I'll be your soldier

di Despicable Meggs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.

Ma poi le cose cambiano.
Ci sono cose che devi fare anche se non vuoi.
E Tony non voleva lasciare la sua famiglia e partire per una guerra in cui non credeva e che non voleva combattere.
Voleva restare a casa con i suoi figli e sua moglie. I suoi bambini erano piccoli e Ziva sarebbe rimasta sola.

Ma lui era riservista, si era arruolato a diciotto anni per pagarsi gli studi quando dopo un litigio con il padre era andato via di casa.
Era entrato nel corpo dei Marines ma fino a quel momento non era mai stato chiamato alle armi.
Finiti gli studi era entrato nella polizia di Baltimora e poi all'NCIS. Lì conobbe Ziva, si sposarono e misero su famiglia.
Tutto si aspettavano tranne quella lettera che lo invitava a presentarsi al quartier generale per essere distaccato in Iraq.

Da quando si era arruolato al giorno della chiamata erano passati tantissimi anni e le cose erano cambiate. Ora non era più in collera con il padre, era un agente rispettato e aveva una famiglia a cui doveva provvedere.
Ma quando ti chiamano devi andare, non ti puoi rifiutare.

Così, a malincuore, lasciò moglie e figli e partì.
Ed ora erano passati mesi, quasi un anno dalla partenza e molte cose erano cambiate.

Non mancava molto al giorno in cui Tony sarebbe tornato a casa.
Avevano deciso che dopo quell'avventura non programmata si sarebbe congedato per non rischiare di essere richiamato ancora.

Tra tutto quello che era successo in quel periodo, Ziva aveva anche scoperto di essere di nuovo incinta ed era molto felice di sapere che Tony sarebbe tornato un mese prima della nascita del loro terzo figlio.
Era già tutto pronto, mancavano solo Tony e il loro bambino in arrivo. Ma si sa, quando le cose sembrano andare troppo bene, succede qualcosa che cambia le carte in tavola.

Era un tranquillo sabato pomeriggio, Ziva e i figli stavano in casa tranquilli a giocare.

Lily, la figlia più grande di Tony e Ziva, sedeva al tavolo mentre la madre puliva la cucina.
Aveva preso i pennarelli che usava a scuola per fare un bel disegno che avrebbero spedito a Tony il giorno dopo.
Aveva quasi sette anni e ormai sapeva scrivere abbastanza bene così aggiungeva sempre qualcosa alle lettere che Ziva mandava.

"Mammina, tra quanto torna papà?" chiese Lily mentre cercava il pennarello verde.

Ogni giorno poneva a Ziva questa domanda almeno tre o quattro volte.
Era una bambina forte e si adattava bene ma iniziava a non sopportare più l'assenza del padre.

"Circa un mese, amore. Vedrai che passa veloce" le rispose Ziva.
"Anche Noah vuole papà. Non può tornare prima?" chiese ancora Lily indicando il fratellino che giocava in salotto con il pongo.

Ziva chiuse l'acqua e si sedette accanto alla figlia.

"Non possiamo scegliere noi, ma se fosse per me papà sarebbe già qui" le disse accarezzandole i capelli.

"Papà torna presto!" esclamò Noah lanciando in aria un pezzo di pongo che andò a colpire Lily.
"Hey! Fai attenzione" si lamentò la bambina tirandogli indietro il pezzetto.

Noah lo prese e ricominciò a giocare.
Aveva quattro anni e si rendeva meno conto della situazione, sapeva che il padre era via ma non sapeva quanto pericolosa fosse la guerra.

"Mamma dopo giochi con me?" chiese Lily.
"Certo, cosa vorresti fare?" rispose Ziva.
"Non lo so... Possiamo giocare anche noi con il pongo? E fare i gioielli colorati come l'altra volta?" disse.
"Va bene. Allora mentre io finisco di sistemare la cucina tu porta in camera i tuoi pennarelli" rispose Ziva rialzandosi e tornando a lavare i piatti che erano rimasti.

Lily obbedì e portò tutte le sue cose in camera.
Era sempre stata molto obbediente e ora che Tony non c'era e Ziva era incinta faceva di tutto per aiutare la madre.

Appoggiò tutto sulla sua scrivania e fece per uscire dalla stanza.
Si soffermò a guardare la foto di lei con Tony in spiaggia. Era stata scattata poco prima che lui partisse.
Pensò che presto sarebbero potuti tornare in vacanza assieme. Solo un mese e avrebbe riavuto il suo papà.

Scendendo di nuovo le scale per raggiungere Ziva, passò di fronte alla porta di ingresso, proprio mentre qualcuno suonava al campanello.
Così si fermò e aprì la porta.

Ziva non fece in tempo a bloccarla prima che aprisse.

"Lily! Quante volte ti ho detto che non devi aprire la porta da sola se non sai chi c'è!" la rimproverò Ziva andando verso di lei.
"Ma loro sono Marines, come papà. A loro si può aprire la porta" si giustificò la bambina non capendo cosa significasse la loro presenza.

Ziva rimase pietrificata, aveva ben chiaro cosa volesse dire trovare due Marines alla porta con quelle facce cupe.
Si mise una mano sul ventre nel quale il bambino che portava in grembo si stava muovendo.

"Lily, vai a giocare con tuo fratello in salotto" disse Ziva.
"Ma io voglio giocare con te" si lamentò lei.
"Patatina, fai come dice la mamma per favore" ripeté Ziva cercando di mostrarsi calma.
"Ok..." concluse la bambina.

Ziva tornò a rivolgere l'attenzione ai due Marines che aveva di fronte, che al momento la fissavano preoccupati notando l'enorme pancia.

"Ditemi che non è come penso" disse con voce tremante.
"C'è un posto in cui possiamo parlare?" chiese uno dei due.
"Non siete qui per dirmi che Tony..." iniziò.
"Signora. C'è un posto in cui possiamo sederci e parlare?" insistette lui.

Ziva prese un bel respiro.

"Possiamo andare in cucina, ma dobbiamo parlare piano perché i miei figli sono in salotto" rispose facendo strada.

Il suo cuore batteva così forte che temeva le sarebbe uscito dal petto. Stava camminando e nemmeno lei sapeva come stesse facendo, in quel momento sarebbe voluta scappare via il più lontano possibile. Non voleva sentire quello che avevano da dirle perché sapeva che l'avrebbe uccisa.

Si sedette e lasciò che i due si accomodassero davanti a lei.
Rimasero in silenzio per un attimo a fissarla, per cercare di capire come spiegarle tutto prima che avesse un collasso.

"È morto?" chiese lei diretta.

Tanto lo sapeva. Quando due Marines si presentano a casa tua all'improvviso vuol dire che è successo qualcosa di grave. Era inutile girare intorno all'argomento.

"Ieri mattina lui e la sua squadra sono partiti per una missione con l'elicottero. Dovevano recuperare alcuni volontari rapiti. Purtroppo l'aereo è sparito dai radar all'improvviso, supponiamo che sia stato abbattuto. È stata sorvolata tutta la zona ma sono tutti dispersi" spiegò uno dei due.
"Dispersi?" domandò Ziva.

Non riusciva a pensare o ragionare in quel momento.

"Quando l'elicottero è sparito stava sorvolando la costa del golfo persico, non è stato ritrovato e tutti i passeggeri sono stati dichiarati dispersi. Mi dispiace" spiegò.
"Quindi non dite morto solo perché non avete trovato il corpo. Ma il concetto è quello" commentò lei arrabbiata.
"Non possiamo dichiararlo morto finché non troviamo il corpo, si. Ci dispiace" ribadì il soldato.

Ziva guardò i suoi bambini giocare tranquilli. Lily stava insegnando a Noah come fare una macchina con il pongo, erano sereni e Ziva pensò a come fare per dirgli quello che era successo.
Pensando ai suoi bambini si rese conto che ne portava un terzo in grembo, lei e Tony lo aspettavano impazienti. Non avevano voluto sapere il sesso per avere la sorpresa e si rese conto che ora sarebbe stata sola il giorno in cui lo avrebbe scoperto.

Sentì un nodo alla gola e le lacrime pungerle gli occhi.

"Tony è morto..." bisbigliò incredula.
"Non tornerà più da me. Mai più, è morto..." continuò.

I due Marines si guardarono preoccupati.
Sapevano quanto fosse difficile e devastante portare certe notizie ma si erano anche resi conto che questa volta era ancora peggio.
C'erano due bambini in casa e la donna davanti a loro era incinta.

"Signora, vuole un po' d'acqua?" le chiesero.
"No, rivoglio mio marito" rispose sollevando il volto e mostrando le lacrime che le scendevano libere.
"Possiamo chiamare qualcuno che le possa stare vicino? Un parente?" chiese il soldato.
"Non ho nessuno. C'è il padre di Tony, ma vive a New York. Oddio devo chiamarlo per avvertirlo" rispose cercando di alzarsi.

Uno dei due uomini la anticipò e le impedì di alzarsi, spaventato che potesse collassare visto il suo stato attuale.

"Resti seduta, penseremo noi a tutto. C'è qualche amico o collega che possiamo chiamare, lei non può restare qui da sola adesso" disse ancora.
"Il mio capo. L'agente speciale Gibbs, il numero è nel mio telefono" rispose.
"Ok, faccio io" concluse l'uomo prendendole il cellulare dalle mani e allontanandosi per fare la chiamata.

Mentre l'uomo chiamava, l'altro soldato restava al tavolo con lei per controllare che stesse bene.
A quel punto Ziva era appoggiata al tavolo, la testa tra le mani e singhiozzava visibilmente. Semplicemente cercava di non fare rumore per non atterrare l'attenzione. Ma arrivò ad un punto in cui le riuscì impossibile trattenersi.

Iniziò a piangere forte, con una mano si copriva il volto mentre con l'altra si accarezzava il ventre. Il bambino che portava in grembo si stava muovendo ma in un modo diverso dal normale come se anche lui avesse capito che qualcosa non andava.

Il Marine si alzò e andò a sedersi al suo fianco, mettendole una mano sulla schiena.

"Non si preoccupi signora, andrà tutto bene. Vedrà che l'agente Gibbs sarà qui a momenti" disse cercando di calmarla.
"Andrà tutto bene? Andrà tutto bene?!" gridò.
"Non andrà bene, come potrebbe!" aggiunse.

Il suo tono di voce attirò l'attenzione della figlia che fino a quel momento non si era resa conto di quello che stava succedendo.
Vedendo la madre turbata, Lily si alzò e andò in cucina.

"Mammina, perché piangi?" chiese avvicinandosi.
"Non sto piangendo, amore" rispose asciugandosi gli occhi e fingendo di stare bene.
"Si invece, vedo le lacrime. Hai gli occhi rossi, come quando io faccio un brutto sogno e tu mi prendi in braccio perché piango" disse.
"Va tutto bene Lily, torna a giocare con tuo fratello" rispose non riuscendo ad evitare che la sua voce si incrinasse e le uscisse un singhiozzo.
"Mamma" ripeté Lily che iniziava ad essere spaventata.

Si avvicinò ancora di più a Ziva e le mise una mano sulla gamba. Ziva appoggiò la sua mano su quella della figlia stringendogliela.

"Che cosa succede?" chiese con occhi spaventati guardando prima la madre e poi il soldato che le sedeva a fianco.
"Tesoro..." iniziò l'uomo.

Ma Ziva lo fermò, non sapeva cosa avesse intenzione di dire alla figlia, ma avrebbe pensato a tutto lei non importava quanto difficile sarebbe stato.
Avrebbe spiegato ai suoi figli cosa stava succedendo e li avrebbe consolati e sorretti per tutta la vita. Non voleva che fosse un estraneo a dire alla sua bambina che il papà era probabilmente morto.

"Lily, amore mio. Perché non ti siedi sul divano con tuo fratello e guardate i vostri cartoni animati? Io arrivo tra poco" suggerì Ziva cercando di sorridere.
"No. Perché tu stai piangendo e se tu piangi, piango anche io" rispose la bambina con la voce tremante mentre anche a lei iniziavano a scendere le lacrime.
"Patatina, non piangere" disse lasciando che si sedesse sulle sue gambe per coccolarla un po'.

Ziva stringeva la sua bambina accarezzandole i capelli e pensando a che parole usare.

"Mamma chi sono queste persone, perché sono qui?" chiese confusa.

Ora che aveva visto la madre piangere iniziava a non capire perché quei due uomini erano entrati in casa loro e avevano turbato Ziva in quel modo.

"L'agente Gibbs sarà qui a momenti" disse l'altro Marine tornando con il suo telefono.
"Grazie" rispose lei.

Stava ancora piangendo anche se cercava di contenersi per la figlia che continuava a piangere spaventata e confusa.

"Lily, ora basta piangere. Spaventerai tuo fratello. Vedi, anche la mamma ha smesso di piangere ora, forza respira a fondo" le disse.
"Ma cosa succede?" chiese ancora.

Ziva la fissò facendole una carezza e un sorriso.

"Te lo dico tra poco ok, ora rilassati" rispose lasciando che appoggiasse la testa contro il suo petto.

Non ci volle molto perché Gibbs arrivasse.
Aveva portato con lui anche McGee, quando aveva ricevuto la chiamata il soldato gli aveva spiegato cosa era successo e lui sapeva che la presenza di un'altra persona sarebbe stata utile.
Dovevano aiutare Ziva e due bambini piccoli, Gibbs da solo non ce l'avrebbe fatta.

Si precipitarono entrambi in cucina dove Ziva ancora sedeva con la figlia in braccio.
Notarono con piacere che almeno Noah non si era accorto di nulla, era perso nei suoi giochi ed era ancora tranquillo.
Lo lasciarono in pace per un momento, avrebbero avuto tempo per sconvolgerlo.

"Gibbs" disse Ziva vedendolo.

Videro che si stava trattenendo dal piangere solo perché aveva la figlia in braccio.

"Ziver, sono qui" le disse avvicinandosi e mettendole una mano sulla spalla.

"Signore" interruppe uno dei due uomini.
"Noi ora vi lasciamo soli. Mi richiami nei prossimi giorni, per qualsiasi informazione siamo a disposizione" aggiunse.
"Grazie" concluse Gibbs.

Se ne andarono velocemente, sapevano bene che in questi momenti c'era bisogno di privacy.

"Gibbs cosa succede? Non è possibile non può essere vero. Sicuramente c'è un errore" iniziò Ziva agitandosi.

Lui la fissò scuotendo la testa.

"È un errore vero? Vero? Dimmi che c'è uno sbaglio" aggiunse piangendo.
"Mamma" si spaventò ancora di più Lily.
"Glielo hai già detto?" chiese Gibbs.
"No, devo prima realizzare io" rispose.
"Portala via" disse Gibbs a Tim.

Voleva parlare con Ziva, farla sfogare e la figlia non poteva stare li. Non doveva sentire.

"Vieni Lily" sussurrò Tim prendendola in braccio.
"No, voglio la mamma" si lamentò.
"Ora la tua mamma deve parlare con Gibbs e io e te andiamo un attimo in giardino, così ti calmi" le spiegò portandola via.
"Che ha la mia mamma?" chiese preoccupata.

Tim non rispose, non era suo compito dirle cosa stava succedendo.

Nel frattempo Gibbs si sedette di fianco a Ziva e iniziò ad accarezzarle la schiena.
Stava piangendo e si vedeva che era sul punto di crollare, voleva temerla il più calma possibile visto che era all'ottavo mese di gravidanza.

"Non il mio Tony, ti prego non può essere successo a lui" pianse Ziva.
"Mi dispiace piccola, non ci credo nemmeno io" le disse.
"Gibbs ho due figli, tra poco tre. Sono i figli miei e di Tony, lui non mi avrebbe mai lasciata così" ripeté.
"Ziva, non è stata una sua scelta" rispose.
"Mi aveva detto che avrebbe fatto attenzione" disse ripensando alle ultime parole del marito prima che partisse.
"Lui ha fatto attenzione, ma ci sono cose che non si possono controllare" provò a farla ragionare lui pur sapendo che in quel momento era una cosa difficile.
"Come farò da sola? Come farò senza di lui?" domandò scoppiando a piangere.

Gibbs l'abbracciò, lasciandola piangere quanto voleva.

"È l'amore della mia vita, non posso averlo perso. Non un'altra persona che amo non posso sopportarlo" disse.
"Ora sono sola, di nuovo come per tutta la mia vita" aggiunse disperata.
"Ziva non sei sola, non lo sarai mai. Hai i tuoi figli e ci siamo noi, non ti lasceremo mai" cercò di calmarla.
"Anche Tony lo ha detto e ora è morto. Non fare promesse che non puoi mantenere, non è ciò di cui ho bisogno ora" disse piangendo con voce arrabbiata.
"Ok" rispose Gibbs limitandosi a stringerla e ad accarezzarle la schiena.

Passarono alcuni minuti in cui Ziva pianse solamente, senza trattenersi nemmeno troppo.

"Hanno detto che non hanno trovato il corpo, non potrò nemmeno salutarlo. Avere una bara su cui piangere, i miei bambini non potranno salutarlo" disse.
"Lo so, Ziva" rispose Gibbs non sapendo cosa dirle in realtà.
"Il bambino che ho in grembo non conoscerà suo padre. Non è giusto, perché a noi, perché a lui" si lamentò.

Passò mezz'ora prima che Ziva iniziasse a calmarsi.
In realtà cercò di smettere di piangere perché ora doveva parlare con i figli e non poteva restare a commiserarsi per sempre. Anche se in realtà l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere.

"Devo parlare con Lily e Noah" disse prendendo il fazzoletto che Gibbs le stava offrendo e asciugandosi gli occhi.
"Prima bevi e ti riprendi un attimo. E se preferisci lo facciamo io e Tim, non devi farlo tu se non te la senti" propose lui.
"No, sarà già devastante così. Lo devo fare io. Ma per favore resta con me mentre parlo, nel caso dovessi bloccarmi o aver bisogno di aiuto" rispose.
"Non vado via, io e Tim restiamo finché vorrai" la rassicurò.
"Lily si è già resa conto che qualcosa non va, come farò a dirle che il papà non tornerà mai? Poche ora fa le avevo detto che sarebbe tornato a casa presto" disse Ziva.

Si mise una mano sulla pancia e si appoggiò al tavolo lasciando uscire un singhiozzo.

"Ti senti male? Ziva dovresti distenderti un attimo, non ti fa bene agitarti così" suggerì Gibbs preoccupato.
"No, sto bene. Voglio parlare con i miei figli e poi, non appena saranno calmi li metterò a letto e a quel punto dormirò anche io" rispose decisa.

Gibbs sapeva che non avrebbe potuto dire nulla per farle cambiare idea, così decise di tenere un occhio aperto nel caso avesse notato segni di malessere da parte di Ziva ma di lasciarla comunque fare ciò che credeva.
Fece un cenno a Tim di riportare dentro Lily.

Era riuscito a calmare la bambina o meglio a farla smettere di piangere.
Ma Lily era una piccola Ziva, aveva come un sesto senso nel rendersi conto delle cose. Sapeva se qualcosa non andava e non si lasciava convincere del contrario.

"Andiamo dalla mamma, Lily" disse lui rientrando con la bambina ancora tra le braccia che lo stringeva.

La mise seduta sul divano di fianco a Ziva. Anche Noah ora era seduto con la sorella ma, grazie alla sua giovane età non aveva capito che qualcosa di brutto stava per succedere.

"Guarda mamma, ho fatto la macchinina. Lily mi ha insegnato" disse orgoglioso mostrando l'oggetto alla madre.
"È stupenda, Noah. Sei stato bravissimo" gli disse sorridendo.

"Ma ora ho bisogno di dirvi una cosa importante e dovete ascoltarmi attentamente. È una cosa triste e difficile da accettare, ma dovete essere coraggiosi" aggiunsi.
"È per questo che piangi? È per questo che i due soldati erano in casa nostra?" domandò Lily agitata.
"Si, amore. Sono venuti qui per dirmi una cosa. Lo sapete che anche papà è un soldato" disse Ziva.

I due bambini annuirono.

"Il mio papà e un soldato e salva il mondo dai cattivi!" esclamò Noah orgoglioso del padre.

Ziva fece un debole sorriso, si stava sforzando di non piangere.

"Quei due soldati sono venuti qui per darci delle brutte notizie, purtroppo. Hanno detto che papà era su un elicottero e adesso quell'elicottero è caduto" continuò fermandosi per dare il tempo ai figli di capire.
"È caduto? Papà si è fatto molto male? Come sta il mio papà?" chiese Lily agitandosi ancora di più e ricominciando a piangere.

Ziva la guardò non sapendo come dire la parte successiva, era bloccata non voleva spezzare il cuore della sua bambina e non voleva che Noah perdesse il sorriso che continuava ad avere non avendo realizzato cosa era successo.

"Ziva, vuoi che..." iniziò Gibbs.
"No, no. Faccio io" disse.
"Lily, Noah. Dopo che l'aereo è caduto gli altri soldati sono andati a cercare papà e i suoi amici ma non hanno trovato nulla. L'aereo è caduto nel mare e nessuno è stato ritrovato" disse senza fermarsi o non sarebbe riuscita ad arrivare alla fine della frase.

"Quindi papà torna a casa con l'elicottero?" chiese Noah innocentemente.
"Sta zitto, Noah!" lo ammonì Lily arrabbiata che a differenza del fratellino aveva capito cosa fosse successo.
"Lily, non arrabbiarti con tuo fratello" le disse Ziva accarezzandole il volto.
"Mamma, come è possibile che papà non si trova più. Era sull'elicottero, deve essere ancora lì" rispose.
"Non lo hanno ritrovato, piccola" le spiegò ancora.

Notando che Noah non stava capendo decise di concentrarsi prima sulla figlia, avrebbe spiegato tutto al bambini più piccolo dopo.

"Non ha senso" rispose la bambina.
"Lo so, lo so" annuì lei.
"Mamma, quello che stai cercando di dirmi è che papà è sparito e non sai quando tornerà?" chiese.

Quello era il momento in cui avrebbe dovuto spezzare il cuore a sua figlia.

"Lily, io non credo che papà possa tornare" disse sinceramente. Non voleva illuderla.
"No, lui deve tornare. Per quando nasce il bambino, per andare in vacanza. Lo ha promesso" rispose Lily.
"Amore mi dispiace" disse Ziva mentre le lacrime ricominciavano a scendere.
"No, papà non è morto. Vero mamma? Lui non è morto, lui tornerà" rispose in lacrime mentre cercava di salire in braccio alla madre.
"Oh Lily, vorrei dirti che non è vero. Ma papà non tornerà a casa" disse stringendola di nuovo a se mentre la bambina piangeva disperata.

Ora anche Noah aveva colto che qualcosa non andava e guardava la mamma e la sorella confuso.

"Papà non torna? E quando torna allora?" chiese.
"Non torna, Noah" rispose Lily nervosa.
"Si che torna, quando ha vinto la guerra!" insistette.
"Noah, vieni vicino alla mamma" gli disse Ziva.
"Papà è scomparso e non credo tornerà a casa, riesci a capirlo?" disse in modo delicato.
"Ok, però quando ricompare torna" rispose.

Ziva guardò Gibbs non sapendo bene che dire al figlio per fargli capire la cosa.

"Lascia stare, è piccolo. Dagli il tempo di assimilare le cose e lo capirà" la rassicurò Gibbs.

Nel frattempo Lily, che a differenza del fratello si era resa conto di quello che sarebbe successo, stringeva la madre piangendo disperata.

"Mamma, voglio papà" disse.
"Lo so, ma prova a calmarti un po' ora. Respira" cercò di calmarla Ziva.

Tim andò in cucina a prenderle dell'acqua.

"Lily, bevi un pochino ora" le disse aiutandola.

Poi si sedette a fianco a Noah per temergli compagnia, si stava spaventando a vedere la sorella e la mamma così sconvolte.
Lily pianse fino ad addormentarsi, sfinita. Era così sconvolta che non riuscì a dire altro se non che voleva il suo papà e che non poteva essere morto.

Ziva la mise a letto sperando che dormisse tutta la notte. Erano solo le otto di sera sapeva che la mattina si sarebbe svegliata presto, ma in quel momento fu grata che dormisse.
Quando tornò in salotto sia Gibbs che Tim stavano cercando di far addormentare anche Noah.
Gli avevano dato dei biscotti da mangiare visto che a differenza della sorella e della madre voleva la cena.

Dopo un'ora anche Noah era nel suo lettino addormentato.
Rimase Ziva con Gibbs e Tim.

"Uno di noi resterà con te questa notte" disse Gibbs.
"Posso restare io" si offrì subito Tim.

"Grazie siete molto gentili, ma non è necessario" rispose Ziva.
"Si che lo è, non è il momento per te di stare da sola" commentò Gibbs.
"E se i bambini si sveglieranno potremo essere di aiuto" aggiunse McGee.
"Ragazzi davvero. Io non ho bisogno" insistette.
"Ziver..." iniziò Gibbs.
"Per favore, ho bisogno di un po' di tempo da sola. Voglio farmi una doccia e dormire, la schiena e la testa mi stanno uccidendo. Voglio solo concludere questa pessima giornata" spiegò.

Gibbs e Tim si scambiarono uno sguardo poco convinto ma alla fine accettarono il desiderio di Ziva.

"Se hai bisogno chiama, a qualsiasi ora. Ok?" si raccomandò Gibbs.
"Certamente. Grazie per oggi" disse lei.

L'abbracciarono entrambi sussurrando parole di conforto e poi la lasciarono sola.

Non appena sotto la doccia, Ziva si lasciò andare ancora una volta piangendo. L'acqua copriva i singhiozzi quindi non aveva paura di spaventare i figli.
Si mise a letto, piangendo nel pensare che non avrebbe mai più avuto il marito accanto a lei in quel letto.
Si era abituata a dormire da sola ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stata una cosa permanente.
Mise una mano sul suo cuscino immaginandosi quando trovava il suo volto lì e lo accarezza.
Riprese a piangere, nella sua vita aveva sofferto molto ma perdere l'amore della sua vita in quel modo faceva più male di tutte le perdite che aveva subito nella sua vita messe assieme.

Fu nel mezzo della notte che si svegliò di soprassalto.
Qualcosa non andava, si sentiva male. Si mise seduta sul letto di scatto cercando di capire cosa stava succedendo.

Sentì un forte dolore alla schiena, solo altre due volte nella vita aveva sentito un male così forte. Partorendo i suoi bambini.
Si rese conto che aveva le lenzuola tutte bagnate e capì che le si erano rotte le acque e stava avendo le contrazioni.
Urlò per il male e per lo spavento. Non che non sapesse come si partoriva un bambino, ma era presto troppo presto. Stava andando tutto male, il suo bambino non doveva nascere ora.

Gridò ancora per un'altra contrazione e si piegò in avanti stringendosi il ventre.

"Ti prego, no. È troppo presto" disse piangendo.

Non si era resa conto che urlando aveva svegliato Lily che ora era entrata in camera sua e la guardava sempre più terrorizzata da quella giornata.

"Mamma che hai? Stai tanto male?" le chiese.

Ziva urlò di nuovo, aveva troppo male, più del normale.
Ebbe un forte giramento di testa e spaventata guardò sotto le lenzuola accorgendosi che aveva iniziato a perdere sangue.

"Mamma!" esclamò Lily.
"Tesoro chiama Gibbs, ora" le disse.
"Che ti succede? Il bambino sta per nascere?" chiese avvicinandosi.
"Credo di si, ma chiama..." iniziò. Ma perse i sensi prima di finire la frase.
"Mammina! Che hai? Svegliati!" esclamò Lily.

Era in preda al panico, aveva solo sette anni e stavano succedendo troppe cose quel giorno.
Provò a svegliare la madre più volte ma Ziva non rispondeva. Così prese il telefono e fece l'unica cosa che sapeva andava fatta in quel momento.
Chiamò il 911. Glielo avevano insegnato Tony e Ziva, per le emergenze. E ora stava tornando utile la cosa.

"La mia mamma non si sveglia e sta per nascere il suo bambino" disse tra i singhiozzi all'operatrice.
"Ok, calmati e raccontami cosa succede" disse la donna dall'altra parte del telefono.

In cinque minuti la donna raccolse le informazioni necessarie mandò un'ambulanza. Diede istruzioni a Lily di chiamare qualche amico o parente che potesse stare con lei e il fratello.
Si complimentò con la bambina per la sua bravura a mantenere la calma e aiutare la madre.

Non appena finto con il 911, Lily chiamò Gibbs il quale rispose immediatamente. Era sull'attenti nel caso Ziva avesse bisogno.

"Ziver, che succede?" chiese.
"Mamma sta male, sta arrivando l'ambulanza e il suo bambino nasce e io ho paura" disse Lily.
"Sto arrivando Lily, non agganciare il telefono parla con me" rispose lui prendendo le chiavi della macchina e precipitandosi da Ziva.

Arrivò insieme all'ambulanza e mentre i paramedici si occupavano di Ziva prese Lily e Noah e li preparò per andare all'ospedale.
Lily tremava era terrorizzata e dovette fare tutto Gibbs per lei, non riusciva nemmeno a vestirsi nonostante fosse completamente autonoma ormai.

Seguirono l'ambulanza in macchina con entrambi i bambini che piangevano spaventati. Quando arrivarono in ospedale Ziva si era risvegliata e Lily corse subito verso la sua barella.

"Mamma! Che cosa ti succede?" chiese.
"Tesoro, sto bene. Stai tranquilla" la calmò.
"Che succede oggi?" disse spaventata Lily.

"Tesoro, tu devi restare con tuo fratello ora, Abby sta arrivando per stare con voi. Io vado con la tua mamma ok?" si raccomandò Gibbs.
"Abby arriva presto vero?" chiese.
"Prestissimo" la rassicurò.

Lily prese il fratellino per mano e andò a sedersi dove una gentile infermiera li accompagnò.

"Stai tranquillo Noah, mamma starà bene. Lo sai che lei è una Ninja, papà lo dice... Diceva sempre" rassicurò Lily il fratellino che piangeva ancora.

Nel frattempo Gibbs raggiunse Ziva in sala emergenza.
Stava ancora gridando, doveva avere davvero molto male.

"Ziver, stringimi la mano. Andrà bene piccola" la rassicurò.
"Non va bene nulla. Tony non c'è, il bambino è in anticipo di un mese e io sento che qualcosa non va. Fa troppo male" si lamentò.

"Smetta di spingere, ora" la bloccò il medico.
"Non posso, devo spingere" si lamentò.
"No si deve fermare e dobbiamo andare in sala operatoria ora" ripeté il medico iniziando a spostarla.
"Perché?" chiese terrorizzata.
"Qualcosa non va bene" disse semplicemente il medico.





Note dell'autrice:

Hey!
Sono tornata dopo un po' di assenza causati dalla simpatica sessione di esami all'università -.-
Spero non vi siate dimenticati di me (ma se è successo qui nessuno si arrabbia AHHAHA) XD

Comunque eccomi con questa nuova storia. Voi direte: ma inizia uguale all'altra solo che ad essere morto è Tony. Si è vero ma... La storia sarà diversa, sopratutto perché qui non sarà tutta la descrizione della vita senza Tony.
Ora parte un luuungo flash back e vedrete XD

Spero vi piaccia, soprattutto l'idea di Tony soldato :)
Un grazie a Slurmina che mi ha dato preziosi consigli XD
Di solito quando ho dei dubbi sulle storie chiedo a lei per avere ottimi suggerimenti :*

Diciamo cercherò di aggiornare ogni lunedì, ma nel caso non sia puntuale perdonatemi ho da studiare molto e ultimamente sono un po' stanca -.-"
Detto ciò, spero vi sia piaciuto questo inizio. Alla prossima settimana.

Baci, Meggie.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Un anno e mezzo prima:

Entrando in cucina la vide ai fornelli intenta a mescolare qualcosa dentro un tegame.
Era estate e faceva caldo, Ziva aveva addosso soltanto una canottiera aderente e un paio di pantaloncini corti.
Era scalza e aveva i capelli raccolti in una coda alta. Non si accorse che Tony era entrato e la stava fissando.

La fissò per un attimo facendo pensieri non adatti ad una giornata con i figli per casa. Avrebbe voluto spogliarla lì dove era e fare l'amore con lei sul tavolo della cucina, ma non era un'attività possibile per quel giorno.
Ziva sapeva farlo andare su di giri senza nemmeno esserne consapevole.

Vedendo il suo corpo, più scoperto che vestito, si meravigliò di come avesse ancora un fisico così perfetto dopo aver partorito già due volte.
Forse dipendeva dal fatto che andava a correre ogni volta che poteva o forse era semplicemente perfetta.

"So che mi stai fissando" gli disse senza nemmeno voltarsi.
"Maledetto sesto senso Ninja, io volevo fare il guardone ancora per un pochino" commentò avvicinandosi a lei.
"Mi fissi tutti i giorni quando pensi che non ti veda. E anche la mattina mentre dormo. Non ne hai abbastanza?" chiese voltandosi.

Si ritrovò Tony quasi appiccicato a lei, pronto a baciarla.

"Non me ho mai abbastanza del tuo corpo sexy, David" rispose mettendole una mano sul volto e attirandola verso di lui.

La baciò con passione, gustandosi quel piccolo momento di affetto lontano dagli occhi dei figli.

"Sei diventato più bravo ad avvicinarti senza farti sentire, non pensavo mi fossi già così vicino" disse subito dopo aver smesso di baciarlo.
"Ho imparato da te" rispose Tony dandole un altro rapido bacio sulle labbra.

Le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le passò una mano sulla fronte sudata.

"Stai sudando" affermò.
"Fa caldo qui. E con te vicino è ancora più caldo" rispose facendo l'occhiolino.
"Stai facendo pensieri impuri, Ziva?" disse ammiccando.
"Oh, non sai quanti Tony" rispose tornando ai fornelli.
"Ragazzaccia" concluse lui dandole un colpetto sul sedere che la fece sorridere.

Prese un bicchiere d'acqua fredda dal frigorifero e si mise vicino a Ziva per continuare a parlarle.

"E cosa stanno facendo i nostri figli?" chiese lei.
"Sono in salotto. Noah guarda la televisione mentre Lily fa fantastici disegni che spesso ho difficoltà ad interpretare" spiegò Tony.

Lily aveva cinque anni e mezzo e Noah due e mezzo. Andavano d'accordo, Noah adorava la sorella maggiore e le lasciava fare tutto ciò che voleva. Lily si divertiva ad usarlo come bambolotto e farlo ridere.

"Domani li lasciamo da Gibbs e abbiamo un week end tutto per noi. Ci puoi credere?" disse Ziva felice.

Amava stare con i suoi bambini, ma ogni tanto aveva bisogno di staccare e avere un momento sola con suo marito.

"Non vedo l'ora, non restavamo soli da quando..." iniziò lui.
"Da quando sono rimasta incinta di Noah" concluse lei.
"Un sacco di tempo. Ma ora, sexy Ninja, avremo un week end solo per noi. Ce lo siamo meritati" disse Tony.

Avevano prenotato un albergo al mare, in realtà era solo a poche ore di distanza ma a loro bastava. Volevano solo stare assieme e avere un paio di giorni per rilassarsi.
Gibbs li aveva quasi obbligati ad andare un po' in vacanza quando qualche settimana prima Ziva aveva quasi avuto un crollo nervoso al lavoro.
Da che era diventata mamma aveva scelto di svolgere solo lavoro d'ufficio, per avere orari più comodi e correre meno rischi. Tuttavia il lavoro e la gestione della famiglia la stressavano, soprattutto quando si trovava con la figlia ammalata e il figlio che faceva i capricci per andare all'asilo nido.

Così ora avevano il loro week end libero ed erano più che eccitati.

"Pensi che staranno bene, questi due giorni?" chiese Ziva leggermente preoccupata.

Tony sorrise capendola. Ogni volta che avevano lasciato Lily per qualche giorno, Ziva era stata ansiosa, aveva sempre temuto che sarebbe successo qualcosa che richiedeva la sua presenza.

"Staranno bene. Sono Gibbs e staremo via solo una notte, Zee. E per qualsiasi cosa potremo tornare a casa in poche ore" la rassicurò accarezzandole il braccio.
"Hai ragione" commentò lei convincendosi.

Sentirono Lily ridere dal salotto e questo fece rilassare ancora di più Ziva.
Sapeva che con Gibbs si sarebbero trovati bene e sapeva che essendo entrambi di buon umore in quei giorni non avrebbero fatto storie a restare da soli.

"Domani sera, a quest'ora, saremo nella nostra camera d'albergo a prepararci per andare fuori a cena" disse Tony abbracciandola da dietro.

Le piaceva quando faceva così, si sentiva amata e coccolata. E sentire il suo profumo la faceva sentire al sicuro.

"Mi metterò il vestito più bello che ho" commentò Ziva.
"Anche con un pigiama tu saresti perfetta" disse Tony baciandola sul collo.

Furono interrotti quando Lily entrò in cucina con il fratellino in braccio.

"Mamma, guarda che bello mio fratello!" esclamò felice.
"Lily, che hai combinato?" disse Ziva andando incontro alla figlia e prendendo il bambino in braccio.
"Gli ho disegnato una maschera" rispose semplicemente.
"Gli hai colorato la faccia con i tuoi pennarelli" constatò toccando il volto del bambino.
"Esatto! Ti piace? Ho usato anche il verde sul naso" spiegò lei.

"Io vado a ripulirlo, stai attento che la cena non si bruci" disse Ziva a Tony andando verso il bagno.

Lily guardò la madre andare via e poi il padre, che la fissava a sua volta.

"A mamma non è piaciuta la maschera che ho disegnato a Noah" disse triste non capendo che cosa aveva fatto.
"Lily, principessa. Il problema è che i pennarelli vanno usati sui fogli, non su tuo fratello" disse Tony chinandosi alla sua altezza.
"Ma perché? È bello anche usarli sulla pelle" commentò poco convinta.
"Lo so, ma non lo devi più fare. Ok?" le rispose mettendola a sedere sul bancone mentre controllava la cena.
"Va bene... Ora la mamma deve lavare la faccia di Noah?" chiese.
"Esatto. Vedrai che verrà pulito alla perfezione" rispose Tony.
"Lo deve lavare perché non va bene avere il pennarello sulla faccia?" chiese ancora.
"Si" disse Tony.
"Allora forse mi devo lavare anche io" commentò sollevandosi la maglietta.

Non appena Tony si girò vide che aveva tutta la pancia colorata.

"Lily! Per l'amor del cielo che hai combinato" esclamò guardandola.
"Scusa papà" disse con aria colpevole.
"Piccola, perché hai colorato il pancino?" le chiese rimettendole a posto la maglia.
"Perché c'era più spazio" disse.

Tony ridacchiò, la sua principessa era troppo dolce per potersi arrabbiare.
Spense il fornello e la prese in braccio, portandola nel bagno dove Ziva stava finendo di ripulire Noah.

"La cena è già pronta?" chiese vedendoli.
"No, però tu hai da lavare un'altra bambina" disse Tony.

Ziva guardò Lily, che in quel momento alzò la maglia e mostrò la pancia anche alla madre.

"Lily..." fu l'unica cosa che disse.
"Ok, allora io e te ora facciamo il bagnetto e papà prende Noah e lo porta in cucina con lui" disse organizzandosi.

Scaldò l'acqua nella vasca e iniziò a spogliare la figlia.
Lily lasciava che la madre facesse quello che doveva fare senza dire nulla, si sentiva in colpa per quello che aveva fatto ora.

Una volta dentro l'acqua, Ziva si assicurò di lavarle via tutti i segni di pennarello dalla pancia.
Poi colse l'occasione e le lavò anche i capelli.

"Mamma, sei arrabbiata con me?" chiese preoccupata.
"Amore, perché dovrei?" domandò confusa.
"Ho fatto un pasticcio" rispose guardando in basso.

Ziva le diede un bacetto sulla guancia, sorridendole.

"Non sono arrabbiata Lily, solo non lo fare più ok? Non va bene colorarsi la pelle" le spiegò.
"Papà ha detto che i pennarelli si usano solo sui fogli" disse.
"Esatto, papà ha detto bene" rispose.
"Ok, ti prometto che non lo faccio più" disse più rilassata.

Una volta finito con la figlia, tornò da Tony e Noah che le stavano aspettando seduti sul divano.
Tony teneva in braccio il figlio e lo stava facendo ridere come un pazzo, facendogli il solletico.

"Basta papà!" gridava il bambino ridendo.
"Come? Non ho capito" rispose Tony continuando.

Si fermò solo quando si accorse della presenza di Ziva e Lily.

"Ho già anche apparecchiato, dobbiamo solo sederci e mangiare" disse indicando il tavolo.
"Che efficienza, Tony" sorrise Ziva.

Dopo aver cenato e riordinato tutta la cucina misero a letto i figli.
Con Noah era facile, dopo cena crollava di sonno e si addormentava in poco tempo. Lily invece avrebbe voluto stare alzata ancora.

"No mamma, io voglio stare ancora sveglia! Con te" disse implorandola.
"Ma non si può... È tardi e se non fai la nanna domani sarai stanca. E non vorrai mica essere stanca proprio quando devi andare da Gibbs?" rispose sperando di invogliarla a dormire.
"Ma io voglio stare con te ancora, adesso" ribadì.

Ziva la fissò per un attimo, prima di avere una buona idea.

"Ok, cosa ne pensi se la mamma si sdraia con te finché non ti addormenti?" le domandò sperando che accettasse.
"Si!" disse felice facendo spazio alla madre.

Ziva spense la luce e accese la piccola lampada che Lily aveva sul comodino. Proiettava sul soffitto disegni colorati che a Lily piacevano molto.
Poi si sdraiò con la bambina lasciando che si appoggiasse a lei.

"A me piacciono tanto queste stelline che si muovono sul soffitto" disse Lily indicandole.
"Sono belle e colorate" commentò Ziva.
"Sono come quelle del cielo. Io un giorno voglio andare su una stella per vedere quanto è in alto. E poi da lassù ti saluto" disse Lily.

Le immagino proiettare cambiarono, trasformandosi in delfini.

"Ecco i delfini che fanno i salti nel mare! Mamma lo sai che la mia amica Susy mi ha detto che ha visto i delfini e li ha anche toccati?" disse sbadigliando.

A quel punto Ziva iniziò ad accarezzarle il volto in modo delicato e la guardò chiudere gli occhi.

"Ai delfini piace mangiare i pesciolini..." aggiunse con voce assonnata.
"Shh, Lily. Occhietti chiusi amore e fai la nanna" le disse Ziva sottovoce.
"Faccio la nanna" ripeté lei.
"Si, tanta nanna che sei stanca" concluse Ziva.

Restò con la figlia e quando fu sicura che dormisse spense la lampada e lasciò la stanza.

Quando il mattino seguente si alzarono non si capiva se era più eccitato Tony di andare in vacanza con Ziva o Lily di andare da Gibbs con Noah.

"E Gibbs l'altra volta mi ha fatto costruire alcune cose con il legno. Pensi che me lo farà fare anche questa volta? E anche a Noah?" chiese Lily giocando con i cereali della colazione.
"Lily, mangia amore. E non lo so, magari glielo puoi chiedere e costruire una bella macchinina per tuo fratello" suggerì Ziva.
"Oppure una barchetta e poi facciamo la vela con un tovagliolo!" esclamò sventolando il suo tovagliolo.

Ziva ridacchiò sempre sorpresa dalla fantasia e dall'allegria della figlia.

"La barchetta!" disse Noah che ascoltava la sorella.

Era seduto sul seggiolone e aveva davanti a se una tazza con dello yogurt, come piaceva a lui. Ziva spesso lo lasciava provare a mangiare da solo, finché stanca di aspettare lo imboccava per finire prima.

Lily si alzò e si mise in piedi sulla sedia per arrivare più comodamente all'altezza del fratello, poi prese una cucchiaiata di yogurt e iniziò la sua storia.

"La barchetta stava attraversando il mare in tempesta, c'erano onde altissime e il capitano non sapeva se avrebbero trovato un posto in cui rifugiarsi..." iniziò agitando il cucchiaio.
"Ma ecco che in lontananza vedono una caverna e lì si dirigono" concluse imboccando il fratellino.

Sia Tony che Ziva la guardarono, orgogliosi e sorpresi dalla sua bravura nell'essere una sorella maggiore.
Tony le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte.

"Capitano della barca, vada a mangiare la sua colazione ora. Qui ci penso io" le disse.
"Ok, papà" rispose tornando a sedersi.

In poco più di un'ora si trovarono davanti a casa di Gibbs.
Entrarono e lo trovarono in salotto che li stava aspettando. Ogni volta che ospitava i loro figli a casa sistemava tutto in modo che quella non sembrasse un rifugio antiatomico.
Aveva persino comprato una televisione in cui funzionavano tutti i canali.

"Allora Lily, fai la brava e prenditi cura di tuo fratello mentre siamo via" le disse Ziva.
"Si mamma. E te lo prometto, non uso i pennarelli sulla sua faccia" rispose.
"Brava" disse dandole un bacio.
"Comportati bene, principessa. Papà ti porta un regalino quando torniamo" aggiunse Tony dandole anche lui un bacio.

Poi Ziva salutò Noah che in quel momento era in braccio a Tony.

"Vedrai che ti diverti con Gibbs, piccolino" disse Ziva facendogli una carezza, più preoccupata di Noah.
"Fai il bravo ometto, fatti insegnare a costruire una barca" aggiunse Tony passandolo a Gibbs.

"Bene, salutate mamma e papà, che noi abbiamo un sacco di cose da fare" disse Gibbs per non dilungare i saluti in modo da non creare drammi inutili.
"Ciao! Portatemi tanti regali" disse Lily salutando.
"Ciao ciao' disse anche Noah agitando la manina.

Poco dopo Tony e Ziva erano sulla loro macchina, diretti verso il mare.

"Provo questo terribile senso di colpa a lasciarli soli due giorni" confessò Ziva.
"Oh, Zee. Tutte le volte? Hai visto come erano tranquilli? Forse si divertiranno più di noi" disse Tony.
"Si... E se poi Noah non si addormenta perché vuole che tu gli leggi la favola? E se Lily ha nostalgia e Gibbs non riesce a calmarla?" rispose.
"E se nel frattempo ci invadono gli alieni? O un virus ci trasforma in Zombie?" la prese in giro Tony.
"Non sei divertente" lo ammonì lei.
"E dai, Ziva. Stai tranquilla, ti prometto che tutto andrà bene" le disse.
"Amore" aggiunse prendendole la mano.
"Pensa a noi due sulla spiaggia che camminiamo sulla riva. E io che ti porto in acqua e ti bacio. E molto casualmente ti tolgo il costume" concluse.
"E io che sempre molto casualmente ti spezzo una mano se lo fai" gli disse.
"Sai sempre come rovinare l'atmosfera" ridacchiò Tony.

Arrivarono a destinazione nel tempo previsto e furono felici nello scoprire che il loro hotel era vicinissimo al mare.
Passarono tutta la mattinata e parte del pomeriggio sulla spiaggia, non facendo praticamente nulla se non chiacchierare e passeggiare.

Tornarono in camera per prepararsi per la cena.
Come promesso Tony l'avrebbe portata in un bel ristorante e Ziva si sarebbe fatta bella per lui.
Tuttavia Ziva non aveva previsto il piacevole intramezzo durante la sua doccia rigenerante.

Stava finendo di sciacquarsi i capelli quando sentì Tony entrare in bagno.
Inizialmente non diede peso alla cosa, ma sobbalzò quando lo sentì aprire la porta della doccia e entrare richiudendola.

"Tony, che succede? Impaziente di lavarti?" chiese.
"Non proprio. Visto che non volevi che ti levassi il costume in mare, ho pensato che la doccia fosse un luogo che ti piaceva di più" commentò.
"Hai pensato bene" rispose baciandolo mentre l'acqua le scorreva addosso ad entrambi.

Dopo un bel po' più del necessario sotto la doccia, Ziva decise di uscire e lasciare che Tony si lavasse veramente mentre lei iniziava a prepararsi per la serata.
Iniziò asciugandosi i capelli e lasciandoli sciolti proprio come piaceva a Tony, poi prese fuori il vestito che si era portata.
Era corto ed aderente. In realtà non era abituata ad indossare vestiti così, ma sapeva che a Tony sarebbe piaciuto quindi per quella sera lo accontentò.

Quando Tony uscì dal bagno, Ziva era già vestita e si stava truccando.

"Ho bisogno di un'altra doccia fredda" disse fingendo di rientrare in bagno.

In realtà si diresse verso di lei e le baciò il collo sussurrandole all'orecchio "Ziva sei così bella".
"Se fai il bravo, stasera ti lascio togliermi il vestito" lo stuzzicò.

Tony sorrise e andò a prendere dall'armadio i vestiti che avrebbe indossato.
Uscirono in direzione del ristorante poco meno di mezz'ora dopo. Tony aveva prenotato in un piccolo ristorantino sulla spiaggia, voleva portare la moglie a passeggiare sulla riva con la luna che risplendeva.

"Dovremo condividere il dessert" disse lui.
"Tu dici?" chiese Ziva.
"Si, perché mi ricorda la prima volta che siamo andati a cena insieme. E non come coppia, intendo quando tu eri da poco arrivata nella nostra squadra" rispose.

Ziva ritornò con la mente a quella sera e si sorprese nel vedere che lui ancora se ne ricordasse.
Erano passati molti anni e nonostante Tony l'amasse lei pensava che non avrebbe mai ricordato momenti del genere.

"Eravamo nel ristorante vicino a casa tua dopo quel caso che ci tenne impegnati una settimana e tu prendesti il dessert per farlo mangiare a me in realtà" ricordò lei.

Quella sera Ziva non voleva il dessert, sapeva che avrebbe pagato Tony e non voleva approfittarsene. Ma lui lo prese comunque per condividerlo.
E ora entrambi ricordavano quel momento.

"Propongo la torta al cioccolato, come quella sera" disse lui.
"Andata" rispose.

Finito di cenare, passeggiarono mano nella mano sulla spiaggia. Ziva si tolse anche le scarpe per camminare con i piedi nell'acqua.
Era fredda ma le piaceva, la spiaggia con la sola luce della luna aveva il suo fascino.

"Mi piacciono queste serate romantiche, solo noi due" affermò.
"Ziva David che ammette che le piace il romanticismo, pensavo dovesse cadere il mondo prima" scherzò Tony.
"Non mi piace il romanticismo in assoluto, ma mi piace che tu lo sia con me" disse sinceramente.
"E ti piace anche quando ti bacio?" chiese.
"Quello ancora di più" confermò.
"E quando..." iniziò finendo la frase sottovoce nel suo orecchio.
"Tony!" esclamò dandogli una gomitata.
"Però si" aggiunse ammiccando.

Lui la prese per mano e fece per tornare indietro.

"Allora andiamo in camera, conosco un modo per concludere la serata in modo perfetto" disse.

Tony arrivò a malapena in camera prima di cedere alla voglia e spogliarla. La buttò sul letto mentre anche lei spogliava lui.
Era davvero molto tempo che non erano liberi di passare una serata così da soli non che non avessero più fatto l'amore dopo che Ziva aveva partorito Noah, ma avevano sempre avuto i figli in casa e quindi si erano dovuti trattenere.

Ma la parte che Ziva preferiva era quella in cui, dopo aver fatto l'amore, Tony la coccolava e le sussurrava parole dolci all'orecchio fino a farla addormentare.
Si svegliò la mattina dopo ancora abbracciata a lui e per la prima volta in tanto tempo si sentì davvero rilassata.

Metà della giornata successiva la passarono di nuovo in spiaggia, mentre nel pomeriggio andarono in giro per la piccola città in modo da trovare qualche regalino da portare ai figli.
Ripartono la sera sul tardi, dopo aver cenato. Gibbs aveva detto che si sarebbe occupato dei figli senza problemi così la presero con calma.

Quando arrivarono finalmente a casa di Gibbs erano già le undici di sera.
Entrarono in silenzio e trovarono Gibbs in salotto con i figli.

"Ciao" disse sottovoce alzandosi e andando verso la cucina.
"È andato tutto bene?" chiese Ziva immediatamente.
"Benissimo. Noah dorme già da un bel po'. Lily voleva aspettarvi sveglia, ma è crollata anche lei" disse Gibbs.
"La nostra principessa stanca" commentò Tony.

"Ogni tanto si sveglia e mi chiede se siete tornati" aggiunse Gibbs.
"Ora li portiamo a casa" disse Ziva.
"Voi vi siete divertiti al mare?" chiese.
"Non sai quanto, capo" rispose Tony ammiccando.

Questa sua affermazione gli costò uno scappellotto da Gibbs e un'occhiataccia da Ziva.

"Si Gibbs, ci siamo divertiti. Grazie per averci dato i giorni liberi e aver badato ai nostri figli" rispose Ziva senza fare la simpatica come aveva appena fatto Tony.

Scambiarono altre due parole e poi andarono a prendere i figli che dormivano.
Quando Tony si chinò per prendere in braccio Lily, la bambina aprì gli occhi per un attimo.

"Siete tornati" disse con voce assonnata.
"Si e ora andiamo a casa a dormire" le rispose.
"Io sto già facendo la nanna" commentò Lily.
"Lo vedo" concluse Tony.

Salirono in macchina e andarono diretti a casa, soddisfatti del loro week end romantico ma felici di avere di nuovo con loro i figli.









Note dell'autrice:

Ecco il secondo capitolo e come vi avevo promesso è un bel flashback ed è tanto love e family <3
Visto, oggi non sono stata cattiva come pensavate ahaha

Diciamo che adesso per un po' avremo capitoli così che comunque non vi faranno soffrire... Poi si vedrà, procediamo per gradi ahah

Spero vi sia piaciuto, tanto TIVA <3
Alla prossima settimana.

Baci, baci.
Meggie.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

"Ziva, archivio" disse Tony passando davanti alla scrivania della moglie e appoggiando un fascicolo di un caso appena chiuso.

Ziva guardò il marito, irritata.

"Capisco che il mio lavoro sia di scrivania. Archiviare, ricevere documenti e analisi di laboratorio, fare ricerche e aiutarvi qui. Ma non credi di poter essere un tantino meno fastidioso quando mi chiedi le cose?" rispose.
"Che ho fatto?" domandò confuso.
"Non lo so, per esempio potresti chiedere per favore?" disse sarcastica.
"Si padrona" rispose ridacchiando.

Ziva ruotò gli occhi, ancora più irritata.

"E non mi prendere in giro, non è giornata Tony" disse nervosa.
"Uh-uh. Non dirmi che siamo in pre allarme uno" commentò lui avvicinandosi alla sua scrivania.
"Tony! No. Non sta per venirmi il ciclo. Sono nervosa perché ho mille cose da fare qui e quando torniamo a casa ne avrò altre mille da fare. Sempre sperando che i nostri figli non decidano di litigare, ancora" si lamentò.

In effetti quel periodo non era proprio leggero, avevano molto da fare e spesso si ritrovava a casa da sola con i figli perché Tony doveva rimanere al lavoro all'NCIS.
Tony stava per risponderle di nuovo quando arrivò anche Gibbs.

"Ziva interrompi quello che stai facendo, ho bisogno di te" comandò.

A quel punto lo fulminò con lo sguardo.
Non le importava che fosse il suo capo, odiava ricevere ordini in quel modo.

"Per favore" aggiunse subito Gibbs.

Da quando Ziva era diventata madre molte cose erano cambiate, l'unica che non era cambiata era il suo potere di ottenere ciò che voleva.
E quello che voleva quel giorno era rispetto e riconoscenza per il suo lavoro.

"Ok, di cosa hai bisogno" disse prendendo un bel respiro e alzandosi dalla sua sedia.

Gibbs accese uno dei monitor che avevano in ufficio e proiettò l'immagine della sala interrogatori.

"Lo dobbiamo interrogare, però parla solo turco. Penso che questo sia un lavoro per te, no?" le disse.

Di tanto in tanto le facevano ancora svolgere interrogatori. Primo perché era molto brava e secondo perché sapevano quanto fosse stato difficile per lei passare dal lavoro sul campo a quello d'ufficio.

A sentire quelle parole. Ziva si illuminò.
Era quello che le serviva quel giorno, aveva dello stress da sfogare e interrogare un sospettato l'avrebbe aiutata.

"Va bene, dimmi ciò che devo sapere prima che entri in quella stanza e faccia il mio lavoro" rispose convinta.
"Trafficante di donne dalla Turchia agli Stati Uniti. È stato catturato ieri sera mentre cercava di vendere una ragazza di appena diciotto anni. Non parla inglese, o almeno così dice. Cerca di farlo crollare così chiudiamo subito il caso" le disse Gibbs velocemente prima di consegnarle il fascicolo del caso.

Ziva lo lesse e poi si diresse verso la sala interrogatori, seguita da Gibbs.
Si mise a guardarla dall'osservatorio e poco dopo anche Tony lo raggiunse. Anche a lui mancava vedere la moglie in azione ed era curioso di vedere come se la sarebbe cavata Ziva dopo un po' di tempo che non conduceva un interrogatorio.

Tuttavia notarono tutti con piacere che Ziva non aveva perso il tocco, anzi tutto il nervosismo che aveva l'aiutò a far crollare l'uomo ancora più velocemente.

"Tua moglie è impeccabile come sempre" commentò Gibbs uscendo dall'osservatorio per andare a prendere l'uomo e portarlo via.

Tony invece l'aspettò nel corridoio.

"Sei venuto a goderti lo spettacolo, Tony?" gli chiese avvicinandosi.
"Non potevo perdermi mia moglie in versione Ninja" rispose sfiorandole il braccio fino a prenderle la mano.

Ziva sorrise non togliendo mai gli occhi da quelli del marito.

"Ti ho mai detto che mi fai eccitare quando fai così" disse riferendosi al modo deciso con cui aveva condotto l'interrogatorio.
"Più di una volta" commentò.

Tony fece indietreggiare lentamente la moglie, fino a farla appoggiare al muro.
Poi la baciò, in modo alquanto passionale pur però mantenendo un certo decoro considerando che erano al lavoro.

"Ti sento più rilassata ora" disse mentre la baciava e le accarezzava il braccio.
"Ogni tanto mi fa bene fare cose alternative al lavoro. E non mi riferisco solo all'interrogatorio" rispose.

Non era frequente che si baciassero così nei corridoi dell'NCIS.
Non che dovessero tenere nascosta la loro relazione a qualcuno, ma sicura,ente cercavano di tenersi più distaccati mentre lavoravano.
Scappava un semplice bacetto ogni tanto durante la giornata, magari prima di pranzo. Ma raramente avevano momenti simili.

Tuttavia, ogni volta che riuscivano a lasciarsi un po' andare c'era qualcuno o qualcosa che li interrompeva.
Di solito un cellulare, Gibbs che li richiamava al lavoro.
Questa volta fu Palmer, in modo non intenzionale.

Percorreva il corridoio per raggiungere l'ascensore e tornare all'obitorio, era appena strato in pausa pranzo e stava rientrando.
Si pentì immediatamente di non aver usato l'altro ascensore disponibile, si sentiva molto a disagio in quel momento.

Non appena Tony e Ziva si accorsero della sua presenza si interruppero.

"Gremlin delle autopsie, qual buon vento ti porta qui?" disse Tony leggermente scosciato.
"Ragazzi, io.. Io... Mi dispiace, non... Io non credevo..." iniziò balbettando in imbarazzo.
"Non volevi interromperci, ma lo hai fatto Palmer" concluse la frase Tony.
"Volevo solo tornare in sala autopsie" disse.
"Questo è ovvio" commentò Ziva.

Ci fu un momento imbarazzante in cui tutti e tre si fissarono senza dire nulla, finché fu Tony a prendere di nuovo la parola.

"Vola Palmer, sparisci da qui" disse.

E subito il ragazzo se ne andò, ancora a disagio e dispiaciuto per averli interrotti.
Ziva guardò Tony ridacchiando.

"Devi averlo intimorito" commentò.
"Così impara a interrompere i nostri momenti romantici" rispose tornando ad avvicinarsi al suo volto.

Ziva si lasciò baciare un paio di volte prima di prendere un attimo di distanze.

"Cosa ne dici se siamo una conclusione a tutto questo stasera dopo aver messo a letto i nostri figli?" propose.
"Non mi tirerei mai indietro da una proposta del genere, agente David" rispose.
"Bene, allora stasera dovrai collaborare molto per fare addormentare i nostri diavoletti il più velocemente possibile, così avremo in nostro momento" concluse Ziva facendogli l'occhiolino.

Quando tornarono al lavoro Ziva era molto più rilassata, riuscì ad archiviare tutti i suoi fascicoli prima di andare a casa il che era quasi un miracolo data la quantità di lavoro che aveva da fare.
Quando prese l'ascensore per andare al parcheggio ricevette un sms. Prese il telefono e lesse.

"Abbiamo la panna montata in casa?" chiese Tony.

"Si perché?" rispose lei.

" ;) " fu la risposta del marito.

"Non ho capito" disse Ziva.

"Indizio: non intendo metterla sulle fragole" rispose lui.

"DiNozzo, per favore!" scrisse Ziva sconvolta ma non molto dispiaciuta dalla sua idea.

"Non provare a fare la santa con me, David. Ti amo, a più tardi" concluse Tony.

"Ti amo anche io" rispose Ziva mettendo via il telefono.

Salì in macchina in direzione della scuola materna dei figli con il sorriso sulle labbra e pensando a quello che l'aspettava per quella sera.
Dal canto suo Tony fantasticava sull'uso della panna montata. Non erano soliti a cose particolari, ma un po' di panna non avrebbe ucciso nessuno.

Tornò in casa tardi quella sera e trovò Ziva seduta sul divano che coccolava Lily.
La teneva in braccio e le accarezzava i capelli mentre guardavano la televisione assieme.

"Ecco le mie ragazze" disse Tony con voce bassa entrando.
"Ciao papà!" esclamò Lily allungando le braccia.
"Ciao orsacchiotto" le disse dandole un bacio.
"Dov'è tuo fratello?" chiese.
"Dorme. Io e la mamma ti aspettavamo guardando i cartoni" spiegò Lily.
"Allora adesso io porto a dormire pure te. Di la verità aspettavi me per una bella favola" rispose.

Ziva lo guardava parlare con la figlia, gli piaceva vederlo in modalità padre. Veniva fuori un lato di lui che nessuno poteva immaginare.

"Si. Voglio la favola del coniglietto!" disse Lily.
"Allora andiamo subito a letto" concluse Tony.

Baciò Ziva e poi salì le scale.
Voleva accontentare la figlia ma più di tutto voleva che dormisse per avere il suo momento di svago con Ziva.
Amava passare il tempo con i figli ma era dal pomeriggio che pensava alla sua serata e non avrebbe lasciato che nulla lo ostacolasse.

Fu più facile del previsto, per una volta.
Dopo essersi assicurato che Lily dormisse ed essere passato in camera di Noah per dargli un bacio, raggiunse Ziva in camera da letto.

Stava sistemando i vestiti stirati nell'armadio quando Tony l'abbraccio da dietro.

"I nostri figli dormono beati, sai cosa vuol dire questo?" chiese lui.
"Che siamo ottimi genitori?" disse scherzando Ziva.
"Si... È che è arrivata l'ora della panna montata. La vado a prendere" rispose.

Ma Ziva lo bloccò.

"Tony?" disse lanciandogli la bottiglietta.

Lui sorrise, già pensando a come si sarebbe svolta la restante parte della serata. Anche Ziva gli sorrise, prima di iniziare a togliersi la maglietta e i pantaloni.
Grazie a quella serata Ziva finì completamente di rilassarsi, tutto lo stress del giorno precedente se ne era andato e ora poteva affrontare una nuova giornata.

Il week end seguente era una giornata speciale.
Noah compiva tre anni e Tony e Ziva avevano organizzato una piccola festicciola casalinga per farlo divertire.

"Mamma domani scarterò dei regali?" chiese Lily.
"No amore, è il compleanno di Noah non il tuo" rispose.
"Ma lui è piccolo, li apro io i suoi regali" insistette la bambina.
"Non funziona così, principessa. Tu aprirai i regali quando sarà il tuo compleanno" si intromise Tony.
"Ma papà, il mio compleanno è a Novembre" si lamentò lei.
"L'attesa lo renderà ancora più bello" provò a convincerla lui.
"No l'attesa lo rende... Lontano. È solo agosto" rispose Lily.
"Dovrei essere forte. Vedrai ce la farai" le disse Tony ridacchiando.

Lily annuì, pur non essendo troppo convinta.

"Visto che devo aspettare fino a dicembre per scartare i miei regali, posso almeno avere un gelato?" domandò.

Tony e Ziva si guardarono, era sabato pomeriggio e Noah stava facendo il suo riposino. Lily si stava abituando a smettere visto che a settembre avrebbe dovuto iniziare la scuola. Le permettevano di dormire solo quando era eccessivamente stanca ma quel pomeriggio era rimasta sveglia.

"Va bene principessa, io e te ora andiamo a mangiare un buon gelato e ne portiamo una vaschetta a casa per la mamma e Noah così dopo possono mangiarlo anche loro. Che ne pensi?" propose Tony.
"Evvai!" esclamò lei felice.

Lasciò che il padre se la mettesse sulle spalle e insieme uscirono.
La mise in macchina e guidò verso la gelateria dove andavano sempre. Si sedettero all'ombra di alcuni alberi per mangiare il gelato.
A Tony piaceva passare un po' di tempo solo con la sua bambina anche se era solo una mezz'ora.

"Che gusti vuoi, Lily?" chiese Tony.
"Cioccolato e... Fragola" rispose.
"Va bene, tu ti siedi sulla panca e io prendo il gelato. Non muoverti da qui per favore" le disse.
"Certo, agente DiNozzo" rispose ridendo.
"Bravo il mio soldatino, torno subito" disse.

Torno dopo cinque minuti e trovò Lily ad aspettarlo, ansiosa di mangiare il suo gelato.

"Grazie papà. Tu che gusti hai preso?" gli chiese iniziando a mangiare.
"Cioccolato, come te e menta" rispose.
"Menta? È buona? Io non l'ho mai assaggiata" disse.

Tony ne prese un cucchiaino e la imboccò. Lily assaporò il gelato cercando di capire se il sapore le piaceva.

"Allora, che ne pensi?" le chiese.
"Mi piace" rispose aprendo la bocca e aspettando un altro cucchiaino.
"Ora però finisci il tuo gelato, non devi mangiarne troppo" le disse.
"Il cioccolato è il mio gusto prefer... Ops" iniziò Lily.

Voleva dire a suo padre che il gusto che preferiva era il cioccolato ma parlando gliene cadde un po' e andò a macchiarle la maglietta.

