Bad Boy. Good Lips.

di WeArePerfectlyImperfect
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Che fine ha fatto la mia Rose? ***
Capitolo 3: *** Non lo saprà nessuno, tranquilla ***
Capitolo 4: *** Che io sia maledetta per il resto dei miei giorni ***
Capitolo 5: *** Cosa stiamo facendo? ***
Capitolo 6: *** Non è per la giacca, quella era solo una scusa ***
Capitolo 7: *** Da tanto che non ci si vede ***
Capitolo 8: *** Ci siamo persi un po' ***
Capitolo 9: *** Sei diventato povero di colpo? ***
Capitolo 10: *** Era come cercare di risolvere il cubo di Rubik ***
Capitolo 11: *** Si è mai vendicata? ***
Capitolo 12: *** Che cosa sai di me? ***
Capitolo 13: *** Come faccio a crederti? ***
Capitolo 14: *** Cara Rose ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***




Ultimo primo giorno di scuola del mio ultimo anno di liceo. Quella mattina mi ero svegliata alquanto di buon umore, con la sicurezza che i miei giorni in quell’inferno di scuola a cui ero obbligata ad andare stavano finendo. Era il mio ultimo anno, e dopo sarei andata nell’università più lontana in assoluto da quel buco di paese in cui mi ero ritrovata a vivere. Nessuno poteva rovinarmi quel primo giorno, nemmeno quella stronza di Brittany, nemmeno…

Ah sì scusate, forse dovrei tornare indietro di un bel po’ di anni per spiegarvi perché Brittany si è guadagnata l’epiteto di Stronza (sì, con la s maiuscola).

La mia infanzia è sempre stata rose e fiori, i miei genitori erano le persone migliori del mondo e non mi facevano mancare nulla.

Le cose iniziarono a cambiare quando all’età di sei anni iniziai la prima elementare. Ora, c’è da dire che sono sempre stata una bambina super timida e piena di insicurezze, ma non era mai stato un vero problema, perché comunque riuscivo sempre a trovare qualcuno con cui giocare, ma la timidezza aumentò quando mio padre decise di lasciarci per andare a cercare “il suo vero scopo nella vita”.
All’epoca credevo davvero che fosse in cerca di qualcosa, magari un tesoro sepolto su un’isola deserta, che poi mi avrebbe portato come regalo una volta tornato. Ma adesso so che il suo “scopo nella vita” voleva semplicemente dire che si era trovato un’altra donna e che per lui eravamo diventati più un peso che altro.

Ma comunque, torniamo a noi, io e mia madre ci trasferimmo nella città dei miei nonni, che così loro potevano dare una mano a crescermi, visto che lei doveva lavorare praticamente 24 ore su 24 per mantenermi, e così io dovetti cambiare scuola, amici… TUTTO.

Direte voi, “Che sarà mai?” oppure “I bambini fanno in fretta amicizia”, credetemi, in una piccola cittadina come quella i bambini non fanno amicizia facilmente. Erano cresciuti tutti insieme tra di loro praticamente dalla nascita e quindi formavano gruppi ben ristretti e “privati”. E adesso lasciatemi anche dire che la fortuna a quel tempo (non che ora sia diverso eh) non era proprio dalla mia…
Esattamente due giorni prima di iniziare nella mia nuova scuola caddi nel giardino davanti a casa mia, strisciando praticamente tutta la faccia sulle pietre del vialetto. Già.

Quindi adesso immaginatevi, una bambina di sei anni, nuova, un po’ sdentata per via dei denti da latte persi e con la faccia piena di croste: carina eh?. Inutile dire che il mio primo giorno fu un inferno.

«Bleaah, ma cosa hai in faccia??»

«Magari ha una malattia contagiosa!! Non toccatela!»

Andate a spiegare a bambini di sei anni che si è solo caduti e che in realtà non si è malati. Impossibile.

C’era in particolare una bambina che continuava a prendermi in giro più di tutti gli altri, e non solo per le mie croste in faccia, ma anche per il fatto che fossi un po’ più grassottella di lei, per il fatto che avessi i capelli corti (no comment, chiedete a mia madre per questo) e per via delle mie scarpe con i buchi, che erano appartenute a tutti i miei cugini prima di passare a me.
Il nome di questa bambina era Brittany (sì, quella Brittany), ma aspettate, il soprannome di Stronza non se l’era guadagnato già alle elementari, il meglio deve ancora arrivare.

Un giorno Brittany e alcune sue amiche mi stavano prendendo di nuovo in giro per via delle mie scarpe bucate «Ma sei povera che hai le scarpe con i buchi?»
«Magari ha i topi in casa che gli mangiano le scarpe» aveva detto una di loro reprimendo una smorfia di disgusto.
«E perché sono da maschio? Sei un maschio tu Rose?» aveva incarato la dose Brittany. Io ero sull’orlo delle lacrime, devo ammettere che già al tempo le bambine sapevano davvero essere crudeli, e sicuramente con il passare degli anni non erano migliorate proprio per nulla, anzi.
«Lasciatela in pace!» un bambino si era finalmente fatto avanti per salvarmi dalla crudeltà delle mie compagne di classe (ed era anche ora dopo quasi due mesi!). Nessuna di loro riuscì a ribattere e tornarono a giocare tra di loro.
«Grazie…» avevo risposto timidamente a quel bambino, che nella mia testa me lo immaginavo già come il mio principe azzurro, che mi veniva a salvare e che mi avrebbe sposato e giurato amore eterno (aah, l’immaginazione dei bambini…)
«Anche io ho un buco nelle scarpe… Me lo sono fatto ieri cadendo.» mi aveva detto e poi mi aveva sorriso, anche a lui gli mancavano i denti davanti, cosa che lo rendeva ancora più adorabile ai miei occhi.

Da quel giorno io e quel bambino diventammo grandi amici. Ne passammo davvero tante insieme, ci trovavamo spesso dopo scuola a giocare e qualche volta lo invitavo anche a casa mia a mangiare, quando la mamma me lo permetteva.

Adesso, come tutti voi saprete, l’infanzia non è solo che una minima parte della vita, e tutti prima o poi crescono. Il primo a crescere fu proprio il mio migliore amico, con il passare degli anni si era allungato in altezza e il suo corpo aveva iniziato a definirsi sempre di più. Io invece sembravo rimanere sempre uguale: grassottella e con l’apparecchio.

Iniziammo le medie, sempre insieme, sempre migliori amici o meglio… Io stavo iniziando a provare qualcosa di totalmente nuovo per lui. Ogni volta che mi sorrideva sentivo le farfalle nello stomaco e tutte quelle cose lì che si credono all’età di 13 anni sull’amore. Purtroppo per me, non ero l’unica ad accorgermi che il mio migliore amico stava crescendo e diventando un gran bel ragazzo.

Un giorno dopo scuola fui invitata alla festa di compleanno di Brittany: mi disse (e cito) “Una festa per pochi eletti” e poi mi porse l’invito. Ero al settimo cielo! Forse aveva capito che dopo tutto era stata davvero cattiva alle elementari e ora voleva diventare mia amica. Ero elettrizzata all’idea. Passai tutto il resto della settimana a pensare a quella festa imminente “Come mi sarei dovuta vestire?!”

Il giorno della festa arrivò, anche il mio migliore amico era stato invitato, e così ci portò mia madre «Rose chiamami quando vi devo venire a prendere!»

La sera passò in tutta tranquillità fino a quando Brittany non venne da me con un falso sorriso (perché non me ne ero accorta allora?) e iniziò a farmi domande sul mio amico.

«Ti piace non è vero?»
«No!» avevo risposto, forse un po’ troppo di fretta per essere credibile
«Oh andiamo! Sono tua amica no? Di me ti puoi fidare…» non so cosa il cervello mi avesse detto in quel momento, e perché mi stessi davvero fidando di lei… con tutte le persone di questo mondo, proprio Brittany!
«Bhé io…»
«Dai, ammettilo, non c’è nulla di male!»
«Sì… Mi piace davvero tanto»
«E cosa ti piace di lui?»
«Tutto! Mi piace…» e mi ero messa a fare l’elenco di tutto ciò che amavo del mio migliore amico, dai suoi capelli al suo stile, passando per la sua personalità. Avevo detto un sacco di cose stupide e imbarazzanti, ma in quel momento mi fidavo davvero di Brittany.

Cercando di farla breve e indolore, quella conversazione fu registrata da una delle amiche di Brittany e fatta vedere e ascoltare (ebbene sì, c’era audio e video) al diretto interessato. Se l’imbarazzo avesse mai potuto uccidere, io sarei morta quella sera.

Nei giorni successivi la nostra amicizia si incrinò sempre di più, lui cercava sempre una scusa per non passare del tempo con me. Io ero sempre più disperata, stavo perdendo tutto quello che avevo, ma non riuscivo ancora a comprendere appieno il perché.

Finché non arrivò la mia doccia fredda.

«Ciao!»
«Oh Rose…»
«Mi stavo chiedendo se-»
«Non possiamo più essere amici.» mi aveva interrotto lui brusco
«C-Cosa?»
«Perché non voglio più avere niente a che fare con te.» una parte di me probabilmente l’aveva già capito da un po’, ma sentirselo dire in faccia era tutta un’altra cosa.
«P-Perché? Cosa ti ho fatto?!»
«Ma ti sei vista in faccia? Non siamo più alle elementari.» aveva sbottato lui, e in quel momento Brittany si era avvicinata a noi.
«Rose, non capisci che continuando a girarci-» sì aveva usato il “noi” «-Attorno ci rovini la reputazione? Sei grassa e brufolosa, e sinceramente non so nemmeno se tu sia una femmina o un maschio. Nessuno ti vuole come amica.» eccola la mia doccia fredda. Non ero abbastanza “IN” per lui, e neanche abbastanza bella.

Non ci rivolgemmo più la parola, io ero caduta in depressione, non mi ero mai vista come grassa o fuori luogo, fino a quel momento. Smisi di mangiare e iniziai a far preoccupare mia madre.

Il mio punto di svolta fu l’estate tra la prima e la seconda media. Decisi di prendere in mano la mia vita e di riconquistare il mio migliore amico. Passai tre mesi in palestra, ad allenarmi, iniziai a mangiare più sano e mi passai le sere su You Tube per vedere tutorial di trucco e per i capelli.

Il primo giorno di scuola dopo le vacanze ero carica come non mai: una nuova Rose risorta dalle ceneri, e pronta a spaccare il mondo, o almeno così credevo. Non avevo fatto conto però che potevo non essere l’unica ad essere cambiata.

Lo vidi nei corridoi, camminava con sicurezza e stava ridendo per qualcosa. “Adesso o mai più, vai lì e lo saluti” continuavo a ripetermi.
Mi ero finalmente decisa a farlo (dopo una lunga discussione con me stessa nella mia testa), ma mi bloccai quando vidi Brittany, che si era ancora fatta più perfetta durante l’estate (come era possibile?), andare incontro al mio amico ed infilargli la lingua in bocca.

Oh.

Già.

Il mio cuore si spezzò. Ma non era finita lì, per in quel momento entrambi si accorsero di me «Cosa  hai da guardare?» mi aveva chiesto Brittany con quella sua voce da figlia del diavolo.
«Lasciala stare…» aveva ribattuto il ragazzo, e io mi stavo già illuminando, forse c’era ancora una speranza, ma le parole che vennero dopo mi diedero il colpo di grazia «È solo una povera sfigata.»

Fu quello il momento in cui per me Brittany divenne “la Stronza” e in cui il mio migliore amico divenne il mio ex migliore amico.

Da quel momento le nostre strade si separarono definitivamente. Lui divenne popolare, una leggenda vivente della scuola: non solo era incredibilmente bello, ma anche incredibilmente stronzo. Lui e Brittany non perdevano occasione di mettermi in imbarazzo e sembravano davvero fatti l’uno per l’altra. Li odiavo con tutta me stessa.

Inutile dire che quel periodo fu un vero inferno per me.

Il cielo però ha voluto farmi un regalo dopo l’ultimo anno di medie: il mio ex migliore amico fu mandato dall’altra parte del paese a studiare in un collegio. Non lo rividi più, leggende popolari continuavano a circolare ancora sul suo conto, ma almeno lui non era più presente per tormentarmi fisicamente.

I tre anni di liceo erano stati decisamente tranquilli se messi a confronto con quelli delle medie, certo Brittany la Stronza era sempre presente, ma per la maggior parte del tempo riuscivo ad ignorarla.

Ed ora eccomi qua, all’ultimo anno di liceo, pronta come non mai e determinata a tenere un profilo basso per vivere con serenità il mio senior year.

«Rose!» mi sentii chiamare, mi voltai e vidi la mia amica Beth corrermi incontro «Rose aspetta!» si fermò davanti a me con il fiato corto «C’è qualcosa che devi-»
Sentimmo qualcuno gridare «Cosa sta succedendo?» chiesi io, guardando la massa di studenti che si affrettava fuori dalla scuola.
«Proprio di questo volevo avvertirti, che-» non servii che Beth finisse la frase, perché un nome iniziò a serpeggiare tra gli studenti accalcati sulle scale. Sentii il sangue gelarmi nelle vene, non era possibile.
E poi lo vidi. Scendere dalla macchina e attraversare il parcheggio. Era ancora più bello di quanto lo ricordassi.

Kyle Arscott.

Probabilmente avevo combinato qualcosa di veramente brutto e cattivo in una delle mie vite passate, perché il mio ex migliore amico era tornato.
 
 
 
Ciao Gente!
Ecco a voi l’inizio della mia nuova storia. Spero di aver catturato la vostra attenzione (vi ho anche inserito già la copertina yeheee), fatemi sapere cosa ne pensate, commentate, consigliatemi, fate congetture, qualsiasi cosa vi prego ahahah
Al prossimo capitolo J
WeAreperfectlyImperfect
PS. Passate su Wattpad a leggere la mia nuova storia, si intitola "You're both the problem and the solution", ed è una teenfiction.
Vi lascio qua il link --> http://https://www.wattpad.com/user/Raumalainen

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Capitolo 2
*** Che fine ha fatto la mia Rose? ***


  1.  Che fine ha fatto la mia Rose?
 
No.
 
Nononono.
 
Non poteva essere. La mia nemesi era tornata per l’ultimo anno di liceo. E anche in modo decisamente plateale.
 
Lo fissai mentre chiudeva la macchina. Continuai a fissarlo mentre con un gesto disinvolto si infilava la sua giacca di pelle nera. Non riuscii a distogliere lo sguardo quando salì le scale che portavano all’atrio della scuola e nemmeno quando si tolse gli occhiali da sole, sorridendo ad un gruppo di cheerleader che come me si erano bloccate a guardarlo.
 
Fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti. Io ero un po’ più in disparte, ma me lo sentivo. Il mio incubo sarebbe nuovamente iniziato nel momento in cui lui avrebbe posato gli occhi su di me.
Iniziai a sudare freddo. Non potevo farcela, ero troppo codarda per rimanere lì.
 
«Beth, vieni.» sussurrai alla mia amica prima di trascinarla via, lontano da Kyle.
 
«Rose, dove stiamo andando?»
 
«In bagno.» dissi lapidaria, prima di aprire una porta e catapultarmici dentro. Era vuoto, tirai un sospiro di sollievo.
 
«Rose, ascolta-»
 
«Shhhhhhhhh!» misi una mano sulla bocca della mia amica, non volevo che nessuno ci sentisse. Mi accucciai sul pavimento e guardai sotto tutte le porte del bagno, per vedere se qualcuno era occupato.
Eravamo sole.
 
Oh, certo, probabilmente tutta la fauna femminile era nell’atrio a dare il benvenuto al mostro.
 
«Puoi parlare ora. Via libera!»
 
«Tu sei pazza.» commentò Beth
 
«No, sono solo previdente.» mi sedetti sul bordo di uno dei lavandini «Perché è tornato?»
 
Beth scrollò le spalle «Forse aveva il piacere di frequentare il suo ultimo anno di liceo vicino a casa…»
 
«È stato spedito dall’altra parte del paese perché è un delinquente, un criminale! Non può essere tornato senza alcun motivo…»
 
«Non esageriamo… Carla mi aveva detto che andare in quel collegio è una tradizione della sua famiglia.»
 
«E tu dai ascolto a Carla?» l’ultima volta che avevo parlato con Carla mi aveva detto che l’infermiera della nostra scuola era incinta… L’anno dopo è andata in pensione.
Scusatemi se non credo a quello che mi dice Carla.
«L’hanno spedito laggiù perché ha dato fuoco alla macchina del nostro professore di biologia alle medie, Beth. È un criminale a tutti gli effetti.»
 
«”Nostro”? Non sapevo andaste in classe insieme! Pensavo ti avesse solo preso di mira così perché non sapeva cosa fare della sua vita…» Non le avevo mai raccontato tutta la mia storia effettivamente. Avevo accennato al fatto che alle medie ero stata bersaglio preferito di Brittany e di un ragazzo di nome Kyle, ma era solo per spiegarle come mai la Stronza ce l’avesse ancora con me adesso. Avevo tralasciato un sacco di particolari, come il fatto che lui fosse stato il mio migliore amico… Ah sì, è il fatto che fossi completamente persa per lui.
 
Oops. Dettagli.
 
«Sì, eravamo in classe insieme, ma che differenza fa a questo punto? Io sono comunque morta con la Stronza e il mostro a darmi il tormento. Insieme.» mi vidi la mia vita passare veloce come un lampo. Mi immaginai di fare testamento e di lasciare tutto a mia madre e a Beth… Avrei dovuto iniziare a prendere accordi con l’agenzia di pompe funebri che faceva angolo nella piazza centrale…
 
«Dai Rose, non esagerare ora. Magari è cambiato, ne è passato di tempo dall’ultima volta…»
 
«Tre anni per l’esattezza.» snocciolai. Sì, tenevo conto del tempo lontano da lui, e no, non era perché non vedevo l’ora di rivederlo, ma contavo i miei giorni di libertà.
 
«Ok, tre anni. In tre anni si cambia parecchio… Magari è diventato un dolcissimo ragazzo e l’hanno fatto tornare come premio, no?»
 
«Sì, e io sono diventate Regina d’Inghilterra nel frattempo.» alzai gli occhi al cielo, perché non riusciva a capire? «Eri in caffetteria mentre Kyle è arrivato a scuola o cosa? Non era proprio il ritratto di un ragazzo dolce.»
 
«Dagli una possibilità, secondo me non ti degnerà della minima attenzione, credimi.»
 
«Lo spero.» rimisi i piedi a terra e mi gettai lo zaino su una spalla «Il mio obiettivo per quest’anno è passato da uscire da qui senza drammi a uscire da qui viva e vegeta, senza farmi notare da Kyle. Fantastico.»
 
Dopo la prima settimana di scuola mi ricredetti.
 
No, aspettate. Non ho cambiato opinione su Kyle, non è diventato un ragazzo dolce e carino, anzi, tutt’altro. È persino peggiorato se possibile.
 
Ma mi sono ricreduta sul fatto che non mi avrebbe degnato di uno sguardo. Effettivamente non penso mi avesse nemmeno riconosciuta. Ci eravamo incrociati una manciata di volte nei corridoi della scuola, ma era troppo impegnato ad infilare la lingua in bocca a Brittany per prestare attenzione a me.
 
Perché sì. Erano tornati insieme, o meglio, “tornati insieme” è davvero una parola grossa, visto che lui aveva una ragazza diversa ogni notte nel suo letto. O almeno le voci dicevano così.
Allo stesso tempo però sapevo quanto falsi potessero essere i pettegolezzi messi in giro dagli studenti.
 
«Ho sentito dire che un demonio si è impossessata di lei, per quello è così brutta e inguardabile»
 
Per chi di voi se lo stesse chiedendo, non è vero. Non sono mai stata posseduta da nessun demonio e non ho mai fatto sacrifici animali per essere liberata dai chili in eccesso (sì, questo era un altro pettegolezzo messo in giro da Brittany, sempre non vero).
 
Quindi sì, sapevo decisamente come le cose poteva ingigantirsi sempre di più quando viaggiavano per i corridoi di una scuola da una bocca all’altra. Ma c’era qualcosa in Kyle e nel modo in cui tutte, e dico tutte, le ragazze della scuola lo guardavano, che mi faceva credere che quelle voci dopo tutto non erano poi così infondate.
 
Tornando a noi comunque, ero davvero ben contenta che il mio ex migliore amico non si ricordasse di me, perché con tutte le attenzioni concentrate su di lui, nessuno ne prestava a me. Nemmeno Brittany la Stronza.
Stavo proprio discutendo di questo con Beth quando avvenne il fattaccio. La catastrofe più catastrofe che potesse accadere.
Perché non riuscivo mai a tenere la bocca chiusa visto che sapevo che la sfortuna girava sempre dalla mia parte?
 
«Adesso non vorrei sbagliarmi Rose… Ma non sono Brittany e Kyle quelli che si strusciano di fianco al tuo armadietto?»
 
Merda.
 
«Ti prego, camminiamo oltre. Facciamo il giro del corridoio ancora una volta!» pregai la mia amica, che con una smorfia disegnata sul viso acconsentì contro voglia.
Così continuammo a camminare, rifacendo esattamente lo stesso giro di prima, per poi ritornare di nuovo nel corridoio del mio armadietto.
E loro erano ancora lì.
 
«Ti prego possiamo-?»
 
«Scordatelo!» questa volta Beth fu categorica «Rischiamo di arrivare tardi a lezione, per di più tu ora hai chimica con la nuova professoressa! Mi hanno detto che non tollera ritardi.»
 
Aveva ragione. Mi avevano detto che il povero Jimmy Clayton era stato sbattuto fuori per essere arrivato un solo minuto dopo; rifare il giro completo per evitare quei due mi avrebbe fatto arrivare più di cinque minuti in ritardo. Un brivido mi percorse la schiena, se volevo assicurarmi una borsa di studio all’università non potevo permettermi di essere sbattuta fuori dall’aula.
 
Presi un grande respiro.
 
“Non fare la bambina. Petto in fuori e spacca il mondo” continuavo a ripetermi, mentre camminavo lentamente verso il mio armadietto con Beth al mio fianco.
Mi fermai a pochi metri da loro, magari se aspettavo lì in piedi avrebbero smesso di mangiarsi vivi e si sarebbero spostati senza troppe storie.
 
Non si mossero di un millimetro.
 
«Ehm… Scusate?» dissi flebilmente. Ancora nessuna risposta, guardai Beth disperata e lei mi fece segno con la mano di aumentare il volume della voce.
 
Mi schiarii la voce «Scusate?» ancora niente. Iniziavo ad innervosirmi, lo stavano facendo apposta?
 
«Ei! Scusatemi, dico a voi! SCUSATEMI.» non so cosa mi fosse preso in quel momento, ma l’avevo praticamente urlato. Certo, Brittany e Kyle si erano staccati e ora mi guardavano entrambi, insieme a praticamente tutto il resto della scuola presente.
 
Non dissi nulla, aprii l’armadietto e tirai fuori i miei libri, nel momento in cui lo richiusi sentii la voce di Brittany «Rose, che bello rivederti.»
 
«Rose?» Kyle guardò prima la Stronza e poi me «Quella Rose?» sembrava confuso, ma realmente confuso. Davvero non mi riconosceva? Una parte remotissima del mio cuore si incrinò. Da un lato forse ci speravo che una parte di lui si ricordasse di me… Della bambina delle elementari con le scarpe bucate.
 
«Proprio quella. Non è così bello tornare ai vecchi tempi?» la voce di Brittany era falsa come le sue tette.
 
«Ho lezione adesso. Non ho tempo.» dissi velocemente voltandomi e praticamente correndo via.
 
Tutte le mie chances di passare inosservata svanirono con quell’episodio. Merda merda merda. Proprio non ci voleva.
 
«Buona lezione Beth, ci vediamo domani.» dissi con un sospiro, lei annuì semplicemente e non disse nulla. Potevo leggere sul suo viso il dispiacere che provava per me in quel momento. Mi sentii sollevata però quando non commentò nulla.
 
Entrai in classe, ero l’ultima perché tutti avevano già preso posto a due a due. Mi sedetti in uno degli unici due posti che erano rimasti liberi e tirai fuori il mio quaderno degli appunti e il mio libro.
Puntuale come un orologio svizzero, la professoressa iniziò a parlare non appena ci fu il suono della campanella «Bene, il compagno che è seduto di fianco a voi sarà il vostro compagno di laboratorio per tutto il trimestre…» fece scorrere gli occhi sulla classe e poi si accorse che io ero da sola, non avevo nessuno accanto.
«Signorina…?»
 
«Mickle, Rose Mickle.»
 
«Visto che siamo in numero dispari, lei farà con me gli esperimenti.»
 
Risatine si levarono dalla classe.
 
Bene, perfetto. Peggio di così proprio non poteva andare… O forse no, c’era ancora qualcosa che poteva andare peggio.
 
La porta della classe si aprì «Sono in ritardo.» disse Kyle entrando con sicurezza e senza troppe cerimonie, non provando neanche ad inventarsi una scusa credibile..
 
«Fuori.» sentenziò la professoressa
 
«Oh andiamo Signorina…» Aspettate. Avevo visto solo io o le aveva davvero fatto l’occhiolino?! Oh mio Dio.
La professoressa sembrò esitare un attimo, mi pareva di poter vedere il suo cervello lavorare: doveva mandarlo dal preside? O fare finta di niente?
Chiuse gli occhi, come per liberarsi dal suo sguardo magnetico e sbuffò «Prendi posto Arscott, ti va bene che c’è bisogno di una persona in più per gli esperimenti. Si sieda di fianco alla signorina Mickle, sarete compagni per tutto il trimestre.»
 
Ecco come poteva andare peggio.
Avrei voluto sotterrarmi, buttarmi dalla finestra o fare qualsiasi altra cosa, piuttosto che sedermi accanto e lavorare ogni giorno per tre mesi con lui.
 
Lui non sembrava troppo dispiaciuto. Aveva un sorrisetto di vittoria stampato in faccia.
 
Avrei voluto prenderlo a pugni.
 
«Ciao evoluzione di Rose» mi disse appena prese posto
 
«Non c’è nessuna evoluzione coglione.» non so da dove mi venisse tutto quel coraggio, ma sì, lo chiamai seriamente coglione.
 
«Ei, abbiamo tirato fuori le unghie eh. Era anche ora dopo due anni e mezzo che non ci vediamo…»
 
«Tre anni.» lo corressi automaticamente, ma me ne pentii subito dopo. Dovevo imparare a mordermi la lingua e a contare fino a dieci prima di dire ciò che mi passava di mente.
 
«Ti sono mancato davvero tanto, se hai persino contato i giorni.» mi sorrise, quel sorriso beffardo che sarebbe stato in grado di far breccia nel cuore di chiunque. Ma non nel mio, sapevo quanto fosse falso.
 
«Zitto che non mi lasci seguire.» dissi continuando a prendere appunti di quello che la professoressa stava spiegando.
 
«Sempre la solita secchia…» mi sentivo il suo sguardo trapassarmi da parte a parte, sembrava quasi che mi stesse analizzando, come uno scienziato analizza un esperimento in laboratorio.
 
«La finisci?» sibilai, ricevendomi un’occhiataccia dalla professoressa.
 
«Dove è andato a finire l’apparecchio?» continuò lui come se niente fosse «E i chili di troppo? I brufoli?!»
 
«Smettila.» mi stava davvero dando sui nervi, e lui lo sapeva. Quel maledetto lo sapeva quanto mi stava dando sui nervi quella conversazione, lo stava facendo apposta.
 
«Che fine ha fatto la mia Rose?» sussurrò, calcando sulla parola “mia” e allo stesso tempo sistemandomi  una ciocca di capelli che mi era scappata dalla coda dietro l’orecchio. Era talmente vicino che potevo sentire il suo alito caldo sulla guancia.
 
Presi un bel respiro e mi allontanai da lui.
Ci sapeva fare il ragazzo.
 
«Non sono mai stata tua, Kyle.»
 
«Oh certo. Su questo non c’è dubbio, sarei dovuto proprio essere disperato se ti avessi fatta mia. Grazie al cielo non mi sono ancora dovuto ridurre così in basso per scoparmi una ragazza.»
 
Era come ricevere un colpo dritto nello stomaco. Tutta questa conversazione solo per umiliarmi, ancora una volta.
Stronzo.
Trattenni le lacrime, non dissi nulla e continuai a seguire la lezione. Non gli avrei dato questa soddisfazione.
Kyle non aggiunse nient’altro per tutto il resto dell’ora, e appena suonò la campanella, raccolse il suo zaino da terra e uscì dall’aula.
 
Io mi presi il mio tempo per raccogliere le mie cose, ero ancora arrabbiata per come mi ero lasciata trattare. Perché non ero riuscita a rispondergli a tono?
 
Mi ripresi quel tanto che basta per pensare lucidamente, era ora. Lui sarebbe passato di lì in circa cinque minuti diretto al campo da football…
 
Ah giusto, non vi ho ancora messo al corrente di questa parte della mia vita… Sono una stalker. O meglio, aspettate, che detto così sembra davvero inquietante: sono una persona che è brava ad immagazzinare informazioni sul ragazzo che le piace. Un po’ meglio no? Messa così suona persino bene, potrei persino provare ad inserire questa mia abilità nel mio curriculum. “Capacità incredibile di scovare informazioni, pedinare e fare incontri casuali con ragazzi interessanti”.
 
Il ragazzo di cui sto parlando comunque si chiama Brad, è un giocatore di football, ed è così carino e dolce. È alto, capelli biondi e credetemi se vi dico che non è il solito giocatore di football (che segue lo stereotipo intendo, non è stupido come loro, e non esce solo con le cheerleaders). Ogni volta che mi vede mi saluta sempre, e ha sempre tempo per scambiare con me due parole. Avevo una cotta e per lui dall’inizio del terzo anno, da quando l’avevo visto giocare per la prima volta nel campo dietro casa mia con alcuni amici.
 
Guardai l’orologio appeso alla parete, era ora. Uscii dalla classe con calma e iniziai ad incamminarmi per il corridoio. Secondo i miei calcoli sarebbe dovuto uscire dalla classe di storia in 3… 2… 1…
 
Eccolo! (Lo so. Sono inquietante, ma non fatemene una colpa, lo fareste anche voi. Forse.)
Cercai di passargli accanto tranquillamente, cercando di regolare il respiro e il battito del cuore.
 
«Rose, ciao!»
 
AAAAAAAAAAAAH OHMIODIO.
Ok, calmati Rose.
 
«Ciao Brad! Non ti avevo visto!» fossi stata Pinocchio in quel momento avrei infilzato con il mio naso Brad e almeno altri tre ragazzi dietro di lui, ammazzandoli tutti quanti.
 
«Come stai?»
 
«Tutto bene e tu?»
 
«Bene. Ascolta, mi stavo chiedendo…»
 
Oddio, mi chiederà di uscire? O si sta dichiarando?
 
«Non è che potresti dare un’occhiata al mio tema di storia? È da consegnare per venerdì, e vorrei davvero sapere cosa ne pensi.»
 
Mi stava davvero chiedendo di leggere il suo tema?
 
«Certo!» dissi felice
 
«Se vedi qualcosa che non va, correggi pure.» disse tirando fuori dei fogli fuori dal suo zaino e passandomeli «Grazie, scusa ma devo proprio andare adesso. Ci vediamo!» non aspettò la mia risposta e si incamminò con i suoi amici verso il campo. Uno di loro gli batté il cinque, ridendo.
 
