Romantic week to Naboo

di Evola Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1: Lunedì ***
Capitolo 2: *** Giorno 2: Martedì ***
Capitolo 3: *** Giorno 3: Mercoledì ***
Capitolo 4: *** Giorno 4: Giovedì ***
Capitolo 5: *** Giorno 5: Venerdì ***
Capitolo 6: *** Giorno 6: Sabato ***
Capitolo 7: *** Giorno 7: Domenica ***
Capitolo 8: *** Giorno Extra: Sorpresa! ***



Capitolo 1
*** Giorno 1: Lunedì ***


Romantic week to Naboo

 

 Giorno 1

Lunedì

 

Palazzo di Naboo, stanza di Han e Leia, 22:30.

Leia entrò della lussuosa stanza del palazzo di Naboo, con passo veloce e con aria arrabbiata. Indossava un elegante vestito bianco, portava i capelli raccolti in una bellissima treccia con indosso dei gioielli d’argento.

“Non ci posso credere!” disse arrabbiata, togliendo il coprispalle.

Nel frattempo anche Han entrò in stanza, chiudendo la porta con aria un po’ imbarazzata. Indossava la divisa da generale che gli aveva regalato Leia, ma la giacca blu dai mille bottoni gli stava scomoda.

“Siamo qui solo da stamattina e tu che cosa fai? Rovini tutto alla prima serata?!” esclamò lei, dandogli le spalle davanti alla toletta; iniziò a togliersi i gioielli e a sciogliersi la treccia.

 “Ti porto in uno dei migliori ristoranti di Naboo per fare qualcosa da coppie normali, e tu che fai? Fai cadere una scatola con dei vermi e una vespa grande come una mela!”.

“È stato un incidente!” si giustificò Han, con tono sicuro. “Volevo solo prendere la scatola, ma mi è caduto dalla tasca e sono usciti quegli insetti!” andò avanti, cercando di giustificarsi “E poi, nessuno si è fatto male!” fece un sorriso nervoso, alzando le spalle.

Leia si girò verso di lui, lanciandogli un’occhiataccia e disse, quasi urlando: “I vermi non so come si sono moltiplicati, mandando nel panico l’intero ristorante. E la vespa ha cominciato a sputare acido! Tre presone sono state ustionate!”.
Han abbassò lo guardò, con aria imbarazzata, passandosi la mano sul collo. 

“Ora per colpa tua quel ristornate chiuderà per sempre” esclamò Leia, voltandosi nuovamente verso lo specchio per pettinarsi i capelli sciolti.

“Oh, certo” disse ironico. “In fondo è davvero un peccato che quel ristornate di lusso chiuderà per sempre. Dopo i ricchi dove troveranno un posto in cui per mangiare una bistecca devi usare tre forchette diverse!”.

“Beh, sei con me. Sei tu che mi hai chiesto di portarti al ristorante più bello di Naboo, e non le solite bettole piene di criminali e tizi con il grilletto facile!” rispose Leia, continuando a pettinarsi.

Han guardò in basso senza dire nulla, con aria rassegnata.

“E poi, per cosa? Per un braccialetto!” disse lei, prendendo il gioiello della tasca del coprispalle.

Si alzò dalla sedia, si avvicinò a Han con in mano un braccialetto d’orato con dei rubini rossi incastonati dentro.

 Lesse l’incisione interna al bracciale: “‘Ha Corina, sei tu il mio vero universo. Con amore H.’.” e gli lanciò un’occhiata infuocata.

Han capiva che Leia si sentiva più offesa che gelosa. In fondo, chi non lo sarebbe stato, pensando che era stato riciclato il regalo per una qualche ex? Ma questa volta Han non aveva combinato nulla del genere.

“Senti, ti giuro che non so chi sia questa Corina. C’è stato un errore” cercò di spiegare, guardandola negli occhi.

“Non mi stupirebbe se un giorno venisse da te e tu non te la ricordassi comunque!” rispose Leia, con aria indifferente, ma con tono irritato. “E poi, perché mai dentro alla scatola c’erano degli insetti?!” quindi gettò il bracciale sul letto.

“Beh, perché in vare culture, quando una persona accetta un regalo, si mettono degli insetti all’interno del pacchetto come segno di gratitudine” spiegò Han.

Leia alzò un sopracciglio, stando a braccia conserte per la sua risposta.

Han si rese conto che una risposta ben dettagliata avrebbe potuto dar conto della sua versione dei fatti.

“Senti” iniziò: “Prima di venire qui, avevo ordinato un regalo per te in una gioielleria a Coruscant; il gioielliere organizza gli ordini in ordine alfabetico per nome. Quando il braccialetto era finalmente pronto non ho avuto tempo per andare a prenderlo, così ho mandato a Chewbe. Ma si vede che ha preso l’ordine sbagliato”. Aggiunse, tra sé e sé: “Mai mandare un wookie a fare il tuo lavoro”.

Leia sopirò, rassegnata, e disse: “Santo cielo, Han! Ci siamo presi questa settimana romantica per noi, da soli, dopo anni di missioni dopo missioni, siamo qui solo da stamattina ed io volevo semplicemente trascorrere una serata romantica come una coppia normale, e tu che fai? Rovini tutto per un errore!” si sedette del bordo del letto, rassegnata.

“Beh, almeno non ho mentito per venire qui! Quindi, non dare tutta la colpa a me!” rispose Han, irritato e stufo di essere accattato da Leia.  
 
La ragazza rimase confusa quella affermazione, si alzò dal letto e si avvicinò a lui, dicendo: “Che vorresti dire?”.

“Che quando ti ho chiesto di partire per questa settimana romantica, non sapevo dove portati o in che pianeta andare. Allora tu hai proposto di andare su Naboo, e quando ti ho chiesto il perché, mi hai detto: ‘Perché è un bel pianeta’”.

“Allora?” chiese Leia confusa.

“Allora non è solo per quello che sei voluta venire qui!” rispose Han, sicuro. “Ti ho sentito parlare con Luke prima di partire: vi ho sentito dire che Naboo è il pianeta natale di vostra madre e che avresti potuto trovare qualche informazione su di lei, venendo qui” dopo averle detto ciò che sapeva la guardò con espressione seria.

“E allora?” rispose lei, con tono indifferente, facendo spallucce. “Ti sei offeso perché pensavi che avrei rivolto il 100% della mia attenzione su di te?” chiese sarcastica.

“No, ma almeno speravo che tu mi dicessi la verità!” rispose Han, quasi urlando.

Si guardarono negli occhi, con aria di sfida, entrambi erano nervosi e arrabbiati, ma nessuno dei due voleva domandare scusa per primo.

“Senti…” continuò Han, con tono più clamo. “Non sono offeso perché avrò meno attenzioni da parte tua. Sono arrabbiato perché non me lo hai detto prima. Siamo una coppia, ci siamo sempre fidati l’uno dell’altra sin da prima di metterci insieme, combattendo contro l’Impero e non solo. Ora, invece, non vuoi dirmi che siamo qui per scoprire le tue vere origini. Perché?” la guardò con aria paziente.
 
Leia si mise a braccia conserte, guardò in basso e, con aria inespressiva, rispose:
“Perché è una cosa tra me e Luke” disse. “Da quando abbiamo scoperto che siamo fratelli separati alla nascita e che Darth Vader è nostro padre, abbiamo iniziato a farci molte domande, soprattutto sulle nostre origini: chi era nostra madre? Perché Darth Vader è diventato quello che era e, soprattutto, chi era nostra madre e che fine ha fatto? Le uniche persone che potevano rispondere a queste domande sono morte! Anche se Luke può vedere il fantasma nel vecchio Ben, di certo lui non ci dirà mai quello che sa. Così abbiamo deciso di trovare quelle risposte da soli”

continuò con tono sicuro: “Luke ha scoperto che abbiamo delle origini su questo pianeta, che pare sia stato il luogo di nascita di nostra madre. Abbiamo origini reali, così ho pensato di usare il mio titolo per questa vacanza e di alloggiare nel palazzo per cercare qualche informazione”. 

Han guardò in basso, mentre si passava, di nuovo, una mano intorno al collo; non sapeva che cosa dire. Si sentiva un po’ in colpa per averle quasi urlato contro.

“Se non te l’ho detto è solo perché si tratta di una cosa tra me e Luke. Non volevo che tu pensassi ad un'altra missione, perché questa è comunque la nostra vacanza” spiegò Leia. “E non paragonare questa cosa al tuo errore!” si sedette di nuovo sul bordo del letto, dandogli le spalle, con le braccia conserte e il viso imbronciato. 

Han voleva rispondere e controbattere, ma non avrebbe avuto molto senso continuare quella inutile discussione, così si sedette nella stessa parte del letto, seppur distante da lei, ed iniziò a sbottonarsi la giacca da generale, sospirando pazientemente e guardando in basso.

Tutti e due ripensarono ai loro errori:

Han avrebbe potuto aprire la scatola per controllare il braccialetto ed evitare quella figuraccia; Leia, dal canto suo, avrebbe potuto dirgli la verità e spiegargli la situazione, invece di offenderlo, facendogli credere che non si fidava di lui.
Tuttavia erano troppo orgogliosi per dire scusa per primi e non volevano dimostrandosi deboli.

Anche se venivano da due mondo diversi erano molto simili: forti, indipendenti, testardi e fieri, con gli stessi ideali, ma quando capivano di aver sbagliato si perdonavano con i gesti o cambiando il discorso e dimenticando il litigio per sempre - o finché uno dei due non lo avesse rinfacciato all’altro.

Han sopirò e decise di cambiare discorso, dicendo, con tono normale: “Ti va di sposarci?”.

Leia si girò di scatto, completamente stupita della sua frase, lo guardò con aria sorpresa, dicendo: “Cosa?”.

“Ti va di sposarci?” ripeté Han di nuovo, guardandola e facendo spallucce.

Leia rimase incredula da quella domanda e fece una piccola risata incredula: “Stiamo litigando, non vogliamo ammettere che abbiamo sbagliato entrambi, e mi chiedi di sposarti?”.

“Beh… non sono questa le basi di buon matrimonio?” disse Han, cercando di farla ridere.

Infatti Leia rise per quella risposta, Han fece una piccola risata divertito e guardò in basso.

Leia gli si avvicinò, mise la sua mano sopra quella di lui, mentre Han diceva: “Volevo chiedertelo stasera, al ristornate, con una atmosfera romantica, in ginocchio, con un bellissimo anello e farti una proposta con un discorso da farti piangere e obbligarti a dirmi di sì” fece un altro sorriso, che si spense pian piano “Ma ho rovinato tutto… come il resto della vacanza”.

“Non è vero, Han” lo consolò Leia, accarezzandogli il dorso della mano. “Anzi, sicuramente una proposta così non sarebbe stata da te” E sorrise. Han rise, ma non si sentì meglio.

“È davvero un pensiero stupendo. Ma… vuoi seriamente che ci sposiamo?” domandò Leia con aria improvvisamente seria.

Il capitando la guardò, perplesso.

“Insomma… sposarci?” continuò Leia, visto che lui non diceva nulla. “È un grande passo, ci dovremo assumere molte responsabilità e… dovremo rinunciare a molte delle nostre abitudini” lo guardò con aria seria.“Oltretutto vuol dire di passare il resto della vita con l’atra persona”.

Han sapeva cosa voleva dire Leia, voleva sapere se era disposto ad abbandonare tutte le sue vecchie abitudini e a ricominciare una nuova vita con lei. 

“Leia, ho viaggiato per tutta la mia vita” Rispose Han. “Ho visto di più di mille pianeti, ho conosciuto persone e razze di tutti i tipi, alcune nemmeno tanto buone, mi sono salvato e tolto da un sacco di guai e situazioni non piacevoli. Ma quando mi sono stabilito con te e Luke tra i ribelli, ho capito che mi trovavo meglio qui che a vagabondare per tutto l’universo”.

La ragazza rimase sorpresa e stupita da quelle parole.

Han abbassò gli occhi, sopirò e continuò: “E.... quando mi hanno torturato e mi stavano congelando con la grafite… ho pensato che almeno sarei morto felice, perché avevo trascorso i miei ultimi giorni con te nel Falcon. Quando mi hai salvato al palazzo di Jabba e quando ho saputo tutto quello che hai fatto e subito per causa mia… ho capito che volevo restare il più possibile con te” alzò gli occhi verso di lei, per guardarla.   

Leia fece un sorriso, sentendo quelle frasi le si scaldò il cuore. Sapeva che sotto quelle scorza di duro e strafottente Han nascondeva qualcosa di più profondo e umile.

“Davvero vuoi che ci sposiamo? Sai che dovremo mesi e mesi per organizzare tutto? Dire a tutti del matrimonio? Ma soprattutto, pensi che il nostro funzionerà? Insomma… litighiamo un giorno sì e altro pure e non vogliamo neanche perdere in una discussione” chiese Leia.

Non era seriamente preoccupata di quelle domande, ma voleva vedere la sua reazione.

Lui ci pensò, fece spallucce: “Beh, abbiamo affrontato di peggio. Non sarà così difficile organizzare un matrimonio”
disse, con aria piuttosto tranquilla. “E poi, ho sentito un vecchio detto che diceva: ‘L’amore non è bello se non è litigarello’” e sorrise.

Leia rise, appoggiò la testa sulla spalla di Han, mentre lui posava la sua mano sulla spalla di lei.

“Quindi, sei veramente sicuro?” domandò ancora Leia.

“Sì” rispose lui “Quindi…ti va di sposarci?” si guardarono negli occhi.

Leia fece un sorriso dolce, si avvicinò a lui e lo baciò. Fu un bacio lungo e dolce, ma anche appassionato.

Quando si staccò, Han rimase sorpreso, batté le palpebre con aria confusa. Non era dispiaciuto da quel bacio, ma si aspettava la classica risposta, ovvero sì e no.

“Wow” disse “Se si trattava di un no, allora voglio essere rifiutato a vita!”.

Leia rise, lo guardò negli occhi, mettendo le mani sul suo viso e gli disse: “Sì, Han. Ti voglio sposare” e sorrise.

Han guardò i suoi grandi occhi castani, felice per aver ricevuto quella risposta e la baciò con passione.

“Ne sei scura?” chiese Han con tono profondo e ironic.o “Potrebbe essere il più grosso errore della tua vita”.

“Il mio più grosso errore è stato conoscere te. Eppure, sono ancora qui” rispose lei, con lo stesso tono e con un sorriso sfacciato “Però, mi tengo il mio cognome” aggiunse.

“Perché?” chiese Han confuso.

“Non ci possono essere due generali Solo!” esclamò Leia “Sai che confusione poi?!”.

Si guardarono divertiti e continuarono a baciarsi, sdraiandosi sul letto.

Finché la senatrice non viene un dubbio, si staccò dal bacio e domandò: “C’è una cosa che non capisco”.

Han la guardò con aria confusa.

“Se ti sei preso una settimana per farmi la proposta, perché non ti sei dichiarato all’ultimo giorno?”.

“Secondo te perché ho chiesto la stanza più isolata del palazzo?” rispose con il suo solito sorriso sfacciato ma con un po’ di malizia. 

Leia alzò gli occhi al cielo, ridendo.


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    Note:
La mia prima raccorta e la mia
prima storia su Han e Leia!
Lo so, ho ancora una storia
in corso, ma volevo pubblicarla
questo storia.
Spero che vi piaccia!
Evola

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Capitolo 2
*** Giorno 2: Martedì ***


Giorno 2

Martedì

 


Mattina, palazzo di Naboo. Sala del trono.

Han e Leia erano della sala del trono, erano stati chiamati dall’ex capo di sicurezza reale di Naboo, ovvero il capitano Quersh Panaka. Orami in era andato in pensione, ma era un grande amico della attuale regina e, quando lei era assente, aveva il controllo del castello e di quello che succedeva al suo interno.

Leia era vestita con un lungo abito rosso, un gilet della stessa lunghezza bianco e le trecce attaccate alla nuca. Han, invece, era sempre con i suoi soliti vestiti.

Luke aveva detto che il capitano Panaka poteva conoscere sia la loro ormai defunta madre sia loro padre e poteva persino conoscere qualcosa sui Jedi. Quindi, Leia doveva stare attenta a parlare con Panaka.

