Caleido

di Carol2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fairy high school ***
Capitolo 2: *** Una mente irrequieta ***
Capitolo 3: *** Una giusta punizione ***
Capitolo 4: *** Diario di una bambola bionda ***
Capitolo 5: *** Creepy girl ***
Capitolo 6: *** Incontro piccante ***
Capitolo 7: *** Pericolo in città ***
Capitolo 8: *** Trova la coppia ***
Capitolo 9: *** She's not me ***
Capitolo 10: *** Luci e ombre in biblioteca ***
Capitolo 11: *** Spirits in my head ***
Capitolo 12: *** Realtà o leggenda? ***



Capitolo 1
*** Fairy high school ***


"Maledizione!"
Urlò la donna furibonda, battendo i pugni sulla sua scrivania.
La profezia della sfera parlava chiaro: le quattro fate degli elementi si sarebbero presto unite e insieme avrebbero annientato l'oscurità che avvolgeva il pianeta di Caleido.
"Eppure deve esserci un modo per contrastarle".
Mormorò tamburellando le lunghe unghie laccate di nero.
"Un metodo ci sarebbe, mia signora".
Affermò il suo servo con aria supplichevole e di profonda devozione.
"Ah sì? E quale?"
Domandò con il suo solito tono acido.
"Potrò introdurmi nel loro liceo di nascosto e sedurre ognuna di loro, dopodiché litigheranno e si separeranno".
Scosse il capo.
"Non è abbastanza, prima o poi dovranno chiarirsi!"
Strillò lanciandogli un'occhiata gelida.
"Non lo farebbero se usassi questo".
Una luce abbagliante si propagò per la stanza, mentre dalle dita dello schiavo pendeva una catenina con un rubino splendete come il sole.
"L'amuleto della discordia! Come lo hai avuto?"
Chiese con stupore la rossa.
"Lo rubai qualche anno fa introducendomi di nascosto nel tempio di Oblivion".
Sorrise con malignità.
"Allora corri e non perdere altro tempo, la Fairy High School ti attende".
Un portale si aprì dinnanzi a lui e lo attraversò.
 
****
 
Courtney's pov
 
Ed eccomi qui, il mio primo giorno alla Fairy High School.
Per anni ho sognato come sarebbe stato frequentare il liceo fatato più famoso di tutto Caleidon e per la prima volta testerò quest'emozione sulla mia pelle.
Oh, ma non mi sono ancora presentata! Mi chiamo Courtney e ho da poco compiuto quindici lune, l'età che segna il passaggio all'età adulta di ogni fata e che coincide con il primo anno di scuola superiore.
Volete una descrizione più dettagliata? Benissimo, ve la fornisco subito.
Sono di altezza media, longilinea, ho i capelli color castano chiaro lunghi fino alle spalle, la pelle ambrata e gli occhi grandi e neri come la pece.
Una caratteristica che apprezzo di me è il naso spruzzato di lentiggini, mi ha sempre conferito quell'aria sbarazzina.
A scuola cerco di ottenere il massimo dei voti e da quando ero piccola sono la prima della classe.
Amo leggere, qualsiasi libro di qualsiasi scrittore e di qualsiasi genere...credo che questa passione mi sia stata tramandata da mia madre.
Purtroppo non ho molte amiche, a causa del mio caratteraccio e delle mie manie da primadonna, lo confesso.
In questo preciso istante mi trovo nel cortile della scuola, stiamo assistendo al discorso della preside O'Halloran, la fata più potente di Caleido.
"Buongiorno a tutti voi, giovani maghi e giovani fate. Siete qui riuniti per il vostro primo giorno alla Fairy High School, la scuola di magia più prestigiosa e famosa in tutto il pianeta.
Qui imparerete a gestire al meglio i vostri poteri, a domarli e a lottare contro l'oscurità che, come ben sapete, avvolge Caleido.
In tutti questi anni nessuno è stato mai capace di dominarla, chi tentò morì o sparì misteriosamente.
Ma io confido in voi, so che fra tutti ci saranno i prossimi paladini della giustizia, coloro che riporteranno il pianeta com'era prima.
Detto questo, ora chiamerò uno per uno ogni membro di ogni singola classe e chi sentirà pronunciato il proprio nome dovrà seguire il proprio insegnante, tutto chiaro?"
"Sì, preside O'Halloran".
Rispondemmo tutti in coro.
Gli studenti erano tutti intenti a chiacchierare a bassa voce, mentre io semplicemente mi osservavo intorno.
Per tutta la sala si diffondevano profumi di tutti i generi: pesca, rosa, vaniglia, lavanda...un'atmosfera a dir poco celestiale.
La preside chiamò tutti gli studenti della sezione A, procedendo con la sezione B e poi con la C.
Scorsi fra tutti un ragazzo di una bellezza straordinaria, mediterranea.
I suoi lineamenti erano ben definiti e marcati, portava i capelli castani lunghi e aveva una carnagione color caramello come la mia.
Ciò che però attirò la mia attenzione, anche più del suo fisico statuario, furono i suoi occhi: verdi come due smeraldi, vispi e luminosi.
I nostri sguardi si incontrarono e mi rivolse un sorriso a trentadue denti, dopodiché scomparve dall' aula magna insieme agli altri.
Scoprii presto di essere stata messa nella sezione D, composta principalmente da individui di sesso femminile, c'erano solo cinque ragazzi...se così si potevano definire.
Il professor Elodor ci condusse verso la nostra aula al terzo piano, ben tre rampe di scale! I miei piedi non potevano reggere tutto ciò.
Appena giunti a destinazione decise come disporci: mi fece accomodare accanto ad un'assurda ragazza dai capelli verdi e pallida come un cadavere.
"Io sono Courtney, piacere di conoscerti".
Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi, poi le porsi la mano e la giovane ricambiò la stretta.
"Gwen, incantata".
Fu tutto ciò che rispose, dopodiché estrapolò un quadernino dal suo zaino e cominciò a fare qualche schizzo.
«è una di poche parole».
Pensai, ma fui risvegliata dal battito di mani del professore che richiamava la nostra attenzione.
"Io sono il vostro insegnate di luce e ombra, vi insegnerò la differenza fra il bene e il male e quali potenzialità servono per combatterlo".
"Ma è vero che tutte le streghe sono malvagie?"
Domandò una giovane dai lunghi capelli dorati.
"No Lindsay, non tutte, solo quelle che praticano magia nera lo sono e dovete fare molta attenzione, sono capaci di ingannarvi".
Il resto della lezione procedette tranquillamente, ascoltai ogni singola parola che uscì dalla bocca del professore, al contrario della mia vicina di banco.
Il trillo della campanella segnò la fine dell'ora, così mi affrettai verso il mio armadietto per riporvici dentro i libri e prendere quelli della materia successiva.
"Guarda che stavo sentendo tutto, solo perché stavo disegnando non significa che non fossi attenta".
Mi girai verso Gwen alquanto imbarazzata e stupita, sia per il fatto che conoscesse i miei pensieri, che per la vicinanza del suo armadietto con il mio.
"Ma io..."
Abbozzò un sorriso.
"Scusami, ho sempre posseduto questo piccolo dono di leggere nella mente e non ho resistito alla tentazione".
"Deve essere bello scoprire i pensieri altrui..."
"Dipende, a volte lo è, ma può anche non esserlo...soprattutto quando scopri cose di cui non vorresti essere al corrente".
La ragazza era di poco più bassa di me, vestiva tutta di nero e aveva un tono di voce abbastanza monotono e distaccato.
Notai anche il trucco pesante con cui copriva il volto: eye-liner nero, mascara a volontà e rossetto verde, proprio come il suo caschetto.
"Hai qualche altro potere, oltre a quello che hai appena sperimentato su di me?"
Le domandai richiudendo il lucchetto.
"Sì, ho il controllo dell'aria e posso far muovere qualsiasi oggetto grazie ad essa. Tu?"
Mi stupì il fatto che avesse incominciato ad aprirsi così tanto con me, nonostante a prima vista mi fosse sembrata taciturna e introversa.
"Io quello della terra, posso far spuntare radici dal terreno".
Ci dirigemmo insieme verso la nostra aula, ma il resto del tragitto fu abbastanza silenzioso, come immaginavo.
Beh, almeno potevo dire di aver trovato un'amica.

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Capitolo 2
*** Una mente irrequieta ***


Heather's pov
 
Mi vestii, pronta ad un nuovo, lungo e noioso giorno di scuola.
Un lato buono della Fairy High School era il fatto che non dovessi indossare alcuna divisa, potevo vestirmi come desideravo...nei limiti della decenza, ovviamente.
Mi raccolsi i capelli corvini in un coda di cavallo e feci un'ulteriore passata di mascara.
Sentii l'acqua scrosciare dal bagno, poiché la mia compagna di stanza, nonché migliore amica, Lindsay si stava facendo la doccia.
Comunque, occorre che vi faccia una breve descrizione del mio aspetto e del mio carattere, giusto per darvi un'idea.
Ho la pelle bianca come il latte, grandi iridi nere e una chioma del medesimo colore lunga fino al fondoschiena.
Ciò che preferisco del mio viso sono le labbra carnose, spesso oggetto di pensieri perversi da parte dei maschi.
Sono piuttosto alta e snella, per questo adoro mettere in mostra il mio corpo ed essere ammirata.
A scuola me la cavo bene, nonostante non ami studiare e sono sempre stata fra le più popolari.
La mia vera passione è la danza classica, alla quale mi dedico da quando avevo solo sette lune.
Lindsay uscì dal bagno con l'asciugamano avvolto intorno al corpo e i capelli raccolti in una crocchia, risvegliandomi dai miei pensieri.
"Che ore sono?"
Domandò mentre tentava di allacciare il reggiseno.
"Le sette e quaranta, abbiamo ancora venti minuti di tempo".
Mi distesi sul letto e accesi il telefono, fingendo di controllare le notifiche su Facebook, mentre in realtà pensavo ad altro.
Non riuscivo a togliermi dalla testa quel ragazzo, quel giovane che continuava a fissarmi in mensa il giorno precedente.
Era seduto da solo, strano per uno come lui che aveva l'aria del solito latin lover.
Mi contemplò con quelle profonde pozze verdi, così profonde che quasi sembrava che potessi vedere dentro di lui.
Lindsay e le altre ragazze accanto a me non se n'erano nemmeno accorte fortunatamente, sembrava quasi che nessun altro sapesse della sua presenza.
Poi mi ero distratta un attimo per rispondere a un messaggio e di colpo era svanito, come se non fosse mai stato lì.
Quando furono le otto meno cinque, afferrammo i nostri zaini, presi la chiave dalla mia tasca e serrai l'uscio.
Tutte le stanze degli studenti erano situate nella sede distaccata, la nostra si trovava al piano terra, fortunatamente niente scale.
Tutte le studentesse e gli studenti si stavano dirigendo contemporaneamente verso le classi, proprio come noi due.
Fra la folla scorsi quell'assurda darkettona dai capelli verdi, avrebbe potuto essere una papabile preda per i miei scherzi.
"Ma le hai viste quelle due laggiù?"
Chiesi alla mia amica.
"Già, certo che quella Gretchen ha davvero dei pessimi gusti in fatto di vestiti".
Affermò ammirando le unghie laccate di rosa.
"Gwen. Comunque sono d'accordo, mi chiedo che problemi abbia".
Effettivamente la posa leggermente curva e il colorito spento, più pallido del mio, la facevano sembrare uno zombie.
Prendemmo i nostri libri dagli armadietti e andammo verso l'aula.
La prima ora era con la professoressa Pattinson, l'insegnante di pozionologia.
"Oggi, cari ragazzi e ragazze, vi insegnerò come preparare un siero curativo".
Quella che dedussi si chiamasse Courtney alzò la mano. La solita secchiona.
"Che cos'è un siero curativo?"
Domandò con interesse.
"Ottima domanda signorina Barlow, ma stavo proprio per spiegarvelo. 
Un siero curativo serve per rimarginare le ferite o per riportare in vita qualcuno che è appena deceduto.
Badate bene, questo non significa che potrete far rivivere chiunque, deve essere utilizzato solo in caso di stretta necessità e se usato nel modo sbagliato può avere diversi effetti collaterali".
Bla bla bla...che noia.
"Ma come faremo ad essere sicure di averlo preparato nel modo giusto?"
Questa volta fu una certa Bridgette a porre la domanda.
"Ragazze, non mi date nemmeno il tempo di parlare! Ho qui per voi delle piante appena appassite, basterà una goccia del vostro siero e torneranno a rifiorire".
Distribuì i vasi banco per banco, poi scrisse le istruzioni alla lavagna e tutte ci mettemmo all'opera.
"Dunque...prima una goccia di bava di rospo?"
"Sì, Lindsay, ma faccio io...non sei mai stata brava con gli intrugli".
Versai le due gocce nella fiala, poi la posizionai sul fornello e accesi una fiamma con l'utilizzo dei miei palmi.
«possedere il controllo del fuoco ha sempre i suoi vantaggi».
Pensai.
"Adesso dobbiamo versare mezzo litro d'acqua e quattro ali di farfalla. Passami gli ingredienti Lindsay...Lindsay, mi stai ascoltando?"
"Cosa? Oh sì scusa, stavo controllando se avessi qualche ciocca fuori posto, ecco l'acqua e le ali di farfalla".
Inarcai un sopracciglio.
"Sei sicura che siano ali di farfalla? A me queste sembrano di libellula".
"Nah, fidati di me".
Esitai un attimo, ma alla fine misi tutto nella fiala.
"Infine, foglie di alloro".
Una volta completata la pozione, versammo il contenuto sul terriccio e attendemmo qualche secondo, per vedere i risultati.
Aspettammo per circa dieci minuti, ma non successe nulla e mi sentii una certa rabbia in corpo, così decisi di prendermela con la mia compagna...come al solito.
"Io te lo avevo detto che quelle erano ali di libellula, ma tu non mi ascolti mai, mai!"
"Io...credevo di aver fatto bene".
Replicò con voce flebile.
Ad un tratto qualcosa accadde: lo stelo della rosa si scosse, cominciò a tremare sempre di più e poi saltò in aria.
Avevo i nervi a fior di pelle, oh sì, ero davvero furibonda.
La gotica e la sua amichetta smorfiosa scoppiarono in una grassa risata, mentre cercavo di calmare i miei bollenti spiriti.
"Signorine, ma che cosa avete combinato?"
Domandò l'insegnante, mentre veniva a soccorrerci.
"Abbiamo sbagliato un ingrediente..."
Mormorò la bionda.
"Abbiamo? Tu hai sbagliato!"
La prof scosse la testa.
"Una fata matura non scarica la colpa sugli altri e impara a prendersi le sue responsabilità. A proposito, che cosa ci avete messo dentro?"
"Ali di libellula..."
La donna spalancò gli occhi.
"Ma sei impazzita?! Le ali di libellula servono per creare pozioni esplosive! Dovete seguire bene le istruzioni, un singolo errore può esservi fatale".
Ritornò alla cattedra e richiamò l'attenzione di tutti battendo le mani.
"Le vostre due compagne hanno sbagliato un ingrediente, ma non è un problema...anzi! Mi auguro che vi serva da lezione, la prossima volta starete ben attente".
Le ore seguenti furono lunghe e tremendamente noiose, inoltre non riuscivo a staccarmi dalla testa quella risatina.
«me la pagherai Gwen, ti garantisco che me la pagherai».
 

