madre curare le piante e le aiuole poste all’ingresso dell’abitazione.
La signora a sua volta vide il ragazzo.
>Ciao, Nero!< sorridente come sempre
>Salve…< con un timido sorriso
>E’ da un po’ che non ti vedo! Diventi sempre più bello!<
>Ah…grazie< Nero arrossì per il complimento
>Cerchi Levi?<
>Si, è in casa?<
>No, si è già avviata verso scuola circa dieci minuti fa<
>AH…d’accordo, grazie per l’informazione<
>Di nulla tesoro, fermati qualche volta!<
>Senz’altro! Grazie ancora<
>Salutami il nonno!<
Dopo essersi allontanato da lì, il ragazzo emise un sospiro silenzioso.
>Almeno ho avuto la conferma che lei sta bene< pensava, ma in quella circostanza, fu assalito di nuovo dalla stessa sensazione provata al suo risveglio.
>Adesso devo solo incamminarmi regolarmente verso scuola…già…tanto prima o poi la vedrò, devo solo stare…calmo<.
Era come se volesse convincersi di essere calmo e che la situazione non gli pesasse, ma in se era quasi al limite dell’angoscia.
Non sopportava più quella sensazione di lontananza da Levi, perciò procedette lungo il sentiero senza fermarsi o distrarsi.
Erano quasi le 8 in punto quando Nero oltrepassò il cancello dell’entrata principale della scuola.
Ad accoglierlo per primi sono stati i suoi compagni, con delle enfatiche parole:
>Cheee??<
>Wuuuuuhuuu<
>E’ la fine del mondo?? ahahaha<
>Non è possibile! ahahaha<
Nero non li ignorò volutamente, passò oltre senza nemmeno accorgersi di loro.
La scuola non era molto grande e Levi non si vedeva in giro, quindi Nero pensò che probabilmente stesse già in classe.
Valicata la porta d’ingresso, la campanella suonò e il resto degli studenti cominciarono ad entrare nelle proprie classi.
>Ormai manca poco< pensava.
>Devo solo oltrepassare la porta e la vedrò...finalmente<
Nero era sul punto di aprire la porta, ma quando lo fece il suo respiro si bloccò all’istante.
Il suo cuore non subì mai un dolore più acuto di quello.
Era rimasto immobile per una manciata di secondi ad osservare il banco di Levi, ancora vuoto.
>Cosa? ; Perché? ; Sarebbe dovuta essere qui! ; Dov’è? ; Perché non è qui?<
Nella testa lo assalivano mille domande allo stesso momento.
Il professore, meravigliato per la puntualità del ragazzo esclamò sorridente:
>Nero! Buongiorno, mi sorprende che oggi sia tu il primo ad entrare in classe! Vedi che con un po’ di impegno e organizzazione si riescono a superare certe cose?<
>Perché? ; Dov’è? ; Non può essere…<
Il ragazzo indietreggiò lentamente dall’aula.
>Nero, ti senti bene?<
Si voltò di scatto e corse via per andare a cercare Levi.
>Nero, dove vai?<
Correva per i corridoi, mentre gli altri ragazzi lo guardavano allarmati.
>Ma che sta facendo?<
>Ma è pazzo?<
Correva disperatamente per la scale in cerca della sua compagna, ma non la vedeva da nessuna parte.
Era davanti all’ultimo corridoio del piano superiore, laddove sperava di trovarla, ma lei non c’era, non c’era nessuno a quell’ora.
Nero rallentò il passo, quasi a volersi rassegnare.
Era solo, fermo, immobile, sul punto di svenire.
Non riusciva più a reggersi in piedi per il dolore…il dolore che si prova quando non si trova una risposta ad una domanda, una speranza in un sogno, ma sorattutto, quando non si trova la persona amata vicino a se.
>Perché mi sta succedendo tutto questo…?< si domandava il ragazzo, poiché non capiva la ragione per cui fosse così ossessionato dal rivedere Levi.
A quel punto però, alle sue spalle sentì una voce.
>Nero…<
I suoi occhi si spalancarono ampiamente.
Una voce angelica, la più bella che avesse mai sentito.
L’unica voce che lui stesso vorrebbe pervadesse la sua anima.
La voce che attendeva con ansia.   
Era la voce della ragazza che amava, Levi, all’udir della quale si girò verso di essa, sorridendole e versando una piccola lacrima…forse per la gioia di aver rivisto il suo amore.
