LO CHEF

di siriopg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Jane e Maura ancora in azione. ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** CAP. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Il caso è risolto. ***



Capitolo 1
*** 1) Jane e Maura ancora in azione. ***


chef capitolo 1 Era caldo, una di quelle giornate dove l’unica cosa che il tuo corpo desiderasse, era di sedersi davanti ad un ventilatore con una birra ghiacciata in mano. Era uno di quei giorni che vorresti passasse alla svelta senza dover girare la città in cerca di delinquenti. Alla centrale si stava benissimo e nell’ufficio di Maura ancora di più. Avrei passato la giornata lì, compilando e finendo i rapporti che avevo lasciato indietro. Odiavo riempire scartoffie, ero indietro di mesi e il capitano non perdeva occasione di ricordarmelo. Presi alcuni fascicoli e scesi in laboratorio.
“Oh mio Dio” pensai, questo è il paradiso.
Sì, avevo deciso, lì avrei passato la mia giornata.
“Buongiorno” dissi a Maura.
“Ciao Jane, come mai da queste parti? Non ho nessun cadavere o risultati per te.”
“Con questo caldo lo avrai presto, il mio.”
“Che succede?.”
“Non sopporto queste temperature, non riesco a concentrarmi.”
“Allora il frigorifero dei morti potrebbe aiutarti” disse prendendomi in giro.
“Cosa? No!. Mi accontento del tuo ufficio, posso stare qui?.”
“Certo che puoi, così mi farai compagnia. Che hai da fare?.”
“Devo finire di compilare alcuni rapporti… decine di rapporti” dissi sconsolata.
“Questo perché sei una sfaticata, se lo facessi ad ogni caso che chiudi, non ti ritroveresti pile e pile di fascicoli.”
“Lo so ma lo trovo troppo noioso.”
“Beh in effetti lo è, se vuoi, ti aiuto” si propose Maura.
“Non hai niente da fare? Nessun corpo da affettare?.”
“No, sono tutta tua per un po’. Dai, ti aiuto così finisci prima.”
“Non finirò mai, sono troppi.”
Le diedi alcuni fascicoli e cominciammo a leggerli in totale silenzio. Poco dopo i nostri cellulari iniziarono a squillare a distanza di pochi secondi. Pregai fosse per un nuovo caso. Un nuovo omicidio che ci consentisse di abbandonare tutte quelle scartoffie.
“Rizzoli!.”
“Isles. Sì, arriviamo.”
“Grazie a Dio” dissi.
“Jane, c’è un morto e tu sei contenta?.”
“Certo che no… sì. Prendiamo la mia macchina, facciamo prima.”
“Sì ma, nella mia abbiamo l’aria condizionata” mi ricordò Maura.
“Non mi tentare ma dobbiamo sbrigarci e serve la mia sirena.”
“Ok.”
Arrivammo davanti ad uno dei ristoranti più chic della città.
“Speriamo non sia il cuoco” disse Maura.
“Perché lo conosci?.”
“No ma cucina divinamente. Adoro questo posto.”
Diedi una breve occhiata dentro.
“Sì, in effetti è proprio da te. Fa anche pizza e patatine?.”
“Non dire fesserie, qui solo nouvelle cucine.”
Ci raggiunse Korsak con le prime indicazioni su delitto.
“Di che si tratta Vince?” gli chiedo subito.
“Donna, Jenny Blake, quarantadue anni ed aveva mangiato qui.”
“Meno male” rispose Maura con una specie di sospiro liberatorio.
“Dottoressa! Si dia un contegno. Andiamo a vedere dentro” le dissi prendendola in giro.
“ Hai ragione, è pur sempre un brutto omicidio.”
Si accovacciò subito sul corpo iniziando a prendere i primi rilievi e prove.
“Con chi ha pranzato?” chiesi ad un agente sul posto.
“Lui, m’indicò, è un suo collega di lavoro.”
“Ok, facciamoci quattro chiacchiere.”
Lasciammo Maura lì e andammo a fare i primi interrogatori. Chiudemmo il ristorante e a nessuno permettemmo di uscire. Chiesi subito chi fosse il proprietario e cercai il cuoco. Alla fine capii che era la stessa persona e ci diede tutta la sua collaborazione. La vittima mangiava spesso il quel locale, tavolo appartato e uomini sempre diversi. Ci raggiunse Maura che si presentò sbattendogli in faccia il  suo grado lavorativo.
"Salve, sono Maura Isles, medico legale capo del Commonwealth del Massachusseth. E' un vero onore conoscerla."
La guardai incredula, si era data un tono per essere notata e non era da lei. Lei mi guardò e di rigetto alzò la spalla destra come a dirmi: “Che ho detto di sbagliato”."
"Piacere mio" disse "Sono Marcus Smith."
"Sì lo so, conosco la sua fama."
"Hai finito di flirtare con un sospettato?" le dissi sottovoce. "Torniamo a noi, cosa sa della vittima, la conosceva?."
"Non di persona ma veniva molto spesso, possiamo dire che era una cliente abituale. Almeno due volte a settimana."
