Troppo simili ma diversi

di Giorgiasimic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** obbligata a sopravvivere ***
Capitolo 2: *** Convinzioni ***
Capitolo 3: *** Cercarsi ***
Capitolo 4: *** paure ***
Capitolo 5: *** ritrovarsi ***
Capitolo 6: *** la svolta ***
Capitolo 7: *** amarsi ***



Capitolo 1
*** obbligata a sopravvivere ***


“Tic Tac”

“Tic tac”

“Tic tac”

Era mezzanotte e quella notte la luna piena risplendeva su tutta Eldarya, ma nonostante la forte luce solo qualche raggio riusciva a filtrare debolmente dalla finestra illuminando quella stanza buia.
Decise di alzarsi dal letto, indossò il cappotto sopra la camicia da notte lasciando scoperte le gambe e mise le scarpe da ginnastica. Facendo attenzione a non far rumore sgattaiolò fuori dalla sua camera e in punta di piedi si diresse verso il giardino, congratulandosi con se stessa per essere riuscita a nascondere le scarpe a Miko. Tutti i suoi indumenti erano stati distrutti << niente di umano deve rimanere su Eldarya >> aveva detto Miko ma lei era umana non una Faery, lei lo sapeva, e quello che dicevano gli altri non le importava, sarebbe tornata a casa a qualunque costo.
Dopo una decina di minuti riuscì ad arrivare al grande albero rosa, le ricordava la casa in cui era cresciuta immersa nei ciliegi e nella natura, con la schiena si appoggiò al tronco e scese piano piano fino a sedersi su una radice. Assortita nei sui pensieri non si rese conto che ormai il sonno si era impossessato di lei.

 

Era stanco, tremendamente stanco, dopo dieci ore era riuscito a trovare un pezzo di cristallo, non era stato facile, aveva dovuto uccidere diversi mostri ma alla fine c’è l’aveva fatta a portare a termine la missione. Camminava a passo svelto, era una notte fredda ma a lui non dava fastidio, era una creatura della notte e tutte le notti erano gelide, gelide come lui.
Ormai era arrivato alle porte del grande castello, affrettò il passo per poi fermarsi di colpo quando vide accovacciata sotto l’albero rosa l’umana.
Dormiva beatamente, le gambe scoperte facevano intravedere la biancheria, era una preda. Nevra si avvicinò cautamente non voleva svegliarla, notò le grosse occhiaie e capì che Elsa non doveva dormire da alcuni giorni.
Le stava simpatica l’umana, era ostinata e testarda come lui. Eppure Nevra aveva accettato la sua natura mentre lei continuava a non accettare che fosse una mezza Faery.
Lui era un cacciatore e lei una preda, sarebbe stato facile gustare quella facile vittoria eppure non lo fece.
Elsa era stata scelta dalla Dea del cristallo e quindi era stato obbligato a proteggerla ma i suoi istinti animali si contrastavano con il suo senso del dovere.
Si inchinò e la prese tra le braccia, era più leggera rispetto alla prima volta che si erano incontrati quando lei li era caduta addosso, anche in quel momento il suo odore l’aveva lasciato inebriato.
Dopo l’arrivo di Elsa tutti parlavano di lei, specialmente Ezarel che la odiava e non perdeva occasione di screditarla, Valkyon si limitava a ignorarla mentre lui avrebbe volentieri avuto una nuova schiavetta personale, ma Miko era stata irremovibile: << Nevra! Di schiavette personali ne hai anche troppe! Stai lontano da lei >>
Eppure quasi a sfidare la sorte Elsa era capitata nella sua guardia, la guardia dell’ombra.

 

Elsa si svegliò di soprassalto, doveva subito tornare nella sua camera, le ci vollero diversi minuti per capire che era già nella sua stanza.
Pensò che aveva sognato di essere andata nel giardino, ne era quasi certa, poi vide le sue scarpe sporche di terra e capì. Qualcuno doveva averla trovata e portata nella sua stanza. Elsa si preparò mentalmente ai rimproveri di Miko, si vestì e uscì dalla sua camera.

La sala da pranzo era stata adibita per le colazioni, e le brioches e i plum-cake emanavano un ottimo odore, tutti mangiavano tranne lei.
La fame le sparì del tutto quando Miko le si avvicinò e con sguardo riprovevole le disse: << Finalmente ti degni di onorarci con la tua presenza >>
Elsa trasalì, l’aveva sempre sentita ostile nei suoi confronti fin dal primo giorno << Avevo bisogno di un po’ ti tempo per abituarmi a questa vita >>
 << Direi che due settimane sono più che sufficienti! Da oggi non avrai più nessun favoritismo e seguirai i miei ordini >>
Elsa non fece in tempo a replicare che Miko era già sparita.
Keroshane le si avvicinò e le disse: << Sono felice di vederti qui, sai Miko non è cattiva, vuole solo che diamo il meglio di noi >>
Nonostante le parole di Kero, Elsa non aveva minimamente voglia di credere che Miko avesse delle aspettative su di lei, era più facile pensare che fossero tutti malvagi, ma infondo sapeva che non lo erano, doveva soltanto ammetterlo.
Finì la colazione in silenzio, tutti attorno a lei ridevano e scherzavano, tutti tranne Nevra, lui non era ancora arrivato.
Elsa conosceva poco Nevra ma sapeva che doveva essere proprio stanco per rinunciare alla sua porzione giornaliera di latte e biscotti.
Dopo aver bevuto un tè caldo si alzò decisa più che mai a tornare nella sua stanza ma Valkyon le sbarrò la strada: << Miko ti vuole vedere nella stanza del Cristallo >>
La giornata non poteva andar peggio di così.

