Cronache di un guerriero arcano: le origini

di Atocheg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nella foresta di Brecilian ***
Capitolo 2: *** I misteri perduti degli antichi - nelle rovine elfiche ***
Capitolo 3: *** Campo Dalish ***
Capitolo 4: *** I misteri perduti degli antichi - ritorno alle rovine e partenza ***
Capitolo 5: *** Kinloch hold ***
Capitolo 6: *** Legato al sangue e alla magia - Kinloch hold ***
Capitolo 7: *** Legato al sangue e alla magia - i sotterranei della torre ***
Capitolo 8: *** Legato al sangue e alla magia - l'attacco e la fuga ***
Capitolo 9: *** In viaggio per Ostagar ***
Capitolo 10: *** Lothering ***
Capitolo 11: *** - ***
Capitolo 12: *** Ostagar ***



Capitolo 1
*** Nella foresta di Brecilian ***


Un forte tanfo di carne bruciata si alzava da quella che era infine diventata la pira dei tre templari. Seduto a poca distanza dalla pozza infuocata di grasso su cui i tre cadaveri giacevano, un giovane umano stava verificando la presenza di eventuali ferite sul suo corpo che si fosse dimenticato di curare, alzando di tanto in tanto lo sguardo per posare le sue iridi grige sul trio in fiamme.

«Devo smetterla di ucciderli con il fuoco.» pensò ad alta voce, sospirando «Gli averi che potrebbero fruttarmi qualche soldo finiscono sempre col rovinarsi...»

Quando finalmente le fiamme si spensero, il giovane mago pensò per un attimo a cosa fare con i corpi: le armature erano ancora roventi, e non avrebbe avuto senso provare a perquisirli. "Potrebbero essercene altri in arrivo. Non posso aspettare che il metallo si raffreddi." Deciso quindi di andare semplicemente il più lontano possibile dal luogo dello scontro, si riprese il suo bastone, diede un'ultima occhiata a ciò che rimaneva dei suoi aggressori, e si incamminò in mezzo agli alberi, fermandosi solo quando sentì un'altra voce arrivare da dietro dei cespugli, e, incuriosito, si avvicinò alla sua fonte per capire cosa succedesse.

«Elfico scritto?» sentì una voce maschile domandare incredula, e la sua curiosità si fece ancora più intensa. Sbirciando attraverso le foglie, vide un gruppo di tre umani, che, basandosi sui loro vestiti, dovevano essere dei contadini. Davanti a loro si trovavano due elfi, uno dai capelli nocciola ed uno con capelli di un castano scuro simili a quelli del mago. Quest'ultimo teneva sottotiro i tre uomini con il suo arco, mentre l'elfo dai capelli più chiari teneva nella sinistra un arco e, nella destra, una pietra incisa con un linguaggio sconosciuto al mago.

«Ce ne sono altre nelle rovine.» disse velocemente uno dei paesani, chiaramente spaventato dalla sua situazione «Ma non siamo giunti molto in fondo...»

Quando il castano gliene chiese il motivo, i tre spiegarono che c'era un demone, idea che entrambi gli elfi derisero, per poi rivelare loro la posizione della suddetta caverna. Soddisfatti delle risposte fornitegli, gli elfi, che infine si rivelarono essere Dalish, li lasciarono andare, ma prima fecero promettere ai tre di non tornare prima che il loro clan se ne fosse andato.

"Rovine elfiche, un demone... potrebbe essere divertente, e magari trovo qualcosa da vendere." pensò il mago, già immaginando i tesori che avrebbe potuto scoprire. Si mise a seguire di nascosto i due Dalish, ma, nel farlo, non si accorse di un rametto secco sul suo cammino, il quale, quando lui ci passò sopra, si spezzò, rivelando col suo rumore la posizione del giovane.

Immediatamente i due elfi si voltarono verso la fonte del rumore, con una freccia incoccata in ciascun arco, e si avvicinarono lentamente. Mormorando un'imprecazione sottovoce, il giovane iniziò a pensare alle sue possibili azioni: avrebbe potuto provare a combatterli, ma senza l'elemento sorpresa le sue possibilità erano scarse, e poi, anche se fosse riuscito ad ucciderli, non solo avrebbe dovuto liberarsi dei possibili abitanti della caverna da solo, ma si sarebbe anche ritrovato con un clan Dalish alle calcagna. L'unica altra alternativa possibile era provare a parlarci.

Lentamente, sollevò le mani fino a renderle visibili ai due Dalish, per poi alzarsi in piedi altrettanto lentamente.

«Un altro shemlen...» commentò acido l'elfo dai capelli più chiari, per poi notare il suo bastone «E un mago, addirittura»

«Eretico, se non ti dispiace.» lo corresse lui, con malcelato orgoglio, indicando la sua veste lacera e consunta «Come voi, anche io mi rifiuto di sottostare a chi mi vedrebbe privo della libertà solo in base a ciò che sono.» aggiunse, sorridendo amichevolmente.

«Cosa ci fai qui?» domandò il castano, ignorando il paragone fatto dal mago, che semplicemente sollevò le spalle.

«Come ho detto, sono un eretico. Combattimenti con i templari e cambi di dimora sono all'ordine del giorno per me.» rispose lui, sempre sorridendo «E, a tal proposito, non ho potuto fare a meno di sentire la vostra conversazione con quei paesani. Una rovina potrebbe fornirmi una soddisfacente dimora, almeno per qualche tempo.» disse, scendendo dal rilievo su cui si trovava e avvicinandosi agli elfi «Inoltre, ho sentito della pietra. Vi propongo un patto: se troviamo qualcosa che potrebbe interessare il vostro clan, lascerò campo libero per farvi esplorare le rovine. Nel caso non dovessimo trovare nulla, invece, userò le rovine come dimora provvisoria. Che ne dite?» concluse, allungando una mano verso i due, che continuavano a osservarlo sospettosi.

«E cosa ci dice che manterrai la tua parola?» domandò scettico l'elfo dai capelli più chiari.

«Nessuno.» rispose lui, come se fosse il fatto più ovvio al mondo «Sta a voi scegliere se volete affrontare la caverna senza di me» aggiunse, sollevando le spalle «Dopotutto, a cosa potrebbe servirvi un mago mentre andate ad esplorare una caverna di cui non sapete nulla? Potete di certo stare senza cure, glifi, malocchi per i nemici...»

«Ok, ok, abbiamo capito.» lo interruppe il castano.

«Quindi, cosa decidete?» domandò con un ghigno vittorioso il mago.

«Va bene, verrai con noi.» rispose lui, stringendogli la mano.

«Sei sicuro, Theron? E' uno shem, lo sai che non possiamo fidarci.» disse incredulo l'elfo dai capelli più chiari, continuando a fissare il mago con sospetto.

«Puoi anche cacciarlo se vuoi, Tamlen.» rispose l'altro, rinfoderando l'arco «Ma di certo ci seguirebbe di nascosto. Preferisco tenerlo d'occhio.»

«Bene, l'importante è essere giunti ad una decisione. Oh, e, ad ogni modo, il mio nome è Huwen.» disse il mago, con il suo sorriso fisso sul volto, per poi camminare oltre i due elfi «Allora, andiamo?»

I tre si incamminarono in silenzio nella direzione fornita dal paesano, arrivando presto ad uno strapiombo. Costeggiando la parete rocciosa, il gruppo si fermò quando sentirono un susseguirsi di ringhi.

«Cos'è stato?» domandò il mago, serrando la presa sul suo bastone, che al momento usava come bastone da passeggio, mentre i due elfi iniziarono ad incoccare una freccia nei loro archi. La sua domanda ebbe presto risposta quando cinque lupi sbucarono fuori dai cespugli, circondando il gruppo, e si gettarono con le fauci spalancate sul trio. Tamlen e Theron scoccarono le loro frecce, colpendo uno dei lupi esattamente in mezzo agli occhi, mentre l'altra centrò la gola di un secondo lupo, che si accasciò al suolo con un gemito soffocato. Gli altri tre, invece, vennero respinti con violenza quando un glifo luminoso venne evocato da Huwen intorno al gruppo. I tre animali provarono nuovamente ad attaccarli, ma si ritrovarono nuovamente respinti. I due arcieri approfittarono della situazione, uccidendo altri due lupi, e l'ultimo tentò nuovamente un assalto, ma si ritrovò presto avvolto dalle fiamme, provenienti dalla punta del bastone del mago. Dopo essersi rigirato al suolo nel vano tentativo di spegnere il fuoco, alla fine anche lui morì, emettendo un ultimo debole guaito.

«Allora, contenti di avermi fatto venire con voi?» domandò soddisfatto Huwen, facendo sparire il glifo, ma gli altri due erano già ripartiti lungo il sentiero «Ehi! Aspettatemi!» urlò, correndo per raggiungerli.

I tre continuarono a camminare in silenzio per un po', prima che Theron parlasse. «Sei stato bravo, devo ammetterlo.» il mago sorrise orgoglioso. Alla fine, il gruppo si ritrovò di fronte l'entrata della caverna. Le pareti al suo interno erano completamente coperte dalle ragnatele, e già da fuori si poteva sentire lo zampettare degli aracnidi.

«Figurati se potevamo trovare una caverna senza ragni...» commentò Huwen, assumendo un'espressione disgustata ed estraendo il suo bastone, mentre Theron si armò con due pugnali.

«Guardiamo il lato positivo.» disse Tamlen, avvicinandosi all'uscio e sfoderando una spada e uno scudo di legno «Probabilmente il demone a cui si riferivano quei tre uomini era solo uno dei ragni. Quanto sarà difficile occuparsi di un paio di insetti? Forza, andiamo.» concluse, incamminandosi all'interno della grotta.

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Capitolo 2
*** I misteri perduti degli antichi - nelle rovine elfiche ***


«Quanto sarà difficile occuparsi di un paio di insetti, eh?» domandò sarcastico Huwen, impegnato a curare l'ultima ferita lasciata su Tamlen da uno dei ragni, il cui corpo, grande quasi quanto uno degli elfi, giaceva tagliato in due a qualche passo dal gruppo. Altre carcasse erano sparse lungo la via dall'ingresso della caverna fino a loro tre, nascosti in un angolo di quello che doveva essere l'ingresso alle rovine che avevano menzionato i paesani.

«Beh, li abbiamo uccisi, no?» rispose Tamlen, ridendo beffardo per un momento, prima che il dolore della ferita gli facesse emettere un gemito.

«Comunque, finché si tratta solo dei ragni e non di qualche demone, non dovremmo correre rischi.» affermò Theron, mentre finiva di ripulire i suoi pugnali, per poi iniziare ad esplorare la zona dove si trovavano: un lungo tunnel sbucava in superficie, e la pietra liscia delle pareti e del pavimento, illuminata da alcune torce accese dai tre, era in parte coperta da muschio. Nell'angolino dove il trio si era rintanato vi era un forziere, che Theron aveva già provveduto ad aprire e svuotare. Sulla parete opposta al tunnel vi era una singola porta, la quale, una volta che Theron l'ebbe aperta, si rivelò condurre ad un corridoio.

«Senza offesa, avrei preferito il demone ai ragni. Almeno quello si può prevedere che farà...» disse Huwen, per poi rialzarsi «Bene, il braccio ora dovrebbe essere a posto.» esclamò, e di fatto, dei due fori sul braccio di Tamlen non era rimasto il minimo segno.

«Perfetto, allora vediamo dove porta quel corridoio.» disse entusiasta l'elfo, sotto lo sguardo sconvolto del mago.

«Fammi capire, solo per arrivare fino a qui abbiamo dovuto farci strada tra ragni grandi quanto voi due, e volete andare dentro quello che potrebbe essere il loro nido?» domandò incredulo, iniziando a domandarsi se i due non stessero direttamente puntando a suicidarsi, solo per ricevere un veloce cenno del capo da parte di Theron «Ma anche no! Io me ne vado!» sbottò in risposta, iniziando ad avanzare verso il tunnel per tornare in superficie, mentre i due Dalish varcavano la soglia verso le rovine, quando dal tunnel provenirono altri versi striduli, che convinsero immediatamente Huwen a fare dietrofront e correre dietro agli altri due, che intanto erano andati a destra dopo la porta.

«Spaventato da qualche ragnetto, o grande mago?» domandò con un sorriso strafottente Tamlen, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del ragazzo, che subito tornò ad essere nervoso quando, svoltato l'angolo, si ritrovarono in una sala interamente coperta di ragnatele, e si lasciò sfuggire una veloce imprecazione quando due ragni sbucarono da dei buchi nei muri e si avvicinarono al gruppo. I due elfi sfoderarono immediatamente le loro armi, mentre Huwen evocò davanti ai ragni un glifo, il quale, quando uno di essi lo calpestò, si dissolvé in una luce accecante, lasciando l'animale paralizzato. Theron approfittò immediatamente del vantaggio, affondando le lame dei pugnali nella testa dell'aracnide, mentre Tamlen fermò con lo scudo l'assalto dell'altra creatura, e ne approfittò per sbilanciarla e farla finire a zampe all'aria e, prima che essa potesse rialzarsi, piantarle la spada nell'addome. Il ragno emise un ultimo verso straziato quando l'elfo rigirò la lama nel suo corpo, per poi morire.

«Bene, ora che abbiamo soddisfatto il vostro interesse per questo posto, possiamo anche andarcene.» disse quasi immediatamente Huwen, ma i due Dalish stavano già percorrendo nuovamente il corridoio, addentrandosi maggiormente nelle rovine. Maledicendo mentalmente i due elfi, e sé stesso per essersi cacciato in quella situazione, il mago andò nuovamente loro dietro, raggiungendoli quando si fermarono, nascondendosi dietro uno degli angoli, e gli indicarono di fare lo stesso «Altri ragni?» domandò nervoso.

Theron scosse il capo, per poi sporgersi leggermente dall'angolo «Ci sono degli scheletri.» disse, quando all'improvviso si rinascose, giusto in tempo per evitare una freccia che volò dove prima si trovava la sua testa.

«Dobbiamo aggirarli in qualche modo.» disse Tamlen, mentre altre due frecce volarono vicino all'angolo dietro al quale si nascondevano «Se non sbaglio nella sala da cui siamo arrivati c'era una porta, giusto? Possiamo passare da quella parte.»

«Certo, e magari trovare altri ragni ad attenderci.» rispose Huwen, preparando il suo bastone «Lasciate fare a me.» creando uno scudo di mana intorno a sé, l'umano uscì allo scoperto. Gli scheletri continuarono a scoccare frecce dopo frecce, ma, grazie allo scudo, per la maggior parte vennero deviate, dando il tempo al mago di creare delle fiamme che si concentrarono in una sfera sulla punta del suo bastone. Alla fine una freccia andò a segno, perforandogli la spalla e facendolo urlare per il dolore, ma era ormai troppo tardi: aveva già lanciato la sfera, la quale in poco tempo volò ai piedi degli scheletri, esplodendo in una fiammata che li ridusse in cumuli di cenere e pezzi roventi di armatura.

«E' stata una mossa piuttosto avventata, non credi?» disse Theron, avvicinandosi al ragazzo ed esaminando la ferita.

«Beh, ha funzionato.» disse, sorridendo a denti stretti, per poi lasciarsi scappare un altro urlo quando Tamlen arrivò ed estrasse con uno strattone la freccia da dentro il suo corpo «Mai sentito parlare di delicatezza?» domandò furioso, tenendosi la spalla, mentre un tenue bagliore iniziava a crearsi intorno alla ferita.

«Se preferivi che la freccia rimanesse lì dentro, bastava dirlo.» rispose, col solito sorriso strafottente, l'elfo, rigirandosi il dardo insanguinato tra le dita, per poi riporlo nella sua faretra, mentre Huwen lo fissava con uno sguardo omicida, prima che Theron desse un leggero schiaffo sulla nuca al suo compagno.

«Non è il momento di litigare.» disse severo ad entrambi «Non sappiamo che altro c'è più avanti, e quindi non possiamo permetterci di metterci a lottare tra di noi, e rendere più facile ucciderci a qualunque creatura ci attenda.»

«Allora andiamocene prima che la creatura in questione ci trovi!» protestò Huwen, emettendo poi un gemito di dolore per il movimento brusco fatto con la spalla, e Theron si avvicinò a lui, tirando fuori un contenitore e spostando la veste insanguinata per fargli vedere quello che rimaneva della ferita

«Come mai la tua spalla non è ancora guarita?» domandò l'elfo, volutamente ignorando le proteste del mago «Tamlen sei riuscito a sistemarlo.» disse, aprendo il contenitore e iniziando a spalmare l'unguento al suo interno sulla spalla.

«Gli incantesimi che ho usato finora non sono proprio senza alcun costo, lo sai?» rispose, sollevando la spalla rimasta sana «Il mio livello di mana è già piuttosto basso, e preferisco risparmiarlo per quando servirà maggiormente.» aggiunse, quando Theron tirò fuori due fiale contenenti un liquido di un blu brillante e porgendogliele «Dove le hai trovate?» domandò.

«Erano nello scrigno all'ingresso.» rispose lui, sempre concentrato sulla ferita.

«E non potevi dirmelo prima?» domandò, leggermente irritato, mettendo una fiala nella tasca della veste e stappando l'altra, ma l'elfo semplicemente sollevò le spalle.

«Tu non hai chiesto.»

Non avendo più voglia di discutere, Huwen semplicemente si portò la fiala alle labbra e bevve il suo contenuto, per poi usare parte del mana che gli ristorò per aiutare l'unguento nel suo compito e curare completamente la ferita, ringraziando Theron appena ebbe finito.

«Ehi Theron! Vieni qui!» disse all'improvviso Tamlen, che nel frattempo aveva esplorato il corridoio davanti a loro, ed era ora fermo davanti ad una statua raffigurante una donna ma con delle ali draconiche «Non posso crederci. Riconosci questa statua, non è vero?» domandò infine, voltandosi verso il suo compagno, che intanto lo aveva raggiunto insieme ad Huwen, ed osservava la statua come se stesse cercando di ricordare, ma senza riuscirci «Quando la nostra gente viveva in Arlathan, statue come queste onoravano i divini.»

«Arlathan?» lo interruppe Huwen, confuso «Ma non era nel territorio del Tevinter?»

«Vivevamo anche qui, a quanto pare.» rispose Theron, continuando ad osservare la statua «E anche se così non fosse, l'architetto di questo luogo conosceva i nostri dei.»

«Ma non ha senso. L'architettura è chiaramente umana, e questa è una statua sola.» disse ancora più confuso il mago.

«Allora continuiamo a esplorare. Forse troveremo qualcosa che ci chiarirà il mistero.» disse deciso Tamlen, facendo per riprendere a camminare.

«Non saprei, questo luogo mi rende nervoso...» disse Theron, e l'altro elfo alzò gli occhi al soffitto.

«Puoi sempre tornare indietro con lo shem, se vuoi.» rispose lui, irritato, per poi girarsi di scatto «Ehi, ora che ci penso, tu non dovevi aiutare mastro Ilen oggi? Cosa ci fai qui?»

L'altro semplicemente sollevò le spalle «Lo sai che ho sempre preferito cacciare. E poi, qualcuno deve controllare che tu non finisca nei guai.» Nel dire l'ultima frase, cinse le spalle di Tamlen con un braccio e diede una pacca amichevole sulla sua spalla.

«Sì, certo, come vuoi.» disse Tamlen, ridacchiando leggermente, per poi liberarsi dalla presa del compagno.

«Bene, adesso che il vostro angolino sentimentale è finito, andiamocene.» disse spazientito Huwen, osservando Theron in cerca di supporto, ma questi semplicemente si mise a disarmare una trappola che aveva notato poco prima «Ma sei serio?!» domandò esasperato, quando uno scattare metallico fece capire loro che la trappola era stata disarmata «Abbiamo trovato una statua che dite raffigura uno dei vostri dei, di che altro avete bisogno per convincervi ad andare via?»