“Immagino non da sola?.”
“Infatti no, gli uomini non le mancavano, non so se mi spiego.”
“Non tragga conclusioni azzardate, le apparenze possono ingannare. Vado a parlare col tizio che ha mangiato con la vittima” dissi a Korsak.
Era seduto vicino ad un’ambulanza ed un portantino lo stava assistendo.
“Che è successo? Sta male?.”
“Ho avuto solo un piccolo svenimento, sa, dopo gli ultimi avvenimenti.”
“Sono la detective Rizzoli, posso fargli qualche domanda?.”
“Certo.”
“Che legami aveva con la vittima?.”
“Lavoro, solo di lavoro.”
“Si spieghi meglio.”
“Siamo dei rappresentati di articoli sportivi, operiamo a Boston e città vicine. Ci incontravamo qui e poi ci dividevamo le zone.”
“Stessa ditta quindi?” chiesi per capire meglio.
“Sì, ci stiamo espandendo molto in fretta e Jenny era una venditrice eccezionale” disse. “Di cosa è morta?.”
“Non lo sappiamo ancora, dobbiamo fare l’autopsia per capirlo.”
“Ok.”
Tornai da Maura e la trovai ancora a parlare con il cuoco del ristorante.
“Allora posso contare nella sua presenza?” chiese lui.
“Con molto piacere, a domani sera allora” rispose Maura.
Li guardai perplessa. Che stavano combinando?.
“Dai Maura, torniamo alla centrale, qui abbiamo finito.”
“Va bene.”
Salite in macchina, volevo assolutamente delucidazioni sul discorso di Maura con il cuoco.
“Di cosa parlavi con il tipo del ristorante?.”
“Mi ha invitata a cena e tu sai quanto volevo mangiare lì. Poi si chiama Marcus.”
“Cosa? È un indiziato ricordi?.”
“Ancora non conosciamo le cause del decesso Jane, non dire fesserie.”
“ Fesserie? Chiami fesserie il mio lavoro?.”
“No ma sei troppo precipitosa, come al solito. E’ soltanto una cena.”
“Sì, con un sospettato per omicidio e tu la fai troppo facile.”
Girò la testa dalla parte del finestrino e non proseguì il discorso. Alla centrale ci separammo davanti agli ascensori senza quasi scambiarci altre parole. Raggiunsi la mia scrivania e mi buttai di peso sulla seggiola. Senza i risultati dell’autopsia poco potevo fare. Iniziai le indagini su Marcos, chiedendo aiuto a Nina.
“Voglio sapere tutta la sua vita, trova più cose possibili” le dissi.
“Mi metto subito al lavoro e ti farò sapere.”
“Grazie.”
Anche Korsak e Frankie erano rientrati e insieme iniziammo a riempire di foto la parete.
“Avete qualche idea?” chiese Vince.
“Senza i risultati dell’autopsia non è facile. Speriamo che in laboratorio si sbrighino.”
“Che ti prende? Certo che faranno presto. Come sempre.”
“Già.”
Ero nervosa e non riuscivo a calmarmi. L’idea di Maura a cena con un sospettato mi dava sui nervi.
“Possibile che non riusciva a vedere il pericolo? Andare a cena con un sospettato era da incoscienti e Maura non lo era mai stata. Ponderava sempre le sue scelte, perché questa volta no?.”
Andai in caffetteria e presi un doppio espresso.
“Avete un nuovo caso?” mi chiese mia mamma.
“Sì, stiamo aspettando i risultati dal laboratorio.”
“Maura è appena stata qui, aveva bisogno di un tè.”
Non le dissi le mie paura e scesi nel regno dei morti.
“Novità?” chiesi in generale.
“Ancora no, mi spiace. Crediamo sia stata avvelenata ma ci sfugge con cosa.”
“Era nel cibo?.”
“Lo sto esaminando ora, rispose Maura. Perché tutta questa fretta? Siamo rientrati da poco. Abbi un po’ di pazienza.”
Mi rispose quasi con sfrontatezza, come se volesse una sfida con me.
“Ho solo domandato, che ti prende?.”
“Che mi prende? Sei scorbutica da quando siamo venute via dal luogo del delitto e…”
“Scusami? Scorbutica?. Senti lascia stare, aspetterò disopra” dissi seccata.
“Ecco brava, ti avverto io quando avremo novità.”
Questa volta non risposi io e tornai in ufficio. Niente, non avevamo niente tra le mani, l’unica che poteva velocizzare le indagini, era Maura.
“Torno al ristorante” dissi in generale, se avete novità fatemi sapere ok?.”
“Che speri di trovare?.”
“Niente ma non ce la faccio ad aspettare con le mani in mano. A dopo.”
Il ristorante era sotto sequestro ma il titolare era dentro a svolgere alcune cose. Presi un po’ d’aria a pieni polmoni e mi calmai. Era vero, ancora non avevamo nessun  risultato e quindi Marcus non era tra gli indagati. Ancora. La sua presenza mi dava strane sensazioni e il mio istinto non mi aveva mai tradita. Entrai senza bussare e lo trovai immerso tra decine di fogli.
“Non tornano i conti?” dissi.
“Detective, mi ha spaventato. Avete novità?.”
“Ancora no.”

