be make the light thanks to the darkness

di kerryjackson95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** caitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Kim chiudi tu l'ufficio?"
"Certo Spencer, non preoccuparti!"
"A domani allora buona serata!"
"A te!"
Kim raccolse le sue carte, spense il computer. Infilò il suo cappotto, chiuse la porta della piccola agenzia di viaggi "La palma d'oro". Si avviò verso la macchina tirandosi su il bavero del cappotto fino al naso: aveva freddo, tirava vento!
Cercò le chiavi della macchina nella sua borsa, frettolosamente; accidenti! Perché quando aveva freddo non trovava mai le chiavi. Dopo aver tastato più volte pacchetti di fazzoletti, la bottiglietta 'acqua e la tortina che non aveva ancora mangiato trovò le chiavi, apri l'auto e s infilò dentro chiudendosi.
Accese il riscaldamento e unendo le mani ci soffiò dentro per scaldarle. Quando ebbe preso un minimo di sensibilità accese la macchina e partì.
L'orologio segnava le 18:30; quanto era buio per essere solo le sei e mezza, la maggior parte delle persone si sarebbero lamentate, ma lei no: adorava il freddo e il buio a dispetto delle sue radici.
Molte persone che come lei avevano origini africane sarebbero morte dal freddo lì. Ma lei no! Del resto era da molto tempo che lei non era più africana, era da anni ormai, un'americana a tutti gli effetti. Certo era difficile convincere la gente vista la sua pelle nera, i suoi occhi neri, i suoi capelli non erano tipicamente africani erano di un castano scuro, quasi nero, ma soffici e ondulati, non ricci ricci come la maggior parte di quelli della sua etnia, infatti lei era mista perchè sua madre era egiziana  suo papà della Nigeria; ammesso che fossero ancora vivi.
Ad ogni modo non sarebbero bastati i capelli a convincere le persone che era americana, una cittadina americana. Nonostante fossero gli albori del 1988 e l'America fosse definita la patria dell' uguaglianza, Kim aveva potuto constatare più oltre che la prevaricazione nei confronti di loro "negri" come li chiamavano i bianchi non era certo finita e la strada per l'uguaglianza era ancora molto, molto lunga.
Al semaforo Kim, inchiodò, le mancava ancora un chilometro per essere a casa, non ci vedeva più dalla fame e sicuramente non si sarebbe messa a cucinare. In attesa del verde tirò fuori la sua tortina al cioccolato e la spazzò via nel giro di trenta secondi: avrebbe mangiato qualsiasi cosa!
Per distrarsi accese la radio:
"E ora passiamo a una grande notizia, i fan sono in delirio per il concerto di Michael Jackson che il cantante terrà domani sera al Madison Square garden. Già tre mesi fa è stato dichiarato il tutto esaurito e l'incasso sembra dover superare tutti i record precedenti di Jackson, inoltre il cantante comparirà sta sera nella trasmissione di Dyne Sawyer concedendo alla presentatrice una breve intervista in cui ci parlerà prima del concerto sembra che gli incassi del cantante vadano per un cinquanta per cento all'associazione Peter Pan di Roma, dovrà sarà usata per aiutare quei bambini che non hanno abbastanza soldi per effettuare quelle operazioni che potrebbero salvarle la vita."
 
Kim spense indispettita la radio, non aveva mai sopportato Michael Jackson, appena aveva visto due soldi aveva fatto interventi chirurgici per cancellare i tratti che lo distinguevano come africano. Era uno dei primi "negri" che era riuscito ad arrivare all'apice e invece di dare onore alla loro popolazione, l'aveva rinnegata cambiando lineamenti e colore della pelle. Ma se c'era qualcosa che odiava di più erano quelle maledette associazioni che invitavano alle donazioni per poi tenere i soldi per sé. Lei aveva avuto spesse volte bisogno di un disperato aiuto, ma non ne aveva mai ricevuti.
Arrivò a casa, per distrarsi dai brutti pensieri che le giravano per la testa prese il portafogli, scese dall'auto e si diresse verso la sua rosticceria cinese preferita; ordinò involtini primavera, ravioli di gambero, spaghetti alla piastra con frutti di mare, riso alla cantonese e anatra in agro-dolce.
"Hai tanta fame sta sela!" disse Hui il ragazzo proprietario de ristorante.
"Certo Hui, e certo non mi aiuta il profumino che c'è qua dentro."
"Posso offlilti un dolce?"
"No non disturbarti!"
"Ma no dai, non è un distulbo pel me. C'è flesca flesca appena fatta la tolta del dlago. Ne vuoi una fetta?"
"Eh va bene, riesci sempre a tentarmi Hui!"
Kim pagò salutò, prese le sue cose e lasciò la mancia a Hui che era sempre molto gentile.
Entrò a casa, si infilò il pigiama, mangiò il suo cibo e guardò la televisione.
Accesse a tv:
Canale 5: "Michael Jackson terrà il concerto a..."
Cambiò sul canale 38: "Michael Jackson sarà intervistato sta sera..."
Canale 26: "Michael Jackson donerà all'associazione Peter Pan di Roma..."
Dopo il quinto canale infilò un film nel dvd per non rischiare di rompere la tv dal nervoso: com'era possibile che tutti fossero concentrati su una sola persona, un comune mortale come tutti poi, perché lo adoravano così tanto che aveva di speciale? Per scrollarsi di dosso il nervoso si godette il film: "Ace Ventura: Missione Africa!" Dopo aver visto il film, si struccò per poi infilarsi nel letto: grazie a Dio era giovedì, domani era l'ultimo giorno!" Image and video hosting by TinyPic
 



Angolo autrice: "Scusatemi per l'inconveniente! Eccomi qui! Sono tornata. Grazie mille in particolare a Diana per l'avvertimento. Ho commesso un errore madornale perchè ho pubblicato due volte lo stesso capitolo. Scusate molto, non volevo sapete errori di foga, ahaha. Ad ogni modo la storia non è cambiata, l'ho solo ripresa da capo e aggiornerò al più presto scrivete pure a cascata perchè ci tengo ai vostri pareri. Scusate ancora per l'inconveniente. Intanto godetevi una foto di Kim così vi fate un idea di com'è.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La mattina seguente Kim si svegliò alle 8 in punto riposata e senza bisogno della sveglia, si fece una doccia veloce, si truccò leggermente, infilò un paio di jeans, stivali neri e una maglietta rossa. Dopo essersi avvolta nel suo cappotto afferrò la sua borsa e con passo svelto si diresse alla macchina. Una volta entrata squillò il cellulare: era la sua amica Tatum, erano molto diverse ma si volevano molto bene.
“Ciao Kim!”
“Ciao Tat. A cosa devo questa chiamata? Hai bisogno di qualcosa?”
“No. Volevo solo vederti tesoro, ti va di fare colazione con me?”
“Si va bene! Dove andiamo?”
“Al bar sotto la tua agenzia Kim, fanno dei croissant stratosferici!”
“Ok, allora ci vediamo lì!”
“Ehm, veramente volevo chiederti se potevi darmi uno strappo?”
“Ahahah perché sei rimasta di nuovo a piedi?” rise Kim divertita.
“No. Ho l’auto dal meccanico, mi dai un passaggio per favore?”
“Va bene. Dove ti trovo?”
“Sono di strada, fuori da Starbucks.”
“Qualcosa mi dice che hai già mangiato qualcosa.”
“E dai che t’importa? Sbrigati che fa freddo!” disse indispettita Tatum.
“Va bene, va bene! Arrivo!”
Kim partì, la strada era libera completamente. Due minuti dopo era dalla sua amica di fronte al semaforo.
Tatum quasi quasi entrò dal finestrino:
“Era ora che arrivassi! C’ hai messo un secolo!” esclamò sfregandosi tutta per scaldarsi.
“Ma se ci ho messo due minuti!”
“Potevi muoverti! Mi stavo congelando.”
“Prima di tutto si dice ciao e comunque ricorda che ti ho fatto un favore, non ero mica obbligata eh?” disse Kim ridendo a crepapelle.
“Ah cara! Ora fai così solo perché hai il coltello dalla parte del manico. Ma avrai bisogno te un giorno eh?” ribatté Tatum scompisciandosi dalle risate.
“Comunque ciao amore!” la salutò Kim, dandole un bacio sulla guancia.
“Ciao tesoro!” la ricambiò Tatum.
Voleva molto bene a quella ragazza dal viso dolce; Tatum era come una sorella per lei. Era una ragazza della sua età: ventitré anni. Aveva lunghi capelli castani scuri con dei bellissimi riflessi ramati naturali, occhi di un verde surreale e pelle chiara e vellutata, l’altezza e la corporatura erano molto simili cosa che aveva permesso alle due ragazze di scambiarsi vestiti e simili. Avevano entrambe un seno sodo e abbondante, altezza di un metro e settantadue e peso intorno ai sessantasei chili.
“Allora come va a lavoro Tat?”
“Molto bene, il capo mi ha offerto una promozione. Mi manda a fare un servizio fotografico ai piedi dell’Himalaya.”
“Che sogno! Quando parti?”
“Tra tre giorni! Per questo ho voluto vederti.”
“Sono felice per te! Congratulazioni tesoro!”
“Grazie mille.  Tu come va a lavoro?”
“Io? Tutto bene, al solito. Non vedo l’ora di trovare di meglio. Ma comunque grazie a questo lavoro mi mantengo quindi, gloria ai lavori che pagano l’affitto.” Sorrise Kim.
“Già!” rise Tatum.
“Ascolta Kim. Devo parlarti di una cosa importante.”
Kim spense il motore, ebbe paura. C’era solo una nota stonata nella loro amicizia: Tatum amava Michael Jackson e cercava di influenzare anche lei. Non riusciva a capire come si potesse essere così attaccati a un cantante.
Kim sapeva del concerto, conosceva la sua amica: ci sarebbe andata per forza e sapeva anche che avrebbe provato a trascinarla dentro.
“Sai che sta sera… C’è il concerto di Michael Jackson… sono riuscita ad avere i biglietti, due uno per me e uno per te. Ho anche comprato una maglietta apposta da farti indossare.”
“Tatum! Ma che ti passa per la testa!” sbottò Kim: “Sai come la penso, e mi trascini in mezzo a queste cose senza chiedermelo sapendo già che io sono contraria; Tatum era proprio quello che ti avevo pregato di non fare! Come ti sei azzardata!?”
“Ma non credevo che ti dispiacesse!”
“Ma se è da quando ci conosciamo che continui a scocciarmi e continuo a dirti di no. Tatum, sai che ho sempre rispettato le tue idee e il tuo modo di vedere le cose anche quando sono diverse dalle mie. Ma qui hai passato il limite, ora sei tu a non rispettare le mie idee. Mi stai obbligando a fare una cosa che sai quanto detesto.”
“Ma perché odi Michael così tanto?”
“Non lo sopporto, più volte ti ho spiegato il perché; non mi piace nemmeno come canta. Come fate? Come fate? Spiegatemelo! Andare là in quello stadio strapparvi i capelli e urlare per quello lì!”
“Tu dici così perché non l’hai mai ascoltato veramente cioè, senza avere la testa piena di tutte quelle stupidate che dicono i media se provassi ad ascoltarlo attentamente anche a te piacerebbe.”
“Tatum, ora basta! Ho detto di no! Non andremo, punto e basta! E comunque mi hai deluso molto con questa trovata!”
“Kim!” disse Tatum pacatamente mettendole una mano sulla spalla: “Io ti ho sempre ammirato per il tuo ideale di uguaglianza e per la tua determinazione contro ogni tipo di pregiudizi. Ma come fai a definirti libera dai pregiudizi quando sei tu la prima a farti condizionare. Hai mai dato una possibilità a questo cantante di entrarti nel cuore? Senza essere condizionata da ciò che si dice di lui!”
“Non mi baso su ciò che dicono, ma su ciò che vedo. Si è rifatto per togliersi i tratti da nero che lo identificano; perché? Si vergogna della sua razza! Si sta schiarendo la sua pelle… come mai? Perché la sta sbiancando lui. Io non sopporto chi si vergogna di quello che è. Non devi vergognarti di ciò che sei. Di essere un assassino, un terrorista, un bullo, un tiranno ti devi vergognare, capisco anche chi si vergogna perché Gay o Trans che comunque sono cose di solito non accettate e innegabilmente contro natura; ma non puoi vergognarti dei tuo colore, della tua lingua, del tuo essere, delle tue radici, del tuo sangue.”
Tatum abbassò lo sguardo: “Kim! Non posso costringerti a cambiare idea su Michael e ho sbagliato mi dispiace, ma ti prego! Sono sola al concerto, nessuno mi accompagna, io volevo andare con qualcuno ma nessuna delle mie amiche è disposta ad accompagnarmi, sei l’ultima persona a cui volevo chiedere questo favore a motivo della tua opinione su Michael. Ma ti prego accompagnami Kim! Te lo chiedo col cuore nel nome della nostra amicizia. Dicevi che avresti dato la vita per me; non è un sacrificio insignificante andare a un concerto di Michael Jackson?”
Kim, sbuffò: Tatum sapeva sempre come inchiodarla. In fondo aveva ragione, Tatum aveva fatto molto per lei, le doveva la sua vita e sarebbe stato ipocrita dire che lei ci sarebbe stata ogni qual volta aveva bisogno e poi abbandonarla solo perché quello che le chiedeva era scomodo. In fondo, che sacrificio è se non costa nulla?
“E va bene Tat… hai vinto! Ma sia chiaro lo faccio solo per la nostra amicizia, non mi interessa nulla di questo Michael Jackson e non farmi fare brutte figure eh? Tipo urla pazze, corse per gli autografi e stupidate varie!”
Tatum l’abbracciò sinceramente commossa:
“Grazie Kim! Sei una vera amica, non lo dimenticherò! E ora…” disse euforica per la decisione dell’amica: “A colazione! Offro io!”
Kim la guardò entrare nel bar mentre chiudeva la macchina e pensò divertita: “Maledetta birichina! Ma come fai a incastrarmi sempre?”



Image and video hosting by TinyPic Angolo autrice: Ecco qua il secondo capitolo e siamo praticamente al punto di partenza! Da domani aggiornerò quelli nuovi. per tutte quelle buone anime che hanno avuto la pazienza di sorbirsi già altre mie storie non sarà difficile notare che lo stile che ho utilizzato è un po' diverso. Onestamente volevo variare un po' spero che vi piaccia. Mi scuso per le affermazioni un po' forti che non voglio turbino nessuno di voi, le ho messe per calarci nella parte di una ragazza che viene da una cultura molto diversa, scusate ma ho giá detto troppo: capirete in seguito! Io rispetto le idee di tutti e non mi permetto di giudicare nessuno, solo non significa che le condivido. Io non ce l' ho ne con chi è omosessuale, nè con chi cambia sesso solo non condivido le loro scelte. Ad ogni modo non è mia intenzione discriminare nessuno. Detto questo ringrazio anticipatamente ognuno di voi per la lettura di questa storia. Lasciate le vostre opinioni se volete. Mi fa molto piacere! A presto! Vi lascio una foto di Tatum

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
Quando erano sedute al bar, Kim diede un morso al suo cornetto pieno per metà crema e metà cioccolato, mentre Tatum affondò il cucchiaino nel cappuccino per girarlo mentre addentò il suo cornetto per metà nutella e metà cioccolato bianco.
“Ho i posti in prima fila! Vedrai ci divertiremo!”
“Ti ho già detto Tatum che vengo solo per te!”
“Io comunque spero possa piacerti!”
Le due ragazze continuarono a conversare piacevolmente della vita e del lavoro. In breve arrivarono le nove meno dieci.  Kim esclamò: “Accidenti! Com’è tardi, devo andare!”
Tatum la salutò ed insistette per pagarle la colazione.
“Passo a prenderti alle cinque, oggi finisco presto!” urlò Kim.
Kim entrò in ufficio, Spencer: il suo capo,  la accolse in poco tempo; era un bravo ragazzo, aveva solo 28 anni ed era bello e prestante, scuro di pelle proprio come Kim; era un ragazzo molto affabile, gentile, di modi semplici e genuini; aveva la cortesia, la dignità e la dolcezza distintive della amata e genuina cultura africana. Si vestiva in modo molto semplice e non sembrava nemmeno il capo.
Kim lo salutò, lui le diede un plico di fogli: “E’ finita la carta della stampante, ah Kim?”
“Si?”
“Se entrano a chiederti informazioni sul concerto di Michael Jackson è alle otto al Madison Square e noi non vendiamo i biglietti!”
“Certo lo so!” disse Kim sospirando e tradendosi.
“Come sarebbe a dire che lo sai? Tu non odi Jackson?”
“Ehm, si ma sai ne hanno parlato così tanto ai giornali, alla tv e alla radio!”
“Anche tutte le altre volte ne hanno parlato ma tu non lo sapevi!” osservò il suo capo ridendo maliziosamente.
“E va bene Spencer mi hai beccato! Prometti che mantieni il segreto?”
“Non dirmi che te ne sei innamorata!” disse lui facendo un’espressione sognante per prenderla in giro.
“No Spencer!” rispose seccata: “Ho solo la sfortuna di avere un’amica che è una sua fan sfegatata!”
“Chi? La tua amica Tatum?”
“Si lei! Esatto! Mi ha chiesto di accompagnarla al suo concerto. All’inizio mi sono arrabbiata, poi mi ha detto che lo chiedeva nel nome della nostra amicizia allora non ho saputo dirle di no. Sai quanto ha fatto per me.”
“Ah ben allora questo spiega tutto. Complimenti Kim! Hai fatto la cosa giusta, ti sei comportata da vera amica e non è certo una cosa da poco!”
“Lei ha fatto molto per me, anche se mi costa devo farlo!”
“Capisco, fai bene! Ma non dirlo con quell’aria depressa, in fondo è un’esperienza che potrebbe gratificarti, Michael Jackson è forse il cantante migliore che c’è…”
“Spencer cominci anche tu ora?” disse Kim delusa e incredula.
“No! Però, voglio solo dirti che io amo la musica in generale e sono stato a un suo concerto. Non voglio farti il lavaggio del cervello. Volevo solo farti vedere la cosa in positivo. In fondo, sai magari, potresti rimanerne sorpresa ora che sei stata diciamo costretta… a dargli una possibilità. Ha una voce molto bella, non te ne pentirai vedrai.”
“Sarà, ma non credo, comunque grazie Spencer!”
“Comunque è possibile che c‘incontriamo. Devo portare mia sorella di sedici anni, i miei non la lasciavano da sola e lei non mi avrebbe parlato per un anno se non l’avessi accompagnata!”
“Davvero?” sorrise Kim divertita e sorpresa.
“Si! Certo! Mi ha anche costretto a mettere la maglietta con la scritta “BAD”!”
“Ahahaha nooo! Non vedo l’ora di vederti, chissà quanto ti dona!” Kim le fece una linguaccia.
“Mai quanto donerà a te!”
“Hai ragione!” smise di ridere Kim rassegnata: “In effetti Tatum mi ha costretto ad indossarne una, dovrò indossarla anch’io!”
Dopo aver riso Spencer aggiunse: “Vedo che ci hanno proprio raggirati come si deve, siamo proprio sistemati!”
“Quanta pazienza con questi amici e parenti!”
“Bene. Almeno ora che mi hai scoperto non devo più pensare a che scusa inventare per raccontarti che oggi chiudiamo a mezzogiorno!”
“Certo. Beh Spencer devo andare a lavoro!”
Kim si sedette dietro la sua scrivania, le tre ore furono frenetiche gente che chiedeva informazioni, voleva sapere i costi e le tariffe dei viaggi, chiedeva depliànt e soprattutto persone che entravano a frotte per chiedere informazioni e biglietti sul concerto del cantante che lei odiava tanto.
“Avete biglietti? Sono disposto a pagarli il doppio, il triplo…”
“Ci sono Pullman o taxi organizzati da voi che portano al concerto di Jackson?”
“Vendete gadget o biglietti speciali con lasciapassare per il backstage?”
Addirittura una ragazza entrò essendo disposta a  pagare per ottenere informazioni private nel caso le avessero.
A mezzogiorno finalmente chiusero.
“Allora a sta sera Kim! Anch’io ho il posto in prima fila!”
“Sembra proprio destino! Che allegria!” disse Kim con l’espressione tipica di chi non sa se essere vivo o morto.
Dopo aver salutato Spencer si diresse in macchina, guidò fino a casa, entrò nel suo appartamento si svestì, si infilò una tuta, mangiò qualcosa, accese la tv e su ogni canale c’era Michael Jackson.
Spense la tv e pensò: “Non vedo l’ora che questa giornata finisca!”
Si rilassò e schiacciò un pisolino.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Kim si svegliò con il telefono che squillava: le cinque meno un quarto. Era Tatum!
“Kim? Allora ti aspetto qui tra un quarto d’ora!”
“Ma sono solo le cinque! Il concerto inizia alle otto!” esclamò Kim scocciata e ancora assonnata.
“Dobbiamo essere lì prima! Per tenere il posto, dai sbrigati. C’è gente che tiene il posto da giorni. Muoviti!”
“Ok ok rompiscatole! Arrivo!”       
Kim indossò un paio di jeans, all star nere e una maglietta nera a maniche tre quarti che lasciava scoperta una spalla grazie ad uno scollo a barchetta inclinato sulla spalla sinistra, sulla scollatura c’era una linea bianca. Indossò sopra una felpa nera: era sempre fine settembre. Uscì di casa e svogliatamente raggiunse l’amica: “Perché lo sto facendo?” Pensò.
Si fermò a casa dell’amica che schizzò in macchina e urlò euforica: “Andiamo al Madison Square a vedere Il Re!”
“Cerca di calmarti!” le disse Kim.
“E soprattutto ricorda che sto facendo un favore a te, io on vengo per lui ok?”
“Ok Kim!” disse Tatum rassegnata e un po’ triste. “Forse ho un po’ esagerato!” pensò Kim : “L’ho mortificata!” si sentì un po’ in colpa: “Ma perché riesce sempre a farmi sentire un verme questa ragazza!”
Tatum cercò di contenersi, ma Kim capiva che dentro stava fremendo, e pur non sapendo come provò a mettersi nei suoi panni. Le disse:
“Scusa Tatum, non volevo ferirti esulta e gioisci pure quanto vuoi! Capisco che per te è molto importante e non voglio che tu ne soffra. Sta sera sfogati pure!”
“Grazie Kim!” l’abracciò Tatum.
Arrivarono davanti ai cancelli. Ragazze e ragazzi accalcati sui cancelli a sbarre, sacchi a pelo di persone che avevano dormito per terra, per più di un giorno, bambini, bambine, persone anziane, bianchi, neri, asiatici, indiani… com’era possibile? Erano tutti lì per un solo uomo.
Tatum si fece strada tra la folla con una determinazione sorprendente per un carattere solitamente acato come il suo; sembrava docile, ingannava la sua pacatezza; in realtà era molto forte! Senza che Kim capisse come si ritrovarono appiccicate ai cancelli.
Ad un tratto una ragazza urlò e tutti cominciarono a urlare: il manager, FranK DiLeo era comparso sul palco, segno che a breve sarebbe cominciato il concerto. Mancavano ancora due ore, venditori ambulanti di panini, birre, snack, bottiglie d’acqua giravano tra la folla approfittando del fatto che nessuno volesse lasciare la sua postazione per comprare cibo alle bancarelle; Kim comprò un Sandwich al tonno e maionese e una lattina di pepsi; Tatum disse:
“Come puoi pensare a mangiare in un momento come questo?”
“Sono le sette, è ora di cena! Qual è il problema?”
“A h già, per te è tutto normale!”
“Prima lo capirai meglio è!”
Dopo quelle due ore che parvero interminabili i cancelli si aprirono, ci furono le corse per le prime file, Tattum trascinò Kim dietro di se e dopo aver trovato il posto davanti scazzottando un po’ si aggrappò alla transenna di sicurezza che la divideva dal palco.
Le luci si spensero, sentì dei passi leggeri sul palco, fumo, luci, fuochi e apparve lui: bellissimo!
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 
Su quel palco illuminato spuntò lui: maglia argentata e lucida tutta piena di borchie, pantalone nero e borchiato pieno di cinture e fibbie, capelli ricci e neri, scompigliati e raccolti in una semicoda. Iniziò a muoversi agilmente ballando. Kim rimase stupita! Era molto più prestante di persona che in tv, sembrava più alto, atletico e meno magro, più muscoloso e tonico, la sua pelle era più scura dal vivo e la sua voce più mascolina. Nonostante tutto decise di non darlo a vedere.
“Another part of me”, si chiamava la canzone che cantava. La sua amica che si stava letteralmente sgolando dalla prima nota era in vera e propria adorazione. I suoi occhi adoranti e lucidi erano rapiti dalle piroette, i moonwalk, le evoluzioni eseguite da Michael, il tutto accompagnato dalla voce del cantante che Kim trovò stranamente piacevole. Non si sarebbe mai lasciata prendere da lui, mai avrebbe cantato come gli altri ragazzi e ragazze che c’erano lì anche se qualche canzone la conosceva.
Il corpo del ballerino sembrava completamente posseduto dalla musica, e le sue canzoni sia aggressive, che quelle dolci erano cariche di positività e facevano venire voglia di ballare.
Alla seconda canzone “Wanna be starting somenthing” Kim, da rigida che era, cominciò a lasciarsi trasportare tenendo il ritmo con mani e piedi ma sempre essendo molto attenta a non darlo a vedere.
 
Alla terza canzone “Earthbreak Hotel” iniziò a schioccare le dita senza più preoccuparsi di chi la vedeva o no.
Arrivò la quarta canzone: “She’s out of my life.” Kim fu subito toccata nel profondo e rapita da quella musica dolce.
“She's out of my life 
She's out of my life 
And I don't know whether to laugh or cry 
A don't know whether to live or die 
And it cuts like a knife 
She's out of my life”
 
Kim aveva gli occhi lucidi, quella canzone era di una dolcezza. Guardò i suoi occhi: scuri, grandi, espressivi così malinconici e tristi erano lucidi; accidenti che occhi neri e penetranti!
“No, Kim no!” si ripeté lottando contro se stessa. “Non devi assolutamente, in alcun modo farti catturare da quel cantante! Anche se ti sembra dolce, ricorda: è tutta scena! Non è così veramente. Sarà uno di quei ragazzi che ne cambia una ogni notte, che farà uso di droga e Alcool. Non farti ingannare Kim. Non devi permetterlo!”
“It's out of my hands 
It's out of my hands”
 
“Posso scendere giù?” chiese Michael ai collaboratori. Scese dal palco e si avvicinò, proseguì verso di loro; Tatum urlò come una forsennata: “Viene qui! Viene qui! Michael ti amo!”
Michael si avvicinò a loro, la guardia del corpo tese la mano a Kim.
“No, no, no! Non devi andare Kim!”
“No io non sono fan, prendete la mia amica Tatum, prendete lei!” disse per convincere più se stessa che l’uomo alto di fronte a lei.
La guardia del corpo alzò le spalle, e prese Tatum al posto suo che iniziò a urlare per l’emozione: “Michael! Arrivo!”
Tatum corse sul palco abbracciandolo, Michael le diede un bacio a stampo sulla bocca. Poi continuò a cantare:
 
“To think for two years she was here 
And I took her for granted I was so cavalier 
Now the way that it stands 
She's out of my hands”
Sembrava così sincero e convinto, sembrava davvero sofferente e innamorato. Kim guardò la sua amica che piangendo lo baciava, lo abbracciava e si lasciava toccare e accarezzare i capelli da lui. Non seppe spiegarselo, ma quasi quasi scoprì invidiosa.
“Stupida! Smettila! Hai fatto la cosa giusta!” le disse la testa.
“Quanto sei scema!” le disse il cuore.
Tatum trascorse per tutta la canzone il suo momento di paradiso, quando le guardie del corpo vennero a chiamarla, si staccò da Michael a fatica, piangendo.
La riaccompagnarono a posto, abbracciò Kim, ancora mezza sconvolta.
“Grazie tesoro, ti sarò debitrice per la vita!”
“E’ stato un piacere per me, a me non interessava!”
“Non importa, grazie mille per me è la cosa più bella che potessi fare!”
Quando Tatum si fu calmata, il concerto proseguì. A Kim sembrò che Michael incrociasse il suo sguardo con molta amarezza, poi pensò:
“Mi sto proprio bevendo il cervello!”
Il concerto finì e Tatum disse: “Andiamo!”
“Non vuoi provare a incontrarlo nel backstage?”
“Hai detto che non volevi!”
“Ho visto come incontrarlo ti rende felice! Andiamo!”
Kim strinse la mano alla sua amica, fecero squadra insieme per arrivare alla meta, arrivarono nel backstage.
Una guardia del corpo uscì e disse: “Ragazze! Posso farne entrare solo due!”
Michael mise la testa fuori dal camerino e le fan uscirono di testa, i bodyguard dovettero tenerle ferme.
“Quelle due laggiù!” esclamò Michael indicando Tatum e Kim.
Kim prese la mano della ragazza vicino a lei la unì a quella di Tatum e disse: “Vai tu al posto mio!”
Tatum e la ragazza entrarono nel camerino accompagnate dalle guardie del corpo. Spencer toccò sulla spalla Kim:
“Grazie Kim, per aver ceduto il posto a mia sorella, te ne sarà eternamente grata!”
“Già!” rispose Kim  non troppo convinta.
 
“Sei proprio stupida a sentirti così! A te non te ne è mai fregato niente di Michael Jackson e mai te ne fregherà!” pensò.
“Allora perché ti senti una stupida ad averle lasciato il posto!” rispose il cuore.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Dopo circa mezz’ora Tatum uscì dal camerino con l’altra ragazzina, Tatum aveva gli occhi lucidi e stellati;  la ragazzina entrata al posto di Kim, la sorella di Spencer era letteralmente su di giri e piangeva, piangeva a dirotto.
“Spencer! Spencer, ho abbracciato Michael! Mi ha baciata sul collo, ho ancora addosso il suo profumo, mi ha dato una sua collana!” disse mostrando la catenina dorata che aveva al collo.
Tatum fece lo stesso: “Kim, mi ha dato un bacio, un bacio sulla bocca, a stampo ; mi ha detto che mi ama, mi ha baciato sul collo, tutta una scia di baci qui, vedi sul lato del collo, mi ha toccato i capelli, accarezzato il viso.”
“Oh, e cosa credi di essere la prima?” chiese Kim, imitando la sua aria sognante.
“No! Ma chi se ne importa, l’importante è che l’abbia fatto con me; è stato mio per dieci minuti ti rendi conto? Ho ancora i brividi, mi ha regalato un suo braccialetto.  Ho ancora addosso l’odore della sua pelle, il suo profumo, il suo sudore.”
“Bene, sono felice ora andiamo!” disse Kim, trascinandola fuori; Tatum la seguiva inebetita come se non fosse più in grado di intendere e di volere.
Kim riaccompagnò l’amica  a casa, per tutto il viaggio Tatum ripeté:
“Michael… Michael… mi ha baciato, è stato mio, il mio re, il mio uomo…”
Quando arrivarono davanti a casa Kim disse:
“Ce la fai a salire da sola? O hai bisogno che ti accompagni?”
“Spiritosa!” le fece la linguaccia Tatum :” Comunque grazie. Non so come sdebitarmi!”
“Pagami una cena da qualche parte!” rise Kim divertita.
“Domani sera!”
“Tat, sto scherzando se tu sei felice la mia ricompensa è questa!”
“No no, ti offro la cena. E’ il minimo che possa fare!”
“Va bene, allora domani, quando avrai ripreso le tue facoltà ne discutiamo ok?”
“Certo che si! Anche se non credo dormirò sta notte!”
“Ciao Tat, a domani, cerca di arrivare su intera!”
Una volta a casa Kim si infilò il pigiama, e si stese sul letto a fissare il soffitto. Si sentiva come se avesse perso una grande occasione poi cercò di convincersi con la sua parte razionale:
“Kim; tu detesti Michael Jackson, non ti è mai piaciuto, quel ragazzo è un disonore per tutti i neri del pianeta, si è sbiancato per non essere nero come se fosse una vergogna o un difetto.  Sarà una di quelle star capricciose e viziate che picchiano i collaboratori, si lamentano e sono dolci e carine solo sotto i riflettori, chissà quante donne e ragazze avrà già usato e sfruttato, chissà quante se ne sarà portate a letto per poi dare loro il ben servito.”
Non riusciva a convincersi pensò al suo sorriso, ai suoi occhi dolci, non c’era modo di cancellarli.
Aprì il suo portatile:  notizie che parlavano di Michael ovunque, tutti che parlavano di questo concerto, di questo evento grandioso che aveva spopolato e avrebbe continuato a farlo. Michael Jackson la perseguitava. La sua attenzione fu catturata da una foto particolare. Il cantante aveva i capelli neri lunghi e ricci, alcuni gli cadevano sugli occhi, indossava una camicia rossa e una cravatta nera e sorrideva: era così dolce, i suoi occhi ridevano, erano profondi, ma malinconici. Come se avesse paura di essere guardata, nonostante non ci fosse nessuno in casa oltre a lei, Kim aprì la foto per osservarla meglio. Ora che ci faceva caso era proprio un bel ragazzo, esotico, affascinante, sensuale. Kim richiuse lo schermo in fretta appena si rese conto dei pensieri che la stavano sfiorando…
“Non va bene, non va bene così!” pensò.
Cancellò la cronologia, e chiuse il portatile, si infilò sotto le coperte e cercò di prendere sonno.
Era maledettamente impossibile! Pensava al viso di Michael, cercò di scacciarlo…si addormentò.
 
Il giorno seguente dopo essersi svegliata Kim decise di passare il suo giorno di ferie con la sua amica. Prese la macchina, passò a comprare dei cornetti e decise di farle una sorpresa portandole la colazione. La sua amica le aprì ancora in pigiama, preparò il cappuccino e durante la colazione decisero cosa fare.
“Potremmo andare a fare un po’ di shopping e pranziamo da Kentuchy Fried Chicken?”
“L’idea del pranzo mi piace, ma non ho molta voglia di fare shopping!”
“Allora cosa vuoi fare?”
“Andiamo al cinema!”
“Cinema? Sta mattina?”
“Beh, danno i film migliori a quest’ora e costa poco!”
Alla fine optarono per lo shopping. La mattinata fu piacevole fra spese al supermercato e shopping per le vetrine; Tatum scelse un vestitino nero molto semplice, mentre Kim comprò una giacca di pelle nera ad un prezzo stracciato. Pranzarono al KFC, verso le cinque Kim riaccompagnò Tatum a casa e disse: “Ci aggiorniamo tra un paio d’ore, se riusciamo a combinare qualcosa per cena? Ok?”
“Si. Se non hai voglia di uscire dimmelo, che adesso vado a prendere l’auto dal meccanico, vengo da te e ordiniamo qualcosa!”
“Ok, è si al 99%,comunque ci aggiorniamo!”
“Ciao Kim.”
Kim guidò verso  casa sua. Non poteva immaginare cose le sarebbe successo…

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Le dieci del mattino, l’aria frizzantina dell’autunno scompigliava i capelli di Michael che si era affacciato alla finestra; il venticello sembrava corteggiare il suo corpo con una danza molto sensuale penetrò nel colletto della sua t-shirt bianca, gonfiando la camicia blu che portava sopra, fissando i suoi mocassini pensò a quanto fosse irrefrenabile la voglia di uscire.
“Ti prego Frank!” implorò con la stessa dolcezza di un ragazzino.
“Michael ti ho detto di no! Non posso!”
“Ma solo per un’oretta, ti giuro che mi copro bene, non mi riconoscerà nessuno!”
“Michael per favore ti ho detto di no; è per il tuo bene vuoi capirlo?”
“Ma com’è possibile che io non possa comportarmi come tutti gli altri. Non sono nemmeno libero di camminare per strada. Adesso mi dovete dire voi cosa fare e cosa no; voi che siete alle mie dipendenze? Io! Michael Jackson devo chiedere a voi cosa devo fare? Io voglio solo andarmi a bere qualcosa in santa pace, da solo, senza bodyguard, sicurezza o chiunque altro che mi controlli!”
“Michael io sono solo il tuo manager, non posso controllare la tua vita, tu sei il re del pop, puoi fare quello che vuoi. Però credo anche che tu sia una persona adulta in grado di prendersi le sue responsabilità e abbastanza intelligente da capire le cose. Stai tenendo un concerto qui a New York, i fans sono in delirio, hai fatto un concerto ieri sera; so che odi quella parola ma la Michaelmania è al massimo, sono tutti elettrizzati. Capisci come sarebbe rischioso uscire da solo? Anche se ti travesti!”
“Hai ragione Frank!” disse lui con aria sommessa e dispiaciuta.
“Su Michael! Finirai anche questo tour e poi ti prometto che ti farò uscire!”
“Va bene Frank!” disse sedendosi sconsolato sul letto.
“Ora stai qui e riposati tra un po’ è ora di mangiare!”
Michael si sdraiò sul letto fissando il soffitto.
Possibile che fosse costretto a quella vita? Tutto quel lusso da solo, senza mai poterlo condividere, costretto a vivere come un prigioniero, senza mai avere la sua privacy o libertà. Le sarebbe piaciuto conoscere qualcuno, trovare una moglie o anche solo un’amica. Ma lui era Michael Jackson, odiato o amato! Non voleva una fan, perché l’avrebbe idolatrato e idealizzato senza conoscerlo veramente e dargli quello che voleva, ma del resto come poteva sapere chi era una sua fan o no? Inoltre, se anche non avesse trovato una fan, forse sarebbe stata una persona che avrebbe finto di amarlo solo per quello che lui poteva offrire: soldi, fama, vita da star… sconsolato in quei pensieri si abbandonò alle lacrime.
Verso mezzogiorno Frank venne a chiamarlo per il pranzo, notò che l’eyeliner agli angoli dei suoi occhi era sbavato segno che aveva pianto ancora. Gli dispiaceva vederlo così e si sentiva un po’ in colpa, sapeva che era dovuto a ciò che gli aveva detto.
“Michael ho fatto sgombrare il ristorante così puoi mangiare tranquillo!”
“Te pareva! Arriva Michael Jackson, scappate comuni mortali!” disse lui sarcasticamente.
“Andiamo Michael! Cerca di avere pazienza!”
“L’ho già persa in verità.”
Arrivarono al ristorante.
“Mr. Jackson! E’ un onore averla a pranzo! Le porto la lista delle specialità vegetariane!”
“Perché?” chiese Michael candendo dalle nuvole.
“Sono un suo fan, so che lei è vegetariano!”
“Il fatto che tu l’abbia sentito in giro, non mi riguarda, io la mangio la carne, faccio solo dei periodi in cui la evito per altri motivi.” Rispose irritato.
“Sono desolato Mr. Jackson, non volevo offenderla, mi dispiace molto, cosa vuole mangiare?”
“Una caesar salad, con tanto pollo accompagnata da vino bianco!” poi guardò il ragazzo che aveva lo sguardo mortificato, si mise nei suoi panni; come si sarebbe sentito dopo quella figura davanti a lui? Ne avrebbe sofferto sicuramente,
“Ehi?”
“Si. Mr. Jackson?”
“Non volevo risponderti in modo così sgarbato. Scusa, sono nervoso e me la sono presa con te, tu volevi solo farmi piacere; sei stato molto premuroso, Posso sdebitarmi?”
“No; no mr. Jackson!” sorrise lui imbarazzato: “Se lo desidera, a me basterebbe una foto!”
Fecero insieme una foto Michael l’autografò. Dopo aver pranzato Michael lasciò la mancia al cameriere.
Erano le due ed era ancora in camera. Doveva uscire! Ne aveva bisogno. Si guardò in giro: niente Frank, niente bodyguard fuori dalla sua stanza. Infilò il suo impermeabile, occhiali scuri, borsalino nero, mascherina nera, le gambe gli tremavano. Uscì: nessuno!
Prese le scale, ad ogni passo accelerava la camminata. In men che non si dica era fuori dall’albergo, finalmente libero passeggiò per New York.
Si sentiva così bene, l’aria era frizzante, le foglie colorate, il cielo grigio e le strade piene di gente variopinta, vetrine, negozi, forse perché era solo, forse perché era tranquillo, l’atmosfera era bellissima.
Passeggiò per due ore tra strade, vetrine, osservando la gente e divertendosi ad ascoltare le conversazioni delle persone.
Non si accorse che erano le cinque, Era davanti a un negozio, una donna sulla trentina aveva un bambino nel passeggino e due per mano.
Michael li guardava divertito, quanta innocenza, semplicità e purezza in quelle due creaturine. Giocavano con una pallina appena vinta in un distributore, erano due fratellini, il maschietto di cinque o sei anni e la femminuccia di tre o quattro in braccio c’era l’ultimo nato.
Ad un certo punto al bambino cadde la pallina di mano che se ne andò rimbalzando in mezzo al traffico. Fu questione di un attimo: il bambino si buttò per prenderla e la mamma urlò:
“Fermati Brian!”
Il gesto fu istintivo, Michael rincorse il bambino, una macchina lo stava per investire, lo spinse lontano, sul marciapiede, ma la macchina lo colpì.
 
