Scenette divine di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Ade e Persefone ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Persefone e Ade ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Ares e Apollo ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Non voglio perdermi niente ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Non essere gelosa ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Frenesia dionisiaca ***
Capitolo 7: *** Cap.7 L'irrequietezza di Hermes ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Rimpianto divino ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Il melograno di Ade ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Sfide tra guerrieri ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Persefone ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Graikos ***
Capitolo 13: *** L’eterna attesa di Ade ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Ade e Persefone ***
sapore di sangue
Ringrazio anche solo chi
legge.
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II:
Prompt: Bianco
Cap.1 Ade e Persefone
“Non mi
aspettavo di vedere
qualcosa di bianco in questo
posto” sussurrò la signora degl’inferi.
Smise di passeggiare, curvandosi in
avanti, mentre il marito le si affiancava.
Ade le mise una ciocca di
capelli rossi dietro l’orecchio,
utilizzando le dita ossute. Seguì lo sguardo della giovane
moglie e vide delle
foglie di un bianco luminoso spuntare da dietro una roccia.
“Non vi piace il
nero?” domandò. Persefone negò con il
capo
e prese la mano del consorte nella propria.
“Adoro tutto nel
vostro
regno perché è con voi. Il perlato
quasi trasparente delle anime, il blu delle fiamme che illuminano le
grotte, il
nero delle vostre vesti e l’oro dei vostri occhi, per non
parlare del rosso dei
melograni” spiegò. Ade le cinse il braccio intorno
alle spalle.
“Allora
perché
il bianco è un colore che vi ricorda il mondo esterno e
vostra madre?” le domandò. Persefone si
lasciò cullare sul petto della
divinità dei morti.
“No, ma
perché
è un colore che mi ricorda voi, la vostra
pelle quando siete ignudo e solo mio” rispose. Ade
avvampò e si morse un
labbro.
“Quel bianco
è
emanato dalle felci degl’inferi” spiegò.
Persefone sciolse l’abbraccio, si voltò, si mise
sulle punte dei piedi e
avvicinò le sue labbra all’orecchio di lui.
“Allora, una di
queste
notti, dovreste presentarvi solo
vestito di esse” propose. Ade deglutì
rumorosamente a vuoto un paio di volte.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Persefone e Ade ***
sapore di sangue
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta per Angela.
Cap.2 Persefone e Ade
“Si
sta avvicinando la primavera. Presto tua madre ti
vorrà nuovamente accanto a sé”
sussurrò Ade. Prese un fiore candido che
decorava i capelli rosso sangue della giovane. I petali carnosi si
annerirono,
seccandosi e precipitarono al suolo, trasformandosi in polvere.
Si
udivano i lamenti dei morti e l’abbaiare di Cerbero
in lontananza.
Persefone
si appoggiò con i gomiti al bracciolo del
trono di ossidiana del dio dei morti.
“Tornerò
presto. Sono solo sei mesi” sussurrò. Vide le
iridi dorate di Ade diventare liquide e gli accarezzò la
guancia gelida con le
dita affusolate. Lui le prese la mano con la propria, dalle dita
ossute. I
resti del fiore, trasformato in polvere, gli volteggiarono intorno al
viso.
“Il
mondo tornerà a sorridere e tua madre porterà
gioia e calore tra i mortali. Ed in fondo è giusto
così, che qui regnino morte,
dolore e sofferenza, ma…” sussurrò Ade.
Assottigliò gli occhi. Persefone si
mise in ginocchio sulle gambe di lui, si cambiò di posizione
e gli si accomodò
in braccio.
“…
senza di te, gl’inferi perdono la loro regina ed io
il motivo della mia esistenza”. Concluse Ade. Persefone gli
prese il viso tra
le mani e lo baciò, le labbra di lui erano fredde. Si
appoggiò contro il petto
del suo sposo, sentendo il metallo della sua armatura. Il petto
muscoloso di
Ade si alzava e abbassava sotto di essa.
“La
tua regina, mio signore, tornerà sempre da te. Lo
giuro” promise Persefone.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Ares e Apollo ***
sapore di sangue
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta per Luana.
Cap.3 Ares e Apollo
Ares
conficcò la lancia nella fessura tra due
mattonelle di marmo, scheggiandole.