>Ciao…Levi<

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Capitolo 3
*** Animo ***


>Nero…che ti succede? Perché stai piangendo?<
>Levi…<
Nero non riusciva a pronunciare altro che il suo nome.
Era sollevato per averla finalmente rivista, talmente sollevato che cadde in ginocchio sospirando.
Levi, preoccupata, si avvicinò di corsa a Nero, il quale la abbracciò subito dopo essersi inginocchiata davanti a lui.
>…<
Continuava a versare piccole lacrime, mentre Levi gli carezzava il viso e la spalla per rasserenarlo.
>…sono qui, Nero…<
>Già…<
Di seguito i loro corpi si discostarono per un istante, l’istante necessario per far sì che i due si guardassero negli occhi.
A quel punto, il respiro di Levi si bloccò per l’emozione, mentre Nero inspirò profondamente.
>Sei così carina anche quando ti preoccupi per me…<
>Nero…<
Gli occhi di lei brillavano, mentre quelli di lui reprimevano le lacrime.
>…<
All’improvviso, però…
>Voi due, che succede?<
Vennero interrotti bruscamente dal bidello, il quale credeva che uno dei due si sentisse male.
>Uhm…niente, niente<
I due si alzarono lampanti.
>Tornate in classe, forza! E’ tardi!<
>Subito< disse Levi annuendo.
Senza dire una parola per l’imbarazzo, entrambi si diressero in classe.
>Eccoli i piccioncini! ahahaha<
>Amore, amore mio ahahaha<
>Silenzio!< esclamò il professore.
Ignorando i compagni, i due si sederono e la lezione cominciò.
Sembravano molto presi dall’accaduto di poco fa.
Terminata la lezione, Levi si fece avanti, ancora con imbarazzo.
>Nero…come ti senti adesso?<
>Va meglio, grazie…scusami per averti fatta…preoccupare stamattina…<
>Non è niente…piuttosto, perché eri così agitato?<
>E’ una lunga storia…<
>…<
>A proposito...a che ora sei entrata stamattina?<
>Alle 8:10 , come sempre<
>Cosa? Come sempre?<
Nero fu tremendamente colpito da quella affermazione.
>Si, prima di entrare mi fermo sempre a salutare mia nonna<
>AH...ehm…non lo sapevo…<
>Ovvio, entri sempre dopo di me!< esclamò Levi con tono ironico ed un sorriso allegro.
>Mph…< con tono irritato da parte di Nero
>Comunque devo farti i miei complimenti, stamattina sei entrato prima di tutti in classe! Touchè!<
>Già…mercì…< rispose Nero con tono ugualmente irritato, che di seguito però divenne allegro.  
Mano a mano che conversavano, l’imbarazzo per l’accaduto calava.
>Ahh, sono quasi le 13:30…Allora, andiamo?< Domandò Levi
>Andiamo…< Rispose il compagno
I due si incamminarono verso casa.
>Senti…Nero…<
>Si…?<
>prima di…<
Prima che terminasse la frase, Nero e Levi scorsero da lontano tre ragazzi, dall’aspetto rude, che accerchiavano un altro ragazzo con le spalle al muro.
>Ma che fanno?< domandò Levi a vuoto.
All’apparenza, quello contro il muro sembrava intimidito, forse stava ricevendo delle minacce.
Quelli che lo accerchiavano, invece, erano chiaramente i tre bulli più temuti della scuola.
I due, avvicinandosi, assistettero alla scena con più chiarezza.
>Vi prego, lasciatemi stare, vi giuro, io non ho detto nulla…< comunicava sofferente il povero ragazzo, mentre veniva preso per la gola e strattonato con violenza contro la parete.
Il più grosso, quello che lo stringeva forte al collo, gli sferrò crudelmente un pugno nello stomaco, facendolo accasciare al suolo.
Gli altri due, che stavano in disparte, se la ridevano e danneggiavano le cose che portava con se.
Levi, angosciata per la visione, portò le mani davanti alla bocca.
Nero invece emise uno sguardo rabbioso.
>Figli di….<
Mentre il ragazzo si trovava a terra, ansimante per il dolore, come se non bastasse il grosso cominciò a prenderlo a calci nell’addome.