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Capitolo 3
*** Una giusta punizione ***


Heather's pov
In quel preciso istante mi trovavo in mensa insieme a Lindsay e ad alcune compagne di classe di cui non rammentavo nemmeno il nome.
Chiacchieravano animatamente, ma io non le stavo ascoltando e continuavo a fissare quelle due smorfiose sedute al tavolo davanti al nostro.
Non se ne accorsero perché erano girate dalla parte opposta, altrimenti credo che le avrei incenerite con lo sguardo.
Mi alzai in piedi di scatto, senza pensarci due volte e mi diressi verso di loro, sotto lo sguardo perplesso delle mie amiche.
"Ma guarda chi si rivede, la ragazza che si è fatta saltare in aria".
Affermò Gwen, con quel sorrisetto beffardo dipinto sul volto.
"Ti credi tanto spiritosa? Ho visto come ridevi con la tua stupida amichetta qui presente, forse tu non hai nemmeno idea di chi io sia".
Tuonai.
"Ah sì? Ma per favore, fatti una risata! Non abbiamo voglia di litigare, chiudiamola qui".
Affermò Courtney con decisione.
"Io non chiudo proprio un bel niente!"
Afferrai un pezzo di frittata dal vassoio e lo tirai contro Gwen, colpendola in pieno viso.
"Eh no, questa non te la faccio passare".
Dichiarò la dark, che mi versò una bella dose di latte sulla camicia.
"La mia camicia nuova! Ora ti sistemo io, razza di incapace".
Di lì in poi fu una vera e propria lotta, ci scagliammo contro di tutto e di più e alla fine si unì anche Lindsay, mentre tutti ci fissavano allibiti e si udiva un vociferare per tutta la mensa.
Ad un certo punto le due avversarie si fermarono di colpo, ci fissarono come se avessero visto un fantasma e indicarono col dito.
Ci voltammo verso quella direzione e sbiancammo quando ci accorgemmo di chi avevamo di fronte: la preside O'Halloran.
"Signora preside, noi..."
"Non voglio sentire una parola da parte vostra, guardate che cosa avete combinato...questa mensa sembra un porcile. Per punizione dopo le lezioni dovrete ripulirla tutta e come ulteriore castigo, dovrete anche lavare i bagni...da cima a fondo!"
Nell'aula era calato il silenzio generale, persino io mi sentivo impotente.
Abbandonò il luogo, ancora così silenzioso che si poteva udire il rumore dei suoi tacchi vertiginosi sulle mattonelle.
Se non altro ora potevamo dire di essere famose in tutto il liceo.
 
***
 
"Per colpa di quelle due sfigate sarò costretta a sudare".
Mormorai.
"Fino a prova contraria sei stata tu a provocarle..."
Tappai la bocca alla bionda con una mano.
"È irrilevante".
Ci dirigemmo verso la mensa, dove trovammo le due sbruffone.
Appena ci videro cominciarono a fissarci in cagnesco e la stessa cosa facemmo io e Lindsay.
"Allora, voi non piacete a noi e noi non piacciamo a voi...però se vogliamo lustrare questa stamberga in poco tempo dobbiamo unire le nostre forze e collaborare, altrimenti ci vorranno dei secoli per finire il lavoro".
Affermò la ragazza dalla pelle ambrata.
"Bene, ma solo perché non voglio faticare troppo".
Replicai con indifferenza.
"Voi due ci state?"
Domandò Courtney rivolta alle altre.
"Per me va bene".
Affermò Lindsay.
Gwen esitò un attimo, ma alla fine si vide costretta ad accettare.
Decidemmo di dividerci i compiti: Lindsay riempiva i secchi, Gwen puliva il pavimento, io i tavoli e Courtney raccoglieva le cartacce da terra.
"Magari fra un'ora potremmo scambiarci i compiti, giusto per essere sicure di aver faticato tutte allo stesso modo".
Aggiunse la bionda, ogni tanto i suoi colpi di genio mi stupivano.
Ci mettemmo all'opera in silenzio, giusto perché nessuno aveva nulla da dire.
Ad essere onesta mi ero accorta di aver sbagliato, ma non lo avrei ammesso nemmeno sotto tortura.
Ma che macello avevamo combinato? Quasi tutti i tavoli erano sudici, non immaginavo che i nostri tiri fossero così potenti.
La puzza di marcio era così fastidiosa che avrebbe potuto venirmi un conato di vomito da un momento all'altro, ma mi trattenni.
"Un momento, ma io ho il potere dell'acqua, potrei riempire i secchi da me..."
Mormorò Lindsay.
"La preside O'Halloran è stata chiara quando ci ha consegnato gli attrezzi: niente magia".
Aggiunse Courtney.
"Oh, è arrivata la perfettina!"
La schernii.
"Non so voi, ma io credo che questo serva per metterci alla prova, quindi niente magia e rispettiamo le regole".
Il suo tono divenne meno pacato.
"Ma se non ci sta nemmeno guardando".
Affermò Gwen.
"Tu che ne sai? Seguite il mio consiglio, il mio sesto senso non mente mai".
Replicò la castana.
Ci stringemmo nelle spalle e continuammo il lavoro per una trentina di minuti, poi ci concedemmo una piccola pausa.
Mi avvicinai a Gwen lentamente, poi le misi una mano sulla spalla e la feci voltare così di scatto, spaventata.
"Mi hai fatto prendere un colpo".
"Io...volevo scusarmi per quello che è successo stamattina, ci concediamo una piccola tregua?"
Il suo sguardo si addolcì.
"Ti chiedo scusa anch'io per aver riso di te in classe, allora tregua".
Non credetti nemmeno di averlo fatto, sul serio ero riuscita a chiedere scusa a qualcuno?
Una volta terminata la pausa ci scambiammo i compiti: io dovevo riempire i secchi, Lindsay pulire il pavimento, Courtney i tavoli e Gwen raccoglieva le carte.
Terminammo tutto in poco tempo e il risultato fu eccellente, la mensa era più pulita di quanto non lo fosse mai stata.
"Ora ci toccano i bagni..."
Ricordò Lindsay mentre esultavamo, mutando le nostre urla di gioia in lamenti.
Un battito di mani si diffuse per la stanza, mentre ci contemplavamo perplesse.
"Ottimo, ragazze, siete state eccezionali!"
Una figura snella comparve dal nulla.
"Preside O'Halloran?"
Chiese Gwen stupita.
"La vostra cara fata della terra aveva ragione, vi stavo osservando dalla mia sfera e posso dire di essere davvero fiera di voi, avete superato appieno la prova!
Perciò niente latrine, il vostro lavoro finisce qui".
Cominciammo a saltare dalla gioia...letteralmente, poi ringraziammo la direttrice e ci recammo verso le nostre camere.

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Capitolo 4
*** Diario di una bambola bionda ***


Lindsay's pov
 
In quel preciso istante stavo assistendo ad una lezione di luce e ombra, stavo prendendo appunti nel mio quadernino e ascoltavo tutto attentamente.
In realtà non ero davvero sicura di aver capito bene l'argomento, ma d'altronde avevo Heather ad aiutarmi.
Ero sempre stata una ragazza ingenua, o almeno così diceva mia madre.
Ero solita fidarmi ciecamente delle persone, anche quando non dovevo e purtroppo ne pagavo le conseguenze.
Heather era la mia migliore amica da quando avevamo a malapena sei lune, ci eravamo incontrate a scuola per puro caso: frequentavamo lo stesso istituto, ma classi differenti.
Quel giorno ero in cortile a giocare con le mie compagne, quando vidi quella bambina dai lunghi capelli neri da sola, intenta a fissarci con uno sguardo inespressivo.
La presi per mano e la obbligai ad unirsi a noi, da quel giorno diventammo inseparabili.
Ad essere onesta il carattere di Heather non era uno dei migliori...a volte mi trattava a pesci in faccia, ma sapevo che in fondo mi voleva bene.
Il professor Elodor spiegava la lezione con tale entusiasmo, che tutta la classe non poteva fare a meno di ascoltare.
Improvvisamente ripensai a quel ragazzo, colui che che era apparso nel corridoio mentre mi dirigevo verso la mia camera.
Era alto, con due spalle larghe e imponenti...ma ciò che mi aveva colpito erano i suoi occhi, così verdi e penetranti da assomigliare a due fari.
Intercettò il mio sguardo e poi lo sentii sussurrare: «begli stivali».
Inizialmente arrossii, poi lo ringraziai, corsi verso la mia stanza e chiusi a chiave la porta, dopodiché mi lanciai a peso morto sul letto.
Mi sentii leggera come una piuma in quel preciso istante, ma poi rammentai di essere già impegnata...ebbene sì, il mio ragazzo si chiamava Tyler.
Scossi il capo e diedi un'occhiata alla porta del bagno: era chiusa a chiave e intravidi la luce accesa dalla serratura, segno che Heather si trovava lì dentro.
Come stavo dicendo, Tyler frequentava la mia stessa classe e amava vestire con abiti sportivi, aveva occhi castani e lisci capelli dello stesso colore.
Heather non nutriva una grande simpatia nei suoi confronti, poiché lo giudicava immaturo e imbarazzante.
Ma...onestamente? Le sue critiche mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall'altro, non davo peso a ciò che diceva.
"Bene ragazzi e ragazze, la lezione è terminata...ci vediamo domani con il test sull'argomento appena spiegato".
Al che trasalii, poiché mi ero distratta sul più bello per pensare a quel giovanotto dagli occhi smeraldini...maledizione!
"Heather, non è che..."
La vidi sbiancare.
"Non dirmi che nemmeno tu hai preso appunti!"
Affermò mettendosi le mani fra i capelli.
"Ecco, ne ho solo pochi perché poi non sono riuscita a seguire il resto della lezione".
Si morse un labbro.
"Fantastico, ora come facciamo?"
Riflettei un attimo, poi un'idea mi balenò alla mente.
"Potremmo chiedere a Courtney, lei è stata attenta tutto il tempo".
Vidi i suoi occhi neri incupirsi, quasi mi folgoravano.
"Dico, ma ti si è fuso il cervello? Io non voglio avere a che fare con quella un' altra volta!"
Immaginavo una risposta simile da parte sua, quando si convinceva di odiare qualcuno era difficile smuoverla.
"Lo so, ma vogliamo prendere un bel voto...giusto?"
Il suo sguardo si addolcì.
"Questo è vero".
"Bene, allora andiamo, che aspettiamo?"
La presi a braccetto prima che potesse ribattere, dopodiché creai una bolla d'acqua in grado di osservare scene che accadevano contemporaneamente in altri luoghi, una specie di sfera di cristallo delle chiromanti.
"Si trovano al distributore di merende, dobbiamo raggiungerle".
Presi Heather per mano prima che potesse ribattere...stranamente, per una volta, ero io ad avere il controllo della situazione e la cosa non mi dispiaceva.
Dopo una corsa contro il tempo, raggiungemmo le due ragazze intente a sorseggiare caffè.
Appena mi videro interruppero il loro discorso e si scambiarono un'occhiata sorpresa, dopodiché feci un sorriso a trentadue denti e mi schiarii la voce.
"Scusate ragazze, ma avremmo bisogno del vostro aiuto".
Affermai, Greta...o forse Gwen? Inarcò un sopracciglio e sorrise sotto i baffi.
"Ah sì? E per cosa?"
Capii che la mia amica stesse per sbottare quando mi strinse il polso, così presi parola prima che rovinasse tutto.
"In realtà è di Courtney che ho bisogno, tu hai preso appunti durante la lezione del professor Elodor?"
Alzò gli occhi al cielo.
"Non dirmelo, anche voi non avete ascoltato come la ragazza alla mia sinistra? No problem, posso passarvi i miei appunti, ma servono anche a Gwen".
La vidi quasi arrossire, il che era molto scoordinato rispetto alla sua carnagione pallida.
"Allora cos'hai intenzione di fare?"
Domandò Heather con riluttanza; vidi Courtney sospirare.
"Facciamo così, ci troviamo alla biblioteca della scuola verso le cinque, quindi una volta terminate le lezioni. Non potete sbagliarvi, il tavolo che sceglierò sarà l'ultimo in fondo a destra...mi raccomando, puntuali".
Sorrisi, poi io e la mia amica ce ne andammo verso i servizi.
"Sappi che lo faccio solo per la nostra amicizia, altrimenti quelle due le avrei già incenerite".
Affermò.
"Dai, non fare la guastafeste, sono sicura che fra noi quattro potrà nascere qualcosa!"
 
