Tre anime in un corpo.

di fly90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1



Ariell Stuart spense con un colpo secco la sveglia che gli strillava nelle orecchie.

L'ora di alzarsi era già arrivata e non aveva chiuso praticamente occhio, tranne l'ultima ora prima che quell'arnese infernale la strappasse alle dolci braccia di Morfeo.

Uscì dalle coperte a malincuore maledicendo la scuola e gli obblighi dovuti ad essa e si diresse con passo malfermo verso il bagno.

Si cinse il petto con le braccia nel vano tentativo di riscaldarsi, in quel bagno faceva un freddo cane: la mamma aveva aperto la finestra come sempre per cambiare l'aria!

Con un moto di stizza chiuse la finestra borbottando prima di avvicinarsi al lavandino e legarsi i lunghi capelli corvini.

Fece scorrere l'acqua un paio di minuti prima che diventasse abbastanza calda da potersi lavare il viso senza congelarsi la pelle.

Ora si che sono sveglia...” disse con ironia asciugandosi il viso.

Alzò lo sguardo e sospirò guardando il suo riflesso nello specchio.

Era una ragazza normale, diciamo pure carina, minuta e alta con lunghi capelli setosi.

Avvicinò maggiormente il viso allo specchio soffermandosi a studiare i propri occhi, era quella la parte problematica che incasinava tutto il resto e lei li odiava con tutta se stessa.

Era nata con un occhio azzurro e uno nero, insomma due opposti.

Si portò la mano all'occhio destro e sorrise pensando che sarebbe stata molto più carina con due favolosi occhi azzurri, si sarebbe sentita normale perlomeno.

Con un altro sospiro lasciò cadere la mano lungo il fianco tornando a guardare quell'occhio così scuro che proprio stonava accanto a quello chiaro e cristallino come un lago di montagna.

Da piccola i genitori l'avevano portata da un oculista il quale l'aveva sottoposta a vari esami venendo alla conclusione che era affetta da Eterocromia, ovvero la malattia delle iridi dal colore differente.

Sapeva che non avrebbe dovuto lamentarsi così tanto, in fondo poteva andare molto peggio per esempio poteva avere qualche tumore o qualche malattia grave, ma quegli occhi così diversi tra loro le avevano creato problemi sia con se stessa che con gli altri.

Da piccola vemiva presa in giro perché reputata diversa, strana, dagli altri bambini che si rifiutavano di giocare con lei.

Crescendo le cose erano leggermente migliorate anche se, talvolta qualcuno la offendeva chiamandola strega o aliena.

In effetti sembrava che avesse due facce fuse in una unica ed era parecchio strano anche per lei.

Si slegò i capelli e scrollò la testa per sistemarli in modo che ricadessero liberi di coprirle quasi il viso, era così che li portava sempre.

Si diresse verso la camera dove afferrò dall'armadio una maglietta nera e un paio di skinny jeans dello stesso colore, si infilò di corsa le All-Star rosa fluo e la giacca di finta pelle quindi afferrò lo zainetto ai piedi del letto e si avviò verso la cucina.

Tesoro, ti ho preparato delle uova.” la accolse la madre sorridendo.

Ma' sono in ritardo, Magdalena mi starà già aspettando, le avevo detto che sarei passata da lei a portarle un libro prima di andare a scuola assieme.” rispose ricambiando il sorriso.

Magdalena era la sua migliore amica fin dall'asilo quando, con la dolcezza che la distingueva, dopo che gli altri bambini le avevano impedito di giocare con loro, le aveva detto: “Non ti preoccupare, ci gioco io con te.”

Da allora non si erano più separate.

Ancora oggi doveva dire grazie a lei se non era diventata l'eremita che sarebbe diventata di sicuro se non l'avesse incontrata.

Lei le dava coraggio, la sosteneva nelle sue idee, la consolava quando era triste e la difendeva quando i bulli la prendevano di mira.

Insomma, Maddy, come la chiamava lei, era una ragazza tosta ma dolcissima che le aveva fatto scoprire cosa volesse dire amicizia e sperava con tutto il cuore di poter essere lo stesso per lei.

Ma tesoro, devi mangiare qualcosa. Non è un bene saltare la colazione!” insisté la madre con sguardo preoccupato.

Ariell alzò gli occhi al cielo e afferrò una fetta di pane tostato ficcandosela in bocca e salutandola con la mano.

A dopo.” la salutò la madre scuotendo il capo divertita.


Mentre camminava Ariell rimase ancora prigioniera dei propri pensieri.

La madre era la classica mamma chioccia, sempre preoccupata e un pochino asfissiante alle volte nonostante avesse ormai sedici anni.

Meno male che il padre si intrometteva sempre bonariamente lasciandole lo spazio e la libertà di cui aveva bisogno.

Amava Joyce e Norman, erano dei genitori meravigliosi e non li avrebbe cambiati per nulla al mondo.

Anche per questo cercava di non deluderli, si impegnava a scuola, cercava di non creare problemi, frequentava amici tranquilli e non dava loro alcun pensiero.

Tutto sommato anche lei non era male come figlia si disse abbozzando un sorrisino.

Il cellulare vibrò nella tasca dei jeans riportandola con i piedi per terra.

Lo tirò fuori con qualche difficoltà dai pantaloni stretti e lesse “Maddy” sullo schermo.

Rispose velocemente.

Ari ma dove sei? Sono almeno dieci minuti che ti aspetto e non fa caldo qua fuori.” la salutò l'amica con tono di rimprovero.

Scusami ho fatto tardi come al solito, sto arrivando.” si scusò avvilita affrettando il passo.

Mmm...ok ma sbrigati!” brontolò Maddy asciutta.

Sei arrabbiata? Dammi cinque minuti e arrivo.” tentò di rimediare Ariell.

Ah ah ah” la risata allegra dell'amica la sorprese tanto che si fermò di colpo “sei sempre la solita sciocchina. Ma ti pare che mi arrabbio? Ormai ti conosco e lo so che sei sempre, e dico sempre, in ritardo. Ma ti voglio bene ugualmente!”

Anche Ariell rise sollevata riprendendo a camminare.

Doveva immaginarlo, a Maddy piaceva molto prendersi gioco di lei fingendosi arrabbiata, ed era talmente brava a farlo che finiva per crederci ogni volta.

Giuro che se lo fai ancora una volta ti prendo a calci in quel culetto secco che ti ritrovi.” la minaccio bonariamente ridacchiando.

Oh certo, sempre che tu ci riesca prima di prenderle.” fu la risposta pronta dell'amica.

In effetti non c'era battaglia che tenesse, Maddy era una ragazza piuttosto robusta grazie al nuoto, disciplina che praticava fin da piccola, e Ariell era gracilina e molto meno alta di lei.

Le avrebbe prese questo era certo.

Beh, basta parlare o non arriverò mai da te se continui a distrarmi!” le disse prima di mandarle un bacetto e chiudere la conversazione.

Era giunta al cancello che contornava la graziosa villetta dell'amica e, alzandosi sulle punte dei piedi poteva vederla in fondo al viale, seduta sull'ultimo gradino mentre la aspettava.

Non appena la vide si alzò e le corse incontro abbracciandola con foga e schioccandole un bacio su entrambe le guance.

Mi hai portato il libro?”le chiese eccitata.

Si” disse Ariell aprendo lo zainetto e consegnandole il libro “eccolo qui.”

Maddy glielo strappò dalle mani saltellando su e giù per la felicità.

E' da quando ho finito il primo che aspetto di leggere il seguito!” le disse per la millesima volta.

Lo so, lo so è che sai che ho poca memoria e sono anche pigra quindi l'ho finito da poco.” si scusò stringendole un braccio.

Per tutta risposta Maddy le si appese al collo con entusiasmo.

Ok ok, se sapevo che mi saresti stata così riconoscente te lo avrei portato prima!” la prese in giro Ariell tirandola affinché si muovesse “ ora però è meglio andare o la prof ci ucciderà se entriamo di nuovo in ritardo.”

Uff, spiegami perché la scuola è ancora obbligatoria.” brontolò lei avviandosi per la strada mestamente.

Non me lo spiego nemmeno io.” le rispose Ariell affiancandola.





ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti,

sono tornata con un altra storia che spero vi piacerà.

Mi addentro in un genere che amo tanto quanto l'Horror, l'urban fantasy.

Siate clementi vi prego perché è la prima volta che ne scrivo una e spero di ottenere un buon risultato perché sono affezionata a quest'idea.

Spero che il primo capitolo vi abbia incuriosito e mi auguro che proverete a leggere anche i prossimi.

Ci saranno alcuni capitoli introduttivi per farvi conoscere i vari personaggi ma poi entreremo nel vivo della storia dove vi svelerò i numerosi segreti che si celano dietro ad Ariell, ma forse dovrei dire dentro ad Ariell. Abbiate un poco di pazienza e scoprirete tutto.

Per il momento vi ringrazio e vi abbraccio.

Fly90







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Capitolo 2
*** 2 ***


2



Quando arrivarono nei pressi dei cancelli della scuola, Ariell venne presa in braccio e alzata da terra.

Tomas le schioccò un bacio dolce sulle labbra stringendola a se.

Ariell ridacchiò felice ricambiando i baci con slancio.

Il ragazzo la riadagiò al suolo in modo che potesse sostenersi coi propri piedi e la strinse in un abbraccio baciandole la fronte.

Dio, siete così sdolcinati che mi viene la nausea.” brontolò Magdalena con tono acido.

Magari ti addolcisci un po' pure tu, arpia.” la rimbeccò lui senza degnarla di uno sguardo.

Meglio arpia che pallone gonfiato come te.” fu l'immediata risposta della ragazza che li sorpassò stizzita dirigendosi all'interno della scuola.

Ariell tirò un pugno sulla spalla a Tomas.

Possibile che voi due non riuscite ad andare d'accordo?”

Tomas si strinse nelle spalle. “Non è certo colpa mia se ti sei scelta un amica che non mi sopporta. Secondo me è gelosa perché sei tutta mia.” sghignazzò facendole il solletico al fianco.

Per tutta risposta Ariell gli scoccò un occhiataccia.

Potresti evitare di risponderle per esempio.” suggerì guardandolo torva.

E va bene, prometto che ci proverò anche se è molto difficile.” accettò lui mettendole un braccio intorno al collo e trascinandola all'interno.

Ariell scosse la testa sicura che quei due mai sarebbero andati d'accordo.

Era davvero addolorata che le due persone a cui teneva di più non riuscissero a stare nella stessa stanza per più di dieci minuti senza scannarsi.

Purtroppo doveva vederli separatamente se non voleva uscire di testa per cui, niente uscite in comitiva, feste di compleanno separate prima con uno e poi con l'altro e niente giornate a godersi la compagnia di entrambi.

A dire il vero Magdalena non era sempre stata ostile a Tomas, prima che si mettessero assieme andavano piuttosto d'accordo ma, poi avevano cominciato ad odiarsi quasi fossero realmente gelosi l'uno dell'altra.

Aveva provato in tutti i modi a farle capire che per lei era importante che andassero d'accordo ma la sua amica non ne voleva proprio sapere così aveva finito per arrendersi e districarsi a dividersi in maniera equa tra lei e il fidanzato.

Certo non era facile e la situazione spesso le pesava ma non se la sentiva di perdere ne uno ne l'altra, erano parti fondamentali della sua vita.

Possibile che Maddy non vedesse quanto Tomas la rendeva felice?

Come poteva essere tanto egoista?

Il suo aspetto le aveva sempre creato problemi anche con i ragazzi, ben pochi si erano interessati a lei e nessuno di questi era durato molto tempo.

Si era quasi rassegnata a non avere un ragazzo quando Tomas, un giorno, le chiese di uscire con lui per una pizza.

Lei ne rimase sconcertata e non era sicura di voler accettare ma poi, guardando quegli occhi speranzosi, aveva finito per accettare.

Era corsa a casa e col cuore a mille aveva passato più di un ora a cercare nell'armadio qualcosa di adatto da indossare ma per quanto cercasse niente sembrava andare bene.

Alla fine aveva chiesto aiuto alla madre che le aveva consigliato un grazioso vestitino giallo tenue che ben contrastava con i suoi capelli corvini.

Quando Tomas si era presentato alle 20.00 precise alla sua porta a lei parve di volare fra le nuvole.

Per tutta la sera si perse nello sguardo verde del ragazzo che non smetteva di cercare un contatto con lei, le toccava spesso la mano, avvicinava il ginocchio al suo, faceva di tutto per sfiorarla.

Ad Ariell sembrava di essere in Paradiso e non capiva cosa ci trovasse in lei visto che poteva avere tutte le ragazze che voleva.

Quando uscirono dalla pizzeria lui le chiese se le andava di far due passi e non appena lei annuì le prese la mano stringendola nella sua e si incamminò lungo la via tra la gente che li osservava di sfuggita.

Ad un certo punto lui si fermò di colpo, la guardò intensamente prima di scostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e la baciò.

Fu un bacio leggero, a fior di labbra che rubò il cuore ad Ariell facendolo definitivamente sciogliere.

Da quella sera non si erano più lasciati.


La mattina trascorse lenta fra una lezione noiosa e l'altra.

Quando suonò la campanella Ariell sospirò girandosi a guardare un assonnata Magdalena nel mezzo di un gigantesco sbadiglio.

Finalmente!” brontolò chinandosi a raccogliere lo zainetto.

Non so come ho fatto a resistere senza cadere con la faccia sul banco.” fu d'accordo Maddy.

Si diressero verso il corridoio facendosi largo tra la marea di studenti impazienti di uscire.

Allora oggi vieni da me?” le chiese Maddy prendendola a braccetto.

Mmm...veramente io...ecco...” cominciò Ariell.

Ok ok, ho capito. Ti vedi con il pallone gonfiato.” la interruppe l'amica seccamente.

Ho promesso a sua madre che avrei cenato da loro stasera. Mi dispiace.” si scusò contrita sperando di farle tenerezza.

E va bene, non mi arrabbierò per stavolta ma domani andiamo a mangiarci un bel gelato da Fred.” le propose sorridendo.

Affare fatto.” rispose felice lei stringendola in un veloce abbraccio a mo' di saluto prima di schizzare verso Tomas che la stava aspettando appoggiato al muro.

Era presa a baciarlo quando Maddy passò loro accanto rivolgendo un cenno di saluto a lei e mostrando il dito medio al ragazzo.

Inutile dire che Tomas le urlò dietro: “Maleducata come sempre arpia!”

Ariell gli pestò un piede smorzando la sua risata.

Siete proprio due bambini!” lo sgridò girandogli le spalle e uscì.

Non ci mise molto a raggiungerla e la tirò a se prendendola per la vita.

Tanto lo so che ti piaccio lo stesso.” la canzonò schioccandole un bacio sulla guancia.

Non contarci troppo bad boy.” lo rimbeccò lei sorridendo.

Si avvicinarono ad un gruppo di ragazzi e Ariell ne approfittò per salutare Lara e Jen le uniche oltre Maddy con cui era riuscita a creare un legame.

Come sempre rimase colpita dalla bellezza mediterranea di Lara.

Era sempre stata un po' invidiosa di lei che aveva tutto al posto giusto ed era anche la più corteggiata della scuola.

Chissà com'era vivere la sua vita?

Sospirando si voltò verso Jen che con i suoi capelli biondi e lisci non era da meno.

Come va ragazze?” chiese cercando di scacciare quei pensieri dalla mente.

Bene e tu?” le rispose Jen mentre Lara scosse la testa come a dire che andava bene.

Bene ora che la scuola è finita.” ridacchiò stiracchiandosi.

Puoi dirlo!” fece Lara scostando una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso.

Tomas le fu affianco e s'intromise: “ Adesso ve la devo proprio rubare, abbiamo un po' di cose da fare oggi.” quindi la trascinò via un altra volta.

La devi smettere di portarmi via ogni volta che provo a parlare con qualcuno.” lo stuzzicò Ariell incrociando le braccia sul petto.

Te l'ho detto, abbiamo un sacco di cose da fare.” rispose lui con un sorrisetto malizioso.

Tipo?” chiese lei curiosa.

Tipo pomiciare, coccolarci, fare qualche compito, pomiciare ancora e forse cenare sempre che riesca a stare lontano dalle tue morbide labbra.” sussurrò a pochi centimetri dal suo orecchio.

Non è male come programma.” stette al gioco lei rabbrividendo leggermente.

Lo sapevo che sei una ragazzaccia.” e così dicendo le pizzicò il sedere ridendo quindi scappò prima che lei potesse picchiarlo come faceva sempre quando le toccava il sedere in pubblico.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ecco il secondo capitolo.

So che è un po' noioso ma vi prometto che il prossimo sarà meglio visto che finalmente succederà qualcosina di significativo.

Gran parte dei personaggi ve li ho presentati e quelli che verranno dopo cambieranno decisamente registro.

Al prossimo capitolo ragazzi.

Un bacione da Fly90.





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Capitolo 3
*** 3 ***


3


Il telefono trillò attirando l'attenzione di Ariell, intenta a leggere un libro particolarmente emozionante.

Sbuffò imbronciata e posò il libro sul letto trascinandosi alla scrivania dov'era appoggiato il telefono.

Lesse il messaggio di Magdalena.

Scusami tesoro ma dobbiamo rimandare, i miei mi costringono ad andare da zia Milly, si, quella vecchia bacucca rompi balle. Mi spiace :-( “

Sorrise a quella serie di “complimenti” che l'amica riservava sempre alla sua odiata zia.

In realtà non aveva mai capito il motivo di tanto astio ma tant'è che Maddy non l'aveva mai potuta sopportare e, com'era consono al suo carattere, lo diceva chiaro e tondo.

Tranquilla, ci vediamo domani a scuola. Mi raccomando non uccidere la povera zia Milly.” scrisse velocemente.

Due secondi dopo il telefono trillò nuovamente.

Non ci conterei, stasera guarda il telegiornale!” fu la risposta dell'amica.

Ridendo scrisse un altro messaggio.

Ok, vorrà dire che ti porterò le arance quando ti verrò a trovare in carcere. ;-P “

Maddy la chiamò.

Ehy, non sembri molto contenta di vedere la zia.” rispose mentre si scostava i capelli dal viso portandoli oltre la spalla.

Puoi immaginare...” borbottò Maddy allusiva.

E dai, è solo una dolce nonnina di più di ottant'anni che cosa può mai fare?” le chiese curiosa.

Non è una dolce nonnina, è un'arpia che non fa altro che criticare il mio modo di vestire, mi sgrida per ogni parolaccia che mi esce di bocca e quando mi saluta mi strizza sempre la guancia facendomi un male cane.” sbottò contrita.

Oddio! La strizzata alla guancia no!” scherzò Ariell divertita.

Non tirare troppo la corda Stuart o saranno due le vittime stasera.” la minacciò Maddy.

Ok ok, scusa. Comunque se mi uccidi non ti potrò portare le arance.” la provocò nuovamente.

Non poté trattenersi dal prendere in giro la sua amica quando era scocciata in quel modo.

Beh, ne farò a meno. Tornando serie, mi spiace per oggi è stata una cosa improvvisa.” disse avvilita.

Poteva immaginarsi la ragazza mentre corrugava la fronte e i suoi occhi diventavano simili a quelli di un cucciolo triste e implorante, quella piccola canaglia sapeva sempre come farsi perdonare.

Non ti preoccupare, davvero.” rispose dolcemente sperando di farle capire che non ci era rimasta male.

Ok tesoro, ci vediamo domani ora devo scappare. Augurami buona fortuna.” la salutò l'amica.

A domani e non fare i dispetti alla nonnina.” la salutò a sua volta prima di chiudere la conversazione.

Posò il telefono nuovamente sulla scrivania e tornò al suo libro.


Dopo un oretta finì il libro e si stiracchiò.

Erano solo le due del pomeriggio e di stare in casa non ne aveva nessuna intenzione, con il sole che c'era sarebbe stato un vero peccato non uscire.

Pensò di fare un salto a casa di Tomas quindi prese il telefono e fece per scrivergli un messaggino ma ci ripensò fermandosi: poteva fargli una sorpresa.

Andò all'armadio e tirò fuori un paio di jeans sdruciti al punto giusto che, sapeva gli piacevano, e una maglietta con un grosso cuore disegnato al centro.

Corse in bagno dove si ritoccò il mascara, giusto uno strato leggero, si mise il lucidalabbra e si pettinò i lunghi capelli neri quindi scoccò un bacio allo specchio e fu pronta per uscire.

Mamma, io esco. Vado da Tomas.” gridò nel corridoio.

Va bene tesoro. Torna per l'ora di cena, stasera faccio le lasagne.” le arrivò la voce attutita dalla cucina.

Ok.” rispose.

Non era raro che la madre si desse da fare per far trovare a lei e al padre i loro piatti preferiti.

Anche per questo l'amava.


La casa di Tomas non distava molto dalla sua perciò in dieci minuti ci arrivò godendosi la passeggiata e il sole caldo che le scaldava la pelle.

Non appena fu nel vialetto le giunse alle orecchie la musica lasciata trapelare all'esterno dalla finestra aperta al piano superiore della casa.

Per tenere la musica così alta voleva dire che era in casa da solo altrimenti la madre lo avrebbe stressato finché non avesse abbassato il volume.

Sorrise compiaciuta, potevano avere la casa tutta per loro per un po'.

Avviandosi verso la porta pregustò le ore che avrebbero passato a baciarsi e scambiarsi effusioni sul letto ampio di Tomas.

Non si stupì quando appoggiò la mano sulla maniglia e trovò la porta aperta, quel ragazzo non dava mai ascolto ai suoi che non facevano che raccomandarsi di chiudere la porta a chiave.

Ma lui era così, ribelle fino al midollo, in fondo era anche per questo che si era innamorata di lui, aveva un carattere forte e deciso raramente si lasciava convincere a fare qualcosa che non voleva a differenza sua che, per il quieto vivere, a volte cedeva alle richieste dei genitori e delle amiche.

Entrando il volume era ancor più assordante che dall'esterno quindi mentre saliva le scale non prestò attenzione a fare piano per coglierlo di sorpresa, non l'avrebbe sentita arrivare nemmeno se fosse entrata sradicando la porta e pestando i tacchi degli stivali ad ogni scalino.

Arrivando al pianerottolo si accorse che la porta della camera del ragazzo era socchiusa lasciando uno spiraglio, fu così che sentì la sua voce ma non riuscì a capire cose stesse dicendo.

Divertita pensò che stesse canticchiando.

Si avvicinò facendo piano e trattenendo il respiro mentre si accostava alla porta.

Come sapevi che mi piace il rosso?” Lo sentì dire con voce bassa ma comunque udibile.

Molto interessante.” disse ancora.

Ariell pensò stesse parlando al telefono.

Probabilmente era al telefono con Mike o Jordan, i suoi amici nonché compagni di squadra.

Accostò il viso allo spiraglio ma Tomas doveva trovarsi nel lato della camera che non riusciva a vedere perché tutto ciò che notò fu la radio posata sul comò vicino alla finestra aperta.

Sentì il suono di una risata soffocata che non distinse bene.

Curiosa poggiò il palmo alla porta e l'aprì completamente ma quello che vide non fu ciò che si aspettava.

Scioccata rimase immobile sulla porta.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

So che lasciarvi qui così è una crudeltà ma adoro creare un po' di attesa perché, tutto sommato a me piace quando mi lasciano un po' lì a macerare nella mia curiosità.

Ditemi la vostra, cosa pensate abbia visto Ariell?

Con chi parla Tomas?

Parla al telefono, o con un amico che è andato a trovarlo?

Lo saprete presto.

Un bacione da Fly90.



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Capitolo 4
*** 4 ***


4



Non poteva essere vero, non poteva succedere davvero.

Non a lei.

Rimase immobile sbattendo le palpebre un paio di volte ma ogni volta che le apriva la scena era la stessa.

Voleva che fosse un incubo, un terribile incubo dal quale si sarebbe svegliata.

La voce le si bloccò in gola impedendole di dire qualcosa, di emettere un solo suono.

Vicino al letto Tomas era intento a premere le mani sul corpo di una ragazza dai lunghi capelli castani e la pelle olivastra.

Lo vide mentre chinava il capo per baciarle il collo e scendeva verso il seno prosperoso contenuto a malapena in un reggiseno rosso di pizzo.

La ragazza buttò la testa all'indietro con gli occhi chiusi e Ariell poté constatare che si trattava di Lara.

Fu allora che la ragazza aprì gli occhi e si accorse della sua presenza irrigidendosi all'istante.

Fermò Tomas che, seguendo lo sguardo di Lara si voltò.

