You're in my mind... You're in my hearth

di diamond286
(/viewuser.php?uid=985013)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questa che sto per raccontarvi non è la solita storia di due ragazzi che stando insieme e vivendo a stretto contatto in casa, si innamorano perdutamente l'uno dell'altro, o almeno non è solo quello... le cose non sono andate esattamente come tutti si aspettano, si sono evolute in modo complicato, ci sono stati ostacoli che non tutti avrebbero il coraggio di affrontare forse perché a volte fanno troppa paura per riuscire a superarli. Questa è la storia di una ragazza cresciuta troppo in fretta a causa della cattiveria della gente, ha costruito uno scudo per difendersi da quelle persone che vogliono il suo male, che non vedono l'ora di vedere una sua lacrima cadere. Così facendo però ha allontanato anche tutti quelli che avrebbero solo voluto aiutarla e proteggerla, si è isolata da tutto e tutti non avendo più un briciolo di fiducia nel mondo e in quelli che lo abitano. Questa è la storia di un ragazzo, che ha dovuto affrontare la vita senza l'affetto dei suoi genitori, che non ha conosciuto il calore di un abbraccio, l'amore che si trasmette attraverso una semplice carezza sulla guancia o un piccolo bacio sulla fronte... un ragazzo che crescendo si è fatto trascinare da una cerchia di amici che compiono azioni che lo porteranno quasi sull'orlo del baratro, che con il tempo ha acquisito delle abitudini sbagliate e dei modi di fare che spesso gli fanno commettere degli errori. Tutto questo era iniziato per attirare l'attenzione che gli era stata negata fin da bambino, ma che con il passare del tempo continuò per puro divertimento, poiché quella piccola dose di pericolo, anche se insignificante, lo aiutava ad allontanare tutte le falsità che aveva intorno ogni giorno. Questa storia parla di due ragazzi che aiutandosi a vicenda hanno saputo riempire le carenze dell'uno e dell'altro con affetto e dolcezza, che hanno fatto sparire incubi e fantasmi del passato riportando speranza e felicità, due ragazzi che pur sapendo quali fossero le loro imperfezioni hanno accettato di vivere un amore che li avrebbe portati alla salvezza... questa è la nostra storia e per parlarvene, per farvi capire come avvenne tutto, dobbiamo cominciare a raccontarvela dal principio, dall'inizio di tutti i nostri problemi.

Quando lo vidi per la prima volta, quando all'inizio di questa avventura scorsi i suoi occhi capì immediatamente che in quel ragazzo c'era qualcosa di nascosto, qualcosa di non detto che lo rendeva speciale. Ma a quel tempo ero troppo chiusa nel mio dolore per capire che di lui avrei potuto fidarmi poiché mi capiva meglio di chiunque altro. Non credevo che in questo mondo ci fossero persone simili, forse perché pensavo che il mio dolore fosse unico, non lo so... ancora a distanza di anni non riesco a spiegarmelo. Eppure inconsapevolmente da quel giorno qualcosa nella vita cambiò. Mi ricordo che stavo tornando a casa avvolta dall'enorme cappuccio della mia felpa, lasciavo che la pioggia mi bagnasse i vestiti, sentivo freddo ma nonostante questo continuavo a camminare come se niente fosse. Quando arrivai a casa, anche se definirla casa non è proprio il termine adatto, vidi subito Doris caricare a passo di marcia verso di me, il cipiglio nervoso sul suo volto si vedeva lontano un miglio, a lei non piacevano i miei comportamenti, il mio rimanere distaccata e indifferente ad ogni cosa, per lei era inconcepibile che io mi fossi trasformata in una persona del genere, ma con il tempo ha capito che qualunque parola lei spendesse per rimproverarmi sarebbe stata inutile, parlare con me era come parlare con un muro. Lei si è presa cura di me fin da quando ero bambina forse è l'unica a cui ogni tanto dedico un po' di quell'affetto che mi è rimasto, lei ha visto tutto quello ho dovuto patire, la falsità delle persone che avevo intorno e anche l'indifferenza di mio padre davanti a fatti molto gravi che mi sono accaduti e che hanno segnato la mia vita per sempre, ha visto il mio cambiamento cercando di impedirlo, ed anche se non me lo ha mai confessato, io so che in parte si sente responsabile di esso. Come sempre mi diede degli asciugamani puliti e mi fece entrare dentro quella specie di reggia in cui abitavo, di solito dopo questa routine andavo di corsa in camera mia, ma in quel momento venni attratta da qualcosa che non sarebbe dovuto essere li, che scombinava l'intero ordine che quella casa aveva avuto in tutti questi anni. Un ragazzo era seduto sul divano sistemato al centro della sala, la sua posizione era quella del classico fighetto crede di avere il mondo ai suoi piedi con un semplice schiocco di dita, mi scrutava con uno sguardo strano, forse per altre persone questo non avrebbe significato nulla, ma in quel momento dentro di me si insinuò una strana sensazione, era come se attraverso quello sguardo lui stesse cercando di leggermi dentro, di scrutare il mio animo e leggere i miei segreti più profondi e questo mi metteva addosso un grande disagio.
- Lui è Erik, quel ragazzo di cui ti aveva parlato tuo padre prima di partire - 
Sembrava che Doris mi avesse letto nel pensiero poiché aveva risposto a tutte le domande che affollavano la mia mente in un secondo. In effetti ora che ci penso bene mio padre mi aveva parlato di lui e dal minimo che ho ascoltato ho capito che avrebbe vissuto con noi a tempo indeterminato o almeno fino a che i suoi genitori non sarebbero tornati dal viaggio di lavoro che avevano intrapreso. Sentendosi nominato si alzò dal divano avvicinandosi a me, in faccia aveva il classico sorrisetto da play boy, quello per cui tutte le donne rimangono affascinate, ma questo con me non funzionava, io ero diversa dalle altre, non mi facevo abbagliare da un sorriso, figuriamo poi se apparteneva ad un ragazzino montato come quello. Una volta che mi fu vicino mi porse la mano, ora tutti si aspettano che io gli e la stringa e mi presenti, ma come imparerete presto io faccio esattamente il contrario di ciò che la gente si aspetta, fu proprio per questo che mi incamminai verso le scale che mi avrebbero portato nella mia stanza, lasciandolo li da solo con ancora la mano alzata nel salotto. Distintamente sentì la voce di Doris che gli porgeva le sue scuse da parte mia, ma non ci badai più di tanto, raggiunsi la mia camera e aprì la porta del bagno interno ad essa, mi tolsi i vestiti fradici e quando la vasca fu colma entrai immergendomi nel suo colare, sospirai, il gelo che aveva avvolto la mia pelle a causa della pioggia stava cominciando ad andarsene. Questa era una delle poche cose che io adoravo, il calore dell'acqua che avvolgeva il mio corpo mi rilassava, era una di quelle rare volte in cui dimenticavo tutto quello che avevo intorno compresi i problemi che mi affliggevano. Quando uscii, mi avvolsi nel mio accappatoio ed entrai in camera prendendo dell'intimo e degli abiti puliti cambiandomi, guardai l'orario, il mio orologio segnava le quattro "forse è ora di mettersi a studiare", così presi i libri e a malavoglia cominciai a fare la marea di esercizi per il giorno dopo. Quando finì di studiare, mi accorsi che si erano fatte le 20.00 e feci appena in tempo a sgranchirmi un po' le gambe prima di sentir bussare alla porta, quello era il modo di Doris per avvisarmi che la cena era stata servita a tavola. Quando scesi mi ricordai della presenza di quel ragazzo di cui avevo già dimenticato il nome, mi sedetti accanto a lui e cominciai a mangiare, ma ovviamente il silenzio che c'era prima che io arrivassi non poteva durare per sempre poiché dopo qualche minuto sentì un rumore di posate sbattere sul piatto e la sua voce rimbombare per tutta la sala da pranzo

- non capisco quale problema tu abbia con me, voglio capire cosa ti ho fatto... perché quando ci hanno presentati mi hai trattato come un idiota!! -

lo guardai per un minuto, poi poggiai le mie posate e solo dopo essermi pulita la bocca con il tovagliolo, mi girai verso per dargli una risposta, il tutto con calma senza alcuna fretta

- credimi le mie intenzioni non erano quelle di farti sembrare tale -

- allora perché hai fatto quella scenata? -

- perché mi sembra uno sforzo inutile quello di conoscerti, non so chi sei e non mi interessa , potresti andartene da un momento all'altro perciò anche solo sapere come ti chiami mi sembra superfluo, ho visto tante persone a cui mi sono affezionata andarsene via e non tornare più dopo che mi avevano assicurato tutto il contrario, ormai ho imparato a conoscere le persone, siete tutti uguali, prendete in giro chi vi vuole bene, perciò perché affaticarsi ad istaurare un rapporto di amicizia se poi verrà interrotto bruscamente portando inoltre una delusione... mi sembra una perdita di tempo - rimase stupefatto dalla mia risposta, mi guardava sorpreso, non capisco il perché della sua reazione lui mi ha fatto una domanda e gli ho risposto dicendogli ciò che pensavo tutto qui, alla fine quando fini di mangiare, me ne andai direttamente al piano di sopra.