Strinsi i fogli che avevo in mano come se fossero questione di vita o di morte. Dopo tutto quella giornata non era stata poi così male.
Mi voltai per andare a casa e solo in quel momento mi accorsi di lui.
 
Kyle era appoggiato a degli armadietti ad una decina di metri da me, con le braccia incrociate sul petto e mi stava guardando. Potevo sentire sulla pelle il suo sguardo accusatore, ero sicura che avesse assistito a tutta la scena tra me e Brad.
Mentalmente mi preparai a qualche sua battuta, ma tutto quello che fece fu scuotere la testa, ghignando sotto i baffi, e andarsene.
 
Stava per capitare qualcosa di brutto, me lo sentivo.
 
Quel sorrisetto non prometteva proprio nulla di buono.
 
 
 
 
 
 
Ciao Gente!!
Ecco a voi il secondo capitolo… Allora cosa ne pensate?? Finalmente siamo venuti a conoscenza di Kyle in prima persona! Come si metteranno ora le cose per Rose, visto che ha lui come compagno di laboratorio? Riuscirà ancora a mantenere l’anonimato come progettava all’inizio della scuola?
Voglio ringraziare from2001 che mi ha scritto per messaggio cosa ne pensava della storia (mi hai reso felice, davvero). Poi vorrei ringraziare anche laretta e Vampgiulietta che hanno inserito la mia storia tra le seguite, grazie mille you both made my day! J
Per i prossimi capitoli più vedo reazioni positive più aggiornerò in fretta, quindi sbizzarritevi <3
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi :D
WeArePerfectlyImperfect
 

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Capitolo 3
*** Non lo saprà nessuno, tranquilla ***




2. Grazie
 
«Mamma sono a casa!» mi tolsi le scarpe lasciandole all’entrata, sapevo quanto le dava fastidio se qualcuno sporcava in giro. Era una vera maniaca del pulito e dell’ordine.
La volta che era entrata in camera mia per poco non le era venuto un collasso: è stata la sua prima e ultima lì dentro. Ma in mia difesa posso dire che il mio è un disordine ordinato, riesco sempre a trovare tutto quello che cerco… Dopo un po’.
 
«Mamma dove-» sentii la sua voce provenire dalla cucina, era di un ottava più alta del normale ed sembrava controllata in modo eccessivo. Come se cercasse di trattenersi dall’urlare.
 
«Lo sai che cosa voglio. E non cercare di fare finta di niente Tom!... Non mi trattare come se fossi una bambina, sono abbastanza—Hai una figlia Tom! Non puoi pretendere che io—Non provare a riattaccare. Dobbiamo parlare su—TOM!» era mio padre la persona dall’altra parte della linea.
 
Vi ricordate che vi avevo detto che ci aveva lasciate e per quello ci eravamo trasferite? Bhé mia madre non l’ha ancora superata. Lei dice di sì, dice di star bene e che a mio padre non ci pensa più. Ma credetemi se vi dico che mia madre è una pessima bugiarda… Ne sono una prova le bottiglie di vino che spesso trovo vuote sul tavolo della cucina…
Siamo in due in casa e io non bevo.
 
Comunque papà qualche volta si faceva ancora sentire: una chiamata alla mamma, una a me promettendomi di portarmi in campeggio e di fare un sacco di altre cose incredibili insieme, ma poi spariva nel nulla, di nuovo, senza lasciare traccia e senza mantenere una delle promesse che aveva fatto. Non so cosa facesse, cambiava stato ogni mese probabilmente, visto che chiamava sempre con un prefisso diverso, e con lo stato cambiava anche donna.
 
Solo un mesetto fa mia madre è venuta a sapere che vive con la sua nuova “fidanzata” in una città non lontano da qui. Ha provato a contattarlo per chiedergli nuovamente di aiutarla finanziariamente per me, ma a sentire da come la conversazione stava andando, penso proprio che stia arrivando l’ennesimo rifiuto.
 
Smisi di origliare. Non mi piaceva farlo (origliare mia madre intendo, avessi avuto la possibilità di origliare Brad probabilmente l’avrei fatto, anche tutto il giorno, senza sentire il men che minimo rimorso).
 
Entrai in camera mia e mi chiusi la porta alle spalle, chiudendo così anche le grida di mia madre fuori.
Tirai fuori dallo zaino il tema di Brad. Non potevo ancora crederci, per lui la mia opinione era importante, contavo qualcosa nella sua vita. Scommetto che a nessun altra ragazza avesse mai chiesto l’opinione su un compito di storia. Ero unica.
 
Mi sedetti alla scrivania e iniziai a leggere: l’argomento era la rivoluzione francese e come aveva influenzato la creazione del nuovo concetto di nazione. Niente di troppo complicato insomma, e sicuramente non per Brad.
 
Un’ora dopo circa mi fu chiaro che forse la storia non era proprio il cavallo di battaglia di quel ragazzo, e nemmeno lo scrivere temi.
Avevo appena finito di leggere la prima pagina e per poco non ero morta sul colpo quando mi ero trovata scritto che la rivoluzione francese era iniziata nel 1889. All’inizio avevo pensato ad una svista, voleva scrivere 1789 e ha sbagliato una cifra. Una svista, può capitare.
Ma poi l’errore si era ripetuto più e più volte.
 
Mi stavo mettendo a piangere, il tema era un disastro…
 
La suoneria del mio cellulare richiamò la mia attenzione. Mollai il tema sulla scrivania e mi buttai sul letto prima di rispondere.
 
«Pronto?»
 
«Rose! Sono io.»
 
«Oh Beth, come stai? Come è andato il lavoro?»
 
«Un tipo super inquietante mi ha lasciato il suo numero scritto su un tovagliolino…»
 
«Cliché» commentai, usate l’immaginazione ragazzi! Stupiteci una buona volta!
 
«… Su cui si era soffiato il naso un secondo prima.» concluse la mia amica con disgusto.
 
«Ewww.» dallo schifo allontanai persino il telefono dall’orecchio… Quando dicevo “Stupiteci una buona volta” non intendevo sicuramente in questo modo «Io mi chiedo che cosa abbia certa gente nel cervello.»
 
«Anche io… Ma a proposito di gente, e di cervello…» sapevo già dove sarebbe andata a parare Beth, ma la lasciai continuare «Mi dispiace per oggi Rose.»
 
«È ok, non ti preoccupare. Sarebbe dovuto accadere prima o poi, se non mi avesse riconosciuto lui, glielo avrebbe comunque detto Brittany.» non so come avessi davvero sperato di passare inosservata… Magari se mi fossi travestita da armadietto…
 
«Lo so, ma mi dispiace comunque.»
 
«Lascia stare. Cambiando discorso, indovina chi mi ha salutato e chiesto un parere oggi?» era una domanda puramente retorica, e lo sapevo. Anche perché non facevo altro che parlare di lui con la mia amica, di come fosse perfetto, di come ci saremmo sposati un giorno e di come avremmo avuto un sacco di figli, tutti uguali a lui... Era tutto così perfetto.
L’unica cosa era che lui non era ancora a conoscenza del mio piano. Ma ehi, ci sto lavorando ragazzi, datemi tempo.
 
«Oh mio Dio, Brad!!!»
 
«Bingoo!»
 
«Ti ha chiesto un parere su cosa?» la voce di Beth era eccitata, aspettandosi chissà cosa. Per un attimo pensai di inventarmi una storia incredibile per non smontare così i suoi castelli mentali, ma poi mi sarei sentita in colpa per tutto il resto della mia misera vita.
 
«Su un tema di storia…»
 
«Un tema?» ripeté scettica
 
«Che ha scritto lui, sulla rivoluzione francese!» come se il fatto che l’avesse scritto lui facesse davvero la differenza.
 
«Dai che carino, vuole avere una tua opinione! E l’hai già letto? Com’è?»
 
«Lo so, sono quasi morta quando me lo ha chiesto! Lo stavo leggendo prima che tu mi chiamassi…» lasciai un po’ la frase in sospeso
 
«Eee?» incalzò Beth
 
«… Ed è terribile. Pieno di errori, con frasi senza senso. Mi ha persino sbagliato la data della rivoluzione francese di cento anni!»
 
«Magari era agitato, perché sapeva che poi l’avresti letto tu…» provò a buttarla lì lei
 
«Forse hai ragione…» incredibile come le amiche riuscissero a tirare fuori scuse assurde per non far passare la tua cotta come un asino di prima categoria.
Beth avrebbe potuto gridarmi “Sveglia, è un idiota! Come fa a sbagliare la data della rivoluzione francese di cento anni?? Capisco uno o due ma cento!”, ma aveva scelto di non farlo. Forse è anche un po’ colpa sua se mi stavo illudendo così tanto.
 
«Mi ha detto che potevo fare delle correzioni se trovavo qualcosa di sbagliato… Ma qua sarebbe tutto da rifare! Cosa faccio? E se glielo rifaccio tutto quanto? Si offenderà? Magari penserà che lo ritengo stupido.»
 
«Io se fossi in te gli correggerei tutte le date che ha sbagliato, per il resto amen.»
 
«Hai ragione. Vado allora, ci vediamo domani!»
 
«A domani allora!» mi salutò Beth, e poi riattaccò.
 
Mi misi subito al lavoro, non ci avrei messo niente a cambiare le date… Ma più andavo avanti, più sentivo i peli delle braccia rizzarsi per il modo in cui il tema era scritto.
 
Non ci posso far niente. Sono una perfezionista, una maniaca della precisione, e credetemi se vi dico che basta davvero poco a farmi andare fuori di testa. Cosa che non direbbe guardando lo stato della mia camera, ma giuro sui compiti e su tutto ciò che riguardava la scuola era davvero una puntigliosa.
 
Presi dei fogli bianchi dal cassetto della scrivania e iniziai a riscrivere il tema di Brad, dall’inizio, cambiando le cose che non andavano bene, aggiustando le frasi e aggiungendo fatti e notizie che mancavano nell’originale.
 
Glielo avrei dato così, solo come esempio, così poteva correggere tutti gli errori che aveva fatto nel suo tema.
 
                                                                ***

Mi lasciai cadere sulla sedia del laboratorio di chimica e appoggiai la testa sul bancone. Chiusi gli occhi, solo qualche secondo, mi dissi, il tempo di riprendermi dalla nottata che avevo passato in bianco a riscrivere il tema di Brad.
 
Ma ovviamente le cose non andavano mai come programmate, perché c’era sempre qualcuno a romperti nei momenti meno opportuni.
 
«Non ti conoscessi direi che hai fatto sesso selvaggio tutta la notte, ma poi penso che è di Rose Mickle che stiamo parlando e la cosa diventa paradossale.»
 
Giusto. Kyle era il mio partner di laboratorio.
 
Per un attimo avevo sperato che quello di ieri fosse solo un brutto sogno, uno di quelli talmente vividi da sembrare veri.
Oppure magari Brittany mi aveva drogata durante la pausa pranzo ed era colpa sua se continuavo a vedere Kyle e a sentire la sua voce. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quel supplizio.
 
«Wow. Hai appena scoperto il significato della parola ‘paradossale’ Kyle?» aprii gli occhi con fatica e alzai la testa, mettendo a fuoco la figura che era seduta al mio fianco «Sono impressionata! Il tuo vocabolario si fa ogni giorno più forbito.» poi mi sporsi un po’ verso di lui e sussurrando aggiunsi «Giusto a titolo informativo: ‘forbito’ significa di alto livello, raffinato.»
 
Ah, colpito e affondato. Non volevo più essere umiliata da quel ragazzo, i giorni delle medie erano finiti stronzo.
 
Inaspettatamente però Kyle si sporse verso di me e portò la sua bocca vicino al mio orecchio. Io ero completamente immobile, non sarei riuscita a muovere nemmeno un muscolo, figuriamoci riuscire a spingerlo via.
Sentivo il suo fiato sul collo, e il suo profumo era così inebriante…
 
«Te l’ho mai detto che mi ecciti da morire quando fai la maestrina con me?» fece una risata bassa e gutturale e poi tornò al suo posto.
 
Lo guardai con un misto di terrore e… Cos’era quella sensazione alla base del mio stomaco? Non sarei riuscita a darle un nome probabilmente, perché era qualcosa di nuovo per me. Iniziai a sentire caldo e la stanza si fece improvvisamente piccolissima per contenere entrambi.
 
«Dio Mickle, sei esattamente come tutte le altre.» la sua voce aveva ripreso la solita sfumatura di strafottenza e di derisione.
 
Ah ecco, mi sembrava strano.
 
«Stavo scherzando, era per prenderti in giro! Neanche se fossi nuda davanti a me potresti eccitarmi.»
 
Ed eccolo lì, di nuovo ad umiliarmi. E io non sapevo di nuovo come rispondergli a tono… Ma perché le idee migliori mi venivano sempre e solo ripensando alla conversazione ore dopo sotto la doccia?
 
«Perché con te deve girare tutto intorno al sesso?» chiesi, quasi strozzandomi nel pronunciare la parola con la ‘s’.
 
Lo so, sono patetica. Ma è vero, nonostante avessi quasi diciotto anni avevo ancora un sacco di problemi con quella parola e con l’atto in sé.
 
Non l’avevo ancora fatto e stavo davvero aspettando il mio principe azzurro per perdere la mia verginità. Non volevo che fosse una cosa buttata lì così tanto per, e non volevo nemmeno che fosse uno stronzo come Kyle a prendersela, che il giorno dopo mi avrebbe buttato via come una scarpa vecchia per qualcun’altra.
Volevo fosse speciale. Era chiedere troppo?
 
Sì. Probabilmente sarei morta vergine.
 
«Questo l’hai detto tu…» e mi fece l’occhiolino.
 
Rischiavo di dare di matto, gli avrei volentieri cavato gli occhi con un cucchiaino in quel momento.
 
«Sei un idiota.»
 
Lui non rispose, ridacchiò e poi iniziò ad aprire il suo libro di chimica. Io mi chinai per prendere nello zaino il mio, ma nel tirarlo fuori feci cadere i fogli con il mio tema per Brad. Cercai di essere più veloce della luce e rimetterli al sicuro nella cartellina, ma Kyle fu più svelto di me e ne afferrò uno.
 
«Perché c’è il nome di Brad qua sopra?» chiese iniziando a leggere
 
«Non sono affari tuoi.» e gli strappai il foglio di mano. Cosa chiedeva a fare? Tanto lo sapevo che ieri aveva sentito la nostra conversazione, ma decisi di non tirare fuori l’argomento.
 
«Da quanto sei innamorata di lui?»
 
Aspettate. Cosa?
 
«Io non sono innamorata proprio di nessuno.» risposi, iniziando a sentire un calore incredibile sulle guance.
 
«Sei più rossa di un pomodoro!» rise indicando la mia faccia, cercai di coprirmi con le mani e probabilmente il rossore aumento ancora di più per via dell’imbarazzo di essere arrossita.
 
«Smettila Kyle!»
 
In quel momento entrò la professoressa, salvandomi da altri commenti, ma non prima che Kyle riuscisse ancora a sussurrarmi «Ti prego non esplodere, che altrimenti mi tocca poi raccogliere pezzi delle tue budella dalle pareti. E credimi se ti dico che non è la mia massima aspirazione nella vita…»
 
«Che cosa vedermi morta o pulire i muri dalle mie interiora?» chiesi velenosa e esasperata.
 
«Nessuno dei due.» rispose Kyle, trapassandomi con il suo sguardo e per la prima volta davvero serio.
Non aprì più bocca per il resto della lezione, continuava a scarabocchiare sul suo quaderno degli appunti cose senza senso. Se pensava di poter avere poi i miei appunti poteva scordarselo. Non aveva proprio capito niente.
 
La campanella suonò «Dalla prossima lezione inizieremo con gli esperimenti, quindi cercate di studiare il materiale che vi ho consegnato per essere preparati al meglio. Non voglio che nessuno faccia esplodere nulla nella mia classe. Alla prossima ragazzi»
 
Uscii di fretta dalla classe e aspettai che Brad uscisse da quella di storia.
 
«Brad! Ei Brad!» lo chiamai, lui si fermò e si girò nella mia direzione, sorridendomi.
 
«Ciao Rose, scusa ma sono un po’ di fretta…»
 
«Certo, ti devo solo ridare indietro il tuo tema.» e gli porsi il suo foglio, quello solo con le date cambiate.
 
«Com’era?» mi chiese buttandolo in malo modo nella tracolla che aveva su una spalla.
 
«Uh-» cosa cavolo avrei dovuto dirgli? «Ehm… Era ok! Non male, ma probabilmente non prenderai il massimo con quello, quindi io-»
 
«Brad, amico!» una voce che purtroppo conoscevo troppo bene mi interruppe.
 
Kyle apparve da dietro di me e salutò il ragazzo battendogli il cinque.
 
Era peggio del prezzemolo. Era ovunque.
 
«Come va? Pronto per la partita di venerdì?» gli chiese Kyle
 
«Oh puoi scommetterci! Sono pronto a schiacciarli. Non hanno speranza contro noi Mustangs! Ti conto per l’after party?»
 
«Dove c’è festa c’è Kyle. Da te?»
 
«Sì! E ci saranno anche delle amiche di mia sorella…» aggiunse Brad dando un colpetto con il gomito a Kyle, che si illuminò come un bambino il giorno di Natale. Si batterono ancora una volta il cinque gridando qualcosa e poi scoppiarono a ridere.
 
L’universo maschile per me era davvero qualcosa di indecifrabile. Se poi era l’universo maschile di Kyle, allora non avevo davvero speranza.
 
Finalmente, dopo quella che mi sembrò un’eternità, sembrò che Kyle si accorgesse di me perché disse «Oh, scusatemi. Non avevo visto che stavate parlando…» e mi sorrise beffardo.
 
«Cosa stavi dicendo Rose?»
 
«Io-» ma perché Kyle continuava a rimanere lì? Non poteva andarsene? «Io ti ho scritto un tema che puoi seguire come modello nel riscrivere il tuo. Se vuoi posso-» Brad mi strappò praticamente la cartellina di mano senza lasciarmi il tempo di finire.
 
«Sei un angelo! Grazie Rose!» si chinò e mi sfiorò con la bocca la guancia.
 
Oddio. Ero al settimo cielo, sarei potuta morire felice! Lui mi aveva baciato! Bhè, cioè, mi aveva dato un innocuo bacio sulla guancia, ma sicuramente qualcosa voleva significare!
Gli rivolsi un sorriso a trentadue denti.
 
«Figurati, non è niente… Anzi se ti serve una mano per altro!»
 
«Certo! Potrò chiederti anche per gli altri miei corsi?»
 
«Tutto quello che vuoi…» ero in paradiso. Potevo già sentire le campane suonare per il nostro matrimonio e le risate dei nostri bambini, mentre giocavano nel giardino della nostra casa in collina…
 
Ero talmente felice che mi ero quasi dimenticata che Kyle era di fianco a noi… Quasi.
 
«Verrai anche tu alla partita venerdì quindi?» mi chiese con un sorrisetto.
 
«Non so… Io-»
 
«Puoi anche venire alla festa dopo a casa di Brad! Non è vero amico?» chiese poi a lui che sembrava davvero confuso su quello che stava succedendo in quel momento.
 
«Bhè- uhmm- Certo, penso che non ci siano problemi… Se proprio vuoi venire puoi farlo. Ma non sarà niente di che…»
 
«Non so se riuscirò ad esserci…» cercai di trovare una scusa. L’ultima festa a cui ero andata era stata quella per il compleanno di Brittany, giorno in cui il mondo aveva iniziato a crollarmi addosso. Non volevo ripetere l’esperienza. Per di più anche con Kyle.
 
Grazie, ma no grazie.
 
«Oh andiamo, cosa devi fare il venerdì sera? E poi stiamo parlando di una festa a casa di Brad!» diede un colpo sul petto dell’amico «Potrebbe essere la tua occasione…» mi accorsi solo in quel momento dove voleva arrivare.
 
Mi immaginai uno scenario alternativo, in cui io davo un pugno talmente forte a Kyle da farlo collassare al suolo prima che riuscisse a finire la frase.
O forse un fulmine avrebbe potuto incenerirlo all’istante senza farlo concludere.
O magari grazie ad un incantesimo della mia fata madrina, Brad diventava tutto ad un tratto sordo e si perdeva la fine della conversazione.
 
Ma purtroppo Kyle era un treno in corsa, e non c’era niente che avrebbe potuto fermarlo.
 
«… Alla fine tutti siamo al corrente di quanto tu sia innamorata di Brad.»
 
Eccola la bomba che era esplosa senza lasciare superstiti.
 
Brad ridacchiò in evidente imbarazzo, grattandosi la nuca «Io devo davvero andare, ho allenamento ora. Ci becchiamo in giro» non so se l’avesse detto a me o a Kyle, ma comunque fece bene attenzione a non incrociare il mio sguardo.
 
Bene. Fantastico.
 
Mi voltai e cercai di allontanarmi il più possibile da quello stronzo di Kyle. Perché l’aveva fatto? Perché umiliarmi così tanto? Cosa gli avevo mai fatto?!
 
Attraversai il cortile di corsa. Ero persino troppo arrabbiata per mettermi a piangere. L’unica cosa che volevo fare era andare a casa, seppellirmi sotto il piumone e non uscire mai più dalla mia stanza.
 
Mi vidi l’autobus che dovevo prendere per tornare a casa passarmi davanti. Cazzo, ci mancava solo più quello oggi.
Cercai di rincorrerlo, e di fargli segno di fermarsi, ma niente. Tutto fu inutile.
Dovevo tornare a casa a piedi.
 
Iniziai ad incamminarmi, ad ogni passo lanciavo un’imprecazione. Quello che avrebbe dovuto essere un anno tranquillo si stava trasformando in un vero e proprio incubo. E tutta per colpa di quel bastardo di Kyle Arscott.
 
Parlando del Diavolo…
 
Una macchina suonò il clacson due volte e poi si accostò di fianco al marciapiede
 
«Rose!»
 
«Vattene Kyle. Mi hai già umiliato abbastanza per oggi.» continuavo a camminare e a guardare dritto, non volevo niente a che fare con lui. Kyle intanto continuava a seguirmi con la macchina, andando a passo d’uomo vicino al marciapiede.
 
«Dai, sono stato un coglione. Mi dispiace, ti do un passaggio a casa per farmi perdonare»
 
«Fottiti Kyle» non sarei salita sulla sua macchina, anche se ammiravo il fatto che si fosse dato del coglione da solo.
 
«Scusa, ma preferisco fottere ragazze…» mi bloccai e lo guardai con aria schifata, aveva di nuovo quel sorrisetto sghembo che gli faceva spuntare una fossetta sulla guancia.
Non dissi nulla e poi ricominciai a camminare, cercando di aumentare il passo.
 
Come se potessi davvero seminarlo. Lui in macchina e io a piedi.
 
«Ok, scusami. Era solo uno scherzo. Rose!» mi gridò, poi vedendo che non avevo nessuna reazione premette la mano sul clacson, producendo un suono continuato e fastidioso.
Mi dovetti coprire le orecchie con le mani.
 
«Kyle smettila!! Perché non vai ad importunare qualcun altro? Magari Brittany! Sarebbe contenta delle tue attenzioni.»
 
Lui continuava imperterrito a suonare, gente iniziò a uscire fuori in giardino per cercare di capire il motivo di quel baccano.
 
«Kyle! Basta! Stiamo disturbando tutto il vicinato! La gente inizia a guardare.»
 
«Cosa dici? Non ti sento, il suono è troppo forte!»
 
Che figlio di un cervello di scimmia.
 
«Kyle, davvero smettila! Stai disturbando tutti!»
 
«Posso seguirti fino a casa facendo così, per me non c’è nessun problema!» gridò in risposta.
 
«Basta!» mi avvicinai alla macchina «Kyle!!»
 
«Non ti sento!!»
 
«VA BENE!» urlai per la disperazione, e in quell’esatto momento il clacson finì di suonare.
 
«Va bene cosa?»
 
«Mi puoi dare un passaggio fino a casa. Basta che non tocchi più il clacson!» aprii la portiera con rabbia e mi sedetti sul sedile del passeggero, allacciandomi la cintura.
 
Appena ripartì suonò ancora una volta il clacson, il che mi fece andare fuori di testa «KYLE!» lui scoppiò a ridere e alzò le mani in segno di resa.
 
«Dai fattela una risata qualche volta…» poi vide quanto fossi seria «Ok, scusa. Non lo farò più piccola…»
 
«Non chiamarmi piccola. Non sono piccola.»
 
«Ma tu sei più piccola di me, quindi tecnicamente-»
 
«Solo perché sono nata tre mesi dopo di te, non vuol dire che io sia piccola…»
 
«E così ti ricordi anche il mio compleanno…» commentò sorridendo. Avrei voluto ribattere, ma non dissi nulla, mi voltai semplicemente dall’altra parte e iniziai a guardare fuori dal finestrino, cercando di far sbollire la rabbia.
 
Arrivammo davanti ad un bivio «Devi andare a-»
 
«A sinistra, lo so. Mi ricordo ancora dove abiti.» mi interruppe lui, lanciandomi uno sguardo veloce, per poi tornare a riconcentrarsi sulla strada.
 
Cinque minuti più tardi entrò nel mio vialetto e spense la macchina. Si girò a guardarmi come in attesa di qualcosa.
 
«Cosa c’è?» chiesi
 
«Non mi dici neanche grazie?» chiese beffardo.
 
Ah. Certo. Adesso dovevo pure ringraziarlo.
 
Aprii la portiera e scesi dall’auto, lui fece lo stesso «Un grazie non ha mai ucciso nessuno Rose.»
 
«Dovrà nevicare ad agosto prima che io ti dica grazie, Kyle.»
 
«Oh, quante storie solo per una piccola parolina…» scosse la testa divertito
 
«Sono l’ultima ragazza al mondo che avrebbe qualcosa per cui-»
 
In quel momento udii un forte rumore provenire da dentro casa mia. Come qualcosa che cadeva al suolo e si sfracellava in mille pezzi.
 
Lasciai perdere Kyle e il suo grazie e corsi ad aprire la porta.
 
«Mamma?» corsi in cucina e la scena che mi si presentò davanti mi fece gelare il cuore.
 
Mia madre era seduta a terra e stava piangendo, attorno a lei era pieno di cocci di piatti e bicchieri rotti. Sul tavolo c’erano due bottiglie di vino completamente vuote e una terza era in frantumi per terra.
 
«Mamma!» mi avvicinai a lei e mi accucciai davanti a lei «Mamma, stai bene?» cercai di mantenere un tono di voce controllato, ma la verità è che stavo morendo dentro.
 
«Io sto bene tesoro… Devo-» si guardò intorno con occhi persi e lucidi per via dell’alcool «Stavo sistemando la cucina e poi-» sbiascicava e riuscivo a malapena a capire quello che stava cercando di dirmi.
 
«Appoggiati a me, ti aiuto ad alzarti.» cercai di fare leva sulle mie gambe per farla almeno mettere in piedi, ma era troppo pesante per me.
Mi inginocchiai al suolo in preda alla disperazione. Dovevo sembrare forte per lei, ma come potevo in una situazione del genere?
 
«Lascia che ti aiuti» Kyle si era materializzato dietro di me.
 
«Ma come-?»
 
«Hai lasciato la porta aperta» e mi indicò la porta d’ingresso
 
«Vattene Kyle» ripetei, con la voce rotta da tutte le emozioni che mi stavano travolgendo in quel momento.
 
Mia madre ubriaca, di nuovo.
Cocci di piatti e bicchieri ovunque.
E Kyle lì a giudicare.
 
«Lascia che ti aiuti…» ripeté lui, ma non mi lasciò il tempo di dire qualcosa che mi scostò e si avvicinò a mia madre.
 
«Signora Mickle, sono Kyle. Si ricorda di me?»
 
«Kyle?» chiese confusa
 
«Sì, adesso la porto sul divano ok? Si deve aggrappare forte alle mie spalle va bene?» e così dicendo le fece passare una mano sotto le ginocchia e una dietro la schiena e la tirò su.
 
La portò sul divano in salotto e la fece stendere, coprendola con una coperta che era appoggiata al bracciolo della poltrona sistemata lì accanto.
 
Mi alzai in piedi ancora tremante. Non avevo mai visto mia madre messa così male. Come era potuto succedere?
Una busta bianca catturò la mia attenzione: era stata buttata a terra e adesso giaceva immobile sotto uno sgabello.
 
La raccolsi e lessi il documento che usciva per metà dalla busta: era una richiesta di divorzio.
 
Provai un odio incredibile per mio padre, per Tom. Come si permetteva a trattare così mia madre? A farle questo?
 
Posai la busta sul tavolo, presi un sacco della spazzatura e iniziai a raccogliere i cocci da terra.
La vista era sempre più annebbiata dalle lacrime, la mia testa sempre più confusa.
 
Non stavo più prestando attenzione a quello che stavo facendo, afferrai con troppa forza un coccio e mi tagliai. Alcune gocce di sangue caddero sul pavimento.
 
«Merda!» imprecai
 
«Fa’ attenzione» mi ammonii Kyle passandomi un pezzo di carta assorbente da mettere sopra alla ferita «Dai qui, finisco io.»
 
Mi sedetti sullo sgabello mentre il ragazzo finiva di raccogliere gli ultimi pezzi. Non riuscivo a pensare ad altro che a quelle tre bottiglie di vino vuote.
 
Da quanto mia madre beveva così tanto? Era successo altre volte prima di questa?
 
«Stai bene?» occhi marroni si scontrarono con i miei «Stai bene Rose?»
 
«Penso di sì…» spostai lo sguardo su mia madre, si era addormentata.
 
«Meglio che vada adesso.» Kyle afferrò la giacca di pelle che aveva lasciato sul tavolo e andò verso la porta.
 
Lo seguii fino nel porticato fuori casa, in silenzio, senza dire nulla.
 
Stava per scendere i pochi gradini che c’erano per raggiungere il vialetto quando sentii la mia voce pronunciare il suo nome «Kyle.» era stato più un sussurro, ma lui lo sentì comunque e si voltò verso di me.
 
«Lei non- Mia madre…» non sapevo come dirlo «È la prima volta che capita. Non è mai successo prima.»
 
«Non devi darmi nessuna spiegazione Rose.» disse lui serio
«Lo so ma- Ti prego, non lo deve sapere nessuno. Nessuno sa della nostra-»
 
«Non lo saprà nessuno, tranquilla.» mi sorrise, in modo dolce e comprensivo questa volta. Sembrava quasi essere tornato il bambino di una volta, il mio migliore amico.
Avrei voluto corrergli incontro e abbracciarlo, ma non lo feci. Ero ancora abbastanza lucida da capire che era Kyle Arscott il ragazzo davanti a me, quello stronzo, e non quello con le scarpe bucate.
 
Tirò fuori le chiavi e si avvicinò alla sua macchina. Aveva la mano sulla maniglia della portiera.
 
«Kyle?» lo chiamai ancora un’ultima volta.
 
Lui alzò la testa e mi guardò, occhi ambrati contro occhi color speranza.
 
«Grazie.»
 