 
 
Kim guidava tranquilla verso casa sua era di fretta, la strada era sgombera. Stava passando davanti a Starbucks, in quel momento un bambino sbucò fuori all’improvviso Kim frenò il prima possibile urlando, in quella frazione di secondo vide un uomo spingere il bambino sul marciapiede per essere quasi investito dalla sua macchina. Lo urtò soltanto ma l’uomo cadde a terra.
Kim scese subito dalla macchina:
“Signore! Signore? Si sente bene signore?”
L’uomo non rispose.
La giovane mamma che aveva assistito alla scena, preoccupata accorse.
“Signorina, questo uomo ha salvato il mio bambino; come sta?”
“Non risponde, non lo so!”
Michael era a terra, ma gemette.
“E’ vivo!” urlò Kim: “ è vivo!”
Con la forza della disperazione lo sollevò e lo mise in macchina.
“Lo porto subito al pronto soccorso signora, stia tranquilla, lei pensi al suo bambino che sarà spaventato!”
“Mi dia il suo numero così potrà dirmi se sta bene dato che se ne prende cura lei, e poi potrò anche contattarlo per ringraziarlo, ha salvato la vita a mio figlio!”
Kim diede alla donna un biglietto da visita con il suo numero e sgommò via.
Al semaforo rosso Kim, si fermò. Notò che lo sconosciuto aveva la faccia coperta: strano!
Gli spostò la maschera, gli tolse gli occhiali e cacciò un urlo.
“No! Non è possibile! Michael Jackson! Ma perché? Perché? E ora che faccio. Non posso portarlo al pronto soccorso, se mi beccano possono pensare che io l’abbia rapito! Potrei finire con lui sui giornali! O mio Dio! Ma perché?”
Kim cercò di calmarsi: la meta più vicina era la casa, al pronto soccorso non poteva portarlo, sarebbe finita sui giornali, avrebbe procurato noie anche a lui. Certo lui avrebbe potuta accusarla falsamente, non ricordarsi cosa le era successo e in fondo Kim, non lo conosceva. Ormai, era incastrata, rischiava qualsiasi cosa avrebbe fatto.
Fece la cosa che sembrava meno stupida. Lo portò a casa sua parcheggiò, aspettò di non essere vista, lo prese in qualche modo in braccio nonostante pesasse molto, chiamò l’ascensore. Non c’era nessuno in giro, uscì trascinandolo, aprì la porta di casa sua, chiuse a chiave, lo portò sul divano e lo sdraiò sopra. Si tolse la giacca, poi lo guardò. Gli tolse molto delicatamente il cappello, poi la mascherina, poi gli occhiali da sole. Sempre facendo attenzione a non svegliarlo gli tolse l’impermeabile, gli levò i mocassini.
Aveva un’aria molto innocente; lo guardò, aveva polso, respirava. Aveva solo un livido sulla fronte e un rivolo di sangue che gli scendeva dalla narice sinistra.
Kim si alzò, prese un panno lo inumidì e dopo avergli inumidito la fronte, gli asciugò il sangue che gli colava dal naso. Si accorse che tremava, prese una coperta e gliela mise addosso, fece il giro completo della casa e chiuse tutte le finestre, Gli prese una mano che ricadeva a peso morto sul lato del divano, com’era lunga, affusolata, ben curata, unghie corte e ben tenute. Era fredda, gliela sfregò per scaldargliela. Aveva un aspetto molto dolce, innocente, sembrava quasi un bambino.
Tremava ancora, Kim aveva paura che avesse la febbre! Si alzò gli mise addosso un’altra coperta, poi fu istintivo, gli posò sulla fronte le sue labbra: era caldo effettivamente!
Dopo pochi istanti Michael gemette, poi aggrottando le ciglia disse nel sonno:
“Mamma! Dove sei mamma?”
Kim provò un’infinita tenerezza.
“Stupida ti sta abbindolando!” gli disse la testa.
“Vai al diavolo brutta strega!” le disse il cuore.
Si avvicinò a lui senza pensare alle conseguenze e gli scaldò le mani prendendole tra le sue, scaldandole col suo respiro. Poi non resistendo a quella pelle morbida gli diede un bacio.
Michael schiuse gli occhi…










Image and video hosting by TinyPic Angolo autrice: Salve ragazzi! Come vedete la nostra Kim sta iniziando a perdere colpi e sta già cedendo al nostro Michael. Scriverò presto il seguito, grazie di continuare a seguirmi. Sono sempre gradite le vostre recensioni. A presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Mamma aiuto, aiutami ti prego!” disse Michael singhiozzando, cominciò a dimenarsi.
“Ti prego Joseph! Basta! Ti prego papà, non volevo! Abbi pietà di me! Dio se ci sei ascoltami. Mamma per favore aiutami!” Michael piangeva a dirotto; Kim capì che Michael stava avendo un incubo probabilmente dovuto alla febbre, allo stress e a tutto quanto. Lei sapeva come fare, aveva fatto un corso di pronto soccorso e per due anni aveva servito come volontaria nella croce rossa americana. 
Continuò a tamponare sulla fronte di Michael con il panno umido, poi gliela accarezzò. Michael si tirò su, aprì gli occhi piangendo: li aveva sbarrati, segno che stava ancora dormendo.
“Dove sei mamma?” chiese ancora Michael.
Kim fece quello che doveva fare da pronto soccorso: assecondare il paziente!
Abbracciò Michael che ricambiò e disse:
“Non ti preoccupare piccolo Michael, sono la mamma, ci sono io con te!”
Michael si lasciò abbracciare, smise di piangere per poi ricadere completamente addormentato.
Kim gli rimboccò le coperte, continuò a inumidirgli la fronte.
 
P.O.V  KIM:
Dopo dieci minuti Michael si svegliò, io smisi di tamponargli la fronte e lo guardai: era così tenero, sembrava un bambino!
“Dove sono?” chiese con un filo di voce stiracchiandosi.
“Sei al sicuro carissimo!” risposi io in modo dolce. Se Tatum mi avesse visto in quel momento non so se l’avrebbe scioccata di più vedere Michael o vedere me trattarlo in quel modo.
“Ma tu chi sei?” chiese lui toccandosi la testa.
“Mi chiamo Kim, ma come se finito qui è una lunga storia, la chiariremo più tardi. Tu come ti chiami?” chiese facendo la parte della gnorri.
“Come?” a Michael brillarono gli occhi: “Tu? Non sai chi sono?”
“No, anche se devo ammettere che hai un’aria famigliare!”
“Io…” disse Michael con il tono di chi sta raccontandone una grossa, poi la sua espressione e il suo tono cambiò divenne triste:” E’ inutile che io ti racconti storie; io sono Michael Jackson sono un cantante famoso.”
“Ah ecco!” disse Kim, poi rise: “Perdonami ma io non ti avevo nemmeno riconosciuto, non so nulla sul tuo conto, so solo che canti perché me l’hai detto, non ti avrei nemmeno riconosciuto. Comunque a me non interessa che tu sei Michael Jackson io ti tratto come tutti gli altri, quindi non pensare che avrò dei riguardi chiaro? Farai la stessa fine di chiunque finisce in casa mia!” disse Kim ridendo.
Michael rise divertito e poi disse: “E’ la cosa più bella che mi abbiano detto sai? Nessuno! Nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella. Trovo e incontro persone che o credono che io sia una specie di Dio o credono che sia un mostro un alieno. Mai nessuno che mi reputi normale. Quindi, grazie Kim.  Mi ha fatto molto piacere ciò che mi hai detto.”
Per nascondere l’imbarazzo e l’insicurezza che usciva ogni qual volta mi trovavo davanti a un ragazzo per cui avevo un debole cambiai discorso:
“Comunque come ti senti ora?”
“Sono un po’ debole, ma sto bene. Chiamerò subito il mio autista e mi farò venire a prender anche perché sta sera ho le prove del concerto!”
“Prove del concerto?” urlai: “Assolutamente! Non se ne parla? Ma che sei fuori di testa? Non sappiamo nemmeno se hai qualcosa di rotto o slogato e tu vuoi ballare.  Rimanda tutto signorino. Tu per una settimana al massimo devi stare a riposo.”
“Chi sei tu per dirlo?” disse cercando di fingere irritazione, ma visibilmente divertito dalla mia preoccupazione verso di lui.
“Si dà il caso che ho fatto un corso di pronto soccorso e infermiera, ho attestato rilasciato dalla croce rossa americana; non ti ho portato al pronto soccorso perché era troppo lontano.” Dissi omettendo i dettagli dei giornali, la fama e tutto quanto, continuai: “Ma nulla toglie che devo accertarmi che stai bene e come infermiera autorizzata devo dirti di stare a riposo. Disdici le prove e rimanda il concerto.”
“E va bene!” disse lui divertito: “Non scaldarti! Ti prometto che annullerò tutto, ora però fammi chiamare il mio autista.”
Mi avvicinai a lui; ero fuori di testa ed era assurdo, ma come mai non volevo che se ne andasse?
“Non chiamarlo ti prego!” dissi io, senza riuscire a nascondere la mia tristezza per il fatto che se ne andasse.
“Perché scusa?” chiese lui con un sorriso malizioso.
“Perché… perché…” dissi io cercando di rimediare: “Perché hai preso una botta molto forte e non devi sbatterti troppo, in più rischieresti un assalto andando in giro per New York in questo periodo. Rimani qui! Mi prenderò io cura di te e quando sarai guarito potrai andare!”
“Stupida che stai facendo?” pensò la testa.
“Bene Kim, finalmente ti stai svegliando!” disse il cuore.

 
P.O.V MICHAEL
La guardai dubbioso. Chi era quella bella ragazza davanti a me? Non mi si sarebbe più presentata un’occasione così, vivere due giorni da persona normale o quasi, in casa di una ragazza che sembrava quasi non conoscermi e che non mi avrebbe trattato né come un dio, né come un extraterrestre. Dall’altra però restava il problema: come avrei fatto a svignarmela? Come avrei spiegato ai miei manager che ero a casa di qualcuno? Come sarei rimasto lì due giorni senza insospettire nessuno? Come fare?
Mi guardava coi suoi occhi scuri, avevano un’espressione adorabile. Cercava di nasconderlo, ma io vedevo che la sua espressione era quasi supplicante, voleva che restassi.
“Va bene resterò!”
“Bene!” disse lei fingendo indifferenza, come se fosse solo preoccupata per me dal punto di vista medico.
“Come lo spiego ai miei manager? Ai miei bodyguard?”
“Ma devi rendere conto di tutto ciò che fai?”
“E’ già tanto se a quest’ora non hanno chiamato polizia, servizi segreti ed FBI per cercarmi.”
“Dì che sei con tua sorella o con tuo fratello e non ti scocceranno no!”
“Hai avuto un’ottima idea, risposi io!” sorprendendomi della sua audacia e della sua intelligenza.
“Hai ragione!” esclamai. Chiamai Frank il cuore mi batteva! Non ero abituato a raccontare bugie. Era assurdo che io dovessi inventarmi scuse per stare dove e con chi volevo.
“Pronto Michael!”
“Ciao Frank!”
“Dove ti sei cacciato? Ci hai fatto spaventare!”
“Scusa Frank, vedi ho ricevuto una chiamata da Janet che è qui in città, e ho deciso di fermarmi da lei un paio di giorni almeno, anche perché i sono preso la febbre e mi sa che devo posticipare il concerto, annulla prove e appuntamenti per due giorni e poi vediamo. Forse riusciamo a tenere fissa la data!”
“Ma che ci fa Janet qui a New York?”
“Si è presa una vacanza, e ha approfittato per farmi una sorpresa. State tranquilli per me, non ho bisogno di voi mentre sono qua, godetevi l’albergo ve lo offro io, solo non mandatemi sul lastrico eh? Vi lascio due giorni di ferie.”
“Va bene Michael, spero che ti rimetta presto, mi dispiace tu non sia in forma, ma passerà chiama ogni volta che hai bisogno, io cercherò di non stressarti più di tanto ti chiamerò solo in caso di emergenza.”
“Va bene Frank ci vediamo mercoledì!”
“Ciao Michael buon riposo!”
“Anche a te!”
Riattaccai! Fiuuuu! L’avevo scampata. Io e la ragazza-angelo ridemmo insieme.
“Allora starò due giorni da te?”
“A questo punto credo di si!” disse lei sorridendo. Aveva un sorriso meraviglioso.
“Proviamo la febbre!” prese il termometro e mi aiutò a sistemarlo sotto l’ascella come si fa coi bambini.
“Hai fame? Sete?”
“Entrambe!”
“Vuoi un succo, una bibita o una tisana?”
“Quello che prendi tu!” risposi io per non essere maleducato, anche se avevo freddo e volevo qualcosa di caldo.
“Va bene un thè? Così ci scaldiamo e ci conosciamo meglio!”
“Fantastico!” dissi io tirandomi su e mettendo le braccia intorno alle ginocchia.
 

 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Kim si alzò e dirigendosi verso il microonde prese tutto l’occorrente per preparare il thè poi disse:
“Ti piacciono i dolci Michael?”
“Sono golosissimo!”
Kim prese dalla credenza dei coockies ripieni di crema alla nocciola e delle meringhe tutte colorate ricoperte per metà di cioccolato fondente.
“Allora! Che ci facevi tu da solo tutto infagottato in mezzo al traffico?”
“Sono stufo dei limiti che mi vengono imposti. E’ assurdo, sono pieno di soldi, sono famoso, giovane, in salute e potrei permettermi quasi tutto, ma che senso ha se non posso avere nemmeno quel minimo di libertà che hanno tutti? Non posso stare tranquillo un attimo, non posso uscire da solo, ho dei manager e delle guardie del corpo che mi stanno addosso perché hanno paura che qualcuno mi faccia chissà che cosa. Sono prigioniero in una gabbia dorata. Ero lì in quell’albergo: un lusso che non ti dico! Spa, centro benessere, palestra, ristorante di prima classe, non ho potuto godermi niente perché? Perché quando arriva Michael Jackson devono fare sgombrare tutti i comuni mortali, io non posso socializzar con nessuno, non posso conoscere nessuno; non sono nemmeno libero di camminare per strada. In questi giorni questa situazione mi pesava particolarmente, allora ho deciso di “evadere” facendo una passeggiata in incognito. Ci sono costretto, non posso andare in giro a volto scoperto…questo è demotivante. Comunque ha i suoi lati positivi, ho incontrato te! Ho conosciuto una nuova persona!”
Kim introdusse le bustine nell’acqua calda.
“Non mi hai ancora detto cosa ci facevi in mezzo alla strada!”
“Oh si, scusami ho divagato! Niente stavo guardando le vetrine, c’erano lì due bambini che giocavano e li stavo guardando, avevano una di quelle palline che si prendono nei distributori. Ad un certo punto il bambino ha perso la pallina in mezzo al traffico, è corso in mezzo alla strada per prenderla, io ho visto arrivare la tua macchina, andavi un po’ veloce, così mi è venuto istintivo proteggerlo, ho cercato di spingerlo più in là per salvarlo e infatti…”
“Hai rischiato di rimanerci tu!”
“Già, ma almeno sarei morto per una buona causa.”
“Non dire sciocchezze e poi perché l’hai fatto?”
“E’ un gesto così difficile da capire? Tu non avresti fatto lo stesso?”
“Certo. Ma cosa ti ha spinto a farlo?”
“E’ stato istintivo, comunque l’amore che ho per i bambini, per me i bambini del mondo sono tutti come miei figli, tutti! Nessuna eccezione, vorrei avere la possibilità di rendere tutti felici, ma non è possibile purtroppo. Allora faccio quello che posso, usando la mia musica e la mia danza per trasmettere gioia e speranza e contribuendo anche materialmente. Per esempio i soldi del concerto dell’altra sera li darò tutti all’ospedale “Peter Pan” di Roma. Così aiuterò molti bambini.”
Era così dolce, era sincero...
“Capito, interessante! Almeno ora so perché ti ho investito e anche che sei una brava persona. Quanto zucchero vuoi nel thè?”
“quattro cucchiaini!”
“Accipicchia! Non scherzi con gli zuccheri!”
“Adoro lo zucchero!”
Dopo avergli dato la tazza di thè, dispose i dolcetti su un vassoio: durarono dieci minuti.
Michael li mangiava a raffica e diceva: “Che buoni! Potrei vivere di questa roba!”
Accidenti! Come mangiava e com’era magro! Come faceva? Pensò Kim.
Come se le avesse letto nel pensiero Michael disse: “Mangio davvero parecchio, ma mi muovo molto, ho un metabolismo veloce, un fisico che tende all’asciutto e ho un età in cui brucio qualsiasi cosa. Insomma, trent’anni! Sono ancora un ragazzino!”
Com’era dolce, e che golosone! Come i bambini!
I dolcetti finirono completamente e Kim disse buttando via le carte.
“La febbre non è altissima, ma 38 non è certo poco. Devi curarti!”
“Certo. Però come vedi non perdo l’appetito!”
“E’ un buon segno se hai fame, ma dovresti riposarti. Ti preparo il letto, e vai di là.”
“Non disturbarti! Ho tutti i vestiti sporchi, non voglio sporcarti il letto!”
“No. Devi metterti a letto. Hai la forza di farti una doccia?”
“Si! Una cosa veloce!”
“Facciamo così! Vatti a fare una doccia, io ti preparo il letto. Ora ti do gli asciugamani e ti mostro il bagno. Intanto vedo se riesco a trovarti dei vestiti. Che taglia hai?”
“Dipende, solitamente una 48 e taglia M per camicie e magliette!”
“Bene! Vedrò che posso fare ok?”
Michael entrò nel bagno di Kim e si fece la doccia: che bello! Un comune bagno, niente lussuoso bagno d’albergo, niente Spa, niente ragazze che si scazzottavano per fargli il massaggio.
Uscì dalla doccia, si avvolse nell’accappatoio che le aveva dato Kim  e si accorse che Kim stava bussando, lui aprì:
“Michael tieni questo! E’ una tuta, ma va bene anche come pigiama. E’ un pantalone nero con una felpa nera sopra, dopo quando esco metto a lavare i tuoi vestiti così almeno domani sono pronti.”
“Ho anche questi!”
“Un paio di calzini bianchi? Dove li hai presi?”
“E’ un segreto!” rispose Kim facendogli una linguaccia.
Michael si asciugò e dopo essersi asciugato anche i capelli, ed essersi levato completamente il trucco uscì.
Kim rimase sorpresa, più ci faceva caso più si accorgeva che era veramente un bel ragazzo; struccato era molto più bello, mascolino e naturale, si vedeva meglio l’attaccatura della barba e a lei piaceva da matti. I suoi ricciolini era più belli ora che non erano più raccolti con la coda, erano ribelli e un po’ arruffati.
Michael si accorse che Kim lo fissava:
“Mi dispiace di doverti sottoporre a questo, non mi piaccio nemmeno io senza trucco e senza i capelli un po’ sistemati; ti chiedo scusa, spero di non averti spaventato con il mio aspetto naturale.”
“Ma va, per niente!” rispose Kim ancora affascinata: “Anzi, così stai molto meglio, non dovresti truccarti mai! Lo sai… hai dei bei lineamenti!”
“Grazie!” rispose Michael imbarazzato.
“Ora mi vado a fare anche io una doccia, tu sdraiati. La tua stanza è di qua!”
“Grazie mille, ora mi sdraio!”
Kim scappò letteralmente nella doccia per dileguarsi. Poi si guardò allo specchio e parlò con se stessa:
“Che mi sta succedendo? No, Michael Jackson! Non può essere; non può piacermi!” poi si guardò sconfitta: “E invece si!”
Si fece la doccia di fretta: “Ma perché? Perché l ‘ho fatto!”
Nella doccia e per il bagno c’era ancora il suo dolce profumo. Kim era sognante: “Kim ci sei cascata! Sei cotta, come una pera!”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 
Michael entrò nella stanza; era semplice, ma pulita e accogliente. Dipinta di rosso, molto singolare, ma comunque come l’avrebbe voluta lui: era i suo colore preferito. Si sdraiò sul letto, non aveva sonno! Voleva godere appieno quel momento così stupendo di libertà; niente bodyguard fuori dalla sua stanza, nessuno a cui dover rendere conto. Michael era così felice che si mise a saltare sul letto.
Kim spense il suo asciugacapelli, infilò la sua camicia da notte di raso, scollata e corta, lunghezza coscia blu notte; la vestaglia della stessa lunghezza e stesso colore sopra e si spruzzò due gocce del suo profumo: perché avrebbe dovuto farlo? Pur avendo un sacco di cose carine, lei dormiva sempre in tuta; perché quella sera voleva essere più elegante? Beh è vero, c’era un ospite in casa sua e anche molto importante ma comunque, oh cielo! Come si era ridotta? A lei queste cose non erano mai importate. Come mai ora si comportava così? Del resto, è vero che quando c’è un ospite normalmente non puoi presentarti in pigiama, ma lei non era come gli altri! L’aveva sempre fatto! A parte che come ospiti aveva sempre avuto persone che reputava come fratelli e amici stretti! Decise di darsi il beneficio del dubbio cullandosi che la strana scelta del vestiario fosse legata al  fatto che lei non era abituata ad avere gente in giro per casa che non conosceva. Però era anche vero che non aveva senso girare in lingerie e vestaglia, magari avrebbe dovuto mettere un vestito o un paio di jeans con la camicia. Ma d’altra parte Michael era in pigiama e non sarebbe stato carino vestirsi elegante quando lui che era suo ospite invece, era in pigiama no? L’avrebbe messo a disagio! Lui era in pigiama, era giusto che lei le facesse compagnia.
Uscì dal bagno e si diresse verso la camera che aveva mostrato a Michael, lui che non si era accorto del suo arrivo felice, saltava sul letto ridendo. Lei provò una gran tenerezza, felicità e quasi estasi a vederlo così rilassato e a suo agio; si schiarì la voce per richiamare la sua attenzione, lui smise subito di saltare imbarazzato e si scusò arrossendo:
“Scusa, mi sono lasciato prendere la mano!”
“Non importa, era bello vederti! E mi fa piacere vedere che stai meglio.”
“Grazie Kim.”
“Cosa vuoi di cena?”
“E’ uguale, io mangio di tutto!”
“Tutto?”
“Tutto, solo il riso non vado matto, ma mangio anche quello!”
“Peccato! Stavo giusto pensando di fare riso in bianco!” rise lei divertita.
“Mangio tutto quello che preparerai.” disse lui, non volendole dare la soddisfazione di stare al gioco.
“No dai sul serio! Qual è il tuo piatto preferito?”
“Kim, non disturbarti davvero! Stai già facendo molto, mangio quello che voglio ogni giorno. Adattarmi per me sarà una delle tante cose elettrizzanti da fare!”
“Che ne diresti di pollo fritto con le patatine?”
A Michael brillarono gli occhi: il suo piatto preferito! Rise divertito.
“E’ il mio piatto preferito quello!”
“Ma va? Anche il mio.”
“Bene, il tuo colore preferito è il rosso?”
“Già!” disse Kim sorpresa.
“Non sapevo avessimo così tante cose in comune!”
“Nemmeno io, ma sarebbe bello parlarne davanti a un piatto pieno!”
Risero entrambe.
“Vuoi aiutarmi a cucinare?” chiese Kim.
“Si! Volentieri!”
Kim si diresse in cucina fece sciogliere il burro, Michael la aiutò ad aprire la confezione dei bocconcini di pollo, in un recipiente misero il pangrattato.
Dopo aver passato nel latte il pollo lo immersero nel pangrattato per poi friggerlo nel burro. Poi buttarono le patatine nell’olio bollente, a Michael girava un po’ la testa, ma si stava divertendo troppo per pensarci.
Mentre Michael insistette per curare le patatine, Kim apparecchio con stoviglie e posate di plastica.
Nel giro di venti minuti si sedettero a tavola. Michael si riempì il piatto due volte incoraggiato da Kim, il suo piatto era pieno di pollo fritto, patatine e salse varie; mangiò tutto, i sottaceti, il formaggio, le verdure sott’olio, l’insalata, gli spinaci. Quando furono sazi Kim disse:
“Sono felice di vedere che non fai complimenti!”
“Kim mi dispiace che per tenermi a mangiare due giorni dovrai fare il mutuo.”
“Stai tranquillo, sono abituata a spendere tanto per il cibo, a me piace mangiare!”
“Strano, hai un fisico così tonico e asciutto.”
“Grazie al movimento e al mio metabolismo.”
Sparecchiarono poi Kim. Portò in tavola la sua torta al cioccolato con farina di mandorle: era la sua specialità. Alla sua vista Michael fece gli occhioni da cucciolo che fanno tutti i bambini davanti a una torta.
La mangiarono accompagnata con gelato alla crema. Poi, Kim preparò il caffè.
Lo bevvero entrambi seduti sul divano.
“Grazie Kim. Sei molto ospitale, non era necessario davvero!” disse Michael.
Lei si perse nei suoi occhi scuri, guardò la ricrescita della sua barba, i suoi ricci neri in cui avrebbe affondato le mani senza pensarci.
“E’ un piacere per me! Mi fai compagnia, io sono sempre sola!”
Quella ragazza era così misteriosa, perché viveva tutta sola?
“Piacere mio Kim!”
“Posso chiederti una cosa?”
“Certo.”
“Prima, mentre dormivi sei scoppiato a piangere chiamavi tua madre e le chiedevi di proteggerti, hai persino invocato la protezione di Dio e hai supplicato Joseph di avere pietà di te. Posso sapere perché?”
Era un argomento di cui lui odiava parlare, ma in fondo lei era stata gentile con lui, in fondo voleva solo conoscere qualcosa in più sul suo ospite. Lei le aveva dato fiducia, per quel che poteva saperne lui poteva essere un maniaco, un fuori di testa, uno stupratore. Lui le doveva quello.
“Davvero ho fatto questo?” chiese lui imbarazzato e con gli occhi lucidi.
“Si, ma non devi dirmelo per forza se ti fa soffrire!”
“No! E’ giusto che tu lo sappia, anche se soffrirò. Vedi la mia non è stata una bella infanzia, ani, non è stata infanzia e basta. Il mio talento mi è costato caro. Lavoravo fino a tardi, non potevo mai giocare con altri bambini e non ho avuto una vita normale. Quando ero molto piccolo non capivo, sapevo che quando Joseph si arrabbiava coi miei fratelli, lì trascinava con sé in una camera buia e io vedevo che loro ne uscivano spaventati e piangendo anche quelli più grandi, anche Jermaine quello col carattere più duro. Lì per lì non capivo, poi una sera mi è capitato di vedere la schiena di mio fratello Marlon piena di lividi, e ferite e che Jackie e Jermaine di aiutavano a spalmarci sopra un olio. Dopo poco tempo capì di che si trattava. Mio padre era molto severo e violento. Da piccolo ho preso molte sculacciate, ma da quando avevo cinque anni in poi inizia anche io a prendere le cinghiate sulla schiena. Mi faceva spogliare, a volte toglievo solo la maglietta, a volte completamente nudo e questo era molto degradante per me che ero timido, a differenza dei miei fratelli io non stavo fermo di mia spontanea volontà quindi spesso mi legava le mani. Io sono quello che ha avuto la peggio perché oltre a prenderle come castigo, le prendevo ogni qual volte sbagliavo la coreografia o sbagliavo un passo. Ma le frustate erano le cose meno gravi. Mio padre, che non voleva lo chiamassimo papà, ma si è sempre fatto chiamare Joseph, mi ha rotto un braccio quando avevo solo tre anni. Sono stato frustato con cavi elettrici, prima mi spalmava l’olio sul corpo e poi mi frustava coi cavi elettrici e poi un sacco di altre cose orribili…” lacrime copiose ma silenziose iniziarono a scendergli dagli occhi.
“Non so perché facesse questo, non l’ho mai capito anche se diceva che me lo meritavo, che non valevo niente e che come figlio non avrebbe mai voluto me. Ma in fondo, qualcosa di vero in ciò che diceva doveva pur esserci no? Altrimenti, perché l’avrebbe detto.” Si asciugò le lacrime con le mani.
Kim aveva gli occhi lucidi. Gli accarezzò il viso bagnato di lacrime: “Michael io, io non lo sapevo, non sapevo questo.”
“Ora lo sai.”
“Mi dispiace, non volevo farti soffrire. Facendoti rivivere tutto quanto!”
“Che importa? Ormai è passato.”
“Sembra che tu ci soffra ancora.”
“Infatti. Quello che mi uccide è che so che in quelle parole c’è del vero.”
“No. Non è vero. Tu sei speciale, sei molto bello, hai una voce stupenda a a quello che sembra sei un bravo ragazzo, non aveva motivo di dirti questo.”
“Allora perché lo diceva?”
“Alcune cose non hanno una spiegazione, ma di sicuro le sue parole non erano fondate.”
“E’ stato orribile Kim.” Disse Michael.
“Posso capirti pienamente!”
“E’ successo anche a te?”
“Più o meno!”
“Dimmi qualcosa di te Kim. Ti prego! Voglio sapere meglio chi sei?”
“Io? Beh, io sono ciò che vedi ora. In realtà, avrei dovuto essere una sposa bambina!”

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 
“Il mio nome non è Kim, in realtà io mi chiamo Jainila!”
“Cosa?” chiese Michael con un filo di voce e con gli occhi lucidi.
“Sono nata sulla riva del fiume Yobe, un piccolo fiume della Nigeria, ero la dodicesima figlia femmina di una famiglia troppo povera per avere tutti quei figli. Non mangiavo altro che riso bianco, fagioli bolliti o qualche verdura lessa, ammesso che si fosse da mangiare.
Non potevamo più andare avanti così, il padrone del campo di cotone dove lavorava mio padre non aveva intenzione di alzarle la paga. Per venire a un compromesso chiese a mio padre se poteva avere in moglie una delle sue figlie, mia sorella Nala, la più grande era già promessa, Sarabi anche, la terza ero io. Quindi a otto anni ero stata promessa a un uomo che ne aveva più di quaranta. Quando lo seppi mi sentì morire, supplicai mio padre, mia madre, i fratelli più grandi ottenni schiaffi e rimproveri da tutti, mi sentì dire che ero egoista e non mi stava a cuore la mia famiglia perché altrimenti non avrei reagito così. Supplicai l’uomo che doveva sposarmi, ma cercò di violentarmi per dire che non ero vergine e non pagare la mia famiglia. Non tornai a casa, scappai, lontano, lontana, per chilometri, su strade non asfaltate a piedi nudi. Quando stavo per morire di sete e fame una jeep mi raccolse, mi diedero cibo e acqua e mi portarono alla città più vicina. C’era un porto là e quando la nave salpò mi imbarcai come clandestina scoprendo che quella nave salpava per l’America settentrionale. Mi trovarono, mi tennero a bordo come cameriera, quando sbarcai in America non avevo nulla salvo i vestiti che avevo addosso, ma ero felice perché ero libera, in più ero abituata alla povertà. Qualche giorno dormì allo stadio di football e mangiai alla mensa comunale. Poi incontrai Tatum, mi accolsero come una loro figlia, mi mantennero, mi nutrirono, mi mandarono a scuola, mi curarono e crebbi con lei. Appena possibile però andai a vivere da sola, non volevo approfittare della gentilezza di quelle persone. Ora loro sono la mia famiglia e li vedo ogni giorno, ma ciò che ho passato non lo dimenticherò mai, mai! Guarda!”
Tatum si tirò su la manica, la sua spalla aveva una cicatrice lunga e profonda.
“Questa me la lasciò il padrone, quando cerca di scappare mi cercò di pugnalare, mi prese solo di striscio. Ma sono fiera di averla; mi ricorda la forza che ho avuto e quando penso di non essere capace di continuare, di non farcela più la guardo e ritrovo la forza!”
“Non pensavo avessi una storia così dura Kim!” disse Michael ormai in lacrime.
“Invece si!” esclamò lei: “Ma è passato, dobbiamo andare avanti!”
“Hai ragione!” esclamò Michael affascinato dalla sua forza.
“Comunque sappi che posso capirti! Ho sofferto anche io!”
“Certo!” disse Michael.
Si guardarono intensamente, intrecciarono le loro mani sinistre, i loro visi si avvicinarono e poi Kim diede un bacio sulla fronte a Michael.
Lui sorrise sollevato, entrambi pensarono:
“Ci è mancato poco!”
“Che ne dici se ce ne andiamo a letto?”
“Direi di si!” annuì Michael.
“Sono le undici, tra un’ora inizieranno ufficialmente i due giorni tre notti con me!”
“Certo, che bello!” disse lui.
Michael si diresse verso la sua camera Kim verso la sua; lui si avvicinò a lei, gli diede un bacio sulla guancia e l’abbracciò: “Grazie Kim, grazie di avermi capito!” disse accarezzandole i capelli.
“Buona notte!” poi sparì con sguardo dolce nel corridoio buio.
“Ma quanto sei maledettamente dolce?” pensò Kim. “Michael Jackson mi hai fregato.”
Pensò ridendo.
Le tre di mattina. Kim fu svegliata da Michael che si dimenava nel suo letto:
“Papà ti prego basta! Lasciami papà , mi fai male! Ti prometto… che… che m’impegnerò e non sbaglierò più nulla. I miei passi di danza saranno perfetti, te lo prometto… papà, papà… ti prego basta!” urlò Michael dimenandosi nel letto.
Kim lo raggiunse, gli accarezzò i capelli ricci, la fronte e lo svegliò dolcemente:
“Michael! Michael!”
“Kim!” esclamò lui, asciugandosi le lacrime.
“Ancora incubi!”
“Già! Credo che per questa notte ho finito di dormire” disse ricominciando a piangere.
“Ma non puoi dormire così poco, due ore di sonno non sono nulla e tu hai ancora la febbre, devi cercare di riaddormentarti. Cosa fai solitamente per stare meglio quando fai questi sogni?”
“Nulla, ho provato di tutti ma nulla funziona!”
“Nulla funziona? Michael hai trent’anni! Possibile che tu non abbia mai avuto un incubo?”
“Li ho spesso!”
“E cosa fai per riaddormentarti?”
“Non mi riaddormento! Rimango sveglio!”
“Non puoi leggerti un libro, berti un po’ di latte o una tisana o contare le pecore?”
“No. Non serve ci ho già provato!”
“E cosati servirebbe!”
“Stai qui con me? Non andare a dormire, voglio stare sveglio con te.”
“Michael mi dispiace che tu non possa dormire io però ho molto sonno.”
“Ti prego Kim! Ti prego!” la supplicò lui.
“Ma cosa cambia se sto qui, stai sveglio lo stesso no? E non fai dormire neanche me! Cerca di riaddormentarti e io vado a dormire!”
“Kim? Posso dormire con te?”
Kim lo guardò spiazzata. “Come?”
“Lo so che è una richiesta stupida, ma se avessi qualcuno che dorme con me riprenderei sonno. Ti prego!”
“Michael è tardi, non sono abituata a dividere il mio letto.”
“Ti prego Kim! Ti giuro che non ti sfioro nemmeno con un dito, mettiamo i cuscini in mezzo, stiamo divisi te lo giuro!”
Lei conosceva appena appena quel ragazzo, non sapeva chi era, avrebbe anche potuto approfittare di quella storia per cercare di portarsela a letto, avrebbe potuto essere un maniaco, uno stupratore. Avrebbe potuto essere uno sciupafemmine che si divertiva a straziare il cuore delle ragazze. Ma riuscì solo a pensare che era estremamente dolce.
“ E va bene!”
Michael non aspettava altro, la seguì nella sua stanza, si accoccolò sotto le coperte e si scaldò rannicchiandosi.
“Va meglio?” chiese Kim.
“Molto!” rispose Michael.
“Posso avvicinarmi?” chiese Michael.
“Certo!” disse Kim, sentendosi una perfetta idiota. Michael stava tremando, aveva freddo, aveva paura.
Kim fece quello che le venne istintivo: lo abbracciò, accoccolandosi tra le sue braccia e appoggiandole il naso sulla maglietta nera.
“Che fai?” chiese Michael.
“Ti abbraccio così ti scaldi. E’ un problema per te?”
“No no, anzi! Non osavo chiedertelo!”
Michael ricambiò il suo abbraccio e le diede un bacio sulla guancia: “Grazie Kim!”
Michael avrebbe anche potuto farle del male o approfittare di lei, erano a casa da soli, erano le tre di notte, erano nello stesso letto, nessuno avrebbe sentito nulla. Ma riuscì solo a pensare: “Quanto è dolce questo ragazzo!”
“Che buon profumo che hai Michael!”
“E’ la mia pelle!”
“Mi piace!” Notò che sul petto aveva delle macchioline bianche, ma era troppo stanca per chiedergli cosa fossero.
“Buona notte Michael!”
“Buona notte Kim!” si addormentarono abbracciati.










Angolo autrice: Salve ragazzi! Spero vi piaccia questa storia, come vedete è un po' diversa dalle altre, ma l'ho fatto di proposito per non essere monotona. Lasciatemi pure i vostri pareri, avrò piacere di leggerli.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


La mattina dopo Kim aprì gli occhi: le 9. Guardò Michael dormire ancora abbracciata a lei, lei era ancora lì tra le sue braccia e lo guardava dolcemente. Sembrava molto più giovane quando dormiva, sembrava un ragazzino di 16 o 17 anni. Lo guardò sorridendo, accarezzando la sua rasatura vicino all’orecchio, per poi scendere col pollice sulle sue labbra rosa scuro, quasi tendenti al marroncino, poi accarezzo il suo naso piccolino e all’insù e dopo avergli accarezzato la fronte gli diede timidamente un bacio. Michael a quel gesto sorrise nel sonno. Gli aprì la scollatura del pigiama cercando di non svegliarlo e poi contò 1,2,3,4,5,6,7… sette macchioline bianche sul petto, piccole ma sparse. Normalmente avrebbe pensato che se le fosse procurate lui volontariamente con qualche crema o trattamento schiarente, ma poi si ricordò di Asani, un vecchio del suo villaggio che soffriva di vitiligine: una rara malattia della pelle che ne distrugge il colore; ovviamente nel suo stupido e piccolo villaggio il vecchio venne emarginato e considerato “maledetto” dallo stregone. Ma lì erano in America settentrionale e lei sapeva che quelle erano solo frottole. Michael si svegliò stiracchiandosi, lei si ricompose.
“Buongiorno Re del Pop!”
“Buongiorno Kim!”
“Come hai dormito?”
“Divinamente!” rispose lui con il viso imbarazzato.
“Ammetto che sono stata bene anche io.”
Kim lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia, lui le accarezzò la spalla dolcemente per poi scendere sul braccio e il polso, fu in quel momento che la sua mano incontrò un braccialetto tutto fatto di conchiglie:
“E’ grazioso! L’hai fatto tu?” chiese Michael continuando ad accarezzarla.
“No! E’ stato un regalo!”
Lei lo guardò gli mise una mano sul petto e aprì la scollatura, guardandolo con aria interrogativa.
Lui abbassò lo sguardo seguendo la sua mano.
“Che cos’è?”
“Cosa?” chiese lui nervoso fingendo di non capire.
“Cosa sono queste macchiette bianche, se non sono indiscreta.”
“Sapevo che me l’avresti chiesto!”
“Non sei obbligato a parlarmene.” Disse lei poco convinta.
“E’ vitiligine! E’ una malattia che ho ereditato da mio padre, il colore della mia pelle si distrugge. Non credo esista un modo per curarla, credo che dovrò schiarirmi pian piano per evitare di andare in giro a chiazze, il mio lavoro non me lo permette. Ovviamente i tabloid e i media hanno preferito dire che era mio desiderio diventare più chiaro, rinnegare la mia razza e schiarirmi la pelle. Ci soffro molto perché io sono fiero di avere nel sangue l’Africa, l’America e tutto ciò che è racchiuso nella mia discendenza. Io non sono africano, io sono afro- americano. Grazie all’appartenenza alla mia etnia ho nelle vene un po’ di sangue degli schiavi africani, un po’ di sangue dei pellerossa, un po’ di sangue del medio- oriente ed questo è un miscuglio incredibile. Inoltre, sono fiero di essere un Jackson, Jackson tra l’altro è un cognome inglese e irlandese quindi possiedo anche un po’ di sangue anglosassone ed europeo. Io e tutti quelli con la mia stessa origine rappresentano l’America nel modo più completo: l’americano vero, quello che c’era già: il pellerossa; quello che è stato portato: i neri africani; quello che è arrivato: l’irlandese o inglese. Perché dovrei vergognarmi di essere tutto questo? Di avere nel mio sangue una piccola parte di tutto? Di essere in qualche modo fratello col mondo intero? Dovrei forse vergognarmi di questo? Di una fortuna etnica che hanno pochissimi?”
Kim rimase a bocca aperta: era così convinto quando parlava, di certo non l’aveva detto per farsi vedere! No! Quel ragazzo non era certo il tipo che avrebbe fatto una cosa simile. Era talmente dolce e grato di tutto. Kim si sentì in colpa di aver pensato di lui una cosa simile: tutte quelle cattiverie e falsità che aveva pensato su di lui per anni! Si sentì quasi un verme… Michael notò il suo sguardo che era diventato triste.
“Tutto bene Kim?” chiese accarezzandole una guancia.
Che mani morbide! Che voce dolce! Che sguardo profondo! Che sorriso penetrante! Che profumo inebriante!
“Si Michael… è solo che io… sai… non sapevo che… che tu…”
“Che fossi malato? Molti non lo sanno, perché non ascoltano. Credono ai giornali. Ma non ti sentire in colpa, se l’hai pensato, è normale. Non potevi saperlo, non è colpa vostra, sono i media che vi riempiono la testa di idiozie. L’importante è che ora hai capito che, non è vero.”
“Certo che l’ho capito Michael. Perdonami!” disse lei abbassando la testa quasi per inchinarsi. Iniziò a singhiozzare silenziosamente, tenendo la mano di Michael.
“Non piangere! Ehi?” disse Michael con voce pacata, stringendola a sé; lei pianse sulla sua spalla come una bambina.
“Perdonami Michael!” sussurrò.
“E’ tutto a posto mia salvatrice, non preoccuparti. Ti sono solo debitore…”
“Non mi devi niente, ho fatto il minimo.”
“No! Il minimo era portarmi all’ospedale. Tu mi hai portato a casa tua pensando ai problemi che mi avresti creato, ti sei presa cura di me, mi hai ospitato nel tuo letto, raccontandomi cose intime della tua vita, trattandomi come una persona normale e mi hai ospitato due giorni.”
“Io ne sono onorata; Re del pop!”
“Per te sono Michael, Michael e basta.”
“Si ma sei sempre il re del pop.” Disse lei baciandogli la mano scherzosamente.
Lui rabbrividì al contatto con le sue labbra morbide.
“Hai delle mani bellissime!” disse Kim accarezzandogliela.
“Sono lunghe, affusolate, hai le unghie curate, sono morbide e grandi!” così dicendo gli baciò un dito, poi un altro, poi un altro. Poi si fermò, un po’ imbarazzata riprendendo il contatto con la realtà.
“C’è una cura per la tua malattia?”
“Devo informarmi, ma non credo!”
“Informati bene Michael, perché io non voglio che tu perda il colore della tua pelle. E’ molto bello: color caramello. E’ molto particolare!”
“Mi darò da fare, ma non mi voglio illudere troppo, queste sono malattie genetiche, degenerative; non ci posso fare nulla!”
“Non si sa mai!”
“Facciamo colazione?” chiese Kim giocando con uno dei riccioli ribelli di Michael. Accipicchia! Appena alzato era ancora più bello.
“Se per te va bene.” Rispose lui per non dare troppo a vedere la sua fame da lupi.
Kim andò in cucina e iniziò a preparare i pancake, Michael la aiutò a fare la spremuta di arance e ad apparecchiare. Durante la colazione discussero sul da farsi.
“Oggi lo passiamo a casa? Tu che ne dici Michael?”
“Io sono d’accordo. Non è ancora il caso che io esca, non sono ancora al top e poi, preferisco di no! Rischierei coi miei fan!”
“Allora facciamo così, oggi ci dedichiamo ai lavori di casa, e alla cucina però nel pomeriggio presto andiamo all’outlet qua all’angolo per comprare dei vestiti per te Michael! Così non sei costretto a stare in pigiama, i tuoi vestiti li metterò oggi in lavatrice, così potrò stenderli al sole. Poi oggi pomeriggio finiti i lavori ci guardiamo un film e sta sera: cibo cinese della rosticceria qui sotto. Per te va bene?”
“Ottimo direi!” disse Michael strizzando l’occhio.
Kim si perse in quel gesto: era incredibile come la sua dolcezza e timidezza convivesse con la sua sensualità e capacità di dare sicurezza. Ma del resto nella sua canzone diceva : “I’M BAD!”
Michael doveva avere un lato “oscuro” anche se sempre in positivo in cui doveva essere sensuale, sicuro di sé, tosto, aggressivo in senso buono e molto molto audace. Gli si leggeva negli occhi: dolci, malinconici, un po’ tristi e da cucciolo ma dallo sguardo penetrante, sensuale e capace di  disarmarti, a volte quasi malizioso e seducente.
L’aveva stregata non c’erano dubbi!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Dopo aver fatto colazione Michael aiutò Kim a sbrigare le varie faccende, si divertì a passare l’aspirapolvere, fare i letti, lavare il pavimento, lucidare i mobili. Nel giro di un’oretta la casa era tirata a lucido e le loro lenzuola erano fresche e avevano preso aria. Stesero i panni tra cui quelli di Michael e dopo che entrambe ebbero fatti una veloce doccia Kim preparò incominciò a preparare la pasta con panna, sugo e salsiccia; brasato con i funghi trifolati, zucchine, melenzane grigliate e per dolce dei coockies fatti da lei. Michael mangiò tutto e fece i complimenti a Kim:
“Cucini proprio bene!”
“Grazie mio re!” Kim si accorse della frase che le era uscita spontaneamente e imbarazzata cercò di far finta di niente.
Michael la guardava con un sorrisetto malizioso e compiaciuto.
“Vai a riposarti Michael sei ancora debole!”
“Sto bene mia fedele ancella!” disse lui un po’ ironico.
Lei spiazzata per quella risposta disse:
“No dai riposati! Ci penso io qua!”
Michael insistette per aiutarla poi Kim disse:
“Andiamo all’outlet! Ti servono dei vestiti, sempre che tu riesca ad abbassarti a questo livello e vestirti dove solitamente si vestono i poveracci sua maestà Michael Jackson il primo!” disse lei ridendo.
“E io ti ricordo che quando ero piccolo non ho mai indossato un vestito che fosse solo mio, avevo solo vestiti che mi passavano i miei fratelli e spesso e volentieri erano comprati all’outlet nel periodo degli sconti.”
“Allora non dovrebbero esserci problemi.”
Michael e Kim uscirono dopo mezz’ora e si recarono all’outlet; Michael indossava occhiali scuri e spessi, la sciarpa che gli avvolgeva completamente il viso. Entrarono nell’ outlet e si guardarono in giro. Iniziarono a scegliere i vestiti: Michael si fece aiutare da Kerry a sceglierli. Comprò un po’ di cose. Uscì dal negozio vestito con alcune cose che aveva comprato; anche Kim fece spese folli comprando parecchi vestiti, pantaloni, golfini, magliette.
Quando arrivarono a casa Michael indossò alcune cose comprate all’ outlet. Indossò una camicia bianca sopra mise un pullover sul grigio e un pantalone nero: era proprio bello, ai suoi piedi mise i suoi mocassini con le calze bianche.
Il pomeriggio lo passarono guardando un film e mangiando dolcetti alla crema, mini-muffin al cioccolato, mashmallow, patatine, gelato con caramello, panna, noccioline, meringhe e bevendo fiumi di bibite. Guardarono due film: E.T scelto da Michael, La Fabbrica di cioccolato scelto da Kim. Si erano fatte le sei, per creare l’atmosfera avevano spento le luci, fuori ormai era buio e i film erano finiti.
Non riuscivano a vedersi, ma erano vicini, sul divano.
Kim si avvicinò a Michael, le posò la testa sulla spalla e lo abbracciò.
“Kim?” chiese Michael sottovoce. “Perché mi abbracci!”
Kim aveva sempre avuto paura del buio, ma in quel momento ringraziava che ci fosse, le risparmiava un sacco di imbarazzo, se fosse stata alla luce non l’avrebbe mai fatto.
“Perché ti voglio bene Michael!” sussurrò Kim abbracciandolo.
Ora che ci pensava, anche la notte prima aveva dormito al buio senza avere paura, grazie alla presenza di Michael.
“Così presto?”
“Che vuoi dire?”
“Dopo un giorno?”
“Mi sembra di conoscerti da una vita. Come se ti conoscessi da una vita.”
“Davvero?” chiese Michael accarezzandole i capelli e respirandole vicino all’orecchio.
“Si Michael. Ti voglio bene, sto così bene con te, me ne sono resa conto in questo giorno.”
“Mi fa piacere Kim. Anche perché tu non sei una mia fan quindi, non sei parziale se ti vuoi bene e per l’impressione che ti ho fatto.”
“Mi piaci per come sei Michael, non perché sei Michael Jackson!”
“Questo mi rende molto felice! Anche io ti voglio bene Kim; sto bene con te.”
“Sono sempre stata molto sola Michael, non lasciarmi anche tu, non voglio che tu te ne vada domani!” singhiozzò Kim.
“Shh, buona! Non fare così ti prego Kim. E’ tutto ok. Non ti lascerò, il fatto che domani dovrò tornare alla mia vita non significa che dobbiamo separarci. Perché non stai tu un paio di giorni da me?”
“Ma Michael, domani è domenica come faccio con il lavoro?”
“Prendi due giorni di ferie!”
“Non posso!”
“Eddai! L’ho fatto io che sono Michael Jackson puoi farlo anche tu no?”
“Hai ragione!” disse lei.
“Che scusa invento?”
“Non inventartene, di che devi andare a trovare un amico che ha tanto bisogno di te! E’ vero!”
Hai ragione disse lei ridendo e abbracciandolo, e lui fece lo stesso accarezzandole il viso.
“Non abbandonarmi Michael. Ho bisogno di te!”
“Anche io Kim. Più di quanto immagini. Spero che tu un giorno non ti debba staccare da me perché disgustata dal mio mondo, schiacciata da ciò che significa essere mio amica e che non arriverai a provare ribrezzo, per la mia malattia o il modo in cui mi ridurrà.” Dicendo questo iniziò a piangere in silenzio. Kim gli prese la mano che s’era portato alla mano per piangere e disse:
“Non piangere Michael!”
“Scusami sono un bambino…”
“No, ti capisco!” disse lei accarezzandogli il viso.
“Ho paura che tutti mi getteranno via, quando avrò bisogno!”
“Io non lo farò!” disse Kim: “Non l’ho mai fatto e non lo farò, dato che so cosa significa essere amati indipendentemente da tutto, voglio che anche tu provi la stessa sensazione!”
“Ti fanno impressione le mie macchie vero?”
“No!”
“Non dirmi bugie!”
“Non ti dico bugie Michael! Vuoi che te lo provo?”
“Se vuoi e se c’è un modo!”
Kim si alzò e accese la luce, si avvicinò a Michael gli disse:
“Sdraiati!”
Michael si sdraiò, un po’ incredulo.
Kim si mise sopra di lui, gli sbottonò la camicia e iniziò a baciargli le macchie bianche contandole. Michael era imbarazzato, ma compiaciuto.
“Mi credi ora?” chiese Kim mettendogli una mano sul petto.
Michael era un po’ imbarazzato.
“Non ce n’era bisogno Kim.”
“Invece, si! Ne vuoi ancora?”
“No, no!”
“Non ti è piaciuto?” disse Kim riabbottonandogli la camicia.
“Si, ma… non era il caso.”
Kim lo guardò sentendosi un po’ stupida, forse aveva esagerato!
“Era solo per dimostrarti che non ho ribrezzo!”
“Ci credo, ci credo! Ma adesso me la paghi!”
Michael la rincorse facendole solletico e la cosa si risolse così, molto simpaticamente.