"Scusa" disse guardando la macchia.
"Non fa niente, quando torniamo a casa la mettiamo a lavare" rispose lui pulendole la macchia con un fazzolettino.

"Papà, io non ho fatto nessun regalo a Noah" disse all'improvviso Lily.
"Glieli abbiamo comprati noi, non preoccuparti" la rassicurò il padre.
"Ma io volevo comprargli un regalino. È mio fratello" insistette.

Lily aveva sempre adorato l'idea di avere un fratellino, fin dal giorno in cui le avevano detto che Ziva era incinta.

"Cosa vorresti regalargli?" chiese Tony.
"Non lo so..." rispose.
"Cosa ne pensi se tornando a casa gli compriamo le matite colorate come le tue? Mi sembra che gli piacciano" propose Tony.
"Si, usa sempre le mie" commentò Lily sorridendo.
"E quello glielo posso regalare io?" aggiunse.
"Si quello sarà il tuo regalo per lui. Ti va bene?" domandò.
"Si. Gli piaceranno e dopo faremo i disegni assieme" rispose.
"Allora muoviamoci, compriamo il gelato e fermiamoci in cartoleria" concluse lui.

Fecero quello che dovevano e tornarono a casa, dove Ziva e Noah li aspettavano già svegli.
Quella sera, prima di dormire, Tony raccontò a Ziva del desiderio di Lily di fare un regalo al fratellino.

"È una brava sorella" commentò lei.
"Lo è davvero, speriamo solo che domani non sia lei a scartare tutti i regali di Noah" rispose Tony sorridendo.
"Vedrai che sarà ragionevole" lo rassicurò Ziva.

Il giorno seguente ricevettero inoltre una visita inaspettata.
Senior era riuscito a tornare a casa prima dal suo viaggio di affari e aveva deciso di fermarsi da loro per il compleanno del nipote.
Lui di solito c'era sempre in queste occasioni, ci teneva molto. Eli invece difficilmente andava fino in America per i vari festeggiamenti. Di solito telefonava o spediva i regali per i i nipoti.

"Spero sia rimasta una fetta di torta anche per me" disse Senior quando Ziva gli aprì la porta.
"Che bella sorpresa! Certo che è rimasta, in realtà la festa deve ancora iniziare" rispose facendolo entrare.

Senior si accomodò appoggiando una sporta piena di regali sul pavimento dell'ingresso.

"Non credi di avere un po' esagerato?" gli disse lei.
"No, non esagero mai quando si tratta dei miei nipoti" disse.
"A proposito dove sono?" aggiunse.
"Con Tony, in salotto. Guardano i cartoni animati" rispose Ziva.
"Allora, raggiungiamoli. Voglio vedere i miei nipoti" disse Senior.

Si diressero verso il salotto, ma poco prima di entrare Senior abbracciò Ziva. Adorava davvero la moglie di suo figlio e ogni volta che la vedeva non poteva fare a meno di mostrargli il suo affetto e ringraziarla.
Alla fine era in parte merito suo se lui si era riavvicinato al figlio.

"Nonno!" esclamò Lily appena lo vide.
"Nonnino!" disse anche Noah.

Entrambi gli corsero incontro abbracciandolo alle gambe.
Non lo vedevano spesso e ogni volta che gli faceva visita erano al settimo cielo.

"Come sta il mio festeggiato?" chiese Senior prendendo Noah in braccio.
"Bene, oggi è il mio compleanno!" esclamò felice.
"Lo so... E quanti anni compi, ometto?" disse.

Noah mostrò tre dita della mano.
Glielo aveva insegnato Tony proprio quella mattina.

"Lo sai? La mamma ha comprato la torta al cioccolato per Noah" disse Lily felice.
"Scommetto che è anche la tua preferita" rispose Senior.
"Si perché a me piace molto il cioccolato" disse la bambina.

"Grazie per essere venuto papà" gli disse Tony non appena i nipoti diedero un po' di tregua a Senior.
"Ho fatto di tutto per riuscire a venire, non volevo perdermi il compleanno di mio nipote" rispose.

Non ci volle molto perché anche le altre persone invitate arrivassero.
In realtà erano solo i colleghi dell'NCIS e i vicini di casa che avevano un bambino della stessa età di Noah.
Lui era ancora così piccolo che non aveva bisogno ci grandi festeggiamenti.

"Adesso dovrebbe aprire i regali" suggerì Lily quando tutti furono arrivati.

Era molto curiosa di vedere cosa gli era stato regalato e in più non vedeva l'ora di potergli dare il suo regalo.
Era così orgogliosa di potergli dare qualcosa e aspettava di vedere la sua faccia.

"Prima prendiamo la torta e gli facciamo spegnere le candeline e poi aprirà i regali, ok?" disse Ziva.
"Si, posso portarla io la torta?" domandò Lily.
"Facciamo che tu mi aiuti? È molto pesante non riusciresti da sola" le spiegò.

Lily annuì e seguì la madre in cucina dove insieme presero i piatti e le posate e accesero le candeline.
Alla fine raggiunsero il compromesso per cui Lily avrebbe portato i piatti e le posate mentre Ziva la torta.

"Lily vai di fianco a tuo fratello così fate una foto assieme" disse Tony.

Lei subito obbedì e abbracciò il fratellino mentre Tony scattava una foto. Ne fecero più di una, i loro figli assieme erano così dolci che sentirono il bisogno di immortalare ogni momento.

Poi Lily si allontanò da Noah e lo lasciò soffiare sulle sue tre candeline mentre Tony scattava altre foto.

"Papà, voglio mangiare la torta ora!" esclamò Noah impaziente.
"Anche io" disse McGee che stava guardano la scena.

Lily rise vedendo anche il modo in cui Tony aveva squadrato Tim.

"Pivello tu sarai l'ultimo a ricevere la torta" gli disse.
"Perché?" chiese fingendosi offeso.
"Perché io sono l'agente anziano e ho deciso così" rispose Tony.

Gibbs gli diede uno scappellotto.

"DiNozzo, qui non siamo al lavoro" lo rimproverò.
"Giusto capo" rispose immediatamente.

Ziva tagliò la torta a fette e lasciò la prima a Noah.
Il bambino guardò la panna montata che ricopriva il dolce e decise che era il momento per uno dei suoi scherzetti.

"Lily" disse richiamando la sorellina che subito corse da lui.
"Assaggia la torta!" aggiunse infilando le dita nella panna e sporcando la faccia della sorella.

Scoppiò a ridere nel vedere la faccia sorpresa di Lily.
Anche la bambina, dopo aver realizzato cosa fosse successo, si mise a ridere.

"Beh, grazie per l'assaggio" disse iniziando a leccassi la faccia come meglio poteva.

Quello fu un altro momento che Tony immortalò.

"Visto che mi hai sporcato la faccia... Non lo so se ti meriti il mio regalino" disse con la faccia di una che complotta.
"Nooo! Io vorrei tanto il tuo regalino!" rispose Noah preoccupato.

Lily giocava con il pacchetto che stringeva tra le mani guardando Noah, che sperava con tutto se stesso che la sorella gli lasciasse il regalo.

"Se prometti che farai il bravo..." gli disse.
"Si! Perché ti voglio bene" rispose andando ad abbracciarla.

Si gustarono tutti la scena. Erano carini da vedere e in più notarono tutti come Noah fosse affezionato alla sorellina.

"Va bene, ma solo perché anche io ti voglio bene" concluse lei.

Noah aprì per primo il regalo di Lily, molto felice di ricevere le matite colorate che tanto adorava.
Scartò anche i regali dei colleghi di Tony e Ziva e quello del vicino di casa.

Ricevette alcuni vestitini ma anche giocattoli. Iniziava ad adorare le macchinine così i vicini di casa gli regalarono un pacchetto di piccole macchinine a retrocarica.
Ne vide una tendente al rosa, così la tirò fuori dal pacchetto e la diede a Lily.

"Questa la puoi tenere tu così quando giochiamo assieme anche tu hai la tua macchinina" le disse.
"Grazie" rispose Lily sorpresa dal gesto e felice di ricevere anche lei qualcosa.

Noah aprì anche i regali del nonno.
Lui a parte un giocattolo aveva pensato a cose utili come vestiti e libri. In fondo immaginava di cosa potessero aver bisogno e una mano faceva sempre piacere.

Rimasero tutti fino all'ora di cena, Ziva aveva organizzato un piccolo buffet con panini, pizzette e stuzzichino vari in modo che tutti potessero mangiare e trattenersi più a lungo. Anche se la loro vita era frenetica gli piaceva avere amici per la casa e passare il tempo in compagnia.

Quella sera fu Senior a mettere a letto i bambini, a loro piaceva farsi coccolare dal nonno quando potevano.
Dopo averli fatti addormentare scese a parlare un attimo con Tony e Ziva che stavano finendo di sistemare tutto.

Li aiutò a sparecchiare la tavola e a togliere lo striscione di buon compleanno che avevano appeso per il figlio.

"I vostri figli sono davvero adorabili, state facendo un ottimo lavoro" gli disse.
"Grazie" rispose Ziva.
"So anche bene che avete insegnato a Lily che quando é il compleanno di Noah lei non riceve regali" iniziò.
"Quindi oggi non le ho dato questo. È un vestitino molto bello che ho trovato durante il mio ultimo viaggio" aggiunse porgendo un pacchetto.
"Dateglielo quando meglio credete" concluse.

Apprezzarono che Senior si fosse ricordato della regola e non avesse dato nulla a Lily.

"Grazie. Ma se vuoi puoi darglielo domani prima si partite" disse Tony.
"Va bene. Comunque partirò nel tardo pomeriggio così potrò passare la giornata con i miei nipotini" rispose Senior.
"Fantastico, ne saranno entusiasti" commentò Ziva.

Si diedero la buona notte ed andarono tutti a dormire, soddisfatti di come era andata la giornata.
Avere una famiglia e degli amici così presenti era fantastico e Tony e Ziva si addormentarono pensando alla possibilità di ampliare ancora la loro famiglia, un giorno.





Note dell'autrice:

Salve XD
Tre capitoli e tutti e tre pubblicati puntuali, mi compiaccio XD
Un altro capitolo di passaggio e per il quale non mi odiate :) spero vi piaccia anche se non succedono cose terribili e dolorose ahaha

Anche il prossimo capitolo sarà TIVA e family XD accumuliamo felicità prima che torni a prendere il sopravvento il dolore :'(

Scusate per il ritardo nel rispondere alle recensioni -.-"
Ho risposto a tutti ora XD

Baci baci, Meggie.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Era estate e nonostante Tony e Ziva avessero dei giorni di vacanza, mentre loro lavoravano i figli dovevano andare al campo estivo.
In realtà Noah rimaneva all'asilo nido in cui andava normalmente, era Lily che passava le sue giornate a giocare al campo con gli altri bambini.

Ogni giorno svolgevano delle attività diverse tra cui anche fare piccole gite come andare in piscina o ai musei.
Quel giorno sarebbero andati tutti assieme al parco poco fuori il centro città e avrebbero passato la giornata lì giocando e facendo un pic nic.

"Mamma, mi hai preparato il pranzo? La maestra ha detto che possiamo portare un panino e della frutta. E se vogliamo anche una merendina" chiese Lily mentre facevano colazione.

Ziva appoggiò sul tavolo la scatola del pranzo di Lily e sorrise.

"Certo e dentro ho aggiunto una delle tue caramelle preferite" le disse.
"Grazie mammina" rispose lei andando a dare un bacio alla madre.

"Ora per favore vai a vestirti e metti i vecchi pantaloncini, così se ti sporchi di erba non succede nulla" disse Ziva.
"No, mamma. Io voglio quelli che mi hai comprato l'altro giorno, quelli rosa" rispose la figlia.
"Lily, sono nuovi e si sporcheranno. Non vorrai mica rovinarli" disse Ziva.
"No. Ti prometto che starò attenta, non mi sporcherò" commentò lei.
"Ho detto no, metti quelli vecchi" insistette.
"Ma mamma..." si lamentò la figlia.
"Lily, non insistere e fai come dico. Ora vai a vestirti" concluse Ziva prima di arrabbiarsi.

In realtà Ziva non era una di quelle mamme che perdevano la pazienza facilmente ma a volte i figli la esasperavano.
Poco dopo entrò in cucina Tony e si diresse verso la moglie.

"Ho visto Lily che andava in camera tutta arrabbiata, che è successo?" chiese lui ridacchiando.
"Le ho vietato di mettere i pantaloni nuovi, quelli rosa" commentò lei.
"Piccole principesse crescono" disse sarcastico Tony.
"E fanno impazzire le madri" aggiunse Ziva.
"Anche i padri. Pensa quando avrà il suo primo fidanzatino e io dovrò farlo scappare lontano" commentò Tony versandosi il caffè.

Ziva ridacchiò e posò i piatti che stava lavando.

"In quel caso, io ti aiuterò a farlo correre" rispose avvicinandosi al marito e baciandolo.

Dopo circa dieci minuti Lily scese di nuovo in salotto, vestita con i pantaloni vecchi e la faccia cupa.
Si sedette sul divano a braccia conserte e in silenzio mentre i genitori la guardavano da lontano.

"È buffa quando si arrabbia" commentò Tony.
"Buffa ma intrattabile. Comunque andiamo e portiamola al campo estivo così si distrae" disse Ziva prendendo in braccio Noah.

"Forza che usciamo" disse Tony entrando in salotto.
"Prendi il pranzo e lo zainetto, Lily" le ricordò la madre.
"Io lo faccio solo se me lo dice papà" rispose nervosa.

Fissò Ziva e Ziva fissò lei. Nessuna delle due si mosse, entrambe decise a non vedere.
Tony vide che la pazienza di Ziva iniziava a barcollare ma rimase in silenzio, nemmeno lui accettava i capricci.

"Non mi piace questo atteggiamento. Continua così e ti metto in punizione. Ora ti alzi prendi la tua roba e usciamo" disse seria.

A quel punto Lily sbuffò ma fece quello che Ziva le aveva detto.
Prese le sue cose, le passò davanti e andò a dare la mano al padre. Fecero finta di nulla e salirono in macchina portando prima Noah all'asilo e poi Lily al campo estivo.

"Comportati bene e ci vediamo oggi pomeriggio" le dissero salutandola.

Lily si limitò a dare un bacio ad entrambi in silenzio e correre verso gli altri amici. Che avesse l'umore nero se ne erano accorti, speravano solo che andare a sera le sarebbe passato.

Passarono la mattinata al lavoro aspettando che venisse il pomeriggio per andare a prendere i figli.
In realtà in quelle giornate al lavoro stava andando tutto liscio, non c'erano casi difficili in corso e quindi riuscivano ad uscire tutti e due assieme al pomeriggio.

Avevano pensato di andare a prendere Lily e Noah e poi portarli a mangiare un gelato prima di tornare a casa.
Speravano di trovare la figlia allegra e sorridente di nuovo ma quando arrivarono al campo estivo a prenderla il suo umore era peggio che la mattina.

"Oggi Lily era molto nervosa e non ha voluto giocare con gli altri bambini" disse una delle maestre.
"Oh... Ma almeno si è comportata bene?" domandò Ziva preoccupata.

Conosceva la figlia e sapeva che aveva un carattere particolare, era capace di litigare tutto il giorno quando si alzava con la luna storta. Per fortuna erano casi rari.

"Si, era solo un po' nervosa e non aveva voglia di socializzare ma va bene ha ascoltato" la tranquillizzò la maestra.

Lily andò incontro ai genitori in silenzio e si mise di fianco a Tony.
Si incamminarono alla macchina e Tony decise che era il momento di fare conversazione.

"Allora principessa, ti sei divertita?" chiese.
"No" rispose Lily.
"Non ti è piaciuto il parco?" domandò Ziva.
"No" disse ancora.
"Il pranzo era buono almeno" provò di nuovo Ziva.
"Non ho mangiato" rispose Lily salendo in macchina.

Tony e Ziva si guardarono preoccupati.

"Come non hai mangiato? Stai bene?" chiese Tony aiutandola con il seggiolino.
"Si. Ora voglio andare a casa" disse.
"Prima si va a mangiare un gelato tutti assieme" spiegò Ziva sorridendo in modo da coinvolgere la figlia.
"Ok" concluse Lily appoggiando la testa al vetro e ignorando tutti gli altri.

Arrivarono alla gelateria e iniziò un altro momento difficile.

"Come lo volete il gelato?" chiese Tony.
"Al cioccolato!" esclamò Noah felice.

"Io non lo voglio" rispose Lily.
"Amore, non hai pranzato, ora almeno il gelato lo devi mangiare" le disse Ziva calma.
"Non lo voglio" ripeté.
"Dai ti prendo il gusto alla menta che l'altra volta ti è piaciuto" provò a convincerla Tony.
"No" disse ancora.
"Devi mangiare qualcosa o starai male" ribadì Ziva più seria.
"Se me lo compri io lo butto via. Non lo voglio!" esclamò mettendosi seduta su una sedia.

Ziva respirò a fondo, la sua pazienza si stava esaurendo rapidamente.

"Oggi è intrattabile" commentò Ziva lasciando perdere l'idea del gelato per Lily.
"Sarà una brutta giornata" disse Tony.
"Tra poco lo diventa anche per me una brutta giornata. E dopo fate meglio a starmi lontani" rispose Ziva.
"Una Ninja arrabbiata, mi piace" commentò Tony baciandole il collo per rilassare un po' l'atmosfera.

Mangiarono velocemente il gelato e tornarono a casa.
Per tutto il tempo Lily rimase zitta o parlò per esprimere il suo disappunto. Tornati in casa si mise davanti alla televisione e accese sul suo canale preferito.

Non ci volle molto perché Noah si sedesse accanto a lei e iniziasse ad infastidirla per giocare assieme.

"Ho detto di no, Noah" rispose.
"Giochiamo con la palla?" insistette.
"Non ne ho voglia oggi" disse di nuovo.
"Con la palla" chiese ancora prendendo la palla e tirandola alla sorella.

Lily scattò in piedi, prese la palla e la tirò a Noah di nuovo colpendolo.

"Ho detto che non voglio giocare! Vai via" esclamò arrabbiata.

Noah iniziò a piangere spaventato dal comportamento della sorella. A quella vista Ziva non ci vide più e andò verso Lily.

"Lily, sei in punizione per tutta la settimana" disse facendola sedere di nuovo.
"E sai cosa mi importa" rispose.
"Senti signorina, questo atteggiamento è intollerabile. Vedi di rimetterti in riga. E ora fila in camera tua e non scendere prima di cena" gridò.
"Io non mangio stasera, non mangio mai più. Non voglio più stare con te, sei cattiva" rispose Lily alzando la voce.
"E tu sei maleducata. Che ti prende oggi?" disse prendendo in braccio Noah che ancora piangeva.

"Tu sei cattiva e non mi hai fatto mettere i pantaloncini e oggi..." iniziò Lily per poi scoppiare a piangere.

A quel punto sia Tony che Ziva si avvicinarono alla figlia.

"Principessa che succede oggi?" le chiese Tony.
"Ho male alla testa" si lamentò.

Tony e Ziva si guardarono e Tony avvicinò la bambina a se toccandole la fronte.

"È calda" commentò guardando la moglie.

Anche Ziva appoggiò la mano sulla fronte della figlia rendendosi conto che Tony aveva ragione, era calda.

"Lily, perché non hai detto subito che stavi male?" le chiese Ziva passando Noah a Tony e prendendola in braccio.
"Volevo andare al parco e arrampicarmi sugli alberi come Tarzan" rispose.

Ziva le diede un bacio sulla guancia rendendosi conto che era veramente calda, la febbre in pieno agosto doveva essere fastidiosa.
Si pentì di aver alzato la voce in quel momento, non aveva considerato l'idea che Lily non stesse bene.

"Ok scimmietta, andiamo a mettere un pigiama leggero e poi valutiamo il danno?" disse Ziva avviandosi in camera.
"No io voglio tenere la maglietta che ho addosso" rispose.

Quella volta Ziva non obiettò, era una pessima giornata e non sarebbe cambiato nulla che maglia indossava.
Le cambiò i pantolncini di jeans con un paio in cotone più comodi e le provò la febbre.

Non era molto alta, probabilmente era una febbre passeggera. Tuttavia si rese conto del perché Lily fosse così noiosa quel giorno.
Il caldo unito alla febbre dovevano darle molto fastidio.

Scesero di nuovo in salotto dove Tony stava giocando con Noah. Il bambino si era già dimenticato della sorellina che urlava e ora stava giocando con le costruzioni.

"Come va?" chiese vedendole.
"Non è nulla di grave, ma è stanca ora" rispose Ziva.

"Vieni in braccio a me, mentre la mamma cucina?" le propose Tony cercando di prenderla.
"No! Voglio stare con mamma" rispose stringendosi di più a Ziva.
"Stasera si mangia la carne con i pisellini, come piace a te" disse Ziva.
"Io non voglio mangiare" rispose Lily.
"Su questo non cedo, non hai toccato cibo da questa mattina. Stasera qualcosa lo devi mangiare" spiegò Ziva.
"No mamma, per favore" insistette.

"Eh se io ti offro il budino al cioccolato, con dentro i cereali?" propose Tony.

Almeno era una cosa fresca, e evidentemente l'idea piacque a Lily perché accettò.

"Uno di noi domani deve rimanere con lei, non voglio portarla al lavoro" disse Ziva.
"Ho tante ferie arretrate, resto io" rispose Tony.
"Principessa, ti va se io e te domani stiamo insieme e giochiamo tutto il giorno?" aggiunse rivolto a Lily.
"Mi insegnerai a leggere le parole dei miei libri? Disegnerai con me?" chiese.
"Certo patatina, se vuoi ti faccio anche le treccine" rispose.

Lily sorrise, anche se era stanca era felice di poter stare con il suo papà.
Quando quella sera Ziva la mise a letto, dopo essersi assicurata che la febbre non fosse troppo alta, si scuso con lei.

"Mamma non voleva urlare così, ma non ti eri comportata tanto bene" le disse.
"Mi dispiace" rispose un po' triste.
"Lo so amore, la prossima volta me lo devi dire subito se non stai bene" spiegò Ziva.
"Va bene mamma" rispose.
"Ora dimmi, come stai?" le domandò.
"Ho sonno" rispose.
"Allora adesso dormi e se hai bisogno vieni da me" concluse dandole un bacio e lasciandola a dormire.

Raggiunse Tony che l'aspettava nel letto.
I figli dormivano e ora avevano un po' di tempo per loro. Si sdraiò accanto a lui e lasciò che l'abbracciasse.
Anche se faceva molto caldo e sudavano entrambi le piaceva stare tra le braccia del marito.

"Giornata pesante eh?" le disse lui.
"Abbastanza, odio quando i nostri bambini stanno male" rispose Ziva.
"Anche io. Ma vedrai starà bene presto, sarà stata colpa dell'aria condizionata" disse Tony mentre le accarezzava i capelli.
"Lo spero, con questo caldo la febbre è anche pericolosa" rispose.

Tony la baciò e le accarezzò il braccio.

"Stai tranquilla, sono sicuro che domani starà già meglio e mi farà correre per tutta la casa" la rassicurò Tony.
"E se ora ti volti, io ti farò un massaggio rilassante ma sudato" aggiunse.

Ziva sorrise e accettò la proposta.
Tony le levò la maglietta baciandole il collo di nuovo, prima di farla girare. Poi iniziò a massaggiarla lasciando piccoli baci ovunque sul suo corpo.
A Ziva venne la pelle d'oca, le piaceva quando Tony la toccava in quel modo. Anche se non facevano l'amore lui sapeva come farle provare piacere con piccoli gesti.
Dopo Ziva fu il turno di Tony, il massaggio gli ricordava la loro prima missione sotto copertura e la sua mente viaggiava.

Quando la mattina dopo si alzarono la prima cosa che Ziva fece fu assicurarsi che sua figlia stesse bene.

"Prometto che non faccio danni, la nostra bambina è al sicuro con me" disse lui ridacchiando.
"Lo so, so che sei un padre perfetto amore" rispose Ziva dandogli un ultimo bacio prima di prendere Noah ed uscire.

Lily si svegliò dopo le nove di mattina, aveva dormito molto quella notte e la mattina ancora non stava benissimo.

"Io voglio il tè freddo per colazione, non il latte" disse Lily mentre Tony la portava in cucina.
"Il tè freddo?" domandò sorpreso.
"Si, perché ho tanto caldo" spiegò.
"È perché hai ancora la febbre" concluse lui.

Le diede il tè come aveva chiesto e anche dei biscotti e Lily mangiò.
Aveva mangiato quasi nulla il giorno prima e adesso iniziava ad avere fame. Tuttavia Tony non la fece esagerare, non voleva rischiare che stesse male.

"Papà, cosa facciamo ora?" chiese mentre finiva di mangiare.
"Cosa ti piacerebbe fare?" rispose.
"Vorrei leggere e disegnare con te. Vorrei che tu mi facessi un disegno e io ne faccio uno a te e poi me facciamo uno per la mamma e per Noah" disse.
"Approvo il tuo progetto, principessa. Mettiamoci all'opera" concluse.

Per la prima parte della mattina lessero un libro sugli animali, un libro che McGee aveva regalato a Lily poco tempo prima.
Tony insegnava alcune parole a Lily e lei provava a sillabarle. Si divertivano molto soprattutto quando Lily sillabava bene e Tony la faceva volare in alto come premio.
Disegnarono fino all'ora di pranzo.
Lily si impegnò molto specialmente sul disegno per la mamma. Anche se con Tony si trovava bene, quando stava male voleva la madre.

Dopo pranzo Lily si rifiutò di fare il riposino nonostante Tony avesse provato a farla addormentare.
In risposta lei ebbe un'idea a suo dire fantastica.

"Io voglio che facciamo insieme i biscotti. Così la mamma è felice quando torna a casa" disse Lily.

Tony stava per rifiutare ma poi decise di farlo anche per dimostrare a Ziva che non era un totale incompetente in cucina.
Così prese la sua bambina e la mise in piedi sulla sedia e insieme si misero a preparare i biscotti.
Lily scelse gli stampini a forma di animali e macchinine e dopo che Tony aveva steso l'impasto lei tagliava con le formine.

"Ora papà non farli bruciare ti prego. Che siamo stati bravi fino ad ora" si raccomando Lily con un filo di sarcasmo nella voce.
"Piccola teppista, mentre papà non brucia i biscotti tu lavati le mani e la faccia" rispose mettendola davanti al lavandino.
"Sei tutta sporca di farina" aggiunse.

Ci misero un po' ma alla fine tutti i biscotti erano cotti e loro erano soddisfatti.
Tony sistemò la cucina per non far trovare a Ziva un disastro e poi tornò a sedersi con la figlia sul divano.
Anche se Lily non voleva ammetterlo, era stanca e vedere un film con il suo papà ora era la cosa che le faceva più piacere.

Si persero a commentare ogni scena e non si resero del tempo che passava.
Si accorsero che erano già le cinque quando videro rientrare Ziva. Lily scese dalle gambe del padre per correrle incontro.

"Mamma! Sei tornata" le disse abbracciandole le gambe visto che aveva in braccio Noah.
"Come stai, tesoro?" le chiese toccandole la fronte con la mano.
"Meglio" rispose.

"La febbre si è un po' abbassata" si intromise Tony andando a baciare la moglie e dando qualche bacetto al figlio.

"Io e papà abbiamo fatto i biscotti" disse subito Lily orgogliosa.
"E non avete dato fuoco alla casa. Sono sorpresa" disse sarcastica.
"Guarda che papà è molto bravo, ha anche pulito tutto" specificò Lily fiera del lavoro che avevano fatto.
"Allora devo assaggiare subito questi biscotti" disse Ziva.

Fecero tutti merenda con i biscotti cucinati da Tony e Lily. Ziva fu molto felice di vedere che finalmente l'umore della figlia era tornato normale.
Quando quella sera i bambini andarono a letto, Tony e Ziva ne approfittarono per un incontro sotto la doccia.
Era uno dei luoghi che preferivano d'estate. Potevano usare acqua tiepida e restare tutto il tempo che volevano senza rischiare di prendere freddo.

"Lo sai che ti amo molto" disse Tony.
"Penso di saperlo perché me lo dici almeno ottanta volte al giorno" rispose Ziva.
"Proprio come fai tu" disse lui.

Iniziarono a baciarsi lasciando che le lingue esplorassero una la bocca dell'altro, mentre Tony con le mani scorreva tutto il corpo della moglie.
L'acqua che le cadeva addosso la rendeva ancora più sexy da toccare e gli piaceva il contatto fisico con lei.
La spinse delicatamente conto il muro della doccia e iniziò a baciarle prima il mento, poi il collo per poi scendere sempre più in basso.
Inutile dire che tutto questo faceva impazzire Ziva, la quale trattenne a stento un gemito.

"Tony, tu così mi torturi" disse mordendosi il labbro.
"Quello era il mio scopo" rispose lui mentre tornava a baciarla in bocca.

Quella sera la loro doccia durò molto di più del previsto e non si pentirono nemmeno dello spreco di acqua.
Sarebbero stati pronti a rifarlo la sera successiva e anche quella dopo ancora. Perché il loro amore era l'unica cosa certa nella loro vita, insieme ai figli.








Note dell'autrice:

Stasera pubblico tardi, opsi! XD
Lunedì prossimo cercherò di pubblicare nel pomeriggio, cercherò di essere più brava XD
Non ho molto da dirvi oggi quindi non mi dilungo.

Come sempre spero vi sia piaciuto e come sempre ringrazio tutti coloro che leggono e commentano XD
Alla prossima settimana.

Baci, Meggie :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Settembre:

Tony aveva pianificato tutto alla perfezione nella sua mente. Sapeva che quello era un giorno speciale e che dovevano festeggiare.
Ma sapeva anche che avrebbero avuto i figli a casa e inoltre dovevano andare al lavoro.
Tuttavia l'anniversario di matrimonio meritava di essere festeggiato, seppur in piccolo.

Era l'inizio di settembre, mancavano pochi giorni all'inizio della scuola e i campi estivi avevano già chiuso, quindi Tony e Ziva erano costretti a portare i figli al lavoro. Fortunatamente Lily era abbastanza grande ed obbediente per stare in sala riunioni da sola a disegnare, mentre Noah poteva essere lasciato all'asilo presente nell'edificio per i figli dei dipendenti.

Quella mattina decise di alzarsi prima di Ziva e scendere a preparare la colazione. Di solito lo facevano assieme ma in un giorno come quello lui voleva portargliela a letto. Anticipò i tempi in modo che i figli fossero ancora addormentati e loro avesse un po' di tempo da soli.

"Felice anniversario, guanciotte dolci" disse Tony dandole un dolce bacio sulle labbra per svegliarla.

Ziva si mosse un po' nel letto prima di aprire gli occhi e trovarsi davanti il marito, con un'enorme sorriso stampato sulla faccia.
Sorrise anche lei prima si sollevarsi sulle braccia e baciarlo, questa volta con più passione.

"Felice anniversario a te, amore" rispose facendogli una carezza.
"Mi hai preparato la colazione?" aggiunse vedendo un vassoio sul comodino.
"Oggi è una giornata speciale e volevo farla iniziare in modo speciale. Ormai non abbiamo più tempo per la colazione a letto, ma pensavo che questa mattina ce la meritassimo" rispose prendendo il vassoio e sdraiandosi accanto alla moglie.

Ziva si mise appoggiata a lui e prese in mano il toast che Tony aveva preparato.
Tony sapeva quanto le piacesse mangiare un toast e bere una spremuta quando aveva tempo, così le aveva preparato tutto.

"Dovresti farlo sempre" commentò lei mangiando.
"Ma dopo non sarebbe più una cosa speciale" ribatté lui.
"Hai ragione, ma è bello poter stare noi due soli a letto e mangiare" rispose.

Tony diede un morso alla sua fetta di pane e marmellata e poi la riappoggiò nel piatto. Si voltò verso la moglie e iniziò a baciarla.

"Zee, sai cos'altro è molto bello?" chiese.
"Ho tante cose in mentre che potrei definire belle e anche più" rispose.
"Dimmene una" la incoraggiò Tony.
"In questo momento stavo pensando alla doccia" disse Ziva ridacchiando.
"I bambini non ci sentirebbero" ammiccò Tony mentre si alzava dal letto trascinando Ziva con lui.

Rimasero in bagno per un bel po' e non si resero conto che il normale orario della colazione per i figli era passato.
Se ne accorsero solo quando sentirono bussare alla porta del bagno.

Si bloccarono, smettendo di ridacchiare e baciarsi. Erano ancora entrambi sotto la doccia, completamente fradici e non presentabili.

"I bambini si sono svegliati" disse Ziva terrorizzata.
"Ma che ore sono?" domandò Tony.

Guardarono entrambi l'orologio di Tony che al momento era appoggiato sul lavandino e videro che erano già quasi le otto.
Non solo non avevano alzato i figli, erano anche in ritardo per il lavoro.
Ziva uscì di corsa dalla doccia, avvolgendosi in un asciugamano e aprì la porta. Si trovò davanti Lily che teneva per mano il fratellino.

"Ciao mamma" disse Noah.
"È ora di colazione" aggiunse Lily.
"Certo... Adesso io e papà scendiamo e vi prepariamo la colazione" rispose Ziva a disagio.
"Perché tu e papà siete in bagno assieme?" domandò Lily.
"Perché pensi che papà sia in bagno?" rispose Ziva.

Fino a quel momento Tony era stato fermo immobile in bagno, cercando di non farsi sentire.
Speravano entrambi che i figli non si fossero accorti che erano sotto la doccia assieme.

"Abbiamo cercato papà ma non c'è in casa" rispose Noah.
"E poi non si risponde ad una domanda con un'altra domanda" aggiunse Lily.

Ziva fece un respiro profondo pensando a cosa dire, i suoi figli erano piuttosto furbi e attenti.

"Ci siamo svegliati tardi e quindi siamo in bagno assieme per fare prima. Papà si lava io mi asciugo" spiegò Ziva sperando di convincere i bambini.
"Ma noi vogliamo la colazione" disse Noah.
"Si, abbiamo fame" aggiunse Lily.

Sollevata nel rendersi conto che i suoi figli erano più interessati alla colazione che al fatto di aver trovato i genitori in bagno assieme, Ziva sorrise.

"Perché non scendere in cucina e tu, Lily, fai la bambina grande e versi del latte e cereali per te e tuo fratello? Noi arriviamo subito" propose Ziva.
"Si! Io sono grande e posso fare la colazione da sola" rispose Lily mentre usciva dalla stanza soddisfatta.

Non appena certa che i figli fossero fuori dalla loro camera da letto, Ziva richiuse la porta del bagno e lei e Tony scoppiarono a ridere.

"Per un pelo" disse lui baciandola di nuovo.
"Meno male non hanno aperto la porta" commentò lei.
"Meglio se ora la chiudi a chiave" rispose Tony.
"Non avrai mica intenzione..." iniziò lei fissandolo.
"Oh, si David. Ho proprio quell'intenzione" rispose girando la serratura della porta e rientrando nella doccia con la moglie.

Ci misero un po' per scendere, in realtà i figli avevano già finito la colazione e stavano aspettando seduti sul divano.

"Vi eravate persi?" chiese Lily vedendoli.

Rimasero entrambi in silenzio, non potendosi giustificare in alcun modo.

"Ci vuole un po' ad asciugarsi, amore" disse Tony con Ziva a fianco che annuiva.

Lily li guardò poco convinta.

"Voi due non ce la raccontate giusta" rispose.
"Si, non raccontate giusto" ripeté Noah per enfatizzare quello che aveva detto la sorella.

A quel punto non seppero cosa dire, ma di certo non si sarebbero messi a spiegare ai loro figli cosa stavano realmente facendo.

"Va bene piccoli detective, è ora di vestirsi per uscire" cambiò discorso Tony prendendo in braccio Noah.

Anche Lily si alzò in piedi e andò da Ziva.
Vestirono entrambi i loro figli, cercando anche di non metterci troppo tempo visto che erano già in ritardo per il lavoro.

"Come mai vi siete svegliati tardi?" chiese Lily mentre Ziva le infilava la maglietta.
"La sveglia non ha suonato, tesoro" rispose Ziva.
"È rotta?" domandò ancora.
"Credo di si. O forse per sbaglio l'ho staccata dalla corrente mentre pulivo" disse.
"Oh, forse è il caso di comprarne una nuova" consigliò Lily.

Ziva cercò di non ridere alle affermazioni della figlia, doveva continuare a farle credere a quella storia.

"Ferma!" disse Lily spaventando Ziva.

Temeva ci fossero altre domande in arrivo.

"Che c'è, Lily?" le chiese.
"Non voglio i pantaloni, voglio una gonna oggi" rispose.
"Ok, di che colore?" le chiese sollevata.
"Quella gialla" rispose Lily.

Furono sollevati di arrivare al lavoro quasi per tempo e lasciare i figli per qualche ora.
Vivevano con la speranza che si sarebbero scordati dell'incidente della mattina e che all'ora di pranzo, almeno Lily, avrebbe parlato di altro.

Quando a mezzogiorno andarono a prendere la figlia dalla sala riunioni, la trovarono in piedi di fianco all'agente che quella mattina era con lei a trascrivere rapporti.

"Quindi è normale essere in bagno assieme?" stava chiedendo all'agente.

Quando l'uomo si accorse della presenza di Ziva si voltò di scatto senza rispondere alla bambina.

"Lily, cosa ti ho detto sul dare noia alle persone?" chiese Ziva alla figlia.
"Che non devo. Ma stavo solo facendo una domanda" si giustifico.

"Mi dispiace, spero non le abbia fatto troppe domande" si scusò Ziva sperando che Lily non avesse già raccontato tutta la storia.
"Non si preoccupi, mi ha solo chiesto per quale motivo due adulti vanno in bagno assieme" rispose l'uomo ridacchiando.

Ziva capì che l'agente aveva capito che Lily si riferiva a lei e Tony, ma poco le importò. In fondo erano sposati e potevano fare ciò che volevano.
Prese Lily per mano e uscì dalla stanza.

"Non sono cose da chiedere in giro, queste. Se vuoi sapere qualcosa chiedilo a me o papà" le disse Ziva seria.
"Ma l'ho già fatto" rispose Lily.
"E allora perché chiedi ad altri?" domandò Ziva.
"Perché non sono soddisfatta della tua risposta" concluse la bambina correndo verso il padre.

Tony la prese in braccio sollevandola sopra la testa e facendola ridere.

"Allora cosa ha fatto di bello la mia bambina questa mattina?" chiese.
"Ho colorato il libro delle principesse" rispose.
"E fatto domande inopportune all'agente che era con lei" aggiunse Ziva unendosi a loro.

Si guardarono e Tony capì immediatamente il tema delle domande inopportune, ma sorvolò e si preparò ad uscire per il pranzo.
Si sedettero su una panca del giardino dell'NCIS dopo aver comprato una fetta di pizza e iniziarono a mangiare.

"Papà, perché vi ho sentiti ridere stamattina in bagno?" chiese Lily.
"Ancora con queste domande, tesoro?" rispose Ziva.
"Mi hai detto tu che devo chiedere a voi" disse la bambina.

Effettivamente era proprio quello che Ziva le aveva detto e ora non poteva rifiutarsi di rispondere.
Tuttavia la loro speranza che Lily avrebbe lasciato cadere l'argomento era appena sfumata.

"Avevo appena detto una cosa divertente e la mamma rideva, lo sai che sono bravo a far ridere le persone" rispose Tony prontamente.
"Domani mattina voglio venire anche io in bagno con voi allora. Voglio ridere anche io" disse Lily sorridente.

Non aveva capito il vero motivo per cui i genitori stavano ridendo e loro non glielo avrebbero spiegato, non ora era troppo piccola.

"Ma domani mattina non saremo in bagno assieme, è stato solo oggi perché eravamo in ritardo" commentò Ziva.

Lily rimase un po' delusa ma a quel punto non ebbe più domande da fare a riguardo. Continuava a credere che i genitori le stessero nascondendo qualcosa ma non capiva cosa.

Finito il pranzo tornarono al lavoro e questa volta Ziva portò Lily da Abby. Passò all'asilo per vedere se andava tutto bene con Noah e poi tornò alla sua scrivania.
Approfittò di un momento di calma per mandare un sms a Tony.

"Nessuno si è ricordato del nostro anniversario" scrisse un po' delusa.

Pensava che almeno Gibbs se ne sarebbe ricordato. E comunque anche tutti gli altri, visto che erano al loro matrimonio.

"L'importante è che lo sappiamo noi, il resto non conta" le rispose guardandola.

Aveva ancora la scrivania di fronte alla sua e lui aveva sempre amato lanciarle occhiate piene di amore senza farsi vedere dagli altri.

Quando la sera si prepararono per tornare a casa fu Abby a portare Lily da loro mentre Tony era andato a prendere Noah.

Tuttavia c'era una sorpresa in programma per Ziva.
Anche se era un giorno durante la settimana Tony non voleva rinunciare ad una cena con la moglie. E si era accordato con gli altri per organizzare la serata.
Così quando Ziva prese per mano la figlia per dirigersi a casa la bambina si staccò.

"Io non vengo a casa con voi" disse decisa.
"Lily non fare i capricci. Cosa sarebbe questa storia?" domandò Ziva.
"Stasera io sto con la zia Abby e Noah con Gibbs" rispose.
"E chi lo ha deciso questo?" chiese ridendo.
"Loro" indicò Lily tutte le persone presenti nella stanza.

Ziva si guardò intorno vedendo le facce complici di tutti e capì che stavano confabulando qualcosa.

"Buon anniversario ragazzi, andare e divertitevi" disse Gibbs prendendo Noah da Tony.
"E non preoccupatevi per i vostri figli, sono in buone mani" aggiunse Abby.

E a quel punto lei realizzò che gli altri non si erano dimenticati del loro anniversario, semplicemente stavano facendo finta di nulla aspettando quel momento.

"Grazie" disse quasi.
"E grazie anche a te... È opera tua vero?" aggiunse guardando Tony.
"Che dire, sono troppo bravo" gongolò lui.

Si baciarono davanti a tutti, ridacchiando felici senza preoccuparsi degli altri. E Lily riconobbe quella risata.

"Ecco cosa facevate in bagno questa mattina!" esclamò.
"Ecco!" aggiunse Noah copiando dalla sorellina.

"Cosa è successo stamattina in bagno?" chiese subito Abby.
"Mamma e papà erano in bagno assieme perché dicono che erano in ritardo, ma ridevano così" rispose Lily.
"Papà rideva e mamma ha aperto la porta" aggiunse Noah.
"Chiudiamo la conversazione bagno, per favore?" disse Ziva in imbarazzo.

Tutti risero perché tutti, tranne i figli, avevano capito esattamente cosa fosse successo in quel bagno.
Ma sapendo che erano cose private non indagarono oltre e decisero di mettere fine a quell'imbarazzante conversazione.

"Allora lasciamo andare a cena mamma e papà?" disse Abby guardando Lily.
"Si. Così potranno ridere ancora mentre noi facciamo i biscotti" rispose.

Salutarono i figli e Ziva lasciò che Tony la portasse a cena fuori.
Mentre erano in ascensore Ziva non poteva fare a meno di pensare a quando fosse stato dolce Tony ad organizzare tutto questo per loro.
Bloccò l'ascensore e si lanciò sulle sue labbra facendolo appoggiare contro il muro.

"David, ti vedo molto felice per la nostra cena" disse lui.
"Lo sono molto e anche per il post cena. Immagino tu abbia organizzato in modo che i nostri figli restino a dormire fuori" rispose.
"Molto perspicace, abbiamo da adesso fino a domani mattina tutto per noi" disse.

La portò al ristorante in cui le aveva chiesto di sposarla e si fece dare lo stesso tavolo.
Ziva notò subito questo dettaglio. Era una sera di primavera e lei ricordava ancora che fuori dalla finestra del ristorante poteva vedere gli alberi in fiore.

"Sono già otto anni" disse lui prendendole la mano.
"Otto anni e due figli" rispose.
"Sono volati, tra poco arriviamo alle nozze d'oro" commentò Tony.
"Spero che il tempo non corra così veloce o mi ritroverò piena di rughe molto presto" scherzò Ziva.
"Io ti amerò anche quando non sarai più in grado di andare in bagno da sola" disse Tony.
"DiNozzo! Ti pare una cosa da dire a tua moglie nel giorno del tuo anniversario?" rispose lei infastidita.
"Era per enfatizzare il mio amore per te, occhioni belli" cercò di rimediare Tony.

Finita la cena, prima di lasciare il ristorante, Tony decise di dare il regalo a sua moglie. Come da tradizione le aveva comprato qualcosa e anche lei lo aveva fatto, nonostante ogni anno dicessero di non farsi regali.

"Spero ti piaccia, arriva da lontano" le disse dandole un piccolo pacchetto.
"Da lontano?" chiese curiosa.

Aprì la scatola velocemente e dentro vide un semplice bracciale d'oro con un'iscrizione in ebraico che diceva "per sempre".

"Per sempre eh? Sicuro?" disse lei scherzando mentre lo indossava.
"Sicuro come non mai" rispose sorridendole.
"Ti amo Tony, è stupendo. Immagino tu lo abbia fatto spedire e da Israele" gli disse dopo avergli dato un bacio.
"Esatto. Diciamo che tuo padre mi ha dato una mano a trovarlo" ammise.

Aveva smesso di meravigliarsi del fatto che Tony avesse un rapporto con Eli migliore del suo. Ma apprezzò lo sforzo di entrambi.

"Il mio regalo non è all'altezza del tuo, ma l'ho fatto con amore" disse lei dandogli il suo regalo.
"Lo avevi con te? Eri sicura ti avrei portata fuori?" chiese curioso.
"No, ma avrei voluto dartelo prima. Solo non ho trovato il momento" rispose lei.

Aspettò che lo aprisse per vedere la sua faccia.
Sapeva che gli sarebbe piaciuto, tutto ciò che riguardava il cinema gli piaceva.

"Un libro, sulla storia di James Bond. Dal primo all'ultimo film girato finora" commentò vedendolo.
"Zee, sei la prima che mi farà leggere un libro senza dovermi obbligare" aggiunse.

E a quel punto, dopo essersi fissati negli occhi per un po', ordinarono una fetta di torta a cioccolato e lasciarono il ristorante.
Quella sera avevano altre attività da svolgere. Erano finalmente soli e non dovevano chiudersi in bagno sperando di non essere scoperti dai figli.

Quella notte dormirono poco e alla fine il loro letto era più che disfatto, ma non gli interessava. Avrebbero sistemato il giorno dopo, pulendo anche tutta la panna montata che era finita sulle lenzuola.






"Quindi, sei d'accordo con me che in bagno stamattina non stavano soltanto ridendo?" disse Lily mentre Abby la metteva a letto.

Abby rise e si astenne dal rispondere.
Curiosa come Tony e insistente come Ziva, non poteva che essere loro figlia.







Note dell'autrice:

Sono in ritardo, opsi -.-"
Scusate lunedì avevo un impegno importante e nei giorni precedenti sono stata un po' impegnata.
Ma ecco qui il capitolo, con un bell'anniversario di matrimonio e una bambina un po' impertinente ahaha

Spero vi sia piaciuto XD
Preparatevi perché già la prossima settimana avremo un assaggio di ANGST XD

A presto!
Baci, Meggie :)   

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Quella mattina era un giorno importante.
Iniziava la scuola e la parte bella di questa cosa era che era il primo giorno per entrambi i loro figli.
Sia Noah che Lily iniziavano una nuova scuola ed erano entrambi felicissimi. Noah iniziava la scuola materna mentre Lily la prima elementare, nonostante avesse ancora cinque anni e mezzo. Era nata a dicembre, poco prima di Natale quindi doveva aspettare per raggiungere la soglia dei sei anni.

Avevano deciso che Noah sarebbe stato il primo ad essere lasciato nella nuova scuola, perché Lily aveva insistito per poterlo accompagnare.
Aveva detto che essendo la sorella maggiore doveva essere presente al suo primo giorno e non si era fatta convincere del contrario.
Così Tony e Ziva l'avevano accontentata.

Quando andarono ad alzare i figli, sia Noah che Lily erano già svegli pronti a prepararsi.

"Oggi imparo a leggere come te?" chiese Lily al padre.

Le avevano spiegato che nella nuova scuola non avrebbe più passato tutto il giorno a giocare e disegnare, ma avrebbe imparato a leggere e scrivere e anche altre cose. E a quel punto Lily aveva immaginato di poter imparare a leggere subito e bene come i suoi genitori.

"Oggi vi insegneranno cose nuove, ma ci vorrà un po' prima che tu possa imparare a leggere alla perfezione" rispose Tony.
"Però imparerò?" chiese ancora.
"Certo, diventerai più brava di me" le disse lui.

Le avevano comprato la nuova divisa, così come avevano comprato il grembiule richiesto dalla scuola materna per Noah.
Quando Ziva iniziò a vestirlo, il bambino continuava a chiedere quando avrebbe potuto indossare il suo grembiule.

Era sempre rimasta colpita da come Noah fosse felice di andare a scuola, non aveva mai fatto capricci.
Lily al contrario ebbe problemi ad iniziare la materna, voleva stare con la mamma. Ma apparentemente iniziare la scuola elementare non le faceva più così paura.

"Allora Noah, sei pronto ad incontrare nuovi amici?" chiese Ziva mentre metteva i pantaloni al figlio.
"Si e giocheremo con le macchinine!" esclamò allegro.
"Bene, poi dopo pranzo farete il riposino e dopo la merenda torneremo a prenderti" gli spiegò Ziva ancora una volta.
"Come nell'altra scuola" rispose.
"Si, però qui farai cosa ancora più divertenti" gli disse.

"Io voglio mettere il grembiulino" cambiò discorso Noah.
"Lo mettiamo subito" rispose Ziva.

Finì di vestire il figlio e sistemò il pigiama, prima di scendere in cucina per la colazione.

"Voglio mostrare a papà il grembiule" disse Noah cercando di salire le scale.

Ma Ziva lo bloccò, avrebbero aspettato che Tony scendesse con Lily.
Lui la stava vestendo e Ziva voleva lasciargli il loro tempo, così si mise a preparare la colazione lasciando che Noah guardasse la televisione.

"Allora cosa ne dici di questa nuova divisa? Un bel cambio dal grembiule eh?" le disse Tony finendo di aiutarla a vestirsi.
"Con questa sembro una bambina grande" commentò.
"E mi piace il colore" aggiunse.

Era sul blu, con alcune rifiniture in bianco e la camicetta con il colletto ricamato.
Era semplice ma molto carina e Lily si vedeva molto bene, era felice di tutto quello che sarebbe successo quella mattina.

Tony prese fuori il cellulare e chiese alla figlia di mettersi in posa.

"Ora fammi un bel sorriso, che questa è una foto importante" le disse.
"Dopo la stampi e l'attacchi al lavoro?" domandò Lily prima che il padre scattasse la foto.
"Certo. E adesso che scendiamo in cucina ne faccio una anche a Noah e poi la stampo" rispose.

Prese lo zainetto della figlia e scesero in cucina dove gli altri li stavano aspettando. Lily corse dalla madre mentre Noah dal padre. Entrambi volevano far vedere come stavano bene con i vestiti nuovi.

Tony e Ziva avevano pensato a tutto. Essendo quello il promo giorno di scuola dei figli volevano che fosse perfetto e volevano lasciarli un ricordo di quella giornata. Per quello gli avevano comportato un regalo a testa.
Decisero che glieli avrebbero dati durante la colazione, prima di uscire.

"Sono per noi?" chiese Lily vedendo due pacchetti.
"Si, oggi è un giorno speciale" disse Ziva.

Avevano comprato cose che figli avrebbero potuto portare con loro a scuola.
A Noah avevano preso un piccolo camion dei pompieri. A lui piacevano molto le macchinine e Ziva sapeva che avrebbe potuto giocarci con i nuovi amici. Mentre a Lily avevano comprato un ciondolo che poteva aggiungere alla sua collanina.

Ne aveva una con la stella di David, come sua madre.
Ziva gliela aveva comprata quando aveva saputo di essere incinta di una bambina e Lily non l'aveva mai sostituita. Cambiavano solo la catenina di tanto in tanto per adattarla alla crescita.

"É una L" disse la bambina.
"Sta per Lily" spiegò Ziva.
"Vieni ti aiuto a metterla" aggiunse.

Salirono in macchina poco dopo, diretti all'asilo di Noah.
Per tutto il viaggio in macchina Lily non fece altro che dire al fratello cosa avrebbe fatto quel giorno. Gli spiegava quanto si sarebbe divertito e che avrebbe avuto le maestre che lei aveva già avuto.

Una volta arrivati scesero dalla macchina tutti quanti e Ziva e Tony presero per mano il figlio.
Entranti in quella che sarebbe stata la classe di Noah, Lily iniziò a portarlo in giro per mostrargli tutti i i giocattoli con cui avrebbe potuto giocare.
Una delle maestre riconobbe la bambina e si avvicinò ai due fratelli.

"Lily, sei pronta ad iniziare la scuola elementare?" le chiese.
"Si, ma prima ho accompagnato Noah perché oggi è anche il suo primo giorno di scuola" rispose lei.
"È stato molto carino da parte tua. Sai che sarò io la maestra di tuo fratello?" disse.

Lily sorrise.

"Noah, avrai la mia stessa maestra! Vedrai che ti piacerà" gridò abbracciando il fratello.
"Amore, lascialo respirare" le disse Ziva avvicinandosi.

"Adora il fratello" commentò l'insegnante.
"Si. Ha già spiegato tutto a Noah, almeno dieci volte" disse Tony ridendo.

Scambiarono due parole con l'insegnante, prima di decidere che era ora di lasciare Noah e portare anche Lily a scuola.

"Allora ometto, ora noi andiamo via e tu resti qui a giocare" gli disse Tony sistemandogli il grembiule.
"Io ho il camion dei pompieri" rispose il bambino.
"Si, e potrai mostrarlo a tutti questi bambini che sono già qui pronti a giocare" disse Ziva.
"Lo posso mostrare anche alla maestra?" chiese.
"Certamente, sono sicura che le piacerà molto" rispose Ziva.

Noah sembrava davvero eccitato e questo rendeva tutto più semplice per Tony e Ziva, che nonostante tutto erano un po' in ansia a lasciarlo lì.

"Allora ci dai un bacio che noi portiamo tua sorella a scuola e poi andiamo al lavoro?" disse Tony aprendo le braccia per farsi abbracciare.

Noah obbedì e baciò e abbracciò sia i genitori che la sorellina.
Poi si voltò e vide da lontano un bambino che piangeva.

"Mamma, perché quel bambino piange?" chiese.

Ziva si preoccupò che vedendo gli altri bambini così anche lui si spaventasse e iniziasse a piangere.

"Forse perché è un po' spaventato e non vuole lasciare la mamma" gli spiegò.
"Allora forse dovrei mostrargli il mio camion dei pompieri, così non è più triste" rispose sorridendo e andando verso il bambino.

Ne approfittarono tutti per salutare la maestra ed uscire. Noah sembrava tranquillo e questo li rincuorava.
La tappa successiva era la scuola di Lily, non molto distante da quella di Noah.
Anche lei era serena e aveva voglia di scoprire cosa avrebbero fatto quel giorno.

Vedere Lily così li rese felici ed orgogliosi, era cresciuta molto e ora non era più spaventata come lo era stata alla scuola materna.
Ziva l'aiutò a scegliere un banco in cui sedersi. Ne trovarono uno in prima fila, vicino ad un'altra bambina che sedeva da sola.

"Ecco, così vi fate compagnia" disse Ziva.
"Ciao" disse Lily timida.
"Ciao" rispose l'altra bambina.
"Come ti chiami?" aggiunse.
"Lily. E tu?" chiese lei.
"Eve" rispose.

Iniziarono a parlare tra di loro, mentre i genitori di Eve si avvicinavano a Tony e Ziva.

"Grazie per aver fatto sedere sua figlia di fianco alla nostra. Eve aveva paura che nessuno volesse parlare con lei" disse la madre della bambina.
"Si figuri. E stia tranquilla, Lily non farebbe altro che parlare se potesse" commentò Ziva.
"Comunque io sono Ziva e lui è Tony, piacere" disse presentandosi.
"E noi siamo Carl e Samatha" disse il marito presentando anche la moglie.

Si fermarono a parlare per un po', finché un insegnante entrò in aula e arrivò per loro il momento di salutare i figli.

"Allora principessa, impara a leggere e scrivere e divertiti con la tua nuova amica. Noi ci vediamo oggi pomeriggio" le disse Tony dandole un bacio.
"Ok papà" rispose abbracciandolo.

"Dai un bacio anche alla mamma?" chiese Ziva.
"Si!" rispose lei buttandosi tra le braccia della madre.
"Fai la brava e, mi raccomando, non fare arrabbiare la maestra" disse Ziva ridendo.
"Ci provo" rispose la bambina.
"Oh, mamma.... Tu non andare in bagno con papà mentre non ci sono eh" bisbigliò Lily.

Ziva rimase un attimo bloccata, mentre Tony iniziò a ridacchiare.

"Faremo i bravi anche noi, promesso" rispose Tony.

Quella cosa era rimasta impressa a Lily, anche se fortunatamente non aveva capito cosa stessero facendo i genitori.

Salutarono la figlia, che aveva già ricominciato a parlare con la sua nuova amica, e andarono al lavoro.
Si era rivelata una mattina semplice e piacevole e loro erano tranquilli e si uro che nel pomeriggio i figli gli avrebbero raccontato tutte le loro avventure.

Passarono un paio di settimane dall'inizio della scuola e tutto procedeva bene.
Quel pomeriggio Ziva era andata a prendere i figli e li aveva portati al parco, mentre Tony dopo essere uscito dal lavoro era andato ad aspettarli a casa.

Come ogni giorno, quando rientrava in casa, prendeva la posta che avevano ricevuto e si metteva sul divano a leggerla.
Quel giorno, oltre a qualche pubblicità e una bolletta da pagare, trovò anche una lettera che proveniva dall'esercito.
Gli capitava ogni tanto di riceverne, perciò non ci diede troppo peso e l'aprì per leggerla.

Quando Tony aprì la busta, tutto si aspettava tranne che di leggere quello che c'era scritto.
Si era arruolato nell'esercito moltissimi anni prima e ormai non pensava che una cosa così potesse ancora accadere.
Rilesse un paio di volte per assicurarsi di aver capito bene quello che c'era scritto.
Non poteva credere che l'esercito lo richiamasse in servizio attivo per andare a combattere nelle zone di guerra. Lavorava già all'NCIS dove metteva a rischio la sua vita ogni giorno. Non era sufficiente?

Nascose la lettera velocemente quando sentì Ziva e i figli rientrare a casa dal parco.
Doveva discuterne con Ziva, prima di parlarne ai figli. E ad essere onesti era talmente sconvolto dalla notizia che aveva prima bisogno di chiarirsi le idee.

"Papà!" gridarono i figli correndogli incontro.
"I miei mostriciattoli" disse mentre si lasciava abbracciare.
"Oggi a scuola abbiamo colorato con i pennarelli" disse Noah mostrando le mani colorate.
"E a me la maestra ha insegnato a scrivere tante nuove parole. Vuoi vedere?" aggiunse Lily cercando il quaderno nel suo zaino.
"Certo che voglio vedere" rispose Tony.

Passarono mezz'ora sul divano con Lily che mostrava i suoi quaderni e Noah che raccontava di tutti i disegni e i giochi che aveva fatto.
Ziva li osservava dalla cucina, ormai era una sorta di rito quello. Ma quel giorno Tony aveva qualcosa di diverso, sembrava distratto e non attento ai suoi figli. Cosa molto strana considerando che i figli erano la sua vita.

Finite le chiacchiere con i bambini, li lasciò a giocare assieme e andò da sua moglie in cucina. Non aveva ancora avuto modo di salutarla dopo essere stato assalito dai bambini.

"Tutto bene, amore?" gli chiese Ziva dopo averlo baciato.
"Certo, sono solo un po' stanco" rispose Tony.
"Questa sera ti faccio rilassare io" disse Ziva baciandolo di nuovo.
"David, cosa hai di bello per la testa... Usiamo la Nutella stasera?" la stuzzicò Tony.
"Nulla che sporchi le lenzuola mio caro" rispose lei.

In realtà Tony sapeva che quella sera non avrebbero concluso nulla. Lui non era in vena e dopo aver parlato con Ziva di quella lettera, nemmeno lei ne avrebbe avuto voglia.
Ma per quel momento lasciò correre, sapeva che Ziva aveva un sesto senso e non voleva metterla in allarme o non gli avrebbe dato tregua.

Per tutta la cena Ziva notò che Tony non era in sé, era meno chiacchierone e scherzoso del solito.
Aveva bisogno di parlargli e capire cosa stesse succedendo e come poteva aiutarlo. Così lasciò perdere l'idea di una serata romantica e decise che una volta soli lo avrebbe fatto parlare.

Misero a letto i figli e tornarono a sistemare le ultime cose lasciate in soggiorno, non gli piaceva andare a letto lasciando confusione.

"Tony, puoi dirmi che hai oggi? Non stai bene?" gli chiese.

Lui si limitò a fissarla era davvero indeciso sul da farsi. Doveva dirglielo ma al momento non aveva il coraggio.

"È successo qualcosa al lavoro? O con tuo padre?" disse ancora.
"Ziva..." iniziò lui.
"Senti mi stai spaventando, è tutto il pomeriggio che non sei tu. Ti prego dimmi che succede" rispose lei.

A quel punto si decise a parlare, la vedeva anche agitata e non poteva lasciarla così.

"Ziva siediti, ti devo parlare" le disse invitandola a sedersi sul divano con lui.
"Amore, che succede?" chiese preoccupata.
"Ora ti devo dire una cosa e non ti piacerà come non è piaciuta a me" iniziò.
"Però, tesoro, non ti agitare troppo. Troveremo una soluzione, ok?" aggiunse.

Ziva lo guardò in silenzio, non sapeva cosa pensare. Ma dal volto di Tony capiva che la questione era seria.

"Oggi ho ricevuto una lettera, dall'esercito" iniziò Tony tirando fuori dalla tasca la busta.
"Pensavo che fosse uno dei soliti inviti ad una cena o una conferenza... Ma quando l'ho letta, beh era tutta un'altra cosa" continuò.

Si fermò per un secondo a fissare la moglie, pensando alle parole più adatte per dirle una cosa del genere senza spaventarla.

"Cosa dice la lettera?" domandò lei impaziente.
"Mi hanno richiamato nell'esercito, Zee" rispose.
"Tu fai già parte dell'esercito" commentò lei.
"Si, mi hanno richiamato in servizio. Per combattere" spiegò meglio lui.

Non che Ziva non avesse capito, stava solo cercando di ignorare la cosa.

"In zona di guerra? Non può essere vero" rispose prendendo la lettera dalle mani di Tony e leggendola veloce.

E invece era vero, era esattamente quello che diceva la lettera.
Tony era riservista e non si era mai congedato. Non era mai stato chiamato a combattere, in fondo lui si era arruolato solo per poter studiare.
E ora invece doveva partire, nel giro di poco più di un mese sarebbe stato lontano migliaia di chilometri dalla sua famiglia e avrebbe rischiato di morire per combattere una guerra in cui nemmeno credeva.

"Non riesco a capire perché mi abbiano richiamato, Ziva. Sul serio..." commentò lui sconvolto.
"E tu non andare, non presentarti" gli disse.
"Non funziona così, purtroppo" rispose sconsolato.

E Ziva lo sapeva bene, era come nel Mossad. Non si disobbedisce agli ordini.

"Ci sarà qualcosa che possiamo fare. Tony hai famiglia, hai me e i bambini, non puoi andartene" disse Ziva che iniziava seriamente ad agitarsi.
"Domani ne parlerò con Gibbs, anche lui era nei Marines potrà consigliarmi" rispose Tony.
"Tu non puoi partire, io come faccio senza di te? E i nostri figli?" disse lei.
"Lo so, Zee. Ma ti prego, cerca di mantenere la calma. Agitarsi ora non porterà a nulla" cercò di farla ragionare lui.

Ma era più facile a dirsi che a farsi. Il solo pensiero di sapere Tony in guerra la faceva sentire male. Lei lo voleva al suo fianco per sempre e non sopportava l'idea di vederlo nel mezzo di una guerra.

"Come posso stare calma, Tony?" disse alzandosi in piedi agitata.
"Ti hanno richiamato per andare a combattere. Finirai nel mezzo di una guerra dove non basta un giubbotto antiproiettile a proteggerti" aggiunse.
"Tony io l'ho vista la guerra e non è un posto dove ti voglio" concluse.

Tony si alzò in piedi e la raggiunse, prendendole le mani.

"Lo so e io e te faremo tutto il possibile per fare in modo che io non parta. Ma ho bisogno del tuo aiuto, ok?" le rispose.
"Io non so come aiutarti al momento, non so che fare perché sono nel panico" disse sinceramente.
"Non dobbiamo trovare una soluzione ora, ci pensiamo domani" rispose.

Ziva annuì, per nulla calma. Guardò Tony e sentì le lacrime formarsi negli occhi ed oscurarle la vista.

"Non puoi andare via, non potrei sopportarlo. Tony io non posso vivere senza di te" disse iniziando a piangere.
"Zee, amore..." rispose lui sconvolto nel vederla crollare così.

Sapeva che la notizia l'avrebbe sconvolta ma non pensava di vederla piangere così.

"Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te. Non posso crescere i nostri figli da sola... E poi come glielo spieghiamo" continuò piangendo.
"Sei tutta la mia vita Tony, se te ne vai perderò di nuovo il mio equilibrio. Non posso farcela" aggiunse.

L'unica cosa che riuscì a fare Tony in quel momento fu abbracciarla e stringerla forte.
Sapeva cosa volesse dire Ziva, ne aveva passare tante nella vita. Aveva perso tante persone che amava e ora con lui era riuscita ad avere un po' di calma e la famiglia che desiderava. Ma adesso sembrava che quell'equilibrio fosse sul punto di spezzarsi.

"Tesoro, mi dispiace" le disse mentre cercava di consolarla.
"Non voglio andare via e farò di tutto per stare con te e i nostri figli" aggiunse.

Le stava accarezzando i capelli mentre con l'altra mano la stringeva a sé.

"Tu mi hai sempre salvato. Sei l'unica persona che mi conosce davvero. Non andare via ti prego, non posso perderti" disse.
"Non ti lascerò mai, ci sarò sempre per te. Lo sai" la consolò con poco successo.
"Tony..." disse lei piangendo ancora di più.

