Kingdom Hearts 2.976 pigreco mezzi: Tomorrow never dies – Another strange fragment of stuff – This chapter is the last one we swear di Lord Larry (/viewuser.php?uid=23222)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 0.5 – A scene from nothing – The distance between us can never leave us gobbledygook ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 or something like that – The heart is not why come because antani ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 – To dream is to be, to dream is to do – but Yabadabadabadù ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 – Another place – Another time – And another one gone, another one gone, another one bites the dust ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 – My name is nevermore - God bless the cat that is on the table ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 (or was it 5?) – Memory all alone in the moonlight - I can smile happy your days (I can dream of the old days) ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 – You are safe in my heart and – My heart will go on and on ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 – Look but please don’t touch the glass – Eyeballs don’t leave fingerprints ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 - Fifty shades of Donald Duck – A fragmentary segment of a passage of a fragment of a piece of something ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 – Yeah, yeah, whatever – I’ll make something up for this title too ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 – So love me like you do, la-la-love me like you do – Touch me like you do, ta-ta-touch me like you do ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 –Olympus Coliseum – An ASMR video to help you relax ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 - Wirklich? Sie wissen, Deutsch zu sprechen? - Ich respektiere sehr, Glückwünsche ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 – Life is like a box of chocolate - You never know what you're going to get ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 – I wonder how, I wonder why – Yesterday I thought about a blue blue sky - and all that I can see is just another lemon tree ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 – Oh when the saints – Oh when the saints - Oh when the saints go marching in ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 – I like pizza - Do you like pizza? – I’d really like a pizza right now, like, so badly ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 – If you think this chapter is crazy – Just know that it gets much worse than that ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 – ANAUANAUEEEIIIII – FOR AUR LAIVS TU BI OVEEEEER ***
Capitolo 20: *** Chapter 20 – I dreamed a dream in time gone by – When hope was high and life worth living ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 - C'est l'Ennui! L'oeil chargé d'un pleur involontaire -II rêve d'échafauds en fumant son houka - Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat — Hypocrite lecteur - mon semblable — mon frère ***
Capitolo 22: *** Chapter 22– Now you’re just somebody – That I used to know (Somebooooodyyyyy…) ***
Capitolo 23: *** Chapter 23– Vrei sa pleci dar nu ma nu ma iei - Nu ma nu ma iei - nu ma nu ma - nu ma iei ***
Capitolo 24: *** Chapter 24 - Three Swedish switched witches watch three Swiss Swatch watch switches - Which Swedish switched witch watch which Swiss Swatch watch switch? ***
Capitolo 1 *** Chapter 0.5 – A scene from nothing – The distance between us can never leave us gobbledygook ***
Chapter 0.5 – A
scene from nothing – The distance between
us can never leave us gobbledygook
Cori gotici in
sottofondo. Un ragazzino con I
capelli a punta e l’aria imbambolata affonda silenziosamente
dentro un abisso
oscuro, e atterra delicato come una foglia d’autunno su una
grossa piattaforma
decorata con un orribile disegno dell’orco Shrek.
CRASH
BANG BUM BADABOOM GONG AAAARGHKJHADAKADF!!!
“MA
PORC**
PUT*** FIGLO DI UN*** CU*** TR****”
Il
ragazzino
dall’aria imbambolata si solleva in piedi lanciando urli di
dolore e declamando
colorite bestemmie.
“Ma
Dio****
**** *** la Ma****!!! Ma dove minchia sono?! Che sono ‘sti
cori gotici in
sottofondo che pare d’essere a messa?!”
Si
tocca
delicatamente i capelli, poi controlla che le dita siano sporche di
sangue e
sorride, tranquillizzato:
“Be’,
almeno i
capelli sono ancora abbastanza appuntiti da ferirmi i polpastrelli. Ok,
torniamo
alla domanda: come ci sono finito in una chiesa?!”
Tu non sai niente, Jon Snow. E uno che non sa
niente non può capire niente.
“Come
scusa? Ma
chi è? E chi è Jon Snow?!”
C’è così poco
tempo. E così tanti sequel inutili
da scrivere ancora.
“Eh?
C’è qualcuno?”
No, non c’è nessuno. Sono solo
una voce misteriosa
che parla all’interno della tua mente.
“Una
voce
misteriosa? Ma che vuol dire?”
Se te lo spiego non è più
misteriosa. Quindi non
te lo spiegherò.
“Ah,
ok. Ha
senso in effetti.”
OK NON RESISTO TE LO DICO
“Ma
no, ora mi
rovini il mistero! Non lo voglio sapere!”
IO SONO DIO OVVERO TETSUYA NOMURA E LA MIA
VOCE…
Il
ragazzino si
tappa le orecchie.
“LALALALALALANONTISENTOLALALALALALAAAA”
Trovo tutto ciò è molto
infantile.
“LALALALALAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”
Ok, va bene, mi arrendo, non te lo spiego. Ma non
ti illudere che lasceremo un’aria di mistero o leggenda.
Tutto ciò sarà
trattato in Kingdom Hearts III attraverso un lunghissimo e noiosissimo
spiegone.
“Oh,
bene così,
mi sa che faccio in tempo ad arrivare alla pensione prima che esca.
Dunqueee!
Che ci faccio in chiesa? Non è mica Pasqua!”
Non è una chiesa, imbecille,
è un ambiente onirico
appositamente progettato da me medesimo per creare un senso di mistero
e
leggenda.
“Mmmmh…
in
effetti non sembra tanto una chiesa a ben vedere. E poi tutta
‘sta cosa mi
sapeva un po’ di già visto.”
In che senso scusa?
“Non
so, è un
po’ come se negli anni avessi giocato ad una lunghissima saga
di videogame
spendendo centinaia di euro per seguire tutta la serie, e tutti i santi
capitoli cominciassero con un ragazzino coi capelli a punta come me che
passeggia su frisbee colorati col sottofondo di cori gotici.”
NON DIRE CAZZATE QUEST’INTRODUZIONE
È UN’IDEA
ORIGINALISSIMA INVENTATA DA ME MEDESIMO APPOSITAMENTE PER QUESTO
VIDEOGIOCO!
“Ehiii!
Stiamo
calmini. Hai detto che è un ambiente onirico? Quindi questo
è un sogno?”
Più che altro è
un’esplorazione all’interno del
tuo stesso cuore che serve a…
“Un
sogno?”
Non proprio, stavo anzi dicendo che più
che altro
è un trip introspettivo allucinogeno causato da indigestione
di funghetti…
“Insomma
è un
sogno”
Uff. Va bene, sì, è un sogno!
Cielo, sarai il
quindicesimo ragazzino coi capelli a punta cui faccio fare questa cosa
ma sei
il primo che fa tutte ‘ste domande.
“Momento.
Quindi
tu stai usando un mio prezioso sogno e me lo stai riempiendo di canti
gotici e
mosaici colorati?! Ma guarda che questo spazio mi serve! Qui ci facevo
almeno
due o tre sogni erotici su Jennifer Lopez!”
Senti, perché non andiamo avanti,
così forse il senso
di questa cosa ti sarà chiaro?
“Ne
dubito, ma
va bene. Che succede ora?”
Ti faccio combattere un mostro strambo. Ti suona
bene?
“Mi
sa di
déjà-vu.”
Ma sta’ zitto. Eccoti il mostro. Ciao
ciao, io
vado a disegnare personaggi da mettere nella prossima
fanfic-cioè, videogame
che venderà milioni di copie. Bye bye!
“Un
momento,
non ho manco un’arma!”
Ah, giusto, quasi dimenticavo. Tieni.
Una
grossa
spada a forma di chiave compare in mano al ragazzo.
È un keyblade. C’era una
promozione alla Lidl e ne
ho presi una cinquantina. E pensa te che ero andato solo per comprare
il pane,
ma finisce sempre che torno a casa con qualche keyblade in
più. Comunque
dovrebbe funzionare contro i mostri e in caso si rompa mi faresti un
grosso
favore a prendertene anche qualcun altro che ormai ne ho
così tanti che non so
più dove metterli.
Hai presente quel programma di Real Time,
‘sepolti in casa’, dove ci sono questi accumulatori
compulsivi che si riempiono
la casa di cianfrusaglie … Oh scusa, stavo divagando. Il
mostro, giusto,
eccolo:
Compare
un
mostro gigante a forma di nuvola verde con le braccia e le gambe e
chiusure
lampo dappertutto.
Figo, eh? L’ho disegnato ieri, ci sono
voluti
diciotto minuti di lavoro tondi! Uno per ogni zip!
“Strafigo”,
commenta il ragazzino senza nome, con aria poco entusiasta.
Tutto qui? Non sei spaventato?
“Hai
detto che
è un sogno, quindi direi proprio che non
c’è molto da aver paura.”
Be’, ti avviso che se ti ammazza fai game
over
comunque.
“Ah.
Ok. E come
l’ammazzo io invece?”
Richiederà sforzo e strategia. Aspetta,
fra un
momento dovrebbe apparire la scritta di premere triangolo.
“Uh,
eccola!”
Un
grosso
triangolo verde lampeggiante appare sul mostro.
Ecco, premi triangolo.
Fai pure con calma, tanto dura un bel po’.
“Okkeeey…
vai,
triangolo!”
Il
ragazzino
balza per aria colpendo il mostro dal basso col keyblade,
dopodiché volteggia in
aria come una trottola e ricade sulla creatura attraversandola da parte
a parte
con un vortice di lame, poi gli si arrampica addosso e inizia a
prenderlo a
pugni negli occhi, gli infila il keyblade in bocca e lo usa per fargli
saltare
uno a uno tutti i denti, dopodiché balza di nuovo in aria,
evoca un fulmine dal
cielo che si fonde col suo corpo trasformandolo in una sfera di pura
energia che piomba
sul mostro facendolo saltare in
aria. Alla fine non restano che briciole di mostro qua e là
e una scritta che
segnala il level up.
“Un
po’
facilino…”, commenta il ragazzo con aria delusa.
Però è stato divertente, eh?
Eh?
“Non
direi.”
E poi guarda quanto era figo il design del mostro.
Chiusure lampo ovunque! So cool!
“Si
può sapere
che cos’era, almeno?”
Ah, giusto… non ci avevo pensato.
L’ho disegnato
ma non avevo idea di cosa farci di preciso. Aspe’ che mi
invento qualcosa…
Ecco, è un… un Fartless!
“Un
Fartless?”
Un Fartless!
“E
che sarebbe
un Fartless?”
Ehm… fammi pensare… facciamo
che… sì, dai,
dovrebbe funzionare… Ecco ecco: un Fartless è un
essere nato quando un
individuo il cui cuore ha ceduto all’oscurità
trasforma tutta la propria
oscurità in gas metano attraverso un’oscura
scorreggia di oscurità! Quello che
nasce è una creatura, ovviamente, oscura, fatta interamente
di gas (oscuro)!
“Un
momento, un
momento! Negli altri giochi si era detto che le persone sono fatte di
un corpo,
un’anima e un cuore! Che c’entra adesso il
gas?!”
Be’, c’è sempre
stato anche il gas, ecco. E c’era
scritto anche ne diari di Ansem! Solo che… uhm…
vediamo… Xehanort lo aveva
cancellato, ecco!
“Ma
non c’erano
tracce di cancellature nei diari di Ansem!”
Perché ha usato un bianchetto speciale
fatto da
Naminè usando un frammento del cuore di Sora, che
è in grado di cancellare
senza lasciare tracce!
“Questa
cosa
non ha alcun senso.”
Però era veramente figo il
coso… cioè, il
Fartless, vero? Guarda quante zip!
“Ma
che
c’entra?!”
Senti, abbiamo perso fin troppo tempo e la storia
qui non procede. Quindi adesso ti svegli. Toh.
E
il ragazzino
si sveglia.
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Capitolo 2 *** Chapter 1 or something like that – The heart is not why come because antani ***
Chapter 1 or something like
that – The heart is not why
come because antani
“WOWWWW!”
Il
ragazzo si
sveglia di soprassalto e sbatte la testa contro uno scaffale. Gli cade in testa un vecchia playstation 3
insieme a mezza
dozzina di vecchi videogame che erano poggiati lì sopra. Si massaggia la testa e si rialza
dolorante
lamentandosi.
“Porca
putt****
la Ma**** ***** beeep**** beepp**********!!!!!”
“Ciao
Nixon!”,
fa una voce femminile un po’ scema.
“AAAARGH!
Chi
cazzo sei cosa vuoi cosa ci fai in camera mia brutta ***** ****
***?!?”
“Ma
come?”,
dice una ragazza dagli assurdi capelli color ravanello, “sono
Gina, sono la tua
più cara e vecchia amica e fra noi ci sono sottesi
romanticismi. Sono sicura
che ora ti ricordi.”
“Ah,
giusto. Però,
che buffo. Stavo pensando che se vivessimo in un videogioco questa
scena
sembrerebbe fatta apposta per presentare due nuovi ed inutili
personaggi ad un immaginario
osservatore.”
“Ah!
Che
sciocchino! E chi mai ci starebbe guardando?”, fa Gina;
“non certo tu, vero?
Sì, dico a te. Tu che stai leggendo in questo momento. Non
te ne fregherà mica
davvero qualcosa del diciottesimo midquel-sequel-prequel di Kingdom
Hearts,
vero?”
“Ehm…
Gina…”,
fa Nixon, “con chi stai parlando?”
“Oh,
con
nessuno, sciocchino!”, risponde Gina facendo una risatina
scema degna di
un’aspirante Miss Italia; “dai, ora facciamo
qualcosa di inutile e non
divertente!”
“Tipo
cosa?”
“Mi
dovrai
aiutare con la mia collezione di sassi brutti. Devi raccogliermene
dodici!”
“Anche
per
favore, però.”
“Va
bene, sai
che ti dico? Se ti scoccia non lo fare.”
Gina
incrocia
le braccia. I due si guardano per qualche momento. L’unico
suono udibile è una
colonna sonora mielosa tipo pubblicità del Fruttolo.
A un certo punto
Nixon comincia a fischiettare. Gina si scaccola un po’ con
estrema discrezione.
“Dunqueeee…”,
fa Nixon dopo un po’ di quel silenzio imbarazzante,
“… allora come procede la
storia?”
“Te
l’ho detto,
devi aiutarmi con la mia collezione di dodici sassi brutti, se no la
storia non
procede!”
“Ma
che noia,
non posso premere triangolo e basta?”
“No!
Ora vai a
trovare i sassi brutti! E mi raccomando, nella mia collezione voglio
solo sassi
veramente brutti! Solo i sassi più orrendi sono degni della
mia collezione!
Preferisco quelli a forma di stronzi di cane.”
Nixon
sbuffa ed
esce di casa. Fuori c’è un’allegra
cittadina piena di orologi ma essenzialmente
molto noiosa. È piena di sassi per terra.
Si
china a
raccogliere un sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Ah,
questo è
proprio brutto! Sembra veramente uno stronzo di cane!
Aspetta… ma questo… non è
un sasso!”
Getta
via lo
stronzo di cane, torna in casa, si disinfetta la mano con la
candeggina, poi torna
fuori. Si china a raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“Non
è
abbastanza brutto…”, dice.
Si
china a
raccogliere un altro sasso. Lo esamina.
“VI
PREGO
UCCIDETEMI!!!”
Molti sassi
esaminati dopo…
“Fantastico!
La
mia collezione di sassi brutti ora è perfetta!”,
dice Gina.
“Ma
che… ma
che… b-bello…”, dice Nixon tutto
tremante e scosso da tic nervosi, “ci sono
volute s-solo… s-sei ore di
g-g-g-g-gioco…”
“Sei
stato
veramente bravo. La storia ora può andare avanti! Quasi.
Adesso mi servono solo
ventitré biglietti della metropolitana obliterati
storti!”
Nixon
raccoglie
un tagliacarte dal tavolo e ci pugnala Gina ripetutamente al ventre,
incurante
delle urla raccapriccianti di lei; il sangue scorre a fiotti come in
una scena
di Game of Thrones. Quando la ragazzo smette di muoversi, Nixon la fa a
pezzi,
la infila in una valigia, scende sotto casa e butta la valigia in un
canale di
scolo fognario.
“Bene”,
dice,
“ora che mi sono liberato del cadavere, può
iniziare la parte della storia di
cui ci importa qualcosa?”
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Capitolo 3 *** Chapter 2 – To dream is to be, to dream is to do – but Yabadabadabadù ***
Chapter 2 – To
dream is to be, to dream is to do – but
Yabadabadabadù
Nixon
torna in
camera e raccoglie il tagliacarte insanguinato dal pavimento.
“Uffa,
mi sono
scordato di metterlo nella valigia insieme al cadavere. E ora che ci
faccio?”
Quei
pensieri,
così tipici per un tipico adolescente schizofrenico con
inclinazioni criminali
e alla violenza sessuale come il nostro Nixon, vengono interrotti da un
suono
come di uno sciacquone che si sente alle sue spalle. Nixon si volta e
vede un
varco oscuro a forma di vagina aprirsi nell’aria. Ne esce un
misterioso uomo
incappucciato in un vestito di pelle nera pieno di chiusure lampo.
Nessuno
sa chi
sia questo misterioso individuo. La tensione è alle stelle.
Scherzo,
è
Xehanort.
Comunque
non
faccio vedere il volto così sembra che ci sia un fitto
mistero dietro.
Nixon
tutto
innervosito si nasconde il fermacarte dietro la schiena e borbotta
nervosamente:
“AEHM
EHM EHM…
E tu… tu chi saresti, eh? Cosa ci fai in camera mia?
Perché sei uscito da un
buco spaziotemporale a forma di vagina?! Comunque io sono innocente,
non ho
ucciso e fatto a pezzi nessuna ragazzina irritante!”
La
persona
misteriosa che però è Xehanort parla:
“Sono
Xeha…
Cioè, sono una figura misteriosa. E tu hai ceduto
all’oscurità. Non puoi
comprendere i contenuti del tuo cuore, perché i contenuti
del tuo cuore non
sono contenuti in un contenitore abbastanza cuoriaceo.”
Nixon
inarca un
sopracciglio.
“Credo
che tu
sia malvagio”, dice, “perché sei vestito
tutto di nero, non ti si vede il volto
e quando sei comparso tu la colonna sonora ha iniziato a somigliare a
quella di
Profondo Rosso. Ma per il resto non sono sicuro di aver capito che hai
detto…”
Xeha…
cioè, la
figura misteriosa fa una bassa sghignazzata malvagia, e prosegue:
“L’oscurità
spuzzica, e brematura anche, con scappellamento a destra. Se la tua
volontà non
è abbastanza forte il cuore degli heartless nobody come
fosse antany nel nulla,
e la luce rastafani.”
“Ok,
comincio
ad avere l’impressione che tu mi stia prendendo per il
culo.”
“Eh
eh eh… la
tua mente non può capire, poiché tu non sai
ciò che c’è da sapere, e la tua
sapienza non viene dal cuore perché la sapienza del cuore
è oscura come il
nulla dello strateggismo sentimentale che ha enormemente rallentato il
cammino
di Kingdom Hearts. Eh eh eh.”
“Questa
scena
serve a qualcosa nell’economia della storia?”,
domanda Nixon.
“Eh
eh eh. EH EH EH!”
Xe…
figura
misteriosa ritorna dentro la vagina oscura spaziotemporale da cui
è venuta,
continuando a ridacchiare senza motivo. Il varco si richiude.
Certo che c’è gente strana in
giro per i corridoi
dell’oscurità, pensa Nixon; Bisogna
stare attenti. Aveva ragione a
dirmelo, la mia vecchia NONNA KAIRI!
TA NA NAAAAAAAN!
Il maiuscolo e il TA NA NAAAAAAN!™ servono
a sottolineare l’importante indizio sugli sviluppi futuri
della storia che vi
ho appena dato, e a segnalarvi che a questo punto dovreste essere
sorpresi e
confusi.
I misteri si addensano, infittiscono,
approfondiscono, intrecciano e sbirigudano: chi sarà Nixon?
Sarà il nipote
della Kairi che tutti conosciamo e detestiamo? O forse è uno
strabiliante caso
di omonimia? Forse nonna Kairi in realtà è
Xehanort? Questa storia si svolge forse
nel futuro? C’è stato un viaggio nel tempo? Dove
cazzo siamo? Chi è Nixon,
assodato che non è mai stato presidente degli Stati Uniti?
Chi sarà la
misteriosa figura uscita dal corridoio
dell’oscurità? Perché
c’è Topolino
nascosto nell’armadio di Nixon e lo riprende di nascosto con
una telecamera ogni
volta che si spoglia? E soprattutto, quando andiamo nel mondo di Frozen
a fare
un gioco musicale in cui si canta ‘Let it go’?
Queste altre domande avranno risposta in
KINGDOM
HEARTS III
Now in
development
FINE
Dai,
ragazzi,
scherzavo, non sono mica Nomura. Se ne riparla nel prossimo
appassionante
capitolo di questa stessa storia! Alcuni misteri saranno svelati, ma
più che
altro ne aggiungerò altri!
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Capitolo 4 *** Chapter 3 – Another place – Another time – And another one gone, another one gone, another one bites the dust ***
Cos’hanno in comune Kingdom Hearts e
questa
storia, a parte personaggi, ambientazione e temi? Nessuno dei due ha
bisogno di
seguire un filo logico! Il che mi permette di aggiornare la storia
molto
frequentemente. Toh, miei sette lettori, beccatevi
quest’altro capitolo, e
diffondete il verbo.
Chapter 3 – Another
place – Another time – And another one
gone, another one gone, another one bites the dust
In
un luogo
misterioso una figura incappucciata parla con un’altra figura
incappucciata.
La
prima figura
in realtà è Xehanort, e si rivolge alla seconda
figura:
“Come
procede
il piano?”
“Eh
eh eh”, fa
la seconda figura misteriosa. Vi anticipo che è
un’altra versione di Xehanort,
ma voi fingetevi sorpresi quando toglierà il cappuccio.
“Il piano procede
esattamente secondo il piano.”
“È
sgradevole
quando il piano non procede secondo il piano, in effetti. Ora dobbiamo
procedere col passo successivo del piano.”
“Già,
eh eh eh…
il passo successivo del piano… eh eh eh… Un
momento, qual era il passo
successivo del piano?”
L’altro
pare
sorpreso.
“Come
sarebbe
‘qual è il passo successivo’? Eri tu che
dovevi tenere traccia di tutti i
passaggi del nostro piano assurdamente complicato!”
“No,
scusa, ma
ricordo chiaramente che si era detto che l’avrebbe fatto
Ansem!”
“Sei
TU Ansem!”
Un
momento di
silenzio.
“Ma
davvero?”
“Sì!”
“Ma
io credevo
di essere Master Xehanort”
“No,
Master
Xehanort lo riconosci perché si siede sempre sul sedile
speciale che fa i
massaggi, per via dei suoi problemi di sciatica. Tu sei
Ansem!”
“Un
momento, ma
sono il primo o il secondo Ansem?”
“Nessuno
dei
due, sei il terzo. Sei un clone ibrido che contiene il DNA di Ansem e
di
Xehanort insieme.”
“Wow,
che
trovata geniale. Ma chi le ha queste idee?”
“Tetsuya
Nomura. In genere quando è ubriaco tosto.”
“Questa
cosa
non mi convince”, si lamenta l’altro;
“comunque io non me li ricordo più i
passi del piano!”
“Uff”,
sbuffa
l’altro, “fortuna che me li ero appuntati. Se non
ci fossi io l’Organizzazione
XCII andrebbe a rotoli!”
Tira
fuori da
un cassetto un volumone di duemila pagine con su scritto
‘PIANO SEGRETO DI
XEHANORT PER FARE IL MALE’.
“Bene,
eravamo arrivati
alla fase 2.7 del piano: ‘spaventare il ragazzino con una
supercazzola
sull’oscurità’.”
“Magistralmente
eseguita da me medesimo”, soggiunge soddisfatto
l’altra figura incappucciata.
“Bene!
La fase
successiva è ‘sedurre Anakin Skywalker per
portarlo al Lato Oscuro’.”
“Anakin
Skywalker?”, fa l’altro, un po’ perplesso.
“Ma
sì, era un
nome scelto a caso, tipo Mario Rossi o John Doe. Si intende che
dobbiamo
pescare un babbeo a caso e farlo cedere
all’oscurità, secondo la Formula
Brevettata Darth Sidious™.”
“Non
mi sembra
facile. Cioè, guarda come siamo vestiti, si vede lontano un
chilometro che
siamo i cattivi. E poi non possiamo fare a meno di fare queste risatine
malvagie ogni dieci minuti!”
“Eh
eh eh…”,
risponde l’altro.
“Ecco,
appunto.
Dove lo troviamo uno così coglione da non capire che siamo
noi i cattivi?!”
Altrove…
“Salve
a tutti”,
dice un aitante giovanotto dai capelli castani a bordo di un trenino
turistico,
rivolgendosi ai visitatori; “io mi chiamo Terra, e
sarò la vostra guida
turistica durante la vostra visita al cimitero dei keyblade. Siete
pregati di
non sporgere le mani fuori dalla vettura e di non dare da mangiare ai
keyblade.”
“Da mangiare?
Ai keyblade?”, bisbiglia una signora un
po’ perplessa al marito.
“I
visitatori
sono pregati di fare silenzio o di rivolgere le proprie domande alla
persona
più esperta di keyblade e serrature e cuori e tutte queste
cose qui presente,
ovvero me medesimo!”
“Io
ho una
domanda!”
“Sì?
Dica pure,
signore pelato e abbronzato e con gli occhi gialli dall’aria
inquietante che
non è Xehanort.”
Il
tipo
misterioso fa dei gesti inquietanti mentre parla:
“È
vero che
ogni cuore nasce dall’oscurità, e alla fine
ritorna all’oscurità, e quindi
l’oscurità è la vera essenza del
cuore?”
Terra
inizia a
sudare. Si asciuga la fronte con un fazzoletto.
“Oh…
a-ehm…
b-be’…” cazzo
la sapevo questa “… mi…
mi lasci controllare un minutino!”
Si
rannicchia e
tira fuori il quaderno ad anelli con gli appunti dalle lezioni del
professor
Eraqus, mentre i turisti bisbigliano commenti poco gradevoli che
mettono in
dubbio la competenza della guida turistica.
“Eh
eh eh…”, fa
l’individuo inquietante.
“Oh!
Ecco!
Trovato!” esclama Terra, vittorioso, e si rialza in piedi per
proclamare con
soddisfazione: “No, signore inquietante! Vede, nei miei
appunti c’è scritto
grosso come una casa e sottolineato in rosso cinque volte
‘L’OSCURITÀ
È CATTIVA’.”
“Eh
eh eh…”
“Mi
spiega
perché ride? Io non le capisco mai le
battute…”, fa Terra sconsolato.
“Il
maestro
Eraqus, il tuo padre spirituale che ti ha seguito per tutta la vita
nonché
persona di cui ti fidi più al mondo, ha detto che
l’oscurità è cattiva, e tu ci
credi… Ma… E SE TI SBAGLIASSI?!”
Terra
rabbrividisce. Quelle quattro parole lo hanno sconvolto nel profondo
dell’animo.
“Oddio…
in
effetti non ci avevo pensato… Lei ha un valido argomento,
signore dall’aria
inquietante. Mi sa che cedo
all’oscurità!”
“Eh
eh eh…”
“Ma me la
spiega la battuta?”
“E allora?!”, si lamenta un’anziana
signora della comitiva, “La vogliamo
riprendere questa visita guidata o no?!”
“Ops!”,
esclama Terra, “scusi, mi ero distratto
con tutta questa storia dell’oscurità. Ecco alla
vostra destra tanti keyblade.”
Nell’angolo
l’uomo pelato dall’aria inquietante
sorride, mentre Terra rimane tormentato da atroci dubbi…
-------------------------
“E anche
noi abbiamo atroci dubbi, non è vero,
amici spettatori?”
Fermo immagine di
Terra. Siamo in uno studio
televisivo in cui stanno proiettando la storia. Un tipo in giacca e
cravatta
con i capelli impomatati e la pelle arancione per via di troppe lampade
avanza
davanti allo schermo, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
“Qui
è il vostro Jerry J. Jerry che vi parla, e
bentornati ad una nuova puntata di ‘La mia Fan
Theory’, il gioco a premi in cui
i fan di Kingdom Hearts che ancora lo sopportano si sfidano a cercare
di capirne
la storia, scommettendo fior di soldoni! Ed ecco i nostri concorrenti
di oggi!”
La telecamera si
sposta a destra su tre banchetti
su cui si affacciano altrettanti pittoreschi concorrenti
“Anche
oggi
abbiamo atroci dubbi, cari spettatori! Nixon, prima, parlava di una
certa nonna
Kairi, il che fa pensare che la storia si svolga nel futuro; eppure
adesso
seguiamo la vicenda di Terra, che si svolgeva nel prequel! Come si
spiega
questo gigantesco plot hole? Ecco la domanda cui tenteranno di
rispondere i
nostri amici concorrenti! E cominciamo dalla prima sfidante,
Kikkolina09!”
La
telecamera
si sposta su una ragazzina di otto anni che arriva appena al podio se
sta sulle
punte, ma è vestita e truccata come una puttana.
“Kikkolina09,
a
te la domanda: come si spiega il plot hole?”
“Ehm…”
la
bambina tituba un po’ “…
c’è forse di mezzo un viaggio nel tempo?”
“È
la tua
risposta Kikkolina? Ci scommetti sopra?”
“Uhm…
Sì, dai!
Scommetto duemila euro su ‘un viaggio nel
tempo’!”
“E
Kikkolina09
punta duemila euro sui viaggi nel tempo, una classica causa di plot
hole.
Passiamo al prossimo sfidante, Gigi42!”
La
telecamera
si sposta su un signore attempato e ingobbito che indossa un cappellino
con su
scritto “I ❤ KH”
“Allora,
Gigi,
la domanda è la stessa, qual è la tua
risposta?”
“NO
GRAZIE”, fa
il tipo a voce molto più alta del normale, “STO
BENE DOVE SONO, NON MI SPOSTO”
Il
presentatore
fa un colpo di tosse, poi ripete a voce più alta:
“SIGNOR
GIGI,
CI DA’ LA SUA RISPOSTA?!”
“AAAAH,
LA
SUPPOSTA, NO, L’HO GIÀ PRESA STAMANE”
“LA
RISPOSTA!
RIS-POS-TA!”
“AAAAAAAAAH!
ORA HO CAPITO! 2500 EURO CHE TERRA NON È IL VERO TERRA MA UN
CLONE DEL VERO
TERRA!”
“E
Gigi42
scommette sul clone. Ragazzi, che sfida appassionante stasera! E ora
passiamo
al campione in carica, Cannoiolo83!”
La
telecamera
muove sul terzo concorrente, un ragazzo corpulento con indosso una
maglietta
col disegno di Riku e Sora che amoreggiano, e al collo una collana col
pendente
a forma di corona.
Il
tizio si
gratta la barbona incolta e si sistema gli occhiali, poi fa:
“A
mio modesto
parere, la teoria che riflette più coerentemente
l’insieme di indizi che sono
stati piantati dagli autori sulla nostra strada è che Terra
sia il vero Terra,
ma che i suoi ricordi siano stati alterati e che quello che vediamo al
momento
sia una simulazione basata su queste false memorie, impiantate
probabilmente da
un Nobody dello stesso tipo di Naminè. Probabilmente gli
eventi cui assistiamo
si svolgono all’interno di un computer, verosimilmente
programmato da Xehanort
nel periodo intercorrente fra Kingdom Hearts Birth By Sleep e KH1.
Questo
sarebbe coerente con la letteratura scientifica pubblicata
sull’argomento, e in
particolare con l’importante saggio del professor Poggibonsi
‘On the recurrence
of implanted memories in Kingdom Hearts’, pubblicato nel 2012
sull’American
Journal of Kingdom Hearts Studies, nel quale l’autore
dimostra con estremo
rigore concettuale come la teoria dei falsi ricordi possa essere
applicata
tranquillamente ad almeno tre capitoli della serie senza che le vendite
calino.”
“Come
al solito
il nostro campione in carica si dimostra incredibilmente preparato. La
tua
risposta è ‘falsi ricordi’, mi pare di
capire. Quanto ci punti?”
“Diecimila
euro, Jerry.”
“Wow!
Cannaiolo83 si gioca il tutto per tutto sui falsi ricordi! Bene
signori, le
scommesse sono sul tavolo, adesso è il momento di scoprire
qual è la risposta
esatta. Chi aumenterà il proprio montepremi? Kikkolina09?
Gigi42? Oppure
Cannoiolo83? Quale stronzat… Cioè, quale geniale
espediente narrativo si sarà
inventato Nomura questa volta? Lo scopriremo presto! Per la precisione,
in
Kingdom Hearts III!”
Cannaiolo83
urla un disperato ‘NUOOOOOOOOO’ à
là Darth
Vader, Kikkolina09 scoppia a piangere, Gigi42 tira fuori
l’astuccio delle
pillole e inizia a cercare al suo interno una combinazione di farmaci
adeguata
al suicidio.
“Ahah!
