Baratro

di Leili1988
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Sono sull’orlo del baratro.
Ci cammino, come un equilibrista sospeso su un filo. Basterebbe un semplice alito di vento per farmi precipitare definitivamente nell’abisso.
Mai in vita mia sono arrivata fino a questo punto. Nonostante il dolore e la sofferenza, ho sempre trovato un appiglio: l’odio, il desiderio di vendetta, persino la speranza.
Ma ora non ho più nulla.
Sono un ammasso di carne e ossa che si trascinava in giro, senza un posto nel mondo, senza uno scopo. Sento di aver esaurito le forze in tutte quelle vane battaglie, rimanendo con un pugno di mosche in mano.
Sono stanca.
E sola.
Daniel mi è stato prematuramente strappato via da mia madre. L’immagine del suo cuore sbriciolato con malvagità dalla donna che mi ha dato la vita, mi tormenta ancora, negli incubi delle notti più dure.
Robin, l’unico che avrebbe potuto lenire in parte le mie sofferenze, si è sacrificato per salvarmi. È stato un dono estremo il suo, un’immensa dimostrazione d’amore, e io mi sento in colpa. I miei sentimenti nei suoi confronti non sono mai stati così forti, così nobili. Certo, provavo un profondo affetto per lui, ma rappresentava pur sempre un ripiego.
Il mio cuore appartiene a un’altra persona. I suoi lunghi capelli biondi, i suoi determinati occhi chiari, la sua mano sempre pronta a sostenermi, sono ormai divenuti l’ennesima amara tortura e, l’imminente suo matrimonio, il colpo di grazia. Sentire quella notizia ha mandato definitivamente in frantumi la mia persona, già piena di crepe.
«Emma!» - sussurro nel silenzio di quest’immensa casa vuota, mentre le lacrime mi rigano il volto.
Neppure Henry, ormai maggiorenne, è più al mio fianco. Si è trasferito un paio di mesi fa per iniziare la sua convivenza con Violet. Ne ricerco la presenza nella sua vecchia stanza, ma una volta lì il senso di vuoto, si amplifica ulteriormente.
Continuo a ripetermi che è giusto così, che è grande ormai. Deve farsi una vita propria, essere felice. Ma negli ultimi mesi, è stata proprio la sua presenza a permettermi di rimanere aggrappata alla vita. E ora che anche lui mi ha lasciata, non ho più uno scopo.
Inizio a girovagare nel buio di questa lussuosa casa, tanto grade quanto fredda.
Un pensiero sempre più invasivo, una decisione ormai definitiva.
Mi concedo un lungo bagno rilassante, versando oli raffinati nell’acqua e lasciandomi cullare dalla deliziosa sensazione di tepore. Acconcio i capelli con cura e mi trucco di tutto punto.
Mi reco in camera da letto, indosso un elegante intimo di pizzo nero e un pregiato abito di seta rosso mai sfoggiato prima d’ora.
Scendo quindi in cantina e cerco la bottiglia di vino rosso d’annata, quella che conservo da anni per le occasioni speciali. Verso la bevanda rosso rubino nel calice di cristallo e aggiungo l’intera fialetta di veleno di vipera di Agrabah che da giorni conservo in casa.
Inserisco nello stereo il mio cd di musica classica preferito, deliziandomi per l’ultima volta di quei suoni armoniosi e mi accomodo sul divano. Chiudo gli occhi, per godermi a fondo questo momento.
Pace, finalmente troverò la pace!
Niente più sofferenza, niente più lacrime, niente di niente.
Non provo paura, ma solo sollievo a questo pensiero.
Afferro il calice e lo ruoto un paio di volte, osservando il colore del vino e il suo profumo, per poi avvicinarlo alla bocca. 

______________

N.d.A: è un inizio un po' forte, me ne rendo conto, ma mi sono sempre chiesta come possa sentirsi Regina nel vedere sfumare ogni tentativo di essere felice. Da qui lo spunto per scrivere questa breve fanfiction (avrà al massimo 3-4 capitoli).
Sarei lieta di sapere che ne pensate! ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Il campanello trilla, facendomi trasalire.
D’istinto allontano il bicchiere dalle labbra, senza aver sorbito neppure un sorso.
Cerco di ignorare il suono sempre più insistente e l’ossessivo bussare alla porta.
Poi quella voce…
«Regina, Regina, apri! So che sei in casa!»
Dovevo aspettarmelo: chi altri poteva essere se non Emma Swan? Il suo tempismo è sempre impaccabile quando si tratta di interrompere qualcosa!
La rabbia cresce rapidamente dentro di me. È stupido, ma sono furiosa con lei perché mi ha abbandonata, perché non può ricambiare i miei sentimenti. È come tutti gli altri!
«Sparisci, Swan! Ho da fare!»
«Ti prego, è importante! Ti ruberò solo un istante…»
Quell’apprensione nella sua voce fa sobbalzare il mio cuore.
«Henry sta bene?»