 

Angolo autrice: ciao a tutti, questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia, purtroppo non essendo brava con il computer non sono riuscita a capire se ho inserito correttamente la storia in codice html. Per favore se la storia non dovesse essere in codice html fatemelo notare che provvederò a sistemarla.

Grazie a tutti per il tempo dedicatomi.

 

Gio

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Capitolo 2
*** Convinzioni ***


Erano già passati venti minuti e di Nevra non vi era ancora nessuna traccia, eppure Miko le aveva detto di aspettarlo in biblioteca e lei così aveva fatto.
Dopo un’ora d’attesa, Nevra arrivò e si sedette sopra un tavolo vicino a dei libri e non disse niente, si limitò a guardarla.
Ad Elsa non piaceva il modo in cui Nevra la guardava, la faceva sentire a disagio era come se lui potesse leggerle dentro con un solo sguardo. Cautamente si avvicinò a lui, era stufa di aspettare, prima avrebbe iniziato la missione e prima avrebbe finito. << In cosa consiste la missione di oggi? >> Nevra sorrise << Lo scoprirai, seguimi >>.
Camminarono per un’ora, Elsa era sfinita ma mai avrebbe dato a Nevra la soddisfazione di vederla stanca, così fece appello a tutte le sue forze per sembrare in ottima forma.
Nonostante fossero usciti dalle mura del palazzo, Nevra continuava a camminare e non una parola era uscita dalla sua bocca lasciando Elsa infastidita.
Nevra era notevolmente stupito, l’umana non si era ancora lamentata anzi stava in silenzio con lo sguardo meravigliato. Si disse che probabilmente sulla Terra non vi era la stessa tipologia di vegetazione.
Decise di fermarsi, si girò verso Elsa e svogliatamente le spiegò la missione di quel pomeriggio: Dovevano trovare un cristallo. << Come troviamo i cristalli? >> Non era una domanda stupida quella di Elsa, non sapeva nemmeno Nevra come trovarli, bisognava solo cercarli e con un pizzico di fortuna li avrebbero trovati.
Dopo tre ore di estenuante ricerca Elsa era stufa, in mezzo ai cespugli non c’era niente e nemmeno sotto i massi argentati, sì stava per arrendere quando una forte luce proveniente da lontano attirò la sua attenzione. Il capo della guardia dell’ombra si era assentato dicendole senza mezzi termini che doveva andare a pisciare. Era l’occasione perfetta per scappare e senza pensarci due volte si avviò verso la luce, più si avvicinava e più sentiva caldo.
Attraversò i piccoli sentieri tra i pini e quando arrivò alla fonte di luce rimase senza fiato.
Un cristallo blu sospeso per aria emanava un bagliore accecante. Decise di prendere il cristallo, infondo era quella la sua missione. Prese il cristallo tra le mani e la luce sprigionata fino a quel momento sparì, facendolo diventare freddo.
Elsa rimase al buio, rendendosi conto troppo tardi di essersi eccessivamente allontanata da Nevra.
Decise di provare a tornare da Nevra ma si bloccò di colpo quando sentì un ululato, seguito da due poi tre e infine centinaia di ululati.
Tremava dalla paura perché sapeva di non avere armi per difendersi. Vide due punti gialli in lontananza e istintivamente urlò << Nevra >> ma suo malgrado non ebbe nessuna risposta. Le luci da due si moltiplicavano ed avanzavano lente verso di lei. Un lampo illuminò per qualche istante il bosco, una trentina di lupi la stavano bramando con la bava alla bocca, era circondata.
Pianse al pensiero di morire sbranata, chiuse gli occhi aspettando di essere divorata, si sentì leggera come se stesse volando, stupita si chiese se fosse quella la sensazione che si prova quando si muore.
Aprì gli occhi e vide sotto di se i lupi che ululavano, ci impiegò qualche minuto per capire che stava volando o meglio lei era aggrappata a qualcuno che saltava tra gli alberi dandole la sensazione di volare.
<< Ora puoi lasciare il mio braccio >> Si guardò intorno, i piedi toccavano la terra e lei era abbracciata a Ezarel, si scostò velocemente da lui e balbettò << Mi hai salvata >>.
Ezarel rise sarcastico << Così sembra >> e si diresse verso un albero dove appoggiato al tronco c’era un impassibile Nevra che probabilmente aveva visto tutta la scena.
I tre arrivarono al castello solo a notte fonda e al saluto assonnato di Elsa risposte solo Ezarel, la ragazza si disse che magari Nevra aveva bisogno di tempo per sbollire la rabbia per la sua quasi fuga. Si diresse verso la sua stanza e solo quando fu sotto le coperte un pensiero le fece largo nella testa: e se la notte precedente fosse stato Ezarel a portarla nella sua stanza addormentata salandola dai rimproveri di Miko? Doveva essere così, nessun altra persona l’avrebbe salvata, lo stesso Nevra era rimasto a guardare Ezarel che la portava in salvo. Ne era convinta ormai: Ezarel l’aveva salvata per due volte e con il cuore in pace si addormentò profondamente.

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Capitolo 3
*** Cercarsi ***


 Si svegliò di colpo nel cuore della notte tutto sudato. Per Nevra era strano dormire di notte, dopo tanto tempo faceva ancora fatica a seguire gli orari imposti da Miko, eppure quella notte era stata particolarmente agitata.