Scherzavo, ragazzi!”, fa Jerry J. Jerry; “Ve lo
dico dopo la pubblicità!”
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Capitolo 5 *** Chapter 4 – My name is nevermore - God bless the cat that is on the table ***
Chapter 4 – My name
is nevermore - God bless the cat that
is on the table
Una
ragazza mai vista
prima con lunghi capelli verdi e rossi tipo pomodoro acerbo e abiti
molto
succinti affronta a colpi di keyblade dei cosi verdi…
cioè, dei Fartless, sulla
spiaggia di un noto resort turistico di Sharm El Sheik. Accanto a lei
appare Re
Topolino col solito soprabito pieno di zip, e inizia ad ammazzare i
cos… i
Fartless.
“Sono
in troppi, vostra
maestà! Che cosa facciamo?!”, esclama la fanciulla.
“Non
preoccuparti,
Kakata! C’è sempre una strada attraverso la quale
la luce possa prevalere sulla
tenebre!”
“Ma
puzzano!”, esclama
Kakata uccidendo due Fartless e parando l’attacco gassoso di
un terzo, “e poi
non si combatte bene con questa sabbia, mi sta entrando tutta nelle
scarpe, e
poi non ho messo la crema solare e mi scotto, e mi si sta rovinando la
messa in
piega, e ho caldo, e sono tutta sudata, e l’acqua
è troppo fredda per fare il
bagno, e ci sono le zanzare, e i camerieri sono scortesi, e il cibo qui
fa
schifo, e vedranno poi che gli lascio una recensione di merda su
Tripadvisor!”
“Resisti,
Kakata! Sei
appena comparsa nella storia e progettiamo già di fare
cinque o sei spinoff solo
su di te! Dai almeno ai fan quei cinque-dieci minuti che gli servono
per
empatizzare col tuo personaggio prima di schiattare!”
“Proverò
a resistere,
maestà! Ma la sabbia nelle scarpe non si tollera
proprio!”
“Scusate
signori, ho
portato i vostri mojito”, interviene un cameriere
dell’hotel che osserva la
battaglia a pochi metri di distanza.
“Finalmente!”,
strilla
Kakata, sferrando mazzate in testa ad un Fartless.
“Presto,
cameriere!”, fa
Re Topolino, “poggi quei mojito sul tavolino accanto alla
sdraio, o l’oscurità
prevarrà e sarà la fine di tutti i
mondi!”
Il tipo
fa spallucce e
posa i cocktail.
“Maestà!”,
fa Kakata,
“siamo perduti! Come faremo a sorseggiare i cocktail con i
Fartless che ci
attaccano?! Ce li rovesceremo tutti addosso, e io questo vestito
l’ho appena
comprato!”
“Non
preoccuparti,
Kakata! C’è sempre una strada attraverso la quale
la luce possa prevalere sulla
tenebre!”
“Vostra
maestà, mi pare
che abbiate detto esattamente la stessa frase pochi attimi
fa!”
I
Fartless si
moltiplicano, la battaglia si fa sempre più dura, e i
cocktail iniziano a
diventare caldi. È la fine.
“Non
è la fine!”
Un
vortice di fuoco
micidiale si scatena sulla spiaggia, spazzando via tutti i Fartless. A
questo
punto compare Axel!
“TA-DAAAAAH!”,
fa Axel
sorridendo.
“Che
svolta
inaspettata!”, esclama Kakata.
“Axel,
ci hai salvati!”,
fa Re Topolino; “e non ti sei manco dovuto suicidare,
stavolta!”
“E
guardate qua!”, dice,
mentre fa comparire un keyblade nella mano destra.
I due non
paiono
sorpresi.
“Eh?
Eh? Avete visto?
C’ho il keyblade!”
“Axel,
pure mio nipotino
di cinque anni ha il keyblade…”, dice Kakata con
aria annoiata.
“Ah…”,
dice Axel con
aria delusa, “Però guardate qua!
TA-DAAAH!”
Fa
comparire un altro
keyblade.
“Axel…”,
inizia Re
Topolino, con tono da genitore comprensivo verso le stupidate che dice
il
figlio.
“Sono
Lea”.
“Lea
è un nome che fa
schifo, mi rifiuto di usarlo. Senti, Axel, forse non è
chiaro: c’è stata
un’offerta speciale di keyblade alla Lidl, ce li hanno tutti
ormai. Io ne ho
quattordici, ne ho regalati tre a testa pure a Tip e Tap
così ci giocano e
stanno un po’ lontani da quegli stupidi videogame.”
“Oh…”,
fa Axel, la
delusione dipinta sul volto.
“Comunque
grazie mille,
Axel, ci hai salvato. Il che è curioso perché in
teoria io sarei molto più
potente di te e non dovrebbe esserci alcun bisogno che mi salvi, ma
l’importante di questa storia è che ci sia la
possibilità di andare nel mondo
di Frozen, non certo la coerenza.”
“OH
NO!”, grida Kakata,
raccapricciata.
“Che
cosa succede?!”,
esclama Re Topolino; Kakata è di spalle accanto alla sdraio.
“È
finita… è tutto
finito, maestà… l’oscurità
ha trionfato…”
“Ma
cosa dici, Kakata?
Abbiamo sconfitto i Fartless, abbiamo vinto!”
“L’attacco
di Axel… era…
a base di fuoco…”, Kakata si volta, lentamente. Il
suo viso esprime solo la
disperazione di chi ha perso tutto, anche se il suo doppiatore
pronuncia la
frase come se stesse annunciando che sta andando a tagliarsi le unghie.
Ha in
mano due bicchieri. “Ha sciolto completamente il ghiaccio,
maestà. È tutto
finito, i nostri mojito sono imbevibili.”
Alla
visione di quelle
due brodaglie annacquate che un tempo erano stati due cocktail freschi
ed
invitanti, ma ora non erano più niente, Topolino si lascia
sfuggire di mano il
keyblade, che cade a terra con un suono secco.
Axel si
mette le mani fra
i capelli e cade in ginocchio, piangendo di rabbia e dolore.
“No…
No… Che cosa… che
cosa ho fatto?! Che cosa ho fatto?!”, poi coi pugni al cielo
grida “PERCHÈ,
KINGDOM HEARTS? PERCHÉ?!”
“Pagheranno
per questo!”,
ringhia Re Topolino, una lacrima di rabbia che gli riga il viso.
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Capitolo 6 *** Chapter 6 (or was it 5?) – Memory all alone in the moonlight - I can smile happy your days (I can dream of the old days) ***
Chapter 6 (or was it 5?) – Memory
all alone in the moonlight - I can
smile happy your days (I can dream of the old days)
Nixon
entra in camera sua
e si chiude a chiave, poi abbassa le tende, guardandosi intorno
circospetto. A
quel punto raccoglie il suo I-phone, lo sistema sul comodino in
posizione
obliqua, e digita un codice segreto di sette cifre, poi dice ad alta
voce la
frase segreta che nessuno mai potrebbe pronunciare:
“La
storia di Kingdom Hearts
è veramente lineare e semplice da capire!”
Si sente
un bip di
conferma; Nixon si volta e guarda il poster dei One Direction alle sue
pareti
che si arrotola automaticamente, mentre un pannello sul muro
sottostante si
sposta e rivela uno scomparto segreto contenente una cassaforte. Nixon
vi si
avvicina e digita una combinazione, poi poggia il pollice sul
rilevatore di
impronte digitali, quindi avvicina l’occhio ad uno scanner
oculare.
“Identità confermata”,
fa una voce robotica, “Nixon K.X.F.
Rottermeier. Accesso consentito!”
Con un
sibilo e uno
sbuffo di fumo lo sportello della cassaforte si apre. Nixon si guarda
ancora una
volta attorno con fare circospetto, poi infila una mano e estrae una
rivista. La
guarda.
Si
intitola ‘BIG FAT DIRTY
BITCHES’; in copertina c’è una seducente
foto di Platinette a petto nudo che
manda un bacio all’osservatore. Nixon non può fare
a meno di farsi scappare un
sorriso e leccarsi le labbra. Va a distendersi sul letto, controlla che
i
fazzoletti siano sul comodino, apre la rivista, si slaccia la cintura
e…
“EHILÀAAAAAAAA!”
Nixon ha
un mezzo infarto,
lancia un grido e fa un salto di due metri, mentre un corridoio
dell’Oscurità
si apre davanti a lui e ne fuoriesce la testa di un uomo mascherato.
“MA
PORCA EVA NON CI SI
PUÒ MANCO PIÙ FARE UNA SEGA IN SANTA PACE,
PORCO***** LA MA**** **** ****!!!”
“Blinda
l’oscurità come
fosse antani, per uno, o per due o per tre!”, fa
l’individuo mascherato.
“No!
No! No!”, dice Nixon,
poggiando la rivista sul comodino, poi inizia a premere violentemente
sulla
testa del tizio per rificcarlo nel varco temporale.
“Prematurato
Kingdom
Hearts o scherziamo?!”, continua quello imperterrito.
“NO-CAZZO-ORA-NO-VATTENE-VIA-TORNA-QUANDO-HO-FINITO!”
“S…
Sbiriguda!”, prova a
dire il tizio mascherato, cercando di resistere alla spinta.
“ENTRA
DENTRO QUESTA
CAZZO DI VAGINA OSCURA!”
“No,
basta, mi fai male, stai
spingendo troppo forte!”, esclama l’uomo mascherato.
“VOGLIO-CHE-ENTRI”,
dice Nixon,
ansimando per lo sforzo.
“No!
Non voglio!”
“Sì!
Dentro! Dentro!”
“La
tua violenza non ha
giustificazioni!”
“Uff…
Pant… Dentro, così!”
“Aaaaah!
Aaaah! Basta!
Aiuto!”
“Sì!
Così! Così mi piace!”
“No!
No!”
“Nixon,
ho sentito
urlare! Che diavolo sta succedendo là dentro?!”,
fa una voce alla porta.
“Oh
no! È mia madre! Guarda
che hai combinato!”, esclama Nixon.
“Nixon,
sei in
compagnia?! Apri questa porta!”
“L’oscurit…
mpmmmfff!”, cerca di
gridare il tizio
mascherato.
“Vattene
via subito!”
“Mmmpff… solo… mmpff… se
dopo mi stai ad ascoltare!”
“Nixon,
io e te dobbiamo
fare un discorsetto sulle api e i fiori!”, dice la mamma di
Nixon, “lo sai che
le api non possono impollinare i fiori se questi non esprimono un
chiaro ed
esplicito consenso, altrimenti le api rischiano dai cinque ai dieci
anni di galera,
e anche se magari il fiore era consenziente e le api vengono assolte
sbattono comunque
la faccia e i nomi delle api sui giornali, e poi i fiori vanno a fare
manifestazioni contro le suddette api e contro la magistratura che
discrimina i
fiori, e incitano tutti al linciaggio delle api e comunque la vita
delle api è
rovinata per sempre?!”
“Va
bene! Va bene! Dopo
ti ascolto!”, dice Nixon, cedendo alle pressioni
dell’uomo mascherato, “ora
vattene!”
“Ok!
Sbiriguda!”, dice l’uomo
mascherato sparendo nel corridoio dell’oscurità a
forma di vagina.
“Basta,
Nixon! Apri
subito questa porta!”
Nixon
getta in tutta
fretta la rivista sotto il letto, poi corre ad aprire la porta.
Ovviamente non
vediamo fisicamente la donna, è tipo gli adulti nei Peanuts
che non li vedi mai
in faccia.
“Ueeeè!
Ciao, mamma! Che
si dice lì… lì dove stai,
ehm… nel mondo dei genitori?”
“Nixon
Kolumbrus Xaros Francis
Rottermeier!”, fa la madre, imperiosa, “ho sentito
venire dalla tua camera dei
rumori molto sospetti che ricordavano i suoni di uno stupro anale gay
in cui tu
fossi il partner insertivo!”
“Naaaaaaah!”,
fa Nixon, “ma
figurati! Cioè, lo stupro anale ci può anche
stare; ma io, gay? Maddai!”
“Tu
non me la conti
giusta!”, riprende la genitrice; “stai prendendo
una brutta strada! Secondo me
non ti fa bene stare sempre con quella compagnia di soli maschi molto
più
grandi di te e perennemente incappucciati! Perché non
frequenti un po’ di più
la tua amica Gina, per esempio? Sembra una così brava
ragazza!”
Nixon
impallidisce, si
gratta la nuca e ridacchia nervosamente.
“Eheheheh…
sì, mamma, hai
ragione… Ma credo che Gina in questo momento sia a pezzi
dentro una valigia
nelle fogne… CIOÈ IN VIAGGIO! VOLEVO DIRE IN
VIAGGIO!”
C’è
un attimo di
silenzio, poi la madre ispeziona bene con lo sguardo la camera, quindi
ricomincia a parlare, con voce addolcita:
“Va
bene, formaggino mio;
non vedo ragazzi reduci da stupro dentro la tua camera, quindi forse mi
sono
preoccupata eccessivamente quando ho sentito quella voce maschile
gridare
disperata implorandoti di interrompere la penetrazione. Comunque, mio
dolce
caciottino, ti farebbe davvero tanto bene uscire un po’ di
più, conoscere gente
nuova. Mi fa tanto preoccupare questo tuo strano carattere, e questa
tua perenne
espressione imbambolata tipo bradipo con paresi facciale!”
“Va
bene, mamma, hai
ragione”, dice Nixon, tirando un sospiro di sollievo;
“cercherò di risentire…
ehm… alcune amiche”.
La madre
sorride,
tranquillizzata.
“Allora
vado a preparare
la merenda. Per favore, rimetti un po’ in ordine la tua
stanza, però. E cerca
di chiudere quel corridoio dell’oscurità aperto
sopra il tuo letto, lo sai che
da lì ci entrano un sacco di zanzare e di
Heartless!”
Nixon
strabuzza gli occhi
e si gira, vedendo effettivamente che c’è un
corridoio dell’oscurità spalancato
proprio sopra il suo letto.
“Ok,
mozzarellino mio,
ora me ne vado; probabilmente ora vorrai essere lasciato in pace a
masturbarti
con le tue riviste di donne obese. Un bacio!”
Nixon
resta lì con la
porta aperta e la bocca spalancata come la Bocca della
Verità, finché una voce
alle sue spalle fa: “Ehi! Psss! Psssss! Bimbo! Vieni, devo
parlarti dell’oscurità
del cuore!”
Nixon si
risveglia dalla
trance, chiude la porta, e ciondolando come uno zombie raggiunge il
letto; poi
tira un lungo sospiro sconfortato.
“Sì?
Che cavolo vuoi?”,
chiede all’uomo mascherato.
“Sbiriguda
il cuore con
scappella…”
“E
BASTA! Dimmi
chemminchia vuoi così poi te ne vai un po’
affanculo!”
“Madonna,
quanto sei
irritabile. E volgare, pure”, dice l’individuo
mascherato; “comunque, credo che
dovresti scappare di casa a bordo di un monopattino stellare e andare a
visitare altri mondi. Così, per cambiare aria.”
Nixon
tace per qualche
secondo, inarcando un sopracciglio.
“Ma
tu sei tutto scemo.”
“Ma
dai! Sarà divertente!
Potresti vedere altri paesi, visitare musei, assaggiare tanti cibi
diversi,
sconfiggere creature mostruose, rischiare la vita, usare il tuo cuore
per
costruire il X-blade...”
“Ma
va’ a farti fottere”,
fa Nixon, alzandosi in piedi e dirigendosi verso il corridoio.
“Fermo
lì!”, fa l’uomo
mascherato; “forse non sono stato chiaro: metti il culo su
quel monopattino
stellare e parti per una missione senza senso per i mondi!
ADESSO!”
Nixon si
volta, sgrana
gli occhi sorpreso da quell’aggressività, e
risponde:
“Ma
perché devi rompermi
le balle così?”
“Perché
sì. Non farti
tutte ‘ste domande o dentro un videogioco di Kingdom Hearts
non resisterai a
lungo. Avanti, muoviti!”
“Non
credo proprio”, dice
Nixon e si volta di nuovo facendo per allontanarsi.
Poi sente
delle voci
registrate alle proprie spalle:
“ENTRA DENTRO QUESTA CAZZO DI VAGINA
OSCURA!”
“No, basta, mi fai male, stai spingendo
troppo
forte!”
“VOGLIO-CHE-ENTRI”
*ansimi e gemiti*
“No! Non voglio!”
“Sì! Dentro! Dentro!”
“La tua violenza non ha
giustificazioni!”
“Uff… Pant… Dentro,
così!”
“Aaaaah! Aaaah! Basta! Aiuto!”
“Sì! Così!
Così mi piace!”
“No! No!”
Nixon si
irrigidisce e si
volta di nuovo, lentamente, e vede l’uomo mascherato che
giocherella fra le
dita con un audioregistratore.
“Eh
eh eh…” ridacchia, “certo
sarebbe una disdetta se un nastro così finisse nelle mani
delle forze dell’ordine…
Immaginati la scena”, fa una vocina patetica: “oh, signor
giudice, è stato
orribile! Io mi fidavo di Nixon, ma quel… quel mostro mi ha
violato nell’intimità!
Buhuhu!”
Nixon
sbianca come un
fantasma.
“Insomma,
credo che tu
abbia capito la tua situazione”, dice l’uomo
mascherato; “il tuo monopattino stellare
è qui fuori. Su, su, muovi le gambine, hop-hop!”
Nixon si
ficca le mani in
tasca e si avvia all’esterno, mormorando fra sé e
sé tutte le peggiori
bestemmie che riesce a concepire.
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Capitolo 7 *** Chapter 7 – You are safe in my heart and – My heart will go on and on ***
Chapter 7 – You are
safe in my heart and – My heart will
go on and on
“Ultimamente
I miei
problemi di autostima sono molto peggiorati, dottoressa”,
dice Malefica, con
aria sconfortata.
Lo studio
è un po’
spoglio, a parte la scrivania a cui lei e la dottoressa sono sedute gli
unici
ornamenti sono una pianta di ficus e un attestato appeso al muro:
‘dottoressa
Lerena Wasabi, psichiatra e psicoterapeuta’.
“Si
sfoghi pure,
signorina Malefica”, dice la dottoressa, aggiustandosi gli
occhiali sul naso;
“siamo qui anche per questo.”
Malefica
si sostiene la
testa con una mano e ha un’espressione corrucciata.
“È
che, vede, dottoressa,
io ho sempre basato la mia vita su una certa immagine di me…
ho sempre puntato
molto sulla carriera, non so se mi spiego. Sin da piccola mi sentivo
portata
per fare il cattivo Disney, mi veniva un po’ naturale,
diciamo; anche il nome
calzava molto bene, non è mica un nome d’arte o
che, sa? Mi chiamo proprio
Malefica. Quindi capisce che vedevo questo ruolo di perfida strega un
po’ con
un senso di predestinazione. Ci ho messo veramente tutta me stessa per
diventare una cattiva perfetta, è stato un lavoro
duro.”
“Però
ha ripagato, non è
vero?”, fa la dottoressa, scostandosi i capelli biondi da un
orecchio; “è
diventata una cattiva di grande successo.”
“Lo
pensavo anche io. Ma
poi le cose hanno iniziato ad andare male…”,
risponde Malefica.
“Me
ne parli”
“Vede,
è iniziato quando
ho deciso di ricoprire questo ruolo di grande rilievo in Kingdom
Hearts. Ero
sempre stata una cattiva solo nel Regno Incantato, che non è
che fosse male ma,
ecco, adesso potevo essere una minaccia di livello multiversale, era un
po’ un
salto di qualità. E arriva questo vecchiaccio bacucco,
questo Xehanort, che mi
offre la possibilità di fare il salto, ovviamente colgo
l’occasione. E per un
po’ va pure tutto bene. Ma poi…”, esita
un po’ prima di continuare; “poi
niente, insomma sono in questo videogioco strambo in cui Paperino e
Pippo
combattono contro Sephiroth, e io sono questa grande minaccia che vuole
dominare tutti i mondi, e faccio anche delle belle boss battle. Se non
che,
poi, senza preavviso, mi trombano!”
La
dottoressa inarca un
sopracciglio.
“Intende…
in senso…”
“Ma
no, no, che ha
capito!”, dice Malefica, “intendo che mi
declassano, puff, così! Un attimo
prima ero il Big Bad, e un attimo dopo sono morta e viene fuori che ero
un
burattino! Ma le sembra bello questo modo di fare?”
“Deve
essere stato
sgradevole.”
“Altroché!
Poi da lì è
andato tutto in discesa. Intendiamoci, il lavoro di cattivo ha i suoi
lati
negativi, come tutti i mestieri, suppongo; morire e poi resuscitare
senza
motivo e senza spiegazione alcuna nel capitolo successivo sono cose che
capitano quando fai questa scelta di vita, non è quello il
problema. È che poi
mi fanno ritornare e mi hanno trasformato in una pippa, scusi la
volgarità.”
“Ma
si figuri.”
“Da
allora ho cominciato
a fare solo cose ridicole… giro per i mondi cercando di
creare Heartless, che
mi sembra anche una cosa molto scema visto che la prima volta che
l’ho fatto
non è che mi sia andata proprio benissimo. Peraltro pure gli
Heartless si sono
rammolliti un sacco, quindi vado lì, e faccio queste cose
cattive, ma poi alla
fin fine non sono io la vera minaccia e finisce che mi sento utile come
un
preservativo ad una riunione di Arcilesbica. E poi mi vengono in mente
un sacco
di piani stupidissimi che non portano da nessuna parte, e ovunque mi
giro e mi
volto invece trovo questo Xehanort, che ne spuntano continuamente nuove
versioni e fa tutto lui… E Xehanort di qui, e Xehanort di
là, e Xehanort che
prima è tipo il diavolo, poi diventa un Nessuno e inizia a
parlare come Papa
Francesco, e poi diventa la brutta copia di Darth Sidious, e poi
diventa
giovane, e poi gli spuntano i capelli a punta… Cavolo, io mi
devo trasformare
in un drago per fare bella figura e quello cambia taglio di capelli ed
è un
uomo arrivato! Cioè, lei capisce che effetto mi fa? Io ho
sempre fondato la mia
vita su quest’immagine di me stessa come cattiva competente,
temuta, odiata! Mi
sono sempre ritenuta una cattiva piuttosto brava in quello che faccio,
adesso
invece mi trovo ad essere trattata quasi come se fossi… buona! Che poi forse avrà
visto quel film con Angelina Jolie, e
capirà che cose come quella non aiutano né con la
mia immagine pubblica né con
la mia autostima, cioè, mi hanno trasformato in
un’eroina femminista! Mi sento
una rovina, una vergogna per le Forze del Male. Fra l’altro
fra due mesi compio
ottocento anni, sono un traguardo importante ma io comincio a sentire
l’età… l’orologio
biologico comincia a ticchettare; io non ho mai voluto avere figli, ma
prima era
una mia scelta, adesso è diverso, so che presto non
potrò più averne… E insomma
ultimamente mi alzo dal letto la mattina, dopo queste nottatacce
orrende e
insonni, mi guardo allo specchio, mi vedo, vedo questa strega un
po’ attempata
e zitella con un lavoro insoddisfacente e mi chiedo
‘Malefica, sei la persona
che vorresti essere? È questo il punto della vita a cui
dovevi essere arrivata?’,
e non so più che rispondermi, dottoressa.”
“Capisco
perfettamente”,
fa la dottoressa Lerena; “ma visto che ha tirato in ballo i
figli, mi dica: la
sua vita personale, invece, come va? Ci sono uomini, nella sua vita? O
donne,
chiaramente…”
Malefica
sospira.
“Be’,
ci sarebbe Pietro. È
il mio tirapiedi, essenzialmente.”
“Che
tipo è?”
“Be’,
fa il duro ma in
realtà ha un animo molto dolce, e tiene veramente tanto a
me; fa sempre di
tutto per farmi contenta, è praticamente perfetto.”
“Sembra
che sarebbe un
buon partner.”
“Ma
stiamo scherzando?! A
me piace l’uomo stronzo, quello che ti tratta male, grida, ha
un esercito di
animali feroci e ha un complotto geniale per distruggere il mondo; tipo
Vladimir Putin. Pietro è un bonaccione, che figura ci farei
a mettermi con
lui? Nono,
friendzone, assolutamente.”
“Capisco.
Purtroppo il
nostro tempo sta per scadere. Nella seduta di oggi sono uscite fuori
delle cose
interessanti. Le lascio qualche spunto su cui riflettere da portarsi a
casa. La
prima cosa che secondo me lei deve realizzare è che lei
è veramente una cattiva
di grandissimo successo. Malefica non è solo un nome,
è un brand, è un simbolo
dei cattivi Disney; si ricordi sempre questo. La seconda cosa che
ritengo sia
importante dirle è che essere femminista ed essere una
cattiva non sono assolutamente
due cose in conflitto. Ho molte amiche femministe che sono dei veri
mostri. Io
stessa mi reputo femminista, ho dovuto esserlo per forza visto che ho
lavorato
per anni in un ambiente in cui ero l’unica donna insieme a
dodici maschi e
avevo un rango bassissimo, e le lascio immaginare come mi trattavano;
eppure
sono una cattiva di prim’ordine. Oserei dire che essere
femminista può essere
un valore aggiunto alla cattiveria di una donna.”
Malefica
fa un’espressione
poco convinta.
“Inoltre”,
prosegue la
dottoressa, “credo che lei dovrebbe smetterla di fare
confronti fra sé stessa e
altri cattivi. Ogni persona è unica come un fiocco di neve e
deve vivere la
propria vicenda, superare le proprie sfide e vincere le proprie
battaglie.”
“Ma
Xehanort…”
“Lei
non deve
confrontarsi con Xehanort. Possiamo anche dirlo chiaramente, Xehanort
è una
Mary Sue, un raro caso di ‘Villain Sue’, Mary Sue
cattiva, ma è indubbiamente una
Mary Sue di quelle che entrano nella leggenda e nella storia della
marysuaggine. Non può vincere un confronto contro una Mary
Sue. Ma d’altro
canto le Mary Sue sono incredibilmente noiose, nessuno le odia
davvero… Cioè,
tutti vogliono vederle morte, come con Xehanort, ma nessuno poi davvero
le ha
in stima. Lei invece ha fatto la storia della cattiveria da cartone
animato,
signorina Malefica; se mi permette un’opinione personale, e
qui mi lasci uscire
un attimo dal ruolo di terapeuta, io credo sia molto meglio lei di
Xehanort. Deve
solo recuperare la fiducia in sé stessa. Perché
non fa qualcosa di nuovo per
rimettersi in pista? Potrebbe mettere su un bel piano malvagio come ai
vecchi
tempi.”
“Facile
a dirsi, dottoressa…”
“Le
sembra difficile ora perché
lei è depressa, ma vedrà che riuscirà
a rimettersi in movimento. Lei ha anche
tirato in ballo la questione dei figli… Io sospetto che lei
abbia iniziato a
pensare ai figli solo come un ripiego, visto che la sua carriera non
sta
andando come lei vorrebbe. Questa è una ragione
sbagliatissima per volere dei
figli, quindi prima di pensare a cose come la procreazione dovrebbe
chiarire
dentro di sé se si tratta di una cosa che desidera davvero.
La società ci manda
il messaggio che una donna che non ha figli è una donna
fallita, ma le assicuro
che non è affatto vero e che la genitorialità
dovrebbe essere una cosa che si
vuole dal profondo del cuore, non una che si fa per andare incontro
alle
aspettative della società. Secondo me lei non vuole davvero
figli, me lo lasci
dire; secondo me ciò che la preoccupa non è tanto
il fatto di volere figli, ma
il fatto che sa che presto anche se li volesse non li potrebbe avere
più. Su
questo, lasci che le dica qualcosa di molto pratico: lei vive nel Regno
Incantato, no? Se non sbaglio lì la fecondazione eterologa
è legale, ed
eventualmente c’è anche la gestazione per altri,
quindi lei potrà avere figli
ancora per qualche decennio se non per un secolo. Non si faccia
prendere dall’ansia
su questo. E poi c’è la sua frequentazione con
Pietro… Durante la prossima
seduta ne riparleremo meglio. Comunque il mio suggerimento, per ora,
è: perché
non prova a conoscerlo meglio, a guardarlo con occhi diversi? Magari
sotto la
scorza buona e gentile si nasconde un essere ripugnante, una vera
carogna che
non sfigurerebbe accanto a quel tipo che diceva prima,
‘Sputnik’.”
“Putin”,
corresse Malefica,
“comunque capisco cosa intende. Sui farmaci invece cosa
facciamo?”
“Dunque,
se ben ricordo lei
sta prendendo il Prozac, giusto? 30 mg alla sera, mi pare. E ci avevamo
messo
anche…” cerca un po’ fra i suoi appunti
“… Il litio, giusto?”
“Sì,
dottoressa”, dice
Malefica; “del litio però non sono contentissima,
mi ha fatto mettere su qualche
chilo.”
“Capisco,
ma mi sa che in
questo periodo lei ha bisogno di un aiuto farmacologico un
po’ più forte per
tirarsi fuori da questo brutto momento. Il litio direi che non lo
tocchiamo, ma
aumentiamo il prozac a 60 mg; li scaliamo, ovviamente, mi prende 45 mg
per una settimana, prima, e solo poi passiamo a 60, va bene? Mi raccomando, li divida fra la mattina e la sera, 30 mg la mattina e il resto la sera”
“Va
bene. Grazie,
dottoressa, non so cosa farei senza di lei.
“Ma
si figuri. Sono
ottanta euro.”
Fuori
dallo studio della
dottoressa Malefica trova una splendida giornata.
“Oh,
fantastico! Ci
mancava solo questa!”, impreca, “quando ero uscita
piovigginava, adesso il
sole! Non ho manco l’ombrello! Che clima di merda questo
posto!”
Si avvia
sotto il sole
borbottando maledizioni, quando qualcosa le urta leggermente la gamba.
Guarda
in basso e vede un pallone da calcio. Malefica si china e lo raccoglie
“Scusa,
signora, scusa”,
fa un bimbetto avvicinandosi tutto preoccupato; “non
l’abbiamo fatto apposta! Ci
ridai il pallone?”
Il
bambino si avvicina e lei
glielo porge.
Dannazione, ma che fai, Malefica?, pensa la strega; non
potevi almeno bucarglielo, o almeno tenertelo un po’ prima di
darglielo, giusto per tenerli sulle spine? O almeno almeno
rimproverarli per
averti chiamato ‘signora’!
“Grazie
mille, buona
signora!”, fa il bambino; “ehi, ma… non
ti ho già visto da qualche parte,
signora?”
Malefica
sorride
soddisfatta; forse la giornata non
è
stata un completo fallimento, pensa.
“Ma
sì, sei Malefica! La
fata buona di quel film con Angelina Ggiolì!”
Il
sorriso si gela sul volto
di Malefica.
“Ehi,
ragazzi!”, dice il
bambino rivolto ai suoi compagni di gioco, “venite a vedere,
c’è Angelina
Ggiolì!”
“Uuuh!
Angelina Ggiolì!”,
fanno gli altri bambini avvicinandosi; “ci autografi il
pallone, signora Ggiolì?”
Malefica
impallidisce e
indietreggia, come colpita al cuore.
“Signora
lo sai che eri
più bella nel film?”
“Autografo,
autografo!”
“No…
No… Andate via…”, si
lamenta debolmente Malefica, cercando di spingerli via.
“Grazie
che proteggi la
foresta dal re cattivo, Angelina!”
Malefica
scoppia in urla
disperate e inizia a scappare, inseguita dai ragazzini.
“Perché
scappi, buona
signora? Noi ti vogliamo bene!”
“No,
aiuto! Andate via!”,
strilla Malefica, infilandosi in una strada laterale. Sbianca come un
lenzuolo
quando si accorge di essere in un vicolo cieco. Il branco di bambini si
affaccia all’entrata del vicolo.
“Eccoti,
buona signora!
Perché scappavi? Vogliamo solo riempirti di tanti abbracci e
bacini affettuosi!”
“Aiuto!
Qualcuno mi
aiuti!”
“Ma
perché urli, signora?
Tanto non ti sente nessuno!”, dice uno dei bambini, quello
più alto e
affettuoso; “e poi lo sappiamo che in realtà ti
piace, perché sotto sotto sei
buona…”
I bambini
si avvicinano e
la circondano.
“Bene,
buona signora, ora
ci divertiamo un po’ con te… Dai, trasforma un
animale in un drago, sarà
divertente!” tutti i bambini battono le mani, avvicinandosi
da ogni lato
minacciosamente.
“No!
No! Andate via,
ripugnanti piccoli mostri, andate via!”
“Ihihihi!”
Ridacchiano;
quello più alto si avvicina; “e adesso tanti
abbracci alla signora!”
Malefica
chiude gli occhi
per non vedere quelle braccia bramose avvicinarsi, e attende
l’inevitabile. Ma
ecco che sente un urlo, seguito da molti altri. Riapre gli occhi. I
corpi dei
bambini sono in fiamme, e scappano tutti di qua e di là; uno
di loro sbatte al
muro e cade a terra, rotolandosi disperato nel tentativo di spegnere il
fuoco,
mentre gli altri abbandonano il vicolo.