«Esploriamo quest'ultima sala.» disse l'elfo, indicando la porta chiusa oltre la trappola, a cui Tamlen si stava avvicinando «In base a quello che troveremo decideremo se continuare a esplorare o anda...» un ruggito e le urla di Tamlen lo interruppero, e entrambi corsero velocemente a vedere cosa fosse successo, e trovarono l'altro dalish a terra, svenuto, e di fronte a lui un orso orrendamente mutilato: diversi spuntoni insanguinati si innalzavano dal suo corpo, e in alcuni punti la sua pelliccia era caduta, rivelando una pelle marcia e sanguinolenta. La creatura si alzò sulle zampe posteriori, pronta a sferrare il colpo mortale su Tamlen, ma, improvvisamente, si ritrovò immobilizzata, mentre intorno ad essa si innalzavano degli anelli luminosi. Approfittando della situazione, Theron prese velocemente il suo compagno, portandolo al sicuro fuori dalla sala, quando nuovamente sentì l'orso ruggire e, voltandosi, vide che stava lentamente ricominciando a muoversi. Subito corse al fianco del mago, estraendo i suoi pugnali.

«Allora, sei tu il cacciatore. Qualche idea su come occuparci di questa... cosa?» domandò il mago, prima di bere l'altra pozione di lyrium datagli da Theron. In risposta alla sua domanda l'elfo gettò a terra una boccetta, che, frantumandosi, rilasciò un fumo denso che avvolse i due e, quando il fumo si diradò, del dalish non c'era più traccia. «Sul serio?!» domandò incredulo, guardandosi intorno nella speranza di vedere Theron da qualche parte, ma l'unica cosa che vide fu l'orso che si era liberato dalla paralisi, e stava ora cercando di caricarlo. Istintivamente il mago iniziò a correre, e fece almeno tre giri intorno ad un grande specchio che si innalzava nel centro della sala, quando una freccia perforò il fianco della creatura: Tamlen era in piedi sulla soglia della sala, e aveva già una freccia incoccata nel suo arco. Poco dopo anche Theron uscì allo scoperto, usando i pugnali per lacerare il fianco dell'animale, che ruggì furioso. Sfruttando la distrazione, Huwen lanciò un incantesimo sull'orso: un'accecante luce violacea coprì i suoi occhi e l'animale iniziò a sferrare zampate alla cieca, lasciando l'opportunità a Theron di saltargli sulla schiena ed affondare le lame dei pugnali nella base del suo collo, più e più volte, mentre Tamlen continuava a tirare frecce sul fianco della creatura. L'orso si agitò violentemente, e alla fine riuscì a scrollarsi l'elfo di dosso, ma era troppo tardi: iniziò a barcollare, e infine si accasciò al suolo in una pozza di sangue.

«Che razza di creatura è questa?» domandò, ancora scosso, Tamlen, aiutando il suo compagno a rialzarsi.

«Ha importanza? E' morto. E non voglio scoprire se ce ne sono altri.» se ne uscì all'improvviso Huwen, furioso come non mai «Io ve l'avevo detto di andarcene, ma no, voi dovevate giocare ai piccoli esploratori. E per fortuna sono bravo nella scuola dell'entropia, o probabilmente ora tu eri nello stomaco di quella bestia.»

«Ehi, calmati. Siamo ancora vivi, no? Se urli, finirai soltanto con l'attirare altre creature.» disse debolmente Theron, cercando inutilmente di placarlo.

«Col cazzo che mi calmo!» gli rispose lui, urlando «Voi continuate a rischiare la vita se volete. Io, dovessi affrontare un'altra orda di ragni, me ne vado!» concluse, incamminandosi fuori dalla stanza, sentendo giusto alcune parti di ciò che i due dicevano. Era ormai arrivato alla sala coperta di ragnatele, quando udì Tamlen gridare «Aiuto! Non riesco a distogliere lo guardo!» seguito da un botto, e sentì un'energia attraversare il suo corpo: un'energia strana, perversa. Curioso sulla fonte di quell'energia, Huwen andò contro il suo stesso buonsenso, tornando sui suoi passi fino alla stanza con lo specchio, trovando solo Theron, con due creature che si stavano avvicinando all'elfo: erano alte quanto un nano e ugualmente robuste, ma la loro pelle era in decomposizione, come quella dell'orso, e le loro bocce erano distese in un ghigno perpetuo, che metteva in mostra i loro denti marci. Senza neanche pensarci, il mago circondò l'elfo svenuto con un campo di forza, ma facendo così attirò l'attenzione dei due 'nani', che , con un urlo di guerra, si lanciarono contro di lui. Huwen fermò uno dei due con un incantesimo di orrore, per poi lanciare delle fiamme sull'altro, ma il fuoco non sembrò affliggerlo più di tanto, quindi il mago lanciò un malocchio su di esso, e le fiamme sembrarono farsi ancora più intense, riuscendo in poco tempo a ridurre la creatura, che in tutto il processo non aveva mai smesso di attaccarlo, in cenere. Nel frattempo, però l'altro 'nano' era riuscito a liberarsi dall'incantesimo di orrore, e aveva ripreso la sua carica contro Huwen, che riuscì a vedere giusto in tempo il colpo in arrivo e lo schivò, ma nel farlo inciampò, cadendo al suolo e divenendo una preda facile per l'essere, che emise una risata degna dei più terrificanti demoni, ed alzò la sua mazza sopra la testa, lanciando l'ennesimo urlo di guerra mentre si preparava a dare il colpo finale. Il giovane chiuse gli occhi, in attesa della fine, ma sentì solo il tonfo sordo della mazza che cadeva sul suolo, e i versi strozzati della creatura. Riaprendo gli occhi, vide che il suo aggressore aveva la lama di una spada che gli spuntava dal centro del petto, e dietro di lui si trovava un uomo, dai capelli neri tenuti in un codino e una corta barba. L'uomo estraé la spada, lasciando che la creatura si accasciasse al suolo, per poi dargli una mano a rialzarsi «Sono tremendamente dispiaciuto.» disse lui «Quando ho percepito la corruzione in questo luogo, sarei dovuto intervenire immediatamente.»

«Corruzione?» domandò confuso il mago, non comprendendo di cosa stesse parlando.

«Questi sono dei prole oscura» spiegò, e gli occhi del giovane si spalancarono dal terrore nel ricordare le leggende che suo padre gli aveva raccontato su di loro «Sei stato ferito da loro?» Huwen scosse velocemente la testa «Bene, allora è molto più probabile che tu non sia stato infettato.» L'umano era apparentemente sollevato, e anche Huwen sembrò più tranquillo, poi l'uomo si voltò cupo verso Theron «Lui, invece... avverto la corruzione dentro di lui.»

"Grandioso, ora ci manca solo che questo muore e il suo clan pensa che sono stato io..."«Si può fare qualcosa per aiutarlo?» domandò preoccupato il mago.

«Riportiamolo al suo clan. Conosco la guardiana, la sua magia potrà aiutarlo... per ora.» rispose lui, caricandosi Theron sulle spalle e incamminandosi verso l'uscita, mentre Huwen lo seguiva.

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Capitolo 3
*** Campo Dalish ***


I due umani dovettero camminare a lungo, alternandosi nel trasportare Theron, prima di arrivare al campo Dalish. Di fatto, quando sentirono i versi degli halla, il sole stava ormai iniziando a scomparire dietro le montagne gelide. Appena misero piede nell'accampamento, il custode ed il mago vennero accolti da almeno una decina di arcieri che li teneva sotto tiro, ma abbassarono le loro armi all'ordine di una voce femminile, la cui fonte si manifestò nella forma di un'elfa, anziana, con un bastone magico sulla schiena e un intricato tatuaggio sul volto. Una seconda elfa, molto più giovane, anche lei con un bastone sulla schiena ed il volto tatuato, con un disegno diverso, ma ugualmente intricato, li osservava curiosa da dietro il gruppo di arcieri. Appena vide Theron, l'elfa anziana ordinò a due degli arcieri di portarlo nella sua tenda, mentre il resto del gruppo tornava alle loro attività, dopodiché la maga si voltò nuovamente verso il duo «Ma serannas, Duncan. Grazie per aver salvato un nostro fratello.»
 

«Non è me che dovete ringraziare, guardiana, ma il giovane quì presente. E' stato lui a proteggerlo dai Prole Oscura.» a quelle parole, la guardiana si voltò, verso Huwen, donandogli lo stesso cenno di ringraziamento che aveva prima rivolto a Duncan.
 

Il ragazzo, che, da quando la guardiana aveva convinto gli arcieri ad abbassare le armi, aveva compreso che l'unica protezione dal diventare un bersaglio era lei, nella speranza di restare nelle grazie dell'elfa emise un sospiro che sperò sembrasse di rammarico «Vorrei solo essere riuscito ad arrivare prima. In quel caso, forse sarei riuscito a salvare anche Tamlen...»
 
 
«O avresti incontrato altri Prole Oscura, e tu e Theron avreste subito la stessa sorte di Tamlen.» la guardiana mise una mano sulla spalla di Huwen, sorridendogli con fare materno «Il tuo desiderio di aiutare gli altri è encomiabile, figliolo, ma non pensare troppo a ciò che non hai potuto fare.» detto questo, la guardiana si congedò con urgenza per andare ad occuparsi di Theron, seguita velocemente da Duncan, che voleva riferirle qualcosa di estrema importanza. Ritrovatosi quindi da solo, Huwen decise di visitare un po' il campo, osservando cosa facessero i vari elfi: c'erano arcieri che si stavano allenando colpendo dei bersagli, guerrieri che si allenavano combattendo tra di loro, quello che sembrava essere un cantastorie impegnato a raccontare qualcosa a dei ragazzini, e tanti altri elfi occupati nelle più svariate attività. Il giovane aveva appena finito di parlare con un'elfa il cui compito era occuparsi degli halla del clan, quando infine la vide, seduta lontano dal campo: la stessa elfa che aveva osservato lui e Duncan quando erano arrivati al clan.
 

Avvicinandosi a lei, Huwen la esaminò attentamente: a differenza dei cacciatori non indossava una vera e propria armatura, ma una maglia di ferro che le copriva quasi tutto il corpo, lasciandole scoperte solo le articolazioni. Sul busto la maglia era coperta da una veste verde scuro stretta in vita da una cinta di pelle, con una sciarpa di un verde più chiaro intorno al collo. Intento ad osservarla, Huwen non si accorse di un ramo sul suo cammino, finendo così col calpestarlo, attirando l'attenzione dell'elfa, che si voltò sorpresa. Ora che la poteva osservare di fronte, il giovane notò che su braccia e gambe l'elfa indossava delle protezioni in pelle, ma che, stanamente, non indossava delle calzature, una particolarità che aveva notato anche nella guardiana. Un altro tratto che aveva simile alla guardiana era il colore dei loro tatuaggi: sebbene vi fossero molti dalish con tatuaggi dello stesso colore (l'unica eccezione era Theron, il cui tatuaggio era di un verde brillante, completamente diverso da tutti gli elfi da lui incontrati), una colorazione quasi dorata l'aveva vista solo sul volto della guardiana e sul suo. Chiaramente doveva significare qualcosa di speciale, magari ad indicare che erano maghe, viso che erano le uniche provviste di bastoni. Un'altra ipotesi che venne in mente al giovane, ma che subito rifiutò, definendola stupida, era che disegno e colori fossero semplicemente decorativi con il solo scopo, insieme ai capelli neri che le incorniciavano il volto, di far risaltare gli occhi verde smeraldo della ragazza.
 

«Oh, tu sei quello che ha salvato Theron. Aneth ara.» la voce dell'elfa lo distolse dalle sue riflessioni. Passata la sorpresa, gli aveva sorriso amichevolmente, ma in un istante l'espressione della ragazza si era fatta preoccupata «Oh, scusa, non ho chiesto qual è il tuo nome. A meno che... non è maleducazione chiedere il nome ad un umano, vero?» non gli lasciò il tempo di rispondere prima di continuare «Sono Merrill, come potresti già sapere, visto che hai parlato con molti membri del clan. Sto blaterando, scusa.»
 

Intanto, Huwen stava trattenendosi dal ridacchiare per il comportamento della dalish, facendo un respiro profondo per calmarsi, prima di rivolgerle la parola «Lieto di fare la tua conoscenza, Merrill. Io sono Huwen. Mi dispiace disturbarti, ma ero curioso sul perché ci stessi osservando prima.»
 

«Oh, quello.» Merrill ridacchiò nervosamente prima di rispondere «Ecco, non avevo mai visto degli umani prima d'ora. Sai, le madri dalish spaventano i loro figli con storie su di voi. Non voi due specificamente» si corresse rapidamente «Non credo abbiano storie su di voi. O almeno non storie spaventose.» il suo atteggiamento stava mettendo alla prova l'autocontrollo del mago, che rischiava sempre di più di scoppiare a ridere, ma quando infine Merrill cercò di correggersi nuovamente dicendo «Non che non sembri essere degno di avere una tua storia.» Huwen non riuscì più a trattenersi, lasciandosi andare in una risata che provò a mitigare coprendosi le bocca con una mano.
 

Gli ci volle qualche minuto per riprendere il controllo di sé stesso, subito ammonendosi, sicuro di aver offeso la dalish, ma quando la osservò, ciò che vide non era rabbia o offesa, ma piuttosto imbarazzo e preoccupazione «Ho detto qualcosa di stupido, non è vero?»
 

«No.» rispose velocemente lui «Non hai detto niente di stupido, è solo che di solito non mi dicono che potrei avere una mia storia. E' un bel pensiero, grazie.» Merrill a quelle parole sorrise, apparentemente sollevata, suscitando un sorriso anche in Huwen. Pur conoscendola da pochi minuti, non poteva negare che gli faceva piacere vederla sorridere.
 

Passarono un po' di tempo chiacchierando: Merrill gli spiegò che lei era la Prima della guardiana Marethari, una sorta di apprendista, oltre a esporgli alcune nozioni sugli elfi antichi. Huwen, dal canto suo, rispondeva giusto a qualche domanda sporadica da parte di Merrill, principalmente incoraggiandola a continuare le sue spiegazioni. Quando finalmente vennero interrotti da Duncan, desideroso di parlare con Huwen, tutto ciò che era rimasto della luce del giorno era un tenue chiarore nel cielo serale. Merrill si congedò velocemente, per poi camminare rapida verso la tenda della guardiana, lasciando soli i due umani.
 

«Vedo che sei diventato amico dell'apprendista di Marethari.»
 

Huwen non era sicuro gradisse il modo in cui Duncan aveva pronunciato la parola amico, o il sorriso che gli stava rivolgendo, ma preferì non commentare, sollevando le spalle «Di cosa volevate parlare?»
 

Dal canto suo, Duncan non indagò ulteriormente, ma incrociò le braccia, diventando serio in volto «Ci sarà una battaglia ad Ostagar...»
 

«Quella contro i Prole Oscura?» allo sguardo sorpreso del custode, il giovane ridacchiò «Credete che io faccia sempre l'eremita nella foresta? Ogni tanto, anche io ho bisogno di parlare con qualcuno che non stia cercando di schiavizzarmi o uccidermi, e notizie del genere saltano fuori facilmente.»
 

«Bene, allora posso venire dritto al punto. I custodi grigi hanno bisogno di reclute. Sebbene tu non ne avessi motivo, hai difeso Theron dai Prole Oscura. La tua dedizione ad aiutare è ciò che cerchiamo.»
 

«E quindi?»
 

«E quindi ti sto offrendo un posto tra di noi, ragazzo.» Duncan gli porse una mano «Viaggeremo fino ad Ostagar, e lì diventerai un custode grigio.»
 

«Io? Un custode grigio?» quando Duncan annuì, Huwen ridacchiò divertito «Non offendetevi, ma se avessi voluto qualcuno che mi dicesse cosa fare, come farlo e quando farlo, sarei diventato uno degli animaletti della Chiesa. Temo che dovrete cercare altrove.» detto questo, si alzò iniziando ad incamminarsi verso la foresta, ma si fermò dopo pochi passi «Avete detto Ostagar? Quindi anche le selve Korcari sono infestate.» Un sorriso distese le labbra del giovane, mentre nella sua mente si faceva strada un'idea «Credo che possiamo giungere ad un accordo.»
 

«Spiegati meglio, ragazzo.» mentre parlava, Duncan si era avvicinato nuovamente a Huwen, che allargò maggiormente il suo sorriso.
 

«Bene, benché io non abbia intenzione di unirmi al vostro ordine, sono pur sempre disposto ad accompagnarvi ad Ostagar per combattere i Prole Oscura. In cambio, mi garantirete protezione dai templari e, dopo la battaglia, mi lascerete libero di usare le Selve per nascondermi. Tra i chasind, gli animali selvaggi e la leggenda di Flemeth, in pochi oseranno avventurarvisi.» mentre parlava allungò una mano verso il custode «Allora, affare fatto?» a Duncan servì qualche minuto per decidere, ma alla fine accettò la proposta di Huwen, stringendogli la mano «Splendido, allora, quando partiamo?»
 

«Per ringraziarci, la guardiana ci ha offerto ospitalità all'interno di uno degli aravel. Domani all'alba torneremo alla grotta.»
 

«Ugh, dobbiamo proprio? Farei volentieri a meno di un secondo confronto con quelle schifezze a otto zampe...» solo il pensiero di riaffrontare i ragni fece rabbrividire il giovane.
 

«Hai affrontato dei Prole Oscura e ti spaventa qualche ragnetto?» l'occhiataccia che Huwen rivolse a Duncan lo divertì non poco, ma riprese presto la sua serietà «Ad ogni modo, voglio scoprire la causa della Corruzione che ho avvertito. Poi andremo a Kinloch hold: visto che non desideri unirti a noi, sarò costretto a rivolgermi a "gli animaletti della Chiesa", come li chiami tu. Confido che non avrai problemi.»
 

Il ragazzo sollevò le spalle «Fintanto che voi manterrete la vostra parte dell'accordo, posso pure sopportare di vedere quegli individui che si ritengono maghi. Poi andremo ad Ostagar?»
 

Duncan annuì «Esattamente, ma ora è meglio andare a dormire. Come ho detto, domani all'alba voglio essere a quella grotta.» con queste parole, i due raggiunsero l'aravel offertogli dalla guardiana. Era piccolo, probabilmente usato per trasportare oggetti, ma lo stesso ampio abbastanza da permettere ai due di dormire tranquillamente, riposandosi per il viaggio che stavano per compiere.

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Capitolo 4
*** I misteri perduti degli antichi - ritorno alle rovine e partenza ***


Stranamente, almeno secondo Huwen, erano riusciti a giungere fino alla porta che conduceva alla sala dello specchio senza incontrare troppi ostacoli. Certo, avevano incontrato un ragno o due lungo il tragitto, ma Duncan si era velocemente occupato di loro. Tuttavia, di fronte alla porta, si era fermato, visibilmente nervoso «Per il Creatore, sono più di quanto pensassi...»

 

«Qual'è il problema?»

 

«Prole Oscura. La stanza di fronte a noi ne è piena. E alcuni si stanno già preparando ad attaccarci.» Il custode serrò la presa sulle sue armi, preparandosi alla battaglia, quando un glifo luminoso si materializzò ai piedi della porta, brillando più intensamente un paio di volte. Incuriosito, si voltò verso il ragazzo, e lo vide concentrarsi, facendo strani segni nell'aria con il suo bastone e mormorando qualcosa, sollevando il suo bastone al cielo quando finì. L'urlo agonizzante dei Prole Oscura soffocò ogni altro rumore, mentre il glifo sotto la porta crepitante era ormai costantemente impegnato a respingere le creature che provavano ad attraversarlo, giudicando dal suo continuo brillare, e un tanfo disgustoso iniziava a diffondersi nell'aria. Quando le urla cessarono, Duncan provò a percepire di nuovo la Prole Oscura, notando che il numero dei mostri era incredibilmente diminuito. Allo sguardo stupito del custode, Huwen si lasciò sfuggire una risata «Non è forse per questo che avete accettato la mia offerta?»