Non appena i suoi occhi si posarono su Ariell sbiancò sorpreso.

Ariell ancora non riusciva a parlare, le sembrava di avere due pesi al posto delle gambe e, per quanto avesse voluto correre via, rimase impalata mentre l'immagine di Tomas si faceva sfocata dietro il muro delle lacrime.

Il ragazzo fece un passo avanti allungando le braccia come a volerla afferrare.

Ariell t-ti posso spiegare, i-io...” farfugliò avvicinandosi di un altro passo.

Dietro di lui Lara si stava velocemente mettendo la maglietta, i suoi occhi che non osavano guardarla.

A-ariell? Vieni qui ti prego.” Tomas si avvicinò ancora afferrandola per le spalle.

Non appena Ariell sentì le mani di lui sulla pelle si ritrasse come scottata e riacquistò la capacità di muoversi.

Le lacrime le caddero sul viso rigandolo.

Il ragazzo si fermò capendo che avvicinarsi non l'avrebbe aiutato.

Ti prego Ari, vieni qui e siediti. Ti posso spiegare tutto.” le disse dolcemente come se parlasse ad un bambino.

Distolse lo sguardo posandolo su Lara che si dondolava da un piede all'altro a disagio.

Era sempre stata bellissima, la più bella della scuola.

Lasciò vagare lo sguardo sul corpo della giovane, scrutò le forme prorompenti e le labbra piene e gonfie probabilmente per i baci che si erano scambiati.

Guardare Tomas che la toccava, la baciava lascivamente, la desiderava era stato uno schock.

Ma cosa si aspettava?

Lo sapeva che era impossibile che Tomas potesse amarla realmente, proprio lei che era strana, chiusa.

Si era soltanto illusa che potesse provare gli stessi sentimenti che provava lei.

Li guardò entrambi e pensò quanto sarebbero stati bene assieme.

Il cuore le si spezzò in petto e si prese la testa tra le mani mentre un profondo singhiozzo le tagliava il respiro.

Mi dispiace. Sono uno stronzo, tu sei la cosa più importante della mia vita Ariell. Io ti amo.” le disse Tomas guardandola implorante mentre tornava ad avvicinarsi.

Lei lo stoppò con un gesto della mano.

Non ti avvicinare. Non provare nemmeno a toccarmi!” urlò ritrovando la voce.

Come poteva mentire così?

Come osava dirle che l'amava se nemmeno due minuti prima era intento a esplorare il corpo di un altra?

Una rabbia bruciante la investì mandandole in tilt il cervello.

Tu non sai nemmeno cosa vuol dire amare qualcuno! Sei solo un bastardo, un bugiardo, un verme schifoso, un essere ripugnante! Mi fai schifo!” Urlò ancor più forte.

Provò una certa soddisfazione a vederlo sobbalzare ferito dalle sue parole ma, non era ancora abbastanza, doveva fare di più.

Ariell lo so che mi merito tutto ma ti prego calmati un attimo e ascoltami.” disse lui cercando nuovamente di avvicinarsi.

Calmarmi?! Forse non hai capito, ti ho appena trovato avvinghiato a quella zoccola e mi dici di calmarmi?” sbottò la ragazza sentendo montare ancor di più la rabbia.

Lara sussultò sentendosi offendere, inarcò il sopracciglio alzando lo sguardo su Ariell.

Ok, capisco che sei incazzata ma non starò qui a farmi offendere da te.”la rimbeccò raddrizzando la schiena per darsi un contegno.

La verità fa male eh? Sei una puttana Lara, una lurida puttanella da quattro soldi!” l'aggredì ferocemente muovendo qualche passo in avanti come a sfidarla.

Tomas si frappose tra le due e per Ariell fu l'ennesimo colpo al cuore.

Stava cercando di difendere Lara da una sua possibile aggressione.

In questo momento non sei in te, mi dispiace che tu ci abbia visti e se potessi tornare indietro non lo rifarei ma ora è meglio calmarci e parlarne in fondo non è successo nulla. Non abbiamo fatto nient'altro che baciarci lo giuro. Possiamo ancora recuperare.” le sussurrò con gli occhi comprensivi e supplicanti.

Se non fossi arrivata ci saresti andato a letto. Non prendermi per stupida Tomas perché non lo sono affatto.” sbraitò a pochi centimetri dalla sua faccia.

Il ragazzo non l'aveva mai vista così arrabbiata, in genere Ariell era una ragazza dolce e pacata, sempre educata mentre ora si trovava davanti una belva pronta a saltargli al collo e questo lo spaventava, non sapeva come gestire quel suo inaspettato comportamento.

Ti amo te lo giuro. Non voglio rovinare tutto, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.” le disse dolcemente cercando di calmarla.

Lei non rispose nemmeno allontanandosi di qualche passo e stringendosi le braccia al petto, tremava per la collera e il dolore.

Speranzoso lui si avvicinò ancora prendendola per la vita ma appena la toccò la sentì irrigidirsi.

Ariell si voltò di scatto, i palmi aperti contro il suo petto.

Lo spinse mandandolo a terra accanto al letto.

Rimasero tutti sorpresi dal fatto che fosse riuscita a mandarlo al tappeto con una spinta.

Lui pesava settanta chili ed erano quasi interamente dovuti ai muscoli.

Ok ora basta! Datti una calmata!” le urlò Lara prima di avvicinarsi a Tomas per aiutarlo ad alzarsi.

Ariell respirò pesantemente sentendo la testa girare, la vista le si offuscò ma non per le lacrime stavolta.

L'occhio destro le pizzicava terribilmente e sentiva un gran calore in tutto il corpo.

Tornò a guardare Lara e vide la sua mano poggiata sul braccio di Tomas, il cuore prese a battere all'impazzata come fosse pronto ad uscirle dal petto, fu come se una bomba le fosse esplosa dentro offuscandole i pensieri.

Sentì i piedi che si muovevano, vide la propria mano afferrare Lara per i lunghi capelli e tirarle su il viso così che potesse guardarla in faccia prima che la mano le si serrasse sulla gola.

Fu un movimento fulmineo al quale Lara non poté sottrarsi, la mano prese a stringerle il collo sempre più forte mozzandole il respiro.

Provò a pregarla di lasciarla andare ma non riuscì a parlare tanto la teneva stretta, il bagliore sinistro che luccicava nello sguardo di Ariell le fece paura.

Il viso della ragazza era deformato da una smorfia di puro odio, sembrava un altra persona.

Sei solo una puttana che va a scoparsi i fidanzati altrui, dovresti vergognarti!” le urlò in faccia mentre la sollevava e la sbatteva contro il muro sempre stringendole la gola.

Lara battè la testa contro il muro, i polmoni iniziavano a bruciarle e la paura la invase.

L'avrebbe uccisa, glielo leggeva negli occhi spietati.

Ariell che fai?! Lasciala andare!” urlò Tomas prendendo Ariell per la vita e strattonandola.

Il calore che emanava attraverso i vestiti era quasi insopportabile e il ragazzo riuscì a stento ad allontanarla dal muro.

Era forte, più di quanto sembrasse.

Si chiese come fosse possibile che una ragazza così minuta riuscisse a sollevare Lara tenendola per la gola.

All'improvviso Ariell mollò la presa tremando, guardò Lara mentre si portava le mani alla gola tossendo livida, e il velo che le offuscava la mente si dissipò.

Una profonda paura le avvolse il cuore, paura di se stessa.

Che cosa stava facendo?

Si voltò e senza guardare nessuno scappò via.




ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi! Allora che ne pensate del capitolo?

Finalmente entriamo nel vivo della storia.

Cos'è preso ad Ariell?

È stata la rabbia a farle fare un atto così forte oppure c'è dell'altro?

Lo saprete andando avanti.

Un bacione da Fly90.



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Capitolo 5
*** 5 ***


5


Maria si agitò nel letto facendo cadere la coperta leggera a terra.

Si sentiva soffocare e la pelle si velò di sudore mentre prendeva a respirare affannosamente rigirandosi da una parte all'altra inquieta.

Il cuore prese a martellarle nel petto così forte che sentiva le orecchie rimbombare.

I capelli corvini le andarono in faccia appiccicandosi alle guance bagnate, gemette, la testa pesante.

Maria...” una voce calda e profonda la chiamava da quella che pareva una distanza infinita.

Tese le orecchie cercando di captare ancora la voce.

Sapeva di stare dormendo ma era come se fosse cosciente.

Intorno a sé solo il buio.

Maria...” la voce si ripeté suadente ma sembrava arrivare da ogni parte.

Era come se fosse in una stanza buia, si voltava a cercare ma non vedeva nulla.

Si sentì inquieta come se qualcosa si stesse nascondendo nel buio, qualcosa che aspettava solo il momento opportuno per aggredirla.

Il cuore batteva sempre più forte incendiandole il sangue nelle vene.

Mosse qualche passo alla cieca allungando le mani davanti a sé ma trovò solo il vuoto e questo la spaventò ancora di più.

Maria...” ancora la voce roca la chiamò ma stavolta sembrava provenire da qualche parte alla sua destra.

Si girò lentamente e mosse qualche passo esitante verso destra.

Quel buio la opprimeva, era spaventoso non sapere cosa vi fosse davanti a lei e quella sensazione di essere osservata accresceva istante dopo istante.

Inciampò in qualcosa e cadde faccia avanti, istintivamente mise le mani avanti evitando di picchiare con il viso sul terreno.

Cadde con un gemito strozzato, sotto le mani qualcosa di duro e levigato, forse marmo non lo poté stabilire con precisione.

Ciò che le parve strano fu che invece di essere gelido, il pavimento sotto di lei era caldo.

Si alzò a carponi e girò su se stessa ispezionando il marmo con entrambe le mani finché non toccò qualcosa.

Si ritrasse bruscamente prima di prendere un respiro profondo e afferrare l'oggetto.

Al tatto era liscio con qualche increspatura, lo percorse con l'altra mano per tutta la lunghezza.

Era un oggetto abbastanza lungo con due rotondità sulla cima.

Inorridita lo lasciò cadere emettendo un suono strozzato.

Era una osso ne era certa.

Presa dal panico si alzò in tutta fretta e una risata simile al suono delle unghie sulla lavagna la fece voltare di scatto.

Stavolta la voce era alla sua sinistra.

S'immobilizzò desiderando stare ferma per l'eternità.

Sapeva che non era una buona idea seguire la voce ma qualcosa dentro di lei le urlava di avanzare.

Doveva farlo.

Passo dopo passo avanzò acquistando più coraggio mano a mano che procedeva.

Non si sentiva più osservata ora.

Maria...” la voce le arrivò ora più chiara da un punto davanti a lei.

Avanzò ancora per diversi minuti prima che i suoi occhi scorgessero un piccolo punto luminoso vermiglio.

Con un sospiro di sollievo affrettò il passo, doveva essere una via di uscita, non sapeva dove portava ma almeno non sarebbe più stata al buio completo.

Più si avvicinava e più sentiva calore, come se si stesse avvicinando al fuoco, l'odore di fumo le giunse all'improvviso.

Ben presto scorse quella che sembrava l'apertura di una grotta, le pareti simili a quelle di un vulcano.

Maria...” ora la voce era a pochi metri di distanza e proveniva proprio dall'interno della grotta.

Titubante entrò guardandosi attorno.

Fece scorrere lo sguardo sulle pareti rosso fuoco che donavano un bagliore sinistro al pavimento di pietra, guardò in alto dove le stalattiti e le stalagmiti in molti punti si univano a creare forme singolari.

All'improvviso ebbe la sensazione di non essere sola, come se qualcuno fosse dietro di lei.

Tremando e trattenendo il respiro si voltò lentamente.

Dietro di lei trovò una ragazza dalla bellezza singolare, teneva gli occhi chiusi come se stesse dormendo, i capelli neri come la notte le ricadevano in morbide onde sul viso minuto e pallido.

A occhio e croce poteva avere dai quattordici ai diciassette anni.

Era alta e magra, delicata.

Mosse qualche passo avanti incerta, la ragazza sembrava non sentirla.

Le venne in mente la bella addormentata che un sortilegio aveva costretto al sonno eterno.

Si fermò a poca distanza dalla giovane, si sentiva attratta, quasi non si accorse che stava sollevando la mano per toccarla.

Avvicinò la mano che tremava leggermente fino a portarla a pochi centimetri dalla guancia cerea.

Appena prima che le dita si posassero sulla pelle della ragazza, questa aprì gli occhi di scatto facendola retrocedere e inciampare nei propri piedi.

Cadde all'indietro sotto lo sguardo fisso della giovane.

Lentamente si appoggiò sui gomiti non osando distogliere lo sguardo da quello di lei.

Uno sguardo inquietante composto da un occhio azzurro come una distesa di ghiaccio e da una nero come il vuoto in un pozzo.

I loro occhi rimasero incatenati per un lungo momento, guardandola meglio si accorse che i tratti del viso erano vagamente famigliari.

Negli occhi della ragazza si accese una luce triste, impaurita.

D'improvviso ai piedi di colei divamparono le fiamme, fiamme alte che in un attimo l'avvolsero.

L'ultima cosa che vide furono le labbra della ragazza che sillabavano la parola: aiuto.


Maria sobbalzò seduta sul letto col respiro corto e il cuore a mille, un senso di angoscia che le attanagliava lo stomaco.

Non era solo un sogno, lo sentiva dentro di sé.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

So che non capite chi sia Maria ma ne saprete di più lo prometto, fidatevi di me.

Un bacione da Fly90.


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Capitolo 6
*** 6 ***


6



Ariell corse a perdifiato con le lacrime che le appannavano la vista, i piedi che volavano sul marciapiede e la mente piena di immagini sgradevoli.

Stampata nella sua mente c'era l'immagine di Tomas che baciava appassionatamente Lara, le sue labbra dolci e morbide che mordicchiavano il labbro carnoso della ragazza.

Peccato che la ragazza in questione non fosse lei.

Il mondo le era crollato sotto i piedi.

Aveva donato il suo cuore a quel ragazzo e lui glielo aveva restituito in mille pezzi.

Correva a testa bassa veloce come un fulmine, la gente la schivava per pura fortuna gridandole dietro improperi ma lei non se ne curava.

Un ragazzo colto di sorpresa non riuscì a togliersi di mezzo e cozzò contro di lei facendola cadere.

Ehi, dovresti guardare dove vai ragazzina.” la rimproverò allungandole una mano per aiutarla.

Solo quando Ariell alzò lo sguardo lui si accorse del volto rigato dalle lacrime.

Stai bene? Ti sei fatta male?” le chiese preoccupato tirandola in piedi.

S-si sto bene. Voglio solo andare a casa.” riuscì a rispondere stordita.

Il ragazzo la guardò corrugando la fronte confuso.

Vuoi che ti accompagni? Non mi sembri granché in forma.” si offrì sorridendole incerto.

Ariell scosse la testa lentamente facendo cadere lo sguardo a terra.

Ok, come vuoi.” cedette lui.

La ragazza si voltò e riprese il cammino con la testa bassa e la testa pesante.

Ehy!” si sentì chiamare.

Si voltò guardando il ragazzo che se ne stava fermo in mezzo al marciapiede con la testa inclinata da una parte.

Qualunque cosa sia successo...beh, non vale la pena disperarsi.” le disse con voce quasi dolce.

Tutta la rabbia che covava dentro si spense a quelle parole.

Non capì perché ma tutto d'un tratto si sentì come vuota, come se la rabbia e il dolore si fossero portati via tutto, anima e cuore.

Guardò il ragazzo e annuì.

Grazie.” disse soltanto prima di voltarsi nuovamente e riprendere la strada verso casa.

Il ragazzo rimase a guardarla un altro po' finché l'esile figura non sparì dietro l'angolo di un alto edificio.

Poi, con il volto della ragazza scolpito nella mente si mise le mani in tasca e proseguì.

Perché mai piangeva disperata?

Non lo avrebbe mai saputo.


Come un automa Ariell arrivò davanti a casa, salì i tre scalini e si lasciò cadere sulla sedia sotto il portico, lo sguardo perso nel vuoto e la mente buia, vuota.

Le mani strette in grembo a stropicciare il tessuto leggero fin quasi a strapparlo.

Il cellulare prese a squillare nella tasca ma lei non si mosse di un millimetro.

Non sapeva quanto tempo era rimasta lì immobile, l'unico rumore il suo respiro che si spezzava di tanto in tanto per un singhiozzo e il cellulare che a intervalli suonava.

Poi la porta d'ingresso si aprì e la madre si affacciò all'esterno.

Tesoro, che ci fai lì? Non entri?” la voce dolce di Joyce le sciolse il cuore e alzò lo sguardo verso di lei.

Non appena i loro occhi si incontrarono la donna capì che qualcosa non andava, il viso di Ariell devastato dal dolore, gli occhi lucidi e gonfi, il mascara che le segnava le guance pallide.

Ariell, cos'è successo?” si inginocchiò dinanzi alla giovane prendendole le mani gelide nelle sue.

Quel contatto caldo, affettuoso la fece piangere ancora di più.

Tomas...” un singhiozzo le incrinò la voce prima che lei potesse continuare “Tomas mi ha tradita con Lara.” riuscì infine a dire.

Gli occhi di Joyce si velarono e l'unica cosa che poté fare fu abbracciare la figlia che si lasciò andare tra le sue braccia, la testa appoggiata alla spalla e le braccia strette intorno a lei così forte che faticava a respirare ma la lasciò fare.

Dopo diversi minuti la donna si staccò prendendole il viso tra le mani e accarezzandola dolcemente.

Tesoro, entriamo in casa, comincia a fare freddo.”

Ma Ariell non lo sentiva, come se il suo corpo fosse immune anche a quello.

Si lasciò tirare in piedi e portare in casa come una bambina, si adagiò sul divano e rimase lì per almeno un ora mentre la madre la copriva con una coperta e le chiedeva più volte se voleva parlarne.

Ariell non aveva la forza di parlarne, forse domani, forse mai.

Quando rientrò il padre, Joyce lo portò in cucina e gli raccontò il poco che sapeva, le voci ovattate le arrivavano all'orecchio ma era come se non attecchissero, come se non avessero un senso logico.

Lei era chiusa nel suo mondo, un mondo dove al momento c'era solo dolore e sconforto, un senso di tradimento che le bruciava in petto.

Sentì i passi del padre avvicinarsi e alzò su di lui lo sguardo spento.

Norman si sedette accanto a lei e le prese il mento tra le dita guardandola fisso.

So che ora stai male ma ricordati che sei forte, più di quanto pensi. E non sei sola, hai me e la mamma, Magdalena, insomma non sei sola.” le disse con la voce bassa e lo sguardo colmo d'amore.

Lacrime di commozione le velarono gli occhi arrossati e di slancio si buttò tra le braccia forti e sicure del padre che la strinse a sé accarezzandole i capelli.

Joyce si affacciò sulla soglia del salotto e si asciugò una lacrima dal viso.


I giorni seguenti furono terribili, Ariell rimase barricata in camera, non volle andare a scuola per giorni, non mangiò praticamente nulla, passava il suo tempo chiusa nel mutismo con lo sguardo perso nel vuoto e la testa affollata da mille pensieri, il cuore pesante nel petto.

Si sentiva vuota, persa, non riusciva a concentrarsi su nulla che non fossero i ricordi condivisi con Tomas.

Ricordava ogni singolo momento di felicità, i baci, le parole dette.

Le mancava tutto di lui, il suo profumo muschiato e fresco, il suo sorriso aperto che faceva spuntare le due fossette al lato della bocca, lo sguardo caldo quando scivolava su di lei.

Tutto questo ora non c'era più e non ci sarebbe più stato.

Come avrebbe fatto ad andare avanti senza di lui?

Sarebbe ripiombata nella vecchia esistenza dove era solo una tra le tante, una ragazza chiusa, solitaria, che non si fidava di nessuno ora più che mai.

Non sarebbe mai più riuscita a fidarsi di un altro ragazzo, non dopo il colpo che le aveva inferto.

E le amiche poi?

Si sarebbe ancora fidata di una persona che si reputava amica?

Il leggero bussare alla porta la fece trasalire.

Il viso paffuto e dolce della madre si affacciò timidamente nella stanza, la preoccupazione che le velava gli occhi.

C'è una persona che vuole vederti, è passata di qui tutti i giorni per chiedere di te ma ho assecondato la tua richiesta di non vedere nessuno e l'ho mandata via ma...ora tesoro devi uscire, affrontare il mondo nuovamente.” le disse la madre dolcemente.

Va bene mamma. Ma non voglio vederlo, non ora.” sussurrò Ariell con decisione.

Non è Tomas. È passato di qui ieri ma tuo padre l'ha cacciato. Non credo si ripresenterà.” la rassicurò avvicinandosi per accarezzarle la mano.

La ragazza la strinse come a ringraziarla.

Con un debole sorriso Joyce uscì dalla stanza.

Una testa ricciuta fece capolino dalla porta assieme ad un paio di profondi occhi castani.

Hey straniera. È ora di alzare il tuo bel sederino dal letto e ti avverto che se non lo fai da sola sarò costretta ad obbligarti.” fu il saluto diretto di Magdalena.

Per tutta risposta Ariell si alzò dal letto.

Oh Maddy!” sussurrò prima di buttarsi fra le sue braccia e scoppiare a piangere per l'ennesima volta.

Lo so, lo so che fa male. Piangi, sfogati e quando lo avrai fatto ti vestirai, ti pettinerai i capelli e usciremo da questa stanza insieme.” le bisbigliò all'orecchio stringendola a sé.


Ariell guardò negli occhi la sua amica, la sua ancora, la sua roccia che ancora una volta era venuta a salvarla.

Mi sembra di essere caduta in un incubo Maddy. Com'è potuto succedere?” chiese più a sé stessa che a lei.

Detesto dovertelo dire ma io ho sempre saputo che era un bastardo, l'intuito me lo diceva che non era ciò che sembra. Mi spiace che tu l'abbia dovuto scoprire così.” disse Magdalena inarcando il sopracciglio come faceva sempre quando parlava di Tomas.

So cosa pensi di lui e ora so che avevi ragione ma, lui era perfetto, dolce, carino, premuroso... mai avrei pensato che potesse tradirmi.”

Beh, gli stronzi sono i migliori a fingere.” borbottò lei infastidita.

Già.” rispose Ariell incurvando le spalle.

Ascolta Ari, non dico che non ti abbia mai amato perché direi una cazzata, solo che probabilmente non ti amava abbastanza. E poi non dimentichiamoci che è un maschio per cui geneticamente stupido e pieno di ormoni in subbuglio. Lara è uno schianto e fa la civetta un po' con tutti per cui penso sia stato facile per lui cedere.” le confessò Maddy incurvando le labbra in un lieve sorriso comprensivo.

Lo sguardo della ragazza cadde sul cellulare di Ariell, buttato in un angolo della scrivania.

Ti ho chiamata almeno dieci volte per non parlare della trentina di messaggi che ti ho mandato. Non pensi sia ora di accenderlo?” le disse facendo un cenno del capo in quella direzione.

Tomas ha cercato di chiamarmi ma io non ho nulla da dirgli.” si giustificò aggrottando la fronte.

Ari, non lo potrai evitare per sempre, abitiamo in una cittadina piccola, frequentiamo la stessa scuola e gli stessi posti. Prima o poi lo dovrai affrontare ed prima lo fai meglio sarà.” la rimbeccò decisa.

Hai ragione. Fammelo evitare ancora per oggi ok? Poi ti prometto che accenderò il telefono, tornerò a scuola e mi riprenderò la mia vita passo dopo passo.” le disse Ariell implorante.

Ok, va bene ancora oggi ma da domani si cambia registro. E ora alzati pigrona che andiamo a mangiarci un maxi cono al cioccolato e crema.” esclamò con un grosso sorriso ebete sulla faccia da monella che aveva.

Ariell non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina prima di alzarsi e andare all'armadio per un veloce cambio d'abiti.


La giornata trascorse tranquilla e qualche volta Ariell riuscì anche a ridere grazie a Maddy.

Il pensiero di dover affrontare Tomas e Lara la angustiava ma almeno per qualche ora non voleva pensarci.

Appena fosse tornata a casa avrebbe acceso il telefono e se Tomas l'avesse chiamata avrebbe risposto dimostrando di essere una ragazza matura, che non sapeva solo scappare dalle situazioni scomode.

In fondo, era a lui a doversi nascondere per la vergogna dopo quello che aveva fatto, non certo lei.