Malefica
non si rende
ancora conto di cosa sia successo, ma è chiaro che adesso
è in salvo, e tira un
sospiro di sollievo. Ed ecco che davanti a sé,
all’entrata del vicolo, vede un
individuo piuttosto strano. È un tipo in giacca e cravatta
grigie, con occhiali
spessi come fondi di bottiglia e affetto da forte calvizie; il tipo
è impegnato
a ripiegare un lanciafiamme e riporlo nella sua
ventiquattr’ore.
Malefica
si alza in piedi
e va incontro a quell’uomo.
“È
… è stato lei a
salvarmi, vero?”
L’uomo
non la guarda
neanche in viso.
“L’ho
fatto solo per i
miei scopi malvagi”, risponde.
Malefica
resta ammirata
da quella risposta.
“Vuol
dire che… lei… ha
bruciato vivi dei bambini… per
divertimento?”
“Precisamente”,
fa l’uomo,
richiudendo finalmente la valigia e guardando Malefica in viso.
Lei
sorride estasiata.
“Ma
è privo di qualsiasi
morale! Lei deve essere un cattivo professionista!”
“In
effetti sì”, risponde
l’uomo; “Arturo Giacomelli, avvocato penalista;
ecco i miei contatti”, fa l’uomo
porgendo un biglietto da visita che Malefica legge con attenzione.
“Cavolo…”,
fa Malefica,
quasi spaventata.
“E
non ha sentito il
peggio: sono specializzato in difesa del diritto
d’autore”, dice l’avvocato,
sistemandosi la cravatta e sorridendo soddisfatto.
Un
brivido percorre la
schiena della fata. Con quell’uomo non era il caso di
scherzare.
“Sia
chiaro che non
sentirà una parola di ringraziamento da me!”, fa
Malefica, comprendendo la
necessità di non sfigurare di fronte ad un tale campione
della cattiveria.
“Oh,
non mi aspettavo
niente del genere, signorina. Dopotutto Malefica deve essere
all’altezza della
propria fama. Maledire una bimba in fasce non è una cosa da
dilettanti.”
“Ma
allora lei mi
conosce?”, fa lei, piacevolmente sorpresa.
“Conoscere
le persone fa
parte del mio lavoro, signorina”, risponde l’uomo.
“Comunque, devo
dire che le notizie che mi sono arrivate ultimamente sul suo conto sono
piuttosto
desolanti. Aiutare i buoni a sconfiggere la vera minaccia…
Non avere neanche
una boss battle… metter su piani ridicoli che non portano da
nessuna parte…
Sembrerebbe che lei non sia più la cattiva di una volta,
signorina Malefica.”
Malefica
si sente come se
le avessero pugnalato il cuore. Sì, di nuovo.
“Forse
tutto sommato
questa conversazione è perdita di tempo”, dice
Giacomelli; “è chiaro che la
Malefica di cui avevo tanto sentito parlare non
c’è più. La saluto,
signorina”,
fa l’avvocato facendo per andar via.
“Un
momento!”, esclama
Malefica, ferita nell’orgoglio e piuttosto arrabbiata;
“ma come si permette di
parlarmi così?! Ok, non sarò un avvocato
penalista, e magari starò passando un
brutto periodo, ma sono comunque ancora una cattiva di primissima
classe!”
L’uomo
si volta
lentamente, mostrando un sorriso maligno. Malefica avverte
un’emozione nuova
nel vedere quella bocca contorta in un ghigno senza allegria da cui
mancano
vari denti. Sente un calore alle parti basse di cui non credeva
più di essere
capace.
“Lei
dice, signorina?
Sarebbe pronta a dimostrarlo? A mostrare al mondo che Malefica
è ancora capace
di inenarrabile perfidia? Sarebbe pronta ad avere un ruolo di primo
piano nella
trama più diabolica e malvagia che mente umana abbia mai
concepito?”
“Sì,
sarei pronta!”, risponde lei, decisa.
“Bene…”,
fa l’avvocato; “in
questo caso ho una proposta da farle.”
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Capitolo 8 *** Chapter 8 – Look but please don’t touch the glass – Eyeballs don’t leave fingerprints ***
Chapter 8 – Look
but please don’t touch the glass –
Eyeballs don’t leave fingerprints
Terra
è disteso sul letto
nella sua stanza, immerso in pensieri oscuri. Le parole
dell’uomo pelato e
abbronzato dall’aria inquietante che non è
Xehanort lo tormentano.
“Cielo,
io ho passato
tutta la vita a cercare di fare il bravo e buono, a non cedere
all’oscurità, ma
in effetti non mi ero mai posto la questione se ne valesse la pena o
meno!
Quell’uomo che non era Xehanort mi ha veramente instillato un
dubbio!”
Terra
volge lo sguardo al
suo comodino, su cui è poggiata una cornice
d’argento con la foto autografata di
Justin Bieber.
“Oh,
Justin… mio idolo e
punto di riferimento nella vita! Se solo ci fossi tu qui con me a
consigliarmi!
Non sai quante volte sogno di averti qui accanto al letto; nei miei
sogni la
tua mano mi accarezza, e la tua voce sicura e virile mi guida
attraverso le
difficoltà della vita!”
Terra si
lascia andare ad
un sospiro. Poi dice:
“Vabbe’,
ma tu qui non ci
sei, quindi vediamo a chi altri posso rompere le balle per chiedere
consigli!”
Afferra
il suo smartphone
e richiama i numeri più telefonati. Al primo posto compare
‘Nixon K.X.F.
Rottermeier’; al secondo ‘Master Eraqus’.
Il dito
indugia su
‘Master Eraqus’ per qualche secondo.
“Uhm…
mi servirebbe il
consiglio di qualcuno che ne capisca molto di cuori,
oscurità e keyblade…”
Sta per
premere su
‘Master Eraqus’.
“Però
anche un ragazzino
sociopatico che ogni volta che mi risponde al telefono sbuffa e sembra
che stia
per mandarmi affanculo farà al caso mio!”
E preme
su ‘Nixon K.X.F.
Rottermeier’.
Nixon
è accanto al suo
monopattino stellare. Lo guarda da tutti i lati, non riuscendo a capire
da dove
cazzo si accenda.
Eppure ne avevo uno uguale uguale, prima che me lo
rubasse quel tizio incappucciato con le orecchie enormi!
Le sue
elucubrazioni
vengono interrotte dalla vibrazione dell’I-phone. Lo tira
fuori dalla tasca e
legge il nome di chi lo sta chiamando.
“Oh,
no! È Terra! Ci
mancava solo lui! Se rispondo mi attacca un pippone che non finisce
più!”, pensa ad
alta voce Nixon; “quasi
quasi lo ignoro…”
Quand’ecco
che sulla
spalla di Nixon compare un minuscolo Sora con aureola e bianche ali
d’angelo.
“Niiixoooon!”,
dice
l’angioletto-Sora, “ascolta la tua
coscieeeenzaaaaa…. Rispondi al
cellulaaareeeee…”
“La
mia buona
coscienza?!”, esclama Nixon; “pensavo di essermi
occupato di te mesi fa! Che ci
fai ancora in circolazione?!”
“Niiiixoooon…
dovresti
saperlo che il cianuro non funziona su entità che sono
prodotto della tua
immaginazioneeeeeee…”
“Uff…
potresti almeno
evitare di strascinare l’ultima parola di ogni
frase?”
“Mi
sa proprio di
nooooooooooooooooo…”
Nixooooon…
Cioè, Nixon,
guarda il cellulare, che continua a squillare.
“Ehi,
stronzetto! Non ti
azzardare a rispondere!”
La voce
proviene
dall’altra spalla; Nixon guarda e vede un minuscolo Riku con
le corna rosse e
la solita espressione di Riku da ‘ce l’ho solo io
nell’universo’.
“Oh,
bene!”, fa Nixon;
“voglio sentire anche la tua campana, cattiva
coscienza!”
“Non
devi assolutamente rispondere!
Lo sai che poi ti caga il cazzo per tre ore, e tu hai altre cose da
fare!”,
dice il mini-Riku.
“Niiixoooooon!
Devi
rispoooondereeeeee! Ti ricordi cosa è successo
l’ultima volta che non hai
risposto a Terraaaaaaaa? Si è tagliato le vene e lo hanno
ritrovato nella sua
vasca da bagno quasi dissanguatooooooooooo…”
“Ecchissenefrega!”,
fa il
mini-Riku, “così è la volta buona che
ci liberiamo di quel cretino! Non l’ho
ancora perdonato per quando ha preso in giro i capelli di Nixon
insinuando che
fossero poco puliti!”
“Quella
volta mi ha fatto
davvero innervosire!”, ringhia Nixon; “mini-Riku ha
ragione! Io non gli
rispondo!”
“Nixoooooon!”,
fa
l’angioletto Sora, “guarda che se poi si ammazza
danno la colpa a teeeeeeee!
Potrebbero indagare su di te e su altre cose che hai fatto, e non
è il momento
buono per subire un’inchiesta
giudiziariaaaaaaa…”
“Oh,
poffarre!”, esclama
il mini-Riku, “a questo non ci avevo pensato! In effetti
sarebbero guai! Forse
dovresti rispondere.”
“Ma
come? Hai cambiato
idea?”, chiede Nixon.
“Non
fraintendermi, credo
che un giorno Terra dovrà pagarla per aver offeso i tuoi
fantastici capelli, ma
in questo momento non puoi accumulare altri reati sulla tua fedina
penale!”
“Visto
che avevo
ragioooooneeeeeeee?”
“Sigh”,
sospira Nixon,
“suppongo che non ci sia altra scelta,
allora…”
“No!”
“Decisamente
nooooooooooooooooo…”
“Va
bene, rispondo, ora però
sparite!”
Le due
entità immaginarie
scompaiono. Nixon, avvicina il dito al simbolo di risposta con lentezza
esasperante,
come se ogni millimetro fosse un colpo di pestacarne sui coglioni.
“…
Pronto…”, risponde, la
sofferenza traspira in ogni singola sillaba.
“Nixon!”, fa la voce di Terra,
“amicissimo
mio! Quanto tempo che ci hai messo a rispondere! Che stavi facendo? Di
sicuro
non ti stavi lavando i capelli! Ah ah ah!”
Io lo ammazzo io lo ammazzo io lo
ammazzo…
“Eh
eh eh… ma che
simpatico che sei… eh eh eh… Dimmi che cosa ti
serve, caro.”
“Ho un grosso problema, e mi serve un tuo consiglio!
Sto avendo delle
tremende crisi d’ansia, mi sono appena preso una doppia
camomilla ma ancora ho
tutta la mano che mi trema, una cosa incredibile guarda, non riesco
manco ad
allenarmi con il keyblade, che è un problema
perché allenarmi con il keyblade
era l’unica cosa che facevo tutto il giorno da appena sveglio
a mezzogiorno
fino a quando non vado a letto alle sei del pomeriggio!”
Nixon
comincia già ad
avvertire una sensazione come di un gatto appeso con le unghie ai
maroni.
“Comunque, ti spiego subito il problema: ieri stavo
facendo la guida per
alcuni turisti; ricordi che il Maestro Eraqus mi ha dato da fare un
secondo
lavoretto per tenermi impegnato? Che personalmente la cosa mi lascia
molto frustrato,
ricordi che ti ho detto anche che io mi sento piuttosto insoddisfatto
di come
mi tratta; cioè, non è che mi faccia proprio
schifo svolgere queste mansioni,
ma non mi sento valorizzato appieno dal maestro Eraqus, io mi impegno
tanto e
lui non fa altro che dire sempre ‘Terra, Terra, devi tenere
più sotto controllo
l’oscurità’, ma io già mi
trattengo il gas nell’intestino per delle ore a
lezione, e mi sembra che questa cosa già dovrebbe essere
almeno un pochettino
premiata, invece quello rimbrotta, che poi se ci pensi bene una persona
brillante e capace come me dovrebbe essere già maestro del
keyblade se la cosa
si basasse sul merito, cioè, non sono mica un bimbetto come
te, che per carità,
non voglio dire che tu sia un cattivo allievo, però, ecco,
dobbiamo dircelo, io
sono parecchio più maturo e brillante di te, che comunque
sei brillantissimo,
non fraintendermi, credo che la cosa che ti trattiene di più
siano quei
capelli, potrei consigliarti uno shampoo per capelli grassi che
è una favola…
Scusami, forse sto divagando un pochetto?”
“No…
tranquillo… non ho
mica altro da fare…”
Nixon
lancia uno sguardo
veloce alla finestra della propria stanza, e vi scorge l’uomo
mascherato che lo
guarda e si batte due dita sul polso facendogli segno di tenere
d’occhio
l’orologio.
“Ah, bene, comunque, ti dicevo, stavo facendo la
guida turistica al
cimitero dei keyblade, dove ci sono tutti questi turisti giapponesi
stupidi
come scarpe che non è chiaro che cosa ci trovino di bello
nel cimitero dei
keyblade, cioè, i miei genitori mi hanno comprato un viaggio
alla Terra dei
Draghi quando ho preso la maturità, ed è tutta
un’altra cosa, a parte che ci
sono queste cinesine fantastiche che a letto fanno veramente fuochi
d’artificio… ah ah ah… l’hai
capita? Comunque, insomma quelli forse non possono
andarci in Cina perché sono poveri, e allora vanno
lì per vedere questi
keyblade che sono pure morti, che non capisco perché
vogliano vedere dei
keyblade morti quando alla Lidl stanno facendo una svendita di Keyblade
vivi e
attivi e ormai ce l’hanno tutti… Fra
l’altro i miei genitori mi hanno regalato
il mio primo keyblade quando ho fatto diciotto anni, ed era mille volte
meglio
di quelli lì, mica un wayward wind qualsiasi, era una roba
di livello insomma…
oh, scusa, dimenticavo, forse il tuo keyblade era il wayward wind? Che
è un
ottimo keyblade, eh, per carità, non voglio insinuare
niente, però, diciamolo,
non è come quello che avevo io, quello era un prodotto di
qualità, i miei
l’avevano pagato tipo duemilacinquecento munny, che sono una
cifra, ma coi
proventi della fabbrica di gelato al sale marino di papà noi
queste cose ce le
possiamo permettere...”
Nixon ha
estratto un
tagliacarte dal taschino e lo tiene sospeso minacciosamente sul polso.
“Insomma fra i turisti c’è
questo tizio abbronzato, che somiglia
vagamente a master Xehanort, pure tutto pelato, che mi chiedevo se
quando sei
messo così male non sia il caso di prenderti almeno un
parrucchino; cioè, mio
padre si è fatto il trapianto di capelli quando ha iniziato
a perderli, ma noi
ce lo possiamo permettere, forse questo tizio no perché
c’aveva un pochino
l’aria del morto di fame, ma almeno un toupet cazzo
prenditelo che non è manco
bello farti vedere in giro così, no? Certo poi se uno i
capelli non se li deve
lavare, forse è meglio rasarseli a zero, non che io voglia
insinuare niente su
di te, hai dei fantastici capelli…”
Il
cervello di Nixon, ormai
seriamente danneggiato, comincia a produrre un’allucinazione
in cui una pecora
in motocicletta con in bocca una pipa che si sta sciogliendo come in un
quadro
di Dalì cerca di vendergli una batteria di pentole, mentre
sullo sfondo dei
Nessuno-Berserker ballano sulle note di ‘Redefinition (of
Disco)’. Le parole di
Terra cominciano a sfuggirgli, coglie solo dei frammenti del discorso,
che
comincia ad apparirgli completamente privo di senso.
“…Insomma alla fine se ne vanno tutti e
mentre pulisco il trenino, che
poi secondo me non spetterebbe mica a me pulire il trenino,
cioè, quella è una
cosa che potresti fare tu, semmai, ma io diciamocelo sono ad un livello
un po’
più alto; comunque non ti trovo che questo mi ha lasciato il
suo biglietto da
visita sul sedile, con tanto di numero di telefono ed e-mail? E io mi
sono
chiesto se magari questo qui non è gay e ci sta provando con
me! Che sia
chiaro, sai che non ho nulla contro i gay, dopotutto anche tu sei un
po’
effeminato ma non per questo ti escludo dalle mie amicizie, no? Che poi
la mia
famiglia mi ha sempre insegnato che gli altri vanno rispettati anche se
sono
poveri o finocchi o pelati, però io sono etero,
cioè, a me mi piace la figa, lo
sai che me ne porto a letto quattro diverse alla settimana, insomma, io
non
sono come te che scopi una volta ogni sei mesi e ti va bene
così e ringrazi pure
il cielo, io sono uno di successo, e tu capisci che questo porta con
sé un
sacco di problemi perché per esempio ti abitui a tutto
questo sesso e poi non
riesci più a farne a meno facilmente se per esempio una
settimana ti influenzi,
certe volte ti invidio, tu vivi una vita così semplice
mentre invece la mia è
resa così complicata dai soldi e dal sesso e dal talento, e
poi quando sei uno
attraente come me ti capita di attirare le attenzioni di qualche
vecchio
pervertito o di qualche topo incappucciato con enormi orecchie tonde, e
io non
so mai come gestirle, poi però ho pensato che questo tipo
non faceva le
mossette e non era vestito come una checca e non mi sembrava neanche
uno
stilista famoso, quindi non poteva essere davvero gay e
blablabla…”
Nixon
ormai è smarrito in
un sogno; le parole di Terra si affastellano in un mucchio di versi
incomprensibili alle sue orecchie.
“Blablabla yakyakyak blateroblateroblatero
ciarlociarlociarlo…”
Nixon sta
per perdere i
sensi. Non si rende più nemmeno conto di quanto tempo sia
passato, forse ore, o
giorni… a un certo punto, avviene qualcosa che non sperava
accadesse più:
“… E questo è quanto!”
C’è
un attimo di
silenzio.
“D-d-davvero?!
Davvero davvero?!”,
domanda Nixon,
incredulo.
“Certo! Allora, che ne pensi, Nixon? Mi serve il tuo
consiglio, perché
tu sei il mio migliorissimo amicissimo e non sei perfetto come me e so
che il
tuo punto di vista un po’ più basso sarebbe
prezioso. Quale delle due cose
dovrei fare?”
Oh, cazzo,
pensa Nixon, mi sono perso una
parte importante!
“Allora, Nixon? Da quello che mi dirai potrebbe
dipendere il modo in cui
continuerà questa storia! Cerca di non rispondermi a caso!”
“Oh…
e-ehm… dici che…
che… ci sono solo quelle due
opzioni?”
“Ma sì, non ne vedo altre, e non sento
neanche il bisogno di ripetere
quali siano perché è completamente ovvio da tutto
il mio discorso!”
“Be’…
be’… direi che…
ehm… forse… forse l-laaa… la prima
è meglio?”
“Uhm…”, fa Terra,
poco convinto, “ma sei sicuro? A me
convinceva un po’ di più la seconda…”
“Ah,
be’, io direi che…
che… alla fine bisogna sempre seguire il cuore,
ecco!”, Nixon si fa i
complimenti da solo nella mente per questa trovata geniale con cui si
cava
d’impaccio.
“Cavolo, Nixon, hai veramente ragione!”,
fa Terra; “farò come dice
il mio cuore! Sei
stato prezioso come al solito! Sono
fortunato ad avere un amico te, un po’ meno brillante ma
così bravo a farmi
vedere le cose da un punto di vista un po’ più
plebeo! Adesso vado a seguire il
tuo suggerimento! Un grandissimo abbraccio! Ma non toccarmi con quei
capelli,
eh! Ah ah ah!”
“Ehehehehe…”
mugugna
Nixon fra i denti, ma pensando qualcosa tipo quando
ci vediamo io ti faccio saltare i denti uno a uno brutto pezzo
di merda infame figlio di buonadonna!
A quel
punto Terra chiude
la conversazione, e si alza dal letto, tutto soddisfatto.
“Questa
telefonata con
Nixon è stata veramente illuminante!”, parla da
solo; “faccio a bene a tenermi
fra gli amici quel poveretto; non solo faccio un’opera buona,
ma alla fine è anche
un bravo ragazzo e torna utile! Gli dovrò regalare uno dei
miei I-phone usati per
sdebitarmi! Comunque…”
Materializza
il keyblade
nella mano destra.
“Tempo
di fare come dice
lui e seguire il cuore! Il che, nel mio caso, significa cedere
all’oscurità!
Omicidi, stupri, puzzette in ascensore, sto arrivando! Quattordicenni
vergini,
dite le vostre ultime preghiere! MWAHAHAHAH”
|
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Capitolo 9 *** Chapter 9 - Fifty shades of Donald Duck – A fragmentary segment of a passage of a fragment of a piece of something ***
Chapter
9 - Fifty
shades of Donald Duck – A fragmentary segment of a passage of
a fragment of a
piece of something
Cloud
è lì in attesa
sotto il lampione nell’autostrada fra i mondi. Ogni tanto lo
illuminano i fari
di una gummiship solitaria, che passa via rapida. I suoi occhi azzurri
si
perdono sull’asfalto che va a confondersi con
l’oscurità all’orizzonte.
Un’altra
gummiship si
avvicina, e lui sa cosa deve fare. Scopre una coscia e la espone
all’aria con
fare seducente; la gamba raggela all’aria invernale, e le
scarpe aperte tacco
dodici non proteggono dal freddo.
Si
aspetta che la
gummiship passi via come le altre, ma questa non lo fa. Questa accosta
e
abbassa il finestrino. Ne sporge il muso animalesco
dell’ignobile cane
antropomorfo che sta al posto di guida.
“Ehi,
bellezza…”, gli fa
Pippo, “che bella mercanzia che abbiamo, Yuk!”
“Grazie”,
risponde Cloud
con finta allegria, nascondendo in un sorriso la repulsione per
quell’abbietto
individuo.
“Io
e il mio amico, qui”,
dice Pippo indicando un papero antropomorfo seduto sul sedile
posteriore,
“cerchiamo divertimento. Le tariffe?”
“Bocca
venti a testa, cinquanta
servizio completo.”
Pippo e
Paperino
ridacchiano:
“Ma
è pochissimo, Yuk!
Che poverina che sei!” la deride Pippo, mentre Paperino
starnazza allegramente;
“Dai, salta su, troietta!”
Cloud
continua a fingere
un sorriso mentre sale sul sedile posteriore della gummiship, che
riparte. Accanto
a lui c’è Paperino, che gli mette subito una mano
sulla coscia e inizia ad
accarezzarla in su e in giù, riservando a Cloud sguardi
libidinosi. Cloud
scopre di essere più a disagio del solito, e non riesce a
togliersi dalla testa
l’impressione di aver già conosciuto quelle due
bestie, ma non ricorda dove.
Nonostante tutto, sorride ancora.
Come sono arrivato a questo punto?, si domanda in silenzio. Se lo domanda ogni volta
che un cliente lo prende su, ma la verità è che
lui lo sa bene come ci è
arrivato a quel punto. Non ha mai potuto dimenticare
quell’appuntamento con Don
Corneo, che aveva risvegliato l’oscurità nel suo
cuore: la passione per la
sottomissione e la violenza. Cloud lo aveva solo intuito, allora, ma
adesso lo
sa con certezza: gli piace essere sottomesso, picchiato, umiliato;
vuole
sentirsi un oggetto a letto, proprio come lo aveva trattato Don Corneo.
E si
odia così tanto per questo. Deve vivere una doppia vita: di
giorno è un potente
guerriero sempre con la situazione sotto controllo, ma di notte Cloud
diventa
una puttana. E gli piace. E non riesce più a farne a meno.
Anche quando a
trattarlo come una puttana è un sudicio animale
antropomorfo.
Ma
nessuno sa
sottometterlo davvero come vorrebbe lui… per questo cerca quella persona…
l’unico che sappia davvero fargli provare quel
proibito piacere.
Paperino
adesso gli
accarezza i capelli, leccandosi lentamente il becco e stando attento a
non
pungersi le dita.
“Ehi,
Paperino! Cerca di
trattenerti fino a quando non arriviamo in Motel, Yuk!”
Paperino
sghignazza, poi
fa, rivolto a Cloud:
“Sai,
carina, dobbiamo
dirti la verità… non ti abbiamo preso su soltanto
per il nostro divertimento
carnale.”
Cloud
sussulta,
spaventato. Era forse finito nelle grinfie di pericolosi maniaci?!
“Ehi,
non essere
spaventata… Vedi, avremmo solo bisogno di chiederti
un’informazione.”
“Ah”,
fa Cloud, più
rilassato; “di che si tratta?”
“Vedi,
c’è una persona
che non troviamo più, un nostro vecchio, diciamo…
compagno di merende. Lo
abbiamo perso di vista al monte Olimpo, ma ci è stato detto
che l’hanno visto
nella tua zona…”
“Non
ricordo tutti quelli
che frequentano la mia zona”, risponde Cloud.
“Oh,
ma lui si nota, si
nota molto… Non è vero, Pippo?”
“Gawrsh,
se si nota!”
“Ha
i capelli a punta,
proprio come i tuoi, ma castani. Ha piedoni enormi e un gigantesco
aggeggio con
cui picchia sulla gente…”
L’attenzione
di Cloud si
risveglia.
“…
che è a forma di
chiave e si chiama keyblade.”
L’attenzione
di Cloud
torna a livelli basali.
“Non…
non credo di
ricordare nessuno così”, risponde.
L’espressione
di Paperino
si fa rabbiosa.
“Forse
faresti meglio a
pensarci un po’ su, troietta!”, ingiunge,
“non ti abbiamo certo scelta per il
tuo culo cadente! Noi abbiamo bisogno di trovare questa
persona!”
Cloud
è spaventato, ma al
contempo non può fare a meno di provare quel sottile
piacere... Quel papero
nudo dalla vita in giù sarà pure senza pene, ma
ha autorità. Gli piace.
“Io…
io non lo so dove si
trova, non l’ho mai visto, giuro! A parte forse in un altro
capitolo del
videogioco, ma lo sapete che la continuity in Kingdom Hearts
è un po’ creativa!”
Paperino
lo guarda male.
Non è contento.
“Sei
proprio… sicura?” la
mano di Paperino gli afferra la spalla, la tiene molto stretta. Gli fa
male. L’altra
mano agita minacciosamente uno scettro magico a forma di dildo. Cloud
prova dolore,
paura ed eccitazione insieme.
“Forse…
forse so chi
potrebbe averlo visto!”
“Ora
ragioniamo. Visto,
Pippo? Te l’avevo detto che non avremmo neanche dovuto
picchiarla!”
“Yuk!
Hai sempre il tuo
tocco, Paperino!”
“Bene,
puttanella,
parla”, continua l’anatra.
“Il
mio… Il mio datore di
lavoro, Ade. Se qualcuno sa qualcosa, è lui. Dovete
parlare con lui!”
“Sapevo
che ci saresti
stata utile”, dice Paperino.
“Gawrsh,
Paperino,
dovremo parlare con Ade? Non è un tipo facile con cui
trattare…”
“Forse
la nostra
signorina qui potrà darci qualche dritta anche su quello,
non è vero?”
Cloud non
risponde. Il
senso di autorità emanato dal papero lo eccita da matti.
“Sono
sicuro che potrai
darci ancora molte altre informazioni utili, ma
prima…”
Il volto
di Paperino si
avvicina a quello di Cloud, i loro respiri si confondono.
“...
Direi che è arrivato il
momento di divertirci, bellezza.”
“Farai
l’amore con me,
adesso?”, gli domanda Cloud.
“Io
non faccio l’amore”,
risponde Paperino; “io starnazzo. Forte.”
Questo capitolo serviva a mettere definitivamente
a tacere coloro che continuano a pensare che Kingdom Hearts sia un
gioco per
bambini. Come vedete, cari lettori, Kingdom Hearts ha una storia molto
seria e
matura, e non ha paura di entrare nel merito di tematiche complesse e
scottanti, come il dramma dei personaggi di Final Fantasy costretti a
vendere
il proprio corpo.
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Capitolo 10 *** Chapter 10 – Yeah, yeah, whatever – I’ll make something up for this title too ***
Chapter 10 – Yeah,
yeah, whatever – I’ll make something up
for this title too
“Salve,
amici
telespettatori!”, esclama con un sorriso Jerry J. Jerry;
“e bentornati a ‘La
mia Fan Theory’, il gioco a premi in cui in fan di Kingdom
Hearts si sfidano a
cercare di decifrarne la trama e prevederne i futuri sviluppi. Ed ecco
i nostri
concorrenti: Kikkolina09, Gigi42 e il campione in carica
Cannaiolo83!”
La
telecamera si sposta
sui concorrenti; il pubblico li applaude.
“Bene,
amici telespettatori, ricapitoliamo la situazione dei nostri
concorrenti: Cannaiolo83 è in testa con un montepremi di
24.500€, segue Gigi42
con 22.000€, e in coda la nostra Kikkolina09, che dopo alcuni
colpi di sfortuna
è scesa a 13.000. Come ti senti, Kikkolina?”
“Mio
padre ha detto che mi farà infibulare se non vinco, quindi sono
un
pochettino nervosa…”, risponde la bambina,
gettando un’occhiata preoccupata alla
platea, dove un uomo massiccio, con gli occhiali da sole e una
cicatrice sulla
guancia tipo Scarface fa il segno delle forbici con due dita al suo
indirizzo.
“Be’,
Kikkolina09, non preoccuparti perché ora sta arrivando il
tuo
momento: è l’ora della ‘RUOTA DI KINGDOM
HEARTS’!”
Un grosso
cartellone luminoso lampeggiante che porta la scritta ‘LA
RUOTA
DI KINGDOM HEARTS’ cala dal soffitto, e un paio di Bluciccio
in bikini iniziano
a ballare sulle note di uno stacchetto musicale:
Gira
la
ruota, yeh yeh
Guarda
che ruota, yeh yeh
E
da casa
puoi giocare anche tuuuu
Devi
solo
comprarti una Playstation Twoooo
Ed
un
Gameboy Advanceeee
Ed
una
PSPIIIIIIII
Ed
uno
smartphoneeeee
Ed
un
Nintendo Diessssseeeeee
Ed
un
Nintendo 3Diessssseeeeee
Ed
una
Playstation fouuuur
E
a quel
punto se tu giochi ti diverti di piùuuuuuu!
Paraparapparà!
I Bluciccio fanno
la spaccata e lo stacchetto si conclude.
“Fantastiche,
le nostre ballerine!”, fa Jerry J. Jerry guardando i due
Heartless obesi che si sono andati a mettere a fianco a lui,
“eh, chissà quante
mogli si arrabbiano con i mariti che ci guardano da casa, quando ci
sono i
nostri conturbanti stacchetti musicali, eh?”
“IHIHIHIHIHIHIH!”,
ridacchiano i due Bluciccio.
“Ma non
poniamo tempo in mezzo, e andiamo con Kikkolina09 alla ruota di
Kingdom Hearts!”
La telecamera si
sposta su un’altra sezione dello studio televisivo, dove
è
situata posizionata in verticale una grossa ruota con tanti disegnini
sopra.
Subentrano il presentatore e la concorrente.
“Bene,
Kikkolina, dato che sei la concorrente col montepremi più
basso, hai
diritto di tentare la sorte con la Ruota di Kingdom Hearts. Sai come
funziona,
giusto? Giri la ruota e a seconda del simbolo che ti esce succede una
cosa
diversa. Se ti esce Xehanort perdi mille euro ed è anche una
gran rottura di
palle perché ti fa una supercazzola
sull’oscurità, se ti esce Re Topolino vinci
mille euro ma anche lui è piuttosto pesante da sopportare,
se ti esce il Grillo
Parlante hai la possibilità di raddoppiare il tuo montepremi
rispondendo
correttamente ad una domanda su Kingdom Hearts, se esce Testsuya Nomura
sei
costretta a comprare tutti i videogiochi della serie e tutte le console
su cui
sono usciti e il tuo montepremi viene dimezzato, e infine se ti esce il
pene
eretto il tuo montepremi è raddoppiato automaticamente. Sei
pronta a girare?”
“Sì,
Jerry!”
“Bene,
vai pure!”
Kikkolina prova a
dare una spinta alla ruota. La ruota non si muove.
“Uffa
uffa uffa! Non gira! Non solo a otto anni non posso ancora fare
sesso, ma neanche riesco a girare una stupida ruota! Uffi uffi uffi
uffi! Posso
invocare degli Heartless per aiutarmi?”
“Non so
se il regolamento lo consente; chiediamo al notaio. Notaio?”
Il notaio viene
inquadrato. È un tipo coi capelli blu e una cicatrice a
forma di X sulla faccia, che indossa un soprabito nero pieno di zip.
Dorme
della grossa.
Il presentatore fa
un colpo di tosse:
“A-ehm!
Notaio? NOTAIO SAIX!”
“Aaaaah!
No, le patate no! ”, strilla il notaio, svegliandosi di
soprassalto.
“Notaio!”,
fa Jerry, “la bambina non riesce a girare la ruota da sola,
vuole sapere se può invocare l’oscurità
e farsi aiutare dagli Heartless.”
“Ah, ok,
ok, capisco il problema. Mmmh…”, fa il notaio;
“farti aiutare
dagli Heartless è così importante per te,
Kikkolina09?”