Odiava la luce quando si svegliava e per questo si era fatto dipingere le pareti bordeaux scuro che si intonavano perfettamente con i mobili viola scuro. Si avviò verso la sala comune per la colazione, magari a stomaco pieno li sarebbe passato quel brutto presentimento che da tempo non lo lasciava tranquillo.

 
Si riguardò per la centesima volta allo specchio, non era convinta di quegli abiti Eldaryani, eppure Mary le aveva assicurato che era uno schianto. Aveva dei fermagli a fiori e un corpetto viola e degli shorts neri, stufa di guardarsi allo specchio prese la bisaccia da missione fornitole da Kero e uscì dalla stanza.
Uscì dal corridoio e senza pensare aprì la porta senza bussare e rimase senza fiato: Una nuvola gialla stava al centro della stanza frapponendosi tra lei e Ezarel.
Quando l’elfo si rese conto della presenza di Elsa il suo sguardo passò dall’essere fiero ad essere infastidito. Stufo del silenzio di Elsa decise di prendere la parola: << Che ci fai qui? >> l’umana decise di trovare il coraggio e con un po’ di titubanza lo rispose << Sono venuta a ringraziarti per avermi salvata >>
Rise, Elsa non poteva crederci, lei lo stava ringraziando e lui rideva e più lo vedeva ridere e più sentiva salire la rabbia, si diresse verso la porta furiosa ma si fermò quando sentì una voce conosciuta, era Valkyon.
Il capo della guardia dell’ossidiana doveva aver ascoltato la conversazione senza che ne Elsa e ne Ezarel se ne fossero accorti. << Dovresti essere più gentile >> Ezarel guardò il suo compagno e con un ghigno rispose: << ma io sono gentile, altrimenti sarebbe già una mia cavia >>
Elsa raggiunse il limite, nessuno poteva prendersi gioco di lei e infine scoppiò << Perché non ti usi da solo come cavia? Infondo assomigli a un topo da laboratorio >>
<< oh la gattina ha tirato fuori le unghie >>
<< Attento Ezarel! Lo sanno tutti che i gatti fanno fare una brutta fine ai topi >>
Elsa uscì dalla stanza lasciandosi alle spalle un Ezarel senza parole e Valkyon con le lacrime agli occhi dalle risate. 
Gironzolava per il palazzo da ore, aveva curiosato in tutte le stanze, infondo quella sarebbe stata la sua casa e questo le dava il tacito permesso di curiosare ovunque o almeno quella era la sua scusa.
Vide una stanza con la porta socchiusa, entrò nella camera e si richiuse la porta alle spalle. La stanza era sulle tonalità del viola e del rosso, era molto elegante e allo stesso tempo tenebrosa. Osservò ogni centimetro della stanza, poi lo vide, sul letto a baldacchino dormiva Nevra.
Elsa non riuscì far a meno di guardarlo, percorse con gli occhi le linee del suo petto nudo, non riusciva a distogliere lo sguardo Nevra era perfetto.
Decise che era meglio andarsene per lascialo riposare, istintivamente gli sfiorò i capelli e poi uscì dalla stanza.

 Nevra si svegliò, si sentiva perfettamente in forze e riposato e non gli succedeva spesso ma quella notte era stata diversa, dopo tempo era riuscito a cadere in un sonno profondo.
Si alzò di scatto, non era possibile, doveva sbagliarsi, ma quell’odore lui lo conosceva fin troppo bene. Lei era stata li, Elsa era stata nella sua stanza.
Rimuginò più volte sul perché l’umana fosse entrata nella sua stanza per poi giungere alla conclusione che probabilmente l’umana si era persa ed era finita nella sua camera.
Aveva trovato un libro che l’interessava: “ Creature magiche “ e l’aveva letto tutto d’un fiato imparando a memoria tutte le creature Eldaryane. Era assorta nella rilettura del libro quando Nevra entrò in biblioteca, si diresse verso uno scaffale cercando un libro. Elsa senza farsi notare osservava avidamente tutti i movimenti del giovane, e per alcuni istanti l’immagine del petto nudo di Nevra le tornò in mente per poi cercare di scacciare il ricordo dalla sua mente senza riuscirci.
Elsa ruppe il silenzio.
<< Che libro cerchi? >>
<< Non credo che tu possa aiutarmi >>
Elsa si alzò, si diresse verso lo scaffale dove c’era Nevra e in punta di piedi cercò di mettere a posto il suo libro ma lo scaffale era troppo alto per lei.
Così Nevra le prese il libro dalle mani e avvicinandosi a lei mise il libro nel ripiano giusto, abbassò la testa e incrociò lo sguardo di Elsa. Inspirò il suo odore, aveva un ottimo profumo e senza rendersene conto furono sempre più vicini quasi a sfiorarsi. Ormai erano talmente vicini che il ragazzo riusciva a sentire il battito del cuore dell’umana, era accelerato. Aveva il respiro affannato e le gote rosse rendendola ancora più graziosa, probabilmente anche lui era così agli occhi di Elsa.
Erano troppo vicini, ma ne lui e ne l’umana si allontanarono anzi si avvicinavano sempre di più lasciando solo qualche millimetro tra le loro bocche.  
L’aria era calda, loro erano caldi dall’eccitazione di quel momento, si avvicinarono ancora di più, un bacio solo uno ne voleva Nevra ma poi si staccò bruscamente quando la porta si aprì.