 

Duncan annuì, riportando uno sguardo serio sul suo volto «Ben fatto, ma percepisco ancora almeno cinque Prole Oscura. Probabilmente arcieri, vista la loro distanza dalla porta e il fatto che ancora non si sono mossi.» D'un tratto le armi del custode si incendiarono, ma le fiamme non sembrarono danneggiarle, né lui riusciva a sentirne il calore. Voltandosi verso Huwen, lo vide puntare il bastone verso di lui, solo per abbassarlo subito dopo e tirare fuori una pozione di lyrium. Mentre il giovane apriva l'ampolla ed inziava a bere il liquido al suo interno, Duncan si diresse verso la porta, aprendola leggermente e rimanendo nascosto dietro il muro. Sei frecce colpirono il legno della porta e, mentre gli arcieri erano impegnati a incoccare altri dardi, il custode scattò all'interno della sala, correndo verso il gruppo più numeroso, e riuscendo a decapitarne uno prima di dover combattere gli altri due, che intanto avevano lasciato cadere i loro archi e sfoderato delle mazze. Impegnato nella lotta, non si era accorto che gli altri tre genlock lo avevano preso di mira, ma non riuscirono a scoccare le loro frecce, poiché all'improvviso una chiazza di grasso si manifestò ai loro piedi, facendogli perdere l'equilibrio e cadere a terra, e, mentre cercvano a fatica di rimettersi in piedi, una freccia infuocata colpì uno di loro, incendiando il grasso intorno ad esso, per poi, quando il genlock si rotolò a terra nel tentativo di spegnere le fiamme, dare fuoco a tutta la chiazza oleosa e alle altre due creature. Intanto, Duncan era riuscito ad occuparsi degli altri due genlock, i cui cadaveri giacevano ai suoi piedi, coperti di ferite ed ustioni.

 

«Bene, bene, guardate un po' chi è venuto a trovarci...» accanto al mago, con l'arco ancora in mano, si trovava Theron, terribilmente pallido e visibilmente affaticato, accompagnato da Merrill e un altro dalish.

 

«Ah, tu devi essere l'elfo che Huwen ha salvato, non è vero? Sono sorpreso che tu ti sia ripreso.»

il custode rinfoderò le armi, avvicinandosi al gruppo «E' un piacere poterti finalmente conoscere. L'ultima volta che ti ho visto eri a malapena cosciente.»

 

«Andaran atish'an, umani. Io sono Fenarel.» Il dalish si portò una mano al petto e fece un inchino, per poi osservarsi intorno «Siete venuti da soli? E avete combattuto tutte queste creature?» con la mano indicò i cadaveri carbonizzati intorno a loro, i quali si savano disintegrando in una nebbia bluastra.

 

«Sì, anche se devo ammettere, lui mi è stato di grande aiuto.» dicendo questo, Duncan indicò Huwen, il quale, nel mezzo della nebbia, sembrava esserne sempre più rinvigorito, per poi voltarsi di nuovo verso i tre Dalish «La guardiana non vi ha mandato a cercarmi, vero? Le ho detto che non avremmo corso alcun pericolo.»

 

«No. Stiamo cercando il nostro fratello Tamlen. Avete trovato qualche sua traccia?»

 

«No, ed è difficile che la troveremo.» il mago si era intanto avvicinato al gruppo, assumendo l'espressione più dispiaciuta che gli riuscisse «Sono tremendamente desolato per la vostra perdita.»

 

«Un momento, ho sentito parlare di artifatti come questo...» Merrill si era avvicinata allo specchio, e lo stava per sfiorare, quando Duncan la afferrò di scatto e la tirò via.

 

«Non lo toccare. E' stato corrotto dalla prole oscura. Il tocco di Tamlen deve aver liberato parte della corruzione, e ha contagiato sia lui che Theron. Qualsiasi altro tocco peggiorerebbe la situazione.»

 

«Non temo la malattia. La guardiana sa come curarla» con uno strattone Merrill si liberò dalla presa del custode, solo per ritrovarsi bloccata, circondata da anelli luminosi, mentre Huwen le stava camminando incontro «Scusa per il metodo drastico, ma credo sia meglio ascoltare il parere del custode grigio»

 

«La guardiana può aver indebolito la malattia, ma non l'ha curata.» Duncan si voltò nuovamente verso i due cacciatori «Il tuo recupero è solo temporaneo. Posso sentire la corruzione in te, e si sta diffondendo. Guarda dentro di te e vedrai.»

 

Theron chiuse per un momento gli occhi, per poi annuire e alzare lo sguardo verso il custode «Dunque cosa devo fare?»

 

«Innanzitutto, ci occupiamo dello specchio. E' una minaccia.» Il custode sfoderò la sua spada, camminando oltre Merrill e fermandosi ad un passo dallo specchio. Sollevata la sua arma al cielo, colpiì con un fendente il suo stesso riflesso, riducendolo in minuscoli frammenti. Una luce abbagliante si manifestò dallo specchio, e quando si attenuò, l'energia perversa che prima impregnava l'ambiente era scomparsa. Rinfoderando le armi, Duncan tornò dal gruppo «Fatto. Ora andiamo via da questo posto maledetto. Devo parlare immediatamente con Marethari riguardo la tua cura.»

 

Theron lo osservò preoccupato «Andare via? E Tamlen?»

 

«Non c'è niente che possiamo fare.»

 

«E' morto dunque?» per un momento Huwen fu sicuro che gli occhi dell'elfo si fossero inumiditi, ma attribuì la sua impressione alla scarsa illuminazione «Ne siete sicuro?»

 

Anche Duncan sembrò notare le lacrime che minacciavano di scendere lungo il volto del Dalish, ma nonostante questo continuò a parlare «Lascia che mi spieghi: non c'è niente che tu possa fare per lui. E' stato corrotto per quasi un giorno intero, senza alcun aiuto. Grazie alle cure della guardiana e la tua stessa forza di volontà, tu non sei morto, ma Tamlen...» il custode fece un profondo sospiro «Credimi se ti dico non c'è più.»

 

Quelle parole devono essere state l'ultima goccia, visto che Theron abbassò sconfitto lo sguardo, e stavolta i dubbi di Huwen fuorno confermati da un singhiozzo che risuonò nella sala «N-no, non può essere davvero...»

 

Sia Fenarel che Duncan cercarono di confortare Theron come poterono. Huwen intanto stava saccheggiando un paio di sarcofaghi, quando vide Merrill che di nascosto raccoglieva da terra uno dei frammenti dello specchio. Iniziò a camminare verso di lei, ma la voce di Duncan richiamò la sua attenzione «Ora dobbiamo tornare al campo.»

 

Theron sollevò di colpo lo sguardo, puntando i suoi occhi, arrossati per il pianto, ed annuì debolmente, ma Fenarel invece si fece avanti «Ma non c'è almeno un corpo? Qualcosa da portare indietro per il rito funebre?»

 

«Quando sono arrivato c'era solo Theron. Probabilmente, i Prole Oscura hanno preso il corpo di Tamlen»

 

«Ma perché dovrebbero prendere il suo corpo? Spero non per» il cacciatore ebbe un brivido di disgusto prima di pronunciare l'ultima parole «mangiarlo...»

 

«I Prole Oscura sono creature malvagie, ed è meglio che sia tutto ciò che sappiate.» Duncan si voltò nuovamente verso Theron, abbassando mestamente il capo «Mi dispiace.»

 

«Tornando a questioni più immediate,» li interruppe Huwen, puntando verso la porta «Quanto sarà sicura la via d'uscita? Al momento non sembra che siamo in grado di occuparci di troppi avversari.»

 

«Con lo specchio distrutto, dubito che i Prole Oscura torneranno.» Duncan oltrepassò il mago, varcando la soglia e voltandosi verso il resto del gruppo «Non correremo alcun rischio, se andiamo ora, prima che i ragni escano allo scoperto.»

 

Ci volle poco a convincere Theron ad andare via, ma per tutto il tragitto fino al campo l'arciere fu silenzioso, con lo sguardo puntato sul terreno dove camminava. Era chiaro a Huwen che Tamlen doveva essere stato più che un amico per l'elfo, ma, non volendo infastidire Theron, si avvicinò a Merrill, facendo attenzione a non farsi sentire dagli altri «La morte di Tamlen lo ha colpito duramente, non credi?» non ricevendo una risposta, il ragazzo si voltò verso di lei, vedendola osservare con attenzione il frammento di vetro che aveva raccolto. Per attirare la sua attenzione, le poggiò una mano sulla spalla.

 

L'elfa quasi saltò sul posto per la sorpresa, e la reazione improvvisa fece in modo che il vetro la graffiasse, fortunatamente senza riuscire a far uscire del sangue «Oh, scusa, non stavo sentendo» confessò imbarazzata la Dalish.

 

Huwen la osservò severamente «Ricordi che quello specchio ha causato la morte di uno dei tuoi compagni, vero?»

 

«Sì, ma questo è solo un piccolo frammento, non dovrebbe essere altrettanto letale. E poi, si tratta comunque di un pezzo del nostro passato. Con l'aiuto della guardiana posso purificarlo, e potremmo ricostruirlo e imparare tanto sulla nostra storia grazie a questo.» L'entusiasmo sul volto della ragazza tolse ad Huwen il coraggio di opporsi ulteriormente, ragion per cui sollevò semplicemente le spalle, e con un «Fai come vuoi.» tornò a guardare davanti a sé, notando gli Aravel che iniziavano ad essere visibili attraverso la vegetazione.

 

Una volta che furono arrivati al campo, Duncan e Theron andarono a parlare con la guardiana, mentre Huwen lasciò indietro Merrill e Fenarel, andando all'ombra di un grosso albero e riposandosi un po', prima che Duncan lo svegliasse per comunicargli una novità: dopo il rito funebre per Tamlen, sarebbero partiti per la torre... insieme a Theron.

 

«Fatemi indovinare, in cambio della cura diventerà un custode grigio, vero?»

 

«Fidati, è l'unico modo che ha per sopravvivere.»

 

«Per me va bene, fintanto che non ci sono problemi col nostro accordo.»

 

Il rito ebbe luogo nel primo pomeriggio, e poco prima della sera il custode, il mago e l'arciere, dopo che Theron ebbe dato un ultimo addio al suo clan, iniziarono il loro viaggio alla volta del Circolo dei maghi.

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Capitolo 5
*** Kinloch hold ***


Nonostante alcune soste forzate dalla malattia di Theron, ci volle solo una settimana prima che, nella frescura mattutina, il gruppo riuscisse a vedere la torre del Circolo innalzarsi sulla superficie cristallina del lago Calenhad. Appena la vide, Huwen aprì le braccia, indicando la torre con un gesto esageratamente melodrammatico «Ed ecco, infine, la nostra agognata meta: il pollaio della Chiesa.» una risata seguì le sue parole, ma, notando che solo la sua voce risuonava nell'aria, il mago si voltò verso gli altri due: Theron si stava appoggiando a Duncan, il quale osservava Huwen con uno sguardo di rimprovero.

 

«Ho inviato un messaggio al comandante Greagoir e al Primo Incantatore. Probabilmente ci staranno aspettando.»

 

Sentendo la notizia, il giovane guardò sospettoso Duncan «Cosa avete detto in quella lettera?»

 

Il custode sollevò le spalle «Solo che stavo arrivando con due compagni.» detto questo adocchiò il bastone del mago «Sarà meglio che tu lo nasconda da qualche parte. Non hanno idea che io viaggi con un mago.»

 

Annuendo, Huwen si guardò intorno alla ricerca di un buon nascondiglio, e vide quello che sembrava essere il relitto di una barca a poca distanza dal molo da cui partiva quello che, evidentemente, era l'unico mezzo per raggiungere la torre. Mentre Duncan parlava con il traghettatore, il ragazzo nascose il suo bastone, facendo in modo che sembrasse una delle assi distrutte all'interno del relitto, per poi raggiungere i suoi compagni di viaggio.

 

La traversata verso la torre fu un momento di tensione per Huwen: Duncan gli aveva dato la sua parola, ma chi gli garantiva che l'avrebbe mantenuta? Per quanto ne sapeva, sarebbe stato perfettamente capace di consegnarlo ai templari, pur di ingraziarsi i favori del Circolo. Con un sospiro, il mago scacciò i sospetti dalla sua mente. Se anche fossero stati fondati, ormai era troppo tardi per ripensare alla sua decisione. Se avesse provato a parlarne con lui, Duncan lo avrebbe di certo rassicurato dicendogli che era paranoico, o avrebbe direttamente urlato per far accorrere i templari.

 

Quando la barca attraccò e i tre camminarono verso le porte di quella che per Huwen era praticamente una prigione, la tensione non fece altro che aumentare e, quando infine il gruppo varcò la soglia ed entrò nella torre, Huwen si sentì mancare il fiato: c'era qualcosa che non andava in quel posto. Non gli ci volle molto a capire quale fosse il problema: con tutti i templari che vagavano al suo interno, nella torre era quasi impossibile avvertire la benché minima traccia di magia, e per Huwen, abituato all'ambiente esterno e a una costante connessione con l'Oblio, questa improvvisa mancanza fu un duro colpo, che lo costrinse ad appoggiarsi a Duncan per non cadere a terra.

 

Ovviamente, uno dei templari ai lati dell'ingresso si accorse del suo malessere, visto che il ragazzo sentì una voce dire «Cos'ha il vostro compagno? Non sembra stare bene.»

 

Un brivido gli scese lungo la schiena: era fatta. Duncan avrebbe rivelato che era un mago e lui avrebbe passato il resto della sua vita imprigionato là dentro, sempre che non decidessero di ucciderlo sul posto.

 

Ma, con sua grande sorpresa, Duncan scosse il capo «Si sta ancora riprendendo da un brutto colpo infertogli da un bandito durante il nostro viaggio, non dovete preoccuparvi.» Nascondendo il più possibile la sua sorpresa, il ragazzo si voltò verso il custode, mentre il gruppo si incamminava lungo un corridoio, sorpassando due dormitori, prima di giungere ad un'ampia biblioteca.

 

Huwen osservò sbalordito l'enorme quantità di tomi al suo interno, e sentì Duncan ridacchiare, facendo attenzione a non farsi sentire dal templare che li stava scortando «Inizi ad invidiare i maghi del Circolo?»

 

Il giovane sbuffò infastidito, assumendo un'aria di superiorità «Solo perché è dorata, non significa che questa non sia una gabbia. Gli animaletti della Chiesa si tengano i loro libri, io preferisco godermi la libertà.»

 

Quando alla fine giunsero ad una rampa di scale, la porta a cui esse conducevano si aprì, ed uscirono due templari, intenti a trasportare un uomo privo di sensi, con addosso la stessa veste blu e viola che Huwen aveva visto indosso a quasi ogni altro individuo che non fosse un templare, e con dei lunghi capelli mori raccolti in una coda di cavallo.

 

Il giovane mago degnò a quel trio un istante della sua attenzione, prima di salire insieme agli altri per scale che sembravano non finire più, ma che infine fecero spazio ad un'ampia sala, in cui uomini e donne dallo sguardo vacuo, ognuno con il simbolo della Chiesa sulla fronte, erano impegnati in varie attività.

 

«Benvenuti al magazzino del Circolo.» la voce che attirò l'attenzione del ragazzo, proveniente da uno di quegli individui, pareva priva di ogni emozione, dettaglio che lo innervosì non poco e allontanare velocemente, seguendo il templare attraverso un corridoio fino a giungere all'ultima porta prima di una nuova rampa di scale. Dietro di essa si potevano sentire due voci maschili: uno di loro stava gridando qualcosa, e sembrava a dir poco furioso, mentre l'altro era molto più tranquillo, e aveva un qualcosa nel suo tono che lo faceva sembrare quasi paterno.

 

Il templare che li stava accompagnando aprì la porta e li fece accomodare all'interno della stanza, per poi compiere un saluto militare «Comandante, il custode grigio Duncan e i suoi ospiti sono arrivati.»

 

 

I due uomini interruppero la loro discussione, voltandosi verso il gruppo, e il comandante, un uomo dai corti capelli grigi ed una barba dello stesso colore, corta e molto curata, li salutò con un cenno, per poi rivolgersi al templare «Molto bene, torna pure alla tua postazione.»

 

«Duncan, permettetemi di dare il benvenuto a voi e ai vostri ospiti,» l'altro uomo, anche lui molto vecchio, ma con barba e capelli più lunghi e molto meno curati rispetto al comandante, si fece avanti, salutandoli con un inchino «La notizia del vostro arrivo è stata piuttosto inaspettata.»

 

Huwen ignorò la conversazione tra Duncan, il comandante e il Primo Incantatore, preferendo guardarsi intorno ed esaminare la stanza: come gran parte della torre, vi erano libri a non finire sulla scrivania e sul tavolo, alcuni per terra, e molti di essi accuratamente disposti all'interno di varie librerie. Proprio esaminando la stanza, la sua attenzione venne catturata da una pila di libri sopra la scrivania, e da uno di essi in particolare. La maggior parte del titolo era oscurata dal tomo sopra di esso, ma due parole erano perfettamente leggibili: "magia" e "sangue".

 

"Un testo sulla magia del sangue nello studio del Primo Incantatore? Interessante..." pensò lui, trattenendosi dal ghignare, per non destare sospetti, e spostando lo sguardo dal libro al resto della stanza, arrivando infine a guardare Theron.

 

Seppur a fatica, l'elfo riusciva ancora a tenersi in piedi, nonostante l'ovvia sofferenza che la malattia doveva causargli. Huwen non poteva fare a meno di ammirare la sua determinazione. Tuttavia, il fatto che da quando fossero partiti non avesse parlato lo preoccupava, quindi, vedendo che tanto i tre erano troppo impegnati a discutere del "pupillo di Irving" e del "Tormento più breve di sempre", si avvicinò a lui, ma prima che potesse dirgli qualcosa, la voce del comandante risuonò nella sala.

 

«Assolutamente no! Sono già andati in molti a Ostagar: Wynne, Uldred... Non manderemo nessun altro dei nostri in battaglia.»

 

Il Primo Incantatore ridacchiò, apparentemente divertito «Nostri? Da quando ci considerate una famiglia, Greagoir? O temete forse di lasciare troppi maghi senza la vostra supervisione, finalmente liberi di usare il dono che il Creatore ci ha concesso?»

 

«Come osate...» il comandante si avvicinò minacciosamente al Primo Incantatore, ma Duncan intervenne velocemente, mettendosi in mezzo ai due.

 

«Signori, vi prego. Irving, sembra ci sia qualcuno che vi desidera.» dicendo questo, indicò la porta, verso cui tutti si voltarono.

 

Di fatto, proprio sulla soglia si trovava lo stesso individuo che prima avevano incontrato privo di sensi al piano terra della torre, osservando la scena con i suoi occhi violacei «Avete chiesto di me?»

 

Il Primo Incantatore si fece di nuovo avanti, chiaramente orgoglioso «Ah, il nostro nuovo fratello del Circolo. Vieni ragazzo.»

 

Anche Duncan avanzò, raggiungendo Irving «Lui è...»

 

«Sì, è lui.»

 

"E' lui? Oh, ma certo che è lui... e intanto noi non ci capiamo un cazzo." pensò leggermente irritato il giovane, squadrando il nuovo arrivato. Dovette alzare leggermente lo sguardo, visto che il moro era, seppur di poco, più alto di lui. Dal canto suo, invece, Huwen era di certo più robusto, ma, avendo vissuto tutta la sua vita nella foresta, non era sopreso dal fatto di essere più atletico del moro.