Si, si disse ce l'avrebbe fatta passo dopo passo.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti,

spero che il capitolo vi sia piaciuto, la povera Ariell soffre da morire e noi ragazze sappiamo bene quanto diventiamo patetiche e fragili quando soffriamo per amore ma dobbiamo ricordarci sempre che nessuno merita le nostre lacrime perché ogni persona è speciale e se gli altri non lo capiscono beh, peggio per loro.

Che pensate succederà nel prossimo capitolo?

So che siamo già al sesto capitolo e la parte mistica non è ancora uscita ma vi ho promesso una storia con degli elementi sovrannaturali e vi giuro che l'avrete, dovete solo pazientare un pochino e lasciare che la storia prosegua passo passo per capire bene di che si tratta.

Fidatevi di me.

Un bacione dalla vostra Fly90.



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Capitolo 7
*** 7 ***


7



Tornò a casa per l'ora di cena e notò subito che i genitori la scrutavano preoccupati ma speranzosi che finalmente si stesse riprendendo.

Non mi sento magicamente meglio ma ora mi sento abbastanza forte da tornare a scuola.” disse loro riuscendo a fargli anche un sorriso sincero.

Ne sono felice tesoro.” disse Joyce guardandola con affetto mentre il padre le stringeva la mano.

Riuscì persino a gustarsi la cena: un favoloso piatto di succulenti cannelloni al forno.

Nemmeno riusciva a ricordarsi cosa avesse mangiato nei giorni indietro, fortunatamente lo stomaco sembrava aver ripreso a funzionare.


Sollevata andò in camera e accese la tv, lo sguardo le cadde sulla scrivania, in particolare sul cellulare abbandonato lì da giorni.

Lasciò andare un profondo sospiro prendendolo in mano e tenne brevemente premuto il tasto d'accensione.

Lo schermo si illuminò e dopo qualche secondo la foto che aveva impostato mesi fa come sfondo apparve come a prendersi beffe di lei.

Ritraeva lei e Tomas mentre si baciavano, ricordava ancora quando lui l'aveva presa per la vita prima di esclamare gioioso: “Momento selfie!” e baciarla mentre allungava l'altro braccio in modo da portare il cellulare davanti a loro e scattare una foto.

Era fissato con le foto, ne faceva tantissime, e poi ovviamente gliele mandava così che ne aveva ormai la memoria piena.

Tomas aveva sempre amato la fotografia e qualche mese fa si era perfino iscritto ad un corso per migliorare la propria abilità.

Lasciò vagare lo sguardo sul viso di lui, i capelli illuminati dai raggi del sole, gli occhi socchiusi e le labbra morbide appoggiate sulle sue, quel ricordo le mandò una fitta al cuore.

Il primo passo per dimenticarlo sarebbe stato cancellare inevitabilmente tutti gli album in memoria, quindi tutti i messaggi, le chiamate ed infine anche il numero di telefono.

Poi bloccarlo sia su facebook che su WhatsApp, forse anche cambiare proprio numero in modo che non la potesse chiamare ne mandarle messaggi.

Aveva appena finito di formulare quel pensiero che il telefono prese a vibrarle in mano.

C'erano dieci messaggi di Maddy, due di Lara e almeno venti di Tomas.

Stava per cancellarli quando all'ultimo momento cliccò su Annulla.

Doveva leggerli.

Il primo diceva: “So che non vuoi più vedermi ma ti prego pensa a tutti i momenti passati assieme, non possiamo buttare via tutto per uno sbaglio. Pensaci Ariell...ti amo tanto.”

Leggendo quelle parole Ariell sbuffò scettica ma andò avanti a leggere il secondo.

Ari ti prego rispondi. Parlami. Non puoi evitarmi.”

Si, come no. Pensò scorrendo per aprirne un altro.

Ok, so come ti senti. Sono un verme ma se tu butti via tutto quello che abbiamo costruito assieme non sei tanto meglio di me. Non ti ho tradita. Mi sarei fermato te lo giuro.”

Quelle parole attecchirono alla sua mente facendola ribollire di rabbia.

Davvero pensava che attaccarla fosse un buon modo per farsi perdonare?

Innervosita premette rudemente il pulsante per aprire il quarto messaggio.

Non avrebbe voluto leggerli ma era troppo curiosa di sapere che altro aveva da dirle quello stronzo.

Che cazzo Ariell! Non rispondi ai messaggi, ignori le mie chiamate...chi cazzo sei? Smetti di fare la prima donna e affronta la realtà cazzo!”

Sentì i nervi tendersi, la testa prese a girarle e l'occhio destro le pizzicò leggermente.

Nonostante questo andò avanti.

Tesoro ti prego scusami, ieri ero arrabbiato non dovevo dirti quelle cose ma cerca di capire. Sto soffrendo anche io. Ti amo da morire e il pensiero di averti perso mi uccide.”

Non credeva ad una sola parola. Non poteva amarla davvero ed essersi portato Lara in camera sua, dove aveva passato intere giornate lì con lei, abbracciati sul letto.

No, non lo poteva accettare e non lo avrebbe mai perdonato, non ce la faceva proprio.

Altri tre messaggi erano simili, le diceva di amarla, di pensarci, di rispondere ma il penultimo era di nuovo aggressivo.

Sai che c'è? Non importa guarda, vuoi piantarmi? Bene fallo allora. Lara è una gran figa ed è migliore di te sotto tanti aspetti, è anche più matura di te. Sono sicuro che, se fosse stata lei la mia ragazza, mi avrebbe capito e perdonato. Spero che tu stia bene e ti senta soddisfatta per tutti i messaggi disperati che ti ho mandato per non parlare delle chiamate che ti ho fatto. Il tuo ego sarà così grande che probabilmente ti farà scoppiare. Quando tornerai da me piangendo sappi che potresti trovarmi tra le braccia di un altra, forse proprio fra quelle di Lara!”

A quelle parole la rabbia crebbe esplodendole nelle vene come lava incandescente, un calore mai provato priva la riscaldò da dentro e la mente le si annebbiò.

L'occhio destro ora le pizzicava da morire, tanto che si portò una mano ad esso sfregandolo, senza però alleviare la propria pena.

Il calore e la rabbia continuavano a divampare in lei come un incendio irradiandosi nelle mani che presero a illuminarsi di un rosso acceso.

La plastica del cellulare prese a sfrigolare e l'odore le invase le narici facendola tossire.

In una manciata di secondi il telefono era completamente liquefatto e Ariell mollò la presa spaventata.

Il cuore prese a batterle all'impazzata mentre prendeva coscienza di quanto aveva appena fatto.

Che cosa le stava succedendo?

Mosse qualche passo indietro, lo sguardo fisso sul mucchietto di plastica fusa, e si lasciò cadere a terra con le mani nei capelli, le lacrime presero a rigarle il volto, lacrime di paura, di orrore.

Ripensò a quando aveva spinto Tomas così forte da farlo cadere a terra, di come era riuscita a sollevare Lara, come se fosse una piuma, ripensò al calore che sentiva crescere dentro di lei ogni volta che si arrabbiava.

Ora riusciva a far uscire quel calore trasformando le sue mani in armi pericolose.

Ogni volta che s'infuriava era come se perdesse il controllo del proprio corpo, della propria mente, era accecata dalla furia e diventava pericolosa.

Le tornò alla mente lo sguardo impaurito e disperato di Lara mentre la sua mano le stringeva la gola sempre più forte, se non fosse stato per Tomas non sapeva fin dove si sarebbe spinta.

Sarebbe davvero stata capace di uccidere Lara?

Guardava Lara e la vedeva faticare per riempire d'aria i polmoni eppure non riusciva ad ordinare alla mano di aprirsi, come se il suo corpo fosse controllato da qualcun' altro.

Quando Tomas era riuscito, con fatica, ad allontanarla da Lara il velo che la teneva prigioniera si era dissipato magicamente e lei era tornata in se stessa.

Non poteva più ignorare quanto successo, c'era qualcosa in lei che non andava e ora ne era più che mai convinta.

Presa dal panico si raggomitolò su se stessa dondolando avanti e indietro mentre si abbracciava le ginocchia.

Rimase lì tutta la notte incapace di alzarsi ne di pensare ad altro.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Ecco il nuovo capitolo, finalmente entriamo nel vivo della storia.

Che ne pensate?

Voi cosa credete stia succedendo ad Ariell?

Sono curiosa di sentire i vostri pareri.

Un bacione da Fly90.


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Capitolo 8
*** 8 ***


8



Anche se non avrebbe voluto, il giorno dopo arrivò in un baleno e Ariell dovette fare i conti con la sua vita di sempre.

Doveva andare a scuola ma, alla luce dei recenti fatti non si sentiva molto sicura di se stessa.

E se avesse dato ancora sfogo ai suoi poteri?

Se avesse fatto del male a qualcuno?

Se qualcuno avesse scoperto di cosa era capace?

Non poteva rischiare ma non aveva altra scelta.

Con un sospiro si alzò lentamente socchiudendo piano la porta e sbirciando al di fuori, pareva non ci fosse nessuno in casa.

Per fortuna la mamma doveva essere uscita di buon ora per andare dalla signora Levinsky, com'era solita fare il lunedì mattina.

Drizzò le spalle e andò in bagno, mentre si lavava il viso vide qualcosa di diverso nel riflesso.

Ci mise un po' a capire che era il suo occhio destro ad essere differente, pareva più scuro del solito, tanto che riusciva a distinguere appena l'iride dalla pupilla.

Era ancora più inquietante del solito.

Bene, ci mancava solo questo.” borbottò mentre si pettinava sistemandosi il ciuffo su quell'occhio scuro.

Si preparò in fretta, nonostante la voglia di andare a scuola fosse nulla, e si diresse come sempre a casa di Maddy.

Ehy straniera.” la salutò l'amica stingendola frettolosamente “sono molto fiera di te.”

Ariell abbozzò un sorriso imbarazzato e annuì debolmente.

Maddy le strinse la mano e assieme s'incamminarono verso la scuola parlando del più e del meno senza affrontare discorsi dolorosi.

L'amica sapeva sempre qual'era il modo giusto per starle accanto.

Per l'ennesima volta Ariell la ringraziò in silenzio.

Giunte davanti ai cancelli della scuola prese un respiro profondo e oltrepassò a testa alta il tratto di viale che portava alle porte dell'edificio.

Fu il tragitto più lungo di tutta la sua vita, nonostante si sforzasse di non guardare nessuno, il suo sguardo captava occhiate curiose sui volti degli studenti, sentiva parole sussurrate di orecchio in orecchio e sapeva per certo che l'intera scuola parlava di lei.

Quando finalmente varcò le porte lasciò andare il respiro che non si era nemmeno accorta di aver trattenuto e abbassò lo sguardo sentendosi un po' più al sicuro, meno esposta.

Vedrai che la notizia sarà presto sostituita da un altra e in men che non si dica più nessuno parlerà di voi.” le sussurrò Maddy all'orecchio mentre la prendeva per le spalle e l'accompagnava in classe.

Ad un tratto la presa dell'amica sulle sue spalle s'irrigidì e Ariell alzò lo sguardo trovandosi davanti lo sguardo limpido di Tomas.

Il ragazzo la guardò con occhi tristi prima di parlare con voce roca.

Ariell, posso parlarti un attimo?” le chiese contrito.

Averlo davanti, a poca distanza da lei le diede una forte emozione, iniziarono a tremarle le gambe e fu grata del braccio di Maddy ancora intorno a lei a sorreggerla.

I-io e te non abbiamo più nulla da dirci.” riuscì a rispondere perdendosi in quegli occhi tristi come i suoi.

Devi ascoltarmi Ariell, ti prego. Mi manchi da morire.” le disse implorante muovendo un passo incerto verso di lei.

Hai sentito no? Non vuole parlarti quindi faresti meglio a girare al largo.” lo attaccò Magdalena prima che Ariell potesse dire qualcosa.

Tomas trasalì a quelle parole ma non si mosse di un millimetro sbarrandole ancora la strada col suo corpo muscoloso nel quale avrebbe voluto ancora perdersi.

La guardò come a cercare conferma nel suo sguardo.

Si, voglio che mi stai lontano.” annuì Ariell scansandolo leggermente e allontanandosi.

Non poteva accertarsene ma aveva la sensazione che Tomas la stesse ancora guardando impalato al centro del corridoio.

Chiudendo gli occhi si lasciò cadere sulla sedia e prese posizione al banco mentre Maddy la guardava aggrottando la fronte preoccupata.

Tutto bene?” le sillabò in silenzio.

Ariell si ritrovò ad annuire ancora appena prima di chiudere gli occhi e sospirare.

Sarebbe riuscita ad evitare Tomas?


Le lezioni catturarono tutta la sua attenzione tenendo lontano per un po' i suoi problemi ma ben presto non poté più sfuggire ai pensieri, all'uscita della scuola Tomas si fece trovare davanti ai cancelli.

Ariell parliamone. Ti prego.” la supplicò prendendola per il braccio.

A quel contatto la ragazza trasalì come colpita da una scarica elettrica e puntò lo sguardo nel punto in cui la mano calda di Tomas entrava in contatto col suo polso.

Sotto quello sguardo freddo il ragazzo la lasciò andare ferito.

Ti prego. Ti chiedo solo dieci minuti.” insisté cercandola con lo sguardo.

Non sei obbligata se non vuoi.” le disse Maddy dolcemente intromettendosi quasi fosse la sua guardia del corpo.

Va tutto bene Maddy, prima o poi ne dobbiamo parlare per chiudere finalmente questo capitolo.” la rassicurò Ariell abbozzando un sorriso che non le parve per nulla rassicurante.

L'amica annuì e prima di lasciarla la strinse in un abbraccio da orso, quindi fulminò il ragazzo con un occhiata omicida e si allontanò verso casa.

So che ti ho fatta soffrire, non so cosa mi sia successo con Lara. Mi sono lasciato trasportare dalla situazione. Lei è venuta a farsi dare gli appunti di scienze, indossava una camicetta sbottonata a scoprire il seno, la pancia nuda, i jeans che le segnavano ogni curva.” mentre parlava Ariell credeva di impazzire, ogni parola una coltellata dritta al petto.

Ha iniziato a flirtare con me, sorrideva sensuale, poi mi ha appoggiato la mano al petto e si è avvicinata così tanto che potevo sentire il suo profumo e ho perso la testa. L'ho baciata e una cosa tira l'altra mi sono ritrovato avvinghiato a lei.”

continuò guardandola tristemente.

Che cosa vuoi che ti dica Tomas? Che ti dia una medaglia?” commentò lei tagliente sentendo la rabbia crepitare sotto pelle nonostante cercasse di contrastarla.

Non ho detto questo. Poi sei arrivata tu e quando ho visto il dolore nei tuoi occhi mi è crollato il mondo addosso. Ho capito di aver rovinato tutto.” disse scuotendo il capo avvilito e prendendola per mano ma lei si ritrasse bruscamente.

Lasciò cadere la mano lungo il fianco e strinse il pugno come se sentisse l'urgenza di toccarla, di sentire il calore della sua pelle sotto la mano.

Questi giorni senza di te sono stati una morte, ho capito quanto sei importante per me, Ariell sei tu la ragazza che amo e con la quale sogno un futuro. Non voglio perderti e sono disposto a fare qualsiasi cosa per riconquistarti. Qualsiasi. Eravamo troppo felici assieme per permettere che finisca tra noi.” concluse con una luce determinata negli occhi.

Non si sarebbe arreso e Ariell lo capì all'istante.

Hai detto bene: eravamo felici insieme, peccato che hai rovinato tutto. Non posso dimenticare quello che hai fatto e non so se potrò mai. Mi dispiace.” confessò guardandolo dritto negli occhi e sentendo la rabbia svanire sostituita da una tristezza senza fine che le morse il cuore chiudendolo in una stretta implacabile.

Dopodiché lo sorpassò allontanandosi ma appena ebbe mosso pochi passi la voce di Tomas la richiamò costringendola a girarsi.

Mi ami ancora?”

Quelle parole le si posarono sul cuore infrangendolo definitivamente.

Dovette deglutire un paio di volte prima che la voce le uscisse chiara, senza incrinature.

Non ne sono più sicura.” disse con voce flebile.

Lo sguardo atterrito che le rivolse le rimase impresso nella mente anche dopo che si fu allontanata, mentre mangiava la cena cercando di fingere serenità e mentre era sdraiata nel letto senza riuscire a dormire.

Non sapeva nemmeno lei cosa sarebbe accaduto ne cosa provava, le sembrava di essere vuota come il guscio di una conchiglia.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti eccomi ancora qua con l'ennesimo capitolo.

Allora che ne pensate?

Tifate per Tomas oppure volete vederlo soffrire le pene dell'inferno?

Ditemi la vostra.

Un bacione da Fly90.


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Capitolo 9
*** 9 ***


9



Erano passate due settimane da quella dolorosa conversazione con Tomas ma il dolore e la malinconia la facevano ancora da padrone nel cuore di Ariell.

Si era più volte chiesta se aveva fatto la scelta giusta a lasciarlo, se sarebbe stata meglio con lui piuttosto che soffrire per la sua assenza.

Le sembrava di essere invecchiata di almeno dieci anni, le occhiaie la segnavano, non riusciva più a dormire bene, non aveva più appetito, era sempre distratta e taciturna.

Ultimamente le sue notti erano costellate da incubi orribili dove Lara e Tomas facevano fini cruente, subivano torture angoscianti ma, la cosa strana era che venivano torturate, mutilate e uccise sempre dalla stessa figura incappucciata che lei non aveva ancora visto in volto.

Cercava di distrarsi in tutti i modi ma ogni cosa le ricordava di lui.

Su consiglio della madre aveva chiuso in uno scatolone tutto ciò che le aveva regalato, le foto con lui, persino i vestiti che le aveva regalato, ma la cosa che più le era pesata era stata togliersi la collanina a forma di cuore che portava da quando era iniziata la loro storia.

Ma nemmeno questo era bastato per farle trovare un po' di serenità anzi, si sentiva sempre peggio.

Ogni qualvolta si arrabbiava faceva sempre più fatica a trovare il controllo e, per non fare del male a nessuno si allontanava in tutta fretta combattendo contro il velo che le offuscava la mente.

Aveva paura ma non poteva parlarne con nessuno, l'avrebbero presa per pazza o peggio l'avrebbero tacciata di stregoneria o rinchiusa in qualche clinica psichiatrica, non poteva rischiare che qualcuno le vedesse fare certe cose, nemmeno i suoi genitori.

Dopo aver fuso il telefono ne aveva comprato uno nuovo dicendo ai suoi che l'altro le era caduto distruggendosi, per fortuna le avevano creduto e la cosa era finita lì.

La cosa più difficile da nascondere era l'occhio che aveva assunto un colore sempre più scuro, quando lo guardava con attenzione le sembrava di sentirsi risucchiare in un vortice, come se stesse guardando nelle cavità di un pozzo.

Era spaventoso.

Sarebbe andata dal medico che le aveva diagnosticato l'eterocromia per accertarsi che fosse tutto a posto.

Perché mi sta succedendo tutto questo?

Si chiedeva sconsolata e impaurita, nessuno poteva aiutarla, nessuno.





Era stato difficile guardare negli occhi tristi di Tomas quando era entrata a scuola e l'aveva notato mentre parlava con alcuni amici.

Sembrava aver perso anche lui l'allegria di sempre, ora si aggirava per la scuola con gli occhi spenti, le rare volte che sorrideva lo faceva senza più alcuna gioia come se si fosse stampato un sorriso finto per nascondere al mondo la sofferenza che lo divorava.

Anche lui soffriva senza di lei ma non le aveva più fatto nessuna pressione, si limitava a guardarla da lontano.

Per fortuna Maddy non la lasciava un istante quindi era più facile non cedere all'istinto di correre tra le sue braccia e fargli tornare il sorriso, quel sorriso che aveva tanto amato.

Tutt'altra cosa sentiva quando vedeva Lara, un senso di rabbia la invadeva ad ogni sua occhiata strafottente tanto che era difficile ignorarla, per cui evitava accuratamente di imbattersi in lei.

Purtroppo in una scuola non era semplice evitare d'imbattersi in una persona per cui l'inevitabile accadde.

Ariell chiese di poter andare al bagno e si alzò dirigendosi a passo svelto verso il corridoio.

Aveva bisogno di un attimo di pace, la lezione di matematica era piuttosto pesante e lei non riusciva a concentrarsi.

Si sciacquò il viso con l'acqua fredda per risvegliarsi e in quel momento la porta di uno dei bagni a schiera si aprì.

Ne uscì una Lara mentre si sistemava la gonna eccessivamente corta che le copriva a malapena le parti intime.

Appena alzò lo sguardo si accorse di Ariell che, intanto era tornata velocemente a guardare in basso, facendo finta di lavarsi le mani.

La sentì avvicinarsi al lavandino accanto al suo e con la coda dell'occhio notò che la stava osservando.

Sapeva che stava solo cercando di innervosirla ma non era facile controllarsi quando avrebbe voluto cavarle gli occhi dalle orbite.

Prese un respiro profondo quindi sollevò lo sguardo e lo puntò dritto in quello di Lara come a sfidarla.

Si guardarono per circa un minuto prima che Ariell la sorpassasse con la chiara intenzione di abbandonare la stanza.

Codarda.” bofonchiò la ragazza con voce velenosa.

Ariell si girò di scatto tornando sui suoi passi.

Come prego?” disse inarcando il sopracciglio.

L'altra per tutta risposta drizzò la schiena incrociando le braccia sul petto che rischiò di strabordare dalla maglietta scollata.

Hai capito benissimo. Sei una codarda.” ripeté guardandola fisso.

La rabbia aumentò velocemente incendiandole le vene.

Quanto avrebbe voluto prendere quella faccia a pugni in modo da strappargli quella smorfia altezzosa dal viso.

Sappi che non ti evito per codardia ma perché mi fai schifo, mi fai schifo come persona e non starò qui a dirti cosa penso di te perché sono troppo educata per farlo.”

la rimbeccò piena d'odio.

Si, quello che sentiva era odio, cocente e spietato.

Davvero pensavi che uno come Tomas potesse stare con te? Insomma guardati, sei ridicola con quella faccetta acqua e sapone, quei capelli sempre sulla faccia e poi, quegli occhi orribili. Mettiti le lenti a contatto colorate, per fortuna le hanno inventate.” le disse maligna con una risata di scherno finale.

L'occhio destro iniziò a pizzicarle e il calore si fece mano a mano più intenso.

Meglio strana che zoccola mia cara.” rispose cercando di controllare la rabbia.

Tremava di un'energia repressa, si sentiva come una bomba a orologeria pronta a esplodere.

Ma non poteva esplodere.

Beh, pare che al tuo fidanzatino piacciono le zoccole. Almeno io so come farlo divertire a quanto pare.” Sbottò lei punta sul vivo.

Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.

Ariell sentì il calore giungere alle mani mentre la mente veniva offuscata da un leggero intorpidimento.

E allora spiegami perché non sta con te ora che io non sono più un problema.” la provocò con voce fredda, tagliente.

Qualcosa nel volto di Lara cambiò, un lampo di timore passò nei suoi occhi nocciola ma fu solo un istante.

Sono certa che presto riuscirò a conquistarlo. Sai, penso che tu gli faccia pena e non vuole distruggerti, ma io gli farò presto cambiare idea puoi starne certa.” disse cercando di darsi un contegno.

Sei solo una lurida stronza Lara, come hai potuto? Noi eravamo amiche.” si lasciò sfuggire Ariell contrita scatenando un altra risata da parte della ragazza.

Davvero pensavi fossimo amiche? Fra me e te non c'è paragone.” la freddò prima fare qualche passo verso la porta.

Ariell le sbarrò la strada furiosa.

L'occhio le pizzicava da farla impazzire e il respiro tremante e caldo le usciva a sbuffi dalle narici.

Tu non vai proprio da nessuna puttana!” le disse avvicinandosi minacciosamente.

Lara retrocesse di qualche passo intimorita dal cambio d'umore della ragazza.

Ariell era irriconoscibile, la guardava come se avesse voluto ucciderla.

Un brivido freddo le percorse la schiena mentre si portava istintivamente la mano alla gola dove, fino a pochi giorni fa, un livido violaceo le disegnava la pelle.

Si guardò freneticamente intorno come a cercare una via d'uscita.

Ora era Ariell a ridere, rideva di lei, della sua paura, l'assaporava con soddisfazione.

Ti sei messa contro la persona sbagliata!” le disse con un ghigno.

Un luccichio ferino le illuminò lo sguardo.

Lara retrocesse fino ad appoggiare le spalle contro le piastrelle fredde, schiacciata dal peso di quello sguardo omicida.