Era da un bel po' che non la vedeva in quello stato e la cosa lo stava facendo sentire molto male.
Le diede un bacio sulla sommità della testa mentre lasciava che si sfogasse.

"Zee, andiamo. Ora basta piangere" disse cercando di staccarla per asciugarle le lacrime.
"Non posso" rispose lei.
"Non riesco a smettere" aggiunse stringendosi ancora di più a lui.
"Shh, calma andrà tutto bene" le disse.
"Non è vero, non andrà bene" si lamentò.
"Amore, lo so che sei spaventata e arrabbiata. Ma devi calmarti, non vogliamo svegliare i bambini... Si spaventerebbero" cercò di convincerla lui.

Ed in parte funzionò, Ziva prese a respirare con più calma e piangere meno.
Riuscirono a sedersi di nuovo pur rimanendo abbracciati.

"Bella Ninja, sei più calma ora?" le chiese dopo essersi reso conto che Ziva aveva smesso di piangere.
"Un po'..." rispose.
"Era da un po' che non piangevi così, Zee" le disse mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Scusa" rispose.
"Non voglio che ti scusi, ma mi fa soffrire vederti così" spiegò.
"Lo so... Ma è merito tuo se non piango, tu mi fai stare bene. Lo capisci Tony, io ho bisogno di te" disse ancora con voce tremante.

Tony capì che se avessero continuato lei avrebbe ripreso a piangere e non voleva che ciò accadesse.
Tra l'altro era anche tardi e avevano entrambi bisogno di dormire. Così Tony prese l'iniziativa e, prendendo la moglie per mano, andarono a letto.

"Scusami, ma io ora non ho più molta voglia della nostra serata romantica con la Nutella" disse lei con una mezza risata per sdrammatizzare.
"Nemmeno io, Zee. Ma sai di cosa ho voglia?" le rispose.
"Di abbracciarti e passare tutta la notte a dormire con te stretta a me" aggiunse.

Ziva sorrise. Non solo ne aveva voglia anche lei, ma ne aveva bisogno.
Aveva bisogno della sua roccia per passare una notte relativamente tranquilla, stare tra le sue braccia la faceva stare calma.

"Quindi quello che farò ora sarà abbracciarti e lasciare che tu appoggi la testa sul mio petto" disse mentre iniziava a fare quello che diceva.
"E poi ti accarezzerò la schiena e i capelli finché non ti addormenti. E ti parlerò e bacerò per farti rilassare" aggiunse.

Ziva iniziò a rilassarsi tra le braccia del marito, sentiva già che la tensione se ne stava lentamente andando.

"Chiudi gli occhi, Ziva. E pensa a tutte le cose belle che facciamo sempre assieme. Io sono qui con te" le disse.
"Ti amo, Tony" rispose bisbigliando.
"Anche io ti amo, Zee. E ti amerò per sempre" le disse continuando a coccolarla finché non si addormentò.

A quel punto anche Tony chiuse gli occhi per cercare di riposare, ma la sua mente non poteva fare a meno di pensare a cosa sarebbe successo.
Sapeva anche lui che era quasi impossibile evitare di partire. Ma ci avrebbe pensato il giorno dopo, ora l'unica cosa che gli interessava era sua moglie che dormiva tra le sue braccia.









Note dell'autrice:

BAM, lo avevo detto che vi avrei dato un assaggio di ANGST LOL
È arrivata la lettera a Tony e ora che succederà? La faccenda si fa interessante... Leggendo il primo capitolo avrete tutti capito che Tony darà costretto a partire, ma la parte bella sarà scoprire cosa succederà tra il momento in cui parte e quello in cui viene dichiarato disperso XD

Diciamo che posso già dirvi di armarvi di pazienza e kleenex perché intendo farvi soffrire un pochino LOL

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, la parte iniziale almeno è stata tranquilla :)
E non preoccupatevi, almeno per il prossimo capitolo Tony e Ziva saranno ancora assieme... Poi si vedrà XD

A presto!
Baci, Meggie :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Tony aveva ricevuto la lettera ormai da tre settimane e da quel giorno sia lui che Ziva si erano attivati, anche con l'aiuto di Gibbs, per trovare un modo ed evitare che Tony dovesse partire.
Sfortunatamente ogni tentativo per il momento era stato vano e il giorno della partenza di Tony si stava avvicinando inesorabile.

Al lavoro tutto conoscevano la situazione difficile e capivano il motivo per cui l'aria fosse tesa. Capivano in modo particolare la preoccupazione di Ziva. Non era stupida e sapeva che di li a poco si sarebbe ritrovata da sola con due figli e un marito in guerra.
Quindi, se aveva una giornata no, nessuno gliene faceva una colpa.

"Vorrei solo sapere chi continua a prendermi la puntatrice!" esclamò Ziva facendo un mix di parole ebraiche.
"Amore..." iniziò Tony vedendo la situazione che degenerava in partenza.
"L'hai presa tu? Di nuovo? Non hai la tua di topolino? Quella ridicola?" chiese infastidita.
"Ziva..." disse ancora.
"No! Sono stanca che voi passiate il tempo ad ostacolare il mio lavoro! Non è facile sai? Non sparerò o torturerò sospettati ma fare quello che faccio richiede concentrazione e ordine!" rispose alzando la voce.

Si fermarono tutti in silenzio a fissarla, nessuno aveva il coraggio di dirle che la puntatrice era sotto il suo naso.
A quel punto Tony le si avvicinò e, sottovoce, le fece notare la cosa. Ziva ci rimase male prese la puntatrice e si mise seduta in silenzio capendo di aver fatto una brutta figura.

"Non te la prendere, hai così tante cose da fare che capita di non trovare ciò che si ha davanti" provò a sdrammatizzare lui.
"Certo..." commentò Ziva sconsolata, sapeva che questi suoi scatti erano irrazionali.

Tony la fissò per un secondo e poi prese l'iniziativa.

"Vieni, andiamo a prenderci un tè" le disse.
"Tu odi il tè" rispose.
"Io prendo un caffè e ti offro un tè" riprovò Tony.

Lasciò che lui la prendesse per mano e si incamminarono alla zona ristoro. Fortunatamente non c'era nessuno, così poterono passare un po' di tempo da soli. Ziva sedeva al tavolo sorseggiando il suo tè in silenzio mentre Tony la osservava.

"È una giornata peggiore delle altre, oggi?" le domandò accarezzandole il dorso della mano.
"Come le altre, sono solo stanca" rispose.
"Ziva, non sarei il primo marito e padre che va a combattere. Lo so che fa schifo, ma tornerò" le disse.

Era quello che le diceva ogni volta che la vedeva in difficoltà, non avrebbe mai avuto la certezza di tornare ma dirle che sarebbe potuto morire non l'avrebbe aiutata.

"Non è hai la certezza" commentò.
"Magari cerchiamo di essere postivi, vorrei vivere a lungo io" disse lui ridacchiando.
"Tony, avrei più possibilità di cavarmela io. Andiamo tu non hai mai combattuto" rispose Ziva.
"Tu invece anche troppo" bisbigliò ripensando a tutto quello che la moglie aveva dovuto fare in passato.
"Hey Ninja, dammi fiducia ok? Ho fatto anche io l'addestramento e male che vada posso chiedere aiuto a Renegade" le rispose cercando di alleggerire l'atmosfera.
"Tony..." disse lei ridendo meno.
"Eddai, Zee. Sto cercando di farti rilassare, provaci almeno" le rispose.

Lei sorrise, accarezzandogli il volto.
Vedeva lo sforzo che anche lui stava facendo, era tutto tranne che felice di partire ma fino a quel momento si era dimostrato forte e coraggioso. Per lei soprattutto visto che ancora non ne avevano parlato con i figli.

"Dammi un bacio" gli disse alzandosi.

Tony non se lo fece ripetere due volte, si alzò pure lui e la baciò intensamente stringendola a se.

"Lo sai che sei tutta la mia vita, vero? Tornerò per te, te lo prometto" le disse guardandola negli occhi.

'Non fare promesse che non puoi mantenere' avrebbe voluto dirgli lei. Ma non lo fece, sapeva che Tony avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare da lei.

"Io ti aspetterò, sempre" rispose invece abbracciandolo.

Per aggiungere stress alla giornata già poco rilassante di Ziva, quel giorno ebbero la temuta conferma che non c'era nulla che potessero fare per impedire la partenza di Tony.
Sarebbe partito, avrebbe combattuto il tempo richiesto e una volta tornato si sarebbe congedato.

Da quel momento della giornata in poi Ziva non rivolse più la parola a nessuno, si limitò a finire il lavoro seria e rivolgendo qualche sguardo solo al marito.

Gibbs lasciò che Tony uscisse prima dal lavoro per andare con Ziva a prendere i figli. Sapeva che Ziva non stava bene a quel punto e sapeva anche che Tony avrebbe voluto passare più tempo possibile con la sua famiglia.

"Lo dobbiamo dire oggi ai bambini" fu la prima cosa che disse Ziva dopo ore di silenzio.
"Devono abituarsi e capire cosa succederà" aggiunse fissando il paesaggio fuori dal finestrino.
"Dopo cena glielo spiegheremo, insieme" rispose prendendole la mano ancora una volta.

Ziva annuì con un cenno del capo prima di tornare a guardare fuori dal finestrino.
In realtà faceva di tutto per non mostrare che aveva gli occhi lucidi ed era pronta a piangere. Non voleva mettere Tony ancora più un difficoltà, anche se lui si era perfettamente reso conto che era sul punto di crollare.

Non si erano messi d'accordo su come parlarne ai figli, non c'era un modo standard di dare una notizia del genere.
Così dopo cena sistemarono tutto e si sedettero sul divano con i bambini.

"Noi dobbiamo parlarvi di una cosa" disse Tony.
"Arriva un altro fratellino?" esclamò Lily.

Si ricordava di quando le avevano detto di Noah e quella scena era simile. Si stava già esaltando all'idea, ma fu rimessa calma dalla madre.

"No amore, nella mia pancia non c'è nessuno bambino questa volta" le disse.
"Oh..." commentò un po' sconsolata.

"Noi ora dobbiamo spiegarvi una cosa importante e non semplice da capire. Non sarà facile da accettare ma non possiamo fare diversamente" riprese il discorso Tony.
"Sapete che nel mondo c'è la guerra, come vediamo alla televisione?" iniziò.
"Quando ero giovane, per studiare, mi sono arruolato nell'esercito e adesso mi hanno chiamato per andare a combattere" disse molto semplicemente.

Non c'era bisogno di spiegare cosa fosse un riservista o cosa avrebbe dovuto fare, li avrebbe confusi e basta.

"A combattere? Devi fare il soldato ora? Quello che si mette la divisa verde e usa il fucile?" chiese Lily seria e preoccupata.
"Si, piccola. Devo andare ad aiutare gli altri soldati che sono già là" rispose Tony facendole un debole sorriso.
"Papà va a salvare le persone buone!" esclamò Noah.

Quello era tutto ciò che Noah sapeva della guerra, di certo nessuno gli aveva spiegato che in guerra la gente moriva e soffriva e non lo avrebbero fatto ora.

"E se ti fai male? Le pistole fanno male, papà" domandò Lily.
"Farò molta attenzione, tranquilla" la rassicurò accarezzandole una ciocca di capelli.

Ziva le stava accarezzando la schiena mentre guardava il marito preoccupata. Essendo più grande Lily si stava rendendo conto più in fretta che il papà sarebbe andato in un posto pericoloso e che sarebbe stato via molto.

"Ma papino, se tu vai a combattere poi non starai con noi" intervenì Noah che iniziava a capire.
"Per un po' non sarò a casa, ma vi chiamerò al telefono tutti i giorni" rispose.
"E noi possiamo venire a trovarti?" chiese il bambino.
"No, non è un posto sicuro. È pericoloso, tesoro" rispose Tony a Noah.

"Se è pericoloso non voglio che vai, papà" si intromise Lily con voce tremante.
"Vorrei rimanere con voi, ma non posso" le rispose veramente dispiaciuto.
"Ma non puoi papà. Digli che devi stare con noi e la mamma" insistette la bambina.
"Non si può amore" ripeté.
"Digli che io sono malata e che non puoi andare via perché devi stare con me" disse ancora alzandosi e andando verso il padre.

Tony si limitò a scuotere la testa non sapendo più che dire. Anche Ziva guardava la scena impotente, voleva dire o fare qualcosa ma non sapeva cosa.

"Oh papà, tra poco è il mio compleanno... Sarà anche Natale e tu non ci sarai" disse Lily piangendo e abbracciando il padre.
"Lo so amore, mi farò perdonare" le disse lui prendendola in braccio.
"Io non sono arrabbiata, voglio solo che resti con me" rispose stringendosi di più al padre.

"Mamma, fai restare papà. Per favore" disse Noah mentre andava in braccio alla madre.

Vedere la sorella spaventata e non capire a pieno la situazione lo stava facendo agitare. Ma nessuno sapeva cosa dire ai figli, perché non avevano nessun'altra possibilità che accettare quello che sarebbe successo.

Quella sera per farli addormentare ci volle tempo, erano molto agitati e temevano che la mattina non avrebbero più trovato Tony.
In realtà gli restavano ancora tre settimane assieme e in quel periodo aveva deciso che avrebbero passato ogni secondo possibile a fare cose belle insieme.

Dopo aver messo a dormire i figli, anche loro si misero a letto. Questa volta era Tony quello più provato, non che Ziva non lo fosse ma ora era il suo turno di essere forte per Tony.

"Stai bene, amore?" gli chiese mettendogli una mano sul petto.
"Si... No, per nulla" rispose.
"Non so come farò a salire sull'aereo quando dovrò partire" aggiunse.
"Sarà straziante, ma insieme ce la faremo. Come sempre" lo rassicurò.

Tony le prese la mano che lei aveva messo sul suo petto e gliela baciò più volte.

"Ti amo, Ziva" le disse.
"Ti amo anche io" rispose lei sollevandosi per baciarlo prima di mettersi a dormire.

Fecero entrambi fatica a prendere sonno, pensavano al futuro e tutti quello che avrebbe portato e nel profondo sapevano che un lungo e difficile periodo stava arrivando.
Fu nel mezzo della notte che Ziva si svegliò di soprassalto, spaventata da quello che aveva appena sognato.
Avere la certezza che Tony sarebbe dovuto partire le aveva fatto sognare quello che Tony avrebbe passato nei mesi a venire e la cosa non le piacque per nulla.
Si voltò immediatamente per assicurarsi che Tony fosse ancora accanto a lei e, facendo il più piano possibile, lo abbracciò andando ad appoggiare la testa sul suo petto.

Le piaceva la sensazione di sicurezza che le dava stare tra le sue braccia e ora voleva starci il più possibile. Non si sarebbe mai voluta staccare.
Ascoltò con l'orecchio il battito del suo cuore e iniziò a respirare all'unisono con lui. Senza nemmeno sapere come le lacrime che aveva frenato tutto il giorno iniziarono ad uscire. ,a fece il possibile per piangere in modo composto e non svegliare il marito.

Anche se non disse nulla, Tony si rese conto che la moglie stava piangendo. Così delicatamente, cercando di dare l'impressione di muoversi nel sonno la strinse di più passandole un braccio dietro la schiena.

"Ti amo più della mia vita" bisbigliò Ziva pensando di non essere sentita.

Una lacrima sfuggì dagli occhi di Tony, avrebbe voluto risponderle ma non voleva farle capire che era sveglio.
Si limitò a ricambiare mentalmente e pensare quanto fosse fortunato ad avere una moglie così.

Come si erano ripromessi passarono tutto il tempo che potevano assieme.
Arrivò fine ottobre e mancava poco alla partenza di Tony, ma decisero che avrebbero festeggiato Halloween come tutti gli anni.
Quell'anno decisero che si sarebbero vestiti a tema. Sarebbero usciti tutti e quattro travestiti per fare dolcetto o scherzetto e avrebbero fatto molte foto.

In quel periodo scattarono più foto che in tutto il resto della loro vita, sentivano il bisogno di avere bei ricordi di quei giorni prima che Tony partisse.

Scelsero il tema dei costumi tutti assieme un pomeriggio che erano in giro per negozi. Decisero per vestiti da pirati, dopo che Tony aveva fatto vedere ai figli i film con Johnny Depp.

Ziva fu felice della scelta, voleva evitare i tipici costumi da mostri perché avrebbero dovuto truccare i figli più del necessario e quello implicava anche lavarli a fondo dopo essere tornati a casa.

"Mamma, voglio le trecce come le tue" disse Lily correndo verso la madre dopo aver indossato il costume.

Lei e Ziva avevano deciso di prendere costumi quasi uguali ma di colori diversi, a Lily piaceva vestire come la madre e ora voleva anche pettinarsi uguale.
I costumi di Tony e Noah invece erano leggermente diversi ma tutti e quattro insieme formavano una perfetta famiglia di pirati pronti ad assalire case in cerca di caramelle.

Uscirono di casa armati di secchielli per caramelle a forma di teschi e Lily prese per mano Noah per portarlo a suonare a qualche porta.
Tony e Ziva li seguivano lasciando un minimo di distanza in modo da farli divertire a prendere le caramelle da soli.

"Mamma! La signora di questa casa mi ha regalato una tavoletta di cioccolata grandissima" disse Noah correndo da Ziva.
"Oh, wow! Non dirmi che la mangerai tutta tu" rispose lei.
"No... Ne do un pochino a voi e il resto la mangio" disse ridendo.
"A Lily hanno dato una mela invece" aggiunse guardando la sorella.
"Che vuoi! Io resterò magra e in forma mentre a te verranno i brufoli" commentò stizzita.

"Forza principessa, vedrai che alla prossima casa riceverai molta cioccolata anche tu" disse Tony prendendola per mano.
"Io non sono una principessa stasera. Sono un pirata e ti posso anche tagliare la gola con la mia spada!" disse agitandola.

Camminarono per tutte la case del quartiere, riempiendo sacchetti interi di caramelle.
Prima di tornare a casa passarono anche dalle case dei loro amici, dovevano farsi vedere in costume come promesso e ognuno di loro aveva preparato tanti dolci per i bambini.
Finirono la giornata stanchi ma soddisfatti.
Passarono il giorno successivo a contare le caramelle e metterle dentro a delle scatole aiutati dai figli che di tanto in tanto ne mangiavano una.

Gli ultimi giorni assieme passarono veloci e la tensione iniziava a farsi sentire. Nonostante Ziva fosse sempre terrorizzata da tutto ora era più rassegnata.
Sapeva inoltre che avrebbe dovuto essere molto forte per i figli in quei giorni.

La sera prima della partenza di Tony, misero a letto i figli e decisero di passare la notte svegli assieme per godersi un ultimo momento come una coppia. Nessuno sapeva quanto tempo sarebbe passato prima del ritorno di Tony e questo li rendeva molto tristi.

Si sedettero sul divano, con il caminetto acceso e coperti da un panno. Erano abbracciati e si coccolava o a vicenda.
Farebbero voluto avere come un telecomando per mettere in pausa quel momento e rimanere bloccati così.
Avrebbero fatto di tutto per evitare quello che sarebbe successo il giorno dopo.

"Ti chiamerò ogni volta che posso. E ti scriverò anche. E ti penserò sempre, ogni momento della mia giornata" le disse Tony.
"Io farò lo stesso" rispose lei con un nodo in gola.

Passò una mezz'ora buona in cui rimasero in silenzio abbracciati, fino a che Ziva prese l'iniziativa e si alzò.

"Torno subito" disse sparendo su per le scale.

Ricomparve poco dopo con una scatoletta in mano e tornò a sedersi accanto a Tony.

"Questa è per te, per avere sempre un pezzo di noi con te" disse Ziva.

Lui la guardò e prese la scatola, curioso di sapere cosa ci fosse dentro.
Ne tirò fuori un ciondolo attaccato ad un cordino di cuoio. Sul davanti c'erano incise le iniziali dei loro quattro nomi e sul retro Ziva aveva fatto incidere "Per sempre" come sul suo bracciale.

Lui se la mise subito.

"Non la toglierò mai. Grazie" rispose baciandola.
"Ti porterà fortuna, ti riporterà da me" disse lei.

Si baciarono ancora finché fu Tony a dare una cosa a Ziva.

"Questo invece è per ricordarti che se anche sono lontano, è come se fossi accanto a te" le disse.

Era una foto di loro due sulla spiaggia che era stata scattata prima ancora che Ziva rimanesse incinta di Lily.
Tony l'aveva fatta mettere dentro una cornice in modo che Ziva potesse tenerla sul comodino.
Erano loro due, su una panca al calare del sole. L'aveva scattata Tony con l'autoscatto e dopo averla stampata l'aveva sempre tenuta in una scatola, fino a quel giorno.

Aprì la cornice e tirò fuori la foto, mostrando a Ziva una parte nascosta.
Aveva lasciato scritto un messaggio dietro la foto, che solo lei poteva leggere.

"Se ti sentirai sola, chiudi gli occhi e pensa a noi due quel giorno sulla spiaggia. E a quello che ti ho fatto dopo averti portata in camera" aveva scritto.

Ziva rise leggermente. Era quello il suo Tony, dolce e premuroso ma sempre pronto a dire qualcosa per far ridere.

"Ti amo, non sai quanto" gli disse tornando ad abbracciarlo.
"Io di più" rispose Tony.

Arrivò mattino senza che nemmeno se ne accorgessero.
Ziva non voleva alzarsi da quel divano, non voleva lasciare il caldo abbracciò del marito. Non poteva.

"Tony... Non so se sono in grado di farcela" disse onestamente asciugandosi una lacrima.
"Si, lo sei. Lo siamo. Ti ricordi? Lo faremo assieme" rispose non proprio convinto.

Ma dovettero farlo.
Dovettero alzare i figli, prendere le cose di Tony e partire in direzione dell'aeroporto. Lì li avrebbero aspettati tutti gli altri. Anche loro volevano salutare Tony e in più volevano e dovevano esserci per Ziva e i figli.

Vedere Tony in divisa pronto a salire sull'aereo faceva uno strano effetto, non sembrava reale.
Gli rimasero tutti attaccati fino al momento dei saluti. I primi a dirgli buona fortuna furono i colleghi e amici, per poi lasciare spazio alla famiglia.

Il primo a voler parlare con Tony fu Noah.
Si sedette sulle sue ginocchia e gli diede un piccolo carro armato.

"La maestra ha detto che potevo dartelo. È come quello che avrai tu vero?" gli chiese.
"Certo. Lo metterò vicino al mio letto questo" rispose Tony.
"Mi raccomando papà, salva tante persone e non farti male" si raccomandò il bambino.
"Si piccolo" disse lui dandogli un bacio e abbracciandolo.

Subito dopo anche Lily si avvicinò al padre, dandogli un disegno e un anello di plastica. Uno di quelli che usava per giocare.

"Tu dici sempre che io sono la tua principessa, quindi tu sei il mio principe" spiegò lei mettendogli l'anello al mignolo.
"Sarai la mia principessa per sempre, amore. E dovrai essere molto brava e coraggiosa e aiutare la mamma con tuo fratello" rispose Tony.
"Lo sarò. Ma tu torna presto, la mamma ha bisogno di te e anche io e Noah" disse Lily con le lacrime che le scendevano sulle guance.
"Non piangere, principessa. Papà torna presto vedrai" disse stringendola forte.

Le diede un paio di baci sulla testa prima di darla in braccio a McGee. Ora era il momento di salutare la moglie e salire sul quel maledetto aereo. Ed era il momento più difficile.

Quando si voltò per salutare Ziva la trovò già con le lacrime che scendevano e senza dire nulla l'abbracciò.

"Amore mio, va tutto bene" le disse.
"No Tony, no va bene. Andrebbe bene se tu non partissi" rispose disperata.
"Ziva. Tu ora devi farmi un sorriso e dirmi che mi ami altrimenti non partirò sereno" le disse.

Ziva si ricompose un attimo, per Tony.

"Ti amo e ti amerò per sempre. E mi mancherai tantissimo, più di quanto sia umanamente possibile. Ma ti aspetterò perché tu tornerai presto... Presto" disse cercando di sorridere e convincersi.
"Esatto. Tornerò presto a darti il tormento e baciarti e..." iniziò per poi finire bisbigliando all'orecchio della moglie.

Ziva sorrise di nuovo, prima di baciarlo più e più volte.

"È il momento. Ti amo, Zee. Come il primo giorno" le disse baciandola un ultima volta.
"Ti amo" rispose lei.

"Aspettami, torno presto" aggiunse lui sorridendole e avviandosi.

Non si voltò più indietro o vederla l'avrebbe fatto retrocedere e piangere.
Ricordò il sorriso della moglie e dei figli e salì sull'aereo.

Non appena Tony sparì, Ziva si voltò verso Gibbs e lo abbracciò piangendo. Aveva fatto di tutto per non riprendere a piangere davanti a Tony ma ora non resisteva più, faceva troppo male vederlo andare via senza poter far nulla.
Lily stava piangendo in braccio a McGee mentre Noah era con Abby, più sereno degli altri non capendo che ora no avrebbe visto suo padre per un bel po' di tempo.

"Ziver, ricordati di respirare" disse mentre cercava di calmarla.

Stava trattenendo i singhiozzi e pareva soffocarsi, ma non voleva spaventare eccessivamente i figli.
Si staccò lei da Gibbs dopo essersi calmata un attimo, si asciugò gli occhi e andò dai figli. Vedendo che Noah si stava facendo coccolare tranquillo in braccio ad Abby andò a controllare Lily.

"Amore, vieni in braccio alla mamma" le disse prendendola.
"Voglio il mio papà" rispose singhiozzando.
"Lo so... Ora andiamo a casa e ci calmiamo, amore" concluse Ziva.

Li riportò a casa Gibbs, il quale rimase con loro fino a cena.
Da quel momento in poi tutti si sarebbero messi di impegno per aiutare e tenere compagnia a Ziva.

Gibbs aiutò Ziva a mettere a dormire i figli e si raccomandò di chiamarlo per qualsiasi cosa. Lei lo ringraziò e, stremata dalle troppe emozioni della giornata, andò a dormire.
Ma quel letto vuoto e freddo le mise subito ansia. Non era abituata a dormire sola sapendo che Tony non era semplicemente al lavoro ma stava raggiungendo una delle zone più pericolose del pianeta.

Così fece come Tony le aveva detto. Chiuse gli occhi e ripensò a quel giorno sulla spiaggia lasciandosi cullare da quei bei ricordi.









Note dell'autrice:

Perdono per il ritardo :(
Ma ci sono ora, con la sofferenza settimanale con qualche giorno di ritardo ahaha

Come vi avevo detto ora si inizia a soffrire, ma se si vuole tornare felici bisogna passare anche la sofferenza...
Non disperate ci saranno altri momenti felici prima di ritornare al momento del primo capitolo XD

Detto ciò Tony è partito ora... Cosa faranno ora che sono separati? Lo scoprirete settimana prossima... Direi che settimana prossima ci saranno meno lacrime di oggi LOL

Grazie a tutti, baciiiii

Meggie :)   

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

La prima settimana senza Tony fu veramente terribile, sia per Ziva che per i figli.
In casa si sentiva la sensazione di vuoto data dalla sua mancanza e tutti quanti erano nervosi e agitati.
Persino Noah, nonostante la sua giovane età, si era reso conto del vuoto che si era creato e continuava a chiedere quando avrebbe rivisto il padre.

L'unica cosa che li aiutava ad andare avanti erano le chiamate quotidiane che Tony riusciva a fare.
Per il momento gli avevano concesso di poter chiamare a casa anche durante le ore di servizio o altrimenti, a causa del fuso orario, avrebbe avuto problemi a parlare con i figli.
Li sentiva tutti i giorni dopo la scuola e i bambini lo riempivano di domande su cosa stesse facendo.

Le chiamate con Ziva invece erano tutta un'altra cosa.
Di solito lasciava i bambini davanti alla tv e parlava in privato con Tony. Volevano un po' di privacy, per parlare dei fatti loro e potersi sfogare liberamente.

Quel pomeriggio, a differenza degli altri giorni, era in casa da sola.
Quando il telefono squillò, Ziva rispose immediatamente, sapendo che non poteva essere che Tony.

"Amore" disse lei rispondendo.
"Zee, tesoro mio" rispose Tony.

Ogni volta che sentiva la sua dolce voce il suo cuore perdeva un battito. In mezzo alla guerra e la distruzione, la voce di sua moglie lo faceva sentire a casa e tranquillo.

"Come sta andando la tua giornata?" le chiese.
"Normale, mi manchi tanto" commentò lei.
"Anche tu, troppo... Vorrei abbracciarti e baciarti..." rispose Tony.

Ziva si sedette sul divano, per poter prestare tutta l'attenzione a Tony e rilassarsi al suono della sua voce.

"Raccontami cosa hai fatto oggi" le disse.
"Sono uscita dal lavoro prima, dovevo portare Lily e Noah alla festa di compleanno dei vicini. Quindi ora sono da sola e parlo con te" rispose Ziva.
"Casi interessanti al lavoro?" si interessò Tony.

Gli mancava poter partecipare alle indagini e stare in ufficio con i colleghi. Gli mancavano tutti, persino il gremlin delle autopsie.

"Nulla di che, solo un agente di bordo che rubava munizioni. Ma lo hanno fermato prima che facesse danni" disse lei.
"Sono sicuro che senza di me avranno tutti faticato a risolvere il caso. Senza il fiuto DiNozzo si va poco lontano" commentò Tony.
"A dire la verità, amore mio, McGee e Dorneget se la sono cavata egregiamente" ridacchiò Ziva.

Il posto di Tony lo aveva preso McGee ed era subentrato anche Dorneget. Essendo la situazione di Tony temporanea, nessuno aveva trovato utile addestrare un nuovo agente e di Dorneget si fidavano già tutti.

"Così mi ferisci, Zee..." rispose fingendosi dispiaciuto.

Ci fu un momento di silenzio, ogni volta che Ziva parlava con Tony a metà chiamata le veniva il magone e si bloccava per non piangere.

"Ziva, ci sei ancora?" chiese lui.
"Si, sono qui" rispose.
"Bene, perché oggi ho una bella notizia da darti" disse lui.

Ziva sorrise, le piacevano le belle notizie.

"Ho parlato con i miei superiori qui e siamo arrivati ad un compromesso. Finisco il mese e torno a casa in licenza per un po'..." le disse felice.

Ziva rimase senza parole per la gioia, non poteva essere vero.
Alla fine era andato per il meglio, era dovuto rimanere via solo un mese per il momento.

"Stai dicendo sul serio? Non mi prendi in giro vero?" rispose con le lacrime per la gioia.
"No amore, preparati. Sto per tornare a casa. Organizza un party solo per noi due in camera da letto perché non ho intenzione di mollarti mai più" disse Tony.

Scoppiarono a piangere entrambi, entusiasti alla sola idea di rivedersi.
Era passato poco tempo da quando Tony era partito ma a loro sembrava una vita intera.

Si presero il tempo per parlare dei loro progetti non appena Tony fosse tornato ma l'unica cosa a cui riuscirono a pensare era passare del semplice tempo assieme. Con i figli e anche da soli, ma nulla di più.

Parlavano felici finché Ziva non senti attraverso il telefono un'esplosione fortissima che la ammutolì.

"Attaccano la nostra postazione" disse Tony con la voce pietrificata.

Stava vedendo davanti a lui una ventina di uomini armati, pronti a sparare e uccidere tutti.
Sapeva come sarebbe finita e non poteva non salutare la moglie.

"Tony che succede?" chiese Ziva notando l'improvviso silenzio.
"Ziva ricordati sempre che ti amo. E di ai bambini che il loro papà gli vuole bene" riuscì a dire.
"Tony! Che dici, parlami! Che succede!" gridò Ziva confusa.

Ma la risposta non arrivò da Tony, arrivò dai numerosi colpi di mitra che sentì attraverso il telefono prima che la linea cadesse.

"Tony!" gridò in preda alla disperazione con tutta l'aria che aveva nei polmoni.

Non ci poteva credere, Tony era morto mentre stavano parlando e lei non aveva potuto fare nulla per aiutarlo.
Il panico la assalì, non riusciva più a respirare. Il mondo prese a girare intorno a lei e tutto quello che riuscì a fare fu rimanere bloccata in quella posizione.

Si svegliò di soprassalto, sudata fradicia e con le lacrime che le scendevano sulle guance.
Era il primo incubo che aveva da quando Tony era partito e in quel momento sperò di non dover ripetere l'esperienza.
Sembrava così reale che stava ancora tremando e non era del tutto convinta che fosse stato solo un brutto sogno.

Si spaventò ancora di più quando sentì il suo cellulare suonare sul comodino a fianco a lei.
Era nel cuore della notte e non essendo più un agente sul campo non riceveva mai chiamate dai colleghi.
Prese il telefono in mano e vide che era il numero di Tony.
Ecco ora il panico ricominciava ad aumentare, lui non la chiamava mai la notte sapeva che doveva dormire e che l'avrebbe spaventata.

"Tony, che succede?" chiese immediatamente.
"Zee, amore" rispose lui con voce dolce.
"Stai bene? Qualcosa non va?" chiese Ziva che voleva sapere il motivo della chiamata.
"Si sto bene" rispose confuso.
"Tu invece? Tesoro, stai male?" aggiunse preoccupato.

Aveva notato dalla sua voce che Ziva era molto sconvolta e doveva capirne il motivo.

"Si sto male! Tu non sei con me e io ho appena sognato la tua morte. E ora mi chiami nel cuore della notte e io temo che qualcosa non vada e ho tanta paura Tony!" rispose piangendo.
"Amore mio... Scusa Zee, non volevo spaventarti. Non chiamerò più nel cuore della notte... E che avevo del tempo e avevo anche tanto bisogno di sentire la tua voce" si scusò Tony.
"No va bene, lo sai che puoi chiamare quando vuoi. Ho sempre voglia di parlare con te, è solo una pessima nottata" rispose lei calmandosi una volta che si era resa conto che Tony stava bene.
"Mi dici che hai sognato? Comunque te lo giuro, sono vivo e vegeto" disse lui per sdrammatizzare.

Ziva sorrise, più sollevata.
Poi raccontò a Tony del suo sogno e parlarono per un bel po' finché entrambi non si sentirono più tranquilli e felici di essersi potuti sentire.

"Ora, occhioni belli, devi dormire. Ti ho già tenuta sveglia abbastanza per stanotte" le disse.
"Vorrei poter rimanere con te al telefono ancora" confessò lei.
"Anche io. Vorrei poter tornare ora" rispose.
"Ti richiamo quando anche i bambini sono a casa, come al solito" aggiunse.
"Ok, ti amo tanto" rispose lei.
"Ti amo tanto anche io" disse Tony.
"Dormi e pensa solo a cose belle, ci incontreremo nei sogni. Lì potremo fare anche tanto sesso" commentò Tony facendola ridere.
"Sei il solito porcello. Però si, ti incontrerò nei sogni e passeremo momenti bellissimi. Finché non torni davvero" concluse lei salutandolo.

Appena chiusa la conversazione sentì l'ansia tornare, capì che per quella notte non avrebbe più chiuso occhio.
Così decise di scendere in cucina e prepararsi un tè caldo. Sarebbe rimasta sul divano a leggere un libro, nella speranza di riprendere sonno per qualche ora prima della sveglia.

Mentre scaldava l'acqua per il tè si fermò a pensare alla sua vita e si rese conto che doveva tenersi occupata in qualche modo mentre Tony era via o sarebbe impazzita.
Aveva i figli di cui occuparsi ma allo stesso tempo doveva trovare una valvola di sfogo per rilassarsi un po'.
Decise che la mattina seguente al lavoro ne avrebbe parlato con Gibbs e avrebbe trovato una soluzione.

Si sedette sul divano con la sua tazza di tè e il libro, ma non passò molto dall'inizio della letture che sentì dei rumori provenire dalle scale.
Stava per alzarsi a vedere cosa stesse succedendo quando vide fare capolino la piccola Lily, con la faccia ancora assonnata.

"Cucciola, come mai sei sveglia?" le chiese Ziva facendole cenno di andare da lei.
"Mi sono svegliata e volevo fare la nanna con te, ma tu non eri a letto" rispose Lily.
"Mamma non riesce a dormire" spiegò Ziva.
"Nemmeno io" disse la figlia.

Ziva chiuse il libro e appoggiò il tè sul tavolino per poter prendere in braccio la figlia. La fece sedere sulle sue ginocchia e la coprì con il panno che stava usando lei.

"Come mai non riesci a dormire?" chiese Lily.
"Non ho più sonno, a volte succede" rispose.
"E tu?" aggiunse.
"Voglio papà, che mi legga le favole e giochi con me" rispose la figlia sinceramente.

Ziva la strinse a sé ancora di più e le diede un bacio sui capelli.
Capiva benissimo quello che stava provando Lily e non sapeva come fare per farla stare meglio.

"Posso stare a casa da scuola domani?" chiese.
"A casa da scuola? Non si può, i tuoi amici sentirebbero la tua mancanza amore" rispose Ziva.
"No, loro sono tanti. Per un giorno staranno bene anche senza di me" spiegò Lily.

Il suo argomento era valido, qui di Ziva dovette passare ad altre tecniche.

"Però io domani vado al lavoro, Noah a scuola e tu che fai? Resti qui da sola?" le domandò.

Lily rimase un attimo a riflettere.
La madre aveva ragione e si convinse ad andare a scuola.

"Allora vado a scuola, però domani pomeriggio stiamo insieme?" chiese Lily.
"Certo. Io, te e Noah passeremo un bel pomeriggio a giocare, cosa ne pensi?" disse Ziva.
"Mi piace" rispose.
"Ora cosa ne pensi di dormire? Oppure sarai stanca" suggerì Ziva.
"Non voglio dormire, voglio stare con te" rispose sbadigliando Lily.
"Dormi qui in braccio a me?" chiese.
"Ok... Tu non dormi? Anche tu sarai stanca" disse la figlia mettendosi più comoda.
"Magari chiudo gli occhi anche io e mi riposo un po'..." rispose Ziva.

Aspettò che la figlia si riaddormentasse prima di chiudere gli occhi e prendere sonno anche lei.
Tenere la sua bambina tra le braccia l'aveva fatta calmare un pochino e si riaddormentò pensando a Tony e ad un loro pomeriggio tutti assieme.

Si risvegliò un paio di ore dopo quando la sveglia del suo telefono suonò. La spense subito cercando di non svegliare Lily. Le avrebbe dato ancora mezz'ora di sonno prima di prepararla per la scuola.

La sdraiò sul divano e la coprì con il panno, prima di andare in camera a lavarsi e vestirsi. Alla fine Lily non fece alcuna storia per andare a scuola, sapendo che nel pomeriggio avrebbe avuto il suo momento con la madre.

Ziva, al contrario, al lavoro era più distratta del solito e Gibbs lo notò.

"Brutta nottata?" le chiese.
"Non delle migliori... Sono solo stanca" rispose non volendo scendere nei dettagli.

"Gibbs, ti volevo chiedere una cosa" aggiunse subito.

Era dalla notte che ci pensava e aveva intenzione di chiedere a Gibbs se la cosa era fattibile.

"Dimmi" rispose.
"Pensi di potermi aiutare con i bambini, se un paio di sere a settimana volessi andare in palestra?" chiese.

Non sapeva nemmeno lei il perché ma si sentiva a disagio a fare quella richiesta. Forse perché era sempre stata abituata a fare da sola tutto quanto e ora chiedere aiuto le riusciva difficile.

"Certamente, non c'è nessuno problema. Quando vuoi iniziare?" rispose Gibbs subito.

Aveva promesso a sé stesso e a Tony che l'avrebbe aiutata e ora non si sarebbe tirato indietro.

"Penso la prossima settimana, ma al massimo due volte e per un'ora. Giusto il tempo di pensare ad altro per un po'..." spiegò.
"Prenditi il tempo che ti serve. Ci siamo tutti noi ad aiutarti. Metteremo a letto i tuoi figli e staremo con loro finché non torni" le disse Gibbs.
"Grazie" rispose sollevata.
"Ziver, lo sai che puoi sempre contare su di me" le disse dandole un bacio sulla guancia.

Quel giorno, durante la pausa pranzo, ne approfittò per controllare gli orari della palestra e decise che sarebbe andata il martedì e il venerdì sera.
Comunicò a Gibbs gli orari e lui iniziò subito ad organizzarsi per le due serata. Apprezzò davvero come si arrivarono tutti subito per lei, si rendeva conto che aveva dei gran buoni amici.

La suo giornata migliorò decisamente, soprattutto quando andò a prendere i figli. Sentirli ridere e scherzare nel retro della macchina mentre tornavano a casa le mise il buon umore.

"Mamma, io e Lily sappiamo cosa vogliamo fare oggi pomeriggio" disse Noah.

Lily gli aveva detto che avrebbero passato un pomeriggio di gioco con la madre e si erano già organizzati sul da farsi.

"Sentiamo, cosa vi piacerebbe fare?" chiese lei.

Aveva un po' paura che avessero richieste irrealizzabili. Quando si mettevano di impegno erano bravi ad inventarsi cose strane.

"Hai detto che a papà possiamo mandare la posta. Quindi vogliamo fargli un grande cartellone con delle foto e dei disegni, così lo appende e si ricorda di noi" spiegò Lily.

Ziva guardò i figli orgogliosa, stavano vivendo quella situazione meglio di lei.

"Penso che sia un'idea fantastica. Ma penso anche che dovremmo uscire di nuovo e andare in cartoleria a comprare il necessario per rendere il nostro cartellone unico" disse.
"Compriamo dei nuovi pennarelli!" esclamò Noah felice.
"Si è magari qualche cartoncino colorato. Che ne pensate?" propose Ziva.

Si misero a saltellare felici, quando si trattava di comprare pennarelli e cose simili erano sempre al settimo cielo.
E Ziva lo sapeva, perciò propose la cosa. Cercava di renderli il più felice possibile.

Ci persero tutto il pomeriggio fino all'ora di cena per creare il loro cartellone, ma alla fine era perfetto.
Si interruppero solo per la chiamata giornaliera con Tony, al quale però non dissero nulla del loro progetto segreto.
C'erano foto di loro assieme, disegni e messaggi per Tony. Lo avevano decorati anche con molti brillantini e scritte colorate.

"E domani lo spediamo a papà?" chiese Noah.
"Esatto, domani dopo la scuola andiamo alle poste e lo spediamo" rispose Ziva.
"E lo riceverà subito?" chiese Lily.
"Ci vorrà qualche giorno, viviamo lontani" spiegò Ziva.
"Allora dovremmo mantenere il segreto così sarà una sorpresa" rispose.
"Una bella sorpresa" puntualizzò Noah.

Ziva sorrise nel sentire i discorsi dei figli. Stava già iniziando a sistemare la confusione che si era creata sul tavolo, ma poi si fermò.

"Sapete cosa facciamo stasera? Lasciamo tutto qui sul tavolo e andiamo a mangiare in salotto, per terra come fosse un pic nick? Vi va?" propose.

Si sentiva in vena di fare cose diverse, notava che occuparsi di altro le impediva di fare pensieri triste e anche stravolgere la solita routine l'aiutava.
In tutto ciò i figli si stavano divertendo molto. Mangiare seduti per terra contro il divano mentre guardavano un film, faceva diventare quella giornata speciale.
Ziva lasciò addirittura che si addormentassero sul divano e li portò a letto dopo.

A quel punto si prese un momento per sé stessa e dopo aver pulito e sistemato si sedette sul divano, sfogliando l'album delle foto del loro matrimonio.
Guardare le foto l'aiutava a formare dei bei ricordi. E siccome voleva evitare altri incubi quella notte decise di dedicarsi ad uno dei momenti più belli della sua vita.
Le venne un po' di malinconia nel rivivere quei momenti, ma nulla la faceva ridere di più della faccia di Tony nel momento in cui lei gli spalmò la torta di nozze in faccia.

Ricordava quella scena come fosse stata il giorno prima.
Chiuse l'album dopo averla fissata per qualche minuto e sorridendo si diresse in camera da letto.
Quella notte, con grande probabilità, avrebbe sognato Tony. Ma sicuramente sarebbe stato un bel sogno e non un incubo come la notte precedente.










Note dell'autrice:

Un po' mi odiate e un po' no? Ahahaha
Mi sentivo in vena di fare lo scherzetto cattivo e quindi ora sono pronta ad essere percossa XD
Però poi vedete, il resto del capitolo è stato calmo... Fanno persino un cartellone a Tony XD

So che è stato di passaggio ma non posso fare i capitoli del dolore e della sofferenza subito, se no poi mi quittate la lettura ahaha

Spero vi sia piaciuto.
Grazie a tutti quelli che leggono e commentano XD

Baci, a presto!
Meggie 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Quello sarebbe stato il suo primo compleanno senza Tony, da quando si erano conosciuti. Sapeva che se Tony avesse potuto sarebbe tornato a casa di corsa, ma il punto era che non poteva.
Non avevano scelta se non accettare il fatto che per quell'anno ci sarebbe solo stata una telefonata.

Grazie al cielo Ziva aveva gli amici e i figli che le avrebbero tenuto compagnia. Abby e Tim avevano già pensato di fare una piccola festa a casa di Ducky. Una cena con tutti e qualche regalo per Ziva.

Sapevano che di solito Tony lasciava i figli a casa di Gibbs e la portava fuori a cena, per regalarle una serata da soli. Quindi non volevano lasciarla a casa con i bambini quel giorno, sapevano che un po' di compagnia l'avrebbe aiutata a distrarsi.

Tuttavia Ziva cercava di non pensarci, credeva che se avesse finto che non era il suo compleanno la cosa sarebbe passata veloce e senza farla soffrire troppo. Ma in questo i figli non aiutavano.

"Mamma, venerdì e il tuo compleanno vero?" disse Lily.
"Si tesoro" rispose.
"Io e Noah ti canteremo tanti auguri. Ci sarà la torta?" chiese ancora.
"Non lo so ancora" disse.

In realtà Ziva non sapeva della festa che le era stata organizzata, gli amici volevano che fosse una sorpresa e non avevano detto nulla nemmeno ai bambini.

Ascoltando le risposte di Ziva, Lily notò nella sua voce un velo di tristezza.

"Non sei felice che è il tuo compleanno?" chiese la bambina avvicinandosi alla madre.
"Certo che lo sono amore" rispose mentendo.
"Mamma, ti manca papà?" domandò.

Ziva si chinò all'altezza della figlia guardandola negli occhi.

"Un pochino, si" disse sinceramente.
"Anche a me. Ma sono sicura che ti canterà tanti auguri al telefono, così non sei più triste" rispose Lily.

Ziva sorrise e abbracciò la figlia.

"Ma certo che lo farà. E non vedo l'ora di sentire anche te e Noah cantare" rispose.
"Ora vai a lavare le mani che tra poco è pronta la cena" aggiunse.

Quella sera a letto Ziva non riusciva a prendere sonno.
Pensare al suo compleanno le aveva messo malinconia e in più si era resa conto che anche il compleanno di Lily era vicino, così come Natale.
Quelli sarebbero stati giorni ancora peggiori, doveva trovare un modo per farli passare senza che portassero troppa tristezza a lei e i figli.

Il venerdì arrivò velocemente e quando il mattino Ziva si svegliò, trovò i figli già vestiti in cucina che l'aspettavano.

"Auguri mamma!" gridarono appena la videro.

Ziva rimase senza parole. Non si aspettava di vederli lì, già vestiti e allegri per la giornata.
Fu una bella sorpresa, un bel modo per iniziare una giornata che non sarebbe stata troppo felice.

"Grazie" disse colpita.
"Siete già tutti belli pronti" aggiunse.
"Lily mi ha aiutato a vestirmi così siamo stati più veloci di te" disse Noah andato ad abbracciare la madre.
"Volevamo farti una sorpresa" aggiunse Lily.
"Ci siete riusciti" commentò Ziva dando un bacio ad entrambi i suoi figli.

"Io ti volevo preparare la colazione... Ma non sono capace" disse Lily un po' sconsolata.
"Non fa nulla, piccola" rispose.
"Sapete cosa facciamo! Visto che siete già pronti ed è presto andiamo a fare colazione fuori oggi" aggiunse.

Prese i figli e li portò al bar, vederli pronti per lei l'aveva messa di buon umore e voleva passare un momento felice prima di andare al lavoro.
Anche al lavoro furono tutti fantastici con lei. Non fece in tempo ad entrare in ufficio che le corsero tutti incontro per farle gli auguri.

Abby salì di corsa dal suo laboratorio con un mazzo di fiori e glieli posò sulla scrivania.

"Questi sono da parte di Tony" le disse.
"Ogni anno lui ti regalava un mazzo dei tuoi fiori preferiti. Quest'anno non poteva portarteli così ha chiesto a me di comprarli" aggiunse.
"Grazie" rispose Ziva mentre guardava il mazzo di fiori.

Le venne un nodo alla gola, tra l'altro non aveva ancora sentito Tony quel giorno per via del fuso orario.

"E mi ha spedito questa qualche giorno fa. È per te, mi ha chiesto di dartela oggi" disse ancora Abby consegnando una busta a Ziva.

La prese senza dire nulla e la guardò senza sapere se avrebbe avuto il coraggio di aprirla mentre era in ufficio.
Videro tutti come il suo umore era cambiato nel giro di un minuto e Gibbs si preoccupò.

"Ziva, tutto bene?" le chiese avvicinandosi.
"Si" rispose.
"Perché non ti prendi un attimo e vai a leggere la lettera?" le propose.

Sapeva che voleva leggerla ma sapeva anche che non lo avrebbe fatto davanti a loro. Così la incoraggiò ad andare in sala conferenze e prendersi il tempo di cui aveva bisogno.

Si versò un bicchiere di acqua prima di aprire la busta.
Non sapeva cosa ci avrebbe trovato dentro ma sentiva che l'avrebbe fatta piangere.

"Buon compleanno, occhioni belli!" la lettera iniziava così e Ziva la lesse immaginando la voce di Tony.

Già il solo pensiero della sua voce le stava facendo venire voglia di piangere, le mancava davvero molto.

"Mi dispiace di non poter essere lì con te a festeggiare, perciò ho cercato di porre rimedio chiedendo qualche favore ai nostri amici. Se tutto è andato bene hai ricevuto dei fiori e questa lettera da Abby (lettera che spero non abbia aperto... Controlla bene che la busta non abbia segni di manomissione)...
Volevo inviarti un regalo ma come puoi immaginare qui non ci sono molti negozi in cui fare shopping, quindi rimedierò appena torno a casa... Diciamo che ho in mente un regalo che solo io posso farti..." continuò a leggere Ziva.

"Scemo" bisbiglò asciugandosi una lacrima.

"Il cartellone che tu e i bambini mi avete mandato è stupendo, l'ho appeso sopra il letto e da quel momento i miei compagni di stanza non fanno che dire quanto sei bella. Come dargli torto, mia moglie è uno schianto. Anche se oggi diventa un anno più vecchia.
Siccome non ti ho inviato nessun regalo, allego alla lettera una mia foto. Sono io mentre ti guardo, amore mio. L'ha scattata Jerry, il mio nuovo amico. Ha detto che ogni volta che guardo le tuo foto sbavo e ha ragione, ora ne hai la prova" continuò.

Ziva guardò la foto che Tony le aveva mandato e sorrise. Era lui che fissava in modo ammiccante una delle foto che erano sul cartellone. Era buffo come al solito e lei se lo immaginò mentre si perdeva in racconti su di lei e i figli.

"Comunque questa lettera mi serviva per dirti che mi manchi tantissimo, vivere senza te al mio fianco è ogni giorno più difficile. Mi serviva per augurarti un felice compleanno, ricordati di sorridere oggi pensando a quello che faremo non appena io tornerò a casa. E mi serviva per ricordarti che ti amo tantissimo, non che tu non lo sappia. Ti amo Zee. E ora per favore, dopo aver letto questa lettera vai da Gibbs e digli che è ora per la tua sorpresa.
Con amore, Tony" concluse.

Ora Ziva, oltre ad essere emozionata era anche molto curiosa.
Tony parlava di una sorpresa, una sorpresa che aveva Gibbs. Questo le fece capire quanto impegno ci avesse messo Tony anche quell'anno per farle passare un buon compleanno.
Prese un sorso di acqua e si asciugò gli occhi, prima di tornare alle scrivanie.

Camminando verso Gibbs si sentì osservata, come se tutti sapessero qualcosa che lei non sapeva. Ed era proprio così.

"Capo... Tony mi ha scritto che tu hai una sorpresa per me" disse leggermente in imbarazzo. Non sapeva che aspettarsi.
"È esatto. Vieni con me" le rispose.

Anche Tim li seguì ed insieme entrarono al MTAC, con Ziva sempre più confusa.
Tuttavia le ci volle un attimo per capire cosa stava per succedere, giusto il tempo per McGee di attivare la connessione.

Quando vide la faccia di Tony sul grande schermo il suo cuore perse un battito.

"Guanciotte dolci, buon compleanno amore mio" esclamò con un grande sorriso.
"Tony..." fu l'unica cosa che riuscì a dire lei.

"DiNozzo, è un piacere rivederti. Noi ora vi lasciamo soli" disse Gibbs.
"Chiama se hai bisogno" aggiunse rivolgendosi a Ziva, che però al momento non era concentrata.
"Ciao Tony" aggiunse McGee salutandolo.

Aspettarono che se ne fossero andati prima di iniziare a parlare.
Era la prima volta da quando Tony era partito che si rivedevano in faccia e faceva uno strano effetto.

"Tony..." ripeté lei facendosi sfuggire un singhiozzo.
"Hey, perché piangi?" le chiese.
"Perché sono felice di vederti" rispose Ziva mettendosi una mano davanti alla bocca.
"Occhioni belli, non puoi piangere perché è il tuo compleanno" le disse.
"Capisci che io non me l'aspettavo questa cosa" rispose cercando di asciugarsi le lacrime.
"Se te la fossi aspettata non si sarebbe chiamata sorpresa, non trovi?" disse Tony.

Ziva sorrise, aveva ragione.

Iniziarono a conversare parlando del più e del meno, giusto per dare il tempo a Ziva di riprendersi.

"Stamattina i tuoi figli si sono fatti trovare in cucina già vestiti per augurarmi buon compleanno" raccontò lei.
"Anche loro sanno come fare le sorprese" commentò Tony.

Parlarono per un sacco di tempo, Ziva si fece raccontare la storia della foto e dei nuovi amici di Tony.
Lui le chiese dei figli e dei colleghi, parlarono come se fossero uno di fronte all'altro all'ora di cena.
Finché venne il momento di salutarsi.

"Non voglio chiudere la chiamata, Tony" disse lei di nuovo triste.
"Andiamo occhioni belli, tu hai da lavorare e io devo salvare il mondo un proiettile alla volta. E poi ti richiamo oggi pomeriggio, come al solito" rispose Tony.
"Ci manchi Tony, tanto" disse con le lacrime agli occhi.
"Anche voi. Ma Zee, torno preso ok" rispose.
"Ora, amore mio ci salutiamo. E quando spegnerai le candeline della tua torta pensa a me che ti dico di esprimere un desiderio" aggiunse.
"Non credo avrò una torta" rispose.

Non aveva ancora idea della festa che avevano organizzato per lei, ma Tony lo sapeva perché glielo aveva detto Gibbs.

"Tu esprimi un desiderio, capito?" insistette lui.

Ci volle un po' prima che Tony avesse il coraggio si spegnere il video, ma lo fece o non l'avrebbe mai salutata.
Una volta finita la chiamata Ziva si sedette su una delle poltroncine e iniziò a piangere. Nonostante fosse stata felicissima della chiamata ora gli mancava ancora di più.
Le ci volle un po' per ricomporsi, tanto che Gibbs, preoccupato, andò a vedere se stava bene.

"Mi avete quasi fatto esplodere il cuore con questa sorpresa, lo sai?" gli disse.
"Pensavamo fosse un bel regalo di compleanno" rispose lui.
"Lo è stato" disse.

Gibbs non chiese o aggiunse altro, si limitò ad abbracciarla sapendo che era quello di cui aveva bisogno in quel momento.
Quando entrambi ritornarono alle scrivanie Ziva prese un attimo per ringraziare tutti per quello che avevano fatto per lei.
Era stato un bel gesto aiutare Tony a renderla felice il giorno del suo compleanno.

Quello che non sapeva era che quella sera un'altra sorpresa l'aspettava.
Già una volta arrivata scuola dai figli iniziò a ridere regali. Sia Noah che Lily, con l'aiuto delle insegnanti, le avevano preparato dei regali. Noah le aveva disegnato una torta di compleanno mentre Lily le aveva fatto una collana di carta.

Ma la parte più bella arrivò verso sera.
Erano tutti e tre seduti sul divano mentre Ziva leggeva un libro ai figli. Essendo il suo compleanno aveva programmato di non cucinare ed uscire con i bambini a prendere una pizza.
Ma i suoi piani ovviamente saltarono, visto che i colleghi avevano già organizzato tutto.

Rimase confusa nel sentire suonare il campanello e trovarsi Gibbs di fronte.

"Che succede?" chiese confusa.
"Succede che dovete venire con me" rispose.
"Perché?" domandò.
"Lo scoprirai" le disse.
"Ma dove andiamo?" chiese ancora.

"Andiamo mamma, non fare domande e segui Gibbs" le disse Lily avvicinandosi.

Il giorno prima Gibbs aveva spiegato a Lily quello che avevano organizzato chiedendole si impedire alla madre di farli cenare prima delle otto.
Non volevano che si rovinasse la sorpresa.

"Che cosa state complottando tutti quanti?" disse capendo che avevano organizzato qualcosa.

Nessuno rispose, ma si misero tutti quanti la giacca e uscirono con Gibbs.
In poco tempo arrivarono a casa di Ducky dove gli altri avevano già preparato la tavola e stavano cucinando.
Fu Ducky ad aprire la porta ed augurare a Ziva un buon compleanno per primo.

"Una cena a sorpresa, grazie!" esclamò colpita dal gesto.
"Non è come quella con Tony, ma è pur sempre una cena di compleanno" rispose Gibbs.
"Va più che bene... Io non me lo aspettavo" disse.

Passarono una bellissima serata tutti insieme, tutto quello che era stato cucinato era buonissimo e Ziva notò che erano stati scelti cibi che i colleghi sapevano essere i suoi preferiti.
Alla fine le portarono persino una torta con alcune candeline sopra.

"L'ho fatta io, spero ti piaccia" disse Abby posandola sul tavolo.
"È stupenda e dall'aspetto sembra buonissima" rispose.
"Forza mamma, spegni le candeline" disse Lily.
"Ed esprimi un desiderio!" esclamò Noah.

Quelle parole le ricordarono quello che le aveva detto Tony quella mattina. Esprimi un desiderio.
Lei sapeva benissimo che desiderio esprime, rivoleva Tony il prima possibile. E sopratutto lo rivoleva sano e salvo.
Non esitò un secondo ad esprimere il suo desidero e spegnere le candeline mentre tutti le cantavano la canzone.

Essendo venerdì sera decise di attardarsi a casa degli amici per avere un altro po' di compagnia. I figli non sarebbero andati a scuola il giorno seguente quindi non c'erano problemi.
Inoltre sia Noah che Lily si addormentarono sul divano di Ducky poco dopo aver finito la cena.
Fu Gibbs ad aiutarla a portare i figli a letto dopo averla portata a casa.

"Grazie per la bella serata, anzi giornata" disse lei.
"Te lo meriti, Ziva. È un periodo difficile e ti meriti di essere felice" rispose.

Lei lo abbraccio in segno di gratitudine.

"Ci vediamo lunedì al lavoro" gli disse.
"A lunedì" rispose lui.

Prima di mettersi a letto passò dalle camere dei suoi figli per assicurarsi che dormissero.

"Mamma" la chiamò Lily mentre stava uscendo.
"Patatina, perché non domi?" chiese.
"Mamma, sei felice del tuo compleanno?" domandò lei.
"Si amore, oggi è stata proprio una bella giornata" rispose.
"L'altro giorno eri triste, però oggi è stato bello vero? Anche se papà non era qui" chiese ancora.
"Si lo è stato. Ho avuto tante bellissime sorprese e voi eravate con me" rispose.

Lily sorrise soddisfatta.

"Ora torna a dormire tesoro, è tardi" disse Ziva.
"Mamma?" la chiamò ancora.
"Dimmi" rispose.
"Posso dormire con te stanotte? Solo stanotte" chiese.
"Massi che puoi" rispose prendendola in braccio.

Quella notte dormirono assieme e Ziva, mentre guardava sua figlia riposare, constatò che nonostante tutto era stata davvero una bella giornata.
Nonostante la lontananza con Tony lui aveva fatto in modo di starle vicino e quella era una delle cose che aveva preferito.
Il loro amore non sarebbe mai diminuito nonostante fossero separati da un oceano.

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Alla fine di quella dura e lunga giornata Tony si sdraiò stremato nel suo letto e chiuse gli occhi per un attimo.
Ogni volta che chiudeva gli occhi pensava a Ziva e ai suoi figli, aveva bisogno di pensare a cose felici dopo tutto l'orrore che vedeva durante il giorno.

Quella sera pensò al volto sorpreso della moglie quando lo aveva visto sullo schermo, le piaceva sorprenderla anche se avrebbe voluto essere là con lei.
Aveva provato a chiedere una licenza di un paio di giorni per poter andare da lei ma non gli era stata concessa.

"DiNozzo, allora hai chiamato la bella mogliettina oggi?" chiese Jerry rientrando.
"Certamente e dovevi vedere come era felice" rispose.
"Devi presentarmela, sono sicuro potremmo essere grandi amici" gli disse.
"La devi smettere di sbavare su mia moglie. Non te la cedo nemmeno se mi torturi. In più ti consiglio di non farla arrabbiare, è una Ninja" rispose.
"Una Ninja?" domandò ridendo.
"È stata addestrata dal Mossad, suo padre è il direttore. Ti uccide in diciotto modi diversi con una graffetta" rispose sorridendo mentre si ricordava di quando lei lo aveva detto.
"Il direttore David? Tua moglie è la figlia del direttore del Mossad?" domandò sconvolto.
"Si proprio lei, la mia Ninja" rispose con gli occhi sognanti.

Jerry rimase in silenzio per un po' per cercare di assimilare la notizia.

"Voglio anche io una moglie israeliana. Tua moglie ha una sorella?" chiese.

A quel punto Tony perse il sorriso e si fece serio.

"L'aveva. Aveva una bella famiglia una volta, ma ha sofferto tanto. Quindi ti prego non chiedere e se mai avrai l'onore di incontrarla ti prego non domandarle nulla" disse.
"Ok" rispose capendo che aveva toccato un tasto dolente.

Tuttavia Tony non voleva chiudere la conversazione così, sentiva di essere stato sgarbato. In più gli piaceva parlare della sua famiglia.

"Però se vuoi ti racconto di quella volta in cui io e Ziva siamo stati mandati in missione a Parigi" disse.
"Sono tutto orecchi. Parigi eh, DiNozzo?" domandò ammiccante.

Tony sorrise e iniziò il racconto. Ora gli sembrava di essere di nuovo con Ziva.








Note dell'autrice:

Buon inizio settimana a tutti!
Allora sono sicura che oggi non mi odiate... Vedete che in fondo sono anche buona io?
Era il compleanno di Ziva e Tony le ha fatto una sorpresa awwww
So che avreste preferito vederlo tornare, ma ancora non si può XD

Penso che anche il prossimo capitolo sarà privo di odio, quindi state tranquilli XD
Spero vi sia piaciuto :)

Alla prossima settimana!
Baci baci
Meggie :3  

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

E dopo il compleanno di Ziva arrivò anche quello di Lily.
Tony aveva cercato in ogni modo di farsi dare una licenza per tornare a casa ma non gli era stata concessa.
Era molto dispiaciuto di questo. Mentre Ziva riusciva a capire che lui non era potuto tornare a casa per festeggiare il suo compleanno, Tony temeva che Lily non capisse che non dipendeva da lui.
Aveva paura che si arrabbiasse perché Noah aveva potuto festeggiare con lui mentre lei no.

Tuttavia, sorprendentemente, Lily non si scompose troppo.
Certo il padre le mancava immensamente, quel giorno più del solito ma accettò la cosa comunque.

"È sveglia la mia principessa che oggi compie sei anni?" chiese Ziva entrando in camera della figlia.

Lily finse di dormire fino a che la madre non si sedette sul suo letto.

"Si!" esclamò mettendosi seduta e abbracciando la madre.
"Tanti auguri, Lily" le disse.
"Grazie ima" rispose.
"Mi fai la colazione del compleanno oggi?" aggiunse.
"È già pronta in tavola. E tuo fratello ti aspetta di là... Andiamo a mangiare?" le chiese.

Lily annuì sorridente e lasciò che la madre la prendesse in braccio per portarla in cucina. Quel giorno Ziva l'avrebbe coccolata più che poteva per evitare che sentisse troppo la mancanza del padre.
Quando arrivarono in cucina Noah si alzò dalla sedia e andò verso Lily.

"Questo l'ho fatto per te. E mamma mi ha aiutato a scrivere buon compleanno" disse lui dando un foglio a Lily.
"Grazie!" esclamò lei felice.
"Siamo io e te, quando andiamo al parco e tu mi aiuti a spingermi sul dondolo" spiegò Noah.
"È bellissimo, lo posso attaccare in camera, mamma?" chiese Lily.
"Certo, dopo colazione lo attacchiamo" rispose Ziva.

Quel giorno Ziva andò a prendere Lily da scuola prima del pranzo. Nonostante fosse dicembre le vacanze di Natale ancora non erano ancora iniziate e la festa con i suoi amici sarebbe stata nel week end.
In più Ziva aveva organizzato una chiamata come quella che lei aveva ricevuto per il suo compleanno.
Tony non era potuto tornare e lei voleva che la figlia potesse vederlo comunque.

"Mamma! Sei venuta presto oggi!" esclamò Lily vedendola.
"Si, ti ho fatto una sorpresa per il tuo compleanno. Ti piace?" rispose.
"Tanto!" disse abbracciandola.

Ziva l'aiutò a vestirsi mentre Lily le raccontava tutto quello che aveva fatto con gli amici. Quando era il compleanno di qualcuno a scuola durante la ricreazione le insegnanti organizzavano una piccola festicciola e ora Lily era molto eccitata per quello che le avevano fatto.