“Se
non smetti di suonare quella fottuta lira, te la
faccio in pezzi ed i resti te li ficco su per il culo!”
gridò. Il sangue
rappreso gli ricopriva il corpo muscoloso e il viso. I capelli castano
scuro
gli ricadevano arruffati, sporchi di terra e sudore, ai lati del volto
abbronzato.
Apollo
inarcò un sopracciglio dorato. Accavallò le
gambe nivee, spostando leggermente il drappo candido che gli avvolgeva
le
nudità, lasciandogli scoperto il resto del corpo. La sua
pelle lattea brillava
illuminata dai raggi del sole e i suoi lunghi capelli dorati gli
ondeggiavano
in morbidi boccoli ai lati del viso. Si appoggiò la lira
sulle ginocchia e
batté le palpebre, facendo ondeggiare le lunghe ciglia nere.
“Le
mie frecce uccidono molti mortali, riesco a
sovvertire le sorti delle guerre che ti piace tanto scatenare con le
mie
epidemie, eppure non per questo ho bisogno di ostentare la mia
virilità”
ribatté. Socchiuse le labbra rosee.
“La
tua virilità?! Ti ricordi di essere un maschio
solo quando devi scoparti delle ninfe o quei ragazzetti più
docili di una
femmina!” sbraitò Ares. Ghignò e
mostrò i denti candidi.
“Tu
non hai idea di come è fatto un vero uomo!”
gridò.
Si tolse l’elmo e lo gettò a terra. Apollo si
piegò, adagiò la lira sul
pavimento e si alzò in piedi. Lo raggiunse e gli
infilò la mano nei pantaloni.
Ares sgranò gli occhi.
“Era
un invito?” lo sfidò Apollo. Ares
avvampò e
deglutì a vuoto, lo afferrò per il collo.
“Almeno
così cesserai di rompermi i cazzo di timpani”
sibilò. Chiuse gli occhi e lo baciò, Apollo
ricambiò il bacio.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Non voglio perdermi niente ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Ho
preso da qui alcune informazioni:
http://www.treccani.it/enciclopedia/letto_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/.
Scritta
sul I don't wanna miss a thing degli Aerosmith.
Ade/Persefone.
Don't
want to close my eyes
I
don't want to fall asleep
'Cause
I'd miss you baby
Il
petto di Persefone si alzava e si abbassava regolare, la donna aveva
una
mano adagiata tra i seni, la sua figura era cinta dai teli candidi del
talamo.
Era di metallo, mentre il triclino su cui era steso su un fianco Ade,
intento a
fissarla, era d’avorio. La superficie candida, del medesimo
colore della pelle
del dio, era illuminata dai fuochi blu delle torce. Ade socchiuse gli
occhi,
vedendo la sua sposa sorridere nel sonno. Allungò una mano
dalle dita smagrite,
raccogliendo uno dei teli che la donna aveva fatto cadere per terra e
la coprì.
<
Tu mi plachi e mi fai adagiare in una dolce resa.
Trascorrerò in essa
la mia intera eternit al tuo fianco > pensò. Si
deterse le labbra, sentiva
il brusio di urla provenire da fuori delle stanze nuziali.
Piegò di lato il
capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli argentei.
<
Bambina mia, non posso odiare mio fratello Zeus se penso che mi ha
permesso d’incontrarti. Mi chiedo cosa sogni, se vorresti
essere libera. Tra il
sogno e la morte c’è così poca
differenza, in entrambi i casi si è stesi in un
letto > pensò. Si mise seduto e si alzò in
piedi, appoggiò i suoi piedi nudi
sul pavimento di cristallo nero. Si accomodò seduto accanto
a Persefone, aguzzò
l’udito per sentire il suo respiro mischiato al rumore del
battito cardiaco
della donna. Le sfiorò una ciocca di capelli vermigli con la
punta delle dita.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Non essere gelosa ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=AHW2guCSOlc&index=2&list=TLGGIrHcK1Mh8ZgwNzAzMjAxNw.
Scritta per Never_Something.
Era/Zeus.
Cap.5
Non essere gelosa
“Non
ti va
di fare pace?” domandò Zeus. Era
incrociò le braccia sotto al seno prosperoso e
inarcò un sopracciglio.
“Non
vedo
proprio perché dovremmo” disse gelida. Zeus si
passò le dita nella barba. Era
accomodato sul triclino, la sua virilità era coperta da un
drappo di stoffa
candida.