“Posso offrirle qualcosa? Un caffè magari.”
“Accetto volentieri il caffè” dissi sedendomi di fronte a lui.
“Mi crede colpevole?” mi chiese a bruciapelo.
“Dobbiamo sospettare di tutti all’inizio, saranno le indagini e le prove scientifiche e farci arrivare al colpevole. Ha qualche sassolino da tirare fuori prima che lo scopriamo da soli?. Ci aiuterebbe molto nelle indagini.”
“Jenny pranzava qui due volte a settimana, sapevo che era una rappresentate di articoli sportivi e ne ho approfittato per comprare degli attrezzi ginnici per casa. Mi ha fatto uno sconto considerevole ed io mi sdebitavo facendola mangiare a metà prezzo.”
“Tutto qui?” chiesi per capire meglio.
“Tutto qui, giuro. Non l’ho uccisa io.”
“Però è stata trovata morta nel suo locale, come mai?.”
“Forse che mangiava fissa qui non era un mistero, non lo so. Prima di assumere i miei dipendenti ho fatto ricerche. Li volevo seri e molto professionali. Ci tengo alla mia reputazione e a quella del mio locale detective. Sono diventato famoso per questo.”
“Mmmm ok, per ora le credo, non me ne faccia pentire. Grazie per il caffè” dissi alzandomi ed uscendo dal locale.
“Non lo so, sembrava onesto e sincero, forse i miei dubbi  sono insensati e poco professionali” pensai.  Possibile che mi sia sbagliata così tanto su di lui?.”


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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