"E poi hanno cantato tanti auguri e la maestra mi ha regalato le caramelle" disse mostrando un sacchetto di caramelle gommose.
"Wow, sembrano ottime" rispose Ziva mettendole la cuffia.
"Penso di si. E poi la maestra mi ha fatto usare i gessetti colorati" aggiunse.
"Insomma è stata una giornata perfetta. Ora sei pronta? Io ho una sorpresa per te" le disse Ziva.
"Una sorpresa? Cosa mamma?" chiese eccitata.
"Se te lo dico che sorpresa è?" rispose ridendo.

La portò direttamente all'NCIS e dopo aver ricevuto gli auguri da parte di tutti entrarono all'MTAC.

"Perché siamo qui?" chiese Lily curiosa.
"Un attimo e lo saprai" commentò Gibbs che le aveva accompagnate.

"Ora voglio che ti metti qui davanti e chiudi gli occhi. Non li aprire finché non te lo dico io ok?" si raccomandò Ziva.
"Va bene" obbedì Lily chiudendo gli occhi.

Erano già d'accordo con Tony, lui non avrebbe parlato finché Lily non avesse aperto gli occhi. Quindi fecero partire il collegamento e dissero alla bambina di guardare.

"Papà!" esclamò Lily felice mentre saltellava.
"Ranocchietta, buon compleanno!" le disse Tony vedendola.
"Papà!" gridò ancora correndo ad abbracciare lo schermo come se fosse suo padre.

A vedere quella scena Ziva si commosse, si voltò dando le spalle a Lily e Tony in modo che nessuno la vedesse.
Gibbs le si avvicinò e le mise una mano sul spalla.

"Tutto ok?" le chiese.
"Si, certo" rispose.
"Bene allora un bel respiro e torna a sorridere. È il compleanno di Lily e siamo tutti felici" le disse per convincerla.

Non che trovasse sbagliato piangere, ma riteneva che in quel momento non fosse il caso. Temeva che anche Lily avrebbe iniziato a piangere e non voleva che si rovinasse il compleanno.
Ziva annuì e fece quello che Gibbs le aveva detto. Tornarono entrambi ad osservare Lily e Tony parlare.

Lei si era seduta a gambe incrociate sul pavimento davanti allo schermo e gli stava raccontando della sua giornata.
Rimasero lì un bel po', ad un certo punto Tony con alcuni suoi compagni dell'esercito cantarono anche tanti auguri a Lily.

"Ora io devo andare" disse Tony alla figlia.

In quel momento Ziva, che si era tenuta in disparte per tutta la conversazione, arrivò a prendere in braccio la figlia. Non sapeva come avrebbe reagito a salutare il padre e voleva starle vicino.

"Già ora?" chiese un po' dispiaciuta.
"Si, mi dispiace amore" rispose.
"Ma tu ora devi andare e divertirti, oggi è il tuo compleanno" aggiunse facendole l'occhiolino.

Lily sorrise.

"Ok papà, vai e salva il mondo una persona alla volta. Io ti tengo da parte una fetta della mia torta" rispose.
"Ci conto eh" rispose.

Prima di chiudere la video chiamata anche Tony e Ziva scambiarono due parole e conclusero il tutto con un ti amo, come sempre.

Tutti i colleghi di Ziva, quel giorno, portarono un piccolo regalino per Lily. Avrebbero tutti partecipato alla festa quel week end, più che altro per far compagnia e aiutare Ziva.

Ziva, quella sera, ordinò la pizza per cena come desiderava Lily e decise di lasciare che i figli rimanessero svegli fino a tardi.
Diede anche a Lily il regalo da parte sua e di Tony. Voleva che Lily lo avesse subito.

Le avevano preso la bambola che desiderava da tempo insieme ad un libro da colorare e uno da leggere.
In realtà c'erano altri piccoli regali ma glieli avrebbe lasciati per la festa. Solo non trovava bello che non avesse nulla da aprire il giorno del suo compleanno.

Quella sera Noah fu molto affettuoso con la sorella, più del solito. Non si staccò un attimo da lei, abbracciandola e augurandole buon compleanno ogni dieci minuti.
Alla fine Ziva fu costretta a metterli a dormire assieme nel lettone, perché non volevano separarsi.
Andò lei a dormire nel letto di Lily dopo averli fatti addormentare.

Ringraziò Dio di avere dei figli così meravigliosi e, per una sera, si addormentò pensando a Tony in un modo sereno.
Era anche merito suo se i loro figli erano così e Ziva non poteva che esserne felice.

Dopo il compleanno di Lily, agli inizi di dicembre, Natale arrivò in fretta e la mancanza di Tony iniziò a farsi sempre più pesante.
Anche i bambini, che fino a quel momento avevano accettato la cosa meglio del previsto, cominciarono ad essere noiosi e capricciosi.

Ziva faceva del suo meglio per tenerli calmi e sereni, ma non era facile. Soprattutto sapendo che Tony non sarebbe potuto tornare nemmeno per una breve licenza a Natale.

O meglio questo era quello che lui le aveva fatto credere.
Gli era dispiaciuto sentire la sua voce triste quando glielo aveva detto e gli si era spezzato il cuore nel sentirla piangere per la delusione.
Ma in realtà lui aveva già organizzato tutto.

"Allora DiNozzo, pronto a rivedere la bella mogliettina?" chiese Jerry.
"Non sai quanto sono pronto... E non solo a rivederla" ammiccò Tony.
"Che mente perversa hai, ricordati che ci sono anche i tuoi figli a casa" rispose Jerry.
"Lo so, non preoccuparti tu... So come fare" ridacchiò lui chiudendo il suo borsone.

"Beato te che vai in licenza" commentò un altro di loro compagni.
"La mia famiglia mi manca troppo, ho davvero bisogno di rivederli" rispose guardando le foto che aveva appeso.
"Tony, fai buon viaggio. E di ai tuoi figli che lo zio Jerry li saluta e presto li andrà a trovare" disse più serio questa volta.
"Quando avremo finito con questa guerra inutile sarai il benvenuto a casa mia" rispose Tony dandogli una pacca sulla spalla.

Poi uscì e andò sulla macchina che lo aspettava per portarlo in aeroporto.
Per tutto il viaggio non fece che pensare alla faccia che avrebbero fatto tutti vedendolo, specialmente Ziva.
Quella sorpresa gli era costata fatica, ma Tim lo aveva aiutato parlando con gli insegnanti delle scuole di Noah e Lily.

Quando il suo aereo atterrò era mattina del giorno seguente e lui aveva dormito davvero poco. Era troppo eccitato per quello che stava per accadere e dormire era stato difficile. Non passò nemmeno da casa, ma si diresse alla scuola di Lily, la prima a cui avrebbe fatto la sorpresa. Poi sarebbe andato da Noah e infine da Ziva al lavoro.

Fu la preside della scuola di Lily a portarlo fino alla sua classe, poi lasciò che fosse lui solo ad entrare.
Lily ci mise un pochino a realizzare che il padre era entrato in classe, soprattutto perché era girata di spalle e nessuno dei bambini lo aveva sentito entrare.

Quando se ne rese conto si alzò di scatto dalla sedia e gli corse incontro, saltandogli in braccio.

"Papà sei qui per davvero, sei qui!" esclamò stringendolo.
"Si, principessa" rispose emozionato.
"Sei vero! Sei tornato" ripeté felice, quasi piangendo.

Non si staccò più da lui, mentre tutti i compagni di classe e le maestre guardavo emozionati la scena.
Uscirono dalla scuola di Lily e risalirono sulla macchina che era pronta a portarli da Noah.

"Ci hai fatto una sorpresa di Natale, mamma aveva detto che non potevi tornare a casa" gli disse la figlia.
"Esatto, nessuno lo sa. Ma adesso siamo tutti più felici vero?" rispose.

Lily annuì e gli diede un bacio sulla guancia.

"Mi sei mancato così tanto" disse iniziando a piangere.
"Lo so principessa, mi dispiace di essere dovuto partire" rispose stringendola.
"Non andare mai più via" disse.

Tony si sentì triste, ma non voleva illuderla quindi dovette dirle che sarebbe ripartito.

"Dovrò partire di nuovo, patatina. Ma tornerò, te lo prometto" la tranquillizzò.
"Ma non stare via molto, per favore" lo pregò.
"Farò del mio meglio" le disse.
"Ma ora basta piangere, voglio vedere il tuo bel sorriso" aggiunse asciugandole gli occhi.

Ci misero poco ad arrivare da Noah e Tony lasciò Lily con la preside della scuola di Noah mentre entrava in classe.

A differenza di Lily, Noah stava giocando, quindi si accorse subito della presenza del padre. In un primo momento rimase bloccato a fissarlo incredulo. Ma quando Tony si chinò aprendo le braccia lui gli corse incontro e lo abbracciò.

"Papino!" disse guardandolo in faccia per essere sicuro di non stare sognando.
"Il mio bambino" rispose lui guardandolo e notando come fosse cresciuto in così poco tempo.
"Sei tornato! Hai vinto la guerra? Hai salvato le persone?" gli chiese ingenuamente.
"Ci sto lavorando, Noah. Tu hai badato alla mamma e a Lily al posto mio?" domandò ridendo.
"Si signore!" rispose.
"Oh, vieni qui in braccio a me" gli disse Tony sollevandolo e facendolo volare.

A Noah era sempre piaciuto.

"Andiamo a fare una sorpresa alla mamma ora?" aggiunse.
"Si! E Lily?" chiese.
"È già qui fuori che ci aspetta, pronto ad andare?" rispose.

Noah annuì e lasciò che il padre lo vestisse e poi salirono in macchina diretti all'NCIS.
Per tutto il viaggio sia Noah che Lily non fecero altro che fare domande al padre e stargli addosso. Erano troppo felici di averlo lì e potergli parlare di persona.

Una volta arrivati all'NCIS, McGee li stava aspettando al parcheggio.
Si sarebbe occupato un attimo dei figli mentre Tony prendeva alla sprovvista Ziva.

Salirono tutti in ascensore e il primo ad uscire fu Tony e andò a posizionarsi vicino alla scrivania di Ziva, senza però farsi vedere.
Lei stava parlando con Gibbs e sul momento i suoi sensi acuti da Ninja non realizzarono la presenza dietro di lei.

"Non credo che un assassino esperto lascerebbe in giro delle prove così evidenti" commentò lei con Gibbs.
"Magari era sbadato, come me" si intromise Tony.

Si voltò di scatto, pensando di sognare.

"Non è possibile, non sei tu" disse senza pensare.
"Sono più che sicuro di essere io, l'agente super speciale Anthony DiNozzo" rispose sorridendo e facendo il giro della scrivania.
"Tony..." commentò lei emozionata.
"Dammi un bacio, occhioni belli" le disse prendendole una mano e facendola alzare.

Lei lo baciò, poco prima di scoppiare a piangere e di abbracciarlo.
Le diede un bacio sui capelli e la strinse, era molto felice ed emozionato anche lui non gli sembrava vero di poter abbracciare la moglie.

"Guanciotte dolci, mi sei mancata tanto anche tu" disse lui capendo che piangeva per quello.
"Tony, non mi aspettavo che tornassi... Io..." iniziò lei cercando di calmarsi.
"Ti ho lasciato senza parole? Lo so, faccio questo effetto" commentò.
"Scemo" disse dandogli un pacca sul braccio.
"Mi avevi detto che non ti lasciavano tornare a casa... Sei stato perfido" aggiunse.

Lui rise, sapeva che glielo avrebbe detto.

"Volevo sorprenderti" rispose.
"Ci sei riuscito, decisamente" commentò Ziva ridendo e cercando di asciugarsi gli occhi.

Lui la guardò e la baciò di nuovo, non interessandosi del fatto che i colleghi e i figli li stavamo guardando.
Quelle labbra e quei baci gli erano mancati troppo per farsi sfuggire un'occasione così.

Dopo aver parlato un po' con i colleghi decisero di andare tutti a casa. Ziva non aveva ancora finito di lavorare ma per quel giorno lasciò perdere, non si sarebbe potuta concentrare sapendo che Tony era lì.
Una volta arrivati a casa l'unica cosa che fecero fu sedersi in salotto e parlare, gustandosi la compagnia reciproca.

I figli non lo lasciavano in pace un attimo, volevano sapere tutto e raccontare di tutto non lasciando nemmeno un attimo a Ziva per parlare.
Ma lei non era preoccupata, sapeva che quella notte lo avrebbe avuto tutto per se.

Dopo aver messo a letto i figli a forza e avergli promesso che il mattino dopo avrebbero trovato Tony ancora a casa, andarono anche loro in camera da letto.

Si buttarono sul letto ancora vestiti. Tony era stanco dal viaggio mentre Ziva era provata dall'emozione e dalla gioia di riavere Tony con lei.

"Lo sai che questo è il più bel regalo di Natale che potessi ricevere?" disse Ziva accoccolandosi su di lui.
"Ma non è ancora Natale" scherzò Tony.
"Mancano due giorni, ma per me è come se lo fosse oggi" commentò Ziva.
"Anche per me" rispose lui.

Iniziò ad accarezzarle i capelli e il volto.

"Sai cosa mi è mancato di più in tutto questo tempo? Poterti abbracciare e sentire il tuo profumo" le disse.

Adorava il balsamo per i capelli che Ziva usava, la faceva odorare di fiori a primavera.

Ziva, mentre si gustava le coccole di Tony, si mise a pensare. Sapeva di voler chiedere una cosa ma temeva la risposta.

"Tony, per quanto tempo potrai restare?" le chiese preoccupata.
"Mi hanno concesso fino al primo di gennaio. Possiamo festeggiare l'anno nuovo assieme occhioni belli" rispose sapendo che questa notizia l'avrebbe fatta felice.

Ziva si sollevò e lo guardò negli occhi con un enorme sorriso.

"Potremo fare l'albero assieme e festeggiare il Natale. E poi stare insieme come una famiglia e dopo tutto ciò stare assieme per l'ultimo dell'anno" disse eccitata.
"Sarò triste a lasciarti andare via il primo, però..." aggiunse poi triste.
"Non pensarci ora. Pensa a goderti il nostro tempo assieme" le disse accarezzandole il volto.

Sorrise di nuovo.

"Questo è decisamente il più bel regalo di Natale che io abbia mai ricevuto" disse prima di baciarlo appassionatamente.
"Lo sai io avevo pensato anche ad un altro regalo di Natale... Qualcosa di molto intimo e piacevole" le sussurrò all'orecchio.
"Ah si? E come facevi a sapere che quello sarebbe stato il mio secondo regalo preferito?" rispose.
"Perché conosco la mia bella e sexy moglie israeliana e so come farla felice" le disse.

Ziva ridacchiò baciandolo.

"E il mio bello e sexy marito italiano, cosa aveva pensato per farmi felice?" chiese ammiccando.
"Avevo pensato di iniziare qualcosa di più tranquillo nella doccia, ho davvero bisogno di una doccia come si deve... E se la condivido con te è anche meglio" disse.
"E poi?" rispose Ziva.
"E poi, se mi prometti che sarai silenziosa pensavo di continuare qui nel letto. Anche per tutta la notte... Cosa ne pensi?" le chiese.
"Penso che tu ci abbia riflettuto molto a lungo... Ma penso anche che il tuo piano sia perfetto, Tony" rispose alzandosi dal letto.

Si tolse i pantaloni rimanendo solo con la biancheria intima, mentre Tony la guardava rapito.

"Allora che stai aspettando? Non dobbiamo iniziare nella doccia?" chiese lei.

Tony ridacchiò ammiccando e si alzò andando verso di lei.

"Oh, si. Recuperiamo i mesi persi, forza" rispose sollevandola e portandola in bagno in braccio.









Note dell'autrice:

Sono tornata XD
Scusate il ritardo, ma la settimana scorsa è stata molto impegnativa purtroppo e non sono riuscita a pubblicare.
Spero con questo capitolo di essermi fatta perdonare in qualche modo XD

Dire la verità aspettavate tutti che Tony tornasse a casa eh?? Ahahah
Diciamo che mi sono ispirata a tutti quei bei video che si vedono su youtube dei soldati che tornano a casa e sorprendono moglie e figli <3
*non guardateli se vi sentite emotional, si lacrima facilmente*

Vi do una buona notizia, Tony sarà a casa anche in parte del prossimo capitolo :)

Faccio dedica al capitolo oggi: per Slurmina perché sono sicura aspettava questo momento da un po' e mi ha sopportato abbastanza in questo periodo quindi se lo merita :)

Detto ciò vi lascio, grazie a tutti :)

Baci, Meggie.

P.s.: non so se la prossima settimana pubblicherò visto che sono in vacanza a Parigi. Oh, e inoltre ho cambiato nick, si. Ora sono Despicable Meggs LOL 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Fortunatamente Tony aveva una lunga licenza per poter stare con la sua famiglia. Potevano passare il Natale e il capodanno assieme e lui di questo era molto felice.

Quando la mattina seguente al suo ritorno si svegliò, si accorse che era abbracciato a Ziva e si accorse anche che era completamente nuda e aveva i capelli ancora umidi.
Così si rese conto che non era nella camerata con i suoi compagni ma a casa con la moglie e i figli. E soprattutto che aveva passato una fantastica serata.

L'orologio segnava le nove di mattina della vigilia di Natale. Gibbs aveva permesso a Ziva di non lavorare in quei giorni, sapeva quanto bisogno avesse di stare con il marito.
Tony si fermò ad osservarla mentre russava leggermente, sembrava serena e si chiese come avesse dormito tutto quel tempo senza di lui.
Sapeva che non era stato facile per nulla ma sicuramente Ziva non gli avrebbe detto nulla per non farlo preoccupare.

Tony si alzò senza fare rumore, sperando che la moglie non lo sentisse e uscì dalla stanza.
Prima di scendere in cucina per preparare la colazione passò velocemente nelle stanze dei figli per controllare che dormissero ancora.

Tornò in camera dieci minuti dopo con la colazione per Ziva e lui. Decise che era il caso di festeggiare il suo ritorno coccolandosi un po' e visto che i figli dormivano ancora la colazione a letto era perfetta.

"Zee... È mattina, aprì gli occhi" le disse sottovoce.

Ziva borbottò qualcosa senza aprire gli occhi.

"Amore, non vale parlarmi in ebraico. Io non capisco e magari mi hai appena insultato" rispose Tony.
"Ho solo detto che ho sonno" disse lei.
"Ci credo, questa notte non ti ho dato tregua..." ridacchiò lui.
"Ma sono sicuro che tra poco i nostri figli si sveglieranno e non penso sarai felice di farti trovare nuda a letto" aggiunse.

Ziva aprì gli occhi e guardò Tony.

"Ovviamente no" rispose sorridendo.
"Buon giorno" aggiunse baciandolo.
"Buon giorno a te" le disse.
"Se ti sistemi veloce, io qui ho la colazione pronta per noi" aggiunse indicando il vassoio sul comodino dietro di lui.

Ziva sorrise e si alzò andando in bagno.
Uscì poco dopo, vestita e pronta a rimettersi a letto con Tony. La colazione l'aspettava.
Mangiarono in silenzio, durante quel periodo Ziva aveva pensato a tantissime cose da dire a Tony ma ora che erano insieme l'unica cosa che voleva fare era stare con lui e farsi coccolare.

"Oggi facciamo l'albero tutti insieme?" le chiese rompendo il silenzio.
"Lo sai temevo che quest'anno la nostra tradizione dell'albero non sarebbe stata rispettata" commentò.
"Lo temevo anche io" disse lui sinceramente.

In realtà farsi dare la licenza era stato tutto tranne che facile. Ma adesso che era con la sua famiglia era deciso a godersi ogni minuto che aveva.

Dopo avere fatto colazione assieme decisero di alzarsi e svegliar e i figli, avevano un albero da fare e anche dello shopping natalizio.
Decisero di andare al centro commerciale per cercare qualche nuova decorazione. Ziva aveva pensato di usare quelle vecchie ma adesso che Tony era a casa volevano fare qualcosa di speciale.

Camminavano mano nella mano mentre guardavano i figli osservare ogni vetrina dei negozi esclamando quanto le piacessero alcuni giochi e indicando varie decorazioni che gli sarebbe piaciuto avere in casa.

"Quanto mi è mancato tutto questo" commentò lui stringendo di più la mano a Ziva.

Erano fermi mentre i figli ispezionavano la vetrina di un negozio di giochi. Gli avevano detto che non avrebbero comprato nulla perché Natale era vicino, ma non gli avrebbero impedito di osservare.

"A me è mancato vederlo insieme a te. Quando non ci sei manca qualcosa a rendere perfetta la scena" commentò.

Tony le accarezzò il volto e i capelli osservando con attenzione i suoi grandi occhi scuri. Si era sempre perso ad osservarle gli occhi e ora avrebbe voluto fermare il tempo e poterla osservare per sempre.
Le si avvicinò lentamente e la baciò come fosse il loro primo bacio, dimenticandosi si essere al centro dell'attenzione di tutti e dimenticandosi che i loro figli erano con loro.
Ritornarono alla realtà solo quando sentirono la vocina di Lily chiamarli.

"Mamma... Papà" disse per la terza volta.

Solo allora Ziva si staccò e un po' in imbarazzo la guardò.

"Se non è troppo disturbo, noi avremo bisogno" aggiunse la bambina.
"Dimmi amore" intervenne Tony.
"Noah deve fare la pipì" rispose indicando il fratellino che sembrava impaziente di andare in bagno.

Tony lo prese e lo portò in bagno lasciando Lily con Ziva.
La bambina guardava la madre, voleva farle delle domande ma non sapeva se poteva. Ziva si rese conto della cosa e fece lei la prima mossa.

"Tutto bene, Lily?" le chiese.
"Devo chiederti una cosa" rispose.
"Vai" le disse.

Lily rimase un attimo in silenzio e poi prese il coraggio di parlare.

"Perché baci sempre papà?" le chiese.
"Perché gli voglio molto bene" rispose Ziva dopo aver pensato a che parole usare.
"Quanto si vuole molto bene ad una persona si danno i baci sulla bocca?" domandò di nuovo.
"Esatto" disse.
"E perché a me li dai sulla guancia?" chiese confusa.

Questa domanda era più difficile da spiegare ma doveva trovare un modo.

"Perché è una cosa che fanno i grandi, si danno i baci sulla bocca perché si amano" disse sperando di accontentare la figlia.

Lily pensò alle parole della madre.

"Quindi sei io voglio tanto bene ad un mio amico gli do un bacio sulla guancia perché sono piccola giusto?" rispose.

Ziva sorrise per la dolcezza della figlia.

"Esatto amore. Vuoi dare un bacio ad un tuo amico?" le chiese.
"Lui ha dato un bacio sulla guancia a me e anche io vorrei" rispose.
"È una cosa bella, vero?" aggiunse.
"Molto" le disse Ziva.

Ziva guardò la figlia con occhi sognanti. Le piaceva quanto fosse innocente e quanto buffa allo stesso tempo.
Adorava che fosse così, lei non aveva avuto tempo per avere un'infanzia come quella di Lily ed era felice che la figlia potesse averla.

Nel frattempo Tony e Noah uscirono dal bagno.

"Papà, ma se quando fai la guerra devi fare la pipì come fai?" gli chiese.
"La devi trattenere finché non trovi un bagno" rispose.
"Ma se non ce la fai proprio più?" disse ancora.
"Devi essere molto forte e resistere" ripeté Tony.

Noah lo guardò sorpreso, ai suoi occhi sembrava una cosa molto difficile.

Raggiunsero Lily e Ziva e continuarono il loro shopping, per puoi concludere la mattinata in casa facendo l'albero.

Mentre camminavano, leggermente distanti dai figli Ziva decise di dire a Tony cosa aveva detto Lily.

"Scherzi? Ha solo sei anni, non può e no D e è avere il fidanzato" disse lui.
"Oh Tony, dai è piccola. È carina" commentò.
"No, non va bene. La mia bambina deve restare single fino ai venti anni almeno" rispose.

Lei rise.

"Aspetta e spera Tony" concluse dandogli un bacio sulla guancia.

Ziva guardava i figli felici di poter passare il tempo con il padre e sperava di non doverlo salutare di nuovo.

Passarono il Natale assieme festeggiando in famiglia e anche con i colleghi. Durante le vacanze andarono anche qualche giorno fuori città come una famiglia che si diverte e non ha pensieri.
Ma sia Tony che Ziva ne avevano di pensieri.

Sapendo quanto fosse importante per loro avere del tempo assieme, McGee ed Abby si offrirono di tenere i bambini per regalargli una serata da soli.

"Volevo portarti fuori a cena, ma poi ho pensato che ti mancasse la mia cucina" le disse Tony.
"Hai pensato bene, cosa mi cucini?" domandò Ziva.
"È una sorpresa. Vai a farti un bagno e torna qui... Diciamo tra un'ora" rispose.

Ziva lo guardò curiosa di sapere cosa stesse organizzando, ma poi sapendo come era Tony decise di assecondarlo e salì le scale per raggiungere il bagno.

Quando scese di nuovo in cucina un'ora dopo c'era tutta un'altra atmosfera. Le luci erano soffuse e sparse per il salotto c'erano delle candele accese.
Dalla cucina proveniva un ottimo profumo e Ziva notò che Tony le aveva preparato il suo piatto preferito, le lasagne.

"Questo è molto meglio di un ristorante" commentò lei entrando.
"Felice che ti piaccia. Dammi cinque minuti che vado a cambiarmi, torno subito" disse baciandola.

Mentre Tony si cambiava Ziva ne approfittò per guardarsi intorno e notare con che precisione Tony aveva organizzato tutto.

Mangiarono parlando e osservandosi, poi dopo aver finito si misero seduti sul divano abbracciati.

"Lo sai, sei più bella del solito stasera" le disse.
"Sono come sempre... Stai cercando di ottenere qualcosa, Tony?" rispose ridendo.
"Pensavo di non doverti comprare con dei complimenti per queste cose" disse.
"Infatti non devi, dopo avrai ciò che desideri... Ma prima voglio la mia dose di coccole, sono in astinenza" concluse lei accoccolandosi su di lui.

Sfortunatamente i giorni volarono, arrivò presto capodanno e Ziva e i figli dovettero prepararsi a vedere partire Tony di nuovo.
Prima di salire di nuovo sull'aereo Tony passò a salutare anche tutti i suoi colleghi, gli sarebbero mancati.

"Torna presto Tony e integro se possibile" si raccomandò Gibbs.
"Certo capo" rispose lui.

Quel giorno all'aeroporto non fu semplice. A differenza della volta prima i figli sapevano cosa li aspettava ed erano molto più nervosi.
Anche Noah, che la volta prima era stato il più tranquillo, quel giorno fece fatica a staccarsi dal padre.

Quella sera, a casa, Ziva dovette lottare con entrambi i suoi figli per farsi obbedire. Lily in modo particolare non sembrava voler collaborare.
Decise di mettere a letto prima Noah e poi pensare a Lily, che in quel momento era seduta sul divano e non ascoltava nessuno.

"Lily forza, è il tuo turno di andare a letto ora" le disse Ziva seria.
"Voglio vedere il film" rispose.
"È tardi, domani hai scuola" ribatté lei.

Lily non rispose alla madre ma tornò a fissare il televisore. Così Ziva prese il telecomando e spense la televisione suscitando il disappunto della figlia.

"A letto" disse arrabbiata.
"Ok, come vuoi" rispose stizzita salendo le scale.

Ziva sistemò il divano e salì per vedere se la figlia era finalmente andata a letto, ma al contrario di quello che sperava la trovò a saltare sul letto con un bel po' dei suoi giochi sparsi sul pavimento della stanza.

Stanca di discutere e per tutto quello che era successo quel giorno, prese la figlia e con la forza la trascinò in bagno.
La fece lavare e la mise nel letto.

"Domani mattina facciamo i conti e dovrai sistemare tutta la tua camera. Ora dormi e sappi che sono molto delusa dal tuo comportamento" le disse.
"E io sono delusa da te, papà sarebbe molto più bravo" rispose fissandola.

Non lo pensava davvero e sicuramente non voleva offendere la madre. Ziva questo lo sapeva ma nonostante ciò la cosa la fece soffrire, capiva quanto alla figlia mancasse Tony.

"Non ti azzardare, Lily" la rimproverò.
"Non ti azzardare, Lily" le fece il verso la bambina.

Ziva respirò a fondo.

"Dormi" le disse Ziva trattenendosi dall'urlare.

Anche lei era arrabbiata ma scaricare sulla figlia le sue frustrazioni non era utile. Chiuse la porta e andò a letto, sperando che la giornata successiva fosse migliore.
Si sdraiò al buio, con gli occhi chiuso cercando di scacciare il mal di testa che le era venuto. Stava per addormentarsi quando sentì dei passi fuori dalla stanza e vide la porta aprirsi.

Si mise seduta sul letto per vedere chi fosse e vide la figlia che la guardava aspettando il permesso di entrare.

"Che succede, Lily?" le chiese.
"Scusa mamma" disse con voce dispiaciuta.
"Entra amore" rispose Ziva accendendo la luce e facendole gesto di entrare.
"Non ti volevo fare arrabbiare, mi dispiace" disse ancora.

Ziva si sedette sul letto facendo sedere anche la figlia.

"Perché ti sei comportata così, Lily?" le domandò.

La bambina alzò le spalle non volendo rispondere.

"Dimmelo, forza" insistette Ziva.

Sapeva il motivo ma voleva che la figlia lo ammettesse e voleva farle capire che non era sola.

"Mi manca papà. Lo so che è andato via oggi ma io non volevo" rispose.

Ziva le accarezzò la testa capendo perfettamente cosa stesse provando.


"Anche a me manca molto. Però Lily se sei arrabbiata non devi prendertela con me o con tuo fratello. Devi venire da me e parlarmi" le spiegò Ziva.

Lily annuì.

"Mi perdoni mamma?" le chiese preoccupata.
"Si. Però tu devi promettermi che non ti comporterai mai più così. E domani dovrai sistemare tutta la tua stanza" rispose Ziva.
"Va bene" disse Lily sollevata.

Si alzò per tornare in camera sua, ma prima di uscire si voltò di nuovo. Aveva una domanda per la madre.

"Mamma, possiamo prendere un aereo e andare a trovare papà?" chiese.
"Non si può, è troppo pericoloso" rispose Ziva.
"Ma se è pericoloso per noi lo è anche per papà" disse.
"Lo so. Ma papà è bravo, sa badare a se stesso. Starà bene" la tranquillizzò Ziva.

Lily annuì.

"Buona notte mamma" disse la bambina andando in camera sua.

Ziva si sdraiò un attimo nel letto ripensando a quello che era appena successo. Era orgogliosa del fatto che la figlia avesse capito che aveva sbagliato.
Tuttavia si sentì un po' in colpa perché anche se la figlia si era comportata male lei non gli aveva dato molte possibilità di esprimersi, facendola così sentire in colpa.
Si alzò e andò in camera di Lily.

"Mamma" disse vedendola entrare.
"Hey, vuoi venire a dormire con me stanotte?" le chiese Ziva.
"Si!" esclamò felice.

Ziva non sapeva se la voleva nel letto con lei più per il senso di colpa che stava provando o perché sapeva che dopo quella giornata Lily non avrebbe dormito bene, ma sapeva che era giusto così.

Prese la figlia in braccio e si misero finalmente a dormire, mettendo fine a quella terribile giornata.

Ricominciarono la loro vita senza Tony, tutto tornò come prima. I bambini andavano a scuola, Ziva al lavoro e dopo essere andata a prenderli cercava di fargli passare le giornate nel modo migliore possibile per evitare di fargli pensare a dove fosse il padre.

Quel pomeriggio non poterono andare al parco o rimanere fuori perché faceva troppo freddo.
Così tornarono a casa e si misero a giocare aspettando la chiamata di Tony.

Per grande gioia di Ziva quel giorno McGee, che aveva un po' di tempo libero, decise di passare a farle una visita.
Ziva lasciò i figlio in salotto a guardare la televisione mentre disegnavano e si mise al tavolo della cucina a prendere un caffè con Tim.

Le faceva piacere avere qualcuno con cui parlare che non fossero i suoi figli. Non che non le piacesse stare con i bambini ma parlare con gli adulti era tutta un'altra cosa.

"Lo sai, Abby voleva portarti alle terme il prossimo week end" le disse McGee.
"Alle terme? E i bambini?" rispose.
"Ci pensiamo noi, Ziva. Dovresti davvero andare" insistette lui.

Sperava che Ziva accettasse, un po' perché Abby non avrebbe accettato un no e poi un po' di relax le faceva bene.

"Non posso, vi occupate già dei miei figli quando sono in palestra. Fate già troppo" disse.
"Io... Noi tutti insistiamo. Andiamo è solo un giorno e in più ho già qualche idea su cosa far fare ai tuoi bambini" rispose lui.

Ziva rimase un attimo a riflettere.

"Se mi prometti che non è una cosa pericolosa accetto" gli disse.
"Li volevamo solo portare alla pista di pattinaggio del centro commerciale, sarà divertente" spiegò.
"Allora andata. Ma se ci sarà bisogno mi chiamerete, vero?" disse.
"Certamente. Non sai quanto sarà felice Abby" rispose felice.

Passarono il tempo a chiacchierare mentre Ziva di tanto in tanto controllava i figli. Il tempo stava scorrendo tranquillo e lei nemmeno si accorse che era passato il solito orario in cui Tony chiamava.

La cosa non sarebbe stato un problema, se non fosse per quello che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.
Lily e Noah stavano guardando i cartoni animati e improvvisamente la programmazione si interruppe per dare spazio ai telegiornali.

Lily prese il telecomando e cambiò canale, ma ogni volta che cambiava trovava sempre i telegiornali. Tutti quanti in diretta e tutti parlavano della stessa cosa.
Quando si rese conto smise di cambiare canale e iniziò ad ascoltare. Le bastò sentire poco e vedere qualche immagine per capire cosa stesse succedendo.

Iniziò ad agitarsi mentre il fratellino la guardava e le chiedeva cosa stesse succedendo. Lasciò cadere il telecomando e corse dalla mamma in cucina.

Quando Ziva la vide così pensò si fosse fatta male o non si sentisse bene. Era pallida e stava iniziando a piangere.

"Lily, amore che hai?" le chiese mentre la bambina le si avvicinava.
"C'è il telegiornale" disse con voce tremante.

Ziva non capì.
Le mise una mano sul volto e le fece una carezza cercando di calmarla.

"Non capisco amore... Se non ti piace cambia canale" rispose.
"Non posso, c'è lo stesso programma su tutti i canali" disse la bambina.

Ora Ziva capì che doveva essere successo qualcosa di grosso. Ma ancora non capiva perché la figlia fosse così sconvolta.

"È successo qualcosa dove è papà" aggiunse abbracciando forte la mamma.





Note dell'autrice:

Scusate il ritardo -.-"

Sono stata in vacanza e poi ho avuto un po' da studiare ma eccomi qui XD
La prima parte l'ho fatta dolcina perché sapevo che alla fine mi avreste odiato per come lasciavo il capitolo XD

Scusate ma dobbiamo iniziare a soffrire o non va bene ahahah

Settimana prossima spero di essere di nuovo puntuale nel pubblicare :)
Spero vi sia piaciuto!

A prestoooo
Baci, Meggie.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

"È successo qualcosa dove è papà" aggiunse abbracciando forte la mamma.

Per prima cosa Ziva prese in braccio la figlia stringendola forte almeno quanto la stava stringendo lei.
Poi guardò Tim con la faccia terrorizzata e lui poté vedere lo spavento nei suoi occhi.
Le mise una mano sulla schiena per darle appoggio.

"Non ti agitare. Ora andiamo a vedere..." le disse facendole strada.

Quando arrivarono in salotto Noah era ancora preso dal suo disegno, non avendo chiaro quello che succedeva in televisione.

"Lily ha fatto cadere il telecomando e io l'ho raccolto" spiegò Noah.
"Grazie tesoro" rispose Ziva.
"C'è la guerra in televisione... C'è anche papà?" chiese innocentemente.

Ziva deglutì cercando di non agitarsi più di quanto non lo fosse e fissò lo schermo.

"Si amore, quello è il posto dove è papà..." rispose preoccupata.
"Allora papà andrà in televisione! Il mio papà è famoso!" gridò correndo davanti alla televisione.

Ziva non ebbe la forza di dirgli che non era una bella cosa essere in televisione in quelle circostanze. Era troppo concentrata a cercare di capire cosa stesse succedendo e allo stesso tempo a cercare di calmare la figlia che stava piangendo in braccio a lei.

Fu McGee a prendere in braccio Noah per farlo stare in silenzio.

"Ora chiamo Gibbs e gli chiedo di raggiungerci. Tu intanto prova a chiamare Tony" suggerì McGee.
"Cosa?" chiese Ziva distratta.

Sentiva la voce di Tim ma non lo ascoltava veramente.

"Io chiamo Gibbs e tu Tony" ripeté.
"Ziva, un bel respiro. È tutto ok" aggiunse.

Lei annuì e, sempre tenendo la figlia in braccio, andò a prendere il telefono con il quale parlava sempre con Tony.
Mentre McGee spiegava a Gibbs la situazione e gli chiedeva di raggiungerli, Ziva provo a chiamare Tony un paio di volte ma come previsto non ricevette risposta.

"Perché papino non risponde al telefono?" chiese Lily spaventata.
"Perché a volte, nei luoghi in cui c'è la guerra, il telefono funziona male. E oggi là stanno succedendo tante cose" spiegò sapendo che non era tutta la verità.

Tony poteva non rispondere perché era morto, poteva essere in mezzo al casino ed essere rimasto ucciso da una bomba.
Oppure poteva essere insieme a tutti i suoi compagni di squadra a combattere. In ogni caso, qualunque cosa stesse succedendo Ziva sapeva che Tony era in pericolo.

"E se si è fatto male? Chi lo cura, mamma?" chiese lei.
"Ci sono tanti dottori là, ma vedrai che non si è fatto nulla" rispose.
"Lo dici solo perché sono piccola" disse stringendo Ziva.

Le diede un bacio sulla testa e andò a sedersi sul divano, incapace di dirle altro senza scoppiare a piangere.
Poco dopo anche McGee li raggiunse dicendo che Gibbs stava arrivando, sarebbe stato lì in dieci minuti.

Ora anche Noah, vedendo la tensione di tutti, iniziò ad agitarsi.
Cominciò a chiedere cosa stesse succedendo e perché la sorella piangeva.

"Voglio stare in braccio alla mamma anche io" si lamentò.
"Non vuoi stare in braccio a me?" gli chiese McGee.

Vedeva Ziva piuttosto presa da Lily e non voleva creare drammi.

"No, la mamma!" esclamò.

A quel punto Ziva dovette assecondarlo.
Stava tenendo in braccio Lily da un po' e doveva occuparsi dal figlio ora.

"Forza Lily, siedi vicino a me. Ora devo prendere il braccio tuo fratello" le disse cercando di staccarla.

Nonostante non fosse molto convinta, Lily si lasciò mettere seduta sul divano e si attaccò al braccio della madre.

"Lily, vieni in braccio allo zio Tim forza" le disse prendendola.

Si alzò e andò alla finestra, cercando di vedere se Gibbs stava arrivando. Sperava arrivasse presto con una soluzione per rintracciare Tony. Lui senza il suo computer poteva fare ben poco e voleva aiutare Ziva in qualche modo.

"Proviamo a chiamare ancora papà?" chiese Lily.
"Ora ci riproviamo" rispose Tim facendola felice.

Ma come prima il telefono non funzionava e questo non aiutò Lily a mantenere la calma.

"Vedrai che tra un po' papà chiama, devi dargli tempo" disse Ziva capendo la preoccupazione della figlia.
"Posso salutare anche io papà quando chiama?" si intromise Noah.
"Certo, lo salutiamo tutti come sempre" rispose Ziva.

Dopo pochi minuti Gibbs arrivò lì. Fu McGee ad aprire la porta e la prima cosa che fece fu precipitarsi da Ziva, che era ancora seduta sul divano con il figlio.

"Ora troviamo il modo di metterci in contatto con lui e la sua squadra. Vedrai che starà bene" le disse.
"Non puoi saperlo" bisbigliò sul punto di piangere.
"È vero. Ma so che se fosse successo qualcosa di grave ad una delle nostre squadre avremmo già notizie. Ma nessuno ha chiamato per dirci che uno dei nostri era ferito, quindi sono positivo sul fatto che siano solo problemi di linea" spiegò Gibbs.

Ziva annuì non del tutto convinta. Lui aveva ragione ma finché lei non avesse avuto la certezza che il marito stava bene non sarebbe stata tranquilla.

Passarono un paio d'ore in cui sia McGee che Gibbs fecero delle telefonate. A quel punto sia Lily che Noah si erano leggermente calmati e Ziva li aveva convinti a vedere uno dei dvd che gli aveva regalato il padre.
Noah si era seduto in braccio a Lily e aveva iniziato a giocare con i capelli della sorellina mentre lei gli spiegava cosa stava accadendo nel cartone animato che stavano guardando.

"Lily, perché prima piangevi?" le chiese lui.
"Ho visto una cosa alla televisione e mi sono spaventata" rispose.
"Il telegiornale ti fa paura? Allora ogni volta che ci sarà io cambierò canale" le disse.
"Grazie Noah" rispose Lily stringendo il fratellino.

Si addormentarono guardando la televisione, era tardi e cercavano di aspettare svegli notizie su Tony. Ma crollarono poco dopo le undici. Ziva era riuscita a farli mangiare sempre lasciandoli davanti alla televisione per tenerli distratti.

Noah era ancora in braccio a Lily e Gibbs non poté fare a meno di notare come era dolce quella scena.

"Scatta una foto, Ziver" suggerì Gibbs.

Lei lo guardò confusa.

"Sono dolci, in più la mandiamo a Tony appena risponde" spiegò.
"Gibbs..." iniziò.
"No. Lui risponderà, non dire altro" la fermò lui.

Prese un bel respiro e provò a credere alle parole di Gibbs. Non aveva ragione di illuderla e mentirle.
Prese il telefono e scattò una foto, come le aveva detto Gibbs.

"Mi aiuti a portarli a letto? Così possiamo restare qui senza paura di svegliarli" chiese Ziva.
"Certo. Tu Noah e io Lily?" rispose.
"Si. Vorrei metterli entrambi nel mio letto... È stata una giornata difficile" disse.

Salirono in camera, misero il pigiama ad entrambi i bambini e poi li portarono nel letto di Ziva.
Prima di scendere lasciò la lucetta sul comodino accesa, così nel caso si fossero svegliati non si sarebbero spaventati.

Quando tornarono in salotto Tim aveva preparato un tè per tutti, Ziva non aveva cenato e non sembrava dare segni di volersi riposare. Almeno non finché non riceveva notizie su Tony.

Si misero a bere il loro tè in silenzio, sia Tim che Gibbs guardavano Ziva aspettando che dicesse qualcosa.
Ma lei pareva molto nel suo mondo. Fu Gibbs a fare un cenno a Tim di lasciarli soli, aveva bisogno di un attimo con Ziva.

"Parla, Ziva" le disse togliendole la tazza dalle mani.
"Di cosa dovrei parlare?" chiese nervosa.

Gibbs la guardò senza parlare.
Ci volle poco a Ziva per crollare e lasciarsi andare.

"Sono spaventata, sono stanca... E voglio mio marito ok?" disse alzando la voce.

Lui continuò a guardarla senza dire nulla, Ziva non aveva ancora finito.

"Non ce la faccio più a vedere i miei figli in questo stato e ha sentirmi così. Voglio che torni qui con noi per sempre" continuò iniziando a piangere.
"Lo rivoglio con me, mi sento persa senza di lui... Io voglio... Voglio" aggiunse.

Gibbs l'abbracciò forte, lasciando che continuasse a parlare.
Anche lui odiava questa situazione e capiva benissimo come potesse sentirsi Ziva.

"Voglio sapere che sta bene, perché non chiama Gibbs?" disse infine.

Sentiva ansia da quando Lily le aveva mostrato il telegiornale e lei non era riuscita a rintracciare Tony.

"Lo so, Ziva. Ma vedrai che chiamerà, andrà bene" la consolò.
"Non puoi proprio farlo tornare? Ti prego fai qualcosa, non c'è la faccio più" disse disperata.
"Vorrei poter fare qualcosa, davvero" bisbigliò stringendola e dandole un bacio sulla fronte.

McGee si era spostato in cucina quando Gibbs gli aveva fatto capire che doveva lasciarli soli. E ora, mentre era seduto a finire la seconda tazza di caffè che si era preparato, sentiva Ziva piangere.
Per quanto sapesse che Gibbs era più che adatto ad aiutarla sarebbe voluto correre in salotto ed abbracciarla. Era sua amica e aveva giurato a Tony che l'avrebbe aiutata.

In quel momento sperò solo che un telefono squillasse e che fosse Tony a chiamare. E per una volta le sue speranze vennero assecondate.
Il telefono che aveva appoggiato sul tavolo iniziò a squillare e lui lo prese subito in mano rispondendo.

Corse in salotto interrompendo la conversazione tra Ziva e Gibbs. Entrambi si voltarono a guardare Tim che stava porgendo il telefono a Ziva.
Lei lo prese e lo portò all'orecchio, trattenendo il fiato. Poteva essere Tony ma poteva anche essere qualcuno che le diceva che Tony era morto.

"Zee, amore mio. Sono qui" furono le prime parole che sentì.

Scoppiò a piangere di nuovo, senza trattenersi.
A quel punto anche McGee me si sedette a fianco e le mise una mano sulla schiena.

"Tony, pensavo fossi morto" riuscì a dire.
"No, no sono vivo. Guanciotte dolci, calma sto bene" rispose.
"Come posso stare calma, ho visto il finimondo alla televisione e tu non rispondevi!" gridò.
"Lo so, sono partite le linee. Ma io non ero nemmeno fuori, ero rimasto al campo oggi" spiegò.
"Ho provato a chiamarti non sai quante volte. Quando le comunicazioni sono ripartite mi hanno avvertito che mezzo mondo mi aveva cercato. Ho chiamato appena me lo hanno permesso" aggiunse.

Ziva riprese a respirare normalmente, asciugandosi gli occhi.

"Stai bene?" gli chiese.
"Si, sto bene. Qui stiamo tutti bene amore" rispose.
"Calmati Zee, sto bene. Basta piangere" aggiunse.

Parlarono finché Tony non fu sicuro che Ziva era calma, almeno abbastanza calma per poter dormire senza avere incubi.
Stavano ancora parlando quando la piccola Lily, svegliata dalla voce della madre, scese le scale per vedere cosa stesse succedendo.

McGee le andò incontro, prendendola in braccio.

"Che succede, piccola?" le chiese.
"Con chi parla la mamma?" domandò lei senza rispondere.

"Parlo con papà, amore" disse Ziva intervenendo facendo capire a McGee di portarla da lei.
"Vieni qui, salutalo" aggiunse.

"Papà? Sei tu?" chiese.
"Si amore" rispose.
"Sei vivo, stai bene!" disse felice.
"Si tesoro. E tu perché non fai la nanna?" rispose.
"Ero preoccupata perché tu non ci chiamavi più" spiegò.

Ziva le fece una carezza, era piccola e le faceva tenerezza.
La lasciò parlare per un po' con il padre, prima di riprendere il telefono e salutare il marito. Ora che gli aveva parlato ed era sicura che stesse bene era molto più tranquilla. Sentiva la stanchezza caderle addosso e sia Gibbs che Tim se ne resero conto.
Riportarono Lily a letto e aspettarono che anche Ziva si sistemasse.

"Tim tu vai a casa, io resto qui stanotte" disse Gibbs.
"Sicuro capo? Se vuoi resto anche io" si propose lui.
"Non importa. Vai a dormire anche tu" ripeté.

Prima di mettersi sul divano e chiudere gli occhi, passò in camera da Ziva.

"Se hai bisogno io sono nel tuo salotto" le disse sottovoce senza entrare.
"Grazie" rispose.

Sapeva che era stata una brutta serata per Ziva e non voleva lasciarla sola. Per lui era come una figlia e in quel momento aveva bisogno di aiuto e appoggio e lui era pronto a darglielo.
Sperò che una cosa del genere non accadesse più, ad essere sinceri anche lui si era molto spaventato. Sapeva come era la guerra e sapeva che in quelle situazioni la morte era sempre dietro l'angolo.

Affrontato anche questo dramma le giornate ripresero a scorrere normali. Ziva andava al lavoro e i figli a scuola.
Vista la brutta esperienza di quei giorni, Ziva decise di passare una giornata intera con i figli prima di andare alle terme con Abby.
Così il venerdì invece che portarli a scuola li lasciò dormire e li alzò solamente più tardi per la colazione.

"Oggi voi non andate e scuola e io non vado al lavoro... E possiamo fare tutto quello che ci piace" spiegò vedendo due enormi sorrisi davanti a lei.
"Possiamo fare tutto quello che vogliamo?" chiese Lily sorpresa.
"Direi che ognuno di voi può esprimere un desiderio e vedrò di realizzarlo" rispose Ziva.
"Andiamo da papà!" esclamarono sia Lily che Noah all'unisono.

Bastarono quelle tre parole per spezzare il cuore a Ziva. Non perché loro volessero il papà, quello ormai era appurato. Ma perché sapeva che non lo avrebbe mai potuto realizzare.

"Bambini, lo sapete che non si può andare là. Ma chiameremo papà come ogni giorno, ok?" rispose.
"Ora, riuscite a pensare a qualcos'altro che vi piaccia tanto tanto?" aggiunse.

Ci fu un momento di silenzio in cui i figli pensarono a cosa rispondere.
Fu Noah il primo a parlare.

"Io vorrei andare in quel posto dove si gioca con le macchinine telecomandate e poi a mangiare la pizza!" disse.

Glielo aveva portato Tony poco prima di partire. Era un piccolo circuito pieno di macchinine dove ognuno ne telecomandava una facendola girare per quanto tempo voleva.

"Direi che si può fare. E tu Lily, cosa ti piacerebbe?" rispose Ziva.

Lily pensò ancora un attimo prima di esprimere il suo desiderio.

"Vorrei andare in quel posto dove ti mettono lo smalto nelle mani e nei piedi. E vorrei che io e te lo mettessimo dello stesso colore così siamo uguali" disse.

Si ricordava di quando Ziva era andata a farsi fare la manicure insieme ad Abby per il matrimonio di un loro collega.
Era sempre rimasta colpita dal colore dello smalto che Ziva aveva scelto.

"Possiamo fare anche questo" commentò lei.

"Ma a me non piace darmi lo smalto!" si lamentò Noah.

Lily guardò la mamma cercando di capire se doveva cambiare desiderio o meno.

"Noah, penso che anche a tua sorella le macchine non piacciano. Ma verrà comunque per stare tutti insieme" spiegò Ziva tranquilla.
"E poi tu potrai aiutarmi a scegliere lo smalto e la signora del negozio ti metterà la crema profumata nelle mani e nei piedi se vuoi. E io invece ti aiuterò a guidare le macchinine, anche se non sono brava" aggiunse Lily.

Noah annuì, anche se ancora non troppo convinto.
Dopo la colazione uscirono tutti e tre. Ziva decise che la mattina sarebbero state dall'estetista e a fare un giro straordinario al negozio di giocattoli. Poi dopo il pranzo sarebbero andati a guidare le macchinine e prima di tornare a casa si sarebbero fermati al ristorante per cenare con la pizza.

Fu una giornata piena ma divertente. Alla fine persino a Noah piacque andare dall'estetista, dopo che la gentile ragazza del negozio gli fece scoprire la poltrona vibrante per rilassarsi.
Lily si divertì un mondo a guidare la sua macchinina rosa, nonostante il fratello l'avesse battuta più di una volta nella gara di velocità.

E la cosa che Ziva preferì fu vedere i figli sorridere spensierati.
Quando quella sera li mise a dormire li vide sereni per la prima volta in tanto tempo. In più il giorno seguente sarebbero andati alla pista di pattinaggio sul ghiaccio insieme a McGee e Gibbs e questo li avrebbe distratti ulteriormente.

Prima di mettersi a dormire mandò un messaggio a Tony, per augurargli la buona notte anche se il loro fuso orario era totalmente diverso.

Tony lo lesse diverse ore dopo e le rispose immediatamente, nonostante sapesse che Ziva stava già dormendo.
Sorrise prima di appoggiare il telefono sul suo letto.

"Cosa ti fa sorridere, DiNozzo?" disse Jerry passandogli a fianco.
"Lasciami indovinare, la bella mogliettina?" aggiunse.
"Sono così prevedibile?" domandò ridendo.
"Mmm... Si. Che dice?" rispose.
"Mi ha scritto per darmi la buona notte e mi ha mandato una foto di lei con i miei figli scattata oggi" disse riprendendo il telefono e mostrando la foto.

Jerry la guardò un attimo prima di ridare il telefono a Tony.

"Tua moglie è meravigliosa, mi pare di avertelo già detto. Però anche i tuoi figli sono stupendi. Hai una famiglia fantastica Tony, potrei essere geloso" disse.
"Sono un uomo fortunato. Ho tutto ciò che si può chiedere dalla vita" rispose osservando di nuovo la foto.

"Vorrei un altro figlio sai?" aggiunse all'improvviso.
"Beh, datti da fare. Non credo che sia una pena per te fare sesso con tua moglie" commentò Jerry.
"Eh, Jerry... Il contrario piuttosto" rispose lui.
"Appena torni a casa mettiti all'opera e fai un altro bel bambino. E ricordati di presentarmelo, lo zio Jerry adora già tutti i suoi nipoti anche se ancora non li conosce" disse.

Erano diventati molto amici subito e Jerry, non avendo famiglia e vedendo quanto perfetta fosse quella di Tony, si era subito affezionato a tutti.

"Quando torniamo a casa, potrai fare il baby sitter dei nostri figli mentre io penso a metterne al mondo un altro" rispose Tony.
"Affare fatto, DiNozzo" concluse lui.

Si sdraiarono sul letto, per riposarsi un po'. Sfruttavano ogni secondo che avevano.
Poi Tony interruppe la quiete.

"Vuoi sentire la storia del mio primo incontro con Ziva?" propose.
"Non chiedere, racconta" rispose iniziando ad ascoltare.

Con la mente Tony tornò al loro primo incontro e non poté fare a meno di sorridere nel ricordare la prima frase che la moglie gli disse.







Note dell'autrice:

Oggi sono puntualeeeee ahaha :)
Tanto odio per me? Sfogatevi pure, avete ragione -.-"

Però vedete? È andato tutto bene e si sono tutti ripresi :) quindi Perdonatemi su su
Spero vi sia piaciuto, ci vediamo lunedì prossimo.

Baci baci
Meggie.  

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Due mesi dopo:

Le giornate trascorrevano normalmente sia per Tony che per Ziva. Dire normale era esagerato. Entrambi cercavano di tirare avanti come meglio potevano, restando concentrati sui loro impegni e pensando che il tempo stava passando e presto sarebbero stati di nuovo insieme.

Ziva comunque iniziava ad essere piuttosto stanca. Nonostante tutto l'aiuto da parte dei colleghi iniziava a dare segni di cedimento.
I figli erano bravi ed obbedienti il più delle volte, ma dividersi tra lavoro, figli e casa iniziava a diventare davvero faticoso.
In quel periodo aveva persino smesso di andare in palestra anche se Gibbs aveva insistito perché continuasse. Non aveva interrotto il suo allenamento perché non voleva lasciare i figli ma perché era così stanca da volersi rilassare quando non lavorava.

"Mamma, perché oggi non canti con noi?" chiese Noah mentre Ziva li portava a scuola.

Di solito in macchina cantavano le canzoni che passava la radio, era il loro rito della mattina. Ma quel giorno Ziva era in silenzio.

"Ho mal di testa oggi, Noah. Ma tu e tua sorella continuate a cantare, siete molto bravi" rispose.
"Allora cantiamo a voce più bassa, così la testa non ti fa troppo male" disse Lily.
"Grazie amore" rispose Ziva grata.

Lasciò i figli a scuola e andò dritta al lavoro.
Ringraziò di trovarsi da sola in ufficio quando entrò, evidentemente gli altri avevano ricevuto una chiamata ed erano usciti.
Andò a prendersi un te caldo e si sedette alla scrivania contemplando la mole di lavoro che aveva da svolgere quel giorno. Avrebbe avuto voglia di sdraiarsi e non fare nulla ma la giornata era appena iniziata.

Quando gli altri rientrarono, quasi un'ora dopo, Ziva era concentrata su un rapporto scritto da Dorneget. Stava faticando a decifrare la sua calligrafia e la cosa le stava aumentando il mal di testa.

"Buongiorno, Ziva" disse McGee vedendola.
"Buongiorno" rispose con poco entusiasmo.
"Dorneget" disse vedendolo entrare.
"Per favore leggimi cosa hai scritto e ti prego, cerca di scrivere meglio quando scrivi a mano. Non riesco a capire" aggiunse.

Lui prese il foglio che Ziva gli stava dando e lesse la parte incomprensibile.

"Grazie" disse lei.
"Di niente, agente David. La prossima volta scriverò meglio" rispose.
"È ok, l'importante è che ora io abbia capito" concluse lei con un mezzo sorriso.

Rimase in silenzio per buona parte della mattinata e la cosa insospettì Gibbs. Non che Ziva fosse una chiacchierona ma di solito non rinunciava a scambiare due parole con tutti. Dover rimanere sempre in ufficio l'annoiava un po' e chiacchierare l'aiutava a passare il tempo.

Gibbs notò che qualcosa non andava quando allora di pranzo Ziva non si alzò dalla sedia per andare da Abby.
Così, non appena McGee e Dorneget lasciarono l'ufficio, lui si avvicinò a Ziva per indagare.

"È tutto ok oggi, Ziva?" le chiese.
"Certo. Perché?" domandò.
"Sei silenziosa. E non sei ancora scesa da Abby per il pranzo" rispose.
"Sono stanca oggi e non ho fame. In più ho sentito Abby al telefono ed era molto indaffarata, evito di disturbarla" disse.

Sapendo che non avrebbe ottenuto altre risposte dal suo agente, Gibbs decise di lasciar perdere per il momento. L'avrebbe tenuta d'occhio durante la giornata.
Uscì anche lui per prendersi un caffè e qualcosa da mangiare lasciando Ziva da sola.

I primi a rientrare furono McGee e Dorneget. Stavano scherzando sull'ultimo criminale che avevano preso, lo ritenevano stupido per come si era fatto catturare.
Per un momento nemmeno si accorsero che Ziva era alla sua scrivania, con la testa tra le mani e gli occhi chiusi.

"Sembrava un salame, lì appeso per un piede" commentò McGee ridendo e dando le spalle a Ziva.

Rimase sorpreso nel non vedere Dorneget ridere, ma di vederlo con un'espressione piuttosto preoccupata sul volto.

"Che c'è?" gli chiese.
"Ziva" rispose guardandola.

Anche McGee si voltò immediatamente e vide la sua amica ancora in quella posizione, nonostante loro stessero parlando e ridendo.
Notò subito che qualcosa non andava, la Ziva che conosceva a quel punto si sarebbe già insinuata nella conversazione per farsi due risate.

"Hey, Ziva. Che succede?" le domandò avvicinandosi.
"Non succede nulla, McGee" rispose cercando di ignorarlo.
"Ti senti bene?" chiese ancora.
"No" disse lei stringendo gli occhi ancora di più.

Così McGee andò a prendere la sua sedia e la portò vicino a Ziva. Non capiva cosa avesse ma sapeva ci sarebbe voluto un po' per farglielo dire.
Rimase un attimo in silenzio sperando che fosse Ziva a parlare, ma vedendo che non diceva nulla prese l'iniziativa.

"Che hai? È successo qualcosa con Tony?" le domandò preoccupato.

Sapeva anche lui che qualsiasi cosa riguardasse Tony la faceva star male ed era preoccupato.

"No con Tony è tutto a posto..." disse sollevando la testa dalle mani per guardare Tim in faccia.
"È solo una pessima giornata" aggiunse.

Ma lui la vide, pallida e stravolta e capì che stava davvero male.

"Dorneget, puoi andare a prendere dell'acqua per l'avente David?" chiese lui preoccupato.
"Ma certo, torno subito" rispose andando verso la sala relax.

"Ziva, sei davvero molto pallida. Non è che hai l'influenza?" le domandò.
"No. Ho solo un forte mal di testa che mi sta dando un po' di nausea. È tutto a posto" rispose.
"No che non è tutto a posto" commentò lui alzandosi.

Prese uno degli antidolorifici che teneva nel cassetto della scrivania e tornò da Ziva, aspettando che Dorneget arrivasse con l'acqua.

"Forza, ora prendi questo. Ti aiuterà con la testa" le disse.
"Senza discutere, Ziva" aggiunse quando la vide pronta a ribattere.

Ziva obbedì controvoglia, non voleva mandare giù nemmeno un sorso d'acqua in quel momento.

"Chiama Gibbs e digli di tornare subito" disse nel frattempo McGee a Dorneget.

Ma lui lo aveva anticipato.

"L'ho fatto mentre andavo a prendere l'acqua. Gli ho detto che l'agente David non si sente bene e lui ha risposto che sta arrivando" rispose.

McGee fece un cenno di approvazione. Passò meno di un minuto prima che Gibbs uscisse dall'ascensore con lo sguardo preoccupato.
Ignorò tutti e si concentrò solo su Ziva che era ancora alla sua scrivania in silenzio, con Tim che le teneva una mano sulla schiena.

"Cosa è successo?" chiese.
"Ha la nausea e mal di testa molto forte" intervenì McGee vedendo che Ziva non aveva voglia di rispondere.
"Sto bene" borbottò lei.

Non le piaceva sentirsi male e non le piaceva che tutti la fissassero in quel modo.

"Non stai bene per nulla ed è per questo che ora andiamo a casa" disse Gibbs.
"Non è necessario e poi tra un paio d'ore devo andare a prendere i bambini da scuola" rispose prendendo un sorso d'acqua.

In realtà la pastiglia che le aveva dato McGee aveva leggermente funzionato e ora la testa le faceva meno male.

"Non discutere, tu vieni a casa con me e loro pensano ai tuoi figli" ripeté Gibbs.
"Posso pensarci io, agente David. I bambini mi adorano" si offrì Dorneget.
"Basta che non li uccidi poi per un pomeriggio possono sopportare tutto" commentò lei.

Anche se si dimostrava forte, un pomeriggio di relax era quello che le voleva quindi non rifiutò più le offerte dei colleghi.

Gibbs la portò a casa sua in modo che, una volte che Dorneget avesse preso i figli da scuola, potessero andare a casa loro senza paura di disturbare Ziva.
La mise a letto nella camera vuota che aveva e lasciò che dormisse un po'. Poi la fece rimanere a casa sua tutto il pomeriggio impedendole di fare qualsiasi cosa diversa dal riposarsi e parlare con lui.

Quando la sera la riportò a casa, Ziva ancora non stava del tutto bene ma almeno il mal di testa si era alleggerito ed era riuscita a mangiare qualcosa nonostante la nausea.
Fu accolta dai figli, già lavati e in pigiama.

"Mamma! Sei tornata" disse Lily correndole incontro.
"Hai ancora male alla testa?" chiese Noah.
"Poco. E sono molto felice di rivedervi" rispose lei abbracciando entrambi i figli.

"Ti abbiamo fatto i biscotti, Dorneget ci ha aiutati" le disse Lily sorridendo.
"Non si preoccupi, agente David. Ho già ripulito la cucina ed è tutto in ordine. Inoltre i suoi figli hanno davvero un futuro da cuochi" aggiunse lui.

Ziva sorrise.

"Chiamami Ziva e grazie per oggi pomeriggio" disse.
"Figurati. Ci siamo divertiti molto... E la prossima volte faremo la pizza" rispose.
"Mamma, Dorneget è bravissimo a cucinare. Ci ha preparato la cena anche" si intromise Lily.

"Sembra che tu abbia avuto successo. Allora era vero che i bambini ti adorano" disse Gibbs.
"Ho due fratelli più piccoli signore, mi sono sempre divertito ad intrattenerli" rispose.
"Pare che io abbia appena trovato un bravo baby sitter" commentò Ziva.

Dorneget si sentì importante.
Sapeva che quello non era il suo lavoro ma non era abituato a ricevere molti complimenti. E sapere di aver aiutato Ziva e aver fatto qualcosa di buono lo rese orgoglioso di sé stesso.

Con grande sorpresa di Ziva, i figli andarono a letto immediatamente. Non appena Dorneget gli disse che era l'ora di dormire.
Questo fu un grande aiuto, quella sera non aveva certo voglia di discutere.

Si preparò e andò anche lei a dormire, sperando che il giorno successivo fosse migliore. Aveva tante persone disposte ad aiutarla ma non voleva dover sempre far affidamento sugli altri.

Una settimana dopo quella difficile giornata Ziva si sentiva meglio, ma ancora non era perfettamente in forma.
Tuttavia cercava di darlo a vedere poco, soprattutto con i figli.

"Mamma, perché sei sempre stanca ultimamente?" le chiese Lily che aveva notato un cambiamento nella madre.
"Perché devo fare tante cose tutte insieme e senza papà faccio più fatica" spiegò.
"Quindi quando papà tornerà tu non sarai più così stanca e noi potremo di nuovo uscire assieme al parco nel pomeriggio?" chiese.

Ziva non si era nemmeno resa conto, ma era da un po' che aveva smesso di portare i figli al parco nel week end.
Loro non si erano mai lamentati della cosa ma ora che ci pensava si sentì in colpa per aver eliminato quell'abitudine.

"Ti prometto che questo week end vi porto al parco" le rispose.
"Se sei stanca non importa mamma, possiamo giocare in giardino" disse Lily.

Ziva le diede un bacio, Lily aveva ereditato quel lato del carattere da Tony. Nonostante fosse una bambina decisa e molto attiva era anche tanto premurosa.
Si ripromise di portare i figli al parco o al centro commerciale comunque quel week end, si meritavano di fare qualcosa di divertente. Nonostante sentissero la mancanza del padre erano sempre molto bravi e Ziva voleva gratificarli.

Tuttavia, quella sera, dopo aver fatto addormentare i figli Ziva iniziò a sentirsi male di nuovo. Cominciò a dubitare che si trattasse solo di stanchezza. In fondo anche quando Tony era lì la sua vita era frenetica e faticosa ma questo non la rendeva così stanca. Anche quando Tony era partito la prima volta la sua vita era diventata molto più impegnativa ma questo non l'aveva mai ridotta in quello stato.