“Sei
la
divinità della maternità e del matrimonio. Tra i
tuoi doveri coniugali, non c’è
perdonare questo marito e fratello minore un po’
scapestrato?” domandò. Era si
deterse le labbra piene con la lingua. Appoggiò una mano sul
fianco e sospirò
pesantemente.
“Sarei
anche
la divinità della fedeltà coniugale”
ricordò. Zeus piegò di lato il capo,
facendo ondeggiare i ricci grigi.
“E
hai
rispettato perfettamente ogni tuo dovere. Non mi hai mai
tradito” disse. Era
ticchettò con il piede sul pavimento polveroso.
“Lo
so, io
sì, ma tu sei stata sempre meravigliosa a perdonarmi. Spesso
ti sei occupata
persino dei figli di quelle unioni”. Cercò di
scusarsi Zeus.
Era
si
appoggiò le mani sui fianchi.
“Unioni
che
spesso hai portato avanti con inganni, sotterfugi, prendendo sembianze
animali.
Tanto per ricordare che in quei momenti, in te, resta molto poco di
umano”
ricordo. Zeus alzò il capo e osservò il soffitto.
Dalla cesta metallico al suo
fianco, ricolma di folgori, venivano dei crepitii elettrici.
“Non
negherò
niente di tutto questo. Semplicemente ti ricordo che io non sono mai
umano. Non
soltanto perché siamo divinità, ma
perché la mia vera forma è inguardabile e
intoccabile. Mi sento solo a pensarci” gemette. Era
corrugò la fronte e lo
raggiunse. La veste blu scuro che indossava, scivolava lungo il
pavimento di
marmo. Le code di pavone con cui era decorata ondeggiavano,
solleticandole la
pelle nuda delle spalle.
“Io
sono
veramente felice solo quando sono con te. Solo che sei sempre
così dura e la
mia carne è debole” piagnucolò Zeus.
Era
gli
afferrò il mento e gli fece alzare il capo.
“Ricordati
che in questa dimora comando io e fuori da essa, potrò anche
chiudere un
occhio. Non voglio veder piagnucolare il padre degli dei”
disse secca. Zeus le
sorrise. Era chiuse gli occhi e la baciò. Il suo sposo
ricambiò il bacio.
“In
questa dimora,
sarai più temuta di me e dei nostri fratelli Poseidone e
Ade” giurò.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Frenesia dionisiaca ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=rowMpgRi3ME.
Scritta per Never_Something.
Mi aveva scritto una Teseo/Arianna, ma l'ho trattata dopo
che lei aveva già scelto Dioniso.
Cap.6
Frenesia dionisiaca
“Senti
la
mancanza del tuo Teseo?” domandò Dioniso. Porse ad
Arianna un grappolo d’uva e
la giovane ne staccò un acino. Se lo portò alle
labbra e lo addentò.
“Lui
mi ha
abbandonato” sussurrò la ragazza. Il vento faceva
ondeggiare i suoi riccioli
biondi.
Dioniso
batté un paio di volte le palpebre. Una ciocca di colore
castano chiaro gli
finì davanti al viso femmineo, coprendogli un occhio. Le
foglie di vite che gli
decoravano la capigliatura ribelle ondeggiavano.
“Gli
ho
chiesto io di lasciarti da me. Temeva a sfidare la mia ira di
dio” ammise.
Arianna si voltò verso di lui. Con l’indice gli
accarezzò le labbra piene e gli
guardò le guance vermiglie.
“Io
pensavo
che l’amore ci unisse come un filo impossibile da
distruggere. Gli ho offerto
la diabolica vita del Minotauro e gli ho permesso di vivere. Eppure lui
mi
avrebbe lasciato essere alla stregua delle tue più servili
baccanti” sussurrò.
Socchiuse gli occhi facendo fremere le lunghe ciglia. Baciò
Dioniso che chiuse
gli occhi e con un mugolio di piacere ricambiò al bacio. La
sua bocca sapeva di
mosto.
Arianna
approfondì il bacio, intrecciando la sua lingua con quella
dell’altro,
mischiando le loro salive. Si staccò e sorrise alla
divinità.
“Invece
tu
mi hai tenuto come un tesoro prezioso. Mi hai insegnato il gusto della
vita e
della sensualità sfrenata. Hai spezzato un filo ingannatore,
offrendomi un
amore passionale che va oltre ogni limite”
sussurrò.
Dioniso
le
sorrise e piegò di lato il capo, un rivolo di sudore
solcò la sua pelle liscia.