adesso si Salita in macchina, ricevetti un sms da Maura dicendomi che avevano i primi risultati e mi aspettava nel suo ufficio. Risposi con un freddo Ok e tornai alla centrale. Passai per il garage e raggiunsi il suo ufficio.
“Che novità abbiamo?” chiesi senza tanti giri di parole.
Per un secondo mi guardò, non capiva il mio stato d’animo ma decise di non approfondire. Non lì e non in quel momento.
“La vittima è stata avvelenata con la ricina che si estrae dai semi di ricino.”
“Che si trova?” chiesi non sapendo nulla di veleni.
“In piccole quantità anche in farmacia ma qui ce ne è voluta abbastanza.”
“Pensi ad un commercio sottobanco?.”
“Qui in America è illegale, quindi sì. E’ l’unico modo.”
Stavamo parlando quasi come due estranee, domande e risposte come fossimo robot.
“Ok, salgo da Nina e iniziamo le indagini. Grazie.”
“E’ il mio lavoro” rispose .
Feci cenno di si con la testa e me ne andai. Non era da noi non parlare di altro oltre che del caso. Di solito avevamo mille argomenti da trattare ma in quel momento non ne avevo voglia. Lei mi contraccambiò con la mia stessa moneta credendo di essere nel giusto della discussione.  Sì, forse aveva ragione ma non era prudente andare a cena con un sospettato e lei lo sapeva bene. Conosceva la sua fama ma non di certo che uomo fosse.
Nina iniziò le ricerche sul veleno e sulle farmacie che potevano averlo venduto all’assassino. Frankie trovò l’indirizzo della vittima e andammo subito lì. Abitava a Beacon Hill, non lontano dalla casa di Maura.
“Ecco un’altra riccona” pensai.
Suonammo più volte ma nessuno venne ad aprire. La cassetta della posta era vuota ma c’era un’etichetta che diceva di consegnarla nell’appartamento accanto.
“Forse con il lavoro che faceva, stava via molti giorni e la vicina l’aiutava” disse Korsak.
“Probabile. Proviamo a vedere chi ci abita.”
Suonammo e questa volta ci aprirono.
“Salve? Cercate qualcuno?” ci disse.
“Siamo della omicidi di Boston, possiamo parlarle?.”
Rimase sbigottita per qualche secondo poi tornò lucida.
“Omicidi? Che sta succedendo?.”
“Ci faccia entrare, parleremo con più calma.”
“Sì certo, accomodatevi.”
Ci fermammo in cucina e ci sedemmo intorno al tavolo.
“Come si chiama?” le chiesi.
“Rachel Russell, mi spiegate che succede?.”
“Purtroppo non abbiamo belle notizia da darle…"
“Siete della omicidi, chi è morto?.”
“Jenny Blake.”
“Oh Mio Dio… Jenny? Non è possibile!. L’ho sentita due giorni fa, stava benissimo. Come?.”
“Stiamo indagando e non possiamo dirle molto, ci racconti qualcosa di lei” disse Vince.
“Era divorziata da un po’ e con il suo ex le cose non andavano molto bene. Lui non ha mai accettato la separazione.”
“Avevano figli?.”
“Per  fortuna no, lei aveva scelto il lavoro. Li avrebbe voluti ma più avanti” ci spiegò.
“Il marito invece cosa fa?.”
“E’ un medico e lavora nella farmacia a tre isolati da qui.”
Guardai Korsak e mi fece cenno di aver capito. Il veleno forse veniva da una farmacia e guarda caso, l’ex marito era medico e poteva procurarsela molto facilmente.
“Può darci l’indirizzo del lavoro e dell’abitazione? “ chiesi.
“Certo, si chiama Samuel Simpson.”
Prese carta e penna e scrisse tutto.
“La ringrazio, ci è stata molto utile.”
“Di nulla, mi trovate qui se avrete bisogno di qualcosa” disse Rachel.
“Perfetto, arrivederci.”
Saliti in macchina, ci prendemmo cinque minuti per fare il punto della situazione. La farmacia era chiusa per la pausa pranzo e visto che il mio stomaco cominciava a far brutti rumori, decidemmo di mangiare qualcosa anche noi. Dalla centrale non avevamo nessuna notizia, segno evidente che le tracce trovate, non avevano portato a niente.
“Questa sera Maura andrà a cena con lo chef del ristorante” dissi a Korsak.
“Bene, fosse la volta buona!.”
“Ma che dici? È ancora un sospettato.”
“No, non credo sia stato lui. Tu si?.”
“All’inizio sì ma ora mi sto ricredendo” spiegai.
“E allora la dottoressa Isles non ha nulla da temere.”
“Già.”
Aperta la farmacia, entrammo.
“Buonasera, cerchiamo Samuel Simpson” disse Korsak mostrando il distintivo.
“Mi spiace ma non c’è, ha fatto il turno di mattina.”
“Sa dove possiamo trovarlo?.”
“Di solito torna a casa, non saprei” rispose il suo collega.
“Grazie.”
Uscimmo intenti a verificare se fosse tornato a casa. Ricevemmo un sms da Nina, diceva che avevano scoperto alcuni siti dove poter comprare veleni di contrabbando.
“Quindi tornano tutti sospettati” dissi a Korsak.
“Beh, a questo punto dobbiamo trovare il movente, altrimenti siamo al punto di partenza.”
“Esatto.”
La mia mente tornò a Marcus e alla cena con Maura. Samuel Simpson non lo trovammo, chiamai Frankie e misi la sua abitazione sotto controllo. Da qualche parte dovrà pure essere finito. Tornammo alla centrale e scesi direttamente da Maura.
“Ciao” mi disse  “Avete novità?.”
“Non molte a dire il vero. Stiamo cercando il marito della vittima ma sembra essersi volatilizzato. Nina ha rintracciato alcuni siti per procurarsi veleni indisturbati. Li sta studiando. Tu?.”
“Niente di quello che già sai, Jenny ha sempre curato il suo corpo, non fumava, non beveva e si teneva in allenamento. “
“Quindi capisci che da ora sono tornati tutti ad essere indiziati?.”
“Sì Jane, ho capito.”
“Quindi la cena di stasera la rimandi?” domandai.
“No, non ne vedo il motivo. E’ solo una cena in un locale dove volevo andare da tanto tempo.”
“Perché fai così Maura? Io non ti capisco.”
“Saremo in un locale pubblico, cosa vuoi mi succeda?.
“Per esempio,mmmm  fammi pensare, avvelenata?” dissi.
“Oppure ceneremo, parleremo di cucina e poi tornerò a casa. Non ti è mai venuto in mente? Pensi sempre al peggio!.”
“Forse perché esci con un sospettato di omicidio?.”
“Vuoi venire con me?” mi propose Maura.
“No grazie, non vorrei rovinare l’idillio.”
“Dovrei ridere?.”
“No Maura, dovresti essere più prudente e spostare la cena.”
“Puoi sempre mettere due agenti a sorvegliarci, così non ci saranno problemi.”
“Ci rinuncio, fai come vuoi. Buon divertimento allora.”
“E’ una cena, non un ballo di corte.”
La guardai arrabbiata e tornai disopra. Korsak stava parlando con Nina e li raggiunsi.
“Novità?.”
“Si Jane, abbiamo scoperto che il marito della vittima non è proprio un santo. Da giovane è stato arrestato per svariati crimini” mi spiegò Nina.
“Sembrano più ragazzate adolescenziali però, inquadrò Korsak. Furti di biciclette e qualche birra al market.”
“Dobbiamo trovarlo, voglio parlarci. Torniamo alla sua casa?.”
Korsak diede un occhio al suo orologio, fece due conti a mente e dedusse che forse lo potevamo trovare.
“Sì, andiamo.”
Scesi nel parcheggio del dipartimento, notai che il posto riservato a Maura era vuoto. Di sicuro era uscita qualche minuto prima, per essere perfetta e puntuale al suo appuntamento. Strinsi i pugni dalla rabbia e salii in macchina. Samuel Simpson era in casa e ci facemmo una bella chiacchierata. Non lo portammo in centrale per mancanza di prove ma salì di diritto in cima alla classifica dei sospettati. Aveva dato risposte generiche e molti “non ricordo”. Uscimmo da lì che erano quasi le otto, salita sulla mia macchina, spensi il radar da detective e accesi quello di amica preoccupata.  Non tornai a casa mia e decisi di andare a mangiare qualcosa al Dirty. Mia mamma era di turno e si accorse subito del mio stato d’animo.
“Ciao amore, come mai da queste parti?.”
“Ciao Mà, sono venuta per mangiare qualcosa” dissi cadendo di peso sullo sgabello.
“Mamma mia Jane, che ti sta succedendo? Hai una faccia!.”
“Niente, lascia stare. Mi fai un doppio hamburger  con tante salse e una birra per favore?.”
“Tieni d’occhio il colesterolo a quanto vedo.”
“Stasera che non c’è Maura, ti ci metti tu?.”
“Sì infatti, dové?.”
“A cena in uno dei suoi ristoranti di lusso” tagliai corto.
“Capisco. Ecco il panino, buon appetito.”
“Grazie.”
Mi sedetti in quello che era diventato il nostro tavolo, Korsak lo prenotava apposta per noi. Quell’angolo del locale conosceva tutti i nostri segreti, lì avevamo risolto molti crimini e lì ci andavamo quando volevamo estraniarci dal resto del mondo.  Mangiai alla svelta e tornai nel mio appartamento. Avevo guardato l’ora centinaia di volte, mi aspettavo un sms da Maura ma niente. Tornai a casa e mi addormentai sperando che tutto fosse andato bene.