“Senatrice Leia Organa, Generale Han Solo” disse una voce maschile, proveniente dalle loro spalle.

Dal ingresso entrò un uomo: aveva la pelle scura, color del cioccolato e sorrideva, era alto e poteva avere circa 60 anni, con i capelli grigi, e un viso pieno di rughe che dimostravano la sua età; indossava una tunica rossa e blu e aveva l’occhio destro bendato.

Si avvicinò alla coppia, dicendo: “Sono onorato di conoscervi” strinse le mani ad entrambi.

“Anche noi, capitano Panaka” rispose Leia, con un sorriso gentile.

“Vi prego, orami non sono più un capitano. Chiamatemi solo Quersh” rispose lui, sorridendo.

“Ringrazi la regina da parte nostra per averci ospitato all’interno del suo palazzo”.

“Beh, non potevamo di dire di no alla mente più brillante della ribellione e al generale che ha distrutto le due Morti Nere” disse il Capitano.

“Beh, speriamo che non ne costruiscano una terza!” disse Han ironico.

Leia alzò gli occhi al cielo, mentre Quersh rise.

Quando smise di ridere disse, con un tono confortevole: “Spero che questo soggiorno stia andando bene. Mi dispiace che la nostra regina, in questo momento, non sia qui. È via per una missione diplomatica e non rintronerà fino alla fine del mese”.

“Non si deve scusare” lo rassicurò Leia “Capisco perfettamente i suoi doveri. Il nostro soggiorno sta andando bene, anche se siamo qui solo da ieri”.

Han si sentì un po’ a disaggio. Non era abituato a quei discorsi così cortesi e gentili tra persone importanti. Ma erano lì per un obbiettivo e Leia non sarebbe andata via senza ottenerlo, così nemmeno lui.

“Spero che sarete presenti venerdì per il ballo della Luna” disse Quersh.

Il ballo della Luna?” domandò Han, confuso.

“Il ballo della Luna è un ballo che si organizza ogni anno per la festa della Luna” spiegò l’ex capitano “È una antica festa di Naboo che celebra la prima notte dell’estate. Si festeggia mangiando frutti e bevendo spremute fresche. Ogni anno il palazzo organizza un ballo”.

“Ci saremo” assicurò Leia, sorridendo.

Anche se Han aveva i suoi dubbi, non era mai stato tipo da partecipare a feste del genere.

“E quelle spremute di frutta saranno corrette?” chiese, con tono ironico.

Leia fece un piccolo sospiro paziente, Quersh fece una piccola risata e rispose: “Beh, è pur sempre una festa. Quindi sì, le spremute saranno corrette con tanto di giacchio”.

“Comunque,” disse Leia “avrei qualche domande sulle vostre vecchie regine e senatrici”.

“Quali, di preciso?” domandò Quersh, incuriosito, sorridendo.

“Diciamo sul periodo della crisi della federazione dei mercati intorno al 32 BBY. Quando lei era capo della sicurezza reale” Rispose Leia, seria e composta.

Il sorriso di Quersh si spense e guardò Leia con aria seria e interrogativa.

“Perché questa domanda, senatrice?”.

“Informazioni personali, Quersh” rispose lei.

I due si guardarono con aria di sfida e l’atmosfera si fece tesa. Han li guardò entrambi e capì che l’ex capitano nascondeva qualcosa.

“E in queste informazioni personali, c’entra anche suo fratello Luke Skywalker o è una informazione per gli interessi della ribellione?” domandò Quersh.

“Come ho già detto, è una mia informazione personale. Non mi manda né la nuova repubblica né la ribellione. Sono solo qui per una vacanza insieme al generale Solo. Sono curiosa di conoscere qualcosa in più della regina in carica in quel periodo” spiegò Leia.

L’ex capitano la guardò con aria interrogativa e convinto di non rispondere.

“Ho saputo che vuole fare parte del consiglio della ribellione” continuò Leia “Ma non si fidano di lei per il suo passato con l’Impero. Aveva degli ottimi rapporti con l’imperatore Palpatine, ovvero il Sith Darth Sidious, che ha distrutto la repubblica per costruire il suo impero” andò avanti a parlare, con aria inespressiva ed occhi severi.

Quersh guardò in basso con l’aria di sentirsi davvero in colpa.

“Quando ho scoperto tutto non potevo far più nulla. Ero obbligato a lavorare con loro e sotto il comando del senatore Chomel” spiegò l’ex capitano “Mio nipote, ovvero Gregar Typho, era il capitano della sicurezza del palazzo di Theed. Quando ci fu l’impero lui si ribellò, ma fu ucciso da Darth Vader. L’ho saputo solo alla fine di tutto” il suo visto era inespressivo, così come la sua voce, ma i suoi occhi lo tradivano, perché erano coperti di malinconia.

“Se lei risponderà alle mie domande io potrei mettere una buona parola per di lei con la ribellione” propose Leia.

Quersh alzò la testa di scatto, la guardò con aria sorpresa, dicendo: “Davvero? Farebbe questo per me?”.

“Se risponderà in modo sincero alle mie domande e non mi chiederà perché voglio sapere ciò che le chiedo, sì, lo farò” disse Liea.

L’ex capitano guardò la Senatrice un po’ insicuro, sopirò e disse: “D’accordo. Vi racconterò tutto” guardò Han “Anche il generale Solo deve saperlo?”.

Han rimase confuso dalla sua domanda e si sentì offeso. Che diavolo pensava di lui? Che non fosse una persona di fiducia?

“Come ho già detto, il generale Solo è con me” chiarì subito Leia, seria, ma con tono educato “Lui è un eroe di guerra, ha contribuito a distruggere le due Morti Nere, ha salvato sia me che Luke più di una volta ed è una risorsa fondamentale per la ribellione. È un uomo di fiducia. Anche se a volte me lo dimentico”.

Han rimase sorpreso dall’ultima frase: Leia si stava forse scusando per il suo comportamento della giornata precedente?

“In più, è il mio compagino sia in senso lavorativo che in senso privato. Siamo qui insieme in vacanza. Quindi, sì, il generale Solo può e deve conoscere quelle risposte” lo guardò con aria seria.

Han fece un piccolo sorriso di soddisfazione. Adorava quando Leia teneva testa a tutti, ma in un modo così raffinato e reale. Ed era felice che lei lo considerasse il suo compagno.

Quersh sopirò e disse: “Va bene. Seguitemi”.

Camminarono verso un corridoio a passo svelto.

“Leia” disse Han a bassa voce “Grazie”.

Lei capì che si riferiva al suo gesto e del fatto di avergli permesso di scoprire le sue origini insieme. Leia fece un sorriso e gli prese la mano, era segno che in quel momento non voleva essere da sola.

Si fermarono, davanti a loro c’era un grande quadro ad olio di una donna ritratta mezzo busto. Era giovane, con un elegante vestito rosso, la faccia truccata di bianco, una linea rossa sulle labbra e due punti sotto agli occhi.

Portava i capelli di colore castano scuro acconciati in modo bizzarro e indossava un copricapo bizzarro.

“Padmé Amidala. In precedenza Padmé Naberrie, nota anche come Sua Altezza Reale, Regina Amidala di Naboo, dal 32 BBY al 24 BBY. Fu una delle regine più giovani della storia di Naboo” spiegò Quesh, dando le spalle al quadro.

Han lo guardò con aria sorpresa, mentre Leia era stupefatta. Si rese conto che c’era una certa somiglianza fisica tra lei e la regina Padmé e che quindi quella ragazza poteva essere la sua vera madre, era emozionata.

“Fu eletta regina a 14 anni, a 19 ha risolto la crisi della Federazione dei Mercanti. Fu la regina più amata di Naboo” continuò l’ex capitano “Talmente tanto che dopo i suoi otto anni, ovvero dopo i suoi due mandati da regina, il popolo voleva fare emendare la costituzione del pianeta per permettere che Amidala ottenesse il suo terzo mandato, ma lei rifiutò. Così diventò senatrice di Naboo e rappresentante del pianeta presso il senato galattico” finì Quersh.

Leia ammirava il quadro ed era davvero affascinata dalla sua storia. Una parte di lei era fiera di sua madre, e rivedeva in quella donna mai conosciuta molto del suo carattere e delle sue stesse scelte; ma dall’altra parte voleva piangere perché non poteva più conoscerla.

Strinse forte la mano di Han, lui comico a preoccuparsi e ricambiò la stretta.

“Lei l’ha conosciuta?” domandò Leia diretta a Quersh.

“Sì, ero il capo della sua sicurezza” rispose.

“E com’era?” domandò con tono serio, sebbene una punta di emozione la tradisse.

L’ex capitano guardò in basso e rispose: “Era una donna straordinaria, intelligente, matura, sempre pronta a scegliere nei momenti difficili. Insomma, era una donna unica”.

Leia fece un sopirò e sorrise in maniera malinconica. Han era preoccupato, non sapeva che cosa fare o dire. Voleva consolarla, ma aveva paura di dire una cosa sbagliata, così si limitava a stringerle la mano per dimostrarle che era con lei.

“Tutto bene?” le chiese a bassa voce.

“Sì, sì. Sto bene” rispose Leia, guardando il quadro, dopodiché domandò al generale “Come è morta?”.

“Di parto” rispose lui, senza staccare gli occhi dal pavimento “Morì di parto a Polimassa a nel 19BBY. Insieme al suo bambino”.

“Chi era il padre?” domandò Leia.

“Uno Jedi. Si sposò in segreto con uno Jedi” rispose l’ex capitano.

“Perché in segreto?” chiese Han, confuso.

“Quando esisteva il consiglio Jedi, non era permesso loro avere legami affettivi. Se il consiglio avesse scoperto il matrimonio lo avrebbe espulso dall’ordine dei Jedi” spiegò Quersh.

“Chi era quello Jedi?” domandò subito Leia.

“Si chiamava Anakin” rispose indifferente.

“Non so cosa gli sia successo. Probabilmente sarà morto dopo l’ordine 66 di Palpatine”.

Leia capì che non era vero, ma non le importava. In quel momento provava mille emozioni e voleva stare un po’ da sola.

L’asciò la mano di Han, dicendo: “Scusatemi” poi guardò Quersh, lo ringraziò, chiese di scusarla perché voleva prendere un po’ d’aria e andò via a passo veloce.

Han rimase confuso e preoccupato. Capiva che Leia provava mille emozioni e purtroppo aveva la brutta abitudine di tenersi tutto dentro e di sfogarsi da sola.

Un’altra cosa che avevano in comune…

Leia era fuori, sul balcone del palazzo, sopirò pensò alla sua vera madre, ma si chiedeva come avesse conosciuto Anakin, di come si fosse innamorata di lui e del perché non avesse cercato di fermato quando lui era passato al lato oscuro. Ma soprattutto si domandava perché i suoi genitori adottivi non le avessero detto niente.

Decise di chiamare Luke, che si trovava a Tatooine per trovare informazioni sul loro padre. Quando vide l’ologramma, Leia raccontò tutto quello che sapeva sul conto di Padmé. Anche lo Jedi rimase emozionato dalla storia di sua madre.

Luke raccontò, allora, la storia di suo padre: Anakin era nato schiavo su Tatooine, da Watto, un mercante Toydariano. Quando aveva otto anni era stato liberato da uno Jedi, in seguito ad una scommessa.

“Uno Jedi?” domandò Leia, sorpresa “Pensi che si trattasse di Obi-Wan?”.

“Non credo” rispose Luke “All’epoca, Ben era molto giovane. Probabilmente era ancora un Padawan”.

Luke spiegò che lo Jedi che aveva liberato Anakin era in compagnia di un ragazzo e di una ragazza e chiedevano a Watto dei pezzi di ricambio per la loro astronave. Capirono che il ragazzo poteva essere il vecchio Ben e la ragazza poteva essere Padmé.

Luke spiegò che la madre di Anakin, ovvero Shim, era rimasta a Totooine come schiava. In seguito era stata venduta ad un certo Cilegg Lars (il padre dello zio di Luke), che l’aveva liberata e sposata. Dopodiché Luke aveva scoperto, tramite vecchi amici di Cilegg, che Shim era morta per mano di una banda di Tusken.

I due fratelli si sentivano demoralizzati. Avevano trovato informazioni in più riguardo alle loro origini. Ma avevano ancora più domande.

“E adesso?” chiese Leia.

“Non lo so. Quando vedrò di nuovo Ben potrò chiedere a lui se sa qualcosa di più” propose Luke.

“Ma se non ci ha mai detto la verità su Anakin e su di noi!” esclamò Leia.

“Beh, ormai sappiamo molte cose, potrei mettere alle strette Ben e convincerlo a parlare” rispose Luke.

“Ne sei sicuro?” chiese Leia, non molto convita.

“Ormai dovrà risponderci” Luke fece un sorriso convinto e Leia lo ricambiò.

“E adesso che farai?” domandò Leia.

“Non lo so” rispose Luke confuso “Forse resterò qualche altro giorno in più, per vedere se riesco a trovare qualche informazione aggiuntiva, e poi ritornerò a Coruscant per scoprire le origini dei Jedi”.

“Allora chiamami se scopri qualcosa di nuovo. E avvisami quando arrivi su Coruscant!” disse Leia.

Luke sorrise, Leia era protettiva nei suoi confronti e si preoccupava sempre per lui.

“Okay” rispose Luke, tranquillo “Come sta Han?”.

“Sta bene” rispose Leia “Ci stiamo rilassando e godendo il pianeta” fece un piccolo sorriso sincero.

“Ne sono felice” rispose Luke e lo ricambiò “Allora vi lascio in pace. Vi meritate questa vacanza”.

Leia lo ringraziò.

“E salutami Han!” aggiunse lui subito dopo.

Risero e si salutarono velocemente. Leia sopirò, si girò e vide Han, in piedi, appoggiato al cornicione con aria preoccupata.

“Ehi” disse lui.

“Ehi” rispose Leia, con gli occhi bassi.

Si girò verso al panorama e Han si mise vicino a lei. Leia sapeva che aveva ascoltato tutto, ma in quel momento lo voleva solo vicino.

“Come ti senti?” chiese subito Han.

“Bene” rispose lei con aria inespressiva “Sono felice di aver scoperto qualcosa di più sulla mia vera madre e sulle mie origini. Ma… ho altre domande: perché i miei genitori addottivi non me lo hanno mai detto? Perché Padmé non è riuscita a convincere Anakin a rintonare indietro? Ma soprattutto… qual è il motivo che ha convinto Anakin che era meglio passare al lato oscuro?”.

“E chi lo ha convito?” aggiunse Han.

“Quello lo sappiamo” rispose Leia “Luke mi ha detto che è stato l’imperatore Palpatine, lui lo ha spinto a passare al lato oscuro e lo ha manipolato. Ma come?” si girò verso a Han con aria dubbiosa “Come è riuscito a manipolarlo, come lo ha convinto? Forse lo ha… minacciato?”.

Han rimase un po’ sorpreso, ma sapeva che Leia non voleva immediatamente una risposta alle sue domande, si stava solo sfogando un po’.

“Non lo so” rispose Han, guardando in basso “Ma vedrai che tu e Luke lo scoprirete” alzò gli occhi, facendo un mezzo sorriso.

Leia lo ricambiò e, anche se era solo una piccola frase, per lei era un grande senso di conforto.

Lo abbracciò, poggiando la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi, con un sorriso rilassato sulle labbra.

Han rimase un po’ sorpreso dal suo gesto improvviso, ma non gli dispiaceva. Lo abbracciò con affetto, accarezzandole la schiena e la testa sotto la treccia.

“Grazie” disse lei con tono dolce.

Era un grazie per esserle vicino in quel momento, in una situazione estranea ad entrambi.

“Di nulla, dolcezza” disse lui con tono ironico, per farla ridere e ci riuscì.

“Allora… la nostra missione è finita e possiamo pensare alla nostra vacanza?” chiese Han con tono ironico, ma speranzoso.

Leia rise, dicendo: “Sì, Han, la nostra missione è finta e possiamo dedicarci alla nostra vacanza”.