>Basta…< pronunciò Levi con tono lieve e disperato
Mentre Nero espirava ancora più rumorosamente, mancava poco perché la ragazza piangesse.
Il bullo non si fermava, colpiva ininterrottamente il povero ragazzo all’addome e alla schiena senza pietà.
Levi, ormai al limite, urlò istintivamente
>B-BASTA!<
Nero non poté più stare a guardare.
Si avvicinò di corsa ai bulli, che continuavano a picchiare il ragazzo.
>HEY!!<
All’udire di quella sonora voce, i primi due si girarono verso Nero.
>Che cazzo vuoi, ragazzino?<
>Lasciatelo stare, pezzi di merda!< Urlò impavido Nero.
>Nero!< esclamò preoccupata la sua amica.
>Wohooo, lo stronzetto è un duro!< disse uno dei due.
A quel punto, il più grosso si voltò e si avvicinò.
Di stazza sarà stato almeno il doppio di Nero.
>Dimmi un po, ragazzino, proprio oggi vuoi morire?< gli domandò con fare intimidatorio.
>Sai, anche se ti dicessi di si, sono convinto che non morirei< rispose Nero ironicamente.
>…<
Il grosso rimase in silenzio, mentre gli altri due commentarono alla risposta.
>Whohoo…l’ha fatta grossa mi sa...ahaha<
>Meglio se si faceva gli affari suoi…ahaha<
>Strappagli quella lingua, boss!<
Mentre il “boss” rimaneva ancora in silenzio, Nero si diresse verso il ragazzo ferito per controllare la sua situazione.
>Va tutto benw?< gli domandò.
>S…si, va meglio< ancora dolorante per i colpi subiti.
A quel punto il grosso si avvicinò alle spalle di Nero e tentò di sferrargli un montante dietro la tesa.
>NERO, ATTENTO!< urlò Levi
Inconsapevole di tutto, Nero schivò rapidamente il colpo, mentre l’altro fece urtare il suo pugno contro la parete.
>ARRGH! CHE CAZZO!< urlò per il dolore.
La rapidità e la prontezza della schivata erano tali che neanche Nero sapeva come ci fosse riuscito.
>Ma che...?<
Il resto del “pubblico” osservò stupefatto.
>Piccolo bastardo, ti ammazzo!< gridò furente il bullo.
>Nero…< disse la ragazza fra se e se, spaventata per la situazione ma anche impressionata dalle doti del suo amico.
Il bullo si scagliò contro di Nero come una furia.
Cercava di colpirlo più e più volte alla faccia e al corpo, ma lui continuava a schivare con velocità e tecnica stupefacenti.
>Ah…Uh…Ah…< il grosso stava cominciando a stancarsi, ma non si fermava.
A quel punto, mentre continuava a sferrare colpi sempre più lenti, Nero si abbassò tendendogli uno sgambetto.
Il grosso cadde a terra.
Gli altri due bulli erano increduli della situazione, mentre Levi e il ragazzo ne furono sbalorditi.
>ORA BASTA!< gridò il bullo su tutte le furie.
Si rialzò e si scagliò nuovamente contro Nero, ma stavolta però, lo prese in pieno labbro con un pugno.
>Agrhh!<
>NERO!< gridò Levi
Nero andò a terra, stordito per il colpo.
Approfittando dell’occasione, il grosso non esitò a prenderlo a calci e a pugni come fece precedentemente con il ragazzo.
Gli altri due lo incitavano.
>Wuhuuu!<
>Dagli una lezione, Boss!<
Levi rimase pietrificata.
>…<
Dopo un po’, il boss smise di colpirlo e si avvicinò lentamente ad uno zaino.
Mentre Nero era ancora a terra gemente per il dolore, il grosso estrasse dallo stesso zaino quello che sembrava un tubo di piombo.
>N-No!< esclamò la ragazza terrorizzata.
Il boss tornò da Nero e iniziò a colpirlo con il tubo sia sulla schiena che sull’addome.
>Yuhuuuu! Siiiii!<
>Ahahaha, grande Boss!<
Levi, impaurita e in lacrime, guardava Nero subire colpi violenti.
>Che c’è stronzetto, adesso non riesci a schivare?<  
>Argh…<
Nero non riusciva a reagire ai colpi.
Subito arrivò l’attimo in cui Levi si precipitò per andare a fermare il bullo.