Prese la mano di Arianna intrecciando le loro dita e si stese sul prato
erboso,
la tirò a sé facendosela stendere di sopra.
“Mia
prediletta, tu ti lasci guidare in ogni follia e mi permetti di
condividere con
te ogni mio amore” sussurrò. Abbassò la
testa e le mordicchiò l’orecchio.
“Non
potevo
desiderare donna migliore al mio fianco”. Concluse.
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Capitolo 7 *** Cap.7 L'irrequietezza di Hermes ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta per Elisabetta Stella di Rosa.
Hermes/Apollo.
Cap.7 L'irrequietezza di Hermes
La luce del sole illuminava le
colonne candide del tempio,
filtrando al suo interno, facendo brillare i fisici scolpiti delle due
divinità
all’interno.
“Adoro la tua musica,
fratellino” sussurrò Apollo. Socchiuse
gli occhi, teneva appoggiata la testa sulle gambe di Hermes. I suoi
lunghi capelli
biondi, su cui spiccava una ghirlanda di alloro, brillavano illuminando
le
gambe nude del messaggero degli dei.
“Sin da bambino questo
suono placava le tue ire nei miei
confronti” disse gentilmente Hermes. Chiuse gli occhi e
sorrise, le sue gote
erano spruzzate di efelidi. Faceva scattare rapidamente le sue dita,
pizzicando
le corde della lira.
“Amo suonarlo a mia volta,
quanto stare in tua compagnia; ma
le tue marachelle ti accompagnano dal tuo primo giorno di vita,
pestifero
fratello mio” sussurrò Apollo. Il resto del suo
corpo era mollemente
abbandonato sul triclino rosso sangue su cui era seduto il fratello, le
sue
nudità erano coperte da un drappo candido.
“Sono frutto del fuoco che
arde in me e che tanto ti
soddisfa in altri momenti” lo stuzzicò Hermes.
Le alucce sui suoi sandali
ondeggiavano, le piume candide
erano rigonfie. Il vento gli faceva aderire la lunga veste candida al
corpo
sottile e oscillare i suoi morbidi ricci castani.
“Perché non hai
rubato solo mie proprietà, ma mi hai rapito
il cuore. E tra gli scambi svantaggiosi che mi convinci a fare,
c’è anche
quello di donarti tutto il mio amore per ricevere in cambio tue
fuggevoli
attenzioni” gemette Apollo. Strinse gli occhi, le sue labbra
rosee si tinsero
di rosso rubino.
Hermes si volse e, piegandosi,
posò sul pavimento di marmo
riflettente la propria lira. Posò un bacio sulla fronte del
fratello e gli
sorrise.
“Tu, mio sole, sei
d’ispirazione a ogni mia follia. Mi lega
a te un sentimento più profondo di quello che
credi” lo rassicurò.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Rimpianto divino ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta per Anita92 che
l'aveva richiesta.
Ispirata alle bellissime immagini di Masaya Martina. Vi consiglio il
suo fumetto.
Cap.8 Rimpianto divino
Apollo appoggiò una mano
sul tronco di un albero e chinò il
capo, i lunghi capelli biondi gli ondeggiavano sulle spalle candide
solleticandogli la pelle. Socchiuse gli occhi e corrugò la
fronte, osservando i
fiori di giacinto spuntati dal prato verde.
Sospirò, mentre una
lacrima gli rigava il viso. I suoi
piedi, coperti dai sandali, affondavano nel terreno umido sporcandosi
di fango.
Il vento fece ondeggiare le fronde
degli alberi e accarezzò
i petali dei fiori.
Zefiro si materializzo alle spalle
dell’altro dio. Richiuse
le sue grandi ali dalle piume azzurrine e avanzò, i suoi
capelli color cielo
gli ondeggiavano intorno al viso emaciato.
“Sembra ancora di sentire
la sua risata. Così piena di gioia
e di vita, nonostante fosse quella di un giovane mortale… o
forse proprio per
quello, perché i fiori appena sbocciati sono belli proprio
perché presto
sfioriranno” disse.
Apollo si voltò, i suoi
occhi erano liquidi e arrossati.
Zefiro socchiuse i suoi, circondati
da delle profonde
occhiaie.
“Vorrei odiarti
perché me lo hai portato via ben due volte.
La prima come amante, la seconda come assassino.
Però lui amava queste
labbra. Su di esse si posavano le sue”
disse.
Apollo socchiuse le labbra rosee, che
si tinsero di rosso
fuoco.