Era Miko: << Ragazzi preparatevi per la missione, passerete la notte fuori >> 

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Capitolo 4
*** paure ***


<< Elsa, Elsa ci sei? >>

 

Rispose con debole sì e dopo guardò Valkyon uscire dalla sua stanza.
Non capiva, per quanto si sforzasse non ci riusciva proprio, li sembrava così assurdo. Eppure Nevra si era rifiutato di fare la missione con lei.
Il capo della guardia dell’ossidiana aveva cercato di addolcirle la pillola trovando delle scusanti al comportamento di Nevra, ma più volte si era contradetto lasciandole intuire che c’era qualcosa sotto.
Ripensò al loro quasi bacio, a quei momenti passati così vicini e di un intensità tale da farle provare sensazioni uniche. Doveva scoprire se Valkyon aveva detto il vero dicendole che Nevra aveva avuto un importante questione da sbrigare. L’avrebbe scoperto, avrebbe scoperto la verità.

 

 Alajéa guardava Nevra disperata, sapeva benissimo che non provavano sentimenti e che il loro era solo divertimento ma quel pomeriggio lei voleva divertirsi ma il vampiro non era della stessa opinione. Era da giorni che Nevra sembrava aver perso l’interesse per lei. Stufa di aspettarlo si avvicinò alla porta e successivamente alle sue labbra e li diede un casto bacio per poi sussurrandoli: << sai dove trovarmi >> e uscì dalla camera.

 

Elsa vide aprirsi la porta della stanza di Nevra e istintivamente si nascose dietro un pilastro del corridoio e vide Alajéa baciare Nevra.
Furiosa entrò nella stanza e si mise davanti al vampiro che era rimasto senza parole.

<< Come… cosa ci fai qui? >>
<< Sai Nevra se volevi portarti a letto quella li invece che venire in missione con me bastava dirlo >>
<< Sei gelosa? >> disse con sarcasmo mandando Elsa su tutte le furie.
<< E di cosa? Di uno che non ha avuto il coraggio di dirmi di persona che aveva di meglio da fare >>
<< Non ti devo nessuna spiegazione, tu non sei nessuno e io faccio quello che voglio>> Le parole di Nevra ferirono Elsa lasciandola senza parole.
<< E ora se non ti spiace esci fuori da qui, non ti voglio tra i piedi >>
Elsa si diresse verso la porta e con un briciolo di speranza gli chiese: << Nevra questa mattina in biblioteca… >>
<< Questa mattina non è successo niente, se ti evito è perché ho di meglio da fare >>

 

La missione procedeva bene, Valkyon era un compagno silenzioso e lei non aveva voglia di parlare, continuava a ripensare alla discussione avuta con Nevra e a tutti i loro momenti passati insieme.
Sapeva benissimo di aver esagerato con il vampiro però le sue risposte sprezzanti e senza sentimento l’avevano ferita. Nevra era l’unico che la faceva sentire come se fosse a casa.
Valkyon urlò rompendo il silenzio, e con la sua sciabola ferì alcuni blackdogs che lo avevano aggredito, nella concitazione del momento Elsa prese il suo pugnale e cercò di difendersi.
<< Elsa scappa e chiedi aiuto a Miko >> l’umana sapeva che non sarebbe stata d’aiuto a Valkyon e cosi scappò verso palazzo cercando di non cadere e di riconoscere la strada che il buio della notte l’aveva resa più pericolosa e ostile.

 

Valkyon combatté con tutte le sue forze ma i blackdogs erano alti quasi quanto lui ed erano abituati a cacciare di notte, ne aveva feriti molti ma per quanti ne feriva altri ne apparivano.
Raccolse tutte le sue forze e con un balzo si arrampicò su una quercia, si tolse la maglietta e la canottiera e lanciò i due indumenti verso le bestie e approfittando della loro distrazione scappò verso il palazzo.
Arrivò all’entrata reggendosi a stento in piedi, le ferite sanguinavano e bruciavano, stava per cedere quando vide in lontananza Miko, Ezarel e Nevra. Urlò loro aiuto e i tre si precipitarono verso di lui, Miko preoccupata andò a chiamare l’infermiera mentre Ezarel e Nevra aiutarono il ferito a raggiungere l’infermeria.
Una volta sdraiato sul lettino Valkyon si rivolse ai presenti: << Perché non siete venuti ad aiutarmi? >>
Ezarel prese la parola: << Come potevamo sapere che eri in difficoltà? >>
Valkyon si guardò intorno e poi guardò Nevra: << Ho mandato Elsa a chiedere aiuto, lei dov’è? >>
Ezarel guardò Valkyon: << Lei non è mai tornata >>
Nevra uscì di corsa dall’infermeria senza dare spiegazioni, doveva trovarla, sapeva che Elsa non avrebbe mai abbandonato un amico in pericolo. Era colpa sua se lei era andata in missione con Valkyon, doveva proteggerla e non ci era riuscito anzi nel tentativo di proteggerla da lui l’aveva esposta a rischi maggiori.

Doveva essere nei guai, lo sentiva, e lui avrebbe fatto tutto il possibile per trovarla. 

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Capitolo 5
*** ritrovarsi ***


Era da circa tre ore che vagava per i boschi, ma di lei non c’era traccia. Il freddo pungente insieme alla stanchezza lo stavano sfinendo, ma non si sarebbe fermato a riposare prima doveva trovarla ovunque lei fosse.

