Carnaval de Versailles

di maryjay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Febbraio 1785 ***
Capitolo 2: *** cap. 1.1 Giovedì Grasso: il gran ballo ***
Capitolo 3: *** cap. 1.2 Giovedì grasso ***
Capitolo 4: *** cap. 1.3 Giovedì grasso ***
Capitolo 5: *** cap. 2.1 Venerdì ***
Capitolo 6: *** cap. 2.2 Venerdì ***
Capitolo 7: *** cap. 2.3 Venerdì ***
Capitolo 8: *** cap. 3.1 Sabato ***
Capitolo 9: *** cap. 3.2 Sabato - il ricatto ***
Capitolo 10: *** cap. 3.3 Sabato - ricatto o..? ***
Capitolo 11: *** cap. 3.4 Sabato ***
Capitolo 12: *** cap. 4.1 domenica ***
Capitolo 13: *** cap. 4.2 domenica ***
Capitolo 14: *** cap. 4.3 -Domenica ***
Capitolo 15: *** cap. 4.4 domenica ***
Capitolo 16: *** cap. 4.5 domenica ***
Capitolo 17: *** cap. 4.6 domenica ***
Capitolo 18: *** cap. 5.1 lunedì ***
Capitolo 19: *** cap. 5.2 lunedì ***



Capitolo 1
*** Febbraio 1785 ***


Correva il mese di febbraio del 1785. La regina di Francia, Maria Antonietta, ha deciso di organizzare in occasione del Carnevale, una settimana di feste e di balli di corte, rigorosamente in maschera, ispirate al... Carnevale di Venezia! (Per chi avesse letto la mia storia precedente, tranquille), stavolta Oscar è la vera protagonista della storia! Quali insidie si nasconderanno fra maschere, pizzi, merletti e champagne? Buona lettura!

 

 

Febbraio 1785:

"Buonasera duchessa. Avete sentito l'annuncio di sua maestà?"

"Intendete quello della regina Maria Antonietta?"

"Si! Ha detto, per questo Carnevale ogni sera si terrà un sontuoso ballo in maschera a Versailles!

"E il tema è..."

"Il Carnevale di Venezia!"-aggiunse la contessa eccitata anticipando le parole della duchessa.

"Oh, ma ci pensate! Una moltitudine di maschere colorate, pizzi piume, fiumi di champagne! E tanto, tanto divertimento!"

Uno sguardo ammiccante sull'ultima parola accomunò le due donne, che scoppiarono in una risatina isterica.

"Contessa, dobbiamo sbrigarci, il Carnevale comincia giovedì prossimo!"

"Oh cielo! Avete ragione! Dobbiamo subito trovare gli abiti e le maschere più belle! C'è bisogno di mademoiselle Bertain, dicono che per l'occasione abbia addirittura convocato un sarto di origini veneziane!"

"Concordo, il tempo stringe!"

 

 

"Oscar, hai saputo dell'ultima stravaganza della regina?"

"Ti riferisci alla settimana di balli in maschera che si terranno per questo carnevale?"-rispose lei con tono pacato.

"Esattamente. Cosa ne pensi? A me sembra un altro modo per sprecare soldi"- rispose Andrè con disappunto.

"Beh... a me invece sembra una bella iniziativa."

Quella risposta lasciò Andrè perplesso.

"Pensaci Andrè. Ognuno potrà indossare una maschera, e se sarà abbastanza bravo non sarà ricnosciuto da nessuno. Capisci? Io la trovo una cosa... splendida."

"Io... lo trovo inquietante invece"- rispose l'attendente stentando a riconoscere in quelle parole la sua amica.

"Tu sarai in servizio Oscar?"-aggiunse.

"Ecco... volevo chiedere un giorno di licenza a sua maestà. Vorrei... vorrei poter partecipare al ballo di apertura, quello del giovedi grasso."

"Capisco" -sussurrò Andrè, mentre uno strano presentimento lo avviluppava.

 

 

"Buongiorno Girodelle!"

"Buongiorno a voi Comandante Oscar! Come mai mi avete mandato a chiamare?"- chiese il tenente dopo essere giunto nella piazza d'armi.

"Volevo chiedervi... sarebbe un problema per voi se prendeste servizio giovedi notte?"

"Ogni vostro desiderio per me è un ordine comandante - rispose lui accennando un inchino galante.-Volete forse partecipare al gran ballo di apertura?"-osò chiederle abbassando la voce.

"Ehm... si" - confessò.

"Bene. Coprirò volentieri il vostro turno comandante" - rispose sorridente.

"Vi ringrazio Girodelle"- rispose riconoscente – allora, a dopo - concluse lei incamminandosi.

"Comandante!"- urlò l'uomo.

Oscar arrestò il passo e si voltò indietro.

"Comandante, ecco...- pronunciò lui avvicinandosi a lei per non urlare ulteriormente – dato che sarà un ballo in maschera, e, dato che non sarete in servizio, posso nutrire la speranza di vedervi... vestita da dama?"

Oscar lo fissò seria. Quella domanda l'aveva spiazzata. Rimase in silenzio per qualche attimo, e un velo di preoccupazione rese opaco il suo sguardo. Gli diede le spalle, in silenzio, e si incamminò lentamente allontanandosi da lui.

"Chissà Girodelle, chissà..." -rispose con timbro neutrale, mentre la sua silouette spariva fra la fila di colonne. Troppo lontana per poter solo immaginare il sorriso che era affiorato sulle labbra del suo sottoposto.

 

 

Era giunto il Giovedì grasso, e tutta Versailles era esplosa in un allegro subbuglio. Non solo le donne fremevano per l'evento imminente, anche gli uomini sembravano alquanto interessati al gran ballo di apertura.

Oscar stava percorrendo insieme ad Andrè uno dei maestosi corridoi della reggia, quando la sua marcia fu arrestata da una voce familiare-

"Buongiorno Oscar."

"Oh, buongiorno Fersen" - sorrise lei.

"Che piacere vedervi. Come state?"

"Bene conte, voi?"

"Bene bene. Avete sentito? Non si fa che parlar d'altro."

"Vi riferite al ballo di stasera?"

"Certamente."

"Voi sarete presente conte?"

"Certo! Per nulla al mondo mi perderei un simile evento. Dicono che sarà una festa da ricordare!- rispose estasiato.- E voi, parteciperete?"- chiese con tono suadente.

"Ecco, non ho ancora deciso Fersen."

"Suvvia Oscar, venite e divertitevi! -Esclamò sorridente.- Ad ogni modo, spero di vedervi stasera. Buona giornata"- concluse.

"Buona giornata anche a voi" -rispose lei.

Oscar proseguì la sua marcia in silenzio. Portò una ciocca dei suoi capelli dietro l'orecchio, e sfiorandosi la guancia con le dita si irrigidì. La avvertì rovente... chissà se era arrossita! Certo, ogni volta che incrociava il bellissimo Fersen il cuore cominciava a batterle all'impazzata, avvertiva un senso di peso allo stomaco e non riusciva a guardarlo in quegli occhi intensi e magnetici. E appena lui prendeva parola, quella voce profonda e garbata, e calda e appassionata la rapiva senza che se ne rendesse conto! Oltremodo era pure un uomo molto colto e istruito. Alto ed atletico... Come poteva una sola persona concentrare in sè così tante qualità?

Sentì le guance andarle letteralmente a fuoco, quando fu ridestata dalla voce dell'amico-

"Tutto bene Oscar?"- le chiese Andrè con un velo di preoccupazione.

"Oh, si, si Andrè. Fa caldo qui, non trovi?" -rispose, mentre si affrettava a recarsi presso l'uscita più vicina, sperando che l'aria gelida di Febbraio potesse rinfrescarle le gote e dissolvere i suoi pensieri più segreti.




Beh, salve a tutte! Ben tornate per quelle mi conoscono già e benvenuto a chi mi sta leggendo per la prima volta! So che avrei dovuto prima finire la storia precedente, ma la tentazione per la nuova trama era talmente forte che... eccomi qua! Per chi avesse letto l'altra mia storia non temete, stavolta Oscar è la vera e indiscussa protagonista!

Spero di riuscire ad aggiornare la storia con cadenza regolare (anche perchè vorrei nel frattempo terminare l'altra). Fatemi sapere cosa ne pensate, vi aspetto!!!

A presto,

Maryjay  

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Capitolo 2
*** cap. 1.1 Giovedì Grasso: il gran ballo ***





Giovedi pomeriggio:



 

"Il grande giorno è arrivato, il grande giorno finalmente è arrivato, come sono felice!!"- urlava Nanny precipitandosi da una stanza all'altra.

L'abito, i belletti, le forcine e la cipria. Portò tutto nella stanza del comandante Oscar.

"Ma che cos'è tutta questa eccitazione"- gli chiese Andrè che era appena entrato in casa.

"Ho fatto bene a cucirle quest' abito tanto tempo fà! Sapevo che un giorno o l'altro le sarebbe servito!"

"Ma di cosa parli nonna?"

"Oscar mi ha detto che questa sera andrà al ballo vestita da donna!"-rispose estasiata Nanny.

"Cosa? Oscar avrà un abito da sera?"- esclamò Andrè disorientato.

L'attendente prese a passeggiare nervosamente su e giù per il salone. Non era da Oscar una cosa del genere. Perchè lo stava facendo. O per chi?"

"Andrè, vieni a vedere!" -urlò la nonna dalla cima delle scale dopo un lasso di tempo che gli parve infinito.

Il giovane rimase attonito.

Più bella della dea Venere, avvolta in un sontuoso abito bianco, come il suo candore, che sfumava in riflessi cerulei. Un modello in stile odalisca. I capelli raccolti in un'acconciatura alta, completata da un grande fermaglio con una fila di zaffiri laterali che lasciavano posto a un grosso zaffiro nella parte centrale, analogo a quello del ciondolo della collana che portava. Una scollatura che lasciava scoperta buona parte della sua schiena perfetta, e una maschera, candida come l'abito, per permetterle di celare parte del suo viso e per accrescere il suo mistero, riccamente decorata con piume bianche che sfumavano anch'esse, sulle punte, in una tonalità di azzurro cielo, simile al colore degli occhi. E simile ai riflessi dei preziosi zaffiri che indossava. A completare il tutto, una coppia di armille in stile romano di raffinata manifattura che le coprivano buona parte dei polsi, decorate con due grandi pietre blu ovali, uno per bracciale.

Andrè rimase immobile, la bocca spalancata per tanto stupore.

"Allora Andrè, che te ne pare?"- sorrise lei, facendo una lenta e aggraziata giravolta.

"Sei... bellissima- bisigliò lui rapito- però...- aggiunse ricquistando lucidità- così sei troppo riconoscibile."

"Ma cosa dici, porto anche una maschera, non vedi?"

"Si, ma sei sempre Oscar! Io, ti riconoscerei al volo."

La splendida dama lo guardò perplessa.

"Devi indossare qualcos'altro, mascherarti di più. Devi... ci sono! Hai bisogno di una parrucca!"

"Una parrucca?"

"Proprio così! Nonna, puoi aiutarci?"

"Si Andrè, vedo cosa trovo di là. Torno subito"- rispose Nanny avviandosi verso un grande armadio.

"Eccomi qui, ho trovato queste" - disse la nonna, mostrando una parrucca bianca e un'altra castana, agghindate con acconciature alte e raffinate.

"Quella bianca è troppo finta, non è da te. Prova quella castana" -le consigliò Andrè.

L'intuito del giovane si rivelò esatto. Adesso Oscar era irriconoscibile.

"Mi raccomando Oscar, ricorda di muovere passi piccoli e aggraziati.- le raccomandò la nonna- Solleva l'abito in prossimità di scale e gradini poichè potresti inciampare, e..."

"La voce Oscar. Se non vuoi farti riconoscere da chi... ti conosce... cerca di modificare la tua voce. Usa un timbro più alto e...meno da militare"-concluse Andrè serio in viso.

Oscar abbassò lo sguardo. Perchè quel monito, aveva forse capito tutto?

"Va bene - sussurrò.- Andrè tu verrai con me, vero? Ho provveduto a procurarti degli abiti adatti e una maschera."

"In che senso?"

"Nel senso che ti spaccerai per un nobile mascherato. Chi vuoi che ti riconosca?"- le disse lei strizzandole un occhio.

"Va bene Oscar. Ti ringrazio."

Adesso era un pò più tranquillo. Quantomeno avrebbe potuto vegliare su di lei.

 

Come prestabilito, il loro ingresso al ballo avvenne separatamente. Oscar per prima, lui poco dopo. Andrè rimase stupito, quel ballo era ancora più sontuoso di quanto potesse immaginare! E per quella notte, lui, grazie ad Oscar, avrebbe potuto fingere di essere un nobile, e godere di privilegi lui preclusi. Avrebbe dovuto gioirne, ma gli tornarono in mente le ultime parole di Oscar- "Andrè, non starmi troppo vicino stasera, poichè temo che possano riconoscerci. E io non voglio, per nessun motivo, intesi?"

Nonostante il tono dispiaciuto con cui Oscar aveva pronunciato tali parole, nulla cambiava il significato di quanto udito. Non lo voleva fra i piedi. Semplice.

Non le aveva però vietato di vegliare su di lei. E allora, sarebbe stato un angelo custode che silenziosamente l'avrebbe guardata a debita distanza- pensò il ragazzo.

Peccato che non appena entrò nella sala degli specchi, l'ebbe già persa di vista. La sala era gremita di nobili esageratamente agghindati e mascherati. Tutto così scintillante, così lussuoso.

La festa procedeva meravigliosamente, fra brindisi, balli e divertimento.

Eppure un uomo tra la folla, non sembrava divertirsi. Alto, le spalle larghe, abiti color crema di finissima manifattura decorati da ricami dorati. Una maschera scura dai riflessi aurei, che esaltava due occhi chiari, color indaco. I capelli dai riflessi cenere acconciati in un taglio corto, ribelle, che lo faceva apparire spregiudicato. E irresistibile. Nonostante le donne facessero letteralmente la fila per poter anche solo parlare con lui, le sue labbra erano piegate in una smorfia ora di noia, ora di malinconia.

"Vogliate scusarmi signore"- si congedò, dirigendosi verso un balcone.

E lì la sua vista fu catturata dalla sagoma di una splendida dama. Un abito maestoso fra il rosa e il lilla, capelli biondi raccolti in un'acconciatura molto elaborata. Regale. La donna si voltò, e lì entrambi rimasero a bocca aperta. A nulla servirono le maschere-

"Ma... ma siete?" Ripeterono in coro.

Sembrava un dejavù, e invece...

"Hans? Siete Hans?" -chiese la donna sconvolta.

"Si sono io... mia regina."-rispose lui inchinandosi.

"Oh, Hans!- esclamò lei avvicinandosi. Lui le andò incontro e lei lo avvolse in un abbraccio- Hans, quanto mi siete mancato! Tutto ciò non ricorda anche a voi..?"

"Si mia regina. Il ballo in maschera del 1774. Il ballo in cui ci siamo incontrati per la prima volta. Purtroppo o per fortuna."

"Oh Hans, non ditemi così, vi prego!"- lo implorò amareggiata, mentre alcune lacrime la tradirono.

"No, non mpiangete maestà"!-rispose dispiaciuto, stringendola ancor di più.

"Non possiamo stare qui, in questo modo. È pericoloso, soprattutto per voi mia regina."-aggiunse.

"Avete... avete ragione conte- si asciugò le lacrime con un candido fazzoletto- devo tornare in sala. Buona serata."

E la guardò allontanasi, fin quando la sua silouette si confuse con la folla nella sala. E la morte nel cuore.

Fersen rimase per un pò a mirare le stelle, con lo sguardo mesto, ma poi convenne che era meglio rientrare e cercare di godersi la festa, magari chissà, avrebbe incontrato la donna della sua vita! - disse sè stesso, ridendone subito dopo.

 

Nonostante il bel conte svedese fosse impegnato nel divincolarsi dalle numerose donne che gli si erano letteralmente appiccicate addosso, fu colpito dalla bellezza ultraterrena di una donna in particolare. I capelli castani, raccolti in un'acconciatura alta, ricercata, ma non pacchiana come ne aveva visto quella sera. Un abito di candida seta dai riflessi cerulei... eterea!

Si divincolò dalle donnine che gli ronzavano intorno, e si diresse in direzione di quella splendida sconosciuta. Stava per cominciare un minuetto, e si affrettò per non farsela scappare, giungendo appena dietro di lei.

"Madam? Mi concedete questo ballo?"

Oscar si irrigidì. Quella voce calda e suadente, armonica e ben temperata... altri non poteva essere che... si voltò, e la vista di quel cavaliere alto, dalle spalle larghe, il sorriso elegante, i capelli color cenere con ciocche ribelli e quegli occhi luminosi evidenziati da una maschera nera e dorata che portava, le impurpurò le guance.

Hans rimase abbagliato dal fascino di quella dama. Indossava una maschera candida come l'abito, riccamente decorata con piume bianche che ne esaltavano e ne ingrandivano la forma. Le piume inoltre, sfumavano sulle punte in una tonalità di azzurro cielo, simile al colore degli occhi di quella bellissima donna, che silenziosamente, poggiò la mano su quella aperta di lui tesa ad invito.

Per tutto il ballo il conte non tolse gli occhi di dosso dalla sua dama. Un connubio di bellezza ed eleganza fuori dal comune.

"Ci conosciamo per caso?"

Oscar distolse lo sguardo, trovandosi in notevole difficoltà.

"Ho come l'impressione di avervi già visto, ma francamente non ricordo quando. O dove."

Oscar rispose di no con la testa.

"Aah, ma cosa dico! Se avessi già visto una creatura incantevole come voi, me ne sarei certamente ricordato! Perdonatemi."- le sussurrò suadente.

Oscar arrossì. Com'era diverso l'atteggiamento di Hans rispetto al modo cui si poneva con lei normalmente.

Il ballo finì, e prima che qualche altro cavaliere potesse sottrargliela per il ballo successivo-

"Avrei piacere di conversare un pò con voi, mia splendida dama bianca, e di... prese al volo due calici di champagne dal vassoio che reggeva un cameriere che gli passò accanto- fare un brindisi con voi" - le disse porgendole l'altro calice.

La dama bianca annuì.

"Allora, a noi due"- brindò sagace Fersen, seguito da Oscar. Le porse l'avambraccio e si diressero verso una delle terrazze più defilate. L'aria pungente rinfrescò le gote calde di Oscar. Sembrava un sogno: lei vestita da principessa, in compagnia dell'uomo che le faceva battere il cuore. Da soli, su una terrazza al chiaro di luna. Tutto così romantico...

"Avete freddo madam?" - chiese Fersen, notando che la dama bianca sfregava lievemente le mani sulle sue braccia nude in movimenti rapidi e brevi.

"Eccovi. Così starete al caldo- le sussurrò il conte che spogliatosi della sua giacca gliela posò delicatamente sulle spalle. Oscar fu investita da un profumo inebriante. Il suo profumo.

"Vi ringrazio" - sussurrò ancora confusa da quella fragranza e dal tocco lascivo della seta della giacca sulla sua pelle.

"Sapete madam, una volta, a un ballo in maschera di tanti anni fà, conobbi una donna bellissima. In maschera, come voi. -un velo di malinconia nelle sue parole- Ma la sorpresa più grande fu quando ebbi la sfrontatezza di levarle la maschera dal viso. Era ancora più bella."-sorrise malinconico, alzando gli occhi al cielo e ricordando il visino fresco e giovane della sua donna.

"Non oserete fare altrettanto con me?"- insinuò preoccupata la dama bianca aumentanto la presa sul colletto della giacca che stava per scivolarle.

"No, anche perchè andrei contro le regole di questo ballo. -tutti gli invitati devono essere in maschera- A meno che, voi non siate protetta da una donna valorosa che veste da uomo" - sorrise lui.

La dama bianca restò di sasso. Che l'avesse riconosciuta? Con la parrucca poi? Era impossibile!

Le mancò il fiato, ma cercò di riprendersi. - "Non capisco..."

"Parlavo del comandante Oscar, lo conoscete?"

La dama bianca oscillò la testa a destra e a manca, come a dissentire.

"Veste da uomo, ma in realtà è una donna molto elegante, colta e decisa. Darebbe la vita per i suoi ideali! Di solito nasconde il suo corpo sacrificandolo dentro un’uniforme, ma credo che sia bella almeno quanto voi. Ha due occhi azzurri come i vostri, ma dei lunghi boccoli color oro" -decantò appassionato. (1)
La dama bianca sorrise. Che belle parole aveva dispensato per lei, e in maniera disinteressata! Allora forse anche lui provava qualcosa...

"Ad ogni modo, non dovreste fare simili confidenze ad una sconosciuta -lo ammonì velatamente- Potrebbe esserci chiunque sotto questa maschera. Persino... una traditrice." (2)

Fersen la guardò stupito. Che animo nobile e generoso possedeva quella dama.

"Avete... avete ragione. È che, più vi guardo negli occhi, più mi ispirate fiducia. Non so perchè, ma mi viene spontaneo. E mi sento a mio agio."

La dama bianca sorrise delicatamente. Beato lui che si sentiva a suo agio; perchè lei era molto nervosa. Era felice di trovarsi li, con l'uomo di cui era innamorata, che sembrava riempirla di attenzioni, eppure il cuore le batteva velocissimo, sentiva le guance andarle a fuoco e non aveva neanche il coraggio di guardarlo dritto nei suoi splendidi occhi.

"Come vi chiamate?"- gli chiese lei cercando di impostare una voce più auta ma gradevole, anche se ormai, dopo quel racconto, non aveva dubbi sull'identità del suo romantico cavaliere.

Un iniziale esitazione, poi l'uomo: "Dato che in molti nascondono la loro identità, per stanotte mi spaccio per Jack, (3) . Ma a voi, che reputo speciale, voglio rivelare la mia vera identità. Mi chiamo Hans, Hans Axel von Fersen."- le confessò, allontanando la maschera dal suo volto, e mostrandosi in tutta la sua bellezza.

Allora ci aveva visto giusto! Le labbra di Oscar si schiusero in un'espressione stupita, mentre il cuore prese a batterle furiosamente.

"E voi, madam, come vi chiamate?"

"Oh, io... io mi chiamo O..."

Non seppe perchè, ma nell'udire quella vocale il conte aggrottò le sopracciglia.

"Odette. Mi chiamo Odette monsieur."

"Odette. È un nome delizioso e delicato. Come voi."

Rimasero a guardarsi, occhi negli occhi, poi Fersen senza rendersene conto avvicinò il suo viso a quello di lei.

"Vorrei tanto chiedervi il permesso di posare le mie labbra sulle vostre Odette, ma una forza misteriosa e ancestrale, mi attrae verso di voi"- le sussurrò, mentre lentamente le distanze si annullarono.




 

(1): ci aveva visto bene Andrè, con la storia della parrucca!

(2): Oscar si sente un pò una traditrice, perchè comunque gli sta mentendo.

(3): Jack come Giacomo Casanova.

 

 

Il ballo non si è ancora concluso, anzi... il conte al momento non sembra aver riconosciuto la nostra Oscar. Effettivamente con maschera e parrucca, oltre al fatto che nessuno l'aveva mai vista in abiti femminili, suppongo fosse molto difficile riconoscerla. Cosa accadrà? Grazie per il vostro sostegno e le vostre splendide recensioni, a presto! ;)

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Capitolo 3
*** cap. 1.2 Giovedì grasso ***


Ciao a tutte! Vi ringrazio per la fiducia accordatami già dal primo capitolo, spero di non deludervi! Vedremo come continua il gran ballo di apertura. Buona lettura.