 

«Bene Irving» Greagoir lo risvegliò nuovamente dai suoi pensieri «vedo che siete occupato. Discuteremo più tardi.»

 

Il Primo Incantatore annuì, per poi fare cenno al moro di avvicinarsi.

 

«Elmer, questo è il comandante Duncan, dei Custodi Grigi.»

 

Il moro, Elmer, fece un inchino al custode «Lieto di fare la vostra conoscenza.»

 

Il Primo Incantatore sorrise soddisfatto, poi lui e Duncan iniziarono a spiegare al giovane la situazione con i Prole Oscura e gli raccontarono della battaglia che l'esercito si preparava a combattere, finché, per motivi a lui solo conosciuti, Irving cambiò l'argomento della discussione, congratulandosi con Elmer per il suo tormento, prima di informarlo che il suo filatterio era stato inviato a Denerim, e Duncan non perse l'occasione per dimostrare la sua ignoranza in materia, chiedendo cosa fossero i filatteri.

 

"Solo una delle prove dell'ipocrisia della Chiesa. Oh, la magia del sangue è malvagia, corrompe le persone... usiamola per controllare ogni singolo mago nei nostri Circoli."

 

Il Primo Incantatore colmò velocemente la lacuna di Duncan, per poi consegnare a Elmer una tunica, un bastone ed un anello, e chiedergli di accompagnare gli ospiti ai loro alloggi. Tutti uscirono dalla stanza, anche il Primo Incantatore, che si diresse verso una rampa di scale sorvegliata da un templare, mentre Huwen, Duncan e Theron seguirono il moro lungo il corridoio.

 

Camminando, Duncan aveva cominciato a chiacchierare con Elmer, lasciando dietro gli altri due, che continuavano a guardarsi intorno. O almeno, Huwen continuava a guardarsi intorno. Solo perché il custode non lo aveva consegnato appena arrivati, non avrebbe certo abbassato la guardia, ragion per cui teneva d'occhio ogni templare che incontravano. Theron, invece, teneva lo sguardo continuamente di fronte a sé, benché fosse chiaro che era con la testa tra le nuvole, al punto che dovette fermarlo quando arrivarono alla loro stanza. I due giovani entrarono immediatamente, mentre Duncan continuò a parlare con Elmer, dirigendosi invece alla biblioteca accanto, apparentemente compiaciuto, lasciando Huwen e Theron da soli, una condizione di cui il mago non tardò ad approfittarsi, andando a chiudere la porta della camera.

 

Rimase a osservare il legno per qualche momento, cercando un modo per convincere Theron ad aprirsi un po'. Non gli dispiaceva chiacchierare con Duncan, ma dopo un po' di tempo iniziava a diventare monotono, e, inoltre, vedere l'elfo in quelle condizioni era a dir poco deprimente, anche se non gli riusciva di biasimarlo per il suo comportamento: capiva cosa stava provando.

 

Un sospiro e un tonfo richiamarono il mago dai suoi pensieri. Voltandosi, vide che Theron si era lasciato cadere sul grande letto al centro della stanza, e stava fissando il soffitto. Senza starci troppo a pensare, Huwen camminò fino alla parte opposta del letto, sdraiandosi poi supino accanto a lui, con lo sguardo rivolto verso il soffitto «Ti va di parlarne?»

 

Il Dalish si girò verso di lui, osservandolo confuso «Di cosa?»

 

«Del tempo.» rispose sarcastico il ragazzo «Di cosa potrei chiederti di parlare, secondo te? Da quando siamo partiti non hai detto una parola.»

 

Theron riportò il suo sguardo verso il soffitto «Non c'è bisogno di parlarne, sto bene.»

 

«Senti, lo so come ci si sente, e...»

 

«Ah, davvero?» alla domanda di Theron si bloccò, e l'elfo si girò di colpo verso di lui, i lineamenti scuri deformati in un'espressione irritata «E, sentiamo, come mi dovrei sentire?»

 

«Come mi sono sentito io quando i templari hanno ucciso i miei genitori.»

 

La risposta doveva aver preso alla sprovvista Theron, visto che ora, anziché arrabbiato, l'elfo sembrava essere in imbarazzo «Oh...»

 

Il mago sollevò le spalle «Ovviamente, io ho dovuto mettere la mia sopravvivenza al di sopra del lutto per la loro morte, ma non è questo il punto.» un sospiro scappò dalle sue labbra prima di continuare «Quello che voglio dire è che so cosa si prova, e se vuoi sfogarti, sono disponibile a darti una mano.»

 

Alle ultime parole aggiunse un sorriso , e Theron, dopo un momento di silenzio, annuì, mentre sulle labbra sembrava formarsi almeno un accenno di sorriso «Grazie.»

 

«Ehi, è a questo che servono gli all...» Huwen si bloccò prima che finisse di dire "alleati", comprendendo che la situazione richiedeva un termine diverso «... gli amici.»

 

Theron inclinò leggermente il capo «Pensi davvero che siamo amici?»

 

Nuovamente Huwen sollevò le spalle «Se dobbiamo andare insieme fino ad Ostagar, tanto vale convincerci che lo siamo, no?» "E poi, se i templari dovessero capire che sono un mago, un amico mi difenderebbe di certo, no?" aggiunse nella sua mente, mascherando la risata che gli sfuggì con un tono scherzoso, e anche Theron, per la prima volta in due settimane, rise, prima che la sua risata si trasformasse in uno sbadiglio «Stanco per il viaggio?»

 

L'elfo si stropicciò gli occhi «Non capisco perché, visto che tu e Duncan mi sembrate ancora a posto.»

 

«Vero, ma noi non siamo malati.» disse scherzosamente, per poi alzarsi «Vedi di riposarti, va bene?»

 

Theron annuì debolmente e chiuse gli occhi, e Huwen, per lasciarlo dormire in pace, uscì silenziosamente dalla stanza, desideroso di leggere qualcosa nella biblioteca per distrarsi da tutti i templari che c'erano. Tuttavia, mentre era impegnato a leggere uno dei più recenti trattati sulla scuola dell'entropia, sentì delle voci provenire dal lato opposto dello scaffale.

 

«Non qui, potrebbero sentirci. Vieni con me.»

 

Se c'era qualcosa che avrebbe potuto attirare maggiormente la sua attenzione, Huwen non ne era a conoscenza. Incuriosito, sbirciò oltre lo scaffale, e vide il moro di prima, Elmer, uscire dalla biblioteca insieme ad un altro uomo, un'apprendista, a giudicare dalla sua veste, evidentemente nervoso.

 

Un leggero sorriso incurvò le labbra del giovane "Beh, questo sembra interessante." e, subito dopo aver rimesso il libro nel suo scaffale, iniziò a seguire i due maghi.




L'OC Elmer è di proprietà dell'autrice Verichan.
Grazie mille per avermelo lasciato usare.

Grazie anche a tutti quelli che leggono o recensiscono.

Bene, finiti i ringraziamenti, vi saluto.
Al prossimo capitolo,
Atocheg

 

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Capitolo 6
*** Legato al sangue e alla magia - Kinloch hold ***


Alla fine, seguendo i due maghi, Huwen giunse alla cappella del Circolo. Uno dei suoi muri era coperto dalle librerie, e una statua di Andraste si ergeva al centro del muro opposto alla porta, con un piccolo altare al suo fianco e varie file di panche di fronte ad essa. Un'altra statua di Andraste era disposta sulla parete destra, e una ragazza era in preghiera davanti ad essa. Per un momento aveva considerato l'idea di provare ad origliare da accanto alla donna, ma tra il suo continuo pregare e il fatto che Elmer e l'apprendista, una volta avvicinatisi ad una giovane che, a giudicare dalle vesti, doveva far parte della Chiesa, avevano iniziato a parlare sottovoce, Huwen non era riuscito a capire una parola di quello che si erano detti, ragion per cui scelse infine di mettersi di fronte ad un candeliere che si trovava più vicino alla loro posizione, fingendosi impegnato a leggere uno dei molti libri sugli scaffali: sebbene ci fosse una parete divisoria tra di loro, era sicuro che, come lui riusciva comunque a vedere loro, loro potessero osservare lui. Quindi, drizzando le orecchie, abbassò il capo sulle pagine, ed ascoltò quello che il trio si diceva.

 

Le prime parole che riuscì a capire furono quelle di Elmer, e, a giudicare dal suo tono, il moro doveva essere al quanto infastidito da qualcosa «Sta già cominciando a mettere i paletti: oggi le normali confidenze tra amici, domani il modo in cui ti vesti! Bella fidanzata che ti sei scelto.»

 

La ragazza lo zittì quasi immediatamente, e Huwen portò per qualche secondo la sua attenzione al libro che aveva preso. Come aveva pensato, si trattava di un libro riguardante la Chiesa, e più precisamente il primo volume della sua storia. Il giovane dovette trattenersi dall'alzare lo sguardo al cielo, cominciando a sfogliare le pagine del manoscritto per dare almeno l'impressione che gli interessasse. Solo quando sentì nuovamente la voce di Elmer provò ad alzare leggermente lo sguardo e sbirciare le azioni del trio.

 

«Perché dobbiamo parlare proprio qui?»

 

La sua attenzione si spostò allora sugli altri due, e soprattutto sulla ragazza, poiché fu lei a rispondere «Perché Greagoir vuole sottoporre Jowan al Rito della Calma. L'ho letto in un documento nel suo ufficio. Credono che Jowan pratichi la magia del sangue!»

 

Sentendo parlare della Calma, l'espressione di Huwen divenne alquanto confusa. Ricordava che suo padre gliene avesse parlato, ma non era mai entrato nei dettagli, accontentandosi di avvisarlo su come fosse una sorte peggiore che morire.

 

Tuttavia, nonostante quella che doveva essere la serietà della situazione, Elmer appariva quasi divertito, per qualche motivo «Andiamo, un mago del sangue, sul serio?»

 

L'apprendista, Jowan, non esitò a rinnegare l'idea che egli fosse un mago del sangue «Ti prego, Elmer, devi aiutarmi. Non posso sottopormi al Rito. Non posso smettere di amare Lily, te e tutti gli altri. Non posso e non voglio diventare un guscio vuoto.»

 

"Allora consiste in questo la Calma? Essere un guscio vuoto?" per un momento gli tornò in mente l'uomo di fronte al magazzino del Circolo e la completa mancanza di emozioni nella sua voce, e non poté evitare di rabbrividire.

 

Fortunatamente, nessuno di loro tre doveva essersene accorto, troppo presi dalla conversazione per notare il suo movimento improvviso «Perché non provi a parlarne con Irving? Sono certo che...»

 

Lily lo interruppe quasi immediatamente «C'era anche la sua firma sul documento.»

 

Questa volta Huwen non riuscì a trattenersi dal sollevare lo sguardo al cielo "E ti pareva. Non puoi certo diventare il capo all'interno del Circolo senza essere un lecchino della Chiesa..."

 

Quello che udì dopo, tuttavia, riportò un sorriso sulle sue labbra: Lily e Jowan volevano scappare dalla torre. Non poteva negare di essere tentato di aiutarli: sarebbe stato sia un ottimo modo di dimostrare quanto i Circoli fossero inutili, sia un perfetto scherzo nei confronti della Chiesa.

 

Il ragazzo si sporse leggermente in avanti per ascoltare Lily mentre spiegava il loro piano «Creerò un diversivo, poi ci introdurremo nel deposito sotterraneo e distruggeremo il filatterio di Jowan. Fatto questo, nasconderò Jowan in una delle imbarcazioni che portano le provviste alla torre.»

 

"Quindi sembra che i piccioncini vogliano fuggire stanotte, eh?" Huwen valutò attentamente le sue opzioni: poteva aiutarli, e non gli sarebbe certo dispiaciuto permettere a qualcuno di fuggire dalle grinfie della Chiesa. D'altra parte, aiutarli sarebbe stato rischioso, mentre avrebbe potuto riferire a Duncan, e, decidendo insieme a lui cosa fare, avere la certezza che il Custode lo avrebbe protetto se fosse finito nei guai. "O potrebbe lasciarmi ai templari ed andarsene con un'altra recluta. Meglio fare tutto per conto mio." avendo così deciso cosa fare, il giovane tornò a concentrarsi sulla conversazione.

 

Doveva essersi perso parte della pianificazione, visto che la prima cosa che udì fu la voce di Elmer «Se è solo una porta, cosa di cui dubito, allora basterà una verga di fuoco per sciogliere la serratura e il gioco è fatto.»

 

"Verga del fuoco?" Huwen ripetè mentalmente il nome dell'oggetto un paio di volte, cercando di ricordare se ne avesse sentito parlare, ma non gli venne in mente nulla.

 

«Ottima idea. Io sono sospettato e attirerei l'attenzione, e Lily non avrebbe alcuna scusa per prenderla.»

 

«Ma avrete bisogno dell'autorizzazione di un mago anziano per ottenerla.» il tono di Lily non nascondeva un certo scetticismo. Era ovvio che non si fidasse di Elmer quanto lo faceva Jowan.

 

Il moro non se ne doveva essere accorto, o non intendeva farlo notare, visto che rispose con un sorriso apparentemente genuino «Chiederò all'incantatrice Leorah. Dopotutto mi deve un favore per averla aiutata a disinfestare la dispensa del Circolo. Di certo non si opporrà se le dico che mi serve per una ricerca.»

 

Ritenendosi soddisfatto con le informazioni in suo possesso, Huwen decise di ritornare alla camera che Irving aveva offerto al gruppo, per riflettere e decidere come agire.

 

Appena ebbe richiuso la porta in legno dietro di sé, il ragazzo si lasciò cadere sul letto, osservando il soffitto in pietra mentre pensava a come ottenere il massimo dalla fuga dell'apprendista. "La ragazza ha parlato di un deposito, no? Di certo non obietteranno se mi procurerò qualche ricordo dell'escursione." ridacchiando leggermente, Huwen iniziò ad immaginare cosa potesse esserci di così inviso alla Chiesa da farli nascondere sottoterra. Sì, sì, decisamente prendere qualcosina dal deposito sarebbe stata la perfetta beffa da aggiungere al danno della fuga di Jowan.

 

Sicuro di avere finalmente uno schema di cosa fare, si rialzò, e fu allora che sentì Theron lamentarsi, e si voltò ad osservarlo: l'elfo si stava agitando nel sonno, e, giudicando la sua espressione, Huwen capì che stava avendo un incubo. Senza pensarci due volte, il mago uscì dalla stanza: l'ultima cosa che voleva fare in quel momento era ricordarsi come si era ridotto dopo la morte dei suoi genitori, quindi, per distrarsi, si diresse nella biblioteca.

 

Impegnato a scegliere qualcosa che suscitasse almeno un minimo di interesse in lui, il ragazzo notò Elmer entrare nella sala, guardarsi intorno e, avendo apparentemente trovato qualcosa, si sedette ad un tavolo occupato anche da Jowan.

 

Non riuscendo ad intendere cosa i due si stessero dicendo, Huwen decise di non sprecare tempo tentando di origliare, concentrandosi invece sul suo obiettivo originario: la lettura.

 

Alla fine riuscì a trovare qualcosa di interessante: una guida sui demoni e su come contrastarli. Conteneva varie informazioni provenienti da diverse fonti, sia sui demoni più conosciuti, come Superbia, Desiderio e Pigrizia, sia su demoni più rari, alcuni dei quali, come Paura e Disperazione, Huwen conosceva bene, avendoli dovuti affrontare spesso durante le prime notti dopo la morte dei suoi genitori, mentre di altri non ne aveva neanche sentito parlare.

 

Preso dalla lettura di una sorprendemente dettagliata descrizione dei demoni dell'invidia, il ragazzo quasi saltò sul posto quando venne sorpreso dalla voce di Jowan «E' così che la pensi?» il giovane portò di scatto lo sguardo sui due individui, vedendoli fissarsi negli occhi: Jowan era a dir poco furioso e, anche se non riusciva a vederlo, Huwen pensava che Elmer dovesse essere dello stesso umore.

 

Li osservò continuare a litigare per un minuto o due, senza riuscire a capire una parola, nonostante il silenzio.

 

"Ora è un po' tardi per cercare di non farsi sentire, ragazzi."

 

Alla fine i due maghi sembrarono calmarsi, Elmer tornando alla lettura del suo libro mentre Jowan lo osservava, poggiando la testa sulle braccia incrociate. Huwen era già tornato a guardare le parole sul tomo di fronte a sé, cercando di imparare il più possibile sui demoni a lui sconosciuti.

 

«Ho capito, ho capito! E' colpa mia!»

 

"Giuro che se quei due osano disturbarmi una terza volta con la loro litigata gli do fuoco, al diavolo i templari!" serrando i denti, Huwen osservò i due litiganti con la coda dell'occhio, giusto in tempo per vedere Elmer uscire adirato fuori dalla biblioteca, mentre Jowan lo osservava come se solo un'occhiataccia dovesse essere in grado di fare cadere a terra morto il moro.

 

Non volendo perdere un'occasione per rendere più semplice la sua inclusione nel piano di fuga, Huwen si avvicinò all'apprendista, mostrando l'espressione più preocupata che potesse venirgli «State bene? La discussione con il vostro amico è sembrata piuttosto feroce...» vedendo che Jowan non sembrava prestargli attenzione, il ragazzo decise di passare subito all'argomento che lo interessava «In questo stato, potrebbe persino decidere di non aiutarvi più a liberarvi del vostro guinzaglio...» lo scatto improvviso dell'apprendista lo divertì, facendolo sorridere «State tranquillo: voglio aiutarvi.» in un momento l'uomo si calmò, sorridendo rincuorato, al punto che Huwen rischiò di mettersi a ridere: l'apprendista doveva proprio essere disperato.

 

Tuttavia, dopo un istante l'espressione di Jowan si fece confusa «Ma perché correreste il rischio di mettervi contro la Chiesa per aiutare un estraneo?»

 

Huwen dovette pensare per un momento su che risposta dargli: di certo non poteva dirgli che lo considerava semplicemente un tiro mancino contro il Circolo. Alla fine gli venne in mente una risposta adeguata, e sorrise all'apprendista «Beh, voi lascereste una persona innocente nei guai?» notando che Jowan sembrava soddisfatto da quell'affermazione, il ragazzo non perse tempo per cambiare l'argomento della conversazione «Ad ogni modo, credo che sarebbe conveniente se sapessi quando desiderereste mettere in atto il vostro piano.»

 

Dopo aver spiegato alcuni dettagli che Huwen non era riuscito a cogliere mentre origliava la conversazione del trio, ossia dove e quando si sarebbero riuniti per iniziare l'intrusione nel deposito, Jowan ringraziò ulteriormente il ragazzo, per poi alzarsi ed uscire dalla biblioteca, proprio mentre dallo stesso passaggio entrava Duncan, il quale, appena notò il mago, gli si avvicinò sorridente «Allora, come vi siete trovati finora tu e Theron?»

 

Il ragazzo sollevò le spalle, alzandosi e ritornando al tavolo dove aveva lasciato il libro di demonologia «Beh, la mia testa è ancora attaccata al mio collo, quindi non mi posso lamentare. Theron invece stava avendo un incubo l'ultima volta che l'ho visto.» Il Custode si incupì nel sentire delle condizioni dell'elfo, mettendosi a riflettere, fatto che non sfuggì ad Huwen «Qualcosa non va?»

 

«Devo parlare con il Primo Incantatore e trovare una recluta il prima possibile.» Prima di voltarsi ed uscire dalla biblioteca, Duncan si rivolse un'ultima volta al mago «Cerca di non metterti nei guai fino alla nostra partenza.» Huwen gli rispose semplicemente con un ampio ghigno prima di rimettersi a leggere il libro che aveva preso, in attesa del momento in cui avrebbe fatto il suo "scherzetto" alla Chiesa.