***
 
Ci trovammo all'orario e nel luogo prestabiliti, la biblioteca era abbastanza vuota e tranquilla, perfetta per il nostro studio.
Ci accomodammo di fronte alle due ragazze e sorrisi loro, ma non fui ricambiata...probabilmente perché Heather le fissava in cagnesco.
"Mettiamo i puntini sulle i, la tua amica rabbiosa deve stare tranquilla e non deve disturbare, altrimenti ve ne potete anche andare".
Affermò Courtney, così tirai un pizzicotto alla mia compagna che sembrò quasi calmarsi...per una volta ero io ad avere la meglio.
La studiosa pose un foglio a righe accuratamente scritto e senza alcun segno di correzione, in modo tale che tutte potessimo consultarlo contemporaneamente.
In realtà non si trattava di nulla di così lungo e complicato, essendo uno dei primi argomenti: semplicemente parlava di come l'oscurità e la luce si unissero a formare un unico elemento, il professore accostava quest'abbinamento allo yin e allo yang.
Il bianco che si fonde con il nero e viceversa, ma senza mai perdere le loro caratteristiche.
In fin dei conti ognuno faceva del suo meglio, solo che qualcuno lavorava per il bene della dimensione magica, qualcun altro per il male...che purtroppo avvolgeva Caleido.
"Tutto qui? Non mi sembra il caso di stabilire un compito in classe per un argomento di una banalità simile".
Affermò Heather.
"Immaginavo un commento simile da una fata superficiale come te. Tutto ciò che c'è dietro in realtà è profondo e complicato, molto più di quello che credi.
Tutti noi sappiamo della situazione del nostro pianeta, ma perché? Nessuno è in grado di spiegarsi come il male sia riuscito a prevalere sul bene, il che significa che deve esserci stato qualche fenomeno tutt'ora sconosciuto che lo ha permesso".
La mora si alzò in piedi e mimò un pugno con la mano destra, così mi posi davanti a lei e cercai di calmare la situazione.
"Ehm...visto che abbiamo finito di studiare, perché non facciamo qualcosa di carino tutte insieme? Ci vediamo fra un'ora nella nostra camera e organizziamo un pigiama party per conoscerci meglio".
Proposi sotto i loro sguardi stupiti.
"Per una volta sono d'accordo, forse ci servirebbe un po' di relax per calmare i bollenti spiriti".
Affermò Gwen.
"E va bene...ma Heather è d'accordo?"
Chiese Courtney incrociando le braccia.
Le pestai un piede prima che potesse ribattere.
"Ma certo, non vede l'ora! Ora scusateci ma dobbiamo andare, prepariamo l'atmosfera per il party...ciao ciao!"
Corremmo via dalla biblioteca, sentivo l'adrenalina per tutto il corpo.
 
****
"Servo, vieni qui!"
Ordinò la strega.
"Dica, mia signora".
"Quelle ragazze stanno socializzando...stai svolgendo il tuo compito?"
Domandò bruscamente.
"Deve pazientare, otterrò lentamente il mio scopo e quando lo farò può stare certa che nessuno ci potrà fermare".
Entrambi scoppiarono in una grassa risata, accecati dall'odio e dalla sete di potere.
 

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Capitolo 5
*** Creepy girl ***


Gwen's pov 
Mi guardai un attimo allo specchio con addosso il mio pigiama preferito: bermuda e T-shirt neri con strane stampe di lune piene e bambole vudù.
Courtney inarcò un sopracciglio quando mi vide.
"Un tantino inquietante per una fata".
Affermò mentre struccava accuratamente i suoi occhioni da cerbiatta.
"Mi piace essere definita inquietante".
Affermai, ed era vero: fin da piccola ero stata una ragazza strana ed introversa, con interessi diversi rispetto alle altre.
All'età di cinque lune andavo a caccia di lucertole con i maschietti, mentre le altre bambine pensavano già ai trucchi e ai vestiti.
Il mio colore naturale dei capelli era nero corvino, in contrasto con la pelle esangue e abbinato alle mie iridi.
Tre lune fa li tinsi di verde, semplicemente perché mi rifiutavo di assomigliare a tutte le altre fate.
All'inizio ricevetti diverse occhiatacce, soprattutto da mia madre, ma alla fine tutti quanti sorvolarono la cosa.
Possedevo il potere dell'aria: ero in grado di far volteggiare gli oggetti e di spostarli a mio piacimento, potevo scatenare tempeste di vento e tornado, inoltre ero dotata di quello strano dono di leggere le menti altrui...vantaggio e svantaggio al contempo.
Vicino alle mie compagne risaltavo molto per il mio aspetto e per la mia corporatura esile, nonostante tutto ciò che volessi fosse non essere notata.
"Gwen, andiamo?"
Mi domando Courtney nella sua camicia da notte rosa.
Annuii e ci affacciamo verso il corridoio per vedere se ci fosse qualcuno, non appena fummo convinte di essere sole ci dileguammo con passo felpato verso la camera di Heather e Lindsay, che fortunatamente era situata sul nostro stesso piano ed era la numero 09, mentre la nostra la 02.
Bussammo non troppo forte, subito dopo ci aprì la bionda tutta raggiante in pantaloncini e canotta color oro, che più che un pigiama sembravano un completo da spiaggia.
Ci fece accomodare sul divano marrone situato al centro della sala, con la magivisione minuscola e antiquata di fronte a noi che trasmetteva un film romantico.
Rimasi di stucco quando vidi Heather uscire dal bagno con un baby doll nero e pantaloncini bianchi molto corti.
Nonostante fosse senza trucco, dovevo ammettere che era davvero una bella ragazza...peccato che non fosse altrettanto buona e simpatica.
"Qui abbiamo preparato patatine, gelato, barrette di cioccolato, acqua minerale e tè alla pesca, spero che il cibo sia di vostro gradimento".
Affermò con una voce atona, sospettai che probabilmente Lindsay l'avesse pregata di fare quella presentazione.
Il silenzio calò nella stanza, mentre si sentivano solo in sottofondo le parole del film.
"Toglietemi una curiosità, a voi piace questa roba?"
Domandò Courtney con un tono schifato.
"In realtà ho messo la prima cosa che ho trovato, avete qualche idea migliore?"
Chiese Lindsay.
"Io ho portato un DVD...un horror, direttamente dal pianeta terra!"
Affermai sfilando dalla maglietta l'oggetto, mentre loro mi fissavano allibite.
"Come lo hai avuto?"
Heather mi strappò la custodia di mano e se la rigirò fra le mani, poi me la restituì senza nemmeno guardarmi in faccia.
"Su un vecchio libro di mia madre trovai una formula per aprire un varco multidimensionale, così decisi di catapultarmi sulla terra per un giro di perlustrazione".
Rimasero a bocca aperta, poi Courtney scosse il capo.
"Dai, raccontaci qualcosa su quell'assurdo pianeta!"
Mi pregò Lindsay attaccandosi al mio braccio.
"Beh...le loro auto hanno le ruote, non sono a conoscenza della magia e credono che si tratti solo di una leggenda.
Poi è più o meno simile a Caleido, solo che il loro pianeta è danneggiato dall'inquinamento e hanno una tecnologia piuttosto antiquata.
Questo DVD era in vendita, ma dovetti rubarlo perché i nostri soldi non funzionano lì e provai a cambiarli, ma mi dissero di non conoscere quella valuta".
Heather si alzò in piedi per accendere il lettore DVD, dopodiché ci sedemmo a semicerchio sul tappeto.
"Di che cosa parla esattamente?"
Domandò Courtney, mentre sgranocchiava delle patatine.
"Si chiama insidious e parla...lo scoprirete fra poco".
In realtà non sapevo nemmeno quale fosse la trama, semplicemente adoravo gli horror in tutte le loro sfaccettature.
Mi versai un bicchiere di tè e afferrai una barretta di cioccolato, poi controllai l'orario sull'orologio: le 22 e mezza.
"Quanto dura il film?"
Mi domandò Heather.
"Un'ora e quarantatré minuti".
"Così tanto? Allora devo preparare la maschera e i cetrioli per dopo, altrimenti domattina le mie occhiaie arriveranno ai piedi".
Affermò la bionda.
"Ne avresti un po' anche per me? Detesto le occhiaie".
Aggiunse Heather.
"Ma certo...per caso ne vuoi un po' anche tu?"
Domandò rivolta a me.
Riflettei un attimo, poi annuii...di solito non usufruivo di quei trattamenti estetici, ma avrebbe contribuito a farmi comparire meno stanca agli occhi dei professori, quindi senza destare alcun sospetto riguardo a quella serata.
"A te non c'è nemmeno bisogno che lo chieda, hai una pelle così ambrata e perfetta che non si noteranno nemmeno".
Affermò guardando Courtney, che le sorrise.
In seguito il tempo passò, andando avanti con la trama che mi divertiva e intrigava sempre di più, mentre Lindsay e Courtney continuavano a stringersi per la paura.
Heather non faceva trasparire nessuna emozione, quasi fosse imperturbabile.
Quando la pellicola terminò, le due paurose sospirarono di sollievo.
"Ma per favore, non ditemi che vi spaventate per un film...è solo finzione!"
Esclamò la mora.
"Si dà il caso che io non ho nessuna paura, era solo per fare scena".
Disse Courtney con aria da presidentessa del corpo studentesco.
"Certo, raccontalo a qualcun altro...potevo sentire i tuoi brividi per tutta la stanza".
Dichiarai ridacchiando.
"Molto spiritosa...comunque, voi lo avete notato quello strano ragazzo che gira per i corridoi? Quello con i capelli lunghi e gli occhi verdi..."
Sussurrò la mia compagna di stanza, mentre le altre due arrossirono.
Io, dal canto mio, non avevo idea di chi stessero parlando, poiché non avevo visto nessuno con quelle caratteristiche.
"Quindi...non sono l'unica ad averlo sorpreso in giro per la scuola, aveva un che di misterioso".
Heather le diede una gomitata.
"Gli altri ragazzi per te sono off limits, ricordati che hai già un fidanzato".
"Giusto".
Aggrottai la fronte.
"Volete dirmi di cosa state parlando? Ma quale ragazzo?"
"Tu non l'hai mai visto?"
Chiesero in coro.
"No, ma sapete almeno come si chiama?"
Negarono.
"È un tipo misterioso, glielo si legge in faccia".
Disse la bionda, mentre notai uno sguardo sognante negli occhi di Courtney.
"Dovremmo provare a parlare con lui, che ne dici Heather?"
Domandò Courtney.
"Dico che è un'ottima idea...ma come facciamo? Probabilmente non lo incontreremo mai più".
"Io non ne sarei così sicura".
Controllai l'orario sull'orologio da muro, mezzanotte e venti.
"Ragazze, che ne dite se ognuno torna a dormire nella propria stanza? È stato davvero bello, riparlerete del misterioso latin lover domani all'intervallo".
Dichiarai trascinando la mia amica per un braccio.
"Allora a domani, buonanotte".
Disse Courtney.
"Buonanotte"
Replicarono in coro le due.
 