"Vorrei tanto chiedervi il permesso di posare le mie labbra sulle vostre Odette, ma una forza misteriosa e ancestrale, mi attrae verso di voi"- le sussurrò, mentre lentamente le distanze si annullarono.

 

Oscar di istinto chiuse gli occhi, anche perchè, se li avesse tenuti aperti, sarebbe fuggita per la paura.

E la baciò. Le labbra di Fersen, esperte, si posarono dapprima dolcemente sulle sue, poi, lentamente, assaporarono le labbra sottili di lei sempre più, fino ad insinuare la sua lingua, sempre lentamente, assaporando ogni attimo e ogni sfaccettatura di quell'incontro più intimo, mentre una mano le accarezzava la nuca e l'altra le cingeva la vita.

La dama bianca avertì molteplici brividi scenderle lungo la schiena. Si sentiva così impreparata!

Cosa doveva fare, cosa? Oscar era nel panico. Un'imboscata sul campo di battaglia l'avrebbe spaventata di meno. Cercò di seguire il suo maestro, nella profonda speranza di non risultare troppo goffa.
La timidezza della dama bianca non passò inosservata al bellissimo adone, ma ciò non sembrò infastidirlo, anzi. Quanto era candida e innocente la splendida Odette! Sembrava non aver mai conosciuto l'amore carnale... Fersen soffocò la passionalità per cui era famoso fra le dame di Versailles, nonchè la voluttà per cui solitamente andavano matte, o l'avrebbe spaventata! Si staccò delicatamente da lei, sorridendole, mentre con una mano prese a carezzarle delicatamente una guancia, seguendo con il pollice il contorno delle sue labbra. Odette volgeva lo sguardo verso la balconata, rifuggendo dal suo cavaliere. E come avrebbe potuto osare guardarlo nuovamente negli occhi? Sarebbe svenuta, ne era certa!

"Mia dolcissima Odette... e se continuassimo la serata in un luogo più tranquillo? Un bicchiere di champagne, un camino scoppiettante, i miei e i vostri racconti..." -le propose il conte con timbro caldo ma rassicurante.

Oscar rimase in silenzio, pensierosa.

"Sapete, ho degli appartamenti personali qui a corte. E credo siano molto meglio di una gelida terrazza in una notte di Febbraio. Oltre al fatto che, dopo aver conosciuto voi, per me il ballo di stasera può dirsi concluso."

Fersen, Hans Axel von Fersen la stava invitando nei suoi appartamenti. Cosa doveva fare, cosa? Sarebbe dovuta andare dannazione! Stare in sua compagnia non era forse quello che voleva? Si, ma loro due soli in una stanza, avrebbe voluto dire... Ma no, avrebbero anche solo potuto parlare. Come aveva detto poc' anzi Fersen, un bicchiere di champagne, due chiacchere davanti al camino... d'altronde perchè mai avrebbe dovuto rifiutare? Oscar non fare la bambina! - disse a se stessa.

"Va... va bene." – sussurrò lei.

Il conte sorrise.

"Ma- aggiunse- a patto che non mi tolga la maschera. Per nessun motivo. Me lo promettete?"

Hans aggrottò le sopracciglia. Perchè quell'eccessivo alone di mistero? Ma decise di assecondarla.

"Come volete, Odette. Avete la mia parola."

Hans indossò la sua giacca, le porse il braccio e rientrarono alla festa, ma solo per attraversare il salone e dirigersi verso le sue stanze.

 

Andrè cercava ancora con lo sguardo la sua splendida Oscar, quando ebbe modo di vederla da lontano. L'abito, la parrucca e il portamento; era lei. Cominciò a farsi strada fra la folla per raggiungerla quando si bloccò; era in compagnia di un uomo alto, dalle spalle larghe e di bella presenza, sembrava, sembrava... inutle raggiungerla, o le avrebbe fatto correre il rischio di essere riconosciuta. Li seguì con lo sguardo, fin quando non uscirono dal grande salone. Avevano... avevano intenzione di appartarsi? E il giovane attendente sentì il cuore come di piombo precipitargli sullo stomaco.

Afferrò un calice di vino e lo bevve d'un sorso. La festa andò avanti, e più le lancette degli orologi progredivano, più gli invitati si inebriavano di danze e di vino.

Andrè sarebbe voluto rimanere solo con i suoi pensieri, e invece doveva pure trovare un modo più celere per scrollarsi di dosso la moltitudine di dame, che forse perchè mascherate, forse perchè alticce, avevano tentato con lui approcci alquanto espliciti. Persino due donne insieme.

"Vi scrutiamo da un pò bel cavaliere, e ci chiedevamo... è un peccato vedervi così solo, perchè non condividete con noi la serata?"- propose una.

"Insieme e contemporaneamente si intende"- aggiunse l'altra ammiccante.

"Ehm... mi spiace signore, ma... ho un impegno urgente. Scusate" – disse loro, defilandosi rapidamente.

Poggiò la schiena a una colonna, quando la sua vista fu catturata da una figura dai boccoli biondi, una divisa militare con una giubba rossa dagli ornamenti dorati, e due fianchi sinuosi e pieni fasciati da un pantalone bianco aderente.

"Eh? ma... non può essere" - esclamò Andrè sgranando gli occhi.

Si inoltrò tra la folla nelle speranza di raggiungerla, quando riuscì ad avvinghiarla per un avambraccio.

La ragazza si voltò.

Andrè rimase perplesso; la donna che si trovò davanti aveva una divisa identica a quella della sua Oscar, se non fosse stato per l'ampia scollatura sul decolletè, che lasciava intravedere l'ampio colletto della camicia sottostante e l'incavo fra i seni ben evidente. Completamente fuori luogo.

"Chi siete?"- esclamò l'attendente stravolto.

"Che domande? Sono Oscar!"- rispose la donna con voce lasciva. Portava una mascherina nera sul viso, che lasciava intravedere due occhi verdi. Le labbra sottili e strette in un sorriso accattivante; nulla in comune con la sua Oscar. Soprattutto per la volgarità di quello scollo, la statura inferiore e per i fianchi più pronunciati dell'originale.

"No, non siete Oscar"- replicò lui aumentando la presa.

"Voi dite di no? E io vi dico di si. Stanotte chiunque può essere chiunque. E lasciatemi subito andare, o mi metto ad urlare."

L'attendente allentò un poco la presa, confuso da ciò che vedevano i suoi occhi, e la giovane bionda ne approfittò per divincolarsi e sgattaiolare via.

A nulla servì tentare di inseguirla, poichè si perse in mezzo alla folla danzante.

Andrè rimase profondamente turbato da quello strano incontro. E tornò ad attendere Oscar. La vera Oscar, anche lei sotto false spoglie.

 

Odette e il bel conte si erano inoltrati in uno dei corridoi della reggia, che, per chi non l'avesse conosciuta bene, appariva uguale a tutti gli altri. Tutti egualmente dorati, sfarzosi, baroccheggianti. Ma lei sapeva bene dove si stavano dirigendo, come le aveva anche detto prima lui, verso gli appartamenti che la regina aveva destinato a pochi eletti, di cui facevano parte anche lei e la madre.

Camminavano lentamente, entrambi in silenzio. Il conte era molto garbato e affabile. Procedettero per un pò, fin quando svoltando, imboccarono un corridoio caratterizzato da una serie di porte sulla parte sinistra. Erano quasi arrivati. Ad un certo punto l'attenzione dei due fu catturata da urla e rumori. Oscar si arrestò, di istinto, affinando l'orecchio. Ma diventò scarlatta in viso quando comprese che quelle urla altro non erano che gemiti sguaiati e quei rumori, dei tonfi ripetuti con cadenza ritmica su una di quelle porte.

"Che amanti rumorosi, non trovate?"- sorrise ironico Fersen per spezzare l'imbarazzo che aveva pietrificato Odette, ma non ottenne l'effetto sperato.

Un tonfo più forte, e se i riflessi fulminei del conte non avessero tirato indietro con uno scatto felino la sua dama avvolgendole un braccio alla vita, le sarebbe sbattuto su quel bel visino il telaio della porta, o peggio, le sarebbe arrivato addosso uno dei due amanti che semi svestiti, erano caduti rovinosamente a terra, aprendo involontariamente la porta con una spinta più vigorosa e mostrando uno spettacolo più che sconcio.

"Signori suvvia, un minimo di decoro!"- esclamò Fersen fingendosi profondamente indignato. E riprese velocemente per la sua strada, trascinando via Odette, che appariva profondamente sconvolta da quella scena grottesca, dopo averla presa energicamente per mano.

Fersen volse lo sguardo verso Odette. Era stravolta! Eh già, non doveva proprio essere avvezza a certe pratiche- pensò.

"Mi spiace che la vostra vista sia stata turbata da una così vile scena, sono desolato!"- tentò di scusarsi, anche se, effettivamente, non aveva colpe.

In realtà il conte non era stupito più di tanto. Non era la prima volta che udiva gemiti e aneliti recandosi nelle sue stanze, e sicuramente a sua volta, sarà stato udito da altri suoi pari quando si erano invertite le parti. Ma la dolce Odette era scandalizzata. Povera piccola!

Fersen si arrestò, introdusse una mano in tasca ed estrasse una chiave dorata.

"Non temete Odette, siamo arrivati" -le disse nel tentativo di rincuorarla, mentre infilava la chiave nella serratura.

"Conte, io... mi dispiace ma devo andare" - bisbigliò la dama bianca impacciata.

"Odette, non fraintendete le mie intenzioni. Non farei mai nulla che..."

"No, no, io devo andare, scutatemi." - replicò atterrita.

"Calmatevi mia cara, va tutto bene!"

"No, davvero, io..." - e senza neanche terminare la frase, la dama bianca si accinse a fuggire.

"No, aspettate, vi prego!"

Hans d'istinto la trattenne per un polso, ma l'unica cosa che gli rimase in mano fu uno dei bracciali gemelli che portava Odette, armille in stile romano di raffinata manifattura che le coprivano buona parte dei polsi, decorate con due grandi pietre blu ovali, uno per bracciale.

"Ditemi almeno il vostro cognome, il vostro casato!" - le urlò, ma era ormai lontana.


 

(1)me la immagino così la nostra Oscar, alle prese col suo primo bacio con l'uomo di cui era invaghita.
(2): l'Oscar comandante delle guardie salta sempre fuori... 
 

Povera Oscar! Già aveva paura di cosa potesse accadere una volta soli, la vista di quella scena l'ha proprio stravolta! E povero anche il mio Fersen! Una volta tanto non aveva cattive intenzioni...

Il ballo è ancora lungo, cosa accadrà? A presto! ;)  

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Capitolo 4
*** cap. 1.3 Giovedì grasso ***



Il gran ballo del Giovedì grasso continua. Buona lettura.



Oscar corse via, sollevando l'ampio gonnellone. Svoltò l'angolo e si fermò un momento. Non udì passi, quindi forse, il conte aveva desistito dal seguirla. Camminò con passo celere fino a giungere nei pressi di una delle stanze destinate alla sua famiglia, e si portò in prossimità di quella assegnata e lei personalmente. Infilò una mano tra le pieghe della gonna ed estrasse una chiave.

"Portala con te Oscar, stasera più che mai, potrebbe serviti!" - le aveva raccomandato la nonna.

"E per cosa?" - chiese lei.

"Per rifare il trucco, per riposarti dai tacchi, o per... per ritirarti qualora tu ne avessi voglia."

Inserì la chiave nella serratura e si affrettò ad aprire, entrò e chiuse la porta dietro di sè.

Com'era buia e fredda! Si vedeva che lei in pratica non l'aveva quasi mai utilizzata. Si diresse verso un candelabro cosicchè potesse avere un pò di luce.

Fersen... fersen l'aveva baciata. Mio Dio!

Era incredula. Si portò una mano alla bocca, sfiorandosi le labbra con le dita.

Poi però tornò in sè- lui non aveva baciato Oscar, ma Odette!

E l'amarezza l'avvolse. E anche un pò di timore. Se avesse seguito il bellissimo conte nelle sue stanze... cosa... cosa sarebbe successo? Lui così esperto, lei così impreparata. E quella scena che si era trovata davanti. Così oscena e indecorosa... era spaventata.

Fu contenta di essere scappata, ma ora però non poteva rientrare alla festa come se nulla fosse accaduto, Fersen sarebbe venuta a cercarla per chiederle spiegazioni!

Poi un'idea; si tolse delicatamente la parrucca, ma prima tolse la mascherina, che era legata con un filo di raso alla nuca, cercando di non rovinare lo chignon semplice che aveva sotto, poi si scrutò, sfilò il bracciale restante e lo conservò. Bene. Ma ora? Non se la sentiva ugualmente di rientrare alla festa in quelle condizioni! Le tornò in mente una frase: "Sei bellissima, però... così sei troppo riconoscibile."

E se Andrè avesse avuto ragione? E se Fersen l'avesse incrociata e l'avrebbe riconosciuta?

Aveva bisogno di Andrè. Ma ciò avrebbe voluto dire dover rientrare alla festa. Oscar prese a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza, quando in preda a un impeto di impulsività aprì la porta di scatto.

"Girodelle!" -esclamò colta di sorpresa, ma si portò una mano alla bocca coprendola.

"Come Madam?"- rispose perplesso, riconoscendo qualcosa di familiare in quel timbro e in quella cadenza. Il tenente rimase a fissare la bellissima dama bionda per cercare di carpire qualche dettaglio che gli facesse capire chi fosse. E perchè lo conoscesse così bene. Capelli biondi come l'oro, occhi azzurri, il naso dritto. Spalancò gli occhi per la meraviglia e lo sgomento quando realizzò chi avesse dinanzi.

"Madam, siete senza maschera- le disse l'ufficiale ricomponendosi nell'espressione.- Indossatela prima di uscire da qui. Ad ogni modo, avete bisogno di qualcosa? Posso entrare?"

"Si, si, prego, entrate."- Rispose visibilmente confusa mentre tornò a recuperare nervosamente la maschera dal tavolo su cui l'aveva poggiata non badando quasi più alla sua presenza in stanza.

"Siete bella da togliere il fiato Oscar."- pronunciò girodelle rapito.

La dama bianca si irrigidì, bloccandosi con la mascherina fra le mani.

"Cosa, cosa..."

"Siete Oscar, l'ho capito- sorrise lui- l'ho capito dalla vostra voce, dall'affabilità con cui avete pronunciato il mio cognome... poi anche dal vostro splendido viso. E infine... da questo. Disse avvicinandosi a lei, le cinse il dorso della mano destra, lo ruotò lievemente e lo portò alla sua attenzione.- "Una ferita da taglio fresca fresca sul polso delicato di una donna qualunque? No, non poteva essere. È il taglio che vi siete procurata l'altro ieri quando vi è scivolata la spada. Strano, perchè non vi era mai successa prima una simile leggerezza. Forse, siete stata distratta da qualcosa."- evitò di dire da qualcuno, altrimenti si sarebbe dimostrato supponente. Quella mattina aveva notato il suo comandante con lo sguardo fisso verso una delle finestre della reggia, ma quando anch'egli alzò lo sguardo non vi era più nessuno. Subito dopo le era scivolata la spada dalla mano. Strano, poichè non l'aveva mai vista in preda a una svista da principianti. E lui stesso le aveva prestato i primi soccorsi, fasciandole il polso con il suo fazzoletto.

"Vi prego Girodelle, non fatene parola con nessuno"- lo implorò terrorizzata.

"Non temete, ogni vostro desiderio è un ordine per me, Oscar."

"Vi ringrazio."

"State bene? Vi vedo sconvolta"- le chiese preoccupato.

"Si, io..."

"Posso fare qualcosa per voi Oscar?"

"Si. per favore, potreste cercare Andrè e condurlo qui?"

"Va bene."

Oscar gli fornì così una descrizione degli abiti e della maschera che il suo attendente indossava quella sera.

 

Il conte di Fersen rimase interdetto; ripensò alla scena accaduta poco prima: eppure non gli parve di aver fatto qualcosa di sbagliato. Non le aveva fatto proposte indecenti, nè aveva allungato le mani in carezze più spinte. Eppure quella donna era scappata. Non si sarebbe permesso di andare oltre se lei non avesse manifestato pieno consenso. Avrebbe voluto trascorrere un pò di tempo con lei, quella dama bianca riservata e per nulla frivola. E invece, era fuggita spaventata. Proprio non se lo spiegava.

"Maledetti idioti spudorati"- imprecò contro la coppia che con buona probabilità gli avevano rovinato la serata.

Non gli restò che far ritorno, sconsolato, alla festa. E quell'espressione di noia tornò sulle sue labbra.

D'un tratto lo sguardo gli cadde su una cascata di boccoli biondi che sfumavano in un'uniforme scarlatta, poco distante da lui. Le gambe, atletiche, avvolte da pantaloni bianchi.

"Oscar- la chiamò posandole una mano sulla spalla- che piacere vederv"

"E voi chi siete?"- pronunciò una vocina acuta che proveniva da due labbra sorridenti.

Fersen rimase perlesso. Quella bionda che si era appena voltata verso di lui somigliava ad Oscar, eppure qualcosa non lo convinceva.

"Come siete bello, Monsieur! Posso avere l'onore di ballare con voi?"- rispose allegramente quella giovane che sembrava Oscar e portava una maschera nera dalle forme semplici e le bordature dorate. Simile a quella che indossava lui.

No. non è Oscar- pensò certo fra se e sè. Ma fu divertito da quella situazione inusuale. Sempre mantenendo i suoi occhi su di lei, e ridendo sotto i baffi, le rispose- "Dovreste sapere, "Oscar"- apostrofando il nome con una nota di ironia- che chi indossa una divisa militare come quella che portate voi in questo momento, non può ballare ad un ballo a corte, perchè voi, in pratica, sareste in servizio. Oltre al fatto che non è molto elegante che una donna chieda ad un uomo di ballare."

La giovane donna rimase a fissarlo imbarazzata, poi cercando di riprendersi- "Ma io posso chiedervelo, dato che sono Oscar. Non sono come le altre donne."-aggiunse con ovvietà civettuola.

Il conte si trattenne dal ridere, anche se gli sfuggì un sorriso ancora più divertito.

"Sareste pure passabile come Oscar, -le confessò- se non fosse che la vera Oscar ha degli splendidi occhi acquamarina. Nulla da togliere alle vostre iridi color nocciola, non lo farei mai. Ma soprattutto, la vera Oscar non possiede i modi frivoli e inconsueti che avete voi, anzi. "

"Mi dispiace monsieur, non volevo offendervi"- si scusò quella donna, ricomponendosi e comprendendo di aver fallito il suo tentativo di approcciarsi a quel bellissimo cavaliere.

Fersen la osservò, e facendosi serio le sussurrò avvicinandosi ad ella per mantenere basso il timbro: "Io fossi in voi starei attenta Madam, il costume che indossate stasera può essere molto pericoloso e portarvi guai seri. State attenta. Buona serata."

"Grazie signore. Buona serata anche a voi"- sussurrò quella donna intimorita, allontanandosi pacatamente e in silenzio.

 

Come promesso, Girodelle andò a cercare Andrè, e quando lo trovò lo condusse dal suo comandante.

"Grazie Girodelle- gli sussurrò Oscar riconoscente.

"Dovere comandante"- sorrise lui.

"Puoi tornare alle tue faccende Girodelle, vi ringrazio nuovamente."

Andrè, già stranito dalla chiamata di Girodelle, fu allarmato dalla vista di Oscar senza la parrucca e sconvolta in viso.

"Cos'è successo?" -le chiese preoccupato dopo che ebbe chiuso la porta. E Oscar ripiombò nella realtà.

"Ecco io..."

"Oscar non farmi preoccupare. Ti ho vista lasciare la sala degli specchi insieme ad un uomo che somigliava al conte di"

"Fersen" - lo anticitpò lei.

Andrè piombò nello sconforto.

"Devi aiutarmi a lasciare la festa senza che lui se ne accorga e senza che mi riconosca."

"Perchè?"

"Ti prego Andrè, è importante."-biascicò disperata.

"Voglio sapere perchè. Cosa ti ha fatto?" -incalzò agitato.

"Nulla!" - ribattè lei incerta.

"Oscar, c'è qualcosa che vuoi dirmi, ma non capisco cosa ti trattenga dal farlo."

"Andrè per favore - lo supplicò- voglio andare via da qui."

"No. Non mi muovo da qui finchè non mi dici cosa è successo." - affermò risoluto incrociando le braccia e fissandola imperterrito. Gli occhi di lei invece, fuggivano in ogni dove di quella stanza.

"Andrè maledizione! -Imprecò lei con gli occhi lucidi- sei il mio attendente, e se ti dico di portarmi via da qui, tu devi farlo!"- gli urlò tremante mentre ormai non riusciva più a trattenere le lacrime con il capo rivolto di lato. Come avrebbe mai potuto confessargli del bacio e del fatto si stava recando nelle stanze del conte in sua compagnia per andare a fare neanche lei sapeva esattamente cosa?

"Mi... mi dispiace Oscar."- bisbigliò Andrè mortificato. Non l'aveva mai scorta in una sfaccettatura talmente femminile, non per l'abito o i gioielli, ma per l'insicurezza intrisa di lacrime in cui si stava mostrando.

"Ma se il conte di Fersen ti ha fatto qualcosa dovrà vedersela con mè"- pensò ad alta voce.

E dopo aver fatto indossare la maschera ad Oscar (ma non la parrucca, in modo da confondere il bel conte) uscirono silenziosamente dalla stanza e abbandonarono furtivamente la festa.

E la stanza rimase di nuovo vuota. O quasi. Non potevano certo immaginare che qualcuno avesse udito le loro confessioni.

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Capitolo 5
*** cap. 2.1 Venerdì ***


Salve a tutti! Nonostante i numerosi impegni e il tempo che sto dedicando all'altra mia storia (che è giunta ad un punto cruciale) anche questa storia continua. E allora,visto che oggi è proprio Giovedì grasso, mai fu questo periodo più adatto per il continuo di questa storia. Cercherò, per quanto possibile, di aggiornare con regolarità. Grazie a chi mi  legge e un doppio grazie a chi recensisce. Buona lettura!





Andrè e Oscar non scambiarono una parola da quando salirono sulla carrozza. Rientrarono e a malapena si scambiarono la buonanotte.

Inutile dire che per entrambi quella fu una notte tutt'altro che tranquilla.

 

Il sole era alto ormai, e Andrè era sempre più preoccupato di non aver ancora visto Oscar, solitamente mattiniera.

"Andrè, Andrèè?"

"Si nonna, arrivo!"

"Andrè dov'è Oscar?"

"Non l'ho ancora vista stamane, perchè?"

"Ci sono visite per lei."

"E chi è?"

"Quell'amico suo, quel bel giovanotto distinto e cordiale. Il conte..."

"Il conte di Fersen?"

"Esatto Andrè! -rispose la nonna- anche se oggi non mi sembra molto cordiale. È molto serioso in viso, sembra quasi preoccupato."

Andrè perse un colpo. Che l'avesse scoperta?

"Vado a informare Oscar della visita. Tu digli di attendere, va bene?"

"Va bene Andrè."

Andrè salì le scale rapidamente, precipitandosi verso la stanza di Oscar.

"Oscar- cominciò a bussare- Oscar, aprimi per favore."

Ma non udì risposta.

"Oscar, è importante" - aggiunse, scoccando colpi sempre più rapidi.

"Oscar, Oscar!" - la chiamava nervosamente. D'un tratto la porta si aprì e Oscar si palesò. Vestita di tutto punto, impeccabile.

Cosa c'è!- rispose seccata.

"Fammi entrare- le disse, mentre aveva già chiuso la porta dietro si sè.

"Hai visite." - esclamò allarmato.