La luna era coperta dalle nuvole, costringendo Nevra ad usare i suoi sensi da vampiro, ma il forte vento l’impediva di seguire l’odore di Elsa. Decise di tornare nel luogo esatto dove Valkyon aveva affrontato i blackdogs, l’odore del sangue era sgradevole e pungente. Decise di guardare la strada opposta a quella percorsa durante la fuga da Valkyon e in lontananza riuscì a sentire un odore dolce, rincuorato corse verso la fragranza ma quando arrivò trovò solo sangue e brandelli di vestiti.
Nevra pensò che quel posto era ancora più macabro del primo, prese tra le dita un pezzo di stoffa e l’odorò: era di Elsa.
Gli odori erano troppo forti e contrastanti, e il profumo della fanciulla era così debole che lui a fatica lo sentiva, dopo qualche istante notò delle piccole gocce di sangue che formavano una striscia sull’erba, la seguì.
Dopo trenta minuti di camminata vide una piccola grotta, il profumo si fece più intenso. Doveva essere li.
La grotta era fredda e umida tanto da rendere il respiro faticoso al vampiro, entrò più in profondità e trovò la maglietta di Elsa zuppa di sangue. Nevra capì subito perché Elsa aveva nascosto lì i suoi indumenti, voleva depistare i suoi assalitori dandoli false piste.
Ripensò a il giorno che gli aveva spiegato i metodi di sopravvivenza, lei sembrava distratta eppure stava mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Se Elsa aveva ascoltato tutta la sua spiegazione non doveva essere lontana dalla grotta. Nevra cercò dei varchi del terreno riparati ma non trovò niente, fino a quando in lontananza vide un ciliegio e ricordò le sue parole: “i ciliegi sono gli unici alberi a confondere gli odori degli animali”, corse verso l’albero e vide un apertura nel tronco, era lì, lei era li.
Nevra si inginocchiò davanti a Elsa, era tutta sporca di sangue e terra, aveva diversi graffi e ferite. Cercò di chiamarla e di scuoterla ma lei non rispondeva, il colorito della pelle era così pallido che Nevra ebbe paura che fosse morta ma riusciva a sentire il respiro debole dell’umana.
Voleva vederli le ferite ma come le toccò la pelle la sentì fredda come il marmo, aveva poco tempo per salvarla.
Li sollevò la canottiera e vide un profondo taglio sulla pancia che continuava a sanguinare, sapeva che la saliva di vampiro aveva il potere di fermare l’emorragia per qualche minuto ma c’era il pericolo che lui perdesse il controllo di se e diventare il suo carnefice.
Non aveva scelta, si chino sul ventre di Elsa e sfiorò con la lingua la ferita, il sangue umano era una prelibatezza, ne voleva altro, ma qualcosa lo fermò, qualcosa dentro di se gli aveva impedito di andare oltre. Si tolse la giacca e la prese tra le braccia, la sentiva tremare.
Durante tutto il tragitto fece attenzione a non fare movimenti troppo bruschi e a non farle altro +male, ormai anche lui era allo stremo delle forze, quando stava per cedere alla stanchezza Nevra vide in lontananza il palazzo.
Entrò nel salone e urlò << Aiuto!! >> tutti i presenti si girarono, aiutarono Nevra a portare Elsa in infermeria, l’adagiarono sul lettino e quando l’infermiera finì di visitare Elsa guardò Nevra e sconsolata li disse: << si rimetterà, è stata fortunata a essere stata trovata da te >> Nevra guardò l’infermiera e prima di andare da Elsa le disse: << No, io sono stato fortunato a trovarla >>.

 

Rimase tre giorni accanto a lei, giorno e notte, aveva perso anche la classifica del mese e alle richieste di Alajéa di stare un po’ con lei Nevra si era inviperito cacciandola via. Nessuno doveva allontanarlo da Elsa.
Riposava su una sedia accanto al letto dell’umana quando Alajéa entrò nell’infermeria: << Nevra dobbiamo parlare >> Nevra aprì gli occhi e la fissò senza dire una parola. << Dammi solo cinque minuti, me lo devi >>
Nevra si alzò e uscì dalla stanza sospirò e disse: << Allora? >>
<>
<< Non ho tempo per gli inconvenevoli >>
<< La ami? >> 
Nevra guardò Alajéa << buona fortuna Alajéa >> e tornò a sedersi vicino ad Elsa.

 

I raggi del sole filtravano attraverso la finestra illuminando la stanza, sbattè più volte le palpebre per cercare di mettere a fuoco la stanza. La testa le faceva male e ci mise diversi minuti per capire dove si trovava, si guardò sulla destra e vide Nevra addormentato su una sedia.

Nevra si svegliò, guardò Elsa sorriderli e si alzò di scatto dalla sedia per avvicinarsi meglio al lettino, le toccò la mano e gli sorrise.
<< Che ci faccio qui? >> sussurrò
<< Non dovresti affaticarti, ti spiegheremo tutto quando starai meglio >>

Le si avvicinò e le diede un casto bacio sulla fronte e le disse: << Ora non mi scappi più >>.

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Capitolo 6
*** la svolta ***


<< Elsa sei sicura di stare bene? >>

La giovane Faery guardò Ezarel nei suoi profondi occhi verdi e annuì con decisione.