Restarono abbracciati, finché Han, guardandola, le domandò: “Vuoi riposati prima di andare a Theed?”.

Avevano pensato di andare alla capitale del pianeta per conoscere meglio il posto e fare un giro.

“No” rispose lei.

Non aveva tanta voglia di andare in città, circondata da gente. In quel momento voleva stare un po’ da sola insieme ad Han e rilassarsi.

Alzò la testa, guardando negli occhi: “Vorrei vedere i giardini. Si dice che qui ci siano delle cascate stupende e dei prati bellissimi. Mi piacerebbe passare la giornata lì” fece un piccolo sorriso di sollievo.

Han lo ricambiò, si sentì sollevato nel vedere Leia più rilassata e spensierata dopo tutte quelle informazioni.

“Se ti va” aggiunse lei, con tono ironico.

“Ma certo che mi va” disse Han, baciandola sulla fronte “Tutto quello che vuole, principessa” aggiunse, con il suo solito ghigno da canaglia.

Leia rise, si staccarono dall’abbraccio e andarono verso ai giardini, mano nella mano.  


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Note:
Il nuovo capitolo della raccorta!
Non lo aspettavate così presto, vero?
spero che vi piaccia! :D
Evola

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Capitolo 3
*** Giorno 3: Mercoledì ***


Giorno 3
Mercoledì
 
 

Palazzo di Naboo, stanza di Han e Leia. 2:00 di notte.

Han e Leia stavano dormendo, avevano passato la giornata a Theed, facendo un giro per il centro, in modo da scoprirne la storia, i costumi e le tradizioni del pianeta. Fecero anche un giro tra i mercati e negozi e cominciarono a fare la lista di nozze.

Quando ritornarono della loro stanza, verso le 22:30 di sera, erano distrutti per la stanchezza. Dormirono tranquilli, ognuno nella sua parte di letto, finché Leia non sentì una voce la fece svegliare.

Si trattava di una voce maschile tutta intorno alla stanza, così si alzò, accese l’abat-jour accanto a lei e vide qualcosa di incredibile: si trattava di una persona, o meglio uno spirito, circondato da una luminosa luce blu, alto, sui 50 anni, faccia liscia e capelli grigi ondulati. Indossava i vestiti tipici da Jedi, uguali a quelli di Obi-Wan. 

Stava sorridendo, ma i suoi occhi blu erano malinconici, quindi disse: “Ciao, Leia”.

La Senatrice aveva gli occhi spalancati per lo stupore e la bocca aperta, ma dentro di sé aveva paura.

“Anakin…?” disse Leia, perplessa “Anakin Skywallker?”.

“Esatto” rispose lui, con tono calmo “Tuo padre. O meglio, il suo spirito” fece una piccola risata.

Leia era scioccata. Non capiva se si trattasse veramente del suo fantasma o se fosse solo una visione indotta dal sonno e dalla stanchezza. Si girò verso di Han, cominciando a scuoterlo, nel tentativo di svegliarlo, ma ogni suo tentativo fu inutile.

“Non si sveglierà” disse Anakin.

Lei si girò verso di lui, urlando spaventata: “Cosa?!” stava già pensando alla peggiore delle ipotesi.

“Nel senso che sta dormendo molto pesantemente” spiegò Anakin “Ho fatto in mondo che dormisse di un sonno davvero pesante per fare in modo che non si svegliasse mentre noi parliamo”.

Leia si tranquillizzò dopo le parole di Anakin, ma era ancora agitata per il fatto che lo spirito del suo defunto padre si trovasse nella sua stanza. 

Si alzò del letto e si avvicinò a lui, lentamente, un po’ intimidita e confusa. 
Quando Luke le aveva parlato, le aveva descritto il viso tumefatto di Anakin sotto il casco, ma quello dell’uomo che si trovava davanti era completamente diverso dalla descrizione di suo fratello.

“Sì, lo so. Sono diverso sotto al casco” disse divertito, come se avesse letto nella sua mente. 

“Che cosa ci fai qui?” domandò subito Leia. Era la prima cosa che voleva sapere.

“Sono qui per vederti, Leia” rispose Anakin, con un’espressione indecifrabile.
Leia rimase confusa, perché doveva venire da lei? In fondo era Luke che poteva vedere i fantasmi dei maestri Jedi.

“Come faccio a vederti? Perché non sei andato da Luke? In fondo… solo lui può vederti” chiese Leia, perplessa. 

“No, Leia, anche tu puoi vedermi e percepire la forza. Se ti alieni, se vuoi, potrai diventare anche una Jedi, un giorno” fece un sorriso.

Lei lo guardava con aria interrogativa. Non si fidava di lui, anche se era lo spettro Jedi di suo padre, rimaneva sempre Darth Vader, l’uomo che aveva costruito una dittatura per tutta la galassia.

 “Sono qui per parlarti, per rispondere alle tue domande. E… per chiedere il tuo perdono. Come ha fatto Luke” disse con tono malinconico e gli occhi bassi.

“Perdono? Perdono?!” disse Leia, quasi urlando “Come puoi chiedermi di perdonati?! Sei passato al lato oscuro, hai creato una dittatura orribile, hai cercato di ucciderci, di convincere Luke a passare con te al lato oscuro e hai distrutto il mio pianeta!” lo guardò con aria arrabbiata “Hai distrutto la mia casa, la mia famiglia, i miei amici, la mia vita, tutto! Luke ti ha perdonato perché lo hai salvato da Palpatine e sei passato al lato chiaro della forza prima di morire. Ma io non so se riuscirò a perdonarti, dopo tutto quello che hai fatto quando eri Darth Vader. Non posso dimenticare tutto il male che hai fatto” disse, con un tono più calmo e con aria seria.

Anakin la guardò con aria triste e in colpa.

“Beh, capisco e hai ragione. In fondo, come potresti perdonarmi? Dopo il male che ho fatto, anche prima di mettere quella maschera” guardò in basso.

Leia rimase perplessa e stupita della sua frase.

“Ma non sono venuto qui per solo chiedere il tuo perdono. Sono qui anche per rispondere alle tue domande su Padmé” alzò la testa con sguardo serio.

Leia rimase stupita, come se le sue preghiere di ricevere quelle risposte si stessero, tutto ad un tratto, rivelando, ma non abbassò la guarda: “E perché non sei andato solo da Luke?”.

“Perché volevo vederti, Leia” rispose, guardandola “Volevo vedere mia figlia. Volevo vedere se somigliassi a tua madre…” fece un sorriso malinconico.

Leia rimase spiazzata da quella frase e capì il suo senso di affetto. Sarebbe scoppiata a piangere, ma decise di rimanere forte e salda, come era sempre stata.

“Come hai già detto tu, ho salvato Luke da Palpatine, rimanendo ucciso. Luke mi ha perdonato, riportandomi al bene. Ma tutto quello che ho fatto è stato solo salvare la vita a mio figlio, come qualsiasi padre farebbe. Lo avrei fatto anche con te” continuò a sorridere e questa volte Leia lo ricambiò.  
“E poi, scommetto che a quest’ora Luke starà facendo il terzo grado a Obi-Wan perché lui gli racconti la sua versione dei fatti. Tu, ora, avrai la mia”.

“Però, anche se mi racconterai la tua storia, non vuol dire che ti perdonerò per tutto quello che hai fatto” specificò Leia.

“Lo so” rispose convito “Non lo faccio solo per avere il tuo perdono. Lo faccio perché è giusto che tu e Luke sappiate la verità” sopirò, guardando in basso

“Su” aggiunse, sedendosi sul bordo del letto “Siediti, perché sarà una luuunga storia” fece un altro sorriso.

Leia si sedette vicino a lui, un po’ intimorita. 

“Allora…” disse lei, guardandolo negli occhi “Come hai conosciuto Padmé?”.

Anakin guardò in basso e cominciò a raccontare: “L’ho incontrata su Tatooine. Avevo otto anni, lavoravo come schiavo da Watto da quando avevo tre anni. Un giorno, all’officina arrivarono tre persone: due Jedi e una ancella”.

“Chi erano i due Jedi?” domandò Leia, anche se era rimasta piuttosto confusa dalla parola “Ancella”.

“Il maestro Qui-Gon Jinn e il suo padawan Obi-Wan Kenobi” rispose Anakin.
Leia capì che Luke aveva ragione, a quel tempo Obi- Wan era ancora un padawan.

“Erano insieme a una delle ancelle della regina Amidiala, di nome Padmé”
fece un sorriso per il ricordo, aggiungendo: “Era bellissima. Era… la ragazza più bella che io abbia mai visto. Infatti le chiesi se fosse un angelo” fece una piccola risata.

Leia sorrise, immaginando la scena. Anakin le raccontò di come voleva fare colpo su di lei, mostrando il suo droide costruito e il suo sguscio.
Disse a Leia che era stato liberato da Qui-Gon dopo una corsa di sgusci vinta e aveva la possibilità di diventare uno Jedi, ma doveva dire addio a sua madre.

Quando lo raccontò aveva l’aria addolorata per il dolore.

Leia avrebbe voluto stringergli la mano, ma era un fantasma della forza, quindi non poteva percepire il tatto.

Anakin raccontò anche che su Naboo c’era una vera e propria crisi che aveva, a sua volta, scatenato una battaglia tra droidi d’assalto e gli indigeni Gungun; spiegò a Leia di come aveva fermato tutto pilotando una nave e di aver disattivato i droidi a distanza. 

Leia non ci voleva credere. A solo otto anni suo padre aveva fermato una battaglia da lontano.

Anakin proseguì il racconto, rivelando a Leia di come Obi- Wan avesse ucciso Darth Maul per vendicare la morte del suo maestro, e di come era poi diventato il suo maestro Jedi.

“Anche se nessuno del consiglio dei Jedi non voleva addestrami” concluse Anakin.

“E perché?” chiese Leia, confusa.

“Non lo so. Forse ero troppo potente per loro e avevano paura” le raccontò la profezia che parlava di uno Jedi che avrebbe distrutto i Sith.

Dopodiché proseguì il racconto che vedeva come protagonisti lui stesso e Padmé: l’aveva rivista dopo 10 anni dal loro primo incontro, scoprendo che in realtà lei era la regina e non una semplice ancella e, nel frattempo, si stava alleando per essere uno Jedi.

In quel periodo Padmé era ancora la regina di Naboo, la sua vita era in pericolo, diversi sicari avevano già tanto di ucciderla più di una vola e lui doveva proteggerla. Raccontò a Leia i giorni passati insieme e di come si era innamorato di lei. Anche se il loro amore era impossibile.

Leia rimase affascinata nell’ascoltare la storia dei suoi i veri genitori, di come Anakin si era innamorato di Padmé, di come lei gli era stata vicina dopo che Anakin, nel tentativo di salvare sua madre torturata dai Tuskan, l’aveva vista morire tra le sue braccia. Leia era rimasta scioccata quando aveva scoperto che Anakin aveva sterminato tutta la tribù.

“Hai ucciso tutti i Tuskan?! Donne e bambini compresi?” domandò sconvolta.

“Sì…” rispose lui, con gli occhi bassi e il tono veloce, chiaramente si sentiva in colpa “Ero arrabbiato, volevo che la pagassero. E mi sono detto una cosa: impedire la morte”.

“Ma è impossibile” disse subito Leia, incredula per quella frase.

“La stessa cosa che mi disse Padmé, ma ero convito che un giorno avrei battuto la morte”. 

“Perché?”

“Perché ero giovane, arrabbiato e incerto. Quindi facilmente manipolabile” mentre parlava, Anakin aveva l’aria malinconica.

Raccontò tutto sulla battaglia di Geonosis, di come aveva combattuto contro il Conte Dooku e di come aveva perso la sua mano. Rivelò anche che, alla fine di tutto, lui e Padmé si erano sposati in segreto insieme a C-3PO e R2-D2 come testimoni. 

Leia rimase affascinata, ma aveva una domanda importante da porgere a suo padre: come e perché era diventato Darth Vader?

Dopo che sua moglie gli aveva rivelato di essere incita, Anakin aveva iniziato a sognare Padmé che moriva di parto. Era spaventato e, in più, il consiglio Jedi non voleva concedergli il grado di maestro. Così il cancelliere Palatine gli aveva parlato della tragedia di Darth Plagueis il saggio e di come era riuscito ad impedire la morte: l’unico modo per farlo era seguire il lato oscuro.

“Sei passato al lato oscuro per cercare di salvare la vita a Padmé?” chiese Leia, stupita.

“Volevo salvare l’amore della mia vita e dimostrare che ero forte nell’uso della forza, facendo delle azioni orribili. Invece, mi sono fatto manipolare e ho perso tutto…” raccontò la tragedia dell’ordine 66 e la battaglia su Mustafar. Se non forse tato per Palpatine, sarebbe morto, credendo di aver ucciso Padmé.

“L’hai uccisa tu davvero?” chiese Leia, confusa.

“No… Obi- Wan mi raccontò che aveva perso la voglia di vivere. Dopo aver partirono morì. Ma ha perso la voglia di vivere per colpa mia…” lo disse con tono strozzato, come se volesse piangere.    

“Per anni, mi sono fatto manipolare da Palpatine, pensando che fosse l’unico scopo della mia vita. Ho vissuto con il pensiero di aver ucciso l’amore della mia vita”.

Leia era dispiaciuto per lui, capì le sue ragioni e di come tutto era nato… per salvare la persona che amava.

“Ora sai tutta la verità” disse Anakin, guardandola negli occhi con aria malinconica “E Luke avrà una parte della verità da Obi- Wan”.

Leia guardò in basso, con aria inespressiva. Non sapeva cosa provare. Era felice di aver scoperto la verità sulla sua famiglia, ma si chiedeva cosa sarebbe successo se non fossero accadute tutte quelle disgrazie.

“Ascoltami…” disse Anakin, rompendo il silenzio, Leia alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi “Lo so che non avrò il tuo perdono” continuò, con tono calmo “Ma spero che un giorno lo farai, come ha fatto Luke. Ora voglio solo dirti una cosa importante, che vale sia per te che per Luke: siate felici” sorrise.

Leia rimase sorpresa da quella frase e continuò ad ascoltarlo.

“Ora che sapete la vostra storia, non dovete più tormentarvi di domande e potete vivere la vostra vita in tranquillità.

Potete essere felici come non abbiamo potuto essere io e vostra madre” aveva un sorriso luminoso, ma i suoi occhi erano ancora tristi “Perciò, siate felici. Perché ve lo meritate”.

Leia ricambiò il sorriso e avrebbe voluto abbraccialo, anche se sapeva che non era possibile, così disse solo: “Grazie”.

“Mi raccomando, stai vicino a tuo fratello”. 

“Lo farò, promesso” disse Leia, convinta.

Anakin sorrise, dicendo: “Grazie, Leia. Mi ricordi molto tua madre: leale, forte, coraggiosa e che non si fa intimidire da nessuno. Nemmeno da me” fece una piccola risate e la fece anche Leia.

Quando smisero, Anakin la guardò con aria serena e disse: “Ti voglio bene, Leia”.

Lei non voleva rispondere, la sua risposta non sarebbero stata sincera e Anakin non si meritava una bugia. Così, fece uno dei suoi sorrisi più belli, per dimostrare che aveva apprezzato il gesto di Anakin e le sue parole: era contente che lui le avesse dato quelle risposte e che le avesse dimostrato il suo affetto.

Sbatté gli occhi per un secondo e, quando li riaprì, lui non cera più. Rimase stranita, guardò in basso, ancora seduta sul letto, pesando a tutto quello che era successo poco prima.

Han si girò dal lato di Leia, la sfiorò con un braccio e si accorse che era sveglia. Aprì chi occhi con un po’ di fatica, notò la luce accesa dell’abat-jour e Leia seduta sul bordo del letto.

“Leia?” chiese confuso.

Si alzò e si sedette vicino a lei e si preoccupò non poco quando vide il suo viso inespressivo e gli occhi assenti.

“Leia!” esclamò, preoccupato, posandole la mano sulla spalla.

Lei si girò e vide il viso preoccupato di Han a pochi centimetri dal suo.

“Che è successo?” chiese subito lui “Hai avuto un incubo?”.

“No, non ho avuto un incubo” rispose Leia, tenendo gli occhi bassi.