Arrivata alla centrale, passai nel regno dei morti per indagare sulla serata di Maura.
“Ehi, tutto ok?” chiesi subito.
“Certo ma ho delle novità?.”
“Riguardo il caso o della serata con lo chef?.”
“Tutte e due a dire il vero. Malgrado quello che puoi pensare, ieri sera ho anche lavorato” disse lei quasi prendendomi in giro.
“In che senso?.”
“Non possiamo escludere Marcus dai sospettati e… “
“Come scusa?.”
“Parlando con lui ho scoperto molte cose.”
“Ne vuoi parlare o girarci intorno?”reclamai cominciando ad essere curiosa.
“Ho scoperto che Marcus è un appassionato di erbe aromatiche e che le ha studiate per molti anni. Ne usa moltissime nelle sue ricette.”
“Sarà per questo che il suo cibo è così sublime.”
Mi fece il suo solito sguardo come a dirmi: “Mi stai ancora prendendo in giro?.”
“Ok scusa, vai avanti.”
“Conoscendo molte varietà di erbe, avere venditori sparsi in mezzo mondo, non dovrebbe essere stato difficile procurarsi anche della Ricina.”
“E brava la nostra dottoressa, ottima deduzione. Chiederò un mandato per farci dare i nomi dei suoi fornitori, forse avremo fortuna” dissi facendo mente locale. “Com’è stata la cena?.”
“Ti interessa davvero o lo chiedi solo per cortesia?.”
“Dai Maura, ero solo preoccupata per te.”
“La cena è stata divina, una delle mie migliori. Quell’uomo ha un vero talento davanti ai fornelli.”
“L’ho immaginato dalla lista chilometrica che ha per prenotare un tavolo.”
“A questo proposito, stasera siamo a cena lì.”
“Quando dici siamo… intendi…”
“Sì Jane, tu ed io. Ho prenotato un tavolo.”
“Io non mangio quelle cose strane, interiora e animali strani, non fanno per me.”
“Tranquilla, lo sospettavo” mi disse prendendomi in giro.  Gli ho chiesto una cena molto tranquilla e tradizionale, più che poteva.”
“Perfetto, allora manderò Korsak e Frankie oggi con il mandato altrimenti stasera mi avvelenerà. Grazie.”
“Di nulla.”
Raccontai tutto agli altri e Korsak chiamò subito il giudice Miller per il mandato. La giornata proseguì con le ricerche on-line di Nina e poco altro.


Alle 18:30 ricevetti un sms da Maura che mi diceva se fossi pronta.
“Pronta per cosa?” pensai.  Oh Dio, la cena, ma allora non scherzava?.”
“Certo che si, aspettami che scendo” risposi. “Ragazzi io vado, ci vediamo domani. Nel caso trovaste novità, fatemi sapere ok?.”
Scesi da Maura e mi stava aspettando davanti alla porta dell’ascensore.
“Non ti sei cambiata?” mi disse subito.
“E cosa dovrei mettermi? E’ una cena!.”
“Sì sì va bene, andiamo.”
Marcus ci aveva riservato un tavolo un po’ appartato e apparecchiato in modo eccellente. Ci portò una bottiglia di vino e del pane fatto in casa.
“Ci vuole comprare per caso?” chiesi a Maura sottovoce.
“Jane, smettila. Questo locale è molto chic, non mi far fare brutte figure.”
“Ok.”
Iniziarono a portarci le pietanze e devo dire che non erano per niente male. Maura era in estasi, le sue papille gustative stavano godendo mentre io avevo sempre gli occhi vigile nella sala.
“Siamo sicure che non ci stia avvelenando?.”
Maura scrollò la testa e non mi rispose. L’unico modo per farmi smettere di dire cretinate.
“Oddio Maura, coprimi, coprimi, coprimi” dissi abbassando la testa all’altezza tavolino.
“Che ti prende? Chi hai visto?.”
“Sono appena entrati il marito di Jenny con Rachel Russell. Che cavolo ci fanno insieme?. Credo che dobbiamo indagare meglio su questa cosa. Mi puzza molto.”
“Pensi che siano coinvolti sull’omicidio?” mi chiese Maura. “E alzati, non ti possono vedere, siamo abbastanza appartate.”
“Hai ragione. Sì, non ho indagato in profondità su Rachel. Qui gatta ci cova.”
“Ora però possiamo mangiare in santa pace, per favore? Questo cibo va deliziato e onorato.”
“Hai ragione Maura, scusa è solo che non potevo prevedere questo incontro. Ordino un altro po’ di vino, è davvero buonissimo.”
“Sono felice che ti piaccia, quattrocento dollari a bottiglia. Assaggia quei mini soufflé alle verdure. Divini” disse facendo il segno con la mano da leccarsi i baffi.
“Cosa? Tutti quei soldi per un vino? Vuoi siete pazzi. Sai quante partite dei Red Sox ci vedrei con quella cifra?”
“Sei sempre la solita. Bevilo e gustati la cena.”
Mangiammo cercando di non parlare di lavoro e la cena fu un successo. Marcus si faceva vedere di tanto in tanto e con Maura parlava di cucina. Gli chiesi cosa sapesse di Samuel e Rachel e rispose che non li aveva mai visti prima di allora. Tornammo a casa soddisfatte della serata e Maura parlò sempre di cibo.
“Grazie della serata, dissi a Maura, avevi ragione sulla cucina di Marcus.”
“Lo so, grazie a te per essere stata professionale e seria” mi disse prendendomi in giro. Ci vediamo domani in ufficio.”
“Certo che sì, buonanotte.”