Quando entrai nel mio letto, ripensai a quella breve conversazione, devo ammettere che quel ragazzo è strano, tutta quella furia solo perché l'ho ignorato, da quello che ho capito i genitori sono sempre in viaggio lasciandolo solo la maggior parte delle volte, però guardandolo meglio negli occhi questa volta, ho visto in loro qualcosa di famigliare, il loro colore così simile al mio, spento e opaco, mi fa quasi pensare che anche lui abbia avuto un passato tormentato "ma cosa dico, non è possibile nessuno può capire cosa ho passato... non capisco nemmeno perché sto facendo questi pensieri... sarà per la stanchezza, a volte gioca brutti scherzi, forse è meglio se mi addormento".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Apro gli occhi infastidita dal suono della sveglia, che come ogni mattina con il suo rumore assordante disturba il mio sonno, vorrei tanto scoprire chi è che ha inventato quest'oggetto infernale, il suo rumore è un crimine contro il buon riposo di ogni essere vivente. Presi l'oggetto incriminato e lo buttai sul pavimento, mi sorprendo ancora che funzioni dopo tutte le cadute che ha fatto... beh almeno il silenzio è tornato a regnare in questa camera.
- Alexa... alzati dal letto altrimenti farai tardi a scuola -
Perché ogni mattina è sempre la stessa storia, dopo la sveglia c'è sempre qualcuno che deve rompere le scatole. Con la lentezza di una lumaca mi alzo dal letto, anche perché, se avessi fatto il contrario l'ira di Doris si sarebbe abbattuta su di me, scendo le scale sbadigliando per il sonno, mi siedo in tavola ed inizio a mangiare... non so perché ma c'è qualcosa che non va in questa stanza, mi sento osservata. Alzo lo sguardo e al posto della solita sedia vuota ci sono due gemme color smeraldo che non smettono di fissarmi, mi ero dimenticata completamente della presenza di quello strambo ragazzo, o beh non importa tanto non resterà qui a lungo, abbasso lo sguardo e riprendo a mangiare, ma la sensazione di prima non accenna a diminuire, alzo un altra volta la testa infastidita, lui e sempre li che mi fissa insistentemente, non capisco perché insomma, se vuole una foto gli e la faccio, infondo dura anche di più.
- se continui cosi mi consumi-  gli dissi con tono acido sperando che capisca il significato retorico della frase, ma lui non risponde e continua a fissarmi.
- si può sapere che c'è? mi stai dando fastidio -
Questo ragazzo ha la capacità di far perdere le staffe anche alla ragazza più calma del mondo... ed io di solito sono molto calma, le persone non si accorgono neanche della mia presenza a volte. Sul suo viso compare improvvisamente un sorrisetto di scherno. 
- mi sorprendi... pensavo che mi avresti ignorato come ieri sera - 
- è un po' difficile ignorarti se mi fissi per cinque minuti di seguito senza muovere un muscolo... è inquietante sembri un serial killer che aspetta il momento giusto per mettere in atto il suo piano di uccidere una povera vittima innocente -
- che bellissima considerazione che hai di me... sul serio me ne avevano dette tante ma serial killer è quella più originale -
- mi stai prendendo in giro? -
- no affatto -
sbuffo è riprendo a mangiare, se il buongiorno si vede dal mattino, la giornata potrà solo peggiorare. Mi vesti in fretta, presi lo zaino e me lo misi in spalla, scesi le scale e mi avviai verso la porta 
-  Alexa aspetta -
- cosa c'è Doris? - chiesi con la mano attaccata al pomello.
- dovresti accompagnare Erik, tuo padre lo ha segnato nella tua stessa scuola, ha pensato che così avreste fatto amicizia più in fretta e tu non saresti stata costretta a percorrere da sola quella brutta strada -
- ma davvero... che pensiero gentile, mi sorprende il fatto che abbia pensato così tanto a me -
il mio tono sarcastico si sente a chilometri  di distanza, lo sanno tutti che questa idea non viene da mio padre... e più di tutti lo sa l'artefice di questo... Doris solo a lei poteva venire in mente una cosa del genere, probabilmente avrà espresso le sue preoccupazioni a mio padre e lui avrà acconsentito, in realtà quell'uomo non avrà sentito neanche mezza parola di quello che gli ha detto, ma per farla smettere di parlare avrà acconsentito a tutto, probabilmente se Doris gli chiedesse se può cucinarmi arrosto lui direbbe di si senza neanche pensarci, sarà successo di sicuro questo. Doris sa perfettamente che con me questo teatrino non funziona, eppure continua a far prendere i meriti a mio padre di azioni che mai e  poi mai a lui verrebbero in mente di fare.
- d'accordo... avanti andiamo - aprii la porta e mi avviai per strada, dopo qualche minuto vidi Erik affiancarmi, camminavamo silenziosi l'uno accanto all'altro, mi sorprende il fatto che non abbia ancora spiccicato mezza parola, ma infondo perché rovinare questo bellissimo silenzio a me va benissimo così.
- Perché prima hai parlato con quel tono così sarcastico di tuo padre? - come non detto.
- mi sembrava troppo bello per essere vero -
- cosa? - chiese accigliandosi.
- il fatto che non hai spiccicato parola per bene dieci minuti - dissi sarcasticamente... mi sembra il giorno del sarcasmo oggi, non faccio altro che usare questo tono.
- spiritosa... non sviare la domanda e rispondi -
- sarà una mia scelta quella di rispondere o no alla tua domanda non credi? ed io mi avvalgo della scelta di non rispondere - perché non impara a farsi i fatti suoi non lo sa che chi non si impiccia campa cent'anni.
- come sei acida... ti ho solo fatto una domanda che sarà mai darmi una risposta - adesso comincia proprio a darmi sui nervi
- se io ti chiedessi il vero motivo per il quale tuo padre ti ha mandato da noi tu mi risponderesti? - fece una faccia sorpresa non si aspettava la mia domanda, forse pensava che avessi abboccato alla storia del trasferimento ma non è così... anche mio padre parte spesso per viaggi di lavoro facendomi restare sola in casa con le domestiche ma non per questo mi ha mai fatto trasferire a casa di qualcun altro.
- te l'ho detto mio padre è in viaggio di lavoro - quanto possono essere scemi gli uomini.
- senti... e inutile che continui a ripetermi la cantilena che mi hanno propinato mio padre e Doris... non ci casco, anche il mio parte molto spesso, infatti come puoi vedere in questo momento non è in casa e non so neanche quando tornerà, ma non per questo mi trasferisce a casa di  qualcun altro per la troppa preoccupazione, a maggior ragione se ho 18 anni, penso di essere abbastanza grande e vaccinata per prendermi cura di me stessa da sola a quest'età -
- parla la ragazza che ieri è rientrata bagnata dalla testa ai piedi come un pulcino perché non aveva l'ombrello, e che ha rischiato di prendersi una polmonite -
- i miei comportamenti non ti riguardano... e comunque sia ora sei tu che cerchi di sviare il discorso ma con me non attacca bello mio... non so cosa tu abbia combinato per aver costretto tuo padre a prendere una decisione del genere e non mi interessa, ma se tu non vuoi parlare dei tuoi problemi allora non vedo perché io dovrei parlare dei miei... ora vedi di tenere chiusa la bocca e cammina siamo in ritardo - da quel momento il silenzio regnò sovrano tra di noi, camminavamo a distanza, gli occhi erano puntati sulla strada e non accennavano a spostarsi da li neanche un secondo, fu così che arrivammo a scuola, nel cortile tutti si girarono dalla nostra parte, non tanto per me ma per la persona al mio fianco che aveva attirato soprattutto l'attenzione della popolazione femminile, non che questo mi importi naturalmente... una volta entrati dentro l'edificio però mantenere il silenzio creato fu alquanto difficile.
- In che classe sei? - chiesi cercando di usare un tono meno sgarbato
- 5B -
- perfetto ha pensato proprio a tutto a quanto vedo... seguimi siamo in classe insieme -
ci avviamo tutti e due verso l'aula , incredibile più evito il contatto con questo ragazzo più me lo ritrovo appiccicato è assurdo. Appena entrammo in classe tutti gli occhi furono puntati su di noi... che fastidio odio essere osservata, già è difficile per il cognome che porto se poi ho accanto un ragazzo che ha lo stesso effetto del miele per le api, allora la faccenda si complica. Attraversai il piccolo corridoio tra i banchi per posizionarmi in quello in fondo vicino alla finestra, poso lo zaino e metto la testa sopra al banco preparandomi psicologicamente per l'inizio della lezione, quando però sento qualcuno che occupa il banco affianco al mio mi giro per vedere chi è quell'essere che ha osato fare un azione tanto pericolosa, e chi altro se non lo scocciatore che mi perseguita dall'inizio della giornata.
- posso sapere perché ti sei seduto proprio vicino a me... se non sbaglio molte persone ti stanno facendo capire che il posto affianco a loro sarebbe molto meglio di questo - dissi indicando parecchie ragazze che cercavano di attirare la sua attenzione.
- non mi interessa... a me piace questo posto perciò rimarrò qui -
- sei davvero irritante - dissi alzandomi in piedi per l'entrata della professoressa di storia, una vecchia scorbutica, che cerca di coprire le rughe dell'età ormai avanzata con un copioso strato di fondotinta, come se questo servisse a qualcosa, la rende ancora più mostruosa di quello che è già.
- Ma che si è messa in faccia... sembra il mostro di locness con un quintale di sabbia appiccicata sopra - quel commento sussurrato a bassa voce mi fece scappare un risolino, che per fortuna la vecchia non sentì.
- ogni giorno arriva con quintali di fondotinta spalmato in faccia per nascondere le rughe, non ha ancora capito che questo metodo non serve a niente -
La lezione fu, se possibile ancora più noiosa del solito, il fatto di riuscire a memorizzare molti dati in una volta sola faceva si che potessi anche non ascoltare le lezioni tutte le volte, poiché la maggior parte delle cose che si diceva le avevo già memorizzate, così la giornata andò avanti, Erik non si fece notare per niente, alla ricreazione ha parlato per tutto il tempo con i ragazzi della classe mentre intorno a lui si era creato un cerchio di ragazze che non si accorgevano neanche di avere la bava alla bocca, per le seguenti tre ore di lezione stette in silenzio tranne per alcune battutine sui professori che entravano. Quando uscimmo da scuola ci recammo a casa con passo lento senza alcuna fretta, quando improvvisamente si fermò però mi girai a guardarlo non aveva il solito sguardo pieno di sarcasmo era serio come se stesse pensando a qualcosa che lo turbava.
- scusa - quella frase uscita dalla sua bocca mi stupì ancora di più, non capivo il motivo di ciò.
- esattamente per cosa ti stai scusando? -
- per stamattina... hai ragione non ti posso obbligare a raccontarmi le cose che ti fanno stare male... ma sappi che se avessi bisogno di parlare di qualunque cosa... o se ti dovessi sfogare, puoi venire da me, io ti ascolterei senza pregiudizi - la mia sorpresa era palese, non mi aspettavo un discorso del genere da lui, forse avevo sbagliato a giudicarlo così male.
- Perché mi stai dicendo questo... non mi conosci neanche... sono un estranea -
- e vero non ti conosco... ma riesco a capire quando qualcuno ha passato il mio stesso tormento, perché che tu lo voglia o no noi due siamo più simili di quanto tu creda -
- se lo dici tu... scuse accettate comunque adesso andiamo - fu così che ci avviammo come all'inizio di questa giornata, l'uno al fianco dell'altro a casa, e stato così strano, per la prima volta o fatto la strada in compagnia di qualcun altro e non da sola, ma la cosa più strana è che, anche se non lo ammetterò mai ad alta voce, il fatto di non essere più solo io e la mia solitudine a camminare per quella strada mi piacque più del dovuto.
Note d'autrice
Ciao a tutti, spero che il capitolo che ho pubblicato vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.
​Baci diamond286