Angolo autrice: Avete visto quanto è audace la nostra Kim? Ma questo è solo l'inizio...

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 
Le sette e mezza;
Kim disse a Michael: “Ordiniamo cinese?”
“Si. Ma cosa proponi di fare sta sera?”
“Non so, abbiamo già cucinato, visto un film, questa sera considerando che vogliamo restare a casa sono proprio a corto di idee.”
Michael fece uno sguardo pensieroso, gli occhi gli caddero su un punto della stanza: la videoteca di Kim, in un punto in basso era pieno di film di paura.
“Guardiamo un film dell’orrore?”
“Michael… Cosa? Tu? Li guardi?”
“Certo, ne sono un appassionato mi piacciono molto, ma non so se tu hai film alla mia altezza.”
“Mi stai sfidando Jackson?”
“Credi non possa miss…”
“Ahah non sai il mio cognome Jackson!”
“Com’è?”
“Non te lo dico!”
“Eddai!”
“Cosa ci guadagno?”
“Una settimana con me non è sufficiente?”
“E va bene, ma mi porti fuori a cena.”
“Questo è scontato.”
“Il mio cognome è Mitchell.”
“Mitchell?” come poteva esserlo? Lei era africana.
“Il mio vero cognome era Ndomba, ma non voglio ricordare più nulla del mio passato, né alla famiglia che voleva vendermi, quindi ho deciso di adottare il cognome della famiglia di Tatum, la mia unica famiglia. Quando mi hanno adottato mi hanno chiesto se volevo tenere il mio cognome o prendere il loro. Io ho deciso di adottare il loro perché non volevo alcun tipo di legame col passato e non mi sentivo parte di una famiglia che voleva solo vendermi.”
“Capisco. La tua situazione è molto dura; si vede che sei una ragazza che ha sofferto sai Kim?”
“Davvero? Da cosa?”
“Dalla tua espressione dolce, gentile, ma sempre molto malinconica e un po’ smarrita. Hai la tempra di una guerriera, sembri forte e fiera di te, a chi ha modo di frequentarti capisce subito con un po’ di attenzione che sei insicura, bisognosa di affetto in modo disperato e con tanta tanta sofferenza nel cuore. Però devo farti i miei complimenti, sei una di quelle persone che non solo ha avuto la forza di uscire viva da una situazione penosa da cui molti sarebbero rimasti distrutti, ma sei riuscita anche ad uscirne più forte e migliore. Questo ti fa onore Kim! Hai dimostrato quanto vali. Perché vedi, è nelle prove e nelle sofferenze che dimostriamo chi siamo veramente. Mio padre lavorava in un acciaieria prima di farsi mantenere da noi…” disse Michael cambiando tono di voce che era diventato sarcastico, con una punta di rabbia e di soddisfazione, sembrava quasi che quella frase l’avesse detta per fare del male a suo padre, anche se lui non poteva sentirlo; Michael traeva piacere nel dirlo, sapendo che quella frase stava screditando e distruggendo in qualche modo l’immagine di suo padre. In realtà nel suo cuore grande come l’intero mondo che possedeva si sentiva anche un po’ in colpa, ma la sua parte “cattiva” aveva bisogno di sfogarsi con quelle frasi. “Ho imparato un po’ di cose sul metallo. Per esempio, a volte arrivano dei pezzi di oro sporchi o mischiati con altri metalli. Per capire qual è l’oro vero lo sottopongono ad altissime temperature; più il metallo è prezioso, più riesce a sopportare temperature alte. A quella temperatura solo l’oro riesce a rimanere intatto anche se fuso; i metalli come il ferro e tutte le scorie si dissolvono completamente, altre come il rame o l’argento resistono, ma perdono molte delle loro proprietà; invece, l’oro anche se si fonde per rimane. La vita è così Kim, è come una grande fornace; quando non ci sono problemi è davvero difficile distinguere le persone che valgono da quelle che sembrano solo avere un valore o che addirittura non valgono niente, quando poi si incontrano dei problemi viene fuori di che pasta siamo fatti e solo chi ha un spessore riesce a sopravvivere. Le persone troppo vuote o eccessivamente fragili si lasciano andare, morendo o rovinandosi la vita con le proprie mani; alcune che hanno qualche valore momentaneamente fanno scelte sbagliate o sembrano essere indebolite, ma comunque sopravvivono; ma solo le persone che hanno un grande valore riescono a uscirne indenni seppure provati. Tu Kim, sei addirittura migliorata, ti sei fortificata a causa di questa situazione, quindi non sei oro… sei un unico e raro diamante prezioso e anche molto forte.”
Kim con le lacrime agli occhi guardava Michael estasiata; da dove veniva quel ragazzo? Sembrava un angelo…
“Michael? Ma… perché mi dici questo?”
“Perché è la verità Kim. Vorrei tanto avere, tutta la forza che hai avuto tu.”
Kim si mise a piangere e corse tra le braccia di Michael che la accolse, premette la faccia contro il suo petto mascolino, tonico e abbastanza muscoloso… che buon profumo che aveva!
Michael l’abbraccio appoggiando il suo mento sopra la sua testa, lei si rifugiò sottoil suo collo e si lasciò accarezzare i capelli da lui.
“E’ tutto ok Kim; è tutto a posto, sei stata bravissima. Non devi più preoccuparti… hai tante persone che ti vogliono bene: Tatum, la sua famiglia, i tuoi amici e… io anche io ti voglio bene Kim; e non te lo dico come lo dico alle mie fan te lo dico come lo direi ad un’ amica. Hai fatto molto per me senza nemmeno rendertene conto probabilmente; ora io farò qualcosa per te. Ci penserò io a proteggerti, la sofferenza che abbiamo condiviso ci ha uniti; d’ora in poi sarai mia amica per sempre. Se lo vorrai sarai la mia protetta, nessuno ti farà del male.”
“E’ stato orribile Michael, non voglio più soffrire in quel modo…”
“Non succederà più Kim. Ora sei forte, adulta, grande… devi solo cercare di buttarti questa storia alle spalle anche se, immagino sia dura. Sappi che io ci sarò sempre per te…”
“Michael…” disse Kim asciugandosi le lacrime: “Mi conosci solo da un giorno, perché mi dici tutte queste cose meravigliose come se mi conoscessi da tutta la vita?”
“Probabilmente è perché tu in un giorno sei riuscita a darmi quello che io cercavo da tutta la vita.”
Kim, si commosse nuovamente: “E’ stato un piacere per me, e comunque potrei dire lo stesso di me. Anche io sono sola e avevo tanto bisogno di qualcuno col passato simile al mio che mi capisse; Tatum mi vuole bene, ma lei h sempre avuto una vita così spensierata. Invece, tu, sembri capace di leggermi dentro, perché hai sofferto come me.”
“Lo so, abbiamo passato entrambi delle infanzie orribili. Sai come si dice “chi si somiglia si piglia”
“Già!” disse Kim sorridendo.
Michael prese un fazzolettino di carta, le asciugò le lacrime, le diede un bacio sulla fronte, tanti bacetti uno dopo l’altro nello stesso punto e poi dopo averla tenuta ancora tra le sue braccia, come se fosse una bambina le chiese: “Va meglio mia salvatrice?”
“Molto meglio, grazie a te re del pop!” disse lei abbracciandolo.
“Io ho fame!” disse Michael.
“Anche io. Ordiniamo al cinese!”
“Che film guardiamo in totale?”
“Questo!”
“Scream: chi urla muore!”
“Aggiudicato! Sicuro che non te la fai sotto?”
“Cara mia, tu parli con il re dei film dell’orrore, dato che io li adoro. Da dove pensi che sia nato Thriller?”
“Vedremo sta sera, quando lo guarderemo…”

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 
La chiamata fu fulminea, Kim ordinò per sé è per Michael, ovviamente ordinarono un sacco di roba, erano entrambi molto golosi, ma quando erano in compagnia lo erano ancora di più.
Dopo solo mezz’ora l’ordinazione era pronta, i due ragazzi scesero a prendere le cose, Kim insistette per offrire la cena a Michael…
“Mi dispiace, mi sembra di approfittarmi di te.”
“E’ un piacere per me, non ti stai approfittando proprio di nessuno, sono io che ti sto tenendo in “ostaggio”!”
“Beh, se questo è essere tenuti in ostaggio allora vorrei essere rapito tutti i giorni.”
Entrarono in casa, decisero di mangiare prima di guardare il film.
Michael aveva ordinato spaghetti di soia con frutti di mare alla piastra, tris di antipasti: involtini primavera, ravioli di gambero, wanton fritti, anatra in agrodolce e torta alla nocciola; Kim aveva ordinato riso alla cantonese, super antipasto misto caldo in cui c’era dentro un po’ di tutto; pollo alle mandorle e torta alla fragola. Mangiarono assaggiando uno dall’altro; ad un certo punto Kim osservò Michael che stava mangiando: succhiò uno spaghetto che schizzando gli finì sul naso, rise finendo di succhiarlo e pulendosi con un tovagliolo, dopo che ebbe posato i bastoncini fece tintinnare i cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere di thè freddo alla pesca e bevve dal bicchiere: era così bello; era un normalissimo ragazzo, mangiava, si sporcava, si schizzava con il cibo, si puliva la bocca… perché i media dicevano tutte quelle cose così orribili su di lui; non se lo meritava! Kim pensava che non se lo meritasse proprio; continuò a mangiare di gusto i suoi spaghetti e Kim disse:
“Vedo che stai gradendo!” Michael si fermò per un secondo e poi riprese a mangiare più lentamente.
“Ti piace?” continuò Kim.
“Tantissimo!” rispose Michael finendo di succhiare gli spaghetti.
“Vedo!”
Al momento del dolce Michael senza motivo esclamò:
“Mi dispiace un po’ sai!”
“Cosa?” chiese Kim preoccupata.
“Mi dispiace che… domani dovrò tornare al mio albergo, alla mia vita!”
“Si, ma io verrò con te no?”
“Certo. E questo mi rende felice, ma scordati questa tranquillità.”
Poi abbassò la testa: “Non potrò mai darti ciò che mi hai dato tu Kim!”
Kim si alzò dalla sedia, raggiunse Michael si abbassò alla sua altezza dato che era seduto e gli alzò il viso: “Michael!”
Michael teneva lo sguardo basso.
“Michael guardami!” Michael tirò su lo sguardo malinconico e un po’ languido: “La cosa più importante è che io riesca a stare con te, non mi interessa in che modo. E poi per me sarà tutta una novità, non mi dispiacerà per qualche giorno la vita da star.”
“Davvero non ti dispiace Kim?”
“No! Assolutamente, e poi scusa ti voglio bene, quindi qualsiasi cosa facciamo insieme diventa speciale no?”
“Già!” esclamò lui ritrovando il sorriso.
Si abbracciarono forte forte.
“Allora? Lo guardiamo questo film? Sei pronto?”
“Sono nato pronto!” esclamò Michael.
Il film iniziò, era pieno di suspance e non molto violento proprio come piaceva a Kim.
Durante il film, Michael aveva le braccia stese lungo il poggiatesta del divano, Kim si appoggiò dolcemente alla sua spalla con la testa e poi si accoccolò vicino a lui sorridendo. Michael inizialmente era un po’ imbarazzato, poi si sciolse, la abbracciò mettendole un braccio sulle spalle per abbracciarla. Dopo un po’ Kim circondò il petto di Michael con le sue braccia, lui la strinse a sé e le accarezzò i capelli.
“I film dell’orrore mi fanno sempre venire voglia di abbracciare qualcuno!” disse Kim.
“Sono qua per questo, io sono coraggioso e aiuto te che hai paura!”
“Io non ho paura!” disse Kim.
“Sei sicura?” chiese Michael con un’espressione birichina e provocatoria.
“Si!”
Michael fissò Kim, e dopo che furono in silenzio per 20 secondi circa cacciò un urlo, Kim si spaventò e sussultò. Michael rideva come un matto:
“Ecco qua la ragazza più coraggiosa di New York, vi presentiamo la regina dei crepacuori Kim Mitchell!”
“La smetti? Mi hai fatto paura scemo!”
“Mi dispiace Kim; è stato più forte di me. Mi puoi perdonare?”
“Dipende.”
“Cioè?”
“Mi tieni ancora come prima?”
“Abbracciata?”
“Si! Certo beh questo era scontato.”
“Allora staremo così tutta la sera e poi, voglio anche dei bacetti.”
“Bacetti?” disse lui imbarazzandosi.
“Si. Non voglio storie li voglio subito.”
“Tu ti permetti di dare ordini a Michael Jackson? Tu dai ordini a me?”
“Si carissimo. Non mi interessa come ti chiami, per me Michael Jackson è un nome come un altro e vedi di muoverti se non vuoi che ti dia anche delle sculacciate!”
Michael rise divertito: “E’ questo Kim! Che mi piace di te!”
“Cioè?”
“Che mi tratti come fai con tutti. Anche quando mi devi sgridare o ti da fastidio qualcosa. Nessuno prima d’ora mi aveva mai trattato così.”
“Io tratto tutti uguale, io odio le etichette. Per me sei Michael e io ti voglio bene per ciò che sei non per quello che hai o il mestiere che fai.”
“Dici davvero?” chiese Michael avvicinandosi a Kim.
“Si!” rispose lei: “Quindi dammi i miei bacetti se non vuoi avere dei guai!”
Michael si avvicinò gli diede un bacio sulla guancia, poi un altro, poi un altro, poi un altro.
Kim era felice, aveva delle labbra così morbide e soffici, così tiepide e leggermente umide, come piacevano a lei.
“Kim! Non ti ho ancora ringraziato per tutto quello che hai fatto per me. Credo di doverti molto, ed è una vergogna che non ti abbia dato nemmeno ciò che do alle fan che chiamo sul palco. Devo ancora sdebitarmi, spero che apprezzerai questo regalo, ma per te è fatto con un amore diverso da una persona di cui non so nemmeno il nome che ho davanti solo perché mi considera un dio; con te è diverso, te lo do con tutto il cuore.”
“Cioè?” chiese Kim chiudendo gli occhi e avvicinandosi a lui col viso.
Michael le prese il viso con una mano delicatamente e gli diede un bacio a stampo sulla bocca, Kim rimase spiazzata, poi dopo qualche secondo disse:
“Ancora uno! Quello di prima non mi è piaciuto!”
Michael gliene diede un altro, più dolce, ma sempre innocente.
Poi Kim disse: “Grazie Michael! Non lo dimenticherò mai, il mio primo bacio l’ho dato a te!”
“Davvero?” chiese lui.
“Fiera di averlo fatto. Ora però abbracciami!”
“Certo!”

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Tatum camminava affaticata, i suoi compagni di gruppo Shari, Jamal, Dam, si fermarono. Shari, bellissima ragazza ventitreenne africana, alta e slanciata chiese: “Vuoi che ci fermiamo?”
“Un attimino per favore.” Si sedettero, Tatum bevve dell’acqua dalla sua borraccia e mangiò del cioccolato per avere un po’ di energia.
“Per arrivare in cima, la fatica è necessaria, ma è spettacolare il panorama che c’è da lassù e faremo delle foto senza paragoni.”
“Certo!” sorrise Tatum asciugandosi il sudore. I ragazzi si allontanarono un po’.
Il suo pensiero corse a Kim: cosa stava facendo? Erano due giorni che lei era partita e non aveva ricevuto sue chiamate neanche una volta: è vero che era reperibile solo la sera quando tornava al campo, che le chiamate costavano parecchio dato che Kim avrebbe dovuto chiamare dall’America a lì; ma, non era da Kim non chiamare. Tatum era un po’ preoccupata, era già stata all’estero ma Kim l’aveva sempre chiamata non curandosi del costo delle chiamate per dirle che stava bene e darle la buona notte. Era la prima volta che Kim si comportava così, che le fosse successo qualcosa? La sera quando avrebbe raggiunto il campo l’avrebbe chiamata.
Era il secondo giorno che passavano sull’Himalaya e ormai erano arrivati alla vetta, avevano trascorso anche una notte sopra; campeggiando sui suoi pendii. In giornata avrebbero raggiunto la cima e poi sarebbero scesi con l’elicottero; dopo di che avrebbero potuto trascorrere tre giorni in un albergo per godersi l’India pura… il vento le scompigliava i capelli le nuvole bianche contornavano il cielo che era una tavolozza azzurra sconfinata: non le era mai sembrato così vicino come adesso. Si ritrovò in quell’ambiente a pensare a Michael il profumo della purezza, dell’alta quota, della montagna, della vegetazione le ricordava il suo profumo, il vento le ricordava le sue carezze. Toccò la collana a forma di cuore che aveva appesa al collo e l’aprì, dentro c’era una foto di Michael, la baciò, l’accarezzò.
“Tutto bene Tatum?”chiese Jamal
“Si! Tutto ok!”
“Non sembra! Sembri triste, ti manca qualcuno?”
Tatum non negò, continuò a guardare sognante e nostalgica la foto di Michael.
“Chi è?”
“Il mio ragazzo!” esclamò Tatum.
“Non è possibile. E’ uguale a Michael Jackson!” esclamò Jamal.
“Tu? Conosci Michael Jackson?” sussultò Kim.
“Si. E’ un famosissimo cantante come fai a non conoscerlo?”
“Lo conoscete anche qui in India?”
“Ovunque ci sia una radio, un televisore… esiste qualcuno che conosce Michael Jackson; speriamo che venga presto a farci un concerto dal vivo, perché da noi non ne ha mai fatti.”
Tatum continuò a parlare con quel ragazzo pensando a come fosse meraviglioso che in ogni parte del mondo e in ogni luogo ci fosse qualcuno che amasse Michael. Ma del resto quella era la magia di Michael portare ovunque e in ogni luogo possibile la sua musica, per infrangere qualsiasi stupida e inutile barriera creata dall’ignoranza e il pregiudizio dell’uomo. 
Tatum raccontò loro quanto amava Michael e appena i tre ragazzi seppero che la sua nostalgia era dovuta in particolare al fatto che l’aveva da poco incontrato di persona e ne sentiva particolarmente la mancanza; al subissarono di domande e decisero così di fare il pranzo intanto. Mentre Jamal arrostiva la carne di agnello sul fuoco e Shari preparava il thé nero; Dam metteva nei piatti di plastica verdure speziate focacce con farina di tapioca; intanto tutti erano assorti nel racconto di Tatum.


Kim infilò il pigiama e si sedette sul divano, lo sguardo le cadde su una foto di lei e Tatum insieme. Che vergogna erano da due giorni che non la chiamava, non sapeva come stava, avrebbe potuto essere preoccupata, inoltre non sapeva nemmeno di Michael anche se Kim era indecisa sul dirglielo o no. Si sentì un po’ in colpa, Michael era lì con lei e Tatum, la sua amica fan da una vita nemmeno lo sapeva; ma del resto come poteva dirglielo al telefono? Sarebbe stato meglio, molto meglio non dirle niente e quando sarebbe tornata farglielo conoscere di persona, così le avrebbe fatto una sorpresa, comunque doveva chiamarla almeno per sapere come stava. In quel momento Tatum stava lavorando, avrebbe aspettato a chiamarla, quando in India sarebbe stata sera inoltrata e Tatum sarebbe stata al campo l’avrebbe chiamata.
Michael uscì dal bagno, il suo nuovo pigiama gli stava benissimo, la camicia era blu scura lucida, di raso con le bordature azzurre sul collo, e il pantalone era a quadretti blu scuri con la riga di un blu più chiaro, aveva i capelli sciolti, aveva fatto la barba e aveva il suo profumo che era riuscito a recuperare all’outlet.
“Andiamo a dormire Michael? Ho sonno!”
“Si! Certo!” rispose lui accarezzandole la guancia.
Entrambe entrarono nel letto di Kim; Kim posò la testa sul suo petto, lui l’abbracciò e le toccò i capelli.
“Mi canti una ninna nanna Michael?”
“Perché?”
“Mi piace la tua voce!”
Michael cantò Scared of the moon; Kim si lasciò cullare da quella voce angelica e quella melodia dolce, le vennero gli occhi lucidi, Michael se ne accorse. Quando ebbe finito di cantarla disse:
“Dormi KIm. Veglio io su di te, stai pure sul mio petto.”
“Buonanotte Michael!”
“Buonanotte mia principessa!” 
A Kim sembrò di sentirsi piccola, tra le braccia di un re capace di proteggerla. Si addormentò sorridendo compiaciuta e ringraziando allo stesso tempo il buio di nascondere il suo imbarazzo.

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


 
 
Kim si trascinava sotto il sole su una strada di sassi rovente senza scarpe e coi piedi che ormai sanguinavano; sentì un fruscio da, forse era un animale adagiato tra i timidi e rari cespugli che costeggiavano il sentiero brullo e spartano.
Continuò a camminare, chissà se avrebbe incontrato qualcuno che avrebbe potuto aiutarla: una casa abitata, gente in cammino sullo stesso sentiero o magari per grazia ricevuta una jeep di turisti.
Sentì dietro di lei passi veloci percorrere il sentiero; si voltò: l’uomo, il padrone, il suo futuro marito la inseguiva:
“Non hai più scampo sciocchina!”
Kim corse più forte che poteva, dimenticandosi del sole e del male ai piedi, non voleva saperne di sposare quell’uomo e non osava pensare a cosa le avrebbe fatto se l’avesse presa.
Kim corse e corse… nessun soccorritore in vista; le forze la abbandonavano, si sentì debole e rallentò, una mano forte e piena di rabbia la prese per i capelli. Kim cercò di ribellarsi dimenandosi.
Due schiaffoni le arrivarono dritti sulla faccia. L’uomo la trascinò per i capelli dietro i cespugli; Kim urlò, ma nessuno la sentiva.
La immobilizzò per terra:
“Ma cosa abbiamo qui?” chiese lui sarcastico annusandole i capelli.
“Hai un odore così buono…” continuò con un ghigno malefico: “Ho fatto tutto questo sforzo e questa strada per sentire il to odore, dovresti apprezzarlo questo!”
“Mi lasci andare, io non posso farlo, io non la amo!”
“E credi che questo cambi qualcosa o interessi a qualcuno? Tu sarai mia, non ho bisogno del tuo amore. Io voglio solo la tua innocenza Kim, la tua verginità, la tua pelle morbida, i tuoi capelli che non sono mai stati intrecciati con capelli finti, mai colorati, ancora puri e vergini e…” disse baciandola sul collo: “il tuo corpo!”
Kim pianse e cercò di dimenarsi, ma l’uomo la teneva ferma: “No n fare così Kim. Sarà divertente, e non immagini quanto sarà divertente per me non dover nemmeno pagare la tua famiglia anche se ti avrò comunque.”
“Mi lasci le ho detto!”
L’uomo iniziò a baciarle il viso, i capelli, il collo… Kim piangeva, poi l’uomo le infilò una mano sotto il vestito, toccandole le cosce.
 
Kim si svegliò sudata e col volto rigato di lacrime; Michael si stava svegliando:
“Kim che c’è? Perché ti agiti così nel letto?”
Kim non rispose, abbracciò Michael e tremando si mise a piangere.
Michael l’abbracciò:
“Come tremi Kim! Che succede? Stai tranquilla è tutto a posto? Buona! Era solo un incubo, che c’è?”
“Michael; voleva… voleva violentarmi…”
“Oh no! No, povera piccolina!”
Kim pianse a dirotto tra le braccia di Michael. Michael le fece appoggiare il viso sulla sua spalla, la abbracciò e le toccò i capelli, accarezzandoli, poi sussurrò nel suo orecchio:
“Ehi? Ehi? Buona Kim; è tutto ok, è passato tutto, non preoccuparti d’ora in poi sarai la mia protetta, nessuno ti toccherà, sarai una delle “protette” di Michael Jackson, ma non temere, farò in modo che la mia fama e il mio successo non ti creino problemi, li userò solo per aiutarti. Nessuno ti potrà più fare del male, è tutto a posto ed era un incubo. Stai tranquilla cucciolo mio, il peggio è passato sei stata bravissima, ma ora hai bisogno di qualcuno che ti aiuti e ti protegga, che ti tiri un po’ su e ti faccia sentire amata.”
“E’ stato orribile Michael, so che quello che ho sognato non è successo per fortuna, ma lo sogno spesso e mi fa stare male.”
“Capisco perfettamente come ti senti, ma non puoi  torturarti così; cerca di non pensarci, prova a stare tranquilla e rilassati; ci sono qua io.”
Così dicendo Michael le spostò i capelli e le diede un bacio vicino all’orecchio, iniziò a dargli un bacio dopo l’altro piano e in modo delicato, ma sempre nello stesso punto, lei lo abbracciò ancora più forte come se avesse paura di perderlo. Tremava molto meno.
“Sdraiati!” gli disse Michael. Una volta che Kim si fu sdraiata, si mise vicino a lei e le prese una mano, era calda, ma tremava: era chiaro che tremava per il nervoso e lo spavento.
Gliela baciò dolcemente.
“La mia Kim si è spaventata, mi dispiace! Beviamo qualcosa di caldo?”
“Oh si Michael, beviamo un thè! Così ti racconto il mio sogno!”
“Certo Kim. Vado a prepararlo allora, ho visto da dove li hai presi così tu ti riposi!”
“No, Michael voglio stare con te!”
“Ma io rimango qui, vado solo in cucina.”
“Ma no, voglio che mi abbracci.”
Michael l’abbracciò, dandole una serie di bacetti veloci e consecutivi sulla guancia come si fa con le bambine piccole.
Kim non voleva staccarsi.
“Devo andare a fare il thè Kim.”
“E tu vai, io però ti abbracciò.”
Michael aiutò Kim ad alzarsi e tenendola tra le su braccia si diresse in cucina; lei lo abbracciava forte; Michael dovette preparare il thè tutto da solo con Kim attaccata a lui.
In pochi attimi il thè era pronto, Michael preferì che Kim tornasse sotto le coperte; così la accompagnò a letto, la fece sdraiare sotto le coperte lui si sedette accanto a lei, dopo aver sorseggiato il suo thè disse:
“Avanti dimmi, che hai sognato!”
Kim le raccontò il suo sogno.
“Ma lui ti ha fatto queste cose? Mi avevi detto di essere riuscita a scappare!”
“E’ vero, infatti, non mi ha fatto nulla di quello che ho sognato, ma spesso… lo sogno.”
“Secondo me Kim, è dovuto a una paura che hai dento di te, è qualcosa che non hai superato e ora fai questi sogni perché il tuo subconscio  si sfoga così. E’ dovuto a questa rabbia, rancore, sofferenza, paura e senso di abbandono, questi traumi che hai dentro che ti portano a fare questi sogni, che non si sono mai realizzati e non si realizzeranno mai; ma che tu temi comunque. Ma non dei avere paura, sei al sicuro!”
“Come faccio Michael a non avere paura!”
“Sei in America, loro sono in Africa, per quel che ne sai potrebbe essere morto o malato; non sei più una bambina indifesa, sei una donna forte. Hai dimostrato di avere la forza di scappare da quella realtà e non dovrai subirla più, è un passato che per quanto non cancellerai mai del tutto non ha più la possibilità di tornare; non devi avere paura. Hai Tatum e la sua famiglia, anzi… la vostra famiglia, che vi vuole bene e che vi proteggerà perché siete le loro care figlie e poi… hai me.”
Kim si calmò:
“Hai ragione Michael. Devo cercare di dimenticare.”
Era più serena e visibilmente calmata.
Michael si sdraiò sotto le coperte e Kim si asciugò le lacrime.
“Mi uccide vederti così; odio quando piangi e poi fai arrossare questi bellissimi occhi color nocciola!” disse Michael carezzandogli la fronte.
“Quindi Michael secondo te se io riuscissi a dimenticare queste cose mi abbandonerebbero?”
“Si! Perché… sei tu a torturarti Kim; sei tu che rimani aggrappata a queste cose. Non esistono circostanze, luoghi o persone che ti costringono a esserlo, ai eliminato dalla tua vita ogni minimo collegamento con essi, quindi non è possibile che nulla ritorni, nulla di tutto questo.”
“Hai ragione, ma non è facile!” disse Kim.
“Lo so, anche se per cose diverse ci sto provando anch’io ed è per questo che ti voglio aiutare a farlo, perché so che non è semplice.”
“Grazie Michael!” disse Kim sorridendo e accarezzandogli la rasatura appena accennata vicino alla tempia sinistra.
“Kim, può esserci tanto buio, ma se ci concentriamo sulla luce che abbiamo in mano per quanto piccola, il buio farà meno paura…” disse Michael sbadigliando.
“Cosa vuoi dire?”
“Te lo spiego domani, ora che ne dici di dormire.”
“Oh… va bene…”
“Buona notte Kim!” disse Michael dandole un bacio sulla guancia e girandosi su un fianco.
“Michael?”
“Si ho capito.” Disse e così facendo si girò, permise a Kim di appoggiare la testa sul suo petto, di abbracciarlo e l’abbracciò a sua volta.
“Va meglio così?” chiese Michael.
“Certo Michael, ora posso dormire tranquilla anche io!”
Gli diede un bacio sulla guancia.
“Ah Michael?”
“Cosa c’è Kim?”
“Grazie!”
“E’ il minimo che potessi fare.”
Si addormentarono poco dopo.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Michael aprì gli occhi: le 6:20, molto presto. Kim dormiva ancora sul suo petto, era abbracciata a lui dolcemente, sorrideva serena; provò un’immensa tenerezza guardandola e si sentì molto felice, tutte le paure della sera prima sembravano sparite, sembrava come se non le avesse mai avute. Le accarezzò i capelli dolcemente, giocando con una ciocca scura, morbida e ondulata; aveva un profumo così dolce ed era così innocente, aveva ventisei anni, ma aveva ancora l’innocenza negli occhi. Michael aveva visto milioni di ragazze, purtroppo ai suoi concerti, nonostante vedesse persone  perlopiù pulite e con la testa sulle spalle, perché era quel tipo di gente che attirava, aveva anche visto ragazzine di dodici o tredici anni senza più un minimo di innocenza, truccate e molto scoperte o che urlavano e avrebbero voluto raggiungerlo per baciarlo appassionatamente come avrebbe fatto una donna adulta e non dargli un abbraccio come avrebbe fatto una ragazzina; ma Kim… ah, Kim era molto speciale e diversa. Aveva innocenza e dolcezza fuori dal comune per una ragazza della sua età; il suo viso era limpido, dall’espressione innocente, ma allo stesso tempo forte; ma quando dormiva non aveva bisogno di mostrarsi forte, era solo rilassata ed era così che usciva il suo lato dolce ed innocente, veniva fuori al cento per cento. Era tutta scoperta, aveva tutta la schiena fuori, Michael tirò su le coperte a Kim, in modo da coprirla, poi le diede un bacio sulla fronte e sorrise sussurrando:
“La mia principessa!” ad un tratto Kim sorrise dolcemente.
Michael sperò che fosse un caso, che non fosse dovuto a quello che gli aveva sentito dire. Kim avrebbe potuto essere una principessa africana, aveva dei lineamenti così esotici, una pelle così liscia, un sorriso così dolce. La strinse a sé, pensò che finalmente aveva trovato ciò che cercava: una persona speciale per lui, non perché era una fan, non perché lo idolatrava a mo’ di dio, non perché ascoltava la sua musica ma perché era lei e basta. I suoi fan erano speciali, sapeva che avrebbero fatto tutto per lui, ma finiti i concerti, i riflettori, gli autografi, i viaggi in limousine era completamente solo non c’era mai stata una persona speciale per lui; ora invece, sentiva che Kim stava avvicinandosi sempre di più ad occupare questo ruolo.
Kim schiuse gli occhi:
“Michael!” sussurrò abbracciandolo forte: “E’ già ora di alzarsi?”
“No stai tranquilla Kim.” Disse lui accarezzandole la spalla: “Non c’è problema, non è ora di alzarsi, è molto presto, sono solo le sei e mezza.”
“E perché tu sei sveglio? “  disse lei accarezzandogli  la guancia con la mano sinistra.
“Mi sono svegliato, ma cercavo di riprendere sonno.”
“Grazie a Dio sono solo le sei e mezza, ho un sonno.” Disse Kim sbadigliando.
 Michael le diede un bacio sulla fronte: “Ci riaddormentiamo?”
“V a bene!” esclamò Kim.
Alle 9 in punto Michael fu svegliato dall’odore di frittelle al cioccolato e uova fritte con pancetta.
Si alzò e salutò Kim: “Buongiorno!”
“Ciao Michael!” sorrise lei.
“Già in piedi?”
“Alle 8:30 mi sono alzata.”
“E non mi hai chiamato?” chiese Michael versando un po’ di succo d’arancia nel bicchiere.
“No. Dormivi così bene che mi dispiaceva svegliarti. Tanto vedo che le frittelle l’hanno fatto per me.”
Michael rise divertito.
“Piove!” esclamò felice dirigendosi alla finestra.
“Si! Questo ti rende felice!”
Michael si toccò la testa accarezzandosi la cute un po’ imbarazzato, si era lasciato prendere dalla spontaneità:
“Si, lo so è un po’ strano! Mi piace molto la pioggia; non mi mette tristezza assolutamente, mi rende euforico e felice.”
“Davvero Michael?”
“Si! Lo so che è strano, ma mi sembra che sia tutto più magico e rallentato con la pioggia, credo che un giorno farò un video o una canzone in cui omaggerò questo splendido dono di Dio. Sai, non capisco per quale motivo scrittori, poeti, cantanti e persone in generale associno la pioggia ai momenti brutti o a qualcosa di triste, in realtà la pioggia è molto importante almeno quanto il sole se non di più. E poi è un ottimo esempio per tutti, rappresenta la situazione e il comportamento delle persone sincere, perché danno solo perché vogliono dare e non perché hanno doppi fini.”
“Si esatto Michael; anche a me piace molto la pioggia e la penso come te. E’ un ottimo esempio per noi; un po’ mi rispecchia e non rispecchia solo me, ma anche le persone che hanno sofferto come me e che nonostante tutto continuano a dare, anche tu sei uno di questo secondo me.”
“Lo credi davvero?”
“Si. In fondo la pioggia è la dimostrazione della giustizia come legge fisica. Quello che dai, prima o poi ritorna indietro, se dai il male il male, se dai il bene il bene. Inoltre, dimostra con il suo ciclo, come il Creatore abbia creato tutto il perfetto equilibrio. La pioggia la vediamo sempre cadere, ma il cielo non si svuota mai, perché l’evaporazione restituisce l’acqua dal mare e il mare non trasborda mai perché restituisce sempre l’acqua che riceve. E’ fantastico no?”
“Certo Kim; certo che lo è. Sai, la pioggia è un elemento naturale molto interessante e pieno di fascino. Ci insegna a vivere… Per esempio, la pioggia non si cura di quello che la maggior parte della gente dice di lei per esempio quando parlano di come la sua presenza abbia scombussolato i loro programmi, di come sia una seccatura, di come sia sempre tra i piedi, di come la sua presenza non sia gradita, del fatto che arrivi senza che nessuno glielo chieda, di quanto sia seccante il fatto che ci sia pur se non desiderata, di quanto il sole, il cielo azzurro, il caldo e il vento secco siano migliori del suo cadere. Parlano di come è antipatica la sua presenza che mette il malumore e che complica la vita e questo secondo me è un esempio straordinario per noi tutti. Io mi sono ispirato molto a questa creazione di Dio… così nonostante tutto ciò che ho passato mi comporto come farebbe la pioggia. La pioggia è criticata, ma continua a dare ciò che serve anche a quelli che la criticano: acqua, cibo, vita, aiuta molte cose che sono considerate più gradevoli crescere e la  gente  che apprezza queste cose spesso non si ricorda che è anche alla pioggia che è legata alla loro presenza. Molti che odiano la pioggia adorano i fiori, ma non si ricordano che senza la pioggia non esisterebbero nemmeno i fiori. La pioggia rigenera la terra, alleggerisce il cielo, bagna le piante, disseta gli animali e continua a fare tutto questo in silenzio, costantemente e sempre senza pretendere nulla, ascoltando le critiche di chi non apprezza il suo operato, constatando che molti non riconosceranno il suo vero valore, rendendosi conto del fatto che non le verrà riconosciuto nessun merito. Eppure continua con la sua così definita dalla maggioranza “antipatica, scomoda e inutile” presenza; continua con la consapevolezza che per quei pochi che l’hanno capita e la sanno apprezzare è qualcosa di unico, prezioso, straordinario. Accarezza il volto anche di quelli che vorrebbero sparisse e che non ci fosse più, lava via il dolore anche di chi invece di ringraziarla, continua insistere che era meglio soffrire restando asciutti e fa sempre il suo dovere essendo se stessa… Perché per questo è venuta all’esistenza. Ed è così che i sforzo di fare; do perché voglio dare, continuo a fare ciò che è giusto nonostante vengo criticato perché sono convinto di quello che faccio, anche se da molti non riceverò mai un grazie io dono la mia musica e la mia danza anche a tutti quelli che mi insultano, che cambiano canale o stazione radio quando ci sono io, anche a quelli che avendo tutte le prove per credere il contrario vogliono continuare a pensare male di me; anche a quelli a cui do fastidio; aiutando anche chi non se lo meritano; anche cantando per quelle persone che apprezzano le mie canzoni, ma dicendo che non gli piaccio come persona non ricordandosi però che le canzoni che a loro piacciono molto vengono dal mio cuore, dalla mia anima, da me: la persona che loro dicono di non amare; continuerò ad aiutare e a sostenere tutti quei bambini di cui i genitori dicono che preferirebbero vedere i  loro figli in un ospedale qualsiasi piuttosto che in un centro privato ma che va avanti grazie a fondi stanziati da me. Credo di somigliare molto alla pioggia, per questo mi piace.”
Kim era senza parole: quel ragazzo era così dolce, forte, profondo e altruista. Era questo a colpirla.
“Michael? Ma parlano tutti come te in casa tua?”
“No!” sorrise lui versandosi ancora del succo…
“Dove hai imparato?”
“In base a quello che ho vissuto, in base a quello che ho visto ho tratto le mie conclusioni.”
“Michael dice delle cose bellissime.”
“E’ buffo… di solito sono cose che penso soltanto, ma non riesco mai a dirlo perché mi sento in imbarazzo e a disagio, ho paura che qualcuno non capisca ciò che dico, ma con te è diverso. Riesco a esprimermi liberamente.”
“Mi fa piacere. Perché è un vero peccato che tu non ti esprima, dici cose stupende.”
“Sono le persone con cui sto che determinano il mio comportamento, con le persone meravigliose tiro fuori il meglio di me.”
I due ragazzi si abbracciarono, il cantante diede un bacio a Kim sulla fronte.
“Facciamo colazione?” chiese Kim: “E’ pronto!”
“Certo. Muoio di fame.” Disse Michael sedendosi a tavola.