***
"Che le dicevo, mia signora? Il piano sta piano piano prendendo forma".
Affermò il servo con sguardo trionfante, mentre la strega assumeva un' espressione compiaciuta.
"Devo dire che sei davvero astuto, caro il mio servo".

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Capitolo 6
*** Incontro piccante ***


Courtney's pov
Quella mattina mi svegliai ancora prima che la sveglia suonasse; durante la notte avevo dormito poco e male.
C'era una strana immagine nella mia testa che mi aveva tormentata negli incubi: avevo sognato me, Heather, Lindsay e Gwen.
La cosa che mi aveva turbata era il fatto che ci stessimo attaccando a vicenda, ma non comprendevo il perché.
Qualcun altro avrebbe detto che si trattava solo di un sogno, ma mi capitò più di una volta che uno di questi potesse prevedere qualcosa che poi accadde realmente.
"Forse eri solo turbata per il film".
Affermò una voce impastata dal sonno alle mie spalle.
"Gwen! Ti avevo detto di smetterla di spiare i miei pensieri".
"Scusami, ma fanno così tanto rumore che mi è impossibile ignorarli".
Ripose mentre si stiracchiava.
"In ogni caso non hanno nulla a che vedere con il film, è qualcosa di totalmente diverso".
Mi diressi verso il bagno per fare una doccia, così che avrei potuto schiarirmi le idee sotto il flusso dell'acqua calda.
"Che ore sono?"
Mi domandò la ragazza.
"Le sette e un quarto".
Replicai dando un veloce sguardo al mio orologio da polso appoggiato al comodino.
"Cavolo, così presto? Beh, vorrà dire che avrò più tempo per prepararmi".
Mi richiusi la porta alle spalle e sfilai la camicia da notte, dopodiché entrai nella doccia e mi feci avvolgere dal tepore dell'acqua.
Dovevo andare fino in fondo a quella faccenda e lo avrei fatto quello stesso giorno, quando nessuno mi avrebbe vista.
Quando terminai, mi asciugai con calma e indossai un paio di jeans neri abbinati ad una felpa color sabbia e scarpe da ginnastica dello stesso colore.
Mi pettinai con cura i capelli, misi giusto un po' di mascara e un velo di rossetto rosa.
"Come mai così casual?"
Chiese Gwen stupita, una volta che uscii dal bagno.
"Oggi non sono in vena di essere elegante, risento delle scarse ore di sonno".
Dato che erano appena le sette e mezza, mi buttai a peso morto sul letto e chiusi un attimo gli occhi, giusto per rilassarmi un po'.
Ripensai a tutto ciò che mi era accaduto, al pigiama party, alle barrette di cioccolato paradisiache di Lindsay...qualsiasi cosa che potesse rendermi in qualche modo felice.
Ad un tratto vidi la porta del gabinetto in fiamme, dal nulla aveva preso fuoco e mi stupii parecchio.
Udii Gwen urlare, così anch'io lo feci.
"Gwen, ti salvo io...sto arrivando!"
D'improvviso percepii qualcosa che mi scuoteva le spalle e la stanza si dissolse come un buco nero davanti ai miei occhi.
"Courtney è tutto a posto, è stato solo un sogno".
"Vuoi dire che il bagno non ha preso fuoco?"
La ragazza scosse il capo.
"Piuttosto è ora di andare, sono le otto".
Scattai in piedi e cercai le chiavi della stanza, dopodiché uscimmo e richiudemmo l'uscio alle nostre spalle.
"Vuoi dire che ho dormito per mezz'ora?"
"Già, si vedeva proprio che eri stanca".
Quando arrivammo in classe ci accomodammo ai nostri banchi, poi scorsi indietro Lindsay che ci rivolse un cenno di saluto.
Ricambiai e sistemai l'occorrente per prendere appunti: matita, quaderno, penna, bianchetto e gomma.
La lezione di letteratura magica sarebbe iniziata di lì a poco e nonostante fossi stanca non volevo perderla.
Leggere era una delle mie passioni, in particolare amavo i racconti delle fate che erano riuscite ad esplorare il pianeta terra, le quali lo descrivevano nei minimi dettagli.
La cosa più stupefacente era il fatto che gli umani non sapessero nemmeno dell'esistenza della magia, credevano che fossero solo leggende e ciò mi mandava su tutte le furie.
Proprio come si dice: "parli del diavolo e spuntano le corna", l'argomento in questione era proprio uno di questi.
Un testo di Lyla Orchidea, una delle prime viaggiatrici delle altre dimensioni.
Nonostante le ore di letteratura fossero due, passarono abbastanza in fretta e sottolineai qualsiasi cosa reputassi importante.
Mi voltai in direzione della mia compagna di banco e trasalii quando la sorpresi con la testa appoggiata sul banco.
"Gwen? Non dirmi che hai dormito per ben due ore! Meno male che ero io quella stanca".
Sollevò il capo e si girò verso di me.
"Stanotte non ho dormito bene, i tuoi pensieri erano troppo rumorosi".
"Cosa?"
"Certo, riesco a sentire anche i sogni".
"Io...mi dispiace, non era mia intenzione disturbarti".
"Tranquilla, non è colpa tua".
In seguito fu l'ora di pozionologia, la professoressa Pattinson fu puntuale come al solito e ci illustrò alla lavagna la lezione del giorno: un siero in grado di diminuire e aumentare le dimensioni dell'essere umano, animale o pianta in questione.
Scrisse tutti gli ingredienti necessari e ci intimò di memorizzarli, dopodiché li cancellò tutti.
"Sarebbe troppo facile copiare e basta, non vi pare?"
Per fortuna ero dotata di una grande memoria, quindi non ebbi nessuna difficoltà.
"Allora Court, iniziamo?"
Mi domandò Gwen.
"Ma certo, sono pronta".
Presi la provetta e la riempii prima con un po' d'acqua distillata, saliva di strega, edera velenosa, ragnatele e semi della crescita rapida.
"Sei sicura che le dosi siano giuste? Ho dimenticato praticamente tutto".
Affermò la mia compagna.
"Fidati di me, ho una memoria molto sviluppata".
Versai una goccia dell'intruglio sul terriccio, attesi qualche secondo e mi guardai in giro: Heather e Lindsay sembravano collaborare diligentemente, a differenza dell'ultima volta.
Mi voltai in direzione della pianta quando la mia compagna mi chiamò, era cresciuta di una decina di centimetri ed era perfetto, esattamente ciò che speravo.
"Bene, ora dobbiamo eseguire lo stesso procedimento e aggiungere i semi di crescita inversa".
Questa volta fu Gwen, ovviamente con il mio aiuto, a preparare la pozione e il risultato fu ancora ottimo, l'ortensia si ridusse alle dimensioni di un fagiolo.
"Molto bene signorine, un altro ottimo voto per miss Fahlenbock e miss Barlow".
 
***
La solita fila davanti alle macchinette delle merende, attendevamo da una decina di minuti in mezzo a quella folla colossale.
"Gwen, sei proprio sicura di volere quella barretta?"
Le domandai.
"Stamattina non ho fatto colazione".
Rispose solamente.
Ad un certo punto il mio sguardo incrociò uno familiare, che si trovava sulle scale e mi osservava.
Mi incuteva timore e sicurezza al contempo, una sensazione indescrivibile e mai provata prima.
Vidi la sua sagoma allontanarsi di sopra, e sentii l'impulso di seguirlo.
"Gwen, non mi sento molto bene...vado un attimo ai servizi, ti lascio i miei soldi così prendi una barretta anche per me".
Mi dileguai senza attendere una risposta, salii le scale in tutta fretta e mi avviai verso il bagno femminile, che si trovava accanto a quello maschile.
Varcai la soglia e andai a sciacquarmi un po' le mani per scacciare via i pensieri molesti, quando sentii una porta aprirsi e comparve quella figura.
"Scusami, non dovresti essere nel bagno dei maschi?"
Domandai col mio solito tono scocciato, anche se mi riusciva difficile essere fredda con lui.
"Nel caso in cui non l'avessi notato, è guasto e dovete condividere il gabinetto con tutti i ragazzi della scuola, professori compresi".
Rabbrividii all'idea.
"Mi scuso per la riposta un po' brusca, come ti chiami?"
Continuai a comunicare con lui osservandolo dal suo riflesso nello specchio.
"Courtney, ma questo che cosa c'entra?"
"Oggi siamo un po' scontrose? Capisco, lo stress, la pressione...comunque, il mio nome è Alejandro e sono lieto di fare la tua conoscenza".
Mi porse la mano, quindi fui obbligata a girarmi verso di lui e a stringerla.
Era mostruosamente calda e liscia.
"Posso sapere da dove vieni? Il tuo volto mi sembra familiare".
Gli chiesi tenendo lo sguardo basso, fingendo di esaminarmi le unghie.
"Io sono di Magnolia, il regno meridionale".
"Ma che coincidenza, anch'io vengo da lì...si nota la differenza, noi di Magnolia siamo sempre un passo avanti".
Il mio occhio cadde sulle sue ampie spalle e sulla sua vita stretta, potevo intravedere dai vestiti che avesse un fisico scolpito.
Mi girai un attimo verso l'uscita, poi mi voltai in direzione di Alejandro, ma non c'era più alcuna traccia dello strano ragazzo.
Mi strinsi nelle spalle e raggiunsi Gwen, che mi attendeva davanti alla porta dei servizi.

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Capitolo 7
*** Pericolo in città ***