<< Non ti ho mai vista così passiva verso le mie battute >>

<< Forse perché sono talmente annoiata che niente ti tira su? >>

<< o magari preferivi la compagnia di un certo vampiro… >>

<< Ezarel non sarai mica geloso? >>

<< Tutte le donne che voglio cadono ai miei piedi >>

<< Magari preferiscono svenire che ascoltarti >>

Elsa si era abituata a battibeccare con Ezarel, era diventato il suo piccolo passatempo contro la noia e infondo sapeva che anche Ezarel si divertiva a stuzzicarla.

Rimasta sola ripensò a quando stava male, ma soprattutto a Nevra. Era da giorni che non lo vedeva, la sera stessa che Elsa aveva ripreso conoscenza lui era dovuto partire per una missione, e non era più tornato. Aveva chiesto a tutte le persone che incrociava se avessero notizie di Nevra ma nessuno aveva saputo risponderle.

Si alzò dalla poltrona della biblioteca e si diresse verso il giardino, dopo pochi passi si bloccò e rimase senza fiato le uscì solo una debole parola: << Nevra >>.

Il vampiro era pieno di graffi e con gli abiti a brandelli sporchi di sangue e terra, si guardarono per qualche istante poi Elsa corse verso di lui e si lancio tra le sue braccia, Nevra la strinse a se e dopo qualche minuto si guardarono negl’occhi e trasportato dal momento Nevra baciò Elsa.

Non era un bacio passionale, ma un bacio dolce pieno d’attesa e di sofferenza, un bacio per cui valeva la pena essere li tra le sue braccia.

Elsa sentì Nevra tremare: << Hai freddo? >>

<< Sono solo un po’ stanco >> Le sorrise e le accarezzò il volto e poi aggiunse: << Scusa ma ora devo correre da Miko a riferirli i dettagli della missione >> e se ne andò.

 

Elsa stava facendo colazione nella sala comune insieme ad Ezarel, l’elfo continuava a provocarla con battutine sconce ma Elsa aveva la testa altrove, così Ezarel si giocò la sua ultima carta per ottenere l’attenzione della mezza Faery << Sai cosa ha scoperto su di Nevra? >>

Ezarel ottenne tutta l’attenzione di Elsa << No cosa? >>

L’elfo sorrise << Beh a quanto pare si stanno creando dei gruppi di cacciatori di famigli e Nevra sarà mandato in missione >>

Elsa lo guardò annoiata << Sai che novità questa missione >> ma l’elfo sorrise malignamente e aggiunse: << Si ma questa volta la missione non sarà nelle terre vicine ma nelle terre lontane da tutti, le terre dell’ombra. >>

Stava per chiedere ulteriori informazioni ma Valkyon la chiamò urgentemente dicendole che doveva andare immediatamente da Miko.

 Quando entrò nella sala del cristallo si sentì sopraffare da una strana sensazione di calma che l’invase il cuore e la sua anima.

<< Sei in ritardo >> le parole di Miko la risvegliarono dal suo torpore, la guardò e notò Nevra in un angolino della stanza.

<< Non girerò intorno alla questione, nella recente missione molti soldati della guardia dell’ombra, e a questa nuova missione parteciperai anche tu >> Nevra si avvicinò alle due ragazze << Lei non è pronta per tale missione >> Miiko replicò: << Ormai è qui da due mesi, saprà essere d’aiuto >>

Nevra si stava innervosendo, il suo sguardo si fece più intenso << non voglio che venga sarebbe un peso >>

Elsa sentì il proprio cuore andare in frantumi, le lacrime stavano per prendere il sopravvento ma lei si ostinò per non farle scendere. Miko si rivolse a Nevra: << Lei verrà con voi, non ammetto nessuna replica e nessuna disobbedienza, partirete domani mattina all’alba insieme al resto della squadra>>.

Elsa fuggì dalla stanza e si diresse in biblioteca, non avrebbe lasciato che il vampiro continuasse a pensare che lei era inutile, afferrò dei libri che parlavano delle terre dell’ombra e preparò tutto il necessario per la missione.

 

Nevra per tutto il resto della mattina non aveva visto Elsa, era profondamente dispiaciuto per quello che aveva detto, m era l’unica possibilità che aveva per riuscire a convincere Miiko di lasciare Elsa al sicuro, ma non ci era riuscito e non solo lei sarebbe venuta in missione con lui ma era sicuro che la mezza Faery ci era rimasta male e questo pensiero non lo lasciava dormire.

 

Tutti i componenti ancora disponibili della guardia dell’ombra erano schierati davanti a lui in attesa di un suo ordine, poi la vide, aveva dei pantaloni stretti e una canotta verde che risaltava i riflessi verdi dei suoi occhi marrone chiaro. Nevra fece un breve discorso e poi lanciò una polvere argentata sui suoi compagni.

 

Elsa sbarrò gli occhi era su una spiaggia ed era notte fonda, guardò il suo orologio che segnava le dieci di mattina, con lo sguardo cercò Nevra e quando lo vide sano e sano si tranquillizzò immediatamente. Lo sentì formare tre squadre da cinque persone e darli le indicazioni per poi vederli allontanarli da loro.

Rimasero da soli insieme ad altri tre personaggi alquanto strani: Peter, Lyod e Walter erano tre gemelli con i lineamenti duri che venivano accentuati dai loro occhi e dai loro capelli nero carbone.

Nevra si girò verso loro quattro e con autorità spiegò il piano: << Dovrete fare attenzione, ci infiltreremo nel castello e apriremo le segrete dove faremo scappare i famigli, gli altri si preoccuperanno di tenere occupate le guardie >> Nevra guardò gli occhioni di Elsa, avvertiva la sua paura ma lei si ostinava a fare l’indifferente.