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


“Dopo colazione chiamerò Frank!”
“Cosa hai intenzione di dirgli?” chiese Kim mangiando una fetta di bacon.
“Gli dirò che sei una cameriera di Janet e siccome lei dovrà tornare a casa dalla mia famiglia per un paio di settimane tu starai con me per questa durata di tempo.”
“E come spieghi che io non vado con lei?”
“Janet non ha bisogno di una cameriera a casa dei suoi genitori. Ok?”
“E per quale motivo io vengo con te e non sto lì a curare la casa o non torno a casa mia?”
“Perché fa un favore a me ce prima del concerto ho bisogno di una cameriera personale che mi cucini quello che dico, e che mi possa assistere ventiquattrore su ventiquattro.”
“Hai ragione!”
“Tu cosa racconterai al tuo datore di lavoro chiese Michael tagliando le uova?”
“Basta chiedere due settimane di ferie, ne ho molte arretrate perché essendo sola non ho niente da fare e mi dimentico di andarci, quindi non sarà un problema.”
“Se ti chiede cosa fai?”
“Viaggio di piacere.”
“OK.”
I due ragazzi si guardarono con un po’ di inquietudine.
“Chi chiama per primo?” chiese Michael agitato.
“Sei tu l’uomo.”
Michael compose il numero… squillava…
“Pronto Michael!” quella voce lo fece sobbalzare.
“Frank? Ciao Frank sono io, ascolta volevo dirti che rincaso dopo pranzo.”
“Ah bene, bene. Te la sei spassata da tua sorella Janet?”
“Si, si. Riposato e rifocillato. A proposito di questo, volevo dirti una cosa.”
“Cosa?”
“Verrò con una ragazza.”
“Ah Michael, sei proprio un furbacchione… ma non ti distoglierà la tua attenzione dal concerto.”
“Ma che hai capito Frank? E’  una cameriera di Janet; lei tornerà a casa da mamma queste due settimane e non avrà bisogno di questa sua cameriera; a me farebbe comodo averla in questo periodo così cucinerà i cibi che dico io e mi assisterà 24 su 24. Quindi sta da noi.”
“Ok Michael f come vuoi. Io voglio solo che tu non abbia problemi.”
“Tranquillo Frank, non ne avrò; è solo una cameriera.” Disse Michael facendo la linguaccia a Kim.
“Allora ciao Michael, a dopo!”
“Ciao Frank!”
Michael guardò Kim con aria di sfida.
“Ora tocca a te!”
“Speriamo bene!” esclamò Kim.
Il telefono squillò.
“Ehi? Kim!” esclamò Spencer dall’altra parte del telefono. Kim sobbalzò.
“Ciao Spencer, scusa se ti disturbo devo chiederti un favore.”
“Deve essere molto urgente se non mi chiedi nemmeno come sto.” Sorrise Spencer.
“Scusa, scusa Spencer. Tutto bene?”
“Si, si non c’è male.”
“E tua sorella come sta?”
“Bene bene Kim, si è ripresa anzi, grazie ancora.”
“Niente figurati!” rispose lei: “Ascolta volevo chiederti delle ferie dato che è un po’che non vado.”
“Ah bene e quanto vorresti?”
“Ehm, due settimane!”
“Beh, cavoli sono un po’ tante!”
“Lo so, lo so Spencer, per questo è un favore. So che ti chiedo molto, ma è un viaggio di piacere, molto importante per me. Ho bisogno di rilassarmi, sai non sono molto al top e ho molte ferie arretrate.”
“E va bene Kim, non preoccuparti! Prenditele pure e goditele, te le pago tutte… te le meriti, poi è il minimo che potrei fare per sdebitarmi per quello che hai fatto per mia sorella.”
“Grazie Spencer sei un angelo, un vero amico!”
“Allora divertiti Kim, poi quando torni mi racconti i dettagli ok?”
“Si ma nulla di impegnativo, andrò a Los Angeles per rilassarmi un po’!”
“Certo. Allora divertiti cara. Buone vacanze!”
“Grazie Spencer a presto.”
I due ragazzi si diedero il cinque, ma il loro entusiasmo durò per poco. Ora veniva la parte più difficile, perché avrebbero dovuto fingere un rapporto capo- cameriera e cercare di coprire il loro vero rapporto cioè due amici.
Il telefono squillò e i cuori di Michael e Kim iniziarono a battere molto velocemente.
“Pronto?” rispose Kim.
“Ciao Kim, sono Tatum!”
“Ciao Tatum!” rispose lei con entusiasmo per far capire a Michael che stava parlando con lei.
“Come va Tatum! Te l passi bene?”
“E’ stato bellissimo, siamo arrivati in cima all’Himalaya e ho scattato un sacco di foto, oggi il direttore el ha viste e mi ha detto che ufficialmente non può ancora dire nulla, ma sicuramente presto andrò a fotografare il Kilimangiaro! Non è fantastico?”
“Bellissimo Tatum! Complimenti te lo meriti. Come ambiente ti piace?”
“I miei colleghi sono gentilissimi, la gente del posto è generosa e ospitale, il cibo è buono l’aria è pulita, mi sono abbronzata e ci stiamo divertendo, siamo a una festa, abbiamo cenato e ora balliamo intorno al fuoco, domani sera si va a Mumbai e faremo una festa in un ristorante di lusso, pare che ci sia uno sceicco molto ricco e ci ha invitati. E’ tutto molto elettrizzante c’è solo una cosa che non va…”
“Che c’è, al campeggio vi manca l’acqua, avete avuto disguidi?”
“No! No! Ti ho già detto che per quello va tutto bene; però in questo posto meraviglioso, continuo a pensare a Michael! Mi manca tanto sai, ho dietro la sua foto nella mia medaglia. Oggi ho provato a fare uno scherzo ai miei compagni di viaggio mostrando la foto di Michael e dicendo che fosse il mio ragazzo, ma non ci hanno creduto, l’hanno subito riconosciuto! Ci credi che lo conoscono anche qui, pensa! Mi hanno detto che aspettano un suo concerto dal vivo anche a Mumbai.”
“Ma dai non mi dire. Beh, non credo proprio che Michael Jackson si trovi lì ora.”
“Che vorresti dire?”
“Che sono certa che non è lì nei paraggi. Non ha mica il concerto qui?”
“Si è vero. Mi è dispiaciuto andarmene ora, volevo vedere un altro suo concerto, ma mi hanno chiamato e non potevo rinunciare a lavorare, cosa darei per stare ancora con lui cinque minuti.”
“Fidati, vale la pena l’Himalaya!” Kim fece la linguaccia a Michael.
“Certo tu lo detesti!”  rispose Tatym.
Kim arrossì: “Lo detesto… esagerata!”
“Ahhh bene, tu che neghi di odiare Michael Jackson… non è possibile… vuol dire forse che inizia a piacerti?”


“No! Ma che dici!” disse Kim imbarazzatissima.
Tatum sorrise divertita: “Come te la passi tu?”
“Bene.”
“Che significa bene?”
“Al solito.”
“Lavoro?”
“Tutto a posto.”
“Mi manchi Kim. Oltre  a Michael manchi tu.”
“Anche tu mi manchi Tatum. Non vedo l’ora di vederti.”
“Anche io.”
“Comunque ora devo andare Tat, ti telefono presto. Buona giornata e buona continuazione sono felice che te la passi bene.”
“Ciao Kim. Ti voglio bene.”
Tatum riattaccò.
“Ci è mancato poco Michael!” esclamò Kim.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 
 
“Non è che per caso, tu ti sogni davvero che io mi comporti come una cameriera per due settimane?”
“Beh ovviamente per un po’ dovrai reggermi il gioco, ma ti prometto che non sarà nulla di esagerato.”
“In che misura?” chiese lei mettendo una pila di maglie in valigia.
“Quanto basta, nulla d più!”
“Allora va bene!” disse Kim ridacchiando.
Tatum spense il cellulare e continuò a bere il suo thè bollente, si accarezzò le braccia stringendosi nel maglione; nel deserto faceva freddo la notte, molto freddo.
C’era qualcosa che non andava ne era sicura! Kim non l’aveva mai trattata così, mai nella sua vita! Quando erano lontane nonostante le telefonate costassero o il  fuso orario imponesse loro degli orari impossibili in cui effettuare le chiamate si erano sempre sentite e parlate. Conosceva Kim! Quando sentiva la mancanza di Tatum le raccontava ogni minimo dettaglio della sua giornata, anche soltanto quello che aveva mangiato o indossato, era un modo per condividere in un certo senso tutto quello che aveva fatto con lei anche se non poteva essere lì. Invece, questa volta l’aveva liquidata in fretta, come se avesse qualcosa da nascondergli o come se avesse fretta di andare. Non sapeva il motivo, ma non riusciva nemmeno a immaginarlo. C’erano molte ipotesi, era pieno, dovevano esserci anche se non gliene veniva in mente nemmeno una; ed era sicura che in mezzo a quelle mille ipotesi sicuramente esisteva quella giusta che si sarebbe poi rivelata la motivazione valida del comportamento di Kim nei suoi confronti.
“Vuoi un dattero?” le chiese Jamal.
“Grazie Jamal!”
“C’è qualcosa che non va?”
“Nulla, solo che… guardavo la bellezza del cielo, sembra che le stelle ci cadano addosso, sono così vicine, mi viene voglia di provare a coglierne una!”
“La meriteresti, sono belle come te!”
“Grazie!” ringraziò Tatum, nascondendo il suo imbarazzo per quel complimento. Ora che lo guardava bene Jamal non era niente male. Aveva la pelle dorata, scura, bruciata dal sole, capelli ricci e neri e occhi profondissimi e scuri, aveva lineamenti esotici e sembrava essere un principe mediorientale.  Ma lei non poteva fare quei pensieri! Era innamorata di Michael! Non poteva tradirlo.
 
Kim varcò insieme a Michael il portone dell’albergo, salirono nella stanza che Michael avrebbe dovuto occupare anche i giorni precedenti, aveva ordinato anche una stanza per Kim dopo molte insistenze per offrirle l’alloggio la ragazza aveva ceduto. Michael l’accompagnò alla stanza numero 77 e disse:
“Non è il massimo, ma non avevano nient’altro disponibile così su due piedi, mi hanno fatto un favore perché sono io. Cerca di avere pazienza.”
“Non preoccuparti Michael per me è normale, sono sempre stata in stanze normalissime, non sarà un problema.”
La porta si aprì: Kim rimase esterrefatta: Un letto grandissimo era sistemato al centro dell’enorme stanza, il pavimento era in marmo bianco, un grande bagno annesso alla stanza conteneva una grossa vasca idromassaggio, un bagno turco e sanitari bianchi con bordi dorati, una grossa terrazza dava sul cortile dell’albergo, un enorme frigo- bar e una immensa credenza contenevano cibi di ogni tipo; un maxischermo, home theatre, mega stereo. Kim era a bocca aperta:
“Michael! Ma, non dovevi… io sono senza parole, ti costerà un sacco tutt questo e poi, non era necessario davvero.”
“Sei felice?” ridacchiò Michael soddisfatto.
“Si, certo, ma come lo spieghi che io sono la tua cameriera e ho questa stanza?”
“Questa è una delle più semplici, più tardi vai a vedere qualche stanza del mio entourage e poi vedi.”
“Non occorre Michael. Tutto questo non serve.”
“Ne sei soddisfatta?”
“Non solo. La adoro, è un sogno”
“Allora vedi che serve.”
“Cosa devo fare per sdebitarmi?”
“Sono io che mi sto sdebitando con te.”
“Ma io non so come fare per ringraziarti, sono imbarazzata, non so che fare…”
“Un semplice grazie sarà sufficiente.”
“Grazie Michael, grazie davvero.” Disse Kim abbracciandolo.
“Salve Michael!” disse Frank per sottolineare la sua presenza.
I due ragazzi si staccarono subito.
“Frank! Questa è Kim, la cameriera di cui ti parlavo, te la presento.”
“Piacere, mi chiamo Frank, quindi tu lavorerai per Michael?”
“Si, temporaneamente si.”
“Ne sei contenta?”
“Te lo dirò quando mi pagherà!” risero tutti e tre.
“Allora io vado a fare un tuffo in piscina!” disse Michael: “Kim, Frank? Volete venire in camera mia a farvi un tuffo nella mia piscina personale?”
“Io si grazie!” disse Kim.
“Ma tu non hai impegni?” chiese Frank a KIm.
“No Frank! Altrimenti non l’avrei invitata. Oggi è un po’ il giorno di riposo, quindi Kim può venire. Tu? Ci sei?”
“No! Io non posso assolutamente, ho un sacco di cose da preparare in vista del concerto.”
“Allora ci vediamo a cena. Kim ti aspetto in camera tra venti minuti!”
“Va bene Michael, grazie dell’invito.”
Frank e Michael uscirono dalla stanza e Kim si lanciò sul letto felice.
“Buone vacanze Kim!” si disse sorridendo.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Dopo un quarto d’ora Kim uscì dalla stanza in pantaloncini e maglietta, camminò per il lungo corridoio per incontrare una porta di legno con su un numero “777”: era la stanza di Michael! Bussò, dall’interno la voce di Michael vellutata e dolce rispose: “Avanti!”
Kim entrò e Michael era sul bordo della piscina in costume. Portava un costume a pantaloncino nero con la riga bianca sul girovita. Kim poté osservare estasiata il cantante che sembrava essere un delizioso re o principe dalla pelle scura: che fisico tonico e asciutto! Non un filo di grasso, non una parte troppo ossuta, nulla di molliccio, solo muscoli, tonicità e forme perfette ovunque. Pelle liscia e morbida, petto scuro e privo di peli, la maggior arte del corpo ne era privo, aveva solo un accennata peluria su braccia e gambe e un ciuffetto timido sotto le ascelle cosa che la divertiva, il viso era perfetto non un brufolo o un punto nero, c’era solo un “buchino” per così dire, appena accennato sulla guancia destra segno che aveva sofferto di acne. Michael le sorrise con u suoi occhi profondi e scuri e la sua bocca dolce: “Lo facciamo o no un bagno?”
“Certo mr. Jackson!”
“Vuole qualcosa da bere?”
“Un thè ghiacciato alla pesca, con l’ombrellino colorato però!”
“Sei tu la cameriera, fallo!” disse Michael ridendo.
“Ehi? Io non sono la tua cameriera!”
“Come no?” rise lui.
“No!”
Dopo aver riso iniziò a versare del thè per Kim e per se e disse:
“Sei mia ospite Kim, ci penso io!”
Entrarono in piscina, Michael bevve il suo thè poi adagiò il bicchiere vuoto sul bordo e lasciò che l’acqua bagnasse la sua pelle scura. Sotto la luce calda del lampadario la pelle di Michael brillava resa ancora più lucida dall’acqua che c’era sopra; i suoi ricciolini neri semi-bagnati erano ancora più lucidi del solito.
“Kim non è una sensazione fantastica, sembra che mi stiano massaggiando via tutti i problemi. L’acqua mi rilassa.”
“Hai ragione Michael ci voleva.” Disse Kim entrando in piscina col suo bikini rosso che risaltava il suo corpo perfetto e longilineo.
Michael l’ammirò: certo che era proprio bella! Sembrava una principessa e non si sarebbe stupito a scoprire che lo fosse.
Dopo una mezz’oretta entrambe indossarono una accappatoio, si sdraiarono sul letto. Michael si sdraiò su un fianco, lei fece lo stesso guardandolo e poi chiese:
“Ci riposiamo prima di cena?”
“SI! Certo Kim!”
“Michael?”
“Si?”
“Che rapporto hai ora con la tua famiglia?”
“Ho contatti solo con mia madre che però vedo di rado, ho contatti regolari con Janet e Randy. Gli altri li vedo solo quando obbligato dai ritrovi familiari, ma non credo mi vogliano bene.” Il suo sguardo divenne molto triste.
“Michael non volevo farti pensare a cose tristi!”
Kim lo abbracciò e le diede un bacio vicino all’orecchio:
“Hai bisogno di affetto e io te lo darò, tutto quello che ti è mancato Michael io farò in modo di dartelo, conta sempre su di me, la nostra sofferenza ci ha uniti e ci ha avvicinato. Conoscendoti per la prima volta nella mia vita sono stata felice di aver sofferto, perché questo mi ha permesso di capirti, cosa che non avrei potuto fare se, non avessi passato in un certo senso quello che hai passato tu. Io starò con te Michael, per poterti stare vicino considererei davvero fantastico farti anche solo da cameriera. Io vorrei poterti restituire tutto quello che ti è stato tolto.  Voglio stare vicino a te il più possibile re del pop.”
Michael arrossì leggermente nascondendo il viso nel cuscino.
Kim si avvicinò col viso al suo: “Non nascondere questo viso così bello da me, voglio guardarti catturare ogni piccolo particolare.”
Detto così iniziò a dargli dei bacetti dolci e timidi, a stampo, appena accennati, sulla guancia, sul viso, sulla fronte, sulle tempie, sul collo. Lui l’abbracciò e nel frattempo le accarezzava i capelli. Alla fine Kim dopo avergli scostato un po’ l’accappatoio gli lasciò sul petto una scia di bacetti e poi disse: “E’ già qualcosa!”
“Kim sei fantastica!” sussurrò lui sfregando la sua bocca sul collo, lasciando che la barbetta incolta sfregasse contro la sua pelle morbida per poi ogni tanto lasciarle dolci bacetti, a quel contatto Kim ebbe i brividi e cominciò a tremare.
Il cantante si fermò un attimo: “Devo smettere!”
“No Michael, continua.” Rispose lei sognante.
Dopo cinque minuti trascorsi in questo modo Michael le diede un bacio sul collo e gli accarezzò le spalle:
“Dai ricomponiamoci per la cena! Ho bisogno di una doccia fredda!”
“Anche io!” sorrise Kim.
Si guardarono imbarazzati rendendosi conto di essersi lasciati troppo trasportare.
“Vai prima tu Kim!”
“Sei sicuro?”
“Si, tu hai bisogno di più tempo, vai io entro dopo!”
Kim entrò nella doccia e iniziò a lavarsi pensando: “Lo sapevo! Mi ha fregato!” ridacchiando.
 

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


 
Kim uscì dalla doccia, si avvolse in un accappatoio e Michael le disse: “Ora vado io a lavarmi, tu va pure in camera tua a sistemarti; vestiti elegante perché sta sera ti porto a cena.”
 
“Cosa?”
“Non vuoi?”
“No è solo che… wow! Che onore! Davvero?”
“Certo!”
“Ma io non ho nulla da mettermi di molto elegante.”
Michael sorrise, aprì l’armadio e prese un vestito stupendo color oro, il corpetto era dorato e lucido completamente privo si maniche. La gonna era oro chiaro corta davanti che arrivava appena sotto le cosce e lunga dietro.
“E’ tuo!”
Kim si avvicinò sfiorandolo con un dito.
“Michael?”
“Che c’è?”
“Ma sei sicuro di volermelo dare?”
“Si. E’ tuo, te lo regalo!”
“Ma come fai ad averlo?”
“Ho un sacco di vestiti femminili perché a volte mi capita farmi davvero vedere in giro con cameriere, fan che non hanno abiti pronti all’occasione all’ora per sicurezza giro sempre con questi vestiti.”
“Grazie!”
“Vai a prepararti e non uscire finché non sei pronta, voglio vedere come stai alla fine.”
“Va bene Michael!” disse Kim ancora incredula dirigendosi verso la sa stanza.
La ragazza si asciugò, indossò mutande  nere e reggiseno nero a fascia senza spalline per non rovinare la bellezza del vestito.
Si asciugò i capelli e si massaggiò il corpo con un olio alla mandorla per rendere la pelle più lucida. Raccolse i capelli da parte tutti a sinistra lasciando a destra solo i ciuffi corti da parte. Scelse un trucco leggero, si truccò leggermente gli occhi di nero, un po’ di matita, un po’ di mascara, del rossetto rosso tenue appena accennato e dei brillantini da mettere sul viso e sul petto. Poi indossò una collana composta da un nastrino nero e un ciondolo dorato e orecchini neri pendenti con un fiore dorato in cima. Calzò le scarpe col tacco dorate a cui non era abituata che Michael le aveva dato insieme al vestito e poi uscì dalla stanza.   Bussò alla porta di Michael.
“Avanti!” rispose la sua voce.
“Eccomi Michael!” disse lei timidamente, vestita così si sentiva un po’ impacciata, non era abituata a vestirsi così…
Michael l’ammirò pieno di meraviglia e desiderio: vestita in quel modo Kim sprigionava tutta la sua sensualità, era così fascinosa, dolce, misteriosa, il trucco e i vestiti valorizzavano ancora di più il suo viso e corpo dalle caratteristiche esotiche. Una cavigliera fine e dorata era infilata alla sua caviglia fine. Michael era estasiato, ma anche Kim ebbe la sua bella dose di sorpresa.
Michael era vestito molto elegante, completo scuro con camicia bianca e cravatta, non com’era vestito di solito. I suoi capelli scuri e ricci erano raccolti in una coda morbida, lasciando che i ricci più corti gli ricadessero sul viso.
“Come sei bella sta sera Kim!”
“Grazie!” si affrettò a rispondere lei impacciata: “Anche tu Michael sei molto elegante.”
“Allora signorina? Posso avere l’onore di portarla a cena?”
“Con immenso piacere mr. Jackson!”
Michael le baciò la mano.
“Allora andiamo!”
 Gli porse il braccio e Kim lo prese a braccetto. Salirono al ristorante che c’era sopra, Michael fece accomodare Kim e poi si sedette: era un vero gentiluomo, nonostante fosse giovane e famoso non si era montato la testa né aveva perso il suo modo dolce e timido di essere.
Un cameriere portò lo champagne e disse:
“Buona sera, onorato di poter essere il vostro cameriere, i signorini gradiscono dello champagne?”
“Si grazie!” risposero entrambe in coro, il cameriere gliene orse due calici pieni e disse:
“Un gentile omaggio della casa, antipasti di pesce da accompagnare al vino.”
Ostriche, cozze, vongole, pane bianco con carpaccio di salmone e pesce spada, gamberetti crudi in salsa rosa, gamberoni alla griglia, tempura, spiedini di frutti di mare.
Il cameriere si ripresentò quando i ragazzi avevano terminato di mangiare e disse:
“Cosa posso portari per cena?”
“Ah perché questa cos’era?” sorrise Kim rivolgendosi al cameriere seguita da Michael, il cameriere rispose:
“Un omaggio della casa.”
Michael chiese a KIm: “Cosa vuoi mangiare?”
“Beh, perché non continuiamo col pesce?”
“Aggiudicato!” esclamò Michael: “Kim prego! Ordina tu!”
“No Michael, vai tu io ci devo pensare.”
“Va bene, allora io prenderò degli spaghetti allo scoglio, fritto misto di pesce con patatine e carpaccio di pesce misto.”
“Che bella idea Michael, lo prendo anche io!”
Il cameriere portò via i menu e si congedò.
“Allora Kim! Ti piace questa prima giornata?”
“Certo Michael è fantastica. Grazie mi stai facendo sognare, mi stai regalando una vacanza che non avevo programmato.”
“E’ questo il bello. Comunque, che vuoi fare sta sera?”
“Sta sera? Non saprei, siamo qui a mangiare e sono già le nove?”
“Quindi? A che ora pensi di andare a dormire Kim? Qui non siamo a casa tua!”
“Vuoi dire che stiamo in piedi dopo la mezzanotte?”
“Si Kim.”
“Non so, potremmo fare un giro.”
I ragazzi consumarono il loro cibo, le porzioni erano ottime e abbondanti come dolce Michael ordinò un piatto di formaggi e due porzioni di meringata allo zabaione. Michael pagò e lasciò la mancia dopo di che lui e Kim si avviarono nel cortile dell’albergo.
“Possiamo stare qua sta sera.” Disse Michael: “Non usciamo dall’albergo la prima giornata sarà soft.”
Kim sorrise e disse: “Va benissimo per me, purché stiamo insieme.”
Abbracciò Michael che ricambiò e le diede un bacio sulla fronte.
Il venticello accarezzava i capelli di Kim, era una bella serata, ma era pur sempre ottobre. Michael si tolse la giacca e la mise sulle spalle di Kim.
“Kim?”
“Si?”
“Scusa se ti faccio questa domanda così personale ma… ti sei mai innamorata?”
“No. Onestamente non ci ho mai pensato. Perché?”
“No. Perché? Sembri diversa da tutte le ragazze che ho conosciuto fino ad ora.”
“Michael… quante delle ragazze che hai conosciuto hanno un passato come il mio?”
“Effettivamente nessuna credo.”
“Questa è già una risposa. E poi sai, io sono una persona che ha un’ idea completamente controcorrente quindi, non ti devi sorprendere se sono diversa. Io non sono mai cresciuta nelle favole ho sempre avuto davanti la realtà e questo mi ha solo aiutato, infatti se mai avrò dei figli io non gli racconterò mai frottole o favole come fanno molti tipo che prima o poi chi fa il bene viene ricompensato, che il male paga, che c’è una giustizia anche se non immediata, che chi lotta alla fine ottiene sempre, no Michael non è vero tutto ciò, queste sono favolette. Io vivo nel mondo reale, non è così insegnerò ai miei figli solo ad essere dei bravi combattenti per sopravvivere qui.”
“Non hai tutti i toti Kim, è vero bisogna essere forti per sopravvivere, ma credo che tu abbia sofferto così tanto da non avere più la capacità di sognare un po’, che in fondo in fondo è una delle cose più importanti per sopravvivere che può fare la differenza tra una vita e una morte e sai perché? Perché come ha detto Nelson Mandela: “un vincitore è solo un sognatore che non si è mai arreso.” Se non sogni non hai obiettivi e se non hai obiettivi non vivi.”
“Non so Michael… sarà… io sono un po’ scettica. E tu? Ti sei mai innamorato?”
“No. Non ho mai pensato alla ragazze.”
“Se potessi scegliere la donna della tua vita come la vorresti?”
“Kim, stai prendendo freddo torniamo dentro, beviamo qualcosa di caldo magari.”
“Va bene Michael!”
 

Angolo autrice: Salve ragazzi! Come vedete i due iniziano a intendersela mica male, qua sotto vi metto un' immagine del vestito d'oro di Kim e di come invece è vestito Michael!  Non rispondo degli eventuali affetti collaterali che daranno queste foto, soprattutto la seconda ahah. A presto!

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Michael mise due mani sulle spalle di Kim dove era appoggiata la sua giacca.
“Hai le spalle gelate, andiamo!”
“Si Michael.”
Entrarono insieme nella hall dell’albergo; presero il grande ascensore, arrivarono al piano.
“Che vuoi fare ora?” chiese Michael a Kim.
“Non saprei sono le 23.30”
“Adiamo a farci un giro?”
“Adesso?”
“No dai sei stanca, usciamo domani sera, hai voglia di venire in camera da me così ci vediamo un film prima di dormire.”
“Va bene, ma vorrei mettermi in pigiama.”
“Ok, allora ti aspetto.”
Kim entrò in camera sua chiuse la porta soffiandosi nelle mani strette a pugno per scaldarsele. Aprì la sua valigia. Non aveva vestiti carini, né pigiami eleganti indossò il suo normalissimo pigiama nero, sciolse i capelli e si struccò. Dopo poco raggiunse Michael in camera da letto, indossava un pantalone della tuta nero e una camicia bianca sbottonata sul petto a maniche lunghe. Kim entrò nella stanza, Michael la invitò ad accomodarsi sul letto, scelsero un film da vedere e insieme bevvero del latte freddo al cioccolato. Il cartone animato che scelsero quella sera era Sherek 3; uno dei preferiti di Kim. Quel film era ricco di significato e morale nonostante, fosse divertente. Finito il film Michael guardò Kim e chiese:
“Che ne pensi?”
“Molto bello! E’ sempre stato uno dei miei preferiti!”
“No, Kim non intendevo quello… Parlavo del messaggio che lancia, che ne pensi?”
Kim si sedette sul letto dopo aver smesso di guardare fuori dalla finestra.
“Io credo che non ci sia cartone animato capace di dare una concezione coì reale della vita, sono totalmente d’accordo. La vita non è una favola, talvolta può finire bene, ma a volte anche male. E comunque è vero: il fatto che la gente ti dia un ruolo o ti tratti in un certo modo, non significa che tu lo sia veramente.”
“Quindi tu pensi che quello che conta è quello che pensiamo di noi stessi?”
“E’ la cosa principale, il resto viene dopo. Se sei convinto di una cosa tutto il mondo può dirti il contrario ma, tu continuerai a pensarla così; invece, se tu non sei convinto di qualcosa al primo che ti smonta tu ci credi…”
“C’è della verità in questo!”
“Certo che c’è!”
“Allora Kim… sarà per questo che mi sento un fallito, sarà per questo che penso di non valere nulla, di essere un debole, un fragile, un incapace? Vuoi dire che io non ne ero convinto abbastanza ed ero circondato da troppe persone che mi hanno ricordato il contrario, e non ho retto perché io sono troppo debole, sarà questo Kim?”
Kim lo guardò: i suoi occhi neri e penetranti , erano bagnati dalle lacrime.
“No Michael!” lo abbracciò facendogli appoggiare la testa sul suo petto e accarezzandogli i ricciolini lasciando che le sue lacrime le bagnassero la vestaglia.
“Anche i guerrieri più esperti, anche le persone più forti hanno un limite… con te l’hanno superato, ti hanno fatto troppo del male, sei stato molto forte, molto bravo e resistente, sei sopravvissuto, ma i traumi e le sofferenze che hai subito erano troppo grandi per lasciarti intatto completamente; anche tu purtroppo, hai subito perdite, ferite, sofferenze e difficoltà che ti hanno cambiato e indebolito; ma è assurdo sentirsi dei falliti se siamo sopravvissuti con una gamba rotta contro una banda numerosa di uomini che volevano ucciderci no? Michael tu, stai facendo come quel ragazzo che quando c’è stato l’incidente qui sul  ponte di New York l’estate scorsa, quando quell’autobus si è schiantato e ha preso fuoco… lui ha salvato la vita a se stesso e a tutti e dieci i passeggeri e si sentiva un fallito solo perché rompendosi una gamba per salvare una signora le ha fatto perdere i suoi soldi 500 dollari che aveva in borsa… ti sembra ragionevole e logico? E’ ora che la smetti Michael di sentirti un fallito per l’un per cento che non hai potuto fare e ti concentri sul novantanove che hai fatto, perché ne hai molti di motivi per essere felice e fiero di te stesso.  Chi vuole farti credere il contrario non ti vuole bene, è stupido e devi lasciarlo perdere. Ma adesso va tutto bene, tu sei fantastico e io sono qua per aiutarti a ricordartelo.”
Kim lo baciò sulla fronte, lui la ricambiò baciandole un braccio su cui era appoggiato. Dopo un po’ di coccole si asciugò le lacrime.
Kim chiese:
“Dormiamo?”
“Si sarà meglio che andiamo a dormire.”
Kim si infilò sotto le coperte…
“Ah rimani qui?” chiese Michael positivamente sorpreso.
“Si! Ti dispiace?”
“No, volevo chiedertelo, ma non avevo il coraggio.”
“Ma ormai ti conosco!”  disse Kim ridacchiando.
Michael spense la luce, si infilò sotto le coperte, lui e Kim si abbracciarono.
“Kim lo sai che il tuo profumo è proprio buono? Quale usi?”
“Io non uso profumi!”
“Non ci credo!”
“Te lo prometto Michael, credimi è vero!”
“Ma come fai ad avere questo profumo?”
“Credo sia la mia pelle!”
“Wow! Ancora meglio è buonissimo!”
“Mio re grazie!” disse Kim accarezzandogli il viso dolcemente.
Michael giocò con una ciocca di Kim.
“Michael? Cantami qualcosa sottovoce, ho bisogno della tua voce dolce per addormentarmi.”
Michael cantò Someone in the Dark, la abbracciò e la coccolò per tutta la canzone. Quando la finì lei si era addormentata, Michael le diede una scia di baci delicati sulla fronte e la guancia, lei nel sonno ricambiò con un bacio sulle sue labbra; Michael all’inizio rimase spiazzato, poi le diede un bacio, poi un altro, una serie di bacetti dolci e delicati sulle labbra. Poi accarezzandole la schiena si addormentò… il respiro di Kim era così dolce, e il suo batticuore era così rilassante…

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


“Piccolo buono a nulla, ora pagherai per tutto!” uno schiaffo violento sulla guancia morbida di Michael lo fece cadere a terra.
Avrebbe voluto piangere, ma no, non poteva. Si alzò fieramente e disse:
“Joseph, non sono un buono a nulla e non puoi picchiarmi soltanto perché ho sbagliato un passo in sei ore di prove, sono stanco ed è per colpa della tua inflessibilità che ho sbagliato, se mi avessi  fatto fare un po’ i pausa ora non sarei stanco e forse nemmeno avrei sbagliato.”
Joseph piegò in due la sua cinghia poi si voltò è fissò Michael con occhi infuocati e pieni di ira: “Che cos’hai detto piccolo vermiciattolo?”
“Ho sbagliato per colpa tua e non puoi picchiarmi Joseph!”
Joseph lo guardò: quel suo figlio era diverso dagli altro, non riusciva mai a spaventarlo del tutto. Agli altri anche se più grandi serviva una sola occhiata e già tremavano lui lo sfidava e nonostante ne avesse prese molte di più dei suoi fratelli non riusciva a piegarlo mai del tutto, gli rispondeva e sembrava sempre avere una forte personalità.  Ma la musica sarebbe presto cambiata.
Joseph camminò per la stanza buia e posò la cinghia… Si sedette su una sedia: “Michael mi sa che ho proprio sbagliato tutto con te. Tu le botte non le senti, mi sa che devo passare a metodi diversi.
Michael sentì un brivido corrergli lungo la schiena, non sapeva perché, ma era convinto che quella frase non preannunciava nulla di meglio delle cinghiate bensì di peggio, molto peggio.
Joseph aprì un cassetto e rovistò all’interno, prese dei cavi elettrici, poi tirò fuori dell’ olio… e delle funi. Michael incominciò a tremare, poteva sembrare coraggioso, pieno di vita e spavaldo, a in fondo era solo un ragazzino di dieci anni, che anche se non lo dava a vedere avrebbe dato qualsiasi cosa per essere in quel momento tra le braccia della sua mamma… La sua mamma? Lei certo non sarebbe venuta a salvarlo, lei si limitava solo a venirli a raccogliere dopo che Joseph li aveva lasciati mezzi tramortiti e a curargli le ferite mentre raccontava loro che Joseph gli voleva bene in fondo e faceva questo per il loro bene e che lei permetteva che fossero disciplinati perché li amava e voleva che fossero adulti responsabili. Si certo! Bel modo di volere bene, massacrare i figli di botte e non fare niente per impedirlo, anche se Michael era convinto che nemmeno la mamma fosse convinta a quello che diceva o ci credesse in qualche modo. Se pensava che quello che Joseph stesse facendo fosse giusto perché dopo che erano stati malmenati di nascosto raggiungeva lui e i suoi fratelli e li medicava?  Perché ogni qual volta sentiva le loro urla provenire dalla “camera delle torture” la sentivano piangere a dirotto? Perché ogni volta che Joseph li picchiava lei si rifiutava di parlargli per delle ore? E poi la prova schiacciante la ebbe un giorno quando mentre la mamma le stava disinfettando le ferite sulla schiena Michael le chiese ancora piangendo: “Se tu trovi giusto quello che fa Joseph, perché tu non lo fai mai? Se ci vuole veramente bene, perché ci dice quelle cose orribili?” e lei senza rispondere si era messa a piangere per poi dirgli di stare zitto.
“Cosa vuoi farmi Joseph?”
“Hai paura forse… no, non è possibile tu non sei mica quello che non si fa mai piegare da niente?”
Michael lo fissò con occhi spaventati, aveva la testa pensante e si sentiva morire.
“Sai Michael, so che tu ami leggere e studiare e scoprire non è vero? E’ per questo che trascuri le prove e la danza, perché vuoi imparare… allora dimmi cosa succede quando un cavo elettrico tocca dell’acqua o del liquido come olio o grasso.”
Michael capì cosa voleva fargli Joseph, iniziò a correre e cercò di uscire dalla stanza:
“Mamma, mamma ti prego aiutami! Mi vuole uccidere… mamma!” Nessuno rispondeva, nessuno lo venne a salvare sentì solo dall’altra parte della porta un pianto soffocato, non era solo la mamma a piangere, ma anche la sua sorellina Janet che aveva capito benissimo che Michael era in pericolo.
Nessuno aprì la porta, sentì solo le mani di Joseph prenderlo violentemente per una spalla e scaraventarlo a terra.
“Spogliati completamente e stai fermo.”
Michael continuò a correre per non farsi prendere e per far inciampare Joseph buttava per terra qualsiasi cosa trovasse per farlo inciampare. Joseph lo prese, Michael urlava. Lo spogliò con la forza riducendo la sua camicia a dei brandelli. Poi le prese entrambe i polsi e glieli legò a un paio di corde attaccate al soffitto.
Michael era girato di schiena, aveva una paura immensa, chissà se sarebbe rimasto vivo.
Joseph prese l’olio e glielo spalmò addosso su tutta la schiena, sul petto e sul collo, Michael cercava di liberarsi dalle prese delle funi.
“Non hai mai letto Michael cosa succede quando un cavo elettrico tocca l’olio? Fa un piccolo contatto che provoca alla pelle delle piccole scottature.”
Michael non si ea mai sentito così distrutto e privato di ogni dignità, ad ogni modo cercò di essere forte.
“E’ la prima volta che uso questo metodo, sui tuoi fratelli non l’ho mai sperimentato, vediamo cosa succede, stai tranquillo mi fermerò prima che tu muoia, ma ricordati non svenire se no la punizione è rimandata.”
Un colpo seccò colpì la schiena di Michael che si trattenne dall’urlare ma sentiva così male che tremava.
“Piccolo buono a nulla, non meriti nemmeno di esistere!”
Schaf… un altro colpo…
“Cosa credi, che fossi arrivato fino  a qui senza di me?”
Schaf…
“Figlio ingrato, egoista e ribelle. Non è studiando quegli stupidi libri che in un modo o nell’altro arriverai a qualcosa.”
Schaf…
“E tu come mi ripaghi? Sbagliando, non impegnandoti, insistendo nel deludermi!”
Schaf…
“Cosa ho fatto di male? Per avere un figlio così stupido, avrei dovuto saperlo che eri così, ti avrei buttato in un cassonetto.”
Schaf…
“E tua madre che ha insistito per chiamarti Michael perché significava “forza di Dio o chi è simile a Dio?”.
Schaf…
“Avremmo dovuto chiamarti “rifiuto” o “maledizione” e pensare che come secondo nome porti il mio”
Schaf…
“E’ una cosa che mi uccide…”
Schaf…
“Piccolo schifoso…”
Schaf…
“Ribelle…”
Le lacrime di Michael scorrevano così copiose che il suo petto era bagnato più dalle lacrime che dall’olio, ma non tanto per il male quanto per le parole che si sentiva dire.
Dopo un venti minuti di punizione, Joseph lo slegò e dopo avergli dato un calcio lo gettò a terra dicendogli.
“Uscirai da qui quando verrò ad aprirti.”
Michael rimase a terra: “Dio per favore, se hai un po’ di pietà, uccidimi, chiamami a te forse, starò meglio su là con te.”
Vedeva doppio, la testa le girava, svenne.
Dopo mezz’ora si risvegliò a pancia in giù ne l suo letto, la mamma le stava medicando le ferite.
“Come stai piccolo mio?”
“Come dovrei stare secondo te con trenta frustate di cavi elettrici sulla schiena?” pensò.
Non era così forte, era un ragazzino…
“Ho male dappertutto mamma.” Scoppiò a piangere.
Kathrine cercò di trattenere il pianto, non poteva vedere il suo piccolino in quelle condizioni.
Michael si accoccolò tra le sue braccia lei lo abbracciò e gli diede un bacio sulla fronte.
“Ohh piccolo mio, mi dispiace. Ma perché rispondi sempre al papà?”
“Mamma, perché lo difendi sempre. Che cosa ho fatto di tanto orribile per prendere tutte queste botte? Cosa? Cosa ho fatto?  E’ tanto grave sbagliare un passo di danza in sei ore di prove, sono un essere umano anche io sbaglio…”
“Ma certo tesoro, non piangere è normalissimo anzi, tu sei super bravo, nessun altro ragazzino della tua età potrebbe anche solo lontanamente sognarsi i tuoi ritmi e le tue prestazioni.”
“E allora perché papà mi picchia?”
“Non lo so , non lo so Michael davvero, ma credimi io credo che ti voglia bene in fondo, in fondo…”
“ Io non credo proprio onestamente… mamma mi dice delle cose orribili, ti prego rispondi alla mia domanda, perché mi tratta così?”
“Non lo so Michael, non lo so nemmeno io. Purtroppo non lo sa nessuno, vorrei tanto evitare che questo accadesse ma non posso. Non possiamo cambiare la situazione però ti prego finché siamo insieme e dobbiamo vivere questa situazione fai quel che puoi per renderla meno dura, non lo provocare, non rispondergli… vedi che peggiori solo le cose?”
“Si mamma, però per favore promettimi che mi proteggi.”
“Ci proverò Michael…”
“Ahhh aiutooo! Mamma aiuto!” Michael si dimenava sotto le coperte nel cuore della notte.  Kim cercò di svegliarlo e gli tenne le mani: “Michael! Michael! Michael svegliati!”
Il suo viso era sudato, stravolto e bagnato di lacrime.
“Michael cosa c’è?”
Michael scoppiò a piangere, un altro incubo, un altro… quei ricordi non gli davano pace.
“Michael, Michael… tesoro, che cos’hai?”
“Un altro, un altro ancora Kim, un altro incubo!”
“Ohh, povero cucciolo!” lo abbracciò.
“Shh, Shh avanti è tutto ok, buono! E’ passato!”
Michael singhiozzò sulla sua spalla dopo cinque minuti di sfogo smise di piangere.
“Va un po’ meglio?”
Michael non rispose…
Dopo dieci minuti Michael si era calmato anche se aveva ancora gli occhi rossi; Kim aveva preparato per entrambi del latte caldo col miele.
“Mi faceva così tutte le volte che sbagliavo, è lui che mi ha portato via l’infanzia, l’autostima, la spensieratezza…”
“Capisco, deve essere molto dura Michael… mi dispiace, ma vorrei tanto che tu provassi a dimenticare.”
“Kim, per cancellare cose brutte ne devono accadere altre belle… Mio padre mi odiava, mi odiava incondizionatamente ora per stare bene io avrei bisogno di vero amore, l’amore di una donna che mi ami non perché sono Michael Jackson e sono pieno di soldi e successo, ma perché sono io.”
Kim prese il viso di Michael tra le mani…
“Michael, ti capisco ricambio tutti i tuoi sentimenti. Anche quello che è successo a me mi ha segnato e mi rimarrà sempre un segno dentro, sempre. Ma dobbiamo andare avanti. Io ho 26 anni e non ho mai detto a nessuno TI AMO!”
“Davvero? E perché?”
“Perché ero convinta di non poter amare nessuno, che non mi sarei mai più fidata di nessuno, che non avrei mai più potuto essere serena e felice. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai detto ti amo a un ragazzo, ma poi tutto è cambiato, tutto… ho capito che non è così…”
“Come sei cambiata? Come hai fatto?”
“Ho conosciuto te. Ho capito come a volte la vita anche se complicata e non simile a una favola può anche essere inaspettatamente piacevole. Due settimane fa Michael… io ti odiavo credevo ti fossi sbiancato la pelle, credevo che non volessi essere nero, che odiavi la tua razza e che fossi una delle tante star tutte occhi dolci e sorrisini sul palco e giù delle persone orribili, pensavo fossi uno dei tanti che sfruttando la sua fama e il suo successo usasse le ragazze e i loro sentimenti, pensavo fossi capriccioso e viziato… ma adesso di ho conosciuto sei una persona molto speciale e non riesco più a vivere senza te… Michael… io TI AMO!”
Una lacrima le cadde dagli occhi al pronunciare quelle parole, poi le lacrime si fecero copiose…
“Cosa?” chiese Michael incredulo.
“IO TI AMO!”
“Ma non hai detto… che tu non riesci a…”
“Non riuscivo, ora ho conosciuto te e ho scoperto che ci riesco, a te posso dirlo!”
“Kim non è possibile! Non ci credo! Non può essere vero…”
“Invece si! E’ così io ti amo.”
Michael l’abbracciò piangendo e le disse: “Anche io Kim, con tutto me stesso.”
“Davvero?”
“Si! Si Kim!”
Piansero insieme di felicità e si scambiarono un bacio lungo e pieno di passione.