Perchè me lo dici così?- rispose vacillante.

"Indovina chi è?" - esclamò l'attendente particolarmente irritato. Oscar lo fissò in silenzio.

"C'è il tuo bel conte che ti attende giù, al salone principale. E non sembra abbia un'aria contenta, anzi."

Lo sconforto si impadronì di lei.

"No... non può essere..."

"Ti dico che è sotto."

"No, non posso andare. Non posso. Occupatene tu."

"Eh? non ci penso nemmeno!"

"Ti prego Andrè, fallo per me! Non riuscirei a... a..." -balbettò infelice.

"E come faccio ad occuparmene io se non so neanche cos'è successo ieri sera?"

"Non è successo nulla, e non credo mi abbia riconosciuta. Ti prego Andrè, salvami!" - lo implorò disperata giungendo le mani a mò di preghiera.

E Andrè si arrese.

"Va bene, ci proverò" – sospirò, e tornò rassegnato al piano di sotto.

 

Com'era belloccio e pieno di sè quel conte altezzoso!- pensò l'attendente, ma poi ricordò che lo stava facendo per Oscar.

"Buongiorno conte- si sforzò di salutarlo cordialmente.- A cosa dobbiamo la vostra visita?"

"Buongiorno Andrè- ricambiò. Posso parlare con Oscar?"

"In questo momento non può raggiungervi, ma dite pure a me, riferirò fedelmente le vostre parole."

Il conte lo guardò dubbioso, ma dopo un'iniziale esitazione:

"Stamane non siete andati a Versailles?"

"No."

"Quindi ignorate quali voci stiano girando a corte?"

"Spiegatevi meglio conte."- rispose stranito Andrè. Fersen sembrava allarmato.

"Oscar era al ballo ieri sera?" -incalzò l'uomo.

"Perchè?"

"Perchè si dice che ieri sera diversi uomini abbiano avuto il privilegio di "conoscere meglio" Oscar Francois."

"Eh, ma cosa dite?" - esclamò Andrè.

"Ma la cosa più inquietante Andrè, è che ieri sera io ho visto una donna mascherata da Oscar, e sono certo che non fosse lei."

"Anche io l'ho vista!"

"Somigliava molto a lei, alta e slanciata, se non fosse stato per il fatto che aveva gli occhi scuri e dei modi alquanto sciocchi."-proseguì Hans.

"Veramente... quella che ho visto io era più bassa e meno longilinea. E aveva gli occhi verdi. Oltre a uno scollo indecoroso."-rispose Andrè stizzito.

"Che fossero due donne diverse?"-insinuò il conte.

"Perchè infangare il nome di Oscar?"

"È forse una congiura, o volevano solo divertirsi alle sue spalle? Io temo che la regina possa inviare un reclamo ad Oscar. Sono... sono venuto ad avvisarla."

"Vi ringrazio conte" – sussurrò riconoscente Andrè. E si sentì in colpa per come lo aveva additato. Un comportamento leale il suo.

"Vado a chiamare Oscar, credo sia opportuno."

"Va bene, vi attendo qui."

Si precipitò nuovamente al piano di sopra, quasi sfondando la porta della sua amica e raccontandole quanto appreso.

"Tu torna da lui. Un momento e sarò subito da voi" -rispose apatica mentre cercava di ordinare nella sua mente le parole di Andrè.

 

Il ragazzo eseguì l'ordine e si portò nuovamente al piano di sotto, a tener compagnia a Fersen in attesa del suo arrivo.

Andrè notò che il conte giocherellava sovrappensiero con un bracciale con un grosso ovale blu... un momento, ma quello...

"Che cos'è conte?"- chiese fingendo noncuranza.

"Questo? Appartiene a una dama misteriosa"- sorrise delicatamente lui.

"Ah... capisco. L'avete conosciuta ieri sera?"

"Si. Ma a un certo punto è corsa via."- Rispose sconsolato e ritornò nei suoi pensieri.

"Conte... conte... ma io non le ho mai rivelato il mio titolo!"- esclamò di scatto, ridestandosi.

Il terrore negli occhi di Andrè.

"Le avete detto il vostro nome?"

"Si, ma solo quello."

"Intendo... il vostro nome completo?"

"Si, ma che c'entra?"

"Siete famoso a corte, oltre ad essere straniero. L'unico Fersen che conosciamo a Versailles è un conte svedese."

"Ah... forse hai ragione Andrè"- convenne, acquietandosi, e riponendo il bracciale in una delle sue tasche.

I loro discorsi furono interrotti dall'arrivo di Oscar, plumbea in viso.

"Chi ha osato infangare il mio nome?"- Digrignò piena di rabbia.

"Non lo so Oscar, ma le voci che stanno girando a corte sono alquanto malevole."- rispose Fersen sinceramente preoccupato.

il biondo comandante rimase in silenzio, stringendo i pugni con veemenza.

"Oscar, credo che dobbiate recarvi a Versailles e parlare con la regina e spiegarle dell'equivoco, prima che ella possa mandarvi un reclamo. Se volete, posso accompagnarvi."

"Non occorre, vado da sola."

"E invece io ritengo che il conte debba venire con noi. Sia io che lui abbiamo visto, ieri sera, due donne vestite con la tua stessa uniforme."- Si intromise Andrè.

"Cosa?- Esclamò stravolta -E chi erano, avete tolto loro la maschera?"

"No Oscar. Io l'avevo presa per un braccio, ma è sgattaiolata via confondendosi nella folla" - rispose desolato Andrè.

"Io invece ho creduto fosse una trovata ingenua o tutt'al più divertente. Mai avrei pensato che la situazione sarebbe degenerata a tal punto."- si giustificò il bel Fersen.

Capisco- sussurrò Oscar avvilita. Certo nessuno di loro poteva immaginare una situazione così ambigua e intricata.

I tre montarono sui rispettivi destrieri e si diressero a corte. Nel frattempo a Versailles era tutto un mormorio di pettegolezzi, nei saloni, e nei giardini.


"No, dite davvero? Io stento a credere!"

"Me lo ha raccontato mio fratello! Si è appartato con lei la scorsa notte. È proprio impudica, oltre ad essere alquanto focosa!"

"Quindi è davvero una donna?"

"Si, e della peggior specie. D'altronde, è sempre circondata da uomini. Se non se li gode lei, chi altri può farlo?"

 

"Signori, adesso posso morire soddisfatto!"

"Perchè marchese?"

"Poichè stanotte, ho avuto il piacere... in tutti i sensi, di aver tastato la femminilità del comandante delle Guardie Reali."- affermò l'uomo, pieno di sè, orgoglioso della sua impresa.

"Suvvia, cosa dite!"

"Vi dico che è vero!"

"Giuratelo!"

"Lo giuro solennemente" - rispose il marchese poggiando una mano sul cuore e levando l'altra in alto.

"E cosa ci avete fatto?"

"Io effettivamente non ci ho fatto granchè, ma quello che mi ha fatto lei..."

Seguirono sogghigni e fischi da parte del gruppetto di uomini che ascoltava, avido di curiosità e colmo di bramosia, le meraviglie che raccontava il loro amico.

 

Tutti i presenti si ammutolirono quando fece il suo ingresso Oscar, con accanto Andrè e il conte. Ma l'ostilità e la cupidigia che si percepivano nell'aria erano più che palpabili.

Nessuno ebbe il coraggio di proferir parola, ma gli sguardi che tutti i presenti le lasciavano insistentemente addosso erano più che eloquenti.

 

"Guardatela, sembra casta e pura e invece..."

Oscar si voltò repentina scaglionando con sguardo truce il gruppetto di nobilastri da cui era sicura provenisse quel bisbiglio, ma nessuno ebbe il coraggio di replicare.

Il comandante delle Guardie Reali attraversò impassibile e a testa alta l'intero salone, che era piombato in un silenzio surreale. L'unico rumore udibile era lo schiocco lento e regolare dei suoi tacchi e di quelli dei suoi due accompagnatori. Si portarono al cospetto della regina e lì Oscar si inchinò. I due uomini la imitarono nei gesti.

"Oscar- la chiamò la regina con aria preoccupata- vi stavo aspettando. Vorrei conferire con voi in privato"- le disse, cercando di non far trasparire nessuna emozione, per non dare ulteriore adito ai numerosi malignatori presenti.

Povera Oscar, come proseguirà? E questo non è ancora nulla. A presto! ;)

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Capitolo 6
*** cap. 2.2 Venerdì ***






Salve a tutti! La storia continua, e si fa sempre più intrigante. Cosa penserà la regina delle malignerie su di Oscar? Buona lettura.



"Oscar- la chiamò la regina con aria preoccupata- vi stavo aspettando. Vorrei conferire con voi in privato"- le disse, cercando di non far trasparire nessuna emozione, per non dare ulteriore adito ai numerosi malignatori presenti.

Oscar, Andrè e Fersen furono condotti in un saloncino, e lì furono lasciati da soli con sua maestà.

"Oscar-le chiese visibilmente preoccupata Maria Antonietta- ma cosa è successo ieri sera, perchè corrono simili voci?"

"Maestà, posso giurarvi sulla mia vita che quelle di ieri sera erano delle false copie della mia persona."

"E perchè mai non le avete fermate? Oscar, vi rendete conto della gravità delle illazioni sul vostro conto? La reggia non fa che parlar d'altro."

"Maestà, io..."- sussurrò mortificata chinando il capo in basso. Si sentì colpevole; piuttosto che svolgere il suo lavoro si era lasciata andare a delle frivolezze. E quello era il risultato.

"Mia regina - intervenne Fersen- ieri sera al ballo ho visto con questi miei occhi una donna mascherata da Oscar, e sono certo che non fosse lei. Somigliava molto a lei, alta e slanciata, se non fosse stato per il fatto che aveva gli occhi scuri e dei modi alquanto sciocchi. Mi spiace non averla fermata, ma pensavo si trattasse solo di una trovata ingenua e divertente."

"Anche io ho visto una falsa Oscar- aggiunse Andrè- e quella che ho veduto io era più bassa e meno longilinea. E aveva gli occhi verdi. Io avevo tentato di fermarla, prendendola per un braccio, ma è sgattaiolata via confondendosi nella folla" - concluse desolato Andrè.

"E voi Oscar, avete visto queste due donne?"

"No, mia regina, altrimenti le avrei catturate all'istante."

Maria Antonietta rimase con lo sguardo sull'amica per un pò, poi si espresse- "Capisco. Io credo alle vostre parole, oltretutto supportate ampiamente dai racconti del conte di Fersen e del vostro attendente. Mi promettete che stasera starete più attenta? D'altronde, si parla pure della vostra reputazione."

"Certo."

"Bene, potete andare. Spero si tratti solo di uno scherzo di cattivo gusto che non avrà seguito"- li congedò, e i tre uscirono.

Si diressero silenziosamente in uno dei ricchi corridoi, pronti a imboccare un'uscita.

"Oscar, ieri sera voi eravate al ballo? Voglio dire, se c'era Andrè dovevate esserci pure voi, giusto?"- chiese Fersen.

"Oh, ecco... si"- rispose lei titubante.

"Ed eravate in veste ufficiale o come semplice partecipante? Inoltre, se quando Andrè ha visto una falsa Oscar era da solo, voi dov'eravate?"

Oscar rimase in silenzio, confusa. Perchè tutte quelle domande incalzanti? Ma se fosse rimasta zitta, gli avrebbe instillato ulteriori dubbi.

"Oscar era in veste ufficiale ieri sera, ma dato che non stava molto bene l'ho accompagnata nelle sue stanze. Poi ha insistito affinchè io rientrassi alla festa, in modo da non lasciare il suo posto completamente scoperto. E per fortuna oserei dire"- intervenne pacato Andrè, propinandogli la scusa più verosimile che gli fosse venuta in mente. Una bugia si, ma a fin di bene.

"Oh, spero nulla di grave!"- esclamò l'adone preoccupato.

Nulla di grave Fersen, non preoccupatevi.

 

Oscar partecipò al ballo del venerdì sera in veste ufficiale. Aveva dato precise istruzioni ai suoi uomini: qualora avessero visto chiunque travestito da lei, avevano l'ordine di condurlo al suo cospetto. Poi si sarebbe deciso il resto.

Ma il ballo del venerdì procedette senza grossi intoppi.

Il conte di Fersen accostò Oscar per buona parte della serata, specialmente mentre Andrè scaglionava insieme ad alcune delle guardie varie ale del palazzo, anche se sembrava sovrappensiero mentre scrutava la folla danzante.

"Avete notato qualcosa di strano Oscar?" - le chiese.

"No, nulla." - rispose sconsolata.

"Magari è stata solo una bravata. Non aveva l'aria di una congiura."

"Lo spero Fersen - annuì preoccupata- ad ogni modo perchè non andate a godervi la festa piuttosto che star piantonato qui con me ad annoiarvi?" -gli propose.

"Magari dopo"- rispose apatico. E ritornò con lo sguardo sulla folla.

Oscar era stata così stravolta da quella successione repentina di eventi che si era quasi scordata di quanto fosse accaduto quasi 24 ore prima. Lei era nei panni di una dama eterea, ed era in compagnia dell'uomo che le faceva palpitare il cuore. Quello stesso uomo che si trovava a poche decine di centimetri da lei. Dio com'era bello assorto nei suoi pensieri! Il naso dritto, le labbra carnose, gli splendidi occhi indaco immersi in chissà quali pensieri... a cosa stai pensando Fersen? A chi stai pensando? Senza rendersene conto Oscar posò il suo sguardo malinconico sulla sua bellissima figura rimanendone incantata, per molto, troppo tempo, fin quando il peso di quello sguardo sembrò gravare fisicamente sul conte, che si voltò di scatto, sorprendendo la sua amica a labbra schiuse ammirarlo in modo... inusuale.

Fersen ebbe un sussulto.

"Tutto bene Oscar?"- chiese preoccupato.

"Oh, si, si. Perdonatemi Fersen- si scusò lei voltando repentinamente la testa di lato e avvertendo le guance infuocarsi.- è che tutta questa storia..." - aggiunse, portandosi una mano alla fronte, frastornata.

"Non temete Oscar, vedrete che tutto si risolverà per il meglio"- cercò di incoraggiarla, poggiandole amichevolmente una mano sulla spalla.

Oscar trasalì a quel contatto, ma cercò di rimanere immobile. Aveva già compiuto una prima gaffe, una seconda le sarebbe potuta costare cara.

"Seguirò il vostro consiglio Oscar, vado a buttarmi nella mischia. Non esitate a chiamarmi qualora vi servisse aiuto."

"Vi ringrazio."

'Dove siete Odette, perchè non vi trovo? Siete forse fra le braccia di un altro? O vi ho dato chissà quale cattiva impressione? E se aveste avuto un intoppo, un imprevisto?'

 

 

"Avete saputo cos'è successo all'integerrimo comandante delle Guardie Reali?"

"AHAHAHAH, certamente duca! Una cosa ancora ignoro, quali erano le reali intenzioni delle "allegre" fanciulle travestite da lei?"

"Le mie fonti mi hanno rivelato che è stata solo una bravata. Si erano travestite per provare l'ebrezza di avere tutti gli occhi puntati addosso e si sono lasciate ai loro comportamenti lascivi. Però, la loro bravata mi ha dato un'idea..."

"Quale duca?"

Venite con me, meglio parlarne in un luogo più intimo e davanti a un buon bicchiere di chardonnay.

E i due uomini riccamente agghindati lasciarono il salone principale per discutere in un luogo più appartato.

"Allora duca, sono proprio curioso!"

"Cameriera, vieni qui, versaci un pò di vino."

"Subito signori"- rispose una voce delicata. Una giovane cameriera dalla pelle diafana intenta a spolverare un imponente mobile in ciliegio si avvicinò al salottino in cui si erano sistemati i due nobili, portò loro due calici di cristallo e si adoperò per aprir loro la bottiglia e riempirne i bicchieri.

"Puoi tornare a quello che stavi facendo"- le ordinò secco il duca. La ragazza accennò un inchino e obbedì, continuando a svolgere la mansione precedente.

"Dicevo, queste false Oscar, mi hanno dato spunto... ora, la regina ha creduto alle parole della vera Oscar, però, se noi organizzassimo una cosetta fatta per bene, con una falsa Oscar molto somigliante all'originale, cosa accadrebbe?"

"Interessante - ammiccò il compare- quindi vorreste organizzare una cosuccia fatta per bene, uno scandalo che coinvolga il bel comandante delle Guardie Reali in modo da metterlo fuori gioco, giusto?"

"Esatto. È una donna in fin dei conti, una ragazzina. Basti pensare a una qualche condotta immorale..."

"Si, ma dove la troviamo una che le somigli davvero? Per quanto entrambi non la tolleriamo, converrete con me che è una giovane molto carina. Alta, magra, slanciata. Dove ne troviamo un'altra così?"

"Non avete tutti i torti Henry. -Annuì il duca- fatemi pensare...- gli disse, mentre con lo sguardo vagava per gli arredamenti della stanza alla ricerca di una qualche ispirazione."

"Chi è la giovane cameriera? Per essere una servitrice, devo ammettere che è proprio notevole" - affermò l'accompagnatore del duca arricciando le labbra.

"Quella? È la figlia del mio notaio. Alta borghesia ma non nobili purtroppo. Mi chiese una sistemazione per lei e io le proposi questa. Vi ricordo che le cameriere della regina son tutte giovani di nobili origini."

La ragazza non si era accorta degli sguardi che aveva addosso. Finita di pulire la grande specchiera che si trovava al di sopra del mobile, si ammirò per qualche istante in essa, e notando che dalla cuffietta fuoriuscivano troppe ciocche disordinate, la tolse, sistemando lo chignon e cercando di domare le ciocche ribelli.

"Fatela venire qui. Voglio vederla nuovamente da vicino. Me la prestate eventualmente?"

"Non se ne parla.- rispose risoluto- Il notaio mi è sempre stato devoto, e quella figliuola non ha mai dato problemi. Che poi potete avere tutte le sgualdrine di sangue blu che volete, che ve ne fate di una cameriera?"

"Suvvia Luigi Filippo, fatemela vedere!"- insistette lui.

"Va bene, ma solo vedere. Non ve la cedo, sia chiaro. Ma soprattutto, non chiamatemi come quel rammollito! Portiamo lo stesso nome, ma non ci accomuna null'altro se non il medesimo filone reale."

"Va bene..."- concluse Henry.

"Hey, vieni qui!"- le urlò.

La ragazza indossò frettolosamente la cuffia e obbedì.

"Com'è che ti chiami?"- le chiese il duca autoritario.

"Arielle."

"Arielle, togliti la cuffia"- la esortò l'altro.

La ragazza rimase a fissarlo alquanto inquietata.

"Mi stai per caso disobbedendo?"- incalzò Henry Louis irritato.

"Arielle, fà quello che dice il mio amico- pronunciò il duca fintamente garbato per tranquillizzarla. -Solo la cuffia, non temere."

Arielle ebbe paura. Sola in quella stanza col suo benefattore e un "amico". In pratica due nobili molto nobili, sulla quarantina il primo, senza dubbio più vecchio il secondo, viscido come una biscia. E in pratica, non poteva non obbedire. E si tolse la cuffia.

"Ma come siete bella!"- pronunciò il più vecchio mentre un sorriso sinistro affiorava sulle sue labbra strette.

"È inutile che fate così, non cambierò idea. Un momento!- esclamò il duca, trasalendo. -Arielle, sciogli i capelli."

La giovane ubbidì lentamente, liberando una pesante cascata di riccioli biondi.

"Amico mio, state pensando quello che penso io?"

"No."

"Usate il cervello ogni tanto! Non notate una certa somiglianza?"

Oh signore!- esclamò l'altro- è uguale!

"Beh, proprio uguale no, ma debitamente agghindata... Arielle, sai mantenere un segreto?"

"Certo signore. Sarò muta come una tomba."

"Se ti facessi fare un lavoretto, e tu lo portassi a termine... vediamo... potrei farti diventare una delle cameriere personali di sua maestà. Vostro padre ne sarebbe contento."

"Dite sul serio?"

"Certo Arielle. Vuoi ascoltare la mia proposta?"




La regina ha per fortuna creduto alle parole di Oscar e dei suoi due accompagnatori. Avete invece riconosciuto i due uomini che non promettono nulla di buono e che stanno diabolicamente tramando contro la povera Oscar? Cosa hanno intenzione di organizzare? 
Grazie a chi mi legge e un doppio grazie a chi mi recensisce. Un abbraccio, a presto! ;)

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Capitolo 7
*** cap. 2.3 Venerdì ***



Ciao a tutte! Mi dispiace per il ritardo con cui aggiorno la storia, ma sono alquanto sommersa da impegni e stanchezza. E senza lucidità mentale, scrivere, correggere e creare non è  scontato. Un grazie speciale va a voi che mi seguite sempre e che mi ralleggrate con le vostre splendide recensioni (alle quali risponderò appena avrò modo e tempo). Avevamo lasciato la storia in un punto delicato, pare stia nascendo un complotto pericoloso. Cosa accadrà? Buona lettura.



"Certo Arielle. Vuoi ascoltare la mia proposta?"

"Si."

"Allora, come ben saprai siamo in pieno Carnevale. Dovrai spacciarti per una persona in particolare, e creare uno scandalo talmente assurdo, da mettere fuori gioco questa persona."

"Ma... non è un'azione cattiva?"- bisbigliò lei.

"Arielle... questa persona si comporta continuamente in modo irrispettoso nei nostri confronti. È per il bene nostro, e di sua maestà. Allora? Ovviamente riceverai degli onori. Oltre a una ricompensa in denaro, sia chiaro."

Arielle pensò a suo padre e alla famiglia. Se avesse portato a termine quel compito che il duca voleva assegnarle e a cui sembrava tenere particolarmente ne avrebbe giovato l'intera famiglia.

"Va bene."- annuì.

"Sicura Arielle? Dal momento in cui ti rivelerò certe informazioni mi dovrai fedeltà assoluta, altrimenti... ne pagherai con la vita."

"Va bene."

"Bene. Prendi una sieda e siedi qui con noi."

La ragazza obbedì.

Il duca Luigi Filippo esordì- "Sia io che il mio amico abbiamo notato una straordinaria somiglianza fra te e il comandante delle Guardie Reali, Oscar Francois De Jarjayes. La conosci?"

"La conoscono tutti a corte" – rispose lei.

"Bene."

"Tu dovrai mascherarti da lei e creare non uno scandalo, ma Lo scandalo. Te la senti?"

Arielle rimase sovrappensiero. In fondo, non la conosceva, e in fondo, stava agendo per il bene del suo benefattore, quindi...

"Certamente. Ma cosa dovrei fare esattamente?"

Questo non lo sappiamo ancora, ma qualcosa ci verrà in mente. Dovremmo colpirla negli affetti suoi più cari, ovvero il suo attendente, il suo amico il conte di Fersen...

"Intendete il conte svedese?"

"Vedo che sei ben informata, bene. Al momento è tutto. Puoi andare Arielle, ti farò sapere di più quanto prima"- concluse il duca bruscamente.

"Agli ordini"- si congedò, rimettendosi la cuffia e lasciando la stanza.

 

"Filippo, non hai dimenticato di menzionare, fra gli affetti più cari di Oscar, la nostra cara... regina?"

L'uomo guardò il compare, e ammiccando- "Henry, come potete anche solo pensare che io, Duca d'Orleans, cugino dei Reali, possa anche solo immaginare di arrecare un danno alla nostra amata delfina?"

"Ahahahahaha! Quanto siete teatrale, Filippo!"- sghignazzò il duca di Germaine.

"Aah. troppo gentile Henry."- minimizzò vanitosamente.