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Capitolo 7
*** Legato al sangue e alla magia - i sotterranei della torre ***


Giunta l'ora prestabilita, i quattro umani si incontrarono nella sala al pianterreno della torre, da cui partivano le scale che conducevano al deposito sotterraneo.

Huwen era arrivato per primo, e stava giocherellando distrattamente con una moneta mentre ripensava alla scena che aveva osservato quando, prima di avviarsi, si era recato nella sua camera per prendere delle pozioni: Duncan e Theron stavano uscendo, probabilmente per recarsi dal Primo Incantatore, e l'elfo, nonostante avesse dormito per la maggior parte del loro soggiorno nella torre, gli era sembrato ancora più stanco di prima, al punto che faticava soltanto a tenersi in piedi. Per qualche motivo, averlo visto in quelle condizioni aveva fatto provare all'eretico una certa preoccupazione, che aveva immediatamente giustificato ricordandosi che, se i templari lo avessero scoperto, così malridotto il Dalish non avrebbe potuto proteggerlo, lasciando solo sé stesso e Duncan contro l'intera torre. I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì la voce di Jowan vicino a lui «Andiamo, non abbiamo molto tempo prima che arrivino gli altri templari di guardia.»

Elmer apparve preoccupato quando l'eretico si avvicinò al gruppo, tuttavia Huwen, dopo che fece segno di far strada e si avviò con loro verso il deposito, lo vide presto comprendere la situazione e lanciare un'occhiataccia a Jowan. "Evidentemente" pensò il ragazzo, sorridendo leggermente "qualcuno si è scordato di avvisarlo".

Mentre il quartetto andava sempre più in profondità nell'isola, solo Jowan e Lily parlarono, e principalmente tra di loro, discutendo di come sarebbe stata meravigliosa una vita lontano dal Circolo. Huwen ed Elmer, invece, seguivano in silenzio, il ragazzo impegnato a guardarsi intorno e il moro, come fu presto chiaro una volta che entrò nel suo campo visivo, intento ad osservarlo con sospetto. Decisamente non si fidava di lui. Tuttavia, prima che potesse parlargli ed avere una conferma, il gruppo si fermò davanti ad una porta chiusa.

Lily fece un passo avanti e si voltò verso gli altri tre «La Chiesa chiama questo ingresso la "Porta della Vittima". E' formata da...»

«Sì, sì, è molto affascinante, ma come la apriamo?» la interruppe Huwen, per nulla interessato a conoscere più di quanto necessario riguardo al Circolo.

L'iniziata lo osservò per un momento, infastidita di essere stata interrotta, per poi girarsi verso la porta e mormorare quella che, conoscendo i templari, Huwen pensò essere una preghiera. Appena finì, la porta iniziò a pulsare di energia, fatto che, naturalmente, tutti e tre i maghi percepirono.

Elmer fu il primo a riprendersi dalla sorpresa, schiarendosi la voce «E adesso?»

Nuovamente Lily si rivolse al trio «Adesso deve ricevere il tocco del mana. Ma solo chi ha passato il tormento può aprirla.» Con un cenno, Elmer si mise in posizione, incanalando il mana nel suo corpo sul palmo della sua mano, dal quale iniziò ad emanarsi una forte luce violacea, che prese infine forma in una sfera di energia spirituale che venne lanciata contro la porta. Appena il dardo colpì la porta, Huwen sentì l'energia in essa svanire, e il varco si aprì da solo.

Attraversata la soglia, il gruppo si ritrovò davanti all'entrata del deposito. Avvicinandosi al portale, Huwen iniziò ad avvertire una sensazione simile a quella provata mentre si trovava sulla barca diretta verso la torre, ma non riuscì a capirne il motivo. Fu solo quando Elmer provò ad usare la verga del fuoco sulla serratura, e non successe nulla, che il ragazzo comprese la situazione, rimproverandosi per averci impiegato così tanto: ovviamente, per tenere dei maghi lontano da qualcosa, la Chiesa li priverebbe di ciò che hanno di più prezioso, la loro magia.

Anche gli altri dovevano averlo capito, visto che Jowan e Lily stavano visibilmente iniziando ad agitarsi. Elmer, tuttavia, appariva quasi felice di quanto accaduto, voltandosi verso i due con un vittorioso «Ah!» prima che Jowan interruppesse qualsiasi cosa stesse per dire, strappandogli di mano la verga e continuando, senza successo, a provare a fondere la serratura.

Mentre Elmer dimostrava quanto fosse stronzo approvando quasi allegramente una dichiarazione di sconfitta di Lily, Huwen si guardava intorno, cercando una soluzione al problema: si era ripromesso di compiere questo scherzo contro il Circolo e, per l'amor del Creatore, sarebbe andato fino in fondo.

Alla fine il giovane notò una porta in fondo ad un corridoio che partiva dalla loro posizione e, indicandola, si rivolse agli altri «La verga potrebbe funzionare su quella porta?»

«Se anche fosse, potrebbe non condurre da alcuna parte.» se ne uscì abbattuta Lily.

«Dobbiamo almeno provarci, no?» rispose deciso Jowan «Vi sono molte gallerie nel sottosuolo della torre, di sicuro qualcuna sbuca all'esterno ed è stata chiusa, noi dobbiamo solo riaprirle.»

Elmer non sembrava condividere la decisione dell'apprendista, scuotendo il capo «Jowan, la porta è questa: se non si apre, non si apre. Ora torniamo indietro.»

L'unico che prestò attenzione alle sue parole fu Huwen, che lo osservò con un sorriso di scherno «Avete uno strano modo di aiutare il vostro amico, sapete?» per un momento il moro gli rivolse un'occhiataccia, ma si riprese quasi immediatamente, dirigendosi incontro ai due innamorati, uscendosene con l'ennesima scusa per abbandonare la missione «Ci saranno sicuramente delle guardie. Forse è meglio per Lily se...»

«So combattere.» lo interruppe l'iniziata, con rinnovata determinazione, per poi rivolgersi a Jowan «Qualsiasi cosa ci capiti davanti, la affronteremo insieme.» A vedere quella scena così pateticamente stucchevole, l'eretico sollevò lo sguardo al cielo, per poi ricordare ai due piccioncini che avevano i minuti contati, e che, di conseguenza, dovevano darsi una mossa.

Come scoprirono presto, la verga funzionò benissimo sulla serratura, e le guardie da cui Elmer aveva provato a metterli in guardia non erano altro che armature rianimate magicamente per attaccare gli intrusi, così facili da combattere che i due membri del Circolo non ebbero problemi ad eliminarle.

"La sicurezza del Circolo è incredibile." pensò sarcasticamente il ragazzo, quando, dopo che ebbe oltrepassato quella che doveva a tutti gli effetti essere la prigione del Circolo, sentì qualcosa schiantarsi contro di lui, colpendolo con tale forza da farlo finire a terra stordito. Gli ci volle qualche momento per riprendersi, e quando lo fece, vide il suo assalitore: uno spirito, avente le sembianze di un mago, impegnato a proteggere sé stesso e altre tre armature, le quali stavano combattendo con Elmer, Jowan e Lily. Desideroso di vendetta per quel colpo alle spalle, Huwen si rimise in piedi, concentrandosi, pronto a lanciare un incantesimo di paura contro lo spirito, quando vide degli anelli luminosi sollevarsi intorno ad esso e farsi sempre più stretti, stritolandolo e lasciando così indifese le armature, di cui i due maghi e l'iniziata si occuparono facilmente. Volendo comunque contribuire alla sua disfatta, e iniziando a sentire un po' di dolore nei punti dove era stato colpito dal pugno e dove aveva impattato con il muro, il giovane decise di usare un diverso incantesimo sullo spirito, e così, prima che la creatura potesse svanire nel nulla, una nebbia rossastra si alzò dal suo corpo, attraversando la sala fino a raggiungerlo e circondarlo, curando le sue ferite mentre veniva assorbita dentro di lui.

Finito il combattimento, Huwen si ritrovò addosso gli sguardi stupiti di Jowan e Lily, mentre Elmer lo osservava con sempre maggiore sospetto.

La prima a parlare fu Lily: «Jowan non mi aveva detto che voi siete un...»

«Eretico?» la interruppe lui, ridacchiando quando l'iniziata annuì «Credevate forse che vi stessi offrendo in aiuto il mio bell'aspetto?»

Senza aspettare una risposta, il ragazzo si incamminò oltre il gruppo giungendo alla fine della sala e di fronte la porta, la quale, una volta aperta, mostrò un'ampia sala, con vari monili e artefatti di natura chiaramente Tevinter sparsi per la stanza.

Subito l'eretico e l'apprendista iniziarono a cercare qualcosa che potesse aiutarli (e Huwen prestava attenzione anche a ciò che avrebbe potuto ritenere interessante abbastanza da prelevare), mentre Elmer e Lily ebbero quella che probabilmente fu la loro prima conversazione, ma il ragazzo non si interessò a loro, continuando invece a guardarsi intorno.

Sfortunatamente le sue ricerche vennero interrotte quando Jowan chiamò tutti quanti di fronte ad una libreria «Quella libreria dovrebbe essere di fronte ad uno dei muri del deposito, giusto?» la libreria in questione era situata di fronte ad un muro chiaramente malandato, al punto che sembrava pronto a crollare con una buona spinta.

«E' possibile: abbiamo fatto un giro molto ampio, probabilmente lo abbiamo costeggiato» disse speranzosa Lily, mentre i due spostavano la libreria per controllare il muro.

«Allora potremmo provare ad abbatterlo con quello.» continuò l'apprendista, indicando una statua dall'aspetto vagamente felino «Ho letto di questi artefatti: amplificano la potenza di qualsiasi incantesimo sia lanciato su di essi. Se lo usassimo con la verga del fuoco, potremmo aprirci la via fino al deposito.»

Elmer, che fino a quel momento era rimasto in scioccato silenzio, si decise finalmente a parlare «Jowan, non credo che...»

«Non mi importa cosa credi e non credi!» lo interruppe infastidito «Si tratta di me, me e Lily. Se non vuoi aiutare sei pregato di farti da parte.»

In pochi secondi i due iniziarono a litigare, arrivando al punto che, quando Jowan tirò fuori la verga del fuoco, Elmer, urlando «Non ti permetterò di compiere questa pazzia.», gli afferrò il polso, provando a riprendere la verga, e Lily, per aiutare il suo amato, si gettò nella mischia. Huwen approfittò della lotta per continuare le sue ricerche, ma nuovamente non riuscì a trovare nulla prima di percepire un intenso calore dietro di sé: evidentemente i due piccioncini avevano prevalso ed avevano attivato il manufatto.

Voltandosi nuovamente verso il gruppo, vide che la parete era stata completamente fusa dalla fiammata, lasciando solo dei frammenti fumanti intorno ad un gigantesco foro, conducente all'agognato deposito. Lily e Jowan si precipitarono dentro, mentre Elmer rimase imbambolato ad osservarli. Volendo divertirsi un po', il ragazzo si avvicinò al moro sorridendo, ma prima che potesse dire qualcosa il mago sembrò ridestarsi, stringendo la presa sul bastone ed avviandosi verso il foro, ma era ormai troppo tardi: il rumore di vetri infranti risuonò nelle due sale, seguito dalle urla entusiaste dei due amanti. Elmer serrò ancora di più la presa sul suo bastone, ancora deciso a compiere qualsiasi cosa avesse in mente. Huwen, dal canto suo, seppur incuriosito da cosa il moro intendesse fare, si teneva pronto a lanciare un incantesimo di paralisi, nel caso fosse stato necessario fermarlo.

Fortunatamente non ve ne fu bisogno, poiché vedere Jowan celebrare la sua appena scoperta libertà fece esitare Elmer abbastanza a lungo da permettere all'apprendista di voltarsi verso di lui, per poi correre ad abbracciarlo, urlando dalla gioia. Per tutta risposta, il mago sorrise, mostrando quello che doveva essere il sorriso più forzato che Huwen avesse mai visto in vita sua, congratulandosi svogliatamente con il collega e dandogli delle pacche sulle spalle. Anche l'eretico stava sorridendo, apparentemente felice di aver "aiutato" i due a scappare, mentre in realtà stava silenziosamente morendo dalle risate per quanto i due piccioncini ignorassero la chiara ostilità del moro riguardo la storia della fuga, troppo presi dal loro amore per accorgersi della rabbia che stava chiaramente provando mentre loro due se ne andavano felici fuori dal deposito.

Il ritorno verso la superficie fu molto più veloce, soprattutto perché avevano già ucciso praticamente ogni creatura che potesse rallentarli, e in pochi minuti si ritrovarono a risalire le scale che, poco più di un'ora prima, li avevano condotti nelle profondità dell'isola. Per tutta la salita Jowan e Lily non fecero che parlare di come sarebbe stata la loro vita futura: una casetta in riva al mare, dei figli, una barchetta per avviare un'attività da pescatore... per un momento il ragazzo si domandò se anche suo padre avesse pensato di poter avere una vita così quando conobbe l'elfa che sarebbe poi diventata sua madre. "Anche se fosse, i templari hanno avuto da ridire." pensò amareggiato, quando, giunti ormai alla porta che riconduceva alla torre, dopo che Elmer la aprì, il gruppo si paralizzò dal panico nel sentire il comandante dire «A quanto pare avete detto il vero Irving.»


Allora, scusate la lunga attesa, ma siamo finalmente tornati a parlare del nostro eretico preferito.
Ok, onestamente questo non è un capitolo di cui vado molto fiero: in certi punti non sapevo proprio come andare avanti e penso che si noti.
Comunque, solo un ultimo capitolo e finalmente lasceremo la torre alla volta di Ostagar.
Fino ad allora, vi saluto.

Alla prossima,
Atocheg

 

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Capitolo 8
*** Legato al sangue e alla magia - l'attacco e la fuga ***


Appena sentì la voce del comandante, l'istinto di sopravvivenza di Huwen prese il sopravvento, e il giovane si precipitò nuovamente giù per le scale, nascondendosi dietro una delle colonne che sporgevano dalle pareti e sperando di non essere stato già visto dai templari, ascoltando dal suo nascondiglio la conversazione.

«Un'iniziata che conspira con un mago del sangue.» continuò Greagoir «Mi avete molto deluso.» il rumore di passi metallici risuonò nell'ambiente «Sembra scioccata, ma ancora in controllo della sua volontà. Non è quindi una schiava del mago del sangue.» Huwen sentì altri passi «Avevate ragione, Irving. Questa iniziata si è presa gioco delle nostre regole. La Chiesa non lascerà che resti impunita.»

«E costui, da poco un mago e già ignora le nostre leggi.» a giudicare dalle sue parole, il comandante si stava rivolgendo ad Elmer, il che sfatava la teoria di Huwen che il moro avesse spifferato tutto alla prima occasione.

Il Primo Incantatore confermò ulteriormente l'innocenza di Elmer «Mi deludi, ragazzo mio. Avresti potuto avvisarmi di questo piano, e non lo hai fatto.»

«A voi non importa niente di noi.» sbottò Jowan non appena Irving finì di parlare «Fate tutto quello che vi dice la Chiesa!»

Nella sicurezza del suo nascondiglio, Huwen sollevò gli occhi al soffitto: pur approvando le parole dell'apprendista, non vi erano dubbi che avesse scelto il peggior momento possibile per aprire bocca.

«Basta così!» Esclamò infine Greagoir «In qualità di comandante templare del circolo di Kinloch hold, condanno questo mago del sangue a morte. E questa iniziata si è presa gioco del Circolo e delle sue leggi: conducetela ad Aenoar.»

Nuovamente il ragazzo sentì dei passi, insieme alla voce terrorizzata di Lily «L-la prigione dei maghi? No, vi prego, non lì.»

D'improvviso, Jowan urlò «No, non vi permetterò di toccarla!» vi fu qualche secondo di silenzio, prima che si sentisse una serie di tonfi provenire dalla sala. Nuovamente calò il silenzio, e dopo un po' l'eretico, preso dalla curiosità, uscì dal suo nascondiglio e raggiunse gli altri. Sia Elmer che Lily stavano osservando scioccati Jowan, il quale aveva in mano un coltello insanguinato, e osservando l'altra sua mano, fu chiaro che il sangue che lo sporcava era quello dell'apprendista: sul suo palmo vi era una larga ferita, da cui fuoriusciva il suo sangue, colando lungo le sue dita e cadendo sulle pietre del pavimento. Dall'altro lato della sala si trovavano Irving, Greagoir ed altri tre templari, tutti stesi a terra, privi di coscienza. Non ci volle molto al ragazzo per capire cosa fosse successo.

"Quindi è questo il potere della magia del sangue." pensò, ammirando i suoi effetti sui templari, e allontanandosi dagli altri tre per nascondere il sorriso che stava nascendo sul suo volto "E poi dicono che è malvagia..."

«Per il creatore.» se ne uscì infine Lily «Jowan, quella è magia del sangue! Avevi detto di non aver mai...»

«Lo ammetto, ho provato un po' di magia del sangue.» rispose l'apprendista «Pensavo mi avrebbe reso un mago migliore.»

«Un mago migliore?!» giunse infine la voce, strozzata dall'ira, di Elmer.

"Ci risiamo." pensò il giovane, sospirando. Ormai era abituato alla discriminazione nei confronti di questa pratica. Persino suo padre, che il Creatore lo avesse in gloria, sosteneva sempre che la magia del sangue fosse malvagia, e che solo i maleficar osavano praticarla. Nonostante questo, Huwen la vedeva per ciò che era: uno strumento, sicuramente pericoloso, ma non più malvagia delle altre scuole di magia.

«La magia del sangue è malvagia, Jowan.»

«Sì, perché proteggerti dai templari è stata un'azione così crudele...» commentò sarcasticamente  il ragazzo, sicuro del fatto che nessuno dei presenti avrebbe prestato attenzione alle sue parole.

«Corrompe le persone, le cambia...»

«Signori,» si intromise, ritornando da loro «sono certo che in futuro avrete modo di spiegarvi tutto quanto, ma al momento che ne direste di non restare dove potremmo essere attaccati da un momento all'altro?»

«Avete ragione, andiamo.» Jowan provò a prendere la mano di Lily, ma l'iniziata si allontanò, continuando ad osservarlo con un'aria al contempo terrorizzata ed inorridita «Ti prego, Lily. Rinuncerò anche alla magia, a tutta, ma ti imploro, vieni con me.»

Huwen non voleva credere a quello che aveva sentito. Quell'uomo era davvero disposto a rinunciare volontariamente alla sua magia, al potere che il Creatore gli aveva donato, solo per l'approvazione di una bigotta? "E' proprio vero che l'amore rende stupidi..."

«Mi fidavo di te. Ero pronta a sacrificare tutto per te.» continuò Lily, ormai chiaramente sul punto di scoppiare a piangere «Io non so chi tu sia, mago del sangue. Stai lontano da me!» detto questo, l'iniziata andò a piangere in un angolo.

Huwen riuscì a malapena a trattenersi dal raggiungerla ed urlarle in faccia che razza di deficiente fosse, principalmente perché era sicuro che, nonostante tutto, se l'avesse fatto avrebbe subito la stessa sorte dei templari che prima l'avevano minacciata. Invece si limitò ad osservarla con la stessa ira e disprezzo con cui Elmer stava ora osservando Jowan, il quale, dimostrando di avere decisamente più cervello di tutti e due messi insieme, aveva saggiamente deciso di tagliare la corda, scomparendo nel corridoio verso il portone della torre. Altri due tonfi metallici annunciarono il suo successo: era scappato dal Circolo dei maghi.