Non sapeva se doveva rivelare ad Han quello che era successo: come poteva spiegare che aveva visto lo spirito di suo padre e ci aveva persino parlato?

“Allora? Che è successo?” chiese Han, ancora allarmato.

“Non so se mi crederai” rispose Leia, cercando di calmarlo.

“Leia, da quando ho conosciuto Luke e il vecchio, orami credo a tutto. Quello che devi dirmi tu sicuramente non è la cosa più assurda a cui ho dovuto credere” rispose Han, con tono sicuro, per dimostrare che era pronto a tutto.

Leia sorrise per la sua risposta e la sua determinazione nel voler capire che cosa la tormentava. Pensò che dopo il litigio di lunedì e la scoperta del giorno precedente era giusto che Han sapesse tutta la verità, anche se per lui sarebbe stata una storia assurda.

“Ho visto lo spirito di mio padre, ovvero Anakin Skywalker” disse Leia, guardandolo negli occhi.

Han rimase confuso da quella frase, ma cercò di capire.

“Hai… visto il fantasma di tuo padre? Come… Luke che vede i fantasmi di Obi- Wan e i vecchi maestri Jedi?” domandò confuso.

“Sì, ci siamo anche parlati” disse Leia, entusiasta. Non vedeva l’ora di raccontare ad Han tutto quello che era successo.

“Che cosa vi siede detti?” chiese subito Han.

“Tutto quello che io e Luke volevamo sapere” rispose lei, poi gli raccontò tutta la storia.

Han rimase affascinato e incredulo da quello che sentì e chiede persino a Leia se Anakin indossasse o meno il casco di Darth Vader.

Quando la ragazza finì di raccontare, Han pensò a tutta la storia e disse: “Quindi, l’uomo più potente della galassia, il dittatore che ha costruito le due morti nere e che ha cercato di uccidermi più volte… in realtà era un ragazzo che voleva il potere per salvare la donna che amava?” l’espressione di Han era perplessa.  

“Per tutti questi anni è stato manipolato dall’imperatore Palpatine, vivendo della sofferenza e nel senso di colpa” aggiunse Leia, guardando in basso.

“Lo hai già detto a Luke?” domandò Han.

“No, domani mattina lo chiamerò. Probabilmente Obi-Wan gli avrà già raccontando la sua versione dei fatti”.

Rimasero in silenzio. Poi Han mise le mani sopra le spalle di Leia e le chiese, con tono più calmo: “Come ti senti?”. 

Leia lo guardò e vide la sua espressione dura, come se volesse dimostrarsi forte, ma i suoi occhi erano preoccupati. Leia capì che era veramente in pensiero per lei e per le sue emozioni.

“Bene” rispose, sorridendo.

“Davvero?”.

“Sì, Han, sto bene. Davvero. Solo che… mi sono venuti altri pensieri” rispose con gli occhi bassi.

Han la guardò confuso e chiese: “Che pensieri?”.

“Se Anakin Skywalker non fosse mai passato al lato oscuro? Che cosa sarebbe successo?” rispose, guardandolo.

Lui rimase spiazzato da quelle domande.

“Che cosa sarebbe successo se Anakin non fosse stato manipolato? Se l’impero non fosse mai esistito, e se Padmé non forse morta? Io e Luke saremmo cresciuti insieme” tornò a guardare in basso.

Han cercò di pensare a cosa dire per farla distrarre e cambiare argomento.

Ma decise che era meglio dire quello che pensava: “Leia, sono domande che non avranno mai una risposta, e tu lo sai”.

Leia lo guardò con aria consapevole e lo ascoltò.

“Ora abbiamo le risposte alle tue domande e tu e Luke sapete la verità sulla vostra famiglia e le vostre origini. Potete vivere felici” fece un sorriso.

Lei lo ricambiò, lo abbracciò, appoggiando la testa sul suo petto nudo, ascoltò il suo battito cardiaco e, con un sospiro di sollievo, disse: “Grazie”. 

Han la abbracciò, posando il mento sopra alla sua testa e le disse, con tono sarcastico: “Per cosa?”.

“Per essere sempre qui con me” rispose Leia con tono dolce.

Han non si aspettava una vera risposta, ma fece un sorriso sodisfatto e la abbracciò ancora più forte. Era così che si dimostravano il loro amore: ovvero il bisogno del l’uno dell’altra nei momenti difficili o delicati della loro vita.

“Vuoi andare sul terrazzo per prendere un po’ d’aria?” propose Han, guardandola.

“No” rispose Leia, alzando lo guardo su di lui “Vorrei provare a dormire”.

“Sicura?”.

“Sì”.

Così si sdraiarono nuovamente a letto, con le coperte tirate su, abbracciati.

Leia si chiedeva che cosa sarebbe stato di Han se fosse cresciuta insieme a Luke in una famiglia normale. Lo avrebbe mai conosciuto? Che cosa avrebbe fatto se lui non avesse mai incontrato Luke e Obi-Wan?

Leia scacciò quei pensieri, ricordandosi che ora poteva essere felice senza più domande.

“Sai che cosa ho pensato di fare domani?” disse Leia, cambiando discorso.

“Mmm-mmm” Fece Han con gli occhi chiusi.

“Di vedere le case sulle pianure di Naboo” lo guardò.

Han aprì gli occhi e la guardò con aria un po’ confusa.  
 
“Dicono che sono molto belle, sono un po’ isolate, ma il panorama è stupendo. Potremmo vivere lì dopo il matrimonio”.

“Vorresti vivere su Naboo?” chiese Han, confuso.

“Perché? Pensavi forse che volessi vivere sul Falcon con Chewbe per sempre?” domandò ironica Leia.

“Beh, io lo faccio da una vita” rispose sarcastico ed entrambi risero.

“Avevo pensato di vivere su Coruscant, per stare vicino al senato. Ma, forse, è meglio vivere lontani da tutto quello che abbiamo dovuto affrontare finora” spiegò Leia “Tu che ne dici?”.

“Leia, a me non importa” rispose lui.

Leia lo guardò un po’ confusa e offesa della risposta quasi indifferente.

“Potremmo anche andare a vivere sul pianeta più isolato della galassia. L’importante, per me, è che ci sia tu al mio fianco e, soprattutto, che tu sia felice. Perché così lo sarò anche io” spiegò con un tono sicuro e sincero.

Leia aveva il cuore che pareva dovesse scoppiarle per la felicità che provava; gli baciò la guancia, dicendo: “Ti amo”.

“Lo so” Han sorrise sodisfatto, baciandola sulla fronte.

Leia spense l’abat-jour e ritornò nel suo abbraccio, con un sorriso sincero, sentendosi finalmente in pace.

“Però, dobbiamo comprare una casa per Chewbe vicino alla nostra” aggiunse Han, ironico.

Leia rise, dicendo: “Va bene”.

E si addormentarono.



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Note:
Volevo pubblicarlo domani,
ma visto che avevo finito un pò prima
ho pensato di pubblicarlo oggi! :)
Spero che vi piaccia! 
Perchè il giorno 4 sarà....
un pò "movimentata" ;)
Evola

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Capitolo 4
*** Giorno 4: Giovedì ***


Giorno 4
Giovedì
 

Palazzo di Naboo, stanza di Han e Leia. 14:30.

Leia era dentro all’enorme cabina armadio situata nella loro stanza, mentre Han era andato sul Falcon per controllarne le condizioni.

Avevano passato la mattinata sulle pianure per vedere le villette in vendita, e ne avevano trovata una molto carina, confortevole, grande e luminosa, con tanto di parcheggio per il Falcon e una villetta più piccola vicino alla loro, perfetta per Chewbe.

Pensavano che andasse bene, ma prima di comprarla volevano mostrarla a Luke e Chewbe per aver un loro giudizio, anche se per loro era perfetta.

Quando Leia era ritornata in stanza si era fatta una doccia, e ora era dentro alla cabina armadio.

Indossava un completo intimo dal taglio maschile, color verde acqua, ovvero: una canotta corta che, quando alzava le braccia o faceva movimenti particolari, le scopriva tutto l’addome e dei mini boxer che le lasciava scoperte tutte le gambe. Aveva la treccia legata che le cadeva sulla schiena.

Era sola e tranquilla, cercava tra i vestiti – un po’ di quelli che si era portata dietro, e un po’ di quelli offerti dalla regina – per trovare qualcosa da indossare quella stessa sera e l’indomani per il ballo della Luna.    

Arrivò Han, si appoggiò alla porta scorrevole con le braccia conserte, con lo sguardo malizioso e gli occhi putanti sul corpo di Leia: l’addome nudo quando alzava le braccia per prendere o riporre un vestito, il seno nudo sotto alla canotta, dalla quale si intravedevano i capezzoli rigidi, le gambe nude, magre e lisce, sode e muscolose quando si metteva in punta di piedi per raggiungere i ripiani più alti, e i boxer che facevano risaltare il suo sedere sodo e piccolo.  
Han ammirò lo spettacolo, mangiandosela con gli occhi.

Capì che lei non si era ancora accorta della sua presenza, così decise di attirare la sua attenzione, dicendo, con tono malizioso: “Ciao”. 

Leia sussultò, si girò, prese un vestito a caso e si coprì con vergogna, come fosse completamente nuda e lo rimproverò con tono irritato: “Han!”.

Lui rise di gusto per la scena, mentre lei lo fulminava con con lo sguardo e aveva le guance arrossate per l’imbarazzo.

“Che diavolo ci fai tu qui?!” domandò, irritata da quella ristata.

“Beh, ci dormo anche io in questa stanza insieme a te. Ricordi?” rispose Han, con tono sarcastico e un ghigno divertito.

Leia guardò in basso con aria infastidita e, rendendosi conto della sua domanda, specificò: “Intendevo, come mai sei già qui? Credevo che fossi dentro al Falcon a sistemare delle cose”.
“È vero” rispose Han, con aria indifferente, facendo spallucce “Ma non c’era molto da fare. E poi, mica avrei passato lì tutto il giorno, lasciandoti sola…”   entrò della cabina armadio con uno sguardo malizioso e si avvicinò pericolosamente a lei, con lo sguardo da cacciatore.
 
Leia era un po’ spaventata e capì subito le sue iniezioni, così disse con tono non molto convinto: “Esci da qui”.

“Perché dovrei?” rispose Han, appoggiano il gomito su una fila di scaffali davanti a lei.
“Perché mi sto cambiando”.

“E allora? Di cosa ti vergogni?”.

“Vergognarmi?” chiese Leia, confusa.

“Dopo la prima notte durante la quale abbiamo solo dormito insieme sul Falcon prima di arrivare su Bespin…” si avvicinò lentamente al suo viso e continuò a parlare, con voce profonda e bassa “E la nostra prima notte nella capanna degli Ewok su Endor?”.

Leia lo guardò negli occhi rapita dalla sua voce profonda, ricordando la loro prima volta.  

“E quando, per festeggiare la vittoria per la sconfitta dell’impero, mi sono divertito a toglierti quel sexy vestito da selvaggia, mentre tutti gli altri dormivano…” orami era a pochi centimetri dalle sue labbra “E tu mi dicevi dove mettere le mani o fare certe cose non adatte ad una ragazza per bene, mentre sussurravi il mio nome…”.

“Sono ancora una ragazza per bene…” ribatté Leia, incerta.

“No, non lo sei” Han la baciò.

All’inizio si trattava di un bacio semplice e casto; poi, diventò appassionato e ardente. Leia fece cadere a terra il vestito che aveva tra le mani, e mise le braccia attorno al collo di Han, lui gliele avvolse attorno alla schiena. Sperava veramente che nessuno li andasse a disturbare, come era accaduto con il loro primo bacio sul Falcon.

Si baciavano e stringevano con passione, con la voglia di riscoprirsi l’un l’altra, come due ragazzini in piena fase ormonale, follemente innamorati.

Quando il bacio diventò ancora più appassionato, sapendo che entrambi volevano andare ben oltre, Han abbassò le mani sulle cosce di Leia, facendola alzare all’altezza dei suoi fianchi, mentre lei aggrappò con le gambe intorno al suo bachino, sentendo l’erezione sotto ai suoi pantaloni.

Han si staccò dal bacio e Leia gli disse, con tono ironico e con sguardo malizioso: “È il tuo blaster o sei solo contento di rivedermi?” fece uno sorriso sfacciato, guardando verso il basso.

Han apprezzò la battuta e rispose, con gli occhi semi chiusi, guardando il suo seno: “Potrebbe essere entrambe le cose”.

“E… quindi, dovrei aver paura?” chiese Leia, con un finto sguardo innocente.

Le piaceva di interpretare il ruolo della ragazzina innocente e inesperta, la cosa faceva eccitare sia lei che Han.

“Non mi sembravi spaventata la prima volta...” rispose Han, appoggiando la sua contro quella di Leia, con un ghigno divertito in faccia.

“Tu eri più nervoso di me…” rispose lei, carezzandogli la testa con un sorriso divertito dal ricordo: Leia era nervosa perché era la sua prima volta, ma era anche incuriosita e desiderosa di imparare. Han era nervoso, persino più di lei, perché voleva soddisfarla, cerando di non apparire come un animale ma come un amante dolce.

Per entrambi era stata la notte più bella della loro vita.

E ora, non potevano più fare a meno di quel contatto fisico. Han ricambiò il sorriso e ritornò a baciarla con la stessa foga di prima.

Vide che dietro di loro si trovava uno scaffale piccolo per le scarpe, quadrato, così camminò verso il mobile. La appoggiò lì sopra, continuando a baciarla, finché non si abbassò per baciarla sul collo, facendola gemere un po’.  

Nel frattempo Leia abbassò le mani per sfilare il gilè nero di dosso ad Han, per poi accarezzargli la schiena sotto la maglia.

Adorava il suo copro imponente, anche se fisicamente non era particolarmente muscoloso o perfetto, per lei era l’uomo più sexy e virile che avesse mai incontrato. Adorava come le carezzava il copro e di come la baciava, la faceva eccitare moltissimo e lo desiderava sempre di più.

Quando Han le mise le mani sotto la canotta, cerando di togliergliela, a Leia venne un’idea e lo fermò, dicendo: “Aspetta”.

Han si fermò, la guardò con aria confusa e disse: “Che cosa c'è?”.

“Stavo pesando ad una cosa” rispose lei, accarezzandogli con un dito il petto nudo dalla scollatura della maglia.

“Visto che abbiamo passato mesi a concederci di nascosto sulle basi e intorno al Falcon, e visto che abbiamo un letto, un vero letto, che abbiamo inaugurato lunedì... che ne dici di spostarci lì per divertirci?” spiegò con una voce eccitante, ma lo guardò con gli occhi pieni di malizia e il sorrisetto sfacciato.

Han rimase un po' sorpreso dalla sua idea, ma poi fece il suo solito ghigno, si abbassò verso il suo orecchio, dicendo a bassa voce: “Credevo che ti piacesse appartarci in ogni dove, con la sensazione costante di essere scoperti, che ci faceva eccitare ancora di più”.

Leia sorrise, dicendo: “Sì, ma ora che siamo in vacanza, voglio godermi questo momento con te fino in fondo, in totale comodità”.

“Principessa viziata...” disse Han, con tono sarcastico, mente lei rideva.

La prese in braccio, mentre Leia si teneva stretta a lui con gambe e braccia.
Uscirono dalla cabina per dirigersi verso il letto, vi si buttarono sopra, sdraiati e continuarono a baciarsi in un modo quasi selvaggio.

Han si staccò dal bacio, cominciò a scivolare lentamente fuori dal letto. Quando scese, Leia si mise in ginocchio davanti a lui, cominciando a sciogliersi la treccia, mentre Han si toglieva la maglia e gli stivali.

Poi Han salì sul letto a quattro zampe, gattonando verso di lei, mentre Leia si allontanava fino alla fine letto. Si guardarono negli occhi, sorridendo, come un cacciatore e la sua preda.
Quando Han la raggiunse, chiese sarcastico: “Ora dove vuoi scappare?”.

“E chi ha detto che voglio scappare?” rispose Leia, con lo sguardo pieno di lussuria.