La paura la invase.

Ariell le balzò quasi addosso digrignando i denti con rabbia prima di appoggiarle una mano sul viso.

La pelle si raggrinzì all'istante ustionata.

L'odore di carne bruciata aleggiò nella stanza e le narici di Ariell si allargarono per gustarselo.

Il dolore fu cocente, così forte che iniziò a girarle la testa e si dovette appoggiare alla parete per non crollare a terra.

Prima che potesse urlare Ariell le sbatté violentemente la testa contro il muro facendola ricadere nel buio assoluto.




Doveva calmarsi, non poteva uscire dal bagno in quelle condizioni, era fuori di sé.

Si guardò allo specchio, fissò lo sguardo sull'occhio sinistro, quello di un azzurro glaciale e iniziò a calmarsi mentre il velo che le offuscava la mente di diradava lentamente.

Respirò a fondo dopo essersi sciacquata il viso.

Si guardò le mani che ora apparivano normali, senza nessuna luce rossastra ad illuminarle.

Tornò a guardare l'occhio scuro, una pozza nera senza fondo in cui scorse un lontano luccichio.

Guardò meglio e non vide più nulla.

Stai diventando pazza Ari.” si disse prima di voltarsi a guardare Lara.

Era accasciata sul pavimento, svenuta, la guancia orrendamente sfigurata da una bruciatura grossa come il palmo della sua mano.

Fu allora che tornò in sé di colpo.

Che cosa diavolo aveva fatto?

Spaventata si mise le mani tra i capelli, non poteva rischiare che la trovassero in bagno con lei, nessuno doveva sapere cos'aveva fatto.

Prese un profondo respiro e uscì di corsa urlando a squarciagola.

Uscirono tutti dalle aule, la confusione regnava sovrana.

Qualcuno la prese per le spalle e la scosse delicatamente.

Che cosa succede?” le chiese la professoressa Right.

L-Lara. L'ho trovata nel bagno. È-è svenuta e ha una bruciatura sul viso. I-io non so cosa le sia successo, vi prego aiutatela.” gridò disperata con le lacrime che le ricadevano sul viso.

Va tutto bene, ci penso io.” le disse la donna prima di precipitarsi verso il bagno.

Tomas le fu accanto e la strinse fra le braccia accarezzandole i capelli mentre piangeva a dirotto.

Andrà tutto bene.” le sussurrò.

La paura le attanagliò il cuore.

Cosa sarebbe successo ora? Lara avrebbe detto cos'era accaduto?

Sarebbe stata riconosciuta come mostro da tutti?



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti gente!

Cosa ne pensate del capitolo?

Visto che guaio?

Se la caverà la nostra Ariell oppure il suo segreto verrà fuori?

Ditemi la vostra.

Un bacione dalla vostra Fly90.










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Capitolo 10
*** 10 ***


10



Ariell si distese sul letto con lo sguardo puntato al soffitto senza realmente vederlo.

La mente vagava nel ricordo orribile di quanto era successo nel bagno qualche giorno prima.

Era stato scioccante rendersi conto di quanto aveva fatto.

Strinse la mano a pugno sulla pancia al ricordo della pelle di Lara che veniva bruciata proprio dalla sua mano, l'odore di carne bruciata ancora le impregnava le narici ogni volta che ci pensava.

L'aveva sfigurata per sempre.

Nonostante questo sapeva bene che le cose sarebbero potute andare diversamente, era stata ad un passo dall'ucciderla, l'aveva sentito forte l'istinto dentro di se.

Eppure era come se fossero emozioni non sue, era certa che non fossero le sue emozioni, lei non sarebbe mai arrivata a tanto, era arrabbiata certo, ma non avrebbe mai fatto una cosa simile se fosse stata veramente in se.

Lara era stata portata di corsa all'ospedale in stato d'incoscienza.

Era stata curata ma quando si era svegliata non aveva pronunciato una sola parola, non aveva risposto a nessuna delle domande che le avevano rivolto.

I medici avevano accertato lo stato di schock ma non avevano saputo dire con esattezza se avrebbe mai più parlato.

Chi era andato a trovarla raccontava di una profonda bruciatura sul bel viso della ragazza, rossa e rigonfia dalla vaga forma di una mano.

Anche Ariell aveva subito un interrogatorio.

Per fortuna era riuscita ad essere abbastanza lucida da dare sempre la stessa identica versione senza tradirsi mai.

Quando la professoressa Right le aveva chiesto come aveva trovato Lara e se avesse visto qualcuno uscire dal bagno le aveva risposto semplicemente che, quando era entrata nella stanza, Lara giaceva inerme sul pavimento.

L'ipotesi più logica fu che qualcuno probabilmente aveva dei conti in sospeso con la ragazza quindi l'aveva seguita e aggredita facendole sbattere il capo contro la parete e, una volta svenuta, l'aveva sfigurata con la fiamma di un accendino.

Nessuno quindi sospettò di Ariell, tutti le avevano offerto conforto sopratutto Tomas, Jenny e Maddy.

Ma nonostante tutto si fosse risolto nei migliori dei modi per lei, si sentiva un mostro, aveva paura di quanto le stava succedendo.

Si portò le mani alle tempie, massaggiandole nel tentativo di farsi passare il terribile mal di testa che da giorni l'assillava, e si lasciò andare piano piano ad un sonno profondo.




Ariell stava camminando in un campo di fiori quando ad un tratto il paesaggio intorno a lei cambiò di colpo.

Il sole si spense e il cielo si fece scuro, con una pallida luna che rischiarava solo in parte l'erba secca sotto i suoi piedi.

Gli alberi rigogliosi di poco prima erano spariti sostituiti da carcasse marce dai rami spogli che si s'innalzavano verso il cielo come mani nodose pronte a ghermire la luna.

Un vento gelido le scompigliò i lunghi capelli facendola rabbrividire nella leggera camicia da notte.

Si guardò attorno e mosse qualche passo non sapendo bene cosa fare, voleva solo andare via da quel posto lugubre che le metteva i brividi.

Un gufo si librò in volo facendola sobbalzare mentre passava sotto uno degli alberi cadenti.

Guardando in alto si distrasse e inciampò in una radice rovinando a terra e battendo la fronte su un sasso aguzzo.

Tirandosi su si tastò la fronte dolorante e le dita si macchiarono di sangue.

Accidenti.” si lasciò sfuggire.

La sua voce s'infranse nel vento facendola sentire ancor più sperduta e sola.

Improvvisamente scorse una luce rossastra che si addentrava nel folto del bosco.

Tremante si costrinse a muoversi in quella direzione, dentro di se un lieve senso di paura le serpeggiò intorno al cuore.

Cosa poteva attenderla laggiù?

In che posto si trovava?

Come ne sarebbe uscita?

Passo dopo passo si addentrò nel bosco impigliandosi nei rami fitti degli arbusti, carichi di spine, che le graffiavano la pelle e le strappavano la veste.

Non appena giunse a pochi passi dalla luce scarlatta il paesaggio cambiò nuovamente.

L'erba venne sostituita da un pavimento di pietra e gli alberi si trasformarono in un soffitto a volta che pareva una specie di tempio scavato nella roccia.

Al centro del tempio una lunga lastra di marmo dalla quale pendevano catene con grosse cinghie di cuoio, adornava l'ambiente.

Improvvisamente il suono di una voce portò Ariell a nascondersi istintivamente in una rientranza dalla quale poteva scorgere la lastra.

Ti prego lasciami andare. P-per favore non farmi del male.” una voce famigliare sembrava supplicare qualcuno di lasciarla andare.

Pochi istanti dopo alla sua vista comparve Tomas mentre veniva sospinto nella stanza da una figura incappucciata.

Sebbene la figura fosse molto più minuta del ragazzo, sembrava avere la forza necessaria per trattenerlo e spingerlo inevitabilmente sulla lastra.

Lo spinse così forte che Tomas cadde pesantemente sul marmo battendo il viso e spaccandosi un dente.

Un rivolo di sangue gli cadde sul labbro mentre la figura lo prendeva per i capelli e gli sbatteva nuovamente il viso sul marmo stavolta rompendogli il setto nasale.

Lo schiocco della cartilagine che si rompeva fece venire un conato ad Ariell che si dovette premere una mano sulla bocca per soffocare il gemito.

Avrebbe voluto intervenire ma la paura la bloccava come se fosse incatenata al pavimento.

Sputando altro sangue Tomas fu costretto a salire sulla lastra dove la figura lo legò stretto per mani e piedi.

Una risata maligna scosse le pareti del tempio.

Deve pagare per quello che ha fatto. Depurare la sua anima col sangue.” una voce cavernosa e profonda, che sembrava arrivare da un luogo dietro la figura esile, serpeggiò per la stanza permeandola di cattiveria, odio puro.

Come per rispondere la persona incappucciata tirò fuori dalla tasca della toga nera un lungo coltello affilato.

La lama luccicò alla luce rossastra e Tomas urlò mentre si avvicinava allo sterno nudo.

Lui ha fatto cose cattive, ha deluso le persone che gli volevano bene, ha peccato, ha tradito, ha ingannato. E ora deve pagare.” tuonò ancora la voce.

L'esile figura fece scorrere la lama graffiando leggermente la pelle nella sua discesa lenta.

Sembrava stesse decidendo dove colpire.

Un secondo dopo, con la rapidità di un serpente, conficcò la lama in mezzo alle ultime due costole facendo contrarre il ragazzo dal dolore.

Ariell guardò il coltello sparire fino al manico nella carne del giovane e iniziò a piangere lasciandosi cadere lungo la parete tremando.

La mano esperta rigirò il coltello nella carne strappando a Tomas altre grida pregne di dolore e disperazione.

Pagherà per tutto il male che ha fatto.” esplose ancora la voce facendosi più forte.

Un altra volta la mano si alzò e piombò nuovamente a martoriare la carne del giovane.

Ariell rimase pietrificata a guardare il coltello che apriva nuove ferite in tutto il corpo di Tomas, per quanto si sforzasse di reagire qualcosa la teneva incollata alla parete, una forza oscura.

Aprigli il petto e estraigli il cuore, quel cuore impuro che è il nostro nutrimento, il mio nutrimento. Lo voglio assaporare pezzo per pezzo.” urlò la voce arrivando al culmine della follia.

Sgranando gli occhi Ariell guardò la figura esile che affondava il coltello in pieno petto aprendo la carne e aiutandosi con le mani.

Lo sterno orribilmente aperto in due mentre il sangue scorreva a fiumi sporcando il pavimento.

Le mani insanguinate estrassero il cuore pulsante del ragazzo che si accasciò privo di vita.

Il cuore batteva ancora tra le dita dello sconosciuto producendo un rimbombo acuto all'interno della grotta che fungeva da amplificatore.

Ariell si ritrovò a reprimere un violento conato mentre le lacrime le inondavano il viso e la voce le s'incastrava in gola.

Concentrò lo sguardo sulla figura che lentamente stava alzando il capo.

Il cappuccio ampio nascondeva ancora i tratti della persona, il cuore di Ariell venne attanagliato da un senso di disagio e di terrore allo stato puro.

Sgranò gli occhi cercando di vedere meglio quando la voce tornò a farsi sentire chiara e fin troppo vicina.

Era dietro di lei.

Si voltò lentamente e vide un'ombra, una figura sfocata fatta di fumo nero.

L'unica cosa che si vedeva nettamente erano due occhi gialli con pupille verticali e sottili simili a quelle dei rettili che la fissavano glaciali.

Inorridita retrocesse uscendo allo scoperto.

Si rigirò indietro nel vano tentativo di scappare ma si trovò davanti l'esile figura che le sbarrò la strada.

Le mani pallide della figura si abbassarono lentamente il cappuccio rivelando una lunga cascata di capelli corvini che nascondevano ancora il viso ai suoi occhi.

Di scatto la testa si raddrizzò e ciò che Ariell vide le ghiacciò il sangue nelle vene.

Nooooo!” urlò mentre guardava se stessa negli occhi.





Ariell si tirò su di scatto facendo volare le coperte, il cuore a mille e la testa pulsante.

Il respiro le uscì tremante mentre cercava di riprendere il controllo.

Aveva appena fatto l'incubo più brutto di tutta la sua vita.

Mentre si alzava e accendeva la luce sentì qualcosa di bagnato inumidirle la fronte, si portò la mano alla testa e se la portò davanti al viso.

Sussultò non appena vide il sangue e corse allo specchio.

Un profondo taglio le solcava la fronte.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti.

Cosa ne pensate del capitolo?

Ariell ha davvero sognato?

Come spiegate il taglio alla fronte?

Nell incubo lei sbatteva la fronte su un sasso e si tagliava se ben ricordate...

non voglio aggiungere altro.

Un bacione dalla vostra Fly90.



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Capitolo 11
*** 11 ***


11




Ehy bella addormentata nel bosco, mi ricevi?” la voce divertita di Maddy scosse Ariell dai propri pensieri cupi.

Si, scusami ma sono un po' distratta oggi.” rispose lei toccandosi la fronte e trasalendo quando le dita scontrarono il taglio.

Ma come te lo sei fatto quello?” chiese Maddy indicando il taglio che si apriva sul lato destro della fronte dell'amica.

Umh...ecco io...ho sbattuto contro l'anta dell'armadio.” campò lì Ariell cercando di essere convincente.

Ok. Comunque avresti dovuto andare in farmacia. Ti avrebbero messo qualcosa. Sono sicura che ti rimarrà un bel segno.” le fece notare la ragazza arricciandosi una ciocca di capelli chiari attorno al dito.

Beh, credo che la farmacia sia chiusa alle due di notte.” mugugnò lei sbuffando.

Dovresti farti controllare quell'occhio...” cominciò l'altra insistente “non è normale che di punto in bianco sia tutto arrossato.”

Ariell sapeva bene che il suo occhio destro non aveva un bell'aspetto.

Nelle settimane precedenti le era parso diventare sempre più scuro tanto che non si distingueva più la pupilla dall'iride.

Cosa più preoccupante erano i capillari rosso fuoco che affollavano completamente la parte bianca dell'occhio.

Quando se n'era accorta per poco non aveva urlato davanti allo specchio.

Ora si che sembrava un mostro fatto e finito.

Anche i suoi avevano insistito per portarla a farsi vedere ma lei aveva preso tempo dicendo che se ne sarebbe occupata entro la fine della settimana.

In realtà aveva paura che il cambiamento dell'occhio fosse dovuto a quello che le stava succedendo.

E se avessero scoperto che aveva dei poteri?

Se qualcuno avesse cominciato a studiarla trattandola come una specie di cavia da laboratorio?

Eppure non poteva sottrarsi per sempre alla visita, i suoi ce l'avrebbero portata di peso.

Si, oggi pomeriggio prenoto una visita.” rispose sulla difensiva.

Sarà meglio perché altrimenti ti ci porto io. Sai che odio quando scherzi sulla salute.” la redarguì Maddy con sguardo intimidatorio.

Per tutta risposta Ariell le fece una linguaccia.


**


Lo studio del Dottor May era piuttosto affollato e il nervosismo cominciò ad intaccare i nervi di Ariell.

Voleva solo uscire da lì il prima possibile.

Avrebbe voluto alzarsi e darsela a gambe ma non sarebbe servito a nulla.

In cuor suo sapeva che non era nulla che riguardava la sua Eterocromia, se lo sentiva nelle ossa.

Il suo occhio era collegato al cambiamento che era avvenuto in lei da qualche mese.

Si concentrò ripensando a tutte le volte che aveva scatenato i suoi poteri.

Ogni volta che la rabbia prendeva il sopravvento cominciava a sentire calore sotto la pelle, un velo che le annebbiava la mente e l'occhio destro che le doleva, le pizzicava come se avesse qualcosa all'interno.

Cosa diavolo le stava succedendo?

Le immagini spaventose dell'incubo che aveva fatto la notte precedente le si affollarono nella mente.

Le orribili torture che aveva subito Tomas gli erano state inferte da lei stessa.

Come poteva odiarlo tanto?

Quando quella mattina non lo aveva scorto ai cancelli, dov'era solitamente appostato ad aspettarla, un brutto presentimento le aveva ghermito lo stomaco.

Stava per chiamarlo al cellulare preoccupata, quando lo aveva visto arrivare di corsa.

Per un attimo aveva creduto che non solo il taglio che aveva alla fronte fosse stato reale.

Il solo pensiero che Tomas potesse essere morto l'aveva fatta sprofondare nella disperazione.

Non poteva però negare che una parte di lei fosse eccitata da quel pensiero.

Per un breve attimo aveva sentito come un moto di soddisfazione al ricordo delle torture che gli aveva inferto.

Quell'emozione l'aveva spaventata ancora più dell'incubo.

Stuart Ariell.” il suo nome echeggiò nella stanza.

Si alzò di scatto come colta in flagrante e si avvicinò alla segretaria del dottore rivolgendole un debole sorriso.

Ciao tesoro, come va? Il dottore ti sta aspettando.” la salutò la donna che la conosceva fin da quando era piccolissima.

Bene grazie e lei?” rispose affabile cercando di scacciare la tensione dai muscoli.

Si avviarono assieme fino alla porta chiusa dello studio poi la donna la lasciò riprendendo il suo posto dietro alla scrivania.

Ariell entrò trattenendo il respiro.

Buongiorno dottore.” lo salutò con voce tremante.

Ciao Ariell, accomodati pure.” disse lui facendole cenno alla poltroncina davanti alla scrivania.

Lei si sedette stringendo i braccioli con forza.

Era tesa come una corda di violino e a nulla serviva cercare di calmarsi.

Allora, dimmi tutto.” le chiese con un sorriso.

Il dottore era sempre stato un omone gentile e gioviale e fin da subito aveva stabilito un contatto con lei.

Da qualche giorno l'occhio destro mi da qualche problema.” esordì lei senza aggiungere altro ma alzando lo sguardo su di lui in modo che potesse rendersi conto di quanto fosse grande il problema.

Mmm...vedo che è molto arrossato.” proclamò alzandosi dalla sedia e avvicinandosi per vedere da vicino.

Le puntò la luce sugli occhi osservandoli attentamente entrambi.

L'occhio sinistro sembra a posto ma l'occhio destro effettivamente pare irritato.”

annunciò gravemente aprendo la cartella sul tavolo e sfogliandola.

Dottore, è grave?” chiese Ariell con voce incerta.

L'uomo stette in silenzio per alcuni minuti continuando a leggere i vari fogli.

Dottore?”richiamò la sua attenzione.

Emh si, scusami Ariell. Stavo rileggendo alcune tue cartelle. No, non è grave ma dovremmo fare degli accertamenti per verificare che sia realmente tutto a posto. Comunque mi sento abbastanza sicuro da dirti che i capillari si sono danneggiati a causa del aumento della pressione sanguigna. Forse in questi giorni hai avuto problemi di pressione?” le chiese rincuorandola.

Si, in effetti sono stati giorni abbastanza pesanti e mi sono sentita male.” mentì lei cercando di apparire sicura.

Proprio come pensavo. Ti consiglio di andare da un dottore per farti prescrivere delle pillole per la pressione.” le consigliò sorridendole.

Si, ci andrò oggi stesso. Grazie dottore.” lo ringraziò prima di uscire dallo studio.

Una volta fuori lasciò andare un respiro di sollievo.

Salutò la segretaria e si affrettò verso l'uscita.


**


Maria guardò il foglietto che aveva in mano e sospirò.

Erano settimane che cercava notizie.

Quell'incubo ricorrente l'aveva perseguitata ogni singola notte e ogni volta era peggiore.

Chiuse gli occhi e il volto pallido della ragazza apparve vivido dietro le palpebre.

Si chiese se doveva dare davvero ascolto al suo sesto senso.

In fondo non l'aveva mai ingannata una sola volta.

La conoscevano tutti, nella piccola cittadina in cui si era rifugiata diversi anni fa, come la sensitiva.

Era nata con il potere di sognare le cose, aveva spesso aiutato a trovare bambini scomparsi, a capire quando qualcuno era nei guai e una volta aveva persino sognato la morte di una donna della cittadina e aveva contribuito a far arrestare il responsabile.

No, non poteva sbagliarsi, quella ragazza aveva bisogno del suo aiuto e non si sarebbe certo tirata indietro.

Non poteva tirarsi indietro, non quando si trattava di quella specifica ragazza.

Aveva capito subito di chi si trattava.

I suoi occhi glielo avevano detto, quegli occhi che aveva incontrato una volta sola nella vita segnandola per sempre.

Era stato un lungo susseguirsi di ricerche che non avevano portato a nulla finché, la notte precedente, non aveva sognato ancora la ragazza dagli occhi bicolori che, prima di essere inghiottita dalle fiamme, aveva detto con voce chiara un indirizzo.

Svegliatasi di soprassalto, Maria aveva subito segnato l'indirizzo sicura che fosse proprio lì che avrebbe trovato la ragazza.

Ed era lì che si trovava, nel vialetto che portava alla casa numero 3 di Bowery, pronta a bussare alla porta.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti.

Eccovi un altro capitolo che spero non risulti pesante.

So che non capite chi diavolo sia Maria ma vi prometto che nel prossimo capitolo tutto sarà chiaro riguardo a questo personaggio.

Abbiate fede.

Un bacione da Fly90.






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Capitolo 12
*** 12 ***


12



Lara, lo sguardo perso nel vuoto, se ne stava immobile nel letto d'ospedale.

Sembrava non cosciente del mondo intorno a lei.

L'infermiera che si occupava di lei da ormai una settimana le accarezzò i lunghi capelli abbozzando un sorriso.

Ora piccola facciamo la medicazione ok?” le disse ben sapendo che la ragazza non avrebbe risposto.

A dire il vero molti trovavano stupido parlarle ma lei era sicura che la giovane la stesse ascoltando e che la capisse nonostante fosse lontana anni luce da lei con la mente.

Aveva sempre pensato che, per sfondare il muro immaginario fra lei e gli altri, occorresse creare un contatto.

Per questa ragione parlava a Lara costantemente, la accarezzava, cercava di rassicurarla in ogni modo.

Ogni piccola cosa poteva “risvegliarla” in qualche modo riportandola alla sua vita di sempre.

Lasciò vagare lo sguardo sulla guancia orribilmente ustionata provando un moto di rabbia verso il responsabile di tale cattiveria.

Chi mai poteva odiare qualcuno a tal punto da rovinarla per sempre?

Spostò la lunga treccia bionda all'indietro e si voltò a prendere l'occorrente per pulire la lesione.

Dovresti mangiare qualcosa. So che il cibo dell'ospedale non è il menu migliore che ci sia in giro ma almeno ti serve per rimetterti in forze e uscire da qua il prima possibile.” continuò a parlarle mentre le passava delicatamente la garza imbevuta sulla ferita.

La giovane continuava a guardare il vuoto senza dare segno di recepire le parole.

Sai, ho un fratello della tua stessa età, una vera peste. Sono sicura che ti piacerebbe se lo conoscessi. È un tipo molto divertente.” si lasciò sfuggire un sorriso mentre pensava a Paul, il suo fratellino.

Lara prese a dondolare avanti e indietro.

Tesoro, ancora un po' di pazienza. Lascia che mi occupi di te.” le disse mentre la bloccava con un braccio.

La ragazza si immobilizzò all'istante irrigidendosi.

In quei giorni aveva capito che essere afferrata la spaventava.

Si chiese per l'ennesima volta cos'aveva subito per lasciarla in quello stato.

Passò la crema sulla carne viva cercando di essere il più delicata possibile ma Lara sembrava non sentire dolore.

Le applicò una benda pulita e si tolse i guanti posandoli sul carrello dietro di se.

Sei stata bravissima.” le disse accarezzandole i capelli con dolcezza cercando di reprimere il groppo che aveva in gola.

Vedere quella ragazza così piccola e fragile in quel letto d'ospedale le faceva male al cuore.

Avrebbe fatto di tutto per tirarla fuori dal limbo in cui era caduta.

Torno a trovarti appena finisco il turno.”

Sospirò guardandola ancora un momento prima di uscire dalla stanza.


**


Il suono della porta che si chiudeva fu seguito dal silenzio assoluto.

Lara riprese a dondolarsi avanti e indietro alzando lo sguardo e puntandolo sulla porta dove appena un istante prima c'era Vera.

Le piaceva quell'infermiera, era gentile e le parlava di continuo, era come se sapesse che lei la sentiva.

Vera era l'unica cosa positiva in quella sua vita fatta di silenzi e paura in cui era piombata, come un raggio di sole che squarcia le nuvole.