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Passò una settimana da quel giorno e le cose tra me e Erik non erano cambiate rispetto al primo giorno in cui ci siamo conosciuti, ognuno faceva quel che gli pareva senza dover dare spiegazioni agli altri, d'altro canto a me questa cosa non mi dispiaceva per niente, infondo era quello che avevo sempre voluto, ma dall'altra parte c'era qualcuno a cui questo non andava bene. Doris vedendo il suo piano andare in fumo cercava in tutti i modi di farci parlare o per lo meno farci stare nella stanza per più di un minuto, ma questo era del tutto inutile perché tra di noi si era instaurato un silenzio che difficilmente si sarebbe sciolto. Questa mattina ho tardato ad uscire, sapedo che se avesse visto prima Eik di me non avrebbe fatto con lui le solite scenate che fa con me, prima o poi dovrò fare quattro chiacchere con quella donna, è diventata troppo opprimente per i miei gusti. Fa più freddo del solito oggi, si vede che si sta avvicinando l'inverno, mi stringo nella mia sciarpa di lana cercando di riscaldarmi, quando arrivo davanti al cancello della scuola alzo lo sguardo scorgendo immediatamente Erik appoggiato ad esso in dolce compagnia, sta dando spettacolo con "Miss oca senza cervello Caroline Ride", la ragazza più popolare della scuola, figlia di una famiglia facoltosa, capo cheerleader e sopratutto la ragazza con il cervello più piccolo del pianeta, anche un asino è più intelligente di lei poverino non sa in che guaio si è cacciato quando si fissa con qualcuno è peggio di una sanguisuga. La cosa che fa più orrore della scena che si svolge davanti ai miei occhi e il fatto che più che baciarlo sembra volergli staccare la faccia. Non resto un minuto di più in questo posto e mi avvio direttamente nella mia classe, almeno li posso stare in pace finchè non suona la campanella. Poggio lo zaino nella sedia accanto a me e metto la testa sopra il banco coprendola con le braccia, avevo visto giusto, Erik è proprio come lo avevo immaginato, se quel giorno avevo pensato che lui potesse essere diverso beh mi sono potuta ricredere subito, tempo neanche due giorni e già si era ambientato perfettamente nel gruppo dei più popolari, quelli che ti sfottono se non sei perfetta o ricca come loro, se non vesti firmato, se non vai alle feste o in discoteca, insomma chiunque non faccia la loro vita. Avrei potuto far parte anche io di quel gruppo tanto agognato da mezza scuola i requisiti li ho tutti, in più sono la figlia dell'uomo più ricco di questa città, nessuno eguaglia il potere che mio padre in questi anni ha acquisito, il problema in tutto ciò e che non sarei stata me stessa se avessi accettato di fare quella vita. Io non sono il tipo di ragazza che pensa solo al trucco, vestiti o a farsi il ragazzo più popolare della scuola, sono più il tipo di ragazza che preferisce leggere un libro piuttosto che andare in discoteca, che preferisce essere quella che è veramente piuttosto che essere falsa davanti alla gente facendosi passare per quella che non è. E proprio per aver rifiutato che all'inizio venni etichettata come "la sfigata", erano cominciate le prese in giro, gli scherzi, l'inferno e sapete com'è io posso avere molta pazienza ma prima o poi quella finisce, fu così che verso metà anno, stanca di tutto quello che stava succedendo mi sono ribellata, e diciamo che il finale non è stato molto piacevole, mi hanno sospesa per una settimana ma almeno hanno capito con chi avevamo a che fare, fortunatamente grazie all'influenza di mio padre ho evitato la bocciatura. Da allora tutti mi temono e nessuno si avvicina, credono che io sia pericolosa a tal punto che anche il solo parlarmi mi farebbe scattare, e diciamocelo non mi dispiace neanche questa di situazione, ritornando al discorso di prima, il bell'imbusto che il primo giorno di scuola aveva fatto tutto il tenerone, non ha perso tempo ad entrare nella giostrina della popolarità, gli hanno offerto il posto e lui se lo è preso come se questo poi nella vita contasse, ogni tanto salta le lezioni o entra in ritardo, la sera va alle feste e torna a notte fonda ubriaco fradicio e Doris poverina si deve rompere le ossa per riportaro in camera sua, come se avesse bisogno di una balia, non è più un bambino, se si fa male amen, impara la lezione. Il suo banco ormai non è più vicino al mio, si è trasferito vicino ai suoi bei compagnucci d'avventura, com'è che aveva detto quel giorno? "non mi interessa... a me questo posto piace quindi resto qui" certo resto qui un corno, ma infondo non me ne frega nulla, lui può fare tutto quello che gli pare e piace senza rendere conto a nessuno figuriamoci a me. Il suono della campanella interrompe i miei pensieri, che palle un altro noiosissimo giorno di scuola, e la prima materia è matematica un vero strazio, la mia posizione non cambia nemmeno quando entra il professore, alzo solo lo sguardo per vedere la sua espressione facciale... ohoh poveri ragazzi oggi ne vedremo delle belle. Comincia a fare un appello e fin qui tutto bene ma il suono della porta che si apre fa interrompere quella noiosa cantilena che si ripete ogni stramaledettissima giornata, indovina indovinello chi è entrato nell'aula dopo un lungo giro panoramico nel bagno?
​- Signor Blackwood, è in ritardo anche oggi, forse lei non ha capito che l'inizio delle lezioni equivale al suono della campanella e che in quel momento la sua regale persona dovrebbe essere seduta nella sedia per aspettare l'arrivo dell'insegnante - il vecchietto si è scaldato.
- Io invece ho capito che dovrebbe fare una sana scopata, sa dal tono di voce acido come un limone capisco che forse sono decenni dall'ultima volta - ed io capisco che questo ragazzo il cervello lo ha perso totalmente, si è praticamente scavato la fossa da solo.
​- Ma come si permette!!! Maleducato che non è altro!!! - attenzione... attenzione... mayday... mayday il vecchio bacucco sta per esplodere, solo allora noto gli occhi della classe su di me, ma possibile che debba sempre intervenire io per calmare le ire scatenate del vecchio ammuffito, a quanto pare da quando ha scoperto che io ero l'unica ad andare bene nella sua materia mi ha preso in simpatia ed ogni volta che faccio qualche richiesta questa viene subito accolta senza battere ciglio, a giudicare dalla tonalità di viola che ha assunto la sua faccia forse è meglio intervenire prima che gli venga un infarto.
​- Mi scusi - dissi alzandomi dalla sedia, ovviamente la sua attenzione si catapultò immediatamente su di me e non solo la sua anche quella del pallone gonfiato che ha causato tutto questo trambusto.
​- Possiamo risolvere in fretta vorrei cominciare la lezione se non le dispiace - detto questo mi rimisi seduta sulla sedia, il resto sarebbe venuto da sè.
- Ha ragione signorina Rose mi scuso per la perdita di tempo, per questa volta se l'è cavata signor Blackwood ma alla seconda occasione che si presenterà avrà l'onore di conoscere la preside, ed ora vada a sedersi vicino alla signorina Rose e non mi faccia perdere altro tempo -
​- Il mio posto non è quello -
​- Decido io qual'è il suo posto, si sbrighi vada a sedersi - fortunatamenre stette zitto e ubbidendo al professore, venne a sedersi vicino a me, che bello se avessi saputo che sarebbe andata a finire così non avrei fiatato.
​- Sarai contenta ora... si puo sapere perchè ti sei intromessa insomma se mi spediva dalla preside avrei saltato l'ora - mi sussurro il tutto con un tono di voce arrabbiato, come se gli avessi tolto il suo bene più prezioso, che odio.
​- Guarda che l'ho fatto per non peggiorare la situazione di questi poveri martiri -
​- Che vuoi dire? - il suo sguardo assunse un velo di curiosità.
- Voglio dire che se prima all'interrogazione avrebbe avuto pietà di qualcuno con il tuo grazioso intervento le speranze di avere dei sopravvissuti si sono azzerate -
​- Aspetta... e tu come fai a sapere che oggi il vecchietto acido interrogherà? - sorrisi, soltanto io sapevo questo piccolo trucco e di certo non lo avrei rivelato al primo che passa.
- Questo non te lo dico... piuttosto spero per te che tu abbia studiato perchè la sua vittima preferita oggi sei tu - dissi abbandonando la testa di nuovo sopra al banco.
​- Secondo me mi stai solo prendendo in giro -
- Come vuoi tu -
​- Signor Blackwood si alzi per l'interrogazione e venga alla lavagna... SUBITO!!! -
- Ma come... hanno ragione gli altri sei una specie di strega -
- Quello che pensano gli altri non è un problema mio... piuttosto vedi di sopravvivere all'interrogazione... perchè da quello che posso intuire non sai un bel niente... buonafortuna - conclusi il mio discorso con un sorriso di scherno, devo dire che qualche volta il karma punisce chi di dovere.