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Capitolo 3
*** CAP. 3 ***


questo adesso La mattina seguente, andai sparata da Nina.
“Buongiorno, ho un lavoretto per te, hai altro da fare?.”
“No Jane, dimmi tutto.”
“Ieri sera abbiamo visto Samuel Simpson a cena con l’amica di Jenny, scopri cos’hanno in comune quei due, non mi convincono per niente.”
“Mi metto subito al lavoro.”
“Perfetto, a dopo.”
Andai nella mia scrivania e cominciai a far mente locale sulla situazione. La parete lucida, era tappezzata di foto e cercavo di risolvere l’intrigo.
“Buongiorno Jane” mi disse Korsak.
“Ciao, ho delle novità.”
“Spara.”
“Ieri sera al ristorante di Marcus, ho visto Samuel e Rachel a cena insieme.”
“Marito e amica della vittima? Interessante.”
“Ho già chiesto a Nina di cercare qualche intreccio tra loro due.”
“Brava. Io invece ho scoperto che Samuel ha parecchi debiti in giro, deve soldi a molte persone e il conto in banca è in rosso da mesi.”
“Su Rachel trovato nulla?.”
“Io si, rispose mio fratello, è una maestra, lavora in una scuola materna davanti al parco.”
“Bene, scava più a fondo, conti bancari, proprietà a suo nome e cose del genere. Quei due nascondono qualcosa.”
“E’ il tuo infallibile intuito o ti stanno solo antipatici?” disse Korsak credendo di aver fatto una battuta simpatica.
“Magari potessi arrestare tutte le persone che mi stanno antipatiche. Non trovi strano che quei due siano usciti a cena insieme?. Quello che non mi spiego però, perché proprio nel ristorante di Marcus” dissi.
“Beh diciamo che se volevano nascondersi, non ci sono riusciti.”
“Esatto, io non sarei mai andata lì.”
Arrivò Nina con i primi risultati della sua ricerca.
“Allora, Jenny, Samuel e Rachel si conoscono dal liceo, poi sono andati ad abitare in due città diverse ma alla fine sono tutti tornati a Boston. Rachel ha vissuto qualche anno in Africa e lavorato per un’organizzazione no profit per aiutare i bambini.”
“Niente che possa risultare importante per il caso quindi?.”
“No, ancora no ma ci sto lavorando.”
“Grazie. Andiamo da Rachel e chiediamo spiegazioni sulla serata” disse Korsak alzandosi dalla scrivania.
Non avevo ancora sentito Maura, le mandai un messaggio dicendole che ci saremmo viste a pranzo . Rachel era in casa e quando ci vide alla porta, sbiancò.
“Avete novità?” ci domandò.
“Possiamo entrare? Avremmo qualche domanda da farle.”
Ero determinata e non feci giri di parole.
“Cosa ci faceva ieri sera a cena con il marito di Jenny? Non provi a mentire, l’abbiamo vista” dissi quasi minacciosa.
Si alzò dalla sedia e cominciò a camminare avanti e indietro. Si sentiva con le spalle al muro. Ero convinta che ci stesse nascondendo qualcosa, la cena della sera prima, non era una coincidenza.
“Senta, non ci faccia perdere tempo, arriveremo alla conclusione del caso anche senza il suo aiuto. Le conviene parlare” dissi ancora.
Korsak chiamò Nina per farsi mandare il mandato di perquisizione. Anche lei aveva a che fare con il mondo della medicina e quindi poteva benissimo procurarsi il veleno.
“Abbiamo tutto il tempo del mondo” disse Korsak.
“Non potete fare così, voglio un avvocato.”
“Lo chiami pure, lo aspetteremo qui.”
Cercavo di metterle paura ma i suoi nervi reggevano alla grande l’ansia. Ricevetti la chiamata di Frankie.
“Scusate” dissi allontanandomi da loro. Dimmi tutto!.”
“Allora, Rachel Russell faceva l’infermiera in un ospedale di Chicago ma è stata licenziata perché aveva rubato dei medicinali. Le hanno revocato la licenza e per questo non lavora da anni. Ha fatto solo delle missioni in Africa come volontaria.”
“Come si mantiene allora?”
“Si è messa a fare l’infermiera a domicilio.”
“Ok, avete spedito il mandato?.”
“Certo, arriverà a minuti insieme a Maura.”
“Cosa viene a fare?.”
“Ha detto che si annoiava in laboratorio.”
“Non ci credo!. Se hai altre novità, chiamami ok?.”
“Certo Jane.”
Sentimmo bussare alla porta e Rachel andò ad aprire. Era Maura in compagnia di due agenti.
“Dottoressa, quale onore” dissi.
“Ciao Jane, sono qui per aiutare.”
Perquisirono tutta la casa, nel frattempo arrivò l’avvocato di Rachel ma con il mandato in mano nostra, non poté fare molto. Nel garage trovarono svariati medicinali dentro degli scatoloni.
“Guarda cosa abbiamo trovato?” dissero portando in salotto uno scatolone.
“Bene bene, cosa ci fa con tutto questo materiale? Come ha fatto ad averlo?.”
“Non risponda a nessuna domanda” le raccomandò l’avvocato.
“Benissimo, queste prove sono sufficienti per portarla alle centrale e accusarla di possesso di medicinali illeciti”disse Korsak prendendo le manette da dietro la schiena. “Potrà parlare con la sua assistita in galera, d’ora in poi.”
Tornati tutti alla centrale, facemmo portare Rachel nella sala interrogatori, volevo a tutti i costi una spiegazione e l’avrei ottenuta in qualche modo. Korsak fece il poliziotto buono ed io quella cattiva. Mi piaceva troppo fare la cattiva. Tempi indietro, era la parte preferita di Frost. Adorava fare gli interrogatori insieme a me. Mi scappò un sorriso ma in pochi secondi, tornò la mia faccia cattiva
“La prima cosa che vorrei dirle, è che è già abbastanza nei guai, non peggiori la situazione. Se collabora con noi potrebbe avere uno sconto di pena” iniziò Vince.
“Altrimenti, proseguii io, qualche anno di galera non te lo toglierà nessuno. Non avrai più pace, lo capisci vero?. Stiamo parlando di omicidio” dissi sbattendo le mani sul tavolo.
L’avvocato le ripeteva di non parlare ma lei, dopo varie, velate minacce, crollò.
“Va bene, vi dirò tutto.”
“Ottima scelta Rachel, l’ascoltiamo.”
“Ho conosciuto Samuel in una missione durata due anni. Abbiamo iniziato una relazione ma quando siamo tornati a Boston, ho scoperto che era sposato con Jenny. La conoscevo e ho chiuso ogni rapporto.”
“Poi cos’è successo?” chiesi.
“Jenny voleva aiutarmi nel lavoro, mi aveva fatto avere vari colloqui ma nessuno mi prese. Un pomeriggio Samuel mi trovò a casa loro e da lì è iniziato il mio calvario” disse sconsolata.
“Continui.”
“Ha iniziato a ricattarmi, se non avessi fatto quello che voleva lui, avrebbe detto tutto a Jenny. Ha iniziato con piccoli medicinali da vendere sottobanco fino ad arrivare a quantità enormi.”
“Dove li trovavi tu i medicinali da dargli?.”
“Ho ancora contatti con dei medici giù in Africa. Non gli mandavo tutto il materiale che ricevevo.”
“E Samuel a chi li rivendeva?.”
Facevo domande a raffica e lei rispondeva a tutto senza fare troppe storie. I suoi sensi di colpa erano spariti, ora voleva solo giustizia per Jenny.
“Aveva il suo giro, lì in farmacia non era difficile smerciarli”
“Jenny come si è trovata in mezzo a tutto questo?.”
“Alcuni clienti avevano iniziato a cercare Samuel direttamente a casa. Alla fine si insospettì e ingaggiò un detective privato per saperne di più.”
“Si sentiva in pericolo e aveva ragione” dissi ancora. “Chi l’ha uccisa?.”
“Samuel mi aveva accennato la cosa ma io rifiutai, non ne volevo sapere niente.”
“Potevi denuncialo dannazione, perché non hai chiamato la polizia?.”
“Ho avuto paura, alla fine ne ero dentro fino al collo. Che Dio mi perdoni!” disse scoppiando a piangere.
Li lasciammo lì e tornammo alle nostre scrivanie.
“Che si fa Vince?.”
“Dobbiamo coglierlo sul fatto. Serve un’azione in incognito e beccarlo in flagrante.”
“Ok, per oggi basta così, domani studieremo il tutto. Rachel la rimandiamo a casa?.”
“Sì Jane, non possiamo dare nell’occhio, Samuel potrebbe insospettirsi.”
“Hai ragione, vado a dirglielo e poi scendo da Maura. Ci vediamo domani allora.”
“Perfetto.
Spiegai tutto all’avocato e come pensavamo, accettarono per uno sconto di pena. Riempiti i vari moduli, scesi disotto.
“Hai finito? Andiamo a casa?” chiesi a Maura.
“Sì ho finito ma non torno a casa.”
“Come mai?.”
“Ho invitato Marcus a cena da me, cucina italiana.”
“Wow dottoressa, va di fretta a quanto pare.”
“Ora che non è più un sospettato, vorrei approfondire la sua conoscenza” mi spiegò con un filo di malizia.
“Hai scelto il menù? Con lui devi superarti.”
“Sì, gnocchi al pesto e…”
“No, non vale, gli gnocchi sono il mio piatto preferito.”
“Lo so, è per questo che domani te li porterò per pranzo.”
“Davvero?? Grazieeeeeee.”
“Di niente. Tu hai finito per oggi?.”
“Sì, abbiamo scoperto che è stato il marito e domani speriamo di beccarlo e sbatterlo in galera. Ora andrò al Dirty a vedere i Red Sox, ci saranno anche gli altri.”
“Ok, buona serata allora.”
“Anche a voi e domani cerca di arrivare con le due scarpe uguali” dissi ripensando alla volta che arrivò alla centrale con le scarpe spaiate.
“Non sei spiritosa Jane.”