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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


KIM
Michael mi abbracciò, mi sentivo così bene, ero convinta che quella notte avrei dormito come non avevo mai dormito, perché mi sentivo amata e completa senza nessun tipo di minaccia. Non avevo più paura non avevo più vulnerabilità, ora che c’era Michael si sarebbero potute anche ripresentare molte difficoltà, ma c’era lui che mi sosteneva e che poteva aiutarmi e proteggermi non era più come prima. Non potevo pensare che tutto stesse succedendo così meravigliosamente, non credevo possibile che un ragazzo così bello, affascinante, sensuale e pieno di qualità come Michael si potesse innamorare di me. E’ il tipo di uomo che avevo sempre sognato di avere, ma mai avrei considerato che lui potesse essere l’uomo che amavo, perché non lo conoscevo… Ma adesso come avrei fatto? Come avrei fatto a spiegare tutto a Tatum che sarebbe tornata a casa tra un paio di giorni, mi sentivo in colpa è come se le stessi rubando il suo uomo e io non avrei mai potuto fargli questo… ma ero troppo stanca, ne avrei parlato con Michael domani a colazione.  Adesso mi sarei goduta quella notte, in fondo che c’era di male? Dormivo solo tra le sue braccia! Le sue fantastiche braccia…
MICHAEL
Era un sogno che si era avverato. Una donna come Kim? Che mi amava sul serio per com’ero e per chi ero e non per quello che si credeva fossi… Era il mio sogno… il mio ideale di donna! Sembrava una principessa africana e aveva i capelli così morbidi, come la seta, un profumo così dolce e una purezza d’animo senza considerare la sua rara bellezza sia esteriore che interiore. Non avevo mai fatto così, avevo girato a largo dalle ragazze. Non volevo avere problemi ed essere usato, volevo solo essere amato, ma ero convinto che Kim non mi avrebbe deluso. Certo, devo stare attento, non farmi prendere dalle emozioni ed essere delicato anche se non è facile. E’ così bella ed è qui tra le mie braccia, certo… non mi lascia indifferente…uff… che birichino! Ma a cosa penso? Mi vergogno di me stesso. So che è stupido, ma ora che c’è lei Joseph non mi fa più paura e tutti gli latri problemi mi sembrano sparire, anche se li avrò c’è Kim al mio fianco ora. L’amerò e la proteggerò come la mia regina, nessuno le farà più del male. Adesso ho affondato il mio naso nei suoi capelli gioco con una sua ciocca e la bacio sulla nuca: che bello! Sento che ha un po’ di brividi, forse è meglio smettere! Non voglio imbarazzarla. Com’è bella la mia Kim! Avrei molto da dirgli, ma sono stanco e lei si è già quasi addormentata, ne parleremo domani. Dormi bene amore mio! Penso dandole un bacio sul collo. Mi sento così completo, non posso assolutamente perderla, è la mia vita e l o deve continuare a essere senza nessun impedimento, ma ovviamente solo se lei lo vorrà.
 
Il sole penetrò dalle finestre e svegliò dolcemente Kim che stropicciandosi gli occhi si svegliò delicatamente, un braccio di Michael la teneva ancora abbracciata, lei lo baciò e proseguì così fino alla mano. Lui si svegliò e disse:
“Buongiorno mio dolce amore!”
“Buona giornata a te re del pop!”
“Ma io pe te sono solo Michael!”
“Si ma io ti considero il mio re!”
“Bene e tu sei la mia regina allora!”
“Se lo dici tu!” disse Kim ridendo, poi si nascose sotto il cuscino, Michael andò cercò di sollevarlo, ma lei spuntò all’improvviso da sotto il cuscino e lo abbracciò dolcemente. Lui subito dopo la baciò dolcemente, fu un bacio dolce, lento e con un po’ di passione. Lei disse: “Quanta dolcezza, direi che è eccezionale come inizio colazione.”
“Potrei anche dartene un altro.” Esclamò Michael dolcemente.
Poi la baciò ancora mentre le accarezzava i capelli e lei disse: “Ti voglio bene!”
“Anche io tesoro mio!” Fecero colazione in veranda, richiedendo il servizio in camera. Intanto Kim aveva approfittato per spiegare a Michael la situazione, cioè il fatto che Tatum fosse una sua fan e che a lei sembrava di tradirla.
Michael bevve un sorso di succo d’arancia e Kim continuò:
“Capisci Michael? Lei è una tua fan, io so che sei tutto per lei, ti ama dalla nascita e io fino a ieri, è brutto da dire Michael ma, non ti sopportavo…”
“Ma è per questo che mi piaci, e mi fido di te!” ridacchiò Michael: “Non c’è amore più sincero di chi personalmente cambia idea su una persona.”
“Hai ragione! Ma lei lo vivrebbe come un tradimento capisci?”
“Kim ti rendi conto dell’assurdità di quello che stai dicendo? Avanti Kim, cerca di riflettere razionalmente! Lei non mi ha mai visto e parlato fatta a eccezione di due minuti sul palco, è una persona che non sa assolutamente nulla di me, non mi ha mai conosciuta di persona e probabilmente è innamorata non di me, ma di un ideale o comunque uno stereotipo, un’ombra di me che si è costruita. Tu invece, mi hai conosciuto come si conoscono le persone normalmente. Non sai tutti i miei gusti, le mie abitudini e le mie frasi preferiti perché li hai letti da qualche parte, ma perché hai passato giorni interi con me; io so che tu quando mi hai conosciuto non sei partita con l’idea che ero perfetto, irraggiungibile, divino… sono partito da zero come una qualunque persona di cui non conoscevi l’esistenza, anzi, sono partito da sotto zero visto che non ti piacevo. Anche tu avevi degli stereotipi di me, ma negativi, comunque non ti sei fatta condizionare e mi hai conosciuto, ma quando si parla di una fan è diverso. Perché sono quelle che sono cieche, hanno gli occhiali rosa e non riescono a farsene una ragione, non capiscono che io sono un essere umano, come tutti, con le mie debolezze, difetti e difficoltà, pensano  che sia una specie di dio; ecco perché se mi conoscessero o al mio primo sbaglio sarebbero deluse e non vorrebbero più saperne oppure farebbero finta di nulla e sarebbero come dei burattini: io potrei fargli qualsiasi cosa e loro sarebbero sempre in adorazione del “Re del pop” e io non voglio niente del genere, io voglio un rapporto genuino come quello che si è creato con te e spero che non finisca mai.”
Così dicendo Michael si alzò dalla sua sedia si avvicinò a quella di Kim, si inginocchiò e poi dopo essersi sfilato il suo braccialetto di corda nero con piccole palline di legno glielo infilò al polso e gli disse:
“Questo è tuo, significa che da oggi tu entri a far parte della mia vita e sei una persona speciale per me.”
KIm lo guardò…
“Michael!” le lacrime le salirono agli occhi: “Io non so cosa dire… grazie!”
“Non devi dire nulla, accettalo e basta!”
Kim le diede un bacio per ringraziarlo con le lacrime agli occhi, poi disse:
“Quello che ici tu è giusto Michael, ma io ho paura che Tatum soffra.”
“Se è una vera amica capirà!”
Kim pensierosa bevve il suo succo di frutta e pensò a come avrebbe potuto parlare con Tatum.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Tatum scese dalla Limousine che li aveva accompagnati al locale; appoggiò i suoi tacchi dorati sulla sabbia illuminata dall’ultimo sole prima del tramonto; il suo vestito turchese lungo con lo spacco davanti, il  corpetto stretto senza maniche e pieno di perline argentate. Aveva raccolto i capelli da parte lasciando che due riccioli ribelli le ricadessero sul viso e si era truccata leggermente. Quella sarebbe stata l’ultima sera in quel meraviglioso posto poi avrebbe dovuto ripartire. Sentiva già nostalgia del deserto, ma da una parte era contenta di tornare  a casa: avrebbe visto Kim! Finalmente avrebbe potuto parlarle. Le era sembrata strana distante e l’aveva fatta un o’ preoccupare perché non le sembrava la solita Kim e questo accadeva solo quando succedeva qualcosa di grave o che la metteva a disagio gravemente. Kim. Comunque non aveva senso rovinarsi la serata, doveva godersi l’ultima notte in quel posto magico e affascinante.
Jamal le diede il braccio:
“Posso accompagnarti dentro?”
“Con piacere!”
Una volta dentro al locale Jamal le porse un cocktail, Tatum lo bevve volentieri, la testa le girò un po’ forse era il caldo, il cocktail o l stanchezza.
“Ora tornerai in America allora?” chiese triste Jamal.
“Beh, è là che abito io!” disse lei.
“Certo, ma quindi questo significa che non potrò più rivederti?”
“E perché?” chiese Tatum: “con l’aereo si arriva in America in dieci ore!”
“Lo so, ma siamo molto distanti.”
“Quindi? Qual è il problema?”
“Io voglio stare vicino a te Tatum!”
“Perché?”
“Perché mi piaci!” e così dicendo le sfiorò le labbra con un bacio.
Tatum ricambiò poi si scosse spiazzata.
“Non posso Jamal.”
“Perché no? Non ti piaccio?”
“No, mi piaci… ma è un amore impossibile!”
“No perché? Nulla è impossibile!”
“Jamal siamo lontanissimi, abbiamo culture, modi di pensare e tradizioni completamente diverse e poi, non può funzionare.”
“E da quando Tatum l’amore si misura in chilometri e deve avere il permesso di soggiorno?”
“Jamal, è nato tutto così in fretta solo in due settimane, siamo così distanti, non possiamo conoscerci nemmeno bene, siamo così diversi non funzionerebbe.”
“Ma tu non devi fare niente, io lascio tutto, vengo in America con te, starò sempre lì!”
“No, Jamal!” disse Tatum con le lacrime agi occhi accarezzandogli una guancia: “Questo non te lo posso chiedere e nemmeno permettertelo. E poi…”
“E poi cosa?”
Tatum abbassò gli occhi. Guardò il suo ciondolo e lui disse:
“Tatum dimmi che non è vero!”
Lei si nascose ancora di più, arrossendo per l’imbarazzo.
“Tatum?”
“Cosa Jamal?”
“Io ti amo, ti ho detto che ti amo e tu mi rifiuti pe cosa?”
“Io Jamal… lo so che è assurdo ma lo amo!”
“Tatum hai 26 anni…”
“Questo cosa significa?”
“Che è ora di crescere Tatum! Io sono un ragazzo, un ragazzo vero, come te… on sono una star irraggiungibile e lontanissima che non avrai mai l’opportunità di conoscere.”
“Non è vero che on lo conoscerò mai! Tu non puoi saperlo!”
“Andiamo Tatum, se anche lo incontrassi quante probabilità ci sono di frequentarti e avere una relazione con lui. Ti aspetti che lui guardi te?”
Gli occhi di Tatum si fecero lucidi… “Quindi pensi che non sarei alla sua altezza.”
“No! Sei matta! Non ho detto questo!”
“No, hai solo detto che non guarderebbe mai una come me.”
“Si ma non perché non sei alla sua altezza. Quello è abituato ad avere folle di fan che lo acclamano, ragazze che si strappano i capelli quando lo vedono; Chissà quante ragazze si è passato o a quante già avrà spezzato il cuore. Chissà quante ragazze ha fatto soffrire, ma è inutile con quelle persone non puoi averci a che fare se non sei come loro. Puoi essere bellissima, intelligentissima, piena di talento e qualità, ma se non sei qualcuno nel loro mondo non hai speranze con loro. Tu non sei come loro Tatum, sei una persona comune anche se fantastica. Che speranze hai di averlo come marito? E poi… Tu meriti molto di più che diventare una moglie-oggetto di una star, di essere piena di soldi e infelice, di vivere in una gabbia dorata. Fingi per un attimo che tu riesca ad averlo come tua metà… cosa pensi che possa offrirti? Una vita come la sua a scappare dai paparazzi, a scappare dai fan, sempre a nasconderti e a travestirti per poter camminare per strada, sempre accompagnata da mille guardie del corpo. Wow! Che prospettiva fantastica!”
“Ora smettila!” disse Tatum.
“Non ti permetto di parlare così di Michael e nemmeno di distruggere i miei sogni solo perché sei così egoista da pensare alla tua felicità. Tu non riesci a capire che io amo Michael!”
“Ma come fai ad amare qualcuno che non hai mai conosciuto?”
“Io so com’è, lo vedo, è dolce, tenero, pieno di amore.”
“Sul palco, sotto i riflettori… non nella vita privata.”
“Ora stai esagerando.”
“Io sto esagerando. Come devo sentirmi davanti a una ragazza che mi rifiuta per un fighetto più tirato di una donna che cambia ragazza ogni giorno solo perché paga tutte quelle che si porta a letto.”
“Smettila scemo!” gli disse Tatum tirandogli uno schiaffo. Si guardarono… Tatum tremò, Jamal cominciò a tremare.
Tatum lo guardò mortificata.
Jamal disse: “Io non ci credo.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


 
“Mi dispiace Jamal, mi dispiace immensamente.” Disse Tatum avvicinandosi a Jamal per accarezzarlo sulla guancia.
“Non mi toccare!” la fermò Jamal.
“Sono stato stupido Tatum, tu non hai colpe… avrei dovuto stare alla larga da te da quando mi hai mostrato la foto di Michael che portavi nel tuo ciondolo. Non si può dare il cuore a una fan di Michael Jackson, è come dare qualcosa a qualcuno sapendo già che lo butterà via. Mi dispiace molto di averti amato Tatum, e di amarti tutt’ora. Non sapevo fosse un crimine, stai tranquilla io ti assicuro che questo errore non si ripeterà. Hai ragione tu! Dirci addio qua è più ce sufficiente.”
“Ti prego Jamal, no aspetta. Discutiamone da persone mature! Per favore.”
“Discutere su cosa Tatum? Su cosa? Sul fatto che non mi ami? E cosa cambierebbe? Nulla!”
“Non andartene Jamal!” Il ragazzo si voltò e cercò di allontanarsi con passo svelto.
“Addio Tatum! Scusami di essermi intromesso nella tua perfetta esistenza.”
“No. Aspetta Jamal, io ho bisogno di parlarti!”
“Vai dal tuo Michael, lui saprà capirti!”
Jamal corse via. Tatum lo guardò correre, il vento del deserto le accarezzò il viso rigato ormai da lacrime. Subito si recò verso il parcheggio del ristorante. Alcuni taxi erano parcheggiati lì fuori, chiese a uno di portarla in albergo. Pianse tutto il tragitto. Dopo aver pagato si precipitò in ascensore, entrò come una furia nella sua stanza. Dopo essersi svestita indossò una maglia lunga marrone con sotto degli shirt e uscì sulla terrazza piangendo. Il cielo era pieno di stelle argentate, l’odore del deserto. Era fantastico! Semplicemente fantastico… e… maledettamente dolce. Si abbracciò un braccio con l’altro e poi pensò che non desiderava altro che quella notte finisse al più presto.
 
 
 
“Piccola? Prendi ancora un po’ di purè di patate?”
“Michael! Ma io l’ho già mangiato due volte finiscilo tu, tu lo adori!”
“Non quanto te! Mangialo tu piccolo fiore!”
“No, Michael è giusto che sia tu a prenderlo è la tua razione.”
“Non posso fare un dono alla mia regina?”
Lo guardò, si perse nei suoi occhi neri! Come poteva resistergli? Era un angelo.
“Beh se la metti così tesoro.”
Michael la fece sedere sulle sue ginocchia e poi con la forchetta iniziò a darle il purè in bocca come fosse una bambina.
“E’ buono amore?” chiese lui divertito.
“Si Michael, ma potevo anche mangiarlo da sola!” rispose divertita.
“Così è più divertente!” rise Michael.
“Se me lo dai tu è più buono.” Disse lei.
“Kim, è così fantastico averti incontrato. Una delle migliori cose della mia vita, anzi la migliore. Non mi lasciare, nemmeno quando sarà dura, perché prima o poi sarà dura.” E così dicendo gli occhi diventarono lucidi.
“Ma certo che non ti lascerò, io ci sarò sempre per te. Sono qui proprio nel caso che diventi dura, non solo per divertimi. Mio re io ti sarò fedele.”
“Lo so tesoro, grazie di esserci!” Così dicendo intrecciò le mani con le sue, poi la baciò, le loro mani si lasciarono andare e si abbracciarono.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Kim si staccò da Michael e disse:
“Mi porti a fare un giro?”
“Come? Ora? Qui?”
“Si, perché? E’ proibito?”
“No, ma non sono abituato a queste richieste…” disse Michael ridendo divertito: “Mi servirà un attimino, scusa devo abituarmi. Dove vuoi andare?”
“Avrei voglia di fare un giro fuori città e prendere un gelato, sai dove? Al Ice cream Express!”
“E dove sarebbe?”
E’ una gelateria, fuori New York, non dista molti kilometri, tagliando il traguardo ci metteremo una mezz’oretta. Ti prego Michael portami.”
“Va bene, allora avverto il mio autista!”
“No, andiamo solo noi due. Guiderò io.”
“Kim, guarda che anche io so guidare e ho la patente, il problema non è chi guida, è che è troppo rischioso.”
“Ma andremo in giro in incognito, non hai una moto?”
“SI! Certo, è quasi nuova, non l’ho quasi mai usata.”
“Bene! Allora non c’è problema! Prendila e andiamo!” disse Kim prendendolo per mano.
“Aspetta! Sei sicura che sia una buona idea?” chiese Michael preoccupato.
“Certo. Infila la giacca di pelle e andiamo!”
Senza sapere il perché lo stesse facendo Michael si infilò la giacca di pelle, Kim ne indossò una e una volta sotto l’albergo indossarono i caschi partendo a razzo.
In poco tempo erano sulla stada extraurbana e correvano a tutta velocità, il vento accarezzava i capelli a entrambe e Kim non vedeva l’ora di mangiare il gelato.
Abbracciò Michael tenendosi a lui un po’ più forte, affondando il suo naso nel suo collo, era così dolce tutto ciò! Nonostante tutto, era preoccupata per Tatum, era nervosa! Il giorno dopo avrebbe dovuto dirle di Michael e non immaginava proprio come questo potesse lasciare tutto immutato, tra lei e Tatum e lei e Michael.
 
 
Tatum bevve la tisana rilassante ai frutti di bosco che si era fatta preparare, come se servisse a qualcosa!
Mezzanotte e il sonno non arrivava, a pochi Kilometri di distanza tutti i suoi compagni di esplorazione stavano festeggiando, ballando e mangiando lei invece, aveva nausea e stomaco pesante, senza aver mangiato nulla, nulla! Mai nella sua vita le era capitato, mai! Cavolo, lo sapeva, lo sapeva… Jamal era là da qualche parte, nonostante fosse sparito nel deserto.
Guardò il suo ciondolo con dentro la foto di Michael lo prese in mano e pensò:
“Io ti rimarrò fedele, anche se questo mi costa miliardi di lacrime, Michael? Un giorno vedrò i risultati di tutto ciò, quando sarò tra le tue braccia saprò che ne è valsa la pena!”
Rientrò in camera, chiuse la porta-finestra e si mise a fare le valigie:
“Tanto vale visto che non riesco a dormire!” pensò  asciugandosi le lacrime.
 
 
 
“Siamo arrivati!” disse Michael togliendosi il casco.
“Finalmente! Andiamo a prendere il gelato.”
Entrarono nella gelateria, 150 gusti diversi.
“Prendi quello che vuoi dolcezza, non abbiamo fatto 20 kilometri per prendere un normale gelato.”
Kim rise a crepapelle e disse: “Sarà fatto mio dolce principe dalla pelle scura!” baciandolo dolcemente.
Poco dopo erano seduti entrambe su un tavolo tenendosi per mano, mangiando due coppe di gelato con molti gusti, noccioline glassate, meringhette, m&ms, confettini colorati, panna, cioccolato fuso, salsa di caramello caldo e sciroppo di fragola.
Michael accarezzò dolcemente le dita di Kim, lei ricambiò corteggiando con l’indice le sue dita lunghe e affusolate.
Michael la guardò negli occhi: era preoccupata, si vedeva!
“Kim?”
“Si Michael!”
“Stai tranquilla per Tatum ok?”
KIm era stupita, come aveva fatto a capire che stava pensando a lei.
“Sono così nervosa Mike, ho paura di perderla o ancora peggio dover perdere te per lei!”
“Cosa? Davvero hai paura di perdermi?”
“Certo Michael io ti amo! E non lo dico per scherzo, ora che ti ho conosciuto non posso nemmeno sopportare l’idea di stare senza te, ma non voglio perderla, lei è la mia migliore amica, anzi una sorella.”
“Non è necessario che tu faccia questa scelta amore! Non preoccuparti, parlerai con Tatum e io sono sicura che capirà, se è una vera amica come tu sostieni!”
“Hai ragione, inutile fasciarsi la testa, prima di essersela rotta giusto?”
“Giusto tesoro! Rilassati! E poi anche io ti amo, e non ti lascio, capiti quel che capiti io resterò con te.”
Disse accarezzandole i capelli. Lei se li lasciò accarezzare, poi Michael le accarezzò una guancia e lei le baciò un dito.
Era un sogno!
“Ti va di fare una passeggiata dopo il gelato?”
“Certo che si!”
“Ti porto in un posto speciale!”
“Davvero?”
“Si!”
“Che bello! Grazie Michael!” 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


 
Tatum continuava a girare per la stanza senza mai fermarsi, era nervosa, confusa e smarrita. Prese la felpa col pelo che si era portata dietro e dopo essersela infilata uscì dalla camera la chiuse a chiave, e dopo aver preso l’ascensore uscì dall’albergo. Passeggiò in giardino tra fontane e arbusti toccandosi il ciondolo. Michael per lei era la cosa più importante, la più importante! Era fiera di ciò che aveva fatto! Doveva solo resistere un’altra notte, il giorno dopo a casa ne avrebbe parlato con Kim, che l’avrebbe aiutata e in poco tempo tutto si sarebbe risolto.
 
“Dove mi porti Michael?”
“Tu fai troppe domande tesoro!” rispose lui divertito.
“Sono stufa di stare bendata, manca tanto?”
“No! Buona, ancora un attimo!”
Michael aiutò Kim a scendere dalla moto e poi gli disse: “Ecco qua!” e gli tolse la benda.
Kim rimase un po’ delusa! Davanti a lei stava solo una casa bianca, col tetto scuro, un paio di finestre, una porta, e un praticello. Nulla di speciale una modestissima casetta in mezzo a tante altre.
“Cos’è?” chiese Kim.
“Quella che è stata per anni la mia casa, dove ho vissuto coi miei fratelli, mia madre e mio padre.”
“Davvero?” chiese Kim.
“Si!” disse lui con un velo di tristezza negli occhi.
“Vieni entriamo!”
“Ma no Michael! Come fai non hai nemmeno le chiavi!”
“E chi te lo ha detto?” disse Michael estraendole dalla tasca della giacca di pelle.
Aprì il cancello con sguardo aria solenne, quasi come se stesse per entrare in un luogo sacro, il cancello cigolò e disse: “Ci siamo!”
Proseguì verso la porta, la aprì respirò profondamente. Tutto completamente vuoto. Un brivido percorse tutto il corpo di Michael, brivido che gli si infilò in ogni parte del corpo per arrivare infine a provocargli gli occhi lucidi. Si trattenne.
Quanti ricordi…
 
“Michael! Michael!”
“Cosa vuoi Janet?”
“Posso venire a dormire con te?”
“No, torna di là da Latoya e Maureen, chiedi a loro il mio letto è piccolo, loro hanno il divano letto, io ho solo il letto a una piazza.”
“Non mi piace, non voglio stare con loro, parlano di ragazzi, non mi fanno dormire e non mi calcolano. Io voglio stare con te.”
“Janet e stratardissimo sono le undici e mezza, possibile che tu non possa lasciarmi dormire.”
“Ma io voglio stare con te Michael, ti prometto che dormo e non ti disturbo, per favore, ti prego. Pensa a quei bambini che sono costretti a dormire da soli e fammi venire nel tuo letto in loro onore.”
Janet sapeva sempre dove battere il chiodo, era una cosa incredibile!
“E va bene, però dormi subito.”
“Posso portare anche Pablito?”
“Anche lui?”
“Si è piccolo non dorme senza di me.”
“E va bene, anche se non so come riusciremo a starci!”
“Adesso ti faccio vedere che ci stiamo tutti.”
Janet si infilò sotto le coperte col suo orsachiotto di peluche. E felice disse: “vedi che ci stiamo!”
“Ora dormi però!”
“Ma ho fame!”
“Mangerai  a colazione.”
“Ho fame adesso io.”
“Se non vuoi che io mi riprenda il letto intero Janet cerca di dormire.”
“Ma io non riesco a dormire se ho fame.”
“Cosa vorresti?” chiese Michael stropicciandosi gli occhi.
“I biscotti?”
“Biscotti? Ma non possiamo mangiarli a letto, si riempirà di briciole se ci scopre Joseph sono guai! E poi ci sarebbe il rischio di andare a prenderli, se mamma e Joseph si svegliano…”
“Eddai! Io ho fame Michael! Sei mio fratello maggiore e devi pensare a me”
“Come faccio ad andare a prenderli.”
Passi dalla sala, poi ti infili in cucina, sono nella biscottiera.
“Ah ho capito sono quelli glassati al limone!”
“No, Michael, quelli con le gocce di cioccolato”
“Prometti che dopo che li hai mangiati dormi e non fai più i capricci.”
“Prometto e giuro!”
“Stai qui. Ok?”
“Si Michael grazie!”
Dopo poco tempo Michael fu di ritorno con i coockies e un bicchiere d’acqua.
Janet li mangiò ringraziando Michael con un bacio, Michael ne mangiò uno e dopo essersi pulito dalle briciole si infilarono nel letto. Michael sbadigliò…
“Buona notte Janet.”
Janet con le braccine gli circondò lo stomaco e lo abbracciò, lui si stupì e ringraziò di essere girato dall’altra parte per poter nascondere la commozione…
“Che fai Janet?”
“Ti abbraccio Michael!”
“Perché?”
“Perché ti voglio bene.”
“Anche io te ne voglio Janet.”
“Allora perché non mi abbracci?”
“Perché ho sonno.”
“Ti addormenti meglio se abbracci   qualcuno.”
Michael si girò e abbracciò Janet… si addormentarono.

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Capitolo 30
*** caitolo 30 ***


“Michael? Perché piangi?”
“Io? No, non sto piangendo…”
“No? Io non direi proprio, ho stai piangendo o ti si sono rotte le cataratte degli occhi!”
“E’ piena di ricordi per me questa casa.  Sia belli che brutti. In questa camera ho un sacco di bei ricordi dei miei fratelli e delle mie sorelle.”
Kim abbracciò Michael e poi sfiorò le labbra di Michael con un bacio.
“Va meglio adesso?”
“Si! Assolutamente! Andiamo avanti ti faccio vedere il resto della casa.”
Non ci misero molto a fare il giro della casa, in quatto e quattr’otto la visitarono tutta quanto.
Arrivarono alla stanza delle torture, Kim sentì Michael rabbrividire. E le disse: “E’ tutto ok. Non entriamo se non vuoi. Meglio di no, non voglio farti soffrire.”
Michael abbracciò Kim e si allontanarono, uscirono dalla casa e Michael disse:
“Mi dispiace molto Kim, non è andata come speravo, avrei voluto essere più sereno ma non te la faccio.”
“Michael? Stai tranquillo, è  stato fantastico. Sei stato molto dolce, infinitamente dolce e romantico, mi è piaciuto un sacco. Ora torniamo all’albergo, domani arriva Tat e dobbiamo essere in gran forma.”
Sgommarono sulla moto e in pochissimo tempo erano già all’albergo.
 
 
Le stelle brillavano nel cielo buio, il rumore del vento, la sabbia dorata ancora tiepida il sole che tutto il giorno l’aveva irradiata.
“Jamal dove sei?” pensò Tat con le lacrime agli occhi, brividi le percorsero il corpo. Si sedette su una roccia, non poteva addentrarsi nel deserto più di così, si sarebbe potuta perdere.
Si sedette su una roccia piangendo a dirotto: “Addio Jamal.” Disse con un filo di voce.
 
Jamal corse fuori dal locale e raggiunse l’albergo di Tatum, che cosa aveva fatto? Come aveva potuta lasciarla scappare. Era tardi, avrebbe anche potuto denunciarlo, ma a lui non importava in quel momento.  L’albergo era illuminato e aperto, avrebbe potuto salire, parlarle, era solo a pochi metri da lui. Ma in fondo, a cosa sarebbe servito? Lei non lo amava, non c’è conversazione, gesto o tempo che possa cambiare un sentimento non corrisposto, se non c’è amore, non c’è amore. Lei amava Michael Jackson e Jamal sapeva come le ragazze più pericolose di cui innamorarsi, più capaci di ammaliare e più impossibili da cui farsi amare sono le fan di Michael Jackson. “Addio Tat!” disse Jamal con le lacrime agli occhi facendo poi retrofront per tornare al suo albergo.
 
 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


 
La mattina dopo Tatum si alzò molto presto. Si sentiva un po’ meglio, dopo aver dormito si sta sempre un po’ meglio! Sarebbe tornata a casa e lasciandosi quel posto alle spalle avrebbe abbandonato anche tutto ciò che l’aveva fatta soffrire fino all’ora. Avrebbe riabbracciato Kim, si sarebbe sfogata e per dimenticare l’accaduto si sarebbe regalata il bis del concerto di Michael. Prese le valigie e uscì dall’albergo, nonostante fossero solo le sette si stava già bene, il sole stava già nascendo, l’arietta stava già danzando. Con una Jeep raggiunse l’aeroporto, l’aereo sarebbe arrivato a breve e allora sarebbero finiti tutti i suoi guai.
 
Kim si svegliò con il fischiare del vento sui vetri, una perfetta giornata d’autunno, cielo grigio, foglie che cadono, arietta frizzante diciassette o diciotto gradi, non di più… guardò Michael che stava ancora dormendo: un bambino non avrebbe avuto aria più innocente! Gli accarezzò i ricciolini neri che gli scendevano sul viso e la fronte poi glieli spostò. Gli liberò il collo da quella soffice chioma e iniziò a dargli bacetti dolci e delicati, soffermandosi soprattutto sul pomo d’Adamo e la fossetta tra le due clavicole. Lui sorrise nel sonno, poi si spinse un po’ più in giù baciandogli il bordo della maglia del pigiama sotto la quale stava il petto, poi lo spostò per poterglielo baciare meglio. Michael l’abbracciò e le baciò i capelli dicendo: “Se mi svegli tutti i giorni così ti sposo!” “Sarà fatto, tutto quello che vuoi mio sovrano!”
Dopo cinque minuti di goduto silenzio Kim disse: “Cavolo! Oggi arriva Tat!”
“E’ vero!” disse Michael. Dopo una veloce doccia e colazione Kim e Michael tornarono a casa di Kim, saltarono il pranzo per il nervoso.
“Io… Io non posso farcela, non riesco, sarà un disastro.”
“Vuoi calmarti Kim! E’ assurdo!”
“Lo so, lo so che è assurdo Michael, ma pensa quanto lo sarà per Tatum.”
“Ma io nemmeno la conosco…”
“Ma lei si. E non posso pensare che non le cambierà nulla vedere la sua migliore amica che si sta frequentando con il suo idolo.”
“Ma io non appartengo a lei…”
“D’accordissimo! Prova a spiegarglielo!”
“Kim, Kim ascolta. Dobbiamo solo mantenere la calma e scegliere il modo giusto. Intanto non credo che sia bello che mi trovi qui.”
“E dove pensi di andare. Mi chiuderò nella tua stanza. E poi non dirglielo subito, prima parlate e mettila a suo agio. E poi Kim se è un’amica capirà! ”
“Non riesco a immaginarmi come potrebbe restare calma.”
“Perché non dovrebbe?”
“Oh ma dai! Come ho fatto a essere così stupida. Perché dovrebbe prendersela sto solo avendo una relazione con l’unico ragazzo che gli è mai interessato nella vita e guarda caso proprio la settimana in cui lei non c’è.”
“Ok forse sarà un tantino sconvolta all’inizio… e va bene, molto sconvolta, ma se è un amica capirà. Io… te lo prometto.”
“Non lo so Michael, non lo so… non vedo come possa funzionare.”
“Mi ami Kim?”
“Ma certo!”
“Anche io ti amo! E nulla ci dividerà ok? Tranquilla, staremo insieme a tutti i costi e poi io ti starò vicino, te lo prometto.” Disse baciandole una mano.
“Grazie Michael!” disse lasciandosi stringere da lui.
“Vieni, vieni qui!” sussurrò Michael baciandole il collo.
Michael si sedette sulla poltrona e Kim si sedette in braccio. Michael le baciò il collo dolcemente, ma con baci molto decisi, lei piegò il collo all’indietro. ..
 
Una volta atterrata Tatum si precipitò fuori dall’aeroporto, pagò un taxi e si fece lasciare a casa di Kim, entrò, salì le scale, aprì la porta , nella foga non si era ricordata di bussare, ma tanto Kim lasciava sempre la porta quando era a casa.
Entrò e per poco non si sentì svenire. Michael Jackson! Michael Jackson! MICHAEL JACKSON? Lì? A casa della sua migliore amica? E Lei… stava amoreggiando con lui? Svenne per terra.
Kim e Michael si accorsero, si staccarono subito la videro e l sangue si gelò…

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Capitolo 32
*** capitolo32 ***


“Mettila sdraiata sul divano!” disse Michael.
La prese in braccio e la adagiò sul divano poi bagnò un asciugamano e cominciò a tamponarle la fronte, intanto Kim le faceva aria con un giornale…
“Lo sapevo! Lo sapevo che l’avrebbe presa male, speriamo si svegli!”
Tatum aprì gli occhi, aveva avuto un incubo terribile: la sua migliore amica stava baciando l’uomo della sua vita.
Si toccò la testa, li vide! Michael e Kim su di lei che la fissavano.
“Tatum stai bene?” chiese Kim.
Tatum si alzò di scatto, la rabbia, la tristezza, la delusione, il nervoso e la devastazione solitamente le facevano perdere energia, ma in quel momento erano in dose così abbondanti che le avevano fatto l’effetto contrario.
“Con che coraggio brutta traditrice mi vieni a chiedere se sto bene? Come faccio a stare bene me lo spieghi Kim?”
“Tatum, non fare così potresti perdere di nuovo i sensi.”
“Chiudi quella bocca! Non gradisco la puzza di scoreggia e soprattutto quella del tradimento.”
“Lascia almeno che ti spieghiamo.” Disse Michael.
“E tu stai zitto! Mi hai deluso forse anche più di lei, pensavo fossi diverso dagli altri e invece, no! Invece sei peggio, perché sei anche falso. Tutte le altre superstar non si fingono filantropi e sensibili si dimostrano dei fighetti sciupadonne come sono veramente, invece tu, ti nascondi dietro a quella maschera di purezza e innocenza che nemmeno ti appartiene.”
“Tatum stai esagerando!” disse Kim, almeno fammi spiegare.
“Cosa c’è da spiegare Kim! Cosa? Io sono entrata e vi ho visti avvinghiati mentre cercate di toccarvi le tonsille con le lingue e a fare gli stupidi. Che cosa cavolo c’è da capire? Tu sei una falsa, sporca ed egoista traditrice e lui, lui non parliamone nemmeno, non voglio sporcarmi la bocca per un simile individuo. Mi fai schifo, immensamente schifo, e forse a quanto pare i tabloid avevano ragione, sei sporco almeno quanto gli latri, se non di più.”
“Smettila di parlargli così Tatum!” disse Kim.
“Ahahah questa è bella. Parla quella che fino all’altro giorno solo a sentire il nome Michael Jackson aveva il rigurgito, e adesso? Cosa è successo? Pensi che possa darti qualcosa? Una volta che ti avrà portato a letto ti pianterà incinta e in asso senza aiutarti, ma sai cosa cambierà? Che non ci sarà più la fessa di turno la sottoscritta cretina aiutatutti a darti una mano. Sarai sola e non mi cercare perché non ci sarò più!”
“Tatum! Non è affatto così! Lasciaci parlare!” si avvicinò Michael, lei le tirò uno schiaffo.
“Tu non provare nemmeno a toccarmi. Da questo momento in poi Michael Jackson per me è morto, tu non sei più nessuno, e racconterò l’esperienza che ho avuto con te per disilludere tutte le fans che conosco che credono che meriti amore e rispetto, gli farò capire che non è vero.”
“Tat ti prego!” disse Kim in lacrime.
“Tat? Tat!? Parliamoci chiaro brutta schifosetta, io da questo momento per te non sono più nessuno, il mio nome non deve più uscire dalla tua bocca. Mi trasferirò e cambierò città, non sperare di avere mie notizie e quando hai bisogno ci sarà Michael Jackson “l’assistente sociale” ad aiutarti.”
Tatum sparì dietro la porta andandosene sbattendola, gli occhi pieni di lacrime, non riusciva a credersi, gli faceva male la testa, era un brutto incubo. Michael? Noo, Michael come hai potuto farlo, e tu? Tu Kim? Io ti volevo bene Kim, più della mia stessa vita! E tu? Tu mi hai solo fatto del male.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


 
Kim si sedette sul divano completamente confusa e sconcertata, l’aveva presa nel peggiore dei modi anche perché loro avevano lasciato che li scoprisse nel peggiore dei modi.
“Assurdo!” disse Michael massaggiandosi la guancia colpita da Tatum.
“Assurdo? Michael come fai a dire che è assurdo!”
“Kim, sei diventata scema pure tu?” disse Michael aggottando le sopracciglia, Kim pensò al fatto che molte persone avrebbe trovato praticamente impossibile che Michael Jackson potesse arrabbiarsi, invece, non era così!
“Michael, lei è la mia migliore amica, tu sei il suo idolo e a me prima di conoscerti non sei mai piaciuto. Va via da casa una settimana e quando torna ci trova mentre si stiamo limonando! Secondo te che reazione dovrebbe avere. E’ normale che adesso mi reputi una traditrice, quale ragazza non lo farebbe?”
“Kim, ascolta io voglio soltanto che tu mi ascolti un attimo e provi a capire dal mio punto di vista. Io sono un ragazzo come tutti gli altri, mi innamoro e scelgo le ragazze che mi piacciono o no. Io sono contento di avere molte fan, perché significa che riesco a fare felici molte persone con le mie canzoni e i miei concerti. E’ normale che ci siano folle di fan che vogliano autografi, firme, abbracci, baci e oggetti che ho toccato… è logico, ormai ho imparato a gestirlo, fa parte del lavoro e in fondo lo trovo dolce; ma non posso accettare che le mie fan possano anche disporre del mio cuore e la mia vita. Ogni mia fan pensa che io sia suo, ma io non sono di nessuno, io sono mio e mi devono lasciare in pace. Deciderò io a chi donarmi ok? Voglio che sia chiaro questo concetto!”
“Michael, io ti continuo a dire che hai ragione maledizione! Ma anche se non è giusto è così e purtroppo non possiamo faci nulla, io adesso ho un grosso problema perché ho perso per sempre la mia migliore amica e devo fare qualcosa perché questo cambi, lei per me è come una sorella e tale voglio che rimanga, anche se inconsapevolmente gli ho fatto del male e io non voglio accidenti!”
“Quindi questo significa che non mi ami più?”
“Ma certo che ti amo Michael” disse guardandolo negli occhi Aveva degli occhi capaci di farla prigioniera con un solo sguardo, scuri, con quella luce dorata, grandi, espressivi e profondi, ci sarebbe potuta affogare. “Però non voglio che Tatum soffra, dobbiamo trovare una soluzione.”
“Ok, va bene mio dolce tesoro, ti capisco hai ragione. Adesso però cerchiamo di calmarci, discuteremo la cosa con calma, e vedrai che tutto si sistemerà io… ne sono sicuro se vi volete bene continuerete a volervene.”
“Vorrei tanto poterti credere Michael.” Disse Kim
Si mise a piangere, si sentiva in colpa, verso lui, verso Tatum, verso tutte le fan di Michael. Come avrebbe fatto a uscire immune da quella situazione? O Michael o Tatum? Avrebbe preferito tagliarsi un arto che fare quella scelta.
Michael la abbracciò e la lasciò sfogare sulla sua spalla, le accarezzò i capelli, la baciò vicino all’orecchio.
“Io… Io Michael non voglio lasciarti, ma non voglio abbandonare neanche Tatum, io vi voglio entrambi, sono egoista lo so! Ma è così!”
“Non sei egoista tesoro, vuoi solo bene a due persone e questo è perché sei una persona fantastica con tante qualità. Non è il caso di parlarne adesso comunque, non siamo nella condizione psico- emotiva di farlo. Ora andiamo ci tranquillizziamo, andiamo a dormire e poi ci pensiamo domani a come affrontare questa situazione.”
“Va bene Michael!” disse Kim smettendo di singhiozzare.
“Sai cosa faceva mia mamma per tirarmi su quando ero giù di corda? Mi preparava sempre la cioccolata calda con i confettini colorati la panna e le fragole, posso preparartela io? La mangiamo insieme eh? So che non hai fame ma devi solo berla così ti darà sostanza senza darti l’impressione che stai mangiando. Io la preparo sempre al gianduia a te piace?”
“Certo Michael, ma solo se la mangi con me!”
“Certo che si!”
Michael si diresse ai fornelli e iniziò a preparare l’occorrente per fare la cioccolata. Kim respirò profondamente. Michael era fantastico non l’avrebbe abbandonato, e non avrebbe perso neanche Tat, come non lo sapeva, ma era convinta che fosse così!”“ Michael le porse la coppa di gelato dopo che l’ebbe preparata. “Passerà tutto amore mio sta tranquilla, io non abbandonerò te e tu non lo farai con me! Rimarremo insieme per sempre!”