 

Arielle era passata in un'altra stanza per accingersi a riassettarla. Immersa nei suoi pensieri. A dire il vero uno scandalo lo aveva già in mente... la donna che ebbe modo di udire l'altra notte in una delle camere riservate agli ospiti della regina... era lei! Era il comandante Jarjayes vestito da donna. Chiuse gli occhi e cercò di ricordare quanto aveva udito e veduto.

"Cos'è successo?" -le chiese preoccupato un bellissimo uomo dai capelli corvini dopo che ebbe chiuso la porta.

"Ecco io..."

"Oscar non farmi preoccupare. Ti ho vista lasciare la sala degli specchi insieme ad un uomo che somigliava al conte di"

"Fersen" - lo anticipò lei.

E quel giovane piombò nello sconforto.

"Devi aiutarmi a lasciare la festa senza che lui se ne accorga e senza che mi riconosca."

"Perchè?"

"Ti prego Andrè, è importante."-biascicò disperata.

"Voglio sapere perchè. Cosa ti ha fatto?" -incalzò agitato.

"Nulla!" - ribattè lei incerta.

"Oscar, c'è qualcosa che vuoi dirmi, ma non capisco cosa ti trattenga dal farlo."

"Andrè per favore - lo supplicò- voglio andare via da qui."

"No. Non mi muovo da qui finchè non mi dici cosa è successo." - affermò risoluto incrociando le braccia e fissandola imperterrito. Gli occhi di lei invece, fuggivano in ogni dove di quella stanza.

Arielle riuscì a intravedere buona parte di quella scena dal buco di una serratura.

"Andrè maledizione! -Imprecò lei con gli occhi lucidi- sei il mio attendente, e se ti dico di portarmi via da qui, tu devi farlo!"- gli urlò tremante mentre ormai non riusciva più a trattenere le lacrime con il capo rivolto di lato.

"Mi... mi dispiace Oscar."- bisbigliò il ragazzo mortificato.- Ma se il conte di Fersen ti ha fatto qualcosa dovrà vedersela con me."

E dopo che quel giovane aitante ebbe fatto indossare la maschera a quella bellissima dama bionda, uscirono silenziosamente dalla stanza, lasciando sul tavolo una splendida parrucca castana.

 

Arielle si sentì quasi sul punto di raccontare al suo benefattore quanto udito quella notte, ma poi si arrestò. Sarebbe stata pura cattiveria, un'azione meschina. No, non poteva farlo. Sfruttare una simile debolezza per compiacere degli uomini. Chissà cos'era successo a quella bella ragazza quale era il comandante delle guardie reali che aveva udito in lacrime e così fragile. Provò empatia per lei. Anche Arielle era stata vittima di un infimo vanesio; Jerard, un giovane avvocato che ogni tanto bazzicava nello studio del padre, uno che purtroppo, con le parole, ahimè, ci sapeva fare. L'aveva corteggiata nel più romantico dei modi, lui, di famiglia borghese altolocata e con lontane origini nobiliari. E anche suo padre, il notaio, sembrava approvare quella frequentazione. Arielle, grazie alle larghe vedute del padre, aveva avuto l'opportunità di studiare sui testi di legge, dimostrando di essere sveglia e spigliata oltre che meritevole. Erano proprio belli insieme; lei aggraziata e slanciata, lunghi boccoli biondo cenere e occhi celesti, lui, alto e prestante, lunghi capelli lisci castano chiaro legati in una coda bassa, lo sguardo furbo e i modi eleganti. Colti e istruiti, giovani ed entusiasti della vita.

Poi il misfatto. Una festa rionale, le danze, la spensieratezza, un luogo romantico, una promessa di matrimonio. Una proposta. Le lucciole, le stelle. Arielle divenne donna quella notte, sotto le abili mani e le moine di quell'uomo che le aveva proposto di sposarla.

Si sentiva al settimo cielo, quando fece ritorno a casa. Ma il giorno dopo lui non si fece vivo. E neanche il successivo. Le tornò vivido in mente il volto scuro di suo padre, la freddezza con cui la invitò ad accomodarsi nel suo studio, chiudendo le porte dietro di sè. Solo lui e lei là dentro. E un'atmosfera pesante.

"Arielle- esordì profondamente rammaricato il notaio- ho cercato di crescere te e i tuoi fratelli inculcandovi sani principi e larghe vedute, cercando di trasmettervi in primis il valore dell' integrità, morale... e fisica."

Arielle sbiancò.

"Non potevi aspettare?- non c'era neanche collera nelle sue parole, solo tanto, tanto rammarico. -Jerard si sposa. Ma non con te. E i suoi amici vanno raccontando in giro...- si portò una mano alla fronte, coprendo lo sguardo affranto - ti sei rovinata la reputazione figlia mia. E sono costretto a prendere provvedimenti."

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.

"Mi dispiace padre- bisbigliò mortificata. - io... io credevo in lui, mi sono fidata..."

"Appunto. Tu hai sempre visto del bene in ogni dove. Non eri poi così ingenua, tuttavia... forse è stata colpa mia, ti ho... ti ho cresciuta quasi al pari di un uomo e..."

"Perdonatemi padre!- singhiozzò inginocchiandosi ai suoi piedi. Farò tutto quello che volete pur di non rovinare il vostro nome!"

"Non potrai più stare qui, lo sai questo?"

Jerard aveva accettato la proposta di fidanzamento di una giovane borghese figlia di un ricco possidente. Così, senza pensarci due volte, infischiandosene di quanto aveva promesso e di quanto aveva sottratto egoisticamente ad Arielle. E lei fu spedita al più presto in un convento, affinchè tutti dimenticassero, affinchè di quella vergognosa vicenda non se ne avesse memoria. Fu il periodo più orribile della sua vita. Nel convento le fu severamente vietato non solo di studiare, persino prendere un libro in mano. E inoltre la parrocchia in cui era finita aveva una madre badessa repressa. E malefica. Le tornò in mente il giorno in cui, specchiandosi in quella tinozza di acqua gelida, mozzò la sua splendida chioma, all'altezza dei lobi delle orecchie, dopo averla stretta in una coda. E per un pò disse addio a se stessa.

Poi arrivò la svolta. Suo padre, seriamente preoccupato per lo stato d'animo della figlia, che sembrava appassire come una rosa dopo aver fatto il suo tempo, chiese al duca d'Orleans, del quale curava molteplici pratiche, una sistemazione per quella figlia sventurata. E lui la inserì fra le cameriere di Versailles. Un incarico di un certo rilievo, trattandosi della dimora Reale.

Da apprendista notaio a cameriera. Tutti gli anni trascorsi con passione sui libri, e tutti i sacrifici fatti erano andati in fumo. Per sempre. Tanto le era costato fidarsi di un uomo.

La ragazza amareggiata si asciugò le lacrime e si ricompose. Si diresse, per quanto le fosse concesso, verso i saloni principali. Voleva proprio vedere se la somiglianza a cui alludevano i due aristocratici fosse fondata o meno. E la vide. Algida, altera e superba. Fiera di sè avvolta nella sua divisa scarlatta. I lunghi boccoli biondi e il naso dritto. Gli occhi cerulei e le labbra serrate. Sgranò gli occhi; la somiglianza fra lei e quella donna c'era, eccome! Poi scorse accanto a lei un uomo di una bellezza divina. Senz'ombra di dubbio doveva essere il conte svedese. E le montò un misto di rabbia, e invidia. Ebbe un dejavù: per un attimo fu come rivedersi in compagnia di Jerard, ma poi tornò al suo pensare razionale. In fondo non la conosceva, come poteva mai giudicarla? Però il fatto di vederla accanto a quell'uomo... un barlume accese quelle vispe iridi celesti. Non poteva tirarsi indietro con il duca D'Orleans. Nè lo arebbe fatto.

"Comandante de Jarjayes, non sapete cosa vi aspetta"- pensò Arielle sicura di sè, mentre la sua mente si accingeva ad imbastire il groviglio di un piano minuziosamente soppesato.

 

 

Bene. A quanto pare abbiamo a che fare con una ragazza sveglia e astuta cui la vita però ha giocato un triste tranello. Cosa sarà in grado di ordire Arielle? Rivelerà le informazioni delicate di cui è venuta a conoscenza al suo benefattore o ha già in mente qualcos'altro? Spero la storia vi piaccia! Questo capitolo, seppur in apparenza calmo, potrebbe essere la quiete prima della tempesta.

A presto ;)

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Capitolo 8
*** cap. 3.1 Sabato ***




Salve a tutte! perdonate la mia lunga assenza, ma non ho avuto modo e tempo per aggiornare la storia. Adesso però sono tornata, e la storia continua.
Buona lettura, e grazie per la vostra presenza.





E come prevedibile, al ballo del venerdi sera non accadde nulla di rilevante.

Oscar e Andrè fecero ritorno alla tenuta Jarjayes, in completo silenzio.

'Fersen, oh Fersen! Cosa penserai di Odette? Penserai che sia scappata via così, senza dei motivi effettivi? Come sarei voluta stare fra le tue braccia stasera, ma gli impegni ufficiali, nonchè questa sospetta congiura non me l'hanno permesso'- e Oscar proseguì l'intero viaggio con il capo chinato in basso e la tristezza nel cuore.

Non fu una notte alquanto lunga e turbolenta per la dama bianca, che fu vinta dal sonno solo poco prima dell'alba.

Ma se è vero che la notte porta consiglio, quella notte insonne l'aveva aiutata nel prendere una certa decisione.

"Nonna, dov'è Andrè?

"Sarà a preparare i cavalli bambina mia."

"Bene. Puoi mandarmelo nelle mie stanze appena lo vedi?"

"Certamente. Vuoi fare colazione?"

"Dopo, ti ringrazio."

Oscar tornò alle sue stanze, dove attese l'amico nervosamente.

Finalmente udì il rumore di nocche scagliarsi sul legno della porta.

"Avanti."

"Ti occorre qualcosa Oscar?"

Lei esitò un momento, poi gli diede le spalle, dirigendosi verso un portagioie verde scuro finemente intarsiato, dal quale prese alcune monete d'oro. Le strinse nella mano destra, occultandole, e si portò di fronte a lui.

"Andrè, io... ho bisogno di una commissione."

"Dimmi pure"- rispose garbato.

"Io... devi recarti a Parigi, presso l'atelier di mademoiselle Bertain, e... devi prendermi un abito."

"Ma cosa..."- farfugliò Andrè sconvolto.

"Devi acquistare un abito da sera... per me. Chiedi alla nonna tutte le misure necessarie, e prendine uno che rispecchi quei canoni. Scegli tu il modello e il colore, mi fido di..."

"Oscar sei impazzita?! - l'ammonì lui- ti rendi conto di quello che stai dicendo?"

Lei lo osservò zitta.

"Oscar, è in gioco la tua reputazione, e il tuo primo pensiero qual'è? Tornare a Versailles vestita da donna? Ma hai la più pallida idea del rischio che stai già correndo?"

"Andrè io..."

"C'è chi si spaccia per la tua persona gettandoti addosso disonore e maldicenze... ti rendi conto della gravità della situazione?"

"Solamente stasera Andrè, e poi tornerò ad essere Oscar Francois de Jarjayes."- lo implorò, come a cercare approvazione.

"È troppo pericoloso Oscar, cerca di comprenderlo"- aggiunse addolcendo il tono nel tentativo di persuaderla.

"Va bene Andrè- rispose pacata- mi prenderai un solo abito, andrò solo stasera sotto false spoglie. Stasera e mai più. Intesi?"

E ad Andrè non rimase che chinare il capo, sconfitto.

Si recò dalla nonna, trascrisse le misure per l'abito, e si recò a Parigi.

 

"Volete un abito per stasera? E senza la dama per le prove? Ma siete impazzito monsieur??

"Madmoiselle Bertain, avete ragione, ma questa è un'emergenza."

"Bene, per chi è l'abito? Così potrò consigliarvi, conosco tutte le mie clienti affezionate e ricordo a memoria i loro corpi, e le loro taglie."

"Oh, ecco...- non poteva certo rivelargli per chi fosse l'abito!- non posso rivelarvi chi indosserà l'abito."

"Ma cosa dite? Non posso mica consegnarvi un abito a casaccio, ci farei una pessima figura a Versailles!"- esclamò preoccupata.

"Ma ho tutte le misure che vi occorrono" - le rispose senza perdersi d'animo, passandole il foglio in cui le aveva trascritte.

La donna sistemò per bene le lenti sul naso e prese a leggere.

"Ah... siete sicuro di avere le misure esatte?"

"Si. Perchè?"

"Perchè si avvicinano molto ai modelli d'esposizione che costruiamo sui manichini. La vostra signora deve avere il fisico di una dea- gli sorrise- ho qualcosa che fa per voi, venite con me."

e la sarta condusse il giovane in un'altra sala.

"Ecco, potete scegliere fra questi- le disse la donna- fate con calma, io torno di là."- e così lasciò Andrè da solo in quella stanza, per decidere quale abito acquistare.

Vi erano un abito rosso fiammante, uno blu cielo e uno viola e lilla, ciascuno di essi completo di maschera piumata. Inutile dire quale fu la sua scelta.

 

 

E così Oscar, aiutata dalla nonna, si preparò, e indossò quell'abito blu, che forse per il colore scuro, la faceva sentire quasi più a suo agio. Indossò la parrucca, la maschera, e si diresse verso la carrozza. Andrè l'aiutò a salire.

"Oscar, ti prego, stà attenta" - le intimò sinceramente, stringendole nervosamente la mano.

"Va bene Andrè. Tu invece, sii i miei occhi."

"Va bene."

E Andrè montò su un'altra carrozza, dirigendosi anch'egli alla reggia.

 

 

Oscar fece il suo ingresso nel salone principale. Non ci volle molto che scorse il bel conte da lontano. Fece un bel respiro, e si diresse a piccoli passi in direzione di lui.

Nonostante fosse intrattenuto dalla compagnia di svariate dame, Fersen sgranò gli occhi di indaco non appena riconobbe la sua bellissima dama bianca.

"Odette?"- e le andò in contro.

Oscar gli sorrise. Il cuore sembrava batterle impazzito.

"Odette- le sorrise anche lui prendendole le mani- ma dove eravate finita ieri sera? Perchè non vi siete fatta viva?"

"Non ho potuto- rispose pacata- siete contento di rivedermi?"

"Certamente!- esclamò lui- venite con me, andiamo in un posto più tranquillo" - le disse, prendendola per mano e portandola verso la balconata più vicina.

"Odette come mi siete mancata!"- esclamò cingendole le guance e schioccandole un bacio sulle labbra. E lei si sentì già stordita.

Al chiaro di luna Fersen era ancora più bello. La figura elegante, il sorriso ammaliante, gli occhi magnetici...

"Mi spiace che siate scappata a quel modo l'altra sera"- le confidò dispiaciuto il conte.

"Perdonatemi, non so cosa mi sia preso."

"Perchè non mi rivelate il vostro nome completo Odette?"

"Perchè vorreste saperlo?"

"Perchè vorrei poter venire a farvi visita quando il carnevale sarà concluso. Ma se non so a che casato appartenete, come potrei fare?"

Oscar lo fissò timorosa. Cosa avrebbe potuto rispondergli senza offenderlo?

"Potremmo intrattenere dei rapporti epistolari, se vi va."

"Ma io non saprei a chi far recapitare le mie lettere"- aggiunse lui leggermente piccato dal diniego ricevuto.

"Penserò io a tutto- rispose lei. Non vi preoccupate."

"Odette... voglio vedervi senza maschera- le sussurrò deciso, mentre le sue mani pericolosamente vicine alle sue gote stavano quasi per sollevarle la maschera dal volto. Senza rendersene conto. Proprio come aveva fatto con la regina anni addietro. Ma i riflessi del comandante delle Guardie erano molto più rapidi di quelli di qualsiasi altra dama.

"No!"- esclamò divincolandosi fulminea e facendo un passo indietro.

"Vi prego Odette, non posso continuare ad ignorare ancora la vostra identità!"- Replicò, avvicinandosi nuovamente per tentare di smascherarla.

Il terrore negli occhi di Oscar, che senza pensare due volte scappò via.

E il bel conte rimase immobile, con la mano sospesa a mezz'aria e la consapevolezza di essersi comportato in modo poco garbato.

Oscar corse affannosamente verso la sua carrozza. Era terrorizzata. Stava per scoprirla! Forse aveva ragione Andrè, quel gioco era troppo pericoloso. Si diresse verso la sua carrozza, e senza pensare ulteriormente, ordinò al cocchiere di ricondurla alla sua dimora.

 

Andrè nel frattempo scaglionava in modo discreto il salone, notando anche la presenza cospicua delle guardie di palazzo. E notando che il tenente Girodelle svolgeva il suo compito in maniera impeccabile.

'Oscar, che stai facendo? Sii prudente, ti prego' - pensava il giovane, arrovellandosi le viscere, quando ad un tratto fu ridestato dai suoi pensieri.

 

"Ciao Andrè!"

Richiamato da quel timbro vivace e confidenziale, l'attendente si voltò, rimanendo a bocca aperta.- Non... non poteva essere lei. Eppure, i boccoli biondi, gli occhi cerulei, il fisico slanciato...

"Ciao Andrè" - ripetè una copia identica di Oscar con addosso l'uniforme scarlatta adornata dai gradi e i pantaloni bianchi.

"Ma... ma..."

"Molto somigliante, non trovi?"- ammiccò lei.

"Chi sei? Intendi anche tu agire come le altre finte Oscar? Sai che è scattato l'ordine di arresto per chiunque si spacci per lei?"- ruggì lui.

"Oh. Ma io non voglio scomodarmi per compiere sciocchezze degne di certe oche. Io voglio conferire in privato con te."- pronunciò sicura di sè.

Andrè rimase perplesso.

"Perchè?"

"Vieni e lo scoprirai."

 

 

 

Come proseguirà? Un abbraccio, a presto!

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Capitolo 9
*** cap. 3.2 Sabato - il ricatto ***



Salve a tutti! Per farmi perdonare, pubblico, a distanza di pochi giorni, un altro capitolo della storia. Da qui si inizia ad entrare nel vivo della trama. Cosa accadrà? Buona lettura.





I due si portarono, con passo apparentemente calmo, al di fuori del salone principale, in uno dei corridoi centrali, che seppur affollato, garantiva comunque una certa privacy. Erano tutti troppo alticci per notare lo sguardo stralunato di Andrè nei confronti di quella silfide bionda che anche lui aveva scambiato, seppur per un solo istante, per l'originale.

 

"Cosa vuoi?"- chiese rabbioso Andrè.

"Ecco, io... da dove posso cominciare? Per caso, sono venuta a conoscenza di alcune cose, e ecco... potrei pure mantenere il segreto, ma vorrei qualcosa in cambio."

"Di cosa parli?"- sussurrò agitato.

"Sono venuta a sapere, che al ballo del giovedi grasso, il comandante delle Guardie Reali non era in servizio."

"E quindi?"

"E il bellissimo conte di Fersen era in compagnia della dama più bella della sala. Cioè, era in mia compagnia!"- sorrise ironica. E tagliente.

"Dove vuoi arrivare?"- sussurrò spiazzato.

"Sono abbastanza sicura che il conte non abbia riconosciuto Oscar de Jarjayes, dato che, oltre a vestire abiti femminili, indossava una parrucca castana di ottima fattura."

Andrè perse un colpo. Quelle non erano frasi lanciate a caso, lei sapeva esattamente di cosa stesse parlando. Come faceva però a sapere tutto ciò?

"Ora ecco, oltre alla somiglianza con Oscar, un'altra cosa che ci accomuna è la... simpatia che proviamo per il conte."

'Ma che diamine stava blaterando?'- pensò pallido in volto.

"In poche parole, il mio desiderio più grande è avere un appuntamento con il bellissimo Fersen. E tu sei il mezzo più veloce per averlo."

"E perchè mai ti sei travestita da Oscar?"

"Perchè è più eccitante."

"No, è perverso!" - urlò lui, bloccandosi subito dopo.

"Forse. Ma credo lo metterei più a suo agio" – aggiunse sfacciata.

"No, non se ne parla."

"Uhm. Immaginavo non sarebbe stato facile. Perciò ti propongo uno scambio equo: tu mi conduci dal conte di Fersen, e io manterrò il segreto su ciò di cui sono venuta a conoscenza."

"Tu sei pazza!" - esclamò lui.

"Bene. Allora andrò di persona da Fersen. Sai, potrebbe non smascherarmi, o potrebbe accorgersi di me troppo tardi. O potrei raccontargli della bella dama dal candido abito."

"Non andrai da nessuna parte- le disse bloccandola per un polso- posso farti arrestare ora, adesso."

"Tu non hai idea di chi sia io. Sono molto potente qui, se mi facessi arrestare ne pagheresti amaramente, stupido servo!"- urlò divincolandosi violentemente. (1)

In effetti Andrè non conosceva l'identità di quella bionda. E se fosse stata una contessa, o una duchessa? Se avesse fatto arrestare un potente sarebbe stato un casino. E il segreto che conosceva la falsa Oscar andava difeso a spada tratta, o sarebbe stata la fine per la vera Oscar.

"Mi promettete che... se io vi faccio incontrare il conte, voi manterrete quel segreto tale?"

La bionda annuì guardandolo negli occhi.

"Ma gli dirò che non siete Oscar."

"Va bene. Lo trovo onesto."

E alla fine, Andrè dovette cedere a quell'infimo ricatto.

"Vediamoci nelle mie stanze"- concluse quella splendida amazzone bionda spiegandogli quale fosse l'appartamento reale destinato a lei.


Andrè ritornò nel salone principale. Di Oscar nemmeno l'ombra. La cercò spasmodicamente, ma nulla, sembrava essere sparita, mentre il suo cuore era divorato da molteplici inquietudini. Poi da lontano vide il bellissimo conte svedese. Cosa doveva fare? Sottostare al gioco di quella pericolosa bionda o recarsi al suo appartamento assieme al tenente Girodelle e farla arrestare? Ma se fosse stata una nobile di un certo rango, oltre ad essere scagionata, Andrè sarebbe stato punito, la famiglia Jarjayes avrebbe subìto ripercussioni, ma soprattutto... Per Oscar sarebbe stata la fine! Oscar- pensò- se quella donna non tace, tu sarai perduta!- e Andrè finì per cedere completamente a quel ricatto. Per amore di Oscar.


"Conte di Fersen?"

"Ciao Andrè" - rispose garbato.

"Potreste venire con me per favore?"

Il conte lo guardò stranito nell'udire una simile richiesta.

"Si Andrè. Ma come mai?"

"Ho bisogno del vostro aiuto."

"Va bene. Andiamo."

"Vi ringrazio."

Si allontanarono così dalla calca danzante e man mano che i loro passi aumentavano quel misto di musica e risa si andava attenuando.

"Perchè mi hai chiamato Andrè, si tratta di Oscar?"

"Più o meno."

"Cosa vuol dire?"

"Ecco... non è così facile da spiegare."

"Provaci. Ti ascolto."

"Ecco... qualcuno vuole generare uno scandalo che riguardi Oscar... ma voi potete aiutarci a placare tutto."

"Beh, se posso apportare un simile aiuto... per Oscar questo ed altro."

"Vi ringrazio."

"Ma dimmi, cosa dovrei fare?"

L'attendente sospirò- "Lo scoprirete presto."

Feren rimase peplesso dalle ultime parole di Andrè ma soprattutto dal tono rassegnato con cui le aveva pronunciate.

Finalmente giunsero agli appartamenti Reali destinati a pochi eletti, Andrè si fermò davanti a una porta in particolare e bussò. La porta si aprì lievemente dall'interno. I due entrarono e la chiusero nuovamente.