Heather's pov
Finalmente la domenica, l'unico giorno di vacanza che noi poveri studenti della Fairy High School avevamo a disposizione.
La cosa assurda era che durante quel giorno potevamo persino uscire dall'edificio, ogni alunno aveva quattro ore di libertà, dopodiché era obbligato a ritornare a scuola...beh, la preside O'Halloran riusciva sempre a smascherare chiunque tentasse di fare il furbo.
Proprio in quel preciso istante mi stavo preparando per un'uscita con Lindsay, avevamo in programma un giro per il centro di Sinphonix, la città in cui era situato il college...nonché capitale di Harmony, il regno centrale.
Avevo optato per dei jeans e una canotta di pizzo bordeaux, abbinati ad un paio di zeppe.
Per il trucco un po' di ombretto nero, grande quantità di mascara e rossetto color carne.
Lindsay era vestita di rosa dalla testa ai piedi, persino il rossetto e gli occhi erano truccati di fucsia.
"Sembri una caramella".
Affermai.
"Grazie, adoro le caramelle!"
Alzai gli occhi al cielo e tirai fuori le chiavi dell'appartamento.
"Forza, il pullman è appena arrivato davanti al cancello e di certo non aspetterà noi".
Ci avviammo correndo verso l'uscita, facendoci largo fra la folla e arrivammo giusto in tempo, perché poco dopo le porte del pullman si chiusero.
Mentre correvo fra la ressa mi era quasi sembrato di aver visto quel ragazzo dagli occhi verdi, quel giovane a cui non riuscivo a smettere di pensare.
Scossi il capo per togliermi di testa quel pensiero, non potevano lasciare che un ragazzo potesse scalfire la mia immagine di donna di ghiaccio.
"Heather, è tutto ok?"
Mi domandò.
"Sì, perché?"
"Non so, mi sembri un po' pensierosa".
"Hai solo una fervida immaginazione".
In realtà non era per niente vero, Lindsay a volte sapeva essere più intelligente di quello che dimostrava.
"Guarda, siamo arrivate".
Affermò indicando il finestrino, il mezzo accostò davanti alla fermata e scendemmo.
"Che ne dici se prima ci prendiamo un frullato? Ho una gran sete".
Mi strinsi nelle spalle e ci dirigemmo verso la frullateria the White Witch.
I marciapiedi erano gremiti di gente, come ogni domenica.
Una volta dentro, stranamente non trovammo una grande fila, arrivò subito il nostro turno e ordinammo due frullati medi, io con lamponi e fragole, Lindsay con pesche e mirtilli.
Ci accomodammo ad uno dei tavolini e incominciammo a chiacchierare, nonostante percepissi qualcosa dentro di me che mi turbava.
"Hai mai la sensazione che qualcosa stia per andare storto?"
Domandai alla mia amica.
"Heather, non essere sempre così pessimista...sù con la vita!"
Ma non era solo una questione di pessimismo, era come una sensazione che percepivo all'altezza del petto.
"Ma guarda un po' chi si vede".
Affermò una voce a me familiare.
Mi voltai e al tavolo dietro al nostro vidi Courtney e Gwen, sempre insieme.
"Che coincidenza, non pensavo di trovarvi qui".
Affermai.
"Sono così felice di vedervi! Allora, siete venute anche voi a fare un po' di shopping?"
Mi sarei aspettata una domanda simile da Lindsay, ma loro due non mi sembravano per niente delle tipe da shopping.
"No, abbiamo fatto un salto in biblioteca perché Courtney cercava un libro e dopo ore e ore di ricerca, abbiamo deciso di rifocillarci con un frullato".
Dichiarò la dark sventolando il suo bicchiere mezzo pieno.
Mh, ricerche? Qualcosa non mi quadrava, mi chiedevo perché Courtney avesse quest'improvvisa voglia di leggere.
Quando notai il grande volume marrone appoggiato sul tavolo, lei lo afferrò e lo nascose nella sua borsa.
Ritornammo in silenzio a bere, quando si udì un piccolo tremolio.
"Insomma, Lindsay vuoi piantarla di far tremare il tavolo?"
Le domandai bruscamente.
"Io non ho fatto proprio nulla".
Mormorò.
"Ha ragione, l'ho sentito anch'io".
Aggiunse Courtney.
Quella scossa ritornò, questa volta però fu più forte e sembrava anche più vicina.
"Non è un semplice terremoto, c'è qualcosa che sta facendo tremare il pavimento...o qualcuno".
In effetti Gwen aveva ragione, quello sembrava quasi un rumore di passi...sì, ma di quelli di un gigante.
Udimmo delle grida provenire da fuori e ci voltammo in direzione del frastuono: in effetti non ci avevo visto male, un drago stava seminando terrore fra le strade di Sinphonix.
"Siamo fritte! Che facciamo? Io propongo di scappare alla Fairy High a School il prima possibile!"
Esclamò Lindsay in preda al panico.
"Ma che razza di fata sei? Una vera fata è sempre pronta a difendere i suoi simili, anche a costo di perdere la vita".
Ribatté Courtney.
"Già, ma hai dimenticato che non siamo ancora in grado di sviluppare le ali? Siamo ancora alla prime armi con i nostri poteri, non riusciremo mai a sconfiggere quel coso".
Affermai con decisione.
"Forse se unissimo le nostre forze..."
Sussurrò Gwen.
"Io sono d'accordo, se lo fate voi ci sto anch'io".
Replicò la bionda.
Per un attimo esitai, poi io e Courtney ci guardammo e annuimmo.
"Però dobbiamo sbrigarci, prima che rada al suolo la città".
Aggiunsi.
Ci affrettammo verso l'uscita, varcammo la soglia e ci trovammo davanti a quel mostro.
La mia amica gli scagliò contro una bolla d'acqua, che prosciugò le sue fiamme definitivamente, ma il bello doveva ancora venire.
Il lucertolone non poteva più sputare fuoco, ma di certo ci avrebbe schiacciate come formiche se non fossimo intervenute subito.
Courtney ricreò un modello della strada e glielo scagliò contro, ma lui lo distrusse con una zampata come se fosse una pallina di polistirolo.
Gwen creò un grande tornado e lo comandò verso la sua direzione, ma fu come una leggera brezza.
Io ero impalata, non sapevo cosa fare e con le mie fiamme temevo di dare fuoco all'intera città.
Un momento...io ero la fata del fuoco, che avevo di meno rispetto ad un drago? Mi bastava un soffio e avrei potuto affievolire un po' della sua forza.
Mi concentrai a lungo, finché non creai una fiamma abbastanza potente, dopodiché gliela tirai contro, così il mostro cominciò a prendere fuoco.
Le sue urla strazianti erano insopportabili per le nostre orecchie, ma almeno ora si stava disintegrando e la città era fuori pericolo.
Si carbonizzò sempre di più, fino a divenire un piccolissimo pezzo di cenere sull'asfalto.
Lo presi fra le dita e lo disintegrai.
"Però, sei stata brava".
Ammise Gwen.
"Visto? D'ora in poi vi converrà portarmi più rispetto".
Risposi.
"Non montarti la testa, per favore".
Ribatté Gwen, mentre la mia amica bionda mi appoggiava una mano sulla spalla.
"Senza di te non saremmo riuscite a sconfiggerlo".
"Nel regno di cui sono originaria è normale affrontare bestie del genere".
Aggiunsi senza lasciar trasparire alcuna emozione.
"Sei di Flamentia? Ero convinta venissi da Sirenia, il regno del nord, dato che tu e Lindsay vi conoscete dalla vostra infanzia".
Flamentia era il regno dell'est, dove fuochi e fiamme erano all'ordine del giorno, decisamente cupo come luogo e poco ospitale per chi veniva dall'estero.
La gente di lì non era da meno, di certo il mio carattere irascibile, impulsivo e aggressivo non veniva dal nulla.
"Sono nata lì e ci ho vissuto per quattro lune, mi sono trasferita a Sirenia a causa del lavoro dei miei genitori".
Non amavo molto parlare della mia famiglia, poiché non avevo un bel rapporto con loro ed erano stati assenti per la maggior parte della mia vita.
Fin da piccola mi avevano educata a non mostrare i miei sentimenti, a diventare dura e imperturbabile come il titanio.
Ma a forza di scalfirlo, prima o poi anche il più duro dei metalli si scheggia.
Il viaggio di ritorno verso la scuola fu abbastanza silenzioso, mi convinsi che forse non eravamo così male come team.
Nonostante all'inizio non sopportassi le altre due, da quel giorno iniziai a vederle sotto un altro punto di vista, avremmo potuto essere un'ottima squadra di paladine della giustizia.
Guardai un attimo l'orario sull'orologio del bus e imprecai.
"Che c'è?"
Mi domandò la mia amica.
"Siamo con un'ora di ritardo...un'altra punizione non ce la toglie nessuno!"
 
***
"Allora signorine, ne combinate di tutti i colori...eh?"
Disse la preside scrutandoci dai suoi occhiali, che indossava occasionalmente.
"Ci scusi, ma mi creda, non avevamo nessuna cattiva intenzione".
Cercò di spiegare Courtney con tutta la diplomazia possibile.
Lo sguardo della O'Halloran si addolcì, poi le sue labbra si incurvarono in un sorriso.
"Sono al corrente di tutto, volevo solo che sapeste che grazie al vostro coraggio ho deciso di concedervi un piccolo premio: un'ora in più di libertà per domenica prossima".
Esultammo tutte quante e ci stringemmo in un caloroso abbraccio, poi uscimmo dal suo ufficio e ci avviammo verso la sala da pranzo per la cena.
Ci sedemmo tutte quante allo stesso tavolo, sotto gli sguardi curiosi di tutto il corpo studentesco.
Tutta quella popolarità mi piaceva, ero curiosa di sapere che cosa sussurrassero su di noi.
"Dovremmo dare un nome al gruppo".
Annunciò Lindsay.
"Ma non siamo mica in un cartone animato, non abbiamo bisogno di un nome per il nostro gruppo".
Ribatté la fata di Magnolia.
"Per una volta non sono d'accordo con te Court, averne uno sarebbe carino".
Disse Gwen con il suo solito tono di voce che non trasudava emozioni.
"Ma siete tutti così malinconici ad Oxygen?"
Domandò la mia amica, c'era da aspettarselo da una sempre allegra e spensierata come lei.
"Che ne dite di...le fantastiche quattro?"
Proposi.
"Perché no? Un brindisi alle fantastiche quattro!"
Esclamò Gwen, successivamente facemmo tintinnare tutti i bicchieri all'unisono, per poi bere qualche goccia...d'acqua, ovviamente.

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Capitolo 8
*** Trova la coppia ***