Zefiro chiuse gli occhi e
posò un bacio sulle labbra di
Apollo. L’altro dio chiuse gli occhi, arrossendo.
“Le sue mani inesperte ti
toccavano i fianchi, frementi”.
Proseguì il dio del vento, passando una mano sotto il drappo
candido che
copriva le nudità di Apollo, sfiorandogli la pelle candida.
Apollo schiuse le gambe e fremette,
sporgendo leggermente in
avanti il bacino.
“Tra questi capelli passava
le sue dita morbide, mentre
arrossiva. Le sue gote erano così dolci, spruzzate di
efelidi”. Proseguì
Zefiro, passando l’altra mano tra i capelli dorati di Apollo.
Apollo strinse gli occhi.
“Anche tu lo sfioravi con
il tuo vento, hai ancora il suo
profumo addosso” gemette. Baciò con foga Zefiro,
che ricambiò il bacio,
rabbrividendo.
Le gote di entrambi furono solcate da
lacrime.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Il melograno di Ade ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: X-Men Days of future past - Hope.
Ade/Persefone.
Cap.9 Il melograno di Ade
Persefone era seduta sul simbolo
dello Yin e dello yang sul
pavimento. Le sue dita pallide e affusolate accarezzavano il pavimento,
tremanti, mentre con l’altra mano stringeva il pugno
all’altezza del petto.
Alzò il capo, osservando la fiamma blu che ardeva sul
soffitto di pietra,
rischiarando la penombra della grotta.
“Agognavo solo qualcosa di
buono che potesse illuminare
questo mio tetro mondo e tu rappresenti proprio quello”.
Udì la voce di Ade
sussurrare nell’angolo oscuro in alto, sopra di lei.
Strisciò
all’indietro, stendendosi nella parte bianca del
cerchio, piegò le gambe nivee facendo ondeggiare la lunga
gonna bianca a pieghe
che indossava. I suoi capelli rossi brillavano di riflessi blu notte e
le sue
labbra piene tremavano.
“Ti osservavo ogni giorno,
da lì”. Proseguì Ade, allungando
un braccio.
Persefone poté scorgere il
braccio emaciato di lui e le sue
dita ossute. Seguì il punto che le indicava la mano di lui e
scorse un laghetto
in alto, nel punto più rischiarato dalla fiamma. Riconobbe i
fiori e
singhiozzò, una lacrima le rigò il viso e le si
posò sulle labbra facendole
sentire il sapore di sale.
“Non volevo farvi sentire
prigioniera, solo avvicinarvi a me”
sussurrò Ade.
Persefone sgranò gli occhi
e si voltò di scatto.
“Se volevate avvicinarvi a
voi, perché rimanete nell’ombra?
Svelatevi! Nemmeno durante il mio ratto sono riuscita a
scorgervi” gli disse.
Ade volò fino a terra, il
suo manto nero ondeggiava
allargandosi e mise i piedi nudi, dalla pelle grigiastra, sul lato nero
del
cerchio. Il suo viso era rigato da lacrime di sangue che si staccavano
dalla
sua pelle, ondeggiandogli intorno. S’inginocchiò
davanti a lei che ne sfiorò
una.
Questa si contrasse, espanse e si
tramutò in un melograno.
Persefone lo aprì e alcuni
chicchi si sparpagliarono volando
tutt’intorno, alcuni s’infilarono tra i capelli
eterei di Ade che gli ondeggiavano
intorno al volto.
“Non voglio il vostro
male” gemette.
< Mio fratello Zeus mi ha
tratto in inganno, non è uso
tra le giovani fanciulle umane il rapimento come corteggiamento
> pensò.
“Sembrate soffrire
molto” sussurrò Persefone. Accarezzò la
guancia del dio, le sue gote, dagli zigomi sporgenti, si tinsero di un
rosa
delicato.
“Solo la vostra presenza
può lenire questo dolore, ma vi
prego, non provate pietà per me”
sussurrò, mentre nelle sue iridi si rifletteva
la figura della giovane.
“Siete il signore di questo
luogo e avete le movenze di un
dio, di un sovrano e di un meraviglioso incubo. Non posso provare
pietà per
voi.
Piuttosto, mi spiavate da
molto?” chiese Persefone.
Ade distolse lo sguardo e il suo
manto nero fremette.