 
 
 
 
Ciao Gente!!
Avevo promesso che avrei aggiornato in fretta in caso di responsi positivi e quindi eccomi tornata con un altro capitolo della storia… Allora cosa ne pensate? È davvero lungo, lo so scusatemi, ma non avrebbe avuto senso tagliarlo a metà e quindi ve l’ho presentato tutto così di getto. Spero non sia stato troppo pesante da digerire. Comunque con questo capitolo riusciamo ad entrare un po’ di più nella vita dei nostri protagonisti :D
Adesso però volevo fare davvero un inchino incredibile a voi, perché siete davvero fantastici! Volevo ringraziare from2001, Susy_Love_Music, Ashwini e Gloria Lovely per aver recensito, grazie davvero!! <3
Un mega ringraziamento va anche a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite! Siete davvero tantissimi e vi voglio davvero un bene dell’anima! Grazie!
E naturalmente ringrazio anche i lettori silenziosi, che hanno avuto voglia di leggere fino alla fine J
Sperando di non avervi deluso, per ora vi saluto e vi auguro buon week end, e continuate così vi prego!
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Capitolo 4
*** Che io sia maledetta per il resto dei miei giorni ***




3. Che io sia maledetta per il resto dei miei giorni
 
Erano passati tre giorni da quando Kyle aveva praticamente urlato ai quattro venti, e a Brad compreso, la mia cotta per lui. Tre giorni da quando Kyle mi aveva aiutato con mia madre.
 
Lo ammetto, avevo pensato davvero tanto a cosa aveva fatto per me quel pomeriggio. Magari Beth aveva avuto ragione fin dall’inizio, magari non era più un mostro, magari era davvero cambiato in fondo.
 
Mi ero ricreduta il giorno dopo, quando l’avevo visto flirtare con una ragazza del nostro corso di chimica facendola ridacchiare. Aveva avuto il suo numero nel giro di pochi secondi e dopo si era venuto a vantare con me della sua bravura nel conquistare le ragazze.
 
“Sono così facili…Farebbero di tutto per passare una notte con me.” e mi aveva sorriso in quel suo solito modo, a metà tra un sorrisetto e un ghigno… Era così sexy quando-
 
No, aspettate. Sexy?! Ho davvero pensato che Kyle fosse sexy quando sorrideva in quel modo?
Che io sia maledetta per il resto dei miei giorni (ehi, chiunque in questo momento mi stia ascoltando, maledetta lo stavo dicendo in modo retorico, per favore, la mia vita è già abbastanza misera così… Non mi serve per davvero un’altra maledizione).
 
Gli avevo poi tirato un pugno sulla spalla.
 
“E questo per cos’era? Mica ho detto che tu sei una facile!”
 
“Si chiama solidarietà femminile, idiota.”
 
In realtà me ne fregava relativamente poco se lui dava delle facili a ragazze che facili lo erano seriamente… Forse quel pugno era più per punirlo per essere così dannatamente bello.
 
Comunque il mio punto è che con Kyle tutto era tornato alla normalità: lui mi prendeva in giro e io sopportavo in silenzio, sapendo che un giorno avrei avuto la mia rivincita, ma che non sarebbe stata una buona idea spaccargli la faccia mentre era ancora al liceo, altrimenti mi sarei ritrovata alle calcagna tutte le ragazze della scuola.
Decisamente pessima come idea.
 
Ma torniamo a noi, stavo dicendo, erano passati già tre giorni da QUEL giorno e la mia vita non era cambiata per nulla, se non che Brad ogni volta che mi vedeva per i corridoi mi evitava. Deliberatamente e in modo plateale quasi.
 
Tutta la scuola ormai lo era venuto a sapere, ne ero sicura. Sicura come il fatto che io mi chiami Rose Mickle. Sicura come la morte. Come la morte lenta e dolorosa che avrò per colpa di Kyle e di Brittany e di Brad e…
 
«Oh andiamo, non è mica la fine del mondo. Prima o poi avresti dovuto dirglielo comunque no?»
 
«Sì, ma dovevo esserlo io a farlo, non quello stronzo di Kyle. E poi nella mia testa la scena era decisamente diversa: lui avrebbe esultato e mi avrebbe chiesto di sposarlo subito dopo.» dissi sconsolata giocando con il cibo che mi ritrovavo nel piatto (carote forse, ma non ne sono certa).
 
«Ascolta, la vita non è mai come la progettiamo… Fai sempre un sacco di piani, ma alla fine non servono a niente, perché andrà tutto a rotoli comunque.»
 
Mi voltai verso Carla, che era seduta al mio fianco «Cosa è successo alla mia amica? Da quando è diventata così profonda?» da dove saltava fuori tutta quella filosofia di vita?
 
«Ha ragione però» constatò Carla «Tutte le volte che progetto qualcosa c’è sempre qualcos’altro che mi va storto… Come il barbecue che volevo fare la scorsa settimana, l’ho preparato per giorni, e poi domenica ha diluviato tutto il pomeriggio… Triste no?»
 
Seh. Ok. Carla forse non era la ragazza più sveglia della scuola, ma ehi, chi sono io per giudicare?
 
Il mio sguardo si posò sul tavolo in centro alla mensa.
Indossavano tutti la giacca della squadra di football della scuola, e probabilmente si stavano caricando per la partita, perché stavano ridendo e battendosi il cinque a vicenda.
 
Già, oggi era il grande giorno.
 
Tempo di stracciare i Blue Devils!
 
Go Mustangs!
Sì, ok, forse è meglio se la smetto qui perché il mio spirito scolastico non è dei migliori.
Ah no, scusate, non ce l’ho proprio lo spirito scolastico… Probabilmente l’avevo perso da qualche parte tra la prima e la seconda media.
 
Ad un tratto tutti si girarono nella nostra direzione, persino Kyle era tra loro e aveva uno sguardo truce, come se avesse voluto farmi fuori da un momento all’altro.
 
Cosa gli avevo fatto adesso?
 
«Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo.» cercai di nascondermi il più possibile facendomi piccola dietro a Beth.
 
«Cosa?»
 
«Mi stanno guardando… La squadra di football al completo. Mi sta fissando. Non ti girare perché- » troppo tardi, Beth si era girata palesemente nella loro direzione per controllare e loro l’avevano beccata in pieno.
 
«Grazie Beth.» dissi sarcastica, mentre li vedevo alzarsi e andare via. Vidi Brittany avvicinarsi a Kyle afferrarlo per la maglietta e baciarlo con trasporto.
In mensa. Davanti a tutti. Che ovviamente fissavano.
 
Adesso, ditemi tutto quello che volete, ma Brittany è davvero la persona più esibizionista che conosca, le piace stare al centro dell’attenzione e dimostrare il proprio potere. Con quel bacio voleva mettere in chiaro che quel ragazzo era di sua proprietà, nonostante tutta la scuola fosse al corrente di quante ne passavano per il suo letto. Il fatto che poi subito dopo mi avesse lanciato un’occhiata era la piena dimostrazione di ciò che stavo pensando.
 
Sussurrò qualcosa nell’orecchio a Kyle, lui rispose semplicemente mettendogli un braccio attorno alle spalle e scortandola fuori dalla porta.
 
Dio li fa e poi li accoppia, avrebbe detto mia nonna.
 
Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi del ragazzo che si era avvicinato al nostro tavolo finché non mi sentii chiamare «Ehm… Rose?»
 
Alzai lo sguardo e di fronte a me mi trovai Brad, con altri due amici.
Oddio. E adesso?
 
«Oh, ehm, ciao Brad…» perché era qui? «Ti serve qualcosa?!»
 
«Veramente…» si portò una mano dietro la testa e iniziò a grattarsi la nuca. Lo faceva sempre quando era nervoso, lo rendeva persino più carino di quanto già non fosse.
«Sai, l’altro giorno, quando Kyle ha accennato il fatto che tu avessi una cotta per me…»
 
“Più che accennato l’ha praticamente urlato, ha sganciato la bomba senza far suonare prima l’allarme anti-aereo” avrei voluto correggerlo, ma non me la sentivo di interromperlo, non adesso che mi stava finalmente di nuovo parlando.
 
«Sono stato preso un po’ in contro piede… Non me lo aspettavo proprio.»
 
«Oh, capisco.» commentai, anche se in realtà non ci stavo capendo proprio niente. Cosa voleva dire con quella frase?
 
«Ecco, io…» guardò i suoi amici e loro annuirono quasi come per incoraggiarlo, così lui continuò «Io volevo solo dirti che l’invito per la mia festa è ancora valido…»
 
«Festa?» chiesi stupita. Pensavo volesse umiliarmi davanti ai suoi amici, e invece mi stava invitando ad una festa?
 
«L’after party, questa sera a casa mia. Spero davvero tanto di vederti.» mi guardò con intensità «Potremmo conoscerci meglio. Io non so molto di te…»
 
Ero in completo shock. Non ero sicura di aver capito bene tutto ciò che mia aveva detto, mi voleva davvero conoscere meglio?
Vi prego lasciatemi dormire se questo è un sogno, perché è il più bello che abbia mai avuto recentemente.
 
«Io- Bhé uhmmm» grande Rose, continua così che sicuramente lo stendi con la tua eloquenza.
 
«Ci sarà!» intervenne per me Beth «Verrà senz’altro.»
 
«Perfetto… Ci vediamo dopo allora! Ah e siete invitate anche voi!» sorrise e si allontanò, con i due amici che gli davano pacche sulla spalla e gli battevano il cinque.
 
Carla e Beth non si mossero di un millimetro, ma sapevo che mi stavano guardando e aspettando che reagissi in qualche modo. Ma giuro che avevo il cervello completamente fuso. Non sapevo cosa dire e nemmeno come articolare un suono. Mi ci vollero parecchi minuti prima di riprendermi e di poter formulare una frase di senso compiuto.
 
«Io ho un appuntamento con Brad.» mormorai, alzai gli occhi e guardai Beth «Ho un appuntamento con Brad!» questa volta quasi lo urlai.
 
Cielo se ero felice, alla fine, dopo tutto e in fondo in fondo, la mia vita non faceva così schifo. Grazie grazie e ancora grazie a chiunque abbia fatto accadere questo.
 
Ah no, aspettate. Questo vuol dire che dovrei ringraziare Kyle?
E se lui si fosse comportato così perché Brad si era confidato con lui riguardo me e i suoi sentimenti nei miei confronti? Questo vorrebbe dire che alla fine lo ha fatto solo per aiutarmi.
 
Non ci potevo credere.
 
Non so come ci arrivai al mio armadietto, ero talmente al settimo cielo che qualsiasi cosa stesse succedendo intorno a me non aveva importanza. La mia stessa esistenza non aveva più importanza. Avevo un appuntamento con Brad Mittle.
 
«Ti vengo a prendere alle nove ok? Fatti trovare pronta.» mi disse Beth prima di lasciarmi «Sai che non mi piace aspettare!»
 
«Non ti preoccupare… Sarò prontissima!»
 
Aprii l’armadietto, posai i libri che non mi servivano e preparai la borsa per andare a casa. Il venerdì era il mio giorno “corto” a scuola.
 
«Ehi sfigata!»
 
Quella voce.
 
«Ciao anche a te Kyle!» ero troppo felice per rispondergli male
 
«La tua faccia è ancora più brutta quando fai quel sorriso inquietante.» disse «Dicono che il sorriso sia il miglior accessorio che una donna possa indossare… Credimi lo dicono perché non hanno mai visto te.»
 
Ha. Ha. Ha.
 
«Ti hanno mai detto che potresti fare il comico?!»
 
«Non era uno scherzo Rose…» disse con divertimento nella voce
 
«Comunque» continuai io «Sono troppo felice per farmi rovinare l’umore da un coglione come te, quindi ti auguro buon week end.»
 
«Cosa è successo? Hai scoperto le gioie del sesso?» una fossetta si creò sulla guancia
 
«No»
 
«Infatti, sarebbe stato troppo surreale.»
 
«Ma se sono felice devo solo ringraziare te!»
 
«Cosa ho fatto?» adesso sembrava incuriosito, probabilmente non lo sapeva ancora.
 
«Ho un appuntamento con Brad!»
 
Mi parve di scorgere una scintilla nei suoi occhi, ma fu solo per un secondo e poi scomparve.
 
«Impossibile.»
 
«E invece no. Mi ha invitato alla sua festa, mi ha detto che mi vuole conoscere meglio!»
 
Lui si passò la lingua sulle labbra, inumidendosele, e poi mi disse con un ghigno stampato in faccia «Ci vedremo lì allora, piccola.»
 
«Kyle, ti ho già detto, non mi-» ma lui ormai mi aveva voltato le spalle e se n’era già andato.
 
                                                                ***
 
In caso a qualcuno sia sfuggito (dubito, visto che è stato l’apice e allo stesso tempo il fondo della mia vita sociale) io odio le feste.
 
Non importa che festa sia, per me potrebbero festeggiare un compleanno, un matrimonio o un bar mitzvah, non farebbe differenza, perché mi sentirei comunque a disagio. Immaginatevi adesso come possa sentirmi nell’andare ad una festa per celebrare la vittoria della squadra di football della nostra scuola.
 
Quando arrivammo a casa di Brad, la villa era già stra colma di gente, sembrava che l’intera MVHS si fosse riversata lì dopo la partita per festeggiare la vittoria dei Mustangs con fiumi di alcool.
 
«Pronte?» chiese Beth a me e a Carla
 
«Mai stata così pronta in vita mia!!» rispose Carla
 
«Devo vomitare.» risposi io
 
«Risposta sbagliata Rose, non è il momento di farsi prendere dal panico.»
 
«Sto male. Perché sono venuta qua? Non è stata per niente una buona idea.» cercai di fare dietro front, ma la mia amica mi afferrò per il braccio e mi trascinò per il vialetto.
 
«Non essere codarda. Ormai sei arrivata fin qui!»
 
«No, ti prego!» iniziavo a sentire un attacco di panico in arrivo «Io sto-»
 
«Rose Mickle. Puoi farcela. Questa è la tua occasione. Secondo te Brad ti chiederà una seconda volta di uscire se gli darai buca alla prima?! NO. Quindi ricomponiti e entra lì dentro a testa alta.»
 
Ok. Beth aveva ragione. Potevo farcela, dovevo farcela. Cosa era mai una festa?
 
Presi un bel respiro ed entrai.
 
La casa era completamente piena di ragazzi che ballavano, gli uni appiccicati agli altri. La musica era assordante e stordiva, urla di vittoria provenivano dalla cucina, dove il tavolo con gli alcolici era sistemato. La porta che dava al patio dietro casa era aperta, c’era qualcuno che si era buttato in piscina e altri stavano facendo grigliare della carne.
 
«Perché non sono mai venuta ad una festa prima?» chiese Beth guardandosi in giro con meraviglia.
 
Aprii la bocca per risponderle, ma poi capii che la sua domanda era puramente retorica, e che non si aspettava davvero una risposta.
 
Ci dirigemmo nel soggiorno, dove c’era gente che ballava, e in quel momento scorsi Brad. Stava parlando con dei suoi compagni di squadra e stava bevendo qualcosa da un bicchiere di plastica rosso.
 
«Vai da lui» Carla mi diede una spintarella
 
«E cosa gli dico?» chiesi in panico
 
«”Ciao” ?» disse come se fosse ovvio. Bhè effettivamente lo era.
 
Mi incamminai verso il ragazzo, facendomi largo tra gli studenti «Scusate… Scusate» continuavo a ripetere. Arrivai a pochi metri da lui e mi fermai per prendere un bel respiro.
 
Mi guardai le punte delle scarpe, riconsiderando il modo in cui mi ero vestita. Perché non avevo voluto ascoltare Beth mettendomi il vestito che mia madre mi aveva comprato quasi un anno fa per il mio compleanno? Aveva ancora l’etichetta attaccata perché lo consideravo troppo… uhm, bhé era semplicemente troppo per me. Ma sicuramente sarebbe stato meglio che la mia salopette di jeans.
 
Feci gli ultimi tre passi che mi dividevano da Brad e i suoi amici tremando.
 
«Ciao Brad!» pregai che la mia voce non assomigliasse allo squittio di un topo.
 
«Ciao Rose! Vieni!» disse lui con un po’ troppo entusiasmo «Loro sono Greg e Toby, sono come me nella squadra. Ragazzi lei invece è Rose… Rose Mickle.» lo disse come per dire, quella Rose, aveva forse parlato anche con loro di me? Il pensiero mi fece arrossire
 
«Ciao!» e loro ricambiarono il saluto. Ci fu quell’attimo di imbarazzo in cui nessuno disse nulla, così me ne uscii con un banale «Complimenti ancora per la partita! Avete vinto!»
 
«Puoi dirlo! Li abbiamo stracciati quei bastardi!» alzò le braccia al cielo e i due amici gli batterono il cinque urlando.
 
«Dai, vieni, andiamo a prenderci da bere!» mi disse poi, portandomi con lui in cucina.
 
«Io veramente non-»
 
«Cosa vuoi? Birra?» non aspettò la risposta e me ne verso un bicchiere da un fusto appoggiato sul tavolo e me lo passò.
Gli sorrisi nervosa e feci un piccolo sorso.
 
Per poco non gliela sputai in faccia, aveva un sapore disgustoso, era amara. Cioè, probabilmente era il gusto normale di una birra, ma contando che non avevo mai bevuto in vita mia, non ero troppo abituata.
 
«Eri alla partita?» mi chiese prima di fare un lungo sorso
 
«No, dovevo studiare per…» suonai sfigata persino a me stessa dicendogli che avevo preferito studiare di venerdì pomeriggio piuttosto che andare a vedere una partita di football,  «Cioè no, non ho avuto tempo.» cercai di salvarmi la faccia in estremis.
 
«Ti sei persa un mio touchdown» e sorrise orgoglioso.
 
Indossava una maglietta bianca che gli fasciava il corpo e gli metteva in risalto i muscoli, era davvero bellissimo quella sera.
Continuava a parlarmi della partita, ma io non lo ascoltavo, mi stavo perdendo nei suoi capelli biondo grano che gli ricadevano sulla fronte…
 
«Braaaaad!» una figura si buttò addosso al ragazzo, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
 
«Brittany!» disse staccandosela di dosso e passandole la birra che teneva in mano «Tieni, bevi.»
 
«Grazie tesoro» disse abbracciandolo e poi si rivolse a me «Oh Mickle. Non ti avevo vista… Sei così invisibile.» i suoi occhi lanciavano fiamme
 
«Ciao Brittany» risposi cercando di mantenere un tono di voce controllato
 
«Cosa diavolo ci fai qui? Cosa è quello che hai addosso? Sembra l’abito che indossava mio nonna al suo funerale.» fece schioccare la lingua e si girò completamente verso Brad, dandomi la schiena e non calcolandomi più.
 
Sempre piena di complimenti.
 
«Ci serve una squadra per giocare a Beer Pong!» disse lei, e poi si sbracciò per richiamare l’attenzione di un ragazzo che era appena entrato in cucina per prendersi una birra «Kyle! Kyle!»
 
Ecco ci mancava solo più lui.
 
«Ho appena trovato la persona contro cui possiamo giocare!»
 
«Non può giocare da solo Brit.» disse Kyle, non mi aveva nemmeno salutato, ma sapevo che mi aveva visto. Che figlio di…
 
«Rose giocherà con me.»
 
«COSA?» non fui la sola a gridarlo, ma anche Brittany e Kyle lo fecero nello stesso momento.
 
«Rose sarà la mia compagna di squadra.»
 
«Non ha mai giocato in vita sua la sfigata, perderai di certo.» si lamentò Brittany
 
«È un problema mio non credi?» si girò verso di me e mi chiese «Giochi?»
 
«Io…» tutti mi stavano fissando, avevo la pelle in fiamme, spostai lo sguardo su Kyle, non aveva emozioni sul viso. Mi stava guardando serio, e gli occhi sembravano non avere fondo talmente erano diventati scuri.
 
«Certo!» dissi.
 
«Grande, andiamo!»  mi prese per mano e mi trascinò al tavolo del Beer Pong.
 
Kyle e Brittany erano dall’altra parte e stavano preparando sei bicchieri.
 
«Brad, io non ho mai giocato.»
 
«Ti insegno io, tranquilla.» e poi gridò all’altra coppia «Siete pronti?»
 
«Inizia tu Brad… La vostra squadra parte svantaggiata già dal principio.» disse Brittany con un ghigno.
 
Brad prese le due palline da ping pong e me ne passò una «Allora, il gomito deve sempre stare dietro il bordo del tavolo quando tiri, e lo scopo è far centro in uno dei bicchieri con la pallina, il resto delle regole te le spiego poco per volta durante il gioco. Inizio io così vedi come si fa.» si concentrò, fletté il braccio e lanciò la pallina, che entrò dentro un bicchiere al primo colpo.
Un urlo si levò dalle persone che stavano guardando la partita.
 
Ora toccava me. Brad venne dietro di me, mi fece passare una mano attorno alla vita «Mettiti qui…» e con l’altra mi afferrò il braccio, facendomi vedere il movimento.
 
La mia testa andò in tilt, potevo sentire il suo respiro caldo sul mio collo.
«Puoi farcela» mi sussurrò all’orecchio e poi fece un passo indietro.
 
Feci esattamente come mi aveva mostrato lui, mi concentrai su un bicchiere, non prestando attenzione alle cose che Brittany mi stava urlando. Cercando di evitare lo sguardo di Kyle che era diventato ancora più intenso… E tirai.
 
Centro.
 
«Sei riuscita!!» Brad mi strinse in un abbraccio «La vinciamo, me lo sento!» e poi si rivolse all’altra squadra «Palline indietro! Abbiamo fatto entrambi centro… Ah sì e bevetene due ovviamente.»
 
Brittany e Kyle non erano per niente contenti, lo si poteva vedere.
 
 
 
Il gioco era ormai agli sgoccioli, avevamo un bicchiere rimasto a testa, io sentivo la testa girarmi per la troppa birra bevuta. Lo so, sono una vera pappa molle se dopo un solo gioco ero già ubriaca, ma a mia discolpa posso dire che era la terza volta che avevamo la possibilità di redimerci*.
 
Kyle tirò e fece centro. Tutti esultarono e Brittany gli saltò addosso.
Adesso toccava a noi, presi una pallina e tirai: rimbalzò sul bordo e cadde a terra.
 
Brad imprecò, mi fece spostare e si preparò per il lancio. Tutti stavano trattenendo il fiato.
Tirò, la pallina rimbalzò sul tavolo e fu schiacciata fuori da Kyle.
 
Avevano vinto.
 
La gente iniziò a gridare e a congratularsi con loro, Brittany mi guardò e mimò con le labbra “sfigata”.
 
«Bravo, bella partita.» dissi a Brad credendo di fare la cosa giusta, ma lui in tutta risposta mi guardò con astio e mi rispose secco «Abbiamo perso. Avessi saputo come giocare sarebbe stata una bella partita.» bevve la birra rimasta sul tavolo, gettò il bicchiere a terra e se ne andò.
 
Si era davvero arrabbiato con me? Certo, devo ammettere che dopo il primo colpo fortunato erano state più le palline che avevo mandato fuori che quelle che avevo messo dentro, ma era un gioco. L’importante era divertirsi. E poi avevo già messo in chiaro fin dall’inizio che non avevo mai giocato prima.
 
Iniziavo a sentirmi davvero ubriaca, avevo bevuto sì e no una decina di birre, era un miracolo che non avessi ancora vomitato.
Feci un passo avanti cercando di allontanarmi dal tavolo, ma persi l’equilibrio e se non fosse stato per Kyle che mi afferrò per il gomito probabilmente mi sarei sfracellata al suolo.
 
«Hai giocato bene, piccola.»
 
Non lo corressi questa volta, mi beai di quella parola che suonava così sexy detta dalle sue labbra…
 
«Abbiamo perso» gli feci notare
 
«Non male però, per una principiante» avrei voluto dirgli che lui era stato davvero bravo, aveva sbagliato raramente, e se non fosse stato per lui sicuramente Brittany non avrebbe vinto.
 
«Stai cercando di fare il carino con me?» chiesi un po’ sbiascicando
 
«Io son sempre carino con te, piccola» fece un sorrisetto sbieco, io cercai di fare un passo indietro, ma vacillai. Mi afferrò per la vita e mi riportò verso di lui «Fa’ attenzione.»
 
Ebbi un Dejà Vu incredibile.
 
Io che stavo raccogliendo dei cocci per terra. Gocce di sangue che cadevano sul pavimento. La voce di Kyle che mi ammoniva “Fa’ attenzione”.
 
«Penso di aver bevuto troppo…» dissi portandomi una mano alla testa che pulsava «Vado a prendere una boccata d’aria.» mi aspettavo che lui si offrisse di venire con me, di accompagnarmi fuori, ma niente.
 
«Va bene.» e se ne andò.
 
La doppia personalità di Kyle iniziava a farmi impazzire, un attimo prima sembrava volermi aiutare e adesso era tornato il Kyle di sempre. Che cazzo?!
 
Attraversai la stanza, vidi Beth ballare con un ragazzo su un tavolino, le feci segno che andavo fuori e lei in tutta risposta mi alzò un pollice.
 
Barcollai fino al patio, appena sentii l’aria fresca della notte entrarmi nei polmoni mi sentii subito meglio. Dentro la casa faceva un caldo incredibile, e l’alcool sicuramente non aiutava ad abbassare la temperatura.
 
Avevo perso completamente la concezione del tempo, sembrava fossero passati solo pochi minuti da quando avevo messo piede lì dentro, ma sapevo che non poteva essere così.
 
«Roooose» una voce mi colse di sorpresa e un minuto dopo mi ritrovai schiacciata contro il petto di Brad. Sapeva di sudore e birra. Il che mi fece venire ancora più voglia di vomitare.
 
«Brad, lasciami, non respiro.» mi lamentai e cercai di scrollarmelo di dosso, ma era davvero troppo forte.
 
«Io ti piaccio non è vero Rose?» mi allontanò da lui quel minimo per potermi vedere in faccia. Aveva gli occhi lucidi e puzzava davvero tanto di alcool «Avanti Rose, non essere timida»
 
«Brad…» provai di nuovo a spingerlo via
 
«Dammi un bacio Rose»
 
«Brad sei ubriaco.» cercavo di mantenere la voce calma e controllata, ma in realtà non lo ero per niente.
 
«Andiamo lo so che lo vuoi…» mi serrò la testa tra le sue due mani e iniziò ad avvicinare le sue labbra alle mie.
 
«Brad lasciami!» mossi la testa di lato in modo che non riuscisse a baciarmi, ma più mi muovevo più lui stringeva la presa.
 
«Mi fai male Brad!»
 
Era tutta la vita che aspettavo quel momento, avrei pagato oro poche ore prima per avere un bacio da Brad, ma non me l’ero immaginato così. Lui era troppo ubriaco, e sicuramente non si sarebbe ricordato nulla il giorno dopo.
 
Reagii nell’unico modo che mi venne in mente in quel momento, alzai di scatto il ginocchio mandandolo a finire in mezzo alle sue gambe. Lui mollò all’istante la presa e si piegò su se stesso dal dolore.
 
Non ci pensai due volte, mi voltai e iniziai a correre. Volevo andarmene da lì, allontanarmi da lui.
 
Corsi da Beth.
 
«Beth, ti prego possiamo andare a casa?» la supplicai quasi con le lacrime agli occhi
 
«Ancora un po’ Rose, non fare la guasta feste.» e continuò a ballare con il ragazzo di prima.
 
Dovevo trovare un passaggio per andare a casa. E in quella festa conoscevo solo un’altra persona che aveva la macchina.
 
«Avete visto Kyle?» iniziai a chiedere in giro, ma i pochi che mi rispondevano scuotevano la testa.
Continuai a vagare per la casa, cercando di vedere se riuscivo a distinguere la sua chioma marrone tra quella degli altri. Dove diavolo si era cacciato? Era sempre in mezzo ai piedi, per una volta che avrei voluto avercelo per davvero, sembrava scomparso.
 
Andai a cercarlo al piano di sopra «Kyle?» provai a chiamarlo «Kyle!!»
 
Nulla.
 
Forse avrei potuto di nuovo provare a chiedere a Beth, magari ne aveva avuto abbastanza della festa ed era pronta anche lei per andare a casa.
 
Non ebbi il tempo di fare un passo che qualcuno mi afferrò il braccio e me lo girò dietro la schiena «Rose Rose Rose…» un urlo mi morì in gola, sapevo esattamente chi era.
Ero da sola in un piano della casa completamente deserto, con un Brad ubriaco e molto probabilmente arrabbiato per via della ginocchiata.
 
«Brad, mi dispiace… Non volevo farti male.» piagnucolai «Lasciami, ti prego.» non mi importava più di mantenere un briciolo di orgoglio dalla mia, l’avrei supplicato se fosse stato necessario.
 
«L’hai voluto tu… Io volevo solo darti un bacio» mi storse ancora di più il braccio, me lo avrebbe spezzato se avesse continuato così.
 
«Brad allontanati da lei.» alzai la testa di scatto, la voce di Kyle era il suono più bello che potessi sentire in quel momento.
 
Era appena uscito da una delle porte che dava sul corridoio e aveva i capelli scompigliati.
 
«Lasciala andare.» disse con freddezza, facendo un passo verso di noi.
 
Brad fece esattamente come lui gli aveva detto. Sembrava avesse paura di lui, fece un passo indietro e corse giù per le scale. Mi sarebbe piaciuto avere l’autorità di Kyle in quel momento… Tutti facevano esattamente come lui diceva.
 
Guardai Kyle, scoppiai a piangere e mi lasciai cadere a terra. Lui venne verso di me e mi avvolse con un braccio «Ti ha fatto del male?»
 
Il mio petto era sconquassato dai singhiozzi. Sì, mi aveva fatto male, ma anche io gli avevo fatto male con quella ginocchiata, e poi lui era così ubriaco. Come potevo spiegargli tutto questo?
Continuai a piangere, lui mi lasciò sfogare e poi mi aiutò ad alzarmi «Vieni, ti riporto a casa. Dammi solo un secondo…» rientrò nella porta da cui era uscito, lo sentii parlare con qualcuno, mi sembrava una voce femminile, ma non potevo esserne certa.
 
Uscì con la sua giacca di pelle, me la mise sulle spalle e mi fece strada giù per le scale.
 
Non guardai nessuno in faccia, cercai di mantenere lo sguardo basso e concentrato su dove mettevo i piedi. Lo rialzai solo una volta nel vialetto, diretti alla sua macchina.
 
«Mi dispiace…» balbettai
 
«Non ti scusare. Non è stata colpa tua…» mi aprì la portiera e poi lui fece il giro e si mise al volante.
 
«Sei abbastanza sobrio per guidare?» mi era appena venuto in mente che anche lui aveva bevuto quella sera, forse non era l’idea migliore quella di mettersi al volante dopo tutto…
 
«Non ti preoccupare.» mi disse e mise in moto.
 
Poco dopo eravamo davanti a casa mia. Non avevamo spiaccicato una parola per tutto il viaggio. E adesso la situazione si stava facendo sempre più imbarazzante. Cosa avrei dovuto dirgli?
 
«Mi dispiace»
 
«Smettila di dispiacerti.»
 
«Ti ho rovinato la serata…» ed era vero. Ero alquanto sicura che dentro alla stanza da cui era uscito c’era una ragazza che lo stava aspettando.
 