>Vi prego, basta! Nero! Hump…<
Venne presa per il braccio e scaraventata a terra da uno dei bulli che assistevano in disparte.
>Zitta e alla larga, o le prendi anche tu!<
>Il tuo fidanzato doveva pensarci bene prima di immischiarsi! ahaha<
>Nero!< Levi si rialzò e tentò di nuovo di correre dal suo amico.
>Ancora? E levati dalle palle!< esclamò un bullo, scaraventandola di nuovo a terra con un calcio.
Levi finì a terra, in lacrime, sembrava essersi fatta male, ma nonostante tutto cercava di rialzarsi ignorando il dolore.
>Nero…<
Il suo primo pensiero in quel momento era il suo amico, ma non riuscì a reggersi in piedi che subito cadde in ginocchio.
>Ahahaha, hai esagerato un po’ stavolta!<
>Già, è carina dopotutto, ahahaha!<
>Nero…< continuava a dire la ragazza.
Come appena Nero vide Levi a terra e i bulli che la opprimevano, sentì dentro di se un fuoco divampare.
Strinse i pugni, ignorando i colpi che subiva.
Strinse i denti, alimentando la sua rabbia.
I suoi occhi assunsero una tonalità più accesa del solito.
>EAAAARGH!!!<
>EH?!<  
>AAAARGH!!!<
Nero si alzò di impatto, sferrando un pugno all’addome del grosso.
>UHMM!< proferì quest’ultimo per il dolore.
Il grosso si inginocchiò subito dopo aver ricevuto il pugno.
Approfittando della sua posizione, Nero gli diede una ginocchiata in piena faccia, facendolo cadere all’indietro.
>COME?!<
>MA CHE CAZZO?!< 
Commentarono gli altri due allarmati.
Come appena Nero li guardò negli occhi, ne furono terrorizzati.
>Ma che…?< disse il ragazzo che era ancora a terra.
Il primo si scagliò verso di lui con un montante.
Nero, dopo averlo schivato, lo prese alla mandibola con un pugno, sbilanciando la sua posizione e facendolo cadere a terra con un calcio.
L’altro, impaurito, si fiondò a prendere il tubo.
Dopo averlo raccolto, si diresse alle sue spalle per attaccarlo, ma non fece in tempo che Nero, spostando il suo asse dorsale, afferrò il bullo per i polsi, storcendoglieli brutalmente e scaraventandolo a terra con violenza.
Il grosso, dopo essersi ripreso, si fiondò di nuovo contro Nero con un calcio frontale, ma il ragazzo gli bloccò la gamba tra le braccia e gli diede una forte gomitata sul menisco, quasi rompendoglielo.
Dopo di che, lo prese nuovamente in piena faccia con un pugno.
>Maledetto…BASTARDO!< disse quello che lo assalì di nuovo alle spalle.
Afferrò Nero sotto le braccia da dietro, mentre quello con il tubo in piombo gli si posizionò davanti per colpirlo.
Prima che potesse colpirlo alla fronte, però, Nero diede una testata a quello che lo manteneva e “scalò” con i piedi il busto di quello davanti, dandogli un calcio sul naso e per concludere, fece una capriola all’indietro giungendo alle spalle di quello che lo teneva.     
Diede un calcio nella schiena a quello che ormai gli si trovava davanti, facendoli finire così l’uno sull’altro.
Nero sembrava proprio un demone, sia dalla rabbia che emanava, sia da come combatteva.
Dopo quella dimostrazione e dopo che il grosso fu fuori combattimento, i due se la diedero a gambe.
Pochi secondi dopo li raggiunse anche il loro boss, zoppicando.
>Via, cazzo, VIA!<
Nero raccolse il tubo di piombo che era ancora per terra e lo tirò addosso ai tre mentre si ritiravano, non colpendoli purtroppo.
>AARHG!<
I tre erano ormai distanti.
>Uh…Uh…Uh…< Nero si calmava, respirando rumorosamente.
Aveva le mani sporche di sangue… il sangue del bullo a cui ruppe la faccia.
>Uh…Uh…< continuava a respirare.
>Nero…< disse Levi guardando il suo amico.
>Levi…scusami…<
Quest’ultima si alzò in lacrime e corse ad abbracciarlo.

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Capitolo 4
*** Decisione ***


>Nero…<
Levi stringeva forte il compagno tra le braccia, singhiozzando per le lacrime.