Iniziò a pensare cosa potesse essere che le faceva quell'effetto ma non le veniva in mente nulla. Non aveva cambiato niente nelle sue abitudini.
Decise di farsi un te caldo e andare a dormire, quella spiacevole sensazione di nausea era tornata tutta in una volta e non aveva certo voglia di rimettere la cena.
Tuttavia, nonostante la sua buona volontà, meno di mezz'ora dopo si sentì male e si ritrovò in bagno a vomitare.

Fu solo quando si sentì meglio e si mise a letto per provare a dormire che le venne in mente quale potesse essere il suo problema.
Si sedette di scatto sul letto e fece un paio di conti a mente. E fu in quel momento che capì con quasi assoluta certezza cosa stesse succedendo. Però le servivano prove.

Così la mattina successiva chiamò Gibbs piuttosto presto, gli disse che la notte si era sentita male e chiese se poteva accompagnare lui i figli a scuola.
Ovviamente Gibbs accettò subito.

"Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiamami" le disse mentre prendeva Lily e Noah.
"Guarisci presto mammina" aggiunse Noah abbracciandole le gambe.
"Vedrai che oggi pomeriggio starò già molto meglio" rispose Ziva.
"Io dopo ti faccio un disegno, così ti senti subito bene" disse Lily salutandola.
"Grazie tesoro" rispose Ziva dandole un bacio.

Aspettò dieci minuti dopo averli visti uscire, poi si vestì e uscì anche lei.
In realtà era più che in grado di portare i bambini a scuola quella mattina. A parte una leggera nausea stava bene, sarebbe anche potuta andare al lavoro.
Ma aveva bisogno di verificare la sua ipotesi.

Rimase fuori pochissimo, giusto il tempo di comprare un test di gravidanza e tornare a casa. Se fosse risultato positivo tutti i suoi dubbi sarebbero stati spiegati e tante ansie e paure sarebbero arrivate.

Furono i cinque minuti più lunghi della sua vita. Forse più lunghi anche di quelli che le avevano annunciato l'arrivo di Lily e Noah.
Ma quando guardò lo stick che aveva in mano il suo cuore perse un battito. Si mise una mano sul ventre non sapendo se essere felice o piangere per la disperazione.

Sia lei che Tony avrebbero voluto un altro figlio, non ne avevano mai parlato ma il desiderio di entrambi era quasi ovvio. Ma una cosa era sicura, non lo avrebbero mai voluto in quelle circostanze.
Si sedette sul letto appoggiando sul comodino il test di gravidanza.

Passò i primi venti minuti a fissare il muro davanti a lei. Cercava di pensare ma non riusciva, l'unica cosa che le passava per la testa in quel momento era il simbolo del test di gravidanza che le diceva che era incinta.

Fu dopo che arrivarono le lacrime.
Si sdraiò sul letto dal lato di Tony e abbracciò il suo cuscino con forza, come avrebbe fatto con lui.
In quel momento era disperata e non dall'idea di diventare madre ancora una volta ma era spaventata di dover crescere quel bambino da sola. Aveva paura che Tony non avrebbe mai potuto conoscere il suo terzo figlio. Sapeva bene cosa comportasse stare in guerra e nonostante cercasse di pensare positivo sapeva che quella possibilità era sempre dietro l'angolo.

Dopo essersi sfogata riuscì a pensare più razionalmente.
Ancora non era per nulla tranquilla o felice delle circostanze in cui si era trovata incinta, ma decise di guardare al lato positivo. Un bambino era sempre una gioia e sapeva che Tony ne sarebbe stato più che felice.

Decise quindi di cercare di tirarsi su il morale e pensare ad un modo carino per dirlo a Tony. Lo avrebbe fatto quel pomeriggio approfittando anche del fatto che i bambini sarebbero stati con i colleghi.
Ancora non voleva dirlo a nessuno all'infuori di Tony. Avevano sempre fatto così, avevano sempre aspettato che la gravidanza andasse oltre il terzo mese e il medico confermasse che tutto andava bene.

Dopo essersi fatta una doccia rilassante e essersi cambiata decise di prepararsi qualcosa per pranzo.
Sapeva a cosa era dovuto il suo malessere e sapeva anche che doveva mangiare comunque. C'era già passata due volte e ormai aveva esperienza.

Prima di scendere in cucina di fermò un attimo a rivedere l'album di foto in cui lei e Tony avevano attaccato le prime ecografie dei loro figli. Si rese presto conto che avrebbero dovuto attaccare una terza foto e tutto sarebbe ricominciato da capo. Sorrise all'idea.

Quando quel pomeriggio il telefono squillò, Ziva esitò un attimo nel rispondere. Era già combattuta e indecisa, non sapeva se davvero era la cosa giusta dirglielo.
Smise di pensare e rispose, Tony aveva diritto di sapere ed era inutile rimandare.

"Amore mio, ciao" la salutò Tony.
"Ciao, sederino peloso" rispose Ziva sedendosi comoda sul divano.
"Come stare tu e i miei marmocchi?" chiese.
"I nostri marmocchi alla perfezione, io così così" rispose.
"Stai di nuovo male? Come l'altro giorno?" domandò preoccupato.
"Non come l'altro giorno, ma non mi sento tanto bene" disse.
"Sarebbe il caso che tu andassi dal medico, Zee. Ti voglio in forma quando tornerò a casa... Per fare tu sai cosa" suggerì lui ridacchiando.

Non immaginava certo che Ziva stesse male proprio come risultato del fare quella cosa.

"Si penso proprio che presto dovrò andare dal medico" rispose Ziva.
"Anzi, ti ricordi per caso dove abbiamo messo il numero della dottoressa Caldwell?" aggiunse.
"Penso che sia nell'agenda che sta nel cassetto del mobile del salotto" rispose Tony in automatico.

Poi si fermò a pensare un attimo. Quello era il numero della ginecologa di Ziva, non certo quello del medico di famiglia.

"Comunque non credo sia il numero giusto quello. Devi chiamare il dottor Barnet, è lui il nostro medico" la corresse.
"No, io penso che chiamerò la dottoressa Caldwell invece" insistette.
"Occhioni belli, non essere ridicola. Se hai l'influenza devi chiamare il dottor Barnett. Che c'è la febbre ti oscura le capacità cognitive?" rispose.

Ziva rise. Poi prese il cellulare e mandò un foto a Tony, tanto per rendere chiaro il concetto.

"Amore, non ho la febbre" commentò lei.

Fu in quel momento che Tony si accorse del messaggio e vedendo che era di Ziva lo guardò subito.
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale Ziva aspetta la reazione di Tony e Tony cercava di ricordarsi come si fa a respirare e parlare.

"Zee, direi che non è proprio influenza" disse sconvolto.
"Direi di no" ridacchiò lei.
"Ziva, mi stai dicendo che sei incinta? Che aspetti... Aspettiamo un bambino?" chiese per aver conferma di ciò che stava vedendo.

Ziva gli aveva mandato la foto del test di gravidanza e lui ora non poteva smettere di fissarla.

"Esatto, amore" rispose non riuscendo a trattenere una lacrima.

Era un mix tra felicità nel sentire Tony entusiasta e tristezza nel non averlo lì con lei.

"Ziva, tu lo sai che mi hai dato la notizia più bella che potevi? Io sono qui da solo e mi mancate immensamente e ora tu mi dici che diventerò padre di nuovo. E come per magia anche qui la guerra sparisce per me, non c'è più nulla. Ci siete solo tu e i bambini e questa bella notizia. Mi viene da piangere, Zee" le disse.

Ogni volta che Ziva gli aveva detto che era incinta Tony si era commosso. Non aveva mai pianto davanti a lei ma Ziva si era sempre accorta degli occhi lucidi e della voce emozionata del marito. E ora lo sentiva di nuovo sul punto di piangere e questo non l'aiutava a mantenersi calma. Voleva piangere anche lei ora.

"Ziva, tu non puoi nemmeno immaginare quanto ti amo e quanto ami già il nostro bambino" aggiunse.
"Ti amo anche io Tony" rispose lei lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
"Guarda che hai fatto, mi stai facendo piangere a dirmi queste cose così dolci" aggiunse ridendo di sé.

Anche Tony sorrise.

"È che sono così felice... Io... Vorrei poterti abbracciare e baciare ora. E coccolare e portarti fuori a cena per festeggiare anche sapendo che dopo vomiteresti tutto" iniziò.
"Sei disgustoso quando ti ci metti" lo interruppe lei.
"E poi... Vorrei essere lì per la tua prima ecografia, Zee. Vorrei tanto essere lì, vorrei tornare a casa" aggiunse con un po' di malinconia nella voce.

Nonostante la felicità ora gli pesava ancora di più essere lontano da casa, gli pesava perdersi tutto quello che la gravidanza portava anche se Ziva lo faceva impazzire.

Tutto questo non aiutava per niente Ziva che stava cercando di mantenere la calma. Avrebbe voluto scoppiare a piangere e implorare Tony di tornare a casa. Ma lo avrebbe solo fatto sentire peggio quindi provò a non crollare limitandosi a qualche lacrima di emozione.

"Ziva mi devi promettere che mi dirai qualsiasi cosa e farai foto di tutto e mi manderai tutto. Non sono lì ma voglio essere partecipe. E io ti prometto tornerò a casa appena posso, te lo giuro" le disse.
"Certo amore, ogni giorno quando ti chiamerò saprai tutto. Anche quante volte ho vomitato, se ci tieni" ridacchiò lei.
"Ovviamente. Voglio sapere anche quanto peso metti su" disse.
"Tu vuoi essere picchiato appena metti piede in casa?" lo minacciò lei.
"Se usi la frusta..." rispose.
"Oh Tony" disse lei scuotendo la testa e ridendo.

Chiacchierarono a lungo quel giorno. Di tanto in tanto Tony faceva piangere Ziva con qualche frase dolce.

"Quando lo dirai ai bambini?" chiese lui.
"Non lo so. Ma aspetterò di passare il terzo mese, come al solito. A quel punto lo dirò a tutti" spiegò.
"Quando lo dirai ai bambini voglio esserci anche io. Non ci sarò fisicamente ma almeno al telefono si" disse Tony.
"Ma certo, magari posso chiedere se mi fanno usare l'MTAC per una video chiamata" rispose.
"Sarebbe fantastico" disse Tony.

Si salutarono e chiusero la chiamata.

"Ziva, ti amo più della mia vita. Ricordatelo" le disse lui.
"Anche io ti amo tantissimo. Torna presto" rispose Ziva con un modo alla gola.

Tuttavia, nonostante Tony sapesse che Ziva era felice per la gravidanza aveva potuto sentire la sua agitazione.
Così prima di tornare in camera con i suoi compagni fece una rapida chiamata a Gibbs. Non gli disse il motivo ma solo che Ziva aveva bisogno.

"Ti prego, vai da lei. Ora più che mai ha bisogno di te" insistette lui.
"Ok" rispose Gibbs.

Se una cosa era certa era che Tony non faceva perdere tempo quando si trattava della moglie.
Così ascoltò Tony, prese la macchina e si diresse da Ziva.

Nel frattempo Tony era rientrato in camera e Jerry aveva subito notato che qualcosa in lui era diverso.

"DiNozzo, che succede? Hai fatto sesso al telefono con la mogliettina?" lo prese in giro lui riferendosi ai racconti di Tony.

Lui prese il cellulare in mano e tornò alla foto che Ziva gli aveva mandato.

"No quello l'ho fatto a casa e questo è il risultato" disse mostrando la foto a Jerry.

Anche lui rimase in silenzio un attimo, poi sollevò gli occhi e sorrise a Tony.

"Congratulazioni, DiNozzo!" gridò alzandosi in piedi e abbracciandolo.
"Dobbiamo festeggiare, qui non succedono molte cose belle ma questa è meravigliosa" aggiunse entusiasta.

Tony sorrise e approvò l'idea.
In quel momento non poteva essere più felice.









Note dell'autrice:

Oggi pubblico prima LOL
E oggi non potete davvero odiarmi. No no.
Magari mi odiate un po' perché Tony è ancora lontano ma qui abbiamo solo buone notizie XD

Ziva é incita di nuovo awwww che bella cosa *---*
Che dire spero vi sia piaciuto!
E ne approfitto per dire grazie ad una persona (che sa chi è) che mi ha sopportato questo venerdì mentre ero sotto stress XD grazie <3

Detto ciò, alla prossima settimana :)

Baci, Meggie.  

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Dopo aver ricevuto la chiamata di Tony, Gibbs prese la macchina e andò a casa di Ziva. Non capiva perché ci fosse così tanta fretta ma se doveva parlare con Ziva voleva farlo prima che McGee riportasse i figli a casa.

Suonò alla porta cercando di non dare l'impressione di avere fretta, non voleva che capisse che era preoccupato.
Ziva esitò non era certa di voler ricevere visite, ma quando vide dallo spioncino che era Gibbs dovette aprire la porta.
Lui di sicuro non si sarebbe arreso e se lei non rispondeva avrebbe probabilmente sfondato la porta per entrare, preoccupato che fosse successo qualcosa.

"Gibbs, qualcosa non va con i miei bambini?" chiese pensando fosse quello il motivo della visita.
"No, va tutto bene. Sono venuto qui per parlare con te" rispose.
"Per quale motivo?" chiese cercando di mostrarsi tranquilla.

Rimase in silenzio un attimo guardandola negli occhi.

"Stai piangendo" commentò.
"Non è vero" rispose passando veloce una manica della maglia su una guancia.
"Invece è vero" disse asciugandole una lacrima.
"Mi fai entrare?" aggiunse.

Senza dire nulla si spostò da davanti la porta e lo fece entrare, richiudendola. Gibbs si sedette sul divano facendo cenno a Ziva di sedersi con lui.

"Perché sei venuto qui?" gli chiese anche se aveva una mezza idea di come fossero andate le cose.
"Volevo accertarmi che tu stessi bene" rispose.
"È solo questo il motivo?" chiese ancora.

Gibbs esitò un attimo ma sapeva che Ziva era sveglia e non si sarebbe bevuta una bugia.

"Tony mi ha chiamato, era preoccupato per te e mi ha chiesto di controllarti" disse sinceramente.
"Che cosa ti ha detto?" domandò.

Ziva voleva capire cosa sapesse Gibbs prima di spiegargli come stavano le cose. Non avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto aspettare ma sospettava che in quel caso non si potesse fare.

"Che avete parlato al telefono e aveva paura che non stessi bene. E mi ha chiesto di venire qui" rispose.
"Non ti ha detto il perché?" chiese.
"No" disse lui.
"Me lo vuoi dire tu?" aggiunse.

Ziva rimase in silenzio, evitando il suo sguardo.
Non aveva voglia di parlare, aveva solo voglia si restare sola e piangere.

"Devo tirare ad indovinare? Avete litigato?" disse ancora non ricevendo risposta da Ziva.
"No..." rispose.

Poi decise che era il caso di parlare, in fondo Gibbs era un padre per lei e sapeva che se era lì in quel momento era per aiutare.

"È successa una cosa... Una cosa bella, ma non riesco ad essere felice del tutto perché vorrei che Tony fosse qui con me" aggiunse con voce tremante.

Gibbs voleva capire meglio ma allo stesso tempo non voleva forzarla.

"Una cosa bella di che tipo? Riguarda te, i bambini o Tony?" chiese.
"Riguarda tutti noi" rispose.

Alzò di nuovo lo sguardo per guardare Gibbs negli occhi.

"Sono incinta" aggiunse mettendosi una mano sulla pancia.
"Oh, Ziva... È una cosa davvero bella, dovresti essere felice" rispose.
"Lo sono, non fraintendermi. Solo che vorrei Tony" disse sul punto di ricominciare a piangere.

Lui annuì, capendola.

"Lo so, ma tornerà. E quando tornerà avrete un altro bambino a cui stare dietro. Vedrai tornerà tutto come prima" la incoraggiò lui capendo la situazione.
"Ora dovrò fare tutto da sola" disse preoccupata.
"Non è vero, non sarai mai sola" la corresse subito.
"Tutti quanti ti aiuteremo. So che nemmeno tutti insieme saremo al livello di Tony, ma di certo non ti lasceremo sola" aggiunse.
"Grazie" rispose sorridendo.
"Vieni qui e abbracciami. Mi fai diventare nonno di nuovo" disse aprendo le braccia.

Si rilassò nell'abbraccio di Gibbs, come se ora fosse tutto più semplice.

"Hey, a proposito di nonno... Lo hai già detto a Senior?" aggiunse.
"L'ho scoperto solo oggi... E comunque no. Voglio aspettare di arrivare al terzo mese e sapere che tutto va bene prima di dirlo a tutti" rispose.
"Quindi per favore tieni questa cosa per te" aggiunse.

Gibbs annuì e l'abbracciò di nuovo, era molto felice per lei. E sapeva che in fondo anche Ziva era felicissima di aspettare un altro bambino. Doveva solo rendersi conto che tutto sarebbe andato bene.


Due mesi dopo:

Ziva aveva raggiunto il terzo mese di gravidanza riuscendo a mantenere il segreto con tutti, specialmente con i suoi figli.
Quella mattina aveva già avvertito Gibbs che non sarebbe andata al lavoro. Doveva andare dal medico per la visita di controllo ed era piuttosto agitata.
Voleva sentirsi dire che andava tutto bene, così avrebbe potuto dare la notizia ai colleghi e ai figli. In più era sempre strano per lei andare alle visite da sola, di solito era Tony che l'accompagnava.

Quando si sedette in sala d'attesa si guardò attorno e ricordò tutte le volte che c'era stata con Tony.
Si ricordò della primissima volta che erano andati lì, quando aveva scoperto di essere incinta di Lily.
Era talmente immersa nei ricordi che non si rese conto che il medico aveva chiamato il suo nome.

"Bentornata" l'accolse la dottoressa.
"Come stai?" chiese.

Sapeva già che Tony era in missione, Ziva glielo aveva raccontato alla prima visita fatta pochi giorni dopo aver scoperto di essere incinta.

"Abbastanza bene. Ma vorrei che me lo dicessi tu" rispose.

Aspettava con ansia che le dicesse che era tutto a posto e che avrebbe avuto un bambino sano.
Così la dottoressa non esitò, la fece distendere e iniziò l'ecografia.

"Per ora mi sembra che tutto stia procedendo benissimo. Vuoi che ti stampi un paio di foto?" le disse.
"Si. Se mi dici che tutto va bene oggi darò a tutti la notizia" rispose.
"Ti dico che è il momento di dire a tutti che diventerai di nuovo madre, Ziva" disse la dottoressa sorridendo.
"Allora inizia a pregare per me che i miei figli prendano bene la notizia" commentò facendo una risata.

Dopo aver scambiato altre due parole con la sua dottoressa, prese un nuovo appuntamento e lasciò lo studio.
La prima cosa che fece una volta in macchina fu mandare un messaggio a Tony, informandolo che tutto era andato bene e che il giorno seguente avrebbe chiesto di usare l'MTAC per dare la notizia ai figli.

Tuttavia, approfittando del fatto che i figli erano a scuola, decise di andare in ufficio per dare a tutti la bella notizia.
Ormai, nonostante la mancanza di Tony, viveva con gioia questo evento. Era felice, sarebbe diventata madre di nuovo.
Approfittando del suo giorno libero, decise di fare un po' di shopping prima di andare dai colleghi. Comprò anche caffè e ciambelle per tutti, in modo da poter festeggiare.
Poi, su ogni bicchiere di caffè, scrisse la notizia.

Non le piaceva sentirsi al centro dell'attenzione così preferì dire questa cosa a modo suo. Con Tony avrebbero organizzato una cena o simile, ma lei preferì fare così.
Così quando McGee prese in mano il bicchiere del caffè per poco non lo rovesciò per terra.

"Non è uno scherzo vero?" le chiese appoggiando il bicchiere sulla scrivania.
"Direi proprio di no, ho una foto se vuoi" rispose.

Ma Tim era poco interessato alla foto, si lanciò verso Ziva e l'abbracciò felice.

"Congratulazioni, Ziva" esclamò dandole un bacio sulla guancia.

A quel punto Dorneget guardò la scena confuso, non capiva cosa stesse succedendo per il semplice motivo che stava tenendo il bicchiere in mano coprendo la scritta.

"Che cosa festeggiamo?" chiese.
"Leggi cosa c'è scritto sul tuo bicchiere e lo capirai da solo" suggerì Tim.

Dorneget eseguì immediatamente, spalancando la bocca.

"Oh mio Dio, Ziva! Aspetti un bambino" gridò sorpreso.
"Congratulazioni! Andiamo McGee spostati, devo abbracciarla anche io" aggiunse.

L'unico che sul bicchiere non aveva scritto quella notizia era Gibbs. Sul suo Ziva aveva scritto semplicemente grazie. Lui sapeva per cosa e per questo le sorrise, felice di vederla più rilassata.

"E ora mangiate le vostre ciambelle, mentre vado ad avvertire gli altri" disse prendendo le sue cose e andando da Abby.
Quando arrivò nel suo laboratorio la musica era assordante come al solito e l'amica stava ballando mentre fissava uno schermo del computer.

Dopo averci scambiato due parole, decise di darle il suo bicchiere di caf-pow, sicura che la ragazza si sarebbe subito resa conto.
E invece Abby iniziò a bere il caffè, non notando cosa c'era scritto sopra.

"Ma tu oggi non avevi un giorno di ferie? Perché sei qui?" chiese Abby.
"Sono venuta a dare una notizia a tutti" rispose.
"Ah si? Cosa? Non dirmi che Tony sta tornando a casa!" esclamò lei.

Quanto avrebbe voluto anche Ziva poter dare quella notizia a tutti, ma non era ancora possibile.

"Magari, Abby. Ma no non è quello" rispose.
"E allora cos'è?" chiese curiosa.
"Pensavo che una scienziata attenta ai dettagli come te se ne fosse già resa conto" commentò.

Abby la guardò confusa, cercando di capire se aveva addosso qualcosa di particolare.
Notando la sua perplessità, Ziva si mise a fissare il bicchiere che Abby aveva in mano sperando che capisse.
Fu solo allora che Abby si accorse e passò meno di un secondo prima che iniziasse a saltellare e abbracciare Ziva.

"Da quanto lo sai?" chiese dopo essersi calmata un attimo.
"Da un po'..." rispose.
"Dovevi dirmelo subito" disse.
"Lo sai che aspettiamo sempre, Abby" rispose Ziva.
"Oh, chissene importa! Diventerò zia un'altra volta!" urlò abbracciandola ancora.

Prima di tornare a casa e chiamare Tony fece visita anche a Ducky e Palmer ed i fine a Vance.
Quel pomeriggio dovette continuare a tenere il segreto con i figli, nonostante non vedesse l'ora di dirglielo a quel punto.

Ma con Tony avevano deciso che li avrebbero avvertiti il giorno seguente, insieme e quindi decise di mantenere la promessa.

Fu nel pomeriggio del giorno dopo che, dopo aver preso i figli da scuola, li portò all'NCIS.
Sia Lily che Noah capirono subito che avrebbero chiamato il padre, quando Ziva li portò all'MTAC. Quello che non sapevano era il motivo della chiamata, ma lo avrebbero scoperto di lì a poco.

"Papà!" gridarono entrambi vedendo Tony sullo schermo.
"Sei così grande!" aggiunse Noah notando la dimensione dell'immagine.
"È perché mangio molto" disse lui.
"No, per quello sei grasso" puntualizzò Lily.
"Gliele insegni tu queste cose, Ziva?" chiese Tony fingendosi offeso.

Dopo aver parlato come tutti i giorni arrivò il momento tanto atteso.

"Bambini, oggi abbiamo una cosa importante da dirvi" disse Tony.
"Torni a casa papà?" chiese Noah.
"Torni a casa per sempre?" domandò Lily.

Erano entrambi già eccitati nel pensare di riavere il loro papà, ma purtroppo la notizia non era quella.

"No, mi dispiace. Ma è una notizia altrettanto bella" rispose.
"Non ci sarebbe cosa più bella che riaverti a casa, papà" disse Lily molto delusa.

Tony e Ziva su guardarono, un po' preoccupati per la reazione di Lily. Sperarono solo che il fatto di avere un nuovo bambino in arrivo la rendesse comunque felice.

"Lily, vieni qui" disse Ziva prendendola in braccio. Cercava di coccolarla un po' vedendola triste.
"Ti ricordi quando eri piccola e la mamma non stava bene?" le chiese.
"Si, avevi male allo stomaco. Per tanto tempo" rispose.
"E ti ricordi perché avevo male allo stomaco?" chiese ancora.

"Perché avevi male allo stomaco mamma? Avevi mangiato troppo gelato?" si intromise Noah.

"No tesoro, mamma mangiava tanto gelato in quel periodo ma non era quello che la faceva stare male" rispose Tony.
"Allora Lily, ti ricordi cosa successe?" aggiunse.
"Si" rispose.

"Perché non lo racconti a tuo fratello?" le suggerì Ziva rimettendola giù.
"Tu avevi male allo stomaco e sei andata dal dottore. Poi papà mi ha detto che non dovevo preoccuparmi perché stavi male. Mi ha detto che era una cosa bella quella che succedeva. Poi mi avete fatto vedere una foto tutta strana e mi avete detto che stavo per diventare un sorella maggiore. E alla fine sei nato tu, Noah" disse Lily.

Il bambini guardò la sorella non capendo cosa volesse dire quella storia. Persino Lily, nonostante raccontò tutto, non capì cosa volevano dirle i genitori.

"Cosa vuol dire questo, Lily?" chiese Tony.
"Non lo so" rispose alzando le spalle.

Risero sia Tony che Ziva.
Poi Ziva fece mettere i bambini dritti davanti allo schermo.

"E se io vi mostro una foto, di nuovo?" chiese Ziva mentre la foto dell'ecografia compariva sullo schermo di fianco alla faccia di Tony.

"È una foto strana... Cos'è?" commentò Noah.
"È come quella foto..." bisbigliò Lily.

Poi si voltò verso la madre e la guardò prima di parlare.

"Mamma, hai un altro Noah nella pancia?" chiese.

Ziva sorrise nel sentire il modo in cui Lily aveva posto la frase.

"Si amore, esatto" rispose.

Guardò prima Tony e poi di nuovo Ziva, poi corse ad abbracciare la madre.

"Mamma, ci fai un nuovo fratellino?" chiese ancora.
"Si. Però non so se è un fratellino o una sorellina" spiegò.
"Mamma" disse con le lacrime agli occhi.

Ziva la strinse, non capendo se le lacrime erano di gioia o perché era arrabbiata.

"Amore, che succede?" le chiese cercando di guardarla negli occhi.
"Diventerò una sorella maggiore di nuovo" disse.
"Sono felice" aggiunse facendo commuovere Ziva.

"Non ha fatto così l'altra volta" commentò guardando Tony.
"Era più piccola, non è uguale ora" rispose.

Poi si rivolse al figlio che ancora non aveva capito cosa stesse succedendo.

"Hey, ometto. Hai capito? La mamma ha un bambino nella pancia. Diventerai un fratello maggiore anche tu" gli spiegò Tony.
"Avrò un fratello? Non sarò più il più piccolo!" esclamò saltando.

Poi si mise a correre per la sala, felice.

"Diventerò un fratello maggiore!" continuava a ripetere.

"Direi che sono tutti felici" commentò Ziva.
"Io lo sono ancora di più" commentò Tony facendo sorridere Ziva.

Dopo aver raccontato ai figli cosa sarebbe successo e dopo che Tony fece le sue raccomandazioni a tutti su come rendersi utili per Ziva, conclusero la chiamata e poterono tornare tutti a casa.
Quella sera Lily e Noah vollero apparecchiare e sparecchiare, dopo quello che gli aveva detto Tony volevano aiutare la mamma.

Si misero il pigiama da soli e andarono a letto ad aspettare che Ziva passasse per la buona notte.

"Mamma, quando sarò un fratello maggiore mi prenderai ancora in braccio?" chiese Noah.
"Certo amore" rispose Ziva.
"E mi leggerai ancora le favole e farai il bagnetto con la schiuma?" domandò ancora.
"Noah, non cambierà nulla. Solo ci sarà un altro bambino con noi" spiegò Ziva.
"Io non vedo l'ora di avere un altro bambino" rispose prima di chiudere gli occhi.

Quando andò in camera di Lily, la figlia la stava aspettando.

"Ti diventerà di nuovo la pancia gigante" commentò lei.
"E poi un bambino uscirà e io lo potrò prendere in braccio" aggiunse sorridendo.
"E potrai essere una bravissima sorella maggiore come lo sei con Noah" rispose Ziva.
"Mamma, dopo la notizia che papà torna a casa questa è la cosa più bella" le disse.
"Vedrai che anche papà tornerà a casa presto. Ma sono felice che tu sia felice amore" rispose.
"Che cosa mi fai questa volta? In fratellino o una sorellina?" chiese.
"Non lo so, è ancora presto perché il dottore ce lo possa dire" spiegò Ziva.
"Tu cosa vorresti?" aggiunse.
"Non lo so, è uguale. Ma se mi fai una sorellina le posso dare i miei vestiti" rispose.

Ziva le diede un bacio, le fece una carezza e le diede la buona notte.
Quella sera, prima di dormire per la prima volta da quando aveva scoperto di essere incinta si sentì pienamente felice. Nonostante Tony non fosse con lei poté gioire appena per la sua gravidanza.
Sapeva che tutto sarebbe andato bene, alla fine.




Note dell'autrice:

Eccomiiiiii anche oggi ce l'ho fatta XD
Come state?
Avete visto che Cote è in vacanza in Italia? *----*

Vabbè... Comunque qui io sono sempre buona vedete? Ahahaha
Spero vi sia piaciuto il capitolo, alla prossima settimana :)

Baci, Meggie.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Un mese dopo:

Ziva era al quarto mese di gravidanza e, a parte la mancanza di Tony, tutto procedeva bene.
Quella mattina si stava facendo la doccia prima che i figli si svegliassero, quando avvertì un rumore provenire dalla camera da letto.
Pensò che fosse uno dei figli che si era alzato ed era entrato cercando lei.

"Lily sei tu? Noah?" chiamò senza ottenere risposta.

Non sentendo più rumori si convinse di esserselo immaginato. Tornò alla sua calda e rilassante doccia.
Le piaceva rimanere lì qualche minuto in più del necessario, la faceva sentire meglio.
Si accarezzò il ventre con la mano, notando che stava crescendo.

"Hey tu lì dentro, hai fame?" chiese.

Si era svegliata con una gran voglia di torta al cioccolato. Di solito era abituata con Tony che usciva a comprarle qualsiasi cosa volesse a qualsiasi ora. Ma adesso che era da sola doveva arrangiarsi.
Così aveva deciso di tenere delle scorte di merendine e patatine in casa, per ogni evenienza.
Quella mattina però aveva voglia di torta e dovette rassegnarsi all'idea di aspettare di aver portato i figli a scuola prima di averne una fetta. Sarebbe passata al bar prima si andare in ufficio e ne avrebbe presa una fetta.

Lasciò scorrere l'acqua sui capelli ancora per qualche minuto, prima di uscire e avvolgersi nell'accappatoio di Tony.
Da quando era andato via lei cercava in ogni modo di avere un contatto con lui e no aveva problemi, di tanto in tanto, ad usare i suoi vestiti. Solo annusare il suo odore la faceva sempre meno lontana da lui.

Si pettinò e asciugò i capelli, poi uscì ancora in accappatoio in cerca di qualcosa da mettersi. Quel week end avrebbe chiesto ad Abby un po' di aiuto per fare shopping. I vestiti iniziavano ad andarle stretti, specialmente i pantaloni.
Tuttavia una volta aperta la porta del bagno ed essere entrata in camera si rese conto che i vestiti erano l'ultimo dei suoi problemi.

Vide Tony, sdraiato sul letto che le sorrideva. Rimase pietrificata, incredula per quello che stava vedendo davanti a lei.

"Occhioni belli, non volevo disturbare la tua doccia" le disse mettendosi seduto.
"Tony" fu l'unica cosa che disse prima di abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo.
"Questa si che è una bella sorpresa" aggiunse al settimo cielo.

Lui si limitò a stringerla senza dire nulla, in quel momento era troppo emozionato sentendo la pancia di Ziva premere contro il suo corpo.
Si rese conto che quello era il loro bambino che cresceva e finalmente, per la prima volta da quando aveva visto la notizia, poteva abbracciare la moglie e quindi in un certo modo anche il bambino.

La trascinò con se facendola sdraiare accanto a lui e poi la baciò più volte.
In quel periodo di lontananza si era reso conto di quanto potesse mancargli dare un semplice bacio alla moglie.

"Come state?" le chiese accarezzandole la pancia.

Aveva messo la mano sotto l'accappatoio, arrivando così ad accarezzarle la pelle nuda e ancora umida per la doccia.

"A parte qualche problema di digestione qualche sbalzo di umore improvviso direi alla grande" rispose con un enorme sorriso.
"Mi piace sentirti dire queste cose. E mi piace poterti vedere e toccarti mentre le dici" disse.
"Dimmi che resterai per sempre a casa, ora" lo implorò lei.
"Sarebbe bello, ma sono qui solo per un week end. Meglio che nulla, no?" rispose un po' deluso.
"Si meglio che nulla" commentò lei baciandolo.

Tony iniziò ad accarezzarle la pancia e darle baci e lentamente i suoi occhi si fecero pesanti. Non si accorse nemmeno che si stava addormentando.
Chiuse gli occhi solo per un attimo, ma quando li riaprì la scena che vide era totalmente diversa.

C'era Lily sdraiata accanto a lei, con la testa e le mani sulla sua pancia. Lei non era in accappatoio e non si era appena fatta la doccia.
E capì. Tony non era mai stato lì e lei non li aveva mai abbracciato né baciato. Era solo stato un sogno, un fantastico e dolce sogno. Ed ora si era svegliata e stava vivendo la realtà.

Sorrise comunque nel vedere la figlia mezza sdraiata su di lei. Nonostante tutto sognare Tony le aveva lasciato un bel ricordo ed ora era di buon umore.

"Lily, che ci fai qui?" chiese guardando l'orologio che segnava le sei e mezza.
"Ascolto nella tua pancia per sentire cosa da mio fratello o mia sorella" rispose non staccandosi un attimo.

Ziva iniziò ad accarezzarle i capelli mentre la osservava.

"Da quanto sei qui, amore?" chiese ancora.
"Un pochino, tu dormivi. Stavi sorridendo, facevi dei bei sogni?" disse Lily.
"Molto belli. Ma tu perché non dormi? É tanto presto" rispose Ziva.
"Non posso dormire. Oggi arriva il nonno e io non vedo l'ora di vederlo!" esclamò.
"E poi io è il bambino nella tua pancia stiamo parlando ora, sarebbe scortese dormire" aggiunse.

Sul momento Ziva non capì e rimase confusa da questa affermazione.

"Parlate?" chiese sorridendo.
"Si, io bisbiglio delle cose e il bambino mi risponde dando dei colpi. Non senti mamma?" spiegò Lily.

Fu solo in quel momento che Ziva si rese conto che il figlio che portava in grembo si stava muovendo.
Era la prima volta che succedeva da quando aveva scoperto di essere incinta e nonostante fosse la terza gravidanza la cosa la emozionava sempre.
Appoggiò una mano vicino alla testa di Lily e sentì con chiarezza dei piccoli calci. A quel punto non vedeva l'ora di poter chiamare Tony per dirglielo.

"Stavo chiedendo al bambino se era felice che oggi conoscerà il nonno" aggiunse.
"Ah si? È cosa ti ha risposto?" chiese Ziva.
"Ha detto di si, perché mi ha dato un colpo solo" rispose.
"Bene, allora oggi pomeriggio sarà ancora più felice perché il nonno arriverà qui" commentò Ziva.
"Ma adesso cosa ne pensi di dormire un altro pochino?" aggiunse.
"Non ho sonno" rispose.
"Nemmeno se resti qui con me e io ti faccio le coccole?" propose sollevandola e lasciando che appoggiasse la testa sul suo petto.
"No" rispose.

Ma Ziva aveva già iniziato ad accarezzarle la schiena e in meno di cinque minuti Lily si addormentò.
Dormirono entrambe per un'altra ora finché la sveglia non suonò segnando il momento in cui dovevano tutti prepararsi per iniziare la giornata.

Come promesso quel pomeriggio, dopo la scuola, Senior si fece trovare a casa di Ziva.
Non appena i nipoti lo videro gli corsero incontro abbracciandolo. Vedendolo poche volte all'anno, visto che abitava lontano, i figli sentivano la mancanza del nonno e ogni volta che lo avevano vicino non potevano fare a meno di stargli attaccati.

Da quando Ziva lo aveva chiamato per dirgli che era incinta quella era la prima volta che andava a trovarli. Nonostante non fosse più tanto giovane era sempre impegnato in qualche lavoro e viaggiava molto.

Dopo essere riuscito a staccarsi dai nipoti, si avvicinò a Ziva che stava guardando la scena da poco lontano.

"E con questo siamo a tre" commentò mettendole una mano sulla pancia.
"Tuo figlio vuole proprio rendermi deforme prima del tempo" rispose ridendo.

Anche Senior sorrise prima di abbracciarla.
Avevano sempre avuto un ottimo rapporto, in fondo lui aveva sempre adorato Ziva. Anche prima che Tony si rendesse conto di amarla.

"Quei due diavoletti ti fanno molto dannare?" chiese indicando i nipoti che in quel momento si erano seduti a vedere la televisione.
"Sono più bravi di quanto mi aspettassi. Anche se sentono molto la mancanza del padre... Come me del resto" rispose con un velo di tristezza negli occhi.
"Ziva... Forza e coraggio, tornerà prima che te ne accorgi" la incoraggiò lui sperando si aiutarla.

Ziva si asciugò velocemente una lacrima che le era sfuggita e rise di sé.

"Altra cosa per cui dovrò picchiare Tony... Mi ha messo incinta e ora pianto con nulla... E non è nemmeno qui per sopportare i miei sbalzi di umore" commentò.
"Lo picchieremo insieme. Ma ora direi che è il caso di fare merenda tutti assieme" propose.

E così fecero.
Senior, da bravo nonno che vizia i nipoti, non solo aveva portato i loro biscotti preferiti ma li aveva riempiti di regali.
Con il fatto che non li vedeva spesso, approfittava di queste occasioni per coccolarli il più possibile.

Quella sera Ziva tornò a tirare un sospiro di sollievo, aveva di nuovo qualcuno che le potesse dare una mano e sentiva meno peso sulle spalle.
Una volta messi a dormire i figli, che grazie ad una favola del nonno presero subito sonno, Ziva chiamò Tony.
Erano d'accordo che si sarebbero sentiti mentre Senior era lì. Tony non aveva molte possibilità di fare chiamate e voleva approfittarne per salutare il padre che non sentiva da tempo.

"Risponde la tua anima gemella. Sei tu amore mio?" disse Tony rispondendo al telefono.

Ogni volta che rispondeva si inventava un nuovo modo di salutare e a Ziva piaceva molto.

"Sono io amore" disse lei.
"E con me c'è tuo padre, siamo in viva voce" aggiunse.
"Papà, come stai?" chiese.
"Io bene e tu? Hai seguito il mio consiglio e ti nascondi invece di partire per qualche missione pericolosa?" rispose.
"Certo papà, così mi congedano con disonore" commentò.
"E cosa te ne frega! Almeno torni a casa!" esclamò Senior.

Ziva rise, le piaceva come anche Senior facesse di tutto per riaverlo.

"Papà dimmi, Ziva e il nostro bambini stanno bene?" chiese Tony.
"Si molto, anche se Ziva mi sembra un po' stanca. Ma stanno tutti bene" rispose.

"Guardate che sono qui e vi sento" commentò lei confusa.
"Lo so, Zee. Ma se lo chiedo a te tu mi dici che stai alla grande anche se non è vero. Almeno mio padre mi dice la verità" rispose.

Ziva ruotò gli occhi. Però le piaceva che si interessassero tutti così tanto a lei, la faceva sentire amata.

"Tony" iniziò Ziva.
"Stamattina ho sentito nostro figlio muoversi per la prima volta" aggiunse.

Era da quando se ne era accorta insieme a Lily che voleva dirglielo e poco le interessava se lui ora stava conversando con il padre.

"Davvero?" chiese Tony incredulo.
"Si, me lo ha fatto notare Lily. Lo sento scalciare" rispose.
"Anche adesso?" domandò.
"Specialmente ora. Da quando hai iniziato a parlare si muove di più" disse.
"Avrà riconosciuto la voce del suo papà" aggiunse con un nodo alla gola.

Cercò di trattenersi dal piangere mentre Senior le appoggiava una mano sul ventre per sentire. Lei gliela spostò leggermente trovando il punto migliore.

"Junior, deve essere già un piccolo calciatore" commentò.
"Ragazzi, io sono invidioso ora. Perché vorrei poter sentire anche io" disse.
"Non sai cosa darei per trovare un modo per fartelo sentire a distanza" rispose Ziva.
"Non sai cosa darei per tornare a casa ora" disse Tony.

"Mi mancate, tutti quanti" aggiunse.

Ziva poté sentire la sua voce, era triste. Per lui doveva essere ancora più difficile perché, a differenza sua, non aveva nessuno al suo fianco.

"Anche tu ci manchi" rispose lei.
"Raccontami cosa senti" chiese lui volendo sapere che sensazioni provava Ziva nel sentir scalciare il figlio.

In realtà sapeva benissimo in cosa consistesse, c'era già passato con gli altri due figli. Ma ogni volta era una gioia poterlo sentire ed era triste di non poterlo fare in quell'occasione.
Tuttavia Ziva non rispose, era troppo concentrata a non farsi sentire dal marito mentre piangeva.

"Zee, sei ancora lì?" aggiunse.
"Junior, hai appena fatto piangere tua moglie" lo informò il padre.
"Amore, perché piangi? Che ho detto?" chiese preoccupato.
"Non è colpa tua...' disse lei tra i singhiozzi.

Ci fu un momento di silenzio in cui si sentiva solamente Ziva piangere e Tony stava iniziando a spaventarsi.

"Papà, mi dici che succede?" disse in ansia.
"Junior, credo che tu non abbia fatto nulla. Penso sia più un problema di ormoni misto alla tua mancanza" spiegò.
"Oggi tua moglie ha la lacrima facile" aggiunse.

Sia Tony che Senior risero, capendo la situazione.
Fu allora che Senior si avvicinò di più a Ziva e l'abbracciò, come avrebbe sicuramente fatto Tony se fosse stato lì.

"Andiamo Ziva, qui c'è una spalla DiNozzo su cui piangere. Non è uguale a Tony, ma ci si accontenta" disse lui cercando di calmarla.
"Papà, accarezzale i capelli. Di solito l'aiuta" suggerì lui.

Senior eseguì sentendo Ziva rilassarsi.

"Altri suggerimenti?" chiese.
"Ma io di solito le bacio il collo oppure..." iniziò scherzando.
"Tony!" gridarono insieme Ziva e Senior.
"Ragazzi andiamo, era una battuta per alleggerire la tensione" disse.
Ed infatti funzionò.
Risero tutti e tre e finalmente Ziva si calmò. Chiacchierarono insieme ancora un bel po' prima che Tony venisse richiamato e dovesse chiudere la conversazione.

Senior rimase con loro per una settimana intera prima di dover tornare a casa.
In quella settimana fece di tutto per agevolare Ziva e far divertire i nipoti. Piaceva tanto anche a lui passare il tempo con loro, lo faceva sentire più giovane.

Siccome aveva intenzione di viziare i nipoti più che poteva e gli piaceva anche viziare Ziva, decise che la domenica prima di partire per tornare a casa avrebbe portato tutta la famiglia a divertirsi.

Partirono la mattina presto, con una macchina con autista noleggiata da Senior, e andarono allo Zoo della città.
Nonostante Ziva fosse molto brava, Senior sapeva che aveva delle difficoltà a fare tutto es fare dietro a due bambini piccoli.

"Nonno, oggi vedremo anche le tigri?" chiese Noah.
"E i leoni?" aggiunse Lily.
"Ci saranno tutti quanti gli animali. E se farete i bravi forse, potrete anche andare a dar da mangiare ai cucciolo di tigre" rispose.

Stavano camminando entrambi tenendo una mano del nonno. Ziva li seguiva osservandoli e ammirando la capacità di Senior. In fondo, nonostante con Tony non fosse stato un gran padre, con i nipoti era davvero bravo.
Quando però senti quello che aveva detto si avvicinò a lui.

"Hai prenotato la visita ai cuccioli di tigre?" chiese sorpresa.
"Ovviamente, non si poteva perdere un'occasione del genere" rispose.
"Ma ti sarà costato una fortuna" disse.
"Non ci pensare e goditi la giornata" concluse lui velocemente.

Iniziarono la loro visita con gli animali del mare. C'erano pesci di ogni tipo, meduse e razze. Ma la cosa che piacque di più a tutti furono i pinguini, anche se Noah era un po' perplesso.

"Mamma, ma i pinguini non vivono nel ghiaccio?" chiese.
"Si, amore" rispose Ziva.
"E allora perché sono qui, non hanno caldo?" domandò
"La loro acqua è fredda, Noah. C'è il ghiaccio vedi?" rispose Lily indicando un blocco di ghiaccio.
"È strano" commentò lui.

Subito dopo decisero di andare a vedere le tigri e i leoni. L'orario della loro visita si stava avvicinando e Senior voleva essere puntuale.
Dopo aver vagato per un po' tra le gabbie entrarono nel locale in cui avrebbero potuto giocare con i cuccioli.
Noah e Lily erano molto eccitati e anche se non lo dava a vedere pure Ziva voleva accarezzare quei piccoli animali.

"Mamma, poi ne portiamo uno a casa?" chiese Lily.
"Non si può piccola" rispose lei mentre aiutava la figlia a mettersi un camice con quale non si sarebbe sporcata giocando con i cuccioli.
"Perché no? Me piacciono, sembrano dei peluches" si lamentò.
"Ma Lily, diventeranno grandi e non potranno stare in casa" rispose Ziva.
"Potranno stare in giardino, è così grande" propose Lily.
"Pensa a questo tesoro, ti piacerebbe che qualcuno ti prendesse e ti portasse via da me? Perché se prendiamo uno dei cuccioli lui non avrà più la mamma" cercò di spiegarle.

Lily rimase in silenzio a pensare.

"A me non piacerebbe perché dopo sarei triste senza di te. Nessuno mi porterà via da te, vero mamma?" domandò.
"Nessuno. Però noi non dobbiamo portare via queste piccole tigri dalla loro mamma" rispose.
"Ok... Allora possiamo fare delle foto?" chiese.
"Certamente" le disse dandole un bacio prima di andare a sistemare Noah.

Senior stava firmando alcune carte e quando tutti furono pronti vennero accompagnati in una piccola sala in cui si trovavano cinque cuccioli di tigre.
Erano come dei gattini, solamente un po' più grandi. Persino il verso che facevano era simile ad un miagolio.

Il primo a buttarsi e cercare di acchiapparne uno fu Noah che non vedeva loro di giocare.

"Mamma, guarda com'è peloso" disse cercando di camminare con una piccola tigre in braccio che era quasi più grande di lui.
"È molto dolce" rispose Ziva accarezzandole il musetto.
"Posso prenderla?" domandò Lily.
"Si tieni, io ne prendo un'altra" rispose Noah lasciando che la sorella prendesse in braccio il cucciolo.

Si misero tutti seduti per terra, insieme ad un responsabile e giocarono con i cuccioli. Poterono dargli da mangiare e vederli correre e divertirsi.
Ziva scattò moltissime foto e si fece fare anche lei una foto con i figli e una piccola tigre. Aveva intenzione di mandarla a Tony e raccontargli in una lettera di quella bella giornata.

Quando la sera tornarono a casa i bambini erano sfiniti e si addormentarono subito.
Anche Ziva era piuttosto stanca ma decise di fermarsi comunque sul divano a scambiare due parole con Senior.

"Grazie, questa settimana è stata fantastica" disse lei.
"Figurati, vorrei poter venire più spesso" rispose.
"Tu stai bene?" aggiunse.
"Si, certo" disse Ziva.
"Sul serio. Lo so che è dura senza Tony e due figli, qualsiasi cosa possa fare dimmelo" le disse.
"Vorrei solo che tornasse a casa presto" rispose.

Senior non disse nulla, non aveva soluzione per quello e le parole sarebbero state inutili.
Dopo aver chiacchierato per un po' si rese conto che Ziva si stava quasi addormentando.

"Ziva, forse è il caso che andiamo a dormire. Tu sei sfinita e io domani ho il viaggio di ritorno" propose lui.
"Accetto, sono davvero stanca. Faccio tutto per due e mi scarico subito" rispose alzandosi.

Ziva si addormentò sfinita dopo pochi minuti mentre Senior, prima di mettersi a letto, si assicurò che i nipoti dormissero bene.
Quando si mise nel letto si ripropose di tornare un'altra settimana il mese seguente, dopo il suo viaggio di lavoro.

Nel frattempo, mentre le giornate passavano tranquille per Ziva e i figli con Senior, Tony era in mezzo al caos della guerra.
L'unica cosa che lo aiutava a tirare avanti in mezzo al caos e alla devastazione era l'idea della sua famiglia che lo aspettava a casa.

Quel giorno doveva andare a parlare con il capitano, era da un po' che aveva chiesto quando avrebbe potuto lasciare la guerra e tornare a casa per sempre e ora sembrava che avessero una risposta da dargli.

"Signore" disse Tony entrando.
"Agente DiNozzo, si accomodi" lo invitò lui a sedersi.

Tony era in ansia, voleva delle risposte positive. Voleva dare buone notizie a Ziva.

"Abbiamo esaminato la sua richiesta di congedo permanente. Lei è qui da poco ed è un elemento importante per la squadra. Ma considerando le sue richieste abbiamo deciso che a Settembre potrà tornare a casa. Verrà congedato e tolto dalla lista dei riservisti. Riprenderà il suo lavoro all'NCIS" gli disse.

"Grazie signore, davvero" rispose stringendogli la mano.

Rimase composto anche se avrebbe voluto urlare e piangere dalla gioia. Sarebbe tornato a casa prima della nascita del loro bambino.
Ora voleva correre a dirlo a Ziva, non gli interessava più di nulla.

Quando raggiunse la sua camerata Jerry stava rientrando e vedendo il suo sorriso smagliante capì che era successo qualcosa di bello.

"Torno a casa!" esclamò Tony.
"Quando?" chiese eccitato.
"A settembre e non dovrò più tornare" rispose.
"Congratulazioni!" disse abbracciandolo.
"Jerry, vedrò mio figlio nascere. Non potrei essere più felice" rispose al settimo cielo.
"Beh che aspetti! Dillo a Ziva, ora" lo incoraggiò porgendogli il telefono.

E Tony non se lo fece ripetere. Prese il telefono e chiamò.







Note dell'autrice:

Scusate il ritardo -.-
Sono stata un po' impegnata tra università e cose varie ma eccomi qui XD
Allora oggi è arrivato Senior, ci voleva una sua visita no?
Scusate per l'inizio... Forse mi odiate un po' vi ho dato false speranze LOL ma la cosa mi ha divertita.

Ora vi dico, preparatevi il prossimo capitolo non sarà piacevole opsi
Detto ciò spero vi sia piaciuto!

A presto!
Baci, Meggie.




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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

E Tony non se lo fece ripetere. Prese il telefono e chiamò.

"Tony, va tutto bene?" chiese Ziva rispondendo.

Era una chiamata fuori orario e la cosa aveva messo in allarme Ziva.

"Tesoro mio, si. Va tutto benissimo, ma non potevo aspettare domani per chiamarti" iniziò lui.
"Torno a casa. Non ora ma presto, e arriverò in tempo per veder nascere nostro figlio" a aggiunse senza nemmeno lasciar parlare Ziva.

Ci fu un momento di silenzio nel quale Ziva non sapeva se piangere o urlare per la felicità. Era solo euforica nel sapere che ora avevano una data da segnare sul calendario e sapevano che Tony sarebbe tornato e non sarebbe più ripartito.
Era la notizia più bella che potesse ricevere e non vedeva l'ora di dirlo ai figli.

"Dici sul serio?" chiese per avere conferma che non fosse solo un suo sogno.
"Sono più che serio, Zee. Torno a casa e mi farò congedare e tutto tornerà come prima" disse lui.

Ora tutto questo periodo passato da sola a Ziva sembrava una cavolata. Poteva già pensare al suo futuro e alla sua vita come prima e il resto non aveva più importanza. Poteva sopportare ancora un paio di mesi lontana dal marito perché sapeva che sarebbe tornato e con l'aiuto di tutto quel tempo sarebbe passato ancora più in fretta.

"Appena sarò a casa prenderò te e i bambini e andremo in vacanza da qualche parte e non faremo altro che passare tutto il tempo assieme" le promise.
"Ma amore, io devo partorire. Te lo ricordi?" disse lei ridendo e accarezzandosi la pancia.
"Io dico che ci sono ospedali in tutto il mondo non trovi?" rispose.
"Hai ragione, vorrà dire che nostro figlio o nostra figlia nasceranno nel bel mezzo di una vacanza e la renderà ancora più bella" commentò Ziva.

Probabilmente avrebbero aspettato che Ziva partorisse per andare in vacanza, ma in quel momento era davvero bello sognare e nessuno li avrebbe fermati.

"Grazie per avermi chiamato subito, amore" disse Ziva salutandolo.
"Non potevo fare altro" rispose.
"Ti amo" aggiunse.
"Ti amo tanto anche io" rispose lei chiudendo la telefonata.

La prima cosa che fece dopo aver salutato il marito fu comunicare la buona notizia a tutti, partendo da Senior e i figli che erano lì in casa con lei.

Tre mesi dopo:

Senior era tornato a trovarli più volte dopo quella vista ma ora era tornato a casa, avendo molto lavoro da svolgere, e Ziva era di nuovo sola con i figli.
Il tempo passò velocemente, Ziva era già al settimo mese e la gravidanza procedeva bene. Nonostante l'assenza di Tony le cose non erano difficili come aveva pensato, gli amici l'aiutavano molto e i figli si comportavano benissimo.

Tuttavia come tutte le donne incinte aveva i suoi alti e bassi. Non tutti i giorni erano uguali alcuni erano peggio di altri e quella mattina sembrava essere uno di quei giorni.

"Lily, non è la mattina giusta per discutere. Mettiti il cappello subito. Non puoi andare al campo estivo e correre sotto il sole senza" le disse.

Era luglio e la scuola era finita, ma Ziva non poteva portare i figli al lavoro nonostante ormai fosse vicina al periodo di maternità.
Così continuò a mandare Noah alla scuola materna mentre Lily al campo estivo. Ad entrambi piaceva passare il tempo così, solo che quella mattina Lily era più scontrosa del solito e Ziva non era in vena di discussioni.
Si era alzata di cattivo umore, sentiva la mancanza di Tony più del solito. In più il suo umore era molto variabile a causa degli ormoni e voleva evitare una scenata davanti alla figlia.

"Non lo voglio! Mi fa sudare i capelli e fa caldo mamma!" gridò la bambina.
"Abbassa la voce, Lily. Non mi piace quando sei maleducata" rispose Ziva.
"E ora mettiti il cappello o non usciamo di casa" aggiunse cercando di stare calma.
"No!" urlò ancora lei lanciandolo per terra.

A quel punto Ziva non poté più trattenersi nel vedere la figlia fare i capricci e urlò.

"Raccogli subito quel cappello e mettitelo in testa prima che venga lì e te le dia!" disse arrabbiata.

Sul momento Lily si pietrificò, fissò la madre e raccolse il cappello.

"Non lo voglio mamma! Fa caldo e mi fa male la testa" disse iniziando a piangere e andando a sedersi sul divano.

Ziva era ancora arrabbiata e seguì la figlia per guardarla negli occhi e rimproverarla. Ma quando le arrivo di fronte e la vide piangere metà della sua rabbia sparì. Le faceva sempre tenerezza vedere i figli piangere, specialmente ora che era incinta.

"Perché fai i capricci così, questa mattina?" le chiese Ziva mantenendo un tono serio.

Lily si limitò ad alzare le spalle senza dire nulla e appoggiò la testa sul cuscino del divano. A quel gesto Ziva si preoccupò.

"Lily?" disse accarezzandole le testa e rendendosi conto di quanto era calda.
"Lily, quanto sei calda" aggiunse.
"Te l'ho detto che fa caldo oggi, non lo voglio il cappello" si lamentò di nuovo.
"Si fa caldo, ma sei tu che sei bollente amore" commentò Ziva.

Fece sedere la figlia e le tolse immediatamente la maglietta, sudava così tanto che aveva paura che svenisse.

"Vieni con la mamma" disse Ziva cercando di prenderla in braccio.

La pancia ingombrante le rendeva ormai difficile prendere i figli in braccio, ma con un po' di fatica ci riusciva ancora.
Prese la figlia che ancora piangeva e disse a Noah di seguirle.

"Dove andiamo?" chiese il bambino.
"A fare il bagno a tua sorella. Mi aiuti?" rispose Ziva.
"Si, io metto la schiuma!" disse felice.

Ziva aveva intenzione di fare un bagno fresco a Lily e poi provarle la febbre. Stava già pensando a come organizzarsi, non voleva temere anche Noah a casa tutto il giorno per paura che si ammalasse anche lui.

Finì di spogliare la figlia e la mise nell'acqua tiepida della vasca mentre Noah, come aveva detto, provvedeva a creare una bella schiuma.

"Non piangere Lily, è tutto ok ora passa" la rassicurò Ziva.
"Mi prendi in braccio?" chiese lei allungando le braccia verso la madre.
"Prima finiamo il bagno e poi ti prendo" le disse mettendole un po' di acqua nei capelli.

Si preoccupò di rinfrescare la figlia e una volta che si era assicurata che stesse meglio decise di chiamare Gibbs.

"Noah, fai un favore alla mamma e scendi in salotto a prendere il mio telefono?" chiese Ziva.
"Si. Dove sta?" rispose.
"Penso sul tavolo, amore. Ma guardati in giro e vedrai che lo trovi. E fai attenzione quando scendi le scale" si raccomandò lei.

Ci mancava solo che Noah si facesse male, così avrebbe avuto due figli che non stavano bene di cui occuparsi.

"Ti senti meglio, Lily?" le chiese.
"Io sto bene" rispose la bambina.
"No amore, hai la febbre alta" disse Ziva.

Poco dopo Noah tornò con il telefono e Ziva gli chiese di tenere compagnia a Lily mentre lei faceva una chiamata.
Sapeva che se Noah fosse rimasto con lei, Lily non si sarebbe addormentata nella vasca nonostante avesse la faccia davvero stanca.

"Eccomi" disse Ziva rientrando e vedendo Noah che schizzava Lily con dell'acqua.
"Allora, adesso Lily esci dalla vasca e proviamo la febbre. Mentre tu Noah tieniti pronto perché tra poco arriva una persona speciale per portarti all'asilo" aggiunse.
"Perché non mi porti tu?" chiese.
"Perché tua sorella ha la febbre e devo stare con lei... Ma non vuoi sapere che verrà a prenderti?" rispose.
"Si" disse.
"Dorneget. E ha detto che oggi pomeriggio, dopo che sarà venuto a prenderti da scuola, farete delle cose divertenti assieme" spiegò.
"Che cosa?" chiese Noah curioso.
"Non ne ho idea, ha detto che è una sorpresa" disse Ziva.

Noah iniziò a saltellare felice, ad entrambi i bambini Dorneget piaceva molto quindi era felice della sua giornata alternativa.
Ziva fece in tempo a misurare la febbre alla figlia e a metterle un pigiama leggero, che Dorneget suonò alla porta pronto a portare a scuola Noah.
Il bambino uscì con l'agente senza fare storie, felice di poter andare in macchina con lui mentre Lily e Ziva andarono a sedersi sul divano.

Gibbs le aveva lasciato il resto della settimana libero e le aveva detto che sarebbe andato lui a fare la spesa e comprare ciò di cui avevano bisogno.
Sapendo che Ziva era sola voleva aiutarla il più possibile, per quello aveva già mandato Ducky verso casa sua. Così da evitarle di uscire per portare Lily dal medico.

Dopo la visita di Ducky, il quale rassicurò Ziva che Lily aveva solo una semplice influenza, si misero entrambe nel lettone a vedere la televisione.
Presero uno dei dvd che i bambini vedevano sempre con Tony e lo mise nel lettore. Lily si addormentò velocemente dando così il tempo a Ziva di organizzarsi la giornata.

Ne approfittò per preparare il pranzo e anche la cena e sistemò il bagno che aveva lasciato in disordine poco prima.

Quando quel pomeriggio Tony chiamò, sia Lily che Ziva erano sul divano. Ziva era riuscita a dare del gelato a Lily per farla stare più fresca, anche Ducky si era raccomandato di darle cose fresche e nel caso la temperatura salisse troppo di farle un altro bagno.

Ziva fece rispondere a Lily, per fare una sorpresa a Tony. Di solito Tony parlava con i figli ad altri orari quindi rimase stranito nel sentire la voce della figlia.

"Ciao papà" disse Lily.
"Ciao, principessa. Che ci fai a casa? Non sei a divertirti con gli altri bambini oggi?" chiese confuso.
"Sono ammalata, quindi sto a casa con la mamma" spiegò mentre mangiava un cucchiaio di gelato.
"Oh, Lily. Che hai?" domandò preoccupato.

"Ha la febbre, è solo influenza" si intromise Ziva.

Stavano parlando in viva voce così anche lei poteva partecipare.

"Patatina, e come è successo?" disse lui.
"Ducky dice che c'è in giro l'influenza, l'avrà presa al campo. Però mi sono spaventata, aveva la febbre davvero alta stamattina" rispose mentre accarezzava il volto della figlia di fianco a lei.
"La mamma mi ha dato il gelato ora" disse Lily.
"Mi sembra giusto, quello ti farà guarire ancora più velocemente amore" rispose Tony.

A quel punto Ziva prese il telefono e parlò con Tony in privato, avevano le loro chiacchiere da fare e Lily poteva guardare la televisione nel frattempo.

Parlarono a lungo, Tony era anche preoccupato che Lily attaccasse l'influenza a Noah e che anche Ziva si ammalasse. Essere così lontano e non poter aiutare lo faceva sentire in colpa.

Rimasero tutto il pomeriggio sole, Noah era con Dorneget che lo stava tenendo impegnato per dare tempo a Ziva di occuparsi di Lily.
Così decisero di fare qualcosa assieme, per tenersi occupate, anche se Lily non stava per nulla bene.

"Io vorrei fare una maglietta per papà. La coloriamo e ci facciamo dei disegni e poi la spediamo" disse Lily.
"Va bene allora tu siediti al tavolo e intanto io cerco una maglietta di papà e i pennarelli per scrivere sul tessuto" rispose Ziva.

Tornò pochi minuti dopo con il necessario e si misero all'opera. Passarono tutto il pomeriggio così lasciando anche un piccolo spazio a Noah per fare il suo disegno in modo che anche lui fosse presente nel progetto.

Quando Dorneget lo riportò a casa, Lily era in braccio alla madre seduta sul divano. Il pomeriggio l'aveva stancata e la febbre si era rialzata e ora non si sentiva bene. Fu Noah a correrle incontro ed abbracciarla chiedendole come stava.

"Io e Dorneget ti abbiamo fatto i biscotti, così guarisci prima" disse il bambino.
"Sono con il cioccolato come piacciono a te" aggiunse.

Lily abbracciò Noah e guardò la madre.

"Posso averne uno anche se tra poco si cena?" chiese.
"Si certo amore. Siediti sul divano che ti porto dell'acqua fresca" rispose Ziva.

Dorneget la seguì in cucina portando la ciotola di biscotti che avevano fatto.

"Come sta?" chiese.
"Ha la febbre, ma per il resto sta abbastanza bene. Grazie ancora per oggi" disse lei.
"Si figuri. L'agente McGee mi ha detto di dirti che domani ci penserà lui a Noah e che non ti devi preoccupare di nulla" rispose Dorneget.

Ziva ringraziò portando i biscotti alla figlia.
Quella sera chiese a Dorneget di rimanere a cena, era davvero in debito con lui. Si rese conto di quanto fosse fortunata ad avere amici così, sempre pronti ad aiutare.

Un mese dopo:

Era agosto, Ziva era all'ottavo mese di gravidanza e faceva tanto caldo.
Sapeva che quel giorno Tony non l'avrebbe chiamata perché il giorno prima l'aveva avvertita che doveva partire per una missione rapida dalle parti del golfo persico e quindi non poteva usare il telefono.

Non era la prima volta che succedeva e la cosa a Ziva non piaceva, la faceva stare in ansia non sapere come stava suo marito ma doveva accettare le cose così come stavano.
In più era molto felice in quel periodo, la gravidanza si stava concludendo ed era andato tutto bene e inoltre mancava poco più di un mese e poi Tony sarebbe tornato a casa per sempre.

Così quel venerdì mattina portò i bambini al campo estivo e tornò a casa. Era iniziato il periodo di maternità e dopo aver fatto la spesa come ogni giorno non aveva molto da fare.
Così si sedette sul divano e prese fuori un album di foto. Si sentiva un po' malinconica quel giorno e aveva voglia di ripensare al suo passato con Tony.

Iniziò a sfogliarlo dalla prima pagina e la prima foto che trovò era quella che ti ha le aveva scattato durante la loro missione a Parigi. L'aveva persino fatta ristampare in bianco e nero, quando lei aveva commentato che così sarebbe stata più bella.
Ripensò a quell'unica giornata passata insieme a Parigi e non poté che avere bei ricordi. Non era passato molto tempo da quando era tornata dalla Somalia e quel cambiamento di routine le fece bene.

Tuttavia non c'erano molto foto loro di prima che si mettessero assieme. Erano stati parecchio stupidi, se lo dicevano da soli, a non passare più tempo assieme prima. Solo per la paura di qualcosa che non esisteva.
Quindi la loro foto successiva apparteneva ad un'uscita di gruppo con gli amici dell'NCIS, una partita di Bowling organizzata da Abby a cui tutti erano stato obbligati a partecipare.

Sfogliò le pagine più velocemente fino ad arrivare ad una foto del loro matrimonio. Avevano un album solo per quello ma ora Ziva ne stava sfogliando uno che raccoglieva tanti momenti diversi.
Solo in quel momento Ziva realizzò che erano già passati quasi otto anni dal giorno in cui si erano sposati. Le sembrava ieri invece era già passato un bel po' di tempo.
Tornò con la mente a quel giorno, a quando Tony le aveva fatto organizzare una sorpresa e le aveva cantato la sua canzone preferita.