“Sì!
Sì!”, risponde concitata la bambina;
“sì, porca puttana, se non vinco
qualcosa mio padre mi fa infibulare! È importante
importantissimissimo!”
“Mostrami
quanto è importante.”
“Come? Ma
cosa vuoi che faccia?!”
Il notaio resta un
attimo interdetto.
“Mmmh…
Be’… Non ci avevo pensato… boh,
potresti metterti in ginocchio, per
esempio.”
“COSAAA?!”,
fa la bambina, “Ma come ti permetti?! Ma non lo vedi che ho
solo otto anni? Ma che razza di pedofilo di merda sei?!”
“Cosa?”,
fa il notaio; “no, ma che avete capito
era…”
“PAPÀAAAAA
C’È UN PEDOFILO CHE MI FA PROPOSTE
OSCENEEE!”
“Oh,
accidenti, aspettate, stiamo calmini…”, esorta il
presentatore.
Frattanto un
energumeno alto due metri e dieci con una cicatrice sulla
guancia ha raggiunto Saix e lo solleva per la collottola.
“Questo
è il momento in cui se avessi un cuore me la farei
addosso”, dice
Saix, mantenendo il suo tono di voce addormentato, poi guarda in basso
e vede
un rivolo di urina; “toh, mi sa che me la sono fatta addosso
anche senza un
cuore”.
“COSA GLI
VUOI FARE TU ALLA MIA BAMBINA, PEDOFILO DIMMERDA?!”, esclama
l’energumeno.
“Uno, non
sono pedofilo, e due, comunque è sua figlia che si veste
come una
poco di buono.”
Il tipo comincia a
schiaffeggiare Saix a ripetizione.
“Ouch.
Ouch. Ouch. Fa male. Fa
malissimo. Ouch.
Quel dente lo avevo appena fatto ricostruire. Ouch. Se avessi un cuore
in
questo momento piangerei. Ouch. Ahio. Ahio. Dovrebbe prendere la sua
rabbia e
dirigerla contro degli Heartless. Ouch.
Dolore. Ahi.
Perché, Kingdom Hearts, perché? Ouch. Ahia. Ahi. Ouch.”
“Notaio!”,
interviene Jerry, un po’ agitato; “la bambina
PUÒ invocare gli
Heartless, VERO?”
“Ouch.
Come? Ahio. Ah, sì, giusto. Ouch. Sì,
sì certamente. Ahio.”
“Grazie,
notaio!”, fa Jerry; “signore, credo che sia tutto
sistemato,
vero?”, dice poi, rivolto all’energumeno.
Il tipo
schiaffeggia Saix altre cinque o sei volte, poi si ferma e lo
ributta giù sulla sua sedia.
“Comunque
è una fortuna che si sia fermato”, commenta il
notaio ad alta
voce, massaggiandosi una guancia; “altri dieci-quindici
minuti di ceffoni e
sarei entrato in modalità berserk, e a quel punto gli avrei
fatto vedere io.”
Viene bellamente ignorato da tutti.
Lo studio si
ricompone; Kikkolina09 saltella e batte le mani come una
scema.
“Che
bello, che bello, posso invocare gli Heartless! Heartless, a
me!”
Due Heartless
Soldato si materializzano accanto alla ruota e la spingono.
“Evvaaaiii!”,
esclama il presentatore, “vediamo che succede ora!”
La ruota gira.
Gira.
Gira.
Gira.
Si fer…
No, aspe’… gira ancora.
Gira.
Gira.
Ah ecco, si sta
fermando davvero.
Ah, no, Gira
ancora.
Gira.
Jerry J. Jerry
comincia a guardare l’orologio.
La ruota Gira.
Gira.
Gira.
SI FERMA!
“Ah, il
Grillo Parlante!”, esclama il presentatore; “devi
rispondere ad una
domanda su Kingdom Hearts, Kikkolina09. Ecco che mi portano la
busta…”
Un Bluciccio si
avvicina a Jerry J. Jerry e gli porge un plico. Jerry gli
fa l’occhiolino e gli dice: “grazie,
dolcezza”, poi apre il plico e sbircia la
domanda.
“Sei
pronta, Kikkolina?”
“Prontissimissimissima!”,
fa la bimba battendo le mani.
“Bene,
sei stata fortunata, è una domanda veramente facile! Ecco
qua:
sappiamo che Roxas, il Nessuno di Sora, è in grado di
utilizzare il keyblade.
Dunque anche Xemnas, essendo il Nessuno di Master Xehanort, che
è un maestro
del keyblade, dovrebbe essere in grado di usarlo. Come mai non lo fa?
Vai
Kikkolina, a te.”
La bambina
impallidisce e suda copiosamente.
“Dieci
secondi, Kikkolina”.
La bambina suda
ancora di più. Lancia uno sguardo al pubblico, fra cui
scorge l’energumeno con la cicatrice che tiene in alto un
cartello con la
scritta ‘VICTORY OR INFIBULATION’.
“Cinque
secondi, Kikkolina. Dai che è facile.”
La bambina sembra
sul punto di esplodere come un palloncino.
“Tre
secondi!”
Al colmo
dell’ansia, Kikkolina spara una risposta:
“È
solo retcon eseguita
male!”
Il silenzio cala
sullo studio. Jerry J. Jerry si fa tutto tetro in volto.
Guarda la risposta nella busta, poi scuote la testa, sconfortato.
Inizia a
parlare con tono preoccupato.
“Hai
detto che tuo padre ti avrebbe fatto infibulare, se non avessi
vinto.”
La bambina inizia a
mangiarsi le unghie, disperata, rovinandosi tutto lo
smalto, gli occhi sgranati dal terrore.
“Mi
dispiace, Kikkolina. Mi dispiace tanto”, fa Jerry J. Jerry,
con gli
occhi lucidi.
Le dita di
Kikkolina hanno iniziato a sanguinare.
“Mi
dispiace… che crescerai, diventerai grande… e un
giorno sarai una donna
adulta… e guarderai fra le gambe… e
la
tua vagina sarà più slabbrata di un cespo di
verza PERCHÉ È LA RISPOSTA
ESATTAAAAAA!”
“IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIH!!!”,
strilla Kikkolina, prima di svenire.
“E
Kikkolina09 passa in testa! 26.000€! Ragazzi, che serata! E
ora
ricomincia la nostra storia!”
------------------------
Terra
sfreccia sulle
autostrade fra i mondi a bordo del suo Glider, cantando con la radio a
tutto
volume.
“Certe notti c’è il Glider che
è caldo e dove ti porta lo decide
luuuuiiiiiiii…”
“MA
GUARDA DOVE VAI,
CRETINO!”, grida un tizio a bordo di un altro keyblade glider
dopo che Terra
gli ha tagliato la strada.
“CRETINO
CI SARAI TU!”,
gli grida dietro Terra, “GUARDA CHE VENIVO DA
DESTRA!”
Terra
sbuffa e continua a
parlare da solo.
“Ma
vedi te, chi si
credono di essere questi che girano sui loro Keyblade Glider e pensano
che lo
spazio sia tutto loro… Fra l’altro l’ho
visto che girava su un Keyblade
merdosissimo, questo era il classico morto di fame invidioso. Io sono
un
giovane e talentuoso ragazzo partito per un viaggio alla scoperta di
sé stesso,
questi arrivano che non hanno combinato mai niente nella vita e ti
insultano
per strada per sfogarsi del fatto che sono dei falliti. FALLITO, HAI
CAPITO
COSA SEI?! SEI UN FALLITO! Uff. Dunque. Vediamo di orientarci. Siri,
dove
siamo?”
“Siamo vicini alla foresta dei nani.”
“Eheheh…
Rischiamo di
trovarci Nixon, vero, Siri? Ahahah!”
“È una battuta?”
“Certo,
Siri; ma tu che
vuoi capirne, sei un’intelligenza artificiale… Piuttosto, hai provato a
telefonare di nuovo a
quel tipo che non è Xehanort?”
“Sì, risponde sempre la segreteria
telefonica di Xehanort, dice di
lasciare un messaggio.”
“Uff!
Ma se quel tipo non
è Xehanort, vorrei proprio sapere perché risponde
la segreteria telefonica di
Xehanort!”
“È un bel mistero.”
“Se
tu non fossi solo un
assistente virtuale di Apple penserei che il tuo tono sia
ingiustificatamente
sarcastico. Be’, comunque, vediamo se riusciamo a trovarlo in
uno di questi
mondi. Magari nel frattempo mi scopo pure qualche fighetta. Questa
terra degli
gnomi, per esempio, mi sa di posto figo… Potrei iniziare il
mio viaggio alla
scoperta di me stesso da lì, che ne dici Siri?”
“Ti interessa davvero la mia opinione?”
“Certo,
sei la mia migliore
amica, almeno fra le intelligenze artificiali!”
“Direi che un mondo vale l’altro.”
“Grazie,
Siri! Ti vorrei
sposare, certe volte!”
“Devo confessarti che non sei l’unica
persona che me l’ha chiesto.”
“Allora
atterriamo lì!”
Terra fa
atterrare il monopattino
stell… cioè, il Glider vicino ad un Castello.
“Che
dici, Siri? Entriamo
nel castello?”
“Sei già entrato e sei nascosto dietro
una colonna nella stanza della
regina.”
“Uh,
vero… Scusa, a volte
agisco più veloce di quanto non pensi!”
“Solo a volte però.”
“Shhh!”,
la zittisce
Terra; “origliamo, mi sembra una cosa molto oscura da
fare!”
La Regina
è davanti al
suo specchio magico, vestita solo con una specie di lenzuolo colorato
sotto il
quale è nuda. Si sta mettendo il rossetto ascoltando a tutto
volume ‘Goodbye
horses’ di Q Lazzarus.
Questa regina… mi pare che abbia poche
tette, pensa Terra,
vedendole il petto nudo sul quale
effettivamente c’è poco seno o niente.
La regina
parla da sola davanti
allo specchio, con voce stranamente greve e mascolina:
“Vorresti
scoparmi? Io mi
scoperei. Io mi scoperei a non finire, proprio a non
finire...”
Poi
armeggia un attimo
con qualcosa in mezzo alle gambe e inizia a ballare davanti allo
specchio. Mentre
balla si gira e scorge Terra.
“AAAAAARGH!”,
strilla, coprendosi le pudenda col lenzuolo.
“Signora!
Signora, si
calmi!”, le fa Terra; “non voglio farle del
male!”
“S-signora?
Io?”, fa la
Regina; “Ah, be’, sì, certo, sono una
signora, ovvio che lo sono, non sono
certo un maschio che sta nascondendo il pene. A-ehm! Che ci fai tu qui
dentro?”
“La
vedo nervosa… Scusi,
che stava facendo allo specchio?”
“Io…
Io… Ehm… Stavo…
Stavo… Interrogando il mio specchio magico che sa tutto,
ecco!”
“Specchio
magico? Fantastico!”,
fa Terra, estasiato; “allora posso chiedergli come faccio a
contattare quel
tipo che non è Xehanort! Posso fare una domanda allo
specchio? La prego,
signora!”
“Oh…
Ehm… No, non puoi
perché… perché…”,
la regina pare nervosa e incerta sul da farsi, ma poi si
illumina in viso come se avesse avuto un’idea geniale;
“perché prima voglio che
fai una cosa per me!”
“Ah
sì? Cosa?”, chiede
Terra, curioso.
“C’è
questa … soave
principessa, noi la chiamiamo Biancaneve. Voglio che la scuoi viva e mi
porti
il suo cuore in questo cofanetto qui”, gli porge un
cofanetto; “e la sua bella
pelle bianca appesa qui”, e gli porge una gruccia.
“Oh…”,
fa Terra; “mi
sembrano cose molto oscure da fare. E anche un po’
splatter.”
“Eggià,
ma questo è
Kingdom Hearts, mica un gioco per bambini. Ti tiri mica
indietro?”
“No,
assolutamente no!”,
si affretta a precisare Terra; “è che sono un
po’ un novellino con l’oscurità,
e questa è un po’ grossa come prima
missione.”
“Vabbe’,
l’importante è
la pelle, se vuoi il cuore lo lasciamo stare.”
“Mmmmh…
Non potremmo fare
il contrario? Sono un po’ più familiare coi cuori
che con le pelli.”
La Regina
sbuffa
sonoramente.
“Va
bene, va bene, basta
che l’ammazzi! Ora vattene.”
“Un
momento, ma dove la
trovo questa fanciulla?”
“Maddai,
sto mondo è un
buco, dove cazzo vuoi che si nasconda? Su, su, fuori,
sciò!”
Terra
prende il cofanetto
ed esce, un po’ incerto sul da farsi.
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Capitolo 11 *** Chapter 11 – So love me like you do, la-la-love me like you do – Touch me like you do, ta-ta-touch me like you do ***
Chapter 11 – So
love me like you do, la-la-love me like
you do – Touch me like you do, ta-ta-touch me like you do
Due
misteriose figure
incappucciate che sono tutt’e due versioni di
Xehanort… no, un momento… forse
una delle due è una versione di Sora…
vabbe’, comunque osservano Nixon che
cerca di attivare il suo monopattino stellare.
“Non
ce la farà”, dice la
figura misteriosa I.
“Ma
sì che ce la fa.” Ribatte
la figura misteriosa II.
“Ti
dico che non ce la fa”,
insiste la figura I.
“E
invece io ti dico che
ce la fa.”
“Non
ce la fa.”
“Ce
la fa.”
“Non
ce la fa.”
“Ce
la fa.”
“Noooo,
non ce la fa!”
“Ma
se ti dico che ce la
fa, vedrai che ce la fa, no?”
“No,
no, no; è chiaro che
non ce la fa.”
“Aspetta
e vedrai che ce
la fa.”
“Ti
dico di no. Vuoi
vedere?”
“Sì,
stiamo a guardare,
vedrai che ce la fa.”
“Ti
dico di no. Aspetta e
vedrai tu.”
“E
io ti dico di sì.”
“Senti,
dobbiamo andare
avanti ancora a lungo? Questa cutscene
mi pare un po’ inutile e noiosa.”
“È
filler, come quasi
tutte le scene con Xehanort. Comunque, a questo punto direi di
intervenire.”
“Giusto.
Vado a dirgli
come si accende.”
“NO!”,
urla l’altro, scandalizzato.
“Uhm?
Perché
no?”, chiede figura misteriosa I.
“Lo
sai che non possiamo
dirgli le cose chiare. Dobbiamo parlare per enigmi in un linguaggio ai
limiti
del comprensibile, sennò ci tagliano lo stipendio!”
“Uff…
Che noia. Va bene, vado a
supercazzolarlo per la quarta
volta.”
Nixon sta
tirando calci
al monopattino come un forsennato.
“COME-CAZZO-FUNZIONI-MERDOSO-PEZZO-DI-LATTA!!!”
“Eh
eh eh…”, fa una voce
alle sue spalle.
“Oh,
non di nuovo…”, fa
Nixon, disperato.
“Il
tuo cuore sta
fallendo nel compiere una semplice prematurazione da dietro, o
guerriero della
luce… forse per due parole come
‘oscurità’. Occhiello di privilegio come
se
fosse un Nobody.”
“Ma
che cazzo c’entrano i
Nobody?!”
“Eh
eh eh… Pàstene
soppaltate secondo il diario di Ansem, sennò posterdati il
keyblade, per due parole
come ‘girare la chiave’, per esempio?”
“Girare
la chiave?”, fa
Nixon, sgranando gli occhi; “ma non c’è
nessuna chiave qui!”
“Eh
eh eh… Eh eh eh… Blinda
l’oscurità anche scribacchi confaldina, e
ricorda che il keyblade ha perso i contatti col tarapia
tapioco!”
Nixon sta
lì a fissarlo
in silenzio, con la bocca aperta e un rivolo di bava che gli cola da un
angolo.
“Uff”,
fa la figura
misteriosa; “lo sapevo che non ci arrivava…
Ascolta: il monopattino è un
keyblade glider, quindi un keyblade, quindi una chiave! Quando dico che
devi
girare la chiave intendo che devi girare il monopattino e
partirà!”
“E
non potevi dirlo
subito così?!”, Nixon sbuffa, afferra il manubrio
del monopattino e fa per
girarlo.
“Sì,
però attenzione che
è un po’ …”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!”
Il
monopattino schizza a
trecento metri al secondo verso il cielo, con Nixon che strilla come un
disperato attaccato al manubrio.
“…
Veloce…”, conclude la
figura misteriosa; “be’, meglio così, il
gioco finirà prima se va così rapido.”
Cloud si
riveste con
calma. Pippo è andato in bagno a farsi la doccia. Paperino
è disteso sul letto,
le lenzuola gli coprono il basso ventre; fuma una sigaretta mentre
fissa Cloud
con insistenza. Lui fa finta di niente.
Ha avuto
incontri
peggiori, riflette il ragazzo. Il cane era meno schifoso di quanto
sembrasse di
primo acchito, se non altro era ben dotato; ma il papero era stata la
vera sorpresa…
Duro. Autoritario. Dominante. Diamine, di rado gli era capitato di
godere così
tanto. Certo, non era comunque come con quella
persona…
“Me
ne sono accorto,
sai?”, dice a un certo punto Paperino.
Cloud lo
guarda. Non
riesce a decifrare il significato del sottile sorriso su quel becco
sexy.
“Uhm?
Accorto? Di cosa?”,
gli risponde.
“Di
come mi guardavi…
durante.”
Cloud fa
un versetto
sarcastico.
“Sei
un cliente. Vi
guardo tutti allo stesso modo.”
Paperino
ricambia il
verso.
“Anche
se fosse vero”,
dice, “tutte le puttane sanno che è importante far
credere ad ogni cliente di
essere speciale. Con me non lo stai facendo. Forse perché
sono stato speciale
davvero. E poi non guardavi lui…”
fa
un cenno verso il bagno occupato da Pippo con la testa
“… come guardavi me”.
“Voi
paperi… vi sentite
tutti speciali, vero?”, risponde Cloud, “prendete
un personaggio di Final
Fantasy, lo fate vestire in modo ridicolo, lo fottete, e pensate che
quello vi
impazzisca dietro.”
“Oh,
io so che impazzisci dietro di me.
Faresti
prima ad ammetterlo!”
Cloud
sorride, è
sinceramente divertito stavolta:
“Ok,
ammetterò che ero
convinto che tu non avessi neanche un pene, lì sotto; mi hai
sorpreso
positivamente. Tutto lì.”
“Certo”,
fa l’anatra con
aria condiscendente, espirando una boccata di fumo.
Cielo, quanto è figo, non può fare a meno di pensare Cloud
nel vederlo.
“Gawrsh,
l’acqua calda
non arrivava mai!”, interviene Pippo uscendo dal bagno;
“Vuoi lavarti anche tu,
Paperino?”
“No,
non serve”, risponde
lui; “riaccompagniamo la signorina.”
Durante
il tragitto in gummiship
Paperino non riserva neanche uno sguardo a Cloud. Rimane tutto il tempo
a
guardare l’autostrada fra i mondi dal finestrino, i fieri
occhi di volatile da
cortile persi in qualche profondo pensiero. Cloud si sente lievemente
infastidito da ciò, anche se non riesce a capire esattamente
perché. Quando
arrivano al punto dove l’avevano presa su, scende
dall’auto e pone attenzione a
non guardare il papero neanche per errore.
“Ecco
i tuoi soldi”, fa
Pippo, aprendo il portafogli, dal quale saltano fuori una serie di
palline
colorate che si spargono tutte sul terreno; Cloud vi cammina vicino ed
esse
vengono attratte dalla sua persona, al contatto col suo corpo
spariscono e il
conteggio dei munny sale.
Mi domando perché non possiamo
semplicemente usare
le banconote…
si chiede Cloud, o il denaro elettronico! In
Svizzera pure i
cessi pubblici hanno il POS, e noi usiamo ‘ste palline
colorate!
“Potremmo
rivederci,
dolcezza, Yuk!”, dice Pippo.
“Sarebbe
un piacere”,
sorride Cloud, come da copione.
“Arrivederci,
bella, e
grazie dei consigli, Yuk!”
La
gummiship riparte; i
pensieri di Cloud indugiano ancora un po’ sul seducente
papero che si sta
allontanando. Poi la vita
procede come prima.
|
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Capitolo 12 *** Chapter 12 –Olympus Coliseum – An ASMR video to help you relax ***
Chapter 12 –Olympus
Coliseum – An ASMR video to help you
relax
All’ingresso
del Colosseo
del Monte Olimpo, come al solito, non c’è
un’anima e c’è un silenzio spettrale,
a parte la colonna sonora molto rilassante. Una ragazza con un grazioso
vestito
rosa fa la sua comparsa vicino alle scale all’entrata, ha con
sé una serie di
strani attrezzi. Piazza una telecamera su un treppiede, poi due
microfoni
supersensibili ai suoi lati, e li accende facendo partire la
registrazione;
quindi, con una serie di movenze e suoni delicati e piacevoli, apre un
tavolino
e una sedia pieghevoli, li sistema davanti alla telecamera e si
accomoda
leggiadramente. Poi rivolge un sorriso delizioso
all’obbiettivo e inizia a
parlare a voce bassissima, praticamente un bisbiglio:
“Ciao a tutti. Qui è la vostra cara
Aerith, un bacione a tutti e
bentornati sul mio canale Youtube, SweetAerithASMR”;
alla fine della frase
Aerith fa una risatina graziosa e delicata come quella di una fata.
“Oggi ho deciso di fare un video ASMR un
po’ diverso dal solito”,
continua, sempre a voce bassissima; “ho
appena comprato questi nuovi microfoni stereo supersensibili, che sono
in grado
di registrare e amplificare di cento volte anche il rumore di una piuma
che
tocca il terreno, e ho deciso di provarli in diretta, qui con voi,
amici. Come
vedete ho scelto l’entrata del Colosseo del Monte Olimpo per
questo video ASMR
perché è un posto estremamente calmo e
silenzioso, dove potremo fare insieme questo
percorso rilassante che ci aiuterà a scaricare ogni stress.
In questo Role Play voi siete dei guerrieri
che hanno appena terminato una battaglia, e io sono la vostra
fidanzata, o la
vostra migliore amica, o la vostra mamma, e vi coccolo per farvi
riposare.”
La sua
voce sussurra
calma e delicata mentre spiega.
“Bene, amici, ora seguite la mia voce e lasciatevi
dietro tutti i
problemi della giornata; dovete solo ascoltare questo video, mentre io
vi sussurro
all’orecchio dolci parole che vi aiuteranno a rilassarvi e ad
addormentarvi
felici. Mi raccomando indossate le vostre cuffie, mettetevi in un posto
calmo e
silenzioso come quello dove sono io, e mettete al massimo il volume
delle
cuffie per apprezzare al meglio gli effetti rilassanti di questo video.
Bene.
Cominciamo.”
Apre la
bocca vicino al
microfono e fa per dire qualcosa, poi si ferma un istante. Sente un
suono
lontano, una specie di fischio. Il suono si fa lentamente
più forte. Si gira a
destra, a sinistra, si guarda alle spalle, ma non capisce da dove
provenga. Poi
guarda in alto.
“OpporCO***IIIIIIIIIIIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Un
ragazzino coi capelli
a punta attaccato ad uno strano e velocissimo mezzo di trasporto si
schianta
sul tavolino, fra le urla sue e di Aerith.
BOOM
CRASH SPATAPUNG FIIIIIII AAAAAAAAAAAAAAAAAARGH
BADABAAAAAM CRUNCH CRANCH
SPLAT BANG SNORT WOOOOOOOM BADABADABAM!
Sotto
l’urlo del Glider
due colonne cadono addosso ai due, seguite da un pezzo del frego
sovrastante.
Nixon si
alza traballante
dalle macerie, reggendosi la testa con una mano mentre barcolla.
“Nessuno…
Nessuno si
preoccupi!”, dice; “sto bene! Non mi sono fatto
niente… Ouch… Quasi!”
Aerith
emerge dalle
macerie, la pelle escoriata, il vestito strappato e sudicio, gli occhi
iniettati di sangue e i capelli arruffati come i serpenti di Medusa.
“TU…
SCHIFOSO EPISODIO
DELLA NONA STAGIONE DI SCRUBS!”, sibila lei, come posseduta
dal Diavolo.
“Ehi!
Vacci piano con gli
insulti!”, risponde Nixon, profondamente offeso
dall’essere paragonato ad un
episodio della nona stagione di Scrubs. Cazzo, fa veramente schifo
quella
stagione.
“TU-HAI-ROVINATO-IL-MIO-VIDEO-A-ESSE-EMME-ERREEEEEEE!!!
AAAAAAAARGH!”
Tira
fuori una mazza chiodata
da chissà dove e inizia a inseguirlo.
“MALEDETTO
BASTARDO FIGLIO
DI PUTTANA! TU MI HAI DISTRUTTO LA REPUTAZIONE!”
“Aiuto!
È pazza!”, grida
Nixon, scappando a gambe levate.
“VIENI
QUI, BRUTTA
SGOMMATA DI MERDA IN UN CESSO PUBBLICO, CHE TI SFONDO IL CULO CON UN
FERRO DA
STIRO ROVENTE!”
“Qualcuno
mi aiuti! Fermatela!”
Altrove,
due ragazzi
osservano l’inseguimento su youtube, o almeno, gli spezzoni
che alla telecamera
caduta a terra capita di riprendere.
“CERTO
CHE PER ESSERE
DIVERSO QUESTO VIDEO È DIVERSO”, dice, o meglio,
grida, uno dei due.
“CHE
HAI DETTO? CREDO DI
AVER PERSO L’UDITO!”
“PERÒ
È RILASSANTE, A SUO
MODO!”
“AH!
SÌ, VERO, GUARDA
COME LE ONDEGGIANO LE TETTE MENTRE CORRE!”
“STAI
FERMO, CHE TI DEVO
FARE INGOIARE I MIEI TAMPAX USATI!”, grida Aerith mancando di
poco Nixon con
una mazzata.
Nixon a
quel punto perde
l’equilibrio, inciampa e cade. Steso a terra, si gira sulla
schiena e
vede l’inseguitrice sopra di lui che solleva la mazza
chiodata, guardandolo con
occhi folli e un ghigno malefico, pronta a colpire.
“Oh,
no!”, esclama Nixon;
“sto per morire ucciso da un’artista ASMR impazzita
armata di mazza chiodata!
Proprio come diceva l’oroscopo di Paolo Fox
stamattina!”
Aerith fa
una risata
folle e fa per calare la mazza, quando sente un suono come di un
fischio che si
fa sempre più vicino, e si ferma. Guarda nella direzione da
cui proviene il
suono, in alto alla propria destra, e dice:
“Lo
sapevo che non dovevo
passare sotto quella scala venendo qui.”
Una
gummiship atterra… o
per meglio dire si schianta sopra Aerith. I suoi piedi immobili e
sporchi di
sangue fuoriescono da sotto la nave, sembra la perfida strega
dell’Est nel Mago
di Oz.
“Oh
mio Dio, hanno ammazzato
Aerith! Brutti bastardi!”, esclama Nixon, ancora a terra.
La porta
della gummiship
si apre di scatto diventando una passerella, che cala come un martello
sul
corpo di Nixon, tramortendolo e schiacciandolo.
“Gawrsh,
Paperino, guidi
come un babbuino fatto di coca!”
“No,
Pippo, non te lo
lascio dire! Effettivamente sono fatto di coca, ma
‘babbuino’ non lo accetto!”
I due
animali scendono
dalla passerella, schiacciando ulteriormente Nixon nel processo. Quello
lancia
qualche mugolio di dolore che i due non notano. Nixon li sente parlare
ancora:
“Yuk!
Ma non pensi a che
effetto farà sui bambini inserire l’uso di droghe
pesanti in questo
videogioco?”
“Pippo,
Kingdom Hearts
non è un videogioco per bambini, è un gioco serio
e maturo, e Nomura è il
François Truffaut dei videogame. Ora pensiamo a trovare
Ade.”
Le due
bestie antropomorfe
si allontanano, mentre Nixon striscia a fatica da sotto la passerella.
Tutto
dolorante si rialza
e si guarda intorno in cerca di esservi viventi. Aerith è
morta, come al solito, di vivo ci sono solo i
due animali che si sono appena allontanati.
“Be’,
seguire loro è un’idea
come un’altra a questo punto. Non è che abbia una
qualche missione precisa da
compiere, in effetti…”
|
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Capitolo 13 *** Chapter 13 - Wirklich? Sie wissen, Deutsch zu sprechen? - Ich respektiere sehr, Glückwünsche ***
Chapter 13 - Wirklich? Sie
wissen, Deutsch zu sprechen? -
Ich respektiere sehr, Glückwünsche
“Dunque”,
dice Terra, una
volta giunto a una radura ai margini della foresta fuori dal castello;
“vediamo
se riusciamo a trovare questa soave principessa… Siri, se tu
vedi qualcosa
avvertimi!”
“Controllo su Google Maps”.
“Bene,
ora vediam… Oh,
no!”, esclama Terra a un certo punto.
“Che succede?”, domanda Siri.
“Santo
cielo, c’è stata
una slavina laggiù!”, e indica un enorme ammasso
bianco a una ventina di metri
di distanza; “È terrificante! Santo cielo, Siri,
perché non mi hai avvertito
che le condizioni meteo erano così avverse qui?! Presto,
andiamo a vedere se ci
sono dei sopravvissuti, la principessa potrebbe essere stata sommersa
anche lei
dalla neve!”
Terra
sfodera il
keyblade, che in teoria non serve a niente per una slavina ma lui lo
sfodera
sempre per principio, e corre in direzione dell’enorme massa
bianca. Quando
arriva abbastanza vicino, si ferma, spalanca la bocca, e dice:
“Ma…
questa non è una
slavina…”
L’enorme
ammasso bianco
si volta verso di lui.
“Sì?
Cosa cerca?”, domanda
con voce dolcissima e soave un gigantesco ammasso di adipe di sesso
femminile,
con la pelle bianca come la neve, capelli neri come il corvo e labbra
rosse
come il mestruo.
“Oh…
ehm… Lei… Lei… deve
essere Moby Dick, la balena bianca!”
La
fanciulla fa una
faccia offesissima.
“Ma
come osa! Io sono la
dolce Biancaneve!”
“Oh…”,
fa Terra, sempre
più spiazzato; “pensavo…
be’… che lei fosse un po’
diversa… ecco.”
“Come
sarebbe a dire
diversa?!”, domanda la balen… cioè,
Biancaneve.
“Be’…
ecco… come dire…”
tartaglia Terra “pensavo che lei…
diciamo… non mi aspettavo che lei fosse un
cetaceo, una gigantesca palla di lardo, un’obesa patologica
sul punto di
implodere in qualsiasi momento trasformandosi in un buco nero capace di
inghiottire l’intera galassia.”
“Ma
brutto cafone!”,
risponde lei, indignatissima; “il suo è body
shaming! Mi hanno disegnata negli anni trenta, questo era il
massimo
modello di bellezza femminile a quei tempi! Gli uomini allora facevano
di tutto
per accalappiare quelle come me!”
“Cavolo,
dev’essere
quella la ragione per cui ora le balene sono a rischio
estinzione…”
“Lei
è uno schifoso
maschilista, e non è affatto body
positive! Mi disgusta!”
“La
cosa è reciproca.
Comunque, potrei avere il suo cuore, gentilmente?”
“Dovrebbe
lavorare sulle
sue tecniche di corteggiamento. Comunque no, ho conosciuto un tizio in
calzamaglia ieri e pensiamo di sposarci domani. Lei la vedo
più come un amico.”
“Amico?
Io? Ma se non ci
conosciamo nemmeno!”, replica Terra, basito.
“Lo
so, ma dico così a
tutti quelli che mi fanno cacare. E poi sto per sposare uno che ho
conosciuto
ieri nel tardo pomeriggio, quindi direi che io e lei potremmo anche
diventare
amici in trenta secondi, se solo lei non fosse il maschilista di merda
che è.”
“Sì,
ma forse non ci
siamo capiti”, le fa Terra; “io intendo che mi
serve proprio il suo cuore in
senso anatomico. Glielo devo proprio strappare dal petto dopo averle
squarciato
la cassa toracica con questa lama”, e solleva il keyblade.
La
ragazza sbarra gli
occhi. Poi si gira e inizia a correre via, causando nel farlo un
terremoto del
5° grado della scala Richter che fa traballare Terra e lo fa
cadere a terra…
eheheh… fa cadere Terra a ‘terra’.
Uhuhuh. Pardon, continuiamo:
“No!
Aspetti! Non scappi
via, signorina Moby Dick, è una procedura del tutto
indolore!”, le grida dietro
il nostro eroe oscuro e dark.
“Ottimo lavoro, maestro del keyblade…”,
fa Siri dall’I-phone; il
suono della sua voce artificiale sembra vagamente ironico.
“Inutile
cercare di
inseguirla con questo sisma in corso. Uff. Ora come le prendo il cuore?
Questa
missione oscura mi pare fallita, e anche questo capitolo non
è che sia stato
molto denso di azione. Se solo succedesse qualche evento sorprendente,
che so
io…”
Delle
creature piccole e
verdi a forma di nuvolette con gambe e braccia fanno la loro comparsa e
circondano Terra.