Lindsay's pov
 
Ormai eravamo diventate delle celebrità in tutta la scuola, quando passavamo per i corridoi ci fissavano e vociferavano chissà che cosa.
Tutta quella popolarità mi piaceva, dato che avevo sempre adorato stare al centro dell'attenzione.
Gwen sembrava sempre che trovasse un modo per nascondersi, odiava essere fissata.
In quel preciso istante ci trovavamo nel cortile della scuola a trascorrere la nostra ora ricreativa del pomeriggio.
Mi alzai un attimo per buttare la carta della mia barretta di cioccolato.
"Ciao".
Mi voltai di scatto in direzione della voce.
"Oh, ciao anche a te".
Mi trovai davanti nientemeno che quel fusto di Alejandro, per poco non svenni.
"Allora, ho saputo che insieme alle tue amiche hai affrontato un drago nel centro di Sinphonix, davvero notevole".
"Già...è stato davvero emozionante, ma non avremmo mai vinto la battaglia senza Heather".
Inarcò un sopracciglio.
"Heather?"
"Sì, guarda lì...quella ragazza con i capelli lunghi e neri".
Quando la scorse, notai che la sua espressione cambiò, i suoi occhi si fecero più dolci.
"L'avevo già vista, ma non sapevo si chiamasse Heather".
"La trovi carina?"
"Beh...indubbiamente".
Lo sentii sussurrare.
"Lo sapevo".
Scappai ridacchiando, quando mi ritrovai davanti un'altra figura altrettanto familiare.
"Ciao Tyson".
"Tyler! Insomma, è la quinta volta che sbagli il mio nome...chi era quello con cui parlavi?"
Mi domandò sospettoso, mentre cercavo di rimanere imperturbabile.
"Niente, è solo Alejandro".
"Però di lui te lo ricordi il nome".
Affermò un po' contrariato, in quel momento mi sentii un po' meschina nei suoi confronti, così gli cinsi il collo con le mani.
"Ho un'idea geniale".
Affermai.
"Ovvero?"
"Perché non presentiamo il tuo amico Trevor alla mia amica Gwen? Sono sicura che con un ragazzo la vedremo sorridere di più".
"Trent! Comunque credo che sia d'accordo, vado a chiederglielo".
Lo vidi dileguarsi verso il suo gruppo di amici, mentre io corsi tutta felice da Gwen e la abbracciai, mentre le altre mi fissavano interdette.
"È tutto a posto?"
"Mia cara fata dell'aria, stiamo per presentarti un ragazzo stupendo, non sei felice?"
Mi respinse e strabuzzò gli occhi.
"Ma sei matta?! Io non ho bisogno di un ragazzo!"
Courtney le diede una gomitata.
"Ma dai, perché non sei contenta? Io sarei felice se trovassi un ragazzo, almeno smetteresti di sembrare un orribile zombie".
"Ti ringrazio!"
Heather scoppiò a ridere.
"Non c'è proprio nulla di divertente!"
Esclamò, ma le nostre chiacchiere furono interrotte da un colpo di tosse.
"Scusate, mi avevano detto che una certa Gwen vorrebbe conoscermi".
La ragazza dai capelli verdi diventò subito rossa, poi si alzò in piedi per stringergli la mano.
"Piacere di conoscerti, io sono Trent".
"Il piacere è tutto mio".
Rispose.
"Beh...potrei lasciarti il mio numero di telefono, ti va?"
Le domandò.
"Certo! Volevo dire...sì, perché no? Grazie".
"Figurati, ci sentiamo".
Le sorrise e poi se ne andò, mentre Gwen lo fissava incantata...a quanto pare avevo fatto centro! Avevo notato già da parecchi giorni che lei continuava a guardarlo e cercarlo per i corridoi, il mio sesto senso mi diceva che la piccola dark aveva una cotta per lui.
Courtney le diede una gomitata, mentre lei fissava il vuoto e sorrideva inebetita.
"Lo sapevo! Sarete carinissimi insieme".
Scosse il capo e si alzò in piedi.
"Non credo che lui sia interessato a me, si sarà solo sentito costretto".
Affermò guardandosi i piedi.
"Ma che cosa dici? Certo che è interessato, se non lo fosse stato non ti avrebbe dato il suo numero".
Aggiunse Courtney.
"Una volta ogni tanto sono d'accordo con te".
Aggiunse Heather.
"Ma tu come facevi a sapere che avessi una cotta per lui? Non ne avevo parlato con nessuno".
Domandò con un po' di stupore negli occhi.
"Sesto senso".
Replicai.
In effetti avevo sempre posseduto quell'insolita attitudine, individuavo possibili coppie ovunque e riuscivo a far incontrare le anime gemelle.
"Perché non gli chiedi di uscire domenica?"
Le domandai mentre si torturava una ciocca di capelli.
"Non se ne parla, non credo di essere nelle sue corde".
Replicò.
"Ma dai! Non è possibile...stasera, prima di andare a dormire, gli invierai un messaggio su Witchapp* e glielo chiederai...non accetto scuse!"
Esclamò Courtney, così la gotica si strinse nelle spalle e bevve un altro sorso di caffè.
"Va bene, ma se non accetterà darò la colpa a voi".
Aggiunse.
Notai che lo sguardo della mia migliore amica sembrava assente e perso nel vuoto, ma quando capii che cosa stessero fissando cambiai idea.
L'oggetto di tali attenzioni era Alejandro; fra i due, nonostante si fossero solo contemplati da lontano, c'era una strana forza di attrazione e riuscivo a percepirlo.
Conoscendo Heather, se glielo avessi chiesto direttamente non mi avrebbe risposto, ma avrei potuto indagare.
Mi chiesi se effettivamente si fossero mai parlati, ma pensai di no, dato che lei faticava a conversare con gli sconosciuti.
La campanella suonò e si udirono degli sbuffi generali, la lezione stava per iniziare e l'ora di divertimento era terminata.
Decisi che avrei chiesto a Heather di Alejandro, ma gliene avrei parlato una volta terminate definitivamente le lezioni giornaliere.
 
~~~
"Heather, avrei una domanda da porti!"
Esclamai, dopo che la mia amica si era letteralmente gettata a peso morto sul letto.
"Che cosa c'è? Sono stanca".
Alzai gli occhi al cielo e mi sedetti accanto a lei.
"Ti piace Alejandro?"
Le domandai, senza troppi giri di parole.
Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, scattò in piedi e mi fulminò con lo sguardo.
"Lui non mi piace, okay? È solo come per te e Courtney, lo trovo un bel ragazzo e niente più".
Si stava innervosendo, segno che stava mentendo, ma insistendo di certo non avrei ottenuto alcuna informazione.
"Come preferisci...tu di certo non gli sei indifferente, stamattina ho parlato con lui e quando ti ho nominata, ho notato un certo bagliore nei suoi occhi".
La vidi arrossire e poi si girò dall'altra parte, come se volesse dormire.
Non riuscivo a scorgere bene il suo viso, ma giurai che stesse sorridendo.
 
*ho modificato il nome di Whatsapp in Witchapp, giusto per conferire un tocco ancora più fantasy.

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Capitolo 9
*** She's not me ***


Gwen's pov
Durante tutte le lezioni non riuscii a smettere di pensare a Trent, immaginavo i suoi profondi occhi verdi che mi fissavano.
Quelle iridi erano così splendenti da brillare di luce propria, mi chiesi da quale regno venisse.
Ero quasi sicura che fosse di Harmony, perché sapevo che fosse in grado di suonare la chitarra divinamente e lì a Harmony tutti possedevano il dono della musica.
Fortunatamente sapevo benissimo camuffare la mia disattenzione, fingendo di prendere appunti.
Quando qualche professore mi fece una domanda sull'argomento spiegato, semplicemente gliela lessi nella mente. Dilettanti.
Sul mio quaderno stavo disegnando tutto ciò che mi passava per la testa: un gatto diviso a metà, alberi spogli, scheletri multicolori...finché non mi accorsi che inconsciamente raffigurai anche Trent.
Ovviamente non era bello quanto l'originale, ma ci assomigliava abbastanza.
Ricordavo ancora quando lo vidi per la prima volta, stava suonando la sua chitarra nel cortile della scuola e le ragazze lo ascoltavano.
Rivolgeva sorrisi qua e là, mandava baci e loro ridacchiavano beate, poi mi accorsi che il suo sguardo raggiunse il mio.
Mi rivolse un leggero sorriso, che ricambiai a fatica per l'imbarazzo e me ne andai prima di fare la figura della stupida.
Forse stava solo sorridendo per conto suo e non mi stava nemmeno guardando, ma in quel momento non mi importò.
Strappai il foglio e lo nascosi nello zaino, mi urtava il sistema nervoso pensare che qualcun altro oltre alle mie amiche potesse venirne a conoscenza.
Il professor Elodor si mise a consegnare i compiti di luce e ombra: io ottenni sette stelle e mezzo, niente male.
Chiesi a Heather e Lindsay: anche loro ebbero il mio stesso punteggio, mentre Courtney ovviamente dieci stelle.
"Sei un mostro".
Commentai.
"Purtroppo qualcuno qui ha preso un'insufficienza, queste persone dovranno studiare tutto per la verifica di recupero a sorpresa...la farete il prima possibile!"
Formò delle coppie, ciascuna di esse formata da un sufficiente e un insufficiente, lesse il foglio ad alta voce:
"Bridgette lavorerà con Geoff, Courtney lavorerà con Duncan, Harold con Dakota e Gwen con Cody".
Cody? Possibile che dall'inizio della scuola ancora non lo avessi notato?
La mia compagna mi diede un colpetto sulla spalla e mi indicò un banco alla mia sinistra.
Un ragazzo mi sorrise: era molto esile e decisamente basso, con capelli castano chiaro e occhi azzurri.
Decisamente non il mio tipo, troppo bambinesco.
"Ma chi è Duncan?"
Domandai a Courtney.
"Ma non conosci nessuno oltre a me, Heather e Lindsay? È quello sbruffone seduto in prima fila a destra, non lo sopporto...è irritante, si diverte a provocare i professori e si presenta sempre in ritardo alle lezioni".
"Insomma, l'opposto di te..."
L'oggetto delle nostre discussioni era seduto scomposto e con le gambe incrociate sulla sedia.
Portava i capelli neri rasati lateralmente e con una cresta verde in mezzo, aveva un piercing sul sopracciglio e uno sguardo da sbruffone.
Una cosa che notai anche da lontano erano i suoi occhi azzurri, folgoranti e molto diversi da quelli di Trent: nei suoi riuscivo a leggere un velo di tristezza nascosto dietro quella maschera da duro.
La campanella dell'intervallo suonò e quel tipo di nome Cody mi si avvicinò.
"Ciao, allora saremo in coppia insieme".
Affermò guardandomi negli occhi sperando che ricambiassi il suo sorriso, ma così non fu.
"Già".
Risposi.
"Ci troviamo verso le 17 e venti in biblioteca? Così mi aiuterai a recuperare".
"Va bene".
"Sei una di poche parole, eh?"
"Senti, non ho voglia di parlare in questo momento...sono sicura che i tuoi amici ti stiano cercando, perché non vai da loro?"
Mi parve un po' deluso dalla mia reazione, così si allontanò e cercai Courtney con lo sguardo.
Stava discutendo animatamente con Duncan, o meglio lei lo stava rimproverando per chissà che cosa...lui stava semplicemente ascoltando e la guardava divertito.
Mi avvicinai verso di lei, giusto per sentire che cosa gli stesse dicendo.
"Mio caro, con me si sta alle mie regole e perciò si fa quello che dico e quando lo dico, intesi? E scaldati pure, non mi interessa se sei un flamentiano e puoi generare fuochi e fiamme dai palmi, io posso benissimo far comparire degli arbusti e stritolarti come si deve.
Ci troveremo alle ore diciassette in biblioteca, non minuto di più e non un minuto di meno, ci siamo intesi?"
Spostò lo sguardo nella mia direzione e alzò le mani in segno di resa.
"Agli ordini, generale. Ma fa sempre così oppure oggi si è svegliata dal lato sbagliato del letto?"
Mi domandò, mentre Courtney alzava gli occhi al cielo.
"Non ascoltarlo, questo sbruffone si diverte a provocarmi...del resto cosa ci si può aspettare da uno che ha preso due stelle nel compito?"
Mi prese per un braccio e mi trascinò, verso il corridoio.
"Non credi di essere stata un po' troppo dura con lui?"
"Assolutamente no! Questi maghi irriverenti vanno messi in riga da subito. Tu piuttosto...quel Cody mi sembra un tipo così affidabile, perché non gli dai un'altra possibilità?"
"Che intendi?"
"Non dirmi che non l'hai capito? Ti fissa sempre durante le lezioni, è palese che abbia una cotta per te".
Scossi il capo, non era il mio tipo. Lo vedevo di più come una sorta di fratellino fastidioso.
"In ogni caso non mi interessa, non mi piace quel genere di ragazzo. Scusami un attimo, ma non eri tu la prima ad incoraggiarmi con Trent?"
Il suo sguardo si fece compassionevole e non capii il perché, così aggrottai la fronte.
Mi indicò un punto dietro di me, così mi voltai e vidi qualcosa che avrei preferito non vedere.
Trent e una sottospecie di modella bionda si scambiavano effusioni sotto gli occhi di tutti gli studenti...e quella modella era nientemeno che Dakota, la mia compagna di classe.
Quando vidi le mani di lui intorno alla sua vita, mi si strinse lo stomaco e provai una specie di blocco all'altezza della gola.
Lei le spostò sul suo fondoschiena e la vidi abbassarsi leggermente la scollatura, come se non attirasse abbastanza l'attenzione.
Inoltre lei era più alta di lui di qualche centimetro, in quel preciso istante mi parvero semplicemente ridicoli.
Ovviamente non mi sarei mai mostrata debole o sensibile, nemmeno davanti alla mia amica.
Percepii una mano poggiarmisi sulla spalla e mi girai, ma mi accorsi che quella non apparteneva a Courtney, bensì all'ultimo ragazzo che avrei voluto vedere in quel momento.
"Mi dispiace Gwen, so quanto tu tenga a lui...ho visto tutti i tuoi disegni".
"Non ho bisogno della tua compassione".