Stava per sfogliare un'altra pagina quando sentì il suo telefono vibrare.
Lo prese in mano e notò un messaggio, era di Tony.

"Io parto ora per la missione in cui farò il culo nero a chiunque mi si metta davanti. Volevo solo dirti che ti amo, amo i nostri figli e il bambino che presto vedrò nascere. Ma soprattutto amo te, guanciotte dolci. Ci sentiamo domani e ricordati che tra 35 giorni mi avrai di nuovo fra i piedi. A presto, ti amo" le aveva scritto Tony.

Ziva sorrise, nonostante Tony fosse di corsa e avesse pochi mezzi per comunicare era riuscito a mandarle un sms.
Rispose immediatamente per evitare che perdesse la linea e non riuscisse a leggerlo.

"Ti amo tanto anche io e non vedo l'ora di riaverti tra i piedi. Mancano 36 giorno qui da me per questo preferisco il tuo countdown. Ti aspettiamo presto, ti amo sederino peloso" scrisse lei.

Ora era felice. Era riuscita a sentirlo in qualche modo e la sua giornata era decisamente migliorata.

Nel frattempo Tony stava salendo sull'elicottero che li avrebbe portati alla loro missione. Non tutta la sua squadra sarebbe partita, infatti Jerry non salì sull'elicottero ma lo accompagnò soltanto.

"Buona fortuna, DiNozzo. Ti aspetto per la cena, non tardare o non troverai nulla da mangiare" gli disse Jerry.

Erano diventati ottimi amici, era l'unico con cui Tony aveva veramente legato in quel periodo.

"Meglio per te che mi lasci qualcosa o ti faccio congedare con disonore e non credo tuo padre sarà felice" gli rispose.
"Signore, mi comporterò bene, signore!" gridò lui fingendo di rispettarlo.

Tony gli diede uno scappellotto e appoggiò il suo zaino sopra il sedile.

"Stai attento, Tony" disse questa volta serio.
"Sempre. Ho moglie e figli da cui tornare" rispose.
"Non ti preoccupare nel caso mi occupo io di loro" disse scherzando.
"Ecco bravo, ma giù le mani dal sedere di mia moglie. Quella è proprietà privata" rispose salendo sull'elicottero.
"Buon viaggio DiNozzo, a stasera" concluse Jerry.
"Ci si vede" rispose Tony.

Quello che entrambi però sapevano anche se non lo volevano ammettere era che se fosse successo qualcosa ad uno dei due, l'altro si sarebbe preso cura della sua famiglia. Era come un patto non scritto, ma lo avrebbero fatto.

Il viaggio in elicottero fu lungo. Arrivarono a sorvolare il golfo persico dopo ore e rimasero tutti perplessi nel notare che non c'era nulla di quello che gli avevano detto.

"Facciamo un altro giro e controlliamo di nuovo, non possono essere spariti così" disse Tony.

Era al comando in quella missione e non aveva intenzione di essere impreciso e lasciare dei volontari dispersi completamente soli in zona di guerra.
Così il pilota fece un altro giro sulla zona, tanto per stare sicuri.

Tony stava per ordinare di fare dietro front e tornare a casa, visto che ancora non avevano visto nulla quando all'improvviso si sentì una forte esplosione e l'elicottero iniziò a perdere quota.
Fu questione di un attimo, fecero appena in tempo ad inviare un messaggio di May Day che l'elicottero scomparve dai radar.
Dalla torre di controllo, che li stava seguendo e aveva ricevuto la richiesta di aiuto, fu subito mandato un mezzo di soccorso per il recupero.

Il problema era che erano lontani dalla zona dello schianto e stava facendo buio, così quando arrivarono non riuscirono a vedere e trovare nessuno se non qualche pezzo di elicottero sparso sulla riva del golfo.

Cercarono incessantemente tutta la notte, fino quasi la mattina successiva ma nessuno fu ritrovato. Né morto né vivo.
Dalla base tutti aspettavano notizie, Jerry in modo particolare. E quando il loro capitano fece ingresso nei dormitori capirono tutti immediatamente dalla sua faccia che era andata male.
Nessun superstite, disse. E l'unica cosa che Jerry riuscì a fare fu guardare il cartellone che Ziva e i figli avevano fatto per Tony e rivolgere un pensiero a loro e al suo amico scomparso. Ora la vita di tutti sarebbe cambiata.






Note dell'autrice:

Opsi, so che mi state odiando tanto.
Ma prima o poi dove a succedere no?
Beh come avere capito la fine di questo capitolo è la parte che precede il primo capitolo della mia storia, quindi il prossimo capitolo riprenderà dalla fine del primo capitolo che avete letto.
Farò comunque un breve riassunto per rinfrescarvi la memoria ahaha mi odierete pure per questo.

Spero vi sia piaciuto, nel limite del possibile.

Ne approfitto per dire in bocca al lupo ad una mia amica per una cosa che lei capirà XD forza che andrà tutto benissimo XD

Detto ciò vi salutò, baci!

Meggie :)  

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Aveva scoperto che Tony era disperso, cioè come dire che era morto e il suo corpo non si trovava. Si era sentita male e si era resa conto che stava partorendo con un mese di anticipo. E ora le avevano detto che c'erano dei problemi e doveva essere portata in sala operatoria per partorire.
Il tutto nel giro di nemmeno dieci ore. Era troppo da affrontare anche per Ziva, agente del Mossad addestrata a sopportare tutto.

"Gibbs, non posso farlo. Sta andando tutto male, troppo male" disse lei mentre la trasportavano in sala operatoria.

Gibbs le stava stringendo la mano e non aveva intenzione di lasciarla nemmeno un secondo. Tony non poteva essere con lei e il minimo che potesse fare era sostenerla in questo momento difficile.

"Si che lo puoi fare" rispose semplicemente.
"Come puoi saperlo tu non sei me" si lamentò.
"Lo so perché hai sopportato cose più difficili e dolorose di questa" spiegò.
"Scusa ma non hai proprio il diritto di dire questa cosa considerando che non hai mai partorito in vita tua" disse lei gridando per una contrazione.

E in quel momento Gibbs si rese conto che forse aveva ragione, a giudicare da come gli stava stritolando la mano.

Una volta in sala operatoria il medico spiegò a Ziva che si trovavano lì per sicurezza, il bambino era in una posizione strana e nel caso ci fossero stati problemi avrebbero potuto agire più velocemente.

Ogni volta che Ziva spingeva e il momento di vedere suo figlio si avvicinava le veniva sempre più ansia.
E non perché non sapesse cosa si prova a partorire ma per quello che l'aspettava dopo.

Non le ci volle molto e con poche spinte il neonato venne al mondo, fortunatamente senza complicazioni come aveva temuto il medico.
Durante tutto il processo Ziva rimase aggrappata alla mano di Gibbs come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

"Complimenti è un bel maschietto" disse il dottore avvolgendo il neonato in una copertina prima di mostrarlo a Ziva.

Lo diede in braccio a Ziva solo per un istante, poi lo riprese e lei non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che suo figlio era nato.

"Essendo prematuro ora lo metteremo in un'incubatrice, per sicurezza" spiegò.
"Come lo volete chiamare?" aggiunse.

Pensava che Gibbs fosse il padre del bambino, non si era nemmeno reso conto della differenza di età. O meglio non ci aveva fatto caso.

"Non è mio marito. Mio marito è..." iniziò Ziva rimanendo senza parole.

Voleva spiegare cosa fosse successo ma non ne aveva la forza, né fisica né psicologica. Così Gibbs le lasciò la mano per un attimo e si avvicinò al medico, parlando sottovoce.

"Il marito di Ziva è morto ieri, sicuramente avevano discusso un nome ma deve darle un attimo per riprendersi" spiegò.

Il medico annuì leggermente sconvolto dalla notizia.

"Faccia con comodo, intanto noi lo portiamo dove potremo controllare che sia tutto a posto" disse uscendo dalla stanza.

Rimasero soli con l'infermiera che aiutò Ziva a sistemarsi e che la riportò in camera. Poi una volta uscita, Gibbs si sedette accanto a lei, osservandola senza dire nulla.
Aveva la testa appoggiata al cuscino, il sudore ancora sulla fronte e non diceva nulla. Gibbs sapeva che era sul punto di esplodere, lo poteva vedere nei suoi occhi. Ma Ziva aveva i suoi tempi.

"Avevate già pensato ad un nome?" le chiese mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sarah per una femmina e Joe per un maschio. Quindi Joe" rispose fredda.
"Ok. Avverto il medico e torno subito" le disse.

Voleva che il bambini avesse un nome immediatamente, non gli piaceva che rimanesse ad aspettare. Era nato meritava di avere un nome.

"Aspetta" lo fermò stringendogli la mano.
"Aggiungi Anthony. Joe Anthony DiNozzo, per favore. In ricordo di suo padre" aggiunse iniziando a piangere.
"Ziva" sussurrò lui abbracciandola.

Sapeva che avrebbe reagito così, oltre il dolore c'erano anche molti ormoni in ballo. La lasciò piangere mentre invocava il nome di Tony, chiedendosi perché fosse toccato a lui; mentre si chiedeva perché suo figlio era dovuto nascere in anticipo rischiando di avere dei problemi. Mentre domandava perché la sua vita dovesse essere sempre così complicata e faticosa.

Gibbs non le disse nulla se non qualche parola di conforto, non c'era molto da dire. Nemmeno i medici e le infermiere entrarono nella camera. Capivano quanto fosse difficile quel momento e non volevano causare ancora più problemi.

"Ziva" disse dopo un po' asciugandole il volto.
"Io ora vado dal medico a dire il nome che hai scelto per tuo figlio e tu intanto ti calmi. Perché devo andare dai tuoi bambini anche e sono sicuro ti vorranno venire a salutare e non è il caso che ti vedano così" aggiunse.

In tutta quella confusione aveva per un attimo dimenticato che i figli la stavano aspettando in sala d'attesa con Abby.

"Certo. Portalo da me Gibbs, Lily era così spaventata" disse ricordando quello che era successo.
"Te li porto piccola, torno subito" rispose dandole un bacio sulla fronte.

Dopo aver parlato con il medico andò dritto in sala d'attesa dove Abby era già arrivata per tenere compagnia ai figli.
In realtà erano tutti lì. McGee, Dorneget e Vance. C'erano anche Ducky e Jimmy. Abby doveva aver chiamato tutti per avvertirti e loro, da buoni amici, erano corsi da Ziva.

"Come sta Ziva?" fu la prima domanda che fece Abby.
"Dov'è la mia mamma?" disse subito dopo Noah.

Gibbs lo prese in braccio.

"Ziva sta bene, è nella sua camera. E sarebbe molto felice di vedere i suoi bambini" rispose.
"È nato il bambino?" domandò Lily.
"Si, tesoro" rispose Gibbs.
"Ed è un maschio o una femmina?" chiese curiosa.
"Se vieni con me sono sicuro che la tua mamma te lo dirà" disse prendendola per mano.

Portò i figli da Ziva promettendo agli altri che sarebbe tornato subito a spiegare la situazione. Erano tutti in ansia e preoccupati per Ziva. Specialmente Abby, che non aveva ancora chiaro cosa fosse successo a Tony.

Non appena entrarono in camera Lily corse verso il letto dove era sdraiata Ziva e Noah iniziò a chiamare la mamma.
Gibbs lo fece sedere accanto a lei e aiutò Lily a salire sul letto.

"Mamma stai ancora male?" chiese Lily abbracciandola.
"No, ora sto bene. Grazie per essere stata così coraggiosa, amore" rispose.
"Allora ho avuto un fratellino o una sorellina?" domandò Noah.
"Un fratellino. Avete avuto un fratellino e si chiama Joe Anthony" rispose Ziva con le lacrime agli occhi.
"Anthony, come papà" commentò Lily.

Ziva annuì facendole una carezza e lasciando che si sdraiasse accanto a lei. Si concentrò su Noah che la stava guardando.

"Mammina, dov'è Joe?" domandò il bambino.

Si era già guardato intorno e si era reso conto che non c'era traccia del neonato. Era curioso di vederlo, nei mesi precedenti Lily gli aveva raccontato come era stato quando era nato lui e adesso lui era spaesato perché nulla stava andando come nei racconti della sorella.

"Joe è nato un po' prima del tempo e quindi i dottori lo hanno portato in una stanza dove c'è un letto speciale e dove si assicurano che stia bene" spiegò Ziva.
"È malato?" chiese Lily.
"No, è solo piccolino" rispose Ziva.
"Quando lo possiamo vedere?" chiese Noah.
"Dobbiamo aspettare che il medico torni qui e ce lo dirà" spiegò lei.

Gibbs si propose di portare i bambini a casa con lui per farli dormire un po' ma ne Lily ne Noah vollero lasciare la madre.
Così decise di uscire per un po' dalla stanza e parlare con i colleghi e poi darsi i turni per temere compagnia a Ziva e aiutarla con i figli.

Quando il medico entrò in camera di Ziva Noah e Lily erano sdraiati di fianco a Ziva ognuno da un lato. Noah si era subito addormentato mentre Lily si stava facendo coccolare dalla madre.

"Vedo che i suoi figli l'hanno già trovata" commentò lui sottovoce.
"Erano spaventati" rispose.
"E vogliamo vedere il nostro fratellino. Dove lo hai portato?" bisbigliò Lily.

Il medico si avvicinò alla bambina per parlarle.

"È in una stanza grande insieme a tanti altri bambini, sta riposando e non vede l'ora di conoscervi" rispose.
"Sta male?" domandò ancora preoccupata.

Non capiva perché non potesse stare in camera con loro. Ricordava chiaramente quando Tony l'aveva portata in camera di Ziva il giorno in cui era nato Noah. Lei aveva persino potuto prenderlo in braccio.
Tony l'aveva presa dalla sala d'aspetto dove si trovava con il nonno e l'aveva portata da Ziva la quale aveva in braccio il piccolo Noah. Ora invece era abbracciata alla madre, il fratellino era lontano da loro e il padre, apparentemente, era morto.

"No, sta decisamente bene. Ero proprio venuto a dire questo alla tua mamma. Ti andrebbe si venire con me a salutarlo?" disse il medico.

Lily guardò Ziva, poco convinta. In quel momento, dopo tutto quello che era successo, voleva solo le coccole di sua madre. Ma Ziva la incoraggiò ad andare, così lei prese per mano il medico ed uscì dalla camera.

La portò nella grande stanza in cui c'erano tutti i bambini e la guidò fino all'incubatrice di Joe.

"Ecco, lui è tuo fratello" le disse mettendola in piedi su una predella in modo che vedesse.
"È... Piccolino" commentò guardandolo.
"Si, è nato con un mese di anticipo. Vuoi accarezzargli la mano?" le chiese.
"Si, per favore" rispose.

Così le aprì lo sportellino e lasciò che con il dito le accarezzasse la piccola manina. Poco dopo Joe strinse la mano intorno al dito di Lily, facendola sorridere.

"Guarda!" esclamò felice.
"Ha già capito che sei sua sorella" commentò lui.
"Posso prenderlo in braccio e portarlo alla mamma?" chiese.
"Ora non si può... Potrai nei prossimi giorni" le disse.
"Ma la mamma vorrebbe vederlo, sono sicura. Non può venire qui anche lei?" insistette.
"Ora la tua mamma deve riposare, potrà venire qui domani" spiegò lui.

Lily rimase un po' delusa, ci teneva davvero tanto a prenderlo in braccio. Così si limitò ad accarezzargli la mano e il braccio per un pochino.

"Lily, ti andrebbe di fare una sorpresa alla tua mamma?" le domandò il medico sorridendo.

Lily annuì, anche se non sapeva cosa stesse pensando lui riteneva che una sorpresa fosse una cosa bella per la sua mamma.
Così lasciò che lui le spiegasse e misero in atto il loro piano.
Era un permesso eccezionale, di solito non si potevano fare queste cose. Ma conoscendo la situazione il medico decise di fare uno strappo alla regola.

Così lui e Lily tornarono in camera di Ziva pronti a sorprenderla.
Quando il medico aprì la porta fu Lily a spingere l'incubatrice dentro la stanza fino al letto di Ziva.
Ziva dovette fare appello a tutta la sua forza per non scoppiare a piangere, Dio solo sapeva quanto volesse vedere suo foglio in quel momento.

"Mamma ti ho portato Joe" le disse.
"Può restare solo per un po', ma sua figlia insisteva perché anche lei potesse vederlo" aggiunse il medico.
"Grazie" rispose commossa guardando il bambino.

Senza dire nulla Ziva aprì lo sportellino dell'incubatrice, prese la mano di Ziva e la mise dentro fino a toccare la mano di Joe.

"Prima mi ha stretto il dito" le disse felice.
"Ti piace, Lily?" le chiese.
"Tanto. Grazie mamma che mi hai fatto un altro fratellino" rispose.

Ziva rimase qualche minuto a guardare suo figlio ed immaginare quanto sarebbe stato felice Tony di vedere il fagottino che aveva davanti.

"Lily, piccola. Sveglia tuo fratello così anche lui potrà vedere Joe prima che il dottore lo riporti nella sua stanza" disse Ziva.

Lily obbedì, svegliò Noah e lo aiuto a scendere dal letto. Prese una sedia e la mise vicino all'incubatrice in modo che Noah potesse vedere il neonato.

Il medico gli diede un'altra mezz'ora prima di riportare Joe in terapia intensiva. Anche Gibbs e gli altri riuscirono a vedere il bambino prima che venisse portato via.

Il giorno seguente sia McGee che Dorneget rimasero in ospedale con Ziva. Si occuparono loro dei bambini e di Ziva, che finalmente poteva alzarsi dal letto e fare visita al piccolo Joe.
Aveva anche dovuto fare una chiamata molto difficile. La sera prima nessuno aveva chiamato Senior per dirgli di Tony, era tardi e non volevano dargli la notizia prima che andasse a dormire.
Ma ora Ziva gli aveva dovuto dire sia di Tony che del nipote che era nato con un mese di anticipo.

Gibbs si era offerto di fare quella chiamata, ma lei aveva rifiutato. Aveva accettato solo che qualcuno le stesse accanto mentre telefonava.
Ed era stato straziante, soprattuto sentire la disperazione di Senior e vedere come Ziva cercava di essere forte nonostante stesse soffrendo molto.
Nonostante tutto Senior assicurò a Ziva che sarebbe corso all'aeroporto e avrebbe preso il primo aereo disponibile per andare da lei.

Ed infatti nel primo pomeriggio fece la sua comparsa in ospedale. Non passò nemmeno da casa, andò dritto da Ziva.
Per fortuna in quel momento McGee aveva preso i bambini e li aveva portati a pranzo e a fare un riposino, perché nel momento in cui Ziva vide Senior entrare scese dal letto e gli corse incontro piangendo come non aveva mai fatto.
Senior pianse con lei, suo figlio era appena morto e non aveva nemmeno realizzato quanto stesse male anche lui. Era stato così preso dal correre da Ziva che non aveva avuto il tempo di disperarsi.
Ma ora lo stavano facendo entrambi e gli pareva impossibile smettere.

Ad un certo punto dovette aiutare Ziva a distendersi di nuovo perché si era accorto che faceva fatica a reggersi in piedi. Lo stress e la fatica del parto le stavano togliendo ogni forza e lui non voleva vederla collassare tra le sue braccia.

Continuò a piangere abbracciando il cuscino, mentre Senior le accarezzava i capelli cercando di calmarla.

"Ziva, tesoro. Mi dispiace tanto non so che dirti per farti stare meglio" le disse Senior sempre più disperato.

Si calmarono entrambi giusto in tempo per scambiare due parole su Joe prima che arrivassero anche Lily e Noah.

"L'ho chiamato Joe Anthony, mi sembrava una bella cosa" commentò lei mostrando una foto che aveva fatto al bambino con il telefono.

Senior fissò la foto del neonato quando all'improvviso sentì due voci chiamarlo.

"Nonno!" gridarono Lily e Noah correndo da lui.

Lily specialmente si aggrappò alla camicia del nonno senza alcuna intenzione di lasciarlo andare, poteva vederlo anche Senior quanto fosse sconvolta e spaventata.
In quel momento pensò che forse gli conveniva lasciare il lavoro e trasferirsi lì per sempre. Voleva aiutare Ziva e i nipoti e non poteva pensare di stargli lontano.

Andò anche lui a fare visita al piccolo Joe prima di prendere i nipoti e tornare a casa. Siccome era lì sarebbe stato lui ora ad aiutare Ziva con tutto, era pronto a fare il nonno a tempo pieno.
Portare via i bambini da Ziva fu difficile, specialmente Lily voleva stare con la madre e si mise quasi a piangere quando il nonno la preparò per andare a casa.

"Cosa ne dite se per questa sera prendiamo una buona pizza per cena?" propose lui salendo in macchina.

Aveva noleggiato una macchina in aeroporto immaginando che sarebbe servita.

"Non ho fame, nonno" disse Lily.
"Nemmeno io" la imitò Noah che in quei giorni non faceva altro che stare appiccicato alla sorella.
"Ma qualcosa lo dobbiamo mangiare. Ditemi voi cosa preferite" rispose Senior.
"Le polpette" disse Lily.
"Si quelle" si aggregò Noah.
"E polpette siano. Chi mi guida per la strada fino al ristorante?" chiese.
"Io!" esclamò Noah.

Arrivarono a casa mezz'ora dopo e si misero subito a mangiare. Anche se dicevano il contrario sia Lily che Noah avevano parecchia fame e anche Senior aveva bisogno di mangiare non avendo ancora toccato cibo quel giorno.

Prima di portare i bambini a letto Senior decise che fosse il caso di farli rilassare guardando un po' di televisione e anche di chiamare Ziva per augurarle la buona notte.

Mise a letto entrambi i nipoti e andò prima da Noah per la favola della buona notte. Sapeva che ad entrambi i bambini piacevano le storie e voleva farli addormentare rilassati per non fargli avere incubi.
Una volta fatto addormentare Noah, andò in camera di Lily ma la bambina non era più nel letto.
La cercò in bagno e in salotto senza trovarla. Stava per allarmarsi quando gli venne in mente dove potesse essere. In fondo era figlia di Tony e lui corda a bene come si era comportato Tony quando la madre era morta.

Salì in camera di Tony e la trovò esattamente dove pensava. Nella cabina armadio, seduta sul fondo.

"Orsacchiotto del nonno, cosa ci fa lì?" chiese entrando anche lui.
"C'è ancora l'odore di papà qui" rispose lei.
"Lily, lo so che papà ti manca ma ora dovresti essere a letto" le disse.
"Voglio stare qui" si lamentò.

Così Senior prese una maglietta di Tony e gliela mise al posto del pigiama. Poi la prese in braccio e la portò nel suo lettino.

"Va meglio così?" le chiese.
"Si. Mi leggi una storia ora?" rispose.
"Certo però tu chiudi gli occhi e dormi" le disse iniziando a leggere.

Dopo essersi assicurato che entrambi i nipoti dormissero spense tutte le luci e si mise a letto anche lui, crollando addormentato dopo la terribile giornata.

Nel frattempo, in ospedale, Ziva aveva appena dato da mangiare a Joe e lo aveva guardato addormentarsi nella sua incubatrice.
Era scesa di nuovo nella sua camera solo per scoprire che Gibbs era lì ad aspettarla.

"Non importa che stai qui, lo sai? Io sto bene" gli disse chiudendosi in sé stessa come al solito.

In realtà aveva voglia di piangere e di intraprendere qualche missione rischiosa per uccidere qualche assassino e sentirsi meglio. Cosa che non avrebbe mai fatto, ma il pensiero le stava passando per la testa.

"Se tu stai bene io sono ancora un giovane ventenne in cerca della sua prima auto. Sdraiati, Ziva e rilassati un po'..." rispose Gibbs.
"Come sta Joe?" le chiese dopo averla aiutata a distendersi.
"Meglio. Il medico dice che sta bene e se tutto continua ad andare così alla fine della settimana lo potrò portare a casa. Dice che lo tengono lì solo per sicurezza" spiegò.
"Questo è un bene" commentò.
"Si" rispose lei poco convinta.

Gibbs si sedette sul bordo del letto di Ziva e le prese la mano.

"Che problema c'è, Ziver?" le chiese.
"A parte che mio marito è morto e io ho appena avuto un figlio che ora è in terapia intensiva?" rispose sarcastica.

Gibbs le lanciò uno sguardo penetrante, sapevano entrambi cosa volesse intendere Gibbs con quella domanda.

"E se non ce la facessi? In fondo anche se ho già avuto dei bambini c'era sempre Tony accanto a me" disse.
"Questo è vero, ma sarai in grado anche da sola. E ti aiuteremo noi, come sempre. Non posso ridarti tuo marito ma sicuramente non ti abbandono" la rassicurò.
"Vorrei solo addormentarmi e svegliarmi domani mattina scoprendo che è tutto un incubo" disse sospirando.
"Prova a dormire comunque, Ziva. Io non mi muovo da qui" rispose Gibbs.
"Rivoglio Tony" bisbigliò chiudendo gli occhi.

Gibbs le rimase accanto accarezzandole i capelli. Si addormentò quasi all'istante, era sfinita. E ora ogni mattina per un bel po' do tempo sarebbe stata una sfida. Si sarebbe dovuta alzare con la consapevolezza di essere vedova e di dover crescere tre bambini piccoli da sola.









Note dell'autrice:

Beh... Mi odiate?
Io non lo so... Ahaha forse si LOL
Avete visto è un maschietto... Così gli ho messo come secondo nome Anthony, carino vero? *faccio sarcasmo per sfuggire al vostro odio*

Comunque preparatevi ad un arrivo inaspettato nel prossimo capitolo XD magari vi farà piacere ahah

Alla prossima settimana!

Baci, Meggie. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Ziva dormì tutta la notte, era stanca morta e nonostante il dolore di quei giorni crollò addormentata.
Quando il mattino successivo aprì gli occhi c'era una sorpresa ad aspettarla, anche se non era esattamente il genere di sorpresa che lei avrebbe voluto in quel momento.

La prima persona che vide al suo fianco fu Gibbs, che come promesso aveva passato la notte con lei, fu un secondo dopo che il suo sguardo si posò si un uomo in piedi accanto a lei. Un uomo dal volto decisamente familiare, forse anche troppo.
Giusto il tempo per schiarire la vista e si rese perfettamente conto di chi fosse.

"Papà" disse mettendosi seduta di scatto.
"Non lo abbiamo chiamato noi" commentò Gibbs.
"Vi lascio soli" aggiunse congedandosi.

In realtà aveva già avuto modo di scambiare due parole con Eli nel momento in cui si era presentato in ospedale e si era assicurato che fosse lì solo per il bene di Ziva.

Nel frattempo nella camera, Ziva cercava di mantenere la calma. Non vedeva né sentiva il padre da anni, da poco dopo che si era sposata con Tony. E vederlo lì in quel momento la faceva solo alterare.

"Che vuoi papà? Credimi è un momento davvero di merda per venire a farmi uno dei tuoi discorsi patriottici" disse iniziando la conversazione.
"Che tu ci creda o no sono venuto qui perché sono preoccupato per te" rispose.
"E negli ultimi sette anni? Non eri preoccupato?" ribatté lei acida.

Eli la fissò un attimo in silenzio, capendo la sua rabbia.

"Ho saputo di quello che è successo a Tony e mi dispiace" le disse.
"Lo dici come frase di circostanza oppure lo pensi davvero?" chiese sarcastica.
"Per quanto non mi piacesse Tony, ti rendeva felice. E per quanto tu possa pensare che io non mi interessassi più di te ti sbagli. Ora tuo marito è morto e io sono tuo padre, è giusto che sia qui" rispose.

Ziva annuì senza parlare, non sapeva se credergli o no.

"Hai avuto un altro figlio, quindi" aggiunse.
"Si, è un maschio. Si chiama Joe" disse.
"È nella nursery?" domandò.
"No. È nato prematuro di un mese, è un terapia intensiva. Come vedi nulla sta andando per il verso giusto, come al solito nella mia vita" rispose.

Eli si sedette sul bordo del letto e prese la mano della figlia. Era un gesto che faceva quando Ziva era piccola, ogni sera prima di dormire. I ricordi le tornarono subito alla mente, bei tempi quelli. Non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe stata così complicata.

"So che mi odi e so che sono stato un padre terribile, ma ora sono qui per te e, se tu vorrai, potrò aiutarti" si propose lui.
"Cosa intendi per aiutarmi? Scusa se sono scettica ma..." domandò.
"Non scusarti. Intendo fare quello di cui hai bisogno, quello che mi chiederai" rispose.
"E so che ora non è il momento adatto ma, quando starai meglio, riparleremo del passato perché io ti devo delle scuse Ziva" aggiunse.

"Dici che farai quello di cui ho bisogno e che ti chiederò?" domandò lei.
"Esatto. E se mi chiederai di andarmene, farò anche quello" spiegò.
"No... Hanno detto che Tony è caduto con l'elicottero e che ora è disperso. Trovalo ti prego, trova il suo corpo. Voglio almeno dargli una degna sepoltura" disse sull'orlo della lacrime.
"Ziva, per chi mi hai preso. Ho già inviato due squadre in esplorazione. Lo troveranno, ok?" rispose accarezzandole i capelli.
"Oh, papà..." bisbigliò lei prima di rimettersi seduta a abbracciarlo forte.

Si sfogò con suo padre, cosa che probabilmente non aveva mai fatto prima. Ma in quel momento aveva bisogno di tutti, compreso lui.

Dopo che Ziva si calmò, chiamò l'infermiera chiedendo che portasse suo padre a vedere il piccolo Joe.
Non conosceva nessuno dei suoi nipoti, ma ora Ziva voleva cambiare le cose. Non era mai stata sua intenzione escludere il padre in quel modo, ma dopo il matrimonio alcune incomprensioni erano uscite fuori e Eli aveva chiaramente detto che non apprezzava Tony.
Così Ziva non aveva esitato a togliergli il saluto quando lui aveva affermato che Tony non era alla sua altezza.
La verità era che il padre le mancava e la faceva soffrire il saperlo lontano e solo, tagliato fuori da tutto.

Fu poco dopo che Eli era uscito per andare da Joe che gli altri figli entrarono in camera di Ziva.
Si erano entrambi svegliati presto per andare da lei e quando la videro non esitarono a saltare sul letto e abbracciarla.

"Oggi portiamo a casa Joe?" chiese Noah.
"È ancora presto, ma sono sicura che potrai andare a trovarlo" rispose Ziva.
"E tu mamma? Torni a casa oggi?" domandò Lily speranzosa.
"Non lo so piccola... Deve decidere il dottore" le spiegò.
"Io voglio che torni a casa e dormiamo tutti insieme nel lettone. Voglio stare con te" rispose appoggiando la testa sul suo petto.

Ziva le accarezzò i capelli, coccolandola un pochino. Anche lei aveva voglia di stare con i figli e odiava quella situazione.

"Sono sicura che oggi il dottore vi farà stare qui con me tutto il giorno" disse lei rassicurando i figli.
"E cosa ne pensate di fare un bel disegno da portare a Joe?" aggiunse.

Entrambi sorrisero felici più dell'idea di tornare dal fratellino che di fare il disegno. Si sistemarono al tavolo della camera di Ziva mentre lei andava in bagno sotto l'occhio vigile di Gibbs, che era entrato nella stanza con i figli.

Uscì dal bagno venti minuti dopo, completamente sistemata come se nulla fosse successo. Aveva bisogno di mettersi un pigiama decente e farsi una doccia così ne approfittò sapendo che Gibbs era lì.

"Mamma, l'infermiera ti ha portato la colazione" la informò Noah.
"E io ti ho rubato un biscottino" aggiunse ridacchiando.
"Piccolo ladro" rispose dandogli un bacio.
"Era buono almeno?" chiese.
"Si. Ma quelli che fai tu sono migliori" rispose.

Guardò per un attimo i disegni che stavano facendo i figli e si commosse a vedere quello di Lily.
Stava disegnando Tony, sicuramente per mostrare al fratellino come era il suo papà anche se lui non lo avrebbe mai visto.
Lily si rese conto che la madre la stava fissando così interruppe il disegno e la guardò a sua volta.

"Così anche Joe può avere papà vicino" disse.
"È un pensiero veramente dolce, Lily. Sono sicura che a Joe piacerà" rispose con le lacrime agli occhi.

Fu a quel punto che Lily appoggiò i pennarelli e le si buttò al collo, piangendo.

"Mi manca papà, Ima" disse.
"Anche a me, tanto" rispose prendendola in braccio.
"Pure a me" aggiunse Noah.
"Lo so, tesoro" disse Ziva facendogli una carezza.

Gibbs guardava la scena seduto sulla poltrona della stanza e incrociò per qualche secondo lo sguardo di Ziva.
Capì la fatica che stesse facendo in quel momento e capì anche che poteva fare ben poco per aiutarla.
Si alzò in piedi e si avvicinò a Ziva, le diede un bacio sulla fronte come aveva fatto altre volte e le mise una mano sulla schiena, per farla sentire meno sola. Per farle sentire che in qualunque occasione lui ci sarebbe stato.

Dopo aver superato quel piccolo momento di crisi, i bambini ripresero a disegnare e Ziva fece colazione. Si mise un po' a parlare con Gibbs, si sfogò cercando di non farsi vedere dai figli. Parlò di suo padre e poi per distrarsi chiese a Gibbs di raccontarle qualcosa del lavoro. Aveva bisogno di pensare ad altro.
Fu a metà del racconto che sentì bussare alla porta. Entrò Eli, che aveva finto la sua visita al piccolo Joe.

A quel punto Gibbs decise ancora una volta di lasciarli soli e si offrì di portare via i bambini. Sapeva che avevano tanto di cui parlare e pensava avessero bisogno di privacy. Ma Ziva aveva altri piani, voleva che i figli conoscessero il nonno.

"No lasciali qui, dobbiamo sistemare alcune cose" rispose.
"Ok, io sono fuori in corridoio se hai bisogno" disse.

Si fidava di Ziva, un po' meno di Eli. E voleva essere sicuro che Ziva non avesse altri problemi in quel momento.
Rimasero soli e calò il silenzio. I figli di Ziva fissavano quell'uomo per loro sconosciuto, confusi. Fu Lily la prima a parlare.

"Tu chi sei?" chiese alzandosi e andando vicino alla madre.
"Ti assomiglia tanto, Ziva. Veramente tanto" disse Eli.
"Chi è mamma?" domandò questa volta Noah.

Ziva guardò suo padre e gli fece cenno di parlare, poteva presentarsi e dire chi era. Lei ora voleva che i figli lo sapessero.

"Sono vostro nonno, il padre di Ziva" spiegò.
"Senior è nostro nonno" rispose Lily confusa.
"Senior è il padre di papà, tesoro. Lui invece è mio padre. Avete due nonni" disse Ziva.
"E perché non sei mai venuto qui?" chiese Noah.

Non capiva perché Senior fosse stato lì da sempre mente lui era la prima volta che lo vedevano.

"Perché vivo in Israele, è un posto molto lontano" provò a spiegare.

Non si sarebbero certo messi a discutere sul motivo per cui non si era mai fatto vedere, non era luogo o occasione e i bambini erano troppo piccoli per capire.

"È il paese dove è nata la mamma" affermò Noah.
"Esatto" confermò lui.
"E non li hanno i telefoni in Israele? Per chiamarci?" disse Lily acida.

Ziva voleva riprenderla per il modo in cui aveva risposto, ma non se la sentì. Metà della colpa per quella situazione era sua e come Eli non pensava fosse il momento di spiegare tutto.

"Non solo ti assomiglia, ma ha anche il tuo stesso carattere" commentò Eli ridendo.

Ziva sorrise senza dire nulla.

"Si li abbiamo i telefoni. Diciamo che non sono stato un buon nonno finora, ma ho intenzione di rimediare" rispose.
"E ci hai portato dei regali?" chiese Noah intromettendosi.
"Noah, ti ho già spiegato che quando qualcuno viene a trovarci non sempre deve portare un regalo" lo riprese Ziva.
"Ma Senior ci porta sempre qualcosa" rispose.
"Hai ragione. Sono venuto qui in fretta e in furia e mi sono dimenticato. Ma posso farmi perdonare portandovi a comprare qualcosa che vi piace" disse.
"Papà non è necessario" si intromise Ziva.
"Lo è. E in più hanno bisogno di distrarsi e noi di conoscerci meglio" rispose.
"Perciò ora andiamo a fare shopping assieme" aggiunse.

Fu in quel momento che Senior entrò e Lily gli corse incontro facendosi prendere in braccio.
Eli notò subito il gesto e capì che stava mostrando a tutti chi considerasse suo nonno in quel momento.

"Nonnino" disse.
"La mia principessa. Sembra che non ci vediamo da mesi da come mi abbracci, in realtà ti ho lasciato qui solo poche ore" commentò non capendo.

Ma appena si rese conto che di fronte a lui aveva Eli, iniziò a comprendere l'atteggiamento della nipote.

"Ziva, tesoro. Tutto bene?" chiese preoccupato.
"Si grazie, tutto a posto. Mio padre è venuto qui dopo che ha saputo di Tony. Si è offerto di aiutare a ritrovare il corpo di Tony" disse sottovoce.

A quelle parole Senior sentì un nodo alla gola e nonostante non provasse particolare simpatia per Eli, conoscendo tutta la storia, fu grato.

"Grazie" si limitò a dire.
"Prego. So cosa significa perdere un figlio, signor DiNozzo. Le mie condoglianze" rispose.

Senior fece un cenno di gratitudine con la testa.

"Ma ora Lily e Noah stavano per uscire con mio padre, per cercare qualcosa da comprare" disse Ziva per allentare la tensione.
"Vieni con noi anche tu, nonno?" chiese subito Lily.
"Io resto qui con la mamma e penso che voi dobbiate uscire e divertirvi con Eli. Vuole farvi un regalo, è molto gentile da parte sua" cercò di spiegare Senior.

A differenza di Lily, Noah era molto più ben disposto nei confronti di Eli e non esitò un attimo a prepararsi per uscire.
Ziva, vedendo che Lily non era convinta, decise di parlare un attimo da sola mandando fuori tutti gli altri.

"Amore, cosa c'è che non va?" chiese.
"Perché il nonno non è mai venuto prima? Non ci voleva bene?" domandò.

Ziva la fece sedere nel letto accanto a lei.

"Lily, sei grande ormai quindi ora ti spiegherò una cosa" iniziò.
"Ogni tanto le persone litigano, anche con i genitori. E ogni tanto si dicono cose che non si pensano davvero. Io sono stata cattiva con il nonno e lui lo è stato con me. Così per tanto tempo non ci siamo parlati... È successo prima che tu fossi nella mia pancia. Ma ora lui ha sentito che papà è morto ed era molto preoccupato per me e anche per voi, e ah deciso di venire qui per aiutarci anche se non ci parlavamo da tanto tempo. Puoi capirlo questo?" aggiunse.

Lily annuì.

"Lui ci vuole bene, anche se sia io che lui abbiamo fatto degli errori e non ci siamo comportati bene. Quindi, per favore, non fare lo stesso errore della mamma. Dagli una possibilità, sono sicura che vi vuole tanto bene e vuole essere il vostro nonno" disse ancora.
"Quindi lui non si era dimenticato di noi?" chiese Lily.
"No, credo che lui sappia tutto di voi... Di noi" rispose Ziva immaginando che il padre fosse, come al solito, riuscito a tenere traccia di qualsiasi cosa facessero.
"Vi siete comportati in modo sbagliato. Quando si litiga poi bisogna fare la pace, me lo hai insegnato tu" disse la bambina.
"Hai ragione. A volte la mamma non pensa quando fa le cose" rispose Ziva.
"Ora avete fatto pace?" chiese.
"Si. E vorrei che tu ti comportassi allo stesso modo in cui ti comporti con Senior" disse Ziva.
"Ok" annuì Lily.

Ziva le sistemò la maglietta e poi la salutò.
Appena uscita Lily sorrise a Senior e si avvicinò ad Eli, prendendolo per mano.

"Sono felice che tu e la mamma ora avete fatto pace" disse guardandolo.

Eli sorrise, saluto Senior e uscì con i nipoti.
Presero la macchina che lo aveva accompagnato all'ospedale e si fecero portare al centro commerciale più vicino.
Eli aveva del tempo da recuperare e voleva iniziare subito.

Mentre Eli e i nipoti erano fuori a fare shopping, Ziva decise di chiedere a Senior se aveva voglia di andare a trovare Joe con lei.
Avevano lasciato che Gibbs tornasse a casa a riposare e tutti i colleghi erano al lavoro.
Tuttavia Ziva apprezzava la compagnia in quei giorni e passare il tempo con Senior le era sempre piaciuto.

Quando arrivarono in terapia intensiva davanti all'incubatrice di Joe si resero conto che Eli aveva appoggiato sul vetro una piccola stella di David.
Ziva sentì subito il bisogno di giustificarsi.

"Mio padre é molto religioso, probabilmente lo ha fatto senza pensare che non per forza dobbiamo crescere i nostri figli con la religione ebraica..." disse riferendosi al fatto che lei e Tony non avevano mai pensato di imporre una religione ai loro bambini.
"Ziva, va bene così. Io e Tony non siamo mai stati particolarmente religiosi e se devo esserti sincera non mi interessa che religione avrà Joe. È mio nipote ed è tutto ciò che importa" la tranquillizzò.

Ziva sorrise e si appoggiò con la testa alla spalla dell'uomo. In quei giorni era così confusa e triste che non si rendeva nemmeno conto di quello che diceva.

"Piuttosto guarda che bel nasino che ha. Tu e Tony avete fatto solo figli perfetti" commentò.
"Ha la bocca di Tony" disse lei infilando una mano nell'apertura per accarezzare il braccio di Joe.
"Vorrei poterlo prendere in braccio. Vorrei che Tony potesse vederlo" aggiunse triste.
"Vorrei poter essere morto io al posto di Tony e che lui fosse con voi" commentò Senior.

Sapeva cosa voleva dire perdere l'amore della vita e non voleva che Ziva dovesse provare questo dolore.

"Non dirlo mai più. Avrei sofferto uguale, sei come un padre per me" rispose lei con le lacrime agli occhi.
"Oh Ziva, lo supereremo assieme" le disse abbracciandola.

Nel frattempo al centro commerciale Eli aveva comprato qualche regalino ai nipoti e ora stava cercando qualcosa per Joe e per Ziva. Non voleva tornare a mani vuote.
Aveva appena finito di comprare un completino per Joe quando il telefono suonò. Al primo squillo era preoccupato che la chiamata riguardasse Ziva o Joe, ma quando vide un numero di Israele si calmò. Pensò a qualcosa riguardante il lavoro.
Ebbe invece una sorpresa nel sentire la voce di Malachi. Bastarono pochi minuti di chiamata per comprendere la situazione.

"Bambini, è ora di tornare dalla mamma" disse lui.
"Di già? Abbiamo finito con lo shopping?" chiese Noah.
"Sei come tuo padre, vero Noah? Ti piace fare compere" commentò Eli.
"Mi piace moltissimo!" esclamò.
"Lui e papà andavano sempre a comprare vestiti assieme" aggiunse Lily.

Eli sorrise, immaginandoli a fare shopping.

"Ma ora torniamo dalla mamma. Nei prossimi giorni vi riporterò qui" disse lui.

I bambini obbedirono, erano stati educati bene e sapevano che i capricci erano vietati. Arrivarono all'ospedale velocemente ed Eli corse nella camera di Ziva. Doveva parlare immediatamente, non poteva non dirle ciò che aveva saputo.

Chiesero ad un'infermiera di stare con i figli per un attimo, non erano argomenti che dei bambini dovevano sentire.
Tuttavia Eli chiese anche a Senior di rimanere. Il discorso riguardava anche lui e in più era sicuro che Ziva avesse bisogno di sostegno e nonostante lui fosse il padre aveva un rapporto migliore con Senior al momento.

"Papà, cosa succede? Mi stai spaventando" disse lei.
"Non ti agitare Ziva, siediti" suggerì Senior aiutandola a mettersi seduta sul letto.

Le si sedette a fianco e le prese la mano. Sapeva che era una donna forte ma in quel momento le pareva estremamente fragile.

"Ha chiamato Malachi" iniziò.
"Ti ho detto che avevo già inviato una squadra di ricerca per trovare il corpo di Tony. E vedi, ha funzionato. Lo hanno trovato" aggiunse.

Ziva fissò il padre per qualche secondo, poi strinse la mano di Senior respirando affannosamente. Ora era diventato tutto ancora più vero, avevano trovato il corpo di Tony e questo voleva dire che era la realtà che il suo elicottero era caduto e lui era morto.
Anche per Senior fu un duro colpo, ma cercò di non crollare visto che al momento Ziva era molto vicina ad avere un attacco di panico.

"Oddio" fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di aggrapparsi a Senior e piangere.
"Lo so" fu l'unico commento di Senior.

Anche se era grato che avessero trovato il corpo del figlio non poteva che sentirsi morire dentro nel rendersi conto di cosa stesse succedendo.
Vedendo quella scena, Eli, si affrettò a continuare.

"Aspettate, non è finita. Malachi dice che non è morto" disse.

A quel punto entrambi si voltarono verso Eli fissandolo.

"Non voglio darvi false speranze. La situazione è tragica. Ma non è morto" ripeté.
"Lo voglio vedere" disse Ziva cercando di respirare.
"Lo stanno portando qui, ad accompagnarlo c'è un certo Jerry. Lo conoscete?" rispose Eli.
"È... Era un compagno di camera di Tony. Un suo amico" disse.

Eli annuì.

"Sarà qui entro sera. Te lo stanno riportando, tesoro" disse ancora una volta Eli dandole un bacio sulla fronte.

In tutto ciò Ziva non aveva mai lasciato andare la mano di Senior e lui poté chiaramente notare che stava tremando.
Avrebbe mentito se avesse detto che anche lui non stava facendo lo stesso.









Note dell'autrice:

Chiedo perdono per il ritardo -.-"
L'università e vari impegni mi hanno tenuta impegnata... Però eccomi qui!
Che ne dite? Mi odiate o volete bene? O metà e metà? Ahahah

La sorpresa del capitolo era Eli XD
Devo dire che come comparsa in scena ha anche portato buone notizie, no?

Ora non vi resta che aspettare il prossimo capitolo per sapere come sta Tony... Non esaltatevi troppo comunque LOL ahaha

Grazie a tutti
Meggie. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Ziva aspettò tutto il giorno con ansia che venisse sera. Sapeva che Tony sarebbe arrivato lì e grave o no che fosse la situazione lui era vivo. Questo le rideva quel briciolo di speranza che aveva ormai perso.
Se Tony fosse morto in seguito alle ferite riportate almeno la sua famiglia gli sarebbe stata accanto.

Ziva si vestì, mise addosso qualcosa che non fosse un pigiama e si sistemò i capelli. Non sapeva nemmeno lei perché, immaginava che Tony non sarebbe stato cosciente ma aveva come il bisogno di essere bella per lui, nel limite del possibile.

Ora quello che le rimaneva da fare era dirlo ai figli.
Li aveva traumatizzati due giorni prima dicendogli che il padre era non solo morto ma anche disperso e ora doveva spiegargli che in realtà lo avevano trovato e all'apparenza era vivo.
Un bel modo per confondere due bambini piccoli, tuttavia doveva prepararli a tutto. La sua filosofia era sempre stata quella di dirgli la verità e non nascondergli mai nulla.

Grazie a Dio il padre aveva già avvertito i colleghi che a quel punto erano corsi in ospedale anche se mancavano diverse ore all'arrivo di Tony.
Erano tutti seduti in sala d'attesa. Aspettavano di vedere Ziva e di rivedere Tony, erano amici e sentivano di dover essere presenti.

Nel frattempo Ziva aveva chiamato i figli in camera e aveva chiesto che sia Eli che Senior rimanessero con lei.
Non era proprio in forma e non voleva rischiare di crollare davanti ai figli senza avere un sostegno.
I figli erano ignari di tutto e stavano mostrando alla madre quello che Eli aveva loro regalato. Ziva ascoltava senza capire, pensava alle parole giuste da usare per non spaventarli e allo stesso tempo non illuderli troppo.
Sapeva che specialmente Lily avrebbe avuto speranze troppo alte e non voleva vederla delusa.

"Bambini" disse interrompendo i loro discorsi.
"Vi ricordate quando ho detto che il nonno è venuto qui per aiutarci?" aggiunse.

Lily annuì, mentre Noah si mise in silenzio a fissare la madre.

"Beh lui ha mandato delle squadre di soldati speciali a cercare papà" disse.
"Il nonno ha una squadra di soldati speciali?" chiese Noah sorpreso.
"Si, ne ho più di una. E fanno tutto quello che dico io" si intromise Eli avvicinandosi al nipotino.

Ziva apprezzò che non stesse semplicemente a guardare ma che si rendesse utile.

"Questi soldati speciali hanno trovato papà" aggiunse.
"Davvero?" chiese Lily quasi urlando molto sorpresa.
"Si amore e diversamente da quello che credevamo papà non è morto" disse.
"Il mio papà e ancora vivo? E come sta? Quando arriva? Lo voglio vedere!" esclamò.
"Papà torna a casa? Si!" aggiunse Noah.

Ecco quello che temeva Ziva, che i figli non capissero che comunque la situazione era gravissima.

"Bambini. Quello che dovete capire è che papà non sta per nulla bene, probabilmente quando lo rivedrete dormirà e avrà tanti tagli e lividi. E voi dovrete essere coraggiosi e sapere che non è sicuro che papà si sveglierà" cercò di spiegare Ziva nel modo più delicato possibile.

Tutto l'entusiasmo dei figli svanì in un attimo.

"Quindi papà può ancora morire e io tornerò ad essere un bambino senza papà. E Joe non conoscerà mai papà" affermò Noah.
"Si potrebbe accadere" disse lei.
"Quando arriverà papà? Se deve morire voglio prima salutarlo" rispose Lily.

Ziva non seppe che dirle, capiva benissimo cosa provasse perché anche lei sperava che Tony arrivasse in ospedale ancora vivo.

"Papà arriva questa sera, accompagnato dal suo amico Jerry. Vedrai amore che lo potrai salutare subito" la rassicurò Ziva.
"Potrà vedere Joe almeno una volta?" le chiese Lily.
"Non ne ho idea, vediamo cosa diranno i medici" rispose Ziva.

Lily annuì sconsolata, sapeva già che qualcosa non sarebbe andato bene.

Fino a quel momento Senior non aveva aperto bocca e al momento Ziva lo stava fissando. Non voleva che parlasse, voleva semplicemente assicurarsi che stesse bene.

"Vedrete che papà arriverà presto e vogliamo essere tutti pronti per lui. Perciò cosa ne dite se andiamo a casa a cambiarci e metterci qualcosa di bello?" suggerì Senior.
"Io penso sia un'ottima idea" acconsentì Ziva.

Mentre loro uscivano dall'ospedale per andare a casa, Ziva restava sola con suo padre. Senior aveva bisogno d'aria e aveva anche capito che Ziva doveva parlare da sola con suo padre.

Andarono a casa e Senior fece un bagno ad entrambi i bambini e li cambiò d'abito. Poi si lavò a sua volta e si mise dei vestiti puliti. Decise di preparare anche una borsa per Tony e una per Ziva con vestiti puliti e cose che potevano servirgli.

Quando tornò in salotto dove aveva lasciato i nipoti a vedere la televisione vide che entrambi avevano un loro gioco in mano.

"Avete deciso di portare qualcosa con cui giocare mentre aspettare papà?" gli chiese.

Cercava sempre di parlare in modo tranquillo e rilassato anche se dentro si sentiva morire.

"No, sono regali per papà" disse Noah.
"Così ha sempre qualcosa di nostro" aggiunse Lily.
"Siete molto dolci e sono sicuro che papà apprezzerà tanto" rispose Senior.
"Ora torniamo all'ospedale?" aggiunse.

Ripresero la macchina e tornarono velocemente da dove erano venuti.
Tuttavia Gibbs informò Senior che Ziva era ancora in camera con suo padre e gli propose di aspettare fuori.

Lasciò che Abby e Tim intrattenessero i nipoti e si sedette accanto a Gibbs, aveva bisogno di parlare con un adulto.

"Secondo lei quante possibilità ci sono che mio figlio resti in vita?" chiese Senior.
"Tony è forte, sa che non può morire senza il mio permesso" commentò Gibbs.
"Lei comanda anche sulla morte, Gibbs?" domandò Senior sarcastico.
"Purtroppo no" rispose prendendo un sorso di caffè.

Pensava che se avesse avuto questo potere, sua moglie e sua figlia non sarebbero mai morte. E nemmeno tutte le persone a cui voleva bene, morte troppo presto.

"Volevo dirle grazie, per tutto quello che ha sempre fatto per mio figlio. E grazie per averlo aiutato a riavvicinarsi a me" disse Senior.

Oltre che di Ziva il merito era anche di Gibbs, entrambi lo avevano spinto verso il padre facendogli capire che era giusto dargli l'ennesima possibilità, nonostante le tante delusioni.

Mentre Senior parlava con Gibbs, Abby e Tim giocavano con i bambini.

"Papà arriverà qui già morto, non è vero?" chiese Lily.

Era molto preoccupata, gli eventi di quei giorni l'avevano provata e al momento non riusciva a vedere nulla di positivo nonostante la notizia del padre.

"Cerchiamo di essere positive, il pensiero positivo aiuterà papà" suggerì Abby.
"Il pensiero positivo non aiuterà nessuno. Pensare non aiuta se stai morendo" commentò Lily.
"Il pensiero positivo aiuterà te, almeno" bisbigliò accarezzando i capelli della bambina.

"Zio Tim, tu che sai usare i computer non puoi metterne uno dentro papà per farlo stare meglio?" chiese lei.
"Purtroppo non si può fare, piccola" rispose dispiaciuto.
"Zio Tim, mi prendi in braccio?" domandò andando a sedersi sulle sue gambe.

La strinse forte e le accarezzò la schiena, poteva solo immaginare che bisogno di coccole e parole calmanti avesse Lily.

"Abby, mi aiuti a fare un disegno per papà?" chiese Noah che a differenza della sorellina era molto eccitato e speranzoso.
"Noah rimarrà deluso" bisbigliò Lily all'orecchio di Tim.
"Ho capito cosa voleva dire mamma, di non farsi troppe speranze perché probabilmente le cose andranno male" aggiunse.

Nel frattempo, in camera, Ziva ed Eli erano soli.
Ziva era di nuovo sdraiata sul letto e il padre era accanto a lei. Stavano chiacchierando riportando alla mente vecchi ricordi di quando Ziva era piccola ed erano una famiglia felice. Stavano ridendo ricordando la volta in cui Ari era caduto nel lago cercando di pescare un pesce più grosso di lui.

Avevano parlato per più di un'ora e Ziva si stava pentendo di non aver parlato con suo padre per tutto quel tempo.

"Papà, grazie per quello che stai facendo. Non mi sono comportata bene ma tu sei qui comunque a fare tutto questo per me" disse Ziva.
"Mi dispiace che il motivo per cui sono qui sia così triste. Avrei dovuto cercare di sistemare le cose fin da subito" rispose.
"Sai, se ci avessi provato sono sicuro che Tony mi sarebbe piaciuto. Da come stai soffrendo per la sua perdita sono sicuro che fosse capace di renderti felice. E poi solo una persona che davvero ti ama ti da figli così perfetti" aggiunse.

Ziva sorrise.

"Vorrei solo che lui stesse bene e che tutto tornasse come prima. Voglio riavere mio marito e che i miei figli siano felici. E che Joe cresca con un padre. Abbiamo tutti bisogno di Tony" commentò.
"Farò in modo che abbia le migliori cure, Ziva. Faremo tutto il possibile" la rassicurò.

Ziva rimase un attimo in silenzio.

"Papà, prometti che qualsiasi cosa accada non andrai più via. Anche se io ti caccerò tu resterai. Non lasciarmi sola" lo pregò.
"Non accadrà mai più, bambina mia. Non commetterò più questo errore, mai più" rispose.

Si sedette sul letto come quando era piccola e le accarezzò il volto.
Guardava sua figlia e ammirava quello che era diventata. Una donna sicura e una madre e moglie perfetta e tutto senza il suo aiuto. Era fiero di lei.

La giornata passò lenta per tutti, volevano che Tony arrivasse ed erano impazienti.
Fu verso le dieci e mezza di sera che l'ambulanza che trasportava Tony arrivò al parcheggio dell'ospedale.
Noah dormiva in braccio a Ziva e Lily teneva a stento gli occhi aperti seduta sulle gambe di Senior.
Anche i colleghi e amici che erano in attesa dal pomeriggio avevano iniziato a dare segni di cedimento. Ma nessuno si era mosso da li, volevano tutti troppo bene a Tony per andarsene.

Tuttavia quando un'infermiera andò ad annunciare il suo arrivo tutti quanti, compresi i bambini, ritrovarono improvvisamente le forze. Nessuno era più stanco, volevano solo vedere Tony, vedere con i loro occhi che era vivo.

La prima cosa che i medici fecero fu quella di trasportarli fino alla camera che avevano preparato nel reparto di terapia intensiva, quindi inizialmente tutti quanti riuscirono a vederlo solo di sfuggita.

Ma quello che vide bastò a Ziva, si sentiva già morire nel vedere il marito in quelle condizioni e ancora non aveva avuto modo di osservarlo da vicina.
Si girò e abbracciò il padre che le stava in piedi poco di fianco. Non riuscì a reggere alla vista di Tony tumefatto e coperto di bende.

"Tesoro, torniamo a sdraiarci" le disse portandola verso la stanza.

Erano tutti usciti e andati all'ingresso dell'ospedale per vedere Tony, ma Eli era preoccupato per la figlia e sapeva bene che ancora per un po' non avrebbero potuto fare visita a Tony.
Sapeva anche che nel momento in cui i medici fossero stata pronti la prima che avrebbero cercato sarebbe stata Ziva quindi non esitò un momento a portarla via.

Anche Lily aveva visto passare il padre e come la madre era rimasta traumatizzata. La cosa più grave che si era fatto Tony da quando lei era nata era un occhio nero a causa di un sospettato ubriaco e un taglio mentre afferrava delle carote.
Questa era tutta un'altra cosa e lei non si aspettava di vedere il suo papà in quelle condizioni.

"Nonno" disse stringendo forte Senior che la teneva in braccio e chiudendo gli occhi.
"Lo so, piccola" fu l'unica cosa che riuscì a dire anche lui sconvolto.

Fortunatamente Gibbs, che si era offerto di tenere Noah, era stato abbastanza veloce da evitare al bambino di vedere quella scena.
Sicuramente i medici prima di permettere si figli di vedere il padre lo avrebbero rimesso in sesto per evitare ulteriori traumi.

Tuttavia non solo Ziva e i bambini rimasero toccati alla vista di Tony, anche agli amici si formò un nodo alla gola nel pensare a quanto stesse soffrendo il loro collega.
Tornarono tutti nella sala d'attesa e un'altra lunga nottata iniziò.

Ci vollero un paio di ore prima che qualche medico facesse la sua comparsa a dare informazioni e come previsto la prima a cui so rivolsero fu Ziva.

"Lei è la moglie dell'agente DiNozzo giusto?" chiese un medico entrando nella stanza.
"La prego mi dica che non è morto" fu la risposta di Ziva che stava stringendo la mano del padre.

Il medico la vide più che agitata, si vedeva che aveva appena smesso di piangere o forse stava ancora piangendo.

"Stia tranquilla suo marito è ancora vivo, per il momento" disse.

La frase tranquillizzò Ziva solo in parte, per il momento non era rassicurante ma decise di lasciar parlare quell'uomo per capire cosa stesse accadendo.

"Suo marito ha subito un forte trauma. È caduto con un elicottero ed è già un miracolo che sia vivo. Per quanto riguarda le sue condizioni sono davvero disperate. Ha una gamba ed entrambe le braccia rotte, almeno la metà delle costole sono fratturate e ha subito danni agli organi interni. Gli è stata rimossa la milza e dobbiamo tenere sotto controllo il fegato. Ha avuto anche delle brutte emorragie, sinceramente non so come possa essere sopravvissuto prima che lo trovassero" iniziò.

La mente di Ziva iniziò ad essere confusa, sentire tutto quello che aveva Tony in quel momento e capire quanto fosse praticamente e impossibile che sopravvivesse era devastante.
Vedendo che non diceva nulla il medico continuò, preferendo spiegare tutto e poi passare alle domande.

"Ma al momento la cosa che mi preoccupa di più e il trauma cranico. Suo marito ha subito un forte trauma alla testa nonostante l'elmetto. E temo abbia avuto un'emorragia cerebrale se pur piccola. Questo è il motivo per cui ora è in coma" disse.

"In coma" ripeté Ziva.

Non che si aspettasse di trovarlo sveglio e vispo, ma nemmeno in coma a causa di un'emorragia cerebrale.
Sperava che fosse privo di coscienza per i farmaci che gli somministravano.

"Si, quando lo hanno trovato hanno detto che farfugliava qualcosa ma ha perso conoscenza quasi subito e da quel momento non si è più svegliato. E questo non fa ben sperare" spiegò.
"Cosa cerca di dirmi?" chiese Ziva a conferma di quello che pensava.

Sperava davvero che il medico la smentisse.

"Quello che cerco di dirle, signora David, è che anche se per puro miracolo Tony riuscisse a guarire da tutte le ferite e traumi che ha subito le probabilità che si svegli sono inferiori al venti percento, per essere ottimisti" disse onestamente.
"Venti percento, tanto vale dirmi che posso andare a comprargli una bara e organizzare il funerale" rispose arrabbiata.
"Mi dispiace, stiamo facendo il possibile" disse.

Ziva si limitò a scuotere la testa e ad abbassare il capo, piangendo di nuovo. Era arrivata al limite, stava per impazzire. Desiderava anche lei di morire per smettere di soffrire in quel modo anche se si rendeva conto che aveva dei figli di cui prendersi cura.
Vedendola così il padre l'abbracciò, parlando al suo posto.

"Possiamo vederlo?" chiese.
"Certo, però uno alla volta. È in terapia intensiva non sono permesse visite di gruppo" rispose.
"E come facciamo con i bambini, anche loro vorranno vederlo" disse.
"Potete accompagnarli fino alla porta della stanza e guardarli dal vetro, sarà un'infermiera ad accompagnarli" spiegò.

Eli annuì cercando di pensare come organizzare le visite, vedendo la figlia così in difficoltà voleva essere utile.
Chiese al medico se poteva farsi carico lui di informare gli altri in sala d'attesa mentre lui sarebbe rimasto con la figlia ad aiutarla a rimettersi in sesto.

Poco dopo che il medico aveva finito di spiegare a tutti come stavano le cose fece il suo arrivo Jerry, accompagnato da Malachi.

Loro avevano accompagnato Tony durante il viaggio ma una volta arrivati in aeroporto non erano potuti salire sull'ambulanza.
Avevano dovuto firmare carte e raggiungere l'ospedale con altri mezzi e la cosa aveva richiesto tempo.

Appena arrivato, Jerry notò subito i due figli di Tony che dormivano in braccio a gente che lui non conosceva ma che dedusse essere parte della famiglia o amici di Tony.
Fu Gibbs il primo a presentarsi nonostante avesse Noah in braccio, poi Senior e tutti gli altri.
Parlarono qualche minuto prima che Ziva uscisse dalla stanza e vedesse avanti a se il famoso Jerry.

Senza nemmeno dire una parola lui le si avvicinò e l'abbracciò, come se si conoscessero da anni.
In realtà Jerry aveva sentito così tante storie si Ziva che poteva dire di conoscerla, era lei che sapeva poco su di lui. Ma sapeva che Tony si fidava e che lo considerava un buon amico e questo le bastava.

"Mi dispiace per quello che è successo, sarebbe stato meglio se fossi stato io al posto suo" fu la prima cosa che le disse.

Era già la seconda persona che faceva quell'affermazione e nonostante la voglia di Ziva di riavere Tony fosse forte non riusciva a desiderare la morte di un'altra persona.
Forse la morte di un assassino o un criminale si, ma non quella di un amico o di un famigliare.

"Tony mi ha parlato di te spesso e sono si una che ti avrebbe preso a schiaffi per questa tua affermazione" gli disse sorridendo.
"Ha ragione, signora" rispose.
"Chiamami Ziva. Piacere di conoscerti anche se avrei preferito altre circostanze" disse.
"Piacere mio" rispose.
"Lei... Tu non dovevi essere incinta?" chiese notando che Ziva non aveva più la pancia.
"Avrei dovuto, ma lui ha deciso di nascere prima" rispose.
"È un maschio. Sta bene?" domandò.
"Si chiama Joe, potrebbe stare meglio ma non ci lamentiamo" disse sbrigativa.

Scambiarono due parole veloci prima che Ziva prendesse coraggio per andare da Tony. Non sapeva come avrebbe reagito ma sapeva che voleva vederlo e potergli stare accanto ancora.
Inoltre doveva essere pronta per poter preparare i figli per quando avrebbero visto il padre, doveva fare la mamma e comportarsi come tale. Mettendo cioè i proprio figli davanti a lei.

Si fece coraggio e andò dal medico che l'avrebbe portata dal marito, lui le spiegò la situazione e le disse quello che doveva fare prima di entrare.
Le chiese anche di limitare il più possibile il contatto con Tony per evitare di peggiorare i danni e trasmettergli qualche infezione.

Quando Ziva entrò nella stanza per poco non ebbe un collasso.
Non sembrava nemmeno suo marito, il volto era gonfio e livido e tantissimi tubi e aghi gli uscivano da ogni parte del corpo.

"Amore mio" disse sfiorandogli una mano e subito dopo ricordando cosa aveva detto il medico.

Tuttavia dopo un attimo di esitazione gli prese la mano, era passato troppo tempo dall'ultima volta che lo aveva toccato e non voleva rinunciare al contatto fisico con lui.
Iniziò a piangere nel rendersi conto di come potesse stare lui in quel momento, quasi ringrazio che fosse in coma almeno all'apparenza non soffriva.

"Perché è successo a te?" si chiese.
"Non lo meriti, nemmeno noi lo meritiamo" aggiunse.

Continuò a fissarlo impotente, voleva fare qualcosa per aiutarlo ma sapeva di non aver alcun potere al momento.

"Ti prego non lasciarci, ti prego. Non sono pronta, non posso sopportarlo" lo implorò.
"Ti ricordi? Per sempre. Vuol dire che non puoi lasciarmi ora, perché dobbiamo stare insieme per sempre. È ancora presto per andare" aggiunse.