Devo dire che oggi la lezione è molto interessante, la faccia di Erik davanti a quell'equazione è esilarante, ma ancora di più sono i tentativi di Caroline di suggerigli i risultati. oltretutto sbagliati. Non l'ho mai visto così in difficolta come adesso, di solito per qualunque cosa mantiene sempre il sangue freddo, invece adesso fa quasi tenerezza, ho detto quasi eh. Ma ovviamente il signorino deve avere sempre una fortuna immensa perchè il professore esce fuori per una chiamata urgente lasciando Alberto, il bidello, a sorvegliarci per far si che nessuno suggerisca, ma questo non accade mai poichè ogni volta lui fa finta che nessuno stia parlano, permettendo di suggerire, l'ho sempre detto che ci sono persone troppo buone in questo mondo schifoso.
​- Caroline smetti di sbraitare come una gallina e aiutami!! Non ho capito niente di ciò che mi hai detto!! - che educazione, ma poi è talmente disperato da non capire che lei la soluzione se la sta inventando, insomma il buon senso dov'è andato a finire... nel cesso?
​- Idiota se continui a farti suggerire da lei prenderai comunque un due, ma non lo capisci che si sta inventando tutto, non riescie a prendere una sufficienza lei figurati farla prendere agli altri! Cerca di svegliarti e di capire chi ti puo essere davvero utile perchè se continui così prevedo un insufficienza in arrivo! - non ce la facevo più va bene essere in difficoltà ma essere talmente cretini da non capire una cosa del genere mi sembra il colmo.
​- E chi sarebbe la persona che mi potrebbe aiutare tu forse? Non mi sembra che fino ad ora dalla tua bocca sia uscito qualcosa di utile!! -
​- Io aiuto chi mi pare -
- Ragazzi vi conviene sbrigarvi da un momento all'altro potrebbe arrivare il professore... Alexa per favore fallo per me, aiutalo, sei un asso in matematica, ti basterebbero due minuti per dettargli la soluzione, su avanti che ti costa - certo che un po di fatti suoi no eh? Alberto è sempre stato così ogni volta che vede qualcuno in difficolta cerca di aiutarlo ma siccome la sua istruzione arriva fino alla terza media, quando non può arrivarci lui, riesce sempre a trovare qualcuno che prenda il suo posto. Certo è anche vero che potrei rifutarmi ma poi lui farebbe quella faccina da cucciolo bastonato, che devo dire fa più tenerezza di quella del gatto con gli stivali di shreck.
​- Uffa e va bene ma è l'ultima volta... tu apri bene le orecchie e comincia a scrivere - riuscì a fargli scrivere l'esercizio giusto in tempo, alla fine il professore gli mise la sufficienza nonostante questo gli costò molto.
​- Grazie - mi disse Erik non appena tornò a posto.
- Non mi ringraziare se non fosse stato per Alberto non avrei mosso neanche un braccio per aiutarti -
​- E allora perchè hai impedito che Caroline dicesse altre sciocchezze? -
​- Perchè non sopporto le oche che parlano anche quando devono tenere la bocca chiusa - sbuffai, la verità è che non sapevo neanche io perchè lo avevo fatto, di solito non intervenivo mai per aiutare qualcuno, tranno quando Alberto riconosceva l'errore, fortunatamente quasi mai, però con lui non ho potuto trattenermi, ed il fatto che quell'oca si stesse fingendo una grande esperta di matematica per poter apparire intelligente davanti ai suoi occhi quando invece non era così, mi aveva dato ancora di più suoi nervi, ma questo ovviamente lui non doveva saperlo.
​- Beh comuqnue io ti ringrazio lo stesso, se non fosse stato per te avrei sbagliato tutto, dovevo capirlo prima che Caroline era una capra in matematica -
​- Effettivamente... tu non hai mai visto una sua interrogazione ma ti posso assicurare che la tua ragazza è una vers tragedia -
- Non è la mia ragazza -
​- E allora come la devo chiamare... forse scopamica è più adeguato? -
- Fatti i fatti tuoi... o devo pensare che tu sia gelosa? -
​- Ma per favore quando succederà i pinguini voleranno! -
​- Bene allora questi non sono fatti tuoi! -
- Perfetto! -
Da li in poi non so cosa sia successo perchè crollai sul banco, dormendo per tutte le ore di lezione, risvegliandomi solo al suono della campanella che segnava la fine della scuola, così mi alzai presi le mie cose e tornai a casa.