«Non era niente di che… Domani ne avrò un’altra.» non sapevo se con quell’affermazione si riferiva ad un’altra ragazza oppure ad un’altra serata. Ma fui molto attenta a non chiedere spiegazioni, non volevo saperlo.
 
«Dovresti andare adesso Rose.» mi disse dopo pochi secondi di silenzio. Sembrava arrabbiato: era davvero infastidito dal fatto che mi avesse dovuto riportare a casa. Il che mi fece sentire ancora più in colpa.
 
Aprii la portiera e scesi «Grazie per…» per cosa? Per avermi salvato da Brad? Per aver mollato così una ragazza pronta a venire a letto con te per me? Per avermi portato a casa? Avrei dovuto ringraziarlo davvero per troppe cose.
 
Di nuovo.
 
Feci per togliermi la sua giacca dalle spalle, ma lui mi bloccò prima che potessi farlo «Tienila, passo a riprenderla domani mattina.»
 
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che lui ripartì.
 
Osservai la sua macchina sparire al fondo della strada… Cosa mi stava succedendo? Cos’era quella sensazione che sentivo nel mio stomaco?
Mi strinsi ancora di più la sua giacca intorno al mio corpo.
 
Adesso sapevo cos’era.
Ero agitata.
 
Domani Kyle Arscott sarebbe venuto a casa mia.
 
 
 
 
*In caso qualcuno non sappia le regole del Beer Pong, la possibilità di redenzione avviene quando una delle due squadre fa canestro nell’ultimo bicchiere dalla squadra avversaria. L’altra squadra ha però appunto la così detta “redention”, ossia se uno o entrambi i giocatori fanno centro nel bicchiere, il gioco continua, bevendo l’ultimo bicchiere e aggiungendone altri tre. Il gioco finisce quando una delle due squadre non riesce a redimersi sbagliando entrambi i tiri.
 
 
Ciao Gente!
Come vi è andato il weekend? Ecco che vi rendo un po’ più leggero il lunedì con un nuovo capitolo (o almeno spero di rendervelo un po’ più leggero hahahah). Mi devo scusare perché questo è uno di quei capitoli di passaggio, quei capitoli che connettono, che fanno da ponte. Non sono una loro grande fan, ma purtroppo sono essenziali, quindi mi scuso in anticipo hahahah
Allora vorrei ringraziare davvero con tuto il cuore from2001, Ashwini, Suomalainen, MusicHeart, SuomalainenSisu, Gloria Lovely e Susy_Love_Music per aver recensito (<3 <3). Ringrazio tutti coloro che l’hanno aggiunta tra le preferite/seguite/ricordate, mamma mia siete davvero tantissimiii! E ovviamente anche tutti i lettori silenziosi che sono ancora di piùù!
Fatemi sapere cosa ne pensate, che sapete che le vostre opinioni sono sempre iper importanti per me :D
WeArePerfectlyImperfect

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Capitolo 5
*** Cosa stiamo facendo? ***




Cosa stiamo facendo?
 

Stavo cucinando uova e bacon per colazione quando sentii il campanello suonare.
Spensi i fornelli, e mi precipitai alla porta.
 
Mi strofinai le mani sui pantaloni due o tre volte per asciugare il sudore e poi girai la maniglia.
Perché ero così agitata? Era solo Kyle dopo tutto.
 
«Ciao…» lo salutai appena aprii
 
«Ciao.» mi sorrise.
 
Portava gli occhiali da sole e un cappellino da baseball. Mi feci da parte e lo lasciai entrare in casa «Sto preparando la colazione, ti unisci a me?» gli chiesi quando vidi che il suo sguardo si era posato sulla padella con le uova dentro.
 
«Perché no, non ho ancora mangiato di questa mattina.»
 
Gli feci strada in cucina e gli indicai una delle sedie attorno al tavolo «Ho quasi finito, solo più pochi minuti…»
 
«Aggiungo un piatto nel frattempo.» mi disse lui e si diresse verso la credenza
 
«Sono-»
 
«Mi ricordo dove sono.»
 
Già, alla fine non era cambiato nulla dall’ultima volta che lui era venuto a casa mia a mangiare ormai quasi sei anni fa.
Mi faceva strano.
 
Lo guardai mentre apriva sicuro di sé ante e cassetti, prendendo tutto ciò che gli serviva senza sbagliare un colpo. Mi venne una fitta al cuore improvvisa.
 
Mi ricordai di quell’estate, dell’ultima estate insieme, passavamo la sera in terrazza, con una coppa di gelato gigante, la luce delle lanterne ad illuminare il giardino e la brezza estiva che soffiava, a parlare del nostro futuro. Lui voleva diventare un avvocato mi ricordo, studiare legge.
 
Il primo anno senza di lui era stato duro, mi mancava ogni giorno. Poi penso che ci avessi semplicemente fatto l’abitudine, ciò che non uccide fortifica, dicono. Io non ero morta. Ma non ero nemmeno diventata più forte…
 
Misi il bacon in un piatto, e lo portai in tavola, poi tornai a prendere le uova.
 
«Ha tutto un profumo così invitante!» disse servendosi
 
«Quante uova vuoi?»
 
«Due vanno bene, grazie.» gliele misi nel piatto e solo allora mia accorsi che aveva le nocche della mano destra tutte escoriate.
 
«Cosa hai fatto alla mano?»
 
«Uhm?» rispose con la bocca piena di cibo
 
«La mano destra! È gonfia e sanguinante!» gliela indicai
 
Lui si guardò le nocche per qualche secondo e poi nascose la mano sotto il tavolo «Non è niente… Devo essere caduto.»
 
Certo, sei caduto e hai strisciato solo le nocche per terra. E io sono la scema di turno che ci crede.
Non discussi oltre però, non ero proprio dell’umore adatto. Feci finta di cederci e riportai gli occhi sul mio piatto, masticando in silenzio.
 
«Hai dormito bene?»
 
«Sì…» dissi un po’ titubante. In realtà non avevo dormito proprio per niente, ogni volta che chiudevo gli occhi avevo la sensazione che Brad fosse dietro di me, pronto a farmi del male di nuovo.
 
«Bugiarda.» disse trafiggendomi con il suo sguardo «Ti mordi sempre il labbro prima di dire una bugia.»
 
«E tu come lo sai?»
 
«L’hai sempre fatto.»
 
La situazione stava diventando sempre più imbarazzante. Perché non poteva prendersi quella sua maledetta giacca e sparire invece che continuare a farmi sentire così fuori luogo ogni volta che apriva bocca.
 
«Non puoi ricordartelo… È passato così tanto tempo da quando eravamo amici e poi te ne sei andato.»
 
«Cosa c’entra? Sono qui, adesso.»
 
«Perché sei tornato?»
 
«Sono dovuto tornare. Mi hanno cacciato dal collegio…»
 
«Perché?» ero curiosa. Giravano così tante storie sul suo conto a scuola, volevo sapere la verità.
 
«Credimi, è meglio che tu non lo sappia…»
 
«Hai bruciato di nuovo qualcosa? Hai ammazzato qualcuno?»
 
Lui scoppiò a ridere, battendo una mano sul tavolo «Oh Rose! Sei uno spasso!»
 
«Avanti dimmelo! Cosa hai fatto per farti sbattere fuori?»
 
«Ripeto: non è una cosa che fa per te. Rimani nella tua beata ignoranza e continua a credere ai pettegolezzi che girano.»
 
«Perché non posso sapere la verità?» mugugnai con grande disapprovazione
 
«Perché sei una ragazza noiosa, e non capiresti.»
 
Mi sentii il sangue salirmi al cervello e senza pensarci due volte afferrai il bicchiere pieno di succo d’arancia che si trovava davanti a me e tirai il contenuto addosso a Kyle, bagnandogli il viso e la maglietta.
 
Fu colto di sorpresa, la sua bocca si aprì dallo stupore e ne uscì un risata gutturale.
 
Si passò la mano sul viso, per asciugarselo il più possibile.
 
«Non l’hai fatto sul serio…» era divertito, ma c’era qualcosa di incredibilmente pericoloso nel tono che aveva usato.
 
«Te la sei cercata. Io non sono noiosa.» Idiota.
 
Hai scelto la persona sbagliata mio caro, non sai proprio con chi hai a che fare.
Non lo dissi ad alta voce, perché probabilmente sarebbe suonato molto meno credibile di quanto non lo era nella mia testa.
 
«Me la sono cercata eh…» fu un attimo, non ebbi nemmeno il tempo di alzarmi che lui mi gettò addosso l’acqua del suo bicchiere, lavandomi.
 
Si alzò e iniziò a rincorrermi per la cucina.
 
Senza pensarci andai al lavandino, presi il rubinetto (che era allungabile, cose se fosse un doccione della doccia, ma in miniatura, non fate domande. Era mia madre che l’aveva voluto così) e aprii l’acqua.
 
«Beccati questo!!» urlai mentre iniziai a lavarlo praticamente da capo a piedi. Non riuscivo a smettere di ridere e lui pure.
 
Mi venne incontro cercando di ripararsi dall’acqua con le mani, finché non riuscì a raggiungere il mini doccione e a girarmelo contro.
 
«Aaaaaaah» urlai marciandomi completamente, cercai di spingerlo da una parte, per provare a scappare, ma Kyle era troppo forte, con un braccio mi teneva ferma e con l’altro mi versava acqua addosso.
 
Risi e mi aggrappai al suo collo «Pietà, ti prego pietà!» gridai
 
«Cosa hai detto scusa?!»
 
«Ti prego basta! Sono fradicia!» lui rise e si allungò per richiudere l’acqua e rimettere il rubinetto a posto. Poi si passò entrambe le mani nei capelli, schizzandomi ancora una volta.
 
«Sicuramente non ci servirà la doccia oggi» sorrisi, guardandomi la maglietta piena zeppa d’acqua.
 
E in quel momento, e solo in quel momento, notai che si trattava di una t-shirt bianca, e che ora era diventata anche trasparente, lasciando intravedere il reggiseno nero che portavo sotto.
 
Divenni tutta ad un tratto cosciente di quanto fossi esposta agli occhi di Kyle, ragazzo che mi aveva chiamato cicciona un sacco di volte alle medie.
 
Cercai di coprirmi stringendomi le braccia attorno al corpo «Vado a cambiarmi, torno subito.»
 
«Ehi…» Kyle mi bloccò, afferrandomi un braccio e tirandomi verso di sé.
 
«Non devi essere imbarazzata del tuo corpo.» sussurrò portando le mie mani lungo i miei fianchi.
 
La testa iniziò a girarmi.
Davanti a me avevo il mio ex migliore amico ed ex cotta, in tutta la sua bellezza, bagnato completamente, con la maglietta che gli faceva praticamente da seconda pelle mettendo in risalto i suoi muscoli che mi diceva di non vergognarmi del mio corpo.
 
Surreale. Decisamente surreale.
 
Mi avessero detto che mi sarebbe successa una cosa del genere non ci avrei mai creduto, ma neanche nei miei sogni più strani e sfrenati.
 
Poi tutto accadde così in fretta che non riuscii neanche a realizzare.
 
Kyle mi fece indietreggiare fino al bancone e un attimo dopo, non chiedetemi come perché non saprei spiegarlo, mi ritrovai seduta sull’isola della cucina, con le mani di Kyle attorno alla mia vita e lui a pochi centimetri da me.
 
Cosa stavamo facendo?
 
Rabbrividii, non so se di freddo o se di piacere, quando entrambe le mani del ragazzo iniziarono a risalire lungo la mia schiena, lentamente e a diretto contatto con la mia pelle bagnata.
Una la fece scivolare sulla mia nuca e l’altra la riportò sulla mia vita, stringendola saldamente.
Sentivo il suo respiro caldo solleticarmi il collo, e il suo profumo inebriarmi. La testa iniziò ad essere leggera come un palloncino e tutto quello che c’era attorno a noi scomparì in un attimo.
Appoggiai una mano sul suo petto per sostenermi e allo stesso tempo per sincerarmi che lui fosse vero, che era veramente lì con me in quel momento e che non era solo un semplice sogno.
Potevo sentire i suoi muscoli e il suo cuore battere con regolarità, mentre il mio sembrava quello di un atleta che aveva appena finito di correre una maratona.
Mi soffermai con lo sguardo sul suo collo, sulla sua mandibola decisa, sulle sue labbra, risalendo fino su, ai suoi occhi.
 
Era così dannatamente bello.
 
In quel momento mi resi conto che se mi avesse chiesto di essere sua non glielo avrei negato.
 
“Allora è così che le ragazze si sentono quando sono con lui.”
 
«Cosa stiamo facendo Kyle?» sussurrai a fior di labbra
 
«Non lo so. Dimmelo tu piccola.» rispose con voce roca
 
Non ne avevo idea. Tutto ad un tratto stavo tornando ragazzina, a quando io e lui eravamo ancora migliori amici. A quando gli morivo dietro.
 
Eravamo così vicini in quel momento. La sua mano stringeva ancora la mia vita… Ero al sicuro. Con lui lì a proteggermi nessuno avrebbe potuto farmi del male.
Con l’altra invece fece pressione dietro al mio collo, facendo aderire le nostre fronti.
 
Un movimento minimo in avanti e le nostre labbra si sarebbero sfiorate.
 
Chiusi gli occhi.
 
Fino a ieri avevo una cotta incredibile per Brad, e adesso ero qua, nella mia cucina, con Kyle a due millimetri dalla mia bocca e tutto quello che riuscivo a pensare era che avrei dato qualsiasi cosa per baciarlo.
 
«Lasciati andare Rose» mi sussurrò «Smettila di pensare troppo.»
 
Sembrava mi avesse letto nel pensiero. “Lasciati andare Rose”… Come potevo lasciarmi andare? Davanti a me non avevo un ragazzo normale, ma avevo Kyle, Kyle Arscott. La mia nemesi dalla seconda media, non potevo baciarlo. Proprio no.
 
«Io…»
 
«Cosa?» ripeté lui
 
Lo stavo per dire, davvero. Stavo per supplicare Kyle di baciarmi.
 
«Kyle…»
 
In quel momento qualcuno suonò il campanello.
 
Riaprii gli occhi di scatto, e cercai di allontanarmi, ma Kyle non si mosse. Continuava a tenere le mani sul mio corpo e a guardarmi con intensità.
 
Il campanello suonò ancora una volta, seguito da tre colpi alla porta.
 
«Kyle… Io devo-»
 
Lui chiuse gli occhi e mi lasciò andare, senza però muoversi.
 
Scesi dall’isola e dovetti praticamente strisciarmi contro di lui per passare, visto che continuava a non volerne sapere di spostarsi per rendermi la vita più facile.
 
Prima di aprire la porta mi guardai la maglietta semi trasparente, non potevo aprire così, chiunque ci fosse stato alla porta mi avrebbe preso per pazza. Mi buttai addosso la giacca che Kyle aveva lasciato nell’entrata e finalmente aprii.
 
Di tutte le persone che potevano suonarmi il campanello in quel momento, sicuramente non mi sarei aspettata lui.
 
«Brad, cosa ci fai qui?»
 
«Ciao Rose… Io- Posso entrare?» mi chiese. Aveva uno sguardo mesto e sembrava che avesse un livido sulla guancia destra. Non mi ricordavo di averlo colpito in viso ieri sera.
 
«Ehm… C-Certo.» mi faci da una parte e lui entrò in casa.
 
«Cosa ci fai qui Kyle?!» il suo tono di voce era un misto tra l’arrabbiato e lo stupito. Cosa era successo tra quei due?
 
«Potrei chiederti la stessa cosa.» rispose lui glaciale
 
«Sono venuto qua per chiedere scusa a Rose.» e poi si girò verso di me e mi guardò con occhi che sembravano davvero chiedere il mio perdono «Mi dispiace per quello che è successo ieri… Ero davvero ubriaco, non mi sarei mai comportato così altrimenti. Non so cosa mi sia preso. Questa mattina mi sono svegliato con un terribile mal di testa e nessun ricordo della serata… Degli amici mi hanno poi raccontato che cosa era successo, e il casino che ho combinato con te. Mi dispiace così tanto Rose…»
 
Non sapevo cosa dire, le scuse di Brad mi avevano preso completamente in contro piede, mi stava davvero chiedendo scusa per quello che era successo ieri?
Probabilmente lui dovette leggere il dubbio sul mio viso, perché si fece un po’ più vicino e quasi mi supplicò «Ti prego perdonami.»
 
Non riuscii a dirgli di no.
 
«Non ti preoccupare Brad. Non mi hai fatto niente…» mi morsi il labbro e poi aggiunsi «Me n’ero già quasi dimenticata.»
Sentii lo sguardo di Kyle trafiggermi da parte a parte, sapeva che stavo mentendo.
 
«Giuro, mi farò perdonare.» continuò Brad «Mi dispiace così tanto.»
 
«Te l’ho detto, sei perdonato.»
 
«Grazie!!» mi strinse in un abbraccio. Io mi irrigidii all’istante, provando la sensazione di rivivere la scena di ieri e un senso quasi di disgusto si impossessò di me.
 
«Dovresti andare adesso.» dichiarò Kyle avvicinandosi a noi due «Ti volevi scusare e l’hai fatto. Adesso va’»
 
Brad lo guardò come se volesse farlo fuori, ma non osò ribattere. Annuì debolmente e uscì fuori incamminandosi sul vialetto «Ci vediamo lunedì a scuola. Giuro mi farò perdonare!»
 
Non ebbi il tempo di rispondere che Kyle richiuse la porta sbattendola con rabbia.
 
«Ma che problemi hai?!» dissi esasperata tornando in cucina. Presi un asciugamano e iniziai a pulire il disastro che avevamo combinato prima che venissimo interrotti.
 
«Che problemi ho io?!» urlò arrabbiato
 
«È venuto a scusarsi e tu l’hai trattato malissimo, sbattendolo fuori di casa, casa mia tra l’altro.» ribattei, odiavo la maleducazione.
 
«Oh certo. Perché non l’abbiamo invitato a guardare un film con noi, o magari potevamo andare a prenderci un caffè in centro come veri migliori amici.»
 
«Sai cosa intendo Kyle.»
 
Lui si avvicinò a me con rabbia, mi prese l’asciugamano dalle mani, lo gettò sul tavolo e poi mi afferrò i polsi.
 
«Te lo devi dimenticare Brad.» non era una richiesta, ma un ordine.
 
«Perché?» chiesi, non so perché chiedessi realmente “perché”, forse era solo per fagli saltare più i nervi del dovuto.
 
«Perché?! Tu mi chiedi ancora il perché dopo quello che è successo ieri?! Eri tu quella che stava rischiando di farsi spezzare il braccio, non io. Cazzo.»
 
«Mi ha chiesto scusa! È venuto a chiedermi scusa! E poi ieri sera era davvero ubriaco, non si sarebbe ricordato, se non fosse stato per…»
 
«Per le botte che gli ho dato ieri dopo che ti ho riportato a casa.» urlò Kyle sfinito.
 
Lo guardai stupefatto. Allora la sua mano… Non era caduto. Aveva picchiato Brad.
 
Per me.
 
«Kyle non-»
 
«Perché ti comporti così?!» mi lasciò andare i polsi, e sembrò calmarsi un po’.
 
«Perché nonostante le persone ti trattino male, ti facciano soffrire, tu sei sempre disposta a perdonarle?»
 
«Sono fatta così…È la mia natura.»
 
«Le persone ti usano Rose.» con la mano mi sfiorò il collo.
 
«Non è quello che fai anche tu? Usare le persone?»
 
Riuscivo a vedere le venature dorate dei suoi occhi.
 
Fece un passo indietro, si passò una mano tra i capelli e prese un lungo respiro «Devo andare.» disse eludendo la domanda.
 
Certo, la situazione si fa difficile e tu scappi. Comodo così Kyle.
 
«Ma prima…» mi guardò con un ghigno stampato in faccia, sembrava che la conversazione appena avuta non fosse mai avvenuta.
Dio se stavo male quando faceva così.
 
«Ti devo spiegare il vero motivo per cui sono venuto qui questa mattina.»
 
 
 
 
Salveee gentee!
Eccovi il nuovissimo capitolo della storia. Per la prima volta abbiamo un intero capitolo dedicato interamente a (solo con una piccola interruzione hehe) a Rose e Kyle. Le cose iniziano a farsi davvero interessanti eh? J
Quale sarà il vero motivo della visita di Kyle se non è per riprendersi la giacca prestata a Rose la sera prima?
Mi raccomando, commentate in molti con le vostre idee e opinioni, più ne ricevo più continuo a scrivere in fretta e ad aggiornare :)
Ringrazio tutti quelli che continuano a recensire, tutti quelli che continuano a leggere e ad inserire la mia storia tra le preferite/ricorda/seguite.
Continuate così <3
WeArePerfectlyImperfect
 

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Capitolo 6
*** Non è per la giacca, quella era solo una scusa ***



4. Non è per la giacca, quella era solo una scusa
 
Afferrai le prime cose che trovai nell’armadio, una felpa extra large e un paio di jeans strappati, mi vestii e scesi veloce in cucina.
 
«Ciao Tesoro» mi accolse mia madre, mettendomi davanti una tazza di latte e cereali. Mi lasciai cadere sulla sedia, iniziando a mangiare lentamente e controvoglia.
 
Era da sabato mattina che praticamente mi era passato l’appetito. Comprensibile no? Dopo tutto quello che era successo…
 
«Tutto bene Rose? Ti vedo pensierosa.»
 
«Uh?»
 
«Stai bene?» sembrava davvero preoccupata
 
«Sisi, ho solo dormito non troppo bene questa notte… Faceva un po’ caldo in camera.» avevo cercato di non mordermi il labbro prima di parlare, ricordandomi che cosa mi aveva detto Kyle… Se l’aveva notato lui, sicuramente mia madre lo sapeva da secoli.
 
«Lo sai che puoi regolare il termosifone! Abbassa un po’ la temperatura.»
 
«Giusto…» mi alzai lasciando il cibo praticamente intoccato sul tavolo.
 
«Non mangi colazione?!»
 
«Scusa, ma mi sono ricordata adesso che devo incontrarmi con Beth prima dell’inizio delle lezioni, e se non parto adesso arriverò in ritardo. Ci vediamo a cena ok?»
 
«Va bene, passa una bella giornata Tesoro!»
 
Corsi in camera, afferrai il mio zaino e buttai dentro il mio quaderno degli appunti e dei libri a caso. Non avevo davvero testa quel giorno.
 
Prima di uscire mi guardai ancora una volta davanti allo specchio: i miei capelli biondi erano raccolti in un treccia che mi cadeva morbida sulla spalla. Ero completamente struccata, come sempre, ma per la prima volta dopo anni iniziai a pensare che forse avrei potuto mettermi un po’ di mascara per far risaltare il verde dei miei occhi…
Non essere stupida” pensai “Non hai mai avuto bisogno del mascara, non te n’è mai fregato nulla”. Come mai quel cambio improvviso?
 
Lo sapevo come mai, semplicemente non volevo ammetterlo a me stessa.
 
Kyle.
 
Oggi avrei dovuto dargli una risposta. Mi aveva lasciato tutto il weekend per pensarci quando aveva visto la mia incapacità nel dargli una risposta in tempo breve…
 
 
Due giorni prima…
 
«Ma prima… Ti devo spiegare il vero motivo per cui sono venuto qui questa mattina.»
 
Lo guardai confusa, cosa significava quella frase?
 
«Devi riprenderti la giacca che mi hai lasciato ieri sera…?» ipotizzai e poi abbassai lo sguardo notando che l’avevo ancora addosso io da quando avevo aperto la porta a Brad.
Feci per toglierla e restituirgliela, ma lui mi bloccò prima che potessi farlo.
 
«Non è per la giacca, quella era solo una scusa.»
 
«Cosa vuoi allora?» ero sempre più confusa. Era tutta una messa in scena per uno scherzo? Voleva ricattarmi per qualcosa?
 
Dio, cos’era che voleva?!
 
«Ho una proposta da farti…» disse lentamente, iniziando a tastare il terreno.
 
«Dimmi…» non ero così sicura di volerlo sapere.
 
Giuro che se mi fa una proposta sconcia lo picchio fino a cambiargli i connotati facciali.
 
«Mi serve il tuo aiuto, Brittany mi sta rompendo perché vuole che io vada all’Homecoming con lei e se non lo fai lei, ci pensano altre mille ragazze a rompermi con le loro stupide richieste. Me lo chiedono praticamente ogni giorno…»
 
«Ti sta bene, così impari ad andare a letto con tutte.» sinceramente? Non mi faceva nemmeno un po’ pena.
 
Si stava davvero lamentando perché troppe ragazze volevano essere accompagnate da lui al ballo?
 
Nessuno mi aveva mai invitato… Bhé, non che ci sia da stupirsi… Ma non stavamo parlando di me.
 
«Lasciami finire.» disse lui serio «E poi c’è anche il fatto che mio padre torna in città la prossima settimana.»
 
«Non capisco dove tu voglia arrivare…»
 
«Diventa la mia ragazza.» sparò all’improvviso
 
Ehi, fermi tutti.
 
COSA?!
 
Feci una risata isterica.
 
«Per finta ovviamente. Sarà tutta una messa in scena, non staremo davvero insieme.» aggiunse subito dopo, mostrandomi i palmi delle mani quasi come per scusarsi.
 
«Scordatelo.» risposi secca, andando quasi in iperventilazione.
 
«Perché no?» chiese lui
 
«Ma ti sei bevuto il cervello?! Non sai più cosa inventarti per rendere la mia vita miserabile?!!»
 
«Ascoltami, se tu diventerai la mia ragazza Brittany smetterà di rompermi le palle per il ballo e così tutte le altre.»
 
«Certo e subito dopo ucciderà me!» quasi lo gridai talmente ero sconvolta.
Sarebbe stata la fine della mia vita. Non sarei durata nemmeno un giorno con Brittany come nemica. Perché ero quello che sarei diventata se avessi accettato la proposta.
 
«Eh no! E proprio qui che sta il punto… In cambio io ti prometto protezione da chiunque provi a prenderti in giro o a toccarti. Ci sarò sempre io a guardarti le spalle, nessuno ti umilierà più o ti metterà in imbarazzo. Potrai vivere il tuo ultimo anno di liceo in modo tranquillo, come hai sempre desiderato.»
 
Devo ammettere che questo era interessante…
 
«Cosa centra tuo padre?» mi ricordai della seconda parte della spiegazione, quella che coinvolgeva il ritorno del Signor Arscott in città.
 
«Diciamo che mi ha dato un ultimatum.»
 
«Di che genere?»
 
«Per il suo ritorno avrei dovuto mettere la testa a posto una volta per tutte, altrimenti mi taglia tutti i fondi. E se non ho soldi sarò bloccato in questa città di merda per tutto il resto della mia vita.»
 
Prima di continuare, forse dovrei spiegarvi che il padre di Kyle era un ricco imprenditore e possedeva diverse catene alberghiere in giro per il mondo. In poche parole era ricco da far schifo, e questo rendeva la sua famiglia ricca da far schifo.
Kyle e sua sorella (sì, aveva una sorella più grande di lui) non avevano mai dovuto preoccuparsi di lavorare per mettere da parte soldi per il college o cose del genere. Liza, la sorella, adesso lavorava a New York in una delle maggiori banche del paese, Kyle invece, bhè… Era ancora completamente dipendente dalle finanze del padre. Senza quelle era letteralmente senza un soldo.
 
«E lo stai chiedendo a me? Qualsiasi ragazza alla Monument Valley sarebbe disposta a vendere un rene per essere la tua finta fidanzata, sarebbero disposte persino a saltare l’Homecoming.»
 
«lo chiedo a te perché mio padre prova un incredibile affetto nei tuoi confronti e ritiene che tu sia una ragazza incredibile… Vai a sapere il perché.» non sapevo se sentirmi lusingata dalla cosa o meno. Non vedevo il signor Arscott dalla prima media, probabilmente non mi avrebbe nemmeno riconosciuta adesso.
 
«Se pensa che noi due stiamo insieme, penserà che ho messo definitivamente la testa a posto e che sono maturato.»
 
«Ma tu non sei maturato.» dissi con freddezza
 
«Per questo motivo dobbiamo essere convincenti.»
 
Non mi piaceva l’idea di fregare il Signor Arscott. E poi scusatemi, ma non era stato proprio Kyle a dirmi che ero una pessima bugiarda?! Come si aspettava che recitassi una cosa del genere? Per lui poi.
 
«Andiamo Rose… Non vuoi avere un anno senza drammi e complicazioni?»
 
Lo volevo. Ma non volevo essere la finta fidanzata di qualcuno per averlo.
 
Continuavo a non rispondergli e ad essere persa nei miei pensieri. Prima di dare una risposta definitiva dovevo valutare bene la situazione: per esempio, chi è che mi garantiva che Kyle mi avrebbe effettivamente protetto dalle possibili ritorsioni di Brittany? Nessuno.
 
«Va bene, facciamo così. Pensaci sopra e lunedì mi dai una risposta ok?»
 
«Ok.»
 
***
 
Oggi era lunedì.
 
Avevo cercato di evitare Kyle per tutto il giorno, ma non potevo più ritardare il mio destino. Non avrei più potuto evitarlo, mancavano cinque minuti all’inizio dell’ora di Chimica e lì sarebbe stato il mio partner di laboratorio. Non potevo più scappare.
 
Giuro che per un momento pensai seriamente di darmi malata e correre a casa a nascondermi. Ma sapevo che non sarebbe servito a nulla, avrei solo ritardato la cosa di un giorno.
 
Quando entrai in classe, la professoressa era già lì «La prossima volta cerchi di essere puntuale.» disse con astio
 
Guardai l’orologio, la campanella non era nemmeno ancora suonata, come poteva accusarmi di essere in ritardo?
 
«Mi scusi» dissi comunque, non volevo avere problemi con lei. Mi sentii lo sguardo di tutti addosso mentre camminavo tra i banchi per raggiungere quello mio e di Kyle.
 
Lui era già lì che mi aspettava. Aveva quel suo stupido sorrisetto soddisfatto stampato sulla faccia.
 
Mi sedetti e non gli rivolsi la parola, nemmeno un “ciao”. E lui fece lo stesso, aspettò che tirassi fuori i libri, che la lezione iniziasse e che io iniziassi a prendere appunti, per poi avvicinarsi e sussurrarmi «Allora?»
 
Posai la matita e mi voltai verso di lui «Kyle, la mia risposta è no. Non farò finta di essere la tua ragazza, mi dispiace.» l’avevo detto super veloce e senza riprendere fiato.
 
Sulla faccia di Kyle non c’erano emozioni. Scrollò le spalle ma non perse mai il ghigno.
 
«Oh, peccato.» poi si girò e tornò a concentrarsi sulla lezione.
 
Era stato facile. Non era stato così tremendo come mi ero immaginata.
Felice tornai a concentrarmi sulla lezione e non pensai più alla faccenda della finta fidanzata.
 
 
La campanella segnò la fine della lezione «Leggete gli argomenti affrontati oggi per la prossima volta, mi raccomando.»
 
Mi alzai in piedi e iniziai a sistemare le cose nello zaino. Alzai gli occhi e vidi un gruppetto di quattro ragazze fissarmi e poi parlottare tra loro.
Kyle era ancora accanto a me, quindi probabilmente stavano guardando lui. Magari una di loro voleva proporgli di andare al ballo insieme.
 
Avrei pagato per vedere una scena del genere.
 