"Tony ti prego, devi conoscere tuo figlio. Ti prego non arrenderti, persino mio padre ti vuole vivo. Ti prego" continuò a ripetere disperata.

Rimase nella stanza con lui a lungo. Piangendo, pregando e pensando a come fare ad uscire e continuare la sua vita se lui non si fosse mai ripreso.
Non trovò risposta perché la sua vita senza Tony non era più vita.











Note dell'autrice:

Ciaoooooo :)
Come procedono le vacanze? Siete già stati in viaggio? Io ancora no ma andrò presto :)

Parlando del capitolo... Sento odio, tanto... Ma almeno ricordate che non è ancora morto Tony ahaha

Spero vi sia piaciuto e vi dico che non so se settimana prossima aggiornerò perché sarò, per l'appunto, in viaggio XD
Detto ciò, vi saluto.

Grazie a tutti, baci
Meggie.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Una settimana dopo:



Era passata una settimana da quando Tony era tornato in America ed era stato ricoverato in terapia intensiva.
Ziva era stata dimessa e il piccolo Joe era uscito dalla terapia intensiva neonatale e sarebbe potuto tornare a casa in pochi giorni.

Anche se le cose con Tony andavano decisamente male almeno il neonato ora sembrava stare bene.

Purtroppo pochi giorni dopo essere stato ricoverato, Tony aveva avuto una brutta emorragia interna e ora era entrato in un coma ancora più profondo.
Dopo quell'avvenimento Ziva, che aveva sperato che lui si svegliasse grazie alle cure dell'ospedale, si rese conto di ciò che cercava di dirle il medico.
La situazione del marito era pessima e non stava migliorando ma peggiorando, si stava rendendo conto che vederlo aprire gli occhi era più un sogno che una realtà.
Il suo corpo era talmente debilitato che anche le ferite più superficiali faticavano a guarire e nonostante tutti i farmaci che gli stavano dando i suoi valori peggioravano.

Decise così, dopo aver ascoltato anche i consigli dei due nonni, di lasciare ai figli la possibilità di vedere il padre.
Fino a quel momento aveva evitato, il volto tumefatto di Tony, tutti quei tubi e quei macchinari erano uno spettacolo che voleva evitare ai figli, voleva che non dovessero subire anche quel trauma.
Ma capì che impedirgli di vedere il padre ora che la sua vita era appesa ad un filo era egoistico e sbagliato.
Così dopo aver aspettato che il corpo di Tony migliorasse decise di lasciargli fare visita al padre.

Mentre gli faceva indossare camice e copriscarpe e gli faceva lavare le mani, cercava di prepararli a quello che avrebbero visto.

"Non dovete spaventarvi, papà sta male e tutto quello che vedrete serve per aiutarlo. Gli danno anche delle medicine che servono per non fargli sentire male" spiegò.
"E io lo posso abbracciare?" chiese Lily.
"No amore... Papà è sdraiato e ha tanti tubi addosso che non devono essere toccati. Ma potrai tenergli la mano" rispose Ziva.
"Potrò sdraiarmi con lui?" chiese Noah.
"No, potremo solo stare in piedi di fianco a lui" disse.

Dopo molte altre domande e raccomandazioni furono tutti pronti ad entrare. Il medico aveva dato la possibilità a Ziva di entrare con entrambi i bambini, erano troppo piccoli per poter andare da soli così fece uno strappo alla regola e li lasciò entrare assieme.

Non appena dentro la stanza la prima cosa che fece Lily fu stringere la mano alla madre e girarsi abbracciando la sua gamba.
Si spaventò molto e soffrì nel vedere il padre in quelle condizioni. Noah invece continuò a fissarlo, colpito ma confuso allo stesso tempo. Nemmeno lui capiva cosa stesse succedendo, gli sembrava irreale. Il suo papà era sempre stato un uomo pieno di vita e ora sembrava un manichino.

"Mamma perché papà ha così tanti lividi?" chiese Lily ancora girata dal lato opposto.

Ziva si abbassò alla sua altezza per guardarla negli occhi.

"Papà e caduto con un elicottero e si è fatto molto male. Hai presente quando sei caduta dall'albero e ti è venuto un livido sul ginocchio? È uguale ma lui è caduto da molto più in alto" provò a spiegarle.

"E perché dorme? Ha sonno?" chiese Noah.
"Dorme perché il suo corpo è tanto stanco perché sta male... Come quando avete l'influenza" disse lei.
"Volete avvicinarvi?" aggiunse.
"Si" rispose Noah immediatamente.

Lily invece non disse nulla e Ziva comprese il suo disagio. Non volle forzarla, voleva lasciarle il tempo per essere pronta.

"Resta qui ok? Quando ti sentirai pronta ti avvicinerai anche tu" le disse.

Lei annuì lasciando che la madre e il fratellino si avvicinassero.
Ziva prese Noah in braccio per fare in modo che potesse vedere veramente il padre. Lui era troppo basso per arrivare al letto.
Questa volta anche Noah reagì nascondendo la testa nella spalla di Ziva. Gli ci volle un po' per farsi coraggio e tornare a vedere il volto del padre, ma lentamente si rilassò e iniziò a parlare anche con lui come se fosse sveglio.

Senza che nemmeno Ziva se ne accorgesse, Lily si era unita a loro ed era andata diretta a stringere la mano di Tony.

"Lui sente se gli parlo?" chiese con voce tremante.
"I dottori dicono di si e dicono anche che gli fa bene sentire le voci delle persone che gli vogliono bene" rispose.

Lily fissò la mamma prima di iniziare a parlare.

"Papà... Sono io. E Noah, e anche la mamma" disse.
"Quando ti svegli e torni a casa con noi? Lo sai che abbiamo un fratellino anche? Si chiama Joe ed è tanto piccolo. Sono sicura che vorrebbe che tu gli raccontassi le favole come fai con me e Noah" aggiunse.
"E che giocassi a palla con lui" disse Noah.

Passarono almeno un'ora così, con i bambini che parlavano a Tony e Ziva che ogni tanto spiegava cose o partecipava alla conversazione.
Quando uscirono dalla stanza erano tutti stremati, la situazione era stata stressante e, specialmente Lily, era rimasta molto toccata.

Non appena fuori corse in braccio al nonno, piangendo.
Senior la strinse e la coccolò capendo la sua disperazione. Anche lui la prima volta che aveva visto Tony in quelle condizioni era quasi crollato.
Praticamente tutti erano usciti dalla stanza di Tony in lacrime, persino Eli era rimasto sconvolto da quello che aveva visto.

Quella sera, una volta tornati a casa, anche Gibbs si unì a loro. Voleva parlare un momento con Ziva. Da quando i due nonni si erano uniti a lei non aveva avuto molto tempo per parlarle.

"Come state?" le chiese davanti ad una tazza di tè.
"Male. E sto peggio a vedere come i miei figli siano rimasti sconvolti nel vedere il padre così, anche se dovevo aspettarmelo" rispose.
"È normale. Sono rimasto turbato anche io, persino tuo padre. Ma vedrai che questo non gli impedirà di fare visita a Tony ogni giorno" cercò di tranquillizzarla lui.

"E se non si svegliasse più?" domandò dopo un attimo di silenzio.

Sapevano entrambi che erano più le possibilità che lui non si svegliasse che quelle che aprisse gli occhi e tornasse ad essere il Tony di prima.
Tuttavia Gibbs sapeva che pensarci ora non avrebbe aiutato nessuno, anzi avrebbe fatto solo danni.

"Pensiamo piuttosto a cosa succederà quando si sveglierà. Dovrai dargli delle spiegazioni sul fatto che hai fatto nascere vostro figlio un mese in anticipo" cercò di sdrammatizzare lui.

Ziva fece un mezzo sorriso pensando a quella ipotetica conversazione poi però tornò con la testa alla realtà.
Realtà in cui Tony non si era ancora svegliato e in cui la sua vita stava andando a rotoli.

"Sta andando tutto male Gibbs... Anche i medici non hanno più speranze. Lui non si sveglierà e io rimarrò vedeva, con tre bambini e senza l'amore della mia vita" disse.
"Ziva, cerca di essere più positiva. Per i tuoi figli, per te stessa... Per Tony" rispose.
"Pensi che essere positiva farà svegliare Tony? Credi davvero a queste cazzate?" esplose urlando.

Persino Gibbs rimase sorpreso da quella reazione, sul primo momento. Ziva era sempre stata una persona con molto controllo in situazioni del genere ma ora, che ad essere in pericolo di vita non era uno sconosciuto ma il marito, le cose erano cambiate.

"Calma, Ziver. Spaventerai i tuoi figli" le disse.
"Come se non fossero già abbastanza spaventati" ribatté lei.
"Appunto, non vorrai peggiorare la situazione" cercò di farla ragionare.
"Nessuno di voi può capire la mia disperazione, nessuno può rendersi conto di quanto sia difficile per me affrontare tutto questo sorridendo perché ho due bambini che capiscono cosa succede e non posso farli stare peggio. Non capite che non posso più sopportare tutto questo" rispose scoppiando a piangere.

Gibbs non fece in tempo ad avvicinarsi a lei che anche Senior ed Eli fecero la loro comparsa.
Erano in salotto, poco lontani dalla cucina. Avevano messo a letto i nipoti da poco e quel trambusto li aveva fatti scattare verso Ziva.
Erano tutti diventati molto protettivi nei suoi confronti.

"Ziva, che succede?" chiese Senior.
"Tesoro, calmati" aggiunse Eli avvicinandosi a lei.
"Ha bisogno di riposare e di avere il tempo per sfogarsi. Se continua così a breve avrà un esaurimento nervoso ed è l'ultima cosa di cui ha bisogno ora" commentò Gibbs.

A quel punto Senior le prese un bicchiere d'acqua e le porse con quello una delle pastiglie che il medico le aveva dato per aiutarla a dormire.
Ziva la prese senza fare troppo storie, anche lei desiderava una buona notte di sonno sapeva che dormendo avrebbe affrontato la giornata successiva in modo migliore.

Eli l'aiuto ad alzarsi e senza staccarsi da lei nemmeno un istante la portò in camera e la mise a letto.
Rimase con lei finché non prese sonno, voleva assicurarsi che dormisse per davvero.

Così prese una sedia, si sedette accanto a lei e, come quando era piccola, iniziò ad accarezzarle la fronte e bisbigliarle parole in ebraico.
Ci mise poco a prendere sonno, la pastiglia stava facendo effetto e in più Ziva era davvero stanca.

Tutti e tre gli uomini, quella sera prima di dormire, pregarono che Tony potesse svegliarsi al più presto. Non solo perché lo rivolevano ma anche perché non potevano vedere Ziva e i bambini in quello stato.



Due settimane dopo:



Passarono altre due settimane in cui le condizioni di Tony restarono pressoché invariate, finché un giorno non accadde l'inevitabile.
Sia Ziva che i bambini erano appena stati a trovarlo quando tutti i macchinari a cui era collegato avevano iniziato a suonare.
Fortunatamente nessuno di loro era nella stanza a vedere quella scena.
Tony stava avendo le convulsioni, apparentemente quello che i medici temevano si stava realizzando.

Una volta stabilizzato lo portarono subito a fare una tac e ebbero la conferma dei loro timori. Tony aveva avuto un'altra emorragia cerebrale e ora la situazione era degenerata. Il suo cervello aveva appena iniziato a riprendersi dalla prima emorragia e questa aveva fatto il danno finale.
Non gli ci volle molto per capire che la situazione era diventata irrecuperabile. Avrebbe eseguito dei test, ma erano pronti a comunicare a Ziva che sarebbe stato impossibile che il marito aprisse di nuovo gli occhi.

Quando Ziva vide arrivare il medico e l'infermiera con quelle facce cupe e lo sguardo rivolto verso il pavimento capì.
Dorneget, che era passato a fare un saluto, fece appena in tempo ad allontanare i figli prima che la situazione degenerasse.

"No" disse lei.
"Se è quello che penso non voglio nemmeno sentirlo dire. Non lo accetto" aggiunse.
"Signora, si calmi" le disse subito il medico.
"Andiamo a parlare in un luogo più tranquillo" suggerì.
"Non voglio ascoltarvi" rispose agitata.
"Andiamo nella sala qui a fianco e vedrà che andrà tutto bene" disse l'infermiera.
"No, perché voi volete dirmi che mio marito è morto e io non voglio crederci" rispose arrabbiata.

Alla fine dovettero quasi trascinarla via di peso.
Non passò molto prima che i colleghi che erano presenti al momento la sentissero piangere da fuori della sala.

Il medico le spiegò quello che era successo quel giorno a Tony e che la sua situazione era irreversibile. Le spiegò che era considerato in morte cerebrale e che non si sarebbe mai più svegliato. E adesso stava a lei decidere se e quando lasciarlo andare. E questa sarebbe stata la decisione più brutta e difficile della sua vita.
Lasciarlo morire senza dargli alcuna speranza o condannarlo ad una vita da vegetale. In entrambi i casi faceva schifo.

E altra cosa che faceva schifo era spiegare ai suoi figli quello che stava succedendo, si erano appena abituati a vedere Tony così e sperare che si svegliasse e ora lei doveva dargli pessime notizie.
Ma prima si parlare con loro e rovinargli la vita definitivamente doveva prendere una decisione. Doveva decidere come comportarsi pensando a cosa sarebbe stato meglio per il marito e cosa avrebbe voluto lui.

Sotto consiglio di tutti si prese un paio di giorni per pensarci, ora non era lucida e non poteva ragionare.
In più qui non si stava parlando solamente di suo marito ma anche del figlio di Senior. Fino a quel momento lui si era dimostrato forte e composto ma ora anche lui era crollato.
Doveva affrontare la realtà dei fatto, doveva accettare che il figlio era morto e non sarebbe mai più tornato a casa. Non avrebbero più parlato e scherzato. Era morto e nulla poteva più essere cambiato.

Così due giorni dopo alla terribile notizia, Ziva si sedette sul divano con Senior e affrontarono il terribile discorso.
In realtà non gli ci volle molto, entrambi condividevano lo stesso pensiero.

"Sappiamo entrambi come era Tony e cosa avrebbe voluto" iniziò lei.
"Di sicuro non vorrebbe finire la sua vita attaccato a delle macchine" commentò Senior.
"Sono sicura non avrebbe voluto morire così, lasciando tutti noi soli ma è successo e adesso siamo noi che dobbiamo pensare a lui. E credo che la cosa giusta da fare sia lasciarlo andare senza farlo soffrire oltre" disse Ziva.
"Penso che sia già stato abbastanza orrendo così per lui, nel caso sia riuscito a capire cosa stava succedendo" aggiunse.
"Sono d'accordo con te e sono sicuro che Tony sapesse che tu avresti preso la scelta migliore per lui, aveva estrema fiducia in te" le disse lui.
"Questa é la cosa più brutta che io abbia dovuto fare, più brutta anche di uccidere il mio fratellastro" commentò singhiozzando.
"Oh, Ziva... Lo so" rispose Senior abbracciandola e piangendo con lei.

Dopo essersi calmati un po' parlarono con Eli e infine con i figli.
Quella fu la parte più straziante di tutte. Non appena si resero conto di quello che stava succedendo ebbero un crollo.

"Papà muore? Perché?" chiese Noah disperato.

Questa volta anche lui aveva capito benissimo la situazione e la stava prendendo molto male.

"Non puoi lasciarlo morire mamma, tu devi salvarlo. Tu salvi sempre tutti" la implorò Lily.
"Tu non hai idea di come vorrei poterlo fare, amore" rispose lasciando che la bambina le salisse in braccio.

Quella sera sia Lily che Noah si addormentarono nel lettone di Ziva piangendo. Lily finì con il sentirsi male a forza di piangere, non riusciva a calmarsi e Ziva dovette chiamare Ducky per farsi prescrivere un calmante che potesse aiutare la figlia.

Volendo porre fine in fretta a quello strazio Ziva prese la situazione in mano e decise che, pochi giorni dopo, Tony venisse staccato dalle macchine che lo tenevano in vita.

Scelse un pomeriggio di sole, come piaceva a Tony e riunì tutti nella sua stanza. Fece in modo che tutti potessero salutarlo e poi sarebbe rimasta solo lei con Senior nella stanza per dargli un ultimo saluto.

Inutile dire che non c'era persona in quella stanza che non stesse piangendo.
I più disperati erano Lily e Noah che continuavano a stare attorno al padre e toccarlo nella speranza che si svegliasse.
Anche Ziva non riusciva a frenare le lacrime ma sapeva che il momento era arrivato e ora doveva farsi forza.
Uscirono tutti, tranne Lily che all'apparenza si era incollata a Tony.

"Andiamo Lily, dobbiamo uscire ora" disse Ziva piangendo mentre cercava di portare via la figlia che non voleva allontanarsi dal padre.

Ma lei non l'avrebbe lasciata lì, a vedere mentre staccavano il respiratore del padre. A vederlo morire.

"Lasciami!" gridò divincolandosi dalla presa della madre.

Ziva non resse più, già era difficile lasciar morire il marito. Vedere poi la figlia in quelle condizioni non l'aiutava per nulla.
Si lasciò cadere in ginocchio e non fece più nulla per fermare la figlia. Era sfinita e il peggio doveva ancora arrivare.

Lily corse di nuovo sul letto del padre e lo abbracciò forte, da fuori della stanza tutti guardavano senza poter fare niente.
I medici e le infermiere la lasciarono fare, le avrebbero dato un altro momento. A quel punto qualche minuto in più o in meno non avrebbero cambiato nulla.

"Svegliati papà, ti prego!" lo implorò.
"Tu non puoi morire, sei il mio papà. Mi avevi promesso che non ti facevi male" aggiunse piangendo.

La scena era straziante, tanto che un'infermiera uscì dalla stanza piangendo.
Ziva iniziò a ricomporsi e tornò ad avvicinarsi a Lily, nella speranza di mettere fine a quello strazio.

"E io come faccio senza di te? Apri gli occhi, per favore" continuò Lily.
"Andiamo, non vuoi vedere il mio fratellino nuovo? La mamma ha fatto nascere il bambino e tu non c'eri... Ora è un po' cresciuto, è anche più carino di prima. Devi svegliarti così lo vedi" disse.

"Amore, vieni con me" provò di nuovo Ziva.
"Vattene via!" gridò la bambina arrabbiata.

Il medico, vedendo che Ziva non riusciva a gestire la situazione, decise di intervenire.
Prese Lily e la fece scendere dal letto, ma la bambina si aggrappò al materasso. Non mollava.
Lottò per un pochino cercando di rimanere in camera, ma il medico continuava a tirarla via per portarla fuori.

"Non mi toccare!" urlò dandogli un calcio.

Con un balzo saltò di nuovo sul letto e questa volta afferrò Tony per le spalle e iniziò a scuoterlo.

"Svegliati, svegliati, svegliati!" gridò con tutta la voce che aveva in corpo.

E fu in quel momento che successe, in quel momento calò il silenzio e rimasero tutti a guardare.
Tony aveva serrato gli occhi e si era semi seduto sul letto con uno scatto. Ora fissava negli occhi Lily che aveva smesso di urlare pur continuando a singhiozzare.

"Papà" disse con un filo di voce mentre lo abbracciava.

Ziva doveva ancora riprendere a respirare, da quando aveva visto Tony reagire e sedersi sul letto il suo cuore si era fermato. Non aveva nemmeno realizzato completamente cosa fosse accaduto.

Tony ora si muoveva, mentre la figlia continuava a stringerlo senza nessuna intenzione di lasciarlo andare.
I medici gli si avvicinarono, stavano tutti guardando le macchine che suonavano segnalando che le funzioni cerebrali di Tony avevano ripreso il loro normale lavoro.

"Signora, porti fuori sua figlia. Dobbiamo visitare suo marito ora" disse il medico che fino ad un momento prima era pronto a staccare i macchinari che tenevano in vita Tony.

Lei si riscosse dallo shock e annuì, avvicinandosi a Lily.

"Vieni in braccio a me, piccola" le disse sollevandola.

Questa volta Lily si lasciò prendere ed uscì fuori dalla porta con Ziva. Sapeva che il padre era sveglio e che non sarebbe morto.

"Cosa è appena successo lì dentro?" chiese McGee sconvolto dopo aver visto la scena attraverso le vetrate.
"Non è ho idea" rispose Ziva intenta a stringere la figlia a sé.

"Lily ha svegliato papà" commentò Noah semplicemente.

Si voltarono tutti verso Lily che in quel momento abbracciava la madre così stretta che la testa era nascosta nella sua spalla.

"Lo hai svegliato" disse Ziva accarezzandole i capelli.

A quel punto Lily sollevò la testa e guardò la madre.
Lei era sempre stata convinta che il padre fosse ancora vivo, come le principesse addormentate nelle sue fiabe. Doveva solo essere risvegliato.

"Lily, come hai fatto?" aggiunse.
"I miracoli succedono ogni giorno, ima" rispose.
"La mamma di Luke non poteva più avere figli e ora ha un bimbo dentro la pancia. Lei lo ha voluto tanto ed è successo. E io volevo tanto che papà si svegliasse. Devi sempre crederci" aggiunse.

"Amore" bisbigliò Ziva mentre tornava a stringerla forte.

E in quei minuti che sembrarono ore tutti quanti continuavano a fissare sia Lily che Tony, chiedendosi come fosse possibile quello che era appena successo.
Che fosse un miracolo o qualcos'altro a nessuno interessava, a tutti interessava solo che Tony fosse vivo e che potesse restare con loro ancora a lungo.








Note dell'autrice:

Salve a tuttiiiiiiii
Scusate per il ritardo nella pubblicazione... Sono stata in vacanza e poi aspettavo oggi per pubblicare perché... È il compleanno della mia amica Betta e volevo farle una sorpresaaaaaaa :) TANTI AUGURIIIIIIIIII
So che mi odiate per lo più per questo capitolo... Però penso che per il finale possiate volermi un pochino bene no?
LOL ALLA FINE NON L'HO FATTO MORIRE MA TANTO LO IMMAGINAVATE GIÀ TUTTI AHAHA

Perciò cari lettori spero che non sia stato un brutto capitolo e spero che possa essere una bella sorpresa di compleanno per la mia cara amica :)
Detto ciò vi lascio e vi mando un saluto, spero che le vostre vacanze procedano bene.

Baci, Meggie  

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Data la mia lunga (molto, molto, molto lunga assenza) prima di lasciarvi alla lettura del capitolo penso sia il caso di scrivere un breve riassunto dei precedenti capitoli. Non so chi di voi abbia letto la mia storia e non so chi, seppur avendola letta, si ricordi di cosa parla.
Bando alle ciance, ecco il riassunto:
Tony e Ziva sono fluffosamente sposati, hanno due figli, Noah e Lily e vivono la loro vita tra il lavoro e la famiglia.
Tutto procede felicemente finché un giorno Tony riceve una lettera dall'esercito che lo richiama alle armi. *DRAMA*
Lui è riservista ed è costretto a partire lasciando a casa la famiglia, nonostante la riluttanza di tutti.
Tuttavia, anche se tra alti e bassi, la vita matrimoniale da separati di Tony e Ziva procede decentemente. Riescono sempre a sentirsi per telefono e Tony torna anche a casa per le vacanze di Natale sorprendendo tutti awwwww *-*
A causa di un incontro romantico molto ravvicinato, Ziva rimane anche di nuovo incinta... Altro tiva baby in arrivo *lancia confetti*
Le cose sembrano andare per il meglio, Tony scopre pure che proprio un mese prima della nascita del suo terzo figlio potrà tornare a casa, questa volta per sempre. AYE. 
 
Ma quando le cose sembrano andare per il meglio, ecco che giunge DRAMA 2.0. 
Tony parte per una missione e il suo elicottero precipita e viene dato per morto. Ziva e tutti gli altri vengono subito avvertiti di quello che è successo e per lo stress Ziva entra in travaglio dando alla luce il loro terzo figlio chiamato Joe Anthony (momento di raccoglimento).
Nonostante gli screzi, Eli raggiunge la figlia e le dice che ha mandato una squadra, compresa di Malachi, per cercare il corpo di Tony.
Ed ecco che avviene il primo miracolo: trovano Tony in gravissime condizioni ma è vivo! 
Ovviamente però, siccome la storia la scrivevo io, non poteva andare tutto così liscio. Una volta che Tony viene portato in ospedale le sue condizioni precipitano e i medici dicono che non ci sono più speranze che si svegli dal coma. 
Così viene presa la decisione di staccare le macchine che lo tengono in vita e lasciarlo andare.
Ma a nessuno va a genio questa idea, specialmente a Lily che decisa a non mollare riesce inaspettatamente a far aprire gli occhi al padre...
 
 
 
"Lily, come hai fatto?" aggiunse.
"I miracoli succedono ogni giorno, ima" rispose.
"La mamma di Luke non poteva più avere figli e ora ha un bimbo dentro la pancia. Lei lo ha voluto tanto ed è successo. E io volevo tanto che papà si svegliasse. Devi sempre crederci" aggiunse.

"Amore" bisbigliò Ziva mentre tornava a stringerla forte.

E in quei minuti che sembrarono ore tutti quanti continuavano a fissare sia Lily che Tony, chiedendosi come fosse possibile quello che era appena successo.
Che fosse un miracolo o qualcos'altro a nessuno interessava, a tutti interessava solo che Tony fosse vivo e che potesse restare con loro ancora a lungo.

 
Passarono una decina di minuti in cui Ziva, i suoi figli e tutti gli altri rimasero in silenzio a guardare i medici che, ancora increduli per quello che era accaduta, giravano attorno a Tony prelevandogli sangue e analizzando i dati che tutti i macchinari a cui era attaccato riportavano. 
Non riuscivano a vedere il volto di Tony, c’era troppa gente dentro la stanza. Ma potevano vederlo muovere le braccia e le gambe. 
 
Ziva pensò tra sé e sé che già questo fosse un miracolo. Era precipitato con un elicottero da chissà quale altezza e aveva avuto un’emorragia cerebrale, sembrava impossibile che ora si muovesse. 
 
Noah, che in quel momento era in braccio a Gibbs fu il primo a parlare, interrompendo il silenzio. 
 
“Lily, sai fare le magie? Perché non me lo hai mai detto” disse ingenuamente.
 
La bambina avrebbe voluto rispondergli, ma non riuscì a mettere insieme due parole e formulare una frase di senso compiuto. 
Dentro di sé aveva tanti sentimenti contrastanti. Era felice di aver contribuito a svegliare il padre, era incredula e credeva di stare sognando e allo stesso tempo era terrorizzata da tutta quella situazione. Le provocava così tanta ansia che non riusciva a ragionare; l’unica cosa che riuscì a fare fu stringere ancora di più sua madre che in quel momento le stava accarezzando la schiena cercando di calmarla. 
 
“Lily non sa fare magie, ma oggi ha salvato papà. Non so come ma lo ha fatto” disse Ziva ancora sotto shock. 
 
Ritornarono tutti in silenzio, a fissare il letto di Tony in attesa di un responso dei medici.
Non ci volle molto prima che il medico, che fino a poco meno di mezz’ora prima era pronto a staccare le macchine che tenevano in vita Tony, uscisse dalla stanza, anche lui con un’espressione molto confusa sul volto. 
Istintivamente si voltarono tutti verso di lui e lo accerchiarono, mettendolo ancora più a disagio di quanto già non fosse. Volevano tutti sapere cosa fosse appena successo, volevano risposte.
 
“Se volete che vi spieghi perché è successo quello che avete appena visto, sappiate che nemmeno io per il momento ho una risposta. Sono sconvolto e sorpreso quanto voi” iniziò togliendosi i guanti che aveva ancora addosso.
“Posso però dirvi che al momento le funzioni cerebrali dell’agente Dinozzo sono pressoché normali. E nonostante la devastante situazione del suo cervello e del suo corpo fino a pochi minuti fa, anche le sue funzioni motorie sono rimaste inalterate. Il che dal punto di vista medico è impossibile” aggiunse.
 
Ziva tremava, per l’ansia, per lo stress. Per l’adrenalina che andava e veniva. Temeva che tutto il discorso che il medico stava facendo conducesse ad un finale con altre brutte notizie.
Brutte notizie, ormai era abituata solo a quelle. Non riusciva a pensare positivo, nemmeno ora che Tony era più vivo che morto, al contrario di pochi minuti prima in cui era decisamente più morto che vivo. 
Si compiacque con sé stessa per non essere ancora crollata a terra e per essere riuscita a tenere in braccio la figlia per tutto quel tempo. 
 
“E ora che facciamo?” chiese Senior quasi leggendo nella mente Ziva e anticipando la domanda.
“Ora eseguiamo qualche test, facciamo una risonanza magnetica e se tutto resta inalterato lo stacchiamo dal respiratore per vedere se riesce a respirare da solo” rispose.
 
A quelle parole Lily si irrigidì. 
Quando la madre aveva cercato di spiegarle che avrebbero dovuto lasciare morire il suo papà, le aveva detto che avrebbero staccato la macchina che lo aiutava a respirare. E ora lei, piccola e non certo esperta di medicina, aveva frainteso credendo che fossero ancora tutti decisi a lasciare morire Tony.
 
“No!” urlò alzando la testa e fissando il medico.
“Che c’è tesoro?” le chiese Ziva mettendole una mano sul volto e obbligandola a guardarla negli occhi.
“Perché volete uccidere di nuovo papà? Ora è sveglio, ora non potete farlo! Lasciate stare il mio papà!” implorò disperata. 
 
Ziva stava per iniziare a spiegare che non volevano uccidere Tony, ma che le cose avevano preso una piega così diversa e migliore che con grande probabilità Tony ora poteva respirare da solo. 
Ma Eli andò in aiuto della figlia, vedendola devastata e sul punto di crollare.
 
“Lily, nessuno vuole fare male al tuo papà. Al contrario, il dottore ci sta dicendo che lui sta meglio e che la macchina che lo aiutava a respirare forse non gli serve più” disse con parole semplici. 
 
La bambina lo guardò, confusa ma più calma. 
“Scusa” disse semplicemente, rivolgendosi al medico mentre tornava ad appoggiare la testa sulla spalla della madre. 
 
A quel punto il medico, sentendosi osservato spiegò che dovevano portare Tony a fare la risonanza magnetica. Disse che la cosa avrebbe richiesto tempo e che se voleva Ziva avrebbe potuto seguirlo. 
Lei annuì, insicura se le gambe le avrebbero retto nel tentativo di camminare. Ma voleva essere con suo marito ad ogni costo, era disposta a seguirlo anche su una sedia a rotelle. 
 
Eli si affrettò a prendere Lily dalle braccia della madre, con non poche difficoltà.
 
“Dai piccolina, vai con il nonno. La mamma deve stare con papà e assicurarsi che tutto vada bene. Poi torno da te, te lo prometto” le disse cercando di passarla a suo padre.
"Mamma, non lasciare morire papà di nuovo" disse mentre Eli la sistemava tra le sue braccia.
 
A Ziva si spezzò il cuore nel sentire quelle parole e si sentì anche molto in colpa. Aveva deciso lei di staccare le macchine e ora pensava che se non fosse stato per la figlia, Tony a quell'ora sarebbe già stata morto quando invece non era destino che accadesse.
 
Salutarono Ziva e si diressero tutti nella sala d'attesa. 
Abby, che fino a quel momento non aveva detto una parola, le si avvicinò e, prima di raggiungere gli altri, l'abbracciò.
 
"Andrà bene. Da adesso in poi andrà tutto bene" le disse.
 
Voleva calmarla. Conosceva Ziva e sapeva esattamente come stava in quel momento. Da brava agente del Mossad aveva sollevato una facciata di apparente quiete e freddezza, ma sapeva che era fragile almeno quanto sua figlia. 
 
Aveva così tanta paura. Temeva che Tony peggiorasse di nuovo, che morisse e che questa volta nemmeno Lily sarebbe stata in grado di svegliarlo.
Strinse forte Abby, voleva dirle grazie ma se avesse aperto bocca sarebbe scoppiata a piangere. E non voleva farlo.
 
Quando anche Abby ebbe raggiunto gli altri, Ziva fece un profondo respiro chiudendo gli occhi per un attimo.
Non si era accorta che Senior era rimasto con lei. Era vicino alla porta della stanza di Tony, aveva deciso che sarebbe rimasto con Ziva per starle vicino in questo momento sempre più difficile. E in più quello era anche suo figlio e voleva essere con lui, ora più che mai. 
 
Proprio quando Senior stava per avvicinarsi a Ziva i medici uscirono spingendo il letto di Tony verso l'ascensore.
Sentendo rumore Ziva riaprì gli occhi e istintivamente guardò verso il letto di suo marito. È incrociò il suo sguardo.
Vide i suoi magnifici occhi chiari, gli occhi di cui si era innamorata fin dal primo giorno. Lo fissò intensamente, quanto gli era mancato poter guardare suo marito negli occhi. In più sapeva che ora bene o male Tony era sveglio e a sentire i medici con grande probabilità era capace di intendere e volere. Sperò davvero che fosse così e che Tony l'avesse riconosciuta. Quanto avrebbe voluto correre e abbracciarlo e non staccarsi più, ma sapeva che ora era necessario che i medici lo visitassero e capissero in che condizioni era.
Cercò di trasmettergli amore e coraggio mentre lo guardava, sperando che dai suoi occhi non trasparisse il terrore e l'ansia che invece provava.
 
Pochi istanti dopo Senior fu di fianco a Ziva, giusto il tempo di lasciar passare il letto su cui era sdraiato il figlio.
 
"Vieni, Ziva. Seguiamoli" le disse facendola tornare alla realtà.
 
In quel momento era ancora in un mondo suo, ma la voce di Senior la fece ripiombare nella situazione in cui si trovava.
Non appena si rese conto che non era sola si rilassò, almeno un pochino. Avrebbero affrontato la cosa insieme ed era ciò di cui aveva bisogno.
 
Tuttavia le bastarono tre passi per rendersi conto che non sarebbe andata lontana. Lo sapeva che non avrebbe retto.
Da quando quel giorno aveva messo piede in ospedale aveva iniziato a non sentirsi bene. Prima la consapevolezza di lasciar morire suo marito, vedere i figli disperati e sentire le grida strazianti di Lily e ora lo stress di aspettare e capire se le notizie erano buone o cattive, aveva raggiunto il limite sopportabile.
 
"Senior" disse smettendo di camminare e appoggiandosi al suo braccio.
"Dimmi" inizio lui voltandosi.
 
Ma poi la vide, pallida e con la fronte imperlata di sudore.
Si era messa una mano davanti agli occhi, il mondo girava intorno a lei ad una velocità troppo elevata per poterli tenere aperti. Le gambe erano sempre più deboli, faticava a reggersi in piedi.
 
"Ziva, che succede?" le chiese.
 
Le farfugliò qualcosa, sempre più debole.
 
"Ti senti male?" domandò sempre più consapevole del fatto che Ziva fosse sul punto di svenire.
"Io..." provò a dire lei senza però terminare la frase.
"Ti devi sedere" affermò Senior che senza esitare l'aveva già avvolta con il braccio per dirigerla velocemente verso una delle sedie poco distanti.
 
Arrivarono alle seggiole appena in tempo, qualche secondo in più e Ziva sarebbe crollata a terra, sopraffatta. 
Senior lasciò che si appoggiasse a lui. Appoggiò la testa sul suo petto mentre lui la stringeva a se ricordandole di respirare in modo tranquillo e regolare.
Le ci vollero almeno una decina di minuti per riprendersi e riuscire a parlare, minuti durante i quali Senior non mancò di calmarla e rassicurarla.
Riaprì gli occhi quando fu sicura che la testa non le girasse più, odiava quella sensazione. Le dava la nausea e le impediva di concentrarsi e parlare.
 
"Va meglio?" le chiese Senior vedendola più presente.
"Si... No. Dipende a cosa ti riferisci" rispose.
"Mi riferisco al fatto che sei praticamente collassata mentre camminavamo" le disse cercando di guardarla in faccia per capire se stava davvero meglio o era solo la tipica Ziva, che dice che sta bene in ogni caso.
"Allora si, va leggermente meglio" disse staccandosi da Senior per la prima volta in dieci minuti.
"Scusami" si affrettò ad aggiungere.
"Per cosa dovrei scusarti?" chiese lui confuso. Nom capiva proprio il motivo di queste scuse.
"Ci siamo persi Tony e i medici solo perché non so reggere la tensione. Scusa" disse scocciata.
 
Senior le prese la mano.
 
"Per prima cosa, la tensione la reggi più di tutti noi messi insieme. Hai affrontato l'inferno in questo ultimo periodo, concediti di cedere una volta ogni tanto" iniziò.
"Inoltre hai partorito da poco, ti devi occupare di tre figli di cui due capiscono cosa sta accadendo e soffrono e ti devi far carico anche del loro dolore e stress. Credimi non hai nulla di cui scusarti" aggiunse.
"E dimmi, da quanto non mangi Ziva?" concluse conoscendo già la risposta.
 
Rimase zitta per un po' prima di rispondere.
 
"Non te lo dico, altrimenti ti arrabbi" disse con un mezzo sorriso.
 
Senior sospirò, poi le fece una carezza sui capelli. Non se la sentiva proprio di rimproverarla e in fondo la capiva anche.
 
Così invece di farle una ramanzina in quel momento alquanto inutile, le lasciò la mano e si alzò.
 
"Ora io ti vado a prendere un tè e un pacchetto di biscotti. Tu mi aspetti qui senza muoverti di un millimetro. Non ci tengo a trovarti svenuta a terra, da sola" le disse.
"Non importa, sto bene ora. Andiamo da Tony" ribatté.
 
Sapeva che Ziva avrebbe risposto così, ma era deciso a non mollare. Gli bastava Tony in un letto di ospedale, non voleva vedere anche Ziva ricoverata per aver sbattuto la testa a seguito di un mancamento.
 
"Ziva. Vuoi andare da Tony? Stargli accanto e aiutarlo? Bene, ma non puoi farlo in queste condizioni. Perché se ora ci alziamo e camminiamo tu tra due passi sei punto e a capo. Ora stai qui buona, mangi qualcosa e poi andremo da lui" disse convinto.
 
Ziva annuì, in fondo Senior aveva ragione. Lo aspettò seduta, tenendo gli occhi chiusi e pregando dentro di se che le cose potessero andare bene.
 
Un tè zuccherato, tre biscotti e quindici minuti dopo Senior e Ziva erano davanti alla sala d'attesa della stanza della risonanza magnetica.
Ziva fissava la porta della stanza impaziente che il medico uscisse e le dicesse qualcosa. Impaziente di sapere se avrebbe mai potuto parlare di nuovo con suo marito o se avrebbe dovuto volare basso con le speranze.
 
"Quando Tony saprà con che coraggio hai affrontato tutto questo, sarà ancora più fiero di essere tuo marito" le disse Senior.
"Non ne sarei così sicura, ho preso io la decisione di lasciarlo morire. Mi odierà" rispose.
"Non lo farà. Se tu hai preso questa decisione lo hai fatto per il suo bene, perché sapevi che era quello che avrebbe voluto lui. Sono certo che ne abbiate parlato in passato. In più, la decisione è stata anche mia" la rassicurò.
 
Rimase in silenzio a riflettere sulle parole di Senior. Di nuovo aveva ragione; si arrabbiò con se stessa per non essere in grado di ragionare lucidamente.
 
"Quando Tony saprà quanto suo padre è stato presente e di aiuto in questo periodo, sarà ancora più orgoglioso di essere tuo figlio" rispose lei appoggiando la testa sulla spalla di Senior.
 
Rimasero così, in silenzio e in attesa di avere notizie di Tony.
 
 
Nel frattempo, nell'altra sala d'attesa tutti aspettavano di vedere comparire Ziva e Senior con qualche buona notizia, magari.
 
La posizione più difficile era quella di Eli, in quel momento. 
Aveva in braccio la nipote, che nonostante le rassicurazioni della madre si agitava sempre di più ogni minuto che passava.
Noah, al contrario si era addormentato in braccio a Gibbs, fortunatamente.
 
"Lily, ora devi smettere di piangere, fare un bel respiro e rilassarti" disse Eli alla bambina.
"Perché non provi a chiudere gli occhi e a riposare, come fa tuo fratello" aggiunse.
"Perché non so se il mio papà è vivo o morto!" gridò sempre più arrabbiata.
 
Continuava a piangere e gridare, implorava di essere riportata da Ziva e di vedere Tony. Tutte cose non possibili al momento.
Presa da un momento di agitazione, cercò di divincolarsi dalle braccia del nonno per provare a correre via. 
Ma lui la fermò appena in tempo. 
 
Ormai avevano provato tutti a tranquillizzarla, Abby, Ducky, persino Jerry che si era unito al gruppo una volta ricevuto la notizia che forse c'era ancora qualche speranza per Tony.
Erano arrivati al punto di pensare di chiamare un medico e farle dare un calmante. A parte la confusione che stava creando, avevano paura che si sentisse male se continuava a piangere. 
Ma per fortuna Mcgee ebbe un'idea.
 
"Lily, perché io e te non andiamo a trovare il tuo fratellino mentre aspettiamo che torni la mamma?" le propose sperando che lo stesse a sentire.
 
È fortunatamente funzionò, Lily smise lentamente di piangere e dimenarsi e lo guardò annuendo.
Forse spostare la sua attenzione su qualcosa che le piaceva aveva funzionato.
 
"Vieni in braccio a me allora? Così andiamo da Joe" le suggerì prendendola in braccio.
"Andiamo dal mio fratellino. Anche lui avrà voglia di compagnia, no?" commentò mentre si avviano verso gli ascensori.
Quando arrivarono alla stanza in cui Joe era sistemato con tutti gli altri neonati il sorriso ricomparve sul volto di Lily. Ora che non era più nell'incubatrice da qualche giorno lo potevano prendere in braccio, così Mcgee fece sedere Lily su una seggiola e glielo mise tra le braccia.
La prima cosa che la bambina fece fu dare un bacio in fronte al fratellino.
 
"Come è morbido" disse guardando Mcgee.
"E profumato" aggiunse.
"È molto bello" rispose lui osservando più Lily che il bambino.
 
Era sorpreso da come Lily fosse serena adesso che aveva il fratellino in braccio. Si ricordava di come era stata felice quando era nato Noah, ma non pensava che fosse così presa da un neonato. 
 
"Zio Tim, possiamo portarlo a casa?" domandò.
"Ancora no, ma vedrai che i medici lo lasceranno tornare a casa presto" la rassicurò.
"Zio Tim, puoi aiutare tu la mamma a montare la culla? Joe doveva nascere tra un po' e a casa ancora non c'è nulla di pronto... Ci aiuti tu?" chiese preoccupata.
"Ma certo tesoro, sono sicuro che vi aiuteremo tutti" le rispose.
 
Lily sorrise, soddisfatta.
 
"Vuoi prenderlo in braccio anche tu? Se gli accarezzi il pancino è tutto felice" gli disse.
 
Rimasero lì a lungo, Lily era calma e Mcgee sapeva che Ziva non sarebbe tornata tanto presto. Quindi ne approfittò per tenere tranquilla la bambina e coccolare il piccolo Joe, che da quando era venuto al mondo era stato solo in mezzo a delle tragedie.
 
Ci volle più di un'ora prima che il medico uscisse dalla stanza per la risonanza magnetica. Ora in cui Senior e Ziva non si mossero di un centimetro.
Scattarono in piedi insieme non appena videro il medico e subito dopo Ziva si accorse che forse era meglio se si risiedeva, non stava ancora troppo bene. 
Ora il cuore le batteva all'impazzata, voleva che il medico parlasse. Quella suspence la uccideva.
 
Anche Senior e il medico si sedettero, pronti ad iniziare una conversazione che speravano fosse positiva.
 
"La prego mi dica che c'è qualche speranza" lo implorò Ziva.
 
Senior le strinse la mano, era agitato quanto lei in quel momento.
 
"Quello che posso dirvi è che le condizioni del cervello di suo marito sono decisamente migliorate. Siamo sicuri che sarà già in grado di respirare da solo, ma siamo altrettanto sicuri del fatto che almeno all'inizio avrà problemi a parlare ed esprimersi. Dovete dare tempo al suo cervello di guarire completamente, quindi se quando lo vedrete non riuscirà a comunicare non disperate. Abbiate pazienza" rispose il medico.
 
"Ma si ricorderà di noi? Non è che ha dimenticato tutto? E se avesse dimenticato come si fa a parlare e scrivere?" iniziò Ziva molto preoccupata.
"Non so dirle se avrà problemi di memoria o no, quello che posso dirle è che visto come stanno andando le cose ora sono fiducioso che tornerà a parlare come prima. Ma come avrete capito da soli il cervello umano è spesso imprevedibile, quindi non ci resta che aspettare e vedere" disse il medico molto onestamente.
 
"Quando lo porterete in camera e lascerete che respiri da solo?" chiese Senior che aveva voglia di rivedere suo figlio.
"Penso che in una mezz'ora sarà di nuovo in stanza, giusto il tempo di sistemarlo e riportarlo" rispose il medico.
"Anzi se volete andare ad aspettarlo lì, vi raggiungiamo tra poco" aggiunse. 
 
Un po' più sereni e con grande calma i due raggiunsero la stanza di Tony, impazienti di vederlo e capire a che punto del recupero fosse.
 
"Ci riconoscerà vero?" domandò Ziva a Senior.
"Io penso che ti abbia già riconosciuta, giudicando il modo in cui ti ha guardata" la rassicurò.
"Questa storia è un incubo. Voglio tornare a casa con mio marito e mio figlio al più presto" ammise.
 
Tony arrivò più velocemente del previsto. Era sempre sveglio, con gli occhi aperti e si guardava attorno.
Ziva pensò che fosse un buon segno, almeno sembrava che capisse dove si trovava e cosa stesse succedendo.
 
Tony continuò a guardarsi attorno finché non vide il padre e Ziva. Poi bloccò lo sguardo su di loro.
In meno di un secondo furono entrambi al suo fianco. Ziva gli strinse la mano continuando a guardarlo negli occhi.
 
"Andrà tutto bene, figliolo" gli disse Senior dandogli un bacio sulla fronte.
"Noi siamo qui per te" aggiunse Ziva cercando di sorridere.
 
Speravano davvero avesse compreso le loro parole.
 
"Se siete pronti procederei" disse il medico in procinto di staccare la macchina che aiutava Tony a respirare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






Note dell'autrice:
 
TORNAI CON IMMENSO E IMPERDONABILE RITARDO.
Potrete mai perdonarmi? 
L'ultimo aggiornamento di questa storia risale al 17/08/2015 O.o 
Ora non pensate che me ne sia scordata ma ho avuto un blocco di idee e poi avevo esami, esami e ancora esami. Poi mi sono laureata e ora studio di nuovo. 
Ma... Ho sempre pensato a questa storia e quanto mi irritasse non averla finita. Io odio non finire le cose e quindi ci ho messo più di un mese ma ho partorito questo capitolo.
Immagino vi foste ormai scordati di questa storia e non vi biasimo u.u Ma ho intenzione di finirla, dopo questo restano quattro capitoli di cui uno è per 3/4 finito quindi la completerò così sarò più serena.
CHIEDO PERDONO. -.-" 
 
Spero che chi seguiva la storia sia ancora qui per vederne la fine. Tra l'altro sono pessima pessima pessima perché vi avevo lasciato sul più bello, quando Tony si svegliava.
Non si può, avete il diritto di insultarmi. Fate pure.
 
Detto ciò mi scuso di nuovo e ringrazio che ancora si ricordava della storia e leggerà questi ultimi capitoli.
Non vi abbandono più prima di arrivare alla fine della storia, prometto. Parola di scout.
 
Baci, Meggie.
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

Il momento in cui il medico staccò il respiratore sembrò durare un'eternità.
Trattennero tutti il fiato aspettando di vedere se Tony avrebbe respirato da solo oppure no. E respirarono tutti insieme a lui quando diede due colpi di tosse e ricominciò a respirare normalmente, come aveva sempre fatto.

"Oh Tony" sussurrò Ziva dandogli un bacio sulla mano.
"Amore mio" aggiunse.

"Figliolo, ci hai fatto spaventare a morte" aggiunse Senior.

Sia lui che Ziva, a differenza del medico che era ben consapevole di cosa volesse dire svegliarsi dal coma, si aspettavano che Tony dicesse qualcosa.
Certo non volevano un discorso sulla pace nel mondo, ma almeno qualche semplice parola. Volevano risentire la sua voce e capire che era ancora in grado di comunicare.

Invece Tony continuò a giacere immobile. Guardava Ziva, guardava suo padre. Si muoveva nel letto ma non accennava a comunicare.

"È normale" disse il medico anticipando la domanda che sicuramente uno dei due avrebbe fatto.
"Come vi ho detto ci vorrà tempo e forse della riabilitazione. Ma già il fatto che sia in grado di muovere gambe e braccia indica che il suo cervello funziona. Dategli tempo" aggiunse.

Questa volta Ziva non reagì disperandosi, voleva credere al medico. E voleva credere anche a quello che le aveva detto Lily. Che i miracoli, le cose belle succedono. Devi sempre crederci.

"Se volete aiutarlo parlategli, come se vi potesse rispondere. Raccontategli delle cose, magari dei ricordi che avete vissuto insieme. Lui può sentirvi e sicuramente anche capire. È come se fosse nel dormiveglia, aiutatelo a svegliarsi del tutto" suggerì il medico prima di uscire e lasciarli soli.

Tuttavia, inspiegabilmente, in quel momento sia Ziva che Senior non sapevano che dire. O di cosa parlare. 
Senior pensò che forse Ziva sarebbe riuscita a parlargli se lui l'avesse lasciata sola, così si offrì di andare ad avvertire gli altri che ancora aspettavano fuori.

"No. Devo farlo io, ho promesso a Lily che sarei andata io a dirle qualcosa e non voglio che non mi vede arrivare. Era così spaventata prima" rispose.
"Ma prima di andare restiamo un attimo qui, solo noi tre. Per favore" aggiunse.
"Certo" disse Senior.

Ci fu di nuovo un momento di silenzio, poi Ziva prese l'iniziativa.

"Hey, lo sai che ci hai fatto così paura che persino mio padre è venuto qui?" gli disse cercando di apparire il più serena possibile.
"Ti svelo un segreto... Mio padre è qui ed è merito suo se ti hanno trovato. Deve volerti bene in fondo, lo ha fatto senza che io glielo chiedessi" aggiunse.
"E pensa, c'è anche Malachi. Lo avresti mai detto?" commentò Senior ricordandosi che Tony gli aveva raccontato che lui e Malachi non erano proprio amici.

Passarono il tempo così finché un'infermiera non li raggiunse per dirgli che l'orario delle visite era finito. Erano pur sempre in terapia intensiva e c'erano delle regole da rispettare.

Ziva diede un leggero bacio sulle labbra a Tony, spaventata di fargli male. 
Aveva paura ad andare via, temeva che durante la notte sarebbe successo qualcosa di tragico che glielo avrebbe portato via.
Così dopo che anche Senior lo ebbe salutato la prese per mano e la guidò fuori dalla stanza.
Si fermarono nell'atrio prima di raggiungere gli altri, Senior voleva assicurarsi che Ziva fosse pronta ad affrontare le mille domande che avrebbe ricevuto.

"Sei sicura che non vuoi prenderti due minuti prima di andare di là?" le chiese.
"Si, va tutto bene. E poi Lily mi aspetta, devo andare da lei" disse. 

In quel momento, dopo essere stata costretta a lasciare Tony solo, l'idea di abbracciare e coccolare i figli la faceva rilassare.

"Non è che poi svieni a metà strada, vero?" si assicurò lui.

Ziva sorrise.

"No, ora mi sento meglio. Prometto che resto in piedi" rispose.
"Senior, prima che andiamo dagli altri devo dirti una cosa. Grazie, so che Tony è tuo figlio e che quindi lo faresti comunque. E so anche che non dovrei dire quello che sto per dire, perché nell'altra stanza ci sono tante persone che in quest'ultimo periodo si sono fatte in quattro per me e i miei figli. Ma grazie, per essere stato al mio fianco tutto il tempo. Gli altri potrebbero anche non esserci, ma l'importante é che tu sia con me" aggiunse.

Lui l'abbracciò, capendo cosa voleva dire. Perché era lo stesso per lui. Non era mancanza di rispetto verso gli altri, era solo una questione di necessità data la situazione.

"Se papà mi sentisse sarebbe estremamente geloso" commentò da sola ridacchiando.
"Ma noi non glielo diciamo, Ziva. E ricordati, io per te ci sarò fino all'ultimo giorno che resterò su questa terra" le disse.

Gli fece un sorriso e poi insieme si diressero nella sala d'attesa, che in quel momento era piuttosto caotica.

Ma tutto il rumore e il parlare cessò nel momento in cui li videro.
Si voltarono a guardarli, cercando di capire se nei loro volti si nascondeva felicità o tristezza.

"Mamma!" gridò Lily correndole incontro e abbracciandola.
"Come sta papà?" domandò.

Lei la prese in braccio, prima di parlare rivolgendosi a tutti.

"Tony respira da solo. Il medico ha detto che il suo cervello sta lentamente guarendo e che presto dovrebbe tornare anche a parlare" disse in breve.
"Il mio papino è guarito?" chiese Noah avvicinandosi.

Ziva mise giù Lily per prendere il braccio il figlio più piccolo.

"Non del tutto ancora, ma sta meglio" gli rispose.

"I medici dicono che ci vorrà un po' di tempo prima che ricominci a parlare, che è ancora stordito e che per aiutarlo a migliorare dobbiamo parlare con lui anche se non può risponderci" aggiunse rivolta a tutti.
"E noi lo faremo, Ziva" disse Gibbs. 

"Possiamo vedere papà ora?" domandò Lily speranzosa.
"Ora non si può, tesoro. L'orario di visita è finito. Ma potremo tornare a trovarlo domani, quando si sarà riposato" le spiegò la madre.
"Ma io e Noah... Noi... Volevamo salutarlo anche noi" rispose delusa.
"Lo so Lily, ma sono le regole. Ora torniamo a casa, ci riposiamo e domani torniamo qui e potrete vedere papà" ripeté Senior.
"Ok" rispose sconsolata la bambina.

Tornarono a casa dopo che Ziva era stata dal piccolo Joe. Sarebbe dovuta rimanere con lui quella notte, ma era stata una giornata pesante e gli altri due figli avevano bisogno di lei. Così Abby e Mcgee si offrirono di rimanere al suo posto. In quel modo ci sarebbe stato comunque qualcuno in ospedale, anche nel caso in cui Tony avesse avuto bisogno.

Quella sera sia Lily che Noah crollarono addormentati subito dopo aver finito la cena, erano distrutti da tutti quegli avvenimenti. 
A parte Mcgee ed Abby erano tutti a casa di Ziva, volevano tenerle compagnia e assicurarsi che stesse bene prima di lasciarla sola con i figli. 

Fecero due parole tutù insieme prima di rendersi conto che Ziva aveva voglia di stare da sola. Voleva farsi una doccia, bere un tè caldo e andare a dormire. Era veramente stanca e non aveva voglia di sentire tutte quelle persone che cercavano di farla sorridere. Lei ancora non aveva nulla per cui sorridere. Certo era felice che Tony fosse vivo e respirasse da solo, ma questo non voleva dire che fosse fuori pericolo o fosse guarito.
Aveva tanta ansia, così tanta che era difficile da spiegare.

Così Eli, Malachi e Jerry tornarono nell'hotel che avevano prenotato; Gibbs e Ducky tornarono a casa. L'unico che rimase era Senior, che in tutto quel tempo aveva occupato la camera degli ospiti. 

"Posso fare qualcosa per te, Ziva?" le chiese.
"Al momento nulla. Penso che ora andrò a dormire" rispose.
"Ma certo. Se stanotte hai bisogno non hai che da chiamare, sono nella stanza accanto" le disse.

Sapeva cosa provava Ziva, perché era la stessa cosa che provava lui. 
Un poco di felicità mista a tanta ansia. Troppa ansia. 
Ziva si fece un appunto mentale di sdebitarsi con Senior quando quel brutto periodo fosse finito. Non solo era stato presente in ogni momento e l'aveva aiutata in ogni momento, aveva anche pazienza e comprensione quando lei aveva i suoi momenti di crisi o aveva voglia di stare sola, come in quel momento.

"Buona notte" gli disse accennando un sorriso.
"Buona notte, Ziva" rispose lui.

Dopo quelle due ultime parole Ziva corse in camera e si buttò sotto la doccia.
Aprì l'acqua bollente e lasciò che le cadesse in faccia, piangendo. Aveva bisogno di sfogarsi, da quando Tony aveva riaperto gli occhi era stato un susseguirsi di eventi e non aveva nemmeno avuto il tempo di pensare. E ora che era in camera sua, nel suo bagno la sua mente iniziò ad analizzare tutto quello che era successo e lei non riuscì più a trattenersi. 

Uscì dal bagno un'ora dopo, era riuscita a calmarsi e ad asciugarsi.
Si mise il pigiama e si sdraiò sul letto. Capì in cinque secondi che non avrebbe dormito quella notte, a meno che non trovasse un modo di rilassarsi. 
Iniziò andandosi a fare un tè, ma non riuscì a stare seduta al tavolo per finirlo di bere. Aveva provato a leggere un libro bevendo, ma si era ritrovata a leggere e rileggere la stessa frase almeno cinquanta volte.
Provò ad accendere la televisione, ma anche quello non funzionò.  
Così decise di andare a sdraiarsi sul letto, anche se non avrebbe dormito almeno poteva stare distesa. 

Andando in camera passò davanti alla stanza che sarebbe stata di Joe, dove ora dormiva Senior. Provò ad immaginare la gioia di riportarlo a casa e metterlo a dormire nel suo nuovo lettino. Ma si bloccò subito.
Si rese conto che nessuno ancora aveva montato i mobili e che quella volta il bambino lo avrebbe portato a casa da sola. Senza Tony.
Le venne un nodo alla gola, così smise di pensare e procedette verso la sua camera. Entrò a vedere se Noah dormiva tranquillo e fece lo stesso con Lily.

Ma in camera dalla figlia si fermò e si sedette sul letto. La bambina non aveva più le sponde e Ziva ne approfittò per sedersi accanto a lei e guardarla dormire. Non sapeva perché ma guardare i figli dormire le trasmetteva pace.
Iniziò ad accarezzarle i capelli, facendo piano per evitare di svegliarla.
Ma Lily non doveva dormire molto profondamente, visto che dopo qualche secondo iniziò a muoversi.

"Mammina" bisbigliò.
"Shhh, continua a dormire. Mamma non voleva svegliarti, scusa" disse Ziva dispiaciuta.
"Non dormivo" rispose.
"Come mai, amore" le chiese.
"Pensavo a papà. Tu perché non dormi?" chiese questa volta Lily.
"Penso anche io a papà" disse Ziva.
"Sei preoccupata, mamma? Perché io lo sono, tanto" affermò la figlia sinceramente.
"Un po'. Vorrei che papà stesse bene di nuovo e tornasse a casa" le rispose Ziva. 

Lily si mise seduta sul letto, guardando la madre.

"Mamma. E se papà non parlasse mai più? E se non tornasse più come era prima?" le chiese.

Ziva non sapeva cosa risponderle, perché non voleva nemmeno pensare a quell'eventualità.

"Io mamma gli vorrei bene uguale, per me non cambierebbe nulla. È sempre il mio papà" aggiunse la bambina.
"Sarebbe lo stesso anche per me" disse Ziva quasi sul punto di piangere. 

Era fiera della figlia in quel momento.

"Mamma, vuoi dormire qui con me? Così magari insieme riusciamo ad addormentarci" propose Lily facendo spazio a Ziva.
"Ok amore" rispose lei.

Si distese accanto a Lily e l'abbracciò lasciando che dormisse appoggiata a lei.
La bambina non lo sapeva ma questo gesto era quello di cui Ziva aveva bisogno quella notte, stare con sua figlia la stava già calmando. 

"Non ti preoccupare mamma, quando Joe verrà a casa ti aiuterò io finché papà non torna a stare bene" disse Lily prima di crollare addormentata addosso alla mamma.
"Grazie" bisbigliò Ziva commossa.

La mattina dopo arrivò veloce e tutti si affrettarono ad andare in ospedale.
Ziva voleva andare da suo figlio e coccolarlo prima di andare da Tony e vedere come stava.

Fecero a turno per andare a salutarlo, non poteva entrare più di una persona alla volta così mentre Ziva era da Joe ne approfittarono tutti per passare un po' di tempo con Tony.
Sapevano che Ziva voleva passare più tempo possibile con il marito e non volevano esserle di ostacolo.

Fu Jerry il primo ad entrare, felice di poter rincontrare il suo amico sapendo che non sarebbe morto almeno per quel giorno.

Passò una decina di minuti con lui durante i quali gli raccontò di come avevano fatto a ritrovarlo. 
Era strano per lui non sentirlo parlare, Tony era un gran chiacchierone e la sua voce portava allegria.

"Ah, prima di andare. Ho incontrato la bella mogliettina israeliana... Tony ti consiglio di riprenderti velocemente, non vorrai che te la rubi eh?" disse scherzando.

Sapeva che se Tony avesse potuto rispondere lo avrebbe rimproverato per quella affermazione.

Dopo di lui fu il turno di Gibbs. Fino a quel momento era stato composto e apparentemente tranquillo, voleva essere di aiuto a tutti. Ma anche lui era molto preoccupato, Tony era suo agente da tantissimi anni e lo considerava come un figlio. Vederlo in quelle condizioni gli fece tornare in mentre quando aveva avuto la peste e stava per morire.

"È già la seconda volta, Dinozzo! Non hai ancora imparato che non puoi morire senza il mio permesso?" gli chiese con fare severo.
"Non ti do uno scappellotto solo perché ti stai riprendendo da una emorragia cerebrale e non vorrei fare altri danni. Sei fortunato" lo prese in giro.

Quanto avrebbe voluto sentire la sua voce.

"Vedi di guarire in fretta, abbiamo tutti bisogno di te. Soprattutto Ziva, è distrutta poverina. Impegnati per lei Tony, so che per lei faresti di tutto. Puoi fare anche questo" lo incoraggiò Gibbs sperando davvero che presto tornasse tutto normale.

Una volta che tutti furono entrati, Ziva decise di portare i figli, uno alla volta, a salutare il padre. Lei sarebbe andata per ultima e sarebbe rimasta tutto il giorno in ospedale insieme a Senior, dividendosi tra Tony e Joe, mentre Eli si sarebbe occupato dei nipoti.
Si raccomandò con i bambini di non parlare di Joe con Tony, non era sicura che lui potesse sentire e capire. Ma in caso positivo voleva dirglielo quando sarebbe stato in grado di comunicare, voleva che fosse un bel momento, almeno quello.

Iniziò portando dentro Noah, che da quando erano arrivati in ospedale non si teneva più. Stava iniziando ad agitarsi nell'attesa e Ziva voleva evitare pianti e altro stress. Non facevano bene né a lei né ai figli.
Lo mise seduto sul letto di fianco a Tony, raccomandandosi di non fargli male.

"Papà! Hai gli occhi aperti e mi guardi!" esclamò il bambino felice.
"La mamma mi hai detto che stai un pochino meglio. Quindi puoi giocare con me con le macchinine?" domandò.
"Noah, piccolo" intervenne Ziva.
"Ti ricordi che ti ho detto che papà ancora non è in forma splendente? Dovrai aspettare ancora un po' per giocare con lui" tornò a spiegargli Ziva per l'ennesima volta.
"Giusto" rispose lui.
"Allora... Fai veloce a guarire così giochiamo di nuovo con le macchinine?" cambiò domanda.
"Però siccome tu ora non puoi giocare, gioco io. Ma senza farti male, come ha detto mamma" aggiunse iniziando a far muovere la macchinina sul letto.

Ziva lo guardò senza dirgli di smettere, era una scena dolce e si stava comportando molto bene.

"Sai che questa macchinina me l'ha regalata nonno Eli. Lui è qui perché ha saputo che stavi tanto male. Guarisci presto papà" gli disse accarezzandogli una mano.

Ziva lo lasciò giocare ancora un po', poi lo convinse ad uscire per poter fare entrare Lily.
Lei a differenza del fratello era molto nervosa. Non tanto per il fatto di vedere il padre in quelle condizioni, ma perché non sapeva cosa sarebbe successo in futuro.

Si sedette anche lei ad un lato del letto e fissò il padre in silenzio per alcuni minuti.
Ziva stava per dirle che poteva parlare, che anzi parlando avrebbe aiutato Tony a migliorare, quando Lily parlò.

"Mi hai fatto spaventare tanto. Sono ancora spaventata. Ho paura che non torni più a casa con noi" iniziò.

A sentire quelle parole Ziva si alzò e portò la sedia più vicina a Lily, per sederle accanto.

"Dovresti proprio parlare perché io ho da raccontarti un sacco di cose e da farti un sacco di domande. E bisogna che mi rispondi, perché me lo hai insegnato tu che alle domande si risponde sempre e in modo educato" continuò.
"Devi venire a casa presto e giocare con me. E portarmi a scuola e leggermi le favole. E vedere dei film e li commentiamo insieme come una volta" disse.

Lentamente si sdraiò accanto al padre, nel piccolo spazio di letto che rimaneva.

"Ti ricordi quella volta che abbiamo visto L'era Glaciale? E tu ti sei messo a mangiare noci perché lo scoiattolo del film te ne aveva fatto venire voglia? E poi mi hai raccontato che una volta sei scivolato sul ghiaccio e mamma ha dovuto metterti la crema per i lividi sul sedere?" iniziò Lily a raccontare.
"Cosa?" esclamò Ziva che non sapeva che Tony le avesse raccontato quella storia.
"Papà mi ha detto che aveva tanto male e tu lo hai curato" spiegò.

Ziva fu grata che Tony avesse finito il racconto in quel punto, perché in realtà dopo aver messo la crema quella serata finì in un modo che non poteva essere raccontato a dei minorenni.

"Ecco papà, io voglio che lo rifacciamo. Che vediamo altri film e che mi racconti altre storie. Mi fai questo regalo?" gli chiese.

Ziva poteva benissimo sentire la disperazione nella sua voce.
Le diede ancora qualche secondo abbracciata al padre, poi la portò fuori prima che la conversazione degenerasse in un pianto causato da troppi ricordi e troppe paure.

Aspettò che Senior parlasse un po' con Tony, mentre lei parlava un po' con suo padre. 
Poi una volta che anche Senior uscì, lei lasciò che i figli andassero a fare una passeggiata con Eli ed entrò nella stanza di Tony, finalmente da sola.