Era notte fonda quando venni svegliata da un rumore di vetri rotti, accidenti sempre la solita storia, potrebbe almeno non distruggere tutta la casa. Mi alzai accendendo la torcia del cellulare per illuminare la strada, quando scesi puntati la luce sul responsabile di quel fracasso, sapendo già chi fosse, ma quello che vidi fu totalmente differente dalle altre sere, Erik si trovava per terra tra i cocci del vaso posizionato all'entrata che evidentemente aveva rotto nel tentativo di mantenersi in piedi, era ricorperto da piccole ferite alle mani che a prima vista potevano essere state causate dalle schegge del vaso andato in frantumi, ciò che smontò la mia ipotesi fu il labbro sanguinante e il grosso lividi che si stava formando sul suo zigomo destro. Poi infine ci fu il colpo finale, quel piccolo dettaglio che senza l'aiuto della luce non avrei potuto vedere il mattino successivo, fu quello a mandarmi completamente fuori di testa.
​- Non lo aiutare!! - ero fuori di me, tanto da urlare contro la povera Doris che stava solo cercando di fare la cosa giusta.
​- Alexa calmati, ragiona lui... -
​- Alexa un corno!! Adesso basta!! Fino ad oggi ho sopportato ma adesso la mia pazienza ha raggiunto un limite!! Come ti permetti di entrare in casa in queste condizioni!! Come!! Non sei tu il padrone qui dei rispettare le persone che ci vivono!! Sei solo un ragazzino viziato che si crede il padrone del mondo, ma ti do un avviso non lo sei!! - alle mie parole qualcosa in lui scattò, si alzò per darmi uno schiaffo ma i suoi riflessi erano lenti ed io non ero una delle solite ragazze che restano ferme aspettando di ricevere una violenza dopo l'altra, così gli presi il braccio torcendoglielo indietro.
​- Hai capito adesso io non sono come tutte le altre che hai conosciuto, ti posso assicurare che con me i tuoi trucchetti non funzionano - continuavo a stringere sempre di più, non mi importava chi fosse, per me era solo un verme da schiacciare.
- Adesso basta!! Lasciagli il braccio Alexa ora!! - la voce di Doris mi risvegliò, mi resi conto in quel momento di quello che sarebbe potuto succedere, questa volta nemmeno mio padre avrebbe potuto fare qualcosa. Lo lasciai andare e andai di sopra chiudendo la porta di camera mia a chiave, era da tempo che non mi succedeva una cosa del genere, quella notte piansi, piansi perchè quella parte che avevo cercato di nascondere era tornata a galla dopo tanto tempo, e con essa erano tornati i ricordi, quelli che avevo seppellito in un angolo della mia mente.
​Quella mattina ero intenzionata a ignorarlo come sempre non sapevo cosa avrei potuto fare se avessi iniziato a parlarci, ma quando lo vidi a colazione senti la rabbia salire un altra volta, la sua espressione era neutrale come se non fosse successo niente.
​- Cosa hai fatto ieri sera? -
​- Niente che ti interessi - era pure scocciato il signorino, ma adesso mi sente non può fare finta di nulla non dopo quello che ha combinato.
​- Non ti ricordi nulla di quello che è successo ieri sera? -
​- No, quando mi sono svegliato ho il livido, il labbro e i segni sulla mano ma non ricordo come me li sono procurati, e mi fa anche male il braccio come se tutto questo non bastasse -
​- Come immaginavo... sei proprio un idiota - lo sussurai a bassa voce ma a quanto pare lui riuscì a sentirlo lo stesso.
​- Cosa hai detto? -
- Ho detto che sei un idiota!! Dici di non ricordare quello che è successo, ma scommetto che non ricordi solo da un certo punto della serata, e ti posso anche dire da dove. Tu sei uscito con i tuoi amichetti come al solito, non so deve e nemmeno mi interessa, sarete andati ad ubriacarvi in qualche bar ma questa volta non contenti avete voluto provare qualcos'altro, qualcosa di più forte, talemente tanto che ti ha fatto sballare la testa dico bene? E da li che non ricordi più niente vero? -

- Non hai nessuna prova, smettila di insinuare cose del genere!! -
- Invece ti sbagli carino!! Io ho una prova ben precisa, stampata nella mia mente, Quando sono scesa stanotte e ti ho puntato la luce contro ho visto i tuoi occhi, erano rossi, facevano quasi spavento!!! -
​- Va bene forse ho preso qualcosa, ma questo non deve interessarti, posso fare quello che voglio e niente e nessuno può impedirmelo neanche una ragazzina viziata come te!! -
​- E qui che ti sbagli, io posso impedirtelo eccome perchè se tu non lo avessi ancora capito si dia il caso che io sia la padrona di casa, ti posso buttare fuori di qui quando e come voglio hai capito, tu qui sei un ospite e Doris anche se non sembra è comunque una persona pagata per obbedire agli ordini che gli vengono imposti. Questa casa non è un albergo hai capito, non me ne importa niente se sei il figlio di qualche importante imprenditore, quindi se vuoi continuare a dormire in un letto caldo e comodo ti conviene rigare dritto, smettila di ubriacarti, smettila di far tutto ciò che hai fatto in questi giorni, non provare mai più ad aggredire me o chiunque altro in questa casa, perchè se proprio lo vuoi sapere il dolore al braccio te l'ho procurato io per difendermi da te, quando ti ho detto tutto ciò che pensavo mi hai quasi dato uno schiaffo!! Io non sono Doris che ti rimbocca le coperte e non ti dice nulla per paura che tu reagisca male ok?! Io ti affronto e se tu provi a reagire io reagisco a mia volta intesi!! -
- E se non volessi seguire il tuo consiglio? -
​- Allora puoi pure prepare le tua valigie per tornartene a casa!! -
​- Tuo padre non lo permetterebbe mai, si incazzerebbe a morte con te!! - disse sbattendo le mani sopra il tavolo.
- Ma sai quanto me ne può fregare di quello che vuole mio padre, ci abito io in questa casa, mio padre resta solo qualche giorno e poi riparte, quindi posso decidere benissimo tutto quello che voglio, non ho paura delle sue reazioni come avrai già ben notato quindi non ti aggrappare a questa scusa perchè è decisamente pessima. Ti consiglio di fare quello che ti ho detto altrimenti i risultati non ti piaceranno - detto questo mi alzai e andai in camera mia, qui si deve riprendere in mano la situazione e se non si può fare con le buone lo si fa con le cattive.
Nota d'autrice
Ciao a tutti, questo è un capitolo un po lughetto, come sempre spero che vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate.
​Baci diamond286


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


- Fermati!! - mi prese il braccio arrestando la mia corsa.