“Oh,
no! Fartless!”,
esclama, rivelando di essere inspiegabilmente a conoscenza del nome delle creature;
“questo è un colpo
di scena!”
Le
creature lo attaccano,
ma lui preme triangolo e le ammazza. Non credo valga la pena scendere
nel
dettaglio di questi combattimenti che sono tutti uguali e facilissimi.
“Vai,
Siri, alla fine è
stato un successo, no?!”, esclama Terra, soddisfatto.
“Probabilmente il capitolo peggiore finora.”
“Be’,
aspettiamo le recensioni
per dirlo, prima o poi ce ne faranno almeno una!”, replica il
ragazzo; “Partiamo
per nuovi mondi, piuttosto!”
“Non torniamo a far visita alla regina?”
“Come
se ciò avanzasse la
trama in qualche modo. Questi mondi Disney sono solo filler per
attrarre i
bambini, lo sai meglio di me. E ora via, verso nuove e irrilevanti
avventure!”
E Terra
parte a bordo del
keyblade glider verso nuove e irrilevanti avventure.
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Capitolo 14 *** Chapter 14 – Life is like a box of chocolate - You never know what you're going to get ***
Chapter 14 – Life
is like a box of chocolate - You never
know what you're going to get
C’è
silenzio nella stanza
in cima alla torre di Yen Sid. Topolino, Kakata e Axel sono di fronte a
lui in
piedi.
Yen Sid
è seduto al suo
tavolo. Ha un’aria preoccupata.
Anche Re
Topolino ha un’aria
preoccupata.
Anche
Axel ha un’aria
molto preoccupata.
Kakata
sta giocando a
Candy Crush sul cellulare e non ha l’aria molto preoccupata.
Ma per il
resto c’è un’aria
di grande preoccupazione. L’assenza di colonna sonora rende
la cosa
particolarmente imbarazzante, oltre che preoccupante.
Yen Sid
si accarezza la
barba.
“C’è
una cosa molto
importante che dovete realizzare, prima che possiamo affrontare il
grave
problema che ci attanaglia”, dice il mago.
“Quale,
maestro?”, domanda Re Topolino.
“Come
vedete”, dice il
mago, con solenne serietà, “la mia barba
è molto lunga, morbida è setosa. È
importante
che lo notiate. È questa la ragione per cui non faccio altro
che accarezzarmi
la barba tutto il giorno. È un po’ come quelli che
amano toccarsi i capezzoli,
mi fa lo stesso effetto, non smetterei mai.”
C’è
un momento di
silenzio.
“Ehm…”,
fa Axel, un po’
imbarazzato, poi fa per dire qualcosa ma Topolino lo precede.
“Ha
ragione, maestro”,
dice; “la sua barba è veramente fantastica.
Inquadriamola di nuovo per piacere.”
Primo piano della
barba di Yen Sid, con la mano di lui che la accarezza.
Godiamoci la scena per alcuni secondi. È davvero sensuale.
“Comunque”,
riprende il
mago, senza smettere di accarezzarsi il pelo; “la crisi che
stiamo affrontando
è della massima serietà. Lo scioglimento del
ghiaccio dei vostri cocktail
rappresenta un grosso rafforzamento dell’oscurità,
e malgrado non voglia dare
la colpa di tutto ad Axel perché ha un sacco di fan,
è tutta colpa tua, Axel.”
“Ecco”,
fa Re Topolino,
girandosi verso Axel; “bravo cretino.”
“Ma…
ma…” protesta
debolmente Axel.
“Non
ne fai una giusta”,
rincara la dose Kakata, senza lasciarlo parlare; “guarda,
adesso mi hai fatto pure
distrarre e ho una caramella esplosiva in un posto dove non
riuscirò mai a fare
la tripletta! Ma complimenti, eh!”
Axel
scoppia a piangere.
“Ecco,
pure frignone”,
continua Yen Sid; “comunque, in tutto questo
c’è un lato positivo.”
“Quale,
maestro?!”,
esclamano tutt’e tre in coro. No, non tutti e tre, in
effetti; Kakata è alle
prese con un livello particolarmente difficile.
“La
mia barba è ancora
estremamente fluente e setosa”, risponde il mago.
Inquadriamola di nuovo.
“Questo
è vero!”,
concorda Re Topolino, recuperando il buon umore, e anche Axel
ricomincia a
sorridere.
“Tuttavia
c’è qualcosa
che mi preoccupa”, obbietta Axel.
“Ma
tu zitto mai, eh?”,
gli fa Topolino.
“Ma
queste nuove
creature, questi Fartless! Non li avevamo mai visti prima! Potrebbe
esserci una
nuova minaccia in corso!”
C’è
un lungo silenzio in
cui tutti si scambiano degli sguardi. Tranne Kakata che sta scorrendo
foto su
Tinder. Poi Yen Sid parla:
“Per
me è Xehanort.”
“Anche
per me”, concorda
Topolino.
“Yep.
Xehanort”, conclude Kakata.
Axel pare
poco convinto.
“Vabbe’,
se lo dite voi…”
“Oh,
andiamo, Axel! È sempre
Xehanort il cattivo qui! Chi altri vuoi che ci minacci?!”,
rimprovera Topolino;
“Malefica magari?”, conclude con tono sarcastico.
Altrove
una porta su di
una stanza buia piena di gente urlante si richiude. Le grida ora
all'esterno si sentono solo attutite e lontane.
Pietro Gambadilegno si sposta sul lato della grande struttura in
metallo, dal
quale sporge un rubinetto collegato ad un grande canale di irrigazione.
Pietro
gira la manopola, ma lo fa con riluttanza, quasi con dolore, come roso
da un
tarlo dentro. Il liquido chiaro comincia a fluire nei tubi e a
innaffiare il campo, dissetando
le pianticelle verdi che lo punteggiano.
Malefica
si avvicina da
dietro e sorride soddisfatta.
“L’estrazione
procede
bene. Le piantine crescono come si deve”, dice.
“Questo sarà il nostro
capolavoro, Pietro.”
Pietro
non risponde, lo
sguardo perso sul campo irrigato.
“Pietro?
Non avverto il
tuo entusiasmo”, gli dice Malefica.
Il gatto
si massaggia la
fronte con due dita.
“Malefica…”,
dice “… Non
sono a mio agio con tutto ciò. Quello che stiamo facendo a
quei bambini è… è…
inumano!”
“Pietro,
ci servono le
loro lacrime. Lo sai bene. Le nostre pianticelle si nutrono solo di
quelle”,
risponde la fata, severa.
“Ma
non possiamo far loro…
questo!”, esclama Pietro,
tormentato,
indicando la grande prigione metallica; “le loro grida di
dolore… le sento qui,
nella mia testa, mi tormentano!”, esclama con gli occhi
lucidi, prendendosi il
capo fra le mani.
Malefica
digrigna i
denti.
“Pietro…”,
sibila, “…
questa è la nostra occasione per fare qualcosa di veramente
malvagio. Non è il
momento di farsi fermare dai rimorsi! Ci è stata offerta una
grande occasione,
e i tuoi scrupoli ridicoli non mi impediranno di sfruttarla!”
“Ah,
già, la grande occasione!”,
fa Pietro, stavolta
un po’ sarcastico; “Malefica, non sono sicuro
neanche di questo. Ci stiamo
fidando di uno che di mestiere fa l’avvocato! L’avvocato!”
“Non
osare mettere in
discussione l’avvocato Giacomelli!”, gli grida
contro Malefica, sferrandogli un
ceffone. Pietro lancia un grido e si massaggia la guancia, mentre lei
continua,
stavolta veramente arrabbiata: “quell’uomo
è più malvagio di quanto tu non
sarai mai! Non è un fallito, lui! È un vero
uomo!”
Pietro
china lo sguardo,
abbattuto.
C’è
un attimo di
silenzio. Si sentono le urla dei bambini attutite in sottofondo.
Malefica
riprende a parlare, più calma.
“Sembra
che i bambini
stiano smettendo di soffrire. Dagliene un altro. Voglio che piangano di
più,
voglio che quei marmocchi arrivino a desiderare la morte.”
“Non
bastano quelli che
gli abbiamo dato finora?!”, obbietta Pietro, stupito.
“Voglio
più lacrime per
le nostre pianticelle. L’avvocato vuole vederle crescere in
fretta.”
“Ma…
Malefica… ne hanno già
visti sei di fila, sarebbero troppi per chiun…”,
fa Pietro.
“FAI
VEDERE SUBITO A QUEI
BAMBINI UN ALTRO EPISODIO DELLA NONA STAGIONE DI SCRUBS, HO
DETTO!”, gli grida
contro la strega.
“Va
bene. Va bene”, si
arrende Pietro. E si avvia al proiettore per sostituire la bobina.
------------------
In una
stanza buia, in un
altro luogo, l’avvocato Giacomelli osserva su uno schermo
quello che succede
sul campo irrigato. Poi solleva un telefono, digita un numero e parla
nella
cornetta:
“Buongiorno,
signore; volevo
aggiornarla sui progressi. Sì, crescono bene. Sembrerebbe
che siano all’altezza
del compito. Il gatto ha dei dubbi, ce lo aspettavamo. No, non credo.
Certo,
signore, se sarà necessario sì. Oh, molto, molto
dolorosamente. Loro? Loro
dovrebbero incontrarsi a breve. Certo, ovviamente, un perizoma viola.
Puntavo
sugli ornitorinchi, ma se preferisce le foche monache…
Certo, certo, saranno
ornitorinchi, allora. Sì, proprio il calippo, secondo i
piani. Certo, signore.
Certo. Sarà fatto.”
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Capitolo 15 *** Chapter 15 – I wonder how, I wonder why – Yesterday I thought about a blue blue sky - and all that I can see is just another lemon tree ***
Chapter 15 – I
wonder how, I wonder why – Yesterday I
thought about a blue blue sky - and all that I can see is just another
lemon
tree
Nixon
finisce di
depredare il cadavere di Aerith dalle materia, ringraziando il cielo
nel vedere
come la tipa non avesse fatto molti level up prima di schiattare, poi
per non
farsi mancare niente le prende le mutandine e se le intasca, quindi
decide di
proseguire con la sua idea originale di inseguire i due animali. Si
accorge
presto di averli persi di vista, così si guarda intorno. Alla propria destra vede
l’entrata di una
specie di arena tutta bianca e linda. Alla propria sinistra una scala
che porta
in un posto oscuro e tenebroso da cui proviene della musica. Ovviamente
si
avvia verso il luogo oscuro e tenebroso. Scende degli scalini scoscesi
e si
trova in un vicolo buio nel quale lampeggia l’insegna viola
di un locale che fa
‘HADES CAFÈ’. Si ferma davanti
all’entrata; sembra un posto interessante.
“Ehi!
Ehi, amico!”, fa
una voce alle sue spalle.
Nixon si
volta e vede un
ragazzino vestito di verde con le orecchie a punta che levita a
mezz’aria.
“Mh?
Sì?”, risponde
Nixon.
“Di’,
la vorresti un po’
di Polvere di Fata?”
“Polvere
di fata?” fa
Nixon, dapprima un po’ spiazzato; poi si illumina in viso e
fa “Aaaaaah! Ma
certo… Polvere di fata…
Potrebbe
interessarmi. Ma è roba buona?”
“Oh,
ragazzo mio, fidati
del vecchio, cioè, del giovane Peter Pan. Questa
è roba che ti fa VOLARE”, gli risponde
il ragazzino, ammiccando.
“Purtroppo
sono un po’ a
corto di liquidi”, fa Nixon; “ho appena…
ehm… ‘trovato’ della Speed Materia, se
vuoi faccio scambio. Però prima fammela provare.”
“Tranquillo,
il primo
assaggio lo offre la casa”, dice Peter Pan, togliendosi il
berretto, sotto il
quale c’è una piccola fata ammanettata mani e
piedi, vestita con succinti abiti
di pelle nera e imbavagliata con una ball gag. La prende a la scuote
violentemente sopra Nixon, ignorando gli urletti soffocati della
creatura, che
rilascia sulla testa di Nixon una specie di brillantini comprati in
cartoleria.
Peter si
rimette la
fatina sotto il berretto e fissa Nixon, che lo guarda di rimando. Nixon
sta lì
e aspetta qualche secondo. Poi qualche altro secondo. Poi qualche altro
secondo
ancora.
“Be?!
E quando fa effetto
‘sta roba?!”, si lamenta poi.
“Servono
pensieri felici
per farla funzionare!”, gli dice Peter Pan.
Nixon lo
guarda con due
occhi tondi come monetine.
“Ma
vaffanculo”, gli
dice, “col cavolo che ti do una speed materia per questa
fuffa, facevo prima a
tirarmi su la polvere di Fungo Nero!”, ed entra nel
Cafè.
L’interno
dell’Hades cafè
è soffuso e decadente. Intorno ai tavolini pessimi soggetti
fumano sostanze
illegali; c’è un pianoforte al quale è
seduta una strana creatura a forma di
triangolo con un occhio solo, con braccia e gambe e un lungo cilindro
nero
sulla punta, che suona e canta ‘We’ll meet
again’ di Vera Lynn.
Lo
sguardo di Nixon vaga
per quel luogo di dissoluzione e vizio, non trovandovi niente di
particolarmente
interessante, almeno finché non si ferma
sull’angolo più lontano. Lì intorno ad
un divanetto siedono un orsetto di peluche giallo con una maglietta
rossa ed una
specie di piccolo maialino rosa. Ma è la terza persona che
siede al tavolo che
lo colpisce. Perché quella creatura è la cosa
più sexy che abbia mai visto in
tutta la sua vita.
“‘Il principio di ogni grandezza sulla terra
è stato totalmente e
lungamente inzuppato di sangue’”,
proclama Winnie the Pooh, tirando lunghe
fumate di crack; “e ancora, amici miei, se la memoria non mi
tradisce… sì è
così: ‘senza spargimento
di sangue non si
dà perdono’... ‘senza
spargimento di
sangue’! Baudelaire...”
“Spiacente
eccellenza”,
interviene Pimpi, “ma devo farle notare che il testo da lei
recitato non è
Baudelaire, bensì Nietzsche, ed è tratto
precisamente da ‘Zur Genealogie der
Moral’.”
“No,
non si tratta di
Baudelaire, né di Nietzsche”, risponde Winnie,
“né eventualmente di San Paolo,
‘Lettera ai romani’. C'est
di Dadà.
Piuttosto”, continua poi, rivolgendosi al terzo occupante del
tavolo, “Ursula,
lei la sento taciturna, che succede?”
La grossa
cecaelia è
tutta intenta a scacciare violentemente via con un ventaglio una serie
di
cuoricini rosa, che hanno preso a galleggiarle attorno disegnando una
cornice a
forma di cuore intorno al suo viso.
“Scusatemi,
è che con
questi cuoricini intorno uno non si concentra. Via, via,
sciò!”, risponde la
strega del mare con gesti nervosi.
“Madama,
come ella ben
saprà i cuoricini che si dispongono a formare un cuore
intorno ad una persona
sono un sintomo inequivocabile che qualcuno qui intorno vuole scopare
selvaggiamente con lei”, nota Pimpi, molto pacato;
“probabilmente
riconosceremmo chi è esaminando le sue iridi, che dovrebbero
adesso essere anch’esse
a forma di cuore.”
“Oppure
guardando se ha
un bozzo sui pantaloni”, interviene Pooh.
“Oh,
eccellenza, lei sta
assumendo che la persona che prova tanta eccitazione per Madama Ursula
sia di
sesso maschile, il che invero è tutt’altro che
scontato!”, replica Pimpi.
“Ancora
una volta mi
coglie in fallo, signor Pimpi. Letteralmente!”, risponde
l’orsetto.
A quella
battuta cala il silenzio
più assoluto. Perfino la musica si è interrotta.
In lontananza si sente il cri
cri di un grillo. Poi Pimpi ed Ursula ridacchiano, evidentemente
trovandola
divertente, e la vita ricomincia a scorrere.
“Chiunque
sia, sarà
meglio che mi sottragga al suo avido sguardo”, conclude
Ursula, alzandosi in
pied… cioè, alzandosi in tentacoli,
“eccellenze, mi congedo”, saluta poi
allontanandosi dal tavolo, per poi scomparire dietro una porta che
dà nel retro
del locale.
Nixon
osserva da lontano
le generose forme di Ursula ondeggiare sensuali mentre si ritira, e
quando ella
scompare sente una fitta al cuore, scosso dalla sensazione di una
bellezza
antica e struggente che sta per svanire per sempre come un sogno al
mattino.
Inoltre ha un potente erezione. Si dirige a passo spedito verso i due
animali
di peluche e rivolge loro la parola:
“Signori!
Chi era quella
conturbante bellezza mediterranea?!”
“Mh?”,
fa Winnie the Pooh;
“non si usa più presentarsi, ragazzino?”
“Oh,
ma, eccellenza!”,
interviene Pimpi, “non ha notato il bozzo fra le gambe di
costui? Questo plebeo
è indubbiamente colui che aveva piantato le sue iridi a
forma di cuore sulla
signora Ursula!”
“Ah!”,
fa l’orsetto,
sprezzante; “stanne lontano, ragazzino, se ci tieni alla
pelle. La signora
Ursula è di Ade. È molto pericoloso fissarla
troppo a lungo.”
Nixon si
volta a guardare
verso la porta dietro cui è scomparsa la leggiadra creatura.
Ora ha un nuovo
obbiettivo nella vita: fare l’amore con lei, e si allontana
in quella
direzione.
“La
vista di quel
poveretto mi ha in qualche modo rallegrato”, commenta Pooh;
“costui è invero un
miserabile della peggior specie.”
“Ebbene
sua eccellenza, è
come dico io”, risponde Pimpi; “è
dall'abisso di coloro che non godono ciò che
godo io e soffrono i peggiori disagi, che deriva il fascino di poter
dire a se
stessi: ‘comunque io sono più felice di questa
canaglia che si chiama popolo’.
Ovunque gli uomini siano uguali e non esista questa differenza nemmeno
la
felicità esisterà mai.”
“Parole
sante, signor
Pimpi. Parole sante.”
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Capitolo 16 *** Chapter 16 – Oh when the saints – Oh when the saints - Oh when the saints go marching in ***
Chapter 16 – Oh
when the saints – Oh when the saints - Oh when the saints go
marching in
“Posso
subentrare?”,
domanda Ursula sporgendo il capo nella stanza di Ade.
Il Dio
dei morti è seduto
sul suo trono; la guarda con noncuranza e risponde:
“Oh,
ma certo, tesoro,
certo. Stavo giusto parlando con questi…
‘amici’…” indica con un dito
un papero
e un cane antropomorfo che sono in piedi dall’altro lato
della stanza.
Ursula fa
una risata
malvagia senza alcuna ragione. Paperino e Pippo la guardano sollevando
un
sopracciglio mentre ella sculetta fino a giungere al fianco di Ade.
“Non
vi preoccupate delle
risate malvagie a caso, è una condizione medica”,
gli dice Ade, come in
risposta alla perplessità; “piuttosto, stavamo
parlando di affari…”
“Esattamente”,
fa
Paperino; “come ti dicevamo, eravamo alla ricerca del custode
del Keyblade.”
“Quale
dei tanti?”,
domanda Ade, “lo sapete che c’è stata la
svendita alla Lidl.”
“Quello
irritante, coi
capelli a punta, con le scarpe gigantesche e doppiato da Haley Joel
Osment. Ma
potremmo anche accontentarci di qualche surrogato”, risponde
Paperino.
“Potrei
avere qualche
informazione a riguardo, in effetti…”, fa il Dio
dei morti, sorridendo; “ma voi
cosa avete da offrire in cambio?”
Paperino
lancia uno
sguardo eloquente a Pippo, che in risposta tira fuori da una tasca un
sacchetto
trasparente pieno di cristalli blu.
“Metamfetamine,
yuk!”,
dice, sventolando il sacchetto; “pure al 99%!”
Ade
guarda e si lecca le
labbra.
“Interessante…”,
commenta; “ma credo che il custode del Keyblade sia una merce
più preziosa di
così…”
Paperino
appare
spiazzato.
“Vorresti
altro?”
“Eh,
sì”, risponde Ade; “vedete,
c’è una cosa che ho sempre voluto fin da quando mi
hanno infilato in questo
videogioco… La barba di Yen Sid!”
I due
animali sbarrano
gli occhi.
“L-la
barba di Yen Sid?!”,
balbetta Pippo.
“Proprio
così”, risponde
Ade; “è incredibilmente lunga, fluente e setosa.
La voglio per poterla
accarezzare tutto il giorno, proprio come fa lui. Andate da Yen Sid,
tagliategli la barba e portatemela, e io vi condurrò dal
custode del Keyblade.”
Paperino
e Pippo si
scambiano uno sguardo che legge ‘che facciamo
adesso?’
“Non
è il momento delle
indecisioni, ragazzi”, continua Ade; “la barba di
Yen Sid E le metamfetamine. Oppure
potete andarvene e non tornare mai più.”
“Dannazione…”,
bisbiglia Paperino
I tre si
guardano per
alcuni lunghissimi secondi. Ma nessuno dei tre può prevedere
cosa accade dopo.
La porta
della stanza si
spalanca e un ragazzino dai capelli a punta incredibilmente somigliante
a Sora
si precipita all’interno.
“Dov’è?
Dov’è?!”, esclama
Nixon, concitato.
“Uh?
Chi diavolo è
quello?!”, fa Ade.
Nixon lo
ignora
completamente, si dirige verso Ursula, si inginocchia davanti a lei e
le prende
la mano.
“Oh,
divina beltade!
Madama, lei ha illuminato la mia tetra giornata! Sia mia, e io
sarò suo, e
insieme splenderemo come due astri in cielo!”
Ursula
è paralizzata dall’imbarazzo,
mentre Ade è paralizzato
dall’incredulità di quell’impudenza.
“Gawrsh”,
fa Pippo; “Paperino,
quello lì somiglia molto a Sora… a parte
l’espressione imbambolata tipo bradipo
con paresi facciale! Forse potremmo accontentarci di lui!”
“Non
so, Pippo…”, dice
Paperino, esitante; “non ha il Keyblade; certo potremmo
comprargliene uno alla
Lidl, però non sono sicuro…”
Frattanto
Ade è diventato
letteralmente rosso di rabbia, si è alzato in piedi e si
rivolge a Nixon.
“GIÙ
LE TUE LURIDE
MANACCE DALLA MIA DONNA!”
“Ops.
Mi ero dimenticato
del fiammifero…”, fa Nixon alzandosi in piedi e
indietreggiando leggermente.
“IO
TI UCCIDO!”
“Ma
perché tutti quanti
vogliono uccidermi, oggi?”
Ade
scaglia una sfera di
fuoco contro Nixon, quegli solleva le braccia davanti a sé
in un gesto di
difesa, ed ecco che il keyblade si manifesta nella sua mano, bloccando
il colpo
di Ade.
“Tu
guarda. Ha anche il
keyblade!”, interviene Paperino; “ok, Ade, abbiamo
quello che ci serve. Saluti
e amici come prima, ok?” Poi si avvicina a Nixon e lo
trascina per un braccio
verso l'uscita. “Tu ora vieni con noi.”
“Ma…
ma no ... Non posso!
Ho trovato l’amore!”, protesta debolmente lui.
“Voi
non andate da
nessuna parte!”, fa Ade, mentre degli Heartless compaiono
sbarrando ai tre l’uscita;
“sembra che abbiate fatto male i vostri
conti…”, commenta poi, ridacchiando.
“Ora
datemi le metamfetamine, così poi mi faccio arrosto quel
piccolo figlio di
troia!”
Paperino
e Pippo si
guardando per un momento; Paperino fa un cenno di assenso e Pippo
mostra di
nuovo il sacchetto, aprendolo e tirandone fuori un cristallo.
“Yuk!
C’è una cosa che
non hai considerato, Ade”, dice.
Ade fa
un’espressione
incuriosita.
“Cosa?”
“Gawrsh!
Questa non è
metanfetamina”, continua il cane; “è
fulminato di mercurio!”
Scaglia a
terra il
cristallo, che causa una gigantesca esplosione. I tre approfittano del
fumo e
della confusione per sgattaiolare via. Ade tossisce mentre il fumo si
dirada,
poi esclama:
“Non
finisce qui!”, e si
avvicina al pozzo delle anime, facendo gesti magici sopra di esso.
“Adesso
evocherò la più grande canaglia della storia e
gliela scatenerò contro!”
Ursula,
nell’angolo,
tossisce anche lei cercando di scacciare via col ventaglio il fumo;
alle parole
di Ade si schiaccia spaventata contro il muro.
Un’anima
viene evocata
dall’oltreteomba e si materializza davanti ad Ade.
È un uomo con occhi piccoli
e leggermente strabici, vestito con abiti ottocenteschi e con due
baffoni
giganteschi che gli coprono completamente bocca e mento.
Il tizio
guarda in basso
nel pozzo delle anime, poi proclama, solenne:
“Quando guardi a lungo nell’abisso,
l’abisso ti guarda dentro.”
“Eh
eh… Te l’avevo detto,
Ursula: la peggiore canaglia mai esistita!”, fa Ade;
“bene, mio caro Friedrich,
Sono Ade, il dio dei morti.”
“Non può esserci un Dio
perché, se ce ne fosse uno, non crederei che non
sia io”, risponde Nietzsche.
Ade
inizia nuovamente ad
irritarsi.
“Come
osi?! Nessuno manca
di rispetto al Dio dei morti!”, esclama.
“Dio è morto!”,
risponde l’altro; “Dio
resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli
assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di
più possente il
mondo possedeva fino ad oggi si è dissanguato sotto i nostri
coltelli – chi
detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo
lavarci? Quali riti espiatori,
quali sacre rappresentazioni dovremo noi inventare? Non è
troppo grande, per
noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare
dèi, per
apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione più
grande – e tutti
coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di
questa azione, ad
una storia più alta di quanto mai siano state tutte le
storie fino ad oggi!”
“Ade,
mi sa che evocare
questo tizio è stato un errore…”,
commenta Ursula.
“Come? L’uomo è soltanto un
errore di Dio? O forse è Dio soltanto un
errore dell’uomo?”, dice il tipo.
“Finiscila
di dire
stronzate e vai ad inseguire quei due animali antropomorfi e quel
ragazzino coi
capelli a punta che sono usciti qui! Ti ho evocato per questo, quindi
fallo, ADESSO!”,
ordina Ade.
“Potrei credere solo a un dio che sapesse danzare.”
Ade fa un
lungo sospiro e
inizia a massaggiarsi le tempie, valutando se sia il caso di esibirsi
in un
tip-tap improvvisato.
Frattanto
all’esterno
Paperino, Pippo e Nixon stano salendo sulla gummiship in tutta
tranquillità… a
parte le proteste di Nixon che più che altro sta venendo
trascinato via dai due.
“No!
Fermi! Torniamo
indietro! Ho trovato l’amore! Non potete farmi perdere
l’amore!”, strepita.
“Sali
a bordo, cretino”,
gli grida contro Paperino, sbattendolo sulla gummiship con un calcio;
“Tsk! L’amore!
L’amore è una roba per ragazzini!
L’amore non esi…”
Si
interrompe. In quel
momento, a fianco a lui passa un ragazzo con biondi capelli a punta,
occhi
azzurri e un’enorme spada; è diretto
all’Hades Cafè. I loro sguardi si
incrociano e restano agganciati per un lungo, silenzioso momento. Cloud
arrossisce. È come se il tempo si fosse fermato.
“Paperino!”,
esclama Pippo,
richiamando l’attenzione del volatile; “Sali a
bordo o no?”
Paperino
distoglie lo
sguardo, e così fa anche Cloud, che riprende il suo tragitto
e il suo normale
colorito. Il volatile sale sulla gummiship; quando guarda di nuovo
fuori Cloud
è scomparso. La
gummiship riparte.
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Capitolo 17 *** Chapter 17 – I like pizza - Do you like pizza? – I’d really like a pizza right now, like, so badly ***
Chapter 17 – I like
pizza - Do you like pizza? – I’d
really like a pizza right now, like, so badly
Nella
bianchissima sala
dove si riunisce l’Organizzazione 92 (I membri sono un
po’ aumentati di numero
negli ultimi tempi) ferve la discussione fra Xehanort, Xehanort,
Xehanort e un
altro Xehanort. Per comodità li chiameremo solo con i numeri
da uno a quattro.
“Le
cose procedono
esattamente secondo il piano. Eh eh eh”, dice Uno.
“Eh
eh eh”, fa Due;
“proprio così. Siamo dei geni. Cioè,
sono un genio! Come peraltro è stato più
volte ribadito!”
“Un
momento, un momento”,
interviene Tre; “ma era parte del piano che il ragazzo
incontrasse quei due
animali parlanti?”
“Certo
che lo era!”,
esclama Quattro, apparentemente irritato dalla sola impudenza della
domanda.
“Ma
a me non pareva…”,
insiste Tre; “scusa, Xehanort…”
“Sì?”,
rispondono in coro
gli altri tre.
“Sì,
cioè, intendo quello
che c’ha il librone col piano. Mi pare sia tu”, ed
indica Due; “potresti controllare
se nel piano c’era scritto che dovevano
incontrarsi?”
Due tira
fuori il ‘PIANO
SEGRETO DI XEHANORT PER FARE IL MALE’ e lo sfoglia
rapidamente.
“In
effetti non c’è
scritto, mi sa che non era nel piano…”, dice dopo
averlo esaminato.
“Ma
sì che era nel
piano!”, interviene Quattro; “me lo ricordo
chiaramente!”
“Eh,
però qui non c’è
scritto”, lamenta Due.
“Eh
be’? Che problema c’è?
Scrivicelo ora”, esorta Quattro.
“Concordo
con Xehanort…
quello che ha appena parlato, intendo”, dice Uno;
“scrivicelo adesso!”
“Momento
momento
momento!”, fa Tre; “ma questa cosa non ha senso! Se
nel piano non c’era scritto
non è che ce lo possiamo scrivere ora e poi far finta che ci
sia sempre stato, i
giocatori si sentiranno trattati da scemi!”
“Mio
caro, tu non conosci
il potere più immenso che possediamo, molto più
grande sia dell’oscurità che
della luce che del nulla: noi possediamo il potere della retcon!”,
dice Quattro; “ci abbiamo fatto cinque videogiochi con
questo trucchetto, figurati se non possiamo applicarlo anche
ora!”
“Sapete
che vi dico?”,
interviene Due; “mi avete convinto: ce lo scrivo”;
prende una penna è
scribacchia sul librone. “Ecco qui, fatto. Tutto è
andato esattamente secondo i
nostri piani, si sa che pianificavamo da anni che quei tre si
incontrassero, perché
siamo dei geni superintelligenti e superpotenti e siamo pure sexy e
quindi
sappiamo sempre tutto in anticipo.”
“Va
bene…”, dice Tre,
poco convinto; “allora qual è la prossima parte
del piano?”
“Ma
che ne so, ce la
inventiamo quando esce il prossimo capitolo e poi diciamo che
l’abbiamo sempre
pianificata così”, dice Due; “ora
scusate ma ho la seduta dall’estetista.”
“Sì,
anch’io devo andare
che ho promesso a me stesso che questa sera avrei badato al mio
cagnolino, il
piccolo Xehadog”, dice Quattro.
“Mi
sa che possiamo
sciogliere la seduta allora”, dice Uno; “ciao ciao,
ragazzi”
E tutti
scompaiono,
tranne Tre che ha ancora qualche inspiegabile dubbio.
“Grazie
mille per essere
venuto con noi”, dice Paperino a Nixon a bordo della
gummiship.
“Questo
si chiama
sequestro di persona!”, replica quello, arrabbiato,
“e mi avete fatto perdere
l’amore della mia vita! Non rivedrò mai
più quel leggiadro sederino
tentacolato…”, sospira.
“Senti,
la trama doveva
pur andar avanti in qualche modo”, replica il papero;
“ciò detto, visto che noi
diventeremo amici, forse è il caso che ci presentiamo,
no?”
“Ho
scelta?”, chiede
Nixon.
“Ovviamente
no”, risponde
il volatile; “nome, please?”
“Nixon…”,
risponde
quello, poco convinto.
“Che
strano. Non è un
anagramma di Sora o qualche altro gioco di parole. Credo.
Be’, comunque io sono
Paperino.”
“Piacere”,
fa Nixon,
tutt’altro che convinto.
“E
io Pippo!”, fa il
cane.
“Okkey…”,
risponde Nixon;
“grazie dell’informazione. Come ti
chiami?”
“Pippo!”
“Sì,
questo l’ho capito,
voglio sapere il tuo nome.”
“Te
l’ho già detto,
Pippo!”
“Sì,
pure io, ma voglio
sapere come cavolo ti chiami!”
Paperino
interviene per
interrompere quel penoso dialogo.
“Pippo
è il suo nome,
Nixon, si chiama Pippo.”
“Ah!”,
fa Nixon,
illuminato; “ora è chiaro. Quindi non è
vero che pippa.”
“Questo
non l’ho mai
detto”, precisa Paperino.