Huwen era sul punto di imitarlo, giunto alla porta da cui si poteva arrivare alla biblioteca della torre, deciso a tornare da Duncan e Theron, quando sentì la voce del Primo Incantatore «Stai bene? Dov'è Greagoir?»

"Maledizione!" Ormai non poteva più scappare. Se avessero sentito la porta aprirsi, si sarebbero di certo voltati ad osservare, e lo avrebbero visto fuggire. Non gli rimaneva che una cosa da fare: cercare di apparire il più innocente possibile.

Richiudendo la porta, si voltò con l'espressione più scioccata che gli potesse venire «Per il Creatore! Cosa è successo?» Irving si stava guardando intorno, ma non sembrava averlo notato prima che parlasse. Elmer fissò Huwen con lo sguardo più incredulo che il ragazzo avesse mai visto su un volto umano, ma non disse niente. Greagoir, invece, era ancora a terra, privo di coscienza. Normalmente, se si fosse trovato davanti il comandante dei templari, dei bastardi che lo avevano privato della sua famiglia, non avrebbe esitato a mandarlo al Creatore, ma, in quella situazione, doveva pensare alla sua sicurezza più che alla vendetta, perciò gli corse incontro, osservandolo in cerca di possibili ferite: sull'uomo vi era molto sangue, ma, sfortunatamente, non una goccia di esso sembrava essere sua.

Dopo qualche momento, il comandante si riprese, annunciandolo agli altri con un ringhio frustrato «Lo sapevo: magia del sangue. Ma che potesse sopraffare così tante persone...»

A quelle parole Elmer apparve, seppur brevemente, spaventato.

«Nessuno di noi poteva aspettarselo.» rispose Irving «Stai bene, Greagoir?»

"Sfortunatamente sì."

«Per quanto me lo permettano le circostanze. Se mi aveste lasciato agire prima tutto questo non sarebbe successo.»

"Beh, meglio per noi che ti abbia trattenuto." pensò Huwen, trattenendosi dal mostrare un'espressione soddisfatta.

«Ora abbiamo un mago del sangue in fuga, nessun modo per rintracciarlo e... dov'è la ragazza?»

«Sono quì.» disse Lily, uscendo allo scoperto dall'angolo dove si era rintanata, con le guance rigate dalle lacrime.

«Avete aiutato un maleficar a fuggire! Guardate tutte le brave persone che ha ferito!» urlò il comandante, indicando i templari ancora a terra.

"Ha uno strano concetto di 'brave persone'..."

«Non sapevamo fosse un mago del sangue.» provò a difenderla il moro, ma, alzando una mano e scuotendo il capo, Lily lo zittì.

«Siete stato un amico, ma non dovete difendermi ulteriormente.» disse l'iniziata, e per un momento vide Elmer rivolgerle uno sguardo indignato, mentre lei faceva un paio di passi avanti «Comandante, ho sbagliato. Sono stata complice di un Maleficar. Accetterò qualsiasi punizione riterrete adatta. Persino Aeonar.»

Per la seconda volta Huwen si ritrovò incredulo di fronte alla situazione. Per quanto disprezzasse la bigotteria di Lily, anche lui pensava che una prigione creata specificamente per dei maghi, persone con poteri che la ragazza avrebbe potuto solo sognarsi, fosse una punizione eccessiva, e lei la accettava senza fiatare? "Che sia posseduta da un demone dell'idiozia?" Vero, demoni di quel tipo non esistevano, ma al momento sembrava l'unica spiegazione per il comportamento dell'iniziata.

«Levatela dalla mia vista!» due templari si accostarono a Lily portandola fuori dalla sala, mentre Greagoir si concentrò su Elmer, che intanto stava aggrappato al braccio del Primo Incantatore, come un bambino che cerca la protezione del suo genitore «E ora tu. Voi tre siete entrati in un deposito pieno di magie rinchiuse per un motivo!»

«Hai preso qualcosa dai sotterranei?»

Il moro negò immediatamente, e Huwen sorrise divertito, ricordandosi del grimorio che lo aveva visto intascarsi durante la loro esplorazione. Per sua fortuna, il trio sembrava interessato soltanto ad Elmer, e i templari che erano giunti sulla scena erano occupati a prendersi cura dei loro compagni feriti.

«Che importanza ha?!» tuonò il comandante «Le tue azioni si sono fatte beffe della Chiesa! Cosa dovremmo fare di te?»

In quel momento il ragazzo fu distratto dalla conversazione da una mano, che lo afferrò per la spalla, costringendolo a girarsi, e si ritrovò davanti lo sguardo severo di Duncan.

«Non ti avevo chiaramente chiesto di non metterti nei guai?» domandò a bassa voce, severo ma, nonostante la situazione, stranamente calmo.

In risposta, Huwen sorrise innocentemente «Sembro forse inguaiato?»

Dopo un momento di silenzio, Duncan scosse il capo, sospirando esasperato «Ne riparleremo più tardi. Adesso...»

«E GUARDAMI IN FACCIA QUANDO TI PARLO, RAGAZZO!» l'urlo improvviso del comandante lo fece saltare dallo spavento, e, voltandosi, vide che aveva avuto lo stesso effetto su Elmer, che si stava tenendo con quanta più forza possibile al braccio di Irving, apparendo ora più che mai come un ragazzino indifeso. Doveva ammetterlo, in quello stato il moro gli faceva un poco pena.

«Aspettatemi al portone.» gli disse sottovoce Duncan, riportandolo alla realtà, per poi avvicinarsi ai tre uomini «Comandante, se mi permettete...»

Non restò a sentire il resto della conversazione, eseguendo invece la richiesta del Custode e andando, insieme a Theron, all'ingresso della torre, dove i due templari attaccati da Jowan dovevano essere stati sostituiti, visto che gli uomini di guardia non avevano neanche la minima traccia di sangue sulle loro armature.

Aspettando Duncan, i due si sederono ad un tavolo posizionato sulla parete opposta al portone.

«Sul serio,» se ne uscì dopo un po' Theron, parlando a bassa voce, in modo che i templari di guardia non li sentissero «Non sei nei guai, vero?»

Huwen si voltò verso di lui, sorridendo «No, tranquillo. Non mi hanno scoperto.» a quella risposta l'elfo sorrise, chiaramente sollevato. "Si era davvero preoccupato per me?" dopo tutti gli anni che aveva passato da solo nella foresta, Huwen non era più abituato ad avere qualcun'altro che si preoccupasse per lui. Era una sensazione stranamente piacevole.

«Quanto pensi che ci metterà Duncan?» domandò il dalish, dopo qualche minuto di silenzio.

L'eretico sollevò le spalle «Non ne ho idea, ma spero si sbrighi.» con la coda dell'occhio diede un'occhiata veloce ai due templari lì presenti «Prima saremo fuori da qui, meglio mi sentirò.»

«Sei ansioso di andare ad affrontare la Prole Oscura, eh?» domandò scherzosamente, mettendosi a ridacchiare prima di venir interrotto da dei colpi di tosse.

Adesso era Huwen che si stava preoccupando «Duncan ha detto qualcosa riguardo la tua malattia?»

«Solo che dobbiamo sbrigarci.» rispose, una volta che ebbe finito di tossire.

«Se vuoi, appena usciamo da qui e recupero il mio bastone, posso usare un paio di incantesimi curativi che mi ha insegnato mio padre.» offrì il ragazzo, facendo ancora più attenzione a non farsi sentire dai templari.

«Non so quanto potrebbero essere utili,» nonostante il suo apparente pessimismo, l'elfo sorrise «ma grazie lo stesso. Possiamo provare, se ti farà stare più tranquillo.»

Senza accorgersene, anche Huwen si ritrovò a sorridere «Molto bene.»

In quel momento la porta metallica che portava alle stanze degli apprendisti si aprì, e Duncan raggiunse il duo, accompagnato da Elmer. Dopo che il Custode ebbe spiegato che il moro sarebbe andato con loro ad Ostagar, i quattro si avvicinarono al portone della torre.

Appena misero piede fuori dalla torre, il ragazzo fece un respiro profondo. Saranno anche stati dentro quella prigione solo per mezza giornata, ma era stato abbastanza per fargli sentire la mancanza della sua connessione con l'Oblio, che si stava ora rafforzando ad ogni passo che li allontanava da quel luogo. D'altro canto, Elmer sarebbe probabilmente crollato a terra se Duncan non l'avesse sostenuto.

La traversata fu abbastanza tranquilla, ma nonostante questo Elmer sembrava sempre più sul punto di vomitare. Inizialmente Duncan, probabilmente ignorante della connessione tra i maghi e l'Oblio, aveva pensato si trattasse di mal di mare, ma il barcaiolo gli aveva subito spiegato la situazione, seppur con termini che avevano dimostrato la sua stessa ignoranza.

Una volta giunti a terra, il ragazzo corse a recuperare il suo bastone dal relitto dove lo aveva nascosto, dopodiché, sotto il sole di mezzogiorno, il gruppo si avviò verso Ostagar.

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Capitolo 9
*** In viaggio per Ostagar ***


Era quasi passata mezza giornata dalla loro partenza, e il sole stava ormai calando all'orizzonte. Il gruppo era riuscito a percorrere una distanza maggiore di quanta ne avessero percorsa in un giorno durante l'andata, soprattutto perché, con l'aggiunta di Elmer, potevano dividersi meglio il compito di trasportare Theron quando la malattia si faceva sentire e l'elfo non riusciva più a camminare. Di conseguenza, stando alle parole del Custode, quello che era stato un viaggio di almeno una decina di giorni sarebbe invece durato una settimana.

 

«Se manteniamo questo ritmo.» controbatté Huwen «Se Theron peggiora, cosa faremo?»

 

«Capisco la tua preoccupazione, ma finora Theron è riuscito a resistere contro la Corruzione. Dagli fiducia.»

 

«Speriamo bene.» non poteva negare di essere preoccupato. Durante la camminata aveva provato tutti gli incantesimi curativi di cui era a conoscenza, ma, a quanto pareva, non sembravano aver avuto alcun effetto: Duncan aveva confermato che la Corruzione non si era ridotta, e, per quanto l'elfo provasse a nasconderlo, era chiaro che il suo dolore non si era attenuato. Poteva solo augurarsi di aver contribuito a rallentare il suo decorso, ma non si faceva grandi speranze. Sospirò. Odiava non poter fare niente, e di certo non voleva perdere un alleato, o, come Theron si definiva, un amico.

 

La sua riflessione venne interrotta da Duncan «Ad ogni modo, sarà meglio se ci accampiamo. Non è saggio viaggiare di notte.» gli altri tre annuirono all'unisono «Theron ed io monteremo le tende, mentre voi due» ed indicò i maghi «cercherete della legna per il fuoco.»

 

Avendo così deciso cosa fare, Huwen e Elmer si allontanarono, lasciando il Custode e il Dalish a montare le tende, ed iniziarono a vagare tra gli alberi, raccogliendo i rami secchi che si trovavano a terra e, occasionalmente, l'eretico si arrampicava su dei rami più robusti, usando il suo peso per spezzarli e guadagnandosi non pochi commenti da parte del moro sul suo 'esibizionismo'. In poco più di un quarto d'ora ritenettero di avere abbastanza legna per la notte e tornarono al campo. Le tende erano già montate, e, mentre Duncan stava pulendo un paio di lepri che avevano catturato durante la giornata, Theron stava preparando un cerchio con le pietre. Una volta che la protezione fu pronta e la legna necessaria accatastata, Huwen usò una fiammata per accendere il fuoco, ottenendo un ulteriore commento da parte di Elmer. Anziché rispondere alla provocazione, lo lasciò a cucinare, prendendo delle fiaschette che aveva 'preso in prestito' dalla torre e recandosi al lago Calenhad per procurarsi dell'acqua.

 

Giunto alla riva, si concesse un momento per ammirare il panorama: la torre del Circolo era ancora visibile, ma era poco più di un punto all'orizzonte, così come Redcliffe; sopra il contorno delle montagne gelide, si iniziavano a mostrare le prime stelle della sera, minuscole luci nell'oceano violaceo del cielo al crepuscolo, e la superficie del lago rifletteva questo spettacolo, creando l'illusione di trovarsi su una delle isole fluttuanti nell'Oblio. Dopo un momento per apprezzare il panorama, si mise all'opera, riempiendo velocemente tutte le fiale in suo possesso, per poi tornare al campo.

 

Le lepri erano ormai pronte e, per quanto odiasse dover riconoscere qualcosa di positivo riguardo i membri del Circolo, doveva ammettere che Elmer ci sapeva fare: il cibo era delizioso. Naturalmente non diede voce ai suoi pensieri, l'ultima cosa che voleva era dargli soddisfazione, ma Duncan si complimentò, e fu abbastanza per permettere ad Elmer di iniziare a vantarsi sulla sua conoscenza in fatto di alchimia.

 

"E poi sono io l'esibizionista..." pensò Huwen, finendo di spolpare un osso.

 

Durante la cena, Duncan iniziò a parlare con Elmer e Theron riguardo degli esercizi che avrebbero dovuto fare per poter sopportare la fatica dell'Unione, e per un po' Huwen rimase ad ascoltare, appuntandosi mentalmente alcuni degli esercizi che riteneva lo avrebbero aiutato quando il loro accordo sarebbe finito ed avrebbe dovuto nuovamente fuggire dai templari, prima di interromperlo con una questione che riteneva più urgente.

 

«A chi tocca il primo turno di guardia?»

 

Vi fu un momento di silenzio, poi Duncan lo osservò, sorridendo «Nessuno.»

 

«In che senso?» Viaggiando verso la torre avevano organizzato dei turni, in modo da non essere attaccati nel sonno.

 

«Tu ed Elmer sapete lanciare glifi, no?» entrambi annuirono «Bene, allora useremo quelli come protezione.»

 

«Ma abbiamo solo due tende.» obiettò il ragazzo.

 

«Le condivideremo. Dovrebbero essere abbastanza grandi per due persone.» la sua espressione tornò seria «Non possiamo permetterci di essere stanchi se vogliamo raggiungere il prima possibile Ostagar, quindi bisogna approfittare di ogni momento di riposo che possiamo concederci.»

 

A quel ragionamento non trovò un modo per opporsi, ammettendo la sconfitta con un sospiro, per cui, appena fu tutto sistemato, i due maghi crearono dei glifi di repulsione intorno alle tende, assicurandosi di usare abbastanza mana da farli durare per tutta la notte, poi tutti e quattro si ritirarono per la notte, Elmer e Duncan in una tenda, Huwen e Theron in un'altra.

 

Più tardi quella notte, Huwen fu svegliato da dei colpi contro la sua schiena. Con la mente intorpidita dal brusco risveglio, gli ci volle un momento per capire che Theron stava avendo un altro incubo: continuava a lamentarsi e ripetere «mi dispiace.» nel sonno.

 

Volendo evitare ulteriori danni alla sua persona, il ragazzo si girò fino a guardarlo: il volto era lucido di sudore, ma erano comunque visibili le linee lasciate dalle lacrime. Decidendo che la scelta migliore era svegliarlo, gli posò una mano sulla spalla, agitandolo leggermente. Gli occhi dell'elfo si spalancarono, osservando i dintorni mentre le lacrime continuavano a fluire.

 

«Tranquillo, era solo un incubo.» gli disse, sperando che il suo tono potesse nascondere l'irritazione che provava nell'avere il suo riposo interrotto. Il dalish non rispose, alzandosi ed uscendo dalla tenda. Huwen considerò l'idea di sdraiarsi nuovamente ed ignorare l'accaduto, ma, visto che avrebbe dovuto continuare a condividere la tenda con Theron, gli conveniva risolvere la situazione il prima possibile, per cui si alzò anche lui e lo seguì, trovandolo seduto di fronte al focolare morente, impegnato a ravvivarlo con i rametti rimasti.

 

«Ti ho già detto che ne puoi parlare con me, se vuoi.» provò ad incoraggiarlo, sedendosi accanto a lui, ma di nuovo non ottenne risposta, per cui decise di saltare i convenevoli e giungere al punto «Pensi che quello che è successo sia colpa tua?»

 

Per un attimo vi fu ancora il silenzio, poi, senza distogliere lo sguardo dalle fiamme, Theron rispose «Non lo è?»

 

«Certo che no. E' Tamlen che ha insistito per andare, ricordi?»

 

«Ma Tamlen era fatto così.» nuove lacrime stavano iniziando a formarsi nei suoi occhi «Io, invece, avrei dovuto essere più ragionevole, darti retta quando avevi proposto di andartene...»

 

Era d'accordo, ma Huwen si assicurò di non mostrarlo. Il suo scopo era farlo sentire meglio, non peggiorare il suo senso di colpa «Theron, con il senno del poi siamo tutti più saggi.» "Credimi, lo so bene." «E poi, se anche tu avessi deciso di venire via quando lo avevo detto, Tamlen ti avrebbe ascoltato?»

 

«No...» ammise dopo un momento di silenzio.

 

«Visto?» gli mise un braccio intorno alle spalle «Quindi non è stato forse più responsabile restare per evitare che si facesse del male?» l'elfo nuovamente non rispose, e Huwen ritenne di esser riuscito almeno leggermente nel suo intento «Quello che è successo dopo non avrebbe potuto prevederlo nessuno. Non incolpare te stesso per il male causato dalla Prole Oscura.» quando dopo un po' l'elfo annuì, si concesse un piccolo sorriso, rialzandosi «Bene, ora torniamo a dormire, ok?» vedendolo esitare, decise di incoraggiarlo porgendogli una mano «Non ti preoccupare per gli incubi. Ci sarò io a controllare che vada tutto bene.»

 

Finalmente anche Theron si alzò, prendendogli la mano «Grazie.» mormorò.

 

«Te l'ho detto: a questo servono gli amici.»

 

Sdraiandosi all'interno della tenda, Huwen decise di consumare una porzione del suo mana con un incantesimo soporifero, per assicurarsi che l'elfo si riposasse. Una volta che fu sicuro del suo successo, si congratulò con sé stesso: dopo questa piccola scenetta, la lealtà di Theron era più che assicurata. Con questi lieti pensieri, si lasciò andare al richiamo dell'Oblio.

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Capitolo 10
*** Lothering ***


Erano passati tre giorni da quando erano partiti dalla torre, e il viaggio era stato alquanto tranquillo. Tenendosi sulla strada, avevano evitato di incontrare delle belve, e la maggior parte dei banditi era abbastanza intelligente da spaventarsi di fronte a due maghi, per cui non avevano ritardi significativi nella loro tabella di marcia, nonostante le pause che ogni tanto facevano quando Theron era troppo esausto per continuare.

Per una di queste pause, si erano fermati all’ombra di un gruppo d’alberi: Duncan ed Elmer erano i più vicini alla strada, mentre Huwen e Theron si erano seduti su dei massi a chiacchierare.

«Quanto credi manchi a Ostagar?» domandò l’elfo.

«Stando a quanto dice Duncan dovremmo arrivare in quattro giorni, cinque al massimo.» rispose l’eretico, bevendo un sorso d’acqua «Ma, considerando che aveva anche detto che saremmo arrivati ieri a Lothering, e ancora non si vede…» Non finì la frase, notando che Duncan aveva impugnato le sue armi e la sua espressione si era incupita.

Il resto avvenne in un secondo: si sentì un ringhio, Theron gridò «Attento!», Huwen si ritrovò spinto a terra e qualcuno urlò. Il ragazzo ebbe bisogno di un momento per capire cosa stesse accadendo, guardandosi intorno in cerca di ciò che li aveva attaccati.

Theron aveva sfoderato i suoi pugnali, mettendosi tra Huwen e l’animale, ma Duncan era già partito all’attacco, infilando la sua spada nel costato della belva, che, dopo un momento, si accasciò al suolo con un guaito soffocato.