- Si può sapere cosa vuoi, le condizioni per rimanere te le ho date, la scelta adesso sta a te -

- Non vedi l'ora di liberarti di me vero!! E stato cosi fin dal primo giorno in cui ho messo piede in questa casa, non hai mai potuto vedermi e non ne capisco la ragione, non mi conosci, non sai chi sono e ti permetti di giudicarmi in questo modo!! -

- Ti sbagli, so benissimo chi sei, posso capire il carattere di una persona con una sola occhiata, capisco quando menti e quando dici la verità, perché e il tuo corpo che parla. Quando ti ho visto in salotto ho capito immediatamente che sei un ragazzino viziato che combina tanti di quei guai non pensando minimamente alle conseguenze solo perché il paparino copre tutti i danni che fai!! Ma papà si deve essere stancato di questo comportamento immaturo e a pensato di liberarsi del problema una volta per tutte!!! Allora è cosi o no?! -

Da li fu questione di un attimo, mi ritrovai addossata al muro, le sue braccia non mi lasciano via d'uscita dalla trappola creata dal suo corpo, lui con la testa bassa, fremeva per la rabbia delle mie parole, probabilmente perché avevo centrato il punto alla perfezione.

- Stai zitta. Tu non sai niente di niente!! Non sai cosa significhi essere da soli, essere guardati dall'alto in basso e mal giudicato solo perché hai un po' di soldi in più rispetto alle altre persone. Nessuno mi si avvicinava, mi credevano diverso da loro, un santarellino figlio di papà. Questo all'inizio non era un problema, a me importava solo che mio padre avesse un po' di considerazione nei miei confronti, credevo che se fossi diventato il figlio perfetto, quello che riportava sempre voti alti e andava bene anche nello sport, lui si sarebbe degnato di passare un pò più di tempo come me, o anche solo che mi avrebbe detto di essere orgoglioso per tutto quello che stavo facendo, ma non sono mai riuscito nel mio intento dandomi perfino la colpa di questo. E alla fine capi tutto, lui era fin troppo impegnato per prestare attenzione a quelle piccole cose, come se tutto questo non bastasse mi ero talmente concentrato su quello stupido piano che non avevo cercato neanche di farmi degli amici. Quando ho provato a parlare con loro, mi allontanarono, mi vedevano come lo sfigato di turno, quello che pensa sempre allo studio e che ha la puzza sotto il naso, ed era tutta colpa di quell'essere che dovrei chiamare padre. Mi impegnai con tutte le mie forze a far cambiare idea a quei ragazzi e alla fine ci riuscì -

- E non ti bastava questo, non ti bastava avere degli amici, dovevi per forza entrare nel girone dell'alcool e della droga? -

- Si all'inizio mi bastava, ero felice avevo riavuto tutto quello che fino ad allora mi ero negato. Poi un giorno la compagnia con cui stavo incontrò dei tipi, io non volevo entrare in quel giro, sapevo bene le conseguenze che esso comportava, ma poi mi sfidarono, capì che se volevo mantenere la posizione che avevo ottenuto dovevo dimostrare loro di non aver paura di niente, e cosi cominciò il mio percorso. Più avanti capì che questa era la vendetta che stavo aspettando nei confronti del mio vecchio, per una volta avevo ottenuto l'attenzione che fin da bambino avevo tanto agognato -

- E questo ti fece sentire meglio? -

- Si.. certo che si, l'unico scopo della mia vita da allora era diventato rendergli la vita impossibile -

- Non è questa la soluzione - la mia voce si era ridotta ad un sussurro.

- E che ne sai tu? E vero forse tuo padre è il mio si somigliano, può essere, ma almeno tu a casa hai qualcuno che si preoccupa per te, una domestica, ma è comunque una persona che ti da affetto -

- Adesso sei tu che devi chiudere quella bocca - la mia voce tremava, tutto il mio corpo era percorso da tremolii che non riuscivo a fermare - non sai niente, anche io ho passato un periodo buio, non importa se c'è una domestica accanto a te, una bambina a comunque bisogno della presenza di suo padre accanto, posso capire quello che hai passato perché è quello che è successo a me -

- che vuoi dire? - i suoi occhi, erano diversi, smarriti, confusi, abbandonati, mi stavano supplicando di parlare, come se io avessi la soluzione a quel grande e complicato problema che è la vita.

- Io... - la voce non mi usciva, per quanto volessi sforzarmi, non riuscivo a parlare, non riuscivo a fidarmi di lui e non mi aveva dato neanche i motivi per farlo, certo mi ha raccontato ciò che lo aveva portato a comportarsi così, ma chi mi dava la certezza che una volta saputo chi ero prima non lo avrebbe raccontato a tutti.

- Alexa parla -

- Mi dispiace - mi staccai da lui e corsi verso la mia camera chiudendo la porta a chiave, non riuscirò mai a confidarmi con qualcuno è inutile, è troppo difficile. Misi la testa sopra le ginocchia, cercando di non far uscire le lacrime che premevano ai miei occhi, non so per quanto tempo rimasi in questa posizione, ma quando trovai la forza di alzarmi andai a sdraiarmi sul letto, le palpebre si erano fatte pesanti e alla fine crollai in un sonno fatto di incubi e ricordi del passato.

TOC TOC

Fu quel rumore che mi svegliò, la fronte era sudata è il respiro era corto come se avessi corso una maratona, do uno sguardo all'orologio, sono le 15.30, ho dormito per tutto questo tempo?!! Ricordandomi della persona che ha bussato mi alzo per vedere chi sia ma quando apro la porta non c'è nessuno, solo un paio di fogli poggiati malamente a terra. Li raccolgo dandogli una rapida occhiata, sono gli argomenti spiegati oggi a scuola e ci sono anche i compiti assegnati. Istintivamente sorrido, c'è una sola persona che può avermi portato queste cose, ed è l'ultima a cui avrei mai pensato. Quando i miei piedi si mossero per entrare però un bigliettino cadde dai fogli, lo presi curiosa di sapere cosa ci fosse scritto, questo mi lasciò molto più sorpresa degli appunti, "SCUSAMI" era scritto a caratteri cubitali, ma in modo molto frettoloso, probabilmente l'avrà scritto all'ultimo momento in fretta sperando che io non aprissi la porta, diedi un ultima occhiata al corridoio sperando che fosse ancora li ma niente, era completamente sparito nel nulla, chiusi la porta e andai sulla scrivania mettendomi a studiare, questa decisamente è una giornata piena di sorprese.

Erik sembrava scomparso, lo cercai per tutto il pomeriggio ma evidentemente era uscito, la mia ipotesi venne confermata verso sera mentre leggevo sul divano in soggiorno al porta di ingresso si aprì improvvisamente, girando la testa verso di essa vidi entrare il soggetto che avevo cercato per tutto quel tempo. Quando i nostri sguardi si incrociarono, qualcosa dentro di me accadde, mi sentivo messa in soggezione da quel verde, il cuore palpitava ad una velocità più forte del normale e sentivo uno strano calore sulle guance. Ero talmente travolta da quelle sensazioni che mi ritrovai ad abbassare lo sguardo facendo finta di leggere evitando di fargli vedere quello che mi stava succedendo. Pensai che se ne sarebbe andato in camera sua come sempre, invece poggiò la giacca sul divano e si sedette affianco a me, i suoi occhi passavano dal mio viso al libro, come se facendo così riuscisse a trovare la soluzione di un enigma che lo tormentava.

- Grazie - mi resi conto tardi di quello che avevo detto, le parole mi erano scivolate via dalla bocca. Lui mi guardò scioccato, poi un espressione interrogativa si dipinse sul suo volto.