Scrollai le spalle e mi dileguai verso i servizi femminili, ma di certo non mi sarei messa a piangere.
Volevo semplicemente un luogo in cui stare da sola con me stessa e i miei pensieri, magari con il mio taccuino e qualche disegno.

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Capitolo 10
*** Luci e ombre in biblioteca ***


Courtney's pov
In quel preciso istante stavo aspettando Duncan davanti all'ingresso della biblioteca e ovviamente aveva accumulato ben dieci minuti di ritardo.
Continuavo ad osservare l'orario sul display del mio orologio, mentre sbuffavo rumorosamente.
Quando quel teppistello sarebbe arrivato gliene avrei dette di tutti i colori.
All'improvviso mi venne in mente la scena di stamattina: il bacio fra Dakota e Trent, l'espressione di Cody dopo la risposta brusca di Gwen e la mia amica che scappava verso i bagni femminili.
Quando la raggiunsi mi aspettai di trovarla con il mascara colato e il fazzoletto in mano, invece stava disegnando delle inquietanti bambole sul suo taccuino.
Quando si accorse della mia presenza, dato che non aveva chiuso la porta a chiave, alzò semplicemente lo sguardo e mi disse:
"Andiamo in giardino? Ho bisogno di respirare un po' di aria fresca".
Come se niente fosse successo.
"Salve generale, sono pronto ad obbedire ai suoi ordini".
Scossi il capo e mi trovai davanti quello sbruffone, così sfoderai uno sguardo diabolico e gli puntai il dito contro.
"Avevo detto alle diciassette...sono le diciassette e un quarto, sei veramente irrispettoso! Credi di poter fare quello che vuoi? Che io possa stare ai tuoi comodi? Mio caro, se vuoi recuperare quel tuo voto pessimo devi metterti d'impegno e non accetto scuse".
"Possiamo entrare o devo sorbirmi un'altra mezz'ora della tua ramanzina? Hai detto tu stessa di non voler perdere tempo, principessa".
Non risposi e varcai la soglia, era riuscito a mettermi KO solo con qualche frase e mi sentivo abbastanza umiliata.
Ci dirigemmo verso l'ultima cattedra in fondo alla stanza e vi appoggiai tutti i miei libri.
"Hai portato qualcosa per scrivere?"
Gli domandai.
Annuì ed estrapolò dalla sua borsa striminzita un quaderno e una penna.
"Perfetto, per prima cosa inizia a ricopiare i miei appunti, poi studiali. Ti concedo cinque minuti per impararli, dopodiché me li ripeterai e mi segnalerai eventuali incomprensioni. Tutto chiaro?"
"Sì vostra maestà, tutto chiaro".
Quel sorriso beffardo mi diede ancora più fastidio.
"Non provocarmi, sono sicura che non vorresti vedermi arrabbiata".
Non rispose e si mise a leggere tutto ciò che avevo scritto, ovvero circa tre pagine.
Notai che aveva occhi azzurri e glaciali, che scorrevano freneticamente sulle lettere, mentre evidenziava qualche parola qua e là.
Quando il tempo prestabilito terminò, gli ritirai il quaderno e gli dissi di ripetermi a parole sue cioè che aveva capito.
"Ma...è perfetto. Sul serio, come hai fatto a prendere un voto così basso nella verifica? Sei più intelligente di quello che pensassi, non posso credere che ti rovini così con le tue stesse mani".
Egli scrollò le spalle.
"Odio fare qualcosa che mi viene imposto".
"Ma a scuola bisogna fare quello che dicono i professori, poi a casa tua fai quello che ti pare".
"Mi sembri un po' troppo ligia alle regole, qualche volta dovresti trasgredire, non credi?"
Scossi il capo.
"Non perdiamo tempo con queste scemenze, evidenzia le prime tre pagine del libro e poi ripetimele".
Fece la stessa cosa di prima e le ripeté alla perfezione, come se fossero state delle filastrocche per bambini.
"Non mi facevi così intelligente, no?"
"Già, mi aspettavo di passare tutto il pomeriggio a farti entrare in testa i vari termini e concetti, invece hai rielaborato i contenuti con una facilità tale da avermi sconvolta.
Nell'interrogazione come minimo prenderai dieci stelle".
"Non mi importa realmente dei voti".
''Ma allora perché ti trovi qui? Se non ti interessasse davvero saresti andato a fare lo spazzino fra le strade di Flamentia...esattamente di quale città sei?"
"I miei genitori mi hanno obbligato. Comunque sono di Feuer, è la capitale e si trova al centro del paese".
"Io sono di Magnolia, precisamente di Herbalis, nel sud."
"Immaginavo".
Alla fine non era nemmeno così sgradevole come persona, sembrava quasi...simpatico?
"Scommetto che sei la classica secchiona tutta libri e voti alti, è così?"
"Ma...no...non proprio. Solo desidero diventare una fata guardiana di fama internazionale".
Mi fissò interdetto per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.
"Che diavolo hai da ridere? Non c'è niente di male, sono solo ambiziosa! Sentiamo, quali sono le tue aspirazioni?"
Diventò serio all'improvviso e mi guardò.
"Io non ho ambizioni per ora, non so che cosa fare della mia vita".
Mi parve malinconico quando lo disse, quasi sembrava si fosse spento.
Lo vidi controllare l'orario sul display del suo cellulare, poi si alzò in piedi e si stiracchiò.
"Bene, abbiamo ancora lunedì per studiare, giusto? Ci vediamo alla stessa ora all'ingresso".
Mi fece un cenno di saluto con la mano e se ne andò.
 
Gwen's pov
"No, è tutto sbagliato! Continui ad invertire i concetti ed è già la sesta volta che lo fai, possibile che non ti entri in testa?"
Urlai mentre Cody sbagliava per l'ennesima volta, stavo cominciando a diventare nervosa e non era una cosa buona, nessuno voleva vedermi nervosa.
"Scusa è che...niente, lascia stare, riprovo".
Gli feci cenno di andare avanti, mentre io mi massaggiavo le tempie.
Al principio mi sembrò un po' titubante ma, alla fine, riuscì dopo ore e ore di correzioni ad imparare quelle dannate sei pagine.
"Finalmente! Stavo perdendo le speranze".
Notai la mortificazione nel suo sguardo e per un attimo mi sentii in colpa.
"Scusa, è che...niente, lascia stare".
Mi parve decisamente deluso dalla mia reazione, così mi trovai in difficoltà perché non sapevo come rimediare.
"Allora ci vediamo lunedì qui allo stesso orario per proseguire con lo studio, va bene?"
Fece cenno di sì con il capo, poi presi le mie cose, lo salutai e me ne andai.
Mi sentii un po' meschina in quel preciso istante, ma non riuscivo a farci niente: era il mio modo di relazionarmi con i ragazzi.
Mi chiesi come fosse andata la giornata a Courtney con Duncan, sperai che nel frattempo non si fossero presi a botte a vicenda.
Mi diressi verso il corridoio delle camere, tirai fuori la chiave dalla tasca e aprii la porta, ma quando entrai non trovai nessuno.
Quando vidi la luce provenire dalla serratura del bagno e udii il rumore dello scorrere dell'acqua, intuii che lei si stesse facendo la doccia.
Mi sedetti sul letto e intravidi quel biglietto dentro la cover del telefono, le sue labbra sui canotti rosa della modella non avevano intenzione di abbandonare i miei pensieri.
Ebbi quasi la tentazione di strappare quell'insulso foglio di carta in mille coriandoli, ma poi mi balenò in mente un'idea.
Certo, era fidanzato, ma in ogni caso se mi aveva dato il suo numero significava che almeno un briciolo gli interessavo...e poi in ogni caso non gli avrei scritto niente di scandaloso.
Salvai il suo contatto, aprii Witchapp e cominciai a scrivergli.
G:ciao, come va? Sono Gwen, l'amica di Lindsay.
Il cuore mi batteva forte, se non fossi stata seduta probabilmente sarei svenuta.
Osservai a lungo la sua immagine di profilo: suonava la chitarra e sorrideva, mentre la luce del sole faceva brillare i suoi occhi verdi.
Era così bello, così perfetto che non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, nonostante mi sentissi ferita.

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Capitolo 11
*** Spirits in my head ***


Heather's pov
Appena mi svegliai, la prima cosa che mi venne in mente fu ancora quel ragazzo, lo stesso che tormentava i miei pensieri e i miei sogni.
In questi ultimi le situazioni erano assurde: si passava da chiacchierate in un vulcano di Flamentia, a mille proiezioni della sua figura che apparivano dal nulla e scomparivano.
Mi alzai frettolosamente dal letto e sorrisi quando notai che Lindsay stava ancora dormendo, nonostante la sveglia fosse suonata da cinque minuti.
La scossi un po' ed emise un verso strano.
"Ancora due minuti..."
Mi avviai verso il bagno, feci una doccia veloce, mi truccai e mi vestii in un tempo record.
Quella mattina avevo deciso di non voler dare troppo nell'occhio: jeans neri e camicia nera.
Mi spazzolai i capelli, lasciandoli ricadere morbidi sulle spalle, appena terminai la mia amica cominciò a prepararsi.
L'aspettai seduta sul letto, assorta nei miei pensieri e contemplando le pareti.
Ad un tratto una sagoma bianca prese forma sul muro, espandendosi sempre di più, ma quando sbattei gli occhi scomparve.
Evidentemente il fatto che fossi stanca mi creava qualche strana allucinazione.
Quando anche Lindsay finì di sistemarsi, chiusi la porta a chiave e ci dirigemmo verso la mensa per la colazione.
Lei mi tenne posto al tavolo con Gwen e Courtney, mentre io andai a prendere da mangiare per entrambe.
Mentre riempivo il vassoio, sentii una strana presenza accanto a me, mi voltai e lo vidi.
Alejandro era a pochi centimetri di distanza da me e trasalii quando me ne accorsi, il mio cuore cominciò a battere più forte del solito.
"Oggi è una bella giornata, ma mai bella quanto te".
Mi sussurrò, mentre le mie guance diventavano sempre più rosse e cercavo di celarle con i capelli.
"Guarda che con me i complimenti da disgustoso latin lover non attaccano".
Cercai di dileguarmi, ma sembrava che fossimo collegati da un filo indissolubile.
"Mi piacciono le focose, tu devi essere una flamentiana".
"Sei una specie di stalker?"
"Prendimi più come un sensitivo".
Alzai gli occhi al cielo e mi diressi verso il tavolo delle bevande, dove riempii un bicchiere di latte e uno di succo di mela.
"Scommetto che il succo è per te, non mi sembri una da latte".
"Ma la vuoi finire? Lasciami in pace o te ne pentirai, posso incenerirti con la sola forza del pensiero".
In realtà il mio potere non era ancora arrivato a quello stadio così avanzato, ma lui di certo non poteva saperlo.
"Sai, più ti arrabbi e più mi fai venire voglia di scoprirti, sei come un diario chiuso con il lucchetto...non sai mai che cosa possa esserci scritto e ti rode il fegato finché non lo scopri".
Scrollai le spalle.
"Non c'è niente di interessante scritto dentro di me, quindi il mio unico consiglio è di metterti l'animo in pace".
Lo vidi sorridere, ma non era un sorriso qualunque...no, aveva un che di sinistro e i suoi occhi verdi brillavano di una luce particolare.
Mi allontanai lentamente da lui e mi diressi verso il tavolo, mentre le mie amiche mi guardavano in modo strano.
"È tutto okay, Heather?"
Mi domandò Lindsay.
"Sì, certo".
"Che cosa ti ha detto?"
Chiese Courtney con un pizzico di gelosia.
"Niente di importante...sù, mangiate o facciamo tardi".
Replicai con tono distratto; guardandomi intorno notai un'insolita tranquillità e uno strano silenzio.
 
***
Durante le ore di lezione continuavo a vedere quelle strane sagome nere, le quali si dissolvevano così velocemente come comparivano.
Sentivo un' assurda confusione in testa, tant'è che non riuscii a seguire nemmeno una lezione senza chiudere gli occhi.
Alzai la mano, attirando su di me gli sguardi meravigliati di tutti i miei compagni.
"Professor Elodor, potrei andare in infermeria? Non mi sento molto bene".
Dichiarai, cercando di mantenere la calma.
"Certo, si vede chiaramente che non sei particolarmente in forma oggi".
Mi alzai, sempre sotto gli occhi di tutti e mi diressi verso l'uscio, che chiusi rumorosamente alle mie spalle.
I corridoi erano spaventosamente deserti, immersi nel silenzio.
Mentre camminavo, iniziai a percepire una corrente di aria fredda sul collo, poi udii qualche sospiro.
Mi guardai intorno e non vidi nulla, ma mi misi a correre perché sentivo quella strana inquietudine addosso.
Appena giunsi in infermeria, la signorina Tinkerbell mi fece accomodare sul lettino e mi misurò la temperatura.
"Che cosa ti senti?"
Mi domandò con aria accigliata.
"Sento voci, aria gelida e vedo sagome nere dappertutto".
Aggrottò la fronte e mi tolse il termometro.
"La temperatura è regolare...però hai l'aria un po' stanca e noto delle leggere occhiaie, forse hai solo bisogno di riposarti.
Manderò un collega ad avvisare i tuoi prof, va bene? Mettiti nel letto e dormi qualche ora, ti farà bene".
Annuii e mi alzai, poi feci un cenno di saluto con la mano e corsi verso la mia stanza.
Mi chiusi a chiave e mi buttai a peso morto sul letto, poi mi rifugiai sotto le coperte e chiusi gli occhi.
La mia testa era sovraffollata di pensieri: la scuola, le mie amiche, le voci, Alejandro...così tanta confusione, che se il mio cervello fosse stata una stanza, sarebbe stato nel disordine totale.
Feci un respiro profondo e tentai di calmarmi, poi mi scrollai ogni pensiero superfluo dalla testa e piano piano mi addormentai.
Persino i miei sogni erano confusi, vedevo ancora quelle strane sagome che si aggiravano fra le mura di una stanza rossa come il sangue.