"Ciao amore" disse.
"Come stai oggi?" gli chiese.

Sapeva benissimo come stava, glielo aveva detto il medico. Aveva passato una buona nottata, non era successo nulla. Nel bene e nel male.stava come il giorno prima, ancora non parlava.

"Mi hanno detto che è passato anche Malachi a farti un saluto. Il mondo è proprio sottosopra eh?" disse ridacchiando.

Rimase lì a parlargli almeno un'ora. Passò dai racconti di quello che era successo nell'ultimo periodo, a ricordi del passato.
Iniziò ad essere disperata, voleva sentire la voce di suo marito.

"Sederino peloso, è tempo di parlare. Io devo darti una buona notizia. Ma non finché non parlerai. So che ora ti ho messo curiosità... Non mi dici nulla?" lo stuzzicò.

Ma Tony non disse nulla. Rimase immobile a fissare il vuoto, come aveva fatto fino a quel momento.

"Ti prego dammi almeno un segno. Un segno che mi capisci e ci stai provando a parlare, ti supplico" lo pregò mentre una lacrima le scendeva sul volto.
"Per favore Tony, non posso vivere senza di te" aggiunse appoggiando la testa sul bordo del letto.

Fu in quel momento che sentì Tony stringergli la mano, con tutta la forza che aveva. 
Era la prima volta che lo faceva da quando aveva aperto gli occhi e Ziva alzò la testa di scatto e lo fissò.

Vide la sua espressione, era un misto tra l'innamorato e il disperato. Si vedeva che stava provando a parlare ma proprio non riusciva.

"Tony, capisci quello che dico?" gli chiese agitata.

Lui di nuovo le strinse la mano, se possibile ancora più forte di prima. 
Ziva lo guardò e lo vedeva sempre più agitato.

"Ok, ok. Calmati, amore. Riuscirai a parlare e tornerai come prima. Però non agitarti" gli disse cercando di calmarlo.
"Va tutto bene, sono qui" aggiunse mentre gli accarezzava i capelli sulla fronte.

Entrò un medico nella camera, vedendo che il monitor che teneva sotto controllo il battito cardiaco di Tony stava impazzendo.
Ziva si affrettò a spiegare la situazione, dicendogli che ora lo avrebbe fatto calmare. Sapeva che ci sarebbe riuscita perché sapeva che Tony la poteva capire e ascoltare.

"Amore, non sai quanto sono felice in questo momento. Ora so che andrà tutto bene, tu stai tranquillo e tutto si sistemerà" lo incoraggiò.

Lentamente, senza spaventarlo, si avvicinò a lui e gli diede un delicato bacio sulle labbra. Si staccò e gli sorrise, vedendo che anche Tony stava facendo lo stesso.
Il suo battito cardiaco stava tornando normale, si stava di nuovo rilassando.

Lo coccolò ancora un po' dandogli dei baci, facendogli carezze e raccontandogli altre cose.
Pensava si stesse addormentando, così decise di alzarsi senza far rumore e uscire per avvertire Senior.

Ma come fece per lasciargli la mano, Tony aprì gli occhi e gliela strinse ancora di più guardandola preoccupato.

"Hey, Tony. Tranquillo non scappo, volevo solo uscire un attimo ad avvertire tuo padre" gli spiegò.

Lui continuò a guardarla, senza mollare la presa.

"Vuoi che resti ancora qui con te?" gli domandò.

Sentì che gli stringeva ancora di più la mano, così si risedette accanto a lui. Non voleva certo andarsene, specialmente se lui la voleva lì vicina.

"Allora non vado da nessuna parte, amore mio" rispose.

Prese il telefono e mandò un sms a Senior, per aggiornarlo. Era così felice in quel momento e voleva condividere la sua felicità.

Continuò a parlargli finché Tony chiuse gli occhi e si addormentò. Senza accorgersene si addormentò anche lei, con la testa appoggiata sul letto del marito, sempre stringendogli la mano.

Si svegliò di soprassalto solo più tardi, terrorizzata, quando tutti i monitor di Tony avevano iniziato a suonare. 
Si guardò intorno preoccupata, cosa succedeva ora?











Note dell'autrice:

Eccoci, con il capitolo che come vi avevo detto era un pochino più Angst.
Ce la posso fare a pubblicare regolarmente, come vedete ahaha 
Ora dopo questo mancano tre capitoli e vi prometto sarò brava e vi darò del tiva come si deve XD

Sono felice che vi ricordiate ancora della storia nonostante la mia luuuuunga assenza. Grazie a voi che avete lasciato una recensione e che avete letto <3
Detto ciò non ho nient'altro da dichiarare.

Passo e chiudo.
Baci, Maggie.






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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23


Ziva si guardò attorno per cercare di capire quale fosse il problema.

Guardava tutti i monitor, ma non era un medico, non capiva il perché di quello scompiglio. Così si girò a fissare Tony e tutto le fu immediatamente chiaro.

Stava avendo un incubo e si stava agitando più del normale. Sicuramente ora che si era svegliato gli era tornato alla mente il motivo per cui era bloccato in un letto di ospedale, incapace di parlare e limitato nei movimenti. 

Ziva pensò tra sé e sé che probabilmente stava rivivendo quei momenti orribili, un po' come era successo a lei di ritorno dalla Somalia. Dormire era la cosa peggiore, perché non puoi comandare i tuoi pensieri e tutti i brutti ricordi e le paure tornano ad inseguirti come se fossi sveglio. 


"Tony" lo chiamò accarezzandogli il volto.

"Svegliati, è un sogno non è la realtà" insistette.


Ma lui continuava a sognare e ad agitarsi sempre di più.


Proprio in quel momento entrò il medico, preoccupato per la situazione.

Ziva lo anticipò.


"Sta solo avendo un incubo, ora lo sveglio" disse, convinta di avere la situazione in mano.

"Non lo metto in dubbio signora David, ma dobbiamo dargli dei calmanti. Non gli fa bene agitarsi così nelle sue condizioni" spiegò il medico.

"Prima devo svegliarlo" ripeté lei.

"Non importa, con le medicine si calmerà da solo" insistette il medico.


A quel punto Ziva si impose.

Sapeva cosa stava passando il marito in quel momento e sapeva cosa doveva fare. Questo perché lui, a suo tempo lo aveva fatto con lei.


"Se non lo sveglio e lo calmo prima che lei lo rimetta a dormire con quelle sue medicine non risolveremo nulla. Svanito l'effetto tornerà ad agitarsi" spiegò.

"E lei come fa a saperlo" rispose il medico un po' scocciato.

"Perché ci sono passata anche io, non così tanto tempo fa" commentò senza dare troppe spiegazioni.


Il medico capi però che Ziva era seria, che non stava fingendo solo per averla vinta.


"Le do cinque minuti, poi intervengo io" concluse.


Ziva si girò di nuovo verso Tony, cercando di svegliarlo e allo stesso tempo calmarlo. Le ci vollero un paio di minuti in cui sussurrò parole dolci all'orecchio di Tony prima che lui aprisse gli occhi e capisse che quello che stava vivendo era solo un incubo e che Ziva era lì con lui.


"Tony, siamo in ospedale e va tutto bene" lo rassicurò.


Lui le strinse forte la mano, come a dirle che aveva capito.

Il suo battito stava già rallentando e i monitor stavano smettendo di suonare.


"Bravo amore, calmati. Altrimenti questo dottore senza fiducia in me ti riempie di calmanti" disse sarcastica.


Il medico fece un sorrisino stizzito.


"Le piace avere ragione, signora David?" commentò.

"Raramente mi sbaglio" disse lei.


Da quando Tony si era svegliato aveva ritrovato tutta la sua forza e il suo carattere. Aveva speranza e questo la faceva sentire meglio.

Il medico visitò Tony e pochi minuti dopo uscì dalla stanza, lasciandoli di nuovo soli.


"Torna a riposare ora" disse Ziva a Tony, visibilmente stanco.

"Io non vado da nessuna parte" lo rassicurò.





Una settimana dopo: 



Ogni giorno Tony mostrava qualche segno di miglioramento in più. Rimaneva sveglio per più tempo, sembrava che ascoltasse sempre di più quello che gli veniva detto e in più da qualche giorno aveva iniziato a sorridere. 

Specialmente a Ziva.

Ogni volta che lei entrava nella sua stanza un enorme sorriso gli compariva sul volto.


A detta dei medici questo era un segno che lasciava capire che di lì a poco avrebbe ripreso a parlare e sarebbe stato di nuovo in grado di fare quello che faceva prima.

Certo avrebbe avuto bisogno di riabilitazione, ma sicuramente sarebbe tornato il Tony di sempre. Ed era quello che volevano tutti.


Ogni giorno tutti quanti passavano a trovare Tony e rimanevano con lui per raccontargli quello che avevano fatto il giorno precedente.

A Lily piaceva particolarmente fare dei disegni da regalargli e passare il tempo che le era concesso a spiegargli cosa rappresentavano.


Era una domenica mattina di sole, anche se stavano andando contro l'inverno quel giorno si stava bene fuori. Così Senior, dopo essere stato con il figlio ne approfittò per portare i nipoti al parco.


Pochi giorni prima anche il piccolo Joe era stato dimesso dall'ospedale, e finalmente Ziva aveva potuto portarlo a casa.

Sia McGee che Gibbs avevano aiutato a costruire il lettino e tutto il necessario per la sua stanza.


In quel momento il neonato era con Eli, a casa. Si sarebbero dati i turni per stare con il bambino ed evitare di fargli fare avanti e indietro dall'ospedale.


Ziva era sola in camera con Tony, gli stava leggendo un libro.

Un libro che sicuramente Tony non avrebbe mai letto, nemmeno sotto tortura. Ma Ziva ormai aveva finito gli argomenti di cui parlare durante le loro visite e aveva pensato che leggere avrebbe fatto bene ad entrambi.

Gli stava leggendo Orgoglio e Pregiudizio, un libro che lei aveva sempre amato. Anche se nessuno l'avrebbe mai detto, le piacevano le storie d'amore.


Stava leggendo una delle sue frasi preferite quando accadde. 


"Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami" recitò a voce alta.


"Anche io ti amo, Ziva" disse Tony inaspettatamente.


A sentire quelle parole si bloccò e lasciò cadere il libro sul letto di Tony.


"Cosa?" domandò con un filo di voce, pensando di stare sognando.


Tony prese un bel respiro e lo disse di nuovo.


"Ti amo, Ziva" ripeté, questa volta con più voce.


Ora Ziva era consapevole di non essere in un sogno, sapeva che quello era suo marito che per la prima volta le parlava di nuovo.

Ora era lei quella che non riusciva a parlare. In realtà non riusciva nemmeno più a pensare, aveva atteso quel momento per così tanto tempo che ora era spiazzata.

Eppure nelle sue notti insonni si era programmata un bel discorso da fargli per quando avrebbe ripreso a parlare.

E invece ora lo fissava, ammutolita. E lui fissava lei, con il suo tipico sorriso malizioso.


Completamente incredula realizzò che la prima cosa intelligente da fare era rispondere alla sua dichiarazione.


"Oh, Tony. Ti amo così tanto" disse, mentre si lanciava sulle sue labbra per baciarlo.

"Questo si che è di aiuto" commentò sarcastico lui, apprezzando il bacio pieno di passione che aveva appena ricevuto.


Ziva notò la fatica con cui Tony pronunciava le parole, balbettava quasi.

Ma era così felice che le sarebbe andato bene anche sentirlo parlare così per tutta la vita.


Poi lo vide in difficoltà, cercava di dirle qualcosa ma le parole proprio non gli uscivano.


"Non c'è fretta amore, me lo puoi dire più tardi" lo tranquillizzò lei vedendo che si stava agitando.

"Però se hai voglia di ripetermi quello che mi hai detto prima, io non mi lamento" ridacchiò.


Lui sorrise.


"Ti amo" disse ancora una volta, accarezzando come meglio poteva il volto della moglie.


Questa volta a Ziva scappò una lacrima.

Non era triste, per nulla. E non era nemmeno agitata. Era solo estremamente felice ed emozionata di aver potuto sentire di nuovo la voce di Tony e di realizzare che finalmente tutto si stava risolvendo.

Lui gliela asciugò con la mano che aveva sul suo volto.


"Non p..." iniziò bloccandosi. 


Così prese un bel respiro e riprovò.


"Non piangere, occhioni... occhioni belli" riuscì a dire.

"Sto bene" concluse, con non poche difficoltà.


Lei ridacchiò, mentre un'altra lacrima le rigava il volto. Ma questa volta se l'asciugò da sola, velocemente.


"Non sei ancora proprio in forma, ma ci stiamo lavorando" commentò felice.


Dopo essersi fatta ripetere ancora una volta che Tony l'amava, uscì a chiamare il medico e lasciò che constatasse lui stesso che era finalmente arrivato il momento.

Poi decise di fare una sorpresa a Senior. Prese il telefono e lo chiamò aspettando che rispondesse.


"Ziva, che succede?" chiese preoccupato.


Da quando Tony era in ospedale teneva sempre un occhio aperto sul telefono, nel caso ci fosse bisogno.

E ogni volta che squillava temeva che fosse successo qualcosa.

Ma questa volta la risposta non arrivò da Ziva.


"Papà" disse semplicemente Tony.


Non era ancora in grado di fare grandi discorsi, ma bastò quella parola a riempire di gioia e il cuore di Senior.


"Figliolo" bisbigliò, attento a non farsi sentire dai nipoti.

"Quando potete, venite qui" disse Ziva riprendendo il telefono.

"Arriviamo subito. Avverto io gli altri" rispose Senior.


In mezz'ora erano tutti di nuovo lì, in ospedale. Ma questa volta per un motivo così bello che erano entusiasti di trovarsi in quel luogo.


Sia Lily che Noah ancora non sapevano il motivo, ma erano tranquilli. Nessuno stava piangendo o era preoccupato.

Quando Ziva arrivò in sala d'attesa, Senior suggerì che fossero loro i primi ad entrare. Sia i bambini che Tony avevano diritto di godersi questo momento per primi.


"Come mai andiamo da papà ora? Non è ancora l'orario" diss Noah mentre con la sorella e la madre si dirigevano da Tony.

"Oggi è un giorno speciale" si limitò a dire Ziva.

"Ma in ogni caso, Joe è ancora un segreto ok?" ribadì lei.


I bambini annuirono. Lei glielo ricordava ogni giorno e ogni volta che entravano nella stanza. Voleva che Tony stesse meglio prima di dirglielo e in ogni caso voleva essere lei a dargli la notizia.


Si lavarono le mani ed entrarono nella stanza, mentre Tony lì guardava sorridente ed emozionato.


"I miei bambini!" esclamò, facendo bloccare sia Lily che Noah che stavano camminando verso di lui.


"Papà parla" disse Lily guardando Ziva.


La madre le sorrise, felice.


"Papà hai parlato!" disse di nuovo questa volta correndo verso Tony e sedendosi sul suo letto.


Anche Noah la imitò, sedendosi dall'altro lato.


"Si, e non vedevo l'ora di dirvi quanto vi voglio bene" riuscì a dire lui. 

"Ora possiamo di nuovo parlare con te?" chiese Noah.

"Si" rispose Tony.


A quel punto Ziva intervenì, spiegando ai figli che ancora il loro papà faceva fatica a parlare e che non dovevano preoccuparsi se Tony non riusciva a rispondere a tutte le loro domande.

Sarebbe stato presto in grado.


Passarono una mezz'ora buona tutti e quattro insieme, prima che Ziva li riportasse fuori e lasciasse che tutti entrassero a dirgli qualcosa.


Venne sera, rimasero in ospedale fino alla fine dell'orario di visita quando Tony fu trasferito dalla terapia intensiva ad un reparto normale.

Ora che stava meglio e si stava riprendendo poteva stare in una camera normale e dopo un po' di riabilitazione sarebbe potuto tornare a casa.


Stavano andando tutti via, quando un'infermiera fermò Senior dicendogli che il figlio voleva parlargli.

Così dopo aver avvertito Ziva, entrò nella stanza del figlio.


"Junior, avevi bisogno?" gli chiese.

"Papà, io volevo" iniziò incerto.

"Volevo dirti" continuò.


Lui lo guardò, capendo la fatica che faceva e gli prese la mano.


"Non ho fretta, parla con calma" gli disse.


Tony prese un profondo respiro e riprovò a formulare la frase.


"Grazie, Ziva mi ha raccontato tante cose e mi ha detto che sei stato con lei tutto il tempo" disse tutto d'un fiato per paura di bloccarsi e non saper andare avanti.

"Figliolo, era il minimo. Non l'avrei mai lasciata sola" rispose Senior.


"Tony, ero così spaventato di perderti. Non sono mai stato un padre modello e ora che abbiamo un rapporto così bello non potevo sopportare che questo accadesse. Non ero pronto a lasciarti andare" disse improvvisamente.

"Grazie per non esserti arreso" aggiunse.


"Ma io... Io non... Non ho fatto nulla" balbettò.

"Hai lottato, Tony. Per vivere e per stare meglio e sei rimasto con noi" spiegò.


Si fissarono a lungo, Tony voleva dire altre mille cose a suo padre ma in quel momento pareva che la sua bocca non facesse quello che il suo cervello voleva. 


"Resta ancora con me, per un po'..." fu l'unica cosa che riuscì a dire.


Era molto stanco e non riuscire a dire quello che voleva lo stava facendo agitare e arrabbiare.


"Certo figliolo" rispose prendendo una sedia e mettendosi accanto a lui.


La mattina seguente arrivò veloce. Per la prima volta dopo diverso tempo avevano tutti dormito bene.

Tuttavia Ziva si era svegliata presto, per allattare il figlio. E si era fermata a riflettere su come raccontare a Tony quello che era successo, soprattutto quando farlo.


"Cosa ne pensi Joe, vuoi conoscerlo oggi il tuo papà?" gli disse consapevole che non avrebbe risposto.


Si meravigliò su come un esserino così piccolo potesse essere così perfetto. E fu onesta con sé stessa, voleva dirlo a Tony perché non vedeva l'ora di condividere con lui questa cosa. Anche se Joe era nato in un momento così tragico era pur sempre il loro bambino.


Si convinse che quel giorno sarebbe andata da Tony con il loro bambino, sperando che Tony si ricordasse che Ziva era incinta visto che il giorno prima non ne aveva fatto accenno, nonostante avesse parlato.

Vestì Joe con il completino più carino che Eli era andato a comprare in quei giorni e andò a svegliare gli altri figli.


Questa volta fu lei ad entrare per ultima, voleva avere tempo per parlare con Tony senza dover pensare che dopo di lei dovevano entrare i suoi figli e gli altri che quel giorno erano con lei.

Quando Lily uscì, Ziva si preparò ad entrare con la carrozzina e il loro bambino dentro. Non sapeva come mai ma si sentiva nervosa, come se qualcosa potesse andare male.


Quando Tony la vide entrare con il passeggino qualcosa scattò in lui, gli si illuminarono gli occhi e si mise semi seduto sul letto.


"Ziva" disse cercando di guardare dentro la carrozzina.


Lei gli fece segno di tacere, voleva raccontargli come erano andate le cose prima che lui facesse domande.

Ma prima di tutto prese fuori il piccolo e lo diede a Tony tra le braccia.

Ora che non erano più ingessate sapeva che sarebbe stato in grado di tenerlo senza farlo cadere.


"Per prima cosa, ti presento Joe Anthony Dinozzo" disse facendo una carezza al figlio.

"Non era ancora il momento" commentò lui confuso senza staccare gli occhi dal bambino.


Ziva prese un respiro e iniziò a raccontare, non era passato molto tempo dalla sua nascita e ancora gli eventi di quella giornata la terrorizzavano.


"No, non lo era. Ma lui ha deciso che doveva nascere, quindi" iniziò.

"Il giorno che mi sono venuti a dire che il tuo elicottero era caduto e tu eri morto è stato molto stressante e quella notte mi sono svegliata con le contrazioni. Per fortuna che Lily mi ha sentita urlare e ha chiamato un'ambulanza, altrimenti mi sarei dissanguata nel nostro letto" spiegò.

"Mi hanno portata in ospedale e dopo poco è nato lui. Nonostante fosse in anticipo di quasi un mese e sia molto più piccolo del normale, miracolosamente sta bene. È perfetto Tony, e ti assomiglia tanto" commentò.


Lui l'ascoltava e la guardava. Non sapeva cosa dire e anche se lo avesse saputo non sapeva se sarebbe stato in grado di dirlo.


"Non sapevo se essere felice o disperata. Nostro figlio era nato e stava bene, ma sapevo che non ti avrebbe mai conosciuto e che io avrei dovuto crescere tutti i nostri figli da sola. Ero spaventata. E adesso sono così felice che tu sia qui e che possa stringere il nostro bambino" aggiunse.

"Non sapevo quando e come dirtelo, perché non sapevo se te lo ricordavi e se eri pronto a saperlo" concluse.

"Non lo avevo dimenticato, ma pensavo che fossi ancora incinta. Non avevo fatto caso che la pancia era sparita" rispose preoccupato che Ziva si fosse arrabbiata.

"Lo so amore. Io non volevo affrettare troppo le cose ma non riuscivo più ad aspettare" spiegò lei.

"Hai fatto bene" disse lui con un enorme sorriso, mentre tornava a fissare Joe.

"Joe Anthony, eh?" aggiunse lui capendo il motivo del nome.

"Volevo che avesse il tuo nome, in tuo onore e ricordo. Pensavo che non ti avrei mai più visto" disse Ziva lasciandosi scappare un singhiozzo.


Tony la guardò, preoccupato e dispiaciuto per lei.


"Mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo da sola, immagino come sia stato difficile" le disse prendendole la mano.


Ziva non rispose, non sapeva che dirgli perché si, aveva sofferto molto, ma in fondo non era colpa di Tony.


"Avrei dovuto fare di più per non partire o almeno tornare prima" aggiunse.

"Tony, non è colpa tua. Non devi incolparti di nulla, è successo e basta. Ma ora sei qui ed è tutto quello che conta in questo momento. Presto tornerai a casa e sarà tutto come prima" lo tranquillizzò lei.


Tony le sorrise, avrebbero ripreso il discorso quando lui sarebbe stato più in grado di comunicare e parlare di quello che era successo.


"È bellissimo, hai fatto un ottimo lavoro ninja" disse strappandole un sorriso.


Pensò che fosse meraviglioso sentirsi chiamare così di nuovo.


"Anche tu hai partecipato" rispose Ziva.


Tony le prese la mano e le diede un bacio, visibilmente emozionato dalla situazione.


"Raccontami qualcosa di lui" chiese Tony.


Da quando si era svegliato Ziva gli aveva sempre parlato e raccontato di tutto e a lui piaceva molto sentire la sua voce. Così dolce e tranquillizzante.


"Gli piace molto mangiare, avrà preso da te" iniziò Ziva.

"Inoltre ha il potere di calmare Lily. In queste ultime settimane ogni volta che era agitata le bastava avvicinarsi a lui per tranquillizzarsi" continuò.


A sentire quella frase Tony ebbe un flash.

Lily che urlava. E lui che si svegliava.


"Mi sono svegliato perché Lily urlava tanto, tantissimo. La sentivo disperarsi e gridare. E sentivo anche te e i medici mentre cercavate di portarla via" disse lui.

"Che cosa stava succedendo?" domandò confuso.


Ziva non sapeva se dirgli tutto o no. Si sentiva estremamente in colpa perché era stata lei a prendere quella decisione, la decisione di lasciarlo andare e non costringerlo ad una vita in un letto di ospedale.

Ma non poteva mentirgli, in più non sapeva cosa inventarsi in quel momento. Così optò per la verità.


"Perché Tony, noi eravamo tutti lì per dirti addio" iniziò girando intorno al succo del discorso.

"Noi... Avevo detto ai medici di staccare il respiratore che ti teneva in vita e lasciarti andare. Lo so che sono una persona orribile e che se non fosse stato per Lily tu ora saresti morto. Avevo preso la decisione sbagliata e mi dispiace. Ti prego perdonami" aggiunse.


Tony stava per parlare ma Ziva riprese il suo discorso.


"Io pensavo... I medici ci avevano detto che tu non ti saresti mai svegliato, io pensavo di fare la cosa giusta... Io" continuò.


A quel punto Tony le strinse la mano e la bloccò.


"Ziva. Tu avevi semplicemente fatto quello che ti avevo chiesto. Eravamo d'accordo così, avevi preso la scelta giusta. Ma vedi, non era destino. Dovrai sopportarmi ancora per un po' mi sa" rispose lui.


Non poteva arrabbiarsi con lei perché quando si erano sposati si erano promessi che se mai uno di loro fosse rimasto gravemente ferito in servizio e i medici avessero detto che non c'era speranza per un risveglio, avrebbero staccato tutte le macchine che li tenevano in vita.

E ora, anche se era stato in coma e alcune cose erano ancora confuse nella sua testa, capiva e condivideva quello che aveva fatto Ziva.


"Quindi non sei arrabbiato, o peggio deluso, da me?" chiese lei sconfortata.

"No" disse deciso.

"Come potrei esserlo. Stavi vivendo un dramma ma sei comunque riuscita a pensare ai nostri figli e fare nascere questa meraviglia" aggiunse.


Lei sorrise, sentendosi meno in colpa. Anche se a dirla tutta, con grande probabilità, un po' di senso di colpa per quello che aveva fatto lo avrebbe provato per il resto della sua vita.


"Ora vuoi farmi un regalo?" le chiese.

"Ma certo amore" rispose.

"Sdraiati accanto a me dieci minuti e abbracciami come facciamo sempre" chiese.


Lei non esitò nemmeno un momento e si sdraiò facendo attenzione a non fargli male.


"Mi sei manca, Ziva. Mi siete mancati tutti, ma ora tornerà tutto come prima" disse lui baciandole i capelli mentre lei lo abbracciava come facevano ogni sera prima di dormire.


Appoggiò la testa sul suo petto, guardò per un attimo Joe e chiuse gli occhi, assaporando quel momento di pace e gioia.












Note dell'autrice:


-2 alla fine, dopo questo capitolo.

Già vi avverto i prossimi capitoli saranno per lo più Tiva, voglio concludere con del fluff <3 

*applausi per me che continuo a pubblicare regolarmente*


Baci, Meggie.




















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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***





Capitolo 24

 

Era passato più di un mese da quando Tony si era svegliato e aveva ripreso a parlare. 

Da quel momento in poi aveva fatto progressi molto velocemente, determinato a tornare in forma come prima dell’incidente per poter tornare a casa dalla sua famiglia.

La fisioterapia lo stava aiutando tantissimo, si liberò dalla sedia a rotelle in meno di due settimane e stava per fare lo stesso con le stampelle. Nonostante avesse ancora male in alcuni momenti voleva dimostrare ai medici di essere in grado di poter camminare da solo così da lasciare quella stanza di ospedale, che ora iniziava ad andargli veramente stretta.

 

Ormai Tony sapeva che mancava davvero poco al giorno in cui avrebbe lasciato l’ospedale. E anche Ziva lo sapeva, così come lo sapeva Senior e lo sapevano tutti i suoi colleghi.

E infatti si stavano dando da fare per organizzargli una festa di bentornato a casa. Alla festa non ci sarebbero stati Eli e Malachi che erano dovuti tornare in Israele per continuare il loro lavoro. Eli aveva promesso a Ziva che sarebbe tornato in America per le feste di Natale, per passare un po’ di tempo con loro.

Prima che ripartissero Tony ringraziò sia Eli che Malachi per non aver mollato e aver continuato a cercare dandogli così la possibilità di vivere. Non pensava che avrebbe mai detto grazie ad Eli, dopo tutto quello che era successo tra lui e Ziva non gli era particolarmente simpatico. Ma ora aveva dovuto ricredersi, visto tutto quello che era successo.

 

Era inizio ottobre quando i medici dissero che Tony poteva tornare a casa. Sia lui che Ziva quasi piansero dalla gioia, ma nel suo cervello Ziva aveva già organizzato tutto.

Quando la sera seguente Tony sarebbe rientrato in casa, avrebbe trovato tutti i suoi amici e i suoi bambini ad aspettarlo. Aveva pensato ad una cena a base di pizza e chiacchiere in compagnia, era da quando si era risvegliato che Tony desiderava una pizza ma in ospedale non era prevista nel menù.

 

Quella sera, si fece aiutare dai figli a preparare un bello striscione per il papà. Lo appese il mattino seguente, dopo aver lasciato i figli a scuola e prima di andare a trovare Tony.

La sera arrivò velocemente e Tony venne dimesso, anche per i dottori era abbastanza in forma da non aver più bisogno di stare in ospedale.

 

“Occhioni belli, guidi tu per tornare a casa perché in realtà vuoi che mi ricoverino di nuovo subito per non avermi tra i piedi?” le chiese ridendo.

“Simpatico, Tony. Ma guiderò in modo molto responsabile e tranquillo, come faccio sempre d’altronde” commentò lei mettendo in moto la macchina.

“Dimmi la verità, quante multe hai preso da quando sono partito?” le chiese stuzzicandola.

“Una” rispose lei.

“Quante?” insistette lui.

 

Ziva non rispose, odiava dargli ragione.

 

“Chiedo a McGee?” aggiunse.

“Ok, cinque. Ma una non per colpa mia” disse scocciata.

“Mia moglie è un pericolo alla guida” ridacchiò lui. 

 

Mentre Ziva guidava, questa volta andando davvero con calma e facendo attenzione, Tony guardava la sua città dal finestrino. Gli era mancata.

 

“Mi sembra di non essere mai partito, ma allo stesso tempo di non aver percorso queste strade per secoli” commentò felice.

“Se vuoi domani ti porto a fare un altro giro in macchina” propose lei.

“Tutto dipende da come guidi oggi, se mi porti a casa intero posso anche accettare la tua offerta” rispose Tony prendendole la mano e baciandogliela.

 

Arrivarono a casa velocemente, non c’era molto traffico.

Ziva provò ad aiutare Tony ad uscire dalla macchina, ma aveva già fatto tutto da solo. Si sentiva in forma ed era esaltato di rientrare in casa sua.

Aprì la porta e rimase senza parole nel vedere tutti i suoi amici e i suoi figli urlare bentornato.

 

“Sorpresa!” disse Ziva alle sue spalle mentre richiedeva la porta.

“È opera tua?” le chiese.

“Nostra” rispose indicando tutti gli altri.

 

Proprio in quel momento sia Lily che Noah corsero incontro al padre, felici e saltellanti.

 

“Lo abbiamo fatto noi lo striscione” disse Noah orgoglioso.

“Che bello che sei tornato” aggiunse Lily abbracciandogli le gambe.

“Grazie. Grazie a tutti” rispose Tony commosso dal loro gesto.

 

Avevano sistemato molte sedie in salotto, così avrebbero potuto mangiare la pizza insieme in tutta comodità.

Tony notò che anche Jerry era lì. Non che non avesse avuto modo di vederlo, era andato a trovarlo spesso nel periodo in cui era stato ricoverato.  Ma fu davvero felice di vederlo insieme a tutti loro, ne avevano passate tante assieme anche se si conoscevano da poco.

Si sedettero tutti assieme e iniziarono a parlare finché non arrivò il fattorino della pizza.

 

“Finalmente una bella pizza come piace a me. Non vedevo l’ora” disse Tony mentre addentava uno spicchio.

“Quando tu eri via, io, Noah e la mamma abbiamo fatto la pizza assieme una volta” iniziò Lily.

“Ma poi ci siamo distratti e l’abbiamo bruciata” aggiunse ridendo.

“Allora la mamma ha chiamato e ci hanno portato una pizza calda e buona a casa” intervenne Noah.

 

Tony rise, immaginando la delusione e il nervoso di Ziva quando aveva visto la sua pizza carbonizzata.

 

“Ti diverti delle mie disgrazie, Tony?” chiese lei.

“Un po’ si” disse sinceramente, ancora ridendo.

 

Passarono tutta la serata così, ognuno aveva qualcosa da raccontare o qualcosa per cui ridere.

Non rimasero solo fino a prima di mezzanotte; proprio mentre anche Jerry stava uscendo Tony lo fermò, voleva parlargli.

 

 

“Hey, amico mio. Grazie per essere venuto qui” gli disse.

“Non potevo mancare, non dopo tutto quello che era successo” rispose.

“Senti… Non abbiamo avuto modo di parlarne prima di oggi, anche se sei passato da me spesso. Però grazie davvero per essere rimasto, Ziva mi ha detto che ti sei reso molto utile e l’hai aiutata in questo mese” disse Tony.

“Beh, è questo che fanno gli amici no? In più dopo che ti ho riaccompagnato in America mi hanno congedato, non devo più tornare là. Così ho deciso di rimanere qui e dare un mano” spiegò.

“Poi non si sa mai… Metti che non ti riprendevi più? Ci avrei pensato io alla bella mogliettina israeliana. Che per la cronaca dal vivo è ancora più bella che in foto” ridacchiò lui.

 

Tony lo guardò e rise.

 

“Jerry, Jerry. Ti perdono quest’affermazione solo perché hai aiutato la mia famiglia e perché ora non sono al 100% della forma per suonartele” commentò Tony.

 

Poi tornò serio.

 

“Comunque, se ora cerchi un lavoro e non sai dove andare posso mettere una buona parola per te all’NCIS. C’è sempre bisogno di personale preparato come te” propose Tony.

“Grazie amico, terrò in considerazione questa proposta” rispose lui.

 

Si salutarono e Tony tornò da Ziva, che aveva appena messo a letto i figli. 

 

“Ti aspettano per la buona notte” gli disse.

“Preparati perché Lily non vede l’ora che tu le legga una favola, ha già scelto il libro” aggiunse.

“Allora vado subito, così dopo io e te potremo passare un po’ di tempo assieme” rispose iniziando a salire le scale.

“Tony, non correre per le scale” disse lei preoccupata.

“Si mammina, faccio il bravo” la prese in giro.

 

Nonostante vedesse Tony in forma era sempre preoccupata che succedesse qualcosa e che stesse male. Era ancora così sconvolta per quello che era successo che non voleva perdere di vista il marito nemmeno per un attimo.

 

Tony passò a salutare prima Noah, che a stento riusciva a tenere gli occhi aperti, dal sonno che aveva. Diede un rapido saluto a Joe, che dormiva beato dopo che Ziva lo aveva allattato e poi andò in camera di Lily.

 

“Papà, eccoti! Mi leggi la storia?” gli chiese mentre entrava.

“Sono qui per questo. Fammi spazio, principessa” le disse sdraiandosi accanto a lei.

“Cosa leggiamo?” chiese guardando la copertina del libro.

“Harry Potter” rispose la figlia.

“Me lo ha comprato mamma, ma io leggo lenta e voglio sapere come finisce. Perciò ora me lo leggi tu la sera, che sei più veloce” spiegò. 

 

Lesse per meno di una decina di minuti, poi si accorse che la figlia stava cedendo.

 

“Chiudi gli occhi amore e dormi” le disse chiudendo il libro.

“Domani sarai ancora qui, vero papà?” gli domandò.

“Certo” disse lui.

“Non parti mai più per la guerra vero?” chiese ancora.

“Lily, non andrò più da nessuna parte se non al lavoro e in vacanza con voi” spiegò lui.

 

La bambina chiuse gli occhi soddisfatta e sorridendo si addormentò.

 

Quando uscì dalla camera della figlia vide che Ziva era già in camera, così la raggiunse.

La vide di schiena mentre si toglieva la maglietta, per mettersi il pigiama e si avvicinò a lei abbracciandola da dietro.

 

“Sei sempre così sexy, guanciotte dolci” le disse dandole un bacio sul collo.

“E a me era mancato questo” disse riferendosi al gesto di Tony.

 

Si voltò e lo baciò con passione sulle labbra, come non facevano da un bel po’ di tempo. Si guardarono negli occhi in silenzio, apprezzando l’uno la presenza dell’altro, poi si sdraiarono nel loro letto di nuovo insieme.

 

“È bello poter stare di nuovo vicina a te mentre dormiamo” commentò Ziva felice.

“È bello sentire di nuovo il profumo dei tuoi capelli mentre ti abbraccio” rispose lui.

 

Rimasero abbracciati per un po’, mentre Tony coccolava Ziva.

Stavano per addormentarsi entrambi quando Ziva parlò.

 

“Tony, se hai bisogno stanotte svegliami” disse.

“Non preoccuparti, Zee. E dormi” rispose lui.

 

Quella notte Ziva dormì come non aveva mai dormito.

Era da quando Tony era andato via che non passava una notte di sonno così tranquilla. Solo quando la mattina suonò la sveglia e lei aprì gli occhi si rese conto che non si era alzata per allattare Joe.

Si sedette d’istinto sul letto, preoccupata.

 

“Amore, che c’è?” le chiese Tony confuso.

“Non mi sono alzata per Joe” rispose.

“Perché l’ho fatto io. Aveva iniziato a piangere e non volevo che ti svegliasse. Così gli ho dato il suo latte che era in frigorifero e l’ho cambiato. E ha dormito come un angioletto” spiegò.

 

Si rilassò per un attimo nel sentire che Joe stava bene, finché non si rese conto di quello che aveva fatto Tony.

 

“Tony! Tu devi riposare, avresti dovuto svegliarmi” si lamentò.

“Hey, primo non sono invalido sono solo leggermente ammaccato. Secondo è figlio di entrambi, il che vuol dire che si fa a turno e ho deciso che questa notte era il mio turno” spiegò.

“E poi hai visto? Sono ancora capace a cambiare pannolini, dieci punti per me” aggiunse.

 

Ziva rise della faccia che aveva Tony mentre parlava. Sembrava un bambino che aveva appena ricevuto il regalo che desiderava da tanto.

Il regalo per lui era essere ancora vivo. 

 

Un paio di mesi dopo: 

 

Erano passati due mesi da quando Tony era tornato a casa dall’ospedale, Ziva era ancora a casa in maternità mentre Tony era rientrato a lavoro da poco. Per il momento era obbligato al lavoro di scrivania, ma con l’anno nuovo e il ritorno di Ziva in ufficio sarebbe tornato sul campo.

 

Mancavano pochi giorni a Natale, più o meno una settimana, e l’attesa saliva. Amavano tutti il Natale, in più quell’anno avrebbero festeggiato con la famiglia al completo. Sia Senior che Eli li avrebbero raggiunti per passare assieme le feste. 

 

Era un lunedì il giorno in cui si svegliarono e videro la città ricoperta di neve.

In quel momento Ziva non riuscì a dire chi era più infantile tra tutti, se Tony o i suoi figli. Quello di cui era certa era che quel pomeriggio una volta che i figli fossero tornati da scuola e il marito dal lavoro si sarebbe consumata una battaglia di neve nel loro giardino. 

 

“Mamma possiamo stare a casa da scuola e costruire un enorme pupazzo di neve?” chiese Lily speranzosa.

“No signorina, dovete andare a scuola e nel pomeriggio potrete giocare” rispose Ziva.

“Papà?” riprovò Lily sperando che Tony gliela desse vinta.

“Mi dispiace principessa, mamma ha ragione” ribadì lui.

“Ok… Però mentre andiamo a scuola posso toccare la neve?” chiese.

“Si, basta che non ti bagni i vestiti o rischi di ammalarti e non poter giocare nella neve oggi pomeriggio” si raccomandò lei.

 

Mentre sia Tony che i figli uscirono, lei rimase in casa con il piccolo Joe, che ora stava crescendo a vista d’occhio.  

 

“Amore, questa è la tua prima nevicata. Ti piace?” gli chiese avvicinandosi alla finestra per mostrargliela.

 

Ovviamente non avrebbe risposto, né avrebbe reagito in alcuno modo visto stava dormendo tra le braccia di Ziva dopo aver preso il latte. Ma a Ziva piaceva parlare con suo figlio, lo aveva sempre fatto. Anche con Lily e Noah, la faceva sentire meno solo mentre passava le sue giornate in casa.

 

Siccome faceva troppo freddo per uscire con un neonato, Ziva decise di rendere la sua giornata produttiva preparando dei biscotti per Tony e i figli.

Preparò anche le decorazioni e l’albero di Natale, sapendo che nel pomeriggio dopo la battaglia di palle di neve avrebbero tutti voluto fare l’albero.

 

Ne aveva voglia anche lei, quello era il primo Natale da quando Tony era tornato in cui era sicura di non doversi preoccupare nel rivederlo partire.

Il pomeriggio arrivò più in fretta del previsto e tutti tornarono a casa, felicissimi. Aveva nevicato tutto il giorno e c’era così tanta neve che avrebbe potuto ricoprire completamente il piccolo Noah.

Come promesso, Tony, Lily e Noah, corsero nel giardino della loro casa per divertirsi un po’. Ziva non poté fare a meno di mettersi alla porta e scattare qualche foto. Era una scena così bella che voleva immortalarla. 

 

“Mamma, hai fatto i miei biscotti preferiti” esclamò Lily dopo essersi cambiata i vestiti bagnati dalla neve ed essere scesa per la merenda.

“Si. E ora facciamo merenda tutti assieme mangiandoli insieme ad una bella cioccolata calda” propose.

 

Fecero l’albero di Natale e dopo cena misero a letto i figli, stremati dalla giornata di neve.

Tony e Ziva rimasero con Joe in salotto a fissare il risultato delle loro fatiche. Un albero di Natale di due metri, pieno di luci e palline, che presto sarebbe stato preso d’assalto dai regali per i figli.

 

“Che bello poter passare il Natale tutti insieme, di nuovo come prima” commentò Tony.

“Che regalo vorresti?” chiese a Ziva.

“Nulla. Il regalo che ho avuto nel non perderti mi andrà bene per tutta la vita. Non voglio chiedere altro” commentò lei.

 

Rimasero per un attimo in silenzio, entrambi consapevoli che il dolore che avevano provato nell’ultimo periodo non sarebbe sparito tanto velocemente.

 

“Mi dispiace, Zee. Per tutto quello che è successo, non volevo farti stare così male” disse lui all’improvviso.

 

Anche se avevano già accennato al discorso in ospedale, Tony ancora non sentiva di essersi scusato abbastanza.

 

“Tony” iniziò Ziva prendendogli le mani.

“Non è colpa tua. Non ti sei mica lanciato dall’elicottero di tua volontà. Non sei partito perché volevi tu e non l’hai fatto per farci soffrire. Smetti di scusarti” gli disse.

“Quando stavo disteso a terra, disperso pensavo a voi e al fatto che non vi avrei più rivisti. Che non avrei potuto dirvi addio e che tu, e anche i nostri bambini, sareste stati distrutti. E pensavo che non avrei mai potuto vedere Joe. E mi odiavo. Per non aver fatto abbastanza per non partire per quella stupida missione” rispose.

“Beh, non devi odiarti. Qui non ti ha mai odiato nessuno. Eravamo solo devastati nel sapere di aver perso una persona a cui eravamo tutti affezionati, io più di tutti. Ed eravamo arrabbiati che fosse toccato proprio a te” spiegò Ziva.

 

Tony rimase in silenzio, Ziva non sapeva se si fosse convinto.

 

“Ti amo” disse lui baciandola.

“Anche io” rispose lei.

“Penso di avere una buona idea, tra l’altro” le disse.

“illuminami” rispose Ziva.

“Se tu metti a letto il nostro piccolo ometto, io poi ti do un’anticipazione del mio regalo di Natale per te” commentò Tony.

“Ah, davvero?” rispose maliziosa.

“Si. E ti faccio anche scegliere. Preferisci il divano, il letto o la doccia?” disse lui baciandola di nuovo.

“Li preferisco tutti, esattamente nell’ordine in cui li hai elencati” commentò Ziva.

“Agente David, lei mi vuole proprio far stancare. Sono ancora convalescente” disse lui scherzando.

“Conosco un modo per farti guarire del tutto, che applicherò sotto la doccia. Vedrai che ti rimette al mondo” rispose Ziva.

“Aspetto con ansia” disse lui.

 

Ziva ci mise un attimo a cambiare Joe e a metterlo nel suo lettino. Si assicurò velocemente che i suoi figli dormissero e tornò da Tony in salotto.

Era da tanto che non facevano l’amore così, da quando Tony era tornato a casa avevano avuto solo un’occasione. Ma quella volta davvero lui era ancora convalescente e non avevano potuto fare tutto quello che avrebbero voluto.

Ma questa volta fu diverso, era finalmente tornato tutto normale. Potevano dimenticare quello che era successo e tornare alla normalità e quello era il modo più bello con cui farlo.

 




 Note dell'autrice:

 Perdonate il ritardo, le vacanze di Pasqua mi hanno fatto perdere un giorno ops...

Comunque il prossimo sarà l'ultimo capitolo e poi fine storia :) però vi dico già che probabilmente non pubblicherò prossima settimana ma quella dopo.


Kiss, Maggie.

 

 







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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25


Erano passati mesi dal giorno dell'incidente. Tony era guarito e grazie alla fisioterapia era tornato in forma, non del tutto ma avrebbe continuato a lavorarci.

Anche per i figli tutto era tornato alla normalità, finalmente erano di nuovo felici e allegri e potevano godersi il loro papà.

E Tony e Ziva potevano godersi la loro vita insieme.

 

Era per questo che avevano deciso di regalarsi una vacanza, solo loro due. Era da quando era nata Lily che non partivano per una vacanza da soli e pensarono che quello fosse il modo migliore per celebrare il miracolo che era avvenuto.

Così dopo aver appurato che i loro colleghi, e amici, si sarebbero occupati dei loro figli per qualche giorno si erano messi a cercare una meta. 

 

Non fu semplice. Prima di tutto non volevano stare via più di una settimana quindi iniziarono escludendo le mete al di fuori degli Stati Uniti. 

Volevano fare un viaggio rilassante, senza però togliersi la possibilità di una qualche avventura.

 

Dopo aver messo a dormire i loro figli, si distesero sul letto e presero il computer per iniziare a pianificare.

 

"Potremmo fare un giro a Los Angeles" disse Ziva, pur sapendo che sarebbe stata una vacanza poco rilassante.

"No, ci siamo già stati" intervenì Tony.

"Ok. Un giro al Gran Canyon?" suggerì ancora.

"E se andassimo a New York?" disse Tony.

 

Ziva lo guardò confusa.

 

"Hai detto no a Los Angeles perché ci siamo già stati, una volta. A New York ci saremo stati dieci volte a trovare tuo padre" rispose lei.

 

Tony non ribatté, Ziva aveva ragione.

Ma lui aveva in problema.

 

"Perché non andiamo alle Hawaii? Ci sono escursioni da fare ma abbiamo anche il relax del mare" propose Ziva.

 

Tony stava per dare una risposta negativa, ma si trattenne e rimase in silenzio. La verità era che tutte le mete che gli aveva proposto Ziva fino a quel momento gli piacevano. Ma implicavano tutte l'uso dell'aereo e dopo quello che era successo meno di un anno prima non si sentiva ancora pronto. 

Non sapeva se lo sarebbe stato in futuro, sicuramente si. Ma quello non era il momento giusto.

Ziva notò la sua esitazione.

 

"Qualcosa non va, amore? Non hai voglia di andare via? Possiamo anche rimandare se preferisci" chiese lei. 

"No, ma che dici. Certo che voglio venire via con te" rispose.

"È solo che..." aggiunse.

"Solo che... cosa?" domandò.

 

Voleva capire perché Tony fosse così agitato e preoccupato per un semplice viaggio.

 

"Non voglio prendere l'aereo, Ziva. Non so se sarei in grado di salirci senza morire di paura di cadere giù" disse onestamente.

 

Ora Ziva capì il motivo per cui Tony era così strano e si sentì male per non averci pensato prima di fare quelle proposte di viaggio.

Era normale che lui fosse spaventato e che non volesse volare. 

Gli strinse la mano e gli diede un dolce bacio.

 

“Scusa, amore. Avrei dovuto pensarci prima di parlare” si scusò lei, quasi in imbarazzo.

“Non è colpa tua” la rassicurò lui.

 

Rimasero un attimo in silenzio, finché Ziva ebbe un’idea che poteva funzionare.

 

“Perché non facciamo un viaggio in macchina e arriviamo fino alle cascate del Niagara” propose.

“Sarà rilassante stare là e so che dal lato Canadese c’è anche una bella cittadina sul lago in cui potremo fermarci qualche giorno” aggiunse.

 

Tony sorrise, era un posto che non avevano mai visto e non era così lontano da richiedere l’utilizzo dell’aereo.

 

“Penso che sia davvero un’ottima idea, Zee” rispose lui sorridendo.

“E poi se non vuoi guidare tu, ci penso io. Anzi così potremmo forse arrivare anche più velocemente” disse Ziva.

 

Tony sbarrò gli occhi.

 

“Per l’amor del cielo! No, grazie. Vorrei evitare di subire altri traumi sia fisici che psicologici, che poi la macchina ci serve” rispose, suscitando uno sguardo di disappunto della moglie.

“E poi non potrei mai chiederti di guidare, un bravo cavaliere porta la sua principessa ovunque senza mai farla faticare” aggiunse sperando di compensare l’infelice battuta che aveva fatto subito prima.

 

Ziva ridacchiò, continuando a fissarlo indecisa se saltargli addosso e baciarlo con passione o prenderlo a scappellotti.

Ma considerando che aveva subito un danno alla testa che lo aveva quasi ucciso optò per la prima opzione. 

Spostò il computer che avevano davanti a loro per organizzare la vacanza e prese d’assalto le sua labbra.

 

“Signorina David, ma queste sono molestie sessuali” la stuzzicò lui.

“Signor Dinozzo, non mi dica che non apprezza questo genere di affetto” rispose Ziva.

 

Tony rise, divertito dallo scambio di battute tra di loro.

 

“Cosa ne pensi di pagina 57?” propose lui mentre le infilava una mano sotto la maglietta. 

“Vedo che l’incidente non ti ha tolto la memoria, sederino peloso” commentò Ziva.

“Esatto, occhioni belli. E sono certo di essere ancora capace di fare le cose descritte in quella pagina, forse anche meglio di prima” la sfidò.

“Allora non posso che accettare questa tua proposta ai fini di valutare se ciò che hai detto è vero o era solo un modo per approfittarti di me” rispose Ziva.

 

E Tony non se lo lasciò ripetere due volte, appoggiò a terra il computer per evitare di romperlo facendolo cadere. Poi senza alcuna esitazione tolse tutti i vestiti a Ziva, lasciandola completamente nuda. E Ziva fece lo stesso. 

Per quella sera il loro pianificare si interruppe e in realtà non dormirono nemmeno tanto, erano così presi l’uno dall’altro che passarono buona parte della notte così finché non si resero conto che il mattino seguente la sveglia sarebbe suonata presto ed era meglio dormire.

 

Ci riprovarono la sera successiva, stringendo il patto di organizzare tutto prima di dedicarsi ad attività vietate ai minori. Se volevano partire dovevano sbrigarsi, non gli restava molto tempo prima dell’inizio delle ferie.

 

E infatti poco meno di dieci giorni dopo si ritrovarono a caricare la macchina con le valige e il necessario per la loro breve vacanza da soli.

Avevano lasciato Lily con Dorneget, Noah con McGee e il piccolo Joe con Gibbs. Sapevano che sarebbe stato in buone mani. Anche se Gibbs sembrava un uomo burbero, poco capace con i bambini, in realtà era molto bravo e in più aveva anche lui avuto una figlia e sapeva come comportarsi.

 

Salirono in macchina e partirono, avevano almeno 7 ore di viaggio davanti a loro e non volevano perdere tempo.

Nonostante avessero lasciato i figli con persone di cui si fidavano, Ziva era in ansia. Era spaventata che avessero bisogno di lei e loro erano troppo lontani per raggiungerli velocemente. La verità era che da quando avevano avuto Lily, era la prima volta che andavano in vacanza lasciando i figli soli per così tanti giorni.

Tony, solo guardandola, capì che era in ansia.

 

“Lo sai vero che in questa settimana che saremo via non succederà nulla e i nostri figli si divertiranno un sacco?” le disse senza bisogno che lei dicesse quello che la turbava.

“Lo so” annuì lei, sospirando.

“Allora rilassati e godiamoci questa vacanza solo noi due, come due fidanzatini che fanno il loro primo viaggio assieme” aggiunse Tony.

“O come la nostra luna di miele” commentò lei.

 

La loro luna di miele fu perfetta, avevano scelto come meta la Grecia e avevano passato lì i 20 giorni più belli della loro vita. Avevano visitato diverse città e anche qualche isola e si erano dedicati completamente a loro stessi. 

E ora, seppur in piccolo, cercavano di replicare le sensazioni provate in quel viaggio. Consideravano questa come una piccola seconda luna di miele, considerata la seconda possibilità di stare insieme che la vita gli aveva donato.

 

Si fermarono a pranzo lungo la strada, in un parco che avevano visto mentre Tony guidava. Ziva si era organizzata prima di partire e aveva preparato dei panini. Ovviamente ai gusti che Tony preferiva.

 

“Sei la regina dei picnic Ziva” commentò lui mangiando.

“Non parlare con la bocca piena, Tony. Ormai non lo devo ripetere più nemmeno ai tuoi figli ma tu ancora non riesci a ricordarlo” rispose.

“Si mamma, scusa mamma” la prese in giro lui masticando con la bocca ancora più aperta per infastidirla.

 

Ziva rise, anche se in realtà la scena era disgustosa.

 

“Non cambiare mai, Tony” gli disse.

 

Lui sapeva sempre farla ridere, anche con le piccole cose come questa e voleva che continuasse così per sempre. 

Ripartirono appena finito di mangiare, volevano arrivare a destinazione prima che fosse troppo tardi per poter fare una passeggiata serale prima di dormire. 

E infatti arrivano precisi per l’ora di cena.

 

Per la prima tappa del loro viaggio avevano deciso di alloggiare vicino alle cascate per poter fare un tour in barca nei giorni successivi, poi si sarebbero trasferiti oltre il confine canadese.

Lasciarono le valigie nella loro camera di albergo e uscirono immediatamente per cercare un bel ristorante in cui cenare. Erano entrambi affamati e anche stanchi per il lungo viaggio.

Dopo aver cenato fecero una breve passeggiata e poi andarono a dormire.

 

Quando il mattino seguente si alzarono erano eccitatissimi, come se fosse la prima volta nella loro vita che andavano in vacanza. 

Avevano prenotato un tour con la barca fin sotto le cascate e poi il pranzo allo Skylon Tower, un bellissimo ristorante in cima ad una torre che gira su se stesso in modo che si possa avere una visuale a 360 gradi. 

 

Prima di salire sulla barca decisero di iniziare la giornata con una passeggiata lungo la strada che costeggiava le cascate. Era una bellissima giornata di sole e ancora non si era accumulata troppa gente. 

 

“Sembra di stare in un altro mondo” commentò Tony.

“Non sembra di essere ancora in America” aggiunse.

 

Ziva rise, anche se Tony aveva ragione. A differenza delle grandi città e delle altre zone che avevano visitato nel tempo quella era totalmente diversa.

 

“Ah no? E dove ti sembra di essere?” chiese curiosa.

“Mi sembra di essere… In mezzo alla giungla, in uno di quei film di avventura in cui i protagonisti devono scappare da malviventi che li inseguono” rispose.

“Lo sapevo che si finiva con te che nominavi un film” disse Ziva scuotendo la testa.

“Mi meraviglio che tu non abbia già iniziato a raccontarmi film ambientati alle Cascate del Niagara” aggiunse sorpresa.

“Non l’ho fatto? Ma come è potuto accadere? C’è un bellissimo film che si intitola proprio Niagara che parla di una coppia…” iniziò Tony.

 

Ziva lo interruppe dandogli un bacio a sorpresa.

 

“Tony, amore. Non era un suggerimento per farti iniziare a raccontare trame di film, hai frainteso” disse lei ridendo.

“Pensavo ti piacesse quando ti racconto i film” commentò Tony dispiaciuto.

 

Lei lo guardò senza dire nulla, indecisa se prenderlo in giro o no. Ma Tony capì da solo.

 

“Ok, è vero. Sono un po’ pesante” ammise.

“Preferisco quando mi baci” rispose Ziva facendogli capire cosa voleva in quel momento.

 

Così Tony non sprecò l’occasione e la baciò, in mezzo alla strada suscitando il disappunto di altra gente che camminava.

 

“A giudicare da come borbotta la gente, siamo in mezzo ai piedi” disse Ziva.

“Che c’è nessuno di voi ha mai avuto una voglia improvvisa di baciare la propria bella e sexy moglie” aggiunse Tony rivolgendosi ai passanti.

“Tony!” lo ammonì Ziva.

 

Si spostarono prima di essere travolti da un gruppo di turisti tedeschi che erano giunti fino a lì con una visita guidata.

Finirono la loro passeggiata arrivando al porto di imbarco per il loro tour in barca. Dovettero indossare un impermeabile per evitare di prendere troppa acqua.

 

Non ci misero molto ad arrivare sotto la grande cascata, l’acqua schizzava da tutte le parti e il rumore era assordante ma Tony non poté evitare una delle sue battute sconce.

 

“Ziva, sei tutta bagnata. Non pensavo di farti questo effetto senza nemmeno toccarti” disse malizioso.

 

Lei sbarrò gli occhi, imbarazzata.

 

“Tony, la gente può sentirti” disse.

“Ah si? Resta il fatto che sei tutta bagnata e lo sai che la mia mente è perversa e pensa a cose con il bollino rosso” commentò. 

“Smettila, o ti butto in acqua” rispose Ziva.

“Così mi bagno anche io. Ah no aspetta, lo sono già. Guarda cosa mi provochi piccola ninja” disse, questa volta sottovoce all’orecchio di Ziva.

 

Lei stava per rispondergli e dirgli di nuovo di smetterla. Ma Tony non le diede il tempo e iniziò a baciarla, come poco prima lungo la strada. 

 

Finirono il giro in battello e tornarono in camera a cambiarsi, nonostante l’impermeabile si erano bagnati parecchio e volevano evitare di prendersi un raffreddore proprio durante la loro vacanza. 

Subito dopo andarono a godersi un pranzo nel ristorante in cima alla torre da dove potevano godere di un panorama delle cascate a 360 gradi.

 

Proprio mentre si stavano gustando il dolce Ziva ricevette un messaggio. Guardò lo schermo del telefono e vide il nome di Dorneget.

Sul momento si spaventò, lui era incaricato di controllare Lily e per la sua mente passarono mille ipotesi e scenari negativi su qualcosa che poteva essere successo alla figlia. Ma poi ragionò e si rese conto che in quel caso avrebbe chiamato e non mandato un sms.

 

E infatti quando aprì il messaggio scoppiò a ridere. 

 

“Cos’è?” chiese Tony curioso.

“È una foto di tua figlia in un tentativo per lo più fallito di fare i biscotti al cioccolato” spiegò Ziva mostrando il telefono a Tony.

 

La foto ritraeva Lily mentre leccava il cucchiaio con cui era stato mescolato l’impasto per i biscotti, impasto che ricopriva anche la sua faccia, i suoi capelli e i suoi vestiti.

 

“Diciamo che fare la cuoca non sarà il suo lavoro da grande” commentò Tony.

“Se non migliora, direi di no” ridacchiò lei.

 

Passarono un’altra giornata di pieno relax alle cascate. Passeggiarono, chiacchierarono e mangiarono in un parco tranquillo.

Nel pomeriggio Tony non poté fare a meno di portare Ziva nel museo in cui erano conservate testimonianze e oggetti di persone spericolate che avevano deciso di sfidare le cascate del Niagara tuffandosi.

Ora il timore di Ziva, che Tony si fosse scordato di prendere in considerazione i suoi film, era svanito visto che una volta entrati aveva illustrato a Ziva le varie vicende e spiegato quale film gli si era ispirato.

 

Il terzo giorno ripresero la macchina e si diressero ad una piccola e caratteristica città proprio al di là del confine canadese di nome Niagara on the lake.

 

L’aveva scelta Tony, sicuro di averla vista in uno dei suoi film. E quando arrivarono Ziva rimase stupefatta dalla bellezza di quella cittadina.

Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, era tutta in stile antico ma tutto era perfettamente curato come se fosse nuovo. 

 

Fu quella la parte più rilassante del loro viaggio. Anche se andarono all’esplorazione della città non si affaticarono troppo visto che non era molto grande.

Al contrario apprezzarono tantissimo le lunghe passeggiate lungo la riva del fiume e del lago Ontario.

E Tony approfittò del bel tempo per noleggiare una piccola barca  a remi e portare Ziva un po’ lontana dalla riva.

 

“Non sapevo che avessi esperienza di barche a remi, Tony” disse lei scattando una foto mentre il marito remava.

“Tanti campeggi estivi quando ero ragazzino hanno dato i loro frutti” rispose.

“E poi che discorsi, Tony Dinozzo ha esperienza con tutto” aggiunse lanciandole un sorriso ammiccante.

 

Smise di remare una volta arrivato un po’ lontano dalla costa e in una zona dove non c’erano altre barche.

 

“E adesso che facciamo, peschiamo?” disse Ziva scherzando.

“Io ho già pescato la donna migliore del mondo tempo fa” commentò lui accarezzando il suo volto.

 

Ziva mise una mano sopra quella del marito, le piaceva quando lui la coccolava così. Quando era giovane si era sempre ritenuta uno persona che non amava le smancerie e invece ora sentire Tony parlare così la faceva sentire importante. 

 

“È bello poter essere qui, insieme. Ho temuto che non potessimo più faro” disse Ziva onestamente.

“È bello quando la vita ti offre una seconda possibilità” ammise lui.

 

Poi entrambi si avvicinarono l’uno all’altra e si lasciarono andare ad un dolce bacio, che poco a poco si fece più intenso.

 

“Mi dica agente Dinozzo, tra tutte le sue esperienze c’è anche la capacità di fare sesso su una piccola barca a remi senza rischiare di ribaltarci e finire in acqua?” domandò Ziva capendo in cosa si stava trasformando quel bacio.

“Non ne sono sicuro, ma possiamo provare” propose ridendo.

 

Ziva lo guardò un attimo negli occhi.

 

“Non ci tengo a finire nel lago, completamente nuda. Né tantomeno rischiare di prendere una denuncia per atti osceni. Sarebbe alquanto imbarazzante” rispose.

“Lo sarebbe, ma sarebbe anche avventuroso” ribatté lui.

“Nei tuoi sogni può continuare ad essere così, io invece ti propongo di rimandare a stasera la parte, come dire, oscena e invece ora fare un altro giro del lago e poi pranzare” disse Ziva.

 

Tony acconsentì, anche perché non gli pareva proprio il caso di comportarsi come un ragazzino in calore incapace di trattenersi.

Ma quando arrivò la sera entrambi ottennero quello che non avevano potuto avere la mattina. In quei giorni si stavano dedicando molto a loro stessi, in tutti i sensi.

 

“Tony, lo sai che non dobbiamo abituarci troppo a tutto questo” disse Ziva mentre lui la coccolava.

“Lo so, purtroppo. Ma avrei una mezza idea di ristrutturare casa e casualmente fare insonorizzare la nostra camera, cosa ne pensi?” chiese.

“Non ti lascerò trasformare la nostra stanza nella camera dei giochi erotici. Dovremmo solo essere più silenziosi… Oppure lasciare i nostri figli ai nostri amici di tanto in tanto” disse lei.

“La trovo un’ottima idea” rispose Tony giocando con i capelli della moglie.

 

Rimasero in silenzio per un secondo, prima che Tony parlasse di nuovo.

 

“Cosa ne pensi se facciamo un secondo round di prova in cui ci alleniamo ad essere più silenziosi?” chiese.

 

Ma non aspettò la risposta di Ziva, perché già la conosceva.

Al contrario le salì velocemente sopra e senza che lei avesse la possibilità di dire nulla iniziò a baciarla e a far scivolare le mani sul suo corpo nudo arrivando fino in zone che sapeva avrebbe apprezzato.

 

Nonostante si fossero sempre amati come il primo giorno, quello che era successo gli aveva fatto capire che non bisogna mai dare nulla per scontato e ora stavano cercando di recuperare il tempo perso. E ci stavano riuscendo molto bene.

 

Purtroppo però quella settimana volò e si ritrovarono a rifare le valige e ripartire in macchina per tornare a casa.

Anche se gli dispiaceva erano comunque felici di poter tornare a vedere i loro bambini.

 

“È stata proprio una bella settimana” disse Tony.

 

Lui era quello più timoroso di partire mentre stavano organizzando, per via della sua paura dell’aereo.

 

“Ce la siamo meritata, amore” commentò Ziva.

“Lo sai che ti amo molto” aggiunse.

“Lo so, semplicemente perché anche io ti amo allo stesso modo. O forse un po’ di più anche” rispose.

 

Continuarono a chiacchierare godendo l’uno della compagnia dell’altro.

 

“Dovremmo rifarlo, magari presto” disse Ziva sbadigliando.

“Certamente” rispose Tony.

“Sei stanca, amore mio” aggiunse.

“Un pochino” disse sbadigliando ancora.

“Perché non chiudi gli occhi e dormi?” suggerì.

“Perché voglio tenerti compagnia” spiegò lei.

“Mi hai già fatto compagnia e vedrai che me ne farai altra prima di tornare a casa. Ora riposa” insistette Tony.

 

Ci volle poco prima che Ziva crollasse addormentata e Tony non poté fare altro che distrarsi di tanto in tanto per guardarla dormire. 

Gli sembrava la donna più bella e dolce del mondo e se non fosse stato che sarebbe finito fuori strada non le avrebbe staccato gli occhi di dosso. 

 

Fu veramente grato di aver avuto quei giorni con sua moglie, dopo quello che gli era successo quella settimana lo aveva fatto finalmente tornare alla normalità.

E fu anche grato quando, una volta parcheggiato sotto casa, scese dalla macchina prendendo la moglie per mano si diresse verso la loro casa dove sapeva che tutti e tre i figli e i loro amici erano li ad aspettarli.

Poteva sentire le voci di Lily e Noah che giocavano e il piccolo Joe ridere.

Questa era la vita che ricordava, questa era la vita che voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: 

 

Ed ecco l’ultimo capitolo, ora che la storia è finita mi sento meglio.

La  fine doveva per forza essere Tiva <3

 

Comunque ringrazio tutti quelli che hanno seguito la mia storia, nonostante la lunga pausa.

Un grazie speciale va  _Sweet_Heart_ che con la sua pazienza e i suoi consigli mi ha aiutata a finire. 

Spero che questo capitolo sia un porta fortuna per quello che sappiamo dovrai fare tra pochi giorni, in bocca al lupo <3

 

Detto ciò, grazie a tutti.

Meggie.





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