«La Corruzione si sta diffondendo.» osservò Duncan, estraendo la lama, sporca di sangue nero, dalla carcassa. Sembrava essere un lupo, ma in alcune parti la sua pelliccia era caduta, rivelando la carne marcescente, mentre dalla schiena uscivano degli spuntoni d’osso, insanguinati. Assomigliava molto all’orso che aveva attaccato lui, Tamlen e…

«Theron!» voltandosi verso l’elfo, vide che si era nuovamente seduto sulla roccia, togliendosi il bracciale e rivelando il morso.

Elmer si era già messo all’opera, curando la ferita, mentre il Dalish stava esaminando la sua armatura: nonostante fosse bucata in vari punti, sembrava aver bloccato la maggior parte dei denti, così che solo i canini erano riusciti a giungere fino alla carne, e anche in quel caso la ferita non sembrava essere grave. Non di meno, il bracciale ormai era da buttare.

«Per fortuna non ha preso te.» commentò Duncan, pulendo la sua arma e rinfoderandola «Theron è già affetto dal Flagello, ma tu saresti stato infettato da quell’animale.»

Un brivido percorse la sua schiena al pensiero. Non era sicuro che avrebbe potuto sopportare il dolore della malattia come faceva Theron «Già, per fortuna.» ringraziando il Creatore per aver evitato quella sorte, si rivolse a Theron «Grazie.»

L’elfo sorrise «Tu avresti fatto lo stesso per me.»

Seppur sorridendo a sua volta, il ragazzo non poté fare a meno di sentirsi in colpa. Sapeva che non era vero. Avrebbe lasciato che la belva attaccasse, al massimo avrebbe protetto Theron con un campo di forza, ma non avrebbe rischiato di ferirsi per proteggerlo.

Una volta che il braccio di Theron fu risanato, il gruppo ricominciò il suo cammino.

«Finalmente Theron sembra aver ritrovato un po’ d’allegria.» sentì Duncan dire, dopo un po’ «Ben fatto.»

Incuriosito, l’eretico lo guardò con la coda dell’occhio, «Cosa vi fa pensare che sia stata opera mia?»

«Beh, non sono io quello che lo ha consolato davanti al fuoco.»

Stavolta Huwen si voltò completamente «Come fate a saperlo?» Duncan semplicemente sorrise, irritando leggermente il giovane «E perché non siete intervenuto per aiutare?»

«Non ho ritenuto fosse necessario. Sembrava te la stessi cavando bene.» col capo accennò verso Theron «E a giudicare da ciò che ho visto, direi che avevo ragione.»

Huwen rivolse il suo sguardo a Theron, impegnato a chiacchierare con Elmer davanti loro due. Duncan non aveva torto: dopo la prima notte, l’elfo aveva iniziato ad essere un po’ più aperto con il resto del gruppo, raccontando storie del suo clan, facendo domande a Elmer e Duncan riguardo il Circolo e i Custodi, rispondendo alle domande che ogni tanto Elmer gli faceva riguardo alle tradizioni Dalish… quella mattina aveva addirittura fatto una battuta. Vero, ogni tanto non riusciva a nascondere quanto gli mancasse il clan, ma quei momenti si erano fatti più rari. Solo gli incubi continuavano imperterriti. Dopo la prima notte, Huwen aveva scoperto che lanciare un incantesimo di sonno sull’elfo lo faceva agitare meno. Ancora non era completamente guarito, ma se non altro ora il Dalish sembrava intenzionato a guardare avanti. Si sentiva fiero che in parte fosse merito suo se Theron stava migliorando, ma c’era sempre un senso di colpa nello sfondo dei suoi pensieri: Theron lo vedeva come un amico, e lui se ne stava approfittando.

“Ah, ma che me ne importa se quello vuole illudersi che siamo amici?” pensò “Meglio per me, no?”

La voce di Duncan lo risvegliò dalla sua riflessione «Siamo arrivati.»

Abbandonando la Gran Via Imperiale, su cui tanto non avrebbero potuto proseguire visto che era crollata, Huwen osservò il paesaggio: un gigantesco mulino a vento si innalzava in mezzo ai campi coltivati, proiettando la sua ombra sulla palizzata in legno che circondava i pochi edifici che formavano il villaggio di Lothering.

«Ci fermeremo qui per la notte.» disse il Custode, quando giunsero all’ingresso del paesino «Io e Theron andremo a prendere delle stanze alla locanda. Non allontanatevi dal villaggio, nel caso fosse necessario partire immediatamente.»

«Naturalmente.» rispose sorridendo Huwen, e, quando Duncan e Theron sparirono nella folla, si incamminò verso le colline vicine a Lothering.

«Dove pensi di andare?»

“Ah, mi ero scordato che c’era anche lui…” pensò il ragazzo, alzando lo sguardo al cielo, e non preoccupandosi di nascondere la sua irritazione mentre si voltava verso Elmer «A cercare delle radici elfiche. Abbiamo quasi finito gli unguenti, sarebbe saggio procurarcene un po’.»

«Sarebbe saggio non andarsene in giro dopo il tramonto.» replicò il moro, incrociando le braccia al petto «E poi hai sentito Duncan: dobbiamo rimanere nelle vicinanze.»

«Se ti fa sentire meglio, puoi venire con me.» “Così sarò sicuro che non andrai a spifferare tutto a Duncan.”

Elmer lo guardò incredulo «Come scusa? Perché dovrei rischiare di mettermi nei guai venendo con te?»

Il ragazzo sollevò le spalle «Pensavo ti andasse di infrangere qualche regola, dopo il tuo aiuto con l’evasione di Jowan.» sorrise sotto i baffi quando vide l’espressione del moro inasprirsi al ricordo «Ma a quanto pare non sei diverso dalle altre pecorelle della Chiesa. Peccato.» Voltandosi, il ragazzo riprese il suo cammino, sentendo poco dopo i passi di Elmer dietro di lui «Allora ce l’hai una spina dorsale.» disse, senza voltarsi.

Il mago sbuffò indignato «Voglio assicurarmi che tu non ci faccia brutti scherzi.»

«Non ti fidi di me, eh?» domandò divertito.

«Decisamente no.» rispose il moro, poi vi fu il silenzio fino alla cima di una delle colline, quando Elmer si decise a parlare nuovamente «Perché stai venendo ad Ostagar? Non posso credere che Duncan ti permetterebbe di diventare un Custode Grigio.»

«Ci ha provato.» rispose il ragazzo, sorridendo innocentemente «Ma a me non piace ricevere ordini come un cagnolino, quindi…»

Il pugno di pietra che lo colpì fu inaspettato, e lo fece finire con la faccia nel terreno. Prima che potesse alzarsi e rispondere all’attacco, una freccia si conficcò nel terreno tra i due, e quattro uomini armati uscirono dagli alberi, accompagnati da due mabari.

«Dateci tutto quello che avete!» urlò il più grande del gruppo, l’unico che, anziché da un’armatura di pelle, era completamente coperto da un’armatura in maglia d’acciaio.

«Ti rendi conto che siamo due maghi, vero?» domandò innervosito Huwen.

«Hah! Non ci fate paura.» rispose il bandito «Siete solo in due, mentre noi siamo se-» la fine della frase venne oscurata dal fragore di un lampo che colpì l’uomo dritto sul petto, facendolo cadere a terra morto, mentre altre due scariche partirono dal punto d’impatto, colpendo i mabari e stordendoli.

I banditi rimasti osservarono terrorizzati il cadavere del loro capo, mentre Huwen per un momento osservò stupito Elmer, per poi voltarsi, ghignando, verso i banditi «Allora, qualcun altro vuole provare?»

Non dovettero farselo ripetere: i tre uomini scapparono urlando, e, una volta ripresisi, i mabari li seguirono, mugolando mentre sparivano nella vegetazione da dove erano sbucati fuori.

Appena rimasero soli, il ragazzo si concesse una risata «Devo ammetterlo, sei stato abbastanza forte con quel fulmine.»

«Grazie.» rispose freddo il moro, mentre Huwen iniziò a perquisire il cadavere «Adesso ti sei convinto a restare vicino al villaggio?»

«Ok, ok…» l’eretico tagliò la cordicella che legava un sacchetto di monete alla vita dell’uomo, per poi rialzarsi «Ma poi non venire a lamentarti da me se vieni ferito e non abbiamo più unguenti per curarti.» Detto questo, i due maghi si incamminarono per tornare al villaggio.

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Capitolo 11
*** - ***


Huwen camminava in silenzio per le sale della torre del Circolo, il pavimento intorno a lui circondato dai cadaveri fumanti dei templari. «Devono soffrire.» ringhiò una voce nella sua testa, e intorno a lui iniziarono a innalzarsi delle fiamme «Devono pagare per ciò che ti hanno fatto.».

 

In un istante, di fronte a lui tornarono i ricordi di quel giorno: sua madre che cadeva a terra con una freccia nel petto, i mabari che li inseguivano, le urla dei templari, e soprattutto lo sguardo di suo padre, completamente consumato dall’odio, l’umanità sparita già prima che il suo corpo prendesse fuoco e venisse distorto in quella forma mostruosa.

 

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, il suo battito accelerato dalla rabbia che provava nel ricordare del giorno in cui la sua vita fu stravolta, e dal desiderio di lasciarsi andare e ottenere la possibilità di ripagare quei bastardi.

 

Sospirò. Non era stupido: si aspettava che andare in mezzo ai templari sarebbe stato un invito per ogni demone dell’ira a convincerlo a vendicarsi, e si era preparato di conseguenza, ma i continui assalti stavano cominciando a stancarlo.

 

Gli ci volle qualche minuto per calmarsi, guardandosi intorno nella stanza che si era ritrovato a condividere con Theron. Duncan aveva, giustamente, ritenuto saggio non far dormire insieme Huwen e Elmer, sostenendo che avrebbe preferito non trovare il cadavere di uno dei due. Facendo respiri profondi, il ragazzo si distrasse dalle sue emozioni concentrandosi sugli oggetti sparsi per la camera, sulla corazza di Theron ordinatamente riposta su uno sgabello, sulla sua veste molto più sciattamente gettata su un mobile, sulla fiamma morente della candela accanto al loro letto, finché sentì dei colpi che venivano dalla porta. Provando ad alzarsi, si trovò bloccato da qualcosa intorno al suo petto, e, controllando, vide che Theron, ancora addormentato, lo stava abbracciando, e non sembrava disposto a lasciarlo andare.

 

Ignorando il calore che iniziava a sentire sul suo volto, l’eretico lentamente si liberò dalla presa dell’elfo, facendo attenzione a non svegliarlo, per poi andare alla porta, sbirciando fuori e ritrovandosi di fronte Elmer. «Era ora.» esclamò infastidito il moro «Sbrigatevi a scendere, partiamo tra poco.» detto questo, raggiunse le scale, sparendo verso il piano inferiore.

 

Sbuffando, il ragazzo si avvicinò al letto, scuotendo leggermente Theron. L’elfo si svegliò sbadigliando: nonostante la notte di sonno, non sembrava molto più riposato di quando erano andati a dormire. Nonostante questo, sorrise mentre si alzava.

 

«Elmer ci ha detto di scendere.» gli disse bruscamente Huwen, ancora infastidito dall’incubo che aveva avuto, per poi rivestirsi, trattenendo una smorfia nel rimettere la veste porca dopo essersi ripulito la sera prima. Appena raggiungevano un fiume, si doveva ricordare di lavarla. Nel mentre Theron, dopo essersi stiracchiato, iniziò a rimettersi indosso la sua corazza. Di nascosto, Huwen si concesse una sbirciata veloce. In tutto il viaggio, ogni volta avevano dormito sempre pronti a difendersi da un possibile attacco, quindi non aveva mai avuto modo di osservarlo senza la sua armatura. Doveva ammetterlo: era anche abbastanza carino, con quel fisico slanciato, la muscolatura definita e quelle erano delle cicatrici? Chissà come se le era fatte…

 

Huwen riportò immediatamente lo sguardo di fronte a sé, uscendo rapidamente dalla stanza. Poteva sentire nuovamente il calore sulle sue guance e, sbuffando, si coprì il volto con una mano. «Una volta che tutto questo è finito, alla prima città che trovo devo passare da un bordello.» mormorò esasperato, incamminandosi verso le scale.

 

Le aveva ormai raggiunte, quando sentì nuovamente la voce di Theron «Ehi, va tutto bene?»

 

Dopo un momento di silenzio, il ragazzo rispose, osservandolo da sopra una spalla «Sì, ho solo avuto un incubo.»

 

«Oh. Mi dispiace…» l’elfo gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla «Ne vuoi parlare?»

 

«Non ce n’è bisogno. Ora andiamo, ci stanno aspettando.» iniziando a scendere le scale, l’eretico si accorse che Theron non lo stava seguendo e si voltò verso di lui «Allora, cosa aspetti?»

 

«Sei sicuro che vada tutto bene?» domandò preoccupato.

 

Resistendo il desiderio di alzare lo sguardo al cielo, Huwen annuì «Te l’ho già detto. Ora vogliamo andare o preferisci che partano senza di noi?»

 

Quello finalmente convinse il Dalish a muoversi, raggiungendo il ragazzo. Una volta raggiunto il piano inferiore, trovarono Duncan impegnato a parlare con il locandiere, mentre Elmer era seduto ad un tavolo.

 

«Finalmente.» esclamò il moro quando il ragazzo si andò a sedere, ma senza smettere di osservalo.

 

«So di essere attraente, ma potresti anche smetterla di fissarmi.» disse, ridacchiando nel vedere l’espressione indignata di Elmer.

 

«Mi stavo solo chiedendo perché indossi quella veste sudicia.»

 

«Perché è l’unico abito che ho?»

 

«Allora perché non ne compri una nuova con il denaro che hai preso ieri sera?»

 

«Mi perdonerai se preferisco comprare qualcosa di utile, come, non so, gli ingredienti che mi mancano per gli unguenti.»

 

Il moro incrociò le braccia al petto, sollevando le spalle «Come vuoi, ma non starmi vicino.»

 

«Non ne avevo intenzione.» Dopo di questo, i due maghi rimasero in silenzio fino al ritorno di Duncan.

 

«Bene, possiamo partire.» disse il Custode «Non è presto come speravo, ma dovremmo comunque arrivare ad Ostagar per il giorno previsto.»

 

«Ho il tempo di comprare delle scorte?» domandò l’eretico, rialzandosi, ma Duncan scuoté il capo.

 

«Abbiamo già abbastanza ritardo, meglio evitare di accumularne altro.»

 

«Ma sarà al massimo dieci min-»

 

«Dobbiamo andare.» lo interruppe il custode con tono autoritario.

 

Sospirando sconfitto, il mago annuì, e, dopo aver controllato di aver preso tutto, il gruppo uscì dal villaggio e riprese il cammino sulla Gran Via Imperiale. Il sole stava ancora sorgendo all’orizzonte, parzialmente coperto dalle colline, e la frescura notturna era ancora presente nell’aria, rendendo la camminata persino piacevole. Nonostante questo, Huwen si sentiva ancora a disagio, soprattutto vedendo Theron, di nuovo a parlare con Elmer. Sapeva che in parte era merito suo, ma vederlo riuscire ad andare avanti dopo quello che aveva passato, mentre lui ancora subiva gli effetti di quella sua fottuta decisione… non poteva negare che osservarlo lo rendeva un po’ invidioso. E poi c’era quello che era successo quella mattina: dopo quattro anni passati vivendo nella foresta aveva il sonno leggero, in modo da poter reagire velocemente ad un attacco a sorpresa da parte di belve o templari. Eppure, nonostante il minimo tocco sarebbe normalmente finito con una palla di fuoco diretta a chiunque lo avesse svegliato, non si era accorto che Theron lo aveva abbracciato… I suoi pensieri vennero interrotti, in modo abbastanza brusco, quando sentì un dolore lancinante al fianco.

 

«Huwen!» urlò l’elfo, correndogli incontro, mentre lui cadeva in ginocchio, reggendosi il fianco ferito.

 

«Idiota!» sbottò una voce da in mezzo agli alberi «Hai preso quello sbagliato!»

 

«Che importa? È comunque uno dei due che ha ucciso il capo. Ora prendete l’altro!»

 

Dalla vegetazione spuntarono una decina di banditi, accompagnati da almeno cinque mabari.

 

«Non imparate mai, vero?» domandò seccato Elmer, afferrando il suo bastone, mentre sia Duncan che Theron sfoderarono le loro armi.

 

Prima che la maggior parte dei banditi potessero partire all’attacco, il moro creò un glifo in mezzo a loro, e Huwen, riconoscendo il simbolo della paralisi, combatté il dolore che provava, evocando un secondo glifo, il quale, entrando in contatto con il primo causò un’esplosione di luce. Quando il bagliore si dissipò, sette dei banditi erano rimasti paralizzati, divenendo facili bersagli per le fiamme lanciate dai due maghi. Intanto Duncan e Theron stavano tenendo a bada i mabari e gli altri banditi: due degli animali erano già a terra, gemendo e perdendo rapidamente sangue dalle loro ferite, e Theron decapitò velocemente un terzo, lasciandosi però scoperto all’attacco di uno dei banditi. Il ragazzo gli voleva urlare di stare attento, ma si sentiva troppo debole, la sua visione stava cominciando a sbiadire. Riuscì solo a vedere il bandito congelarsi e venire distrutto dal pugno di pietra di Elmer, poi perse i sensi.

 

Non aveva idea di quanto tempo passò privo di sensi. Era sicuro che fosse la fine, sentendo l’Oblio strapparlo dal mondo terreno, finché «huwen…» la presa dell’Oblio iniziò a farsi più debole «Huwen.» Aveva sentito questa voce, ma non riusciva a ricordare dove «HUWEN!»

 

Lentamente il ragazzo riaprì gli occhi. La sua visione era ancora distorta, ma stava migliorando velocemente. La prima cosa che notò furono un paio di occhi marroni che lo osservavano, pieni di terrore e, appena notò che l’eretico aveva ripreso coscienza, sollievo. Poco dopo, vide la pelle abbronzata e il tatuaggio sul volto dell’elfo. Subito Theron lo abbracciò, e Huwen fu sicuro che l’umidità che sentiva sulla sua spalla erano lacrime, così come, giudicando dal sorriso parzialmente divertito di Duncan, il suo volto era diventato rosso. Appena il ragazzo fu libero dalla presa del Dalish, provò a rialzarsi, ma si bloccò sentendo nuovamente il dolore al suo fianco.

 

«Fa attenzione.» gli disse preoccupato Theron, facendolo di nuovo appoggiare contro l’albero sotto cui si trovava «La ferita non è ancora guarita del tutto, non sforzarti.»

 

Tentativamente, Huwen osservò il suo fianco: Ovviamente c’era un nuovo strappo nella veste, e il tessuto intorno ad esso era macchiato di sangue. Da quello che poteva vedere la sua ferita era stata coperta da bende, e c’era un forte odore di radice elfica.

 

«Sei fortunato.» disse tranquillamente Elmer, osservando una freccia insanguinata che aveva in mano «Non hanno preso nessun organo vitale con questa, altrimenti non avrei potuto aiutarti.»

 

L’eretico annuì, borbottando un «Grazie.» Da una parte era lieto di essere ancora vivo, dall’altra non gli andava di essere in debito con uno degli animaletti del Circolo.

 

Nuovamente si mosse per alzarsi, e nuovamente Theron lo fece ristendere «Lo capisci che devi riposarti?»

 

«Non devo sforzarmi.» rispose il ragazzo «Camminare, fino a prova contraria, non è uno sforzo.»

 

«Ostagar non va da nessuna parte.» disse l’elfo, ignaro dello sguardo disapprovante di Duncan «Possiamo aspettare che tu ti riprenda.»