Lo baciò a tradimento in un modo abbassato finché non si sdraiarono insieme sul letto. Han le carezzava i fianchi, mentre lei gli accarezza la schiena, finché Leia non abbassò lentamente le mani verso le sue natiche, ancora coperte dai pantaloni, così slacciò la cintura e glieli abbassò.

Han rimase un po' sorpreso da quel gesto impulsivo, di solito Leia non era così passionale.
“Come siamo impazienti oggi...” disse ironico.

Leia lo zittì, baciandolo, poi aggiunse: “Zitto”.

“Ti voglio, Han” fece un piccolo sorriso.

Lui rimase sorpreso delle sue azioni e risposte, di solito non era così attiva, ma capì che stava cercando di eccitarlo e che si stava divertendo non poco.

Le sorrise e, senza pensarci troppo, ritornò a baciarla e pian piano le tolse la canotta mentre le accarezzava il fisico. Han cominciò a baciarla con passione sul collo, finché non alzò lo sguardo e vide il copro di Leia: il petto bianco e liscio, il suo seno piccolo e sodo, i capezzoli dritti e rosa, il suo fisico magro che sembrava così fragile, i capelli lunghi sparsi che cadevano sul tutto il letto e il suo respiro affannoso.

“Sei bellissima” le disse, con tono sincero e gli occhi pieni di ammirazione.

“Tu sei stupendo” rispose lei, alzandosi verso di lui per baciarlo, in un modo più lento e dolce, mentre Han le metteva le mani tra i capelli.

Han le accarezzò la schiena, la fece sdraiare, continuando il bacio, scese sul collo, sul petto, sulla pancia mente andava ancora più giù fino a toglierle i boxer con le mani.

Un’ora dopo…

Erano sdraiati sul letto, stanchi ed esausti dopo l’orgasmo, ma erano entrambi sodisfatti.
La prima volta che Leia aveva fatto l’amore con Han era stato il giorno più felice della sua vita.

Aveva paura, ma si fidava di lui di lui, che era stato un amante molto dolce e appassionato. Non credeva che il sesso potesse essere così divertente, ma fare l’amore con la persona che amava era molto meglio.

Quella volta, Han aveva avuto paura, voleva sodisfarla, cerando di non sembrare un animale. Era Leia, una principessa e soprattutto la donna che amava e che lo aveva salvato, più di una volta. Ma era stato stupendo e Han si era ricordato che cosa significasse fare l’amore con la persona che amava.

Leia salì sopra ad Han, appoggiando le braccia sul suo petto, con la testa sopra sue mani. Mente lui, con gli occhi chiusi e con un sorriso sodisfatto, le carezzò i capelli con mano, mentre con l’altra la stringeva sopra al bacino. 

Leia aveva un sorriso felice e gli accarezzò il petto. 

“Lo sai? Dovremmo prenderci queste settimane per noi un po’ più spesso” disse Han con gli occhi chiusi.

“Perché sono rilassanti?”. 

“No, perché se queste vacanze ti fanno prendere così tanto l’iniziativa, non mi dispiacerebbe farle più spesso” aprì gli occhi con un ghigno divertito.

“Perché? Quando ci appartavamo in giro per le base o nel Falcon?” chiese Leia, sarcasticamente.

“Diciamo che dovevo perdere io l’iniziativa per entrambi!” rispose Han, dandole un pizzicotto sui fianchi.

Leia alzando gli occhi, facendo un finto broccio e arrossendo, mentre Han rideva. Lei abbassò la testa sul suo petto, mente lui le accarezzava i capelli.

“No, comunque… mi mancava questo tipo di intimità. So che dopo non avremo molto tempo per concedercela” disse Han, con tono quasi dispiaciuto.

“Non è detto” rispose Leia “L’Impero non esiste più, sta nascendo la nuova repubblica, noi ci sposeremo e faremo due settimane di luna di miele” alzò la testa, guardandolo negli occhi.

“In più, la nostra vacanza non è ancora finita” fece un sorrisetto sodisfatto. 

Han lo ricambiò, dicendo: “Ti adoro”.

“Lo so”.

Si diedero un bacio sulle labbra, lei ritornò ad appoggiarsi del suo petto e lui le carezzò la testa.

“Comunque, dovremmo uscire stasera” disse Leia, con un piccolo sorriso, mettendo un dito sul mento di Han.  

Lui la guardò con gli occhi spalancati, buttò la testa sul cussino, sbuffando, e Leia rise per la sua reazione.

“Ma dobbiamo proprio?” chiese lui, sbuffando.

“Sì, stasera c’è la notte bianca, ovvero un evento che festeggia l’ultima notte della primavera, prima di festeggiare la notte della Luna. So che faranno dei mercatini di artigiani, i negozi rimangano aperti per tutta la notte e ci sarà anche la musica. Mi piacerebbe andarci e magari compare un pensierino per Luke e Chewbe”

Han alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

“Poi, vorrei trovarmi un vestito nuovo per il ballo di domani” aggiunse Leia.

“Ma ti sei portata due valigie di vestiti! In più la regina ti ha offerto letteralmente un armadio pieno di abiti!” indicò la cabina armadio con la testa.

“Allora aggiungeremo qualcosa in più sulla lista di nozze” rispose Leia, divertita.  

“Ma se abbiamo aggiunto talmente tanche cose che possiamo arredare mezza casa!”.

Leia rise per l’espressione imbronciata di Han e per il suo continuo sbuffare.

“Niente scuse! Ho voglia di uscire e tu hai bisogno di una doccia” disse divertita, si alzò e andò in bagno.

Han buttò di nuovo la testa sul cuscino, sbuffando.

“Oppure” Sentì la voce di Leia provenire del bagno “Per fare in fretta possiamo farla insieme”

Han alzò la testa, capì che era più che un invito, si alzò e corse verso di lei.  

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Note:
Ecco un racconto un pò hot tra i nostri due eroi,
spero che vi sia paciuto perchè è la
prima volta che scrivo qualcosa di... "spinto"
ed è stata un pò un "oddisa" a scrivere.
Ma sempra che sia uscito bene!
Buon festa della repubblica!
Evola

 


 

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Capitolo 5
*** Giorno 5: Venerdì ***


Giorno 5
Venerdì
 
 
 
Palazzo di Naboo, sala da ballo, ore 21:30
 
Era il bello della Luna, ovvero la festa per la prima notta di estate (e per i Gungan era la stagione dell’accoppiamento).
 
C’erano tutti i senatori e i reali della nuova repubblica, c’era un’orchestra sinfonica che suonava un valzer, un banchetto pieno di frutta di tutti i tipi e un bancone da bar, da quale venivano servite le spremute corrette e non.
 
Han e Leia stavano ballano ed erano eleganti: Han indossava la sua giacca blu da generale, con i pantaloni neri e gli stivali neri. Leia invece aveva un vestito bianco, con la scollatura a cuore, le spalle scoperte, il busto aderente e sotto la cintura una gonna ampia che le copriva i piedi. Indossava una collana d’argento, un trucco leggero e aveva la stessa acconciatura che portava quando Han e Luke erano stati premiati dopo aver distrutto la prima morte nera.
 
Han pensava che fosse la ragazza più bella di tutta la sala, così come Leia pensava Han fosse l’uomo più affascinante lì presente.
 
Stavano ballando il valzer e Han la accompagnava molto bene, infatti Leia, stupita, gli disse: “I mei complimenti, generale Solo. Non mi sarei mai aspettata che lei sapesse ballare così bene” fece un sorriso divertito.
 
“Beh, sono un uomo pieno di soprese, senatrice Organa” rispose Han, con un sorriso beffardo.
 
“E dimmi, dove hai imparato a ballare così?” chiese Leia, stando al suo gioco, con un sorriso ironico.
 
“Beh, non dovrei dirtelo, ma…” si avvicinò all’orecchio di Leia e continuò a bassa voce “Da giovane ero una spia” alzò la testa, guardandola con aria sfacciata.
 
Leia lo guardò con aria divertita, ma fece finta di credere e esclamò, con tono sorpreso: “Una spia?”.
“Sì, da giovane ero una spia molto brava e abile. A volte dovevo far innamorare di me le mie nemiche per avere le loro informazioni. Così ho dovuto imparare ad usare le armi di seduzione” continuò con la sua aria sfacciata.
 
“Per quale agenzia segreta lavoravi?”.
 
“Se to lo dicessi, ti dovrei uccidere subito dopo” rispose ironico.
 
“Falliresti, come tutti quelli che ci hanno già provato” disse Leia, con un sorriso sfacciato.
 
Si guardarono con aria di sfida, poi risero per quello stupido dialogo e Han la baciò sulla guancia, continuando a ballare.
 
Quando finì il valzer, tutti smisero di ballare ma l’orchestra iniziò a suonare una musica d’atmosfera, così Han e Leia decisero di prendersi qualcosa da bere. Per lei una normale spremuta di lamponi, mentre per Han una limonata corretta con Vodka di Naboo.
 
Passeggiarono, parlando con dei vecchi senatori che Leia conosceva fin da ragazzina e che stavano discutendo tra di loro per la nascita della nuova repubblica. Leia si stava divertendo e, quando vide che Han sembrava a suo agio in quella situazione, disse, seriamente stupita: “Mi sorprendi Han! Ti stai comportando bene, cerchi di parlare con tutti con discorsi gentili, eviti le battute fuori luogo, bevi con moderazione e sei educato” fece un sorriso sincero.
 
Han era fiero di sé e ricambiò il sorriso. 
 
“Oppure, tu non sei il vero Han, ma il suo clone in versione buona” aggiunse subito Leia con tono sarcastico.
 
Han le lanciò uno sguardo offeso, mentre lei rideva.
 
“Ma comunque, sono davvero fiera di te” disse Leia, prendendolo per mano “Grazie” fece un altro sorriso.
 
Han lo ricambiò: “Non devi ringraziami, Leia” rispose con tono serio “So che per te e per la tua posizione è importante fare una buona figura e, visto che dopo la vacanza dovremo dire a tutti che ci sposeremo, voglio dimostrare che sono degno di diventare il marito dell’ultima principessa di Aldeeran” guardò in basso con gli occhi preoccupati “E poi, so che dopo il matrimonio dovremo partecipare molto spesso a queste feste”.   
 
Leia rimase sorpresa dal suo discorso, ma una parte di lei si sentiva in colpa.
“Han…” mormorò.
 
Lui alzò lo sguardo e ascoltò.
 
“Ascoltami, tu non devi dimostrare niente a nessuno, ormai sei un eroe di guerra e sei una parte fondamentale della Ribellione. Non mi importa che cosa pensa la gente di te o di noi, perché non cambierà mai il giudizio che ho di te. Non voglio che tu cambi per me, per diventare la persona che non sei. Vai bene così” lo guardò negli occhi con un sorriso rassicurante.
 
Han rimase sorpreso da quel discorso e capì quanto Leia lo amasse, nonostante tutti i suoi difetti. 
 
“Ti prometto che dopo il matrimonio andremo molto raramente a feste e ricevimenti come questo” aggiunse, per rassicurarlo.
 
Lui rimase stupito da quella frase, dicendo: “Davvero?”.
 
“Sì, Han” rispose lei, ridendo per la sua reazione “Ho passato tutta la mia vita cerando di fare buona figura e di dimostrare che ‘che sono all’altezza’ per queste feste. Ma ora che ho dimostrato a tutta la galassia quello che abbiamo fatto in questi anni, mi sembra giunta l’ora di dire basta a questi eventi”.
 
Han le sorrise, dicendo: “Ti adoro”.
 
“Lo so” rispose lei, sodisfatta, mentre lui la baciava sulla fronte ed entrambi continuavano a sorseggiare le loro bevande. 
 
Dopo un altro ballo, Leia si sentì chiamare, così si voltò e si avvicinò ai due uomini che avevano pronunciato il suo nome: il primo era un anziano, altezza media, sui i 60 anni, con i capelli bianchi tiranti indietro, una giacca da generale blu acqua, pantaloni neri e stivali dello stesso colore. Dietro di lui c’era un uomo più giovane, sui i 30 anni, i capelli neri corvi portati come quello che poteva essere solo il padre, alto circa come Han, occhi blu, viso pulito e grandi zigomi alti; anche lui indossava la stessa divisa.
 
“Re Cumbe, principe Redmayne. È un onore rivedervi” disse Leia, sorridendo e stringendo ad entrambi le mani, mentre loro ricambiarono il sorriso.
 
“Non la vediamo dall’ultimo consiglio della Nuova Repubblica. La trovo molto bene” disse il re Cumbe “So che siete qui per una vacanza. Come sta andando?”.
 
“Molto bene, io e Han ci troviamo a nostro agio, e il pianeta è molto interessante” rispose Leia, sorridendo con gli occhi.
 
Il re si accorse di lui e con un tono un po’ imbarazzato aggiunse: “Oh! Generale Solo!”
 
Gli strinse la mano, dicendo: “È un grande onore conoscere un vero eroe di guerra”. 
 
Han non sapeva cosa pensare di lui e di quel gesto, visto che lo aveva ignorato fino a poco prima, ma decise di essere gentile e rispose: “Il piacere è tutto mio, re Cumbe” fece un sorriso forzato.  
 
Si domandò chi fosse quel re, poi si ricordò che era il re di Aargue, uno dei pianeti più ricchi e importanti dei Mondi del Nucleo. Il figlio, ovvero il principe, da come stava guardando Leia, con un sorriso quasi sognante, non gli ispirava per niente fiducia.
 
“Vi prego” disse il re “Siamo ad una festa formale, chiamatemi solo Cumbe” fece un sorriso gentile “Conoscete già mio figlio, Redmayne Shatner?” aggiunse, indicando il figlio.
 
“È un onore conoscerla, Senatrice Organa. Genarle Solo” disse il principe, sorridendo e stringendo la mano di Han.
 
Leia ricambiò il sorriso con gentilezza, mentre Han continuò con un sorriso sforzato, ma con gli occhi pieno di disprezzo, pensando: “Se ci provi con la mia ragazza, ti farò fare la stessa fine che ho fatto fare a Greedo, ma con una porta frutta!”.
 
“So che siete stati voi a distruggere definitamente l’impero, vorrei ringraziarvi” aggiunse il principe, subito dopo. 

“Non lo abbiamo fatto noi da soli, ma anche i soldati della Ribellione ci hanno aiutato tantissimo, e il merito va anche al Generale Solo, a Luke Skywalker e a Lando Calrissian” rispose lei, sicura.
 
Han sorrise, sapeva che lei non era una persona che voleva tutti i meriti, anzi. Specificava che erano stati aiutati. Anche se ogni tanto un merito tutto loro non gli sarebbe affatto dispiaciuto.
 
“Ora che L’impero non esiste più, la Ribellione si starà annoiando molto” disse il re, con tono ironico.
 
“Veramente è il contrario” rispose Leia con tono serio, ma rimanendo composta.
 
“Anche se l’impero è finito, ci sono ancora le sue basi sparse un po’ in tutta la galassia, con le loro armi e con persone che vogliono concludere ciò che è stato iniziato dall’imperatore. Anche se l’impero non esiste più, il male continuerà a esistere, solo cambiando nome e forma” spiegò Leia, in maniera educata “Ma la Ribellione riuscirà a fermare qualsiasi tipo di male” sorrise.
 
Han era sodisfatto di lei, sapeva rispondere con le parole giuste e zittire tutti in modo così educato e raffinato che non la si poteva accusare di nulla.
 
Il re sorrise, ammirato dal suo discorso, dicendo: “Lei ha proprio ragione, senatrice”.
 
Si guardarono con aria di rispetto, mentre il principe guardava Leia con aria ammirata, Han guardava lui con aria sospetta. 
 
L’orchestra cominciò a suonare un altro valzer, il re chiese a Leia, in modo gentile, se volesse ballare con lui e lei accettò, così il principe e il generale rimasero da soli.
 
“Allora, generale Solo” cominciò Redmayne “So che lei, prima, era un contrabbandiere”.
 
“Ex contrabbandiere” specificò Han, con aria indifferente.
 