Girai lo sguardo e vidi altri due ragazzi fissarmi. E questa volta stavano fissando davvero me, o magari era di nuovo Kyle il motivo? Stavo impazzendo forse?
 
«Kyle?»
 
«Mmm?»
 
«Perché tutti ti fissano?»
 
Lui si guardò in giro e dopo poco commentò «Stanno guardando te, non me.»
 
«E perché stanno guardando me??» avevo davvero un brutto presentimento
 
«La voce si è sparsa in fretta a quanto pare…» l’aveva detto come se stesse parlando fra sé e sé, ma si vedeva lontano un miglio che stava cercando di nascondere un ghigno.
 
Cosa cazzo aveva combinato quel coglione?
 
«Che voce? Di cosa stai parlando?!» stavo iniziando a perdere la pazienza.
 
«Bhé... una ragazza questa mattina mi ha chiesto di nuovo se volevo farle da cavaliere per il ballo e io accidentalmente ho menzionato al fatto che tu fossi la mia ragazza e che non saresti stata felice della cosa…»
 
«TU COSA??»
 
Come. Aveva. Osato.
 
«Non avresti mai accettato, lo sapevo. E quindi ho preso io la decisione per te»
 
Mi trattenni dal tirargli uno schiaffo. Stavo schiumando di rabbia.
Presi lo zaino, me lo buttai sulla spalla e uscì dalla classe, quasi correndo.
 
Lui mi venne dietro, ma non cercò di fermarmi, semplicemente mi seguì.
 
Appena uscii dall’aula potei constatare quanto veloce fosse corsa la voce. Tutti ci stavano fissando. E quando dico tutti, intendo proprio tutti. Tutta la MVHS era lì a guardarci e a fare i suoi commenti.
 
Andai al mio armadietto e subito dopo fui raggiunta da Beth «È vero? Tu e Kyle state insieme?» aveva un tono tra l’arrabbiato e lo stupito.
 
«Beth…»
 
«Già sfigata. State davvero insieme o è solo una delle tue tante bugie solo per acquistare popolarità?» Brittany si era materializzata di fronte a me, e mi aveva spaventato a morte.
 
Era la mia fine, me lo sentivo.
 
«Io-» un braccio mi circondò le spalle con fare protettivo e una voce rispose per me «Sì, è vero. Io e lei stiamo insieme.» Kyle era mortalmente serio.
 
«Con Rose? Rose la ciccia? Rose la sfigata?!» Brittany era sconvolta.
 
Però carini i miei soprannomi, alzavano l’autostima anche ad un morto.
 
«Il suo nome è Rose e basta. E ora vattene Brit, hai già sprecato abbastanza il nostro tempo per oggi.»
 
Lei mi lanciò uno sguardo tagliente come una lama e carico di sentenze di morte, si girò e se ne andò via sculettando.
 
Kyle stava mantenendo la sua parte del patto almeno.
 
L’avrei ucciso una volta uscita da lì.
 
Guardai la mia amica, sembrava ferita. Probabilmente mi sarei sentita nello stesso modo se fossi stata lei: avrei pensato a come poteva la mia migliore amica tenermi segreta una cosa del genere?
 
«Beth! Aspetta!»
 
Cercai di chiamarla, ma lei non si voltò e mi lasciò da sola con Kyle.
 
«Mi odia a morte.»
 
«Lo sai che non puoi dirle del nostro patto vero?» mi disse Kyle
 
«E perché? È la mia migliore amica!»
 
«Perché è l’unico modo se vogliamo sembrare credibili a tutti. Nessuno deve saperlo oltre a noi due.» sussurrò.
 
Mi abbracciò, mi depositò un bacio sulla testa e poi disse senza sussurrare più «Ciao piccola! Ti chiamo questa sera!» mi sorrise, sicuro come la morte che avevano sentito tutti.
 
«Ciao…»
 
Coglione. Idiota.
 
Se credeva davvero che mi sarei tenuta tutto per me capitava davvero male. Le palle che l’avrei fatto.
 
Lui aveva voluto fare di testa sua? Adesso toccava a me fare di testa mia.
 
Avrei chiamato Beth non appena fossi arrivata a casa e le avrei spiegato tutto quanto.
 
 
 
Ciaoooo Gentee!!
 
Dopo ben due giorni senza mie notizie eccomi tornata con qualcosa prima dell’inizio del weekend! J
Abbiamo avuto una mega svolta nella storia. Cosa accadrà adesso? La vita di Rose cambierà in meglio o peggio ad essere così in contatto con Kyle?
Stay tuned per scoprirlo hahaha
Come sempre ringrazio tuttissimi! Le persone che mi lasciano recensioni (y’all made my day <3 <3) quelle che inseriscono le storie nelle ricordate/seguite/ preferite e tutti i lettori silenziosi!
Tra l’altro Aura_92 mi ha fatto notare che non avevo mai descritto Rose, così ho inserito il dettaglio dei capelli all’inizio del capitolo, ora una domanda: preferite che posti una foto anche di lei, o preferite sapere solo che ha i capelli biondi e gli occhi verdi e immaginarvela voi?
Tanti abbracci a tutti voi!
WeArePerfectlyImperfect
 

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Capitolo 7
*** Da tanto che non ci si vede ***




Da tanto che non ci si vede

 
Mi trovavo davanti a casa di Beth in quel momento, avevo provato a chiamarla almeno una decina di volte, ma ogni volta scattava la segreteria. Così avevo deciso di presentarmi direttamente a casa sua.
 
Mi dispiace Beth, ma ti romperò le palle finché non ti sarai decisa a parlarmi di nuovo.
 
Suonai il campanello e aspettai davanti alla porta.
 
«Oh ciao Rose!» la mamma di Beth mi era venuta ad aprire, sicuramente non sapeva che la figlia non aveva per niente voglia di vedermi, perché mi accolse subito a braccia aperte, e quando le chiesi se Beth era in camera sua, mi disse di sì e che potevo salire tranquillamente.
 
Adoravo quando i genitori e i figli non comunicavano. Cioè, solo in casi come questi…
 
Salii le scale e andai dritta in camera sua.
 
Bussai.
 
«Mamma sto studiando!!»
 
Aprii comunque la porta ed entrai «Beth… Sono io.»
 
Era sul letto, e stava leggendo un libro. Alzò appena lo sguardo e mi fissò, ma non disse nulla.
 
Chiusi la porta dietro di me e mi sedetti sul bordo del suo letto «Possiamo parlare?»
 
«Ah adesso vuoi parlare…» disse lei seccata. Chiuse il libro e si mise a gambe incrociate.
 
«Beth, non è come pensi…»
 
«E spiegami. Com’è allora? Perché io pensavo di essere la tua migliore amica e-»
 
«Lo sei Beth! Tu sei la mia migliore amica!»
 
«E allora perché sono stata l’ultima a sapere che tu e Kyle vi siete messi insieme? Tutta la scuola l’ha saputo prima di me! Sai come ci si sente?!»
 
«Posso spiegarti…» forse avrei dovuto raccontargli tutta la storia della mia vita. Anche quella parte che non avevo mai detto a nessuno.
 
«Sentiamo che scusa riesci a tirare fuori. »
 
«Io e Kyle non stiamo davvero insieme.»
 
«Cosa?»
 
«Kyle non è il mio ragazzo.»
 
«Ma oggi lui ha detto-»
 
«È un favore che mi ha chiesto di fargli.» dissi, anche se più che un favore era un ricatto bello e buono.
 
«E perché ha chiesto a te? Perché hai accettato? Vuoi sfruttare la sua popolarità?! Non ti riconosco più Rose!»
 
«Lasciami parlare…» mi tolsi le scarpe e mi sedetti anche io a gambe incrociate davanti a lei, presi un bel respiro e cercai di rimettere in ordine i pensieri che erano così tanto incasinati nella mia testa.
 
«Dopo la festa di Brad, Kyle è venuto a casa mia e mi ha chiesto di diventare la sua finta ragazza per liberarsi di Brittany e delle sue insistenti proposte di andare all’Homecoming insieme…»
 
«È la scusa più debole che potesse tirare fuori.» Beth non era ancora convinta.
 
«E poi mi ha anche detto che suo padre sta per tornare in città e che gli ha dato un ultimatum: o mette la testa a posto oppure può sognarsi i soldi per il college e tutto il resto. Così Kyle ha pensato di presentarmi come sua ragazza, in quel modo il padre l’avrebbe considerato cresciuto e maturato e avrebbe continuato a finanziarlo.»
 
«E tu cosa ne avresti ricavato in cambio?»
 
«Protezione. Non devo più preoccuparmi di Brittany, delle sue tirapiedi e nemmeno di Brad…»
 
«Brad? Perché cosa è successo con Brad?!»
 
Ops. Forse mi ero anche dimenticata di accennare alla mia migliore amica quel fatto.
 
«Ha cercato di baciarmi alla sua festa, ma era ubriaco sverso e io l’ho rifiutato… Lui si è fatto violento. Kyle mi ha s- aiutata.» stavo per dire salvata, ma mi sembrava una parola troppo grande e forte di significato. Avrebbe voluto dire che aveva avuto davvero bisogno di lui, quando in realtà me la sarei cavata anche da sola… Forse.
 
No, vabbé ma chi voglio prendere in giro? Se non fosse stato per Kyle a quest’ora avrei sicuramente un braccio rotto… Se non peggio.
 
«Perché non me l’hai detto Rose?!» Beth mi circondò le spalle con un braccio, sembrava non essere più arrabbiata con me e che il suo lato materno stesse avendo il sopravvento.
 
«Non so… Forse mi vergognavo.» o forse non volevo ammettere che Brad fosse un porco, volevo ancora bearmi della sua perfezione creata dalla mia mente.
 
«E comunque, io avevo rifiutato la proposta, ma a quanto pare con Kyle Arscott non hai scelta. A lui non importa degli altri, ma solo di sé stesso.»
 
«E perché non dici a tutti che non è vero? Che è una cosa che si è inventato lui?»
 
«Tutta la scuola a quanto pare ne è a conoscenza. Se dicessi che non è vero risulterei come quella che ha fatto finta di essere fidanzata con un ragazzo popolare solo per esserlo a sua volta. Mi distruggeranno. Non ho scelta Beth.»
 
Lei annuì, dandomi ragione.
 
«Mi dispiace che tu ti sia sentita esclusa…»
 
«C’è ancora una cosa che non mi torna…» mi guardò seria «Perché proprio tu? Cioè, non prenderla male, ma ci sono altre mille mila ragazze che farebbero di tutto per avere una proposta del genere da Arscott.»
 
Sospirai, eccola che arrivava la storia della mia vita.
 
«Bhé… Il motivo risale ad un sacco di tempo fa, alle elementari più o meno…»
 
«Eravate anche insieme alle elementari? Ti tormentava anche lì?»
 
Scossi la testa.
 
«No. Eravamo migliori amici allora…»
 
Le raccontai tutto. Della mia infanzia felice fino alla decisione di mio padre. Di quanto fosse stato difficile ambientarsi nella nuova scuola e delle scarpe rotte. Di come eravamo diventati migliori amici e avevamo passato ogni momento libero insieme. Di come poco per volta io mi ero presa una cotta gigantesca per lui. Del compleanno di Brittany e poi della sua trasformazione.
 
Quando finii di raccontare, guardai Beth, in attesa di una reazione. Di qualsiasi tipo.
 
«Figlio di-» le tappai la bocca prima che potesse continuare.
 
«Niente insulti, ti prego.»
 
«Ma è tutto quello che si merita! Come ha potuto?» urlò alzandosi e iniziando a camminare per la stanza «Eri la sua migliore amica!»
 
«La gente cambia…»
 
«Che stronzo!!» prese un peluche che teneva sulla scrivania e lo strinse tra le mani, facendo finta di strozzare Kyle.
 
«Quindi capisci adesso? Ha chiesto a me perché sa che piaccio a suo padre e suo padre sa che sono una sfigata in poche parole.»
 
«E da quando essere sfigata è una garanzia di “aver messo la testa a posto”?»
 
«Bhé, lui sa come è suo figlio… Se esce con me vuol dire che è davvero cambiato.»
 
«Tutto è così ingiusto per te.» commentò la mia amica
 
«La vita è ingiusta.» sospirai.
 
Soprattutto la mia.
 
«Non dovrai dirlo a nessuno Beth, promettimelo…» aggiunsi
 
Lei mi guardò a lungo, potevo quasi vedere la battaglia interiore che stava avendo in quel momento con se stessa.
 
«Io voglio aiutarti…»
 
«Mi aiuti mantenendo il segreto Beth.» la cosa non doveva assolutamente uscire, altrimenti sarebbe stata la fine dei miei giorni.
 
«Ok, hai la mia parola. Non uscirà da questa stanza… Me lo porterò nella tomba.» e fece finta di cucirsi le labbra.
 
L’abbraccia «Grazie!»
 
«Sappi però che non mi piace per niente la cosa. Lui ti sta usando Rose, proprio come usa tutte le altre. Ti manipola per i suoi fini…»
 
«Tranquilla, me la caverò.»
 
Ero felice che tutto si fosse risistemato, non potevo perdere Beth. Proprio no.
Guardai l’orologio appeso al muro della stanza, si era già fatto tardi. Non sembrava ma era già più di un’ora che ero lì.
 
«Devo tornare a casa… Ci vediamo domani.» le sorrisi
 
«Certo!»
 
Feci per uscire, ma la voce di Beth mi bloccò «Ti prego, non tenerti più tutto dentro la prossima volta.»
 
«Te lo prometto, Beth.»
 
***
 
Nel momento in cui girai la chiave nella toppa capii che c’era qualcosa di diverso quella sera a casa mia.
Una macchina che non conoscevo era parcheggiata di fronte a casa mia, mia madre non mi aveva ancora chiamata preoccupata chiedendo dove si fosse cacciata e potevo sentire due diverse voce parlare all’interno.
 
La paura mi attanagliò lo stomaco. Possibile che mia madre avesse avuto di nuovo una ricaduta e qualche vicino avesse chiamato aiuto?
 
Entrai di corsa e mi diressi subito in cucina.
 
La scena che mi si parò davanti mi lasciò senza parole.
 
Mia madre stava cucinando cena e ridendo. Di fianco a lei c’era mio padre, con un bicchiere di vino in mano, intento a raccontare qualcosa che a quanto pare era molto divertente, perché mia madre rise sonoramente portandosi una mano davanti alla bocca.
Nessuno dei due si era accorto di me, fino a quando non fui io stessa a schiarirmi la gola e ad accennare un “Ciao?” molto confuso.
 
«Tesoro! Giusto in tempo per la cena!» mia madre era euforica.
 
Mamma sveglia!! Ti ha chiesto il divorzio!
 
«Non ho fame.» non mi sarei seduta allo stesso tavolo con Tom
 
«Ciao Rose… Da tanto che non ci si vede.» disse mio padre venendomi incontro e abbracciandomi.
 
Io rimasi immobile, fredda come un blocco di ghiaccio.
 
«Cosa ci fai qui?» chiesi un secondo dopo che lui aveva smesso di abbracciarmi.
 
«Sono venuto a trovarvi… Sai non abito lontano da qui.»
 
«Perché?» chiesi arrabbiata
 
«Rose…» mi ammonì mia madre
 
«Devo avere un motivo per venire a trovare la mia famiglia?»
 
Avrei voluto picchiarlo. Urlargli in faccia che lo odiavo, che per me poteva andarsene al diavolo.
Ma non lo feci, annuii quasi in modo impercettibile
 
«Forza, a tavola! Il cibo è pronto!»
 
«Io davvero non ho fame, penso proprio che andrò-»
 
«No signorina, tu mangi come me e tua madre. Ora. Niente discussioni.» mi interruppe mio padre.
 
Aveva seriamente detto quello che avevo sentito? Mi stava davvero dando ordini?
 
«Papà-»
 
«Ho detto niente discussioni.» il tono della sua voce era fermo e irremovibile. Capii che discuterne avrebbe solo fatto del male a mia madre: uno sguardo mi era bastato per capire che se avessi continuato si sarebbe messa a piangere.
 
Presi posto a tavola, di fronte a mio padre.
 
Rose, calmati. Conta fino a dieci prima di parlare. Sii carina e gentile, tempo un’ora e lui sarà sparito, come sempre.
 
«Come stanno i tuoi Tom?»
 
«Stanno bene, si stanno godendo il sole della Florida in questo momento… E tuo papà?»
 
«È sempre uguale. Non è cambiato di una virgola negli anni… Certo sta invecchiando, ma se la cava alla grande!»
 
Quelle conversazioni mi facevano vomitare. Era false tanto quanto le tette di Marina O’Shelley (per la cronaca: più piatta di una tavola da surf fino alle vacanze di natale del secondo anno di liceo, ha poi magicamente guadagnato una quarta al ritorno a gennaio. Probabilmente era stata particolarmente brava quell’anno ed era stato un regalo di Babbo Natale).
 
Qualcuno suonò il campanello.
 
«Vado io!» tutto pur di togliermi da quella situazione stupida e recitata.
 
Camminai il più lentamente possibile, volevo godermi quegli attimi di libertà lontana dalla falsità di quella situazione e di Tom.
 
Già, non mi sentivo nemmeno più di chiamarlo papà.
 
Aprii la porta e mi ritrovai davanti Kyle.
 
«Cosa ci fai qui?!» ero decisamente stupita.
 
«Ciao anche a te! Posso entrare?» mi sorrise e con il sorriso arrivarono anche le fossette sulle sue guance.
 
«No. Cosa ci fai qui?» non mi interessava di essere scortese. L’ultima cosa che ci voleva in quel momento era Kyle, avevo già il mio da fare con la mia “famiglia”.
 
«Uuuh, qualcuno è arrabbiato.» mi prese in giro
 
Cercai di chiudergli la porta in faccia, ma lui riuscì a bloccarla in tempo.
 
«Dai scusami. Non essere così permalosa, stavo scherzando.»
 
Riaprii un po’ di più la porta, cosa ci faceva lì?
 
«Ti ho chiamato almeno mille volte, ma non mi hai mai risposto.»
 
«Avevo da fare.»
 
«Ero solo preoccupato. Volevo solo sincerarmi che tu-»
 
«Tesoro, chi è alla porta?» mi madre spuntò dietro di me, e quando vide Kyle le sue guance si imporporarono un poco. Probabilmente si ricordava che il giorno della sua crisi lui era presente.
 
«Ciao Kyle»
 
«Buonasera Signora Mickle!» disse lui cortese.
 
«Kyle se ne stava giusto andando mamma. Ciao Kyle ci vediamo domani!»
 
«Non essere scortese Rose…» mia madre mi lanciò un’occhiata più affilata di una lama e poi si rivolse direttamente a Kyle «Perché non ceni con noi?»
 
«MAMMA!» urlai.
 
Certo, non poteva andare davvero peggio. Ma cosa le diceva il cervello?!
 
«Va bene, grazie Signora.»
 
Lei tornò in cucina e aggiunse un piatto di fianco al mio. Io ero ancora nell’entrata con Kyle. Ero furiosa «Una parola inappropriata e giuro che il nostro accordo salta. Non me ne frega un cazzo delle tue minacce. Hai capito Kyle?!»
 
«Tranquilla piccola. Perché sei così di malumore oggi?» penso che ebbe la risposta non appena entrò in cucina, perché la sua voce si affievolì.
 
Mio padre si alzò e gli andò incontro «Sono Tom, padre di Rose.»
 
Vidi gli occhi di Kyle diventare più scuri e farsi più pericolosi quasi. Iniziava a capire perché ero così arrabbiata con il mondo quella sera.
 
«Kyle Arscott.»
 
Prese posto di fianco a me e mi guardò con intensità, quasi come per scusarsi per tutto quello che stava succedendo.
 
«Allora ragazzi, come vi sta andando la scuola?»
 
Tom e le sue domande del cazzo.
 
Non risposi e così Kyle prese la parola per entrambi.
 
«Molto bene. Stiamo lavorando sodo per avere una media alta e poter avere buone possibilità con le ammissioni al college…»
 
Quante balle in una sola frase. Ma mio padre sembrò crederci.
 
«Bravi! Cosa vorrai fare dopo, ragazzo?» odiavo quando si comportava così, perché doveva usare la parola “ragazzo” al posto che il nome proprio? Era una tattica che usava per far sentire le persone inferiori e sotto pressione.
 
«Il suo nome è Kyle.» dissi fredda, ma nessuno sembrò farci caso.
 
«Non sono ancora sicuro del tutto, ma penso che mi piacerebbe studiare legge.»
 
Per poco non mi strozzai con il cibo. Kyle che studiava legge? Kyle il criminale? Kyle il piromane?
 
Iniziai a tossire, presi il bicchiere d’acqua e buttai giù una sorsata.
 
Quanto avrei voluto che fosse vodka, così per dimenticarmi tutto.
 
«Tutto bene Rose?»
 
Mia madre e la sua costante preoccupazione per tutto e tutti.
 
«Sì, sto bene.»
 
«Cosa studierai tu Rose?» questa volta la domanda era rivolta a me.
 
«Non so ancora…»
 
«Dovresti iniziare a pensarci… Per esempio Jess studierà medicina in una delle migliori università del paese grazie ad una borsa di studio e-»
 
«Chi diavolo è Jess?»
 
Non ero riuscita a trattenermi. Mi ero ripromessa di mordermi la lingua prima di lasciare uscire qualsiasi cosa fuori dalla mia bocca, che ormai non aveva più un filtro collegato con i miei pensieri.
 
Capii di essere sembrata incredibilmente scocciata quando la mano di Kyle sotto il tavolo mi strinse leggermente il ginocchio.
Lo guardai, pronta a dirgli di togliere immediatamente la mano dalla mia gamba, ma i suoi occhi mi fecero morire le parole in gola.
 
“Ti capisco.” Dicevano “Io sono qui per te”.
 
«Oh Jess è mia figlia.» mio padre prese un sorso di vino e poi continuò «Cioè, non è proprio mia figlia. È la figlia della mia compagna.»
 
A quelle parole mia madre sbiancò.
 
Che cosa pensava? Che era venuto a dichiararle amore eterno? Probabilmente era venuto perché gli serviva qualcosa.
 
«Oh perfetto.» dissi sarcastica
 
«Sì è proprio perfetta.» commentò mio padre non capendo quello che avevo detto in realtà.
 
“Conta fino a dieci, conta fino a dieci” continuavo a ripetermi. La mia mano iniziò a stringere in modo compulsivo il tovagliolo.
 
«Dovresti conoscerla Rose. Jess è davvero una ragazza fantastica! E magari potrebbe darti qualche dritta… Che so, sul vestire, sulla scuola, sui ragazzi… Potresti imparare tanto da lei.»
 
Aprii la bocca per ribattere, ma qualcuno mi precedette.
 
«Con tutto il rispetto signore, penso che sua figlia sia perfetta così com’è. Non le servono i consigli di nessuno…»
 
Tom rimase un attimo interdetto, probabilmente non si aspettava che Kyle avesse preso le mie difese, ma si riprese comunque abbastanza in fretta.
 
«Certo… Ma potrebbe comunque imparare qualcosa in più. Sai, lei è davvero incredibile. Anche tu potresti conoscerla un giorno, ti potrebbe piacere…» c’era un secondo significato in quella frase.
 
Mio padre stava cercando di vendere la sua figliastra a Kyle come potenziale fidanzata.
 
Mi sentii male.
 
Gli occhi iniziarono a bruciarmi.
 
La mano di Kyle mi strinse con più vigore la gamba, mentre le sue parole mi stupirono «Non metto in dubbio che questa Jess sia una persona fantastica. Ma io ho già trovato la mia persona. E quella persona è la sua vera figlia, è Rose.» mi fece un debole sorriso, mentre lo guardavo a bocca aperta per lo stupore «Rose è la persona più schietta che abbia mai conosciuto, non si fa abbindolare da niente e tiene sempre la testa alta, qualunque cosa accada. È dolce e gentile, e sarebbe disposta a perdonare persino il Diavolo in persona se questo glielo chiedesse. È sempre pronta ad aiutare un amico, ed è intelligente, incredibilmente intelligente. Ha degli occhi in cui l’intero mondo potrebbe perdercisi ed è bellissima.» fece una pausa.
 
Stava sfidando mio padre.
 
«Fossi in lei sarei davvero orgoglioso di sua figlia Rose, perché non esiste ragazza migliore.»
 
Mi stavo quasi per mettere a piangere. Non so se era per le belle (e false ovviamente) parole di Kyle oppure perché in quel momento più che mai sembrava che a mio padre non fregasse niente di me.
 
Nessuno fiatò. Mio padre non replicò e si concentrò sulla carne che aveva nel piatto.
Io anche finii la mia e poi guardai mia madre.
 
Stava sorridendo a Kyle. Poi spostò lo sguardo su di me e in quel momento capì che non mi serviva l’orgoglio e l’approvazione di mio padre. Avevo mia madre che stava scoppiando di gioia per le parole del mio finto ragazzo.
 
«Io e Maria ci sposiamo il prossimo mese. Mi serve il divorzio firmato Cherry.»
 
Eccola la bomba.
 
«C-Cosa?» mia madre sembrava incredibilmente confusa.
 
«Devi firmarmi quelle carte Cherry.»
 
Mi alzai di scatto facendo cadere la sedia.
 
Adesso che non sapeva più come giocare alla famigliola felice aveva fatto scattare l’ordigno eh.
 
«Sei un bastardo.» gli dissi con tutta la rabbia che avevo in corpo.
 
Anche lui si alzò.
Poi fu un attimo: la sua mano scattò e mi diede uno schiaffo, prendendomi la guancia destra e voltandomi la testa di lato per l’impatto.
 
Mia madre si lasciò scappare un urlo e si portò le mani davanti alla bocca.
Cercò di poggiare una mano sul suo braccio per calmarlo «Tom…» ma lui la scostò in malo modo.
 
«Bada a come parli Rose. Non tollero questo linguaggio nei confronti di tuo padre.»
 
Dovevo andarmene da lì.
 
Corsi fuori dalla cucina, aprii la porta e uscì, scendendo le scale a tutta velocità. Ormai le lacrime mi stavano rigando il viso.
 
Perché era tornato a rovinarci la vita? Non poteva semplicemente mandare il suo stupido avvocato a chiedere le carte?!
 
Una mano mi afferrò per il gomitò e mi tirò a sé. Mi divincolai, cercando di respingerlo «Kyle vattene. Ti odio, perché sei venuto qua questa sera?»
 
«Calmati Rose…»
 
Lo sapevo che quelle parole non erano per lui, ma per mio padre. Ma adesso la cosa più semplice da fare era prendersela con Kyle.
 
«Perché deve fare così?! Io lo detesto, io-»
 
«Shhh» Kyle mi attirò a sé e mi strinse tra le sue braccia.
 
La mia faccia era schiacciata contro il suo petto e gli stavo inzuppando la maglietta con le mie lacrime.
 
«I-Io lo odio. Non è u-un padre. I-I padri n-non si comportan-no così» singhiozzai
 
«Lo so… Lo so Rose.» mi accarezzò i capelli e la schiena «Calmati adesso… Ti porto via da qui.» strinsi la sua maglietta tra le mani.
 
«Vieni, prendiamo l’auto.»
 
Mi fece camminare fino alla sua Jeep, senza mai lasciarmi andare. Mi aprii la portiera del passeggero e mi fece salire.
 
Tirai su con naso e mi asciugai gli occhi strofinandomeli con la mano. Lui si chinò su di me, afferrò la cintura e me la mise.
 
«Adesso faccio il giro e salgo in macchina. Mi prometti che non scappi?» lo disse in modo dolce e facendomi una carezza sul mento.
 
Era di nuovo così incredibilmente vicino.
 
Annuii.
 
Lui chiuse la portiera e fece il giro dell’auto. Si mise al volante e mise in moto.
 
«Dove andiamo?»
 
«Via da qui.»
 
 
 
 
Fooolks!!!
Grazie grazie grazie per tutti i commenti positivi e tutto il resto, siete incredibili <3

Spero abbiate avuto un bel weekend!
Ecco a voi un nuovo capitolo di questa storia! Siamo arrivati a conoscere un po’ di più il padre di Rose e la sua nuova famiglia… La cosa non finisce qui ovviamente e Jess tornerà più avanti!
Buona serata a tutti <3
Lasciatemi le vostre opinioni e i vostri pensieri :)
WeArePerfectlyImperfect

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Capitolo 8
*** Ci siamo persi un po' ***





Ci siamo persi un po’
 
«Ti passo a prendere alle sei.»
 
Non mi aveva nemmeno salutato, Kyle si era semplicemente seduto al nostro solito posto nella classe di chimica e mi aveva sparato quella frase, che avrebbe potuto significare tutto e niente.
 
«Cosa?»
 
Non avevamo più parlato di quello che era successo ieri.
Avevamo girato per la città per almeno per un paio d’ore. Io non avevo aperto bocca e lui nemmeno.
 
Il nostro silenzio ci era bastato.
 
Noi ci eravamo bastati.
 
«Questa sera mangi da me.»
 
«Questa sera?! Ma- Ma…»
 
«Mio padre è tornato, e anche Liza sarà a casa. Vogliono fare cena tutti insieme.»
 
«E devo venire anche io? Non sarebbe meglio-»
 
«Papà ha chiesto espressamente di te.»
 
Merda.
 
Non ero pronta psicologicamente, cioè sapevo che prima o poi sarei andata da loro, ma non così presto. Non così all’improvviso.
 
«Cosa sa di noi?» cioè, in realtà non c’era niente da sapere. Noi non eravamo nulla, Kyle mi stava usando per un suo tornaconto, e da un lato stavo usando anche io Kyle.
 
Da quando “stavamo insieme” Brittany aveva decisamente girato alla larga da me, e lo stesso per Brad. Ogni volta che cercava di avvicinarsi per parlarmi, magicamente Kyle si materializzava al mio fianco, facendo subito cambiare idea al ragazzo.
Avrei pagato anni fa per avere tutte quelle attenzioni da parte di Kyle, adesso invece mi sembravano quasi eccessive.
 
Ehi, non prendetemi male. Ero felice di avere lui al mio fianco (era pur sempre quel figo maledetto di Kyle Arscott), ma sapevo che le sue attenzioni non erano reali. Riuscivo ancora bene a distinguere la finzione dalla realtà.
 
La linea tra le due si assottigliava solo in alcune situazioni.
Come quel sabato mattina a casa mia quando Brad ci aveva interrotti. In quel caso però non ero la “sua ragazza” ancora, quindi non so se posso contarla come volta.
E la seconda era stata ieri sera da me, quando aveva preso le mie difese contro mio padre.
 
Era davvero un così bravo attore?
 
«Niente ancora… Non siamo entrati in argomento. Voglio che lo venga a scoprire nel modo più naturale possibile… Se la forzo troppo capisce che non è vero.»
 
Wow. Aveva davvero pensato a tutto.
 
Annuii, sicura che per colpa mia il nostro (suo) piano sarebbe saltato in aria. Un po’ come il palazzo dell’imperatore della Cina nel cartone animato di Mulan… Sapete no? Quando lei fa fuori il capo degli Unni con i fuochi d’artificio.
 
«Cosa mi devo mettere?»
 
Era una cena formale? Oppure no? Quando eravamo piccoli mi ricordo che erano tutti abbastanza eleganti… O forse era un’immagine distorta nella mia mente dovuta alla mia totale mancanza di stile?
 