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Tat non voleva tornare a casa, sarebbe stata sola e aveva paura di se stessa da sola, quando era arrabbiata. Non poteva andare dai suoi genitori perché erano in vacanza, entrò in un bar. Ormai era sera… e quindi chi se ne fregava del tramonto? Dei lampioni? Della città? Del cielo quasi blu? Lui non c’era più, non aveva più niente in cui rifugiarsi e non aveva più un’amica con cui confidarsi, per la prima volta nella sa vita si sentì sola, sola completamente.
 
“Benvenuta al BLUE MOON, cosa le porto?” Le chiese una cameriera gentilmente.
“Qual è il dolce più calorico, malsano e da lavanda gastrica che hai?”
“C’è TRIONFO DI DELIZIA!”
“Cos’è?”
“Un gelato a cinque gusti con in un mare di nutella, ricoperto di panna, con m&ms, fragole, ciliegine, biscotti oreo, salsa alla fragola, pezzettini di torrone e meringhe e arachidi e nocciole caramellate.”
“Ne prendo uno!”
“E’ per cinque persone!”
“Credo che sta sera mi basterà! Anzi, se avessi voglia di qualcosa di salato?”
“Facciamo di tutto, dimmi tu cosa vuoi!”
“Carne ne fate?”
“Certo, facciamo tutti i tipi di carne, ma la nostra specialità è il pollo fritto!”
“Ok allora portami il pollo nel secchiello: dodici pezzi! E una porzione extra large di patatine piene di salse!”
“Basta che firmi un foglio che certifica che nel caso stai male, noi non finiamo in galera.”
“Tranquilla! Questa è a tutti gli effetti una missione suicida, ma prometto di morire a casa.”
“Mi dispiace tu sia giù di morale cara, il cibo ti tirerà su, ma ricorda… qualsiasi cosa ti è capitata, qualsiasi delusione, qualsiasi sofferenza tu debba sopportare ne uscirai una persona migliore e se è andata così vuol dire che presto la vita ti darà qualcosa di meglio.”
“Grazie mille…”
“Da bere cosa porto?”
“Un aranciata XL e acqua frizzante.”
Dall’altra parte del locale un ragazzo la fissava! Le dava molto sui nervi; detestava essere fissata in generale, figuriamoci adesso che stava passando il peggior giorno della sua vita.
Non era brutto, scuro, riccio, un po’ stravagante forse, con un pizzetto e barbetta un po’ incolta ma curata, lineamenti esotici, occhi scuri e magnetici, sguardo da seduttore… indossava una camicia nera con pantaloni scuri e Allstar nere. Aveva il viso appoggiato a una mano e portava un anello sull’anulare e uno sull’indice. Le ricordava qualcuno molto irritante e che avrebbe preso a schiaffi, ma non capiva perché dato che era così bello e sembrava anche perbene! Forse era solo dovuto al fatto che in quel momento detestasse tutto e tutti, e comunque non aveva la testa per pensare a chi le ricordava. Il ragazzo mangiava con appetito, ma anche con eleganza un piatto di costine alla messicana, patatine fritte e alette di pollo piccanti.
Si alzò in modo calmo e pacato e si diresse verso il bagno passando vicino al suo tavolo e lasciando una scia di profumo fresca, mascolina, muschiata e intensa.
Tat si prese la testa tra le mani… in arrivo le lacrime, no! Doveva trattenersi! Non poteva permetterlo, non lì.
Ancora quel profumo, un tocco gentile sulla spalla di una mano lunga affusolata e morbida.
Si tolse le mani dal viso e vide il ragazzo, però! Era proprio un bel ragazzo.
“Tutto bene? Stai male?”
“No, no grazie è tutto ok! Sono solo un po’ stanca! Sto solo dormendo in piedi.”
“Però, non voglio essere invadente, ma ti scendono delle lacrime. Sicura che non hai bisogno di una mano?”
“Hai un soluzione per un cuore rotto da una schifosa traditrice e un viscido sciupafemmine?”
“No. Mi spiace, scusa non volevo intromettermi, ma quello che ti posso dire è che se ti hanno trattato così non conoscono il tuo valore e forse non ti meritavano così tanto.”
“Ma come siete tutti filosofi sta sera, grazie mille per la vostra carità, ma ho solo bisogno di riprendermi.” Disse scocciata.
“Scusa, hai ragione sono uno sciocco, non ti conosco nemmeno e pretendo di poterti aiutare.”
Già Tatum sei proprio scema a trattare così questo bel ragazzo che è così buono da volerti aiutare anche se non ti conosce…
“No scusa, in realtà sei gentilissimo, il vero motivo è che io sono impossibile sta sera perché ho appena perso le due cose più importanti che avevo.”
“Tutti dopo un abbandono diventano più aggressivi, non vogliamo soffrire ancora è normale.”
Il cuore batteva e batteva all’impazzata, che occhi magnetici! Che voce calda! Che pensieri profondi! Che dolcezza!
Stupida!  Ti sei già dimenticata il tuo cuore distrutto? Non dargli confidenza, potrebbe anche essere un maniaco sessuale, uno che abbindola le ragazze.
Ma è così dolce, non sembra una persona sporca, sembra dolce e pulito.
“Piacere! Mi chiamo Prince!”
Il sangue di Tat raggelò! Prince!!!!
“Prince? Prince Roger Nelson?”
“Si. Ma no urlare!”
“Se avessi saputo prima che eri tu, nemmeno ti avrei parlato!”
“Perché che ti ho fatto? Ho licenziato qualche tuo parente che lavorava per me?”
“No. Perché mi stai sullo stomaco e basta, so come ti comporti! Sei anche tu uno dei tanti fighetti che giocano col cuore delle ragazze!”
“Come? Questo non te lo permetto! Non puoi saperlo, non mi conosci neanche.”
“Mi è bastato leggere su di te e poi io, non potrei nemmeno parlare con te.”
“Perché?”
“Io sono una fan di Michael Jackson, anzi, fino a un paio d’ore fa… prima che se la facesse con la mia migliore amica.”
“Cosa? No! Questo ha dell’assurdo!”
“Beh, è assurdo anche che io lo stia raccontando proprio a te.”


“Ascolta, io non so cosa ti ho fatto dato che mi odi così tanto, me ne andrò e ti lascerò in pace ma questo posso dirtelo: è molto ingiusto criticare una persona per le voci che ci sono in giro su di lei senza provare a conoscerla ed anche molto scorretto, quindi faresti meglio a cambiare il tuo atteggiamento con tutti, non solo con me. Io sono colpevole solo di averti dato un un po’ di premura, pensavo non stessi bene e mi sono voluto sincerare che non avessi qualcosa, poi tu mi hai detto che stavi male emotivamente e te la sei presa con me perché tu hai voluto confidarti e perché mi chiamo Prince. Se per te è saggio e maturo comportarsi così, capisco perché hai questo umore, torno al mio tavolo.”
Scema, sei proprio patetica…
“No Prince, ti prego aspetta!”
“No me ne vado, non voglio stare con chi pensa che io sia le notizie che ci sono sui tabloid.”
“Prince, ti prego aspetta.” Gli afferrò la mano mentre se ne stava andando…
Com’era morbida, calda, affusolata…
Lui rimase spiazzato, lei di più, quel gesto era tanto spontaneo quanto innaturale per lei.
“Ti prego scusami, te l’ho detto che sta sera sono intrattabile, ma non ce l’ho con te e ti chiedo perdono per quello che ti ho detto. Tu sei stato gentile con me io sono stata una stupida egoista e immatura. Vuoi sederti al tavolo con me?”
“Come? Qua adesso?”
“Si! Certo!”
“Beh, ok, ma io devo fare il secondo giro di cibo, ho mangiato poco!”
“Non importa, non ho voglia di andare a casa e poi io ho ordinato troppa roba, se vuoi la dividiamo!”
“Accetto, ma a patto che non ci sia nulla di salutare.”
“No tranquillo! Con me questo rischio non c’è!”
Guardò Prince spostare il suo piatto e portarlo verso il tavolo dove lei era seduta: assurdo! Prince Roger Nelson! A tavola con lei!
Se Kim lo avesse visto… No, Kim era morta, doveva ricordarselo.
 
 
  “Quindi raccontami! Come ti trovi in questa situazione così assurda e antipatica?”
“E’ una storia troppo lunga, ma per renderti l’idea sappi che in un giorno ho perso tutti i miei ideali.”
“Gli ideali non si perdono in funzione di un’esperienza vissuta che sembra confermarci il contrario di quello in cui crediamo… Diciamo che forse oggi è stata una giornata che non eri preparata ad affrontare.”
“Certe cose Prince, non si è mai preparati a sopportarle.”
“Questo è vero, ma il non essere preparati non significa necessariamente non  riuscirci.”
“Sono distrutta, non vedo come questo possa sistemarsi, non vedo una fine, un modo in cui questo potrebbe andare bene… mi sento… mi sento morta.” Una lacrima le cadde decisa dall’occhio sinistro, senza sforzo.
“Ehi?” disse Prince prendendole le mani: “Non c’è nulla di irrimediabile, credimi, so che sembra strano, ma è successo anche a me più di una volta e so come ci si sente… passerà te lo giuro!”
Com’è dolce, com’è sensuale, che sguardo magnetico ci morirei in quegli occhi…
“Come fai a essere così positivo e così forte se è vero che hai provato il mio dolore?”
“Non lo so Tat, credo che esista qualcuno che ci aiuti! O forse un po’ siamo forti anche noi.”
“Ecco il trionfo!” esclamò l ragazza portando in tavola il gelato.
“Ma e il pollo e le patatine?”
“Hai ordinato prima il dolce no?”
“Beh si!”
“Allora mangiatelo prima che si sciolga, dopo arriverà il pollo o siete così disperati che volete tutto insieme?”
“No no, aspettiamo dopo!”
Prince e Tat si fiondarono su quel gelato impossibile, ma non ci misero tanto a finirlo.
“Quindi siamo amici?” chiese Tat.
“Se stiamo mangiando nella stessa coppa gelato direi di si!”
“Ok. Quindi non ti dispiace se stiamo insieme anche domani?”
“Ma come, un’ora fa mi hai trattato come fossi IL Diavolo e ora? Vuoi vedermi anche domani.”
“Sto bene con te, mi hai tirato su… se ti fa piacere ovviamente.”
 “Certo! Cosa farai sta notte però?”
“Vado a casa e dormo!”
“Non è bene che tu rimanga sola in questa situazione! Non mi fraintendere, non ho cattive intenzioni, però sta sera sono invitato a un pigiama party ed è pieno di ragazze potresti venire e stare un po’ con loro chissà, potresti fati nuove amiche.”
“Non è che abbia molta voglia se devo essere onesta!”
“Lo so, ma a casa conciata così non puoi andare.”
“Non voglio stare in un ambiente pieno di alcool, sesso e magari dove girerà pure droga.”
“Tatum, scusa se te lo chiedo ma hai la testa piena di letame? Chi te le ha messe in testa queste idee, facciamo spesso ritrovi tra amici e amiche e non accade nulla di tutto questo.”
“Ah no certo! Immagino che guardate film d’amore, vi fate le unghie e mangiate schifezze giusto.”
“In realtà no, ma ti assicuro che è molto diverso da ciò che credi. Per esempio sta sera alle dieci ci troviamo tutti al Madison Square, andiamo a Disneyland che tiene aperto anche la notte in questo periodo, poi la festa verso le quattro si sposta a casa mia dove cantiamo, beviamo qualcosa ci facciamo la maratona dei film dell’orrore, poi guadiamo l’alba sulla spiaggia e poi il giorno dopo solitamente dormiamo tuti.”
“Non so Prince, sono così stanca e poi non ho niente da mettermi. Pensi sia un problema?”
“Si!”
“C’è una mi amica che ha la tua stessa taglia ed è molto fashion…”
“Si ma…”
Prince non l lasciò finire, compose il numero…
“Apollonia? Si! Ciao scusa il disturbo sono Princy ascolta, ho un’amica che si aggrega a noi sta sera se prima di trovarci al Mad alle dieci veniamo un attimo da te così le presti un vestito e la metti un attimo in tiro è un problema? No! Grazie Apo… sei fantastica ci vediamo tra un quarto d’ora allora ciao ciao!”
“Ok, Apo ti darà una sistemata. Contenta?”
“Non potrei rifiutarmi comunque!”
“Bene, sono felice che hai capito chi comanda qua!”
Risero entrambi e dopo aver finito la cena Prince si offrì di pagare per tutte due e con la sua Roll Royce sfrecciarono verso la casa di Apollonia.
Si ritrovarono di fronte a una villa con giardino, piscina e cameriere Apollonia li aspettava tutta in tiro all’ingresso sfoggiando pantaloni di pelle, maglia i pizzo a maniche corte e stivali borchiati coi tacchi, i capelli neri lunghi, mossi gli accarezzavano tutta la schiena il viso perfettamente truccato brillava di illuminante per viso.
“Ciao Princy!” lo salutò con un bacio sulla guancia poi baciò anche Tat:
“Piacere Apollonia!”
Poi la guardò:
“Ma che bella ragazza che sei tesoro, però hai l’aria troppo triste e sei vestita da depre, ci penso io a metterti in tiro, tra mezz’ora saremo pronte, Princy? Vai a prendere la tua moto e vieni qui tra mezz’ora.”
“Va bene Apo, ma tu mi raccomando tratta bene Tat!”
“Mi adorerà come io doro lei vedrai!”
Tatum la seguì di sopra in una camera grandissima, l’armadio della ragazza ea il doppio della sua camera.
La fece sedere alla specchiera, sciolse i capelli che Tatum aveva raccolto con un elastico.
“Così va molto meglio, li lavoriamo un po’ col ferro e siamo a posto!” dopo un quarto d’ora i capelli erano sistemati!
I ricci di Tatum le ricadevano lungo la schiena ed erano veramente belli, Apollonia era proprio brava, poi la truccò ombretto marrone, mascara Eyeliner nero, matita nera, un po’ di scuro sulle guance e terra brillantinata, il tutto completato da un rossetto molto naturale sul marrone. Poi la fece alzare e aprì l’armadio. E iniziò a parlare…
“Togliti subito quei calzoncini, quelle tennis e quella maglietta da scalatrice di montagne. Cosa ci vuole, a te sta bene qualsiasi colore, ma saremo tutti vestiti di scuro, ecco qua.”
Le diede un pantalone di pelli con borchie e chiodini, una maglietta nera di cotone con fuori la spalla di pizzo con la stoffa trasparente sulle maniche e stivaletti corti borchiati come i suoi.”
“Provali!”
Tatum li indossò controvoglia!
“Stai benissimo!” disse lei portandola davanti allo specchio.
“E vero!” esclamò Tat con entusiasmo, rimanendo meravigliate di come le stava tutto l’insieme.
“Pronta per divertirti tesoro?”
“Ora si!” esclamò Tatum finalmente più serena.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Dopo un quarto d’ora si ritrovarono sotto casa di Apollonia, la ragazza chiuse la casa e disse a Tatum:
“Sei strepitosa, l’unica cosa che ti manca è un bel sorriso! Vedrai qualsiasi cosa sia successa è passata, starai meglio con noi. Il bello deve ancora venire!”
Quatto ragazzi con tanto di moto erano lì ad aspettarle, due ragazzi con delle ragazze sul sedile posteriore e gli altri due, di cui uno era Prince erano soli.
“Vi stavamo aspettando creature divine!” disse Prince.
“Ehi bambole lo fate un giro con noi!” disse l’altro. Si chiamava Willies ed era un bel ragazzo nero, sensuale, virile, ma dallo sguardo dolce e simpatico e molto molto bello.
“Allora Tatum. Tu vai con Willy sulla moto e io vado con Princy!”
“Ok Apollonia come vuoi!” disse Tatum per non creare problemi ma con aria un po’ imbarazzata!
“No Apo! Preferisco che sia lei a venire con me, non conosce nessuno di voi ed è a disagio!”
“Se per questo Princy conosce solo da una sera anche te!”
“Si, ma a voi non vi conosce proprio! Apo, dammi retta!”
“E va bene Princy, ai tuoi ordini!”
Seccata Apollonia prese il casco e si mise a sedere con Willies.
“Tieni!” disse Prince a Tat.
“Indossalo e Sali sulla moto, aspettiamo solo te!”
“Ma Prince guarda che se tu vuoi stare con Apollonia non c’è problema, per me è uguale io non sono una timida!”
“Va bene così Tatum! Non c’è bisogno che ti scusi, stai con me! Apo, non avrà problemi per sta sera!”
Partirono a tutta birra sfrecciando sulle moto, per Tat era piacevole stare abbracciata a Prince. Aveva un profumo così buono, ma le sembrava che Apollonia non fosse altrettanto contenta.
Tatum aveva l’impressione che Apollonia amasse Prince ma che non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo, o che comunque lui non si accorgesse di lei. Probabilmente erano amici da molto tempo, ma lei provava da un po’ qualcosa di più.
Ad ogni modo non si sarebbe messa in mezzo, non voleva essere causa di problemi. Era già un’intrusa quella sera, non aveva motivo, né merito di essere lì anche se qualcosa le diceva che era solo un bene che uno sconosciuto l’avesse soccorsa quella sera, altrimenti aveva paura persino lei ad immaginare quello che avrebbe fatto.
Quello sfrecciare di moto e neon quei lampioni che illuminavano l’autostrada grigia al cui orizzonte stava tramontando il sole le ricordava Speed Demon… e Michael… quel maledettissimo essere che gli aveva condizionato la vita.
Le moto si fermarono davanti all’ingresso di un luna park mastodontico, i ragazzi parcheggiarono le moto fuori, le ragazze si tolsero il casco e dissero:
“Allora da dove cominciamo?” Sandy si chiamava, aveva i capelli rossi tinti e un fisico da urlo anche lei vestita di pelle.
“Dall’Explorer è chiaro!” disse Megan un'altra ragazza con capelli ricci e neri.
“Non serve ragazze! Ho già la nausea dato che sono stata con Willies sulla moto.”
“Non guido mica così male!” disse Willies fingendosi offeso, nonostante avesse perfettamente capito.
“Apollonia vuoi finirla? Non mi sembra che tu sia morta  o che abbiamo dovuto fermarci per farti vomitare. Se viva? Simo qui tutti insieme? Ora è giusto che ci divertiamo, non mi sembra il caso di scannarci per chi doveva stare sulla moto con chi!”
“Andiamo a sballarci ragazzi!” disse Prince.
Tat si sentiva a disagio, di troppo e si sentiva in colpa verso Apollonia.
Il primo giro stette sull’Explorer e Tat subito si allontanò d Prince per lasciare che Apollonia si sedesse vicino a lui.
E così fu! Una volta sulla montagna russa le coppie erano le rispettive Megan e Kyle un ragazzo alto castano chiaro e molto bello, Tat e Willies il morettino riccio e tosto; Tracy una ragazza originaria di Bangkok e del Brasile scura alta con occhi a mandorla e capelli lisci e scuri insieme a Lenny un bel ragazzo Newyorkese scuro di capelli e dai bei tratti decisi; Prince e Apollonia. Erano tutti ragazzi e ragazze molto belli, ma lei si sentiva stonata in quel gruppo. Non era come loro: ricca, bella, prestante e piena di talento era mediocre, come la sua esistenza e come la sua vita si divertiva a ricordarle ogni qual volta iniziasse a pensare il contrario.
 
“Princy ho freddo! Abbracciami!” disse Apollonia accoccolandosi nelle braccia di Prince.
“Apo! Smettila! Hai un giubbotto di pelle imbottito da tenere caldo un pinguino!”
“Abbracciami Princy! Ho freddo! Perché sei così antipatico sta sera!”
Controvoglia Prince abbracciò Apollonia e l’Explorer partì!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


 
“Michael sono così in pensiero!”
“Perché?”
“Sono preoccupata per Tat! Chissà dove sarà. E’ sola ho paura che possa succederle qualcosa o che possa fare qualche sciocchezza perché l’ho ferita!”
“Tesoro! Io capisco come ti senti, ma non ti seguo! Non ti seguo proprio, io non lo trovo né giusto, né sensato.”
“So come la pensi ho capito, ma permetti che io sia in pensiero per la mia amica dato che non so dov’è e abbiamo litigato!”
“Certo! Io ti capisco per carità, anche io sono agitato ma in fondo, cosa puoi fare e soprattutto che colpa puoi fartene?”
“Michael lo vuoi capire che qui non si tratta semplicemente di chi è o non è la colpa? C’è in gioco la mia migliore amica, la migliore che potessi avere anche se col suo carattere e i suoi difetti e del fatto che adesso è molto delusa, triste e arrabbiata e potrebbe fare qualche stupidata!”
“Bene! E cosa vuoi fare? Andare in giro per tutta New York a cercarla alle undici di sera?”
“No certo che no ma, non so cosa darei per sapere che sta bene!”
“Io la conosco chissà dove si trova ora, smarrita, al freddo, confusa, completamente persa e starà piangendo a singhiozzi con le ginocchia abbracciate. Povera Tat! Sto male solo a pensarci!”
 
 
“Vuoi un altro gelato Tat?”
“No Prince, basta così grazie, sono ancora strapiena dalla cena!”
“Allora prendi delle patatine fritte, una bibita, prendi qualcos’altro!”
“No grazie, così è ok!”
“La smezzi una fanta con me?”
“E va bene!”
Prince ordinò una fanta nella bottiglia di vetro con due cannucce e chiese a Tat di berla con lui. Tat cercò di rifiutare o di berla separatamente ma Prince disse:
“Hai schifo?”
“No! Non è questo! Davvero!”
“E allora cosa? E’ un segno d’amicizia!”
Si lasciò convincere e la serata trascorse piacevolmente, fino che alle due Prince disse: “Ci ritiriamo? Sono stanchissimo!”
“Si andiamo a casa!” disse Willy.
“Tatum starà da me a dormire sta sera!” disse Apollonia.
“No! Venite tutti a casa mia, staremo bene ho camere per tutti e tu e Tatum potrete stare in camera a parlare da sole.”
“Ragazzi scusate io non posso non ho pigiama, vestiti, nulla!”
“Mica sono problemi questi Tatum, un pigiama lo troviamo.” Disse Prince.
“ti ho già detto che ti presto la mia roba!” affermò Apollonia con Tatum.
“Non voglio disturbare ragazzi, io vi conosco appena!”
“Smettila di dire così, sei uscita con noi una volta, ora basta fai parte del gruppo! Come pensi che ci siamo conosciuti noi?”
Dopo un’ora erano tutti a casa di Prince. Casa? Castello più che altro! Aveva un sacco di stanze, tre piani e una sala grande quanto la casa di Tatum.
Andate su a farvi una doccia e chi ha voglia dopo può scendere a bere qualcosa qua nel salone, io ci sarò.
Tatum e Apollonia scelsere la stanza viola, dove avrebbero dormito insieme.
“Apollonia!”
“Chiamami Apo!”
“Apo? Non pensare che Prince, mi interessi è lui che mi chiede di avere confidenza, io non voglio soffiartelo intesi?”
“No tranquilla! Ho capito che tu non hai cattive intenzioni, ma è lui che non mi vuole!”
“Ma perché? Sei così bella!”
“Siamo amici da anni, ma non si è mai accorto di me!”
“Beh, perché non provi a parlargli?”
“Non ne ho il coraggio!”
“Devi tirare fuori la tua grinta. Venti secondi di coraggio spudorato e puoi realizzare il tuo sogno!”
“Hai ragione!”
“Devi avere fiducia in te stessa e vedrai che tutto andrà a posto!”
Dopo la doccia scesero in salotto.
Apollonia rimase affascinata dalla bellezza di Prince, indossava un pigiama grigio un po’ scollato. Beveva da una cannuccia un cocktail viola Apollonia fissò estasiate le sue labbra che accarezzavano la cannuccia immaginando che fosse la sua bocca, quando si fermò per mordere la fetta d’arancia le disse:
“Che c’è?”
“Niente!” rispose Apollonia: “pensavo a che cocktail prendere!”
“Prova questo allora, l’ho assaggiato in un bar dopo che è uscita la mia canzone, infatti, si chiama Purple Rain!”
Apollonia prese lo stesso cocktail si misero a parlare, Tatum raccontò la sua storia di come aveva perso i suoi sogni e la sua migliore amica.
“Insomma, che ci crediate o no ragazzi è Michael Jackson il verme in questione!”
Tutti si pietrificarono sulle sedie, a Prince gelò il sangue: Michael! Michael avrebbe fatto una cosa del genere? Il suo amico? Non era possibile. Doveva chiamarlo.
Prince disse: “Ok ragazzi sono stanco, andiamo tutti nelle nostre stanze e domani vediamo come organizzare la giornata ok? Apo?”
“Si Princy!” disse lei eccitata.
“Potresti venire in giardino! Ho bisogno di parlarti!”
Apollonia lo seguì elettrizzata, Tatum incrociò le dita per augurarle buona fortuna.
“Apo?”
“Dimmi!”
“Guai grossi!”
“Perché?”
“Perché Se scopre che sono amico di Michael potrebbe scappare e magari fare qualche stupidata. E’ molto fragile in questo momento, perché pensi che l’abbia invitata?”


“E’ questa la cosa urgente di cui dovevi parlarmi?”
“Ma non capisci che è una cosa seria. Al ristorante l’ho subito invitata anche se non la conoscevo perché aveva gli stessi occhi che avevi tu, la notte in cui ti ho conosciuta!”
“Lo sai? Sai proprio dove infilare il coltello!”
“Ma è vero, Michael sarà disperato in questo momento, conoscendolo si sentirà in colpa e sarà in pensiero per lei.”
“E quindi che si fa?”
“Come che si fa? Gli telefono super genio!”

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


“Sei incredibile Prince, mi chiami solo quando hai bisogno!” disse Apollonia ferita e con le lacrime agli occhi.
“Apo! Apo! Apetta!” l’afferrò dolcemente per un braccio e le disse: “Ho chiesto a te perché sei la persona di cui mi fido di più e di cui ho più bisogno. Non ho detto che mi servi solo per questo, ma adesso dobbiamo risolvere questo problema, ti prego Apo, mi devi aiutare.”
Che brividi! Quegli occhi neri e magnetici, quello sguardo da seduttore ora supplicante…
“Va bene, ma solo per questa volta.”
“Facciamo così… telefoniamo per vedere se Michael e la sua amica sono in pensiero e poi… ce ne andiamo di sopra…”
“Cosa?!” chiese Apollonia incredula.
“Intendo di sopra tu in camera tua con Tatum e io in camera mia.”
“E va bene, ma prima mi offri un drink!”
“Va bene, ora fammi telefonare però!”
 
“Tesoro sono sicuro che Tat sta bene! Non ti agitare, vedrai che tutto va a posto, ti prego non voglio vederti soffrire.”
Bip… Bip… Il telefono squillò.
“Chi può essere a quest’ora? Chi può essere che mi disturba, speriamo che nessuno stia male! Che non sia niente di grave!”
Michael prese il telefono: Prince! Gli venne un colpo! Perché lo chiamava?
“Pronto!”
“Ciao Mike sono Prince!”
“Avevo visto dal telefono. Che ti prende? Perché mi chiami a quest’ora? E’ grave!”
“No, cioè si in un certo senso, ma nessuno è morto o sta male. Devo solo parlarti di una cosa che mi è successa.”
“Guarda Prince mi dispiace, ma ho un sacco di pensieri per la testa, oggi è stata una giornata da dimenticare, sono in una situazione incredibile!”
“Prince? Come sarebbe che parli con Prince?”  Kim sussultò.
“Kim stai buona ok. Non c’è niente di strano è il mio migliore amico. E Comunque ora zitta. E’ importante!”
“Lo so che ti è successo Mike!”
“E quindi Prince ora non posso e… cosa? Come sarebbe che lo sai?”
“Lo so. Senti ascolta è qualcosa che riguarda una tua fan che ti ha visto in atteggiamenti intimi con la sua migliore amica e non vuole più rivedere nessuno dei due…”
“Accidenti Prince! Sapevo fossi pettegolo, ma non che sapessi le cose ancora prima che accadessero quasi!”
“Piantala scemo! Non è il momento di fare gli spiritosi. Ti ho chiamato per dirti che sta bene, e dorme da me!”
“Cosa? Ma  ti sei rimbecillito? Non è il caso con quello che i giornali dicono su di te, sai se si scoprisse?”
“Ma non è mica sola con me, è in camera con Apollonia, ho dato un pigiama party, molti miei amici sono qua a dormire, perché pensi subito al peggio!”
“Beh, ma come sta? Sta bene?”
“Sta benissimo, si è calmata, l’ho calmata io, è una lunga storia, comunque era così giù che io e i ragazzi abbiamo pensato che non fosse una buona idea farla rimanere sola, pensavamo potesse fare qualche stupidaggine e abbiamo preferito farla stare con noi.”
“Avete fatto bene, e grazie che mi hai avvertito Prince, sei il migliore.”
“Avevi dubbi? Comunque non preoccupatevi!”
“Ma sei sicuro di non finire nelle grane, o fare qualche pasticcio, sai non penso che Apollonia gradirà la tua nuova amica, l’ho vista e… non ha niente da invidiarle.”
“Sta tranquillo è tutto sotto controllo Mike dì solo alla sua migliore amica che sta bene ed è al sicuro. E tu mi raccomando fai il bravo, non divertirti troppo con quello schianto di ragazza!”
“Tu pensa per te, tappo maniaco! Io sono un bravo ragazzo, non faccio certe cose, anzi non ci ho fatto niente.”
“Bene, uccellino d’oro, mi raccomando conservati per il matrimonio che è meglio!”
“Ha parlato lui! Anche tu sei vergine cosa rompi?”
“Si, ma io perché me lo impongo tu perché non ti funziona!”
“Ne riparleremo tappetto di Minneapolis!”
“Stai urtando la mia sensibilità!”
“Che ne diresti di negretto sottosviluppato e tendente all’impotenza.”
“E tu che ne diresti di prete rinsecchito e senza stimoli sessuali.”
Entrambi scoppiarono a ridere.
“Ti voglio bene Prince, solo con te posso scherzare così! Sai che in realtà secondo me tu sei il più bello di tutti.”
“Anche tu Michael sei il più sexy che esista. Comunque tranquillo fratello vedrai che si sistemerà tutto.”
“Grazie amico ti devo un favore. Tienimi aggiornato!”
“Ovvio! Non ti preoccupare arriverà la pioggia, anche il sole più ardente primo poi smette di ardere.”
“Certo grazie di cuore domani!”
Spense il telefono.
“Kim! Ho notizie su Tatum!”
“Ti prego! Dimmi che sta bene, che non le è successo nulla!”
“Sta bene, ha mangiato e si è un po’ ripresa. E’ a casa di Prince!”
“Eh? Prince? Ma chi Prince… il tuo rivale… Nelson?”
“Primo non è il mio rivale è una delle cavolate che dicono i tabloid, siamo rivali solo sulla pista da ballo, ma nella vita siamo molto amici. E poi si è lui… lo conosco vedrai che starà bene!”
“Sei completamente rincretinito? Tu sei fuori di testa!”
“Perché?”
“Tatum è una ragazza molto buona e ingenua, è facile per Tatum farsi male e soffrire, e tu dici che è al sicuro con Prince. Quel ragazzo è un rinomato porco e un poco di buono, vede le donne come oggetto sessuale e tu che fai? Gli lasci in mano una ragazza bella ed ingenua come Tat. Michael Joseph Jackson? Ma lo usi il cervello?”
“Kim ora basta! Sono stufo!”
Com’era diventato aggressivo!
“Sono stufo, come è possibile che non impari mai. Chi te le ha dette queste cose? Hai frequentato Prince? Ci hai avuto a che fare? Ha fatto qualcosa a qualche persona che ritieni cara?”
“Beh… no ma…”
“E allora cosa? Niente ma… queste cretinate le hai lette dai tabloid, i tabloid che vivono e guadagnano soldi a rovinare la reputazione di chi è come noi.”
“Ma tutti lo sanno che…”
“Tutti chi? Prince  è il mio migliore amico, il migliore capito! Io lo conosco, lui non è come viene dipinto quello che fa è scena, è spettacolo, ma non è così nella vita privata. E’ un bravo ragazzo, molto buono e con tanti principi. E’ vergine lo sai?”
Kim scoppiò a ridere…
“Ridi, ridi come un’oca, so che non mi avresti creduto, ma comunque è così! Purtroppo, non hai imparato nulla. Mi hai sempre odiato per un’immagine che non avevo, dando pe scontato che fosse vera, invece, ora che mi hai conosciuto ti sei anche innamorata di me. E’ possibile che tu non abbia imparato niente? E’ possibile? Non è possibile. E’ una cosa che non esiste. Io sono stufo. Non parlare mai più di Prince in questo modo. E’ come se io dicessi che Tatum è una ragazza egoista, viziata, infantile e disturbata giudicandola soltanto sulla base di quello che ho visto oggi! Sarebbe giusto? No, perché non la conosco e lo stesso vale per te!”
“Beh, scusami Michael io non volevo offenderti e non sapevo che Prince fosse tuo amico altrimenti.”
“Anche se non fosse stato mio amico non devi parlare comunque così di lui. E di nessun altro finchè non lo conosci.”
“Scusa Michael, scusa hai ragione. Mi dispiace tanto, solo che sono preoccupata per Tatum, sono una pessima amica l’ho delusa, le ho fatto del male ed ora penso che tutti gli faranno del male come me. Invece, dovrei prendermela solo con me stessa e basta.” Così dicendo scoppiò a piangere.
Michael si sedette vicino a lei, l’abbracciò e le disse:
“Ehi! Tranquilla, scusa… mi dispiace di aver alzato la voce.”
“Scusa, scusa hai ragione tu, non è niente hai fatto bene a dirmelo sono una stupida. In un’altra occasione non avrei neanche pianto ti avrei dato ragione e basta, ma adesso, nella condizione in cui sono piango per niente, mi sento in colpa, una persona schifosissima, ho fatto del male a Tatum.”
Michael le sciolse i capelli e le diede un bacio sul collo…
“No. Non è vero, sei un’amica fantastica invece. Tatum ti a solo frainteso e non vede le cose in maniera razionale perché ha fatto il tuo stesso errore. Ma se il mio sesto senso non mi inganna presto capirà. E adesso vieni qui!”
La baciò sul collo
“Ti va se…”
Bacio
“Ce ne andiamo”
Bacio
“A letto.?
Bacio
“Oggi…”
Bacio
“E’ stata dura!”
Bacio.
“Hai bisogno di riposare!”
Bacio
“E anche io.”
“Si Michael andiamo.”
Michael la prese in braccio.
“Su, vamos… si fa la nanna!”
Si diressero verso il letto.
Kim si sdraiò, Michael si appoggiò su di lei.
Kim spostò il collo da una parte e Michael iniziò a baciarlo dolcemente i suoi baci non facevano nemmeno rumore.
I suoi ricciolini accarezzavano il collo di Kim e i suoi baci prima quasi impercettibili divennero più intensi fino a che non divennero passionali. Si diresse verso la bocca di Kim, il baciò durò a lungo.
Poi si  staccò e chiese:
“Va meglio amore!”
“Si molto meglio.” Lo accarezzò dolcemente sul viso.
“Perché sei sudato e tremi?”
“Sei tu. Sono le sensazioni ch tu mi provochi amore. Io… non… non sono mai stato con una donna, ma penso che questo significhi essere innamorati di qualcuno!”
“Certo che si! Rispose lei e io provo le stesse cose! Guarda!” le mostrò il bracciò ì: aveva la pelle d’oca e il cuore le batteva fortissimo.
“Sei tu Michael, l’autore di tutto questo.”
“Ma… io ho paura Kim; devo confessartelo!”
“Di cosa?”
“Di qualcosa che possa succedere che mi ucciderebbe!”
“Cioè?”
“Vedi Kim, io non penso di essere mai stato amato, amato davvero, tutti mi hanno scartato o abbandonato prima o poi. Questo mi ha sempre fatto pensare che non c’era l’amore per me e mai sarebbe arrivato e che quindi se avessi amato sarebbe solo stato un essere ferito e nient’altro. Poi ho amato te e ho capito che ne vale la pena, si cavolo! Vale la piena rischiare se significa trovare qualcuno come te. Ma ho paura che tu possa abbandonarmi. Se Tatum te lo chiedesse tu mi lasceresti. Non è vero?”
“No Michael non ti lascerei!”
“Come? Davvero?”
“Si Michael. Io voglio bene a tatum, è la persona più importante per me. Ma io ti amo, e se mi vuole bene sul serio non può chiedermi di lasciarti.”
“Lo pensi sul serio?”
“Si. In fondo hai ragione, lei non ama te, ama ciò che pensa su di te. Io invece, ti amo perché sei tu.” Disse abbracciandolo.
Michael si coprì il viso con le mani, lasciandosi andare tra le braccia di Kim, come un bambino fa nelle braccia della mamma. Pianse in silenzio ma Kim sentì i suoi singhiozzi contro il suo petto.
“Non piangere è tutto ok.”
Era bellissimo, la coda morbida e disordinata stringeva dolcemente i suoi ricciolini folti e del colore dei corvi, i suoi occhi arrossati dal pianto erano languidi, profondi e non erano mai stati così espressivi. Comunicavano tutto il dolore e l’abbandono che si era portato dentro e sembrava fosse possibile vedergli nel cuore guardandoci attraverso.
Le lacrime scivolavano sulla barbetta appena accennata che aveva.
Era perfetto: la bocca carnosa, naso piccolo e a patatina, sopracciglia nere, folte, curate. Non parlando di tutto il resto. Anche il suo profumo era indescrivibile era mascolino e da uomo, ma aveva una fragranza simile all’odore dei bambini, l’odore della sua pelle era fantastico; con una mano lunga, affusolata e color caramello si asciugò le lacrime e disse:
“Sono un po’ stanco.”
“Dormiamo!” disse Kim.
Kim si sdraiò su un fianco, lui si avvicinò sdraiandosi sullo stesso fianco di Kim, abbracciandola da dietro, circondandogli la pancia con le braccia. Gli spostò i capelli col naso, gli abbassò dolcemente la manica del pigiama lasciando scoperta una sua spalla e strofinandogli la barbetta dolcemente sulla pelle nuda, tra il collo e la spalla iniziò a lasciarle bacini umidi. Kim era tutto un fremito e un brivido, avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.
Michael avrebbe voluto continuare per sempre, quella pelle così morbida e con quel profumo inconfondibile di donna-bambina; amava il contatto che le sue labbra, il suo viso e le sue mani avevano con quella pelle perfetta.
Dopo un quarto d’ora Kim si girò e dopo un lungo bacio in cui le loro lingue danzarono dolcemente; si addormentarono esausti.
 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