Un brivido le percorse la schiena mentre lentamente portava una mano alla guancia lesionata.

Non aveva avuto ancora modo di vedersi e non sapeva se ne avrebbe mai avuto il coraggio.

La sua vita era finita.

Lasciò vagare la mente in quel mondo oscuro e pauroso in cui era piombata.

Un lamento strozzato le uscì dalle labbra mentre lo sguardo impazzito di Ariell le si scolpiva nella testa.

Non avrebbe mai dimenticato quello sguardo omicida, la paura e il dolore che ne erano conseguiti.

La sensazione della carne che bruciava, la sua carne, non l'avrebbe mai lasciata.

Vide il palmo arrossato e bollente che si avvicinava al viso, sentì un dolore cocente al viso e calde lacrime le caddero dagli occhi.

Ogni notte la sognava, sognava Ariell che l'aggrediva.

Il suo sguardo aleggiava nella stanza buia, maligno, perfido, pronto a incenerirla in un istante.

Ormai non riusciva più a dormire e quelle volte che la sedavano cadeva in uno stato d'incoscienza, purtroppo persino in quello stato riusciva ancora a vederla.

Non ne sarebbe mai uscita.

La sua voce gracchiante le riempiva le orecchie dandole l'impressione che la testa potesse esplodere da un momento all'altro.

Non riusciva a parlare anche se avrebbe tanto voluto, era come se il suo cervello non riuscisse più a comandare la bocca.

Avrebbe voluto dire a Vera tutto ciò che aveva subito ma, per quanto tentasse le parole le rimanevano incastrate in gola lasciandola frustrata e indifesa.

Ogni giorno scivolava sempre più in quel mondo inospitale, tagliata fuori da tutto e senza possibilità di scappare.

Sarebbe impazzita a breve.

I suoi genitori non facevano che piangere straziandole il cuore già provato.

Così aveva incominciato a chiudersi completamente, non provava più nulla se non paura.

Prese a dondolare ancor più velocemente mugolando tremante.

Strinse le braccia attorno al corpo nel vano tentativo di proteggersi da quei ricordi orribili.

Andò avanti così finché Vera non tornò alle 20.00 per salutarla.

La trovò seduta sul letto ormai del tutto disfatto con le mani intorno al corpo e le lacrime ormai secche a solcarle le guance ceree.

D'impulso l'abbracciò stretta.

Lara si strinse in quell'abbraccio come ad un ancora di salvezza lasciando che la donna alleviasse un po' del dolore profondo che sentiva dentro.


**



Si, sto bene. Sono appena stata dal dottore e mi ha detto che è tutto a posto.” disse Ariell per la terza volta.

Maddy l'aveva pregata di chiamarla non appena avesse avuto notizie del suo occhio.

Ma te l'ha spiegato il perché ha quell'aspetto?” chiese ancora scettica l'amica.

Si, ho solo avuto qualche problemino con la pressione. Ti ho detto che sto bene. Smettila di preoccuparti o vengo lì e ti picchio!” sbuffò spazientita.

Adorava Magdalena ma, talvolta, era peggio dei suoi genitori, non faceva che preoccuparsi per lei in continuazione.

Forse era perché la vedeva come una specie di bisognosa di protezione a causa del suo malessere dovuto all'eterocromia, o forse perché semplicemente le voleva un gran bene, fatto sta che però a volte Ariell si sentiva come una bambina e ciò la irritava molto.

Non era una bambina e di sicuro sapeva badare a se stessa.

È vero che a causa della malattia aveva spesso sofferto, specie nelle relazioni sociali, ma in fondo non aveva fatto altro che renderla più forte.

Ok ok. Scusami. È solo che mi preoccupo per te piccola irriverente che non sei altro.” scherzò Maddy per calmarla.

Beh, smettila di farmi da mamma. Ho bisogno della mia pazza amica e non di una chioccia al momento.” la rimbeccò lei tagliente.

Va bene. Come vuoi.” rispose l'amica piccata.

Ma che diavolo sto facendo?

Si chiese Ariell cercando di sbollire l'irritazione improvvisa.

Le cose andavano peggiorando di giorno in giorno, ormai per un nonnulla si arrabbiava, rispondeva male, era nervosa.

Decisamente qualcosa in lei non andava.

Scusami Maddy. Sono solo stanca e non mi sono ancora ripresa completamente dalla faccenda di Tomas e Lara.” si giustificò prendendo un grosso respiro.

Lo so. Vedrai che col tempo andrà meglio. A proposito, ieri ho sentito che Jen è stata in ospedale...” sussurrò Maddy stoppandosi.

E...come sta?” chiese Ariell titubante col cuore che batteva a mille.

Ancora sotto shock, non parla e non sembra dare nessun segno di miglioramento.” terminò lapidaria l'amica.

Non volevo che le capitasse una cosa del genere. Insomma io sono ancora arrabbiata con lei e la odio per quel che ha fatto ma non avrei voluto che subisse questo.” confessò mestamente Ariell.

Non poté fare a meno di ripensare a quando lei stessa l'aveva irrimediabilmente ustionata.

Poteva sentire ancora la soddisfazione fugace che l'aveva colmata in quell'istante.

Un brivido freddo le percorse la schiena mentre pregava perché Lara non dicesse mai cos'era successo quel giorno.

Si, lo so. Non si riesce a scoprire chi sia stato. Chiunque sia è un essere orribile e merita di subire la stessa cosa se non peggio.” sentenziò Maddy con un moto di rabbia nella voce.

A quelle parole il cuore di Ariell si strinse in una morsa.

essere orribile, mostro” erano le parole che più si avvicinavano a ciò che era attualmente.

Si chiese come l'avrebbe presa Maddy se avesse saputo che era stata lei.

Le venne da piangere ma ingoiò quel groppo che le risaliva in gola, non poteva dirglielo.

Nessuno l'avrebbe capita ma, del resto, nemmeno lei stessa riusciva a capire cosa stesse succedendo.

Si sentiva sempre meno umana come se si stesse trasformando in un mostro.

Che ne sarebbe stato di lei?

Ora devo andare Maddy, ci vediamo domani a scuola ok?” disse sbrigativa.

Quella conversazione le faceva male.

Va bene. Un bacio.” la salutò l'amica prima di riattaccare.

Mancavano un paio di isolati alla sua casa e Ariell camminò con calma in mezzo alla gente, completamente presa dai propri pensieri.

Aveva cominciato a pensare di essere affetta da schizofrenia, era l'unica spiegazione possibile, l'unica soluzione per accettare l'enormità di quanto aveva fatto a Lara.

Era talmente presa che per poco non superò la casa passando oltre.

Portandosi una mano alla fronte tornò indietro e finalmente entrò in casa.

Chiuse piano la porta alle sue spalle e mosse qualche passo nel corridoio.

Non erano questi i patti. Ci avevano assicurato che non saresti mai venuta a sconvolgere la sua vita!” la voce concitata del padre le giunse cogliendola di sorpresa.

Si fermò di colpo restando in ascolto.

So che avevo giurato ma penso sia il momento che lei sappia la verità, non voglio sconvolgerle la vita ma se sono qui è perché ho i miei motivi e vi assicuro che sono motivi seri.” la voce sommessa di una donna arrivò da un punto imprecisato della cucina.

La sconvolgerà. Non puoi arrivare così di punto in bianco e pretendere di poter entrare così nella sua vita. Ha bisogno di calma e sta affrontando un momento molto difficile.” continuò il padre sempre più concitato.

Ariell si sentì confusa.

Di cosa stavano parlando?

Mosse altri due passi fermandosi appena dietro al muro e sbirciò verso la cucina.

Una donna dai lunghissimi capelli corvini legati in una coda alta era seduta di spalle e ascoltava Norman che la sovrastava, la madre era a qualche passo di distanza, l'espressione del viso pieno di angoscia.

Non posso fare altrimenti. È una cosa della massima importanza e ho tutti i diritti di conoscerla. Non voglio portarvela via, voglio solo poter creare un contatto con lei. Non potete negarmelo.” disse la donna con voce implorante ma allo stesso tempo decisa.

Caro ti prego calmati. Ho paura anche io ma credo che prima o poi lei debba sapere la verità, ne abbiamo parlato tanto in passato e sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato.” Joyce si avvicinò al marito carezzandogli il braccio e trattenendo a stento le lacrime.

No. Non lo permetterò mai io..”

Ariell confusa e innervosita dalla donna uscì allo scoperto entrando in cucina a passo di carica.

Nessuno poteva far soffrire i suoi genitori.

Che cosa sta succedendo?” sbottò guardando la madre.

T- tesoro siediti un attimo.” le si fece dappresso la donna cercando di accarezzarle il viso.

No mamma, voglio sapere cosa sta succedendo. Perché state litigando e chi è questa donna?” chiese Ariell girandosi a guardare la donna ancora seduta al tavolo.

La guardò attentamente.

Era una bella donna sulla quarantina con lunghi capelli scuri ad incorniciarle il viso tondo e grazioso, gli occhi di un verde acceso avevano un aura di saggezza, un acutezza che colpiva.

L'espressione della donna si addolcì non appena i loro sguardi si furono incrociati.

Sei bellissima.” sussurrò trasalendo come se le parole le fossero sfuggite dalla bocca.

Gli occhi le si inumidirono e le mani presero a tremarle leggermente.

Chi è lei?”le disse diretta Ariell non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei.

Sentiva che quella donna aveva qualcosa di strano, ma anche di famigliare.

I-io...” balbettò la donna ma venne prontamente interrotta da Joyce.

Tesoro, dobbiamo parlare.” le disse guidandola verso la sedia più vicina.

Che succede? Volete dirmelo?” chiese lei spazientita ma anche nervosa.

C'era qualcosa che non le tornava in quella situazione.

Guardò il padre che la ricambiò con uno sguardo afflitto prima di posarlo a terra come se non avesse il coraggio di guardarla ulteriormente.

Quel gesto le fece scorrere l'ansia nelle vene.

Qualcosa non andava decisamente.

Tornò a guardare la donna che ora tremava ancora di più.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzi!

Eccomi qui con un capitolo un po' lunghetto...mi ha preso decisamente troppo la mano e spero non risulti noioso.

Ve lo prometto nel prossimo saprete finalmente chi è questa misteriosa donna.

Voi cosa dite?

Avete delle idee a riguardo?

Fatemi sapere cosa ne pensate e se la storia vi piace o se avete dei consigli.

Insomma ditemi la vostra se ne avete voglia.

Grazie.

Un bacione da Fly90.


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Capitolo 13
*** 13 ***


13



Ariell fece scorrere lo sguardo dal padre, alla madre, fino a fermarsi negli occhi verdi smeraldo della donna.

Era come se quegli occhi le stessero comunicando qualcosa.

Tesoro” la chiamò Joyce dolcemente riportando l'attenzione su di sé. “c'è una cosa che io e tuo padre ti abbiamo nascosto.”

Ariell la guardò aggrottando la fronte.

Non c'erano mai stati segreti tra loro, o meglio non ce n'erano mai stati prima che la sua vita venisse sconvolta dai poteri che da qualche tempo la sconvolgevano.

Scrollò il capo incapace di dire qualsiasi cosa.

Si sentiva la gola secca e lo stomaco attanagliato dall'ansia.

Ecco vedi...noi non siamo...” cominciò Joyce ma venne interrotta dal marito.

Non lo fare Joyce. Non è ancora pronta per questo.” gli occhi del padre si velarono di lacrime.

Smettila di parlare come se io non ci fossi papà. Ho il diritto di sapere qualunque cosa mi dobbiate dire, mi pare troppo tardi per tirarsi indietro.” sbottò spazientita Ariell puntandolo con uno sguardo duro.

Norman scosse il capo abbattuto e mise una mano sulla spalla di Joyce come a sostenerla in quel difficile compito.

La donna prese un grosso sospiro tremante e strizzò gli occhi per poi riportarli in quelli della figlia.

Noi non siamo i tuoi veri genitori...” disse con voce roca.

Le parole attecchirono nel cervello di Ariell come macigni.

Sussultò sulla sedia sgranando gli occhi.

C- come è possibile? State scherzando vero?” balbettò attonita facendosi sfuggire una risatina isterica.

Purtroppo no. Volevamo parlartene ma solo quando saresti stata pronta.” rispose la madre atterrita.

E quando pensavate di dirmelo? Quando sarei stata una quarantenne?” sibilò la giovane irritandosi sempre di più.

Non è facile lo devi ammettere anche tu. L'avremmo fatto coi nostri tempi ma l'avremmo fatto.” intervenne Norman supplicandola con lo sguardo.

Avreste dovuto dirmelo già anni fa, non sono più una bambina!” sbottò lei dura.

Tesoro noi...” sussurrò Joyce ma s'interruppe incapace di continuare.

Chi sei tu? Cosa c'entri in tutta questa storia?” Affrontò la donna che fino a quel momento era rimasta in silenzio come una semplice spettatrice.

La inchiodò con lo sguardo come volesse spaventarla ma capì che la donna non era una che si faceva intimorire facilmente.

Per tutta risposta la scrutò per qualche secondo con quei suoi occhi che sembravano scavare nell'anima.

Sono tua madre.” scandì semplicemente, come se quell'affermazione non stesse sconvolgendo del tutto la vita di Ariell.

M-mia madre?” riuscì a balbettare dopo qualche attimo la ragazza.

La donna annuì brevemente continuando a scrutarla in attesa.

Ariell prese ad osservare meglio la donna.

I lunghi capelli corvini così uguali ai suoi, i lineamenti dolci del viso che ora le parvero famigliari, il taglio leggermente allungato degli occhi.

Come aveva fatto a non notare quelle somiglianze prima?

Più la guardava e più le sembrava di vedere se stessa con diversi anni in più.

So che non ho scelto il modo giusto, che non è facile ritrovarsi di punto in bianco faccia a faccia con una madre che non sapevi di avere...” la donna si tuffò a capofitto in un discorso di scuse ma Ariell la interruppe con freddezza.

Tu non sei mia madre.” disse con disprezzo.

La donna sussultò come colpita da uno schiaffo e, probabilmente se lo avesse ricevuto davvero avrebbe fatto meno male ma, sapeva di meritarselo dopotutto.

Ariell, so che ora sei arrabbiata ma col tempo forse le cose ti sembreranno più chiare. A volte le persone sono costrette a fare delle scelte per quanto sbagliate possano sembrare.” intervenne Joyce dolcemente.

Il fatto che la madre cercasse di giustificare l'abbandono della sua vera madre le fece salire la pressione alle stelle.

Il consueto dolore all'occhio tornò a tormentarla mentre cercava di prendere dei respiri profondi.

No, ha ragione. Non sono sua madre, non mi conosce.” le si rivolse Maria con un accenno di sorriso come se la volesse ringraziare per il tentativo di scusarla.

Infatti. Tu mi hai abbandonata e io non voglio avere nulla a che fare con te ne ora ne mai. Ho due genitori favolosi e sto benissimo così. Non c'è nulla che tu mi possa dare. E voglio che tu sparisca, in tutti questi anni non mi hai mai cercata quindi non vedo perché dovremmo avere un rapporto ora.” sentenziò Ariell guardandola con sdegno e rabbia.

Quando vide gli occhi di Maria velarsi di lacrime provò un moto di soddisfazione che assaporò fino in fondo.

Ti prego, so che non mi merito nulla ma dammi una possibilità. Non voglio entrare nella tua vita come un uragano. Voglio soltanto avere la possibilità di conoscerti.” provò a farla ragionare la donna prendendole la mano.

A quel contatto Maria sentì una scossa e si ritrasse bruscamente con un senso di angoscia.

In quel momento capì che c'era qualcosa di speciale in quella ragazza che la guardava con spavalderia e cattiveria quasi volesse incenerirla sul posto.

Te lo ripeto: io non ti voglio conoscere!” ripeté gelida.

Tesoro, io credo che dovresti pensarci con calma prima di...” provò a calmarla Joyce ma venne bruscamente interrotta.

No!” urlò la ragazza facendola sobbalzare.

Il padre stinse la spalla della madre come a trattenerla dal dire altro.

Vattene e non tornare mai più!” urlò in faccia a Maria prima di alzarsi di scatto facendo cadere la sedia.

Il consueto velo le annebbiò la mente e capì di dover uscire da quella stanza subito prima di perdere definitivamente il controllo.

Si voltò e corse in camera sbattendo la porta.

Bene, spero che tu sia contenta.” commentò aspro Norman alzandosi a sua volta e lasciando la stanza.

Maria abbassò lo sguardo sul tavolo piangendo sommessamente.

Singhiozzò per qualche minuto prima che la mano leggera di Joyce le accarezzasse la testa con dolcezza.

Sono sicura che col tempo Ariell ti cercherà. Non so dirti quando ma la conosco abbastanza per esserne certa.” le sussurrò incontrando il suo sguardo.

Provò un istintiva stima per quella donna che, invece di odiarla la stava consolando.

Joyce, non voglio portartela via. Voglio solo avere la possibilità di conoscerla.” le disse atterrita.

Avrai questa possibilità solo quando lei si sentirà pronta.” rispose la donna stringendole brevemente le mani.

A quel gesto Maria sorrise con calore sentendo una complicità inaspettata che la legava a quella donna.


Maria abbandonò la casa mestamente.

Prima di salire in macchina guardò in direzione della casa e fece appena in tempo a notare Ariell che la osservava prima di scomparire dietro la tenda.

Aveva sentito che c'era qualcosa in lei che la stava distruggendo e non l'avrebbe permesso.

Quella ragazza era in pericolo e avrebbe fatto qualunque cosa per salvarla anche a costo della propria vita, era sua figlia.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Che ne pensate?

Ve lo aspettavate?

Al prossimo capitolo.

Un bacione da Fly90.




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Capitolo 14
*** 14 ***


14



Ariell ripensò a quanto aveva scoperto poco prima e si sentì mancare.

Tutta la sua vita era basata su una menzogna.

A ben pensarci fisicamente non somigliava ne a quella che, fin ora, reputava sua madre, ne a quello che pensava essere suo padre.

Com'era possibile che non se ne fosse mai accorta, che non avesse mai avuto il minimo sospetto?

Joyce e Norman si erano sempre comportati come genitori veri, sempre affettuosi, le avevano insegnato tutto quel che sapeva ed era a loro che doveva tutto.

Le lacrime le velarono gli occhi al ricordo del viso così simile al suo di Maria.

Si chiese come sarebbero andate le cose, che persona sarebbe ora se lei non l'avesse abbandonata.

Scacciò quel pensiero con un moto di rabbia e si asciugò gli occhi rudemente.

Non poteva permettersi di pensare a quella donna che sentiva di odiare, non l'aveva voluta e doveva considerare una vera e propria fortuna che due persone meravigliose l'avessero adottata.

Il cuore le si infiammò di viva rabbia che le esplose nelle vene come lava incandescente.

L'ormai consueta scarica di calore all'intero corpo la pervase, guardò in basso e vide le proprie mani illuminarsi come braci.

Più pensava a quella donna e più la rabbia cresceva nell'attesa di esplodere.

L'occhio prese a pizzicarle dolorosamente e sentì le mani scaldarle la pelle del ventre dov'erano posate.

Qualcuno bussò alla porta e Ariell si stese velocemente sul letto nascondendo le mani sotto al cuscino.

Avanti.” disse con voce roca, una voce per nulla simile alla sua.

La figura della madre si stagliò sull'uscio scrutandola intensamente.

Ti va di parlarne?” le chiese titubante.

Ariell scosse la testa abbassando lo sguardo.

Joyce curvò le spalle abbattuta e si lasciò scappare un sospiro.

Non mi piace che tu ti chiuda a riccio tesoro. Abbiamo sempre affrontato tutto insieme e abbiamo bisogno di confrontarci.” ritentò guardandola speranzosa.

Non mi pare che tu e papà abbiate mai affrontato con me questo argomento o saprei da anni di essere stata adottata.” rispose tagliente guardandola duramente.

Appena vide gli occhi di Joyce velarsi di lacrime si pentì e le regalò un sorriso forzato.

Mamma, perché non me ne avete parlato prima?” chiese flebilmente.

La donna si avvicinò a passo lento e si sedette sul letto.

So che abbiamo sbagliato ma volevamo solo proteggerti. Quando ti abbiamo adottata ci avevano assicurato che non si sarebbe mai fatta viva.” cercò di spiegarle.

Quindi se non si fosse presentata non me l'avreste mai detto?” domandò sconcertata.

Certo che te l'avremmo detto, non ora però. Un giorno te ne avremmo parlato.” la rassicurò la donna.

Ariell finse di crederle, non riusciva ad arrabbiarsi con i genitori.

Sapeva bene che l'amavano più di ogni altra cosa al mondo e, anche se le avevano nascosto la verità, l'avevano fatto a fin di bene ne era certa.

Lasciò andare un grosso e amaro sospiro.

La rabbia era stata sostituita dalla tristezza perciò si tirò su e appoggiò la mano su quella della madre.

Le lacrime presero a rigare il volto della donna.

Rimasero così per un attimo lunghissimo prima che Joyce trovasse il coraggio di guardarla negli occhi.

Tesoro, spero che un giorno potrai perdonarci.” sussurrò prima che le si rompesse la voce.

Ariell sentì il cuore stringersi e di getto abbracciò la madre scoppiando a piangere a sua volta.

Si strinse a lei come ad un ancora di salvezza.

Si sentiva come una naufraga in pieno oceano e in balia di una tempesta.



Quindi loro non sono i tuoi genitori?” chiese ancora incredula Magdalena mentre si rigirava una ciocca di capelli tra le dita.

Esattamente.” concluse per la centesima volta Ariell iniziando a spazientirsi.

Come l'hai presa?” le chiese preoccupata l'amica.

La ragazza scrollò le spalle corrugando la fronte.

Direi che è stato un bel colpo ma, infondo penso che non sia cambiato nulla. Ho capito che l'hanno fatto solo per proteggermi.” affermò sinceramente.

Gli occhi dell'amica si addolcirono.

Ti vogliono molto bene.” annuì.

Ci fu un momento di silenzio nel quale ognuna sprofondò nei propri pensieri, poi Maddy ruppe il silenzio.

Com'è lei?” chiese titubante come avesse paura della reazione dell'amica.

Immediatamente lo sguardo della giovane s'indurì e le lanciò un'occhiata tagliente prima di rispondere.

Quella donna è praticamente la mia copia solo con diversi anni in più. È impressionante.”

Maddy annuì lentamente.

Che effetto ti ha fatto vederla?” chiese esitante sapendo di entrare in terreno minato.

Non lo so nemmeno io Maddy, so solo che la odio. La odio per avermi abbandonato e per essere venuta a sconvolgermi la vita proprio ora.” ammise duramente.

Il solo pensiero le faceva ribollire il sangue nelle vene.

Prese un lungo respiro e chiuse gli occhi per calmarsi.

Non sei curiosa di sapere perché ti ha abbandonata? Insomma io vorrei almeno sapere il motivo.” affermò la ragazza tornando a rigirarsi un ricciolo biondo attorno al dito.

Non la voglio vedere mai più! Non mi interessa il perché l'ha fatto, so solo che non la perdonerò mai. Non è una madre quella è...è un mostro senza cuore.” sentenziò Ariell dura.

Maddy trasalì sentendo il tono intriso d'odio dell'amica.

Beh, io lo sarei. Penso che ti debba una spiegazione.” insistette decisa.

Per me può anche morire ora.” sbottò arrabbiata decretando la fine del discorso.

Magdalena fu scossa da un brivido, non aveva mai visto Ariell così, di solito era dolce e sempre allegra ma, da qualche mese era completamente cambiata.

Non era certa che il brusco cambiamento fosse dovuto solo al fatto di aver scoperto Tomas con Lara e nemmeno dal fatto che era stata adottata, c'era di più ma lei non riusciva a capirne il reale motivo.

Sperava solo che la sua amica sarebbe tornata ad essere quella di un tempo perché, sinceramente faceva molta fatica a interagire con la nuova Ariell.





Il mattino seguente Ariell si alzò di cattivo umore.

Non era riuscita a dormire e, per di più aveva sognato ancora una volta Tomas.

Il solito incubo dove lo torturava nelle maniere più cruenti che si potesse immaginare.

Iniziava ad avere paura di se stessa, com'era possibile che dentro avesse tanta cattiveria?

Ancora una volta le tornò alla mente Lara.

Da quando l'avevano ricoverata non era mai andata a trovarla, nonostante Joyce si fosse offerta più di una volta di accompagnarla, in realtà aveva paura che vedendola la ragazza avesse potuto svelare il suo segreto.