“Lo so, lo so. Ormai lei è un eroe di guerra, un capitano e generale più che rispettabile. Ma nel nostro pianeta, la pirateria e il contrabbando sono reati molto meno gravi. ‘Puniamo’ i criminali rieducandoli e portandoli ad una vita migliore e ad un lavoro rispettabile. Raramente abbandonano tutto per rintonare alla loro vecchia vita” lo guardò con un sorriso cinico.
 
Han lo guardò con aria infastidita, avrebbe voluto rispondergli a tono, ma voleva dimostrare anche di essere una persona più matura e degna di stare al fianco di Leia.
 
Così fece un piccolo sorriso forzato, dicendo: “Buon per voi” e continuò a guadare Leia che ballava con il re.   
 
Rimasero in silenzio, ed Han notò che c’era una certa aria di tensione tra di loro. Al principe, Han non piaceva per niente e all’ex contrabbandiere non piaceva quel principe.
 
“Quindi, lei e la senatrice Organa state insieme anche in senso privato” continuò Redmayne.
 
“Sì, stiamo insieme in senso privato da ormai in piano d’anni” rispose Han, con tono sicuro “In fondo, questa è la nostra vacanza”.  
 
“Credevo che fosse qui solo per proteggerla”.
 
“Mi creda, lei sa proteggersi benissimo da sola” disse Han, con un ghindo divertito, lasciando il principe basito.
 
“E pensate di sposarla un giorno?” chiese lui, scettico.
 
“Beh, un giorno. Forse…” rispose vago, facendo un sorrisetto divertito pesando al fatto che lo aveva già proposto a Leia e che aveva ricevuto in risposta un bel bacio e un sì.   
 
Redmayne lo guardò con aria di sfida, ma poi ritornò con il suo sguardo normale mentre osservava suo padre in lontananza.
 
“Beh, sarei felice per voi. Ma in fondo, che cosa potete offrire voi a lei?”.
 
Han lo guardò con aria confusa, dicendo: “In che senso?”.
 
“Beh, sarà anche un generale e un eroe di guerra, ma la gente non dimentica il passato, soprattutto il vostro…” spiegò con sicurezza. 
Han lo guardò di sottecchi, aveva voglia di tiragli un pugno su quel suo bel faccino reale, ma cercò di calmarlo e continuò ad ascoltarlo: “In fondo, lei è entrato a far parte dalla ribellione solo perché Obi-Wan Kenobi e il signior Skywalker avevano bisogno di un passaggio e le avevano promesso in cambio una ricca ricompensa...” lo guardò con ghigno cinico.
 
Han capì che il principe voleva fargli perdere la pazienza davanti a tutti, così che mettesse in cattiva luce Leia; ma lui non si sarebbe mai abbassato a tanto, quindi rispose con tono educato:
 
“È vero, ho chiesto una ricompressa per accompagnare Luke e il vecchio Obi-Wan per portali su Alderaan. Ma si sa, bisogna pur vivere in qualche modo in questo vasto universo. In fondo, non tutti sono eredi di un pianeta ricco” fece un sorriso sodisfatto, mentre il principe lo fulminò con lo sguardo.
 
“E poi, sono ritornato indietro, sparando un ITC mente Luke distruggeva la Morte Nera. Da lì in poi, ho sempre combattuto con la Ribellione”.
 
“Ma lo ha fatto per il bene dell’universo e della repubblica, o per scappare da quel gangster di un Hutt?” chiese Redmayne.
 
Questa volta si scambiarono le espressioni: il principe aveva l’aria divertita, mentre Han lo guardava in modo serio.
 
“In fondo, non era un posto sicuro per nascondersi da tutti i cacciatori di taglie assoldati da Jabba?”.
 
“Sono stato con la Ribellione fino alla fine dell’impero! Sacrificandomi, persino facendomi congelare da vivo con la grafite!” rispose Han con tono serio, cercando ancora di mantenere la calma.
 
“Certo, facendo umiliare la donna che dice di amare per essere salvato” aggiunse il principe.
 
Han rimase stupido: si ricordava di quando Leia e Luke l’avevano salvato dal palazzo di Jabba a Tatooin, ricordava anche che, per salvalo, Leia era stata costretta a indossare quel costume da schiava che lasciava ben poco all’immaginazione, come la stessa Leia lo aveva descritto.
 
“Ma è quello tutto può offrire?” chiese il principe, con aria divertita.
 
Han rimase spiazzato, ci pensò qualche istante: in fondo, che cosa poteva dare a Leia?
 
“Lei è una senatrice, una principessa e si merita il mondo, letteralmente” continuò Redmayne, con aria di sfida, mentre Han lo guardò con odio.
 
 “Insomma, capiamoci, se io e Leia ci sposassimo, lei divetterebbe la futura regina di un pianeta molto ricco e potente, sarebbe la donna più amata dell’universo, passerebbe le giornate a salutare i sudditi e a fare discorsi sul tempo e sulla storia del pianeta e a far fare la bella figura al pianeta, ovvero ciò che era destinata a fare su Alderaan”.
 
“E tutto il suo lavoro con il senato e la ribellione?” chiese Han, seriamente e offeso da quel discorso.
 
“Sarà una cosa del suo passato, non è una cosa da regina” rispose il principe, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
Han era veramente stufo, un conto era attaccare lui e il suo passato da contrabbandiere, perché sapeva che sarebbe successo e non gli importava; ma non sopportava che un principe da strapazzo sottovalutasse la donna più brillante, intelligente, coraggiosa, testarda e leader della ribellione che lui avesse mai conosciuto. Era arrabbiato per il modo in cui il principe ne parlava.
 
“Okay, adesso ascoltami” disse duro, guardandolo negli occhi con aria minacciosa e avvicinandosi a lui “Non sarò ricco e non avrò un pianeta tutto mio, ma di certo non sottovaluto le capacità di una grande leader, stupido…”.
 
“Han!” sentì la voce di Leia, che lo chiamava con tono sconcertato.
 
Entrambi gli uomini si girarono e videro il re e Leia che si stavano avvicinando a loro, probabilmente non avevano sentito tutto ciò che si erano detti fino a quel momento, ma erano stati testimoni solo della scena in cui lui stava minacciando il principe.

Tanto Leia quanto il re avevano lo sguardo confuso.
 
“Che sta scucendo?” chiese il re.
 
“Nulla, padre” disse Redmayne “Stiamo solo discutendo su vare cose frivole, ma ci siamo lasciati trasportare un po’” fece un sorriso sicuro, poi guardò Han, aggiungendo: “Non è vero, generale Solo?”.
 
Han cercò di mantenere la calma e, con volto inespressivo, disse: “Sì, ci siamo fatti trasportare un po’ troppo” fece un sorriso non molto convinto.
Il re sorrise, mentre Leia guardava Han con aria sospettosa.
 
“Come è andato il ballo, padre?” chiese Redmayne, cambiando argomento.
 
“Molto bene, la senatrice Organa sa ballare in modo divino” rispose, continuando a sorridere.
 
“Allora…” disse Redmayne “Non le dispiacerà concedere un ballo anche a me” e prese la mano di Leia.
 
Lei si girò verso Han con gli occhi, e notò che lui aveva lo sguardo basso, rivolto dalla parte opposta, con aria irritata. Dopodiché guardò il principe, che la fissò con un sorriso dolce.

Capì che non poteva rifiutare, altrimenti avrebbe creato solo degli inutili litigi.
 
“Molto volentieri, Redmayne” rispose con un sorriso gentile, lui lo ricambiò e insieme andarono a ballare.
 
Han continuò a guardare in basso con aria irritata, ma non perché Leia aveva detto di sì, bensì perché quel viscido le aveva chiesto di ballare davanti a lui, dopo quell’orribile discorso.
 
Il re fece un sospiro di sollievo e disse con aria sognante: “Non sono belli insieme?”.
 
Han alzò gli occhi e vide la scena: il principe e Leia stavano ballando, guardandosi dritti negli occhi, lui parlava a bassa voce, mentre lei rideva e sorrideva.
 
“Già… proprio belli” disse Han irritato e andò verso al bancone dove servivano da bere.
 
Una volta lì chiese al droide di servirgli un whisky liscio.
 
“In quale spremuta?” chiese il robot.
 
“In quella che ti pare!” ripose Han irritato.
 
Il droide gli portò una spremuta di arancia con whisky. Han la bevve tutta in un sorriso e guardò di nuovo Leia e Redmayne ballare. Non gli piaceva per niente.
 
Non gli piaceva come quell’idiota le teneva il fianco, di come la guardava e soprattutto di come si sorridevano l’un l’altra.
 
Sopirò di rabbia e decise di andare fuori, in terrazza, per evitare di guardare ancora quella scena e di scatenare una vera e propria scenata.
 
Quando fu fuori guardò in basso, appoggiandosi alla ringhiera e sospirando. Era arrabbiato per tutto quello che era successo e soprattutto per quel discorso pronunciato dal principe, ma ripensò a ciò che quell’idiota patentato gli aveva ripetuto: “Che cosa potrebbe mai offrirle?”, “Io posso darle letteralmente un pianeta”, “Dopo l’umiliazione che ha sopportato per salvarti?”  
 
Purtroppo il principe aveva ragione.

In fondo, Han che cosa poteva offrirle? Una casa, il Falcon e delle missioni quasi suicide? Mentre lei poteva avere molto, ma molto di più.

Come un palazzo, una vita più agiata e essere la regina di un pianeta importante, come una principessa del suo rango meriterebbe.
 
E poi, lui poteva meritarsela?

In fondo, se si erano incontrati era stato solo perché il vecchio Ben gli aveva offerto una gran quantità di crediti per un passaggio, la sofferenza che Leia aveva dovuto subire quando lui era stato congelato nella grafite e il rapimento al palazzo di Jabba… era fortunato che in quel momento era cieco, così aveva evitato di vedere Leia tanto umiliata a causa sua.
 
Allora perché le aveva chiesto di sposarlo? E perché Leia aveva accettato?
Soprattutto dopo quella orribile scena al ristornate… Si buttò nei suoi pensieri finché una voce non lo fece tornare alla realtà: “Han”.
 
Si girò e vide Leia davanti al cornicione, con lo sguardo serio. 
 
 “Ah” rispose, poi le diede nuovamente le spalle, dicendo “Avete già finito di ballare e di fare i piccioncini davanti al re?” guardò in basso.
 
Leia sopirò, con aria paziente, ormai era abituata al carattere di Han.
 
“L’ho fatto solo per non dimostrare preferenze tra padre e figlio, in più non mi interessava nessuno dei due. Quindi, non c’è bisogno di essere gelosi” si mise vicino a lui. 
 
“Non sono geloso” mentì Han.
 
“Han, ti conosco ormai”.
 
“E va bene!” esclamò lui, guardandola “Non mi piaceva come ti guardava, come ti rideva, ma soprattutto come ti metteva le mani addosso!” si girò verso al panorama con aria irritata.
 
Leia fece un piccolo sorriso, scuotendo la testa. Han non era un uomo possessivo, ma quando diventava geloso, “minacciava” tutti quelli che non gli piacevano con uno sguardo, sperando di non usare le mani, anche se era sempre controllato dalla sua gelosia. 
 
Leia capì che cera qualcos’altro: “Non sei solo geloso. Non è vero?”
 
Han non sapeva se doveva tenere per sé i suoi pensieri o spiegarle tutto quello che aveva sentito.
 
“Han, so che c’è qualcos’altro” disse di nuovo Leia, sicura e seria “Vorrei che fossi sincero con me, come io lo sono stata con te. Quindi, dimmi che cosa vi siete detti tu e il principe e perché ti sei arrabbiato così santo” si mise a braccia conserte, aspettando spiegazioni. 
 
Han sapeva che Leia aveva ragione, così sopirò, si girò in sua direzione e spiegò di come il principe Redmayne pensava di sposarla solo per farla diventare una “regina trofeo”.
 
“Tutto qui?” disse Leia, facendo spallucce “Pensi che sia la prima volta che qualcuno mi sottovaluti così?”.
 
Han la guardò con aria un po’ confusa e Leia spiegò che i membri del senato l’avevano sempre guardata dall’alto in basso, pensando che fosse solo una sciocca principessa viziata di un pianeta potente.
 
Ma lei aveva dimostrato loro di essere una persona intelligente, che sapeva quello che faceva e diceva e, soprattutto, di poter essere una degna regina, per non parlare di come aveva dimostrato che poteva essere un perfetto leader della ribellione.

Tuttavia, prima di ricevere tutto quel rispetto, aveva dovuto dimostrare le sue capacità a molte persone. 
 
Han sorrise, quella era la stessa ragazza che gli aveva ordinato di fare quello che gli veniva detto, durante la battaglia contro la prima Morte Nera; all’epoca era indeciso, non sapeva se ucciderla o innamorarsi di lei, ma fortunatamente aveva scelto la seconda opzione.
 
“Ma c’è ancora qualcos’altro?” chiese Leia.
 
Lui guardò in basso, dicendo con tono un po’ incerto: “Beh…”.
 
“Han” continuò lei “Voglio saperlo, non giraci troppo intorno”.
 
“Penso che non dovremmo più soprarci” disse tutto d’un fiato, a bassa voce, con aria inespressiva.
 
Leia non capiva: “Cosa?” mormorò, incredula.
 
“Penso che non dovremmo più sposarci” ripeté Han, alzando la voce e guardandola negli occhi.
 
Leia pensò che stesse scherzando: “Dici su serio?” rispose, con un sorriso ironico.
 
“Sì, dico su serio” disse Han.
 
Leia lo guardò dritto negli occhi e capì che stava parlando sul serio, così il suo sorriso si spense.
 
“Perché?” chiese, confusa e spaventata.
 
“Perché potrebbe essere davvero il tuo peggior errore” rispose Han con uno sguardo quasi malinconico “E perché io non ti merito”.
 
Leia era sempre più confusa: non aveva senso quel discorso.
 
Han ritornò a guardare il panorama, dicendo: “In fondo, che cosa potrei darti? Con lui puoi diventare una vera regina di un pianeta, vivere una vita agiata e avere tutto quello che ti meriti”.
 
Leia capì dove voleva andare a parare e così continuò ad ascoltarlo.
 
“Io, invece? Che cosa potrei mai darti? Solo delle missioni suicide, una viletta con uno Wookie come vicino di casa e un pezzo di ferraglia come astronave… non meriti così poco, non dopo quello che hai dovuto sopportare al palazzo di Jabba”.
 
Lei sopirò con aria paziente, aveva già spiegato ad Han di più di una volta che non era stata colpa sua e che non doveva sentirsi male per ciò che era accaduto mentre era ancora congelato nella grafite.
 
“Quindi, perché mi dovresti sposarmi se potresti ottenere di meglio?” disse Han, guardando in basso.
 
“Perché mi sono innamorata di te e voglio passare la mia vita insieme a te, con Luke e Chewbe, e anche in C3-PO e R2-D2. Perché ormai siete la mia famiglia” spiegò Leia, con tono sincero.
 
Han si girò verso di lei, con aria stupita e con occhi spalancati.
 
“Non mi importa di vivere agiata in un palazzo e diventare la regina di un pianeta che a malapena conosco. Voglio vivere con te a Naboo, insieme alla mia famiglia, e portare la pace in questa galassia. Perché sono più felice lottando assieme alla ribellione per il mio mondo” fece un sorriso sincero, gli prese le mani nelle sue e continuò: “Tu mi meriti più di qualsiasi altra persona. Sai perché?”.
 
“Perché sono speciale in un modo diverso?” chiese Han, incerto.
 
“No” disse Leia, facendo con una piccola risata “Perché sei stato il primo a considerami come una semplice persona, non una senatrice, non una principessa, non una leader o una sciocca ragazzina. Mi hai considerata come una persona normale e ancora mi chiedo come tu possa esserti innamorato di me, dopo che ti ho dato del cafone e del delinquente” fece una piccola risata.
 
“Beh, avrei dovuto ucciderti o innamorami di te” rispose Han con tono ironico ed entrambi risero. 
 
Quando smisero di ridere, Leia lo guardò negli occhi, dicendo: “Mi sono innamorata di te. Ho sofferto per te, mi sono conscesa a te e ho rischiato la mia vita per salvarti. Lo rifarei ancora fino all’infinito”.
 