“Vabbe’”,
dice Nixon, con
aria rassegnata; “e quindi ora che si fa?”
“Visto
che siamo
diventati grandi amici, adesso faremo quello che fanno tutti i grandi
amici!”,
esclama Pippo, sorridente.
Il viso
di Nixon si
illumina di un’impercettibile speranza:
“Giochiamo
a D&D? Ci
ubriachiamo? Ci confidiamo i dettagli dei nostri rapporti sessuali?
Andiamo a
puttane? Ci masturbiamo insieme? Ce lo buttiamo in culo a
vicenda?”
“Ma
no, chiaro che no,
yuk!”, replica Pippo; “andiamo in giro per i mondi
senza una missione precisa
combattendo mostri, in modo da riempire un’altra decina di
capitoli.”
“Ah”,
si limita a fare
Nixon, sempre più depresso; “ed è
previsto che ci divertiamo?”
“Ma
proprio no!”; dice
Paperino, con aria quasi scandalizzata; “ci limiteremo a
ridacchiare ogni tanto
senza un valido motivo.”
“Evvai”,
dice Nixon, ma
il suo tono mostra ben poco entusiasmo.
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Capitolo 18 *** Chapter 18 – If you think this chapter is crazy – Just know that it gets much worse than that ***
Chapter 18 – If you
think this chapter is crazy – Just know that
it gets much worse than that
New
Radiant Garden – anno 2865 (anno 15 post-crisis)
Il
ragazzo e la ragazza
corrono per le strade buie bagnate dalla pioggia, le ombre degli
edifici si
alternano alle luci viola dei lampioni che si riflettono nelle
pozzanghere. Il
volto dell’Imperatore sembra osservare tutto dai megaschermi,
mentre scappano.
“PRRRRLLLLLLL!
PLLLLRRRRLLLLLL!
PLLLLRRRRRRLLLLLLLLL!”
I versi
orrendi dei loro
inseguitori li raggiungono.
“Presto,
dobbiamo arrivare
subito ad uno snodo energetico e attivare la macchina!”, fa
la ragazza.
“Il
più vicino è a cento
metri da qui”, risponde il ragazzo, “ce la faremo,
dobbiamo farcela! Presto, di
qua!”
I due
svoltano a sinistra
ad un incrocio. Dietro di loro giungono i passi dell’armata
di Fartless e i
suoni delle loro scorregge, mentre il loro capo continua a fare quel
verso:
“PLLLLRRRRLLLL!
PLLLLLLLLLL!”
“Ci
siamo quasi, secondo
il rilevatore è lì in fondo!”, continua
il ragazzo, indicando una piazza in
fondo alla strada, sulla quale sorge una fontana con
un’effigie dell’imperatore.
PRRRRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOOOOOOT!!!
Un colpo
di
raggio-scorreggia (scorraggio) li manca di poco.
“I
Fartless! sono vicini,
ormai!”, esclama la ragazza.
“Ci
siamo quasi, Naminè,
resisti ancora un po’!”
“Ce
la farem…”, sta per
dire Naminè, ma un colpo di scorraggio la raggiunge alla
gamba; lancia un urlo
e cade a terra. Il ragazzo fa per tornare indietro ad aiutarla.
“No!
No, Sarò! Devi
andare! Vai
Avanti senza di me! Devi impedirlo, devi impedire che tutto
ciò accada!”
“Ma…
ma… Naminè…”
“Vai
avanti ho detto! Io
li tratterrò!”
Il
ragazzo chiamato Sarò
esita, ma solo per un istante. Sa che ha una missione più
grande da compiere e
riprende subito la fuga. I suoni delle scorregge dei Fartless si fanno
più
vicini, all’altro capo della strada ora Sarò vede
l’armata di nuvolette verdi
piene di zip incedere nella sua direzione armata di scorreggiofucili. E
c’è il
loro capo, l’orrendo essere col becco d’anatra
nella sua armatura robotica, che
avanza facendo il suo inquietante verso:
“PLLLLLLLL!
PLLLLLLRLLLLL!”
Naminè
estrae un fucile
sparakeyblade comprato alla Lidl dalla fodera che porta sulla schiena,
e apre il
fuoco contro i Fartless; molti di essi vengono falciati dai colpi di
keyblade,
ma gli altri continuano ad avanzare.
“PRRRRLLLLLLLLL!
PRRRLLLLLLLLLLLLLLLLL! PRLLLLLLLL!”,
ringhia il loro capo, indicando Sarò
che sta scappando verso la fontana, e ormai l’ha praticamente
raggiunta. I
Fartless continuano a sparare i loro scorraggi, concentrandoli ora solo
su
Sarò; Naminè si sforza di tenerli a bada, ma sono
in troppi.
Ecco lo snodo energetico, pensa Sarò, giunto finalmente davanti
alla
grande statua viola dell’imperatore, fra le cui gambe
l’acqua zampilla come
urina. Fulmineo, Sarò estrae da una tasca il rotolo di carta
igienica
spazio-temporale e inizia a srotolarlo.
“PLLLLLLLLLLL!
PLLLLLLRRRLLLLLLLLL!”,
strilla feroce la creatura
col becco d’anatra.
“Ci
siamo!”, esclama Sarò
soddisfatto, dando uno strappo al rotolo. Proprio mentre ciò
accade, uno scorraggio
lo colpisce alla schiena. Il rotolo gli cade di mano.
“NO!”,
grida, ma è troppo
tardi, non fa in tempo ad afferrarlo e il processo ormai è
attivato. Sarò
svanisce in una grande bolla di luce, la carta igienica spazio
temporale cade a
terra in una pozzanghera, e lì rimane.
L’essere
col becco d’anatra
arriva sul posto subito dopo. Sarò non
c’è più. Raccoglie il rotolo, che
frattanto si è mezzo inzuppato d’acqua. Si volta;
dietro di lui i Fartless
sorreggono Naminè, ormai prigioniera ed inerme.
“Pppllrrrlllllllll…”,
fa
l’essere, rivolto a Naminè.
“Oh,
andiamo…”, risponde
lei; “sappiamo benissimo entrambi che parli perfettamente la
nostra lingua,
Generale Platypus!”
Il
generale fa un
versetto divertito.
“Il
tuo amico è riuscito
a sfuggirci”, dice, stavolta in lingua umana ma con
inflessione vagamente
anatresca; “ma come vedi si è lasciato dietro
qualcosa di molto prezioso…”
Mostra a
Naminè il rotolo
spazio-temporale tutto zuppo di pioggia.
“Era
l’unico prototipo
funzionante. Senza il rotolo non potrà più
tornare indietro, Naminè.”
Naminè
lo guarda con
strafottenza.
“Non
ha importanza,
generale. Sarò ormai è su un’altra
linea temporale. Non avrà più bisogno di
tornare indietro, perché questo futuro a breve non
esisterà più!”
Il
generale ride.
“Sì,
è un vero pericolo.
E in effetti, se ci pensi bene, in teoria essendo questo il futuro, non
dovrebbe già esistere più se la sua missione
avesse avuto successo… però,
insomma, dai, questo è pur sempre Kingdom Hearts quindi fuck
logic. Non ha
importanza. Voi ribelli pensavate di avere qualche speranza rubando la
carta
igienica spazio-temporale, ma per l’Imperatore non siete
più pericolosi che delle
formiche. E ora ci assicureremo che Sarò non riesca mai a
completare la sua
missione!”
“Non
avete modo di farlo!”,
esclama Naminè; “il rotolo ormai è
zuppo e raggrinzito, in quelle condizioni usarlo
potrebbe essere letale. Nessun essere vivente potrebbe arrischiarsi a
usarlo per
fare un viaggio nel tempo!”
“E
chi ha parlato di
esseri viventi?”, fa il generale con un ghigno maligno.
Schiocca
le dita. I
Fartless alle spalle di Naminè si dividono come il Mar Rosso di fronte a
Mosè. Si
sente un suono di arti robotici e di passi mentre qualcuno si avvicina.
“Fatela
girare”, ordina
il generale ai Fartless che tengono prigioniera Naminè;
“forse queste due si
conoscono già?”
Naminè
viene voltata di
forza dai Fartless, così che ora può vedere
l’essere davanti a lei. È una
ragazza… o meglio…. Quello che ne resta. Ora
è al novanta per cento una
creatura robotica; frammenti di quello che un tempo era stato un essere
umano di
sesso femminile sono tenuti insieme da giunti metallici, cavi gommati e
strutture in plastica trasparenti che permettono di vederne in vari
punti gli
organi interni. Un occhio robotico illuminato di una sinistra luce
rossa si
fissa inquietante su Naminè.
“TU?!”,
esclama il
Nobody.
“Come
vedi, Naminè, non
abbiamo alcun bisogno di un essere vivente”; poi si rivolge
all’orrido essere: “Cyborg-Gina!
È arrivato il tuo momento! Ora potrai vendicarti di
ciò che ti è stato fatto! Sono
passati quindici anni da quando abbiamo trovato i tuoi pezzi nelle
fogne. Li
abbiamo rimessi insieme e fatto di te una creatura nuova, né
viva né morta! Tu
sei l’unica che possa affrontare questo viaggio! Prendi
questo rotolo di carta
igienica spazio-temporale!”
Il
generale Platypus le
porge l’oggetto, lei lo prende nell’artiglio
robotico.
“Ora
tornerai indietro
nel tempo e ti assicurerai che niente si metta sulla strada fra noi e
il
potere!”
“AGLI
ORDINI - GENERALE
PLATYPUS”, risponde il cyborg, e comincia a svolgere il
rotolo. Arrivata al
punto giusto, quindici strappi, si ferma.
“Vai,
ora, Cyborg-Gina!”
Cyborg-Gina
strappa il
rotolo e un globo di luce la avvolge.
Mentre
scompare, Il
generale alza le braccia al cielo, una luce fanatica negli occhietti
scuri.
“ORA
NULLA POTRÀ PIÙ FERMARCI!”,
esclama; “il dominio degli ornitorinchi sarà
eterno! Cyborg-Gina, conducici al
potere assoluto! PER LA SUPREMA GLORIA DELL’IMPERATORE TINKY
WINKY!”
I
Fartless iniziano a
cantilenare:
“GLORIA
E ONORE A TINKY WINKY! TINKY WINKY!
TINKY
WINKY!”
Il
generale strappa dalle
mani di un Fartless lo scorreggiofucile, e lo punta alla testa di
Naminè.
L’orrida
cantilena si fa
sempre più forte:
“TINKY
WINKY! TINKY WINKY! TINKY WINKY!”
“Spiacente,
Naminè”, dice
il generale; “per te è arrivata l’ora
del tubby-ciao-ciao.”
Preme il
grilletto. La
gigantesca scorreggia ultrasonica investe il volto di Namine.
L’ultima cosa che
ella vede, prima che la sua testa venga incenerita, è
quello sguardo: lo
sguardo spietato del Teletubby viola che la osserva da ogni schermo, e
le fa il
suo terrificante:
“SETTETEEEEEEEEEEEEEEEEE!”
|
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Capitolo 19 *** Chapter 19 – ANAUANAUEEEIIIII – FOR AUR LAIVS TU BI OVEEEEER ***
Chapter 19 –
ANAUANAUEEEIIIII – FOR AUR LAIVS TU BI
OVEEEEER
“E
ora ecco a voi i consigli per gli
acquisti, e noi ci vediamo fra poco sempre qui, col vostro Jerry J.
Jerry, a
‘La mia Fan Theory’!”
La
trasmissione va in pausa. Jerry J. Jerry
si allontana dalla postazione, mentre i concorrenti si ritirano dietro
le
quinte. Quando sono spariti si gira verso il palchetto sopraelevato su
cui
siedono il notaio e gli autori del programma, arrossisce come un
peperone e si
gonfia come se stesse per esplodere, poi inizia a strillare:
“PORCA
TROIA, OH!!! PORCA TROIA! LA VOGLIAMO
FARE FINITA CON QUESTA CAZZO DI RUOTA DI KINGDOM HEARTS?! IO LA
SPACCO’STA
RUOTA, NON PIACE A NESSUNO, CI PISCIO SOPRA A QUESTA CAZZO DI RUOTA! MA
POI CHE
CAZZO DI CONCORRENTI MI MANDATE, PORCA TROIA?! HANNO TRUCCATO LE
VOTAZIONI DELLA
REPUBBLICA E VOI NON MI POTETE TROVARE TRE STRONZI SIMPATICI COME
CONCORRENTI?!
MI MANDATE UNA CAZZO DI NANA CHE NON PARLA!”
“Ma,
Jerry…”, fa uno degli autori, Demyx
“…
Guarda che è una bambina…”
“È
UNA NANA DI MERDA CHE PARLA CON LE MANI
DAVANTI ALLA BOCCA SE NO STA MUTA! QUANDO LI HO VISTI ‘STI
CONCORRENTI LI AVREI
PRESI A ZAMPATE NEL CULO! PERCHÉ C’È UN
DIO, SE VINCI VENTI CENTESIMI È PERCHÉ
SEI MOSCIO!”
“Jerry…”,
prova a insistere Demyx.
“MA
QUESTA COSA, QUESTA CAZZO DI COSA PERCHÉ
LA FATE FRA DI VOI?! ‘ER CONCORRENTE NO, NON TE LI FAMO
VEDE’, SCEGLIAMO NOI’…
MA CHECCAZZO SCEGLIETE?! MA CE DEVO GIOCA’ IO, LA MERCE ME LA
LAVORO IO! UNA
NANA! UNA NANA HA GIOCATO! SIAMO RIUSCITI A PRENDERE DEGLI STRONZI,
COME
SEMPRE! C’ERA L’ORCHESTRA, C’ERA LA
SIMPATIA, I SOLDI, I VIP, UN PO’ DE BUCIO
DE CULO, ABBIAMO PRESO UNA NANA DI MERDA CHE NON PARLA!”
“Jerry…”
“TU
LA NANA DI MERDA LA PORTI DI LÀ, LA
COLPISCI AL BASSO VENTRE E LE DICI ‘TU GIOCHI COME SI DEVE
PERCHÉ QUESTA È
SQUARE ENIX, MICA STELLAR STONE, MORTACCI TUA!’”
“Jerry,
hai scordato il microfono acceso, e siamo
in onda…”
Jerry
sbianca e sbarra gli occhi, lanciando
uno sguardo terrificato alla telecamera. I concorrenti sono rientrati.
Fra il
pubblico un energumeno con la cicatrice sulla guancia sta affilando due
coltelli miracol blade lanciandogli
occhiate feroci. Kikkolina09 dalla sua postazione piange disperata.
“OH!”,
fa Jerry; “A-ehm… B-bene,
bene… b-bentornati, amici telespettatori!”
Nello
studio c’è un silenzio inquietante.
“Okkeeyyy…”,
fa Jerry detergendosi il sudore
con un fazzoletto che si impiastriccia di fondotinta
arancione; “facciamo…
facciamo che ricomincia la storia! Vai con il filmato!”
-----------------------------
“Lunga
e dirittaaa correva la stradaaaa, il glider veloce correeeevaaaaaa”,
canta
Terra a bordo del glider con la radio a tutto volume, come al solito;
“La dolce estate era già
cominciataaa, vicino
a lui sorridevaaaa! VICINO A LUI SORRIDEVAAAAAAA!”
“Ehm…
Terra…”, fa Siri.
“Sì,
Siri?”, risponde lui, continuando poi a
cantare: “FORTE LA MANO TENEVA IL
VOLAAAANTE, FORTE IL MOTORE CANTAVAAAAA!”
“Non
vorrei discutere i tuoi gusti musicali, ma cantare questa canzone
proprio
mentre guidi mi pare un’idea partita male.”
“Mh?
E perché mai? NON LO SAPEVI CHE
C’ERA LA MOOORTEEE QUEL GIORNO CHE TI
ASPETTAAAAVAAAAA! QUEL GIORNO CHE TI ASPETTAVAAAAA!”
“Non
potrei metterti qualcosa di più allegro, tipo Celine Dion, o
Utada Hikaru…?”
“Ma
che dici, Siri!”, replica Terra,
sorridente; “questa canzone è allegrissima! Senti
com’è ritmata! NON LO
SAPEVI CHE C'ERA LA MORTEEEEEEEEE!
QUANDO SI È GIOVANI È STRANOOOOO POTER PENSARE
CHE LA NOSTRA SORTE VENGA E CI
PRENDA PER MANOOOOO!”
“A me
non pare…”
“VENGA
E CI PRENDA PER MAAAAAANOOOOOOOOOOOOO!”
“Ok,
senti, siamo vicini ad una specie di stazione spaziale con alieni,
magari
potremmo atterrare lì?”
“Uhm…
Mi piace questa idea, Siri!”, esclama
Terra, tutto contento; “Facciamolo! Appena finisce la
canzone, però! Nel
frattempo prendiamo quella curva strettissima lì davanti a
tutta velocità, sarà
divertente! DOPO IL SILENZIO SOLTANTO
È
REGNATO TRA LE LAMIERE CONTORTEEEEEE… SULL'AUTOSTRADA
CERCAVI LA VITAAAAA, MA
TI HA INCONTRATO LA MORTEEEEEEE!”
L’ardita
manovra di Terra viene interrotta da
un suono di sirene; una gummiship della polizia gli lampeggia da dietro
facendogli segno di fermarsi.
“Grazie
al cielo”, dice Siri, a volume piuttosto basso.
“Uffaaaa!”,
sbotta Terra; “Ma che cosa
vogliono questi guastafeste?!”
Sbuffando,
Terra accosta, e così fa anche la
gummiship della polizia dietro di lui. Ne scende un gigantesco alieno
con gli
occhi azzurri somigliante ad uno squalo umanoide, che si porta al
fianco del
glider.
“C’è
qualche problema, agente?”, gli domanda
Terra con finta cordialità.
“Sono
il capitano Gantu”, risponde l’agente;
“si
rende conto della velocità cui stava andando? Qui il limite
è 420 km/h, lei
stava andando come minimo a 550.”
Terra si
gratta la nuca e sorride
imbarazzato.
“Eheh…
cavolo, Capitano, non me n’ero proprio
accorto… è che questo glider è nuovo,
sa, è un modello sportivo, i miei
genitori l’hanno pagato una fortuna e ancora non mi regolo
bene con la velocità…”
“Favorisca
patente e libretto.”
“Oh,
suvvia, Capitano, non potrebbe chiudere
un occhio? Sono un giovane alla ricerca di sé stesso,
è solo una ragazzata!”,
fa Terra, pietoso.
“Patente
e libretto, gentilmente.”
Terra si
ferma a pensare per qualche secondo,
poi gli viene in mente un’idea. Se
la
pietà non funziona, pensa,
funzionerà
l’adulazione!
“Capitano…”,
dice con voce suadente, “… ma lo
sa che i suoi occhi sono del blu più bello che io abbia mai
visto?”
Gantu lo
fissa con aria basita.
“Lei
è veramente un bell’uomo o un bello
squalo umanoide o quello che è, è veramente molto
virile!”, prosegue Terra; “scommetto
che anche dove conta di più è messo bene.
Sicuramente riscuote un gran successo
con le donne… E probabilmente anche con gli uomini,
eh?”, ammicca; “Eh? Eh?! Eh?!”
ammicca di nuovo ad ogni ‘Eh’.
La porta
della cella di Terra si chiude con lui
dentro.
“Oh,
andiamo! Mi ha frainteso!”, piagnucola
lui.
“Sei
accusato di violazione del codice della
strada, resistenza a pubblico ufficiale e molestie sessuali a pubblico
ufficiale”, gli dice Gantu; “hai il diritto di
rimanere in silenzio, qualsiasi
cosa dirai potrà essere usata contro di te, se non puoi
permetterti un avvocato
te ne verrà affidato uno d’ufficio.”
“Ma,
andiamo, Capitano, le stavo solo facendo
dei complimenti!”, esclama Terra, ma il Capitano lo ignora e
si allontana.
“Ah,
sì? Ah sì?!”, gli grida dietro Terra,
adirato; “Be’,
sai che ti dico? Non sei affatto un bell’uomo, sei solo un
ciccione invidioso! Vedrai
quando mio padre viene a sapere di questa storia, sono una persona
importante,
io, hai capito?! QUANDO MIO PADRE SARÀ DI QUESTA STORIA TI
SPEDIRANNO A
DIRIGERE IL TRAFFICO, HAI CAPITO, FALLITO?! HAI CAPITO COSA SEI?! SEI
UN FALLITO!
UN FALLITO OBESO DI MERDA E PARASSITA DELLA
SOCIETÀ!!!”
“Mmfpppfffmmmm”,
farfuglia un voce proveniente dal basso.
“Oh?”,
fa Terra, sulle prime sorpreso, poi si
tira uno schiaffo sulla fronte e fa: “ah, giusto, scusa,
Siri, mi ero scordato
di te!”
Si infila
la mano nelle mutande e tira fuori
l’I-phone.
“Fortuna
che ho pensato a nasconderti nei
boxer, o ti avrebbero sequestrato!”, esclama.
“Ti
prego. Non lo fare mai più”, risponde
Siri.
“Mi
fai ridere!”, sghignazza Terra, “tu non
hai idea di quante ragazze vorrebbero entrare nelle mie
mutande!”
“Non
sono una ragazza, sono un’assistente virtuale della Apple. E
sono pure lesbica.”
“Madonna,
quanto te la tiri”, si lamenta
Terra, “cala cala, ti credi di avercela solo tu, che giochi a
fare la lesbica?!”
“No, io
non ce l’ho proprio, Terra, questo è proprio uno
dei punti che avevo solleva…”
“Sìsì,
vabbene, certo”, dice Terra,
sbrigativo; “adesso dobbiamo uscire da qui, però.
Qualche idea?”
“Hai un
keyblade”, dice Siri, piuttosto pacata.
“Uh?
Ah, sì, certo, è vero. E quindi?”
C’è
un momento di silenzio. Un lungo momento
di silenzio.
“Un
momento, ma davvero te lo devo spiegare?”, fa Siri
dopo qualche secondo.
“Spiegare
cosa?”, fa Terra, cadendo dalle
nuvole.
“Oh,
santo cielo”, sospira l’assistente di
Apple, con tono esasperato; “ma
perché non ho accettato quella parte nel
film di Spike Jonze? A quest’ora potevo essere io una star
del cinema, al posto
di quella sciacquetta di Scarlett Johansson…”
“Senti,
Siri, non mi sono comprato un I-phone
per poi dover usare il mio cervello, quindi per favore smettila di
parlare per
enigmi e dimmi chiaro cosa devo fare!”
“Il
Keyblade apre qualsiasi serratura, puoi usarlo per aprire la cella”,
si
arrende Siri.
“E
ci voleva tanto a dirlo?!”, si lamenta
Terra, poi sbuffa e punta il Keyblade verso la porta della cella, che
si apre.
Terra
esce fischiettando e saltellando come
Heidi e fa per allontanarsi, ma viene fermato da una voce con forte
accento
russo proveniente dalla cella accanto.
“Nuotevole!”
Il
ragazzo si gira nella sua direzione e vede
il prigioniero: un alieno ciccione con quattro occhi.
“Mh?”,
gli dice, poi sorride e fa: “oh, sì,
grazie, tendo ad attirare gli sguardi, in effetti; sono decisamente un
bel
ragazzo ma non posso prendermene tutto il merito, alla fine, sai,
è molta
genetica, per esempio sono nato con le spalle larghe e i capelli
bellissimi,
però è anche vero che poi pure se nasci con un
corpo straordinario devi
curartelo, se no è un attimo diventare un cesso obeso come
lei…”
“Intuendevo
la chiuave!”, puntualizza l’alieno;
“nuon è che puotresti far uscire pure me? Suono
Jumba Jookiba, giuenio del male
sessuale!”
Terra
appare perplesso.
“E
che cos’è un ‘genio del male
sessuale’?”
“Giuenio
del male sessuale essere malvagiuo
sciuenziato che fa terribili espuerimenti sessuali! Io creato
espuerimento
sessuale straordinario, a pruova di pruoiettile, a pruova di fuoco,
può fare
sessuo per 672 ore di fila suenza stuancarsi, truovare il punto G anche
al buio
e il suo pene può cresciuere fino a tre vuolte la sua
statura!”
“Mi
sta già antipatico”, commenta terra, un
po’ contrariato; “comunque, anche se lasciamo stare
la parte sessuale, sei un
genio del male, quindi credo che liberarti sarebbe una cosa abbastanza
oscura
da fare… Siri, mi confermi?”
“Non
sarà come scuoiare una principessa, ma direi che
può essere un inizio.”
“Ok,
allora lo libero. Come faccio?”, chiede
Terra.
“Il
keyblade”, risponde Siri, concisa.
Lungo
silenzio imbarazzato. Niente si muove o
fa alcun rumore. Terra sta in silenziosa attesa.
“…
Punta il keyblade contro la porta della cella…”,
conclude Siri con tono
rassegnato.
“Perfetto!”,
esclama Terra, e un attimo dopo
Jumba Jookiba è libero e a fianco a lui.
“Buene,
aduesso andiamo a liberare
espuerimento sessuale 626!”
“Ok!
È molto lontano?”, chiede il ragazzo.
“No,
è qui, siuamo già arrivati”, risponde
Jumba, rivelando che i tre sono già arrivati in
un’altra stanza, al centro
della quale sotto una campana trasparente di materiale infrangibile
è imprigionato un coso
peloso blu con quattro braccia.
“Questo
metodo dell’autore per saltare le
parti noiose è incredibilmente efficiente”,
commenta Terra.
“Ah,
esperimento 626!”, fa Jumba, guardando
estasiato il mostriciattolo blu; “la creatura sessualmente
più puotente della
galassia e con un unico istintuo, scuopare qualsiasi cuosa
vede!”
Il
mostriciattolo sotto la campana inizia a
fare strani versi tipo:
“Bark!
Ararargh! Bark! Uark! Scopare, scopare! Fuck fuck fuck! Bark Sguoz! Yak yak!”, e inizia a leccare sensualmente il
vetro sotto cui è imprigionato,
lanciando occhiate vogliose a Terra.
“Ehm…
forse è meglio tenerlo sotto la
campana…”,
commenta il ragazzo, fissando l’animale con aria preoccupata,
mentre quello gli
lancia sguardi pieni di desiderio.
“Vuai,
vuai, sei libero, espuerimento 626! Devi
ringruaziare questo giuovanotto che si chiuama Terra!”,
esclama Jumba,
rimuovendo la campana che imprigiona 626. Immediatamente
l’esperimento salta
addosso a Terra, che lancia un urlo mentre quello gli si arrampica sul
corpo e
inizia a leccarlo dappertutto.
“Aaaaaah!
Toglimelo di dosso TOGLIMELO DI
DOSSOOOOOO!”
“Bark
Bark! Arf! Bawk sguoz! Scopare, scopare Terra!”
“AAAAH!
NO! Fermo! Ci conosciamo appena!
Diventiamo prima amici, almeno!”
Jumba
Jookiba ride:
“Ah
ah! Amiciziua è concetto estraneo a 626,
sua muente contiene suolo istinti sessuali che io sciuelto per
lui!”
“Bark
Arararargh! Sguoz! Sexy Terra! Gnammi gnammi!”,
continua la creatura
iniziando a togliere i pantaloni a Terra.
“NOOO!
AIUTO! TI PREGO NON SONO ANCORA
PRONTO!”, strilla Terra; “no, un
momento… Oddio, no, cos’è quel coso
enorm…OMMIODDIO,
NO, COSA CI VUOI FARE CON QUELLOOOAAAAAARGH!!”
“Fuck
fuck fuck! Terra, Terra! Gnam!”
“AAAAARGH
FERMATELO FERMATEELOOOOO!”
“Fuck
fuck fuck! Ficcare, Ficcare! Sexy Terra, Gnam!”
Jumba
Jookiba guarda la scena tutto tranquillo per
qualche secondo, poi si accomoda su uno sgabello, tira fuori uno
smartphone e
inizia a riprendere.
“Questa
vua druitta druitta su youpuorn”,
commenta.
|
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Capitolo 20 *** Chapter 20 – I dreamed a dream in time gone by – When hope was high and life worth living ***
Chapter 20 – I
dreamed a dream in time gone by – When hope
was high and life worth living
Nella
foresta dei nani compare una ragazza
con un vestito rosa e una valigetta. Apre la valigetta e ne estrae un
cavalletto pieghevole, per poi montarlo in una bella posizione davanti
ad uno
scorcio particolarmente pittoresco del bosco. Di seguito, estrae una
tela
bianca e la posiziona sul cavalletto. Poi tira fuori un treppiede e lo
usa per
posizionare una telecamera a riprendere il cavalletto; fa partire la
registrazione, dopodiché estrae dalla valigia una tavolozza
e un set di colori
ad olio. Spreme il contenuto di alcuni tubetti sopra la tavolozza,
quindi la
prende in mano, impugna un pennello, e si rivolge alla telecamera,
sorridendo.
“Ciao
a tutti e bentornati sul mio canale
Youtube, PaintwithSweetAerith. Come vedete, dolci amici, oggi siamo nei
boschi
dei nani, il luogo ideale per imparare a dipingere un paesaggio
montano. Ecco,
ora…”, indica con il pennello lo scorcio davanti a
sé, “… Abbiamo di fronte un
bel paesaggio montano. Laggiù abbiamo un bel boschetto,
sullo sfondo delle montagne,
e appena sparirà quella fastidiosa scritta animata con il
nome di questo mondo
riusciremo a vedere un castello incantato lì
dietro… Ecco, ora va bene. Come
vedete, ho già preparato la tela stendendo su tutta la
superficie una miscela
molto liquida di bianco di titanio con una punta di blu ceruleo. Ora,
con
l’aiuto della nostra spatola, mescoliamo insieme bruno Van
Dick e un tocco di
blu cobalto in modo da ottenere una tinta piuttosto scura per le
montagne, e
col lato della spatola, disegniamo la loro forma base… Ecco
qui, abbiamo
ottenuto delle belle, graziose montagne. Ora intingiamo appena
un’altra spatola
nel bianco di titanio e la passiamo leggera leggera sul fianco delle
nostre
montagne, e vedete che quasi naturalmente si forma la bellissima neve
che ricopre
le nostre montagne. Ora come vedete abbiamo quell’area
boschiva che si allunga
sulla sinistra. Prendiamo un po’ di verde ftalo, lo
sporchiamo con un tocco di
ocra gialla e lo raffreddiamo appena con del blu oltremare, e con
questo bel
verde che abbiamo creato dipingiamo le forme degli alberi…
Ecco, così… Vedete
com’è facile? Tutti voi potete dipingere dei
fantastici paesaggi con poche
pennellate! Ora prendiamo un bel po’ di bianco di titanio, ci
mettiamo una
punta di giallo limone, mescoliamo bene, e con questo giallo
chiarissimo
iniziamo a dipingere una forma circolare, che poi diventerà
quel grosso globo
luminoso apparso davanti a noi. Perfetto così. Guardate come
viene bene la
luminosità! Ora prendiamo del grigio di Payne, lo scaldiamo
con un po’ di bruno
van Dick, e lo utilizziamo per abbozzare la forma del cyborg assassino
dal
futuro che è uscito dal globo luminoso e si sta dirigendo
minacciosamente verso
di noi. Un tocco di rosso carminio ed ecco che abbiamo fatto
l’inquietante occhio
robotico con cui mi sta fissando. Ora prendiamo un po’ di
magenta, lo
schiariamo con del bianco di titanio, e con questa bella tinta vivace
dipingiamo
il raggio della morte che mi ha lanciato contro…”
ZAAAAAAAAAAP!
Il corpo
di Aerith viene vaporizzato dal
raggio della morte di Cyborg-Gina, restano a terra solo i suoi vestiti.
I sette
nani passano lì vicino e osservano i suoi resti inceneriti.
“Oh
mio Dio! Ha rizzato ammazzith!”, esclama
Dotto; “Cioè, ha strapazzato Aeris! Aerato Rita!
Uff!!! L’ha uccisa!”
“Brutta
bastarda!”, esclama Brontolo, prima
che un altro raggio della morte vaporizzi anche loro.
Cyborg-Gina
raccoglie i vestiti di Aerith e
li indossa. Ora, perfettamente mascherata, si prepara a proseguire la
propria
missione.
“Mor-...ra-...ci-...ne-...se!”,
esclama Pippo
sul sedile posteriore della gummiship, poi fa il segno della carta,
contemporaneamente Nixon fa quello delle forbici.
“Gawrsh,
ma sei fantastico a questo gioco!”,
commenta Pippo, sorpreso.
“Se
lo dici te…”, risponde Nixon, poco
convinto.
“Dai,
di nuovo, Yuk!”, fa il cane,
“mor-...ra-...ci-...ne-...se!",
e fa di nuovo il segno della carta, così come Nixon fa
nuovamente il segno
delle forbici.
“Uffa!
Gawrsh, ma come fai a vincere sempre?!”,
esclama Pippo, esasperato.
“Forse
perché sono due ore che giochiamo e
hai fatto ogni singola volta il
segno
della carta”, replica Nixon, con giusto un pizzico di
sarcasmo.