Si incamminarono verso il castello.

Elsa rimase a bocca aperta, quel castello era enorme e tetro, decisero di scalare le mura, i tre gemelli andarono per primi e fecero segno del via libera, Nevra abbracciò da dietro Elsa << Ma che fai? Levami le mani di dosso >> Nevra sbuffò ma la strinse di più a se e con un balzo furono sopra le mura, Elsa era completamente avvinghiata a Nevra, << Sai ora puoi anche lasciarmi >> Elsa guardò Nevra e si staccò immediatamente da lui come se si fosse scottata.

Si addentrarono nel castello entrando da una finestra, scivolarono verso le segrete, e senza alcuno sforzo riuscirono a dare i famigli alle altre squadre che li avevano raggiunti per poi risparire nelle tenebre.

Nevra era nervoso, era stato tutto così semplice, non avevano incontrato nemmeno una guardia, decise di fuggire immediatamente da lì, i suoi sensi da vampiro li dicevano che il pericolo era dietro l’angolo.

Uscirono dalle segrete e senti Elsa urlare si girò di scatto e vide Peter, Lyod e Walter con tre paletti infilati nel cuore, il sangue sgorgava feroce dai loro cuori, i tre privi di forze si accasciarono morti ai loro piedi. Poi lo vide, un omone alto due metri con un mantello rosso come i suoi occhi e come il sangue. Nevra capì subito che avevano davanti il re della notte, il più temibile degli avversari era lì davanti a loro in tutta la sua forza e guardava Elsa con vivo interesse. Sapeva di essere in netto svantaggio, aveva ucciso tre dei suoi uomini migliori senza che lui se ne accorgesse.

Il re si avvicinò ad Elsa che tremava come una foglia, Nevra si mosse per pararsi davanti alla fanciulla ma i re con il solo gesto della mano lo scaraventò fuori dalla stanza facendolo volare contro il muro. Nevra tentò di muoversi ma si rese conto che era immobilizzato. Cazzo!

Elsa era impietrita, il re le si avvicinò pericolosamente si inchinò per avvicinarsi al suo viso e poi sorrise esclamando << Una mezzo sangue >> Elsa indietreggiò << Hai paura? Fai bene ad averne ma se sarai collaborativa non ti farò tanto male >> Elsa guardava Nevra con le lacrime agli occhi << Cosa vuoi? >> il re rise << mi nutrirò di te e poi ucciderò il traditore >> Elsa tremò come una foglia ma non poteva permettere la morte di Nevra. Il re le si avvicinò e le immobilizzò le braccia, tirò fuori i suoi canini e la morse bevendo il suo sangue. Elsa urlò di dolore, guardò Nevra piangere.  Le si spezzava il cuore, le forze la stavano abbandonando, quando sentì un calore partire dal suo petto per poi espandersi verso il suo aggressore, la ragazza sprigionava luce e caldo, i re si ritrasse coprendosi gli occhi. Elsa respirava come se le mancasse l’aria e smise di emanare calore e luce.

Nevra sentì che non era più immobilizzato e con uno scatto prese Elsa tra le braccia e scappò dal castello approfittando del momento di debolezza del re dell’oscurità.

Raggiunse gli altri soldati e li radunò in cerchio tenendo ancora in braccio un Elsa tremolante, lanciò la polverina magica e si trovarono nel giardino della guardia d’Eel.

Nevra mandò un ragazzo a chiamare Miiko e un dottore, guardò la ragazza tra le sue braccia, era terribilmente pallida e fredda, cercò di svegliarla ma niente, non sentiva più il suo battito, disperato si lacerò con un pugnale il polso e le bagnò la bocca con il suo sangue, ma lei non si riprendeva.

Ora era Nevra a tremare e a piangere tenendo il fragile corpo senza vita di Elsa fra le su braccia.

 

 

 

 

Ciao a tutti, scusate il ritardo ma ho avuto diversi problemi e non sono riuscita ad andare avanti con il capitolo, dal prossimo le cose cambieranno inaspettatamente. Ciao a tutti

 

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Capitolo 7
*** amarsi ***


<< Dove sono? >> Era immobile e al buio, Elsa non riusciva a capire dove si trovasse. Ogni minuto che passava le forze l’abbandonavano sempre di più, poi vide una piccola luce in lontananza che si avvicinava lentamente a lei. Con le ultime forze, si alzò dal pavimento e cercò di fare qualche passo ma le gambe le cedettero facendola cadere in ginocchio. La luce che prima era lontana da lei ora gli era davanti, allungò una mano per toccarla, ma appena sfiorò la luce, essa assunse le sembianze di una donna.

Elsa era senza parole, la donna davanti a lei era come una dea, emanava luce e calore trasmettendole pace e serenità. << Non mi riconosci? >> Elsa l’osservò meglio, quelle sensazioni cosi positive le ricordavano il giorno che era arrivata ad Eldarya, poi Elsa capì: << Sei l’oracolo del cristallo? >> l’oracolo annui e con dolce sorriso le disse: << Devi reagire, il tuo cammino è appena iniziato, devi seguire il tuo destino >> Elsa non sapeva come mai l’oracolo la stesse aiutando, a detta di Miiko l’oracolo appariva solo in occasioni speciali. << Usa l’energia che possiedi per uscire da qui e per concludere la tua missione >> Elsa cercò di replicare ma l’oracolo sparì insieme alla luce lasciandola sola.