L'ansia la divorava, ogni momento poteva essere la sua fine.

Per ora Maddy le aveva detto che non parlava, ancora in stato di shock, eppure non era tranquilla.


Maddy le fece un sorriso dolce mentre si sedeva accanto a lei.

Come va?” le sussurrò cercando di non farsi sentire dal prof. Grey.

Ariell scrollò le spalle come a dire che stava bene anche se in realtà era ancora piena di rabbia repressa e tristezza.

La giovane le accarezzò il braccio prima di girarsi e prestare attenzione alla noiosa spiegazione che il prof stava cominciando.

Nonostante cercasse di fare altrettanto Ariell non capì nulla di ciò che Grey stava spiegando immersa com'era nei propri lugubri pensieri.

Per distrarsi si mise a scarabocchiare sul foglio davanti a lei senza un idea precisa, lasciò che la mano guidasse la penna.

Che cos'è quel coso?” chiese Maddy indicando il disegno appena terminato.

Ariell lo guardò attentamente come se lo stesse vedendo solo ora.

Un essere abominevole con grandi corna e pelle squamosa che prendeva tutto il foglio.

Ehm.. ecco io...in realtà penso sia una specie di diavolo.” borbottò stranita.

Come aveva fatto a disegnare tanto dettagliatamente senza nemmeno rendersene conto?

Beh, è orrendo!” la schernì lei facendo segno di vomitare.

Già, non è proprio un capolavoro.” ammise mettendo via il foglio con un brivido.

Gli occhi di quell'essere sembravano guardarla davvero e la cosa la mise a disagio.

Quando la campanella suonò la fine delle lezioni il prof Grey fermò Ariell prima che uscisse.

Ci vediamo all'uscita.” le disse Maddy prima di lasciare l'aula.

Sospirando Ariell si avvicinò alla cattedra dove l'uomo la guardava severamente.

Ariell, i tuoi voti sono calati a picco e se non inizierai a studiare seriamente sarai rimandata.” sentenziò con sdegno.

Aveva sempre saputo di essergli decisamente antipatica ma non credeva che sarebbe stato soddisfatto di condannarla a bocciatura sicura.

Un moto di bile le risalì le viscere mentre puntava lo sguardo in quegli occhi severi e di uno slavato azzurro.

Ho avuto un sacco di problemi ultimamente e i voti sono calati, ne sono al corrente.” rispose spocchiosa.

Non voleva proprio dargliela vinta a quello scarafaggio.

I problemi non devono intaccare il rendimento scolastico.” rispose secco Grey guardandola con ancor più stizza.

Se lei sapesse cos'ho passato io non parlerebbe così!” lo rimbeccò impudentemente alzando il viso e sfidandolo apertamente.

Non ti permettere di rivolgerti così ad un professore o ti beccherai una bella sospensione signorina!” alzò anche lui il tono della voce.

Io mi rivolgo come mi pare visto che lei è il primo a mancarmi di rispetto!” gli rispose prontamente sentendo la vena della tempia pulsare convulsamente.

Stava perdendo il controllo per l'ennesima volta.

Ti consiglio di chiedermi scusa immediatamente o te ne pentirai amaramente.” sibilò strabuzzando gli occhi.

Non ci pensi nemmeno, lei non può minacciarmi!” gli urlò in faccia ormai al colmo della rabbia.

Il consueto velo le oscurò la mente e il calore prese a scorrerle sotto pelle ma, questa volta, accolse quella sensazione con gioia sentendosi potente come non mai.

Ora basta!” Urlò il professore a sua volta diventando paonazzo e alzandosi di scatto, fra i loro volti solo pochi centimetri.

Ariell gli sputò in faccia cogliendolo di sorpresa.

Poggiò le mani sulla superficie di legno e lo guardò furente.

Per un lungo attimo ci fu solo silenzio poi, l'uomo si riprese dalla sorpresa e divenne ancor più rosso.

Hai fatto il più grosso errore della tua vita, io ti rovinerò, ti insegnerò la disciplina, ti farò bocciare e frequenterai questa scuola finché io avrò vita, io ti...” urlò al colmo della furia prima di venire interrotto da Ariell.

Lei non farà proprio nulla.” lo minacciò seria.

Lasciò fluire tutta la rabbia che sentiva dentro liberandola di botto.

Tutti i neon della classe scoppiarono lanciando pezzi di vetro ovunque.

Mentre il professore si chinava portandosi le braccia alla testa per ripararsi non vide Ariell in piedi in mezzo al caos, le scaglie di vetro che la scansavano senza ferirla e si abbattevano su di lui ferendogli le braccia, l'addome, le gambe.

Prese ad urlare dal dolore e dalla paura.

Poi come tutto era cominciato finì.

L'uomo si alzò lentamente mentre il sangue sgorgava dagli innumerevoli tagli, alcune schegge uscivano dalla carne martoriata.

Guardò allibito Ariell, incolume che lo guardava con un sorriso di soddisfazione sul volto e si sentì agghiacciare.

C-che cosa è successo?” balbettò prendendo a tremare.

Questo è nulla. Posso distruggerti in un solo istante.” tuonò gelida avvicinandosi a lui che d'istinto retrocesse.

Quando fu abbastanza vicina a lui gli sussurrò all'orecchio: “Te lo do io un consiglio ora: vattene di qui e non farti mai più rivedere.”

Detto questo si allontanò e uscì dall'aula come se nulla fosse successo.

Nel corridoio non incontrò nessuno quindi si diresse a passo svelto verso l'uscita col cuore a mille.


Il professor Antonio Grey rimase fermo per un periodo lunghissimo tremando da capo a piedi.

Doveva andarsene e subito, avrebbe preso il primo volo che gli fosse capitato.

Quella ragazza non era certo umana ma non sarebbe rimasto un minuto di più per accertarsene.

Rimase in classe per un ora togliendosi le schegge una per una, trattenendo le urla di dolore e, quando fu certo che nessuno era rimasto nell'edificio, uscì in tutta fretta coprendo le ferite con il lungo giaccone ed il cappello a tesa larga che era solito portare.

Non poteva assolutamente rischiare che qualcuno lo vedesse e gli ponesse domande, doveva scappare via e subito.

Non sapeva cos avrebbero pensato l'indomani trovando la classe inondata di schegge di vetro ma non sarebbe più stato un problema suo se Dio l'assisteva.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti ragazzi!

Eccomi con l'ennesimo capitolo, con questo sono stata un po' truculenta e spero di non aver esagerato, visti i miei standard di crudeltà sono stata buona quindi se siete deboli di stomaco vi dico subito che ne vedrete di peggio.

Cosa ne pensate?

Ariell verrà scoperta o la passerà liscia?

Ditemi la vostra se avete voglia.

Un bacione da Fly90.





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Capitolo 15
*** 15 ***


15



Ariell, immobile davanti allo specchio, scrutò il suo viso senza riconoscerlo davvero.

Chi era diventata?

Guardò attentamente i suoi occhi, per la prima volta in vita sua si chiese se era possibile avere una doppia personalità, chissà, magari l'eterocromia era un segno del destino.

Ultimamente si sentiva strana, come se non avesse più il controllo totale della mente, come se stesse dividendo il suo corpo con qualcos'altro.

Un brivido le corse lungo la schiena.

Il suo riflesso ghignò compiaciuto.

Ariell urlò balzando all'indietro, si stropicciò gli occhi prima di guardare attentamente la propria immagine nello specchio.

Alzò la mano destra e il riflesso la imitò, titubante si avvicinò un poco e tornò a scrutare attentamente lo specchio.

Nulla sembrava mutato.

Fantastico, ora ho anche le allucinazioni!” borbottò alla stanza vuota.

Doveva essere pazza.

Eppure non sapeva come spiegarsi i poteri che crescevano in lei.

Poteri pericolosi, se non fosse riuscita a tenerli sotto controllo, prima o poi, avrebbe finito per fare del male a qualcuno.

Ripensò a Lara, al professor Grey e si disse che, aveva già fatto del male suo malgrado.

Che cosa sarebbe successo se un giorno avesse finito per uccidere qualcuno?

Era possibile che ciò accadesse, c'era arrivata molto vicina quello stesso pomeriggio.

Se il professore avesse parlato?

Era pensabile che l'avrebbero preso per pazzo ma, se anche Lara avesse parlato, allora sarebbe stata in guai seri.

L'avrebbero trattata come un fenomeno da baraccone?

L'avrebbero rinchiusa in qualche laboratorio e sottoposta a chissà quali esperimenti?

Oppure l'avrebbero semplicemente uccisa?

Scrollò il capo come a voler scacciare i pensieri negativi che la stavano, ormai da tempo, tormentando.

Si allontanò dallo specchio e andò in cucina dove la madre stava preparando la cena.

Si avvicinò di soppiatto e le saltò addosso d'improvviso spaventandola.

La donna fece un salto di lato facendo cadere a terra il cucchiaio, con quale stava rimescolando il sugo, e sporcando il pavimento.

Scusa mamma...” si scusò la ragazza chinandosi a raccogliere il cucchiaio e porgendolo alla madre con sguardo pentito.

Sapeva che Joyce non poteva resistere a quello sguardo da cucciolo.

Non importa ma vedi di non farlo mai più se non vuoi farmi morire giovane!” la minacciò col dito salvo poi ridere divertita.

Parola di lupetto.” scherzò Ariell felice di vederla ridere.

Erano giorni che la donna era triste, Norman si comportava in modo freddo con lei dal giorno in cui Maria aveva fatto comparsa nella loro vita.

Non le aveva perdonato il fatto che volesse aiutare la donna ad avvicinarsi alla figlia.

Joyce aveva provato più di una volta a spiegarsi ma lui semplicemente si alzava e usciva dalla stanza rifiutandosi anche solo di cominciare il discorso.

Sebbene cercasse di non piangere davanti alla ragazza sapeva bene che la sua tristezza non era passata inosservata ai suoi occhi.

Era sempre stata una figlia attenta e sensibile ai cambiamenti umorali altrui.

Dov'è papà?” chiese aggrottando la fronte e intingendo un dito nel sugo bollente senza nemmeno scomporsi.

Attenta! È ustionante!” l'avvertì la donna guardando preoccupata il dito della figlia.

Per tutta risposta la ragazza se lo mise in bocca assaporando il sugo.

Ma no, non è poi così caldo.” mormorò Ariell rendendosi conto di aver appena messo a rischio il suo segreto.

Aveva scoperto di essere diventata refrattaria al calore, era come se il fuoco facesse parte di lei impedendole di scottarsi.

Joyce la osservò confusa ma dopo un attimo di esitazione scrollò le spalle.

Allora, è buono?” chiese curiosa.

Sai di essere la cuoca migliore al mondo, è buonissimo.” la rassicurò desiderando intingere nuovamente il dito nel sugo.

Decise di lasciar perdere onde evitare d'insospettire ulteriormente la donna.

Dov'è papà?” chiese nuovamente.

Credo sia in cantina.” rispose la madre concentrando lo sguardo sui fornelli per evitare di guardarla.

Va tutto bene fra voi?” domandò la figlia puntando a sua volta lo sguardo sui fornelli.

Non era facile chiedere ai propri genitori se c'erano problemi in famiglia, sembrava sempre di impicciarsi di cose che non riguardavano i figli.

Sai che papà è ancora scosso dalla visita di tua madre...immagino abbia bisogno di tempo per digerire la situazione.” la voce le si incrinò e cercò di mascherare la cosa schiarendosela.

Non chiamarla così. Non è mia madre.” disse secca Ariell.

Tesoro, a volte le persone non hanno scelta. Vorrei che riuscissi a capire che è pentita di quello che ha fatto. Tutti hanno bisogno di una seconda opportunità nella vita.” cercò di farla ragionare con la solita dolcezza.

Non so se riuscirò mai a perdonarla per avermi abbandonata. Che razza di persona è una che abbandona la propria figlia, sangue del proprio sangue?” tuonò guardandola negli occhi.

Se tu la incontrassi almeno una volta magari scopriresti cose che non puoi nemmeno immaginare. Sembra molto giovane e immagino fosse appena una ragazzina quando ti ha avuta. Ti chiedo solo di non giudicare ciò che non conosci Ariell.”

Non ci riesco. Ha rovinato la nostra famiglia, papà nemmeno ti guarda più in faccia perché continui a scusare quella donna. Mamma io non so se ce la farò mai a considerarla un essere umano. Al momento per me è un mostro.” concluse duramente.

La donna sospirò addolorata.

Non sto cercando di difenderla è solo che ho visto il dolore nel suo sguardo, il pentimento. Sto ragionando come una mamma. Sei la persona più importante della mia vita e mi fa stare male la tua sofferenza ma penso che se tu la incontrassi riusciresti anche a placarlo quel dolore dentro di te. A volte la verità, la conoscenza può appianare ogni cosa.”

Ariell lasciò che le parole attecchissero nella mente.

Sapeva che la madre aveva ragione ma al momento sapeva di non essere pronta.

Aveva paura di lasciare andare tutta la rabbia che sentiva comprimerle il petto, sarebbe potuto succedere qualcosa di irrimediabile.

Prometto che ci penserò. Coi miei tempi. Non escludo che un giorno io possa trovare la forza di conoscerla.” cercò di rassicurarla.

Joyce la guardò con orgoglio e affetto, gli occhi lucidi.

Ariell d'istinto si buttò tra le sue braccia stringendola forte prima di allontanarsi.

Vado a cercare papà.” disse uscendo di casa.

La cantina si trovava proprio in fondo alle scale ed fiocamente illuminata da un unica lampadina.

Scese le scale facendo attenzione a non scivolare sulla superficie umida.

Giunta agli ultimi due scalini Ariell si bloccò sentendo suo padre singhiozzare.

Si sporse un poco e vide la sagoma robusta dell'uomo.

Era seduto e teneva sulle gambe una vecchia scatola di latta, all'interno Ariell sapeva esserci vecchie foto di quando era piccola, in genere quelle foto erano custodite nel cassetto del comò della madre.

Probabilmente Norman le aveva prese e si era rifugiato lì per dar sfogo al proprio dolore.

Il cuore le si spezzò in due sentendo l'ennesimo singhiozzo del padre.

Una rabbia cocente prese a scorrerle nelle vene diretta a quella donna che era venuta a rovinarle la vita.

Era colpa di Maria se i suoi genitori stavano soffrendo così tanto.

Promise a se stessa che quella donna l'avrebbe pagata cara.



Antonio Grey si era chiuso nel suo appartamento come un fuggitivo.

Purtroppo non aveva trovato neppure un volo per quella sera così si era rifugiato nell'unico posto in cui si sentiva sicuro.

Si diresse verso lo specchio del bagno e osservò con cura i profondi tagli dovuti all'esplosione dei neon.

Non erano poi così gravi in fondo ma era certo che avrebbero segnato la sua pelle per sempre.

Non aveva tempo per curarli a dovere.

Notò che avevano smesso finalmente di sanguinare per cui li disinfettò mettendoci una mezz'ora buona.

Le braccia erano quelle messe peggio, le aveva usate come scudo per il viso.

Un brivido gli corse lungo la schiena al ricordo di quella ragazza, il ghigno malefico che le solcava il viso fino a stravolgerlo completamente.

Antonio aveva avuto la sensazione di trovarsi di fronte a qualcos'altro, non poteva essere Ariell quell'essere che lo aveva aggredito.

Se qualcuno gli avesse raccontato una storia simile lo avrebbe preso per matto ma, ora che era capitato a lui, non poteva far altro che rivivere quell'incubo.

Peccato che i tagli sull'intero corpo gli dicessero che non era un incubo ma bensì la realtà.

Domani sarebbe partito per Caracas col primo volo, non aveva nessuno da avvisare, nessuna famiglia da lasciare.

Avrebbe scritto due righe per la cugina, l'unica parente che gli fosse rimasta.

Nessuno doveva sapere che fine avesse fatto ma sopratutto nessuno doveva sapere cos'era accaduto quel giorno.

Aveva paura per la propria vita.

Non farti mai più vedere.” la voce di Ariell riecheggiò nella mente ghiacciandogli il sangue nelle vene.

Non aveva il minimo dubbio che, se l'avesse rivisto, l'avrebbe ucciso.

La mente tornò al momento in cui la ragazza aveva scostato le mani dalla scrivania dove il legno appariva carbonizzato proprio nel punto dove prima era a contatto con la sua pelle.

Com'era possibile una cosa simile?

Che poteri aveva la giovane?

Cosa sarebbe successo se non si fosse trattenuta?

Erano domande a cui non avrebbe mai trovato una risposta.

L'unica cosa a cui doveva pensare ora era scappare il più lontano possibile da quella cittadina senza lasciare traccia.


ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti.

Se avete letto il capitolo vuol dire che state seguendo questa storia strana.

So che non ci sono stati ancora molti punti particolarmente paurosi ma arriveranno a breve perché ci stiamo addentrando nel vivo della storia.

Se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate e se avete delle idee da propormi o cosa vi aspettate di leggere nei prossimi capitoli.

Se avete consigli costruttivi non abbiate remore a scrivermeli.

Un bacio da Fly90




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Capitolo 16
*** 16 ***


16



Dopo aver visto la sofferenza dei suoi genitori, Ariell, pensò per il resto della serata a Maria, quella che si era presentata come madre biologica.

La rabbia le scorreva come corrente sotto la pelle incendiandole il corpo e la mente.

Assieme alla rabbia però era sopraggiunta anche la paura, paura di se stessa, di ciò che giorno dopo giorno stava diventando.

Sapeva che, più il tempo passava, e più lei perdeva controllo su se stessa, lo sentiva chiaramente.

Si chiese se, ad un certo punto, avrebbe perso totalmente il controllo del suo corpo e della sua mente.

Quella prospettiva le gelava il sangue nelle vene.

Ogni volta che perdeva la calma era sempre più difficile trattenersi dal fare qualcosa di irreparabile.

Aveva paura di se stessa.

Era diventata carnefice e vittima di se stessa allo stesso tempo.

Com'era solita fare ultimamente si posizionò dinanzi allo specchio e guardò con attenzione i suoi occhi così diversi fra loro.

L'occhio destro ormai era irriconoscibile, nero come la pece, tanto che a guardarlo si aveva l'impressione di essere risucchiati in un tunnel buio e senza fine.

Rabbrividendo distolse lo sguardo e si diresse verso l'armadio a muro in fondo alla stanza.

Aprì le ante con un colpo secco e frugò freneticamente all'interno buttando a terra tutto ciò che le capitava a tiro, quando trovò la coperta beige che le aveva regalato sua nonna prima di morire, si diresse nuovamente verso lo specchio.

Buttò la coperta sullo specchio in modo che lo coprisse interamente e si fermò a guardare la propria opera con soddisfazione.

Ora non doveva più fare i conti con se stessa, o almeno per il momento.

Si avviò verso il letto dove si lasciò cadere con un profondo sospiro e accese la tv per distrarsi un po'.


**


Maria si rigirò nel letto inquieta.

Aveva la sensazione di essere osservata.

Stava dormendo, sognando e inconsciamente lo sapeva, eppure sentiva chiaramente che qualcuno la stava fissando.

Non avrebbe saputo dire se nel sogno o nella realtà.

Si rigirò nuovamente emettendo un lamento, dietro le palpebre gli occhi si muovevano nervosamente.

La sensazione crebbe intrappolandole lo stomaco in una morsa, rabbrividì stringendosi la coperta al corpo.

Le venne la pelle d'oca.

Davanti a sé vedeva il buio più totale, nero come la pece e sembrava intenzionato ad inghiottirla.

Camminava a passo lento, incespicando di tanto in tanto nei suoi stessi piedi.

La paura le faceva accapponare la pelle, le orecchie tese a cogliere il minimo rumore.

Nulla però sembrava muoversi intorno a lei.

Eppure era certa che qualcosa si nascondesse nell'ombra, pronta a balzarle addosso quando meno se l'aspettava.

Era così che doveva sentirsi una gazzella quando percepiva la presenza del leone.

I muscoli si tesero pronti a scattare in una folle corsa non appena quel qualcosa si fosse deciso ad attaccarla.

Affrettò il passo imprecando per la mancanza di luce.

Prese un profondo respiro che si spezzò quando venne scossa dall'ennesimo brivido.

Percepì qualcosa davanti a lei e incespicò nuovamente perdendo l'equilibrio.

In un attimo si ritrovò a terra con le mani che si appoggiavano al terreno freddo.

Un verso strozzato le uscì dalla bocca suo malgrado, disperdendosi nel nulla.

L'eco sorda e lontana della sua voce spezzò il silenzio.

Si portò una mano alla bocca cercando di incanalare l'aria.

Un movimento improvviso seguito da un rumore appena percettibile la fece sobbalzare.

Ora ne aveva la sicurezza, qualcosa si nascondeva nell'ombra e tra poco avrebbe sferrato il suo attacco.

Prese a tremare incontrollabilmente mentre cercava di rialzarsi.

Più faceva attenzione a non fare rumore e più le sembrava che, ogni movimento, desse luogo ad un frastuono tremendo.

Presa dal panico mosse qualche passo indietro scrutando davanti a sé, nonostante non potesse vedere nulla.

La cosa si mosse con lei, doveva essere a non più di una ventina di passi, ne percepiva la presenza.

Si fermò, il corpo incapace di muoversi, attanagliato dal panico.

Il respiro le usciva spezzato e il cuore le rimbombava nelle orecchie facendole venire la nausea.

Ci furono attimi di completo silenzio, il silenzio dell'attesa, quel momento in cui la preda analizza le varie possibilità di fuga e il predatore sa per certo che dovrà attaccare prima che l'altro muova un solo passo.

Ed è allora che Maria si girò lanciandosi in una corsa disperata, cieca.

Il predatore si lanciò all'inseguimento portandola a correre ancor più veloce, portando il proprio corpo allo stremo delle forze.

Maria sapeva che non poteva fermarsi anche se le gambe minacciavano di cedere da un momento all'altro, i polmoni le bruciavano dolorosamente chiedendole ossigeno.

Fu un attimo, il piede destro scivolò di lato piegandole la caviglia e facendola cadere a terra con un tonfo pesante.

Lanciò un urlo di dolore e sorpresa ma tentò di strisciare ugualmente arrancando nel terreno soffice.

Sapeva che fra qualche istante la cosa l'avrebbe presa, poteva già sentire il suo respiro caldo sui piedi mentre continuava ad arrancare.

Un corpo pesante si abbatté su di lei imprigionandola sotto di sé.

D'istinto cercò di far leva quel tanto che bastava per girarsi sulla schiena e colpì alla cieca guadagnando tempo.

Sapeva che doveva colpire più forte che poteva ma il corpo era stanco e affaticato e l'adrenalina completamente esaurita dalla corsa.

Qualcosa la bloccò schiacciandole la gola con forza.

Era troppo forte rispetto a lei, non sarebbe mai riuscita ad avere la meglio.

Pregò di svegliarsi al più presto, quel sogno sembrava fin troppo reale.

Sentiva la presa farsi più stretta e i polmoni che cercavano aria senza trovarla.

La mente si annebbiò mentre le forze iniziavano definitivamente a scemare dal suo corpo.

Mentre si lasciava andare notò gli occhi della cosa, gialli e ferini che la guardavano con perfidia, avidi di vedere l'ultimo barlume di vita impresso nel suo sguardo.

E allora trovò in fondo a sé stessa un residuo di forza che la portò a stringere le proprie mani intorno a quelle della cosa.

Prese a graffiare quelle dita calde come il fuoco imprimendo a fondo le unghie nella carne.

Maria aprì gli occhi di scatto rendendosi conto che realmente stava lottando contro qualcuno.

China su di lei una donna la stava strangolando con una forza tremenda.

Non riusciva ad urlare ne ad allontanarla nonostante la stesse graffiando come un gatto.

Di scatto piegò le gambe e sferrò un calcio a piedi uniti in pieno petto alla donna mandandola a sbattere contro il comò.

Finalmente libera prese una lunga boccata che le infiammò la gola e i polmoni.

Tossì alzandosi di scatto e accendendo la luce.

Guardò la donna che si stava mettendo in ginocchio.

I lunghi capelli neri le coprivano il volto impedendole di vederla con chiarezza.

Un presentimento si fece piano piano spazio nel suo cuore mentre osservava la donna alzare lentamente il viso.

I capelli si spostarono leggermente e Maria incontrò quello sguardo glaciale che aveva visto mille volte nei suoi peggiori incubi.

Chiuse le palpebre per una frazione di secondo e quando le riaprì la ragazza era scomparsa.