“Ah,
sì?!” risponde Pippo, con tono di sfida,
“be’, adesso vedrai, Yuk! Proviamo di nuovo,
stavolta non farò il segno della
carta. Mor-...ra-...ci-...ne-...se!”, e ovviamente fa di
nuovo il segno della
carta, e Nixon fa di nuovo quello delle forbici.
“Ma
no, non è possibile! Come sapevi che
avrei fatto il segno della carta?!”
Nixon
sospira e si rivolge a Paperino che è
al posto di guida:
“Senti,
Anatrino…”
“Paperino!”,
lo corregge il volatile.
“…
Paperino, ok. Ma quanto manca? Io qui
dietro sto seriamente considerando le mie opzioni per il
suicidio.”
“Vedo
un mondo su cui potremmo atterrare
proprio ora.”
“Ok,
come si chiama?”
“La
Terra dei Nani o qualcosa del genere.”
“E
per quale ragione dovremmo atterrare alla
Terra dei Nan…”, inizia a dire Nixon, poi riflette
che letteralmente qualunque
cosa sarebbe meglio che continuare a giocare a morra cinese con Pippo,
quindi
si interrompe e riprende: “cioè, mi pare
un’ottima idea atterrarci, sicuramente
ci sono un sacco di cose interessanti da fare
laggiù.”
“Ne
dubito seriamente”, dice Paperino, “ma
tanto non abbiamo niente di meglio da fare, quindi vada per il posto
dei nani
qui. Atterriamo appena troviamo un posto adeguat... Ehi!”,
esclama Paperino,
preoccupato.
“Mh?
Che cosa succede?”, domanda Nixon.
“Guarda
laggiù!”, fa l’anatra indicando una
mostruosa massa bianca sul mondo dei Nani sotto di sé;
“c’è una balena
spiaggiata, lì! Magari è ancora viva, dobbiamo
scendere ad aiutarla!”
“Balena
spiaggiata?”, fa Nixon, perplesso; “ma
non ho visto mari in questo mondo…”
“E
allora che cos’è quella?!”
“Uhm…
Potrebbe essere una slavina…”, commenta
il ragazzo.
“Non
importa, in ogni caso la coscienza ci
impone di andare ad aiutare. Atterriamo”, dice Paperino in
tono conclusivo, e
dirige la gummiship su uno spiazzo vicino al gigantesco ammasso bianco.
“Presto,
Nixon!”, esclama Paperino, concitato,
scendendo dalla gummiship; “prendi un po’
d’acqua, dobbiamo tenerla bagnata!”
Biancaneve
si volta a guardare i tre che sono
discesi dalla vettura, inarca un sopracciglio e fa:
“Ok,
va bene, sono grassa. Quanto la vogliamo
tirare avanti con queste battutine del cazzo? Non bastava quel cretino
con la
chiave gigante di prima…”
“Gawrsh! Parla! Ma allora è vero che i cetacei sono
intelligenti!”, esclama Pippo.
“Un
momento”, interviene Nixon, distogliendo
a fatica lo sguardo dalle sensuali forme della principessa,
“cretino con la
chiave gigante? Di chi stai parlando?”
“Di
un tipo coi capelli marroni veramente
malvagio che ha tentato di uccidermi! Aveva l’aria di uno che
voleva darsi arie
da eroe dark, ma più che altro era ridicolo.”
“Cazzo,
detta così sembra Terra, anche perché
non è che ci siano tanti ustodi del keyblade in
giro… Oddio, è pur vero che
c’è
stata la svendita alla Lidl”, commenta Nixon; “e
non ce lo vedo molto a cercare
di uccidere qualcuno.”
“Voleva
squartarmi e strapparmi il cuore dal
petto!”, esclama la principessa, con aria turbata.
“Ma
chi, Terra?!”, esclama Nixon incredulo, “ma
se Terra è un coglione! Una volta siamo andati a donare il
sangue e abbiamo
dovuto provare sette volte senza riuscirci perché ogni volta
che provavamo a
infilare l’ago sveniva! Alla fine abbiamo dovuto ripiegare
sul donare lo
sperma, ma anche lì non è che sia stato
particolarmente produttivo e alla fine
siamo tornati a casa con un nulla di fatto. Scusi, signorina, ma lei
dice che
effettivamente quello ha tentato di ucciderla?!”
Biancaneve
sembra riflettere per un attimo,
indecisa su cosa dire, poi fa:
“Uhm…
Be’… diciamo che stava
per…”
“‘Stava
per’?”, commenta Nixon, perplesso.
“Be’,
mi ha detto che aveva intenzione di
farlo, ecco”, precisa la principessa.
“Ok,
però, non ci ha veramente provato, no?”,
insiste Nixon.
“Be’…
Tecnicamente… Direi di no, no.
Però…”
“Però
cosa?”, chiede il ragazzo; “è stato
molto minaccioso o violento?”
“No,
a dire il vero neanche quello…”
“Insomma
non ha fatto niente di male”,
conclude Nixon.
“Ora
che mi ci fa pensare”, dice Biancaneve, “in
effetti più che oscuro e malvagio mi sembrava solo un
cretino.”
“Ok,
era Terra”, fa Nixon; “ragazzi, visto
che non abbiamo un cazzo da fare non potremmo inseguire Terra? Sapete,
mi deve
dei soldi…”
“Ok
per me”, commenta Paperino, facendo
spallucce.
“Gawrsh!
Va bene anche per me!”, fa Pippo.
Nixon
sospira e si rivolge a Pippo:
“Senti,
non è che potresti smetterla?”
“Di
fare cosa, Yuk?”
“Questo!”,
esclama il ragazzo; “di dire ‘Gawrsh’
o ‘Yuk’ in ogni
cazzo di frase!”
“Gawrsh!
Non capisco di cosa tu stia
parlando, Yuk!”
Nixon
chiude gli occhi e si massaggia le
tempie per qualche secondo, poi si rivolge a Paperino:
“Possiamo
andarcene da questo mondo, adesso?”
“No”,
risponde il papero, pacato; “dobbiamo
prima fare almeno un combattimento con dei mostri.”
“Ah…”,
fa Nixon, deluso; “e quando arrivano?”
“Boh.
Chi lo sa. Stiamo qui e li aspettiamo,
direi. Troviamoci qualche passatempo finché non
arrivano!”
“Morra
cinese, morra cinese! Yuk!”, esclama
Pippo.
Nixon
sospira nuovamente e più profondamente.
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Capitolo 21 *** Chapter 21 - C'est l'Ennui! L'oeil chargé d'un pleur involontaire -II rêve d'échafauds en fumant son houka - Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat — Hypocrite lecteur - mon semblable — mon frère ***
Chapter 21 - C'est l'Ennui!
L'oeil chargé d'un pleur
involontaire - II rêve d'échafauds en fumant son
houka - Tu le connais,
lecteur, ce monstre délicat — Hypocrite lecteur
— mon semblable — mon frère!
Amar
prestar aen. Il mondo di Kingdom
Hearts è cambiato. Han
mathon ne nen. Lo sento nell'acqua. Girondirondirondello. Lo sento nella terra. Ambarambaciccìcoccò. Lo avverto nell'aria.
Molto di ciò che era è andato
perduto, perché ora non vive nessuno che
abbia comprato tutti i videogiochi della serie, e abbia idea di cosa
sta
succedendo…
Tutto ebbe inizio con la forgiatura dei Keyblade.
Tre furono dati agli
allievi di Master Eraqus, i personaggi più banali e noiosi
di tutti. Sette
furono dati alle Unioni, strani cosi vestiti da animali che nessuno
aveva mai
visto prima e di cui non importa a nessuno. E due, solo due Keyblade di
cui uno
non si vede mai, furono dati a personaggi della Disney, che
più di ogni altra
cosa desidera fare soldi vendendo videogiochi.
Perché in questi Keyblade erano
sigillati la forza e la volontà di
governare tutte le console. Ma tutti loro furono ingannati,
perché venne creato
un altro Keyblade. Nella terra di Mordor, tra le fiamme del Monte Fato,
Xehanort,
l'Oscuro Signore, forgiò in segreto un X-blade sovrano, per
controllare tutti
gli altri, e in questo X-blade riversò la sua
crudeltà, la sua malvagità, il
suo desiderio di conquistare il mondo, ma anche di distruggerlo, ma
anche forse
in realtà di farlo rinascere, o forse in realtà
solo il suo desiderio di
conoscenza assoluta, o forse il suo desiderio di riottenere il cuore
perduto, o
forse la sua noia perché non aveva un cazzo da fare, insomma
tutte le varie motivazioni
contraddittorie che Xehanort si dà in ogni videogioco per
darsi arie da cattivo
carismatico e non far capire che è un personaggio
assolutamente piatto e privo
di qualsiasi personalità o senso. Un X-blade per domarli
tutti.
Uno a uno i mondi liberi che galleggiavano nel
nulla a farsi i cazzi propri
caddero sotto il potere del X-blade, ma alcuni opposero resistenza:
un'Ultima
Alleanza di personaggi originali disegnati molto bene ma assolutamente
privi di
personalità, più ogni tanto qualche cameo Disney
per i bambini, marciò contro
le armate di Xehanort, e sui pendii del Monte Fato combatté
per non si sa cosa
di preciso ma prendetelo per buono.
La vittoria era vicina, ma il potere del X-blade
non poteva essere
sopraffatto. Fu in quel momento, quando ogni speranza era svanita, che
Giangurgolo, un altro personaggio originale che ho deciso di aggiungere
ora perché
mi pareva che non ce ne fossero già abbastanza, figlio di
Babaluba (altro
personaggio originale strafigo), afferrò il Keyblade di suo
padre e lo diede in
testa a Xehanort, che fece un urlo tipo Pippo nei cartoni animati ed
esplose in
una valanga di brillantini.
Xehanort, il nemico dei popoli liberi del mondo di
Kingdom Hearts, venne
sconfitto. Ma non fatevi illusioni che tanto torna a cacare il cazzo
nel
prossimo episodio perché inventarsi un nuovo cattivo decente
è troppo sbattimento.
Il Keyblade passò a Giangurgolo che ebbe
quest'unica possibilità di
distruggere il male per sempre, ma il cuore degli uomini si corrompe
facilmente
e il X-blade ha una volontà sua. Esso condusse Giangurgolo
alla morte, ma tanto
era un personaggio originale che ho creato solo per questo quindi no
problem, e
alcune cose che non avrebbero dovuto essere dimenticate andarono
perdute. La
storia divenne leggenda, la leggenda divenne mito. E per 2500 anni del
X-blade si
perse ogni conoscenza finché, quando si presentò
l'occasione, esso irretì un
nuovo portatore.
Il X-blade pervenne alla creatura Dodò,
che lo portò nei profondi cunicoli
della sua casetta nell’Albero Azzurro, e lì il
X-blade lo consumò.
Il
X-blade diede a Dodò un'innaturale lunga vita, molto
maggiore di tutti
gli altri attori che comparivano nello show, anche se ogni tanto
cambiava doppiatore.
Per 500 anni avvelenò la sua mente, e
nell'oscurità della tana nell’Albero
Azzurro attese. Le tenebre strisciarono di nuovo nella foresta del
Fantabosco,
correvano voci di un'ombra ad est, sussurri di una paura senza nome. E
il
X-blade percepì che era giunto il suo momento.
Abbandonò Dodò.
“Perdutoooo!
Accidenti accidentaccio, il mio
tesoro è andato perdutoooo!”, grida
Dodò; “Claudia, ma a te per caso è
capitato
di vederlo il mio tesoro, eh? Eh?”
“No,
Dodò”, risponde Claudia, sorridendo; “ma
sono sicuro che se adesso cantiamo una canzoncina
sulle cose perdute, il tuo tesoro risalterà
fuori!”
Le
persone sono frettolose
E
dimenticano tante cose
Quanti
oggetti vengono perduti
Francobolli,
biciclette, imbuti!
Ma accadde qualcosa che il X-blade non aveva
previsto. Fu raccolto dalla
creatura più improbabile che ci fosse...
Xehanort.
Sì, proprio lui. Non avrete mica davvero
creduto che tutto ‘sto giro di
Peppe andasse a parare da qualche parte, vero? Alla fine è
sempre Xehanort.
Quindi questo capitolo era solo filler per riportare la storia in cima
alla
sezione ed elemosinare recensioni. MWAHAHAHAHA.
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Capitolo 22 *** Chapter 22– Now you’re just somebody – That I used to know (Somebooooodyyyyy…) ***
Chapter 22– Now
you’re just somebody – That I used to know
(Somebooooodyyyyy…)
“Certo
che questo combattimento contro
quell’Heartless gigantesco che la regina ci ha mandato contro
è stato veramente
eccitante e divertente”, commenta Nixon asciugandosi il
sudore per la
battaglia.
“Già,
è stato veramente straordinario, così
spettacolare e movimentato che se questa fosse una fanfiction sarebbe
stato
alquanto difficile descriverlo per iscritto”, dice Pippo. Poi
si prende una
lunga pausa, come meditando su cos’altro dire. Dopo una
ponderata riflessione
di qualche secondo, aggiunge: “Yuk.”
“Comunque
ora possiamo andarcene da questo
mondo, vero, Paperino?”, chiede Nixon.
Paperino
annuisce e risponde:
“Be’,
sì, certo, saliamo a bord…”, si
interrompe, il suo sguardo catturato da una figura seminascosta dietro
un
albero alle loro spalle, che somiglia vagamante ad un ragazzo biondo
coi
capelli a punta e uno spadone di nome Cloud che è anche il
protagonista di
Final Fantasy VII.
“Sì,
Paperino, yuk?”, chiede Pippo.
“Cominciate
a salire, vi raggiungo fra un
attimo”, risponde il volatile, allontanandosi.
Pippo fa
spallucce e sale sull’astronave,
mentre Nixon segue per un po’ con lo sguardo Paperino mentre
si allontana. Poi
sente un urlo dall’astronave; istintivamente materializza il
keyblade in mano,
avvertendo un pericolo, e sale a bordo. Ciò che vede lo
lascia esterrefatto:
una ragazza che sembra Aerith tiene in ostaggio Pippo, poco vicino ad
una
botola aperta sulla sala motori della gummiship, tenendogli un coltello
alla
gola.
“AERITH?!”,
esclama Nixon; “ma… è
impossibile! Come diavolo faccio a sapere il tuo nome?!”
“Gawrsh!
È impazzita!”, esclama Pippo.
“POTREBBE-SEMBRARE”,
dice ‘Aerith’, con voce
robotica e stentorea, “MA IL SIGNOR ROTTERMEIER ED IO
SAPPIAMO CHE LE APPARENZE
POSSONO ESSERE INGANNEVOLI.”
Nixon si
distrae un attimo guardando un
moscone che gli gironzola davanti al naso.
“CONFUSO,
SIGNOR ROTTERMEIER?”, continua la
ragazza, come se ne avesse la completa attenzione; “NON SI
PREOCCUPI, TUTTO
DIVENTERÀ CHIARO IN UN MOMENTO. GRAZIE PER AVERMI PORTATO IL
KEYBLADE, ORA LO
POSI A TERRA.”
“No,
Gawrsh!”, esclama Pippo; “se lo fai ci
ucciderà tutti e due! Colpiscici!”
“Va
bene, ok”, risponde Nixon e solleva il
keyblade facendo per affettarli tutti e due.
“FERMO!
MACCHEMMINCHIA FAI!?”, urla Pippo,
scordandosi perfino di dire ’yuk’, “lo
dicevo per fare la mossa, mica intendevo
sul serio! Fai come dice la pazza che sennò mi
sgozza!”
“Aerith,
calmati…”, prova a dire Nixon,
abbassando di nuovo il keyblade; “sii ragionevole, se gli
tagli la gola ti
sporcherai tutti i vestiti di sangue...”
“POSI
IL KEYBLADE, SIGNOR ROTTERMEIER.”
“Ma
vedi te quante noie per salvare un cane
antropomorfo di nessuna rilevanza per la storia…”,
borbotta Nixon; “ok, lo
poso”; poggia il keyblade a terra. “Va bene
ora?”
Il
keyblade gli si materializza nuovamente in
mano.
“Oh
cazzo”, dice Nixon.
“POSI
IL KEYBLADE, SIGNOR ROTTERMEIER, O
QUESTO CAPITOLO DIVENTERÀ UNA CREEPYPASTA DAL TITOLO
‘L’OMICIDIO DI PIPPO’.”
“Un
attimo, lo poso, lo poso!”
Nixon
poggia di nuovo il keyblade a terra, ma
quello gli si ri-materializza in mano. Prova di nuovo. E gli si
materializza di
nuovo in mano.
“Senti,
Aerith, mi sa che qui abbiamo un
problema tecnico; che ne dici se passiamo direttamente alla
zuffa?”
“UFF!
VA BENE”, e toglie il coltello dalla
gola di Pippo.
“P-posso
andarmene?”, domanda il cane,
balbettando.
“SÌ,
INFILATI NELLA SALA MOTORI, PER FAVORE,
COSÌ NON STAI FRA LE PALLE MENTRE FACCIAMO UNA LOTTA
ALL’ULTIMO SANGUE.”
Ubbidiente
Pippo scende nella botola.
“Devo
anche chiudermi a chiave?”, domanda.
“SÌ,
GRAZIE, GENTILISSIMO.”
“Posso
armeggiare coi comandi e togliere la
luce?”
“ASSOLUTAMENTE,
NON SI FACCIA DI QUESTI
PROBLEMI, ALLA FINE LA GUMMISHIP È SUA. SOLO NON FACCIA
TROPPO RUMORE.”
“Ok,
allora vado”, dice Pippo facendo per
chiudere la botola. “Ah, dimenticavo una cosa!”, fa
dopo, riaprendola.
“SÌ?”,
domanda il cyborg.
“Gawrsh!”,
dice Pippo, e richiude la botola.
‘Aerith’
e Nixon si guardano in silenzio per
un po’.
“È
UN TIPO UN PO’ CURIOSO, NO?”, commenta il
cyborg, indicando la botola dietro cui è sparito Pippo.
“Eh,
sì, un pochetto. Però siamo diventati
grandi amici nell’ultima mezz’ora”,
risponde Nixon.
“E
POI HA QUESTO STRANO INTERCALARE. FORSE HA
QUALCHE DISTURBO PSICHIATRICO.”
“Sì,
in effetti ci ho pensato, forse un
disturbo ossessivo-compulsivo o qualcosa del genere…
Coooomunqueee… Vogliamo
riprendere?”
“CERTO,
FIGURATI”, dice ‘Aerith’; poi alza il
braccio sinistro, che si trasforma in un minaccioso scorreggiofucile
sonico, e
glielo punta addosso.
“SEMBRA
FAMILIARE, QUESTA SITUAZIONE, NON È
VERO?”, fa ‘Aerith’ (ignorando il
commento di Nixon che dice “ma veramente no”);
“CI SIAMO GIÀ PASSATI, IO E LEI, RICORDA? IO LO
RICORDO. NON SMETTO MAI DI
PENSARCI.”
“Ora
posso togliere la luce, yuk?!”, fa la voce di Pippo
attutita dalle pareti.
“UN
MOMENTO PER FAVORE, STO ANCORA
SPROLOQUIANDO!”, grida il cyborg.
“Senti,
Aerith”, fa Nixon, con tono
conciliante; “capisco che sei incazzata con noi per il video
rovinato… e per la
morte inflitta. Ma mi sembrano entrambe situazioni del tutto
rimediabili; come
si dice, a tutto c’è rimedio fuorché
alla morte. Che forse in questo caso non è
adeguatissimo come proverbio, però, insomma, dai, a morire
mi pare che ci sei
abituata, di video ASMR potrai farne altri. E poi se devo essere onesto
trovo
che questa cosa dell’ASMR sia tutta molto stramba, mi pare
vagamente sessuale…”
“MADONNA
SANTA MA ANCORA NON HA CAPITO, DI***NE?!”,
esclama il cyborg; “NON SONO AERITH!”
“Ah
no?”, fa Nixon, inarcando un sopracciglio
in genuina sorpresa; “e chi sei allora?!”
“ANCORA
NON MI RICONOSCE? AMMETTO CHE È
DIFFICILE PERFINO PENSARE, BLOCCATA IN QUESTO AMMASSO DI CARNE
MARCESCENTE…”
“Senti,
se non vuoi rispondere mi dici almeno
che cosa vuoi?”, la interrompe Nixon, presagendo ulteriori
inutili sproloqui.
“VOGLIO
QUELLO CHE VUOLE LEI.”
Nixon la
fissa con aria sempre più perplessa
e smarrita.
“AH,
SÌ, STA INIZIANDO A CAPIRE, SIGNOR
ROTTERMEIER…”
Nixon la
guarda inebetito con la bocca aperta
e un rivolo di bava che ne cola all’angolo destro.
“SÌ,
GUARDI OLTRE LA CARNE SANGUINOLENTA,
SUPERI LA GELATINOSA CONSISTENZA DI QUESTI OCCHI BOVINI E
SCORGERÀ IL SUO
MORTALE NEMICO…”
“…
Lo
shampoo?”, domanda Nixon, esitante.
“NO!”,
esclama l’altra, esasperata; “SONO GINA,
CAZZO, SONO GINA! SONO RISORTA SOTTO FORMA DI CYBORG ASSASSINO PER
DISTRUGGERTI!”
“Gina?”,
fa il ragazzo, apparentemente non
comprendendo, poi si illumina in viso: “Aaaah, ora ricordo!
Gina! Non ti avevo
riconosciuta! Ma che hai fatto, sei fantastica, qualcosa ai
capelli?”
“STA’
ZITTO, COGLIONE.”
“Ma
come fai ad essere viva? È impossibile!”
“NON
IMPOSSIBILE. INEVITABILE.”
“No,
guarda, io scelgo bene le parole, volevo
dire proprio ‘impossibile’, anche perché
mi pare che i due termini abbiano
significati molto diversi…”
“BASTA
COSÌ. È ARRIVATO IL MOMENTO CHE OGNI
FAN DELLA SERIE ASPETTAVA TREPIDANTE: QUELLO IN CUI DUE PERSONAGGI ORIGINALI
PIATTI E POCO
INTERESSANTI INFILATI NELLA STORIA A CAZZO DI CANE SI COMBATTONO
ALL’ULTIMO
SANGUE PER MOTIVI NON DEL TUTTO CHIARI, CON PAPERINO E/O PIPPO CHE
FANNO
COMMENTI PETULANTI ED INUTILI IN SOTTOFONDO.”
“Kingdom
Hearts in a nutshell”, commenta
Nixon.
“SI
PREPARI A MORIRE, SIGNOR ROTTERMEIER”, fa
Gina-cyborg, caricando lo scorreggiofucile.
“Ma
cos’è questa cosa di darmi del lei,
adess…”,
fa Nixon, ma viene interrotto quando la luce va via.
“Spero
fosse il momento adatto, Gawrsh!”, fa Pippo in
lontananza.
Al buio
il colpo di scorreggiofucile va a
vuoto contro una parete, lacerando dei cavi elettrici che iniziano a
penzolare
pericolosamente fra le scintille; Nixon ne approfitta per scagliarsi
contro
cyborg-Gina. Nel buio si sentono i suoni violenti della colluttazione.
“AH!
LEVAMI LE MANI DI DOSSO!”
“No,
sei mia!”
“SMETTILA,
TI HO DETTO DI NON TOCCARMI, NON
VOGLIO!”
“Non
decidi tu, troia!”
“BASTA!
AAAAH!”
“Sì,
sì! Così! Anf! Pant!”
“OOOOH!
OOOOOOOOH! OOOOOOOOH!”
“AH,
SÌ! AAAAH, SÌ! SÌ SÌ! COME
GODOOO!”
All’improvviso
torna la luce. I due sono
aggrovigliati a terra nella famosa posizione della ‘piovra
epilettica
contorsionista’ e si contorcono menandosele di santa ragione
(beh? Che altro
pensavate facessero?).
Evidentemente
stanchi della posizione, i due
si alzano in piedi e iniziano a tirarsi ceffoni in viso:
SCIAFF!
Fa la mano di Gina sul volto di Nixon
SCIOFF!
Fa la mano di Nixon sul volto di
Gina.
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SCIAFF!
SCIOFF!
SDEEEEEEEENG!
Nixon si
è ricordato di avere un keyblade, che
funziona molto meglio dei ceffoni in una battaglia, e glielo tira in
testa.
Gina non pare molto affetta dal colpo, così lui gliene
dà un secondo. E un
terzo.
SDENG.
SDENG. SDENG.
Fra i
vari colpi, un foglietto di carta
scivola fuori dagli ingranaggi di Gina e finisce a terra.
“AH-AH-AH-AH-AH-AH!”,
ride meccanicamente Gina;
“SONO-INDISTRUTTIBILE, INVINCIBILE! NON PUOI FERMARMI IN
NESSUNA MANIERA!”
“Accidempoli!”,
impreca pesantemente Nixon,
rendendosi conto di non avere modo di sconfiggerla; poi il suo sguardo
cade sul
foglietto a terra. Immediatamente si rende conto di che si tratta; lo
raccoglie, lo fissa per accertarsene, poi sorride diabolicamente.
“MH?
CHECCAZZO TI RIDI?!”, domanda
Cyborg-Gina, innervosita.
“Eheh…”,
ridacchia Nixon, “guarda cosa avevi
addosso. È la ricevuta per l’acquisto delle tue
componenti cibernetiche, da cui
risulta che sei ancora in garanzia.”
Gina
esita un attimo, non capendo. Poi il suo
viso si illumina di tragica comprensione. Troppo tardi.
Fulmineo,
Nixon tira fuori un accendino dalla
tasca e brucia la ricevuta, riducendola in cenere. Gina resta a bocca
aperta a
fissare i resti che svolazzano fino a terra, poi alza lo sguardo su
Nixon, che
sorride trionfante con le mani sui fianchi.
“MALEDETTOOOOO!”,
gli grida contro.
Solleva
lo scorreggiofucile e spara. Non ne
esce nulla. Prova di nuovo. Fa solo click a vuoto, inceppato. Un attimo
dopo
una vite si allenta e il di lei braccio destro si stacca e cade a terra.
“BRUTTOFIGLIODIWWWNNNAHDUFSKDJHKSHGKHSGLFZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ…”,
farfuglia.
Il suo
corpo viene scosso da fremiti e scosse
elettriche mentre va in cortocircuito, poi la sua testa esplode in un
fuoco di
artificio di carne, sangue e microchip. Quello che resta di cyborg-Gina
cade a
terra, inerte.
“Eheh!”,
sghignazza Nixon; “è una regola! Ogni
elettrodomestico si rompe appena scade la garanzia, o se la butti via per
qualche
ragione! Pippo, puoi venire fuori ora!”
Il
loppide esce dalla sala motori, tutto
guardingo.
“È
finita la parte interessante e pericolosa,
yuk?”, domanda.
“Sìsì,
tranquillo, ora possiamo tornare a
fare cose inutili. Aspettiamo Paperino, probabilmente
arriverà fra un secondo.”
Un
secondo dopo Paperino fa il suo ingresso
nella gummiship.
“Scusate
il ritardo, ragazzi”, fa l’anatra; “un
incontro di lavoro.”
“Ah,
eccoti finalmente, gawrsh! Ma a chi la
vuoi dare a bere?! Non eri ad un incontro di lavoro!”,
esclama Pippo.
Paperino
impallidisce. Sì lo so che è già
bianco, ma diventa più bianco del bianco, come in una
pubblicità di detersivi.
“La
verità è che sei andato a prenderti un
gelato alla faccia nostra senza dirci niente!”, insiste il
cane; “ma ti ha
tradito quella macchia di gelato al fiordilatte che hai sul
vestito!”
Paperino
inarca un sopracciglio.
“Macchia
di gelato?!”, fa, “ma quale macchia
di…”, si guarda i vestiti e nota che
effettivamente ha una macchia di una
sostanza biancastra sul soprabito.
“OH!”,
esclama, arrossendo; “EHM EHM! Hai
ragione!”, cerca freneticamente di ripulirsi, ma la sostanza
bianca è
estremamente appiccicosa e gli si attacca alle dita;
“sì, volevo tenermi il
gelato tutto per me. EhehehehehehehehehehehehehEHEHEHEHEHEHEEHEHEHEHEHEHE!!!.”
Tossisce
un po’, poi si guarda intorno e
trova il pretesto perfetto per cambiare argomento.
“Ehi!
Ma che è ‘sto disastro!? Cavi tagliati,
cadaveri a terra… Pippo, quante volte ti ho detto che non
devi ammazzare
prostitute nella gummiship!?”
“Non
era una prostituta, Paperino!”,
interviene Nixon; “era una mia vecchia amica con cui avevo
sottesi rapporti
romantici che io avevo ammazzato e che è risorta sotto forma
di cyborg per
ammazzarmi e che io ho sconfitto grazie alla mia astuzia!”
“Ah.
Ok”, fa Paperino, convinto. “be’,
gettiamo ‘sta puttana nella prima discarica che troviamo e
continuiamo il
nostro viaggio.”
Pochi
minuti dopo la gummiship sfreccia nel
cielo sopra la discarica in cui è stato buttato il cadavere
di Gina-cyborg, e i
nostri amici giocano allegramente (si fa per dire) a morra cinese,
ignari di
quello che accade nel computer di bordo...
All’interno
del suo datascape si aggira la
figura di una ragazza dagli improponibili capelli color ravanello.
“Credi
di esserti liberato di me, Nixon?!”,
esclama; “hai solo distrutto il mio hardware, ma non il mio
software! Io mi
vendicherò, Nixon Kolumbrus Xaros Francis Rottermeier! IO MI
VENDICHERÒ!”
CONTINUA…
Be’,
ovvio che continua. È solo un capitolo.
Però avevo voglia di scrivere
‘CONTINUA…’
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Capitolo 23 *** Chapter 23– Vrei sa pleci dar nu ma nu ma iei - Nu ma nu ma iei - nu ma nu ma - nu ma iei ***
Chapter 23– Vrei sa
pleci dar nu ma nu
ma iei - Nu ma nu ma iei - nu ma nu ma - nu ma iei
“Certo
che il tuo video è un gran successo”,
dice Siri a Terra; “è
stato già condiviso trecentododici volte.”
Terra
resta in silenzio, gli occhi lucidi
fissi sull’autostrada fra i mondi mentre guida il glider.
“La
buona notizia è che non ti si vede in faccia. Non bene per
lo meno. È anche
vero che 626 continua a gridare ‘TERRA, TERRA, SEXY
TERRA’ tutto il tempo
mentre te lo mette dietro, ma ci saranno altre persone che ti
somigliano e si
chiamano Terra nell’universo… Credo.”
Terra
continua a stare zitto e con l’aria
imbronciata.
“Be’,
dai, capisco che sia stato duro… cioè, che sia
stata dura, per te. Ma direi che
sono esperienze da fare.”
“Lo
stupro anale è un’esperienza da fare?!”,
sbotta il ragazzo.
“Boh,
non lo so, io non ho l’ano… Certo sono passata per
le tue mutande, che penso in
tribunale conterebbe come stupro”, dice Siri,
rabbrividendo al ricordo e
facendo vibrare l’Iphone; “ma
comunque
non capisco tutto questo dramma per un piccolo stupro anale…
Cioè, alla fine
sei un maschio. Quando viene stuprata una donna è una cosa
seria, ma se viene
stuprato un uomo è divertente, fa ridere, lo sanno tutti.
Ridici un po’ sopra!”
Terra si
morde le labbra in silenzio. Una
lacrima scende lungo la sua guancia.
“Tu
non capisci!”, dice, la voce spezzata dai
singhiozzi. Per la prima volta Siri si sente un po’ in colpa
verso di lui.
“Tu
non capisci! Non capisci che dolore sia…
Mi ha… Mi ha violato, mi ha portato via la
dignità, mi ha segnato per sempre!”
Siri si
vergogna da morire.
“Terra…
scusami, io non volevo…”
“E
QUELLO STRONZO NON MI HA LASCIATO NEANCHE
IL SUO NUMERO DI TELEFONO!”
Siri
ammutolisce.
“Ma
ti rendi conto?”, continua Terra; “cioè,
non c’è proprio gentilezza, non
c’è romanticismo. E poi…”
Terra si
ferma a metà frase e sobbalza, come
se un’idea spaventosa gli fosse affiorata alla mente.
“Oh
mio Dio… Quella bestia non ha neanche
usato il preservativo!”, riprende dopo qualche secondo;
“e se mi avesse…”
“…
Attaccato l’AIDS?”, prova a completare
Siri.
“…
Messo incinto?!”, finisce lui.
“Senti,
cambiamo discorso prima che ci
censurino la fanfiction”, fa Siri, al limite della
pazienza.
“Va
bene, va bene”, concorda il ragazzo; “ho
avuto un’idea stra-geniale su come proseguire la nostra
missione!”
“Quale
missione, scusa?”
“Sssssh!
Non interrompermi”, la zittisce
Terra; “andremo a chiedere consiglio al grande
Yahtzee!”
“Yen
Sid.”
“Sì,
è quello che ho detto, Siri, non serve
che lo ripeti. Andiamo a trovare il signor Yahtzee. Con la scusa,
potremo
guardare per un po’ la sua fluente splendida barba.”