- Per cosa? -

- Gli appunti, non eri obbligato a prenderli, immagino che ti sia costato molto stare attento alle lezioni, quindi grazie. Ah e accetto anche le tue scuse -

- Prego - prese il telecomando e accese la tv scorrendo i canali fino a fermarsi in uno dove trasmettevano un film, era appena iniziato, di rado mi fermo a vedere qualcosa in tv per cui quando lui si fermò mi incuriosi immediatamente. Molto probabilmente era un film che si svolgeva in tempo passato perché tutti erano vestiti in maniera molto strana.

- Scommetto che vuoi vedere questo vero? Tranquilla, lascio qui non ho voglia di sorbirmi i tuoi urli da oca per convincermi a rimetterlo - mi disse Erik guardandomi.

- Sei molto gentile... ma è molto difficile che succeda quello che hai detto, io non conosco ne il nome ne la trama - alle mie parole la sua mascella cadde a terra, era completamente paralizzato dallo shock, è davvero tanto grave quello che ho detto?

- Non è possibile!!! Non ci credo, ma che razza di ragazza sei se non conosci Titanic!! Si può sapere che cosa fai tu la sera??? -

- leggo - alla mia risposta cadde direttamente giù dal divano, ma che ho detto di male?

- ok... tranquillizziamoci a tutto c'è rimedio. Adesso vedremo questa minchiata, alla fine sarò disgustato anzi mi addormenteró sicuramente dopo i primi minuti, ma se questo servirà a non farti essere l'unica ragazza, anzi l'unico essere vivente a non aver guardato questo film mi sacrificherò -

- si... si certo - è meglio assecondarlo, mi fa alquanto paura in questo momento.

45 minuti dopo stavo pregando affinché questa specie di tortura finisse, questo film è insopportabile, da quanto mi ha detto Erik sarebbero sgorgate milioni di lacrime dai miei occhi, ma fino ad adesso non ne è uscita neanche una.

- Possiamo cambiare film? Ti prego - dalle sue labbra esce una risatina mentre prende il telecomando per cambiare canale.

- che c'è? -

- Niente.. e che sei la prima ragazza che mi implora di toglierlo -

- te l'ho detto fin dall'inizio, io non sono come le altre -

- Già, penso che questa sia la prova definitiva -

- Non esci oggi? - chiesi continuando a guardare la tv

- No, oggi preferisco stare a casa a rilassarmi, ma se la vogliamo dirla tutta una pazza mi ha minacciato di farmi dormire per strada se fossi uscito stasera -

- Non ti ho vietato di uscire, solo di non ubriacarti e farti come un matto -

- In poche parole "non uscire di casa" -

- Davvero non sai uscire a divertirti senza sballarti con quella roba? -

- È droga, cosa ti aspetti che si possa uscire da un momento all'altro da quel girone? Esistono centri di riabilitazione proprio perché crea tanta di quella dipendenza che alla fine uno non riesce più a farne a meno. Uno comincia perché ti fa dimenticare il passato e tutta la merda che ti circonda e alla fine la prende per un qualsiasi futile motivo -

- Allora tu come mai sei così tranquillo? -

- Credimi se fossi al posto mio sapresti che dentro sto impazzendo -

- Tu non ti sei mai fatto di roba davvero pesante vero? -

- Come fai a saperlo? -

- Conosco gli effetti, i comportamenti, ieri sera eri confuso e hai reagito male solo perché ti ho provocato e i tuoi riflessi erano lenti, come se fossi disorientato. Se ti fossi fatto di qualcosa di veramente pesante avresti avuto tutt'altro tipo di comportamento -

- È tu come fai a sapere tutte queste cose? -

- Tutti sanno che effetti fa la droga -

- Non così dettagliatamente, sembra quasi che tu lo abbia provato in prima persona - alle sue parole il mio cuore inizia a palpitare più forte.