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


capi 4 adesso La sera prima avevo esagerato con la birra e mi svegliai con il mal di testa. Ancora in pigiama, preparai il caffè e ne bevvi subito due tazze.
“Sarà una lunga giornata” pensai, “Almeno i Sox hanno vinto.” Mi preparai e andai direttamente in centrale. Avevamo molte cose da organizzare. Vince era arrivato e trovai Frankie e Nina in caffetteria.
“Ciao Jane, che sta succedendo?” mi chiese subito Nina “Korsak ci ha prenotati per tutta la mattinata.”
“Sì, lavorerete sotto copertura e dobbiamo prepararci bene.”
Mamma ci fece il caffè e salimmo disopra. Poco dopo arrivò anche Maura.
“Buongiorno a tutti” disse facendo ciao con la mano.
La squadrai da capo a piedi.
“Salve dottoressa, tutto ok?.”
“Magnificamente direi, avete bisogno di me oggi?.”
“Perché hai altri impegni?” le chiesi.
Mi strizzò gli occhi e trascurò la mia domanda.
“Comunque no, per ora non abbiamo altri casi su cui indagare Maura.”
“Perfetto, passerò qualche ora al museo di arte moderna con… ci vediamo dopo allora. Ricordati che ho i tuoi gnocchi disotto.”
“Scusa ma dove li hai messi?.”
“Tranquilla, non nel frigorifero dei morti.”
“Non so se saremo qui all’ora di pranzo, nel caso li mangerò stasera.”
“Ragazze, possiamo tornare al lavoro per favore?” ci mise in riga Korsak.
Maura se ne andò e tornammo al caso.
“Allora è tutto chiaro ragazzi?” chiesi.
“Sì Jane.”
“Giacche antiproiettili e auricolari per tutti” disse Vince.
“Oh andiamo, sai che non li sopporto?” dissi.
“E infatti ti hanno sparato molte volte Jane. Non discutere e fa quello che ti dico. Samuel ha ucciso sua moglie ed io non vorrei perdere la mia partner.”
“Ok” dissi sconfitta.
Avevamo un buon piano ed eravamo sicuri di incastrare Samuel. Nina e Frankie entrarono nella farmacia, fingendosi clienti.
“Salve, è lei il signor Simpson?” gli domandò mio fratello a bassa voce.
“Lei invece è?.”
Lo fece appartare per parlare in privato.
“Mi è giunta voce che ha del materiale che mi serve. E’ interessato o no?.”
Intanto noi ascoltavamo tutto da dentro la macchina.
“Chi gli ha dato questa informazione?” chiese ancora Samuel.
“Se ho sbagliato persona, me ne vado. Arrivederci.”
“No, aspetti.”
“Ecco bravo, ora ci capiamo.”
“Senta, ora non posso parlare, ci possiamo vedere quando finisco il turno?” gli chiese Samuel fidandosi di Frankie.
“Certo, mi dica dove e quando.”
Nina non aveva aperto bocca ma teneva tutto sotto controllo.
“Alle 16:00 davanti al cancello dei magazzini in affitto. Prima di arrivare al porto.
“Ci sarò.”
Tornammo alla centrale pienamente soddisfatti. Ci facemmo fare il mandato e subito mettemmo sotto sorveglianza l’intero perimetro. Non ci poteva più scappare. All’ora di pranzo tornai in ufficio e cercai Maura. Era in caffetteria e mi stava aspettando.
“Ce l’hai fatta ad arrivare?” mi disse  “Dico a tua mamma di scaldare gli gnocchi.”
“Sì, ho una fame pazzesca. Avanti, racconta della serata e della mattinata. Marcus ti ha presa molto eh?.”
“Abbiamo molte cose in comune.”
”E sotto le coperte com’è?.”
“Janeeeee, ti sembrano domande da fare?”
“Certo che si, sono curiosa.”
Maura mi guardò indecisa se intraprendere l’argomento o no.
“Un vero gentiluomo e la colazione di questa mattina, una meraviglia .”
“Dottoressa! Ci stiamo innamorando?” chiesi eccitata.
“Diciamo che in due giorni mi ha fatta star bene. Stamattina poi, alla mostra. Era più entusiasta di me. Ama il bello. “
“Allora non avrai problemi.”
Arrivò il nostro pranzo e mangiammo.
“Voi avete fatto progressi sul caso? “
“Sì, oggi pomeriggio speriamo di incastrare Samuel per omicidio e traffico illecito di medicinali” spiegai.
“Avete fatto presto, bravi.”
“L’amica di Jenny ha confessato e ci ha semplificato le cose.”
Nel frattempo, Maura ricevette la chiamata di Marcus.
“Ciao, dimmi, Cosa? Adesso?. Va bene, avverto Jane e arriviamo.”
“Che è successo?” chiesi allarmata.
“Samuel e Rachel sono di nuovo nel suo locale.”
“Cavolo no, abbiamo rilasciato Rachel per non insospettire Samuel, speriamo non gli abbia spifferato tutto e lo faccia scappare. Forza andiamo a vedere” dissi alzandomi.  “Ciao mà, a dopo.”
“Ciao figliole.”
Guidai io, arrivammo ed erano ancora lì. Jenny aveva mantenuto la parola. Ci sedemmo al bancone facendo finta di niente.
“Che vi offro?” ci chiese Marcus.
“Un caffè e un tè” rispose Maura per tutte e due.
Jenny mi vide ma non fece trapelare nulla. Maura e Marcus parlarono ancora della mostra visitata qualche ora prima ed io li trovavo alquanto noiosi. In effetti avevano molte cose in comune e per di più, Marcus, rideva alle sue battute. Unico direi. Frankie mi mandò un sms dicendomi che erano tutti in postazione. Vidi Samuel alzarsi e andar via. Raggiunsi Rachel.
“Che succede qui?” chiesi con tono da detective.
“Niente, mi ha chiesto di prendere un caffè e ho accettato.”
“Non gli hai detto niente sul caso vero?.”
“No ma sta pensando di lasciare il paese dopo l’incontro che ha tra poco.”
“Non ci scapperà e grazie ancora per la collaborazione. Il giudice ne terrà conto. Maura, andiamo? La pausa è finita.”
“Arrivo Jane, arrivo.”
Salutammo tutti e ce ne andammo.
Accompagnai Maura alla centrale e raggiunsi gli altri. 
“Jane, ti aspetto a cena da me stasera, non fare tardi. Ci sarà anche Marcus.”
“Mmmm una cosa a tre dottoressa?.”
Scrollò la testa e scese dalla macchina.



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Capitolo 5
*** Il caso è risolto. ***