"Oscar, che piacere vedervi!"- sorrise Hans alla vista dell'amica.

"Uhm... quasi" – commentò una voce vivace e decisa.

"Eh, cosa vuol dire?"

"Conte- intervenne Andrè- la donna che avete davanti non è Oscar."

"Eh? Stai scherzando?"- rispose Fersen notevolmente impressionato.

"No, dice il vero"- aggiunse la giovane da timbro più squillante rispetto a quello più basso e formale di Oscar.

"Perchè siamo qui allora?"-chiese lui.

"Non gli hai detto nulla Andrè?"

"Cosa dovrei sapere?"

"Allora ve lo dico io. Mi presento, sono la copia esatta di Oscar Francois de Jarjayes. Sono a conoscenza di informazioni che potrebbero letteralmente distruggere il comandante delle Guardie Reali. Ma, siccome sono una brava persona, ho chiesto ad Andrè di barattare il mio silenzio."

"Con cosa?"- chiese il conte.

"Con voi!"- rispose lei con ovvietà.

"Io non credo proprio- rispose Hans senza scalfirsi- sono un amico fidato di Oscar, quindi, qualora rivelaste questo segreto, io lo manterrei tale."

La falsa Oscar lo guardò, poi scoppiò a ridere- "Ahahahah! forse non avete ben compreso, conte. Io potrei rivelare queste informazioni a chiunque, non solo a voi. E non immaginate nemmeno la gravità della cosa. Vero Andrè?"- Concluse sicura di sè, penetrando con lo sguardo quello dell'attendente, vacillante.

Fersen rimase più perplesso di prima.

 

"Allora, fatemi capire- disse guardandosi intorno e dirigendosi verso una sedia- questa donna conosce dei segreti scottanti riguardo ad Oscar, che promette di non rivelare ad alcuno in cambio... di me?"-chiese, sedendosi su quella sedia.

"Esatto" - rispose la falsa Oscar che avvicinandosi con passo leggiadro all'adone sedette con un gesto deciso a cavalcioni su di lui, portò le braccia dietro al suo collo e intrecciò le dita fra i suoi capelli color cenere, e tastando in modo diretto il calore della sua nuca, posò lo sguardo su quel viso dai tratti divini.

"Complimenti per l'audacia"- le sussurrò suadente.

Per tutta risposta le sorrise spavalda.

Andrè fu colto da un moto di gelosia cieca; pur sapendo che quella non era Oscar, la visione di quella scena lo scosse non poco.

 





 

Bene, la situazione comincia a scaldarsi. Cos'ha in mente esattamente la bella e pericolosa Arielle?

Lo scopriremo nel prossimo capitolo. Un abbraccio, a presto! ;)



 

(1): sta bluffando ovviamente, ma godendo della protezione del Duca, equivale a una figura potente. E in qualche modo, Andrè intuisce che deve stare attento con quella bionda misteriosa, poichè c'è in gioco la sua Oscar.

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Capitolo 10
*** cap. 3.3 Sabato - ricatto o..? ***




Ciao a tutte/i! La storia continua, e in questo capitolo scopriremo finalmente, i veri propositi di Arielle. Buona lettura.





"Allora, fatemi capire- disse guardandosi intorno e dirigendosi verso una sedia- questa donna conosce dei segreti scottanti riguardo ad Oscar, che promette di non rivelare ad alcuno in cambio... di me?"-chiese, sedendosi su quella sedia.
"Esatto" - rispose la falsa Oscar che avvicinandosi con passo leggiadro all'adone sedette con un gesto deciso a cavalcioni su di lui, portò le braccia dietro al suo collo e intrecciò le dita fra i suoi capelli color cenere, e tastando in modo diretto il calore della sua nuca, posò lo sguardo su quel viso dai tratti divini.
"Complimenti per l'audacia"- le sussurrò suadente.
Per tutta risposta le sorrise spavalda.
Andrè fu colto da un moto di gelosia cieca; pur sapendo che quella non era Oscar, la visione di quella scena lo scosse non poco.


"Anche a guardarvi da vicino, siete spaventosamente somigliante -constatò- e proprio per questo non posso" - concluse, voltando la testa di lato, risoluto, mentre la giovane era ancora spiazzata.
"Andrè- lo ammonì lei impettita- vuoi mettere tu una buona parola con questo bellissimo conte?"
"Conte... per favore, trovate un compromesso"- lo implorò.
"Andrè, ti sembra una situazione normale questa?"- sbottò irritato.
Arielle fu investita da quel timbro vibrante e concitato, ma rimase immobile. Doveva stare attenta; un passo falso e il piano sarebbe andato a monte.
"So bene che non è una situazione ordinaria, ma... fatelo per Oscar, almeno per lei."
"No Andrè, è fuori questione. È praticamente uguale... mi fa impressione!"- concluse con un'inflessione acuta, scrutando quella donna con un misto di sdegno e timore.
Arielle staccò le mani dalla sua nuca, e con movimenti rapidi delle dita sfilò le asole dei bottoni della giacca scarlatta, togliendosela con un gesto violento e gettandola a terra.
"Vi faccio meno impressione adesso?"- esclamò stizzita rimanendo con addosso una candida camicia di seta dalle maniche a sbuffo e un ampio colletto. Candida come i pantaloni che le aderivano alle cosce snelle esaltandone la tonicità.
Lui rimase a guardarla in silenzio. Avere quella donna così somigliante alla sua cara amica sulle sue cosce gli provocava un certo turbamento... ma non positivo! Si sentiva come incatenato, bloccato, inquietato, nonostante la bellezza di quella giovane, dai tratti del viso più docili e delicati di quelli di Oscar, fosse davvero notevole.
"Bene- rispose la falsa Oscar impettita avendo notato che il bel cavaliere dinanzi a lei sembrava pietrificato, anzi quasi disgustato dalla sua presenza- allora vi rivelerò il segreto di cui sono a conoscenza. Dovete sapere che..."
"No, zitta!"- urlò Andrè terrorizzato.
La giovane si voltò verso di lui.
"No, vi prego Madamoiselle. Non fatelo. Vi prego conte. Fatelo per Oscar. Se questa donna avesse voluto qualcosa da me io non avrei esitato ad accontentarla. Lo scandalo che potrebbe provocare è troppo grande per rischiare!"
Hans rimase un pò a pensare. Poi fece un respiro profondo-
 "E va bene- sospirò.- Come vi chiamate Madamoiselle?"
"Francois. Chiamatemi Francois." (1)
"Va bene Francois. Cosa vuoi? Vuoi venire a letto con me?"- gli disse con timbro calmo ma deciso, gettando le sue iridi in quelle celesti della bella giovane. Quasi di sfida.
Arielle distolse lo sguardo, spiazzata dalla schiettezza di quella risposta.
"Per me non sarebbe certo un'incombenza concupirvi data la vostra avvenenza, anzi..."
'Bene. Forse ho capito in che direzione parare.' - pensò Fersen mentre dissopita la furia cercava di ponderare razionalmente.
"Lo sai che tolta la divisa, non sei che una donna come tutte le altre?"- le sussurrò ammorbidendo il timbro, ma lasciando ampiamente percepire in esso viva e vibrante, la sua virilità. E un'arrogante provocazione.
Andrè dovette lottare contro se stesso per desistere dal mollargli un destro in pieno viso. Ma come si permetteva quello sbruffone! 
Arielle si sentì trafitta da quelle parole più appuntite di uno stiletto, e avvertì le fiamme di tanta tracotanza divamparsi ardenti nel suo torace, e salire su, fino al collo e al viso, ma senza mostrare nessun segno di cedimento- "Lo avreste detto anche alla vera Oscar?"- rispose sicura di sè tornando a specchiarsi impavida nelle sue iridi insolenti.
E stavolta fu Fersen a rimanere di sasso.
"Siete proprio arguta"- constatò non distogliendo i suoi occhi magnetici da quelli glaciali di lei.
"Lo so" - rispose lei fiera di sè.
"Cosa vuoi Francois? Dimmelo. - le chiese dolcemente, cambiando repentinamente timbro- Io ti accontenterò, tu manterrai la promessa di mantenere il silenzio, e tutti torneremo alle nostre vite. Va bene?"
Arielle per un attimo si sentì meschina; quel bellissimo conte che lei aveva etichettato a priori come il suo Jerard nulla sembrava avere in comune, se non un bell'aspetto e un'appartente presunzione, perchè nonostante l'apparenza, stava cercando di difendere la sua amica in tutti i modi; anche se questo voleva dire scendere a compromessi con lei e proclamare una resa. E a dire il vero, sul bell'aspetto il conte vinceva nettamente.
"Certo che da vicino siete ancora più bello, lo sapete?-  gli sorrise sinceramente, deponendo ogni ostilità, mentre con le mani gli sfiorò delicatamente le guance. Siete più bello di una statua greca di candido marmo, più ammaliante del Dio Apollo. Vostra madre deve aver visto un angelo in sogno quando ha immaginato il vostro volto per la prima volta."
"Vi ringrazio"- le sorrise ammirato, lasciando sfumare definitivamente ogni rivalità. 
"Sarebbe scontato rispondervi che siete bella come una Venere, quindi vi dirò che siete unica come Dafne, un'incantevole ninfa che scelse alle avances di Apollo la metamorfosi in sacro alloro, che divenne da allora la pianta le cui foglie incoronano i vincitori, i più dotti e i degni di gloria. Poichè voi siete anche piacevolmente colta, e istruita. Che genere di studi avete intrapreso?" 
"Non vi darò ulteriori informazioni su di me, ma vi ringrazio per i complimenti eleganti e delicati."
"Cominciate quasi ad intrigarmi -le confessò sfacciatamente.- Cosa volete?"- le sussurrò ammiccante. (2)
"Io ecco... mi basterebbe anche..."
"Un bacio?"- la precedette lui.
"Si"- annuì.
"Va bene. Con queste mie labbra sigillerò le vostre, e voi sigillerete la promessa di mantenere il silenzio su quanto siete venuta a conoscenza. Concordate?"
"Concordo"- rispose Arielle intrecciando nuovamente le sue mani dietro la sua nuca.
"Bene."
Il bellissimo conte inclinò lievemente la testa mentre a poco a poco riduceva le distanze.
Arielle chiuse gli occhi, schiudendo impercettibilmente le labbra e reggendosi a lui, sempre con le braccia al collo.
Andrè dovette distogliere lo sguardo mentre stringeva i pugni con veemenza, poichè nonostante tutto quella scena era troppo per lui.
Poi il rumore di una chiave nella serratura. Trasalirono tutti e tre. Ma non ci fu tempo per realizare, poichè quella porta si aprì immediatamente.
"Vedete, mia regina, dovete proprio provare questo vino, poichè è di una rarità unic... Chi siete, cosa ci fate nelle mie stanze?"- urlò impaurito un giovane nobile dal candido parrucchino con la chiave ancora nella mano destra. Fersen rimase di ghiaccio. Davanti a lui vi era un piccolo gruppo di nobili fra cui... la regina Maria Antonietta, che fissava quella scena come se avesse visto il più terrificante dei fantasmi.
"Signori, vi sembra il modo?"- li biasimò profondamente indignato il duca d'Orleans, assistendo anch'egli a tale scena.
"La regina è svenuta!"
"Presto, portiamola nelle sue stanze!"
E nel trambusto creatosi il piccolo gruppo corse via con la regina ancora priva di sensi.

Andrè era parimenti disorientato. Cosa diamine era successo? E dov'era finita la falsa Oscar che sembrava essersi volatillizzata?
"Andrè.... io... io, sono perduto. Oscar è perduta.
Andrè. Questa... era una trappola"- farfugliò Fersen ancora sconvolto fissando il vuoto con gli occhi sgranati. 





 (1): come il secondo nome di Oscar
(2): a Fersen comincia a piacere davvero questo scambio di battute contro un'avversaria che sa tenergli testa!


Direi che la bella e astuta Arielle ha portato a termine il suo piano egregiamente, mentre i nostri due uomini si sono fatti turlupinare per bene. Vi siete fatti un'idea della gravità della situazione che è riuscita a mettere su Arielle? Come proseguirà? A presto  ;)

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Capitolo 11
*** cap. 3.4 Sabato ***





Andrè, ti rendi conto di cosa è appena accaduto?

L'attendente lo fissava ancora stordito.

"Un gruppo di nobili ha appena visto me in atteggiamenti intimi... con Oscar! Io, l'amante della regina, appartato con una sua carissima amica... e il suo attendente! È molto, molto peverso. Andrè ma mi stai ascoltando?"- gli urlò scuotedolo violentemente per le spalle.

"Io... io non avrei mai potuto immaginare che questa situazione potesse degenerare a tal punto"- biascicò disperato.

"Era davvero così grande il segreto che custodiva?"

"Si"- annuì mortificato.

"Ormai il danno è fatto. Ma dobbiamo subito avvertire Oscar. Dove si trova?"

"Io... non lo so."

"Come puoi non saperlo, sei il suo attendente!"- lo sgridò iroso.

E come faccio a saperlo se l'ultima volta che l'ho vista, veniva verso di te? Dovresti saperlo tu semmai, idiota!- pensò, ma si limitò a rispondere chinando la testa- "Vado a cercarla."

Andrè era appena rientrato nel salone principale, quando fu avvicinato da un maggiordomo- "Questo è per voi Monsieur."

"Grazie" -rispose Andrè, e aprì il biglietto consegnatogli.

 

"Andrè, ho fatto ritorno alla dimora. Ho mandato un paggio per consegnarti questo messaggio. A domani.

Oscar"

 

Almeno lei era a casa. E già il fatto di saperla al sicuro lo tranquillizzò. Restava però da risolvere un problema più grande.

 

Arielle, approfittando del trambusto, era sgattaiolata via più rapida di un furetto. Aveva raccolto la giacca da terra, e approfittando del senso di stordimento dei due uomini, era fuggita tramite una porta segreta, quasi invisibile per la medesima tinteggiatura delle pareti, e si era recata in un luogo più sicuro, un secondo appartamento che il duca le aveva messo a disposizione.

Entrò, e il suo sguardo fu catturato dal suo riflesso nella grande specchiera. Si avvicinò, ammirando la sua immagine; i boccoli biondi per una volta non soffocati dalla cuffia blu scendevano morbidi e voluminosi sulle spalle e da lì fino all'altezza dei suoi seni. La candida camicia di seta finissima ne accarezzava e plasmava la silouette, l'ampio scollo stringeva gradualmente, fino a chiudersi poco prima dell'incavo dei seni. Non si era mai vista in simili vesti, e a dire il vero... le piacque parecchio. Osservò anche il suo torace sussultare in respiri rapidi e affannosi. Ma non era dovuto alla fuga. Gli tornarono in mente i tratti perfetti di quell'uomo noto come l'amante più agognato di Versailles. Lo sguardo arrogante ma irresistibile, il naso dritto, le labbra elegantemente articolate in sorrisi lascivi, la voce calda ed allettante...

Avvampò; le guance rubee, mentre si mordeva le labbra cercando di trattenere un sorrisino nervoso. Con passo felino si era avvicinata a quel bellissimo conte, e con un movimento fluido si era seduta sulle sue cosce tornite, a cavalcioni su di lui. E aveva pure osato allungare le mani, e sfiorarne i capelli, e la pelle.

Con quale sfacciataggine aveva agito?

Se solo il duca d'Orleans e l'allegra combriccola fosse giunta qualche attimo dopo, quel bellissimo adone l'avrebbe baciata... chissà con quale ferocia le dame di Versailles si contendevano una simile beltà, mentre lei era sopra di lui, a sentirne il profumo inebriante e a perdersi in quegli occhi magnetici e fatali...

Ma che le stava prendendo?

Ritornò con lo sguardo sullo specchio, l'espressione profondamente turbata.

"Stupida Arielle! Ti sei fatta raggirare una volta, che cosa ti è saltato in mente? Stupida!"- urlò severa alla sua immagine, che in quel frangente poco rifletteva di lei, ancora nei panni dello splendido comandante delle Guardie Reali.

 

 

Andrè e il conte si erano salutati, quest'ultimo aveva vivamente raccomandato all'attendente di anticipare qualcosa ad Oscar, poichè quanto accaduto poteva portare con sè conseguenze catastrofiche.

E Fersen fece ritorno alla sua dimora, frastornato.

"Che idiota!"- Urlò scagliando un pugno violentemente contro la porta.

Lui, uno dei donnaioli più esperti e consumati, si era lasciato raggirare e abbindolare da una donnetta qualsiasi?

E dire che pensava di averla domata! Era certo di riuscire a sistemare tutto con un semplice bacio, e invece proprio quello si era rivelata una trappola.

"Che stupido!"- gridò, sollevando in aria una sedia e colpendo irosamente il tavolo, sfaciandola.

Era in preda a una collera incontenibile. Collera che lasciò il posto a un brutto presentimento.

"Oscar, che cosa penserà la regina di noi?- pensò avvilito.- Se io la conosco bene però, temo che si accanirà solo contro di voi. Oh Oscar, ma cosa è saltato in mente al vostro attendente? Era davvero così scabroso il segreto di cui era a conoscenza quella Francois? Valeva la pena correre un simile rischio?

Mia amata regina, mi crederete quando cercherò di spiegarvi che ciò che i vostri occhi hanno veduto altro non era che un ricatto, una congiura? Sarà molto difficile, poichè quella donna somigliava troppo ad Oscar. E la presenza di Andrè non faceva altro che confermare le apparenze.

Mia regina, spero confiderete nel mio amore e nel fatto che vi ho donato il mio cuore tempo fà ormai.

 

Maria antonietta si svegliò nel suo letto a baldacchino, faticando a comprendere perchè si trovasse li se l'ultimo luogo che ricordava era il salone gremito di gente.

"La regina si è svegliata!" -Esclamò una delle dame presenti.

"Maestà come state?"- pronunciarono i presenti accalcandosi attorno al letto.

"Cosa... cosa mi è accaduto?"- bisbigliò lei.

Calò un silenzio tombale. Nessuno dei presenti ebbe il coraggio di proferire parola fin quando-

"Maestà, forse non lo ricordate, ma avete perso i sensi, poco tempo fà. Certo è comprensibile, dopo lo spettacolo osceno e volgare cui i vostri occhi delicati hanno avuto la sfortuna di assistere"- pronunciò il duca d'Orleans fintamente dispiaciuto.

E in quel momento la regina acquistò lucidità; no, non era un incubo, quelle immagini che le martellavano la mente erano reali!

Cominiciò a tremare mentre le lacrime roventi le solcavano le guance.

"Lasciatemi sola per favore"- supplicò i presenti con un filo di voce.

"Avanti signori, lasciamo sua maestà nella sua intimità- esortò il duca d'Orleans, uscendo per ultimo dalla stanza- Maestà, qualora abbiate bisogno di qualunque cosa non esitate a chiedere- concluse mortificato.- Ecco, sono un uomo più vecchio di voi e più avvezzo a certe scene, ma quello che abbiamo visto è stato sconvolgente, davvero. Posso immaginare il vostro...

"Va bene duca, vi ringrazio. Ora lasciatemi sola per favore."

"Come desiderate"- concluse, chiudendo la porta dietro di sè.

E appena la porta fu chiusa, la regina non riuscì più a trattenere i singhiozzi e i sussulti che violenti la scuotevano, mentre l'immagine di Oscar che lasciva si strusciava sulle gambe del suo Fersen era ancora dinanzi ai suoi occhi.

Ma... ma come avevano potuto? La sua migliore amica, era... era avvinghiata spasodicamente al suo uomo.

"Perchè?!?"- urlò disperata scoppiando nuovamente in lacrime, e non riuscendo a chiudere occhio per tutta la notte.

 

 

"Ahahahahah! Uno scandalo. Uno scandalo che coinvolgesse il comandante delle Guardie Reali abbastanza da metterlo fuori gioco!"

"Brindiamo a noi, duca di Germaine!"

"Alla nostra, duca d'Orleans. E complimenti alla vostra cameriera! Ma come è riuscita a creare una simile situazione?"

"Non lo so esattamente, mi ha detto di lasciarle fare. Ma come ben sapete, il fascino di una donna che sa usare anche l'intelletto è molto pericoloso."

"E cosa volete farne di un esemplare così pericoloso? Volete eliminarla?

"No, non ancora. Potrebbe tornarci ancora utile."

"Capisco."

 

 

 

La situazione si complica sempre più. Come reagirà la regina Maria Antonietta nei confronti dei nostri eroi? Lo scopriremo nel prossimo capitolo. A presto, e grazie di esserci ;)

 

 

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Capitolo 12
*** cap. 4.1 domenica ***


 


Siamo nel momento cruciale di questo scandalo. Cosa accadrà? Buona lettura.





Era da poco sorta l'alba, quando Nanny si recò svelta nelle stanze della sua Oscar.

Aveva bussato più volte, ma si vide costretta ad entrare per tentare di svegliarla personalmente.

"Oscar, Oscar bambina mia, svegliati!" -le bisbigliò.

"Mmm... cosa c'è?"

"C'è un messaggero del re, la regina ti convoca a palazzo con la massima urgenza."

"Eh? Cos'è successo?"- esclamò sobbalzando dal letto.

"Non lo so, ma dice di fare quanto prima. È questione di vita o di morte."

Oscar spalancò gli occhi sconvolta, la sua regina doveva essere in pericolo!

"Presto nonna, prendi i miei abiti e la divisa, devo correre da lei!"- le ordinò, mentre sciacquava rapidamente il viso con l'acqua fredda per cercare di svegliarsi del tutto.

"Aspetta bambina mia, ti chiamo Andrè!"

"No, non c'è tempo!"

"Ma è appena sorto il sole, è pericoloso andare in giro da soli!"

"Non c'è tempo ho detto, devo correre, la regina ha bisogno di me!"- e senza ulteriori indugi si precipitò nella stalla per montare sul suo Caesar, completamente ignara di quanto fosse accaduto solo poche ore fà a Versailles.

 

"Andrè svegliati, Andrè!"

"Cosa c'è nonna?"

"Andrè, alzati! Oscar è stata convocata dalla regina con la massima urgenza!"

L'attendente sgranò gli occhi come se avesse visto la morte in faccia.

"E dovè adesso?"- esclamò atterrito saltando giù dal letto.

"È già partita verso Versailles. Vestiti e raggiungila, non è prudente che vada in giro da sola a quest'ora!"

Il ragazzo si vestì veloce come una furia. Forse per timore, forse per vergogna, non aveva ancora confidato nulla ad Oscar riguardo allo scandalo che li aveva coinvolti la notte precedente. Non aveva trovato nè il coraggio nè le parole, e al suo rientro, avvenuto poche ore prima, venendo a sapere dalla nonna che Oscar era andata a dormire da tempo ormai, aveva preferito tacere e indugiare. Ma quell'indugio adesso, rischiava di costare caro.

 

 

Oscar giunse alla reggia, e subito venne condotta al cospetto della regina che quella mattina, si era palesata molto presto.

"Lasciateci soli signori"- ordinò fuori di sè ai presenti. Era adirata. Perchè? Eppure quell'espressione non annunciava nulla di buono.

Dopo che tutti, eccetto Oscar, ebbero lasciato la stanza, la regina prese personalmente un documento fra le mani, lo aprì e lesse solenne:

"Oscar. Siete sollevata dalla carica di comandante delle Guardie Reali a partire da questo preciso istante."

Il biondo comandante rimase di sasso, stordita. Pensò che stesse per perdere l'equilibrio.

"Co... cosa? Perchè?"

"Avete pure la sfacciatagine di chiederne il motivo? Dovreste ringraziarmi per il fatto di non darvi questa umiliazione in pubblico e invece?- bisbigliò iraconda. Talmente nervosa da tremare.