“Ho visto sorgere soli e
tramonti attraverso quella pozza,
solo sperando di vedervi fuggevolmente rispecchiarvi in essa. Voi siete
l’unica
regina che potrei mai desiderare” ammise.
Persefone gli avvolse le spalle con
le braccia, tenendo il
melograno in una mano.
“Come posso divenire quello
che desiderate?” domandò.
< Nessun uomo mortale
dimostrò mai un animo così gentile >
pensò lei.
“Prendete i chicchi del
melograno, uno per ogni mese che
vorrete trascorrere con me e quei mesi ci apparterranno in
eterno” disse Ade.
“Lo
farò” promise Persefone.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Sfide tra guerrieri ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Atena/Marte.
Cap.10 Sfide tra guerrieri
Atena accarezzò la testa
del gufo, sentendo le piume morbide
sotto le dita affusolate. Piegò in avanti il capo e
sentì dei passi risuonare
nella stanza. Sentì un odore forte di sangue e putrefazione
pungerle le
orecchie.
“Per quanto io aduli una
buona strategia di battaglia e una
schiacciante vittoria ben ragionata, non sopporto coloro che trattano
la guerra
come un luogo animalesco” disse. Si voltò, facendo
ondeggiare i lunghi capelli
lisci, il lungo elmo metallico che teneva sul capo rimase ritto anche
se solo
appoggiato.
“A maggior ragione vorrei
che tu ti lavassi prima di entrare
nelle mie stanze qui, nel regno degli dei”. Aggiunse con tono
gelido.
Marte ghignò, mostrando i
denti sporchi di sangue e
assottigliò gli occhi.
“Non sono ancora arrivato e
già sei insopportabilmente
fastidiosa. Non ti stanchi mai di essere la figlia perfettina di nostro
padre?”
ringhiò con voce gutturale.
Atena incrociò le braccia
sotto i seni.
“E tu di essere il figlio
che getterebbe volentieri nell’Ade?
Gli sei indigesto nello stesso modo in cui lo sei per me”
disse gelida.
Marte piegò di lato il
capo, aveva il collo macchiato di
sangue rappreso. Il sudore gocciolava dal suo posto muscoloso e
leggermente
abbronzato, i suoi sandali erano ricoperti da fango solidificato.
“Oh, ma nemmeno tu vai
realmente a genio a quel vegliardo.
In fondo non ti ha considerato la più bella…
aspetta, nessuno l’ha mai fatto.
Tutti che preferiscono Afrodite, la cosa t’infastidisce,
vero? Tutta la tua perfetta
intelligenza che viene appannata dalla tua gelosia e dalle tue assurde
convinzioni sulle donne” la derise.
Atena si mise il gufo sulla spalla e
inarcò un sopracciglio.
“Anche tu vai a letto con
Afrodite e, in sua presenza,
diventi docile come un agnellino” ribatté.
“Perché, vuoi
vedere se sotto le lenzuola vorresti fare di
meglio? Ne dubito, visto che sembri sempre così sessualmente
insensibile” la
sfidò Marte.
“Se riesci a lavarti,
potrei addirittura pensarci. Magari
così riuscirei finalmente a zittirti”
ribatté Atena con tono altero.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Persefone ***
sprazz
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Cap.11
Persefone
Persefone
si sollevò la fascia di seta bianca che le copriva
il seno, raddrizzandola, la pelle abbronzata si era ingrigita. Si
sedette al
tavolo e chinò il capo, i lunghi capelli biondi le finirono
davanti al viso
pallido. Le iridi azzurre le erano diventate quasi bianche, i pendagli
metallici che le adornavano le spalle le stringevano la pelle
arrossandogliela.
Uno dei fiori che le adornava i capelli cadde sul pavimento di pietra
nera e si
raggrinzì diventando marcio. Si udirono dei singhiozzi e le
urla di alcune
anime rimbombarono nella stanza. Il latrato di Cerbero risuonava in
lontananza.
La
ragazza avvertì delle
fitte allo stomaco, si girò e sul tavolo notò una
coppa. Strofinò i piedi nudi
sul pavimento di pietra nera, arrossandosi le punte delle dita.
Gli
acini del melograno
all’interno brillavano di rosso, la prigioniera
allungò la mano e ne afferrò
uno. Deglutì, se lo portò alla bocca e chiuse gli
occhi inghiottendolo. Il
sapore dolce le invase la bocca e fu colta da un capogiro.