 
*               *               *

Mi appoggio alla porta in cerca di sostegno.
Non è di certo il momento più indicato per una visita, vista l’ora tarda, ma quell’incubo mi ha lasciato un senso d’angoscia tale da non poter fare a meno di verificare che sia tutto in ordine.
È stato tutto talmente vivido e reale… il corpo esanime di Regina steso sul divano del salotto, la sensazione dell’assenza di polso sotto le mie dita, il suo corpo gelido e immobile.
Mi sono svegliata così, nel cuore della notte, col cuore in gola e madida di sudore.
Non ci ho pensato neppure un istante e mi sono materializzata sotto questo portico.
«Henry sta bene, non preoccuparti… Ho solo bisogno di parlarti!»
Nessun rumore.
Regina sta valutando se aprirmi o meno.
«Lo so che può sembrarti stupido, ma…» - sospiro - «Ho fatto un brutto sogno e volevo accertarmi che tu stessi bene…»
«Sto bene, Emma! Torna a dormire!»
«Posso entrare solo un istante, per favore? Ho bisogno di togliermi quell’immagine tremenda dalla testa…»
«Oh andiamo, Emma! Non fare la ragazzina cocciuta!»
«Se è tutto a posto perché non mi apri? Non me ne andrò lo sai, mi materializzerei lì dentro piuttosto!»
Finalmente la porta si apre.
«Ecco fatto, ora puoi andare!»
Vederla non è sufficiente, devo sentire il tempore del suo corpo, il battito del suo cuore. La afferro per il polso e la attiro a me con foga, stringendola forte tra le braccia. Sento il suo corpo, dapprima teso, rilassarsi a quest’inatteso contatto.
«Grazie al cielo, sei viva!»
Regina non risponde. Mi guarda intimorita, come colta sul fatto mentre commette un delitto. Solo allora noto come è vestita, il bicchiere sul tavolino del salotto, la musica.
Rabbrividisco.
Tutto è come nel mio incubo, ogni minimo dettaglio!
In un istante nella mia mente si insinua un dubbio e il sangue mi si gela nelle vene. Possibile che Regina sia arrivata al punto di farla finita?
Cerco di non far trapelare nulla e mi fingo rilassata. Di certo se le ponessi la domanda in maniera diretta, si metterebbe sulla difensiva, negando categoricamente. Ma in questo modo non potrei aiutarla.
«Wow, io mi preoccupavo e invece te la stai spassando!» - mi accomodo sul divano, afferrando il calice di vino rosso - «Sembra buono… Ti dispiace se te ne rubo un bicchiere?»
«NO!»
Regina scaglia il calice lontano da me, facendolo frantumare contro la parete.
Proprio come immaginavo: c’è qualcosa che non va.
«Scusami! Quel bicchiere era scheggiato… Ti saresti potuta ferire… Aspetta, te ne prendo un altro!»
Tenta goffamente di giustificarsi Regina, recandosi in cucina per prendere dei nuovi bicchieri.
Mentre io cerco affannosamente le parole più giuste da rivolgerle, lei è di ritorno. Versa il vino e me lo porge.
«Probabilmente mi crederai pazza per il modo in cui sono piombata qui…» - le stringo una mano tra le mie - «Ma ho sognato ti saresti tolta la vita e che ti avrei trovata morta… e non c’è incubo peggiore che potessi fare! Ne morirei se succedesse davvero!»
Gli occhi di Regina diventano lucidi a queste parole e alcune lacrime capitombolano giù. Cerca di nascondersi voltando il viso dalla parte opposta, ma glielo impedisco, tenendola per il mento.
«È tutto ok, Regina!» - le asciugo le lacrime, mentre il cuore mi si frantuma nel petto - «Non devi nasconderti con me… non ti giudicherei mai! Promettimi solo che mi chiederesti aiuto, qualora ne avessi bisogno!»
Il labbro inferiore di Regina trema leggermente. È chiaro, sta per crollare.
«Era una premonizione, Emma!» - riesce a biascicare tra un singhiozzo e l’altro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Mi vergogno troppo per guardarla negli occhi dopo la mia confessione.
Cosa penserà ora di me? Che sono una codarda? Una debole? Un’egoista?
Non dice nulla.
Si limita a stringermi forte contro il suo petto, permettendomi di sfogare su di lei tutta la rabbia e la tristezza che hanno soffocato la mia voglia di vivere.
«Perdonami, Regina! Non sono stata capace di dimostrarti quanto sei preziosa per me! Ma rimedierò, te lo prometto! Dammi solo l’occasione per provarci… non ti arrendere ora, ti prego! Non mi lasciare!»
Sollevo lo sguardo verso di lei e mi rendo conto che sta piangendo a sua volta, in silenzio.
«Oh Emma!»
Le bacio le guance, la fronte, gli occhi tentando di consolarla. Ma lei mi ferma.
«No, Regina! È giusto che io soffra, come ho fatto soffrire te! Sono stata una vigliacca… ti ho fatto credere di essere innamorata di Killian perché era più facile… più facile che affrontare la verità! Più facile di confessarti l’amore che provo per te! Ti ho abbandonata! È solo colpa mia se sei arrivata a questo punto! Dovresti prendermi a sberle, odiarmi!»
Il respiro viene a mancarmi. Ho capito bene? Emma è innamorata di me?
«Ti amo troppo per odiarti!»
Emma mi guarda negli occhi.
La determinazione torna a dipingersi sui suoi lineamenti e mi bacia con disperazione, quasi come se le sue labbra rappresentino l’unico mezzo per tenermi ancorata alla vita.
Ricambio quel bacio con altrettanto trasporto, lasciando che mi morda le labbra, mentre le nostre lacrime si mischiano.
«Ti amo! Perdonami! Non permetterò più che tu ti senta sola! Non provarci mai più!»
Continua a ripetere tra un bacio e l’altro. Ogni contatto diventa sempre più spinto, più carnale. Dobbiamo scacciare via l’alone di morte da cui siamo circondate, necessitiamo sentirci vive.
Ben presto ci ritroviamo nude, l’una sull’altra, a fare l’amore.
Bruciamo ogni grammo di energia, tentando di recuperare tutto il tempo perso, fino a crollare esauste sul divano.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