 

“Peccato che la tua malattia non voglia farci lo stesso favore” pensò per un momento, ritrovandosi infastidito da questa sua parte che cominciava a preoccuparsi di quello che, a tutti gli effetti, avrebbe dovuto essere nulla più di un ostacolo tra le spade dei templari e la sua testa «La Prole Oscura non aspetterà i nostri comodi. Come ci ha detto Duncan, non dobbiamo avere altri ritardi.»

 

Il Custode annuì, apparentemente compiaciuto, e Theron non poté fare altro che accettare le decisioni degli altri. Quindi, dopo che il ragazzo, ignorando il dolore al fianco, riuscì a rialzarsi, il Dalish gli fece da sostegno mentre il gruppo ricominciava il cammino verso Ostagar.

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Capitolo 12
*** Ostagar ***


Prima di ricominciare, le mie scuse per avervi fatto attendere così tanto. Tra qualche problema con gli studi e un blocco mentale, ci ho messo un bel po' a completare questo capitolo. MA ora che le questioni si sono risolte, conto di far uscire i prossimi capitoli molto più velocemente. 

Bene, detto questo, vi lascio tornare alla storia, buona lettura.


 

Fortunatamente il momento più spaventoso del resto del viaggio fu dover spiegare a Duncan perché i banditi avevano provato ad attaccarli, e così, dopo altri quattro giorni di cammino, il gruppo raggiunse finalmente la sua destinazione.

 

La vista di Ostagar era spettacolare: un mare di tende e stendardi che si estendeva quasi fino ai confini delle selve, e da esso si innalzavano le torri, gli archi, le statue… il Tevinter poteva anche essere la culla di ogni stereotipo usato contro i maghi, ma Huwen non poteva negare che la loro architettura, oltre a essere affascinante, fosse anche piuttosto resistente, se ancora adesso riusciva a ergersi incurante degli attacchi da parte del tempo e dei nemici.

 

«Duncan!»

 

Voltandosi verso quella voce improvvisa, il ragazzo notò tre individui che si avvicinavano al loro gruppo: due di essi indossavano scintillanti armature in silverite, i cui elmi coprivano i loro volti, ma il terzo, la cui armatura dorata era così splendente che sembrava conferirgli un qualche alone aureo, era a capo scoperto, mostrando un volto alquanto giovanile, oltre a lunghi capelli biondi.

 

«Re Cailan. Non mi aspettavo…»

 

«Un benvenuto regale?» lo interruppe il re, apparentemente divertito «Iniziavo a temere vi sareste perso tutto il divertimento.»

 

“Quindi questo sarebbe il re del Ferelden?” si domandò l’eretico, cercando comunque di non dare a vedere il suo scetticismo nelle capacità del regnante. Dopotutto, l’ultima cosa che voleva era essere arrestato per oltraggio alla corona.

 

«Gli altri Custodi mi hanno detto che eri in cerca di reclute.» continuò il re, andando di fronte al resto del gruppo «Immagino siano loro.»

 

«Sì, vostra maestà. Permettetemi di presentar-»

 

«Non c’è bisogno di queste formalità, Duncan. Spargeremo sangue insieme.» lo interruppe, osservandoli col sorriso più idiota che Huwen avesse mai visto «Ehilà, amici miei, posso sapere il vostro nome?»

 

“Ehilà? Sul serio?” Il ragazzo nascose la sua frustrazione con un sorriso che era sicuro non avrebbe convinto nessuno, ma sperava che almeno avrebbero apprezzato il suo sforzo di apparire cordiale «Huwen Picard, Vostra maestà.»

 

«Venite anche voi dalla torre del Circolo?» domandò il re, mantenendo quell’irritante sorriso «Avere un mago in più ci farà certamente comodo durante la battaglia.»

 

Fortunatamente, prima che il ragazzo correggesse, per istinto, il re, un messaggero si intromise nella conversazione «Vostra maestà, notizie da Redcliffe: vostro zio vi manda i suoi saluti, e vi ricorda che le forze di Redcliffe potrebbero arrivare in meno di una settimana.»

 

«Ah! Eamon vuole solo la sua fetta di gloria.» esclamò il re, ridendo, mentre tornava dalle sue guardie «Abbiamo vinto tre battaglie contro questi mostri, e domani non sarà diverso.»

 

«Sembrate molto fiducioso.» osservò Theron.

 

«Anche troppo, secondo alcuni.» rispose, voltandosi verso Duncan «Dico bene, Duncan?»

 

«Vostra maestà, temo che il Flagello non si concluderà tanto velocemente quanto speravate.»

 

«Non sono neanche sicuro che questo sia un vero Flagello.» rispose, quasi tristemente, il re, avvicinandosi al ponte e osservando l’esercito accampato nella valle «Ci sono molti Prole Oscura sul campo di battaglia, ma, purtroppo, non vi è traccia di un Arcidemone.»

 

«Purtroppo?!» Si lasciò sfuggire l’eretico, riprendendo velocemente il contegno, soprattutto perché, ad esclusione del re, tutti si voltarono e lo fissarono immediatamente. Se il re si era accorto del gesto di Huwen, non lo stava dando a vedere. Per evitare altri problemi, il ragazzo preferì non prestare ulteriore attenzione alla conversazione, continuando invece a guardarsi intorno, almeno finché il re non se ne andò.

 

Appena fu sicuro che non potesse essere sentito da orecchie indiscrete, l’eretico si rivolse a Duncan «Ok, quanto sono nei guai?»

 

«Per fortuna il re non sembra essersi offeso al tuo commento.» rispose Duncan, con un tono che, nonostante tutto, sembrava stranamente divertito, mentre camminavano per il ponte.

 

Elmer sollevò le spalle «A me non ha fatto proprio una buona impressione.»

 

«È giovane.» lo difese il Custode.

 

«E incauto, se davvero spera di ritrovarsi ad affrontare un Arcidemone.» rispose il moro.

 

«Per quanto odi ammetterlo, concordo con Elmer. Mi è parso troppo spericolato.» disse Huwen.

 

«Anche questo è vero.» ammise Duncan, annuendo «Tuttavia, vi consiglio di stare più attenti alle vostre parole, qui. Non possiamo rischiare di offendere il re, soprattutto perché è grazie a suo padre che i Custodi Grigi sono potuti tornare nel Ferelden.» Parlando, il gruppo passò di fronte a due tende fortemente protette, per poi fermarsi ad un falò nel mezzo dell’accampamento «Bene, questo è il nostro punto di raccolta. Io devo parlare con gli altri Custodi per i preparativi per l’Unione. Intanto, vorrei che voi andaste a cercare Alistair, il nostro membro più giovane, e le altre due reclute. Rincontriamoci qui tra mezz’ora. E mi raccomando,» osservò severamente Huwen «non mettetevi nei guai.» detto questo si diresse ad una tenda lì vicino.

 

Ci fu un momento di silenzio, prima che Elmer parlasse «Beh, lo avete sentito. Cerchiamoli.» detto questo andò da una guardia, cominciando a chiedere informazioni. Theron, invece, si avvicinò a quello che doveva essere il canile dell’accampamento, visto il continuo abbaiare, e si affacciò ad uno dei recinti.

 

«Non credo che quella sia una delle reclute.» disse scherzosamente il ragazzo, raggiungendolo, prima di notare lo sguardo preoccupato dell’elfo «Va tutto bene?»

 

«Sta soffrendo.» disse Theron, continuando ad osservare il cane dentro il recinto, per poi voltarsi ad un uomo lì vicino «Che cos’ha?»

 

«Purtroppo, il gruppo di questo mabari è stato attaccato dalla Prole Oscura mentre esploravano le Selve. Il suo padrone è stato ucciso e lui ha bevuto il sangue della Prole Oscura, ammalandosi. Abbiamo provato a mettergli una museruola per provare a curarlo, ma è agitato, e cerca di mordere chiunque si avvicini.»

 

«Posso provare io a mettergliela.» esclamò il Dalish.

 

«Vuoi farti mordere?» domandò scettico Huwen.

 

«Quel mabari sta soffrendo. Non possiamo lasciarlo così.»

 

«Non è compito nostro curarlo. Lascia che se ne occupi chi di dovere.» protestò il castano, ma Theron lo ignorò, voltandosi verso l’uomo, che annuì e gli diede la museruola, aprendogli poi il cancello del recinto. «Io ti ho avvisato.» esclamò esasperato il mago, aspettando il momento in cui il mabari avrebbe attaccato Theron e sarebbero dovuti intervenire per fermarlo. Invece, il cane e l’elfo si guardarono per qualche momento, prima che Theron si abbassasse, infilandogli la museruola. Anche se ringhiò debolmente, l’animale non si oppose, uggiolando pietosamente quando la museruola fu serrata.

 

Sorridendo vittorioso, l’elfo uscì dal recinto, subito voltandosi verso Huwen «Visto?»

 

Il ragazzo sbuffò, distogliendo lo sguardo, e Theron ridacchiò leggermente.

 

«Ora potremo medicarlo. Grazie.» disse il maestro del canile «Sentite, vi ho visto arrivare con i Custodi Grigi. Dovrete andare nelle selve?»

 

«Forse, perché?»

 

«C’è un fiore che cresce nelle selve, bianco con un centro rosso. Se lo avessi, potrei usarlo per preparare una cura per il mabari, ma i soldati non possono accedere alle selve senza permesso.»

 

«E voi volete che ve lo portiamo.» disse Huwen, percependo la possibilità di guadagnar qualcosa, e sorrise leggermente quando l’uomo annuì «Molto bene, terremo gli occhi aperti per quel fiore. C’è un luogo specifico in cui possiamo cercare?»

 

«Cresce principalmente sui tronchi marcescenti.» rispose, accennando un sorriso «Grazie, signori. Grazie a voi potremmo essere in grado di salv-»

 

«Certo. Beh, dobbiamo raggiungere il nostro compagno.» lo interruppe Huwen, prendendo un braccio di Theron «Buona giornata.» detto questo si allontanò, portandosi dietro l’elfo.

 

«Sapevo che in fondo ti importava di aiutarlo.» disse sorridendo l’elfo, una volta che si riprese dallo strattone.

 

«Beh, ho un buon motivo per farmelo importare.» gli rispose, ghignando al prospetto di un guadagno, non accorgendosi del rossore che tinse il volto di Theron e lo sbuffo infastidito di Elmer.

 

«So dove è Alistair, andiamo.»

 

Seguendo le indicazioni, il gruppo raggiunse una delle rovine, ritrovandosi ad assistere alla discussione tra un mago ed un uomo in una corazza a scaglie di ferro. Non sapeva perché, ma Huwen iniziò a sentirsi a disagio avvicinandosi ai due, un disagio che aumentò quando il mago se ne andò, lasciando il gruppo con il biondo. Non preoccupandosi delle parole dell’uomo, l’eretico lo esaminò attentamente: c’era qualcosa in lui che lo infastidiva, una sensazione che era certo di aver già provato, ma non riusciva a capire quando.

 

«Aspettate, so chi siete. Voi siete le nuove reclute di Duncan, giusto? Dal Circolo dei Magi e i Dalish.» affermò a un certo punto l'uomo, colpendosi la fronte con il palmo della sua mano «Le mie scuse, avrei dovuto riconoscervi subito.»

 

Elmer lo osservò, incuriosito «Come avreste fatto a riconoscerci?»

 

«Duncan aveva mandato delle lettere per avvisarci. Ha parlato piuttosto bene di voi.»

 

«Davvero?» Theron sembrava un po' lusingato dalla notizia.

 

Il biondo annuì «Permettetemi di presentarmi: sono Alistair, il nuovo Custode Grigio. Anche se penso lo sapeste già... Come membro più giovane dei Custodi, vi-»

 

«Perché stavate litigando con quel mago?» lo interruppe Huwen, guardandolo con sospetto mentre cercava di ricordare dove avesse già provato quella sensazione spiacevole.

 

«Con il mago? Beh, il Circolo è qui per ordini del re, e alla Chiesa questo non piace affatto. Adorano mostrare ai maghi quanto non siano i benvenuti.»

 

“Non solo qui.” disse tra sé e sé l'eretico.

 

«Il che mi mette in una posizione abbastanza scomoda. Un tempo ero un templare.»

 

In un istante Huwen ricordò dove si era già sentito così: La torre del Circolo. Non era altrettanto forte, ma che fosse lo stesso malessere che aveva avvertito attraversando quel portone era ormai innegabile nella sua mente.

 

«Quindi eravate un cacciatore di maghi?» chiunque li stesse ascoltando non avrebbe potuto evitare di percepire il fiele che improvvisamente si era manifestato nella voce del ragazzo, il quale, dal semplice sospetto, stava osservando quasi con odio il biondo di fronte a sé. I suoi due compagni si voltarono a guardarlo, Theron preoccupato, Elmer con uno sguardo di rimprovero, ma Huwen non prestò loro attenzione, concentrandosi invece a fulminare con lo sguardo Alistair.

 

Il giovane Custode si contorse leggermente, un po' a disagio sotto lo sguardo avvelenato del castano «Beh... non che i Templari facciano solo quello, ma sì. La Chiesa mi ha cresciuto finché Duncan mi ha reclutato, sei mesi fa.»

 

«Sei mesi? Siete davvero un Custode da poco.» commentò Theron.

 

«Già.» il templare si portò una mano dietro il capo, grattandosi la nuca «Probabilmente la Venerata Madre voleva insultarlo, mandandomi, e lui lo ha capito.»

 

«Ma non mi dire...» disse sottovoce, quasi sibilando, l'eretico.

 

Elmer roteò gli occhi «Vi prego di ignorare il mio compagno. E' un po' una testa calda.» il mago ricevette un'occhiataccia simile a quella che Huwen stava riservando a Alistair, ma lo ignorò.

 

«Ad ogni modo...» riprese dopo un secondo di silenzio Theron «penso dovremmo tornare da Duncan ora, no?»

 

«Oh, giusto.» rispose subito il biondo «Andiamo.» A quelle parole, il gruppo lasciò le rovine, con Elmer impegnato a parlare con Alistair dei Prole Oscura, mentre Theron camminava accanto a Huwen.

 

«Aspettate, non dovevamo trovare anche le altre due reclute?» se ne uscì durante il tragitto il Dalish, facendo fermare il gruppo «Penso che dovremmo andare a cercarli.»

 

«Buona idea.» rispose Elmer «C’è solo un problema: tu hai idea di chi siano?»

 

«Beh, potremmo chiedere a Alistair.»

 

Il biondo rifletté per un momento «L’ultima volta che ho parlato con Ser Jory, voleva andare a chiedere la benedizione del Creatore.» detto questo, indicò un uomo vicino al quartiermastro, impegnato a corteggiare (in maniera abbastanza fastidiosa, secondo Huwen) una soldatessa «E quell'uomo è Daveth.»

 

Il gruppo si avvicinò ai due «Salute, Daveth.» disse Alistair, attirando la loro attenzione.

 

«Uh? Oh, salve, Alistair.» non appena l'uomo si voltò a osservare il gruppo, la soldatessa si dileguò, e Daveth si accorse degli altri tre «Loro sono le ultime reclute? Io e messer cavaliere stavamo facendo una scommessa su chi sarebbe stato l'ultimo a unirsi.» l'uomo ridacchiò «Personalmente, speravo sarebbe stata qualche bellezza bionda dalla pessima vista.»

 

«E' un vero dispiacere deludervi.» commentò, con un certo sarcasmo, Elmer, e Daveth sollevò le spalle.

 

«Beh, inutile lamentarsi ora. Comunque, cosa vi serve, Alistair?»

 

«Duncan ha chiesto la presenza vostra e di Ser Jory.»

 

«Riguarda il rituale?» Alistair annuì «Finalmente. Stavo iniziando a pensare ve lo stesse inventando solo per noi. Vi aspetterò al falò nel centro dell'accampamento.» Con questo, Daveth si allontanò.

 

«Beh, uno di loro lo abbiamo recuperato.» disse Theron «Avevate detto che Ser Jory era andato a chiedere una benedizione?»

 

Il templare annuì, incamminandosi verso una zona rialzata dell’accampamento, situata accanto alla rovina principale. Sotto l’ombra di una statua una sacerdotessa stava benedicendo un gruppo di soldati, e Alistair indicò uno degli uomini inginocchiati «Quello è Ser Jory.»

 

«Bene, voi andate a chiamarlo, io vi aspetto qui.» disse l’eretico, andando a appoggiarsi a una colonna, notando che Theron si era similmente allontanato. Il moro, invece, non ci fece caso, dirigendosi con Alistair verso i soldati e cominciando a parlare con Ser Jory. Aspettandoli, Huwen si mise a guardare la zona: dietro la statua si vedeva una palizzata, con un cancello che si apriva su un'altra schiera di tende, probabilmente dove dormivano la maggior parte dei soldati, e un'altra tenda si ergeva tra la palizzata e le rovine. Dal lato opposto a lui, vicino ai canili, dei soldati feriti erano sdraiati su delle brande, mentre due infermiere si occupavano di loro.

 

Non ci volle molto prima che Alistair e Elmer tornassero, accompagnati da Ser Jory, e il gruppo si diresse immediatamente al falò, dove Duncan li stava già aspettando, affiancato da Daveth.

 

«Vedo che avete trovato Alistair e le altre reclute» li accolse «Bene, presumo siate pronti a preparare il necessario per l'Unione.» si voltò verso Alistair, guardandolo con leggero disappunto «Assumendo, ovviamente, che abbiate finito di irritare i maghi, Alistair.»

 

«Che vi posso dire? La Venerata Madre mi ha preso di sorpresa. Ha un modo di sfruttare i sensi di colpa molto efficace.» si difese il biondo.

 

«Vi ha costretta lei ad insultare il mago? Non possiamo permetterci di inimicarci nessuno, Alistair. Dobbiamo evitare di fornire munizioni contro di noi.» lo rimproverò severo, al che il templare abbassò il capo.

 

«Avete ragione, Duncan. Mi dispiace.»

 

Huwen dovette compiere uno sforzo immane per trattenersi dallo sghignazzare al rimprovero di Duncan, ma non riuscì a trattenere il ghigno soddisfatto che apparve sul suo volto.

 

«Molto bene, visto che siete tutti qui possiamo iniziare.» si rivolse a Huwen «Devo chiederti di allontanarti, per ora. Quello di cui sto per discutere con loro è un segreto solo per i Custodi.»

 

Annuendo, il castano si allontanò dal falò, osservandosi intorno. Dopo un momento speso a pensare su dove recarsi, decise di andare dal quartiermastro dell'accampamento. “Magari troverò qualche unguento, visto che la scorta sta finendo.” pensò, prendendo dalla sua cinta il sacchetto che aveva preso dai banditi a Lothering, il cui pesante contenuto tintinnava con ogni passo.

 

Una ventina di minuti dopo, l'eretico stava tornando al falò con la bisaccia pesante di unguenti e pozioni di Lyrium. Abbastanza per durargli una settimana di incidenti nelle Selve, una volta che avesse finito qui. Quando arrivò al falò, lo fece giusto in tempo per vedere le reclute, Theron e Alistair allontanarsi insieme.

 

«Devo andare con loro?» domandò, osservandoli andare via.

 

 «No. Questa è la loro prova. Dovresti essere una recluta per andare insieme a loro.»

 

 «Hm... posso comunque andare nelle Selve? Ho un accordo col maestro del canile, e mi sarebbe utile farmi una prima impressione per orientarmi quando non vi servirà più il mio aiuto.»

 

 Duncan pensò per qualche momento, mentre Huwen lo osservava, sperando in un sì, e sorridendo quando finalmente il Custode annuì «Molto bene, ma mi aspetto che tu non interferisca con la loro iniziazione. Alistair me lo riferirà, in caso contrario. E cerca di tornare qui prima del tramonto.»

 

 «Va bene.» con queste parole, il ragazzo si diresse a sua volta verso l'ingresso delle Selve. Magari sarebbe riuscito a raggiungere Theron e gli altri.

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