**


Ariell si alzò così velocemente dal letto che la testa prese a girarle vorticosamente e si dovette appoggiare alla spalliera per non finire a terra.

Il cuore che minacciava di esploderle nel petto.

Doveva essersi addormentata davanti alla tv.

Scosse la testa cercando di mettere ordine ai rimasugli di immagini dell'incubo dal quale si era appena svegliata.

Non aveva mai avuto un incubo così realistico.

La sensazione della pelle fredda della donna sotto le mani, il suo sguardo pieno di paura mentre soffocava, l'euforia dovuta alla sensazione di potere che aveva provato accorgendosi di essere in vantaggio su di lei.

Sarebbe bastato ancora qualche attimo e l'avrebbe uccisa.

Il suo corpo indifeso mentre si dibatteva nella sua stretta, che aumentava la sua sete di sangue.

Aveva sognato di uccidere Maria.

Il suo odio verso di lei doveva essere forte a tal punto da farle desiderare di vederla morta.

Un brivido le percorse la schiena al ricordo di quando i loro sguardi si erano incrociati.

Si portò la mano alla fronte ma non appena la mise a fuoco si bloccò.

Si guardò sconcertata le mani ricoperte di graffi freschi, dai quali sgorgava ancora il sangue che cadeva a terra in piccole gocce sporcando il pavimento.

Ricordò di quando Maria aveva preso a graffiarle le mani nel tentativo di liberarsi, Ariell aveva sentito il dolore quando le piccole unghie le si erano conficcate nella pelle ma questo non l'aveva fermata.

In preda al panico corse in bagno e lavò via il sangue freneticamente, sfregandosi la pelle fino a farsi male.

Avrebbe voluto lavare via col sangue anche quella che stava diventando, quel mostro che le si era annidato nel cuore.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Cosa ne pensate del capitolo?

Spero che questa storia non stia diventando noiosa perché ci sto mettendo molto impegno nel scriverla.

Che dire?

Ci vediamo tra una settimana con il prossimo capitolo.

Grazie per averla letta.

Un bacio da Fly90










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Capitolo 17
*** 17 ***


17



Vera si avvicinò cautamente a Lara, le accarezzò i lunghi capelli castani.

Guardò la il viso candido della ragazza e per un attimo sorrise, sembrava un angelo mentre dormiva.

Poi il sogno si spezzò e Lara girò la testa verso di lei esponendo la guancia deturpata.

Vera non riusciva a farsene una ragione, sapeva che la ragazza non avrebbe mai potuto dimenticare quanto le era accaduto.

La guardò con tenerezza prima di fare un passo indietro per permettere alla giovane di mettersi seduta sul letto.

Erano ormai quasi due mesi che la ragazza era ricoverata e, grazie a Vera, era migliorata molto.

Ora sembrava avere meno paura e sicuramente aveva fiducia in lei.

Lara la guardò e un piccolissimo sorriso le increspò le labbra.

Non sorrideva quasi mai ma quando lo faceva tornava ad essere per un attimo la ragazzina che era.

Vuoi andare a fare due passi dopo la colazione?” le chiese di slancio la donna vedendola di umore buono.

Lara fece segno di si con la testa porgendole la spazzola che teneva sul comodino e invitandola a pettinarla.

Non si lasciava toccare quasi da nessuno ma a Vera permetteva spesso di pettinarla e prendersi cura di lei.

Dopo che ebbe fatto colazione Vera la condusse all'esterno procedendo a passo lento verso il piccolo parco della struttura.

Si sedettero sulla panchina e Vera guardò la ragazza mentre osservava il mondo intorno a sé come se fosse da tempo che non lo vedeva più.

Lara, come ti senti?” le chiese ben sapendo che non avrebbe ricevuto risposta.

Infatti la ragazza non si voltò nemmeno ma si limitò ad alzare le spalle come a dire che non lo sapeva.

Poi all'improvviso si girò puntando lo sguardo nocciola nel suo e si gettò fra le sue braccia stringendola forte.

Vera ne fu sorpresa ma dopo qualche attimo la strinse a sua volta sentendosi vicina alle lacrime.

Avrebbe fatto di tutto per quella ragazza.


Lara voleva fare in modo che Vera sapesse quanto contava per lei, quanto la stava aiutando ma le parole ancora faticavano ad uscire così l'aveva semplicemente abbracciata sperando che capisse.

Appena si allontanò lesse la commozione negli occhi della donna e fu certa che aveva capito.

Era passato molto tempo da quel terribile giorno e aveva fatto enormi passi ma ancora non riusciva a comunicare, nemmeno con Vera.

Erano poche le parole che riusciva a mormorare.

Eppure voleva parlare, si sentiva le parole esploderle nella testa, e sapeva che l'unica persona che poteva ascoltarla era Vera.

Prese un profondo respiro e aprì la bocca.

Dapprima non uscì altro che un gemito rauco che la scoraggiò.

Vera si girò dalla sua parte e le prese la mano come a farle sentire che lei era lì.

Lara ritentò, prese un altro respiro e finalmente, dopo un tempo infinito, dalla sua bocca uscirono le parole come un fiume in piena.

è … è stata una mia compagna di scuola a farmi questo. Lei non è una persona normale, mi ha bruciata con la mano. Lo giuro. Io le avevo soffiato il ragazzo e lei si è vendicata. Ma non è umana! È un mostro, i suoi...i suoi occhi erano strani, avevano una luce cattiva e...e...” vomitò quelle parole incapace di fermarsi.

Respira Lara, calmati. Sono qui e ti ascolto.” la tranquillizzò la donna stringendole la mano ancora più forte e accarezzandole la guancia sana.

I-Io... io so che non sono pazza. Quella ragazza è un mostro. Io l'ho vista.” Lara prese a tremare così forte che le fu impossibile continuare a parlare senza mozzarsi la lingua.

Andrà tutto bene. Te lo prometto. Ora chiamerò la polizia e dirai loro quello che hai detto a me.” Le disse Vera stringendola in un abbraccio.

Sapeva che era una storia inverosimile sicuramente alterata dallo shock ma qualcuno doveva averle comunque fatto del male e se quella ragazza era coinvolta avrebbe dovuto pagare.

Appena Lara si fu calmata Vera la riaccompagnò nella sua stanza dove si addormentò stanca, e provata dalle emozioni.


*


Ma non ti danno fastidio quelle maniche?” borbottò Magdalena indicando le mani di Ariell.

No.” scosse il capo la giovane guardandosi le lunghissime maniche che le coprivano quasi interamente le mani.

Era costretta a nasconderle per via dei profondi graffi che le solcavano.

Rabbrividendo tornò a guardare l'amica ignara di tutto.

Oggi fa freddino.” buttò lì a mo' di scusa sperando di convincerla.

Maddy si limitò a scrollare le spalle.

Oggi vieni da me?” le chiese tenendole aperta la porta.

Umh...si, perché no, tanto i miei sono andati dai Martin e penso che non torneranno prima di cena.” Assentì Ariell mentre la seguiva.

Si stavano avvicinando al cancello quando Maddy la prese per il braccio fermandola di colpo.

Non vorrei spaventarti ma davanti al cancello c'è una donna bellissima che non ti mollato con lo sguardo nemmeno un secondo da quando sei uscita dalla porta.” le disse in un sussurro.

Ariell si sentì gelare cercando di voltarsi.

No! Non la guardare o capirà che l'abbiamo vista.” la redarguì Maddy impedendole di girarsi del tutto.

Com'è fatta?” chiese Ariell trepidante.

Ti somiglia parecchio, capelli lunghi neri, viso ovale, tratti delicati. In poche parole la tua copia un po' invecchiata.” la informò l'amica.

Cazzo! È lei, è quella donna.” mormorò la giovane tendendo i muscoli.

Che facciamo?”

Credo sia troppo tardi per scappare, sta venendo da questa parte.” l'avvertì lasciandole il braccio e portandosi davanti a lei.

La donna si fermò scrutando Ariell con quello sguardo smeraldo.

Ho bisogno di parlarti, voglio spiegarti tutto.” le disse titubante.

Non abbiamo nulla da dirci! Come ti permetti di venire a scuola? Mi stai forse pedinando?” sbottò alzando la voce e attirando l'attenzione di alcuni ragazzi intenti a parlare fra loro.

La donna si guardò intorno imbarazzata.

N-no. Volevo solo poterti parlare, spiegarti ogni cosa Ariell. Vorrei una possibilità.” sussurrò guardando a terra.

Non credo sia possibile, ne ora ne mai.” Le disse secca Ariell prima di sorpassarla lasciandola lì nel cortile.

Ti prego, aspetta!” tentò di fermarla muovendo un passo verso di lei. Gli occhi tormentati.

Nel allungare la mano per fermarla, la sciarpa che aveva al collo le scivolò mostrando un segno violaceo intorno al collo affusolato.

Ariell rimase pietrificata.

Un sospetto le si insinuò nel petto. Sentì un violento bruciore alle mani, lì dove i segni delle unghie della donna le avevano graffiato la pelle.

Non appena Maria si accorse di essere esposta si coprì velocemente.

Si guardarono negli occhi ed entrambe ebbero la sensazione che, quegli stessi sguardi si erano incatenati la notte prima.

Maddy fece per parlare ma Ariell la interruppe.

Va bene, accetto di ascoltarti ma poi dovrai lasciarmi in pace. Per sempre.” disse categorica incapace di mandare via quel senso di terrore che le attanagliava le viscere.

Maria assentì debolmente.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti, eccomi con un altro capitolo, questa storia procede a rilento ma manca ancora molto per arrivare alla fine.

Non ho molto tempo per scrivere ma cercherò di finirla al più presto.

Un bacione da Fly90




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Capitolo 18
*** 18 ***


CAPITOLO 18


Il viaggio dalla scuola alla casa di Maria fu silenzioso, di tanto in tanto la donna guardava di sottecchi la ragazza che puntava lo sguardo ovunque piuttosto che nello sguardo della madre.

Non sarebbe stato semplice, Maria lo sapeva bene.

Con un lungo sospiro parcheggiò nel vialetto e rimase per un attimo ferma in attesa.

Ariell scese quasi di corsa dall'auto come se trovasse insopportabile starle così vicino, Maria sentì una fitta al cuore che le fece riaffiorare le lacrime agli occhi.

Li strinse con forza e prese un profondo respiro prima di scendere a sua volta ed avvicinarsi alla ragazza che, con le mani in tasca si guardava attorno titubante.

Vieni, accomodati.” la invitò la donna dopo aver aperto la porta.

Non è una visita di cortesia.” la rimbeccò lei prontamente.

Ascolta, so che non vorresti essere qui ma ti ricordo che hai accettato di ascoltarmi.” Maria si fece prendere dalla frustrazione.

Ariell trasalì come se non si aspettasse la reazione della donna e senza dire una parola procedette spedita verso il comodo divanetto verde al centro della stanza.

Vuoi qualcosa da bere?” le chiese cercando di essere gentile.

Un tè” rispose secca “per favore” aggiunse poi in un raro momento di gentilezza.

Nessun problema.” Maria si tolse la giacca e andò in cucina dove riempì il bollitore e lo mise sul fuoco.

Ariell, approfittando del momento di solitudine si alzò avvicinandosi al mobiletto che ospitava diverse fotografie.

Ne prese una che ritraeva una giovanissima Maria, la somiglianza fra loro era a dir poco spaventosa.

La posò con un brivido e diresse la sua attenzione su quella affianco.

Ritraeva una coppia di cani dall'aria dolce e allegra.

Vedo che stai guardando Shawna e Billy, ti piacciono gli animali?” le chiese Maria posando il tè sul tavolino di fronte al divanetto.

Si, ma non ne ho mai potuto avere uno, papà è allergico al pelo.” rispose lei rimettendo la foto al proprio posto e voltandosi ad osservare la bellezza della donna mentre versava con grazia il tè nelle tazze.

Si sorprese a pensare se anche lei possedesse quella grazia.

Accorgendosi del suo sguardo Maria le sorrise, un sorriso luminoso che le fece brillare gli occhi di un verde indescrivibile.

Suo malgrado anche sulle labbra della giovane balenò un sorriso.

Era davvero bella.

Quanto zucchero ci vuoi?” le chiese sedendosi e prendendo il cucchiaino in mano.

Lo bevo senza, aggiungo solo un goccio di limone.” rispose Ariell sedendosi di fianco a lei.

Sorseggiarono la bevanda in silenzio, l'unico rumore presente era il ticchettio dell'orologio appeso in cucina che scandiva i secondi.

Ariell fu la prima a spezzare il silenzio.

Hai sempre saputo dove abito?” le chiese a bruciapelo.

Maria posò la tazza e serrò le mani in grembo osservando un punto imprecisato del tavolino.

No, in realtà l'ho saputo solo di recente.” Rispose con voce bassa.

Perché non mi hai mai cercata prima?” si lasciò sfuggire Ariell guardandola di sottecchi.

Non voleva farle capire quanto fosse importante per lei sapere il motivo dell'abbandono ma non riuscì a trattenere il tono concitato della voce.

Maria alzò lo sguardo e lo puntò su di lei ma la ragazza continuò a non intercettare gli occhi della madre.

Non è facile, i-io ero consapevole del fatto che tu non eri a conoscenza del fatto che sei stata adottata e non volevo sconvolgerti la vita...”

Però hai deciso di sconvolgermi la vita adesso.” la interruppe in un moto di rabbia.

Non è come pensi, io ho dovuto cercarti ora...” cominciò a farfugliare Maria ma si bloccò, pensò fosse meglio iniziare dal principio.

Quando sono rimasta incinta di te ero molto giovane, nonostante questo ero felice, avevo iniziato a sognare un futuro con te e il ragazzo che amavo ma, le cose non sempre vanno come vorremmo.”

Ariell era completamente persa ad ascoltarla, non lo avrebbe mai ammesso ma, moriva dalla curiosità di sapere cos'era successo in seguito.

Quando comunicai a tuo padre la notizia lui invece di abbracciarmi ed essere felice mi aggredì prendendomi a schiaffi e dicendomi chiaramente che non ne voleva sapere. Tornai a casa distrutta e mi gettai tra le braccia di mia madre in cerca di conforto. Purtroppo non appena mi aprii lei reagì molto male, mi disse che avrei dovuto abortire e che mio padre non ne avrebbe dovuto sapere nulla altrimenti avremmo passato dei seri guai sia lei che io. Mio padre era molto severo ma allora ero una ragazzina e vedevo le cose semplici, con l'immaturità dei giovani. Cercai di farla ragionare ma non ne volle sapere, la decisione era presa: avrei dovuto abortire il giorno dopo.” fece una breve pausa in cui Ariell non poté fare a meno si provare pena per quella ragazza che Maria era stata.

Passai tutto il giorno a torturarmi, a pensare se davvero ti volevo, cercai di convincermi che avere un figlio a quell'età non sarebbe stato facile e che la mia vita sarebbe stata meglio senza di te. Nonostante questo la notte decisi di scappare, non potevo abortire, dentro di me sapevo che non l'avrei mai fatto. Aspettai che i miei andassero a dormire e raggruppai le poche cose che possedevo, quindi mi calai dalla finestra e corsi più veloce che potevo. Avevo paura, ero sola nella notte e correvo senza una meta, non sapevo dove andare e con me avevo poco denaro, poteva bastarmi giusto per una settimana o forse due. Ero così spaventata!” la voce di Maria s'incrinò e dovette aspettare qualche momento prima di poter proseguire.

Corsi a perdifiato in mezzo al bosco fino a che non mi sentii stremata. Trovai una piccola grotta e caddi in un sonno profondo. Quella notte accadde qualcosa di strano, io ebbi una premonizione.”

Ariell la guardò sconcertata.

Una premonizione?” chiese confusa.

Maria annuì.

So che sembra una cosa strana ma...al mondo esistono cose a cui non si può dare una spiegazione razionale Ariell. Io sono una sensitiva e quella notte i miei “poteri” si manifestarono per la prima volta.”

La ragazza rimase in silenzio per un lungo tempo, tanto che Maria si aspettò di vederla schizzare via dal divano accusandola di essere pazza. Ma Ariell la spiazzò.

La guardò attentamente negli occhi e le mise una mano fra le sue stringendole le dita.

E che cos'hai visto?” le chiese docilmente.

Ho visto mia madre che si tagliava le vene.” sussurrò con lo sguardo perso nel passato.

Oddio! È terribile. E cos'hai fatto?” la incalzò cercando di non sembrare insensibile.

Poteva solo immaginare come si fosse sentita Maria in quel momento.

All'epoca non sapevo di avere dei poteri e lo presi come un incubo dovuto allo stress e al mio stato. Se solo avessi capito...” la voce le si affievolì fino a smorzarsi del tutto e grosse lacrime presero a rigarle il volto.

A quel punto Ariell non la vedeva più come una minaccia, come un nemico, vedeva una donna ferita che aveva affrontato situazioni più grandi di lei.

Prima che se ne rendesse conto la stava abbracciando stretta.

Non appena si riprese Maria si sforzò di continuare.

Per una settimana vagai per i boschi, avendo troppa paura di essere trovata, mangiando bacche e bevendo l'acqua che trovavo, poi però mi decisi ad uscirne. Per fortuna una donna mi diede un passaggio fino alla città vicina dove potei finalmente fare un pasto decente e una doccia. Ma non potevo certo fermarmi a lungo, i miei genitori sicuramente mi stavano cercando e non potevo permettere che mi trovassero. Nei giorni precedenti avevo preso la mia decisione: tu saresti nata. Mi sarei trasferita in una città lontana, avrei lavorato e fatto mille sacrifici ma, insieme, ce l'avremmo fatta.”

Gli occhi di Ariell si velarono di lacrime a quelle parole.

Se mi volevi così tanto perché mi hai abbandonata?” le chiese con la voce rotta.

Maria si vergognò per questo e tuttavia non rispose alla domanda ma continuò a raccontare.

Facendo l'autostop, prendendo bus e treni riuscii ad allontanarmi abbastanza da pensare di essere al sicuro e iniziai una nuova vita. Trovai lavoro come colf presso una ricca donna anziana che mi dava vitto e alloggio. Quando seppe che ero incinta non mi cacciò come temevo ma anzi, si offrì di aiutarmi. Era una donna straordinaria.” si soffiò il naso cercando di non piangere ancora “purtroppo le visioni si fecero più frequenti, a volte vedevo cose irrilevanti, altre invece cose che mi facevano paura. Finché mi resi conto di essere una sensitiva. Vedevo le cose prima che accadessero e un giorno arrivai addirittura a scoprire come un uomo del vicinato fosse morto per mano di un delinquente. Allora cominciai ad avere seriamente paura.”

Ariell annuì immaginando quanto dovesse essere spaventata, doveva proprio sentirsi come lei adesso, un mostro.

La mia gravidanza era agli sgoccioli, mancava una settimana quando ebbi una visione terribile. Ero in un letto d'ospedale e tra le mie braccia tenevo un neonato. Era così piccolo e fragile che quasi avevo paura a toccarlo. Lasciavo correre lo sguardo sulle guanciotte rosa, il nasino a punta, le mani strette a pugno. D'improvviso sentii una sensazione strana al petto e il neonato aprì gli occhi. Mi ritrovai a fissare lo sguardo in due occhi dal colore differente. In genere i neonati hanno gli occhi blu ma quello aveva chiaramente un occhio azzurro ghiaccio e uno così scuro da apparire quasi nero. Tuttavia non fu il colore degli occhi a terrorizzarmi. Lo sguardo del bambino non era quello di un neonato, so che sembra strano ma ti assicuro che non era uno sguardo umano.” si fermò rabbrividendo, ancora oggi poteva vedere chiaramente quello sguardo gelido incastonato nel viso innocente di un neonato.

Ariell sobbalzò ravviandosi i capelli nervosamente.

N-non ci posso credere...” riuscì solo a dire.

Da quel giorno ebbi la stessa visione tutte le notti fino al momento del parto. Ogni volta vedevo i tuoi occhi gelidi che mi guardavano con rabbia. Nonostante questo cercai di convincermi che non poteva essere vero, non poteva essere reale. Infatti, quando ti portarono finalmente tra le mie braccia, eri una normalissima bambina dallo sguardo innocente e dolce. La mia bambina.” disse dolcemente perdendosi nel ricordo di quel viso paffuto.

Anche la ragazza si trovò a sorridere suo malgrado.

Eri una bimba molto vivace, piangevi spesso e non volevi mangiare. Ma nonostante questo mi regalavi momenti preziosi fatti di mugolii che emettevi solo quando mi vedevi china sulla culla, fatti della sensazione del tuo pugnetto che stringeva le mie dita con una forza impensabile. Quando però tu avevi un mese le cose cambiarono drasticamente.” la voce di Maria tornò ad incrinarsi ma stavolta pareva per la paura e non per la tristezza.

Ogni volta che mi guardavi venivo oppressa da una sensazione di malessere, facevi cose strane come ad esempio fissare il soffitto anche per un intero pomeriggio senza nemmeno sbattere le palpebre. Una volta, non so come, riuscisti anche a romperti un dito semplicemente prendendolo con l'altra mano e girandolo all'indietro. Non versasti nemmeno una lacrima nonostante dovesse farti molto male. Fu allora che capii che qualcosa in te non andava. Lo sentivo nel profondo.” Maria guardò la figlia stringerle la mano mentre una lacrima le scendeva sulla guancia. “la cosa più spaventosa di tutte fu quando mi accorsi di una macchia azzurra in un occhio. Decisi che no era nulla di grave ma la macchia si allargava giorno dopo giorno fin quando il tuo occhio non divenne interamente azzurro. E allora mi tornò alla mente il sogno che mi aveva ossessionata poco prima che nascessi ed ebbi paura Ariell. Una paura incontrollabile. Diventavi sempre più strana, facevi cose che un neonato normale non fa e io ebbi la certezza che in te ci fosse qualcosa di malvagio.” a quel punto la donna prese a tremare convulsamente sbattendo i denti.


ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti, preferisco spezzare il racconto di Maria altrimenti rischia di venire troppo lungo e non mi piacciono i capitoli troppo lunghi.

Spero che vi piaccia come sta procedendo la storia.

Un bacione da Fly90.


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Capitolo 19
*** 19 ***


CAPITOLO 19


A quelle parole il sangue di Ariell le si ghiacciò nelle vene.

In te c'era qualcosa di malvagio” aveva appena detto sua madre. Un brivido le corse lungo la schiena mentre la guardava tremare dalla testa ai piedi.

Lo sentivo dentro di me. E ho avuto paura Ariell. Sono stata una codarda e...” la voce le si spezzò del tutto perdendosi in un farfuglio del quale non si capiva nulla.

E mi hai abbandonata.” finì per lei la ragazza abbassando lo sguardo, quello sguardo che aveva portato sua madre ad abbandonarla, a disfarsi di lei.

Si. Ti ho portata all'ospedale e ho rinunciato a te assicurando che non sarei più tornata a cercarti. Mi assicurai che trovassero una famiglia che ti avrebbe amata e non ti facesse mancare nulla quindi scappai. Non potevo tornare a casa senza di te così mi ritrovai a scappare nuovamente. Non lasciai nemmeno un messaggio alla donna che mi aveva accolta perché mi vergognavo troppo, mi odiavo con tutto il cuore.” Disse le ultime parole guardando Ariell negli occhi come se volesse farle capire quanto erano vere, e lei le credette, le lesse il dolore e la rabbia nello sguardo verde smeraldo.

Se potessi tornare indietro non lo farei Ariell, ti ho lasciata e non me lo perdonerò mai, mai finché avrò vita. È solo che ho avuto paura, non sapevo come fare e pensavo mi avresti fatto del male senza pensare che io te ne ho fatto molto di più.” si mise a singhiozzare così forte che sembrava le si potesse aprire il torace da un momento all'altro.

La ragazza rimase ferma per un momento. Pensava che avrebbe provato rabbia, rancore, odio, ma nessuno di questi sentimenti albergava in lei ora.

Si sentiva soltanto triste, vuota e impaurita.

Sapeva che la madre aveva sempre avuto ragione, lei era malvagia. Era un mostro.

Il suo mondo crollò in un istante infrangendosi in milioni di pezzi.

Perché mi sei venuta a cercare?” chiese con un filo di voce.

Maria si asciugò le lacrime prendendo un profondo respiro tremante, sapeva che sarebbe arrivato il momento di dirle la verità.

Cercò il coraggio dentro di sé e con voce resa innaturalmente stridula dal groppo in gola si preparò a vuotare il sacco.