>Tranquilla, è tutto finito…< diceva lui per rasserenarla.
>N-Non farlo mai più!< rispose lei con tono di rimprovero, stringendolo sempre di più a se.
>Scusami…< rispose lui, dandole un bacio sulla fronte.
>Oh…Nero…<
I due rimasero abbracciati intensamente l’uno all’altra.
Dopo essersi spaventata a morte per il suo adorato amico, in quel   momento, tra le sue braccia, Levi provava una sensazione di serenità, che nessun altro oltre Nero avrebbe potuto conferirle…la serenità che si prova quando si è accanto alla propria anima gemella.
>Così mi fai male però…< disse scherzosamente Nero, seguito da una lieve risata da parte di Levi.
>Mhp…<
I due si scostarono per un istante.
>Il labbro…ti sanguina ancora…< disse Levi preoccupata, carezzandogli il viso.
>Ah…Non è niente…< rispose Nero.
>Tu invece stai bene?< domandò lui a sua volta.
>Si…sto bene<
>Quei bastardi…giuro che se…<
>Nero…basta…ti prego< disse Levi interrompendo il compagno.
>Già, hai ragione…scusa<
I due, mano nella mano, si guardarono nuovamente nel profondo degli occhi, scorgendo l’uno nell’altra la pienezza delle loro emozioni.
>…<
>Levi…io…<
>…<
>Scusate…< Intervenne il ragazzo di poco fa, vittima di quei tre.
I due si ricomposero immediatamente.
>Ehm…uhm…si?< rispose Nero esprimendo imbarazzo, mentre Levi arrossì del tutto.
>Grazie per essere intervenuti poco fa…< espresse con tono di gratitudine.
>Ah…figurati…< rispose Nero.
>Tu stai bene? Sei ferito?< domandò Levi al ragazzo.
>Abbastanza…ora però va meglio, grazie<
>Chi erano quei tre? Cosa volevano?< domandò Nero.
>Erano tre ragazzi dell’ultimo anno…credevano che avessi spifferato delle cose riguardo ai loro “affari”<
>Che genere di affari?...<
>Ehm…fanno soldi vendendo sigarette ai ragazzi del primo anno… <
>Mhp…che schifo< espresse Nero con tono e sguardo disguatato.
Levi prese Nero per mano, come per calmarlo.
>Già…< rispose il ragazzo a sua volta.
>Comunque…WOW…hai combattuto davvero bene! Sei per caso una cintura nera??< domandò quest’ultimo entusiasta con un sorriso euforico.
>Ehm…più o meno…eheh< rispose Nero con un sorrisino imbarazzato.
>Sei stato grande…davvero! Qualche volta dovresti insegnarmi un paio mosse…ahahaha<
>Ehm…perché no…ahaha<
Tutti e tre si misero a ridere sonoramente.
>Ahhh…ops, è tardi…devo andare…mia madre mi starà aspettando<
>Te ne torni da solo?< domandò Levi al ragazzo.
>Si, no problem, abito qua vicino<
>Bene allora, alla prossima…ehm…<
>Yuri…mi chiamo Yuri<
>Yuri…Io sono Nero, lei invece è Levi<
>E’ stato davvero un piacere, Nero e Levi< disse Yuri con tono gioioso.
>Piacere nostro, Yuri< rispose Levi con un sorriso ed altrettanto tono.
>Siete davvero gentili…magari tutte le coppie fossero come voi<
>Ah, Ehm…grazie…eheh< rispose Levi imbarazzata, mentre Nero arrossì completamente.
>Bene, io vado allora…alla prossima< disse Yuri per concludere.
>Ciao…e riguardati!< rispose Nero.
Dopo che Yuri si allontanò, Nero e Levi si guardarono negli occhi...di nuovo.
>Ah…< sospirò Nero sorridendole.
>Andiamo?< Le domandò.
>Si…< rispose Levi con un sorriso.
I due ripresero a camminare.
Non mancava molto all’arrivo a casa della compagna, erano ad oltre la metà del tragitto.
In quel momento, Levi sembrava essersi rasserenata almeno un po’, ma per Nero non si poteva dire altrettanto.
A volte il suo sguardo ricadeva verso il basso, sembrava pensieroso.
>A cosa pensi?< domandò la sua compagna.
>Ehm…a niente...sono solo…un po’…stanco< rispose con un sorriso ed un tono innocente.