Con le sue ultime forze si alzò e cercò una via di fuga senza riuscirci, poi sentì delle gocce d’acqua cadere e una voce, Nevra. Non poteva accettare l’idea di non vederlo mai più, una lacrima le scese dagli occhi, poi vi fu un bagliore e Elsa svenne.

 

Nevra aveva minacciato di strappare il cuore a tutti coloro che avevano tentato di portare Elsa in infermeria o semplicemente di allontanarla da lui, la teneva stretta a se come se volesse tenerla per sempre tra le sue braccia. Un leggero movimento, un altro, un altro ancora, Nevra aveva sbarrato gli occhi dalla felicità e dal incredulità, Elsa aveva appena aperto gli occhi.

Si guardarono per un istante, e poi si unirono in un lungo bacio carico di emozioni e di sentimenti a lungo nascosti. Rimasero li, insieme abbracciati assaporando l’essersi ritrovati.

 

Elsa aveva raccontato a Miko nei minimi particolari l’incontro con l’oracolo, a detta di Miko l’oracolo aveva riposto in Elsa tutte le sue speranze per concludere la missione, ma Elsa non aveva capito quale e Miko si era limitata a dirle che alcuni esemplari rari di Faery riescono a sentire la presenza dei cristalli e che da quel momento avrebbe dovuto dedicarsi esclusivamente al ritrovo dei pezzi mancanti.

Pensava di non riuscire nell’impresa invece trovare i pezzi del cristallo era stato più semplice del previsto gli era bastato seguire l’istinto.

 

 

 

Era passato un anno e mancava un cristallo all’appello, Elsa si diresse verso la stanza di Nevra che era diventata un po’ anche la sua, ma questo il vampiro non l’avrebbe mai ammesso. Lo vide sdraiato a petto nudo sopra il letto, era bellissimo in ogni suo centimetro di pelle. << Lo so che sono bello ma così mi consumi >> Elsa sorrise: << Tanto bello quanto sfacciato >>

<< Sono queste qualità che ti hanno fatto cadere ai miei piedi >>

<< Credici, a me pare di ricordare un’altra versione della storia>> Nevra sorrise abbracciandola, sapeva bene che si era perdutamente innamorato di lei da quando la vide addormenta in giardino sotto quel grande albero che tante volte era stato presente davanti ai loro baci e ai loro momenti più sfrontati e intimi ma questo lei non l’avrebbe mai saputo. Le diede un bacio e si avviarono nella sala del Cristallo.

Miko era già lì e senza attendere un minuto disse << Elsa, ormai manca un solo frammento ma prima di cercarlo bisogna incastonare l’ultimo trovato >>.

Elsa si avvicinò al cristallo e inserì il frammento, la luce però questa volta non illuminò solo il cristallo ma anche il petto di Elsa, si toccò il petto e capì. Si girò verso Nevra e lo guardò preoccuparsi per quanto stava accadendo poi con la mano destra si toccò il petto e fece forza contro la pelle cercando di staccare il pezzo di cristallo che era dentro di lei. Poi la vide, l’oracolo era davanti a lei e senza dire niente le porse la mano e le donò il resto del cristallo << Bambina cara, non è il pezzo del cristallo a doversi staccare da te ma è il cristallo a doversi unire a te. D’ora in poi proteggerai te Eldarya, io ho finito il mio compito>> Elsa si portò la mano con dentro il cristallo verso l’ultimo pezzo e sentì il suo cuore fondersi per diventare tutt’uno con il cristallo finalmente intero.

 

Nevra corse da lei abbracciandola e Miko incredula disse: << Ora dovrai prendere tutte le decisioni per Eldarya >> Elsa sorrise << Ti sbagli io vi aiuterò a proteggere questo posto ma sarete voi a continuare a prendere le decisioni, io vi aiuterò soltanto>>. Elsa sapeva con sarebbe stata in grado di gestire Eldarya ma sapeva che con il cristallo avrebbe potuto aiutare molte persone. Nel corso del tempo scoprì di poter aiutare gli ammalati e i famigli feriti e si dedicò a questo insieme alle missioni.

Nevra aspettava lei e lei aspettava Nevra, erano insieme e questo era l’unica cosa che contava, tutte le notti le passavano insieme ad amarsi.

Una di queste notti, Elsa era tra le caldi braccia di Nevra e gli disse:

<< Sono convinta che sei stato te a portarmi nel mio letto tanto tempo fa >>

<< Quali delle cento volte che ti sei addormentata nel mio letto? >>

Elsa sorrise << Sai che mi riferisco a quella notte… >>

Nevra sorrise e le baciò << Non te lo dirò mai >>

Elsa sapeva che quella era un affermazione come sapeva che lui la proteggeva dal primo giorno che era arrivata ad Eldarya e che l’avrebbe protetta fino al suo ultimo giorno. Quella notte rimasero abbracciati, entrambi sapevano che quella sarebbe stata una delle tante notti che avrebbero passato insieme ad amarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

Grazie a tutte le persone che hanno dedicato un briciolo del loro tempo a leggere questa fanfiction. Avrei voluto continuarla ma penso che sarebbe diventata troppo noiosa e poco credibile. Ho preferito finire da dove tutto è incominciato. Forse un giorno scriverò il seguito, vedremo nel futuro.

 

Grazie di cuore a tutti. 

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