Ad gni modo, siete sollevata dall'incarico per il vostro comportamento osceno... e la vostra condotta immorale!"-urlò inferocita lei.

"Maestà io non capisco..." - farfugliò terrorizzata. Cos'era, un incubo?

"Ah, adesso fate pure la finta tonta Oscar? Qualora vi appartaste col vostro attendente, chi se ne frega! È al vostro servizio, potete ordinargli la qualunque vi aggradi. Ma Fersen... il mio Fersen!- pronunciò con le lacrime agli occhi- come avete potuto?"

Il terrore negli occhi di Oscar crebbe ulteriormente. Che la regina avesse scoperto di Odette? Sentiva le gambe tremargli, mentre invano cercava un appiglio a cui aggrapparsi. D'un tratto udì un tonfo alle sue spalle.

"Maestà! - urlò il conte di Fersen che irruppe fragorosamente nella stanza seguito da Andrè e dal tenente Girodelle.- Maestà vi prego ascoltatemi! Oscar è stata vittima di una congiura. E io e Andrè siamo stati vittime di un ricatto!"

"Conte di Fersen- pronunciò sdegnata Maria Antonietta- non voglio sentire le vostre patetiche scuse."

"No Maestà vi prego, ascoltatemi e poi traete le conclusioni che ritenete più giuste- la implorò il conte che abbassando il timbro e portandosi alla destra di Oscar, si inchinò al cospetto di sua maestà, inginocchiadosi sul freddo marmo seguito da Andrè che lo imitò, mentre il tenente Girodelle raggiunse il suo comandante alla sua sinistra e si inchinò anch'egli al cospetto di ella.

"Mia regina, posso giurarvi sul mio nome e sul mio onore che quella di ieri sera, seppur molto somigliante, non era Oscar."

"Ah, quindi quella donna semi svestita che si strusciava lascivamente su... di voi, non era Oscar?"- sbottò impettita.

"Ehm... no maestà." -bisbigliò il conte visibilmente a disagio.

Oscar attonita, voltò lentamente la testa verso di lui. Cosa volevano dire quelle parole?

"Voi mi state dicendo che la donna a cavalcioni su di voi ieri sera, quella donna bionda e con la divisa delle Guardie Reali non era lei? E come mai c'era anche il suo attendente con voi due? A quali pratiche perverse vi accingevate a prender parte?"- domandò stizzita.

Oscar si sentì mancare l'aria. Non riusciva a dare un senso alle parole appena udite. Non riusciva a dare un senso diverso dall'unico che potessero avere. Si portò la mano destra al collo, nel tentativo invano di allentare il colletto della divisa e il nodo della camicia che d' improvviso si erano fatti troppo stretti e le impedivano quasi di respirare, mente le sue guance si facevano sempre più pallide.

"Maestà è tutta colpa mia- intervenne Andrè. Il conte di Fersen non c'entra, tantomeno Oscar."

"E perchè mai dovrei crederti Andrè?"

"Perchè sono stato io a condurre quella donna dal conte e ad obbligarlo a..."

"A..??"- ripetè la regina.

"La donna di ieri sera minacciava di scatenare un putiferio, spacciadosi per Oscar, e per tentare di fermarla ho dovuto cedere al suo ricatto, coinvolgendo il qui presente conte."

"No, non ti credo Andrè, non ha senso! Se tu eri a Versailles, dove diavolo era Oscar e con chi?" -ribattè inferocita.

E calò un silenzio tombale.

Andrè non avrebbe mai potuto rivelare di Odette. Oscar ne sarebbe uscita completamente distrutta. I dubbi della regina però erano più che legittimi; se lui era a Versailles, dov'era Oscar, la vera Oscar?

Anche il conte di Fersen scrutava Andrè con aria interrogatoria. Neanche lui aveva visto Oscar quella sera. Strano, poichè lei era sempre insieme al suo attendente, che era la sua ombra. Dov'era Oscar la notte scorsa?

"Allora Oscar, dov'eravate la notte scorsa?"- incalzò la regina furiosa.

Il biondo comandante non avrebbe potuto mai rivelare di essere Odette alla regina, nonchè al suo Fersen... di contro era sempre più terrorizzata, cominciava ad avvertire dei capogiri, mentre sudava nervosamente.

"Maestà- intervenne Girodelle con timbro fermo. -Posso giurarvi e garantirvi sulla mia persona, che quella di ieri sera non era, nè mai sarebbe potuta essere la vera Oscar, poichè Oscar Francois de Jarjayes, il vero Comandante delle Guardie Reali... era..."

 

Cosa sta per rivelare il tenente Girodelle? Scatenerà una catastrofe o riuscirà a salvare Oscar?

Come proseguirà?

Un abbraccio, a presto! ;)

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Capitolo 13
*** cap. 4.2 domenica ***





 

"Maestà- intervenne Girodelle con timbro fermo. -Posso giurarvi e garantirvi sulla mia persona, che quella di ieri sera non era, nè mai sarebbe potuta essere la vera Oscar, poichè Oscar Francois de Jarjayes, il vero Comandante delle Guardie Reali... era... era in mia compagnia." – Affermò risoluto, avvighiando la sua mano debole e affusolata con un gesto fluido e portandola in alto, cosicchè la regina potesse ben vedere la stretta di quelle due mani così intimamente intrecciate, mentre un leggero imbarazzo si palesava sul viso del tenente.

Tutti i presenti lo guardarono con espressione sconvolta, tutti profondamente spiazzati. Le bocche spalancate per lo stupore, anche se la più stravolta era Oscar, che paonazza in viso, aveva iniziato a tremare.

Maria Antonietta li fissò allibita, rimanendo in silenzio per qualche attimo. Poi sembrò riacquistare la sua autorità- "Oscar, siete pronta a confermare la versione del tenente Girodelle? Eravate in sua compagnia la scorsa notte?"- esclamò solenne.

"I- io..." Oscar adesso tremava visibilmente.

"Perdonatemi mia Regina, ma comprendete che è tutto molto imbarazzante, dato che tra me e lei, non vi è nulla di... ufficiale." -aggiunse il tenente titubante chinando il capo.

"Oscar- ripetè la regina ammorbidendo il tono- mi confermate che la scorsa notte voi eravate assieme al tenente Girodelle? Questo vi scagionerebbe da ogni cosa e andrebbe ad avvalorare quanto sostengono il conte di Fersen e il vostro attendente."

E il biondo comandante, forse senza rendersene conto, annuì silenziosamente, mentre avvertiva le guance sempre più arroventate e un caldo salirle su per il petto, come se la divisa le stesse andando a fuoco.

La regina mutò espressione, e sospirando sollevata da tutto ciò strappò il documento che teneva fra le mani.

"Lo speravo Oscar. Speravo con tutto il cuore che non foste voi la donna di ieri notte, anche se le evidenze erano contro di voi- le sorrise la regina tranquillizzandosi.- ma perchè vi hanno preso di mira Oscar, chi trama contro di voi?"

"Non lo so mia regina- digrignò a denti stretti- ma se voi me lo permetterete indagherò fino allo stremo delle mie forze per trovare quell'infima sgualdrina e fargliela pagare."

"Va bene Oscar, siete incaricata di trovare colei o coloro che hanno organizzato questa calunnia e agire di conseguenza. Anzi tenente Girodelle, conte di Fersen, Andrè, siete tutti incaricati di collaborare con Oscar. Soprattutto voi due, cercate di rimediare al danno che avete provocato" - li biasimò.

"Certo"- risposero i due, mostrando riverenza.

"Bene, potete andare, lasciatemi sola"- concluse la regina.

E lentamente gli uomini presenti si alzarono in piedi. Oscar sembrava impietrita. In trance. Ancora troppo sconvolta per realizzare.

"Comandante?"- sussurrò garbatamente il tenente porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi, ridestandosi da quel turbinio di pensieri.

Oscar in silenzio accettò l'aiuto offertole, alzandosi da terra e abbandonando la sala col capo chinato in basso. Girodelle che uscì per ultimo, chiuse la porta dietro di sè.

 

Fu meno di un attimo; una scintilla lampeggiò negli occhi di Oscar e un impeto di folle rabbia la pervase-

"Andrè io ti ammazzo!"- urlò imbestialita avventandosi selvaggiamente sul suo attendente e afferrandone repentinamente il colletto della giacca e della camicia.

"Oscar, non è come pensi, l'ho fatto per proteggerti!"- cercò di giustificarsi Andrè sconvolto anch'egli.

"Proteggermi? Hai rovinato il mio nome e il mio onore, stavo per essere destituito!!!"- Urlò ancora più inferocita, sgualcendo il tessuto della giacca in una stretta convulsa e strattonandolo violentemente.

"Comandante, vi prego"- cercò di intervenire Girodelle, posando le mani sulle spalle di lei e tirandola indietro nel tentativo di farla desistere, mentre Fersen assisteva alla scena immobile e incredulo.

Oscar trasalì a quel contatto deciso ma non brutale, allentò la presa su di Andrè voltandosi indietro. Il tenente Girodelle la fissava con occhi dispiaciuti e al contempo sinceramente preoccupati, e sperò che quel velo di imbarazzo che sentiva gravare sul suo viso fosse invisibile ai presenti.

Posò per un attimo lo sguardo sugli occhi celesti di lui, e subito dopo sulla sua mano, quella mano che con uno scatto felino e audace l'aveva salvata con un gesto che era valso più di ogni altra parola. E che l'aveva sconvolta per la vigorosità e l'intimità di quella mossa così azzardata.

E Oscar realizzò la gravità dello scandalo nel quale si trovava coinvolta. In balia delle malelignue dell'intera reggia, che avevano tessuto vergogne e oscenità sulla visione di lei che si accingeva a cominciare chissà quale gioco perverso donando il suo corpo contemporaneamente al suo attendente giovane e aitante e al suo bellissimo amico nonchè amante della regina, carissima amica sua. Un'orgia a tutti gli effetti beffeggiandosi della regina... nella dimora della regina. Perchè Andrè non le aveva detto nulla? E se fosse stata una loro iniziativa? E se avessero trovato alla festa quest'altra donna travestita da lei e l'avessero invitata e lusingata a un triangolo libidinoso con loro? Lo aveva detto prima Andrè, era stato lui a coinvolgere il conte e ad obbligarlo a... a cosa esattamente? E perchè mai Fersen aveva ceduto a un simile ricatto? Fersen, lo stesso Fersen che aveva conosciuto Odette in una versione così fiabiesca?

"Andate via, non voglio vedervi!"- urlo di spalle ai due uomini, mentre non riusciva più a trattenere le lacrime che erano prese a sorgare copiose. Si portò le mani al volto, nascondendosi per la vergogna di tutta la faccenda e per la vergogna di quelle lacrime che non era riuscita a contenere.

"Andiamo Andrè, anche perchè dovrei farti un discorsetto"- intimò il conte di Fersen scuro in viso.

Andrè obbedì e i due si allontanarono.

 

"Oscar- sussurrò Girodelle profondamente dispiaciuto- vedrete che tutto si risolverà"- cercò di consolarla poggiandole una mano sulla spalla, stavolta delicatamente.

In quel frangente Maria Antonietta era uscita dalla sala, e si trovò quella scena davanti. Non aveva mai visto in vita sua Oscar piangere, e le si strinse il cuore. Si sentì ignobile per non aver creduto alla sua amica.

"Oscar- la chiamò dolce la regina- posso parlarvi un attimo?"

Oscar alzò la testa nella sua direzione, la vista appannata. Annuì flebilmente, e assieme a lei, rientrò in quella stanza. Girodelle attese il suo superiore fuori.

"Oscar- bisbigliò Maria Antonietta con gli occhi lucidi- come ho potuto dubitare di voi? Dovevo immaginare che ci fosse qualcosa di strano sotto, voi mi avete sempre mostrato lealtà, non mi avreste mai fatto un simile torto! Voi col conte di Fersen, come ho potuto anche solo pensare una cosa del genere, perdonatemi amica mia!"- le confessò scoppiando in lacrime e abbracciandola.

E Oscar, si sentì immonda, indegna.

Rimase a piangere, immobile, coprendosi il volto con entrambe le mani, mentre Maria Antonietta la abbracciava affettuosamente. Non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi.

"Ma soprattutto Oscar, non potete immaginare quanto io sia contenta per voi. Girodelle è un giovane rispettoso e dedito al lavoro. Vi vedo bene accanto a lui"- si congratulò con lei.

Oscar invece desiderava solo sprofondare nelle viscere della terra.

"Perdonatemi mia regina, sono troppo stravolta da tutta questa situazione" -cercò di riprendersi.

"Non vi preocupate amica mia, è comprensibile. Tornate a casa, e prendetevi tutto il tempo che vi occorre."

"Vi ringrazio maestà."


 

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Capitolo 14
*** cap. 4.3 -Domenica ***


 



Ciao a tutti! Dopo un periodo di silenzio... sono tornata! E siccome sono solita completare ogni cosa che comincio, si continua con la storia! Grazie a tutti voi che mi seguite. un abbraccio, buona lettura. 

 

 

Andrè seguiva in silenzio il conte che si dirigeva verso i giardini Reali. Il tono con cui lo aveva invitato a seguirlo non era per nulla rassicurante. E non aveva tutti i torti data l'entità dello scandalo che in teoria, era stato generato da lui.

Arrivarono sino a uno dei cortili centrali, quando l'adone si voltò di scatto.

"Andrè. Ti rendi conto di cosa è accaduto?"- pronunciò adirato cercando di ostentare contegno.

"Conte, ho obbedito a ragioni..."

"Andrè ti rendi conto che mi hai arrecato una grave offesa?"- gli urlò, mentre dei nobili incuriositi cominciavano a radunarsi attorno ai due uomini.

"Conte per favore siamo in pubblico..."

"Non me ne importa nulla!"- sbraitò, colpendolo in viso con il guanto che si era appena sfilato e che cadde sul prato subito dopo aver inferto il colpo.

"Ti sfido a duello"- sussurrò fuori di sè.

Andrè sembrò esitare per un momento, immobile, quando in realtà stava lottando fra il cieco istinto e la ragione che lo invitava a desistere.

"Accetto" -rispose, chinandosi a terra e raccogliendolo.

"Bene, sono contento. E non pensare che ti possa riservare un trattamento di cortesia solo perchè sei l'attendente di Oscar. Anzi, dovrei vendicare anche lei. In guardia!"- urlò, sguainando la spada.

 

Oscar era ancora nel corridoio, intenta a ricomporsi. Girodelle l'attendeva di spalle poco più in là, in attesa che il suo superiore si asciugasse le lacrime. Provava quasi tenerezza per lei. Aveva vivida nella mente l'immagine di lei in quel sontuoso abito chiaro. Divina, eterea.

Per chi si era agghindata a quel modo?-pensava Girodelle.- E soprattutto, dov'era quella sera se non era insieme al suo attendente? Lui non l'avrebbe mai lasciata da sola, a meno che.. fosse con un altro uomo? E perchè non dirlo subito alla regina quando stava per essere destituita? In fondo erano anche amiche. E anche il conte era un suo caro amico... oh Cristo, e se..? No, Oscar non avrebbe mai... si voltò di scatto a guardarla, mentre lei, seppur di spalle sembrava essersi acquietata. Fu pervaso da un senso di tenerezza.

"Povero bocciolo di rosa, in fondo è una donna, ma le viene chiesto di essere ferreo come un uomo"- pensò. Sarebbe voluto correre ad abbracciarla, ma il senno gli ricordò che per quel giorno si era già preso troppe confidenze.

 

"Eh? Si stanno sfidando?"

"Si! Il conte di Fersen ha sfidato l'attendente del comandante Jarjayes a duello!"-disse un nobile ad un altro poco più in là.

"E lui?"

"Ha accettato!"

"Andiamo a vedere allora!" - rispose l'altro allontanandosi frettolosamente.

Il tenente sgranò gli occhi.

"Comandante- la chiamò, avvicinandosi- avete sentito?" -Le chiese allarmato.

"No Girodelle."

"Il conte ha sfidato il vostro attendente e adesso si stanno battendo!"

"Cosa?"-rispose lei sconvolta.

"Presto, dovete intervenire!"

"Si, portatemi da loro!"

E corsero entrambi verso l'uscita più vicina, guidati dalla confusione crescente di nobili che andava a radunarsi per godere dello spettacolo.

Giunsero al cortile principale, dove videro i due uomini che si battevano strenuamente. Erano entrambi bravissimi, si tenevano testa l'un l'altro, e la folla di presenti era rapita da quel duello che però sarebbe potuto degenerare da un momento all'altro. Oscar scese rapidamente per la scalinata, e facendosi spazio tra la folla si portò dinanzi a loro.

"Andrè! Conte!"

Entrambi si bloccarono al richiamo di quella voce familiare, voltandosi verso di lei.

"Che cosa state facendo?"- chiese loro sgranando gli occhi stanchi.

"Il vostro attendente ha offeso in modo grave la mia persona, perciò l'ho sfidato a duello."-rispose Fersen.

"E tu Andrè? Hai osato accettare una simile sfida?"

"Oscar io..."

"Scusati subito Andrè, e abbandona il duello!"- gli intimò perentoria.

Andrè la guardò sconvolto. Perchè una simile umiliazione, cos'era, una ripicca per quello che era stato travisato prima?

"Andrè è un ordine!"- gridò irosa.

E al giovane non rimase che riporre la spada e chinando il capo:" Mi dispiace conte, non avrei dovuto mancarvi di rispetto. Avete vinto."- bisbigliò serrando i denti, tra la rabbia e la vergogna.

E sempre a testa bassa e a pugni stretti seguì Oscar, che stava già allontanando, mentre la folla si scansava aprendole un varco.

Poi Oscar si arrestò e tornò velocemente indietro, avvicinandosi al conte intento a riporre anch'egli la spada.

"Fersen, è giusto che mi scusi pure io per la condotta irriverente del mio attendente. Accettate le mie più sentite scus"

"Oscar voi non immaginate nemmeno cosa..."-la interruppe.

"Vi prego conte! Non una parola in più... qui."- gli sussurrò guardandolo disperatamente negli occhi sperando che lui cogliesse.

"Certamente."

"Anzi, siete invitato alla mia tenuta questo pomeriggio, cosicchè potremo parlare con calma. Intesi?"

"Perfetto. Allora a dopo Oscar."

"A dopo conte."

E così il comandante delle guardie, ancora sconvolto, si allontanò con l'attendente al seguito. Camminò in totale silenzio fino a quando raggiunsero i cavalli.

"Ci vediamo a casa Andrè"- pronunciò glaciale, portando Caesar al galoppo e sfrecciando via.

Oscar era ancora troppo sconvolta. Che cosa era successo?

Non riusciva a togliersi dalla testa la scena che raffigurava una copia di lei in atteggiamenti lascivi ora con Hans, ora con Andrè. Non riusciva a togliersi dal cuore il terrore di quegli attimi di silenzio che seguirono le domande della regina: "No, non ti credo Andrè, non ha senso! Se tu eri a Versailles, dove diavolo era Oscar e con chi?/ Allora Oscar, dov'eravate la notte scorsa?"

Pensò anche a Girodelle, l'unico che in pratica l'aveva salvata.

"Oh Girodelle, se non ci fosse stato voi!"

Aveva voglia di piangere, voleva liberarsi dall'angoscia che le opprimeva il cuore. La testa le scoppipava, il caos regnava nella sua mente.

Entrò nella sua dimora, dirigendosi fulminea nelle sue stanze. Nanny non ebbe neanche il tempo di salutarla, ma non le sfuggì certo l'espressione stravolta della sua bambina. Attese quindi all'ingresso, in modo da braccare suo nipote. Lui si che avrebbe dovuto darle spiegazioni.

E infatti Andrè non tardò ad arrivare.

"Che cosa è successo?"- gli chiese preoccupata.

"Un casino nonna- rispose lui costernato- ti racconterò dopo, ora non posso. Dov'è Oscar?"

"E' corsa nelle sue stanze."

"Ti ringrazio"- e si precipitò per la scalinata, salendo a passi svelti.

Giunse dietro la porta della sua stanza. Un respiro profondo, un altro ancora... poi si decise a bussare, ma non udì risposta. Bussò nuovamente- "Oscar, ho bisogno di parlarti."

"Entra pure"- udì dall'altra parte.

Aprì la porta, e la trovò con le guance rigate dalle lacrime e gli occhi rossi... anzi infuocati.

"Esigo sapere ogni cosa."- pronunciò a voce bassa.

"Certamente. Sabato sera, al ballo..."

Ma Oscar colta da un impeto di follia si alzò di scatto avventandosi contro di lui-

"Ma che diamine ti è saltato in mente Andrè, MI SONO QUASI GIOCATA L'ONORE E LA CARICA!" - gli urlò strattonandolo per il colletto della camicia e scagliandogli uno schiaffo violento.

"Oscar calmati ti prego"- la implorò non meno stravolto di lei.

"NO, NON MI CALMO!"- ribattè, mentre stava per sferrargli un altro schiaffo, ma lui per istinto le bloccò il braccio e con una mossa fulminea la fece ruotare portandoglielo dietro la schiena che ora aderiva quasi al suo torace.

"Stammi bene a sentire, io sono stravolto almeno quanto te, quindi, o ti calmi e parliamo da persone civili, oppure- nel frattempo aveva preso a camminare trascinandola di forza con sè- se vuoi ci battiamo a mani nude, ma ti avverto che ho ancora in corpo tutta la smania per il duello non concluso di prima, quindi, potrei anche andarci pesante!"- esclamò buttandola con forza sul letto e allontanandosi per poi prendere una sedia e sedersi di fronte al baldacchino.

Oscar picchiò con la guancia e il naso sul materasso, ma forse quello servì a farle riacquistare lucidità. Si voltò e si sedette silenziosamente sul centro letto, incrociando le gambe.

"Cos'è successo Andrè?"- sussurrò a testa bassa.

Il giovane stringeva i braccioli della sedia, come a voler scaricare un pò di tensione.

"Sabato sera, al ballo, sono stato avvicinato da una donna che per un attimo ho scambiato per te. Fidati Oscar, ti somigliava pericolosamente. Certo, dopo averla guardato meglio ho capito che non eri tu, ma, avrebbe ingannato chiunque. Mi ha preso in disparte, e mi ha rivelato che, in pratica, conosceva il tuo segreto. Sapeva che ti eri vestita da donna, che indossavi una parrucca castana, e che... e che eri in incognito in compagnia del conte di Fersen."

"Ma cosa..."- bisbigliò lei atterrita.

"In pratica, mi ha ricattato, dicendomi che o le rimediavo un appuntamento col conte, oppure avrebbe rivelato il tuo segreto."

"Andrè io..."

"Sono venuto a cercarti nel salone principale, ma non ti ho trovata. Poi ho visto Fersen, e l'ho convinto a seguirmi. Avevo ceduto al ricatto. Ecco perchè ci trovavamo noi tre in quella stanza.

Una ragazza arguta e disinvolta, ha retto il gioco benissimo. Peccato ce ne siamo resi conto troppo tardi."

"E Fersen?"

"All'inizio credeva che quella donna fossi tu, e si è meravigliato appena ha compreso che era una tua copia. È stato molto corretto il conte; nonostante Francois- così ha detto di chiamarsi, anche se io non credo sia il suo vero nome- gli abbia fatto delle avances, lui ha mantenuto un rigore impeccabile. Ti rispetta molto Oscar, hai dalla tua parte un amico fidato. Non l'avrebbe neanche sfiorata con un dito, se non avessi insistito io terrorizzato dalle continue minacce di Francois di rivelare il tuo segreto. Al conte di Fersen, e poi chissà a chi. Adesso comprendi perchè ho agito a quel modo? Non ho avuto tempo per riflettere, non ho trovato te per chiederti consiglio, e quella donna era come una mina vagante. Solo alla fine sia io che lui abbiamo compreso che il suo vero intento era sicuramente quello di farsi vedere dalla regina in quella situazione scabrosa. Ci siamo fatti turlupinare come due allocchi."- ammise Andrè dispiaciuto.