“Missione compiuta! Ok… ora sono un uomo libero. Apo? Buona notte e grazie!”
“Ma mi hai promesso un drink!” disse Apollonia guardandolo sensualmente toccandosi una ciocca di capelli!
“Ah già, va bene! Se dobbiamo prendere il drink prendiamolo e poi ce ne andiamo a letto.”
Entrarono in salotto. Prince preparò due cocktail e li bevvero senza parlare. Apollonia era persa nel guardarlo. Era così sexy, magnetico e sensuale… perfezione, equilibrio e bellezza concentrati in un metro e sessanta.
I capelli ricci gli accarezzavano la fronte, gli occhi scuri erano fissi sul cortile fuori: chissà a cosa pensava?
“Princy?”
“Che c’è? Hai bisogno di qualcosa?”
“Perché non ti piace stare con me?”
“Cosa? Non ho mai detto questo!”
“Non c’è bisogno che tu lo dica, io capisco dai tuoi atteggiamenti! Ogni volta che stai con me sembra che tu lo faccia per farmi un favore!”
“Non è così in realtà! Non è che non mi piaccia stare con te, ma tu vuoi troppo. A volte sei un po’ appiccicosa, sembra che tu voglia di più di un’amicizia.”
Apollonia si sentì svenire, pregò di non essere arrossita.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Da me vuoi attenzioni, coccole e cose, che dagli altri ragazzi non richiedi!”
“Certo, con gli altri ragazzi non ho il rapporto che ho con te; tu sei il mio migliore amico, io con gli altri non ho passato quello che ho passato con te.”
“Sei sicura che è solo questo?”
“E cos’altro se no?”
“Mi era sembrato che tu volessi di più!”
“E’ anni che faccio così!”
“Non ho mica detto che è una cosa partita da ora!”
“Come ti permetti? Io non provo nulla per te. Sei solo un amico.”
“Quindi non ti fa niente se chiedo a una ragazza di uscire?”
“No. Però non sono d’accordo!”
“Ah no. E perché?”
“Perché non voglio che tu soffra.”
“Neanche io. Quindi mi troverò una ragazza. Che ne diresti di Tat?”
Apollonia si sentì come se qualcuno l’aveva pugnalata in un punto vitale.
“Cosa?”
“Che c’è?”
“Ma è appena uscita da una delusione, sta sera! Non puoi chiederglielo.”
“Dici? La consolerei se ci mettessimo insieme. Io saprei come fare.”
“Primo non è il caso dato che è appena uscita da una delusione, secondo smettila che tanto tutti lo sanno che parli, parli e non combini niente. E poi non ti vorrebbe! E’ troppo per te. Sei basso, superficiale e soprattutto non sei Michael Jackson!”
“Questo che significa! Io non ho niente da invidiare a Miky!”
“Ahah ne sei sicuro? Io non saprei, in fondo due ragazze hanno rovinato una loro amicizia durata una vita per lui e una delle due è qui solo perché Michael l’ha ferita, se non fosse per lui. Saresti solo come sempre. Si Prince! Perché nessuno vuole un ragazzo come te.”
Gli occhi del ragazzo diventarono lucidi e tristi. Apollonia sapeva che gli stava facendo del male, che lo stava uccidendo, ma provava piacere nel farlo. Lui la uccideva ogni giorno non accorgendosi di lei.
“Sei basso, agghindato come una ragazzina adolescente, e hai l’aria da ragazzo stupido e superficiale, le tue canzoni parlano per lo più di sesso e tutti credano che è la sola cosa che t’ importi e come se non bastasse non te lo puoi nemmeno permettere di essere così. Neanche fossi un adone! Chi credi che ti voglia Princino? Puoi trovarne tante da portarti in camera, ma non troverai facilmente qualcuna che ti porti nel cuore. Non sei abbastanza qualificato, sei uno che sta nel mazzo. Diciamocelo pure. Sul palco quando sei truccato e in tiro puoi anche piacere, ma visto da giù proprio no. E’ deludente.”
Prince era ormi in lacrime, ma ancora non era del tutto ucciso…
“E poi Prince, scusa tanto ma con la famiglia che hai dietro chi ti prenderebbe. Tutti hanno paura che tu sia come tuo padre, che tua moglie sia costretta a fare la vita di tua madre e che comunque tu abbia dei problemi e non garantiresti a una donna una vita stabile. So che è dura, ma è la realtà.”
Era, ormai in singhiozzi.
“Sei cattiva Apollonia, un’amica non fa così! Mi fai del male, non riesco a capire perché? Non penso di meritarmelo, ho fatto molto per te.”
“Te lo meriti invece, ma sei così stupido che nemmeno capisci il perché!”
“Vattene, vai a dormire, anzi forse è meglio che te ne vai a casa, visto che sono un essere così orribile, cosa ci fai ancora qui?”
“Me ne andrò di sopra, dove c’è la tua nuova protetta, vieni su buttami fuori. Vediamo se ne hai il coraggio!”
Prince uscì in giardino. Si accovacciò sull’erba e cominciò a piangere, Tatum aveva sentito urlare e sbattere la porta. Quando Apollonia tornò su in camera gli chiese:
“Che è successo?”
“Niente. Il nostro Principe alto un metro e una scarpa è un po’ permaloso.”
Tatum disse: “Scendo a prendere un bicchiere d’acqua!”
“Non è necessario lì in quell’armadietto c’è acqua, cibo e tutto quello che puoi desiderare, se vuoi andare giù con lui non ti devi giustificare, prendi ed esci, stai solo attenta, se ti porta a letto sarai la 12.345esima. Notte! E buona magica notte di sesso! Se ti servono i preservativi lì vendono qua all’angolo.”
“Apollonia? Cosa cavolo dici? Vuoi stare zitta. Cosa ti sei messa in testa. Non siamo tutti qui a rubarti Prince sai? Io ho altro per la testa, tutto tranne che lui; ho avuto la giornata peggiore della mia vita e non mi a proprio di concedermi a un uomo sta sera. Ho diciannove anni e non ho ancora combinato niente, e tranquilla questa molto probabilmente è la sera meno adatta di tutta la mia vita quindi respira! Tranquilla il tuo Rogerino non te lo porta via nessuno.”
Tat scese le scale e si diresse verso la cucina, aprì il frigo e si versò dell’acqua gasata fredda. Guardò in giardino, Prince era accovacciato per terra e sembrava piangere disperatamente.
Avrebbe dovuto ignorarlo, non darle confidenza per lealtà verso Apollonia, ma lei non sopportava vedere la gente soffrire. Si diresse in cortile, si avvicinò a Prince e si sedette vicino a lui:
“Va tutto bene?”
“Certo, certo.”
“E Allora perché piangi? Cosa ti è preso?”
“Non desidero parlarne.”
“Non è necessario.”
“Grazie.”
“Che cosa ti è preso.”
“Visto che vuoi saperlo te lo dirò: Apo mi ha trattato molto male.”
“Perché?”
“Mi ha detto delle cose orribili sapendo che sono proprio quelle che mi uccidono.”
“Mi dispiace molto! Ma hai provato a pensare al perché abbia fatto così?”
“Me lo sono chiesto, ma non riesco a capire io sono stato sempre molto buono con lei.”
“Glielo hai chiesto?”
“Si, ma mi ha detto che sono troppo stupido per accorgermene.”
“Perché dovrebbe dirti delle cose così cattive? Devi averla ferita con qualcosa di grande.”
“Ma io non le ho fatto niente Tatum, mi devi credere, mi sono comportato come sempre.  Io non capisco proprio.”
“Calmati adesso, non voglio vederti così, mi… fa così strano vederti piangere, mi sei sempre sembrato un duro.”
“Non sono fatto di pietra accidenti!”
“Non hai pensato che magari fa così per attirare la tua attenzione perché tu non ti accorgi di lei?”
“Accorgermi di lei? In che modo?”
“Prince scusa io non ti conosco bene, non vorrei dirti io questa cosa. Ma è possibile che sei così addormentato da non capire che muore per te?”
“Cosa?”
“Si Prince, lei muore per te e tu non te ne rendi conto, o forse preferisci far finta di non capire.”
“Ma gliel’ho chiesto prima, mi ha detto di no.”
“Ma certo Prince, una ragazza mai e poi mai ammetterebbe che muore per tese glielo chiedi a bruciapelo dopo anni che tu non ti accorgi di lei. Ha paura di perderti…”
“Tu? Come fai a saperlo?”
“Sono una ragazza, non sono scema e poi scusa non pensava che fossi una persona così ingenua ho sempre pensato che fossi uno sciupafemmine.”
“Tutti lo pensano, perché non mi conoscono… comunque la tua rivelazione è stata una doccia fredda. Cioè può essere che Apollonia…”
“Non è che può essere Prince, è così!”
“Ma io non la amo, per me è solo un’amica.”
“Lo so, ma piuttosto diglielo, non tenerla così sulla corda se no la fai solo soffrire.”
“Ma io non voglio che soffra, gli voglio bene.”
“E allora almeno dalle una possibilità, non scartarla a priori.”
“Ma non posso farmi piacere una persona che non mi interessa, è mia amica, è veramente una bella ragazza ed ha anche un bel carattere, ma non mi scatta quella cosa, non mi sono innamorato.”
“Beh, sappi però che lei ci soffre, non avrei dovuto dirtelo, avrebbe dovuto farlo lei, potrebbe odiarmi per questo, ma so cosa significa avere il cuore spezzato. Quindi sarebbe più onesto da parte tua dirle chiaramente che non ti interessa, almeno se ti vedrà con un’altra ragazza per quanto dolorosa, non potrà dirti che l’hai illusa o tradita. Perché essere traditi credimi è peggio che morire.”
“Come lo tiro fuori l’argomento, io non me n’ero manco accorto fino adesso!”
“Su questo non sono abbastanza esperta da darti consigli, ma credimi che la cosa più giusta da fare è parlare faccia a faccia.”
“Se lo dici tu!” disse Prince sbadigliando.
“E’ tardi è ora di andare a dormire.”
“Già, ne parleremo domani.”
“Io vado su in camera con Apollonia, così nel caso che sia sveglia, potrò consolarla.”
“E io me ne andrò a dormire, è stata una giornata movimentata… persino per me.”
“Buonanotte Prince e grazie di tutto.”
“Piacere mio, se hai bisogno di qualcosa la mia stanza è sopra!”
“Ok, grazie mille.”
Tatum si diresse verso la camera dove avrebbe dovuto dormire con Apollonia e spinse la maniglia: era chiusa a chiave. Bussò delicatamente: “Apollonia sono Tat, mi apri per favore?”
Nessuna risposta, bussò un po’ più energicamente: “Apollonia? Mi apri per favore?”
Nessuna risposta, bussò e chiamò per un’altra quindicina di volte, ma nessuno rispose. Si accovacciò fuori dalla porta sul pavimento tappezzato di viola: “E ora che faccio? Dove dormo? Sono proprio sistemata!”
Si appoggiò alla porta, era così stanca che avrebbe potuto dormire lì.
Prince passò di fronte alla porta.
“Ehi? Che ci fai ancora qua?”
“Apollonia mi ha chiuso fuori. Ho bussato venti volte, ma non mi ha risposto.”
“Aspetta, provo io a bussare.”
Non rispose neanche a Prince, nonostante avesse bussato venti volte di seguito.
“Ti sistemo in un’altra stanza, non prendertela! Domani le passerà!”
Le diede la stanza vicino alla sua.
“E’ bella quasi quanto l’altra, solo che questa è tutta tua. Non devi dividerla con nessuno e se avessi bisogno. Io sono qua accanto.”
“Io non so proprio come ringraziarti. Grazie Prince non lo dimenticherò!” disse lei stampandogli un dolce e delicato bacio sulla guancia.
 Che fai brutta stupida! Ti stai bevendo il cervello! Non fare la fine di quella traditrice di Kim!
“Notte!” ricambiò Prince imbarazzato.
Si buttò sul letto e si arrabbiò con se stessa per sentire dentro di sé il proibito desiderio di parlare con lui tutta la notte…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Verso le tre di notte Tatum sentì dei gemiti molto acuti venire dalla stanza di Prince, si alzò e a piedi nudi corse in camera per assicurarsi che stesse bene.
Aprì la porta: Prince si dimenava nel letto piangendo:
“Papà, perfavore, lascia stare la mamma!”
“Papà ti prego non lanciarle i bicchieri, papà!”
Tatum lo svegliò scuotendolo in modo dolce:” Prince! Prince!”
Aprì gli occhi inondati di lacrime, era bagnato di sudore.
“Prince, stavi facendo un incubo!”
“Lo so… io… mi capita spesso, hai sentito qualcosa?”
“Si certo, beh qualcosa ma non ho capito granché!” disse lei per non mortificarlo, anche se sapeva di non essere credibile.
“Va tutto bene? Vuoi che ti prendo qualcosa da bere?”
“Si per favore qualcosa di ghiacciato e un asciugamano bagnato per favore Tat!”
Dopo essersi fatta spiegare dove recuperare l’occorrente Tatum raggiunse Prince in un batter d’occhio e dopo avergli inumidito la fronte con l’asciugamano gli diede da bere.
“Va un po’ meglio ora!”
“No, sono molto triste. Il mio passato mi tormenta. Io era un bambino e i miei litigavano sempre, mio padre ammazzava mia madre di botte e io pe difenderla alla fine ne prendevo anche di più, sono finito all’ospedale un sacco di volte raccontando un sacco di frottole per giustificare le ferite e i lividi.”
“Mi dispiace… vorrei fare qualcosa per aiutarti.”
“Non penso che qualcuno possa fare qualcosa.  Sono cose che non si cancellano!”
Tatum lo abbracciò forte: “Io ti aiuterò sempre e ti sosterrò finchè non supererai questo.”
Brutta idiota! Sei scema? Sai che fa finta solo per portarti a letto! Cosa cavolo fai? Ti freghi da sola, sei proprio inutile.
“Vuoi che rimanga un po’ con te?”
“No, devi riposarti tu hai avuto una giornata complicata. Io non riuscirò più ad addormentarmi sta notte ho finito di dormire.”
“Ma non ti passa nemmeno se sto qua a parlare un po’ con te?”
“No. Non credo, le ho provato tutte, ma non sono mai riuscito a riprendere sonno!”
“E se rimango a dormire qua?”
“C-Cosa? M-ma? Sei sicura?”
“Io lo dicevo per te se ti imbarazza tranquillo, sono una stupida cosa vado a pensare! Comunque avrei dormito qua per terra o sulla poltrona non nel letto con te.”
“Ah, ok, ma sei sicura?”
“Prince! Dimmi tu! Se lo vuoi si! Se no non importa, io lo dicevo per te.”
“Ma se Apollonia ci vede?”
“Sei preoccupato per lei?”
“Non voglio che soffra ancora, anche se mi ha trattato male io gli voglio bene comunque.”
“Hai ragione! Allora io vado, non ho intenzione assolutamente di creare problemi e so che sono stata avventata, lo avevo fatto per te.”
“No aspetta, hai ragione, magari potrei riaddormentarmi in fondo questo è un metodo che non ho mai provato, rimani qui per favore!”
“Ok dove mi metto! Dove vuoi!”
Sistemò per terra delle coperte sotto il letto di Prince, e il cuscino.
“Ok amico ora ci sono qua io, prova a riprendere sonno.”
“Ora ci provo, sono più tranquillo grazie Tatum!”
“Buona notte Prince!”
Il giorno dopo Tatum si svegliò con la pioggia che batteva sui vetri.
Guardò Prince che dormiva beato, sentiva un irresistibile voglia di accarezzarlo o coccolarlo come i bambini. Ma se ne andò.
Ti devi rimettere in riga signorina, devi stare tranquilla o farai la fine di Kim. Vuoi essere come lei? Io penso proprio di no! Allora piantala e scendi dalle nuvole.
Crepa! Ho fatto una buona azione e lui si è addormentato brutta strega!
La mattina dopo a colazione Apollonia non scese, tutti finsero di pensare che non stesse bene anche se in realtà tutti avevano capito che doveva ave litigato con Prince.
Verso le undici dopo una doccia veloce TAtum salì in camera di Apollonia e le chiese se poteva entrare.
La ragazza aveva in mano un quaderno era perfettamente vestita e truccata e stava disegnando o scrivendo…
“Apollonia?”
“Cosa vuoi?”
“Io volevo solo chiarirti che non ho intenzione di portarti via Prince e sparirò sta sera così non vi creerò più problemi, mi dispiace che tu abbia pensato il contrario, non volevo feriti anche io sono stata delusa sto soffrendo tantissimo e mi sono giurata che mai a nessuno farò un a cosa del genere. Io me ne andrò! Così tutto tornerà alla normalità!”
“Ma non capisci che ormai il danno l’hai fatto?”
“In che senso?”
“Ormai lui ha t in testa, anche se te ne vai non guarderà me.”
“E io che colpa ne ho?”
“Non dovevi imbucarti in una compagnia che non era la tua, dovevi stare al tuo posto, non saltare fuori dal nulla così e fregarmi l’uomo che sogno da anni!”
“Apollonia, smettila di fare la vittima, prima di tutto io non ti ho preso proprio niente, Prince non è mio e non ti ho proprio fatto niente, piano con le parole perché questo non accetto ok?”
“Non fare l’innocentina, pensi che non sappia dove hai dormito sta notte.”
“No certo che lo sai. Mi hai chiuso fuori, è normale che sia andata in un’altra stanza.”
“Certo, hai trascurato un piccolo dettaglio che la stanza era la sua, e ci saresti andata anche se non ti avessi chiuso fuori, almeno così ti ho dato un pretesto per farlo sembrare più casuale cosa vuoi di più?”
“Apollonia, ma perchè ce l’hai con me?”
“Perché tu hai ciò per cui io ho lottato senza fare nulla.”
“Or smettila di fare la bambina, piantala! Prima di tutto io non ho nessuno, secondo chi te l’ha detto che lui vuole me? Sono tutti castelli che ti stai facendo tu per fare la vittima.”
“Ma per favore, non prendermi in giro! Si vede lontano un miglio che ti piace!”
“Non è vero! Non mi è mai piaciuto, io sono una fan di Michael Jackson fai un po’ te!”
“Certo. Come se questa fosse una garanzia. Ma sai che ti dico. Non te ne devi andare tu. Sono io che me ne vado così non vi rovino il divertimento.”
“No Apollonia! Ti prego! Non me lo perdonerei mai! Non andare via!”
“Ho bisogno di riflettere un po’ saluta tutti per me e di a Prince di andare al diavolo.”
Apollonia se ne andò così con la borsa e e i vestiti che aveva su senza lasciare spiegazioni. A Tat tutto questo sembrava un incubo.
 
 
 
“Perché Apollonia è scappata?”
“E’ colpa mia Prince è stato terribile!”
Tat si mise a piangere, Prince cercò di calmarla.
“Tatum ora smetti di piangere e dimmi come è andata!”
Le raccontò quello che era successo e alla fine disse:
“Mi dispiace Prince, io non volevo mettevi tra di voi, io non volevo creare problemi, l’ultima cosa che volevo accadesse era proprio questa. Io voglio andarmene d qua al più presto.”
“Tat…”cercò di calmarla Prince.
“No Prince, non posso trattenermi oltre!”
“Tatum aspetta! Non fare la bambina per favore! Ascoltami! Apollonia è mia amica d quando eravamo piccoli, io gli voglio molto bene, ma non mi sono mai innamorato di lei e mai succederà. Lei viene da una famiglia di tossico dipendenti io l’ho tenuta con me come una sorella era sempre a casa mia, poi grazie al mio aiuto è riuscita a farsi adottare da un’altra famiglia è una ragazza in gamba, ma ha molto sofferto ed è in cura da psicologi da otto anni, è ossessionata da me ed è appiccicosa, ha paura di chiunque si avvicini a me, quindi non devi sentirti in colpa, tu non hai fatto nulla di male. Col tempo sapendo com’è abbiamo imparato ad amarla e accettarla nonostante, queste reazioni, ma sappiamo che una guarigione totale sarà molto improbabile, io però devo fare la mia vita, non posso sacrificarla per lei. E sono libero di frequentare e innamorarmi di chi voglio.”
“Certo, ma io non voglio essere la causa della sua sofferenza.”
“Per non farla più soffrire allora dovrei cacciare anche Willy, Kyle e tutti i miei amici, secondo te loro che mi frequentano sono cattivi e non la rispettano?”
“No! E allora non lo sei neanche tu. Ascolta Tat, io lo so che ci conosciamo solo da due giorni, ma voglio essere sincero con te. Io non sono buono e altruista come Michael… quando al ristorante mi sono interessato a te l’ho fatto perché eri triste ed ero seriamente preoccupato per te, ma anche perché mi hai subito colpito e mi sei piaciuta molto! E quando sono riuscito a portarti con me e a farti stare un po’ meglio io ero felicissimo. Tu mi piaci molto, l’ho capito ieri sera nessuno Tat mi ha mai fatto riprendere dagli incubi che faccio, non c’era modo di fami addormentare, nemmeno Apollonia ce l’ha mai fatta! Tu, invece si. Perché mi piaci, mi ispiri fiducia e ti voglio bene. Ma, ti prego non te ne andare anche tu per colpa sua, sono rimasto solo troppe volte, rimani con me.”
“Ma lei ne soffrirà!”
“Tatum, tanto anche se tu andassi via ormai, penserei a te e poi ammettiamo anche che tu non mi fossi piaciuta, non sarei comunque stato innamorato di lei. Tu non sei un ostacolo tra me e lei, non mi piaceva prima, non aveva possibilità prima e non le ha nemmeno adesso. Solo che prima eravamo entrambe tristi ora almeno io… ho la possibilità di essere felici. Non andartene ti prego!”
Prince era in ginocchio e stava quasi piangendo.
Stupida! E’ un modo per portarti a letto! Non farti ingannare! Sei come Kim! Non farti fregare, non fare come lei!
Sta zitta cretina! Questo ragazzo è sincero! Ha bisogno d’amore! E’ quella è svitata sia che tu ci sia o no gli creerà sempre problemi! Perciò resto!
“E va bene Prince mi hai convinto! Resto!”

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


“Grazie Tatum è il regalo migliore che potessi farmi, il più grande!” E così dicendo le diede un bacio sulla mano. Tatum arrossì ed ebbe i brividi… brutto segno!
La giornata trascorse in modo molto tranquillo, nessuno era preoccupato pe Apollonia, perché tanto tutti sapevano che sicuramente era in qualche albergo o a casa di qualche amico. I ragazzi si divertirono andando fuori a fare un picnic poco distante da lì. Mangiarono con le coperte sull’erba e grigliarono anche la carne, Tatum e Prince stettero molto tempo insieme e al pomeriggio Prince le disse:
“Vuoi venire con me? Ti porto in un posto bellissimo! Ti porto a vedere un bosco favoloso.”
“No scusa Prince, vengo volentieri, ma andiamo da un’altra parte, io ho paura dei boschi!”
“Perché?”                                                                    
“Perché quando ero molto piccola mi sono persa e ho rischiato di morire.”
“Si, ma eri più piccola e poi non eri con me.” Disse con i suoi occhi magnetici.
“Hai ragione, allora vengo, ma non staccarti mai da me!”
“Su questo puoi stare sicura.” Le disse sorridendo dolcemente.
Si incamminarono nella radura, Tatum si guardò in giro nervosa.
“Che c’è? Hai paura?”
“No, no tranquillo Prince! E’ tutto ok!”
Camminarono per altri cinque minuti, il bosco si faceva più scuro e più ombroso… ricordi orribili riaffiorarono…
“Mamma! Papà!” era la centesima, forse millesima volta che li chiamava e non rispondevano, dove potevano essere finiti?
Si stava facendo buio ed era autunno, iniziava ad avere freddo.
Non li trovava. Le inquietanti braccia degli alberi si protendevano all’interno come per chiuderla in una fitta rete; il vento fischiava nei rami cavi creando un inquietante e sinistra melodia. I suoi vestiti erano troppo leggeri per ripararla da tutto quel freddo.
“Mamma? Papà? Dove siete?”
Si avvicinò in una radura più buia e all’ombra di tutto il bosco; improvvisamente poco lontano vide danzare tremule sette fiammelle.
Iniziò a correre nella direzione opposta, per allontanarsi il più possibile…
Aveva il fiatone era spaventata, non c’era modo di sfuggire, improvvisamente sulla sua strada ne comparvero altre sette , tenute in mano da sette persone incappucciate e questa volta andavano verso di lei.
Si lanciò dietro un cespuglio, coprendosi con le mani la testa e chiudendo gli occhi.
E se l’avessero uccisa? Se l’avessero rapita? E le avessero fatto del male?
Iniziò a piangere in silenzio fino a che la mamma da dietro la prese in braccio e le disse: “Tat? Amore ti abbiamo cercato dappertutto!”
Lei scoppiò in lacrime e spaventata raccontò l’accaduto alla mamma, i suoi genitori cercarono di convincerla che fosse frutto della sua immaginazione. Ma lei era troppo sicura che fosse reale ecco perché da quel giorno nemmeno crescendo non era più entrata nei boschi da sola, soprattutto non in quello dove tutte era successo…
Dopo che ebbe finito di raccontare a Prince la sua storia chiese: “Capisci perché non ci entro più?”
“Tatum è normale avere delle paure, ma  se io non dovessi più andare in tutti i posti dove ho rischiato di perdermi non andrei più al luna park, al centro commerciale, nel bosco, per le strade della città… capisci non avrebbe senso!”
“Si lo so, ma perdersi al centro commerciale o in strada è diverso, nel bosco ero da sola, non c’era altra gente con me e poi è a causa dell’incontro che ho fatto, non solo perché mi sono persa.”
“Si ma adesso sei adulta e poi ci sono io!” disse cingendogli le spalle con le braccia.
“Ok Prince! Ok mi hai convinto però stammi vicino ok?” disse accarezzandole una mano.
“Si certo. Non me lo faccio ripetere due volte.”
Camminarono nel bosco parlando del più e del meno. Quando arrivarono a una laghetto cristallino con una  piccola cascata e le foglie colorate che cadevano dai rami posandosi sullo specchio d’acqua come tante piccole barchette.
“Ti piace?” domandò Prince a Tatum.
“Prince io… non ho parole! E’ bellissimo.”
“Questo è quello che c’è nei boschi. E’ come nella vita si può attraversare un periodo buio quanto un bosco e con problemi così fitti da farti sentire in gabbia, ma se hai la forza di non abbatterti c’è sempre una via d’uscita e un premio finale. Bello come questo laghetto.”
“Hai ragione Prince, ma certi boschi fanno troppa paura soprattutto se attraversati da lanterne traditrici ch non ti aspettavi di incontrare.”
“Ma il segreto sta nel non farsi spaventare e fermarsi a capire forse da dietro un cespuglio se quegli incappucciati con le lanterne sono veramente persone pericolose.”
“Non ho idea di cos’altro potrebbero essere, certo, non erano lì a fare un picnic.”
Tatum era ormai in lacrime e si appoggiò sulla spalla di Prince che l’abbracciò.
“Forse adesso non ti sembra possibile altro, ma io so che una diversa spiegazione c’è.”
Lei lo guardò… lui anche… si avvicinarono, le stampò un bacio leggero sulla bocca, lui ricambiò un po’ più deciso e poi si baciarono dolcemente.
“Ti voglio bene Prince…”
“Anche io piccola! Cosa ne dici? Torniamo alla base?”
“Certo!”
Tornarono camminando abbracciati per il bosco e in poco tempo erano insieme agli altri. Tornarono a casa e dopo una doccia e una rinfrescata andarono a cena fuori, Prince diede a Tatum un tubino nero e delle scarpe col tacco nere lucide che aveva comprato per l’occasione… dopo aver mangiato una pizza molto farcita e una fettona di meringata al cioccolato caldo ritornarono a casa. Prince diede un dolce bacio sulle labbra di Tat e disse: “Buona notte mio piccolo angelo ci vediamo domani.”
“A domani mio dolce principe.” Disse Tat.
Le sembrava impossibile! Si era innamorata e di Prince!
Si addormentò dolcemente, ma durante la notte si svegliò: Prince si stava ancora dimenando nel letto.
Lo raggiunse! “Prince! Prince svegliati!”
Si svegliò trafelato e con gli occhi bagnati di lacrime.
“Ancora incubi? Ma li fai tutte le notti?”
“No! E’ questo periodo, sono stato un po’ stressato e li faccio.”
“Dai fammi spazio, dormirò anche io qui con te. Così non farò gli incubi che riguardano gli incappucciati!”
“Sei sicura? Non ti imbarazza?”
“No. E’ per una giusta causa! Tu sei imbarazzato per caso?”
“No. Assolutamente io pensavo a te.”
“Dai fammi spazio! Il letto è per due ci stiamo comodi.”
Tatum si infilò con Prince sotto le coperte lo abbracciò: tremava! Gli sfregò la schiena con le mani e gli diede dei piccoli baci sulla guancia.
“Prince si rilassò
“Tat!” disse sottovoce.
“Grazie!” continuò per un po’ dandogliene sulla guancia e sul collo.
Lei! Lei che stava facendo questo! E pensare che aveva sempre sognato di passare con Michael un momento del genere.
“Va meglio adesso?” disse dandogli l’ultimo bacino sul neo della guancia sinistra.
“In paradiso!” rispose lui con occhi languidi sorridendo.
“Vieni qui!”
Tatum gli diede la schiena e i girò su un fianco. Lui le abbracciò la vita da dietro, le spostò i lunghi capelli e iniziò a darle piccoli bacetti sulla guancia. Che sensazione fantastica! Che brividi di piacere!
Poi scese sul collo, le sfregò la barbetta sul collo per poi accarezzarglielo con le labbra, poi le lasciò una piccola scia di baci. Poi la baciò vicino all’orecchio, sulle tempie toccandole i capelli e accarezzandole le spalle. Diede gli ultimi tre bacetti sul collo e Tatum disse:
“Prince! Non ho mai dormito con un ragazzo è la prima volta! Io sono vergine. Volevo solo farti stare bene, non so che mi è preso.”
“Tranquilla! Tranquilla piccolina! Non voglio fare niente di quello che pensi, io volevo solo dimostrarti l’amore che provo per te, ma in modo puro. Non sono quello sfegatato di sesso che il mondo della musica dipinge. Io… sono vergine.”
“Cosa? Tu sei vergine?”
“Certo che sono vergine! Io ho una morale Tatum, il mondo della musica è a parte.”
“Allora perché scrivi quelle canzoni?”
“Per scoraggiare le persone a ridurre tutto al sesso.”
“Ma è quello che sembra tu voglia fare.”
“L’ho capito, adesso, l’ho capito… troppo tardi per salvare la mia immagine purtroppo. Pensavo di scoraggiare il sesso senza amore facendo queste canzoni così squallide e fare del male a mio padre, lanciandogli delle frecciatine, mettendo nelle mie canzoni molte delle sue stupide frasi. Tutto questo mi si è rivoltato contro, ecco perché vorrei cambiare ora.”
“Davvero?”
“Si!”
“E cosa scriverai?”
“Canzoni profonde, di amore, di amicizia e per esternare la mia sofferenza.”
“Ottima scelta, meriti un bacio!”
E così dicendo le diede un bacio sulla guancia, poi abbracciati si addormentarono.
 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Verso le sei di notte Tat si svegliò tra le braccia di Prince, sistemò le coperte sopra di loro e si strinse a lui respirandole sul petto. Aveva un profumo così buono! Piccante, mascolino e sensuale. Poi le diede un bacio sulla guancia e giocò con un ricciolo nero che le accarezzava la fronte. Aveva una bocca così carnosa, la baciò dolcemente, non poté resistere: un altro bacio! Prince sorrise e aprì gli occhi, le diede un bacio e l’abbracciò forte… tutto nel sonno. Lei si fece abbracciare avida di quelle coccole. Poi mentre gli accarezzava il petto con le sue dita affusolate pensò a come fosse assurdo e impensabile pochi giorni fa pensare di essere lì con Prince. Lei lo aveva sempre odiato! Sempre! Eppure conoscendolo le era piaciuto così tanto. Dell’umido sulla mano la distolse da quei pensieri, una lacrima era caduta dagli occhi di Prince. Lui dormiva, quindi lei poteva tranquillamente parlargli:
“Prince non devi preoccuparti, non ti lascio più ora che ti ho trovato però anche tu non abbandonarmi. Io ti aiuterò, ti sosterrò e ti vorrò sempre bene. Sarò sempre affianco a te mio dolce principe, tu però devi promettermi di sforzarti di essere felice ok?” Le diede un bacio sulla bocca e lui nel sonno annuì.
“Bravo mio dolce principe! Adesso fai la nanna!”
Stettero abbracciati tutta la notte, fino a che la mattina furono svegliati dal dolce picchiettio della pioggia sui vetri e sulla tettoia, Tat si svegliò. Prince era già sveglio e la fissava, lei le baciò un dito della mano e lui con il palmo le accarezzò il viso dolcemente. L’abbracciò:
“Davvero pensavi quello che hai detto ieri notte?”
“Certo!”
“Mi vuoi già così bene?”
“Si!”
Si baciarono, Prince si staccò e disse:
“Anche io ti voglio bene e non voglio che tu soffra.”
“Nemmeno io mio principe!”
Si continuarono a baciare, nel frattempo entrò Apollonia… li vide… si sentì morire…
 
 
 
 
Chiuse gli occhi come per soffocare quel dolore troppo grande da sopportare. Si sentì mancare, svenne per terra…
“Cosa ho fatto?” si chiese Tatum prendendosi il viso tra le mani. “L’ho uccisa, proprio come hanno ucciso me!”
All’improvviso fu come se qualcuno le avesse gettato in faccia una secchiata d’acqua gelata, come se qualcuno l’avesse scossa da un sonno in cui non sapeva come ci fosse caduta. Lei... Apollonia… Prince…
Kim… lei… Michael! Fu come un’equazione che le si materializzò in testa senza nemmeno sapere da dove fosse nata.
“Apollonia! Apollonia svegliati!”
“Le passerà!” disse Prince poco preoccupato.
“Ma Princy è svenuta!”
“E allora? Lo fa sempre due minuti e si riprende.”
“Apollonia svegliati, Apollonia!”
Apollonia aprì gli occhi e appena fu in grado di capire chi era la ragazza che le stava davanti gli tirò un pugno così forte che Tat cadde a terra perdendo sangue dal naso. Prince corse su di lei per soccorrerla…
“Apollonia ma sei stupida? Sei cretina?”
“Tu non azzardarti a parlarmi brutto schifoso, verme strisciante insulso e bastardo! Lei ha fatto esattamente come la sua ex amichetta che tanto criticava e ti assicuro che quello che le ho fatto è una carezza paragonato al dolore che provo io ora e soprattutto che meriterebbe di subire.”
“Apollonia sei una grande egoista, ne io ne lei ci meritiamo tutto questo! Tanto meno lei, non è stupida è una brava ragazza e certo non ha fatto nulla per farti del male. Ha la sola colpa di essere amata da me. Io amo lei non te, lo devi accettare.”
In quel preciso istante fu come se ad Apo avessero strappato il cuore e per Tat fu come se qualcuno le avesse aperto gli occhi.
“A Kim era successa la stessa cosa senza che lei se ne fosse resa conto. Lei l’aveva accusata di essere insensibile e senza cuore, una traditrice ma anche lei si era innamorata di qualcuno di cui non avrebbe mai immaginato senza poterlo scegliere. Era capitato e basta! Senza poter gestire la situazione e lei non le aveva nemmeno dato il tempo di spiegare…
Guardò Prince, guardò Apollonia…
“Apo per favore parliamo!”
“Non voglio più parlare con te! O almeno non con questa cosa tra i piedi.”
“Non parlare così di Tatum!”
“No, no Prince ascolta ha ragione, parla con lei io sono di troppo qui. Devo anche i parlare con una persona, molto importante e abbastanza urgentemente.”
“No aspetta Tat. Ti prego non lasciarmi!”
“Non ti sto lasciando Prince tornerò tra un’ora.”
“Chi mi garantisce che tornerai.”
“Ti fidi di me?”
“Si! Ma so quanto sei sensibile e non voglio perderti. So che saresti capace di non farti rivedere per non far soffrire lei, ma io ti amo davvero e io non voglio perderti.”
“Tornerò Prince, lo prometto! Sta sera!”
“Ok! Ti aspetto!”
“Farò al più presto!”
Tatum corse, più veloce che poteva: non sentiva freddo, né stanchezza; pioveva, ma non sentiva nemmeno la pioggia.
Aveva qualcosa di molto importante a chiarire, qualcosa di troppo importante come la sua vita, o forse di più.
Raggiunse la casa della sua migliore amica, sicuramente Kim era di sopra.
Suonò il citofono…
Passarono dieci secondi, venti, trenta.
“Chi è?”
“Sono Tatum, ti prego aprimi Kim.”
Senza risposta il portone si aprì Tatum non prese l’ascensore, non voleva nemmeno aspettalo si precipitò su per le scale. Suonò il campanello trafelata, la porta si aprì… Kim comparve subito dopo e il cuore si fermò. Non riusciva a capire che cosa Kim provasse: stupore? Rabbia? Delusione? O forse persino felicità? Non lo sapeva, ma incrociare quegli occhi scuri e profondi la fece sentire smarrita.
Guardò in giro per la stanza: Michael non c’era.
“Non c’è!” disse Kim: “Ha paura di un altro tuo schiaffo o insulto!”
“Kim, mi dispiace, ho sbagliato, ma ho capito che tu non hai voluto farmi del male, anche se all’inizio mi sono arrabbiata ho riflettuto molto in questi giorni… mi hanno aiutato a riflettere e ho capito che non è così.”
Kim la fissò per un momento che parve interminabile senza dire nulla… Tatum sentì un fuoco dentro che iniziò a bruciare… un istinto, una voglia, un desiderio: abbracciare la sua amica come da tempo non faceva.
“K-Kim… Io.. m-mi dispiace! Scusa! Scusa! Io q-quando vi ho visti insieme non ho capito più niente, credevo mi avessi tradito, ma… ora so che non è così!”
“Tatum!” Kim l’abbracciò senza nemmeno poter finire di parlare.
Michael uscì dalla sua stanza, abbracciando Tatum, è vero forse Prince era ormai il re del suo cuore, ma Michael non se n’era andato del tutto, passata la rabbia, tra quella braccia, quei ricciolini morbidi che le accarezzavano il collo e il suo profumo non capì nemmeno com’era possibile averlo odiato anche solo per un istante.”
“Ciao Tatum! Spero tu stia bene! Mi dispiace se hai sofferto per colpa mia.”
“E’ tutto ok Michael! Ti voglio bene.”
“Facciamo una cioccolata e parliamo tranquillamente di quello che è successo!” disse Michael.
“Ricominciamo da capo, da zero.” Disse Kim.
“Certo. Ma vi avverto devo andare via all’ora di cena!” disse Tat con sguardo languido.
“Perché hai un impegno con qualcuno?” chiese Kim scherzando.
“Forse.”
Michael si mise a preparare la cioccolata…
“Michael, ma tu mangi la cioccolata?”
“Si perché?”
“Io ero convinta che tu evitassi tutti i cibi con sapori forti e poco salutari come la cioccolata, il burro di arachidi, il ketchup…”
“Era una bugia! Non so quale giornale l’abbia inventato!”
“Quindi non sei nemmeno…”
“No! Ne vegetariano, ne vegano, ne crudista… mangio tutto ciò che è commestibile e ho un debole per il junk-food.”
“Ah ma che bello scoprire tutte queste cose!”
Tatum rimase meravigliata anche del fatto che non fosse truccato, né con occhiali da sole o cappello a borsalino in casa, niente di niente… era molto più mascolino e molto più “umano” di come veniva mostrato in tv.
Parlarono due ore di quello che era successo e perché ora c’era quella situazione e Tatum scoprì che comunque molte cose che credeva di Michael erano vere… come per esempio che era dolce, profondo, maturo e immensamente buono… non era il bambino viziato che presentavano i media era un uomo tutto d’un pezzo che ogni tanto voleva rivivere pezzi d’infanzia mai avuta.
“Quindi tu ora ti stai conoscendo con Prince!?” chiese incredula Kim.
“Si, ma ci stiamo solo conoscendo, un po’ come te e Michael!”
“Stai all’occhio però non so se Prince è un gentiluomo come Mike!”
“Ti sbagli Kim in realtà è molto discreto, dolce e comprensivo! A proposito devo scappare, ho promesso che sarei rientrata per cena e non voglio stia in pensiero.”
“Ti riaccompagniamo noi!” disse Michael.
“Non è necessario davvero!”
“No, così almeno saluto Prince è tanto che non lo vedo.”
“Va bene! Se volete!”
 
Prince andava avanti e indietro passeggiando avanti e indietro nervosamente aspettando Tatum, ormai Apollonia se n’era andata, le aveva detto che aveva bisogno di fare un viaggio per schiarirsi le idee si erano lasciati, quasi pacificamente, e adesso nella sua testa c’era solo Tatum.
Erano le sette meno un quarto e Prince stava impazzendo. Diavolo! Dov’era Tatum?
Il citofono suonò e Prince si precipitò ad aprire:
“Tatum!” La strinse, abbracciandola e si diedero un bacio alla francese che avrebbe steso chiunque, Prince non smise di baciarla con la lingua nemmeno quando si accorse che altre due figure erano apparse sulla porta; chiunque altro si sarebbe imbarazzato o comunque avrebbe smesso subito con quella manifestazione di affetto così passionale accorgendosi di altre due persone, ma lui no, in fondo lui era Prince. Continuò sempre in modo energico e poi staccandosi disse: “Avevo bisogno di una dose, non riesco più a stare senza la mia principessa per più di un tot di tempo.”
“Quindi mi ci devo abituare a questi saluti così intensi?”
“Se ti piace, ma sappi che questo non è nulla.”
“Sono sicura che sai fare anche meglio di così.”
“Questo era solo un assaggino dell’assaggio dell’antipasto.”
“Disturbiamo!” chiese Michael entrando.
“Chi non muore si rivede! Guarda cos’ha portato il vento!”
“Da quando gli amici si tengono sulla porta mentre ti slinguazzi la tua ragazza?”
“Io posso dato che sono Prince e questa è casa mia. Ma vedo che anche tu non sei solo. O sbaglio?”
“Non sbagli furbone!”
"Che bella ragazza! Enchantè!" disse Prince facendo il baciamano a Tatum.
"Vacci piano! E' la mia ragazza!"
"Sono solo educato messere!" disse Pince a Michael.
"Raccontala a qualcun altro cascamorto!"
"Oh! Mi piace quando fai il carino! Allora vi invito a cena, intanto vi faccio accomodare così bevete qualcosa!"
"Ti va di restare Kim?"
"Certo!"
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Prince chiese al cameriere di preparare un drink per tutti e poi una volta seduti disse: “Sono le sette e mezza e dobbiamo ancora cenare, voi cosa ne dite se ceniamo insieme?”
“In questa topaia… no… scusa ma io non ci sto… non sono abituato a cenare in una bettola simile.” Lo prese in giro.
“Lo sanno tutti che sei un tipo schizzinoso speriamo che non lo scopra anche la tua ragazza altrimenti, potrebbe anche innamorarsi di me, se si accorgesse della differenza tra noi due.”
“La tua ragazza lo sa che hai la fama di farti ogni cosa che respira…”
“E la tua ragazza lo sa che i tuoi capelli sono più laccati dei suoi?”
“Senti chi parla… intanto i tabloid parlano per la tua ossessione per i capelli, non della mia.”
“Certo. Su di te hanno detto tutto il resto.”         
“Prestano più attenzione a me perché io sono un personaggio più interessante, in fondo se sono il re del pop ci sarà un motivo e quello che è sicuro è che sono più bello e decisamente più in gamba di te.”
“Oh certo e anche sano di testa? Per te dev’essere un bello sforzo!”
“Bambini basta!”
“Io sto morendo di fame!” disse Tatum.
Sia Michael e Prince scoppiarono a ridere, Prince disse abbracciando Michael:
“Lord! Ci degna di cenare in questa bettola con la sua presenza o preferisci che andiamo fuori in un posto più degno di te.”
“Sta sera ti onorerò schiavo!” disse ridendo e fingendo di dargli un pugno sulla spalla.
“Scusate piccioncini ma non sarebbe meglio chiedere a noi cosa vogliamo siamo noi le donne.”
“Infatti, sono gli uomini che decidono.” Disse Prince.
“Questo lo vedremo.”
“Hanno ragione, dobbiamo essere più gentili con le signorine, voi cosa volete mangiare graziose creature?”
“Cosa offre la casa?” chiese Kim, ancora persa nella dolcissima voce di Michael.
“Vi va una spaghettata col pesce, fritto misto e carpaccio di pesce?” chiese Prince
“Ottimo.”
“Buona!”
“Vada per il pesce allora.”
 