“Buono”
bisbigliò. Rabbrividì, avvertendo il freddo della
caverna. Afferrò il melograno, adagiandoselo in grembo,
sulle gambe sottili e
lo aprì, guardando gli altri acini.
Una
figura alle sue
spalle la osservava con sguardo attento, contando gli altri cinque
acini che
lei si mise in bocca.
Persefone
perse la presa
e il melograno cadde a terra, divenendo una nuvola di fumo vermiglio.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Graikos ***
Scritto col prompt di S.S.D.V. per Il
giardino di Efp all’interno
de I prompt del lunedì:
- Coro di lacrime
Cap.12 Graikos
Graikos si avvicinò al
letto della madre, la donna aveva i
capelli arruffati ed ingrigiti, le lacrime le avevano fatto aderire
alcune
ciocche al viso.
Il bambino si arrampicò
sul letto e si stese accanto a lei,
abbracciandola, posandole il capo tra i seni.
Pandora socchiuse gli occhi, con un
mugolio, e si ridestò, tossendo
piano. Riconobbe il figlio alla luce tenue del sole che filtrava dalla
finestra
e gli accarezzò il capo.
Il loro riflesso veniva rimandato
deformato da uno specchio
di metallo nell’angolo della stanza.
Graikos batté le palpebre
e alzò il capo.
“Qualcosa non va,
madre?” domandò.
Pandora negò debolmente
con la testa.
< Così bello, come
suo padre, Zeus. Un piccolo Dio nella
mia dimora > pensò. Fece un sorriso tirato e gli
accarezzò la guancia rosea
e paffuta.
“Non quando ci sei tu
piccolo mio” sussurrò.
“Madre, cosa vi
rattrista?” l’interrogò il piccolo,
prendendo la mano di lei, ossuta e fredda, nelle proprie.
Pandora fece un sorriso tirator e
rispose: “Pensavo alle
brutture di questo mondo”.
< Causate dalla
curiosità di una donna peccaminosa. Se
non avessi frugato in quel vaso, esse non sarebbero uscite fuori. Ed
ora tu non
saresti a rischio, bimbo mio > pensò e le sue spalle
sottili rabbrividirono.
“Ci sono anche cose belle,
madre.
Ho trovato tanti fiori vicino
casa” rispose il bambino con
tono incoraggiante.
Pandora se lo strinse al petto e lo
cullò.
“Tu hai un animo
così nobile, mio piccolo guerriero. Sei un
artista coraggioso, riunisci in te ogni pregio. Mi rendi una madre
così fiera”
sussurrò.
Il bambino sbadigliò,
accoccolandosi contro di lei.
“Tu sei l’unica
cosa bella della mia vita, il contrario di
ogni mio torto” gemette la donna e le sfuggì un
singhiozzo.
“Vi renderò
orgogliosa, madre. Porterò la civiltà,
vedrete”
disse.
Pandora gli posò un bacio
sulla fronte, con le labbra
tremanti.
“Non ho dubbi, mio
tesoro” soffiò.
< Al coro delle mie lacrime,
il fato mi ha risposto,
donandomi in lui una nuova possibilità >
pensò.
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Capitolo 13 *** L’eterna attesa di Ade ***
Scritto per il We are out for prompt.
Bingo: Lisca di pesce + rovesciare
qualcosa + 110 parole
Prompt: 2 • Epico -
Ade/Persefone.My love, My love
My fearless love / I will not say
goodbye../ Sea may rise /
Sky may fall / My love will never die.(My Love Will Never Die - Claire
Wyndham
)
La canzone è: My Love Will
Never Die - Claire Wyndham
(LYRICS); https://www.youtube.com/watch?v=1SvBXEqgu6k.
L’eterna attesa di Ade
Il pescatore, in riva al mare che
grigio si confondeva con
il cielo, camminava sulla sabbia a piedi nudi. Raggiunse una fossa e vi
rovesciò
dentro i rifiuti che teneva in un secchio tra le braccia.
L’ultima a cadere fu una
lisca bianca di pesce.
Il pescatore infreddolito, pensava:
< Come vorrei essere
a casa a festeggiare il Natale coi miei nipoti >.
Alzò lo sguardo e vide un
uomo vestito di nero, con un
cappuccio a coprirli il volto.
“Il mio amore è
senza paura, non dirò addio… Il mare
potrebbe sorgere, il cielo potrebbe cadere, ma il mio amore non
morirà mai… mia
Proserpina” cantava. Le mani scheletriche.
[110].
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