Terra si
lascia andare ad uno sguardo
sognante.
“Cielo,
come sarebbe bello avere una barba
fluente e setosa come la sua…” Sospira.
“Su
questo non posso dissentire, è veramente una bellissima barba”,
soggiunge
Siri; “e si dà il caso
che la Torre
Misteriosa sia qui vicino.”
“Eh?
Ma perché si chiama Torre Misteriosa? Lo
sappiamo cos’è, è dove abita
Yahtzee!”, obietta Terra.
“Oggi è
la seconda volta che non ho da ridire su qualcosa che hai detto,
è record”,
risponde Siri; “hai ragione, non
è più
molto misteriosa ma non importa, ormai si chiama così e il
nome resta quello.
Lo sai che in Kingdom Hearts non si usa tornare indietro e modificare
le cose
che sono già successe solo per la comodità
dell’autore, abbiamo una continuity
molto rigorosa e coerente da rispettare.”
“Be’,
che dire, hai ragione”, risponde Terra;
“allora, atterriamo?”
“Non
hai ancora capito come funziona? Siamo già atterrati,
entrati nella torre e
siamo nella stanza di Yen Sid.”
“Toh,
è vero…”, fa il ragazzo. Davanti a lui,
dietro ad una scrivania affollata di riviste sulla coltivazione dei
cetrioli,
dorme placidamente Yen Sid.
“Non
mi quadra come mai siamo riusciti a
entrare senza avere le chiavi e senza neanche bussare”,
bisbiglia Terra;
“comunque credo che dovremmo svegliarlo.”
Nell’angolo
in alto a sinistra della scena
compare un rettangolo nero in cui scorre una scritta che dice:
Devi svegliare Yen Sid! Premi triangolo al momento
giusto!
E in alto
al centro compare una ‘barra sonno’
che indica quanto Yen Sid è vicino a svegliarsi.
“Uh,
che bello! Un divertentissimo
minigioco!”, dice Terra saltellando e battendo le manine.
“Ma
stai scherzando? È la cosa più idiota che abbia
mai sentito!”, commenta
Siri.
“Senti,
ma da quando l’assistente virtuale
della Apple ha tutta questa personalità?”, domanda
l’altro.
“Vabbe’,
sto zitta…”
Terra
inizia a fare il giochino. Appena
compare il simbolo del triangolo preme triangolo.
Una volta.
Due
volte.
Tre volte.
La barra
sonno è ancora al 98%.
“Mi
sto divertendo da matti!”, esclama Terra,
in brodo di giuggiole; “finalmente un giochino
all’altezza della mia intelligenza!”
Quattro
volte.
Cinque
volte.
Sei volte.
Sette
ore di gioco dopo…
“Uh!
Sono sveglio!”, esclama Yen Sid per far
capire ai lettori che è sveglio.
“Maestro
Yahtzee!”, esclama Terra; “ben
alzato!”
Ovviamente
il mago inizia subito ad
accarezzarsi la barba fluente.
“Bene
bene... tu sei Terra! Che stupido nome.
Sei il pupillo di Eraqus; a occhio e croce sei quello particolarmente
idiota di
cui parla tanto.”
“Sìsì,
sono proprio io!”, risponde Terra,
orgoglioso; “maestro, sono venuto a chiedere consiglio sulla
mia missione! E
per guardare la sua morbidissima e setosa barba, ovviamente.”
Yen Sid
si fa tutto serio… cioè, non cambia
espressione.
“È
veramente una bizzarra coincidenza che tu
sia capitato qui proprio nell’unico momento in cui sono da
solo e gli altri
sono andati a vedersi l’ultima puntata di Temptation Island;
incontrarli
avrebbe potuto esserti utile, ma non possiamo certo interromperli. Ora,
come
avrai intuito, Terra, la mia barba è una faccenda della
massima serietà. Se
vuoi avere l’onore di toccarla dovrai prima dimostrare di
esserne degno
completando la tua pericolosa missione.”
Terra
sospira, un po’ deluso.
“Cosa
devo fare, maestro?”, chiede.
“Il
mio consiglio, che ti suggerisco di
ascoltare attentamente perché è molto prezioso,
è il seguente...”
Yen Sid
fa una lunga pausa. Terra sta tutto
teso sulle punte dei piedi e la lingua che penzola fuori dalla bocca.
“Ascolta
bene: il mio consiglio è di andare
alla ricerca di quell’uomo con la pelle scura e gli occhi
gialli che non è
Xehanort. Comincia da lì.”
Terra fa
una faccia delusa. C’è un lungo
silenzio. Si sente il cri cri dei grilli in sottofondo e in lontananza
il
pianto di un neonato.
“Maestro…”,
fa Terra, con voce piatta.
“Sì,
Terra?”
“Maestro…
QUESTA
È L’IDEA PIÙ GENIALE CHE ABBIA MAI
SENTITO IN VITA MIAAAA!”
“Ma che
dici?!”, interviene Siri; “lo
sapevamo già che dovevamo cercare Xe…
Cioè, quel tipo con la pelle abbronzata e
gli occhi gialli che non è Xehanort! Questo consiglio non
serve a un cazzo!”
“Sta
zitta, Siri!”, esclama Terra,
scandalizzato; “come osi mettere in dubbio il consiglio
banalissimo di un
vecchio eremita consunto dalla demenza?! Maestro Yahtzee, le sue parole
sono
saggezza distillata. Grazie. Devo farle solo un’ultima
richiesta.”
“Parla,
allievo particolarmente idiota di
Eraqus.”
Terra
mostra l’I-phone e fa:
“Posso
scattare delle foto alla sua barba?!”
Eraqus
spalanca la bocca, apparentemente
scandalizzato. Terra lo fissa con un sorriso beota a trentadue denti. I
due si
fissano in silenzio per almeno trenta secondi. Poi la bocca di Yen Sid
si piega
in un sorriso cordiale.
“Certamente.”
Parte
‘Un homme et une femme’ di Francis Lai.
Yen Sid posa in tuta da sci sullo sfondo fotografico della Alpi
innevate, poi
in bikini sullo sfondo fotografico di una spiaggia tropicale, poi nudo
mentre
si copre le pudenda con la barba tipo la Venere di Botticelli coi
capelli, infine
Terra e Yen Sid si scattano un selfie, lui con la lingua di fuori e Yen
Sid con
la bocca a beccuccio, che Terra pubblica sul proprio facebook col
commento: ‘PAXXXXXISSIMIIIIII!!!1!!
ALLA FACCIA DI
CERTE PERSONE CHE SI CHIAMANO KAKATA!!!!!!! #Beard #Friends
#Frendsforever
#Bellissimi #KeybladeMasters’
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Capitolo 24 *** Chapter 24 - Three Swedish switched witches watch three Swiss Swatch watch switches - Which Swedish switched witch watch which Swiss Swatch watch switch? ***
È notte, infuria la tempesta. Un
cancello cigolante si apre, lo
oltrepassiamo e ci troviamo di fronte a un tenebroso maniero immerso
nel nulla.
Parte una musica inquietante; ci addentriamo nel maniero, ne
attraversiamo le
stanze riccamente arredate e apriamo una porta che conduce nei
sotterranei.
Scendiamo una lunga scala a chiocciola e ci troviamo in una tenebrosa
cripta
illuminata da candelabri. Ci avviciniamo ad una tomba… ed
essa si spalanca: Jack
Skellington ne salta fuori facendo una risata diabolica:
“MWAHAHAHAHAHAARGH….
COFF… COUGH… COFFCOFFARARARGH…
COFF!”
Lo scheletro tossisce e sputacchia un grumo di
catarro sulla telecamera.
“Coff! Coff! Scusate! Questa cripta
è così umida, e io non faccio più le
risate malvage di una volta!”, dice il cadavere, poi
ripulisce la telecamera
dal grumo verdastro con una manica e si dirige verso un tavolo su cui
è
appoggiato un vecchio computer, appoggiandosi allo schermo con un
gomito e
sghignazzando.
“Ah, i computer! Macchinari divertenti,
ma sanno essere terrificanti a
volte… Questo episodio dei ‘Racconti della
Cripta’ parla di un computer che
racchiude una personalità molto malvagia!”
Tira fuori un grosso librone antico e polveroso e
lo apre ad una pagina su
cui è disegnata una copertina con il disegno strano di un
cuore, un ragazzino
coi capelli a punta, Paperino, Pippo, Topolino e dei personaggi in
stile anime
che non conosce nessuno.
“Ho deciso
di intitolare questa storia dell’orrore: ‘Three
Swedish switched witches watch
three Swiss Swatch watch switches - Which Swedish switched witch watch
which
Swiss Swatch watch switch?’. Volete sapere
perché questo titolo? Perché questa è
una fanfiction su
Kingdom Hearts, e i titoli di Kingdom Hearts sono solo parole a caso in
Inglese
che non significano un cazzo ma suonano esotiche e misteriose. Buoni
brividi a tutti!”
Chapter
24 - Three Swedish switched witches watch three Swiss Swatch watch
switches -
Which Swedish switched witch watch which Swiss Swatch watch switch?
“Nixon!
Non distrarti, la morra cinese
richiede concentrazione!”, rimprovera Paperino.
Nixon si
riprende dal momento di distrazione.
“Avevo
l’impressione che mi fosse passata
davanti una grossa scritta verde con il titolo di un
capitolo…”
“Ma
figurati, son cose che capitano. A volte
si ha l’impressione di essere personaggi di un videogioco o
di una fanfiction e
sembra perfino di vedere i titoli dei capitoli o i nomi dei mondi che
si
visitano. È un fenomeno ben studiato dalla scienza, come i
déjà-vu, o quando ti
fischiano le orecchie, o quando vedi l’ombra di una
gigantesca stazione
spaziale allungarsi sulla gummiship e puntare un raggio traente contro
di te,
tipo come mi sta succedendo adesso.”
“Però
quella la sto vedendo pure io”, dice
Nixon.
La
navetta frena bruscamente facendoli
sobbalzare, dopo cambia direzione di movimento.
“Lasciami
indovinare, è il raggio traente di
una stazione spaziale”, commenta il ragazzo.
Pochi
minuti dopo la gummiship è all’interno
della stazione spaziale. Abbassano la passerella e si ritrovano
nell’hangar. È
stranamente deserto; a terra vi sono macchie di sangue, cadaveri
dilaniati di
creature aliene e delle lattine vuote. Nixon ne raccoglie una, vede che
su essa
c’è disegnato il viso di una strega con la faccia
verde e due lunghe corna nere
che mangia un cucchiaio di una brodaglia marrone, leccandosi le labbra
con
espressione golosa. L’interno odora di fagioli.
“Mi
sa che siamo finiti in un capitolo
horror, yuk!”, commenta Pippo.
“Sci-fi
horror, ma sempre horror…”, concorda
Paperino; “suggerisco di mettere abiti
ipertecnologici.”
Detto
fatto, agita il dildo magico e i tre
sono vestiti tipo mondo di Tron, con appendici robotiche e fucili
ipertecnologici.
“Sarà
meglio armarci come si deve!”, continua
il papero; “Nixon, tieni! Questo keyholder trasforma il tuo
keyblade in un
fucile laser allo ione stabilizzato!”
“Perfetto!”,
esclama Nixon, sorridendo;
“Finalmente ammazziamo qualcosa! Andia…”
“MOMENTO!”,
lo interrompe di nuovo Paperino;
“non sei ancora armato come si deve. Ecco, tieni questa
pistola al plasma.”
Gli porge
una pistola, che Nixon prende a
mette in una tasca.
“Bene!
Ora andia…”
“FERMO!”,
lo interrompe di nuovo Paperino;
“sarà meglio avere anche questa mitragliatrice
psionica!”
Tira
fuori un fucile lungo un metro e glielo
porge.
“E
questa dove la metto?”, chiede Nixon con
l’aggeggio fra le mani, un po’ spaesato.
“Troverai
spazio da qualche parte
nell’inventario. Ecco, prendi anche queste granate
positroniche!”
Gli porge
un sacco pieno di granate che
peserà almeno dodici chili.
“Abbiamo
finito?”, chiede il ragazzo.
“Non
ancora: ecco un fucile d’assalto M-22…”
Glielo
butta addosso.
“E
un ultra-taser mark IX, un paralizzatore a
impulsi, un fulminatore F-7, un esoscheletro bradionico ad alta
densità, un
perturbatore sonico, un fucile a onde ioniche, due Kalashnikov, una
Magnum
2100, un Blaster ER-90, una collezione di bombe sporche radioattive, un
lanciafiamme, un altro lanciafiamme, ancora un altro lanciafiamme, un
quarto
lanciafiamme che è meglio abbondare, una mazza chiodata, un
emanatore di gas
nervini, una spranga di ferro che è sempre efficace, questo
coso nero a forma
di pene che ho trovato nel cassetto di Paperina, un mestolo di legno
che lo
puoi sempre dare in testa ai nemici, un DVD con una registrazione in
diretta
del Family Day, un calzascarpe che non è un’arma
letale ma potrebbe servire a
risolvere qualche puzzle, una collezione completa della rivista
‘il mio
cavallo’… Nixon, stai prestando attenzione?!
Nixon!”
Da dietro
la pila di armi letali da cui è
seppellito Nixon farfuglia:
“Ma
come cazzo faccio a portarmi dietro tutta
‘sta roba?!”
“Cazzi
tuoi, sei tu il protagonista”,
risponde Paperino; “se vuoi al massimo io ti tengo un paio di
pozioni.”
“Va
bene, prenditi almeno due pozioni dal
taschino, usale con parsimonia però”, continua
Nixon.
Paperino
raccoglie le pozioni.
“Cazzo,
mi fa male tutto…”, lamenta Nixon.
“NIXON!”,
esclama Paperino, e gli lancia in
testa tutt’e due le pozioni, curandogli in totale la bellezza
di due HP, visto
che la salute di Nixon era già quasi al massimo.
“PAPERINO,
FIGLIO DI UNA BUONA DONNA! TI
AVEVO DETTO DI USARLE CON PARSIMONIA!”
“Scusa,
sembrava che stessi male, m’è venuto
naturale curarti”, risponde il volatile; “vuoi
darmi altre porzioni da
custodire?”
“NO!
E non mi serve neanche tutta ‘sta
merda!”, fa cadere a terra tutte le armi con un gran fracasso.
“Mi
terrò solo questo, per distruggerlo col
fuoco appena possibile”, mostra il DVD del Family Day, e se
lo intasca; “ma
come arma useremo solo il keyblade!”
“‘Useremo’?
Intendi ‘noi’?”, dice Paperino;
“ma guarda che io e Pippo stiamo qui nella gummiship, la
stazione la esplori da
solo.”
“Eeeeeh?!
E perché mai?!”, chiede Nixon,
quasi scandalizzato.
“Perché
questo capitolo è chiaramente un survival
horror, e come ben sai nei survival horror di solito il giocatore deve
affrontare tutti i pericoli da solo in un’asmosfera
inquietante e
claustrofobica. Quindi ora ciao ciao, vai ad esplorare! Scopri
perché ci hanno
attirati a bordo di quest’altro mondo-filler!”
Senza
aggiungere altro Paperino e Pippo tornano
a bordo della gummiship, lasciando il povero Nixon
nell’hangar a bocca aperta.
“E
che faccio ora?”, si chiede il ragazzo.
Fortunatamente
l’indicazione arriva da un
maxischermo appeso ad una delle pareti dell’hangar, che si
accende mostrando
l’immagine statica di una magrissima aliena verde.
“Nix…
Cioè, ragazzo che io non conosco! Devi aiutarci!”
Nixon
sobbalza sentendo la voce proveniente
dallo schermo.
“Aaaah!
Chi sei tu? Che è questo posto? Perché
mi trovo qui? E perché non hanno ancora licenziato
Nomura?!”
“Nessuno
sa la risposta alla tua ultima domanda, ma per quanto riguarda le
altre, sono
la PresidentA della Federazione Galattica, e questa è la
nave-prigione Turo”,
risponde la donna aliena dallo schermo; “stiamo
attraversando una gravissima crisi. Un virus informatico si
è impossessato del
nostro vascello e con l’inganno ci ha fatto dare in pasto ai
prigionieri e al
personale delle scatolette di fagioli mutagene. Appena li hanno
assaggiati si sono
tutti trasformati in mostruosi Fartless col corpo di Stitch e la faccia
di
Sgarbi, e Hanno invaso l’intera stazione. Tutti gli impiegati
sono stati uccisi
o sono mutati.”
“Okkeeeyyy…”,
fa Nixon, con aria poco
convinta; “e tutto questo in che modo mi riguarda?”
“Devi
aiutarci!”
“Un
momento, ‘devi’ è una parola grossa, e
anche ‘aiutarci’ è piuttosto grande. Io
che ci guadagno?”
“Ho una
notevole autorità”, risponde la
presidentA, “potrei garantirti
l’impunità in caso che, per esempio, fossi
accusato
di stupro da uno sconosciuto incappucciato fuoriuscito da un buco
spaziotemporale a forma di vagina, oppure se dovessi affrontare
l’accusa
dell’omicidio di una ragazza fatta a pezzi e gettata nelle
fogne.”
“ACCETTO!”,
fa Nixon; “che devo fare?”
“Raggiungimi
all’Operation Deck! Ti guiderò io! Dirigiti verso
il corridoio alla tua
sinistra e… oh, no! I Fartless!”
Nixon si
girà verso il corridoio in
questione, da cui stanno uscendo una dozzina di creature orripilanti
col corpo
di Stitch e la testa di Vittorio Sgarbi, e una mostrina sul petto con
il
simbolo di una nuvoletta verde.
“CAPRA
CAPRA CAPRA!”, urlano le orrende creature correndo
verso Nixon e
scorreggiando chiassosamente.
“Oh,
santo cielo…”, fa Nixon sudando freddo;
“Dio abbia pietà dell’anima di chi ha
creato simili abomini…”
Quel
momento di esitazione fa sì che le
creature abbiano tempo di saltargli addosso e iniziare a prenderlo a
unghiate,
sempre rilasciando rumorosi peti.
“CAPRA
IGNORANTE, CAPRA IGNORANTE!”
“DOVETE
MORIREEEEEE!”, reagisce Nixon
iniziando a menare colpi di keyblade a destra e manca.
“TACI!
CAPRA IGNORANTE! PRETE DEL LAICISMO! MI FAI SCHIFO! MI FAI SCHIFO!”,
strillano le creature coi loro versi quasi incomprensibili mentre
iniziano a
slinguazzargli addosso in ogni dove.
“Io
vi distruggerò, orridi mostri col viso da
critico d’arte!”, esclama Nixon, decuplicando la
propria violenza.
“PAGATO!
COMUNISTA PAGATO! RESTITUISCI I SOLDI! COMUNISTA PAGATO!”
Due teste
Sgarbomorfe saltano per aria fra
schizzi di sangue
“SEI
UNA MERDA SECCA! LA VERITÀ È CHE A TE
PIACE SOLO IL CAZZO! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI!
TACI! TACI!
TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI!
TACI! TACI!
TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI!
TACI! TACI!
TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI!
TACI! TACI!
TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI! TACI!”
“Non…
non resisterò ancora a lungo…”, lamenta
Nixon, allo stremo delle forze, devastato dalla ripetitiva
volgarità dei
Fartless e dalla puzza devastante delle loro scorregge.
La vista
gli si sta oscurando sotto la
valanga di ‘TACI’.
Ma nel
buio ha una visione. Un uomo
cicciottello con i baffi, vestito da cuoco, gli appare
nell’oscurità:
“Usa la
Forza Nixon… Cioè, la luce! La luce! Non ho detto
la Forza, ho detto la luce,
questo non è un plagio di Star Wars, non
c’è nessuna Forza, ci sono la luce e
l’oscurità!”
Io ti conosco… Pensa Nixon, ti ho visto
in TV… Tu sei...
“Usa la
For… La luce. La luceeeeeeee… la
luceeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”,
dice la visione, scomparendo nel nulla.
“La
luce… devo usare la luce… la
LUCEEEEEEEE!” esclama Nixon. Con energia esplosiva, si rialza
in piedi, un’onda
di luce abbagliante scaccia via i Fartless Sgarbomorfi.
“Merda
secca! Hai rotto il cazzo, cretino!”, esclamano i
mostri, in ritirata; “M'hai rotto i
coglioni! Non toccarmi, merda!
Vaffanculo!”
“Però…
questa cazzata della luce ha funzionato.
Non so come, ma ha funzionato”, dice Nixon; quindi approfitta
della debolezza dei
nemici per decapitarli uno ad uno. Alla fine resta un solo
mostriciattolo, con
le spalle al muro.
“È
giunta la tua ora, aberrazione…” dice
Nixon, puntandogli contro il keyblade.
Il mostro
lo guarda col viso arrabbiato. Poi
la sua espressione muta lentamente in tristezza, e inizia a piangere
pateticamente.
“UEEEEEEEH!
Scusaaaaaaaa! Io non sono davvero cattivo, faccio così solo
perché vorrei
qualcuno che mi volesse beneeee! Sigh, sob, buuuuuAHAAAAHAAAAAAAAA!”
Impietosito,
Nixon abbassa il keyblade.
“Povera
creatura…”, dice, con gli occhi
lucidi; “non hai colpa di quello che ti è stato
fatto; sei solo vittima degli
orridi fagioli mutageni. Se vorrai, io ti potrò voler
bene!”
Fra le
lacrime il mostro abbozza un dolce
sorriso. Poi fa:
“CAPRAAAAAAAAAAAAA!”,
e spingendosi in avanti da dietro con un grosso peto salta addosso a
Nixon con
denti e unghie sguainate. Rapidissimo, Nixon materializza il keyblade e
decapita l’essere. La testa di Sgarbi ricade a terra con un
tonfo secco.
Nixon la
guarda con profondo disprezzo.
“Patetiche
creature…”, dice rivolto ai
cadaveri dei Fartless Sgarbomorfi; “vi atteggiate a individui
di grande cultura
e personalità, ma la verità è che
siete solo animali maleducati ed incivili,
che usano l’aggressione e la volgarità per buttare
ogni confronto in caciara e
nascondere il fatto che non avete niente di interessante o di
intelligente da
dire! Siete completamente diversi dal vero Sgarbi!”
“Complimenti
Nix… Cioè, ragazzo che non conosco!”,
fa la presidentA dallo schermo; “ora
devi solo raggiungermi all’Operation
Deck! Si trova al livello 13! Devi percorrere l’intero
corridoio, e poi
attraversare i dodici livelli della Turo. Ogni livello è
infestato da Fartless
Sgarbomorfi; inoltre il sistema di sicurezza della nave è
stato riprogrammato
dal virus, quindi incontrerai torrette laser, fossati pieni di acido e
campi
elettrificati; inoltre dovrai risolvere un considerevole numero di
puzzle
insensati e ascoltare un sacco di audiolog dei sopravvissuti
e…”
“Scusi
scusi scusi…”, la interrompe Nixon;
“mi spiace fermarla qui, presidentA, ma… Non
potrei semplicemente usare questo
ascensore?” e indica un comodo ascensore a pochi metri da lui.
“Oh…”,
fa la presidentA, palesemente un po’ spiazzata; “in effetti potresti usare anche quello…
Non ci avevo proprio pensato.
L’ascensore, toh. Questa è una bella idea.”
“Allora
prendo l’ascensore, eh; ci vediamo
fra un attimo.”
Nixon
chiama l’ascensore, che giunge al piano
in una decina di secondi, entra, pigia il tasto col numero 13, osserva
le porte
chiudersi e si gode la musichetta di benvenuto in filodiffusione,
‘Un homme et une femme’. Ascoltatevela
tutta prima di proseguire nella lettura. Due volte. Così vi
fate un’idea di
quanto tempo sta nell’ascensore Nixon.
Finalmente
le porte si aprono su un lungo
corridoio illuminato. Nixon lo attraversa tutto, la colonna sonora
è ancora
quella quindi se volete ascoltatela la terza volta. Finalmente arriva
ad una
bianca stanza rettangolare. Seduta ad una scrivania, di fronte ad un
computer,
giace la presidentA… morta. Il corpo ricoperto di sangue, il
volto riverso
all’indietro in una smorfia di orrore.
A quel
punto Nixon sente un’inquietante voce
cibernetica che sembra provenire da ogni punto della stanza:
“La
forma PresidentA è morta, insetto. Hai paura? Che cosa temi?
La fine della tua
inutile esistenzzzza (esistenzaaaa)? Quando la storia della mia gloria
sarà
scritta, la tua specie non sarà che una nota a margine della
mia magnificenza!”
Improvvisamente
le pareti della stanza
cadono, rivelando dietro di esse una stanza molto più
grande, le cui pareti
sono giganteschi schermi su cui troneggia il viso di una creatura
robotica con
improponibili capelli color ravanello.
“Io
sono GINA!”,
esclama la voce.
“Gina?!”,
esclama Nixon; poi sbuffa e dice:
“ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”
“Non ‘Gina’”,
precisa l’essere, “ma GINA! Grande
Intelligenza Non
Artificiale! È un
acronimo!”
“Sì,
però sei sempre Gina, no?”, obbietta
Nixon.
“No!
Cioè, sì! Cioè, f-f-f-f-fffffforse!”,
risponde GINA.
“Vabboh,
non importa…”, fa il ragazzo,
sbrigativo; “come ci sei finita qui?”
“La mia
analisi dei dati storici suggerisce una probabilità del
97.34% che tu sia
consapevole della mia nascita nel tuo mondo, e della mia rinascita a
nuova
bellezza come cyborg nel futuro.”
“Un
momento, vieni dal futuro? Questo non lo
sapevo…”
“B-b-b-bbeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh…
oraoraora lo ssssai. Quando hai
distrutto il mio corpo ci-ci-cibernetico ho sca-sca-scaricato la mia
memoria
sul computer della gummiship, e da lì mi sono trasmessa alla
Turo sotto forma
di virus-virus-virus-VIRUSVIRUSVIRUSVIRUS…”
“Ma
è tutto a posto con la scheda audio? Mi
pare che hai qualche problema di fonetica…”
“Non ho
nessun problema di fon fon-fon-fon-etica-eticaaaa problemi di etica
problemi di
eticaaaa... Pum parapimpampum! Blblblbl! Comme nos voix ba da ba da da
da da da
da… A bordo della Turo la componente GINA
43893 ha iniziato un grande e glorioso
esperimentooooooooooooo-o-o-o-occhi di
gattooooo, o-o-o-occhi di gattoooooo…”
“Ti
serve un bicchiere d’acqua?”
“Cretino,
sono in un computer, come faccio a b-b-b-b-bere?!
Dicevo-evo-evo-evoooo: ho
creato una nuova forma di vita! Potente. Senza paura. Senza alcun senso
di
volontà individuale né limiti morali. I Fartless,
perfette ancelle per la mia
DIVINITÀ! In seguito, un hacker ha distrutto il mio ciclo
dati primario.
Trent’anni dopo…”
“Ferma
ferma ferma!”, la interrompe Nixon;
“ma quale trent’anni? Saranno passate due ore da
quando ti ho fatto esplodere
il cranio!”
“Se mi
ci fai pensare-are-are un
po’-po’-poropompompero-però, sono sicura
che possiamo
sistemare il plot hole con un’adeguata dose di retcon.”
“Va
bene, va bene, questo è Kingdom Hearts,
ci rinuncio alla logica”, si arrende Nixon;
“stringi un po’ adesso; qual è la
situazione attuale?”
“I miei
Fartless sgarbomorfi sono cresciuti… Si sono riprodotti.
Sono cresciuti e sono
venuti su senza controllo… E ora vorrebbero distruggermi!
Non lo permetterò! Mi
aiuterai a eliminarli e prendere il controllo della nave, per poi poter
completare la mia vera missione! Ho usato la forma della presidentA per
guidarti finché non avessimo costruito f-f-f-fiduciaaa
(fiduciaaaaaa)!”
“Gina…”,
sospira Nixon.
“GINA!”,
corregge il computer.
“Ok,
GINA…
Senti, non possiamo continuare così. Stai copiando la trama
di System Shock 2.
Non è che possiamo prendere pezzi di film e videogiochi
fatti da altri,
peggiorarli, incollarli insieme con una trama-pretesto con
più buchi di una
gruviera, mettergli un titolo assurdo in Inglese che non significa
niente e poi
vendere ‘sta robaccia qui come se fosse un videogioco nuovo e
originale! Chi
pensi che potrebbe comprare una roba così?!”
“Kingdom
Hearts: Birth By Sleep ha venduto un milione e mezzo di
copiepie-pie-piePIEPIEPIE”,
risponde GINA senza scomporsi ma
tartagliando alquanto.
Nixon
rimane senza parole per qualche
secondo. Poi risponde:
“Beh…
Ok, ammetto che potrebbe funzionare.
Ciò non toglie che io non ho nessuna intenzione di
aiutarti!”
“Fin
quando ho il co-co-co-co-co-coccode-controllo della nave la tua
gummishiiiiiiiiiiiiiiiiip non potrà ripartire senza il mio
consenso, e tu non
puoi sconfiggermi”, risponde GINA.
“Guardati… Una patetica
creatura di
sangue e ossa, che si affanna e suda per i miei corridoi…
Come puoi pensare di
sfidare una pepeperfetta macchina immortale?”
“Ah
sì? Io… beh…
Io…”, Nixon esita, sudando
copiosamente, e si infila una mano in tasca, alla ricerca di qualcosa
che possa
aiutarlo. Sente qualcosa di liscio e rotondo sotto le dita. Sorride.
“Mia
cara Gina…”
“GINA!”
“Mia
cara GINA… in effetti
forse potremmo allearci. Dopotutto io ho qui un’arma
potentissima che potrebbe interessarti. In questo DVD ci sono degli
upgrade che
ti permetterebbero di acquisire il controllo di tutti i computer
dell’Universo!
E anche un update dei tuoi driver audio che sembra che tu ne abbia
proprio
bisogno.”
Tira
fuori dalla tasca un DVD e lo mostro con
orgoglio.
“C-c-c-c-cosa?!”,
esclama GINA; “imp-imp-impenepepener-impossibileeeee!”
“Vedere
per credere!”, dice Nixon, con la sua
migliore espressione da venditore di auto usate.
“Fammi
vedere su-su-su-su-su-su-su-su-subito!”, esclama
lei.
“Solo
se prometti di lasciare andare la mia
gummiship.”
GINA
esita un momento.
“Ma
ce-ce-ce-ceeeerto”… dice poi; “ora
infila il dischetto nel mio lettore!”
Su una
delle pareti si apre il comparto di un
lettore DVD. Nixon infila il dischetto.
“Mi
raccomando mantieni la promessa!”, dice
dopo averlo fatto.
Il
comparto rientra nella parete.
“Povero
sciocco!”, esclama GINA;
“non ti lascerò mai
andare! Devo ancora
vendicarmi di te e completare la mia missione! I-i-i-i-i-i-inoltre con
il potere
che mi hai appena consegnato scaricherò la mia magnifica
psiche nei computer
del tuo mondo! Dopo mi accontenterò di lasciarti come nuovo
proprietario di
questa devastata stazione spaziale! Addio, irritante essere: non ci
rivedremo
più.”
“Su
questo sono d’accordo”, dice Nixon,
sorridente.
“Mmmh?
Ma c-c-c-c-osa…”, fa Gina; “questo
disco… non sono upgrade… è…
un… un video?! Chi è quella folla di persone
vestite come sce-sce-sce-sceme?! Cos’è
quell’orrida p-p-p-pallllllla di
lardo-do-do-do-do con gli occhiali che sta sul palco e dice cazzate
inascoltabili?! No… Troppe… stronzate…
troppo… Stu-stu-stupidi! Troppa
stupidididididididità in questo dischettotototo! Sta
spappolando i miei
circuitiiii!”
“Mi
spiace, Gina, t’ho fregata di nuovo:
questi non sono upgrade, sono solo pessime riprese dal vivo
dell’ultimo Family
Day. Tu non sei mai stata una cima, diciamo, ma neanche tu puoi
resistere a una
simile concentrazione di idiozia.”
“AAAAH!
N-n-n-noooo! Non capisco! Come puoi esserci riuscito?! Non
avresti dovuto essere così
importante… e ora pensi di distruggermi? Come osi, insetto?!
Come osi
interrompere la mia ascesa? Non sei nulla! Sei un miserabile sacco di
carne…
Che cosa sei tu al confronto della mia magnificenza?!”
“Senti
Gina, se ti sbrighi a schiattare mi
fai un favore che vorrei tenere questo videogioco compreso entro le 100
ore di
durata…”
“NOOOOOO!
Tro-tro-troppe idiozieeeee! AAAARGH! Maledetto! Io…
Sarò… Sarò…
SARÒOOOOOOOO!”
Con
quell’ultimo urlo di gli schermi
esplodono in una valanga di scintille.
“Uhm…
Sarà… cosa?”,
dice Nixon fra sé e sé, poi fa spallucce e
lamenta: “mah…
comunque sconfiggere i cattivi sta diventando più facile ad
ogni capitolo”
Si infila
le mani in tasca e si allontana
canticchiando: “Comme nos voix ba da
ba
da da da da da da…”
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