«Normale…»
 
«Definisci normale Kyle…» per me normale era stare in pigiama tutto il giorno.
 
«Hai un vestito?»
 
Ah ecco.
 
«Forse…» non mettevo un vestito da circa la prima elementare.
 
«Mettiti quello allora.» si girò verso la professoressa e sembrò concentrarsi sulla spiegazione della nomenclatura che lei stava facendo.
 
Sembrava preoccupato. Ma lo capivo: doveva avere a che fare con me.
 
Qualcosa di bianco mi colpì in testa e atterrò sul banco. Era foglietto di carta piegato più e più volte su sé stesso. Non ne avevo mai ricevuto uno prima d’ora, chissà da parte di chi era. Inizia ad aprirlo, ma poi sentii un “Psssst” dietro di me, mi girai e vidi una ragazza carina farmi segno in direzione di Kyle.
 
Ecco appunto. Ritorno sul fatto che non ho mai ricevuto un bigliettino, e continuo a non riceverne.
 
Lo passai a Kyle «È per te. Te lo manda ma mora dietro di noi…» sussurrai.
 
Chissà cosa voleva dal mio ragazzo...
 
EHI FERMI TUTTI.
 
Non ho detto davvero “mio ragazzo”… Era uno scherzo, era per mettervi alla prova, per vedere se eravate stati attenti con lo sviluppo della nostra relazione e-
 
Eh invece no, lo ammetto, chi voglio prendere in giro?  l’avevo pensato seriamente. Il fatto è che non volevo che gli altri pensassero che ero la stupida ragazza (anche se finta) di turno, che si fa calpestare dal ragazzo solo perché non vuole rimanere sola e perché lui è troppo figo per lasciarselo scappare. Allo stesso tempo però la nostra non era una relazione vera, e nessuno aveva parlato di non avere altre ragazze/ragazzi segreti (sì, lo so, con me non c’era pericolo. Ma era per essere corretta anche nei miei confronti).
 
Cercai di far finta di non essere interessata a quello che c’era scritto. Guardavo dritta davanti a me e cercavo di concentrarmi sulle parole della professoressa.
 
Sentii la voce di Kyle a due millimetri dal mio orecchio «Lo sappiamo entrambi che stai morendo dalla curiosità…»
 
La sua voce, così bassa e sussurrata, mi diede i brividi.
 
«Non è vero.» risposi glaciale
 
«Il labbro Rose.» poi fece scivolare il biglietto tra di noi.
 
I miei sono via per lavoro. L’ultima volta ti era piaciuto
 
«Mi sta venendo su il pranzo» risposi, perché si stava buttando ai piedi di Kyle in un modo così brutto? Non sapevo chi fosse quella ragazza, ma era davvero carina, e sembrava anche dolce, avrà avuto un sacco di bravi ragazzi disposti a fare i salti mortali per lei… Perché proprio Arscott?
 
Kyle prese il biglietto e lo appallottolò, gettandolo a terra.
 
«Ehi, ma che fai?!»
 
«Devo pure risponderle?»
 
«Bhé mi sembra il minimo. Le spezzerai il cuore facendo così.» perché non poteva fare un minimo sforzo nell’essere carino con qualcuno?
 
Lui si sporse verso di me e portò le labbra praticamente attaccate al mio orecchio «Quante cose devi ancora imparare sulle relazioni, mia piccola Rose…»
 
Con una mano mi spostò i capelli da un lato e mi lasciò un leggero bacio in un punto sul collo, subito dietro l’orecchio.
 
Fui attraversata da brividi in tutto il corpo e per poco non caddi dalla sedia.
Sentii un rumore strozzato provenire da dietro di me. Mi voltai e vidi la moretta quasi scoppiare in lacrime. Il suo sguardo si spostava da me, a Kyle al bigliettino a terra.
 
Mi sentii un mostro. Cioè alla fine non era colpa mia, ma comunque io ero parte del problema…
 
«Kyle, ti prego…» volevo solo che le rispondesse, magari dicendole che prima o poi avrebbe trovato il suo principe azzurro, ma che quello non era lui… O non so qualsiasi altra cosa che l’avrebbe fatta sentire un pochino meglio.
 
«Non devo spiegazioni a nessuno.» sapevo che con questo la “discussione” era chiusa.
 
Mezz’ora più tardi, quando la campanella suonò segnando la fine delle lezioni vidi la ragazza scappare via dalla classe alla velocità della luce.
 
«Sei uno stronzo.» dissi arrabbiata
 
«Sarò anche uno stronzo, ma è quello che vogliono, loro mi vogliono così.»
 
Mi gettai lo zaino sulle spalle «Nessuna vuole essere trattata così.»
 
«E qua che ti sbagli. TUTTE vogliono essere trattate così. Ogni ragazza vorrebbe avere un cattivo ragazzo che sia bravo solo con lei… Io adesso sto facendo la parte del cattivo ragazzo, e loro mi si buttano ai piedi. Tempo una settimana e tornerà da me.» mi afferrò la mano e mi trascinò fuori dall’aula.
 
«Lasciami Kyle, so ancora camminare da sola.»
 
«Ricorda, dobbiamo essere credibili.» e intrecciò le dita con le mie.
 
***
 
Kyle era al piano di sotto che mi aspettava. Era stata mia madre ad aprirgli, ma non dopo avermi urlato di muovermi che altrimenti l’avrei fatto aspettare.
 
Continuai a girarmi e rigirarmi davanti allo specchio. Avevo indossato un abito blu lungo fino al ginocchio. Mia madre aveva cercato di convincermi a farmi indossare delle scarpe con il tacco, ma io ero rimasta irremovibile su quel punto: mi sarei lasciata convincere su qualsiasi cosa, ma nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea sulle mie Vans.
Speravo solo che Kyle non fosse troppo disgustato da me.
 
Afferrai la borsa, lanciai ancora un’occhiata alla me riflessa nello specchio e poi mi precipitai giù dalle scale.
 
«Eccoti finalmente, stavamo diventando vecchi qua sotto!» si lamentò mia madre.
 
«Dovevo preparare la borsa…» guardai Kyle per capire che cosa ne pensava del mio vestito e devo ammettere che  sembrava sinceramente colpito.
 
«Dovresti mettere vestiti più spesso… Ti stanno bene.» disse sorridendomi
 
«Visto Rose? Te lo dico sempre anche io! Se poi mettessi anche i tacchi saresti perfetta.»
 
«Lo sai che non lo farò mai.»
 
«Sei perfetta anche così, ti donano le Vans.» disse Kyle prendendomi la mano e tirandomi a sé «Pronta?»
 
«Sì.» riposi quasi inebriata da lui. Non capivo nulla e mi sentivo la testa leggera.
 
«Salutami i tuoi Kyle.»
 
«Certo Signora! Grazie.» aprii la porta e mi precedette fuori.
 
«A dopo mamma.» lei mi fece un sorriso enorme e mimò con le labbra “Così carino”.
Scossi la testa imbarazzata e chiusi la porta. Sperai con tutto il cuore che Kyle non l’avesse notata.
 
«A quanto pare le donne della famiglia Mickle hanno un debole per me!» mi fece l’occhiolino e mi aprì la portiera del passeggero.
 
«Sta’ zitto.»
 
«Era così per dire…»
 
«Chiudi la bocca.» ripetei mentre lui accendeva la macchina. Fece retromarcia e si mise sulla strada principale. Poi come se fosse del tutto normale tenne una mano sul volante e l’altra l’appoggiò sul mio ginocchio.
 
«Mm Kyle?» perché si stava comportando così?
 
«Mm?»
 
«Puoi smetterla di recitare. Ci siamo solo noi nella macchina…» accennando chiaramente alla sua mano.
 
Lui guardò prima me e poi la mia gamba «Oh certo, scusa…» mugugnò, ma comunque gli ci vollero alcuni secondi prima di spostarla sul volante con l’altra.
 
Eccolo di nuovo il Kyle lunatico. Non sapevo più che fare con lui. Perché non poteva scegliere una personalità ed essere così sempre?
 
Parcheggiò davanti a casa sua, uscì dall’auto e venne ad aprirmi la portiera.
 
«Qualcuno alla finestra ci sta guardando…»
 
Lui non si girò, ma disse sicuro «Venti bigliettoni che è mia sorella…» mi circondò la vita con il suo braccio e poi mi diede un bacio sulla guancia «E altri venti che adesso sta morendo facendo congetture su di noi.» disse subito dopo.
 
Sorrisi, arrossendo.
 
La porta di casa si aprì mentre noi stavamo salendo le scale e una figura corse incontro a Kyle abbracciandolo.
 
«Fratellino!! Oh mio dio! Mi sembrano secoli da quando ti ho visto per l’ultima volta!» Liza era proprio come me la ricordavo, esuberante come sempre. Era l’opposto di suo fratello: alta, bionda e dolce come un pasticcino. Non avrebbe fatto male ad una mosca.
 
«Ciao Liza!» lui la strinse tra le braccia. Le voleva un mondo di bene, lo si poteva capire da lontano un miglio.
 
«Liza, questa è-» cominciò, ma fu interrotto.
 
«Lo so chi è idiota! Rose Mickle! Eri la migliore amica di mio fratello alle elementari, ovvio che mi ricordo!» abbracciò anche me.
 
«Ciao!» dissi un po’ più timidamente
 
«Da troppo che non ti vedo! Che fine hai fatto alle medie?» mi chiese
 
Guardai Kyle, e lui guardò me e ci fu un attimo di silenzio imbarazzante.
 
«Ci siamo persi un po’…» risposi poi io alla fine.
 
«Adesso ci siamo ritrovati però…» aggiunse lui tirandomi al suo fianco.
 
«Vedo…» commentò Liza con uno sguardo carico di significato, poi mi afferrò la mano e aggiunse «Dai entra! Sono tutti curiosi di rivederti!»
 
Aspettate, tutti chi?! Io pensavo che ci fosse solo la sorella e il padre di Kyle. La mamma era morta quando noi facevamo terza per colpa di un cancro. Da allora era diventato un argomento tabù per Kyle e così non ne avevo mai parlato con lui… Forse suo padre si era risposato, oppure aveva trovato una compagna.
 
«Sono arrivati!» urlò Liza a qualcuno dentro casa.
 
Il signor Arscott spuntò dal salotto e mi venne incontro con un sorriso «Rose! Che bello rivederti.»
 
«Signor Arscott!» lo abbracciai, ero seriamente felice di rivederlo. Non sembrava invecchiato di un giorno dall’ultima volta che ero stata qui.
 
«Chiamami Elliott, mi fa sentire così vecchio sentirmi chiamare “Signore”.»
 
«Cercherò di ricordarmelo!» dissi sorridendo.
 
«Cielo quanto sei cresciuta! Sembrava ieri che tu e Kyle correvate vestiti da tartarughe ninja per il nostro giardino, e adesso eccoti qua. Sei diventata bellissima!» l’avevo quasi dimenticato quel pomeriggio. Era Halloween e io e Kyle avevamo deciso di vestirci coordinati già dal mattino…
 
Qualcuno mi abbracciò da dietro e mi baciò i capelli «Vacci piano papà… Non ci siamo neanche ancora seduti a tavola e inizi già a ricordare i vecchi tempi e a farle i complimenti… Potrei essere geloso.»
 
Persino il più sveglio degli attori avrebbe potuto credere a quella performance di Kyle, dovevo ammetterlo. Ci stavo quasi credendo anche io.
 
«E così è vero… Quando Liza me l’ha detto due secondi fa non volevo crederci.» sorrise di nuovo ad entrambi.
 
Mi appuntai mentalmente che dovevo dare ben quaranta bigliettoni a Kyle, perché aveva vinto entrambe le scommesse.
 
«Kyle! Fratello!» un ragazzo uscì dalla cucina e ci venne incontro.
 
«Jacob, cosa ci fai qui?!» Kyle era sorpreso nel vederlo. Gli diede una pacca sulla spalla e poi si girò verso di me «Rose, lui è Jacob mio cugino… Jacob lei è Rose la mia-» non ci eravamo mai dovuti definire a voce alta. Riconobbi l’esitazione nella sua voce immediatamente, ma lui dopo una veloce occhiata verso di me si riprese subito.
 
«La mia ragazza.»
 
«Ciao!» gli strinsi la mano
 
«Rose? Quella Rose?» mi chiese Jacob con palese curiosità. Probabilmente dovetti sembrare davvero confusa, perché subito lui si scusò ridendo «Scusami, solo che ho sentito così tanto parlare di te che non mi sembra vero di fare la tua conoscenza…» poi si girò verso il cugino «Mi avevi detto che era una forza, ma non che era così bella.»
 
Arrossii. Era forse il primo complimento sincero che ricevevo da un ragazzo… Il secondo se contiamo anche il padre di Kyle, ma lui mi aveva visto crescere, era obbligato a dire una cosa del genere. Quindi non contava.
 
«G- Grazie…»
 
Jacob sorrise.
 
«Rose!» Liza era riapparsa accompagnata da un ragazzo con la barba e occhi verdissimi «Ti presento Sam, il mio fiancé.» lo guardò con occhi colmi d’amore e poi aggiunse «A maggio ci sposiamo!»
 
«Oh mio dio! Congratulazioni! Piacere sono Rose!»
 
«Sam, grazie! Sei la benvenuta ovviamente, al matrimonio!»
 
L’invito arrivò in modo decisamente inaspettato. Come potevo dire loro che per maggio l’accordo con Kyle sarebbe finito e che quindi non mi avrebbero mai più rivisto? Non potevo.
 
«Oh, grazie!»
 
«Forza a tavola!» ci gridò Elliott.
 
Ci spostammo tutti in sala da pranzo. Mi fecero sedere di fronte a Kyle e in mezzo tra Jacob e Sam.
L’atmosfera era tranquilla e rilassata. Sam e Liza parlavano delle loro nozze e Kyle si stava lamentando che non facevano altro che parlare di quello, che erano noiosi e che per il bene della famiglia avrebbero dovuto cambiare discorso. Risi e guardai Kyle. Mi piaceva la versione di lui che sua sorella riusciva a tirare fuori. Sembrava più il Kyle di cui mi ero innamorata un sacco di tempo fa…
 
Avrei dato qualsiasi cosa per avere una famiglia del genere. E invece mi ritrovavo incastrata con un padre assente e che presto si sarebbe risposato e con una madre che alzava un po’ troppo il gomito qualche volta…
 
«Anche tu sei all’ultimo anno?» mi chiese Jacob un po’ più a bassa voce rispetto agli altri
 
«Sì, ho la stessa età di Kyle. Stesso anno.»
 
«Io invece dovrei essere al college in questo momento…» mi disse «Ma poi ho deciso di lavorare per un anno prima di decidere del mio futuro. E così mio zio mi ha preso a lavorare con lui!»
 
«Ti piace?»
 
«Mm… Sì, non c’è male!» masticò lentamente un pezzo di carne, prese un sorso di acqua e poi continuò serio «Avessi saputo che le ragazze in questa città sono così carine, avrei però fatto volentieri il college qua.»
 
Risi di gusto «Credimi, nessuno vuole rimanere inchiodato in questa città. Non c’è niente…»
 
«Ci saresti stata tu… Mi sarebbe bastato.» mi sorrise a labbra strette e con lo sguardo vagò sul mio viso, fino a soffermarsi sulle mie labbra.
 
Risi imbarazzata e allo stesso tempo felice come una Pasqua per quelle parole. Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e afferrai il bicchiere davanti a me.
 
In quel momento notai che Kyle ci stava guardando. Aveva una luce strana negli occhi, mai vista prima, sembrava quasi che-
 
«Kyle ti ricordi quando tu e Jacob avete riempito la piscina di vostra nonna con l’erba?» urlò Liza distogliendo la sua attenzione da noi.
 
«Sì, io mi ricordo! Avevano appena tagliato l’erba con il trattorino e avevano lasciato i sacchi vicino agli sdrai!» Jacob si mise a ridere in modo incontrollato.
 
«E noi avevamo pensato bene di rovesciarli tutti nell’acqua!» concluse Kyle.
 
Scoppiammo tutti a ridere.
 
 
 
 
Ero seduta sul divano, sarei potuta scoppiare per tutto il cibo che avevo mangiato.
 
«Non mangerò più fino a Natale!» si lamentò Jacob tenendosi la pancia e lasciandosi cadere accanto a me.
 
«Non lo dire a me! Sembro incinta…» meno male che avevo un vestito, perché se avessi indossato un paio di pantaloni il bottone mi sarebbe sicuramente partito.
 
Jacob si sedette meglio sul divano e mi guardò «Allora» incominciò «Parlami di te.»
 
La domanda mi colse completamente impreparata.
 
«Di me?»
 
«Sì! Kyle mi aveva raccontato che eri divertente e matta da legare…»
 
Kyle gli aveva davvero parlato di me quindi…
 
«Ma questo era quando facevamo le elementari. Sono passati un sacco di anni ormai, sicuramente sarai cambiata. Quindi, parlami di te.»
 
Nessuno mi aveva mai chiesto una cosa del genere, chi è che voleva davvero sapere di me?
 
«Non c’è nulla da dire… Sono nella norma direi.»
 
«Oh andiamo!»
 
Pensai a qualcosa di interessante, e l’unica cosa che mi venne in mente fu «Una volta con la mia migliore amica ci siamo viste tutti i film di Harry Potter. Di seguito.»
 
«Adesso ragioniamo! Grandi! Quindi sei una di quelle nerd che hanno anche letto tutti i libri?»
 
«Ehi!» gli tirai un leggero pugno sul braccio «Leggere tutti i libri di Harry Potter non ti rende per forza un nerd!» dissi facendo finta di essere offesa.
 
Jacob scoppiò a ridere «Con questo mi vuoi far intendere che li hai letti tutti, non è vero?»
 
«Anche più di una volta!» dissi orgogliosa.
 
Lui si avvicinò a me e abbassando la voce mi disse «Ti dico un segreto» si mise il dito sulla bocca per enfatizzare la cosa «Ho pianto come un bambino quando Dobby è morto… Ma non lo dire a nessuno. Ho una certa reputazione da mantenere…»
 
«Il tuo segreto è al sicuro con me, tranquillo.» con una mano feci finta di chiudermi la bocca e di gettare via la chiave. Ci guardammo per un attimo e poi scoppiammo entrambi a ridere.
 
«Cosa c’è di così divertente?» chiese Kyle entrando nella stanza.
 
Io e Jacob ci scambiammo un’occhiata complice e poi io risposi «Mi dispiace Kyle, ma è un segreto.»
 
«Ha fatto il voto infrangibile.» aggiunse Jacob, alzò una mano e mi batté il cinque. Scoppiai nuovamente a ridere per l’assurdità della situazione.
Io e Jacob eravamo gli unici a sapere che cosa stava succedendo, mentre gli altri ci guardavano completamente confusi… Bhé, quasi tutti.
 
«Ti devo riportare a casa, si è fatto tardi.» disse secco Kyle afferrandomi la mano e facendomi alzare.
 
«Oh andiamo Kyle, è ancora presto!» si lamentò Liza
 
«Sì, falla rimanere ancora un po’!» si unì Jacob
 
«No, non voglio far preoccupare sua madre. E domani ha scuola.»
 
«Dai, Kyle! Sei peggio di mio padre…» l’avevo detto scherzando e ridendo. Non mi riferivo a mio padre, ovviamente. Era più una frase di circostanza, una di quelle che si dicono quando c’è qualcuno che ti dà ordini quando in realtà non dovrebbe darteli.
 
«Peggio sicuramente no, visto il padre che ti ritrovi.» rispose glaciale, facendomi scomparire il sorriso dalle labbra e raffreddando l’atmosfera di almeno 100 gradi in un secondo.
 
Mi girai verso gli altri e salutai educatamente «Grazie mille per la cena e la serata! Mi ha fatto piacere rivedervi…» avevo capito che era decisamente ora di andare.
 
Liza mi abbracciò e lo stesso fece Sam «Buonanotte, passa di nuovo a trovarci.»
 
Anche il padre di Kyle mi abbracciò «Lo sai che puoi venire qua quando vuoi, mi fa piacere averti di nuovo per casa!»
 
«Grazie Elliott.» gli sorrisi
 
Jacob venne ad abbracciarmi, mi strinse forte e per più del dovuto «Sono felice di averti conosciuto finalmente!»
 
«Anche io»
 
«Sogni d’oro Rose.» mi augurò sciogliendo l’abbraccio. Gli sorrisi e presi la mia giacca quasi strappandola dalle mani di Kyle e uscii.
 
Sentii la porta chiudersi e i passi di Kyle farsi più vicini. Cercai di accelerare, non volevo scoppiare lì, nel giardino degli Arscott, con tutti che avrebbero potuto vedermi e sentirmi.
 
Perché aveva dovuto tirare in ballo mio padre? Perché aveva dovuto essere così cattivo?
 
Volevo entrare in auto, ma la portiera non voleva saperne di aprirsi.
 
«Apri la macchina Kyle.» sibilai
 
Lui non rispose, si diresse deciso verso di me.
 
«Ho detto apri questa dannata macchina. Voglio andare a casa.»
 
Mi bloccò contro l’auto, non lasciandomi via d’uscita.
 
«Kyle ho-»
 
Posò le sue labbra sulle mie con violenza e in modo del tutto inaspettato, facendomi zittire all’istante.
Ero sorpresa e confusa da quello che stava succedendo. Rimasi completamente immobile, incapace di muovere un solo muscolo.
Kyle attirò il mio corpo più vicino al suo, cercando di eliminare ogni distanza tra di noi, schiacciandomi contro il suo petto e contro la portiera dell’auto.
 
Per un secondo il mio cervello si spense completamente. C’era solo una cosa che continuava a rimbombare nella mia testa ancora e ancora, senza darmi tregua.
 
Il mio primo bacio in assoluto se l’è appena preso Kyle Arscott”.
 
 
 
 
 
Eilà Folks!
Mi scuso subitissimo per il ritardo a postare, ma tra parenti vari che vengono e che vanno non è facile!
Quindi per augurarvi buona Pasqua mi sembra giusto postarlo J
In questo capitolo abbiamo delle svolte decisive per entrambi i protagonisti… Ho lasciato indizi qua e là, che potrebbero far capire come la storia proseguirà, vediamo se riuscite a coglierli ;)
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, letto, messo tra le preferite/ricordate/seguite! Y’all always make my day!
Buona Pasqua :D e stay tuned!!
WeArePerfectlyImperfect

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Capitolo 9
*** Sei diventato povero di colpo? ***




Sei diventato povero di colpo?
 
Riuscii a far passare una mano fra il mio corpo e il petto di Kyle e spinsi con tutta la forza che avevo per allontanarlo. Lui capii il mio intento e si staccò da me immediatamente, lasciandomi andare il viso, come scottato da un fuoco invisibile.
 
Mi toccai con due dita le labbra, tenendo gli occhi fissi su Kyle.
 
Ero arrabbiata.
Ero furente.
Lui era un coglione. E io ero stata una stupida a star dietro al suo stupido piano.
 
«Cosa cazzo pensavi di fare?!» era la mia voce quella che sentivo, ma era come se non fossi io a parlare.
La parte che avevo sempre cercato di seppellire stava venendo fuori e stava dando voce ai miei pensieri più oscuri, quelli che odiavano fino al midollo come Kyle mi stava trattando.
Quelli che mi dicevano in continuazione di correre via da lui perché non era cambiato.
Quelli che mi avevano fatto reagire al bacio spingendolo via.
 
Lui non rispose. Vidi nei suoi occhi passare mille mila emozioni in un colpo solo: rabbia, confusione, frustrazione, imbarazzo… Era gelosia quella?
 
«Kyle!» urlai, ma ancora non ricevetti risposta.
 
Non volevo fare scenate davanti a casa sua, e se lui non aveva intenzione di rispondermi allora non sarei rimasta lì un momento di più.
 
Raccolsi la mia borsa che era caduta a terra e feci per andarmene, ma la sua voce mi bloccò sul posto, facendomi stringere la mascella per la rabbia.
 
«Era questo che volevi no? L’hai sempre voluto.»
 
Mi girai verso di lui. Era terribilmente serio, niente fraintendimenti da parte mia.
 
«Cosa?» con due falcate lo raggiunsi e gli puntai un dito al petto «Pensi davvero che ti abbia aiutato solo perché in cambio volevo un tuo bacio?! Pensi davvero che mirassi a quello? Al contrario tuo Kyle, io non ti sto usando.»
 
Non era del tutto vero, ma sicuramente non lo stavo usando tanto quanto lui stava usando me.
 
«Non fare la bambina Rose. Era a stampo, non è nemmeno da considerarsi un bacio…»
 
«Quello è stato il mio primo bacio!! E non mi dare della bambina solo perché ho valori diversi dai tuoi!» gridai, per me era stato un bacio eccome, e non mi importava niente di quello che Kyle pensava, non sarebbe dovuto andare così.
 
«Ma ti senti?! Sei imbarazzante! Continui a ripetere cose del genere come se ci fosse da andarne fieri! Hai 18 anni e non hai mai baciato nessuno, io ti ho fatto un favore cazzo! Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di avvicinarsi a te. Sei goffa, hai una famiglia disastrata e non riesci a tenere insieme i pezzi della tua vita. Tutto quello che fai è stare chiusa in casa tutto il giorno a studiare. Non hai amici se non Beth che non so come faccia a sopportarti…» disse lui con rabbia
 
«Kyle…» lo ammonì con le lacrime agli occhi quasi, ma lui continuò imperterrito senza sentirmi.
 
«…Io ti ho dato la possibilità di cambiare, di diventare qualcuno e tu cosa fai?! Mi respingi. Fatti vedere, perché sei piena di problemi cazzo!»
 
Qualcosa in quel momento si spezzò dentro di me. Quel ramo che era stato piegato e ripiegato per tanto tempo aveva sempre resistito alla pressione. In quel momento però aveva ceduto, si era spezzato. Una volta per tutte.
 
Mi passai la mano sul viso per asciugare le lacrime, presi un respiro e poi parlai con calma controllata «Va bene.» mi scappò una risata amara «Va bene Kyle, hai ragione. Sono brutta e goffa. Sono imbarazzante e impopolare, ho solo un’amica e non centinaia. Ho una famiglia disastrata che sta in piedi per miracolo…» feci un passo indietro e mi allontanai da lui, mettendo distanza fra di noi.
 
«Ma lo sai una cosa? Sono stanca di provare e riprovare a piacere a persone che continueranno a criticarmi. Mi accetto per quello che sono, anche se brutta e goffa come dici tu. Ho una sola amica, ma è la migliore del mondo, è sempre pronta a guardarmi le spalle e io farei di tutto per lei.» mi abbassai e raccolsi la borsa che mi era caduta a terra.
 
«Ho un padre che fa schifo, è vero. Ma non ti azzardare a parlare male di mia madre, lei c’è sempre stata e sempre ci sarà, lavora sodo ogni giorno per me e a lei devo tutto quello che ho. Quindi mi dispiace, ma non starò un momento di più a sentire le tue cazzate…» alzai lo sguardo e lo fissai nel suo.
 
«Mi fai pena Kyle Arscott.»
 
Mi voltai e mi incamminai verso casa a piedi.
 
***
 
«Dove è finito il tuo ragazzo?» mi chiese Beth durante la pausa pranzo «Son due giorni che non si fa vedere a scuola.»
 
«Non so, ma per me può anche essere morto. Ah e non è il mio ragazzo.»
 
Beth mi mise una mano sul braccio, come per farmi forza.
L’avevo chiamata la sera stessa della mia discussione con Kyle e le avevo raccontato tutto in lacrime.
 
«Io te l’ho detto come la penso. Secondo me gli avvenimenti della sera sono stati troppi per lui e ha reagito in questo modo… Non avrà mai definito nessuno come la sua ragazza davanti all’intera famiglia… Cerca di capire anche il suo punto di vista.»
 
«Lo stai difendendo??» incredibile. Adesso la mia migliore amica stava difendendo il mio peggior nemico… Il mondo stava decisamente andando a pezzi.
 
«No, dico solo che dovresti vedere anche la situazione sotto il suo punto di vista… Non giudicare se non sai la storia che ci sta dietro.»
 
«Non ha storia. È un inutile ragazzo superficiale, che non pensa altro che a divertirsi calpestando i sentimenti altrui.»
 
Potevo suonare cattiva e senza cuore, ma non me ne poteva fregar di meno. Tutti avevano un limite, e Kyle Arscott mi aveva appena fatto superare il mio.
 
Erano due giorni che non si faceva vedere in giro, probabilmente si stava consolando con qualcuna. Alla fine le ragazze non gli mancavano, e visto che il nostro piano era saltato, avrebbe potuto darsi alla pazza gioia sotto gli occhi di tutti.
 
«Rose, ancora una cosa! Mi accompagni a cercare il vestito per l’Homecoming?»
 
«Vai al ballo?»
 
«Sì, e ci verrai anche tu!» mi disse con grandissima tranquillità, sistemando i libri nello zaino.
 
«Scordatelo.»
 
Manco morta.
 
«E invece no, ci dobbiamo divertire! È il nostro ultimo anno qua dentro. Quindi ci becchiamo nel parcheggio dopo la tua lezione di chimica, non voglio discussioni.»
 
Si allontanò in direzione della biblioteca, non lasciandomi il tempo di controbattere. Io non potevo andare al ballo, avevo promesso che-
 
Ehi. Aspettate. Il mio patto con Kyle era saltato, e con esso anche il mio obbligo di non andare…
 
Entrai nella classe di chimica e presi posto.
 
Avrei potuto davvero divertirmi al ballo con Beth, e in fondo perché no? Non ero mai stata ad un ballo prima, era la volta buona per provare qualcosa di nuovo... E poi avrei fatto felice mia madre una buona volta, facendole vedere che stavo “vivendo la mia giovinezza”, come tante volte mi aveva spinto a fare quando vedeva che passavo i sabati sera sui libri.
 
«Ehm scusami?» qualcuno mi toccò sulla spalla. Mi voltai e mi ritrovai davanti la mora che aveva mandato a Kyle il bigliettino pochi giorni prima.
 
«Posso aiutarti?» ero davvero confusa, cosa voleva mai da me?
 
«Dov’è il tuo ragazzo?»
 
Ah ecco, mi pareva.
 
«Non è il mio ragazzo.» dissi secca
 
Gli occhi della ragazza si illuminarono, e un sorriso apparve sul suo viso. Non fece nemmeno finta di nascondere la sua felicità a quella notizia.
 
«Ti ha lasciato quindi?»
 
In quella piccola domanda c’erano così tante cose che non andavano: prima di tutto, perché doveva per forza essere lui ad avermi lasciato? Perché non potevo essere io ad aver lasciato lui?
Seconda cosa: non eravamo mai stati insieme seriamente, quindi nessuno aveva lasciato nessuno.
E terza: c’è un girone dell’inferno per le persone che gioiscono delle disgrazie altrui, ne sono sicura.
 
«Noi veramente-» avrei voluto spiegarle che non eravamo mai stati fidanzati, ma lei non mi lasciò finire perché quando vide la sua amica entrare in classe le corse incontro urlando e non prestando più attenzione a quello che avevo da dire.
 
La sua preziosa informazione l’aveva ottenuta, non le servivo più.
 
La lezione passò lentissima.
 