cap 5 ora Raggiunsi i magazzini e salii in macchina con Korsak.
“Siamo in anticipo ma arriverà” gli dissi. “Dopo questo incontro ha intenzione di lasciare il paese. Gli serviranno soldi di sicuro.”
Vedemmo arrivare Samuel ed entrare direttamente con la macchina. Alcuni agenti si finsero operai del luogo, con una super gru eravamo in grado di vedere anche dall’alto. Il posto era immenso e i container tutti uguali. Ci si poteva perdere lì in mezzo. Arrivarono Frankie e Nina e si fermarono davanti al cancello.
“Ok ragazzi, aspettate che venga a prendervi così poi vi seguiamo.”
“Ok.”
Alle quattro precise, Samuel era davanti al cancello.
“Prima di parlare di affari, voglio vedere se avete armi o microspie addosso.”
Passò sui loro corpi il metal detector.
“Cerca di far presto, non troverai nulla” disse mio fratello. E veniamo alla svelta al sodo. Non ho tempo da perdere.”
“Ci sa fare il piccolo Rizzoli” mi disse Vince.
“Ha imparato dalla migliore” dissi indicandomi.
“Come mai tutta questa fretta?” gli chiese Samuel.
“Ho un aereo da prendere, ci moviamo o no?.”
“Ok, siete puliti, andiamo.”
Li fece salire in macchina e si incamminarono.
“Ok, dissi alla radio, seguiamo senza intervenire, aspettiamo che arrivino al magazzino.”
Scendemmo dalla macchina e proseguimmo a piedi. C’era un forte odore di pneumatici bruciati, di sicuro era presente anche un’area dove bruciavano le cose inutili o compromettenti. Camminavo con le spalle rivolte alla parete e la pistola ben puntata in avanti. Ad un certo punto li sentimmo parlare e ci fermammo in attesa dell’ok del capitano.
“Allora, di cosa hai bisogno?” domandò Samuel.
“Medicinali illegali qui negli usa, droghe varie e poi vediamo cos’hai?” prese la parola Nina.
“Dove li dovete portare?.”
“Stiamo partendo per il Canada e poi sud America.”
“Fatemi vedere i soldi prima.”
Frankie aprì la valigetta e senza lasciarla un solo secondo con le mani, la mostrò. Samuel la guardò e si convinse che l’affare andava fatto. Quei soldi gli sarebbero serviti per lasciare il paese. Aprì il suo container e fece cenno ai due di entrare. Oramai si era convinto di aver portato a termine l’affare. Alcuni agenti salirono sul tetto e sistemarono dei microfoni per sentire i loro discorso.
“Vi do piena libertà, prendere tutto quello che volete” disse Samuel, siete i miei ultimi clienti.”
“Bene, ci dia qualche minuto per esaminare il materiale.”
“Prego, fate con comodo.”
Ovviamente Frankie e Nina si presero tutto il tempo possibile per permettere a noi di uscire allo scoperto. Erano totalmente circondati, non ci restava che aspettare che i tre uscissero.
“Se si accontenta dei nostri soldi, ci terremmo tutto. Ho parecchi clienti e questa roba potrebbe servirmi, ci sta?” chiese Frankie.
“Sai che vi dico? Ci sto! Tanto lascio il paese. Ottimo affare per tutti.”
Appena Samuel aprì la serranda, trovò noi ad aspettarlo.
“Alza le mani e non ti muovere” disse Vince “Sei circondato, non hai scampo.”
Si guardò intorno sorpreso e arrabbiato.
“Non mi avrete così facilmente.”
In un decimo di secondo, prese Nina, con un braccio le circondò la gola e con l’altra mano, le puntò la pistola alla tempia.
“Non peggiorare le cose” urlai, “Non ti lasceremo scappare. Arrenditi.”
Frankie era rimasto dietro di loro ma non aveva armi per intervenire. Sapevo che avrebbe fatto qualche azione d’impulso ma gli feci cenno di no con la testa.  Non sarebbero serviti gesti eroici in quel momento, era tutto sotto controllo.
“Lasciatemi andare o giuro che l’ammazzo.”
“No, non lo farai perché un secondo dopo io sparerò a te e sarai morto.”
“Meglio morto che in galera.”
Nina non andò nel panico perché addestrata ma la sua faccia mostrava tutto il terrore che provava.
“Avanti Samuel, finiamola qui, abbiamo decine di uomini appostati ovunque. Dove credi di poter andare?.”
Trascinò Nina vicino la sua macchina e la spinse dentro con forza.
“Avanti entra e accendi il motore” ordinò mettendola al posto di guida.
“Samuel aspetta, prendi me al suo posto, io sono una detective, lei è una semplice agente. Io valgo molto di più” dissi cercando di negoziare.
Sapevo che non era vero quello che dicevo ma forse Samuel sarebbe caduto nella trappola.
“No, mi tengo lei. E’ meno pericolosa.”
Le cose si stavano mettendo male, Samuel non mollava la presa. Non era caduto nella mia trappola e sembrava intenzionato a scappare. Ogni minuto che passava, stringeva sempre più il collo di Nina e lei stava perdendo quasi conoscenza.
“Ti prego, parliamone prima che succeda qualcosa di brutto a uno di noi” dissi ancora. “Lo vedi da te, guarda, butto la pistola e parliamo. Non peggiorare le cose più di quello che sono. Non uscirai vivo da qui se continui così.”
Cominciavo a perdere la pazienza, i miei nervi stavano vacillando ma non potevo permettermelo. Nina era ancora sotto le sue grinfie. Sapevo benissimo come si sentisse, a me era capitato decine di volte, avevo avuto a che fare con delinquenti di ogni tipo, Hoyt su tutti. I suoi segni fisici, me li porto ancora dietro, ancora lo sogno di notte, gli incubi con lui sono ancora costanti, malgrado sia morto da anni. Mai, mai si può dimenticare una episodio del genere. Mentre stava per salire, un proiettile sparato da un cecchino, lo colpì alla spalla, Nina ebbe la freddezza di uscire dalla macchina e noi catturammo Samuel. Finalmente.
“Tutto bene?” chiesi a Nina abbracciandola.
“Sì Jane, sto bene e grazie. Mi ha presa alla sprovvista e mi sono lasciata catturare. Scusa.”
“Niente scuse, sei stata bravissima e ti sei comportata da vera professionista. Ora vai a farti vedere da un medico, hai il collo tutto arrossato.”
Con Korsak, portammo Samuel alla centrale mentre gli altri fecero ricerche specifiche di tutto il materiale trovato nel camper. Scheda segnaletica e impronte digitali e lo spedimmo in cella. Avevamo tutto domani per interrogarlo.
“Anche questa è fatta” disse Korsak.
“Già, c’è stato un momento che ho temuto per la vita di Nina. Se le fosse capitato qualcosa, non me lo sarei mai perdonata.”
“Nina è una in gamba e sa fare il proprio lavoro.”
“Sì lo so ma ormai la reputo una della famiglia e mi preoccupo. Oh mio Dio, a proposito di famiglia, devo scappare, Maura mi aspetta a cena. A domani Vince” dissi prendendo le chiavi e la giacca.
Mi fermai a comprare i cannoli e andai diretta da lei. Per mancanza di tempo non tornai a casa a cambiarmi e mi preparai ad una predica di Maura.
“Buonasera e scusate il ritardo, abbiamo chiuso il caso e mi sono dovuta trattenere per compilare le scartoffie” dissi tutto d’un fiato.
“Tranquilla Jane.”
“Allora ci vuole un brindisi” disse Marcus aprendo lo champagne.
“Io ho portato il cannoli e…”
Vidi il viso di Maura dire: “No, non ci credo.”
“Che c’è? Sono di Alfredo, i migliori di Boston” dissi.
“Sì ok, dai accomodiamoci che è tutto pronto” ci invitò Maura.
“Hai acceso l’aria condizionata? Questo è un evento epico.”
“Sì, stasera fa davvero molto caldo.”
Ci sedemmo a tavola e raccontai del caso chiuso e dei momenti dell’arresto. Mi ascoltavano molto presi e resi la cosa molto teatrale.
“Certo che fai un lavoro pericoloso” mi disse Marcus versandomi del vino rosso.
“Vero ma non saprei far altro così bene.”
Vedevo Maura molto presa da lui, la loro alchimia si poteva percepire ad occhio nudo. La dottoressa Isles aveva davvero trovato qualcuno alla sua altezza. La cena fu un successo e contrariamente a quello che pensava Maura, i cannoli furono graditi da Marcus.
“Ti darò la ricetta originale, devo solo chiederla a mia mamma.”
“Te ne sarò grato.”
“E’ un tipico dolce italiano, siciliano per la precisione. In casa nostra non mancavano mai” spiegai.
La stanchezza cominciava a farsi sentire e dopo le ultime chiacchiere, tornai a casa.
“Ora vado, la giornata è stata  super stancante.”
“Vuoi qualcosa da portar via?” mi chiese Maura premurosa.
“No grazie, nel caso la mangiamo domani. Grazie per la bella serata e per il sublime cibo.”
“Grazie a te per essere venuta Jane, alla prossima occasione” disse Marcus.
Maura mi accompagnò alla porta.
“Allora? Che ne pensi?” mi chiese sottovoce.
“Se ride alle tue battute e non scappa quando parli di morti o autopsie, è l’uomo giusto per te.”
“Dici?.”
“Sì dico, non fartelo scappare” dissi dandole un bacio nella guancia.
“Ci proverò, notte Jane, a domani.”
“Notte a te.”


Con questo capitolo, finisce la mia ff ma non è detta che in futuro non la continui. Non è facile inventare storie crime. Grazie a chi l’ha letta e commentata. A presto.
Alessandra.




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