>Sai…non è che oggi sia stata una delle giornate più belle in assoluto…infondo manca solo che si metta a piovere…< aggiunse lui ironicamente.
>Mph…<
Ancora una volta, la ragazza sorrise grazie al suo amico.
In realtà però, Nero stava pensando a quanto fosse insolita e innaturale quella manifestazione di rabbia da parte sua…in una forma così pura e distruttiva.
Certo, avevano fatto del male alla sua Levi, ma infondo, c’era qualcosa di più, qualcosa che andava oltre quella ragione, qualcosa di…istintivo. 
Era come se, in quel momento, qualcosa dentro di lui si fosse risvegliato e stesse prendendo il sopravvento.
Erano ormai a pochi passi da casa di Levi.
>Beh, allora…uhm…<
Nero si interruppe immediatamente dopo aver avvertito il calore della mano della compagna che prese la sua.
>…<
>Posso tenerti…per mano?< domandò Levi.
>C-certo…< rispose il compagno.
>…<
>Nero…<
>Si…?<
>Sai che…per qualsiasi cosa…io ci sono<
>…Si…grazie…<
>…<
>Anche tu puoi…contare su di me…sempre<
Erano davanti alla porta principale.
>Ti andrebbe di salire?< domandò la compagna
>No…grazie…non preoccuparti…meglio che arrivi in fretta da nonno<
Levi sorrise affettuosamente e gli diede un bacio sulla guancia.
>Mph…< proferì Nero con un sorriso.
>Allora…ci vediamo…< disse Nero.
>Si…< rispose Levi con un sorriso.
Dopo pochi passi...
>Ah…Nero…<
>Si?<
>Stasera vado ad una festa…in famiglia…ti andrebbe…di venire?<
>Uhm…non so se posso accettare…<
>Dai, non preoccuparti, si tiene al solito ristorante…e in più posso presentarti al resto della famiglia<
>Mph…d’accordo allora, grazie per l’invito…<
>Di nulla…la festa si tiene alle 20<
>Ah…bene…A più tardi allora<
>A più tardi…Ciao…<
Nero, come al suo solito, gesticolò con la mano per salutarla.
Dopo aver riaccompagnato la sua amica, il ragazzo si diresse verso casa del nonno.
>Uffff…che giornata!< esplicò con tono di stanchezza, del resto come aveva detto, mancava solo un po’ di pioggia perché fosse perfetta.
La strada rimanente da percorre non era molta.
Mentre camminava, tornò a pensare allo scontro di poco fa…a come fosse riuscito ad essere così “abile” e soprattutto, così feroce…poi cercò di ricollegarlo a tutti gli strani eventi accaduti sino a qualche giorno fa.
>L’anello…<
Prese l’anello che custodiva in tasca e si mise ad osservarlo.
>Che…diavolo sta succedendo…< si domandava.
Poco dopo averlo osservato, Nero entrò in un improvviso stato di trance psichica.
Durò poco più di un attimo...ma fu sufficiente perché intravedesse l’immagine di una donna vestita in bianco...angelica…dai capelli rossi e dagli occhi azzurri.
Sorrideva…
Ella era simile alla sagoma femminile in bianco che Nero vide in sogno.
Il ragazzo non aveva mai visto un volto simile prima d’allora…né nella realtà, né nella sua immaginazione, ma dopo averlo visto, l’effetto che gli conferì fu…diverso…sembrava che quel volto in qualche modo fosse parte di lui.
Lo stato di trance si interruppe subito dopo e il ragazzo venne colpito da un lieve giramento di testa.
>Mph…adesso basta!< esclamò Nero, stanco di tutte quelle stranezze.
Il ragazzo non riusciva più a sopportare tutti quei fenomeni strani e insensati che gli causavano rabbia e preoccupazione.
Per porre fine a tutto questo, si fiondò di corsa al lago, senza voltarsi né fermarsi.
Una volta lì, si fermò.
Di corsa ci mise poco ad arrivare.
>Mph...Mph…< espirava affannosamente.
Nero si trovava davanti alla riva del lago.
Osservava il velo d’acqua…chiaro e limpido come al solito.
L’anello era nella sua mano.
Il ragazzo aveva due opzioni… tenere l’anello con se, oppure lanciarlo in acqua, sbarazzandosene per sempre.
Doveva prendere una decisione…

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