Circa due mesi fa ho iniziato ad avere degli incubi ricorrenti. Vedevo una ragazza sola e immobile, come se fosse congelata al centro di quella che sembrava inizialmente una grotta. Era così bella da sembrare quasi angelica finché non aprì gli occhi e mi ritrovai a fissare con crescente terrore uno sguardo glaciale. Proprio quello sguardo che tanto tempo prima aveva tormentato la mia esistenza. Era il tuo quello sguardo che mi pungeva Ariell. Ma dopo lo spavento iniziale finalmente capii. Non stavi cercando di farmi del male ma bensì di chiedermi aiuto.” la guardò dritto negli occhi e le carezzò il viso con dolcezza.

Cioè, tu hai sognato me che ti chiedevo aiuto?” chiese lei sbigottita.

Si, notte dopo notte tu mi chiedevi aiuto disperatamente ma io non sapevo come fare. Iniziai a cercare indizi, un modo per risalire alla famiglia che ti aveva adottata, tornai all'ospedale dove ti avevo lasciata ma nemmeno lì seppero dirmi nulla dato che io avevo chiaramente detto di non volerne più sapere. Ero ad un punto morto finché una notte tu mi diedi un indirizzo.”

Come facevi a sapere che era giusto? Si insomma, che non fosse solo un sogno?” le chiese Ariell confusa.

Col tempo ho imparato a fidarmi dei miei poteri, li ho accettati e so che posso prenderli in considerazione. Per questo mi sono recata a casa tua e ho fatto pressione ai tuoi per vederti, per conoscerti.” spiegò Maria cercando di essere il più chiara possibile rendendosi conto dell'assurdità della propria storia.

Eppure Ariell sembrava crederle. Si chiese come mai quella ragazza così sveglia non le avesse ancora dato della pazza.

Quindi sei venuta qui per... salvarmi?” domandò incredula.

Io so solo che tu hai chiesto aiuto, la tua anima ha chiesto aiuto e io sono venuta qui per aiutarti qualsiasi sia il motivo.” sentenziò semplicemente.

Ti rendi conto che sono passati molti anni vero? E che mi hai abbandonata, non sapevi nemmeno se fossi ancora viva o no.” Ariell si fermò scrutandola a fondo con quegli occhi così strani, così particolari e Maria si sentì scoperta, come se potesse leggerle nell'anima.

Si, me ne rendo conto e non pretendo il tuo perdono, so di non meritarlo ma sento che c'è qualcosa che mi nascondi e vorrei che me ne parlassi.”

La ragazza rimase in silenzio per un lungo momento chiedendosi se davvero poteva fidarsi di quella donna.

Cos'avrebbe pensato se le avesse raccontato tutto quello che aveva fatto?

Eppure nonostante avesse paura sentì forte il desiderio di parlare con qualcuno.

Sentiva di potersi fidare.

Non so come spiegarlo ma da qualche tempo è come se qualcosa in me stesse cambiando. A volte è come se perdessi il controllo della mia mente e del corpo, mi capita di lasciarmi prendere dalla rabbia, una rabbia incontenibile che mi esplode dentro. Ho paura. Non so come contrastarla.” non appena ebbe tirato fuori queste parole si sentì sollevare un peso dal cuore.

La donna si prese un momento per riflettere strizzando gli occhi e stropicciando distrattamente il fazzoletto tra le mani.

In che senso stai perdendo il controllo su di te?” chiese incerta.

Non lo so, i-io non so come spiegarlo. A volte faccio pensieri brutti, davvero brutti. Sento dentro la voglia di fare del male a qualcuno. Mi succede specialmente quando soffro, quando mi feriscono. Perdo il controllo.” spiegò dando sfogo alla propria disperazione.

Ok, stai tranquilla, sono qui per aiutarti.” le disse rassicurandola.

D'un tratto Ariell si rese conto che non poteva raccontarle tutto, non poteva dirle di Lara, del professore. Semplicemente non poteva parlarne con nessuno.

Agitata si alzò di scatto dal divano e si prese la testa tra le mani prendendo dei respiri profondi.

Maria si alzò a sua volta sentendo che la ragazza si stava chiudendo a riccio. Non si fidava ancora di lei.

Le si avvicinò titubante.

Ariell, non ti voglio fare pressioni. Sappi che io sono qui e se un giorno vorrai condividere le tue paure ti basterà venire a cercarmi. Ma se c'è qualcosa di grave, qualcosa che non vuoi dire nemmeno a te stessa, penso sia meglio che tu me ne parli. Ti posso aiutare, non so come ma so che c'è una ragione per cui il destino mi ha riportata da te.”

Ariell chiuse gli occhi e li strinse per impedirsi di piangere ancora.

Avrebbe tanto voluto parlarle, vuotare il sacco ma qualcosa la trattenne.

Si voltò e le rivolse un esitante sorriso che non comprese gli occhi.

Ok, lo farò.” le disse prendendole la mano e stringendogliela tra le sue “ora si è fatto tardi ed è meglio che vada, mam...si insomma mi aspettano a casa.”

Detto questo la strinse in un breve abbraccio e si diresse verso la porta.

Un secondo dopo la porta si chiuse e la casa sembrò sprofondare nel silenzio.

Maria sorrise nonostante fosse turbata, aveva avuto il primo dialogo con sua figlia.

Sapeva bene che la ragazza le stava nascondendo qualcosa di grosso, lo sentiva.

Sperò che arrivasse presto il momento in cui si sarebbe fidata abbastanza da permetterle di aiutarla.


ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti, eccomi con un altro capitolo.

Ultimamente sono stata un po' lontana dalla scrittura ma ho tutte le intenzioni di portare a termine questa storia.

Un bacione da Fly90.



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Capitolo 20
*** 20 ***


Capitolo 20.


Vera guardò preoccupata verso la porta chiusa ormai da venti minuti buoni.

Il poliziotto Anderson si era chiuso nella stanza con Lara per interrogarla ma la cosa stava andando per le lunghe.

Si alzò, aveva i muscoli rigidi e tremava leggermente, diede ancora uno sguardo verso la porta ancora chiusa.

Mise una mano in tasca facendo tintinnare le monete all'interno e decise di prendersi un caffè.

Le si strinse il cuore pensando agli occhi spaventati di Lara mentre le raccontava tutto.

Proprio in quel momento la porta si aprì e il poliziotto uscì con sguardo corrucciato, si avvicinò al collega appoggiato alla parete e si mise a confabulare sottovoce dando le spalle a Vera.

La donna si avvicinò e mise una mano sulla spalla dell'uomo che si voltò quasi sorpreso.

Sul suo bel volto un'espressione interrogativa.

Ha confessato tutto? Farete qualcosa?” chiese Vera.

Il poliziotto la guardò quasi divertito.

L'unica cosa che si potrebbe fare è farla ricoverare in un centro a posta.”

Cosa sta insinuando?” Vera lo guardò minacciosa.

Sto dicendo che quella ragazza è rimasta “sconvolta” da quanto successo e ha chiaramente stravolto la realtà.” sentenziò il ragazzo lapidario.

La rabbia di Vera schizzò alle stelle e si avvicinò a muso duro all'uomo puntandogli un dito al petto, nonostante lui la superasse di parecchi centimetri.

Lara non è matta, qualcuno l'ha ridotta in quello stato!”

Il poliziotto fece un risolino di scherno.

Come altro giudicherebbe una ragazza che dice di essere stata aggredita dal demonio? Non so lei, ma io non conosco nessuno in grado di ustionare qualcuno con il solo tocco di una mano.”

Vi ha fatto un nome e un cognome, sa chi l'ha aggredita eppure questo non basta?!” gli urlò in faccia sul punto di prenderlo a sberle.

Non possiamo certo prendere per vero quello che ha detto. Non c'è alcuna prova contro quella ragazza, sono solo vaneggiamenti.” sentenziò l'uomo con una scrollata di spalle.

Non ci posso credere, è così che aiutate la gente? Ma che razza di persone siete...” attaccò Vera livida di rabbia.

Ascolti signora, mi dispiace molto ma non possiamo fare nulla, cerchi di capire la prego. Se ci saranno altre aggressioni prenderemo provvedimenti.” l'altro poliziotto si mise in mezzo per acquietare gli animi e non mancò di lanciare uno sguardo severo al collega.

M-ma allora non farete nulla? Non controllerete nemmeno quella ragazza che l'ha aggredita?” chiese incredula la donna rivolgendosi al poliziotto più vecchio.

Quello guardò a terra come se non avesse il coraggio di guardarla poi con voce calma ma decisa disse: “No signora mi spiace, non possiamo prendere per vera una denuncia del genere.”

detto questo i due girarono i tacchi lasciandola lì da sola in mezzo al corridoio.

Mi dia retta, fatela vedere da uno psichiatra.” non mancò di schernirla il poliziotto più giovane rimanendo qualche passo indietro rispetto al collega.

Se ne vada al diavolo!” sibilò Vera tra i denti mentre lo guardava allontanarsi.

Si voltò verso la camera di Lara e, con un grosso sospiro entrò.

La ragazza la guardò speranzosa.

La prenderanno?” Le chiese con gli occhi grandi.

Tesoro, sono certa che lo faranno, ma sai, ci vuole tempo per queste cose...” non se la sentiva di dirle la verità, era già abbastanza difficile per lei, non aveva certo bisogno di sentirsi dire che la reputavano pazza.

La ragazza annuì stringendole la mano e Vera la ricambiò cercando di infondere in quella stretta tutto l'amore che sentiva nel cuore.


ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti lettori, oggi il capitolo è decisamente ristretto ma non potevo aggiungere altro per far capire la situazione.

Voi cosa ne pensate?

Un bacione.


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Capitolo 21
*** 21 ***


CAPITOLO 21


Joyce e Norman si scambiarono uno sguardo preoccupato mentre lanciavano occhiate fugaci alla figlia.

Se ne stava lì, con lo sguardo perso nel vuoto mentre giocherellava con la lasagna, ormai fredda, che giaceva nel piatto.

Tesoro, non ti senti bene?” azzardò la donna con voce dolce.

Ma Ariell parve non sentirla mentre continuava a infilzare e lasciar ricadere il pezzetto di lasagna nel piatto.

Tesoro?” ritentò la donna sporgendosi in avanti per attrarre l'attenzione della giovane, ma ella non reagì nuovamente.

Norman allora allungò la mano e l'appoggiò sulla spalla della figlia che sobbalzò tornando finalmente al presente.

Ariell cosa c'è che non va?” le chiese preoccupato.

Ariell lo guardò di rimando e si sforzò di fare un mezzo sorriso “Niente papà, sono solo stanca. È stata una giornata impegnativa.” spiegò sperando di risultare convincente.

Il padre annuì e le carezzò la testa.

è un vero peccato che tu non abbia fame, la mamma si è superata, le lasagne sono una bomba!” disse indicando con il mento il piatto ancora intatto di Ariell.

La giovane sembrò rendersi conto solo in quel momento di non aver toccato cibo e si voltò verso Joyce con aria colpevole.

Scusa mamma, hai faticato tanto per prepararle ma io stasera sono così stanca da aver lo stomaco chiuso. Mi perdoni?”

la donna le sorrise calorosamente e portò una mano calda e leggera sulla sua guancia carezzandola dolcemente. “Ma certo tesoro, ora vai a riposarti e se ti viene fame più tardi ne lascerò un po' da parte così che dovrai solo metterle nel forno e scaldarle.”

Ariell annuì e si alzò da tavola baciando entrambi i genitori e augurando loro la buonanotte.

Prima di avviarsi in camera si voltò a guardarli ancora una volta sentendosi il cuore pesante nel petto. Amava i suoi genitori con tutto il cuore e non sopportava di poter fare loro del male, eppure lo stava facendo indirettamente.

Ora sapeva che c'era in lei qualcosa di reale, una malvagità che, a quanto le aveva raccontato Maria, era nata e cresciuta con lei.

Cosa doveva fare?

Fidarsi di Maria non era facile, l'aveva abbandonata perché aveva paura di lei, ma d'altra parte sembrava l'unica in grado di aiutarla.

Non poteva permettere che la bestia dentro di lei uscisse del tutto e facesse del male alle persone che più amava al mondo.

Ma esisteva un modo per imprigionarla o, meglio ancora, liberarsene per sempre?

Si, si disse, doveva affidarsi alle conoscenze di Maria in fatto di sovrannaturale, dopotutto le aveva detto di essere una sensitiva e le aveva creduto senza battere ciglio quando le aveva raccontato tutto.

Respirò profondamente e si lasciò cadere sul letto.

Il cellulare segnalò l'arrivo di un messaggio.

Ciao...come stai?”

Ariell si bloccò di colpo e rilesse più volte il mittente: Tomas.

Da quando l'aveva beccato con Lara non si erano più parlati se non in rarissime occasioni.

Nonostante questo il ragazzo la guardava in continuazione e sembrava parecchio giù di morale, aveva persino perso l'allegria che lo contraddistingueva dalla massa.

L'aveva ferita, umiliata e distrutta...eppure le mancava come non mai, ripensava spesso ai momenti passati insieme, ai progetti che avevano per il futuro ormai lontani.

La rabbia nei suoi confronti era ancora viva ma meno accecante e forte rispetto a prima.

Ma Tomas era una lama a doppio taglio, ogni volta il suo pensiero finiva irrevocabilmente a quel che aveva fatto a Lara.

Le era giunta voce che fosse ricoverata in ospedale e che aveva perso quasi completamente l'uso della parola. Si chiese quando sarebbe tornata a casa e un brivido le corse lungo la schiena.

La ragazza avrebbe potuto raccontare quel che le era successo da un momento all'altro e il rischio era altissimo.

Se qualcuno le avesse creduto?

In preda a questi terribili pensieri si mise le cuffiette e fece partire la play list che solitamente aveva il potere di calmarla...ma questa volta non ebbe lo stesso effetto.


Maria sospirò rumorosamente e digitò il numero sulla tastiera, premette la cornetta e attese.

Uno squillo, due, tre finché una voce profonda non rispose all'altro capo del telefono.

Reverendo Michael? Buonasera, sono Maria.”

Buonasera mia cara, in cosa posso esserle utile?” chiese con gentilezza l'uomo.

I...io avrei una questione molto delicata di cui parlarle.” farfugliò in preda all'agitazione. Le mani le tremavano così tanto che dovette respirare a fondo per cercare di calmarsi.

Sembra una cosa grave dal suo tono di voce? È successo qualcosa?” chiese il reverendo preoccupato.

Non riguarda me, riguarda mia...” la voce le tremò prima che riuscisse a dominarla “ Riguarda mia figlia.” riuscì finalmente a concludere.

Il reverendo Michael era al corrente dell'esistenza di Ariell e del fatto che Maria l'avesse data in adozione, conosceva la donna da molto tempo e conosceva anche le sua abilità sovrannaturali.

Di lui si poteva fidare, le aveva sempre dato sostegno e protezione, come un padre.

Sua figlia? L'ha incontrata?” le chiese dubbioso l'uomo.

In realtà è un po' complicata la situazione. Ho avuto una premonizione che mi ha portata da lei e...credo sia in pericolo.” confessò con voce roca mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia.

Capisco...non è opportuno parlarne al telefono mia cara. Venga domani pomeriggio in chiesa e ne parleremo in sicurezza.” la consolò il reverendo.

Grazie, grazie davvero.” riuscì solo a sussurrare Maria prima di concludere la chiamata.

ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao lettori, ci ho messo un po' ma sono tornata.

Ammetto che non è stato facile riprendere in mano questa storia dopo mesi e mesi di inattività, quindi se trovate delle incongruenze, vi prego di non farci caso e di perdonarmi.

Spero che non l'abbiate abbandonata perché ho tutte le intenzioni di portarla finalmente a termine.

Abbiate pazienza lettori ma ho avuto il così detto “blocco dello scrittore”, spero possiate perdonarmi.

Un bacione e ci vediamo al prossimo capitolo.


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Capitolo 22
*** 22 ***


CAPITOLO 22.


Maria entrò titubante nella grande e fredda chiesa, non si poteva certo definire una gran religiosa, però aveva trovato spesso conforto fra quelle mura nei lunghi anni successivi all'abbandono di Ariell.

Il reverendo Michael si voltò e le sorrise bonario andandole incontro.

Mia cara Maria, venga con me.” e detto ciò la guidò dolcemente nel piccolo ufficio facendola accomodare e sedendosi, a sua volta.

Mi ha accennato al fatto che sua figlia si trova in pericolo.”

Maria annuì e prese un grosso respiro.

Si ricorda degli incubi che mi perseguitavano da mesi? Quelli dove vedevo una ragazza che mi chiedeva aiuto?” iniziò la donna guardandolo negli occhi.

L'uomo annuì senza interromperla.

Era mia figlia, la ragazza del sogno. In genere quando apriva gli occhi io mi svegliavo sempre ma, l'ultima volta che l'ho sognata, è andata diversamente. È riuscita a darmi un indirizzo.”

L'uomo fece un cenno col capo invitandola a proseguire e facendosi ancora più attento.

Mi sono recata lì e ho fatto di tutto per vederla. All'inizio era molto arrabbiata ma poi siamo riuscite a trovare un punto d'incontro. Le ho raccontato la verità sulla sua nascita e le mie paure.”

Il reverendo a quel punto parlò.

Le ha raccontato anche le sue percezioni?”

Maria annuì tremando leggermente.

E come l'ha presa la ragazza?” chiese l'uomo preoccupato.

Maria scosse le spalle facendosi pensierosa.

Non ne era stupita. Mi...mi ha raccontato di sentirsi...strana ultimamente, è spesso preda di una rabbia cocente e arriva a formulare pensieri orrendi. È spaventata ed ha paura che questa rabbia la conduca alla pazzia e che possa perdere il controllo della mente e fare qualcosa di irreparabile.” improvvisamente si zittì come se si fosse svuotata.

Il reverendo rimase in silenzio per un lungo momento, così tanto che Maria pensò non avesse recepito le sue parole.

Poi l'uomo parlò, con voce grave e preoccupata.

Maria, non vorrei essere affrettato ma credo che la ragazza sia posseduta da un entità malvagia.”

Maria sbatté le palpebre e un brivido le corse lungo la schiena. Aveva sentito parlare di possessioni molto spesso ma credeva fossero, perlopiù, trovate buone solo per qualche film e non cose che potevano succedere nella realtà.

Eppure qualcosa dentro di lei le disse che era quella la strada giusta, per quanto incredibile potesse sembrare.

So cosa sta pensando Maria, ma non si lasci ingannare da ciò che ha visto in tv o da quanto ha letto in qualche libro troppo fantasioso. Esistono possessioni molto gravi, che portano a commettere gesti inconsulti, portano a fare del male, a diventare pericolosi per se stessi e per gli altri, ma esistono persone abbastanza forti che riescono a contrastare la malvagità. Non è facile, e i casi che riescono a convivere con lati oscuri del genere sono pochissimi, ma se Ariell non è ancora arrivata a fare seriamente del male a qualcuno possiamo intervenire per aiutarla.” cercò di rassicurarla l'uomo.

Ma dicono che le possessioni siano terribili, che succedono cose orribili, le persone possedute possono parlare in lingue sconosciute, possono...” si interruppe con un singulto.

Maria, quello è ciò che fanno vedere al cinema. Non esistono persone che girano la testa a 365 gradi, o che camminano sotto sopra. Però esistono le possessioni, esistono persone in cui il male alberga fin dalla nascita, non se ne conosce la ragione ma succede.” Continuò l'uomo cercando di essere comprensivo.

S-si può fare qualcosa per lei?” Riuscì a buttare fuori la donna ancor più tremante, guardandolo speranzosa.

Il reverendo annuì.

Dobbiamo sottoporre la ragazza ad un esorcismo prima che la parte malvagia prenda il sopravvento. Se perderà il controllo di se stessa potrebbe condurla alla pazzia.” disse gravemente guardando Maria negli occhi.

La donna riuscì solo ad annuire prima di scoppiare in singhiozzi.


La voce di Maddy giungeva ovattata alle orecchie di Ariell che non riusciva a concentrarsi abbastanza da capire il discorso che l'amica aveva iniziato almeno da dieci minuti buoni.

La mente turbinava frenetica per oscure vie e non riusciva a fermarla.

Negli ultimi giorni il nervosismo e la paura erano salite alle stelle e non riusciva ne a dormire ne a concentrarsi nello studio. Ormai passava il tempo chiusa nella sua stanza quando era a casa e persa nei pensieri quando era a scuola.

Ma Maddy era la sua migliore amica e non la mollava un attimo guardandola spesso con sguardo preoccupato ma non osando chiederle nulla.

Ariell si voltò a scrutare l'amica e cercò di concentrarsi al massimo su quanto stava dicendo.

Insomma, non so come fare con Jaden, devi aiutarmi!” la supplicò Maddy rivolgendole uno sguardo disperato.

Ariell sorrise, forse se la sarebbe cavata senza dover ammettere di non aver sentito nemmeno una parola.

Ok ok, ti aiuterò. Per prima cosa se vuoi destare il suo interesse dovresti proprio rivolgergli la parola e non limitarti a sbavargli dietro.” tentò e, per fortuna, fece centro.

Hai ragione Ari, so che ha una passione per la musica, proverò ad attaccar bottone con quella. Incrocia le dita per me” le sussurrò prima di fiondarsi all'uscita dove Jaden se ne stava appoggiato al muro in attesa, presumibilmente, di qualche amico.

Ariell si lasciò sfuggire un sorrisetto scostandosi i capelli dietro la spalla.

Passò accanto all'amica e la salutò con la mano mentre Maddy le faceva l'occhiolino senza farsi vedere dal bel ragazzo che le stava di fianco.


Non aveva nemmeno svoltato l'angolo quando si ritrovò faccia a faccia con Maria che la prese per le spalle e si guardò attorno con fare circospetto.

Che succede? Che ci fai qui?” le chiese sulla difensiva.

Nonostante il discorso a cuore aperto di qualche giorno prima Ariell si sentiva ancora ferita e mal disposta nei confronti della madre biologica.

Credo di poterti aiutare.” rispose la madre guardandola con quegli occhi verde smeraldo.

Aiutarmi? E come?”

la donna si guardò intorno ancora una volta come se avesse paura di essere sentita o vista da qualcuno.

Mi sono rivolta ad un reverendo, è una brava persona e ci può dare l'aiuto che ci occorre con il tuo problema.” mormorò strizzandole leggermente le spalle.

Un reverendo? E cosa potrebbe mai fare un reverendo, esorcizzarmi?!” la rimbeccò con ironia acida.

Quando vide Maria sbiancare e serrare le labbra capì che era proprio quello il piano.

Stai scherzando vero?”

La donna scosse la testa e cercò di carezzarle la testa ma la ragazza si scostò bruscamente.

Io non sono posseduta! Queste cose succedono solo nei film!” sibilò serrando i pugni e sentendo, l'ormai famigliare, calore riscaldarle il corpo.

Cercò di allontanarsi e prese un profondo respiro, il cuore le batteva all'impazzata.

Ariell, ti prego, lascia che ti aiuti!” La pregò Maria afferrandole il braccio.

Ariell cercò di scostarsi ma fu troppo lenta e la madre riuscì a poggiarle le dita sulla pelle.

Con una smorfia di dolore Maria ritrasse la mano bruscamente e se la portò davanti agli occhi.

La pelle era rossa e le bruciava terribilmente.

Dopo un momento di stupore tornò a guardare la figlia e gli occhi le si velarono di lacrime.

Anche quelli di Ariell si velarono mentre guardava inorridita cos'aveva fatto alla mano della donna.

M-mi dispiace, i-io non volevo. Non riesco a controllarmi!” cercò di giustificarsi fra le lacrime.

Va tutto bene Ariell, lascia solo che ti aiuti.” la implorò facendo un passo verso la ragazza che indietreggiò d'istinto.

Nessuno può aiutarmi.” sentenziò lei scuotendo la testa.

E se ci fosse qualcuno in grado di farlo? Non vorresti chiudere per sempre questa storia e tornare a vivere la vita che facevi prima?”

La giovane sollevò il capo offrendole uno scorcio della disperazione più acuta in quei suoi occhi così strani, così particolari.

Quando parlò Maria poté sentire tutto il dolore e la paura che la figlia provava.

Esiste davvero qualcuno in grado di aiutarmi?”

La donna annuì non trovando la forza di parlare, in realtà non era sicura che il reverendo potesse aiutare Ariell, ma lo sperava con tutto il cuore e ciò, per il momento, doveva bastare.


ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti amici lettori, come ve la passate?

Spero bene.

Sto procedendo lentamente con questa storia e spero che tornerete a seguirla.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Bacioni.



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