Han era ammirato e colpito da quelle frasi e avrebbe voluto parlare ancora dell’episodio di Jabba, ma lei lo anticipò, dicendo che quello era il piano e che, quindi, Han non doveva sentirsi in colpa.
 
“Mi meriti perché non solo mi tratti come una normalissima persona, ma perché hai fatto anche tu le stesse cose per me, accettando i mei difetti e, di certo, quei tizi là dentro non lo avrebbero mia fatto. Per questo tu mi meriti più di tutti” fece uno dei suoi sorrisi più belli.
 
Han era commosso da quelle parole, aveva la sensazione di amarla ancora di più. La tirò a sé per baciarla, il bacio più dolce che avesse mai dato, e la abbracciò forte.
 
“Ti amo” disse Han, con tono dolce.
 
“Lo so” rispose lei, con lo stesso tono e si baciarono di nuovo.
 
Ormai erano le loro frasi d’amore.
 
Quando si staccarono, si guardarono l’un l’altra, sorridendo.
 
“Voi ritornare al ballo?” chiese Han.
 
“Oppure, possiamo andare a divertirci in città. Penso che lì sia più diventate” propose Leia, sorridendo soddisfatta.
 
“Senatrice Organa, non è un comportamento da principessa, questo” rispose Han ironico. 
 
“Andiamo, Han. Da quando ci conosciamo mi hai mia visto comportami da principessa?”.
 
“Infetti, ti sei comportata più da ribelle” rispose Han.
 
“E tu da canaglia. L’unica canaglia che voglio della mia vita” disse, sorridendo.
Han ricambiò il sorriso, pensando alle frasi che si erano detti durante il loro primo bacio sul Falcon, qualche anno prima. E ritornò a baciarla.
 
“Ti adoro” le disse.
 
“Lo so”.
 
Tornarono nella sala da ballo per cercare delle uscite secondarie e scapparono via, per andare in città.  


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Note:
Ecco il nuovo capitolo!
Che straramente combacia con il giorno di oggi! :D
Sì, ho dei problemi.
Ma spero che vi sia piacuto questo racconto
un pò più lungo e profondo.
Ma i prossimi capitoli sarà
un pò più fullf ;)
Evola

 

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Capitolo 6
*** Giorno 6: Sabato ***


Giorno 6
Sabato
 
 

Palazzo di Naboo, sala da pranzo, mattina.
 
Leia, quella mattina, aveva deciso di fare colazione nella sala da pranzo del palazzo, perché aveva una vista stupenda sul lago – da quando si trovavano a Naboo, avevano sempre fatto colazione nella loro stanza.
 
Erano seduti ad un lungo tavolo di legno, l’una di fronte all’altro, e stavano mangiando frutta con le posate portante dalla servitù.
 
Leia era tranquilla nel mangiare la sua mela con le posate, mentre Han si sentiva a disagio a dover tagliare la sua pera con coltello e forchetta.
 
In più, si sentiva a disagio a fare colazione in una stanza così lussuosa, lontano da Leia, dopo che avevano trascorso giorni interi a fare colazione a letto insieme (con tanto di sesso mattutino).
 
Leia alzò lo sguardo verso di lui e notò il suo sguardo basso e a disagio. Si preoccupò, chiedendo: “Han? C’è qualcosa che non va?”.
 
Lui alzò lo sguardo: “No, niente…” mentì, cercando di essere convincente.
Non voleva che si sentisse offesa dal suo gesto, in fondo voleva solo cambiare un po’. 
 
Ma Leia capì che non era vero e disse: “Non ti piace il panorama? Ti dà fastidio qualcosa?”.
 
“No, no, anzi. Il panorama è stupendo” rispose lui, girandosi verso il lago “È solo che…” cercò di dire, ma si sentì un po’ imbarazzato, non sapeva come spiegarlo.
 
Leia lo guardò con aria confusa, aspettando una risposta. Così, alla fine, Han trovò le parole giuste e disse: “Non sono abituato”.
 
“A cosa?” chiese lei, confusa.
 
“A tutto questo” indicò la sala.
 
“Non sono abituato a fare colazione in una stanza così lussuosa, con i servi che ti mettono il piatto sotto al naso, con tanto di panorama paradisiaco e, soprattutto, non sono affatto abituato a mangiare la frutta con le posate” disse con tono veloce, indicando tutto ciò che aveva appena nominato.
 
Leia rimase sorpresa, ma capì di che cosa stesse parlando: era normale che si sentisse a disagio davanti a tutto quel lusso, anche se stava provando a farselo andare bene.
 
“E poi…” continuò Han, guardandola “Perché dobbiamo stare così lontani?”
Indicò la lunghezza del tavolo “Dopo sei mesi che ci siamo separati a forza… non era già abbastanza?”.
 
Leia capì che si stava riferendo a quando era stato congelato dalla grafite. Anche lei si ricordò dei sei mesi passati a piangere e a pensare a lui, così capì che non aveva senso quella distanza.
 
E le venne un’idea…
 
Millennium Falcon, sala realx.   
 
Erano seduti sul divano, vicini, con i gomiti sul tavolo da gioco e mangiavano frutta con le mani, bevendo latte blu. Erano felici.
 
Non erano seduti in una stanza lussuosa con un stupendo panorama, ma a loro non importava, ciò che contava davvero era stare insieme e essere felici.
 
Dopo colazione…
 
Si guardarono sorridendo, Han era contendo del gesto di Leia, del fatto che si fosse impegnata per farlo sentire a suo agio, infatti disse, con tono dolce: “Grazie”.
 
“Di nulla” rispose Leia, si bacarono e si abbracciarono.
 
“Allora, che cosa vorresti fare oggi?” chiese Han.
 
“Ti va un picnic sui prati del palazzo?” chiese Leia, guardandolo con un dolce sorriso.
 
“Certo” rispose Han, poi si avvicinò al suo orecchio, con sguardo malizioso, e sussurrò: “Ma prima mi devi fare un altro favore…”.
 
Leia capì le sue intenzioni e sorrise.
 
“Che ne dici divertici a mondo mio? Qui, adesso, in questo momento?” continuò Han, con tono profondo.
 
Leia rise e le piacque subito l’idea, ma disse con tono innocente: “Se io non volessi?”.
 
“Se la principessa non vorrà, allora niente pic-nic e sarà richiusa qui con me per sempre!” la baciò sul collo, mentre le faceva il solletico sotto costole, fingendosi aggressivo e facendola ridere. Si sdraiarono sul divanetto con Han sotto di lei, baciandosi appassionatamente...

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Note:
Se ho fatto come tutto ho pensato
allora ho pubblicato questa storia alla mezzanotte
di sabato 17 Giugnio. 
Perchè ha casa ho dei paranti e più
ho l'esame di maturtà.
Qundi, prima pubblico, prima posso fare tutto!
Lo so, il capitolo è un pò più corto ma molto Fluff :3
Ci vediamo domenica per la perultima racconto! ;)
Evola. 

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Capitolo 7
*** Giorno 7: Domenica ***


Giorno 7
Domenica
 
 

Palazzo di Naboo, camera di Han e Leia, ore 16:00.
 
Era il loro ultimo giorno di vacanza su Naboo, prima di rintonare alla loro vita normale. Visto che avevano passati i giorni precedenti in giro per il pianeta e fare gite sui prati, avevano deciso di passare il loro ultimo giorno in camera.
 
Dovevano preparare le valigie, controllare la lista nozze e i regali per Luke e Chewbe e fare l’amore.
 
Infatti, proprio in quel momento erano sdraiati sul loro letto, insieme, abbracciati, si stavano coccolando, dopo aver fatto l’amore: avevano entrambi l’aria serena.
 
“Allora… domani dobbiamo partire” disse Han, rompendo il silenzio.
 
“Già” rispose Leia “Domani mattina presto dovremo alzarci e andare su Coruscant, dove ci saranno Luke e gli altri ad aspettarci, insieme alle nostre missioni”.
 
“In più, dovremo dire a tutti del matrimonio…”.
 
“E passeremo mesi e mesi ad organizzare tutto nel minimo dettaglio”.   
 
“Oh, povero me…” rispose Han, sospirando pazientemente, mentre Leia rideva.
 
Si girò verso di lui e continuò: “E poi, dobbiamo far vedere la casa, comprarla, trasferirci e altre cose”.
 
Han guardò in basso, con aria un po’ triste, dicendo: “Ma non possiamo evitare tutto questo?”.
 
Leia lo guardò un po’ sorpresa, ma rimase in silenzio e lo ascoltò: “Perché dobbiamo abbandonare tutto questo per andare ad affrontare la realtà? Non possiamo scappare da tutto e da tutti per vivere altri momenti così?” guardò in basso.
 
Leia capì che cosa voleva dire: non voleva rintonare alla vita reale dopo aver vissuto dei bellissimi momenti insieme, solo loro due. Han aveva sempre agito così prima di conoscere Leia, ovvero tendeva a scappare da tutti i suoi problemi.
 
“Perché poi la vita reale chi chiamerà e noi dovremo affrontarla, prima o poi” rispose lei, con tono dolce, appoggiando la mano sulla sua guancia di Han e guardandolo dritto negli occhi.
 
 “Han, so che vorresti vivere alti momenti così, lo vorrei anche io, davvero. Ma non possiamo abbandonare le nostre responsabilità. La ribellione e la nuova repubblica hanno bisogno di noi, non possiamo abbandonali, soprattutto non possiamo abbandonare Luke e Chewbe. Ora che sappiamo la vera storia della nostra famiglia, io e Luke dobbiamo scoprire di più sulla storia dei Jedi”.
 
Lui ascoltò molto seriamente e capì che Leia aveva ragione: non potevano scappare dai loro problemi, non più. Han sapeva di dover aiutare il suo migliore amico (e futuro cognato), gli doveva la vita per avergli fatto conoscere Leia.
 
“Poi, anche se dovremo rintonare alla realtà, non vuol dire che ogni tanto non potremo scappare da essa” continuò Leia, sorridendo.
 
Si avvicinò al suo orecchio e pispigliò a passa voce: “Anche io vorrei rintonare a vivere questi momenti, con te, da sola, in una stanza…” lo guardò in faccia con un piccolo sorriso malizioso.
 
Han rimase un po’ sorpreso, ma la baciò dolcemente sulle labbra, poi si staccò e disse con tono profondo: “Ti adoro”.
 
“Lo so”.
 
Si sorrisero di nuovo, si baciarono e Leia si appoggio al suo petto, mentre Han la abbracciava.
“E poi, se non torniamo il prima possibile, sarà Chewbe a venire a cercarci e a riportarci indietro!” disse Leia, con tono ironico, e rise.
 
Rise anche Han e rispose: “Lo farebbe, lo farebbe davvero” continuò a ridere.
 
Quando smisero, Han guardò Leia con un sorriso malizioso, dicendo con tono profondo: “E poi, se toniamo alla vita reale…”.
 
Lei lo guardò con aria sospettosa.
 
“Vuol dire che dovremo appartarci introno alle basi e al Falcon…” la guardò con aria maliziosa, dandole un pizzicotto al fianco. 
 
Lei invece si irrigidì, aveva le guancie rosse per l’imbarazzo ed esclamò: “Han!” prese il suo cuscino e glielo lanciò in faccia, mentre si girava dall’altra parte e lui rideva. 
 
“Okay, scusa, scusa” Disse Han, con tono divertito, abbracciandola da dietro dicendo “Volevo solo farti arrabbiare un po’. Ora voglio godermi questa giornata con te sperando che durerà per sempre”.
 
Leia sorrise per la sua frase dolce e disse con tono sincero: “Ti amo”.   
 
“Lo so”.
 
Han la baciò sulla testa, si stesero a letto, abbracciati, si addormentarono. 


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Note:
Un altro capitolo super corto e molto
Fluff! Perchè amo scrivere cose
dolci ma non sdolicnate. 
E spero che vi piaccia!
Volevo pubblicarlo domani,
ma oggi vado via e non ho il pc
per pubblicarlo e ho deciso di
pubblicarlo adesso.
(poi lunedì ho l'esame....
aiuto)
Ma non tenete!
Non è ancora finita!
C'è un capitolo a...
Sopresa! ;)
Evola

 

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Capitolo 8
*** Giorno Extra: Sorpresa! ***


Giorno Extra:
Sorpresa!
 
 
 
 

Un mese dopo….

Ospedale centrale di Coruscant, pomeriggio.
 
Han e Leia erano seduti nella sala d’attesa dell’ospedale, dopo aver passato la mattinata intera là dentro per fare esami fisici di tutti i tipi a Leia: da qualche settimana si comportava in un modo un po’ insolito, si addormentava in giro sulle basi, non riusciva a dormire di notte, era un po’ più irritabile del solito.
 
Han e Luke si erano preoccupati subito per quei sintomi e entrambi desideravano che Leia si facesse vedere da un medico, per escludere qualcosa di grave.
 
Lei non ne volveva sapere, pensava che si trattasse solo di qualcosa di temporaneo, dovuto ad un periodo un po’ stressante. Tuttavia, alla fine, Luke era riuscito a convincere Leia a farsi visitare, ed Han aveva voluto accompagnarla da solo.
 
“Non posso credere che abbiamo preso una mattinata intera per sentirci dire che sto bene e sono solo un po’ stanca” disse Leia, con sguardo irritato, a braccia conserte e gambe accavallate.
 
“Almeno avremo sentito direttamente da un medico che non hai nulla” rispose Han con tono paziente.
 
“Così sia io che Luke possiamo stare tranquilli, anche se non penso che sia un ‘niente’”.
 
“Sto bene, Han” disse ancora lei, con tono paziente, guardandolo “Sarà solo un po’ di stress. Sai, la ribellione da una parte, la nuova repubblica dall’atra, il matrimonio da organizzare… sarà solo un po’ di stress, visto che fra sei mesi ci sposiamo”.
 
“Beh, almeno se ti devo sposare fra sei mesi, lo voglio fare mentre tu sei viva” disse Han ironico. 
 
Leia alzò gli occhi al cielo, mentre lui rideva.
 
“Comunque” continuò Han, smettendo di ridere “Non so come ha fatto Luke a convincerti a farti visitare da un dottore”.
 
“Di certo non contro la mia volontà” lo guardò con aria torva.
 
Han si sentì offeso ed esclamò: “Io non ti ho portato dal dottore contro la tua volontà!”.
 
“Mi ero addormentata in una sala della base su Hot e mi sono svegliata dentro al Falcon, mentre tu stavi atterrando su questo pianeta!” rispose, guardandolo irritata.
 
“Ma almeno ti ho portato indietro su Hot e non ti ho trascinata allo ospedale!” rispose con lo stesso tono “E poi, ti avevo detto che ti avrei portato dal dottore su Coruscant, ma stavi dormendo”.
 
Leia sopirò con aria paziente e si girò dall’altra parte.
 
Due minuti dopo…
 
Dalla porta davanti a loro uscì il medico umano, un giovane uomo con il camice bianco, che disse, sorridendo: “Senatrice Organa, generale Solo, ho visto i risultati e mi scuso per avervi fatto attenere”.
 
“Nessun problema, dottore” rispose Leia, con tono gentile, alzandosi. Dunque entrambi seguirono il medico ed entrarono nel suo studio.
 
Si sedettero vicini, davanti alla scrivania del dottore.
 
“Bene, ho letto i vostri esami, senatrice, ho due buone notizie” disse il medico, sedendosi alla sua scrivania e sorridendo.
 
“Ah, nessuna cattiva notizia?” domandò Han, con tono ironico ma perplesso.
  
“Questa volta, le assicuro che non c’è nessuna cattiva notizia”.
 
Han era sospettoso, di solito era abituato a ricevere una buona notizia e una brutta, ed era stano, per lui, sentire due buone notizie.
 
Leia, invece, aveva lo sguardo serio e chiese con tono gentile: “Quali sono queste buone notizie?”.
 
“La prima è che lei è in buona salute, senatrice Organa” rispose il medico, sorridendo “Dai suoi risultati è risultata negativa a tutte le malattie, i suoi esami del sangue e della pressione sono nella norma, quindi, fisicamente, lei è più che in buona salute”.
 
“Allora la mia stanchezza e l’insonnia?” domandò Leia.
 