"Andrè io... sono una stupida!- singhiozzò- per colpa della mia vanità è successo un finimondo! Sono stata un'irresponsabile!"

"No Oscar, non potevi certo immaginare la perfidia di alcune persone."

"Ma io sono un militare, avrei dovuto prevedere ogni cosa!"

"Sei un essere umano Oscar, e per una volta hai scelto di seguire il tuo... cuore."- gli venne difficile pronunciare l'ultima parola, poichè Oscar aveva davvero seguito il suo cuore- un'impresa coraggiosa e degna di lode considerata la sua carica e i suoi obblighi sociali- ma l'aveva fatto per lui, solo per lui, Fersen. Che però la considerava solo un'amica. Molto leale nei suoi confronti, ma nei confronti di Odette? Oscar rischiava di bruciarsi seriamente.

"Andrè ti prego aiutami! Se il conte venisse a sapere di Odette io... e se la regina lo scoprisse... io, io..."

"Non temere, farò l'impossibile."- le sorrise.

"Andrè... mi spiace per averti redarguito a quel modo oggi, ma l'ho fatto per due motivi. Uno perchè è da folli accettare una sfida da un nobile. Hai rischiato grosso. E due, perchè... temevo che vi sareste potuti fare male. In realtà temevo più che tu potessi ferirlo o batterlo. Voglio dire, è una vita che ti alleni con me, il rischio era più che giustificato!"- sorrise lei.

"Ah, beh, evviva la modestia mio Signore!"- scherzò lui eseguendo un inchino teatrale.

"No davvero. Sei stato sconsiderato oggi. Ti prego cerca di essere più razionale la prossima volta."-rispose dolcemente.

"Va bene Oscar."

"Pomeriggio verrà qui il conte di Fersen, sarà il caso di riordinare le idee e pesare le informazioni." -continuò, tornando al suo tono neutrale.

"Oscar, io credo che prima dovresti convocare Girodelle. Lui sa di Odette, e ti ha pure salvata. Se non ci fosse stato lui oggi..."

"Hai ragione Andrè. Manda un messaggero a Versailles, scrivigli di venire qui dopo pranzo."

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Capitolo 15
*** cap. 4.4 domenica ***


 


Salve a tutti! Rieccomi qui con un nuovo capitolo. Vi chiederete, può andare peggio di così? Per saperlo non vi rimane che addentrarvi nel nuovo capitolo.
Buona lettura.




Il tenente Girodelle montò celermente a cavallo e si diresse verso la dimora Jarjayes; Oscar lo aveva convocato con una certa urgenza.
Giunse al palazzo e fu fatto accomodare al salotto principale. Prese posto su una delle poltrone mentre cercava di celare un pò di ansia: perchè lo aveva mandato a chiamare con tanta solerzia?
Oscar emise un respiro profondo ed entrò anch'ella nella sala, seguita dal suo attendente.
"Comandante!"- esclamò l'uomo alzandosi di scatto e andandole in contro.
"Tenente..." - sussurrò lei sfiancata da tutta quella situazione.
"Comandante- esordì inchinandosi dinanzi a lei- innanzitutto desidero scusarmi con voi, credo di essere stato inopportuno oggi, mi sono permesso delle simili confidenze, ma..."
"No Girodelle, anzi... sono io che invece devo ringraziarvi, se non fosse stato per voi oggi, io... cosa fate ancora li, alzatevi per favore, e accomodatevi dove preferite."
Il tenente ubbidì, dirigendosi verso il divanetto in velluto rosso.
Oscar lo seguì e si sedette accanto a lui.
"Come state Oscar? Vi vedo stanca."- le chiese sinceramente preoccupato.
"Come volete che stia Girodelle? Sono... sono ancora stravolta"- sussurrò lei con lo sguardo basso.
"Vedrete che tutto si sistemerà- le sorrise flebilmente- ma vi vedo un pò pallida, che ne dite di un bicchiere di brandy? Magari vi tira un pò sù" - aggiunse.
"Oh avete ragione, non vi ho ancora offerto nulla, oggi sono proprio stordita!- si giustificò Oscar, che effettivamente era pure più pallida del solito.- Andrè, potresti portarci del buon brandy?"
"Subito" - rispose pacatamente, dirigendosi verso le cantine e uscendo dalla stanza.  
"Tenente... come vi stavo dicendo prima... vi ringrazio per essere intervenuto in mia difesa oggi. Se non ci foste stato voi oggi io..."
"Io invece volevo scusarmi se in qualche modo vi ho messo in imbarazzo oggi. Ma vedete, in un lasso di tempo così breve non mi è venuto nient'altro in mente per poterli convincere."
"Credo... credo fosse necessario"- rispose lei distogliendo lo sguardo.
"Non siete quindi adirata con me?"
"No, no, anzi. Ma c'è un'altra cosa che vorrei chiedervi..." 
"Ditemi pure, di me potete fidarvi."
"Ve ne prego Girodelle, non confidate a nessuno che la sera del gran ballo io ero... in abiti... femminili. Nessuno e dico nessuno deve saperlo!"-Esclamò spaventata, nonostante cercasse di mantenere il suo solito contegno, tradita però da un'inflessione acuta della voce.
"Certamente Oscar, avete la mia parola."
"E per nessuno intendo nessuno; nè il generale mio padre, nè la regina, nè... nè il conte di..."
"Eravate con Fersen quella sera?"-la interruppe Girodelle senza rendersene conto.
"Eh?"-sbarrò gli occhi stravolta.
"Mi riferisco al ballo del giovedi sera. Eravate in compagnia del conte di Fersen? Mi vien da pensare sotto mentite spoglie, dato che insistete affinchè lui non lo sappia. E, giustamente, non deve saperlo neanche la regina . Che cosa penserebbe del fatto che la sua migliore amica, in tutta la sua femminilità, fosse in compagnia del suo amante? Abbiamo notato tutti quella bellissima donna dal candido abito defilarsi insieme a quell'uomo che era già stato riconosciuto da molte delle presenti, perchè per quanto mi duole ammetterlo, madre natura è stata generosa con lui. La vostra identità invece per quel che ne so, è al sicuro. Io stesso ho faticato a riconoscervi quando vi ho vista nei vostri appartamenti, senza maschera e senza parrucca."
Oscar lo fissava ammutolita. Dove voleva arrivare?
"Ma, poichè io non sono nessuno per giudicare, e poichè vi sono devoto Oscar, avete la mia parola."
Andrè rientrò con un vassoio con dei bicchieri di cristallo e con la bevanda richiesta. 
"Vi ringrazio Girodelle. A breve arriverà il conte di Fersen, è giusto che anche lui abbia alcuni chiarimenti e che iniziamo ad elaborare una strategia anche insieme a voi, se vogliamo cattuare questa donna e i suoi complici, ma che al contempo"
"Non venga a sapere del vostro piccolo segreto. Va bene Oscar"- Annuì lui sorridendole.
"Grazie"- bisbigliò.
"Ah, se volete che vi regga il gioco, io, avrei bisogno di sapere... dove eravate la notte dello scandalo?"
"Io... non stavo molto bene quella sera." 
"Eravate a Versailles?"
"No."- rispose lei con lo sguardo sul pavimento.
"Signori, è arrivato il conte di Fersen"- annunciò Nanny.
"Fallo accomodare qui" -rispose Oscar, mentre avvertiva lo stomaco in subbuglio.
"Oscar, tenente."
"Benvenuto conte- rispose lei- accomodatevi.
"Sono profondamente dispiaciuto per quanto accadutovi Oscar- esordì l'adone- E vorrei anche scusarmi per i miei atteggiamenti impudici nei confronti della falsa Oscar. Ma il vostro attendente continuava ad insistere affinchè...
"Ho già parlato con lui, e anche se vi può sembrare strano, considerando la situazione insidiosa, ha agito nella maniera più appropriata"- rispose pacata.
"E' davvero così spinoso il segreto che minacciava di rivelare?"- chiese Fersen.
Oscar distolse lo sguardo. Era già troppo imbarazzata, scioccata, destabilizzata.
"Io mi considero un vostro fidato amico, e voi, siete la mia più sincera confidente. Cosa mai può avere di così terribile questo segreto?"
Oscar si sentiva sempre più in difficoltà, non sapeva come replicare. Per nessun motivo avrebbe potuto rivelargli il suo segreto, maledizione!
Andrè era parimenti ammutolito. Si sentiva con le mani legate, anche perchè in precedenza, per cercare di porre rimedio aveva già scatenato una bufera.
"Conte- intervenne Girodelle con timbro calmo- perdonate la mia intromissione, ma, come penso abbiate notato, il comandante Oscar è già abbastanza sconvolto per tutta la vicenda. Inoltre vi ricordo che è una donna, una donna che è stata investita da uno scandalo di una tale portata. Non credete che quando sarà più tranquilla, se ne sentirà la necessità, tornerà a confidarsi con voi?"
Oscar sgranò gli occhi; rimase colpita dalla capacità mediatrice del suo sottoposto; non aveva mai avuto modo di confrontarsi con lui su certi argomenti, e invece...
"Effettivamente, non avete tutti i torti Girodelle. Perdonate la mia indelicatezza Oscar, io... sono solo preoccupato per voi."
"Non impensieritevi per me. Adesso, dobbiamo solo concentrarci sulla strategia da attuare."
"Dovremmo rafforzare la sorveglianza su tutte le vie d'entrata e di uscita- esordì Girodelle- e qualora voi riusciste a fornirci un'accurata descrizione della falsa Oscar..."
"Girodelle,-rispose Fersen- se la vedeste, la riconoscereste subito. O la scambiereste per la vera Oscar. E' spaventosamente somigliante. Forse poco meno alta, ma era magra, longilinea. Uhm, cos'altro? Ah si, ha i tratti del viso più docili, le labbra lievemente più strette ma più carnose, e credo che la sfumatura d'azzurro delle iridi sia di una tonalità leggermente più scura. Ma, se io ho potuto notare queste cose, è stato solo perchè l'ho avuta a una distanza molto ravvicinata. E' stata sulle mie gambe per un lasso di tempo abbastanza lungo. Non sono certo dettagli che possono essere notati di sfuggita. Voglio dire, era solo seduta sulle mie gambe, ciascuno con i propri abiti indosso!- Si affrettò a precisare rendendosi conto di essere stato ambiguo, ma soprattutto realizzando che stava pronunciando quelle parole dinanzi ad Oscar, e che appunto Oscar era una donna. -Perdonatemi." 
"Io ricordo la voce- intervenne Andrè- diversa, più acuta, forse un pò civettuola,o arrogante, non saprei. Molto sicura di sè comunque. E la divisa che indossava, era quasi identica all'originale, quindi, di ottima manifattura. Sicuramente, era stata confezionata da una sartoria nobiliare."
"Conosco molte nobili a Versailles, ma il suo volto, non mi dice proprio nulla"- scuotè il capo Fersen.
"Ma chi può essere?"- chiese Oscar.
"E' quasi certo che non appartenga alle famiglie aristocratiche che hanno accesso alla Reggia. E sicuramente non è neanche una contadina; aveva un linguaggio forbito, e sapeva certo il fatto suo. Forse una borghese assoldata per questa mess'in scena?"- replicò l'adone.
Nel frattempo Nanny, dopo aver bussato entrò nuovamente nel salone, sussurrò qualcosa al nipote e uscì.
"Tenente Girodelle, potreste seguire mia nonna? Vi attende qui fuori."
"Certamente"- rispose alzandosi e uscendo dal salone.
Oscar non diede molto peso alla cosa, dato che era completamente assorbita dalla strategia da attuare. Nè si accorse del fatto che il tenente non aveva più fatto ritorno.
Furono interrotti nuovamente da Nanny, mezz'ora dopo- Oscar, tuo padre ti desidera nel suo studio."
"Va bene"- rispose lei alzandosi lentamente.
"No Andrè, tu resta qui- ordinò l'anziana al nipote.- Tieni... compagnia al conte."
E Andrè ebbe uno strano presentimento.

Oscar percorrette il corridoio cercando di guadagnare tempo. Suo padre voleva sicuramente saperne di più su quanto accaduto in quei giorni. Un momento, Girodelle non era più tornato in salotto. Che l'avesse convocato prima di lei? Perchè mai, non si fidava di suo figlio forse? 
Bussò alla porta dello studio, e quando udì la voce del generale in risposta, entrò.
"Oscar, ho saputo della vicenda che ti ha coinvolto in prima persona, anzi dello scandalo."
"Padre, non è come sembra..."
"Non è bello, per un padre, udire della propria figlia tra le... braccia, di due uomini contemporaneamente."-esclamò piccato.
"Padre!"
"Anche se ha  tutta l'aria di essere un complotto tuoi confronti."
"Padre, non crederete mica che quella donna fossi io! Andrè e il conte di Fersen possono testimoniare che..."
"Certo che no! Altrimenti a quest'ora ti avrei già fratturato le ossa!(1) Ho saputo anche al posto di svolgere il tuo servizio, eri imboscata chissà dove con il qui presente tenente."
Oscar puntò lo sguardo reo sulle punte dei suoi stivali. Ogni parola che avrebbe pronunciato avrebbe potuto peggiorare la situazione. Anche Girodelle però sembrava in difficoltà. Dispiaciuto forse? Sicuramente il generale lo aveva sottoposto a un interrogatorio spietato. 
"Non so cosa sia più disonorevole, se la tua presunta tresca libidinosa con due uomini a te molto vicini, o l'effettivo amoreggiare con il tenente"
"Ma io non vi ho mai parlato di tresca!"- intervenne Girodelle.
"Non interrompetemi!"- lo zittì lui- quindi, per rimediare alla tua condotta immorale, ho convocato il Tenente Girodelle per proporgli la tua mano. 
"Cosa? state scherzando padre, non è così?"- rispose stravolta.
"Mai stato così serio. E per fortuna lui ha accettato con piacere. Pensa se avesse rifiutato Oscar, a quest'ora staresti già contando i lividi per il tuo disonore!"
"Padre, devo risolvere la questione dello scandalo prima, non ho tempo nè energie da sprecare per un matrimonio o simili baggianate! E poi io non voglio sposarmi per ora!"-urlò.
"Se vai a civettare con un uomo e viene a saperlo tutta Versailles allora ne paghi le conseguenze!- tuonò lui- e poi, sei pure fortunata, promessa a un uomo che già ti piace. Pensa alle tue sorelle ad esempio; loro hanno sposato degli sconosciuti."
"Ma io..."- E mentre avvertiva gli occhi riempirsi di lacrime, Oscar si rese conto della gravità della situazione in cui si era cacciata, per la cupidigia di coloro che avevano architettato tutto e per il suo piccolo peccato di vanità.
"Allora potreste lasciarmi sola col mio promesso?"- sussurrò tremante al generale.
lui la fissò esitante, poi- "Va bene, non vedo perchè no."- e senza aggiungere altro li lasciò soli.






(1) sempre "delicato" il nostro generale.



E adesso, come procederà la storia? Può andare peggio di così? 
A presto ;)

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Capitolo 16
*** cap. 4.5 domenica ***






Salve a tutti e scusate per il ritardo con cui pubblico il seguito! Come dicevo nell'ultimo capitolo, può andare peggio di così?
Buona lettura, grazie a chi legge e un doppio grazie a chi recensisce.
 
 
 
  

Padre, devo risolvere la questione dello scandalo prima, non ho tempo nè energie da sprecare per un matrimonio o simili baggianate! E poi io non voglio sposarmi per ora!"-urlò.
"Se vai a civettare con un uomo e viene a saperlo tutta Versailles allora ne paghi le conseguenze!- tuonò lui- e poi, sei pure fortunata, promessa a un uomo che già ti piace. Pensa alle tue sorelle ad esempio; loro hanno sposato degli sconosciuti."
"Ma io..."- E mentre avvertiva gli occhi riempirsi di lacrime, Oscar si rese conto della gravità della situazione in cui si era cacciata, per la cupidigia di coloro che avevano architettato tutto e per il suo piccolo peccato di vanità.
 

 

 

"Allora potreste lasciarmi sola col mio promesso?"- sussurrò tremante al generale.
Lui la fissò esitante, poi- "Va bene, non vedo perchè no."- e senza aggiungere altro li lasciò soli.

 

"Che cosa è accaduto esattamente in questa stanza?"-bisgbigliò minacciosa non appena la porta dello studio fu chiusa.

"Oscar, io..."

"VOGLIO SAPERE ESATTAMENTE COSA è ACCADUTO! E soprattutto, perchè adesso mi trovo promessa ALLA VOSTRA MANO!"- urlò fuori di sè.
Il suo sottoposto la fissava timoroso, poi si decise a parlare-

"Vostro padre è venuto a sapere dello scandalo che vi ha coinvolto... era furibondo, e... mi ha chiesto se effettivamente voi foste in mia compagnia."

"E voi, avete risposto..."

"Cosa avrei dovuto rispondere Oscar? Avevo alternative?"

"Perchè allora non avete rifiutato la proposta di matrimonio?"-sussurrò lei.

"Sia per proteggere voi, sia perchè...io... sono innamorato di voi."

Oscar sgranò gli occhi allibita.

"So che non è il modo migliore nè il momento più adatto per una simile proposta ma..."

"Un momento...-disse lei ancora incredula- voi... voi avete architettato tutto questo solo per assicurarvi la mia mano?"

"Ma cosa dite..."

"Siete voi che avete messo in piedi questo scandalo? Siete voi la mente diabolica che ha concepito tutto ciò per portarmi a... per ricattarmi?"

"No Oscar, questo mai!"-esclamò sconvolto.

"Torna tutto, torna ogni singolo particolare! Girodelle, io vi credevo uno dei miei uomini più fidati e invece..."

"No Oscar ve lo giuro sulla mia vita, non avrei mai organizzato una simile diavoleria solo per..."

Oscar era scoppiata in singhiozzi, mentre la testa le pulsava incessantemente.

"Oscar vi prego, mi si stringe il cuore a vedervi così!"- esclamò sinceramente costernato.

"ANDATE VIA, voi che un cuore NON LO AVETE!"- uscì sbattendo la porta e correndo come una saetta fino al salotto dove erano ancora i due uomini irrompendo fragorosamente.

Andrè e il conte sobbalzarono, voltandosi di scatto.

"Oscar!"- esclamò Andrè mentre ebbe un sussulto vedendola in quelle condizioni.

Si alzò, correndo da lei.

"Che è successo?"- le chiese terrorizzato.

"È stato lui, è stato lui a..."- cercava di dirgli, impastando le parole in preda al panico com'era.

"E' stato lui a fare cosa?"

"Il tutto per chiedermi in sposa! Oh Andrè sono atterrita!"- esclamò in lacrime mentre respirava affannosamente.

Fu in procinto di abbracciarla, ma si irrigidì, ricordando il suo grado e il fatto che non fossero soli.

"Conte, pensate voi a lei, io torno subito"- disse, puntando la porta e andando via.

Il conte si avvicinò alla sua amica e la strinse forte a sè.

Andrè si recò a colpo sicuro nello studio del generale, dove infatti trovò il tenente con lo sguardo smarrito-

"Che storia è mai questa tenente Girodelle?" -digrignò l'attendente.

"Andrè, non farei mai una cosa simile!"

"Oscar sostiene che siete voi l'artefice di tutto questo scandalo, che avete messo in atto tutto ciò al fine di potervi assicurare la sua mano!"

"MAI! Non farei Mai una simile vigliaccata!"- si difese lui.

"E allora perchè Oscar sostiene una simile opinione?"

"Perchè è stravolta Andrè! Perchè è stata investita dallo scandalo che tutti conosciamo ormai." -chinò il capo rattristato.

"E perchè voi avete accettato di sposarla?"

"Tu cosa avresti fatto al posto mio Andrè?"

E anche il giovane attendente chinò il capo in basso.

 

"Io non voglio credere che il tenente Girodelle abbia tradito così meschinamente il suo comadante -intervenne il conte di Fersen che era entrato silenziosamente- Andrè, io credo che... ma sono solo supposizioni."

"Parlate pure conte"- rispose il giovane.

"Io credo che dovremmo spostare la nostra attenzione sul duca d'Orleans. Casualmente lui era presente nel momento in cui la regina ci ha sorpresi. Sapete bene che lui non la tollera in realtà, ma qualcosa mi fa pensare che volesse essere in prima fila per assistere alla sua reazione e godersi la riuscita del suo folle spettacolo."

"Effettivamente, non avete tutti i torti-cercò di riflettere Andrè- ed è risaputo che il duca oltre ad essere sadico e senza scrupoli non tollera neppure Oscar."

"Tenente, siete pronto a giurare che voi non c'entrate nulla con la storia dello scandalo?"

"Lo giuro sul mio onore" -rispose fermamente.

"E siete pronto a collaborare con noi affinchè questo caso venga risolto?"

"Per Oscar questo ed altro."

"Bene - concluse il conte- dobbiamo elaborare un piano, ma non credo questo sia il frangente più adatto. Vediamoci a Versailles, lì potremo parlarne meglio, convenite Girodelle?"

"Va bene"- annuì lui.

"Con permesso"-si congedò l'adone, uscedo dallo studio.

Andrè lo seguì rapido, e sbattendo la porta dietro di lui lo chiamò ad alta voce.

"Conte!"

"Non urlare Andrè, ti sento benissimo."- rispose lui voltandosi.

"Ma... ma avete compreso la gravità della situazione?"

Il conte lo fissò per qualche istante, poi-

"Andrè,dobbiamo tirare fuori Oscar da questo scalpore, certo che ho compreso."

"Conte io mi riferivo a..."

"Il matrimonio esula dalle nostre opinioni Andrè. Se l'ha deciso il generale suo padre, allora è deciso."

"Ma Oscar non ha avuto la facoltà di scegliere!"

"Che dici Andrè, se ha scelto lei di appartarsi col tenente? E dato lo scandalo era ovvio che il generale volesse salvare la reputazione della figlia!"

"Ma..."

"Torno da Oscar, è ancora stravolta"- concluse Fersen con tono pacato, dandogli le spalle. Un sospiro silenzioso si liberò dalle sue labbra; aveva visto negli occhi di Andrè lo stesso dolore che affliggeva anch'egli ogni volta che vedeva la sua amata regina in compagnia del suo legittimo consorte, ricordandogli che quello era un amore impossibile.

E Andrè comprese che le menzogne hanno sempre un conto da pagare, e Oscar, per un piccolo peccato di vanità, ne avrebbe pagato il duro prezzo.

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Capitolo 17
*** cap. 4.6 domenica ***


Ciao a tutti! Sembra ieri e invece… sono trascorsi poco più di 2 anni e mezzo… spero di trovare ancora alcune delle appassionate lettrici che hanno seguito la storia con affetto, e mi auguro di trovare nuovi lettori appassionati. Ad ogni modo, buona continuazione.
 