Non avere qualcuno seduto accanto distruggeva e rallentava il tempo in un modo incredibile, non avevi nessun tipo di distrazione e non potevi far altro che ascoltare e prendere appunti.
 
Era davvero terribile.
 
Accolsi il suono della campanella con un gran sospiro di sollievo, non vedevo l’ora di essere fuori da lì, e persino di andare al centro commerciale con Beth. Era davvero troppo tempo che non passavamo un pomeriggio solo noi due. Sarebbe stato divertente.
 
Andai a posare i libri che non mi sarebbero serviti e poi uscii nel parcheggio.
 
Il sole scaldava la pelle, e anche se presto sarebbe arrivato l’autunno sembrava ancora estate. Mi portai la mano sulla fronte cercando di farmi ombra per vedere dove Beth aveva parcheggiato l’auto.
Cavolo, perché doveva avere un’auto nera come esattamente metà degli studenti della MVHS? Era così difficile trovarla!
 
Mi stavo guardando in giro quando il mio sguardo fu catturato da una figura che stava venendo nella mia direzione, era contro sole e quindi era impossibile per me riuscire a vederla in faccia, e quando la riconobbi ormai era troppo tardi.
 
«Ehi piccola.» solo una persona mi chiamava così
 
Feci finta di non sentirlo, lo scansai e mi diressi verso quella che poteva essere la macchina, mi sembrava di aver visto una mano farmi segno, magari era davvero lei.
 
«Aspetta, ti prego…» mi prese delicatamente il braccio «Aspetta…» ripeté.
 
Mi fermai e lo guardai in faccia.
 
«Sono due giorni che continuo a pensare a quello che ti devo dire, quindi ti prego, ascoltami solo un secondo…»
 
Non dissi nulla, aspettai. Io sicuramente non avrei detto né fatto nulla, se voleva dirmi qualcosa bene, altrimenti me ne sarei andata.
 
«Non avrei dovuto trattarti così, sono stato uno stronzo. Mi dispiace.»
 
Wow.
 
Tutto lì?
 
«Cavolo, il tuo cervello deve davvero lavorare a rilento se ci hai messo due giorni per pensare ad una cosa del genere.»
 
Cercai di camminare oltre, ma lui mi si parò di nuovo davanti «Rose…»
 
In quel momento un ragazzo che passò accanto a noi diede una pacca sulla spalla a Kyle «Ehi amico! Che fine avevi fatto?»
 
«Dovevo pensare...» disse veloce e poi tornò a guardarmi, aprì la bocca per dirmi qualcosa, ma il ragazzo parlò di nuovo
 
«Sei diventato povero di colpo amico? Hai le scarpe bucate!»
 
Abbassai lo sguardo sulle sue Vans, erano piene di tagli e buchi che non avevo mai notato prima.
 
Il mio cuore perse un colpo quando iniziai a fare due più due, e le parole che mi disse lui subito dopo dissiparono ogni mio dubbio.
 
«Ho un buco nelle scarpe… Me lo sono fatto ieri cadendo.»
 
Il ragazzo che gli aveva chiesto delle scarpe ci guardò come se fossimo completamente fuori di testa e si allontanò.
 
Io però avevo capito.
 
Non potevo crederci.
 
Lui si ricordava.
 
 
 
Eilààààààà!
Ecco a voi un altro capitolo! Spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate. Penso sia un po’ più corto rispetto i precedenti, ma non potevo fare altrimenti… Sarebbero accadute troppe cose messe insieme e il capitolo sarebbe diventato una schifezza hahaha

Vediamo poi cosa capiterà tra Rose e Kyle nei prossimi capitoli, faranno pace? Si ammazzeranno? We’ll see hahaha
 
Ah ancora una cosa! Ho iniziato a scrivere una nuova storia su Wattpad, si intitola “You’re both the problem and the solution”, vi lascio qui il link del mio profilo Wattpad à https://www.wattpad.com/user/Raumalainen
Andate a dargli un’occhiata se avete voglia, mi farebbe davvero piacere :)

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Capitolo 10
*** Era come cercare di risolvere il cubo di Rubik ***





Era come cercare di risolvere il cubo di Rubik
 
«Come siete rimasti?»
 
«Viene da me questa sera e ne parliamo.» dissi a Beth passandole un vestito «Prova questo!»
 
«Come mai hai cambiato idea? Questo pomeriggio volevi ammazzarlo e adesso invece ti va bene se viene a casa tua…»
 
«Aveva dei buchi nelle scarpe.»
 
«Eh??» la testa di Beth uscì dalla tra le due tende del camerino «Hai per forza inalato qualche fumo durante l’ora di chimica… Perché quello che stai dicendo non ha assolutamente senso!»
 
«Era in prima elementare, Brittany e le sue amiche mi stavano prendendo in giro perché avevo le scarpe bucate, Kyle mi aveva difesa dicendo che anche lui aveva le scarpe bucate perché era caduto il giorno prima.»
 
«Continuo a non capire…» disse rientrando nel camerino «Ma non importa, forse non voglio neanche capire la vostra logica…»
 
La verità era che nella relazione tra me e Kyle non c’era una logica.
Prima ci odiavamo, poi si creava quella tensione che non saprei nemmeno definire, poi tornavamo ad insultarci e infine ad essere “amici” di nuovo.
Cercare di capire Kyle era come cercare di risolvere il cubo di Rubik in cui le facce cambiavano continuamente colore, non lasciandoti il tempo di finire.
Era un mistero quel ragazzo, e più cercavo di avvicinarmi più lui mi sfuggiva dalle mani. Era come cercare di afferrare del fumo.
Impossibile.
 
«Cosa ne pensi di questo?» Beth uscì dal camerino per mostrarmi un abito rosa antico senza spalline
 
«Bello!» cercai di sembrare entusiasta per il vestito, ma la verità era che sarà stato il centesimo vestito che mi mostrava.
 
«Mi piace il colore… Ma non sono sicura sulle spalline…» disse girandosi davanti allo specchio.
 
«E quello blu di prima? Ti stava meglio…»
 
«Adesso me lo riprovo allora!»
 
Aah, si prospettava un lungo pomeriggio.
 
***
 
Quando sentii il campanello suonare mi trovavo in camera mia, sdraiata sul letto ad aspettare.
 
Saltai giù e corsi di sotto gridando a mia madre «Vado io!»
 
Aprii la porta e mi ritrovai davanti Kyle in tutta la sua sfatta bellezza. Non me ne ero accorta questo pomeriggio, ma sembrava che non dormisse da giorni, era pallidissimo e aveva le occhiaie che gli scavavano la pelle sotto gli occhi.
 
Per qualsiasi normale mortale questo sarebbe stato abbastanza per risultare terribile, ma a lui no. Lo rendevano quasi più attraente, dandogli un aria da immortale con l’anima perennemente tormentata (lo so, forse ho visto un po’ troppi film sui vampiri… Solo per mettere le cose in chiaro, io odio i vampiri e tutti i film che hanno fatto su di loro, ma Beth mi ha obbligato a guardarli dicendo, e cito, “Non ti puoi perdere quell’illegale di Edward Cullen”).
 
«Ehi.»
 
«Ehi»
 
«Posso entrare?» mi chiese. Io mi feci da una parte e lo lasciai entrare.
 
«Mia madre sta lavorando in soggiorno, vieni su…» e gli feci strada fino alla mia camera.
 
Cercai di nascondere il casino che c’era per terra tirando calci ai vestiti e mandandoli sotto il letto. Poi mi sedetti sul bordo del letto e osservai Kyle.
Era decisamente surreale il fatto che si trovasse nella mia stanza in questo momento.
 
«È decisamente cambiata dall’ultima volta che son stato qui.» constatò «Dove sono finiti i Backstreet Boys che avevi attaccato alle pareti?»
 
«Chiusi in qualche scatola in cantina…»
 
«Peccato, mi piaceva Lee…» mi sorrise, ma in qualche modo il sorriso non raggiunse i suoi occhi.
 
Il silenzio calò tra di noi, creando un’atmosfera tesa e quasi insopportabile, poi finalmente lui si decise a parlare.
 
«Rose…» si sedette sul divano che avevo vicino alla finestra «Mi dispiace così tanto per tutta la merda che ti ho tirato addosso quella sera…»
 
«Perché l’hai fatto?» era quella la domanda che continuava a ronzarmi in testa da quella sera. Perché? Non gli avevo fatto nulla, ero stata tutta la sera brava e gli avevo retto il gioco.
 
«È complicato…» si grattò la testa
 
Sapevo che non mi avrebbe mai spiegato il motivo per tutta quella rabbia, faceva parte di una delle tante personalità di Kyle quella di fare il misterioso.
 
«Questo è quanto?» chiesi «Perché sei venuto qui questa sera allora se non vuoi darmi alcuna spiegazione?»
 
«Volevo farti sapere che mi dispiace…»
 
«Me l’hai già detto questo.»
 
«Per tutto… Anche per quello che ti ho fatto passare alle medie. Non te lo meritavi, sono stato un coglione e lo sono tutt’ora. Quando mi hai respinto…» si passò una mano tra i capelli scompigliandoseli «Quando mi hai respinto ho capito come ci si sente quando le provi tutte per piacere a qualcuno ma vieni comunque allontanato.»
 
«Non dovevi provarmi nulla Kyle…»
 
«No, io-» si passò la lingua sulle labbra «Ero furente in quel momento, e la cosa più facile era riversare tutta la mia rabbia su di te. Scusami.»
 
«Ok.» non sapevo cosa dire, più cercavo di capirlo più lui si chiudeva in sé stesso.
Gli dispiaceva veramente, lo si poteva capire dalla sua espressione e dai suoi occhi, ma la spiegazione che mi stava dando non era neanche minimamente vicina alla verità. Sapevo però che forzarlo a parlare non mi avrebbe portato da nessuna parte, mi avrebbe detto la verità quando sarebbe stato pronto.
 
«Sei ancora disposta ad aiutarmi?» mi chiese dopo un attimo di silenzio.
 
Lo guardai in faccia, dalla sua espressione capii che si aspettava una risposta negativa. Dopo tutto non si meritava più il mio aiuto… Dall’altra parte però aveva fatto a pezzi le sue scarpe e mi aveva chiesto scusa almeno un centinaio di volte.
 
Fossi stata una persona con un po’ di buon senso e un pizzico di vena vendicativa, gli avrei risposto che poteva ficcarsi il suo piano su per il culo e andarsene a quel paese.
 
Ma io ero Rose Mickle, la ragazza che non riesce mai a dire di no, quella che perdona sempre tutti e che non riesce a sopportare che qualcuno stia male. E lui in quel momento stava male.
 
Sentii una vocina dentro la testa che mi diceva “Te ne pentirai! Non dire che non te lo avevo detto!”, ma la misi a tacere.
 
«Ti aiuterò sì, ma a una condizione…» sospirai
 
I suoi occhi si illuminarono e un sorriso incredibile si formò sulle sue labbra «Qualsiasi cosa.»
 
«La devi smettere di sembrare un cane bastonato, perché non ti si addice proprio.»
 
Lui si mise a ridere «Grazie Rose.»
 
Mi abbracciò schiacciandomi contro il suo petto e avvolgendomi con il suo profumo. Quando sciolse l’abbraccio mi tese una mano e sussurrò «Amici?»
 
Fissai per alcuni secondi la mano tesa davanti a me e poi gliela afferrai «Amici.» sorrisi e fissai i miei occhi nei suoi.
 
Due colpi leggeri alla mia porta mi fecero sobbalzare. Quando mia madre entrò ci trovo entrambi seduti sul letto ancora con la mia mano in quella di Kyle.
 
«Scusatemi… Non volevo interrompere niente.» disse palesemente confusa.
 
Mi ritrassi immediatamente «Non hai interrotto nulla.»
 
Lei si avvicinò e mi porse una busta «È arrivata questa mattina, mi sono dimenticata di dartela, è per te.»
 
Non appena la presi in mano capì immediatamente che cos’era, e le parole di mia madre confermarono i miei pensieri «Gli ho firmato il divorzio due giorni fa. Non ha perso tempo…»
 
Aprì la busta e ci trovai dentro, scritto con lettere incredibilmente elaborate, l’invito al matrimonio. Insieme ad esso c’era anche un biglietto scritto a mano con una calligrafia sghemba e quasi illeggibile.
 
“Ci terrei che venissi questo fine settimana a conoscere la tua nuova futura famiglia. Fammi sapere se potrai venire, ti posso passare a prendere sabato mattina verso le nove.
Tuo padre.”
 
«Non ci vado» dichiarai appallottolando il biglietto e gettandolo a terra.
 
«Penso dovresti andare tesoro…» disse mia madre raccogliendolo «Tuo padre ci tiene.»
 
«A mio padre non gliene è fregato nulla per tutto questo tempo, non sarà diverso ora.»
 
«Sono d’accordo con tua madre. Dovresti andarci…» si intromise Kyle «Magari vuole rifarsi per quello che è successo.»
 
Guardai entrambi come se fossero scemi. Ehm pronto? È di Tom che stiamo parlando. E della sua perfetta nuova famiglia. Non avrei messo piede in casa loro nemmeno se avessero pianto in cinese.
 
«Io da sola con loro, certo, che bel weekend!» dissi sarcastica
 
«Non sarai sola.» affermò Kyle
 
«Oh certo, e chi viene con me?» urlai, poi mi voltai verso mia madre «Tu mamma?» mi immaginavo già il quadretto perfetto: io, mia madre, mio padre, Maria e Jess.
 
Yuhuuu.
 
Kyle e mia madre si scambiarono un’occhiata, iniziando quasi una conversazione silenziosa. Alla fine probabilmente lei capì quello che intendeva lui, perché annuì impercettibilmente sorridendo.
 
 
Un’ora più tardi ero al telefono con mio padre
 
«Per questo weekend va bene…»
 
«Perfetto, ti passo a prendere
 
«Non ce n’è bisogno papà, mi farò trovare lì verso le dieci ok?»
 
«E chi ti porta scusa?» notai il panico nella voce, forse pensava che mamma volesse unirsi a noi. Certo, come se fosse davvero possibile.
 
«Mi porta Kyle. E si fermerà per tutto il weekend.» dissi decisa
 
«Ma lui non c’entra nulla
 
«Se vengo io viene anche lui. Prendere o lasciare.»
 
Ci fu un lungo silenzio dall’altra parte della linea, potevo quasi immaginarmi la battaglia interiore di mio padre. Scommetto che dopo la cena a casa nostra Kyle non gli andava più troppo a genio.
 
«Va bene. Ci vediamo sabato
 
«A sabato.» e riattaccai.


Ciaooo a tutti!!
Ho cercato di aggiornare il più in fretta possibile perché da domani per me iniziera un periodo pieno di impegni e non sono troppo sicura per quanto riuscirò a scrivere... Vedremo! Comunque, cosa ne pensate? Kyle e Rose hanno fatto pace, ma un bel weekend si prospetta per entrambi hahaha
Grazie mille a tutti, quelli che recensiscono (<3 <3 <3 <3), quelli che aggiungono la storia tra le preferite/seguite/ricordate (siete sempre di piùùùù) e i lettori silenzionsi :)
Al prossimo capitolo, muah :*

WeArePerfectlyImperfect

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Vi lascio anche la trama che così iniziate a farvi un'idea:
Katharine Rolland, chiamata Kat da tutti,  dopo essere stata spedita da suo padre in un collegio gestito da suore in Inghilterra, ritorna a New York per finire il liceo.
    Durante una festa conosce il ragazzo perfetto: bello, alto e con gli occhi color del mare in tempesta. Quello che non sa ancora è che lui è il figlio del nemico numero uno di suo padre, e che era proprio uno dei motivi per cui la sua famiglia aveva deciso di spedirla in Inghilterra.
    Lui è il figlio del leader dei Riots.
    Lei figlia di un membro degli Scorpions.
    Lui cerca vendetta.
    Lei cerca l'amore.

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Capitolo 11
*** Si è mai vendicata? ***




Si è mai vendicata?
 
 «Ferma la macchina.» dissi, lui mi lanciò uno sguardo preoccupato, ma continuò a guidare, facendo quasi finta di non avermi sentito.
 
«Ferma. La. Macchina. Ho detto.» ripetei quasi urlando, a quel punto lui accostò e spense il motore.
 
«Non ci arriveremo mai se continui a fare così. È la terza volta che ci fermiamo e una volta ti ho quasi persa nel bagno della stazione di servizio.»
 
«Non è facile ok?!» aprii la portiera e scesi dall’auto. Presi due grandi boccate d’aria e cercai di respirare regolarmente. Perché ero così agitata?
 
Ah già, giusto. Perché io non volevo andarci, mia madre e Kyle mi avevano praticamente obbligato.
 
«Non fare la drammatica Rose. È solo per un weekend!» anche lui uscì dalla macchina e mi venne incontro «E poi io sono qui con te…» disse prendendomi la faccia tra mani «Ci sono io a guardarti le spalle.»
 
«Grazie.» dissi. La verità era però che non ero per niente sicura che lui mi avrebbe davvero difesa davanti a tutti. Cioè, non voglio dire che non mi fidi di Kyle, ma come dicono tutti “la storia insegna” e io proprio stupida non sono.
 
«Continuiamo?» mi chiese lasciandomi andare
 
Annuii, rientrai in macchina e presi ancora un gran respiro.
Tutto andrà per il meglio, ne sono sicura! Sarà un weekend bellissimo… Seh. Ma chi voglio prendere in giro?!
 
«Rose, ascolta. Se non vuoi andare, giriamo la macchina e torniamo indietro. Non voglio che per colpa mia tu abbia un attacco di panico o cose del genere. Pensavo fosse una buona idea, ma non voglio farti star male.»
 
«No, andiamo.»
 
«Sicura? Non mi fermerò un’altra volta, giuro.»
 
«Prima o poi dovrò affrontare la situazione.» dissi guardando nei suoi occhi color cioccolato «Meglio non rimandare più.»
 
Lui mi sorrise, facendomi prendere un colpo al cuore. Perché mi faceva ancora così tanto effetto? Avrei dovuto odiarlo. E invece no, eravamo Amici adesso.
 
In realtà da quando avevamo chiarito si era creata tra noi una specie di tensione, che non saprei nemmeno definire.
Secondo Beth era decisamente sessuale… Come termine era esagerato, ma non potevo negare che qualcosa c’era…
Era capitato che i nostri sguardi si fossero allacciati non più per semplice caso. Alcune volte sembrava che lui cercasse di sfiorarmi apposta, solo per farmi perdere il controllo.
Altre invece sembrava che cercasse flirtare con me, sussurrandomi cose all’orecchio o avvicinandosi così tanto a me che mi sarebbe bastato un millimetro in più e avrei sfiorato le sue labbra.
Poi però mi ricordavo che noi due eravamo “fidanzati” e che quindi tutto quello dovrebbe essere all’ordine del giorno per una coppia.
 
Girò la chiave nel quadro, mise in moto e partimmo nuovamente.
 
Nessuno dei due spiaccicò una sola parola per i restanti trenta minuti di viaggio.
Lui canticchiava una canzone che stavano trasmettendo alla radio (Munford and Sons forse?) e io invece continuavo a osservare il paesaggio cambiare fuori dal finestrino.
 
«Penso che la via sia questa…» mi disse dopo un po’, quando entrammo in una zona decisamente residenziale della città con case che sembravano più castelli che vere e proprie villette.
 
«Controllo l’indirizzo, un attimo…» tirai fuori il cellulare e aprii il messaggio che mio padre mi aveva inviato quella mattina e poi lessi ad alta voce «Trefoil Avenue 45» mi abbassai un poco per riuscire a leggere il nome della via su uno dei cartelli all’incrocio.
 
«La via è questa. Dobbiamo solo più trovare il numero.»
 
«Questa casa è il 33… Penso sia giusto in fondo alla strada.» disse Kyle accelerando fino ad imboccare l’entrata di una villa.
Il numero 45 spiccava su una delle colonne bianche che costeggiavano il vialetto.
 
«Si tratta bene il vecchio.» commentai «E poi dice di non avere soldi da dare a mia madre per mantenermi.»
 
Kyle mi posò la mano sulla gamba e me la strinse leggermente. Poggiai la mia mano sulla sua e gli sorrisi. Sapevo che avrebbe voluto tirarmi su il morale, ma non sapeva nemmeno lui cosa dirmi bene.
 
«Andiamo?»
 
«Andiamo.»
 
Scesi dall’auto, aprii il bagagliaio, presi il mio borsone da viaggio e poi aspettai che Kyle prendesse il suo zaino. Vidi qualcuno scostare le tende di una delle finestre al piano superiore e guardarci, cercai di capire chi fosse, ma fui distratta dal rumore della porta principale.
 
Mio padre uscì seguito da una donna alta e con lunghi capelli neri che le incorniciavano il viso.
 
«Siete arrivati finalmente!» disse lui, cercando di sembrare ospitale, ma alle mie orecchie suonò quasi scocciato, come se stesse dicendo “Siete più lenti di mio nonno a guidare. Non dovevate arrivare alle 10?”
 
«Colpa mia, mi sono voluto fermare in una stazione di servizio per uno spuntino lungo la strada.» disse Kyle sorridendo e intrecciando le dita con le mie. Mi trascinò praticamente fino al porticato, sempre tenendomi per mano cercando di passarmi un po’ della sua sicurezza.
 
Mio padre mi diede un abbraccio veloce e poi indicò la donna di fianco a lui «Questa è Maria.»
 
«Ciao!» dissi allungando la mano davanti a me, ma invece di stringerla, lei mi abbracciò calorosamente dicendo «Sono così felice di poterti incontrare!!»
 
Mi aveva dato un benvenuto migliore lei che mio padre… Solo per farvi capire in che situazione mi trovavo.
 
«E lui deve essere il tuo fidanzato!» continuò abbracciando anche lui.
 
«Kyle Arscott.» si presentò lui
 
«Benvenuti, benvenuti!» disse facendoci entrare in casa.
 
Era grandissima, forse non grande quanto quella di Kyle, ma c’eravamo quasi. Maria rivolse la testa verso il piano superiore e gridò «Jess!!»
 
Mio padre mise un braccio attorno alle spalle della donna e poi ci disse «Le piace dormire fino a tardi. Si è svegliata praticamente adesso.»
 
Sentimmo dei passi sulle scale «Arrivo, arrivo…»
 
«Eccola la bella addormentata!» disse mio padre con un sorriso e io sentii una fitta di gelosia nello stomaco. Non mi aveva mai chiamato così, nemmeno quando ero piccola, nemmeno quando la nostra famiglia era ancora tutta intera.
 
La stretta di Kyle si fece più decisa, voltai la testa verso di lui e notai che stava fissando la ragazza che era appena arrivata con occhi spalancati e la mascella serrata.
 
Oh bene.
Non solo mio padre stravedeva per lei, ma a quanto pare anche il mio finto fidanzato. La gelosia raddoppiò e io con uno strattone liberai la mano dalla sua.
Lui non si mosse, non fece assolutamente nulla se non continuare a fissare Jess.
 
«Rose lei è Jessica. Tesoro lei è la figlia di Tom e lui è il suo fidanzato.» Maria fece le presentazioni
 
«Ciao!» salutai cercando di essere cordiale, ma tutto quello che ricevetti fu un glaciale “Ei” mormorato in modo quasi inudibile.
 
Notai come gli occhi della ragazza si erano fissati su Kyle.
Lui non disse nulla, non si presentò e non la salutò, continuò semplicemente a trafiggerla con lo sguardo.
 
Sarebbe stato un lunghissimo fine settimana.
 
«Venite, vi mostro la vostra stanza.» disse Maria prima di iniziare a salire le scale.
 
«Scusami…» dissi a Jess cercando di passare nel piccolo spazio che c’era tra lei e il muro. Lei non si mosse di un millimetro e mi regalò uno sguardo carico di disgusto.
 
Oh perfetto.
 
Mi schiacciai contro il muro cercando di far passare prima me e poi il borsone, quando riuscii nell’impresa, mi voltai per vedere se Kyle aveva bisogno di aiuto, ma capii al volo che se la stava cavando benissimo da solo.
 
Con lui Jessica si era spostata leggermente di lato in modo da lasciargli un po’ più di spazio, ma non troppo. Kyle si girò di lato per poter passare, i loro petti di strusciarono e i loro occhi si incrociarono per un secondo e poi lui continuò oltre.
 
Distolsi lo sguardo quando un altro attacco di gelosia mi serrò lo stomaco. Meno male che lui era venuto per rendermi quel weekend un po’ più leggero e sopportabile. Doveva guardami le spalle? Per ora non aveva fatto altro che guardare Jessica.
 
Raggiunsi Maria e lei mi indicò una porta «Starete qui per il weekend.»
 
Starete? Ha davvero detto “Starete”?
 
Guardai dentro alla stanza e vidi un solo letto matrimoniale.
 
«Dormiamo nella stessa stanza?» chiesi in panico.
 
«Perché c’è qualche problema?» chiese Maria incredula.
 
Mi voltai verso mio padre, sicuramente lui dirà di no! Cioè, tutti i padri di sto mondo avrebbero messo il fidanzato della figlia a dormire sul divano piuttosto che averlo nella stanza (nello stesso letto, per la miseria!) con lei.
 
Mio padre però non disse nulla e sorrise, non so se a me o a Maria, ma sorrise.
 
TOM! Ma che cavolo! Neanche in questo caso ti stai comportando da padre esemplare.
 
«No, nessun problema!» disse Kyle guardandomi con un sorriso sfacciato.
 
«Ma-» cercai di protestare, lui però mi spinse dentro la stanza.
 
«Grazie mille per la vostra gentilezza!»
 
«Vi lasciamo disfare i bagagli…» disse mio padre prima di chiudere la porta.
 
Aggredii Kyle non appena sentii Tom e Maria scendere le scale «Che diavolo ti salta in mente?!»
 
Lui si mise a disfare lo zaino «Se dobbiamo essere credibili, dobbiamo esserlo fino in fondo.»
 
«Io non-»
 
«Io dormo per terra, il letto è tutto tuo.»
 
«Oh.» avrebbe davvero dormito per terra?
 
Poi mi ritornarono in mente gli sguardi che lui e Jessica si erano lasciati e mi sentii di nuovo ribollire il sangue «Puoi sempre andare a dormire da Jess, se il pavimento è troppo scomodo…» aprii il borsone, tirai fuori il beauty e lo poggiai sul comodino.
 
Lui si avvicinò a me e mi tirò un piccolo colpetto sul braccio «Qualcuno è geloso eh?!»
 
«Nei tuoi sogni magari.» risposi secca
 
«E allora perché sei così aggressiva?»
 
«Non sono aggressiva. Noi non stiamo insieme, puoi fare quello che vuoi.»
 
«Tra di noi non c’è niente Rose.» disse con voce calma e facendomi una leggera carezza sulla guancia.
 
Io feci un passo indietro e lo guardai seria «Ho visto come vi guardavate.»
 
«Comincio a capire come mai non ci sei ancora arrivata…» sussurrò Kyle
 
«A cosa?» di che cosa stava parlando? Perché doveva sempre fare così il misterioso?
 
«Niente…» si passò una mano tra i capelli, si sedette sul letto e si massaggio la fronte appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
 
Alzò lo sguardo su di me, stava chiaramente ponderando se dirmi qualcosa o meno. Lo potevo capire dal modo in cui mi guardava, dal modo in cui teneva le mani davanti alla bocca.
 
«Forse hai ragione… Ci sono stati degli sguardi tra di noi.»
 
Lo sapevo. Lo sapevo. Lo sapevo.
 
«Ma al contrario di quello che pensi tu, non stavo cercando di flirtare con lei.»
 
Feci una risatina nervosa «Non mi importa Kyle. Puoi fare quello che vuoi. Non sono affari miei.»
 
Mi sembrò di vedere un lampo di delusione attraversargli gli occhi, si alzò di scatto e mi venne incontro «No no. Voglio spiegarti.» si massaggiò la nuca «Devo solo trovare il modo…»
 
Gli lasciai il tempo di pensare.
 
«Penso che non ci sia un modo carino per dirlo quindi… Sono andato a letto con Jessica.»
 
«Tu cosa?! Quando? Tu come fai a conoscerla?!» balbettai confusa… Come era possibile?
 
«È stato lo scorso anno, ero ancora in collegio dall’altra parte del paese e credici o meno anche lei era lì.» andò vicino alla finestra e guardò fuori in giardino «Era al secondo anno e non era niente male. Capii al volo che ci sarebbe stata… Così me la sono portata a letto un po’ di volte. Ci è rimasta decisamente male quando le ho detto che non volevo nulla di più che il suo corpo…»
 
Feci una smorfia, sempre così sensibile «Carino e dolce in ogni occasione eh? Però sapeva a cosa andava incontro no? Tutti sanno come sei.»
 
Lui sembro offendersi, mi lanciò un occhiataccia, ma poi continuò senza commentare troppo «Comunque… Potrei averla illusa un pochettino. Forse…» disse evitando il mio sguardo, capii che c’era qualcosa sotto.
 
«Illusa quanto?» chiesi
 
«Tanto da farle lasciare il suo ragazzo per me…»
 
«TU COSA?» urlai «Cosa ti era saltato in mente?»
 
«Sono stato un coglione.» si alzò e mi mise una mano sulla vita tirandomi a sé «Rose, lei è-»
 
Qualcuno bussò alla porta, io mi allontanai da lui.
 
«Sì?»
 
Spunto proprio Jessica sulla soglia, si era truccata e cambiata, aveva indosso un vestito lungo fino alle ginocchia e si era anche acconciata i capelli. Era davvero bellissima, dovevo ammetterlo. Solo un coglione come Kyle avrebbe potuto fare quello che lui aveva fatto.
 
Da quanto era lì dietro la porta?
 
«Il pranzo è pronto.» disse guardandoci con un misto di odio e qualcos’altro che non riuscii a distinguere.
 
«Scendiamo subito.» disse Kyle glaciale, intrecciò le dita con le mie e mi tirò a sé di nuovo. Voleva palesemente far capire a Jess che noi due stavamo insieme… La messa in scena ci sarebbe esplosa in faccia un giorno o l’altro, ne ero sicura.
 
«Sei pronta Rose?» mi sussurrò.
 
«Sì… Fammi solo prendere la borsa.» mi diressi verso il letto e quando mi girai Jessica era sparita.
 
«È ancora più inquietante di quanto ricordassi…» disse Kyle.
 
«Non è inquietante! Ha il cuore a pezzi» gli dissi cercando di difenderla un minimo.
 
«Forse ho dimenticato di dirti che dopo aver chiuso con lei, si è trasformata in una stalker. Mi seguiva ovunque e ha persino minacciato di farmela pagare.»
 
«Sì, hai decisamente tralasciato la cosa…» corrugai la fronte «Si è mai vendicata?»
 
«No.»
 
Ah ok. Perfetto.
Quello che si prospettava un weekend da incubo solo per me, a quanto pare si stava trasformando anche per Kyle in qualcosa di decisamente non piacevole.
Alla fine a pensarci bene però, come si poteva scalfire quella enorme corazza di ghiaccio che ricopriva interamente Kyle? Era impossibile ferirlo, perché lui non provava sentimenti.
 
Lui era come una macchina.
Una macchina perfettamente disegnata e progettata in ogni sua singola parte per conquistare e subito dopo distruggere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
 
Se Jessica voleva davvero fargliela pagare avrebbe dovuto fare decisamente di più che mandargli occhiate allusive e seguirlo ovunque.
 