Dopo poco tempo Prince aveva avvisato il suo cuoco personale e gli aveva chiesto di preparare il pesce, intanto mostrò la casa alle ragazze…in poco tempo la cena fu pronta.
“Che buono! E’ tutto fantastico!”
“Si, il carpaccio di pesce poi era una cosa strepitosa!”
“Modestamente  Randy è il cuoco più bravo che esista, soprattutto da quando per venire da me ha mollato Morris Day!”
“Chi è Morris Day?”
“Un cantante funk, fighetto e figlio di papà, pieno di soldi che tenta da una vita di distruggermi… ma non riesce mai e alla fine crolla sempre lui. Randy era il suo cuoco prima, ma gliel’ho soffiato! Questa è la cosa che rende i suoi piatti più gustosi. Ehi Randy? Ci porti la cheesecake?”
I ragazzi si godettero il dolce, dopo cena nonostante fosse già buio scelsero di fare una passeggiata.
S’incamminarono per la strada Kim abbracciata a Michael e Tatum abbracciata a Prince, l’atmosfera era proprio come Kim adorava… nebbia, nuvoloso, luna velata, venticello , il cielo striato di nuvole e stelle.
“Sapete dove vorrei andare?” disse Prince.
“Dove bro’?” chiese Michael.
“Al cimitero. Ho voglia di un po’ di brivido e poi l’horror crea l’atmosfera giusta!” disse dando un bacio a Tatum.
“Non so Prince. Tanto Thriller l’ho già girato, ormai non puoi avere speranza ogni ragazza che porti lì, anche se solo per un attimo ma fingerà di essere con me.”
“Certo. Cos’è? Te la fai sotto?”
“No. Possiamo andarci anche adesso sei vuoi!”
“Bene! Ragazze voi che ne pensate?”
“Che ci stiamo.”
“Dopo di te mr. Nelson!” disse Michael.
“Per rendere più spinta la serata propongo di andare alla casa degli orrori al luna park, abbiamo una macchina!”
“OK!”
“Contente ragazze. Ci aspetta una serata da brivido, ma se avete paura non ci pensate due volte c’è il vostro Princy che vi protegge.” 
“Certo. Come no? Giù le zampe dalla mia ragazza Casanova!” disse Michael.
“Oh che bella ragazza, è un peccato sprecarla con te, ma non preoccuparti un’ora con me e le passerà tutto.” Disse Prince.
“Provaci e ti ritroverai con un pezzo in meno Prince e non ti dico quale perché ci sono le ragazze.” Michael disse ridendo.
“Bambini noi vorremo andare!”  disse  Tatum.
“Eddai sono divertenti quando scherzano.” Disse Kim.
“Si ma io vorrei andare.”
“Bene ragazze, scusate a noi piace scherzare e a volte continuiamo allo sfinimento ma in realtà è perché ci vogliamo bene.”
“Certo. Però andiamo ora.”
Si avviarono tutti e quattro al cimitero camminarono scherzando, Michael canticchiò anche Thriller.
“Eccoci qua!  Che spettacolo boys! Mi da sempre i brividi!” disse Prince.
“Si, ma guardiamo e basta, non pensate di entrare!”
“Boys! Guardate, c’è un lumino viola, non è rosso come gli altri!” disse Prince con gli occhi che brillavano.
“No! Dobbiamo troppo entrare, voglio sapere di chi è quel lumino.”
“No Prince, non possiamo entrare!”
“Cos’è hai paura Jackson?”
“No, ma possiamo essere arrestati.”
“Eddai ci vuoi che ci vede? Guarda! No, non ci credo c’è il cancello aperto, entriamo boys, dobbiamo andare per forza!”
“Dai entriamo!” disse Tatum abbracciando Prince.
“Dai andiamo Michael per favore! Fallo per me!” chiese Kim.
“E va bene, ma solo un attimo.”
Entrarono nel cimitero.
“Figata! Paura!” esclamò Prince.
“Io sto lumino me lo porto a casa.”
“No non toccarlo, abbi rispetto per i morti!” disse Michael.
“Ma tanto lui è morto, non lo vede e non può goderselo Ti giuro che lo ringrazio!”
Si abbassò all’altezza della tomba e disse: “Scusa mr. Gorge Callowey, ma mi piace troppo il tuo lumino. Quindi lo prenderò!”
“Io non credo proprio!” disse una voce sconosciuta.
Prince si girò: Apollonia! I suoi tre amici: Michael, Kim e Tatum erano tutti immobilizzati da tre uomini incappucciati che tappavano loro la bocca con la mano, tutti e tre erano armati di pistola. Apollonia la stava puntato a Prince.
“Apo!”
“Apo un cavolo!” disse tirandogli un calcio che lo mandò per terra.
“Ora pagherai per tutto!” Sentì solo qualcosa di soporifero raggiungere le sue narici, poi svenne.

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Capitolo 43
*** capitolo 43 ***


Si risvegliò legato mani e piedi, incatenato al muro, tutto buio, quando iniziò a vedere si rese conto che accanto a lui c’erano Michael, Kim e Tatum.
“Ragazzi? State bene?”
“Una meraviglia!” rispose Michael sarcasticamente.
“Cosa ci facciamo qui? Chi ci ha portato qui? Io non ricordo nulla!” chiese kim.
“Apollonia! E’ stata lei e gli… incappucciati!” rispose Prince: “Io ricordo!”
“Si… e ricordo anche che io ti avevo detto di non entrare nel cimitero a prendere quello stupido lumino viola, ma tu non mi hai ascoltato. Non c’è stato verso!”
“Il pesciolino ha abboccato!” disse una voce da dietro la porta.
Entrò Apollonia e disse: “Eh si… George Calloway! Il mio adorato cugino, sapevo che non avresti resistito alla vista di un lumino viola. Ti conosco troppo bene, troppo bene Prince. E i tuoi amici? Non ero sicura al cento per cento che ti seguissero, ma ero sicura che sarebbero stati abbastanza vicino a t da poterli fregare con te, soprattutto la tua nuova fidanzatina!”
Disse guardando Tatum, si avvicinò e gli tirò uno schiaffo.
“Lasciala stare Apollonia, te lo chiedo per favore!”
“Oh, vedo che ti sta a cuore questa sgualdrinella, buono a sapersi!”
Tatum senza fare una piega si ricompose.
“Allora Prince! Scegli tu! Puoi mettere subito fine a questo giochetto. Vieni a letto con me e diventi il mio fidanzato e i tuoi amichetti si salvano. Altrimenti beh, acqua e cibo costano.”
“Lasciali andare Apollonia, prendi me per favore, ma loro lasciali. Non devono soffrire per colpa di uno come me.”
“No Prince, io non ti mollo qui!” disse Tatum.
“E’ vero fra! Non ti lasciamo qui!” disse Michael.
“Lo stesso vale per me Prince!” disse Kim.
“Basta ora!” gridò Apollonia. “Fate schifo, siete degli schifosi esseri che vivono uno in simbiosi con l’altro! Mi fate pena!” e così dicendo tirò un calcio nella pancia di Michael che emise un urlo soffocato agonizzante per il dolore.
“Apollonia ti prego lascialo stare!” disse Kim.
“Stai zitta cioccolatino o ce ne sono anche per te.”
“Allora Prince, hai per decidere due ore! Intanto i prendo la tua piccola!”
“I due incappucciati sganciarono Tatum dalle catene per poi trasferirla a forza, mentre si dimenava, in una stanza.”
“Tatum! No ti Prego Apollonia, basta lasciala stare!”
“Non credo proprio! A meno che non fai quello che devi fare!”
“Ti prego, lasciali andare, loro non hanno colpe. Prendi me, farò ciò che vuoi ma loro lasciali!”
“Ahah funziona così, ogni volta che mi vieni insieme uno di loro avrà da mangiare qualcosa.”
“Ma quand’è che li libererai?”
“Questo non si sa! Penso che prima o poi vi ucciderò tutti, non posso avere testimoni però, voglio essere buona. Ogni giorno avrete la possibilità di chiamare aiuto fuori in cortile, ovviamente ogni volta che tu avrai fatto il tuo dovere. Siamo in alta montagna, se la fortuna vi assiste e passa qualcuno che vi sente, verrete salvati, altrimenti quando mi stuferò vi farò fuori a tutti!”
“Perché fai questo Apo?” chiese Prince ormai in lacrime.
“Perché fai questo Apo? Perché? Avete sentito? Il signorino vuole un movente! Non deve per forza esserci un movente, è molto più inquietante quando non c’ è un movente! Norman Bates aveva un movente per uccidere le donne spacciandosi per sua madre? No! Si è mai scoperto perché gli uccelli del film di Hitchcock sono impazziti? No! Nessuno lo sa! Tuttavia voglio dartelo sono una psicopatica seria io! Lo vuoi sapere? Allora ascolta questo! Mamma e papà li ho uccisi io. Papà se n’è andato per colpa di un uomo come te! Suonava la chitarra, cantava ed era un latin lover ha fatto la corte alla mamma e lei ha messo le corna a papà, questa è la ragione per cui papà mi ha abbandonato! Non ti basta come movente? Anni dopo papà morì in un incidente stradale, non è vero! Io gli ho manomesso i freni, poi dopo pochi anni è morta mamma e il suo nuovo fidanzati li ho uccisi avvelenandogli il cibo visto che mi pensavano solo a loro e non si curavano di me! Non ti basta come movente. Ho dovuto fingere di essere la bimba innocente sopravvissuta per caso e pensavo che tutto andasse bene, ma poi ho trovato te e pensavo fossi l’amore della mia vita, invece no. Anche tu mi hai abbandonato per lei. E ora devi morire anche tu e tutti i tuoi amichetti che ti hanno allontanato da me. I comportamenti deviati come i miei sono causati dall’abbandono Anche tu sei deviato tuo padre non si è mai curato di te…”
 
“No Apollonia, io non sono come te.”
“E’ per questo che mi piaci così tanto cosa credi?”
“Sei una persona schifosa io non ti credevo così!”
“Cosa credi che tu sia migliore di me? Mi hai usato, ucciso e buttato via. E lo sai bene. Ad ogni modo queste sono le condizioni, hai due ore per decidere, lei viene con me poi, comincerò a fare quello che devo.”
“Chi mi garantisce che starà bene in queste due ore, chi mi garantisce che nel caso io accetti di stare con te non li ucciderai appena ti darò quello che vorrai… chi mi assicura…”
“Chi ti assicura che non li ucciderò? Chi ti assicura che non li ammazzerò uno per uno lo stesso? Chi ti assicura che farò quello che ti ho detto? Nessuno te lo assicura, ma comunque il coltello dalla parte del manico ce l’ho io e ti devi fidare di me sia che tu lo voglia o no.”
“Brutta strega!”
“Mi piace quando fai il carino!”
“Hai due ore di tempo allora, decidi cosa vuoi fare, ma sappi che la tua dolce Tatum è mia ora!”
 
Tatum venne trascinata in una stanza buia. I due incappucciati la lasciarono cadere a terra violentemente, poi la lasciarono sola con Apollonia.
“Comincia a cantare se non vuoi che io usi le maniere ‘gentili’!”
“Cosa vuoi sapere?”
“Voglio sapere come è stato e cosa è successo?”
“Come sarebbe? Come è stato e cosa è successo?”
“Non fare l’innocentina con me hai capito?”
“Cosa vuoi da me?”
“I dettagli della tua notte di sesso sfrenato con Prince!”
“Io non ho fatto sesso con lui!”
“Si invece! E tu parlerai!”
“Io non ci ho fatto niente Apollonia, sei tu che ti sei immaginata tutto fin dall’inizio perché sei stata tu a voler dar vita a tutto questo e ti ha anche fatto comodo!”
“Non azzardarti a parlare così con me hai capito?” disse tirandole uno schiaffo.
“Ma ti sto dicendo che io non ci ho fatto nulla!”
“E per chi mi hai preso? Non pretenderai che ti creda vero?”
“Cosa vuoi? Un esame?”
“Hmm… si si può fare!”
Tatum sentì verso di sé un odio incontrollato! Cosa aveva detto? Avrebbe dovuto stare zitta!
“Hai ragione ti farò controllare dai miei complici, chi sarà il fortunato che ti sottoporrà al controllo?”
“No! Per favore no!”
“Tu l’hai proposto!
“Si ma non in quel modo ti prego Apollonia!”
“Perché no? Tu pagherai per quel che hai fatto, e io farò felice uno dei miei amici!”
“No ti prego troviamo un altro accordo!”
“Accordo? Accordo?” urlò tirandole un calcio nella pancia e tirandole i capelli.
“Qui non ci sono accordi sgualdrinella! Io comando e voi fate quello che vi dico se volete salvare la pelle… per ora!”
“Perché fai tutto questo Apollonia! Se tu amassi Prince, non lo faresti!”
“L’amore è salvare le persone che amiamo da grossi errori a costo di rimetterci anche la propria vita. E il più grosso errore di Prince sei sicuramente tu, non ti permetterò di distruggere la sua vita anche se dovesse significare uccidere te e i tuoi amici.”
Tatum abbassò la testa? Che via di scampo c’era? Cosa sarebbe successo?
 
Chissà cosa sarebbe successo adesso? Ma di lei non importava granché più che altro era preoccupata per Prince, non sapeva come stava, cosa gli avrebbe fatto, non sopportava l’idea… diventava pazza al pensiero che Apollonia potesse anche solo toccarlo.
 
“Ragazzi! Povera Tat, sono così in pensiero per lei. Non me lo perdonerei mai se succedesse qualcosa a lei. Mai! E nemmeno a voi. Ho deciso che darò ad Apollonia quello che vuole!”
“Ma sei matto! Non lo puoi fare Prince!” esclamò Michael.
“E non è comunque la soluzione continuò Kim!”
“Ma è l’unica possibilità minima che abbiamo di salvarci tutti. Altrimenti come pensate di salvarvi?”
“Tanto ci ucciderà comunque.”
“Ragazzi tanto ormai ho deciso. Almeno tenterò, non posso morire con questo senso di colpa.”
“Non ci pensare minimamente, quella non ti merita!”
“Eppure non avrei mai detto che fosse così!"





Angolo autrice: Eccoci qua un altro capitolo! Scusate se è passato tutto questo tempo, ma purtroppo sono stata impegnatissima, prometto che da ora in avanti aggiornerò più spesso. Grazie di seguirmi, lasciatemi le vostre recensioni. Come vedete la storia si fa più intricata!

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Pensavo che avesse i suoi problemi ma mi volesse bene!” disse Prince
“Non colpevolizzarti adesso Prince! Come potevi immaginarlo?” disse Kim.
“So che non è il momento ragazzi, ma io a lui gliel’avevo detto che era inquietante quella ragazza!” disse Michael.
“Smettila Michael! Anche tu avresti fatto lo stesso se fossi stato al mio posto!”
“Hai ragione! Scusa!”
“Dai ragazzi! Questo non è il momento di crollare dobbiamo restare uniti ok?”
“Certo! Hai ragione!” disse Prince: “lasciate fare a me. So come prenderla!”
Dopo venti minuti Apollonia tornò e disse: “Novità Prince? O comincio a divertirmi?”
“Hai vinto Apollonia! Ci sto! Andiamo!”
“Bravo bimbo hai fatto la scelta giusta!” disse Apollonia mentre due uomini gli toglievano le manette.
“Come sta Tatum?”
“Sta bene! E’ di là guarda tu stesso.”
Tatum era seduta su una sedia sorvegliata da due uomini che guardava la televisione e mangiava un panino.
“Tat? Stai bene?”
Apollonia gli diede uno schiaffo violento.
“Non ti ho detto che puoi parlare con lei. Adesso sei mio!”
“Prince! Non fargli del male per favore Apollonia!” disse Tatum.
“Cucciola! Gli vuoi bene eh? Beh! Sappi che sarò io ad averlo per prima!”
Prince guardò intensamente Tatum per poi darle una fugace strizzata d’occhio. Dopo di che fu portato in una stanza rischiarata solo dalle candele.
Un lungo tavolo alto mezzo metro e privo di sedie era apparecchiato con ogni genere di cibo, sotto d’esso stava un tappeto molto elaborato, i muri erano scolpiti come l’interno di un tempio di qualche antica religione esoterica con elefanti, animali e figure di ogni genere.
Prince lo trovò affascinante, ma allo stesso tempo inquietante. Le candele erano accese e una specie di braciere conteneva del fuoco vivo.
In netto contrasto con l’ambiente circostante lumini, candele e luci a led viola porpora diffondevano una luce particolare e quasi spettrale.
“Come vedi, ho pensato a te e ho voluto farti felice anche in questo caso. E comunque tesoro. Sono felice che tu abbia accettato!” disse Apollonia avvicinandosi e baciandolo sul collo.
“Scusami Apollonia, se non ti dispiace vorrei mangiare prima e mi piacerebbe che scaldassi un po’ l’atmosfera topa!”
“Come mi hai chiamato?”
“Topa! Perché non vedo l’ora di essere il tuo gattone!”
“Non pensare che io mi faccia abbindolare. Come mai hai cambiato idea ora?”
“Prima di tutto sei una bellissima ragazza, secondo adoro le ragazze cattive e quando mi hai legato e picchiato mi sei cominciata a piacere molto di più e terzo, non ti avevo visto in lingerie!”
“Ok, ti credo, ma anche tu non vorrai mica stare così! Mettiti questa!”
 E così dicendo gli diede una vestaglia nera con bordature oro a manica lunga e lunghezza ginocchio.
Prince si tolse pantaloni e camicia davanti a lei indossando la vestaglia.
Mangiarono insieme, la stanza era rischiarata solo dalle candele.
Prince guardò il suo piatto pieno di zucchine, purè di patate e arrosto di tacchino.
“Vino?” gli chiese Apollonia.
“Com’è rosso o bianco?”
“Tu come lo vuoi?”
“Bianco frizzante!”
“Vado a prenderlo, ma non fare scherzi, posso fare ammazzare i tuoi amici quando voglio.”
“Va bene, tranquilla!”
Prince osservò i numerosi coltelli presenti sulla tavola, quello da carne era molto appuntito.
Poteva essere usato come arma; Prince se lo nascose nel bavero della vestaglia, continuò a mangiare, Apollonia tornò col vino e glielo versò, lui la ringraziò guardandola sensualmente dicendo:
“Il vino bianco frizzante mi fa perdere le inibizioni, e tu ovviamente fai il resto.”
“Bene, allora ho fatto bene a portarne una cassa!”
“Certo, ma credo che ne basterà meno.”
Dopo che ebbero finito di mangiare Apollonia si alzò e dopo essersi tolta la sua collana a forma di stella nera la mise al collo di Prince.
“Non devi pensare che il mio sia egoismo, io ti amo Prince, ho fatto delle follie per te, da quando sono una ragazzina. Ho fatto di tutto per spiarti, seguirti, capirti, conoscerti.”
“Ma… che bisogno avevi?  Eri a stretto contatto on me!”
“Silenzio!”
“Scusami.”
“Se vuoi saperlo non mi bastava quel che sapevo, volevo saper di più, cose che non avrei mai saputo frequentandoti normalmente. Pensa! Ho persino fondato un gruppo capace di trovarti! I Black Death li ho chiamati! I Morte Nera!”
“E cosa fate esattamente!”
“Siamo una cerchia, un’ elite, una confraternita, un gruppo chiuso. Pensa in alcuni periodi facevamo addirittura dei ritrovi in un boschetto fuori città. Ci incontravamo tutti i membri del gruppo incappucciati e con in mano delle lanterne.
In quel momento Prince rabbrividì…
“Inca… Incappucciati hai detto.”
“Si perché? Dalla tua reazione è come se sapessi qualcosa!”
Prince si sarebbe voluto uccidere per essersi lasciato scappare quella reazione involontaria…
“No, no solo che… mi sembra una cosa un po’… un po’ strana e singolare.”
“Non dire stupidaggini, so benissimo che Tatum ti ha raccontato tutto. Quel giorno al boschetto si salvò per pura fortuna!”
“Quale boschetto?”
“Non fare il finto tonto! Sai benissimo che di che parlo. Un pomeriggio ero particolarmente arrabbiata perché tu avevi preferito andare a fare merenda da quella cretinetta di Alexandra, invece di venire da me a fare i compiti così, anche se avevo solo tredici anni avevo comunque la mia confraternita, abbiamo deciso di riunirci, avrei trovato una ragazza uguale ad Alexandra, se non ancora più bella e l’avrei uccisa e torturata.”
“Cosa?”
“Certo. Te l’ho detto che io faccio le cose sul serio.”
“Arrivammo al boschetto quasi all’imbrunire, in lontananza vidi una bambina bellissima, sperduta. Capelli ricci di un castano rossiccio, pelle chiara, occhi verdi.  Era perfetta, sarebbe stata lei il mio bersaglio. Ma poi sono arrivati mamma e papà. Che scena nauseabonda! Quante coccole e moine, a me non le hanno mai fatte!”
“Apollonia, mi dispiace, io non sapevo queste cose. Sono sicuro che non sei una cattiva persona, sei solo molto sofferente e ferita, i tuoi genitori ti hanno abbandonata e persino io non capivo il tuo dolore, ho sbagliato e non ti ho dato ciò che meritavi, ma d’ora in poi sarà diverso.”
“Certo, perché ucciderò Tatum e tutti i tuoi amici, così nessuno potrà mai portarti via da me.”
“Non sarò necessario, sarò tuo lo stesso.”
“Non è vero, se non li ucciderò tu comunque penserai a loro e ti dovrò dividere con loro. Io ti voglio per me. E c’è un solo modo per farlo!”
Apollonia prese un ciondolo e glielo punto agli occhi, iniziò a ripetere:
“Guardalo Prince, ora tu farai tutto quello che ti dico io…”
Iniziò a ipnotizzarlo:
“Tu mi amerai, amerai solo me, non avrai occhi e cuore più pe nessuno, mi renderai felice, sarai molto passionale e accondiscendete e mi aiuterai ad eliminare i tuoi amici!”
“Si… Apollonia… come… vuoi!”
“E ora la prova del nove, ora se sei veramente ipnotizzato ti pungerò il dito con un coltello e tu non sentirai male, ne urlerai.”
Apollonia prese un punteruolo e bucò il dito di Prince, uscì un rivolo di sangue, ma lui non si mosse ne urlò.
“Bene, ora svegliati e fai come ti dico!”
Prince riprese “apparentemente” l’uso delle sue facoltà.
“Si avvicinò ad Apollonia e iniziò a baciarla sul collo:
“Amore mio, andiamo a letto per favore!” Poi la baciò con un passionale bacio alla francese.
“Non vedo l’ora di stare con te.” Disse lui toccandole i capelli.
“Nemmeno io mio dolce principe!”

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


S’incamminarono verso una stanza rischiarata solo dalle candele con un letto grande drappeggiato d’oro, Prince si sdraiò e Apollonia si sdraiò sopra di lui;
“Rendimi tuo mio regina!”
“Garantito Prince!”
Lui spostò la testa a sinistra e lei iniziò a baciarle il collo dolcemente.
“Apollonia! Non ho mai avuto una ragazza! Tu sei la prima! Ne sono onorato anche se non lo avrei mai immaginato, sei una ragazza molto molto bella! Vorrei averlo capito senza averti costretto a fare tutto questo!”
Guardò il comodino vicino al letto, Apollonia era troppo occupata a baciarlo per accorgersene. C’era del cloroformio in una fiala e un fazzoletto proprio lì vicino.
“Posso avere l’onore di coccolarti io ora?”
“Cosa vuoi fare porcellino?”
“Girati! Voglio bendarti!”
“Maialino! E va bene! Ma niente scherzi ok?”
“No assolutamente!”
Apollonia si lasciò bendare, Prince gli toccò i capelli dicendole:
“Sei così meravigliosa!”
Dopo essere riuscito a rovesciare il cloroformio sul fazzoletto lo premette in modo forte sul naso di Apollonia, lei iniziò a dimenarsi lui la strinse ancora più forte immobilizzandola.
“Stai buona, non preoccuparti. Ti sto solo addormentando e quando ti sveglierai sarai in una struttura dove si prenderanno cura di te, non andrai in galera…”
Dopo cinque minuti la ragazza cedette. Prince usò la benda come bavaglio, la legò mani e piedi e dopo aver chiuso la porta a chiave corse a liberare i suoi amici.
Si diresse alla stanza dove i suoi amici erano tenuti prigionieri, ma si ricordò che due scagnozzi di Apollonia facevano la guardia.
Entrò nella stanza quatto quatto, i due troppo convinti e sicuri che tutto stesse procedendo come d’accordo avevano pensato bene di guardare la Tv e farsi uno spuntino. Erano entrambe occupati. Entrò a gattoni nella stanza, entrambe erano in poltrona, piano piano tirò fuori il coltello “da carne” che aveva messo da parte e lo puntò alle spalle di uno:
“State fermi e non fate una mossa! Anche tu!” disse all’altro Prince: “Altrimenti lo accoltello! Allungami la pistola, altrimenti lo apro dallo sterno all’inguine! Passami la pistola!"
L’uomo gli passò la pistola. Dopo aver legato e imbavagliato entrambe Prince liberò i ragazzi felicissimi di vederlo.
“Che ci fai vestito così?” chiese Michael vedendolo in vestaglia.
“Lascia perdere! Non immagineresti mai! E’ una lunga storia, sappiate solo che sono ancora vergine!”
Michael e Kim rimasero a sorvegliare i due scagnozzi mentre Prince e Tatum raggiunsero la stanza di Apollonia per portarla nella stanza dove erano già anche gli altri due.
I quattro chiamarono la polizia. La polizia fu sul posto nel giro di qualche minuto, gli agenti erano accompagnati da una ragazza.
L’agente volle parlare coi quattro ragazzi per capire come si erano svolti i fatti, ma dopo aver capito che il più coinvolto era Prince il commissario volle parlare con lui in privato e disse: “Mi sono fatto accompagnare qui da un parente stretto dell’aggressore in modo che se anche quest’ultimo collabori potremmo ricostruire le cose con più dettagli a disposizione. Questo parente stretto ha scelto di collaborare, ma ovviamente lei deve esserne d’accordo!”
“Certo! Ne sarei molto grato!”
“Bene, allora devo dirle qualcosa di molto importante. So che ha già avuto emozioni molto intense questa notte e sicuramente anche abbastanza shock, quindi non si spaventi ma le posso dire con certezza che lei non ha avuto a che fare con Apollonia Kotero!”
“Come no?” urlò Prince: “Commissario mi deve credere! L’ha vista anche lei imbavagliata e legata e l’ha anche interrogata!”
“Si è vero! Ma quello che non sa è che la signorina Apollonia ha una gemella Jessica, che per anni interi è stata ricoverata presso un istituto dalla quale recentemente è scappata, pare anche sostituendosi a lei in questi ultimi periodi, cosa che sembra essere avvenuta anche con lei. Quindi il rapimento, le minacce e tutto quello che lei e i suoi amici avete subito è opera e idea di Jessica, è con lei che avete avuto a che fare tutto il tempo. E pare che sia da due mesi, che Jessica si fosse sostituita alla signorina Apollonia.”
“Non ci posso credere tutto questo è assurdo!  Commissario! Vuole dire che per questi due mesi, io e tutti i miei amici abbiamo avuto a che fare con Jessica?”
“Si Mister Nelson e la signorina Apollonia è qui e non vede l’ora di rivederla e abbracciarla. La signorina Apollonia sostiene di essere partita due mesi fa per una spedizione di lavoro, Jessica dalla quale è tutta la vita che cerca di nascondersi l’è venuto a sapere e vedendola come un’irripetibile occasione di sostituirsi alla sorella  gemella è scappata dall’istituto, raccontando poi a voi di essere la signorina Apollonia ed essere rientrata prima per causa di forza maggiore.”
“Si è vero commissario in effetti, Apollonia doveva partire per andare in un posto sperduto dal mondo sulle montagne del Giappone per un servizio fotografico, che sarebbe stata via due mesi senza poter scrivere perché lì non c’era modo per comunicare, ma quando dopo una settimana l’abbiamo vista rientrare dando come spiegazione il brutto tempo che impediva il servizio fotografico pensavamo fosse tornata…”
“E ovviamente non ricevendo sue notizie non vi siete mai insospettiti, come potevate pensare che fosse vero.”
“Certo è così! E quindi…”
“Quindi da quel momento avete avuto a che fare con Jessica. La signorina Apollonia è ritornata ora. L’abbiamo vista all’uscita dall’aeroporto con le valigie quando stavamo venendo d’urgenza da voi che ci avevate detto di essere stati aggrediti dalla signorina Apollonia e quindi l’abbiamo pregata di venire con noi spiegandole l’accaduto strada facendo, quando poi ha chiamato l’istituto e le hanno riferito che Jessica era scappata ormai da due mesi, non abbiamo più avuto dubbi.”
“Commissario sono sconcertato!”
Un poliziotto mise una coperta sulle spalle di Prince! Apollonia lo raggiunse:
“Prince! Per fortuna stai bene! Sia ringraziato chi ci guarda dall’alto! Non me lo sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa; e i tuoi amici come stanno?”
“Bene, stiamo tutti bene, non ha fatto nulla a nessuno Apo è tutto a posto!” disse Prince mentre l’abbracciava stringendola affettuosamente.
Michael, Kim e Tatum che da lontano videro la scena si avvicinarono quasi scioccati per quello che avevano visto. Intanto Prince, il commissario e Apollonia cercarono di spiegare l’accaduto e i fatti.
Jessica era nella volante della polizia insieme ai due criminali che aveva aiutato a evadere in cambio del loro aiuto:
“Non puoi essere riuscito a fregarmi piccolo bastardo, io ti avevo ipnotizzato!”
“Tu non mi hai ipnotizzato! Sono io che l’ho fatto! Credevi davvero che sarebbe bastato fissarmi e farmi ciondolare davanti quella collana dicendo delle cose incomprensibili per ipnotizzarmi. Andiamo! Non è possibile. E alla fine io ti ho ipnotizzato con la mia bellezza senza riti magici.”
“Io ti amavo!”
“Io no. Non l’ho mai fatto e comunque non è così che otterrai l’amore delle persone.”
La volante si avviò al commissariato con dentro Jessica che intanto urlava e insultava Prince e dicendo di essere innocente senza nessun tipo di risultato e senza ottenere la minima attenzione!
Apollonia la guardò:
“A distanza di anni non so ancora se devo provare pena, rabbia, disgusto o cos’altro!
”Non preoccuparti, non pensiamoci più, lo so ce sarà dura e per un po’ tutti avremmo questo trauma ma è proprio per questo che dobbiamo stare insieme e uniti. Adesso, saremo anche assaltati dai media… sia io che Michael e anche voi e ci attendono giorni di interviste e interrogatori da parte della polizia anche. Dovremmo anche rivederla probabilmente. Quindi la cosa più importante è che restiamo tutti uniti. Staremo a casa mia.” Disse Prince.
“No fratello non se ne parla. Ci hai già ospitato abbastanza! Venite da me!” disse Michael.
“Casa mia è più sicura e vicina al centro della città se dovesse capitare qualcosa. Stiamo tutti insieme, in fondo è già la terza volta che Jessica scappa, non c’è tre senza quattro. Ora, andiamo a casa mia ci facciamo una doccia e ci beviamo uno schifo di birra a papà!”
“Prince, scusa io, non posso!” disse Apollonia.
“Perché no? Sei matta! Non puoi stare da sola! Sei la persona più a rischio!”
“Ma non sono sola!”
“Ah no!”
“Ho conosciuto un ragazzo in Giappone. Si è rifugiato nella mia stessa spedizione per dimenticare una delusione d’amore avuta sull’Himalaya! E ci siamo parlati io l’ho capito e ci siamo conosciuti e ci piacciamo. Quindi ora è il mio fidanzato. E’ venuto fin qui dall’Africa per stare con me!”
“Porta anche lui a casa mia, più siamo e meglio è!”
“Sei sicuro?”
“Certo!”
“Grazie Prince, vedrai che non darà alcun problema è educato, molto rispettoso e anche discreto. Mi aspetta in macchina ma gli dico di venirsi a presentare.”
Dopo pochi secondo Apollonia tornò con il ragazzo, a Tatum ci vollero pochi secondi per incrociare il suo sguardo e rabbrividire, per lui fu lo stesso.
“Vi presento Jamal ragazzi!” disse Apollonia.


 

Angolo Autrice: Ciao ragazzi! Scusate la lunga pausa! Come avete visto ho ripreso ad aggiornare, purtroppo ho fatto un periodo molto impegnativo e se devo essere sincera mi era passata un po' l'ispirazione. Adesso però ho ripreso e prometto di essere regolare anche perchè cercherò d finire al più presto questa storia per poi dedicarmi completamente all'altra. Grazie per la pazienza e la vostra perseveranza nel seguire le mie storie. Lasciatemi le vostre recensioni le leggerò di certo. Buona giornata!

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Jamal incrociò lo sguardo di Tatum e lei incrociò il suo.
“Tu?” esclamarono in coro entrambi.
“Che ci fai qui?” chiese Jamal a Tatum.
“Scusa tanto se ci vivo, tu che ci fai qui?”
“Sono qui per amore, perché io quando amo qualcuno faccio di tutto, lo seguo, cerco di non lasciarlo andare, non me ne vado senza nemmeno dare una spiegazione, senza nemmeno provare a inseguire chi dico di amare.”
“Se è per questo amore significa anche capire la persona che si ha davanti, con i suoi limiti, con i suoi tempi e anche su quello che non vorremmo che fosse. Non pretendere subito che lei cambi per noi e ferire i suoi sentimenti perché ciò che è importante per lei non lo è per te.”
“Si, ma si accettano i difetti, si accettano le imperfezioni, le diversità, i limiti non le ossessioni e le tendenze psicotiche.”
“Chi ha tendenze psicotiche scusa?” disse Tatum quasi preparandosi a rifilargli uno sganassone.
“Ragazzi! Ragazzi! Scusate calmiamo le acque. Scusa lo so che non ti conosco ma, ti prego cerca di calmarti e anche tu Tatum per favore…” disse Prince.
Jamal disse: “ E tu chi saresti giustiziere della notte.”
“Beh, io, io sono il suo ragazzo ecco! Il ragazzo di Tatum!” disse Prince.
“Ah, bene!”
Poi guardò Michael.
“E tu saresti Michael Jackson?”
“Piacere amico. E’ brutto essere popolari, ma mi fa piacere conoscerti.”
“E questo...” chiese Jamal indicando Michael: “sarebbe il ragazzo impareggiabile per cui non mi hai voluto. Beh, è divertente, ma la cosa ancora più divertente è che mi hai rifiutato perché non ero uguale a quello là, ma poi la cosa ancora più inspiegabile è che ti sei fatta andare bene questo qua. Allora Tatum? Pensi di avere ancora scuse. O hai il coraggio di dirlo che non eri assolutamente innamorata di me.”
“Ehi bello!” disse Prince: “Io ti ho aperto la mia pota senza conoscerti, ti ho offerto la mia ospitalità visto che sei fidanzato con Apollonia… ora se avete avuto problemi tu e Tatum è una cosa vostra, ma non ti permetto di insultare me e Michael e comunque sappi che non è tutto come sembra. Forse dovresti farti raccontare da tatum come sono andate le cose, soprattutto se tieni a lei come sostieni.”
“E va bene, scusa amico e scusami anche tu Michael, sono solo arrabbiato con lei e me la sono presa con voi anche se non c’entrate nulla. Ormai non mi importa di lei io amo Apollonia, ma se dobbiamo vivere sotto le stesso tetto voglio delle spiegazioni.”
“Te le darò Jamal, ho sofferto almeno quanto te. Ma devi ascoltarmi, ascoltarmi davvero.” Disse Tatum.
“Prince mi ha aiutato molto, e mi sono innamorata di lui, ma nel mezzo c’è una lunga storia.” Disse Tatum abbracciando Prince.
“Dovresti ascoltarla Jamal, non la conosco, ma mi sembra una brava ragazza anche perché conosco Prince, e so che non può essere altrimenti se l’ha scelta come sua ragazza, in più so che non ti aiuterà, ma conosco anche Michael e se è stata o è una sua fan sono sicura che sia una brava persona!”
“E va bene. Così sia se dobbiamo chiarirci!”
“Andiamo a casa, ci facciamo una doccia, ci prendiamo una birra e poi ne parliamo con più calma siamo tutti stanchi e stressati. Dobbiamo rilassarci.”
I ragazzi tutti d’accordo con Prince si avviarono a casa sua. Aiutarono Apollonia e Jamal a scaricare la valigie che erano nel bagagliaio ancora chiuse e poi tutti si avviarono al proprio bagno. 






Angolo Autrice: Carissimi lettori! Mi scuso ancora per il ritardo nell'aggiornamento. Questo capitolo è un po' corto ma solo perchè è molto intenso, il prossimo sarà sicuramente più lungo. Grazie a tutti quelli che mi seguono e che recensiscono e anche a chi visita il mio account in generale. Volevo informarvi di una modifica speciale che ho fatto. Tra il capitolo 33 e 34 mi sono accota che mancava un pezzo di storia sull'incontro tra Prince e Tatum molto importante e la storia sembrava incompleta. Mi dispiace tanto e vi chiedo perdono. Purtroppo io scrivo su word e poi col copia incolla usufriusco dell'HTML del sito quindi può capitare che qualcosa viene caricato male per mia disattenzione o la storia risulti privata di qualche pezzo. Mi scuso per questo errore comunque ora ho fatto le giuste modifiche quindi, chi sia interessato troverà il capitolo 34 intero e un piccolo pezzo ( anche se non importante per la trama della storia? nel capitolo 33. Un bacione, scusate ancora, intervenite numerosi. E non fatevi problemi a segnalare qualche errore o punti poco chiari che possono essermi sfuggiti. A presto KerryJackson95
 


 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Dopo una doccia veloce i ragazzi si radunarono tutti in salotto. Tatum e Jamal si appartorono in cucina.
Tatum inziò a parlare: "Jamal, ti capisco credimi, so quello che stai provando, l'ho provato anche io e ti capisco perfettamente. Capisco che sei arrabbiato, ma ti prego ascoltami soltanto e dopo la mia spiegazione tutto sarà più chiaro. Vedi, quando nella vita capita che cose non vanno come avevamo pensato o non veniamo ricambiati per quanto riguara i sentimenti. E' normale perdere l'obiettività e fare anche sciocchezze; ma non dovremmo mai dare per scontato di aver subito un torto o un' ingiustizia senza prima aver dato la possibilità a chi sta dall'altra parte di spiegarsi. Potremmo scoprire cose che non immaginavamo nemmeno ecco perchè ti chiedo di ascoltarmi. Vedi, la mia vita è stata molto più intensa e piena di soprese in questo piccolo lasso di tempo che va da quando sono partita dal tuo paese fino ad ora che in tutto il resto dei miei anni. Ecco perchè vorrei mi ascoltassi... perchè sarebbe bello se riuscissi poi anche a perdonarmi."

Tatum raccontò tutto a Jamal dall'inizio ci volle più di mezz'ora... a
"Infine, Jamal, ecco perchè è successo tutto quanto, ecco perchè ti dico che posso capirti ed è per questo che ti dico che mi rendo conto di essere imperdonabile. Sono stata una stupida troppo ossessionata, attaccata e acceccata da Michael, o meglio dall'ideale che avevo di lui per capire quanto era prezioso il ragazzo che avevo davanti, ti ho ferito a morte senza rendermi conto. ti ho fatto del male e ti ho voltato le spalle convinta che fosse per fedeltà verso Michael e invece, ero solo stata sleale verso di te e anche verso di me. Spero potra perdonarmi."

"Io Tatum, non avevo idea che tutto questo fosse successo, e ti devo delle scuse; anche io sono stato egoista e insensibile non ho tenuto conto di come eri in quel momento e pensavo solo al fatto che volevo averti con me, quindi ti prego anche tu perdonami; io l'ho già fatto nel momento in cui pensavo che non ti avrei più rivisto. Ma ad ogni modo sono anche convinto che se la vita mi ha fatto incontrare te che eri così lontano per poi doverti perdere e adesso mi ha riportato qui proprio dove sei tu solo per rincontrarti è perchè ti aveva in serbo per me come qualcosa di speciale: una grande amica per esempio."

Si abbracciarono commossi e tornarono di là; fino a tardi bevvero, mangiarono, festeggiarono e Michael disse: "Domani andiamo tutti quanti a Neverland così vedete la mia di tenuta, altro che questa bettola!"

"Ehi frate!" disse Prince: "se non vuoi dormire al fresco ti consiglio di ritirare quello che hai detto."
Questo scatenò una sanguinaria battaglia di cuscini che durò per un ora circa finchè tutti non si addormentarono esausti lì in salotto, uno accanto all'altro.




Ed eccomi qua ragazzi, sono io Kim e ci troviamo alla fine della mia storia che sono felice di avervi potuto raccontare...
So che ci sono tante incognite tipo la conversazione tra me e Michael che avete letto all'inizio come trama e infatti sto per raccontarvela prima di concludere; è avvenuta si, quella notte... ho avuto uno dei miei soliti incubi e sono corsa tra le braccia di Michael per stare meglio e così c'è stata la conversazione.
Ero arrabbiata perchè pensavo che se quegli incubi mi perseguitavano ancora non avrei avuto più la speranza di liberarmene e quindi gli dissi


Non puoi trovare la luce Michael, o ce l'hai o non ce l'hai!"

"Non è vero, basta cercarla Kim!" replicò lui con dolcezza.
"Il buio è assenza di luce Michael, non puoi pretendere di usare ciò che non hai!"
"Anche nella luce c'è un po' di buio, la luce non esisterebbe se non ci fosse l'oscurità; ogni cosa esiste solo se esiste anche il suo opposto!"
"Quindi vorresti dirmi che senza l guerra non potrebbe esserci la pace?"
"No assolutamente. La guerra non dovrebbe esistere come ogni cosa orribile creata dall'uomo. Ma ogni cosa donata a noi dal creatore è giusto che esista. E la cosa che amiamo esiste anche grazie a quella che ci piace di meno."
"Che senso ha cercare la luce, se poi tanto devo rischiNon puoi trovare la luce Michael, o ce l'hai o non ce l'hai!"
"Non è vero, basta cercarla Kim!"
"Il buio è assenza di luce Michael, non puoi pretendere di usare ciò che non hai!"
"Anche nella luce c'è un po' di buio, la luce non esisterebbe se non ci fosse l'oscurità; ogni cosa esiste solo se esiste anche il suo opposto!"
"Quindi vorresti dirmi che senza l guerra non potrebbe esserci la pace?"
"No assolutamente. La guerra non dovrebbe esistere come ogni cosa orribile creata dall'uomo. Ma ogni cosa donata a noi dal creatore è giusto che esista. E la cosa che amiamo esiste anche grazie a quella che ci piace di meno."
"Che senso ha cercare la luce, se poi tanto devo rischiare di piombare in un buio più profondo di prima?"

"Kim! Ti preoccupi troppo di ciò che era e sarà. Ieri è solo storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono. Non devi privarti di fare qualcosa di entusiasmante oggi per la paura di ciò che potrebbe succedere domani.!"
"Quindi secondo te cosa devo fare?"
"Oggi si chiama presente perchè  è un dono. Cerca la luce con accanto le persone che ami, me, i tuoi amici, Tatum e godi della luce che anche le piccole cose ti possono dare non siamo predestinati Kim, nulla è scritto, ma sicuramente esiste un Creatore che ci guarda, per noi vuole il meglio e sono veramente poche le cose che nella vita capitano per caso. Come il fatto che ti ho incontrato. Concentrati su questi pesniero e non c'è cosa negativa che possa abbatterti!"

Non so spiegarvi quanto queste parole mi abbaino sempre sostenuto, anche tutt'ora che Michael e Prince ci hanno lasciato quella conversazione è sempre rimasta in fondo al mio cuore e quando soffro tanto per la sua mancanza guardo tutte le foto e i cimeli e i ricordi che mi portano indietro a quei giorni.

Per il mondo le persone come Prince Nelson e Michael Jackson sono solo cantanti, stelle o fenomeni da baracconi per noi erano e sono amici e i nostri mariti, anche se non ci sono più e ci hanno insegnato con la loro entrata nelle nostre vite cose di valore inestimabile, che cercheremo ficnhè avremo respiro di insegnare ai nostri figli, a cui mancano molto.

Ora vi saluto cari, e spero che questa storia vi sia piaciuta e che vi abbia trasmesso un pochimno di magia, di emozione e insegnamento che ha trasmesso a me.

Buona vita! Non dimenticate di continuare a cercare la luce!



 

Angolo autrice: Finalmente è finita! Spero vi sia piaciuta, se è così e volete seguirmi la prossima in aggiornamento sarà "Seven Times saturday: un weekend da sballo!" Vi aspetto numerosi un bacione.

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