"Il matrimonio esula dalle nostre opinioni Andrè. Se l'ha deciso il generale suo padre, allora è deciso."
"Ma Oscar non ha avuto la facoltà di scegliere!"
"Che dici Andrè, se ha scelto lei di appartarsi col tenente? E dato lo scandalo era ovvio che il generale volesse salvare la reputazione della figlia!"
"Ma..."
"Torno da Oscar, è ancora stravolta"- concluse Fersen con tono pacato, dandogli le spalle. Un sospiro silenzioso si liberò dalle sue labbra; aveva visto negli occhi di Andrè lo stesso dolore che affliggeva anch'egli ogni volta che vedeva la sua amata regina in compagnia del suo legittimo consorte, ricordandogli che quello era un amore impossibile.
E Andrè comprese che le menzogne hanno sempre un conto da pagare, e Oscar, per un piccolo peccato di vanità, ne avrebbe pagato il duro prezzo.
 
Il conte di Fersen tornò nel salone dove vi era Oscar seduta a una poltrona; abulica, lo sguardo assente, sembrava fissare vacuamente le fiamme scoppiettanti del camino.
“Oscar… -la chiamò l’adone con timbro leggero, ridestandola- Oscar, vi prometto sul mio nome che riusciremo a scoprire chi ha organizzato questa congiura e a salvare il vostro nome.”
“Fersen… io… io non voglio sposarmi, io…”  -sussurrò con lo sguardo stravolto.
Si avvicinò a lei e quando fu accanto alla poltrona su cui sedeva, si chinò sulle ginocchia. La osservò sinceramente dispiaciuto; un uomo non avrebbe dovuto corrispondere per una scappatella con un matrimonio riparatore, mentre la sua amica – per la prima volta forse la chiamava amica, al femminile- la sua amica, che aveva sempre tenuto una condotta ineccepibile, avrebbe dovuto pagare un prezzo così grande per una piccola debolezza umana.
“Oscar, mi promettete di riposare un po'? Vi vedo stanca, sarei più tranquillo se voi riposaste un po'. Nel frattempo io, il tenente Girodelle e Andrè andremo a Versailles per fare un sopralluogo e per cominciare ad elaborare un piano. Non vi preoccupate, a tutto c’è una soluzione.”
“Anche a questo matrimonio?” - bisbigliò lei scrutandolo spaventata.
Fersen la fissò in silenzio, poi- “Oscar, cercherò di fare il possibile per aiutarvi. Ora andate a fare un bagno caldo, e dormite un po'” – e così dicendo si congedò.
I tre uomini si diressero a Versailles. Giunti a destinazione il conte li invitò negli appartamenti a lui dedicati.
“Signori, la questione è seria- esordì il conte di Fersen portandosi davanti a uno scrittoio. - Io per primo mi vergogno per essermi fatto ricattare da quella donna che disse di chiamarsi Francois, ma del cui nome nutro qualche dubbio. Mi sento anche in dovere di ringraziare il tenente Girodelle, il cui intervento è stato provvidenziale affinchè Oscar non sia stata già divorata da questa penosa congiura. Il punto cruciale rimane però il fatto che Oscar sta rischiando alquanto. Avete qualche idea per elaborare un valido piano?”
“Vorrei innanzitutto dirvi che nel mio operato non vi è stato nulla di premeditato, non sono stato io a chiedere la mano di Oscar, ma è stato suo padre il generale a propormelo…” – cercò di giustificarsi Girodelle.
“Tenente, non siete certo tenuto a darci spiegazioni. In fondo, se eravate insieme ad Oscar non vogliamo certo conoscere i dettagli, inoltre voi, accettando di prenderla in sposa, la state comunque preservando da questo scandalo.”- rispose Fersen.
Andrè rimase in silenzio, sforzandosi di darsi un contegno, riuscendo a trattenere a stento la forza che gli serrava i pugni rivolti in basso. Aveva una rabbia in corpo… Fersen non aveva capito nulla, né chi fosse Odette, né cosa stesse rischiando Oscar per essersi fatta bella per lui. Girodelle, seppure intervenuto al momento giusto, sembrava quasi approfittare e rigirare quella situazione in suo vantaggio. Lui infine, sapeva molto eppure non poteva dir nulla.
“Stavo pensando - continuò Fersen – che nel momento in cui verrà annunciato a corte il fidanzamento tra Oscar e il qui presente tenente, coloro i quali hanno organizzato questo tranello, dovrebbero nuovamente passare all’azione qualora volessero riuscire nel loro infimo intento, ma noi stavolta ci faremo trovare pronti.”
“È una buona idea- esclamò Girodelle- ma dobbiamo articolare per bene il piano e cercare una valida strategia.”
 
“Bambina, ti occorre qualcosa?”
Nanny era entrata nel salone e si era avvicinata ad Oscar.
“Nonna, mi dirigo verso le mie stanze, ho solo bisogno di una camomilla, grazie.”
“Va bene cara.”
 Oscar si portò nella sua camera, e si sedette sul suo letto, rannicchiandosi.
“Io davvero non posso credere di dover sposare il tenente Girodelle, il mio sottoposto! Io mi ero fatta bella per te, Fersen, come potevo minimamente immaginare che qualcuno a corte stesse tramando contro di me! E poi tutti quegli imprevisti… se non fossi scappata da te, chissà ora in quale situazione mi troverei… chissà, se tu ti fossi invaghito di me, vedendomi nelle sembianze di donna… se tu fossi stato con me, non saresti stato in compagnia della falsa me poco dopo…”
Molteplici pensieri aggredivano la mente della povera Oscar, visibilmente spossata dalla pesantezza della vicenda, pesantezza che la vinse infine in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** cap. 5.1 lunedì ***





Lunedi.
Oscar si svegliò con un orribile cerchio alla testa. Le sembrava di aver fatto un incubo, ma le bastarono pochi istanti per ricordare che purtroppo, quanto accaduto era reale.
Ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che per avere l’opportunità di incontrare, come qualsiasi donna meriterebbe, l’uomo di cui era innamorata, si ritrovava promessa ad un altro uomo che mai avrebbe considerato da un punto di vista romantico.
Ancora non riusciva a comprendere se Girodelle avesse agito in modo sincero, per proteggerla, o se avesse premeditato tutto. I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di nocche sulla porta.
“È permesso? Oscar, sono io.”
“Avanti” - rispose stanca.
“Oscar…  più tardi dovrai andare a Versailles. Lì verrà fatta la proposta di fidanzamento per essere validata dai sovrani. Poi, vi sarà una festa in onore tuo e del tuo futuro sposo. Ah, tuo padre ha fatto commissionare quest’abito, con l’ordine perentorio per te di indossarlo” - aggiunse, sistemando un lungo e sontuoso abito femminile color lilla nella sua stanza, stando attenta a non far fare delle pieghe.
“Non ci penso nemmeno!” - Rispose ridendo. Era ridicolo! Lei in vesti femminili. Cioè, lei in abiti femminili in veste ufficiale. E se Fersen l’avesse riconosciuta? - d’un tratto si fece seria.
“Nonna, mandami qui Andrè, ho bisogno di parlare con lui. Per ora puoi andare.”
“Va bene” - rispose l’anziana donna congedandosi.
Neanche Andrè aveva trascorso una bella nottata. Si era girato e rigirato più volte nel suo letto, arrovellato dal pensiero del matrimonio di Oscar con il suo sottoposto, dalla congiura dalla quale scagionarla e dall’ascendente che il conte di Fersen aveva nei confronti di Oscar. In pratica, non aveva chiuso occhio.
“Avanti!” - rispose Oscar udendo bussare.
Entrò Andrè, senza proferire parola. Entrambi si fissarono per alcuni secondi.
“Andrè… nonostante tu mi abbia spiegato cosa sia successo, ci sono ancora dei punti non chiari. Mi hai raccontato di non aver avuto il tempo per riflettere, di non avermi trovata per chiedermi consiglio, e di come quella donna fosse come una mina vagante. Solo alla fine sia tu che il conte avevate compreso che quello era un piano organizzato nei minimi dettagli e che sieste stati… raggirati.”
“Già…” - sospirò lui.
“Andre… secondo te… qual è il vero ruolo del tenente Girodelle in tutto ciò?”
“Il tenente ha giurato più volte di essere innocente e di aver agito d’ istinto per difenderti. Io lo conosco meno di te Oscar, ma vorrei credere che le sue parole siano sincere.”
“Andrè… Girodelle mi ha vista vestita da donna. Avevo tolto la parrucca, ma l’avevo poggiata sul tavolo, quindi ha potuto vederla.”
“Oddio, hai ragione Oscar!” - esclamò sconvolto.
“Io… io non so cosa pensare…” - sussurrò lei portandosi una mano alla fronte, costernata.
Andrè cercò di trovare un filo logico a quella situazione. Le apparenze sembravano sostenere l’ipotesi che Girodelle avesse architettato tutto per potersi assicurare la mano della sua Oscar. Ma poteva un uomo arrivare a tal punto?
“Oscar, Girodelle sapeva che tu eri…eri… in compagnia..? Io ti ho vista lasciare il salone insieme ad un uomo che seppur mascherato, giurerei fosse il conte di Fersen. Ma io sapevo com’eri mascherata tu, ed era quasi impossibile riconoscerti. Ma lui, lo sapeva? Glielo hai detto tu?”
“No, io non l’ho nominato in sua presenza. Assolutamente no!”
“Allora è più probabile che qualcuno ci abbia sentiti, e non credo sia lui. Dovremmo trovare la donna che si è spacciata per te e farla parlare. A tal proposito… il conte di Fersen pensava che, nel momento in cui tu e il tuo… promesso, aveste reso pubblico il vostro fidanzamento, chiunque avesse messo in atto la congiura, avrebbe agito nuovamente.”
“Quindi… mi stai consigliando di fidanzarmi al più presto?” - replicò lei incredula.
“Se vogliamo trovare i responsabili… temo proprio di si.”
“Io fidanzata con Girodelle. Ahahahah”- scoppiò in una risata fragorosa – “l’ho già battuto a duello più volte, doveva mostrarmi lealtà e invece ne ha approfittato per incastrarmi!”
“Oscar, non abbiamo la certezza che sia stato lui. O almeno, io spero vivamente di no. Ricorda, che al momento, ti ha salvata da uno scandalo gravissimo.”
“Che tu hai creato in pratica.”
“Non sono stato io a vestirmi da donna e ad andare con l’amante della regina! Sei troppo in vista, non puoi permetterti certe libertà! A grandi onori, grandi responsabilità!” - avrebbe voluto replicare, ma il giovane, da bravo attendente, rimase in silenzio.
“Ad ogni modo, non ho nessuna intenzione di indossare un abito femminile. Andrò come è mio solito fare, indossando la mia uniforme.”
“TOC TOC”
“Si?” - rispose Oscar.
“Bambina, è permesso?”
“Si, entra pure nonna.”
Nanny entrò nella stanza, esitò alcuni istanti poi:
“Vestiti bambina mia, hai visite.”

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Capitolo 19
*** cap. 5.2 lunedì ***


 

Buonasera a tutti! Per la serie meglio tardi che mai, sono nuovamente qui a continuare questa storia. Ringrazio di cuore chi non ha smesso di seguirmi, chi mi ha dedicato splendide recensioni e chi lo farà.

Buona lettura.

 

“Ad ogni modo, non ho nessuna intenzione di indossare un abito femminile. Andrò come è mio solito fare, indossando la mia uniforme.”

“TOC TOC”

“Si?” - rispose Oscar.

“Bambina, è permesso?”

“Si, entra pure nonna.”

Nanny entrò nella stanza, esitò alcuni istanti poi:

“Vestiti bambina mia, hai visite.”

 

                            -------

 

Oscar ebbe un sussulto- “Chi… mi attende?”

“Il tenente Girodelle. Mi ha detto che vorrebbe parlarti in privato.”

Andrè si irrigidì, portando d’istinto la mano destra nel punto in cui era solito tenere la guaina della spada all’altezza dell’impugnatura.

“Vuoi che ti aiuti nel vestirti Oscar?”

“A che ora è l’appuntamento a Versailles?”

“Alle 12 in punto. Ma sono solo le 9.00…”

“Bene, allora non mi occorre il tuo aiuto nonna, mi vestirò in abiti informali, vorrei proprio sapere come mai si sia palesato qui a quest’ora.”

“Come vuoi Oscar” - rispose la governante- “Andrè, lasciamo la stanza cosicchè Oscar possa prepararsi.”

“Certo nonna” - rispose Andrè seppur con leggero dissenso.

Oscar si vestì con un completo verde muschio, una camicia candida e un paio di stivali neri. Si sentiva agitata… perché si era presentato lì a quell’ora?

Si diresse lentamente verso il salone. Un passo dopo l’altro, il rumore dei tacchi echeggiava ritmicamente lungo l’ampia sala.

“Oscar” - sentì sussurrare- “ti accompagno?”

“Non occorre Andrè, so cavarmela da sola” - gli sorrise flebilmente.

Fece un respiro profondo, poi aprì la porta del salone, entrò e la richiuse dietro di essa.

“Buongiorno Oscar” - pronunciò un Girodelle che appariva intimorito.

“Perché siete venuto qui, a quest’ora?” - pronunciò lei a timbro basso e diffidente.

“Oscar… non abbiamo avuto modo di parlare io e voi, da soli, dopo tutto quello che è successo. Avevo immaginato un momento del genere in un contesto diverso…”

“Quindi mi state confessando di aver premeditato tutto ciò?”

“No Oscar, questo mai. Sono mortificato per il fatto di aver detto quello che ho detto alla regina, di aver insinuato che voi foste in mia esclusiva compagnia, ma in quel momento io volevo solo salvarvi, e o voi eravate la donna in compagnia del conte e del vostro attendente -cosa che io non ho mai creduto- oppure… con la pressione di quella situazione inoltre…”

“Piuttosto che prendermi in giro, Girodelle, avreste potuto comportarvi onestamente. Avreste potuto mettermi a conoscenza del vostro desiderio di… matrimonio, sentire cosa ne pensassi a riguardo, dato che la cosa a quanto pare mi riguardava. Io reputo di essermi comportata sempre lealmente nei vostri confronti, e voi… voi mi ripagate così?”

“Oscar… perché mi ritenete capace di una simile condotta?” - le chiese dispiaciuto.

“Perché meglio di così non vi poteva andare. L’evidenza parla da sola: avete inscenato tutto, avete infangato il mio nome per poi fingervi il salvatore!”

“Oscar, ma cosa… lasciatemi spiegare per favore!” - la supplicò avvicinandosi di un paio di passi a lei.

“Perché allora non avete declinato la proposta riparatrice di mio padre, dato che voi sapevate che non c’è stato nulla fra di noi?” - rispose cercando di celare la sua agitazione.

“Perché io vi amo Oscar.” - rispose tutto d’un fiato.

“Cos…”

“Io sono innamorato di voi, da diversi anni ormai, ma fino ad allora mi ero sempre limitato ad osservarvi stando in disparte. Poi quando quella sera vi vidi in abiti femminili, io, rimasi folgorato. Dio com’eravate bella! Ma vi giuro sul mio nome e sulla mia vita, che l’intervento che ho fatto per salvare il vostro nome non era premeditato, questo mai! - senza rendersene conto si era avvicinato ancora di più alla sua quasi fidanzata- Oscar, ci sarà nel vostro cuore un posto per me?” – quasi la implorò mentre d’istinto cinse la vita di lei con entrambe le braccia avvicinandola a sé.

Oscar si sentì come avvinghiata da due tizzoni ardenti; trasalì, dopo essere rimasta spiazzata:

“Sono e sarò il vostro comandante! - urlò divincolandosi energicamente - non permettetevi di prendere confidenze gratuite nei miei confronti! Non avete potuto battermi in battaglia e avete ben pensato di farlo con l’inganno. Mi fanno ribrezzo le persone come VOI!” – ormai Oscar era fuori dai gangheri.

Girodelle, nonostante avesse cercato di trattenersi, ferito da quelle parole così taglienti, fu offuscato da un’ira impulsiva:

“Se voi pensate questo di me, se mi ritenete un vigliacco capace addirittura di ordire un simile tranello per avere la vostra mano, vi propongo un patto: io mi impegnerò con tutto me stesso per portare la verità alla luce; se il responsabile di tutto ciò sono io, avrete tutto il diritto di denunciarmi, farmi processare e condannare. Ma se sono innocente, e anzi ho agito di istinto per difendere la vostra persona, nonché mio comandante, non esitando nell’esporre anche la mia di persona, allora… allora mi dimostrerete la vostra riconoscenza…”

“Sposandovi? Barattando il mio corpo con la stima?”

“Non mi pare, dalle vostre parole, che nutriate un sentimento di stima nei miei confronti, anzi…”

“Girodelle… mi state ricattando?” - rispose lei stravolta.

“Sono innamorato Oscar. E in amore e in guerra, non ci sono regole.” - Rispose risoluto, fissandola negli occhi.

“Non ti permettere. SCREANZATO!” - Urlò furiosa mollandogli uno schiaffo- questa è INSUBORDINAZIONE!”

Il tenente si portò una mano alla guancia dolorante, ma non reagì. Si sentiva profondamente ferito per ciò che Oscar pensava di lui, lui che nutriva una profonda stima e un sentimento così intenso nei suoi confronti. In verità si sentiva anche un vigliacco per non aver rifiutato la proposta che il generale Jarjayes gli aveva fatto. D’altronde, chi al posto suo avrebbe rifiutato?

 

“Cosa sono queste urla?” - tuonò il generale spalancando la porta e facendosi strada verso loro due.

Oscar atterrì.

“Nulla Signor Generale” - si affrettò a rispondere il tenente, notato che Oscar era impallidita.

“Mi è sembrato di aver udito gli animi scaldarsi” - asserì l’uomo.

“E’ tutto sotto controllo, Signor Generale” - ribadì Girodelle. Effettivamente quell’uomo incuteva timore.

“Mi è sembrato di udire la parola insubordinazione. Tu che accusavi di insubordinazione il tuo futuro marito, colui che a breve avrà ogni diritto su di te, giusto Oscar?” – le chiese, mentre si avvicinava a lei passo dopo passo.

“Ecco, padre…” - bisbigliò lei mentre fissava il pavimento, ammutolita, fin quando non sentì le mani colleriche del padre afferrarla con veemenza per il bavero della camicia e strattonarla:

“Allora avrò sentito male? Forse volevi dire ammirazione? O devozione?” – la minacciò lui.

Girodelle assisteva a quella scena seriamente preoccupato per la sua Oscar; uno spirito indomito come lei, era inerme lì di fronte al padre; sembrava una foglia autunnale in procinto di staccarsi dal ramo.

“Signor Generale, non è successo nulla prima” – intervenne lui, cercando di mantenere comunque un tono riverente.

“Ne siete sicuro?” – rispose cupo lui.

“Sì.”

“Guarda un po' come sei fortunata Oscar, ti è capitato un futuro marito che ti piace e che è pure magnanimo” – e così dicendo la lasciò andare- “E voi, non siate troppo clemente con lei” - disse riferendosi al tenente.

“Si… certo…” – rispose Girodelle, anche perché aveva intuito che il generale gradiva solo le risposte che gonfiavano il suo ego.

E il generale senza aggiungere altro lasciò la stanza, sbattendo la porta dietro di sé.

Il giovane tenente rimase in silenzio; era davvero mortificato per Oscar, che nonostante stesse cercando di rimanere impassibile, tentando di fissare il vuoto, non era riuscita a fermare una lacrima che stava rigando la sua guancia destra. Umiliata da suo padre davanti al suo sottoposto, che non lo era più solo perché era un uomo che avrebbe rivendicato a breve i suoi diritti su di lei, donna.

“Oscar, vorrei solo che sapeste che in casa mia non approvo questo genere di violenza- le sussurrò mentre avvicinandosi le cinse una mano con le sue - Ma se avessi risposto diversamente a vostro padre, temo se la sarebbe presa con voi. E io non voglio che vi sia fatto del male. Ora credo che, per quello che conosco di voi, vogliate stare un po' da sola” – e così dicendo, le lasciò la mano e abbandonò la sala.

Avrebbe potuto replicare in molteplici modi, e invece…l’aveva difesa un’altra volta. L’aveva difesa da suo padre; mai nessuno aveva osato farlo. Ma davvero l’amava? E da anni? Lei non se ne era mai accorta; Girodelle era sempre stato un valido braccio destro, riservato, preciso e composto. Forse era stata troppo dura nei suoi confronti, eppure il timore che potesse in qualche modo essere coinvolto in quella storia, l’attanagliava. Si portò le mani alle tempie, sempre più confusa. Avrebbe voluto piangere ma cercava di trattenersi; avrebbe voluto sentire il calore consolatorio di un abbraccio in particolare, ma il conte di Fersen, non era lì. Si inginocchiò lentamente sul pavimento, cingendosi con le sue stesse braccia e scoppiò in singhiozzi che per troppo tempo aveva trattenuto. Sin da quando era piccola le era stato vietato di piangere e tantomeno di mostrare la minima fragilità in pubblico, ma aveva accumulato troppe tensioni che non riusciva più a contenere. Si ritrovava in una situazione allucinante, ai limiti del delirio. Un misto di rabbia, frustrazione, senso di impotenza la pervadevano: non era ammissibile che per l'unica volta in vita sua in cui aveva agito col cuore avrebbe dovuto pagare un prezzo così caro.

Girodelle aveva chiuso la porta alle sue spalle, poggiandosi con la schiena alla parete adiacente; rimase lì nella speranza che Oscar potesse avere un ripensamento... si sentiva profondamente ferito... ma perchè pensava quelle cose orribili su di lui? A dire il vero era anche rimasto profondamente turbato dai modi feroci con i quali il generale Jarjayes trattava la figlia; suo padre non era solito essere così duro con lui e i suoi fratelli, mentre la povera Oscar doveva subire simili sorprusi...

D'un tratto si ridestò, sentendo la porta aprirsi. Vi era Oscar, con gli occhi arrossati e stanchi,lo sguardo dispiaciuto, lì ferma a fissarlo.

“Girodelle, potreste tornare dentro?”-bisbigliò.

“C-certamente.”

Oscar fece strada fino a un salottino, dove invitò il tenente ad accomodarsi.

“Girodelle -sospirò chinando il capo- mi...mi dispiace avervi arrecato accuse così gravi senza avere la benchè minima prova a riguardo...io... io, sono stravolta da tutta questa situazione...”

“Sono io che devo chiedervi scusa Oscar- rispose lui con tono pacato- è normale che voi siate scossa da quanto successo. Sono stato un insolente, vi chiedo perdono.”

Rimasero entrambi in silenzio per qualche attimo, poi:

“Qual'è il piano per smascherare la finta me?”

“Mio comandante, dopo essermi consultato con il conte di Fersen e con il vostro attendente, abbiamo ragione di credere che... la finta Oscar e suoi eventuali collaboratori, potrebbero tornare alla carica dopo che io e voi avremo... ufficializzato... il nostro... perchè starebbe a significare che nonostante i loro sforzi non sono comunque riusciti a scalfirvi, che avete ancora la stima della regina e che lo scandalo con il... fidanzamento, verrebbe annullato.”

Oscar ebbe un sussulto nell'udire la parola fidanzamento. Tutto il resto invece erano parole che aveva già sentito da Andrè.

“Cosa... cosa pensate possano fare questi impostori? Come potrebbero agire?”

“Di preciso non saprei. Sicuramente potrebbero rimettere in gioco la finta Oscar, la quale ha già provocato ingenti danni. Però è proprio lì che dobbiamo stare in guardia, poiché alla sua ricomparsa, scatterebbe la cattura immediata. Per la strategia esatta invece, aspettavamo di conoscere il vostro parere, comandante.”

Oscar sorrise delicatamente, ma tornò seria.

“Sono un po' timorosa Girodelle.”

“Quale pensiero vi turba in misura maggiore?”

“Io... io temo che, se si sono già spinti a tanto... cos'altro potrebbero attuare?”

“Io non saprei, ma vi garantisco che sarò sempre al vostro fianco sempre pronto a proteggervi.”

 

 

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