Quello non avrebbe sicuramente funzionato.





Hello Folks!!
Ci ho messo un po' di più a pubblicare questo capitolo, per questioni di studio e cose varie, scusatemi!
Comunque, riusciamo finalmente a conoscere un pochettino di più Jess e veniamo a scoprire qualcosa che sarà decisamente importante per i futuri capitoli ;)
Grazie per chi continua a leggere la storia, a recensire e a seguirla in qualsiasi modo :DD Il mio cuore è tutto vostro :*
Al prossimo capitolo! Ah e come sempre vi lascio il link dell'altra mia storia --> https://www.wattpad.com/user/Raumalainen
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Capitolo 12
*** Che cosa sai di me? ***




Che cosa sai di me?
                        
Ero seduta sul dondolo di legno bianco che mio padre aveva nel giardino. Il pranzo non era stato troppo male, se non per la tensione che riuscivo a percepire tra Kyle e Jessica.
Se non avessi saputo la storia avrei detto che era pura attrazione, ma adesso che sapevo la verità iniziavo a distinguere il tipo di emozione che Kyle aveva negli occhi.
 
E credetemi se vi dico che decisamente non era positiva.
 
«Cosa fai da sola qua fuori?»
 
«Mi godo la giornata di sole.» mi spostai di lato per poter far sedere Kyle, che subito mi circondo le spalle con il braccio.
 
«Pensavo di prendere fuoco durante il pranzo.»
 
«Pensavo che Jess ti tirasse il coltello.»
 
«Non ci sarebbe stato da stupirsi!» si mise a ridere «Quella ragazza è pazza.»
 
Si girò verso di me, mi prese il mento tra le mani e sfregò il pollice sulla mia pelle, facendomi rabbrividire per il contatto.
 
«Ti ricordi cosa ci eravamo promessi in terza elementare?» mi chiese, cambiando completamente discorso all’improvviso.
 
Cercai di richiamare alla memoria il momento, ma non riuscivo davvero a ricordarmi di nessuna promessa. Se lo stava forse inventando?
 
Scossi la testa, guardandolo con aria interrogativa.
 
«Ci eravamo promessi che se non avessimo avuto nessuno con cui andare al ballo, ci saremmo andati insieme.»
 
Ci eravamo davvero promessi una cosa del genere?
 
Aspettate… Adesso ricordo!
 
Eravamo sdraiati sul bordo della piscina di Kyle e avevamo visto la sorella salire su una limousine accompagnata da un ragazzo con il tuxedo.
 
«Dove vanno?»
 
«Ballo di fine anno. Mia sorella non fa che parlarne da settimane.»
 
«Lui è il suo fidanzato?» avevo chiesto con curiosità
 
«Non lo so. Li ho visti sbaciucchiarsi l’altro giorno» mi aveva guardato con disgusto e io avevo portato la mano davanti alla bocca e avevo esclamato «Eeeewww!»
 
«Già, ma lei dice che sono solo amici.»
 
«Se non hai qualcuno con cui andare? Cosa succede?»
 
«Ci si va da soli. Ma Liza dice che è un suicidio, socialmente parlando.» lo guardai con aria interrogativa, non sapevo cosa volesse dire, ma in tutta risposta lui scrollò le spalle «Non so cosa significhi, ma deve essere brutta come cosa.»
 
«Spero di avere qualcuno con cui andare allora…» avevo detto tra me e me, davvero preoccupata.
 
«Facciamo un patto!» aveva gridato Kyle «Se tutti e due saremo soli e non sapremo con chi andare, ci andremo insieme!»
 
«Sì!»
 
Lui tese il mignolo «Promessa?»
 
Lo incrociai con il mio «Promessa.»
 
Ritornai con la mente al presente e sorrisi a Kyle «Ricordo adesso! Ero davvero preoccupata al tempo!» iniziai a ridere
 
«A Liza è sempre piaciuto fare la melodrammatica.» si allontanò un po’ da me e si passò la mano nei capelli.
 
Era visibilmente agitato «Quindi… Hai già qualcuno con cui andare al ballo?»
 
Lo guardai in silenzio per alcuni secondi, mi stava davvero chiedendo una cosa del genere? «Ehm… Stando al patto io non sarei andata al ballo, tu ed io-»
 
«Lascia perdere il patto e rispondimi.»
 
«Uhm no.»
 
«Cosa ne pensi allora se io e te-»
 
«KYLE!» entrambi ci girammo al suono della voce di mio padre «KYLE!»
 
«Sì Mr. Mickle?»
 
«Mi serve una mano! Devo portare alcune cose giù nel capanno vicino al lago. Ci metteremo un minuto.» non aveva nemmeno chiesto, aveva semplicemente ordinato e basta. Kyle sospirò, si alzò in piedi e si incamminò verso il pick-up, prima di entrare si voltò ancora una volta «Continuiamo a parlarne dopo va bene?»
 
«Certo.»
 
Li guardai partire e poi entrai in casa.
 
Maria era in cucina che stava facendo una torta «Posso darti una mano?» le chiesi cercando di rendermi utile in qualche modo.
 
«Oh no cara.» afferrò un cestino con dentro del cioccolato «Perché non porti questo alle ragazze in salotto e non passi del tempo con loro?»
 
Ragazze?
 
«Va bene.» presi il cestino e uscii dalla cucina. Potevo sentire risate provenire dal soggiorno, ma quando entrai l’atmosfera si raffreddò di colpo e le risa cessarono.
 
C’erano solo tre paia di occhi che mi fissavano e studiavano ogni mio movimento.
 
«Ciao! Sono Rose, la figlia di Tom… Vi ho portato questo.» poggiai sul tavolo davanti a loro il cestino con il cioccolato. Mi sentivo tanto bimba che cercava di fare amicizia corrompendo le persone con il cioccolato.
 
«Perché non ti siedi con noi?» mi chiese Jessica fin troppo gentile, con un sorriso che avrebbe fatto invidia a qualsiasi modella di dentifrici e spazzolini.
 
«Loro sono Ashley e Laura, due buone amiche.» continuò poi
 
«Ciao!» dissero in coro, come se si fossero allenate tutto il pomeriggio.
 
«Allora ti piace qui?» mi chiese una delle due non appena presi posto sul divano
 
«Sì, molto.»
 
«Qualche volta penso che sia così noioso… Sempre la stessa gente che parla di tutto e di tutti…» si lamentò Ashley con un sonoro sospiro.
 
«Ma se sei tu la prima a farlo!» ribatté Jessica dandole uno spintone e facendola cadere sul tappeto. Entrambe si misero a ridere fino alle lacrime.
 
«Ho saputo che sei venuta qui con il tuo fidanzato!» si intromise Laura, facendo cadere di nuovo il silenzio.
 
Jessica le tirò una gomitata «Cosa avevamo detto?!»
 
«Scusa! Solo che a parer mio deve sapere… Cioè, è del suo ragazzo che stiamo parlando.»
 
«Devo sapere cosa?» chiesi incuriosita
 
«Niente.» disse Jessica prima di lanciare ancora un’occhiata a Laura.
 
Ormai però la bomba era scoppiata e io volevo sapere a tutti i costi che cosa ci stava dietro.
 
«Di che cosa state parlando?»
 
Le tre si guardarono, comunicando telepaticamente probabilmente, perché alla fine Jessica sospirò «Va bene… Va bene.»
 
Si sporse un po’ più verso di me «Che cosa sai di me?» mi chiese all’improvviso
 
«Ehm-» cosa avrei dovuto dirle? Che Kyle mi aveva detto che era una stalker pazza furiosa che aveva giurato di vendicarsi?
 
«Ti ha detto che sono pazza vero? E che lo stalkeravo al campus.» poteva sembrare una domanda, ma in realtà non lo era.
 
Annuii comunque.
 
«Non ci posso credere.» si voltò verso le sue amiche «Usa ancora quella scusa… Pensavo che con il passare del tempo diventasse un po’ più creativo.»
 
«Cosa… Cosa significa?» non riuscivo a capire. Di che scusa stava parlando?
 
«Significa che mente!» disse Ashley secca.
 
«Ash…» l’ammonì Jessica
 
«Lo so, scusa. Ma ogni volta che sento questa storia… Mi saltano i nervi.»
 
«Rose, io non ho mai seguito il tuo ragazzo… E non mi sono mai nemmeno comportata da pazza con lui. È vero, sono andata a letto insieme e poi lui mi ha lasciata… Ci sono stata male, ma perché pensavo che potessi contare qualcosa per lui…» vidi i suoi occhi farsi lucidi.
 
«… Invece non contavo niente. Mi ha trattato come un rifiuto, appena non gli sono più servita mi ha gettato via.» i singhiozzi le impedirono di continuare, Ashley le accarezzò la schiena, cercando di farle forza.
 
Laura invece continuò la storia «Come se non bastasse Kyle ha iniziato a farle passare le pene dell’inferno. Diceva a tutti che era una pazza sfigata che continuava a scrivergli disperata e a seguirlo ovunque…» passò un fazzoletto all’amica «Nel giro di pochi mesi tutto il collegio ha iniziato a trattarla come se fosse davvero la ragazza che il tuo fidanzato descriveva… Ha dovuto cambiare scuola perché era presa di mira da tutti.»
 
Guardai le tre ragazze.
Una strana sensazione mi serrò lo stomaco. Non le conoscevo nemmeno, non avrei dovuto credere alle loro parole, ma il problema era che conoscevo Kyle e i suoi modi di fare.
La storia che mi avevano raccontato assomigliava molto alla mia, con l’unica differenza che io non ero andata a letto con lui, ma lui aveva deciso comunque di tagliarmi fuori dal mondo prendendomi come bersaglio preferito per i suoi scherzi…
 
«Ti ha raccontato perché è stato espulso dalla mia vecchia scuola?» mi chiese Jessica dopo essersi ripresa.
 
«No… Non ne abbiamo mai parlato.»
 
«L’hanno beccato con l’insegnante di arte.»
 
«COSA?» era davvero quella la verità?
 
«Chiediglielo, sicuramente la storia la saprà meglio lui di me.»
 
Non ci volevo credere. Avere una relazione con una professoressa è illegale e totalmente inaccettabile! Sentii il pranzo rigirarsi nello stomaco.
 
Il rumore del pick-up nel vialetto mi fece voltare verso la finestra.
 
Mio padre e Kyle erano tornati.
 
«Ci sono un sacco di cose che il tuo ragazzo ti tiene nascoste…» sussurrò Jessica «Non sarò io a dirti quello che devi e che non devi fare. Ma ti parlo da sorella a sorella» mi prese le mani tra le sue, mi sentii decisamente fuori luogo in quel momento (da quando avevamo effettuato l’upgrade a sorelle?!), ma non dissi nulla e la lasciai continuare «Fa attenzione Rose. Ha rovinato la vita a me, non lasciare che mandi a puttane anche la tua.»
 
Non so cosa fu la cosa che mi spaventò di più: il fatto che sembrava mortalmente seria oppure il fatto che io le stavo credendo.
 
Jess stava dicendo la verità.
 
Mi alzai e tornai in cucina, dove si trovavano mio padre e il mio “fidanzato”.
 
Kyle venne verso di me e mi abbracciò, sussurrandomi nell’orecchio «Mi sei mancata, piccola.»
 
Avrei voluto ridere. Era ovvio che non fosse vero, come avrebbe potuto?!
 
«Possiamo parlare, Kyle?»
 
«Uhm… Certo.» non si mosse
 
«Da soli.» specificai, non volevo che Tom e Maria sentissero. Non sapevo nemmeno se Maria sapesse che era a causa del ragazzo nella sua cucina se sua figlia aveva dovuto cambiare scuola.
 
Probabilmente no.
 
«Ti seguo.» mi disse, facendomi segno verso la porta che dava sul giardino.
 
Era arrivato il momento della verità.




Ciaoooo Homies!!
Scusatemi, è da un'eternità che non aggiorno, ma gli esami di fine term mi stanno ammazzando!
Comunque eccovi un nuovo capitolo tutto per voi <3
Iniziano i draaaaaaaammi (hahahaha scusatemi, ma io adoro le cose drammatiche e vissute hahah, giuro però che ci andrò piano!). Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate, che sapete che i vostri commenti contano un sacco per me!

Come sempre vilascio il link dell'altra mia storia --> https://www.wattpad.com/397030257-you%27re-both-the-problem-and-the-solution-prologo
Grazie a tutti quanti come sempre!!

WeArePerfectlyImperfect :D

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Capitolo 13
*** Come faccio a crederti? ***


Come faccio a crederti?
 
 Mi fermai sul patio fuori e guardai Kyle avvicinarsi.
 
«Di cosa vuoi parlarmi?» mi chiese grattandosi la nuca.
 
«Non pensi che debba sapere un po’ di più sulla tua vita visto che ti devo reggere il gioco?» gliela misi come se fosse una cosa necessaria per la nostra messa in scena, quando in realtà ero io che volevo sapere.
 
Dovevo sapere.
 
«Cosa vuoi sapere?» me lo chiese con tranquillità, come se non avesse proprio nulla da nascondere. Forse ero io che mi stavo sbagliando… Forse Jess mi aveva raccontato balle.
 
«Perché sei stato espulso dal collegio?» chiesi incrociando le braccia sul petto
 
I suoi occhi diventarono più profondi per un secondo, sogghignò e si passò la lingua sul labbro «E questo a cosa serve per la nostra messa in scena?»
 
«Cosa rispondo se qualcuno mi chiede?»
 
«Nessuno te lo chiederà.» passò oltre a me e cercò di rientrare in casa, ma io gli bloccai la strada. Perché cercava di scappare?
 
«Bhé, Jess me l’ha appena chiesto.» decisi di giocare a carte scoperte, tanto l’avrebbe scoperto prima o poi.
 
«Credi davvero a Jess e non credi a me?» disse lui con uno sguardo ferito.
 
Mi sentii un verme in quel momento. Kyle l’ho conoscevo da una vita, ed è vero che ci eravamo avvicinati solo nell’ultimo periodo, ma comunque ci fidavamo l’uno dell’altro… O almeno credo. Jess invece la conoscevo si e no da 12 ore e non mi era sembrata proprio la più santa delle sante.
 
«Kyle…» iniziai, ma lui mi prese il viso tra le mani e mi accarezzò la guancia.
 
«Jess mente, Rose. Per una volta credimi, ti prego.»
 
C’era qualcosa che non quadrava, me lo sentivo, ma mi ritrovai ad annuire e a sorridere a Kyle.
Lui avvicinò il viso al mio e mi sfiorò le labbra con le sue, non so come le cose tra noi si fossero evolute così velocemente, ma devo ammettere che stavo iniziando a confondere finzione e realtà. Stavo per dirgli qualcosa, ma una voce proveniente da dentro casa mi interruppe, facendomi perdere il momento.
 
«La cena è pronta!» gridò Maria affacciandosi alla finestra
 
«Arriviamo…» rispose Kyle, prendendomi per mano e accompagnandomi dentro.
 
Presi posto davanti a Jess, delle sue amiche non c’era più traccia, probabilmente erano tonate a casa, e lei era di nuovo diventata ostile nei miei confronti.
 
«Verrete al matrimonio?» chiese Maria servendosi dell’insalata nel piatto.
 
«Ehm sì, penso di sì…»
 
«Devo dire a tua madre che non è invitata oppure lo capisce da sola?» chiese mio padre sarcastico.
Strinsi i pugni e mi concentrai sul cibo: non rispondere Rose, non rispondere.
 
«Jess sarà la mia damigella.» continuò Maria «Perché non fai la seconda Rose?»
 
«Sono sicuro che Rose non abbia voglia.»
 
«So rispondere da sola papà, grazie.» dissi con fastidio
 
«Lo dicevo solo per te… So quanto tu non ami i vestiti e i tacchi.»
 
Perché mi sembrava che qualsiasi cosa che dicesse lo facesse per sminuirmi? Sentii la mano di Kyle posarsi sul mio ginocchio e iniziarlo a massaggiare lentamente, cercando di calmarmi. Spostai lo sguardo su di lui e vidi il modo in cui la sua mascella era serrata e il modo in cui cercava di trattenersi dal parlare.
 
Gli appoggiai una mano su quella che aveva sul mio ginocchio. Non volevo fare scenate, ma allo stesso tempo non volevo darla vinta a mio padre.
 
«Sarò con piacere la tua damigella.»
 
«Non ti devi sentire obbligata. Non devi dimostrare niente a nessuno…» mio padre mi guardò severo. Non riuscivo a capire cosa volesse da me, prima mi invitava a casa sua e giocava alla famiglia felice e poi quando cercavo di integrarmi nella sua nuova vita, lui mi buttava giù.
 
«Signor Mickle…» incominciò Kyle, ma io lo interruppi.
 
«Sai cosa non riesco a capire papà?» dissi con calma controllata «Non riesco a capire se tu mi vuoi nella tua vita o no.» alzai lo sguardo su di lui e appena lui cercò di aprire bocca io alzai una mano per non farlo parlare.
 
«Ma sono sicura di una cosa.» posai le posate e mi pulii la bocca con il tovagliolo «Io nella mia vita non ti voglio.» mi alzai in piedi e uscii dalla cucina
 
«Dove credi di andare?!» mio padre si alzò in piedi e mi afferrò per il polso
 
«Torno a casa.»
 
«Tu non vai da nessuna parte.» disse lui strattonandomi
 
Kyle scattò in piedi e mise una mano sulla spalla di mio padre «Lasciala Tom.»
 
«Torna al tuo posto ragazzo. Non sono affari tuoi.» ringhiò lui
 
«Invece lo sono. Giuro che se provi anche solo a sfiorarla niente mi fermerà dal spaccarti la faccia.» lo sguardo di Kyle era minaccioso e vidi il terrore dipingersi sul volto di mio padre. Aveva capito che faceva sul serio.
 
«Lasciala andare tesoro.» si intromise Maria.
 
Cercai di divincolarmi e Tom mollò la presa.
 
Corsi su in camera, presi il borsone e inizia a buttarci dentro tutto ciò che quella mattina avevo tirato fuori. La porta si aprì e Kyle apparì al mio fianco.
 
«Rose, aspetta.» non lo ascoltai, continuavo a correre da una parte all’altra e a gettare cose alla rinfusa.
 
«Rose, calmati, ti prego.» mi prese delicatamente per i polsi e mi attirò a sé «Respira e calmati.»
 
Feci un respiro profondo e lo guardai negli occhi. Lui mi sorrise e spostò il suo sguardo sulle mie labbra.
 
Non so cosa mi prese in quel momento, ma mi gettai praticamente sulla sua bocca come un naufrago si getterebbe su una scialuppa di salvataggio.
Sembrò sorpreso all’inizio, ma poi si riprese e ricambiò il bacio, circondandomi la vita con un braccio e attirandomi ancora di più a sé, facendo scontrare i nostri petti.
Mi aggrappai al suo collo e dischiusi le labbra per acconsentirgli di approfondire il bacio.
 
Mi fece indietreggiare fino a che le mie ginocchia non si scontrarono con il letto, caddi di schiena e lui sopra di me.
Spostò le sue labbra sul mio collo, lasciando una scia di baci fino a raggiungere il punto sotto l’orecchio che per me era super sensibile. Mi lasciai sfuggire un gemito e strinsi la sua maglietta tra le dita.
 
Lui tornò sulle mie labbra con voracità.
Dio, se ci sapeva fare, adesso capivo perché le ragazze avrebbero dato di tutto per stare con lui.
 
Con un movimento fluido si tolse la maglietta e la gettò di lato.
Passai una mano sul suo petto, i suoi muscoli guizzavano sotto il mio tocco «Rose…» sussurrò baciandomi di nuovo il collo, poi prese il lembo della mia maglietta e tirò verso l’alto, facendomi rimanere in reggiseno.
 
Con un colpo di bacino invertii i ruoli e mi ritrovai sopra di lui. Davvero non chiedetemi da dove arrivava tutta quella iniziativa, ma sapevo che lo volevo. Volevo Kyle.
Il modo in cui mi aveva difeso davanti a mio padre, per la seconda volta, mi aveva fatto scattare qualcosa dentro.
Forse avevo provato a scappare così a lungo da i miei sentimenti verso di lui che non ero riuscita a rendermi conto che in realtà erano sempre rimasti con me.
Non era solo pura attrazione fisica quella che provavo per Kyle, era qualcosa di più…
Qualcosa che si avvicinava molto all’amore.
 
Le sue mani scivolarono sui miei fianchi e mi strinsero la vita. Gli morsi il labbro e sentii il suo respiro spezzarsi per un secondo.
Anche lui mi desiderava, ne ero sicura.
 
Non so poi cosa accadde, ad un tratto spostò le mani sul mio viso, bloccandolo e cercando di mettere distanza tra di noi.
 
«Rose aspetta…»
 
«Cosa?» gli chiesi accaldata e cercando di tornare sulle sue labbra
 
«Io-» mi spostò da sopra di lui e si alzò in piedi
 
«Cosa c’è?» non riuscivo a capire. Avevo sbagliato qualcosa?
 
«Non posso Rose.»
 
Le sue parole mi trafissero. Gli facevo talmente schifo che non avrebbe mai potuto stare con me, era questa la verità.
Mi vergognai di me stessa.
Afferrai la maglietta e cercai di coprirmi in qualche modo «Capisco… Mi dispiace di averti baciato.»
 
«A me no.» disse serio «Ma-» si bloccò di nuovo.
 
Mi infilai la maglietta e raccolsi il borsone, avrei chiamato un taxi per andare a casa. Kyle però mi bloccò la strada, non lasciandomi raggiungere la porta «Rose, ti devo dire una cosa»
 
«Parla.» incrociai le braccia al petto e aspettai.
 
«Ho mentito prima.»
 
«Cosa?»
 
«Probabilmente Jess ti avrà detto il motivo per cui sono stato espulso… E ti ho mentito dicendoti che non ti devi fidare di lei.»
 
Rimasi senza parole. Mi aveva preso in giro tutto quel tempo, di nuovo?
 
«Mi hanno beccato mentre ero con la professoressa di arte.» confessò «Lei ha dovuto cambiare scuola e io sono stato espulso.»
 
«Oh mio dio.» feci un passo indietro.
 
«Rose…»
 
«Tu sei malato Kyle!» gridai, afferrai la borsa e cercai di passargli oltre.
 
«Rose ti prego.» cercò di bloccarmi
 
«Su quante cose mi hai mentito??» lo spinsi «Magari adesso scopro che non è vero che Jess ti stalkerava!»
 
«Quello non me lo sono inventato!»
 
«Come faccio a crederti?» lo guardai con le lacrime agli occhi «Come faccio a crederti se ogni tua storia a due versioni e tu mi dai sempre quella sbagliata?»
 
«Per questo mi sono fermato prima di…» mi guardò con dispiacere «Non sei come le altre Rose, io tengo davvero a te e per questo volevo-»
 
«Ti stai rendendo conto di quello che stai dicendo?? Scommetto che avrai detto le stesse parole ad almeno una ventina di ragazze… E magari anche alla professoressa di arte.»
 
Aprì la porta e uscì.
 
Sentii chiamarmi un paio di volte, ma ormai avevo deciso.
 
Quella sera mi sarei lasciata mio padre e Kyle alle spalle, una volta per tutte.




Hello gente! Sono tornata dopo secoli, scusatemi!! Ma sono davvero impegnata con gli studi! Questo capitolo è un po' di svolta, le cose si complicano... Vedremo cosa succederà :)
Ci si vede al prossimo capitolo!

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Capitolo 14
*** Cara Rose ***


Cara Rose

 
Era passato un mese da quella scena a casa di mio padre. Dopo essere corsa fuori di casa avevo chiamato un taxi e poi subito dopo mia madre, avvertendola che sarei tornata a casa quella notte stessa.
 
Un mese che non sentivo mio padre.
 
Un mese che il nome di Kyle era bandito.
 
Al ballo scolastico alla fine io non ci ero andata, Beth mi aveva detto che nemmeno Kyle si era visto, e quella era stata l’ultima volta che avevo sentito pronunciare il suo nome dalla mia amica.
Nonostante tutto allora il nostro patto aveva funzionato. Era riuscito ad evitare il ballo scolastico.
 
Mentre tutto quello che ci avevo guadagnato io da quel patto era stato un cuore infranto.
 
L’unico problema che rimaneva ancora era l’ora di chimica. Io e Kyle eravamo ancora partner di laboratorio, il che rendeva quell’ora terribile.
Avevo cercato di convincere la professoressa di cambiarci di posto, ma tutto quello che avevo ottenuto era stato uno sguardo di disapprovazione e un «Non sono problemi miei signorina Mickle.»
 
Ma fino a quel momento per un motivo o per l’altro eravamo riusciti ad evitarci. Lui aveva saltato quasi metà delle lezioni e per l’altra metà ero stata io a non esserci stata.
 
Lo so che sembra incredibile, ma per un mese non ci eravamo visti.
 
Sapevo che quella situazione non sarebbe durata per sempre, ma non mi aspettavo che sarebbe finita così presto.
 
«Beth, vado che altrimenti faccio tardi a chimica…»
 
«Sicura di non star studiando troppo? Gli esami finali saranno tra mesi!»
 
«Ancora con questa storia? Preferisco prenderla per tempo… E poi sai che il mio sogno è andare a-»
 
«Sì, lo so. Nell’ultimo mese me l’avrai ripetuto minimo minimo tremila volte al giorno.»
 
Alzai gli occhi al cielo, salutai Beth con la mano e mi diressi verso la mia classe. Mi sentivo osservata, come se tutti stessero seguendo ogni mio singolo movimento.
 
Vidi Brittany appoggiata al suo armadietto squadrarmi da capo a piedi mentre le passavo davanti.
 
Ma che diavolo avevano tutti da guardare?
 
Entrai in classe e per poco non mi venne un collasso: il posto accanto al mio non era più vuoto come i giorni precedenti.
 
Kyle era tornato.
 
Per un attimo contemplai la possibilità di correre via, ma la voce della professoressa distrusse ogni mio piano «Signorina Mickle, non abbiamo tutto il giorno.»
 
«Sì, mi scusi…» abbassai gli occhi e mi avviai lentamente al mio posto.
 
Mi sedetti e tirai fuori il libro di chimica, ignorando completamente Kyle.
 
La lezione cominciò e nessuno dei due aveva ancora provato a rivolgere parola all’altro. Io ero ben intenzionata a non prestargli la minima attenzione, e lui a quanto pare era della mia stessa idea per quanto riguardava me.
 
Quando la campanella suonò tirai un sospiro di sollievo e iniziai a mettere le mie cose nello zaino, lo feci in modo frettoloso e senza prestare troppa attenzione a quello che stavo facendo. L’unica cosa che volevo era allontanarmi da quel posto e soprattutto da lui.
Mi alzai in piedi e mi gettai lo zaino su una spalla, accorgendomi troppo tardi che non l’avevo chiuso e facendo così cadere qualsiasi cosa al suo interno sul pavimento.
 
Dio se ero sbadata.
 
Sentii delle risatine provenire da dietro di me. Mi chinai e iniziai a raccogliere i fogli sparsi, quando vidi con la coda nell’occhio qualcuno piegato vicino a me che mi stava aiutando.
 
«Immagino siano tuoi.»
 
«Non mi serve il tuo aiuto Arscott.» dissi fredda strappandogli le cose di mano e buttandole alla rinfusa dentro lo zaino.
 
«Lo so.» si alzò in piedi e si passò una mano tra i capelli, io mi assicurai che lo zaino fosse ben chiuso e cercai di passare oltre.
 
«Rose, aspetta.» continuai a camminare, uscii dall’aula e presi la prima porta che vidi per poter uscire nel parcheggio.
Non mi ricordavo nemmeno dove mi avesse dato appuntamento Beth, ma non mi importava, l’avrei trovata in qualche modo.
 
«Rose!» sentii di nuovo la sua voce «Rose Mickle!» mi si parò davanti, sbarrandomi la strada, ma non cercò nemmeno di sfiorarmi per farmi fermare.
 
Lo guardai con uno sguardo che speravo fosse vuoto e senza emozioni «Devo andare a casa.»
 
«Speravo potessimo parlare…»
 
«La speranza è la prima ad illudere.»
 
«Ma anche l’ultima a morire…» mi fece un sorriso, al quale io non risposi.
 
«Lasciami in pace Arscott.» voltai la testa di lato e per pura fortuna vidi Beth aspettarmi vicino alla sua macchina. Stava guardando nella nostra direzione e si stava sbracciando, come se volesse dirmi qualcosa.
 
«Rose…» me ne andai da Beth, come se nessuno avesse detto il mio nome, come se Kyle Arscott non fosse mai esistito.
 
Non appena fui abbastanza vicino da farmi sentire dalla mia amica le dissi «Andiamocene da qui ti prego!» lei annuì soltanto, salì in auto e mise in moto. Io mi sedetti accanto a lei e mentre la macchina usciva dal parcheggio il mio sguardo incrociò un’ultima volta quello di Kyle, che intanto era rimasto immobile per tutto il tempo.
 
«Vuoi parlane?» mi chiese Beth dopo alcuni secondi di silenzio assoluto.
 
«Non c’è niente da dire… Non ci siamo parlati.»
 
«Ok.» mi guardò ancora una volta e poi cambiò discorso «Domani sera c’è la festa dei seniors al lago.»
 
«E allora?»
 
«E allora ci andremo! Niente discussioni.»
 
Non risposi. Non ero davvero sicura di volerci andare, ma in quell’ultimo mese Beth mi aveva aiutato tanto, mi sembrava il minimo. Se voleva andarci, io l’avrei accompagnata.
 
«Ok.»
 
«Cosa?» sorrisi tra me e me, probabilmente non si aspettava una risposta affermativa.
 
«Ho detto che va bene, ci vengo.»
 
Beth si fermò davanti a casa mia «Cosa è successo alla mia migliore amica musona e guasta feste?» iniziai a ridere e scesi dall’auto «Ci vediamo domani ok?»
 
«Certo! Ciao!»
 
«Ciao!»
 
Entrai in casa e andai subito in camera mia. Volevo togliermi subito tutti i compiti che avevo per il giorno dopo e poi andare a correre. Era da un paio di settimane che facevo così quasi tutti i giorni e dovevo ammettere che dopo mi sentivo davvero benissimo.
 
Aprii lo zaino e tirai fuori tutto ciò che avevo, finché una busta non attirò la mia attenzione. Il mio nome era scritto sopra con una calligrafia sghemba ma chiara.
L’aprii e lessi la prima riga e capii immediatamente chi l’aveva messa tra le mie cose, probabilmente quando mi aveva aiutato a raccogliere le mie cose da per terra.
 
Rose, mi dispiace così tanto. E non solo per le ultime cose successe, ma per tutto il dolore che ti ho recato nella mia vita…
 
 
 
Ciaooo a tuttiiii!
Sono riuscita finalmente a tornare con un nuovo capitolo! Scusatemi, davvero, ma per me l’ultimo periodo è stato davvero intenso e avevo a malapena tempo per me. Vi chiedo venia!
Comunque, se c’è ancora qualcuno che segue, fatemi sapere cosa ne pensate <3
 
Vi annuncio che mancano davvero pochi capitoli alla fine della storia, quindi siate certi di non perdervi l’epilogo J
Alla prossima!
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