“Soprattutto qual è la seconda ‘buona’ notizia?” domandò Han, un po’ irritato. 
 
“Beh, abbiamo fatto tutti i tipi del esame del sangue, compreso quello per la gravidanza, che è risultato positivo. Per questo è così stanca, soffre di insonnia e è sempre irritata. Presto dovrebbero arrivare anche le nausee”.
 
Han e Leia si guardarono confusi per l’ultima spiegazione.
 
“Che vuol dire?” chiese Leia, un po’ intimorita.
 
“Ecco la seconda, buona notizia” disse il dottore, guardando Leia “Senatrice Leia Organa, congratulazioni, lei è incinta” continuò a sorridere.  
 
Leia aveva gli occhi spalancati e la bocca semi aperta per lo stupore. Han aveva il suo stesso sguardo e si girò verso di lei senza sapere bene cosa dire.
 
Il dottore notò che c’era un’aria tensione dopo la notizia, ma mantenne il sorriso, aspettando una reazione da parte dei due.
 
“Sono… sono incinta?” domandò Leia, incredula.
 
“Sì, di un mese, ma non si preoccupi, come ho già detto, Leia, lei è in ottima salute”.
 
Lei guardò in basso con aria decisamente preoccupata. Han lo notò, così si girò verso il medico e domandò: “Ne è sicuro?”.
 
“Beh, sicuro al 100%. I nostri esami non sbagliano mai”.
 
Han non ci voleva credere, sperava che fosse solo un sogno e che non fosse vero.
 
“Quindi… vuol dire che c’è un bambino che crescerà dentro di lei e che un giorno nascerà?” chiese, incredulo.
 
“Beh… non un ‘giorno’, generale Solo, fra otto mesi, visto che è già al primo mese” Spiegò il medico, cercando di mantenere la calma.
 
Han e Leia non volevano credere a ciò che il medico aveva detto loro e guardavano entrambi in basso.
 
Mentre il Dottore spiegò che poteva prescrivere a Leia dei metodi naturali per l’insonnia e le nausee.
 
Ma Han si sentiva soffocato, così si alzò, si scusò e uscì. Leia lo seguì immediatamente, con lo sguardo pieno di preoccupazione. 
 
“Immagino che non fosse una gravidanza programmata” disse il dottore, con lo sguardo basso, cercando di essere amichevole.
 
Lei si girò verso di lui, dicendo, a testa bassa: “Non era nemmeno mai stata pensata”.
 
Il medico capì e le disse, con tono ironico: “Non si preoccupi, è normale che il padre o la madre all’inizio non accettino l’idea di aspettare un figlio, ma si fidi, prima o poi lo fanno sempre” fece un piccolo sorriso rassicurante.
 
Leia lo ricambiò, anche se era preoccupata per la situazione e per Han.
 
Sul Falcon…
 
Han era seduto sul tavolo da gioco, bevendo del vino rosso Coleriano.
 
Stava per diventare padre. Padre, lui? Non ci voleva credere. Come era possibile che proprio lui stava per diventare padre? Ingoiò tutto in un sorso il bicchiere di un vino.
 
“Han” sentì una voce familiare che lo chiamava, si girò e vide Leia con lo sguardo in basso e serio.
 
“Ehi…” disse Han, ritornando a guardare il tavolo da gioco “Come… come ti senti?” chiese con tono un po’ impacciato. 
 
“Bene” rispose lei, sedendosi di fronte a lui, con i gomiti sopra il tavolo e le mani sulle guance.
 
“Il dottore mi ha prescritto degli integratori naturali per le nausee e l’insonnia e ogni mese dobbiamo andare da lui per i controlli”.
 
“Bene…”.
 
Rimasero in silenzio. Nessuno dei due si sarebbe aspettato una notizia così svolgente.
 
Si aspettavano di tutto, ma non che stessero aspettando un figlio, quello decisamente no. Si dovevano ancora sposare e non avevano mai pensato o parlato di diventare dei genitori.
 
“Sai? Mi aspettavo che quando mi ha detto che sono ‘incinta’ pensavo che saresti scappato via fino al pianeta più isolato dell’universo” disse Leia, con tono sarcastico.
 
“Beh, ti offenderesti se ti dicessi che ci ho pensato per un secondo?”.
 
“No, anzi, io lo avrei fatto” fece una piccola risata.
 
Han fece un breve sorriso, che si spense subito e calò di nuovo il silenzio. Non sapeva che cosa dire, ma di certo avrebbero affrontato, come sempre, la situazione.
 
Così decise di alzare lo sguardo, la osservò a lungo e disse, con tono serio: “Leia, ascolta, lo so, è una notizia che ci ha un po’ sconvolti, ma lo affronteremo! Come abbiamo sempre fatto! Insomma, abbiamo distrutto l’impero! Potremo…”.
 
“Santo cielo, Han!” lo interruppe lei, guardandolo negli occhi con sguardo arrabbiato e voce agitata. 
 
Han rimase quasi scioccato, non era la prima volta che urlava contro di lui, anzi, si erano conosciuti così. Tuttavia, così arrabbiata, con uno sguardo di fuoco, non l’aveva mai vista.
 
“Non si tratta di una missione o di una questione diplomatica! Qui si tratta di avere un figlio! Vuol dire di essere responsabili di un essere vivente per tutta la nostra vita! Dobbiamo crescerlo, insegnargli le basi della vita, a volte falliremo e un giorno ci urlerà che ci odierà! E… e…” cominciò a singhiozzare, mettendosi le mani in faccia e continuando a piangere.
 
Han si preoccupò, si avvicinò a lei e le disse: “Leia...”.
 
“Non sono ponta per questo, Han!” disse tra i singhiozzi.
 
Han era incredulo da quella scena: la leader della Ribellione che aveva tenuto a testa alta tutto il comando, con fierezza e durezza, stava piangendo, dicendo che non era ponta ad affrontare una cosa così importante.
 
 Era una cosa così surreale. Sapeva che aveva un lato umano, ma non si aspettava mai che potesse piangere in maniera così disperata.
 
“Non mi hanno mai insegnato a diventare madre!” alzò lo sguardo, con gli occhi lucidi e le guance rigate dalle lacrime.
 
“Mi hanno insegnato ad essere una principessa, una senatrice, una guerriera e una leader forte, ma con la speranza dentro di essere una futura e degna regina” fece un piccolo sorriso malinconico, che si spense quasi subito “Ma non mi hanno mai detto che sarei stata una madre! Nessuno mi ha mai detto che avrei dovuto fare un figlio. E… non so se sono ponta!” continuò a piangere.
 
Han capì il suo discorso, in fondo non avevano mia parlato di avere un figlio, nemmeno lui era proto di essere un padre.
 
Ma doveva essere forte, almeno per entrambi, mise un braccio introno alle sue spalle e le disse, con tono rassicurante: “Ascoltami, so che questa notizia ci ha sconvolti, ma se dobbiamo pensare a tutti i momenti e a tutte le notizie che abbiamo ricevuto, non è quella più drammatica. Certo, è una grossa responsabilità, ma la affronteremo insieme”.    
 
Leia lo guardò con aria inespressiva, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e tirò su il naso.
 
“Poi, ormai aspettiamo un bambino, non possiamo farci niente” aggiunse Han.
 
“Beh…” disse Leia, con gli occhi bassi.
 
Han la guardò con aria un po’ sospetta e la ascoltò: “Il dottore mi ha detto che conosce uno specialista che può togliere questo ‘problema’ in un attimo…” disse con gli occhi tristi.
 
Lui all’Inzino non capì, ma, quando ci arrivò, esclamò indignato: “Non lo farai!”.
 
Leia alzò lo sguardo verso di lui, con l’aria di sentirsi molto in colpa.
 
“Non voglio che tu faccia una cosa nel genere! È una cosa sbagliata e andrebbe fuori dai i tuoi ideali! Non voglio che tu un giorno possa pentirti di questa scelta!” disse Han sincero e un po’ arrabbiato da quella proposta.
 
“Allora, tu vuoi questo bambino?” chiese Leia, seriamente.
 
Han ci pensò e alla fine disse convinto: “Sì, voglio questo bambino e voglio crescerlo insieme a te” poco dopo gli venne un dubbio e chiese, un po’ intimorito: “Tu non lo vuoi?” era preoccupato per la risposta che Leia avrebbe potuto dargli.
 
Lei lo guardò negli occhi, dicendo: “Sì, lo voglio. Solo che ho paura. E se fossi una pessima madre?” una lacrima le scese lungo una guancia.
Han era confuso dal discorso di Leia.
 
“Insomma… come so se potrò essere una brava madre? La gente mi ha sempre visto che una leader” lo guardò preoccupata.
 
“Leia, tu sarai un’ottima madre” la rassicurò Han, con tono sincero.
 
Lei lo guardò aria sorpresa e lo ascoltò.
 
“So che dietro alla leader c’è una persona dolce, sensibile, buona e con tanto affetto da dare. Basta vedere quanto tieni a Luke, quanto gli vuoi bene, anche quando non sapevi che eravate fratelli”.
 
“Se è per questo, mi stavo innamorando di te” aggiunse lei, sorridendo, poi rise. 
 
Anche Han rise, ma continuò: “Insegneresti a nostro figlio tante cose giuste e gli daresti una grandissima conoscenza. Forse sarai un po’ severa, ma giusta.  Soprattutto, gli o le darai tanto amore fino a soffocarlo di baci”.
 
Leia rise per le sue parole di conforto e si sentiva meglio.
 
“Forse… io dovrei avere più paura…” disse Han, guardando in basso, con tono serio.
 
Lei lo guardò confusa.
 
“Insomma, che cosa potrei insegnare io ad un figlio? Tu sei stata cresciuta in un ambiente agiato, con un’ottima istruzione e con dei genitori che ti volevano bene. Mentre io?” la guardò.
 
Leia capì che cosa voleva dire e ascoltò.
 
“Sono stato abbandonato e sono cresciuto da solo in un ambiente pieno di criminali e tizi dai grilletti facili, con regole e codici morali tutti miei e molto discutibili. Che cosa potrei mai insegnare di buono a un bambino?” aveva lo sguardo preoccupato, credeva davvero che sarebbe potuto essere un pessimo padre.   
 
“Tutto quello che hai” rispose Leia con tono dolce, mettendo la mano sopra alla sua.
 
Han alzò lo sguardo e la guardò negli occhi.
 
“Gli insegnerai come affrontare i problemi senza scappare. Gli insegnerai il valore del lavoro di squadra, a essere leale, che una persona può cambiare vita, che a volte le persone non sono quello che sembrano e gli insegnerai che se si tiene veramente ad una persona, a volte dobbiamo lasciarla andare per vederla felice” fece un sorriso.
 
Han pensò all’ultima frase e si ricordò di quella volta su Endor, quando aveva chiesto a Leia se amasse Luke e che era disposto a rinunciare a lei per la sua felicità.
Si sentì rassicurato dopo quelle frasi e si convisse che forse non sarebbe stato un padre così terribile.
 
“In più,” continuò Leia “Tu e Chewbe gli racconterete tutte le vostre avventure e sarà affascinato”.
 
“Poi, ti immagini quando ci chiederà di come ci siamo conosciuti?” aggiunse Leia, ironica.
 
Han rise, dicendo: “Sì, e gli dirò la verità, ovvero: ‘ho conosciuto tua madre insieme a tuo zio in una base spaziale della Morte Nera, dove ha cominciato a comandare e darmi ordini, mentre io ero indeciso se ucciderla’.” risero insieme.
 
Leia e Han si strinsero la mano sopra al tavolo, con aria più serena. Era strano: fino a poco prima erano devastati dalla notizia, mentre in quel momento avevano accettato la cosa ed erano più sereni, grazie al conforto reciproco che si erano donati.
 
“Ma ci sposeremo lo stesso?” domandò Han.
 
“Certamente” rispose Leia “Anzi, dovremmo anticipare tutto fra tre mesi a partire da adesso”.
 
Han la guardò con aria confusa: “Perché?”.
 
“Perché ho saputo che non dovremo dire nulla a nessuno della gravidanza prima dei tre mesi, altrimenti porta sfortuna” spiegò Leia.
 
Han rimase un po’ confuso, ma disse: “Va bene, non diremo a nessuno che siamo incinti prima dei tre mesi, ci sposeremo prima e faremo una luuunga luna di miele” fece un sorriso ironico.
 
Leia rise e poi aggiunse: “Poi, ho già il vestito, se lo metto fra sei mesi con il pancione, somiglierò a una bantha incita e non mi farebbe giustizia” continuò a ridere.
 
Han rise insieme a lei, dicendo con tono dolce: “Ma anche se fossi più grassa di una bantha, ti troverei sempre bellissima”.
 
Leia rimase stupita e intenerita dalla sua frase: “Quindi, mi amerai quando sarò una vecchia signoria, bassa, grassa e acida?” domandò, sorridendo.
 
“Ma certo” Rispose Han, ricambiando il sorriso: “E tu mi amerai quando sarò un vecchio, brutto, scorbutico e il Falcon sarà veramente un pezzo di ferraglia?”.
 
“Certo, canaglia che non sei altro” rispose ironica, guardandolo con aria sfida.
 
“Principessa altezzosa dei miei stivali” si guardarono ancora con aria di sfida, ma poi risero e si bacarono.
 
Leia si sdraiò sul divanetto, appoggiandosi sul corpo di Han, mentre lui le posò dolcemente il mento della sua testa, stringendo le mani con aria serena.
 
“Ma come spiegheremo a tutti che ci vogliamo sposare prima?”.
 
“Mi inventerò qualcosa, tipo che è più conveniente sposarci prima che dopo”.
 
“Oppure possiamo dire che abbiamo fretta di sposarci per fare la luna di miele il più fretta possibile” aggiunse ironico e risero.
 
 “Tu, invece, vuoi veramente tenere la gravidanza segreta per tre mesi?” domandò, questa volta serio.
 
“Sì, Han. Non è solo perché ‘porta sfortuna’. Non voglio sentire frasi o sentirmi dire che non dovrei fare questo o quest’atro perché sono in ‘in stato interessante’; non voglio nemmeno che tutti si comportino in un modo diverso solo per questo. Finché non si vedrà il pancione, non diremo nulla” spiegò Leia.
 
“Ma Luke non sentirà la…’presenza’ Jedi del bambino?” chiese Han, confuso.
 
Leia ci pensò, con gli occhi guardò il suo ventre dove Han aveva posato entrambe le mani.
 
“Beh, o farà finte di niente, o questo piccolo essere ci aiuterà nel nostro piano” sorrise e mise la mano intorno a quelle di Han.
 
Rimasero entrambi in silenzio, godendosi quel momento di serenità.
 
“Sai che cosa ho pensato dopo questa notizia?” domandò Han.
 
“Cosa?”.
 
“Secondo te, dove lo abbiamo concepito?”.
 
“Han!” disse Leia, ridendo per la domanda.
 
“Insomma, sei incinta da un mese… probamente durante la nostra settimana su Naboo, forse il primo giorno oppure il quarto giorno… o dopo il ballo della Luna, festeggiando come i Gungan…” disse con tono ironico e un sorriso sfacciato, portando un po’ di allegria dopo tutti i momenti drammatici di poco prima. Infatti, era contento di sentire Leia ridere.
 
“Oppure, qui su questo divanetto” disse ancora.  
 
“Sei un idiota” rispose Leia, ridendo.
 
“Lo so”.
 
Si guardarono sorridendo, si bacarono in un modo dolce e lento, quando si staccarono, posarono l’uno la propria fronte su quella dell’altra e si guardarono con amore per qualche istante.
 
“Ti amo, Han”.
 
“Anche io, Leia”.

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Note:
SOPRESA! :D

Un capitolo a sopresa
dopo la fine della mia terza prova!
Ed ecco la fine di questa raccolta.
Spero che vi piacciatuo questa raccorta
perchè io mi sono diverita ad scriverla!
E non sarà l'utima stroia su Han e Leia.
Anzi, dopo la fine dei esami, vi poterò una
storia un pò arracione e creando una serie! ;)
Buona inizoo settimana!
Evola.
P.s
Sì, il bambino è Ben Solo. 

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