La luce dei primi raggi di sole mi sveglia.
Per un attimo ho il timore di aver sognato tutto, ma il dolce peso del corpo morbido adagiato sul mio, mi tranquillizza.
Apro gli occhi e ammiro la bellezza del fisico nudo di Regina, disteso sul mio. La luce mette in risalto le sue forme e il colore olivastro della sua pelle.
Deposito un delicato bacio tra i suoi capelli e li accarezzo. Non voglio svegliarla, ma la tentazione di toccarla è troppo forte.
In risposta a quelle carezze, si accoccola meglio nell’incavo del mio collo, quasi a volermi agevolare il compito. Il suo viso, disteso e sereno, è totalmente diverso rispetto alla notte appena trascorsa.
Tiro un sospiro di sollievo.
Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non avessi avuto quella tremenda visione!
Mai, mai prima d’ora sono stata così grata al destino di essere la Salvatrice e di avere la magia.
Un dubbio atroce tormenta però la mia mente. Sarà sufficiente il mio amore per restituire a Regina la voglia di vivere?
Due occhi color cioccolato si schiudono lentamente, rispecchiandosi nei miei. Un sorriso illumina quel volto, rendendolo, se possibile, ancora più bello.
«Buongiorno!» - sussurra stringendosi maggiormente a me.
Le accarezzo la guancia e le deposito un tenero bacio sulle labbra.
«Buongiorno a te!»
«Sono felice che tu sia qui!»
«Non c’è altro posto dove desidererei essere! Ci ho messo tanto a capirlo, ma il mio posto è accanto a te… Quindi rassegnati all’idea: non ti lascerò un attimo di respiro!»
«Non esiste rassegnazione più dolce! Mi basta averti accanto per sentirmi felice, viva!»
«Allora posso stare tranquilla?»
«Sì, Emma! L’incidente di ieri sera non si ripeterà più! È stato un errore…»
«Bene, perché mi dispiacerebbe doverti seguire negli inferi… Questo divano è molto più confortevole!»
Cerco di sdrammatizzare, capendo che ora la situazione è più rilassata. Certo questo non mi impedirà di approfondire l’argomento o proporle di parlarne con il Archie, ma non ora.
Regina sorride e fa un cenno di assenso con il capo.
Il mio stomaco brontola sonoramente, rovinando la magia del momento.
«Forse è il caso che ti prepari la colazione!» - esclama Regina ridendo, mentre tenta di alzarsi.
«Aspetta!» - le ordino tirandola per un braccio e facendola ricadere su di me - «La colazione può attendere… prima le coccole del buongiorno!»
Regina mi bacia divertita, godendosi le mie carezze sulla sua pelle morbida.
La guardo negli occhi e mi rendo conto di come, a volte, basti un po’ di amore per salvare una vita, anzi due.

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