Giravo su me stessa e ammiravo quelle figure con timore, mentre dei sussurri sempre più acuti mi trapanavano i timpani.
"Chi siete?"
Come risposta ricevetti ancora quei lamenti.
"Da dove venite?"
Nessuna risposta.
"Perché mi perseguitate?"
Altre urla straziate.
"Uscite, andate via, lasciatemi in pace!"
Strillai mentre mi tappavo le orecchie e chiudevo gli occhi.
Persi anche il controllo dei miei occhi, che presero a lacrimare senza alcun freno.
Mi svegliai di soprassalto e sentii sollevata, quando constatai di essere al sicuro nella mia stanza.
Lessi l'ora sul display della mia sveglia: le 16:00, avevo dormito per ben tre ore e sembrava fossero passati solo venti minuti.
Mi passai una mano sul volto e mi stiracchiai per scrollare via un po' di stanchezza.
Nonostante avessi fatto solo incubi, almeno potevo dire di sentirmi finalmente riposata.
Mi alzai dal letto e fu quasi traumatico constatare che sbalzo termico ci fosse fra sotto le coperte e fuori.
"Le caldaie magiche della scuola sono andate in tilt, per farci la doccia dovremo prendere un po' di acqua calda alla cisterna in cortile".
Trasalii quando mi accorsi della presenza di Lindsay.
"Oh, non ti avevo sentita".
Corse ad abbracciarmi e poi mi fissò con sguardo compassionevole, quasi colpevole.
"Come ti senti?"
Mi chiese.
"Molto meglio, forse avevo solo bisogno di una bella dormita".
Aggiunsi con un tono decisamente rilassato.
"Ne sono contenta, non avevi parlato per tutte le lezioni e mi sono preoccupata".
Accennai un sorriso, presi una coperta dall'armadio e me l'avvolsi intorno al corpo, quelli delle mie parti non erano abituati a temperature così basse, a differenza del regno del nord che viveva perennemente al freddo.
"Non è che c'entra qualcosa quell'Alejandro? Mi è sembrato di avervi visti parlare a colazione".
Scossi il capo e mi affrettai a negare tutto prima che le mie gote fossero diventate color ciliegia.
"Era lui che continuava a disturbarmi, io non mi sarei nemmeno avvicinata a lui".
La mia amica mi sorrise maliziosa.
"Ma ne sei proprio sicura? A me sembra che lui ti piaccia un po'...ma bando alle ciance, ti devo raccontare qualche novità su Gwen e Cody, Courtney e Duncan e della cotta di Gwen per Trent".
Finalmente, un po' di sani pettegolezzi.
"Spara, sono curiosa".
"Ieri Courtney ha aiutato Duncan a studiare e ha constatato che lui è molto più sveglio di quello che sembra, forse sembra quasi che a lei lui piaccia.
Gwen non sopporta Cody, dice che è troppo infantile e non vede l'ora di aver finto di aiutarlo con lo studio.
Gwen ha scritto a Trent su Witchapp, nonostante fosse ancora scottata per il suo bacio con Dakota.
Lui però non le ha ancora risposto...tu che ne pensi?"
Sorrisi.
"Quel ragazzo è un po' troppo narcisista, avere tutte quelle fan gli ha fatto perdere la testa".
Affermai.
"Non hai tutti i torti in effetti, anche Tyler me lo dice spesso".
Rimasi un attimo impalata quando vidi quella figura materializzarsi davanti ai miei occhi: la sagoma di una ragazza diventava sempre più nitida sulla parete, ma appena sbattei gli occhi essa scomparve.
Non si trattava solo di stanchezza, quelle figure c'erano comunque e dovevo cercare di
Vederci chiaro.

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Capitolo 12
*** Realtà o leggenda? ***


Lindsay's pov
 
Ero preoccupata dal comportamento della mia migliore amica, spesso rimaneva impalata a fissare il vuoto e continuava ad affermare di sentire voci strane.
Dovevo fare qualcosa per lei e il prima possibile, dato che non era proprio il massimo avere accanto un robot.
Quella mattina era una domenica come tante altre, una leggera foschia andava sempre più diradandosi.
Erano le sei del mattino e il sole faceva capolino dalle nuvole, mentre una corrente di aria fredda entrava dalla finestra aperta.
La chiusi e mi accertai che lei stesse ancora dormendo, di solito in vacanza si svegliava all'ora di pranzo, quindi avremmo avuto il tempo necessario per indagare a sua insaputa.
Ero riuscita a prepararmi in un tempo da record, così mi affrettai verso la camera di Gwen e Courtney.
Bussai la prima volta dolcemente, ma nessuno rispose.
Ripetei lo stesso movimento un po' più forte, ma ancora nessun segnale di vita.
Diedi un colpo sonoro alla porta, così dopo qualche secondo una Gwen dallo sguardo assonnato corse ad aprire.
"Lindsay...sono le sei del mattino ed è domenica...che cosa vuoi?"
"Ragazze, ho bisogno del vostro aiuto! Heather continua a sentire voci strane, correnti di aria fredda sul collo e vede sagome ovunque, non riesco a vederla vagare così come uno zombie!"
Gwen spalancò gli occhi.
"E quindi che cos'avresti intenzione di fare?"
"Vorrei che stamattina andassimo alla grande biblioteca del centro di Sinphonix, perché devo sapere che cosa le succede...ma ho bisogno del vostro aiuto, ci state?"
Vidi Courtney mentre si stiracchiava sul letto e cercava di aprire gli occhi.
"Io...non...ah, e va bene! Ma solo perché sei tu e perché non so resistere quando mi fanno gli occhioni dolci".
Esultai e l'abbracciai, lei rimase rigida perché non abituata a quel tipo di contatto.
"Quindi verrai anche tu, Courtney?"
"Sì, vengo anch'io, ma avrei preferito dormire almeno altre tre ore".
Replicò con voce impastata dal sonno.
Attesi fuori dalla camera che si cambiassero, una volta pronte ci dirigemmo verso la fermata del pullman.
"Quanti minuti mancano?"
Chiese Gwen.
"Dieci minuti".
Risposi.
"Ripetimi un attimo, che cos'aveva Heather?"
Questa volta fu Courtney a porre la domanda.
"Vede sagome bianche e nere e sente delle voci".
"Mmmh...credo di avere una mezza idea sul suo disturbo, ma non ne sono del tutto sicura".
Attendemmo in silenzio sedute sulla panchina, finché il pullman non arrivò e ci accomodammo sui sedili in fondo.
Nel frattempo, le mie due amiche ne approfittarono per fare un pisolino, mentre io osservavo gli alberi susseguirsi fuori dal finestrino.
Pensavo che il malessere di Heather avesse a che fare con quel ragazzo dai lunghi capelli castani e gli occhi verdi, ma era alquanto strano che una ragazza imperturbabile come lei si facesse spaventare da un giovincello un po' latin lover.
Quando arrivammo dovetti scuotere un po' le due per svegliarle, prima che le porte si chiudessero.
"Dobbiamo recarci verso la biblioteca, voi ricordate la strada?"
Gwen annuì e ci fece segno di seguirla, le strade erano quasi deserte poiché era ancora mattino presto.
"Dite che sarà aperta?"
Domandai.
"È aperta a qualsiasi ora".
Replicò Courtney.
La fata dell'aria sembrava ricordare la strada alla perfezione, quasi come se fosse stata un navigatore satellitare.
In poco tempo giungemmo davanti all'ingresso: una bellissima porta decorata con pietre preziose di tutti i colori e una maniglia dorata.
Varcammo la soglia e le mie narici furono inebriate da un profumo inconfondibile di carta appena stampata e libri antichi.
"Sì, ma ora cosa credi di fare? Non possiamo mica setacciare tutta la biblioteca per una sciocchezza simile".
Disse Courtney.
"Abbiate fiducia in me, so perfettamente cosa sto facendo e il mio sesto senso mi dice che ciò che sto cercando è proprio davanti a noi".
Le altre due si strinsero nelle spalle e si misero a seguirmi, finché non giungemmo nel cuore della sala, dov'era custodito il libro di tutti i saperi.
"Dobbiamo sederci in cerchio attorno ad esso, io penserò intensamente alla domanda e si aprirà sulla pagina che stiamo cercando".
«oh grande libro di tutti i saperi, miracoloso oracolo del pianeta Caleido...desidero sapere se ciò che sente Heather, fata del fuoco e proveniente da Flamentia, sono entità maligne».
Il volume si spalancò su una pagina, la quale si trovava al centro esatto ed emanò una luce giallastra.
Una voce profonda e leggermente roca, sicuramente di un mago guardiano, iniziò a narrare un'insolita storia.
«circa una ventina di secoli fa, Caleido viveva nella totale tranquillità, dominato dalla magia bianca.
Ma in realtà non era tutto rose e fiori, qualcuno tramava nell'ombra, qualcuno di losco e che cercava da tempo di impadronirsi del pianeta.
Ciascun territorio era governato da una fata guardiana o da un mago guardiano: Oxygen da Genevieve, Flamentia da Hira, Harmony da Tibalius, Sirenia da Liona e Magnolia da Cornelia.
Ciascuno di loro possedeva un dono particolare oltre ai poteri che ogni abitante di un regno ereditava: Cornelia poteva prevedere il futuro attraverso i sogni, Genevieve riusciva a leggere nel pensiero, Hira poteva comunicare con il mondo dei morti, Tibalius sapeva leggere l'aura di chi aveva davanti, mentre Liona era in grado di percepire i sentimenti altrui.
Una sera stavano svolgendo uno dei soliti banchetti, quando una pericolosa strega, praticante di magia nera, irruppe nella sala del castello di Tibalius.
Ella era adirata poiché per l'ennesima volta non era stata invitata ad una delle loro feste, così lanciò un incantesimo sul pianeta.
Uccise i cinque guardiani e sterminò quasi ogni membro delle loro famiglie, poi quando ritenne di aver concluso il suo lavoro si dileguò.
Ella però non sapeva che i figlioletti, ancora adolescenti, si erano rifugiati nelle botole sotterranee del castello, quindi furono gli unici sopravvissuti a quella strage.
Ciascuno di loro tornò nel proprio regno e giurò vendetta alla perfida strega, che dopo qualche anno sconfissero e uccisero tutti insieme.
C'era però un unico grande segreto di cui essi non erano a conoscenza: Irmeline (così si chiamava l'antagonista) aveva creato un suo clone, una sorta di figlia robot perfetta e potentissima.
Costei giurò che, una volta che le future prescelte fossero nate, avrebbe fatto in modo di separarle e metterle una contro l'altra, per poi tramutarle in schiave.
Il suo obiettivo era ed è diventare la sovrana suprema di tutto il pianeta, ma esiste un modo per sconfiggerla...»
Il libro si chiuse all'improvviso e tutta la magia svanì così com'era arrivata, abbandonandoci sul più bello.
"Sì, però non ha risposto alla mia domanda..."
Mormorai delusa.
Courtney scosse il capo e si alzò in piedi.
"Deve esserci una risposta implicita all'interno del racconto, se è davvero il libro di tutti i saperi la storia non è stata narrata per caso".
Io e Gwen la guardammo con aria interrogativa.
"Che intendi?"
Chiese lei.
"Dico che l'intento del libro era di comunicarci qualcosa di molto importante, ma qualche entità superiore deve averlo captato e bloccato".
La fata dell'aria fece una espressione contrariata.
"Io penso che si tratti solo di leggende e che per oggi ne abbiamo avuto abbastanza, torniamo a scuola".
Affermò decisa, così ci recammo in assoluto silenzio verso la pensilina.
Io non riuscivo a smettere di pensare a quella storia, così terribilmente realistica e che sembrava avere un che di familiare.
Quando fui di nuovo alla Fairy High School erano le dieci e mezza e ancora Heather dormiva beata sotto le coperte, con un'espressione quasi rilassata.
Mi sdraiai sul mio letto, sotto vari strati di trapunta e lenzuola, le quali mi tenevano al caldo.
Mi addormentai lentamente e feci finta che non fosse successo nulla, forse Gwen aveva davvero ragione e si trattava solo di una leggenda, uno specchio per le allodole.
 
***
"Servo, vieni subito qui!"
Ordinò la strega.
"Sì, mia signora".
Egli si inchinò davanti al trono, come al solito.
"Quelle tre mocciose stavano per scoprire tutto...se non avessi captato l'energia del libro, a quest'ora saprebbero tutti i nostri segreti! Te ne rendi conto?"
Strillò.
"Capisco perfettamente che lei sia arrabbiata, mia signora, ma non è stata colpa mia".
Gli occhi verdi di lei divennero due fessure.
"Non è stata colpa tua? Avresti dovuto controllarle di più, spiare ogni loro movimento come ti avevo ordinato! Invece sei solo un buono a nulla, vorrei trasformarti in cenere in questo istante".
"Aspetti! Lei ha detto che molte verità non sono state svelate e so che una di loro pensa si tratti solo di una leggenda, quindi non abbiamo nulla di cui preoccuparci".
"Mi auguro che sia davvero così...da domani voglio che le spii ventiquattro ore su ventiquattro, senza alcuna pausa.
Devo sapere ogni loro singolo movimento e al momento opportuno darai loro l'amuleto e le metterai una contro l'altra".
"Ricevuto, mia signora. So che una di loro, in particolare, ha un debole per me e sfrutterò la cosa a mio vantaggio".
La strega sorrise.
"Molto bene, vedo che comprendi perfettamente come stanno le cose".
Una risata malefica si diffuse per tutta la sala, ma il servo non era veramente convinto di ciò che stava facendo.
Nel profondo del suo cuore, sentiva di provare qualcosa per quella fata così scontrosa e acida.
Ma doveva farsi forza, la sua padrona gli aveva promesso un quarto del pianeta in cambio della sua fedeltà e il potere veniva prima dei sentimenti.
 

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