- Ma che dici, secondo me gli effetto dello spinello di ieri sera non sono ancora passati.. Vado a letto spegni tutto quando hai finito - detto questo mi alzo correndo in camera mia, per oggi ho parlato anche abbastanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Da quella notte passarono due mesi in cui il nostro rapporto mutò completamente anche se all'apparenza non sembrava, a scuola avevamo lo stesso comportamento di sempre, ci ignoravamo, ognuno viveva la sua giornata e non invadeva lo spazio dell'altro, c'era qualche battibecco ma era perfettamente normale nessuno ci faceva più caso ormai, seguivamo lo steso schema di comportamento che avevamo adottato dal primo giorno, per cui nessuno si straniva più di tanto. Quando tornavamo a casa invece cambiavamo completamente, era come se lo sfogo di quella sera ci avesse permesso di essere un pò più noi stessi senza doverci nascondere l'uno dall'altro. Eravamo come due bambini che scherzavamo, litigavano ma poi facevano la pace, era il nostro modo di aiutarci a vicenda, di affrontare le nostre paure e sostenerci nei momenti di sconforto, almeno io la pensavo così, non so neanche da quando sono diventata così smielata bleah...
- Ehi ti sei incantata? -
- Eh? -
- Ci sei? terra parla ad Alexa.. Alexa rispondi.. -
- Ma sei completamente rimbambito? -
- Adesso si che ti riconosco, avevi uno sguardo assente come se fossi su un altro pianeta.. eri leggermente inquietante - disse prendendomi in giro.
- Si certo.. se lo dici tu, ma...scusa un secondo ma quello... quello non è... - non poteva essere lui, quel piccolo quaderno sembrava essere il vecchio diario in cui scrivevo i miei pensieri qualche anno fa, lo avrei riconosciuto fra milioni, aveva un piccolo lucchetto ma io gli avevo inciso sopra dei caratteri giapponesi con un pennarello indelebile, come i ricordi che ci sono li dentro, lo avevo nascosto in un cassetto interno di un vecchio baule pensando che nessuno lo trovasse.
- Questo dici.. era su in soffitta mi stavo annoiando e ho girovagato un pò.. e prima che tu mi aggredisca come a tuo solito ho chiesto il permesso a Doris e lei mi ha detto che potevo prendere qualunque cosa mi incuriosisse - accidenti avrei dovuto fare due chiacchiere con quella donna prima o poi.
- Beh cmq non è tuo dammelo - cercai di afferrare il diario ma senza risultato, lui capendo le mie intenzioni si alzò con uno scatto facendomi cadere come una pera sul divano, fu così che cominciò un vero e proprio inseguimento, anche se sapevo di non avere speranze dovevo riprendere quel diario anche a costo di distruggere tutta la casa.
- Dammelo subito Erik! - 
- Prendilo forza! - il bastardo stava sfruttando il vantaggio di essere più alto e aveva poggiato il diario sopra uno scaffale, io invece facevo quel potevo saltellando come una scimmia, pensando veramente di arrivare fin da lassù solo con la forza delle mie gambe. Era inutile dovevo trovare un altro modo per riprenderlo, ma certo perché non ci ho pensato prima.
- Che stai facendo? - ah ah è una nota di preoccupazione quella che sento? Già cocco non avevi calcolato che lo scaffale si trovasse attaccato al ripiano della cucina.
- Sto riprendendo ciò che mi appartiene - dissi alzandomi, dovevo cercare di non perdere l'equilibrio altrimenti sarei diventata una frittata.
- Sei pazza e soltanto un vecchio diario non c'è bisogno di fare così tante storie.. scendi immediatamente o rischi di farti male!! -
- Non ci penso nemmeno!! - 
- E successo qualcosa? ho sentito qualcuno gridar... signorina che fa lassù scenda immediatamente!! - ok la situazione è veramente degenerata, immaginatevi un bisonte che se ne sta attaccato alla mia regale figura che si destreggia magnificamente su un ripiano, una cameriera bianca come un lenzuolo che trema terrorizzata urlando come un pappagallo impazzito. Ora tutto andrebbe comunque liscio come l'olio se non fosse che il pappagallo ha inavvertitamente, con le sue urla, richiamato un essere con cui non vorresti mai avere a che fare in queste situazioni, l'ultima persona che avrebbe dovuto sapere del mio piccolo gioco di abilità.
- Alexa!! Scendi immediatamente da quel ripiano!! - ecco a voi un esemplare di Doris arrabbiata in carne e fiamme.
- Doris che bella sorpresa.. stavo giusto provando un nuovo numero per uno spettacolo  -
-  Non prendermi in giro signorinella, smettila di fare la spiritosa e scendi prima che succeda un tragedia! -
- Oh andiamo Doris ti fidi così poco delle mie doti da equilibrista? -
- SI!! -
- Decisamente non era la risposta che mi aspettavo.. stai calma rilassati e prendi un bel respiro -
- UN BEL RESPIRO UN CORNO!! Se non scendi di tua spontanea volontà ti faccio scendere a suon di mattarello!! - uh siamo passate alle minacce ora.
- Dovresti decisamente rilassarti non vorrei avessi un infarto da un momento all'altro -
- L'INFARTO ME LO FAI VENIRE TU CON LE TUE IDEE SPERICOLATE,, spero che almeno avrai una buona spiegazione per quello che stai facendo - o certo che c'e l'avevo, l'avevo eccome e si trovava esattamente sopra allo scaffale.
- Io le ho detto di scendere ma non mi da ascolto - adesso fa anche la parte dell'angioletto 
- Tranquillo caro lo so che non è colpa tua, Alexa è sempre stata spericolata fin da piccola, se si mette in testa una cosa non la ferma niente e nessuno - e lei ci crede pure, il bisonte la sa recitare bene la parte.. SVEGLIA è colpa sua se sono quassù.
- Guarda che io sono ancora qua e vi sento  -
- Infatti mi sto chiedendo perché ancora NON SEI SCESA?! -
- Erik stamattina ha preso una cosa che mi appartiene dalla soffitta, quella a cui tu gli hai dato il permesso di accedere -
- E tu per questo stai facendo una specie di arrampicata in casa? -
- Esattamente.. non scendo fino a che non riprenderò ciò che mi appartiene - detto ciò mi allungai verso lo scaffale, ancora un pò soltanto un pò di più.. eccolo finalmente con un piccolo salto riuscì a prendere quel dannato diario ma per l'euforia del momento mi accorsi che un piede non era in traiettoria con il ripiano solo quando senti il vuoto sotto di me.
- ALEXA - sentì soltanto le voci di Erik e Doris poi chiusi gli occhi preparandomi alla caduta.
- PRESA - al suono di quella voce apri gli occhi, vidi quel verde in cui mi perdevo involontariamente ogni volta tinto con una nota di preoccupazione ma allo stesso tempo sollievo. Erik era riuscito ad afferrarmi prima che io cadessi a terra.
- Stai bene? - disse mentre mi stringeva sempre di più a se. 
- Si - che strano mi sembrava di essere in un mondo parallelo, di solito non ero così remissiva ma in quel momento sentivo di aver bisogno di quell'abbraccio, il mio cuore non smetteva di battere, forse per lo spavento o l'adrenalina del momento chi sa, fatto sta che mi sembrava di avere un infarto in corso, avrei voluto che il tempo si fermasse e ci lasciasse così per sempre, ma questo non fu possibile grazie a Doris che prese ad urlare come un diavolo inferocito.
- O GESU!! Lo sapevo che sarebbe successo, se non ci fosse stato Erik a quest'ora non so cosa ti saresti fatta!! Santo cielo Alexa quando ti dico una cosa mi devi ascoltare!! - in quel momento persi tutta la mia calma, la fortuna fu che Erik mi aveva riappoggiata a terra altrimenti non so che fine avremmo fatto.
- La vuoi smettere di sgridarmi come se fossi ancora una bambina!! Non ho più dieci anni se faccio una cosa c'e un motivo dietro ma questo tu non lo capisci perché sei troppo impegnata ad urlami contro invece di ascoltarmi!! -
-  Io devo trattarti come una bambina perché è quello che sei!! ti cacci sempre nei guai, a scuola fai a botte, quando esci quelle rare volte non ti dici mai dove vai o cosa devi fare e io ho sempre paura che tu possa fare una sciocchezza, qua in casa dovresti stare più tranquilla ma niente tu devi combinare qualche guaio!! Ogni giorno mi sveglio con il terrore di doverti impedire di fare qualche pazzia perché tutto quello che fai sembra che lo faccia apposta per farti male!! -
- Quindi tu credi che io sia una pazza che si fa del male sola?! -
- Si perché è questo che fai ogni giorno della tua vita.. guardati per poco non ti rompevi il collo per prendere chissà cosa dallo scaffale  -
- Non mi sono fatta niente, sono tutta intera santo cielo, STO BENE! -
- Certo ma solo perché Erik era li vicino a te! se non ci fosse stato ti saresti rotta qualcosa, avresti potuto battere la testa o PEGGIO!! -                                                                                                                                              
- Ma non è successo.. tu mi aggredisci soltanto, fai così ogni volta senza voler nemmeno sapere il motivo di ciò che faccio!! -                                                                                                                                                   
- E ALLORA DAMMELO, RACCONTA!! Cosa c'era li sopra di così importante da dover rischiare la tua vita per prenderlo?! -
- QUESTO!! - dissi alzando il quaderno mettendolo nella sua linea visiva, alla vista dell'oggetto Doris si pietrificò, adesso capiva tutto e si dava della stupida per non aver riflettuto prima di lasciar parlare quella parte di se spaventata per quanto accaduto pochi minuti fa.
- Sei contenta adesso?! Ho risposto alle tue domande o ti devo ricordare anche cos'è? Sai nel caso in tu abbia perso la memoria improvvisamente.. e adesso scusami ma vado in camera mia -
Corsi come una preda che scappa dal cacciatore, come se qualcuno mi stesso inseguendo, fino a che non mi chiusi a chiave nel mio piccolo rifugio dove misi il diario in un cassetto della scrivania. Non poteva aver pensato veramente quelle cose non dopo tutto quello che avevo passato, non poteva pensare veramente che io avessi deciso di buttare la mia vita alle ortiche così.

Che succede? Mi sento stordita, non riesco a respirare bene, dove mi trovo? Cosa sono quelle cose bianche in lontananza? e queste voci a chi appartengono? mi gira la testa non capisco cosa sta succedendo e tutto confuso                       - Sta riprendendo conoscenza -                                                                                                                                  
- Alexa mi senti.. riesci a sentirmi? - si ti sento.. certo che ti sento ma chi sei?                                                                                                                                      
- Niente non risponde - che stanno dicendo certo che rispondo ho appena fatto una domanda possibile che non mi senta nessuno?                                                                                                                                        
- Maledizione sta perdendo di nuovo conoscenza dobbiamo portarla immediatamente in sala operatoria - ma di che parlano non capisco io sto bene non lo vedono? Sono solo tanto stanca, ho tanto sonno mi sa che mi riposo un altro pò, solo pochi minuti.


Mi svegliai di scatto.. perché.. perché non riesco a dimenticare e basta, sembra una maledizione. Ogni volta che chiudevo gli occhi entravo in un mondo di incubi senza fine, tutte le notti mi svegliavo madida di sudore e con la mente che si avviava nei meandri più buoi dei miei ricordi più buoi, a volte invece non dormivo affatto, forse un modo un pò masochista per evitare questo meccanismo, ma che funzionava. Infondo al mio cuore però ho sempre saputo che è ciò che merito, la mia condanna a vita per tutte le sciocchezze che ho fatto, per tutti i guai che ho causato con la mia stupidità.
- Alexa? - sussultai ma non risposi.
- Io so che mi senti.. apri dai.. guarda che non mi muovo di qui finché non alzi le tue chiappe dal letto! - sorrisi, detto così sembrava uno scherzo ma sapevo quanto fosse serio,quando aprì la porta lo vidi li appoggiato con un braccio sullo stipite, mi guardava come se volesse leggermi l'anima, quello sguardo lo avevo odiato fin dal primo giorno per le sensazioni che riusciva a scatenarmi. All'improvviso mi ritrovai intrappolata fra le sue braccia, non riuscivo a muovermi, con chiunque altro mi sarei scostata ma con lui divento tutt'altra persona, e come un tranquillante che prendi nei momenti di isteria, ti calma, ti rilassa, ti fa sentire in pace con il mondo. Chiusi gli occhi e involontariamente lo strinsi a me, le lacrime premevano per uscire ma sarei stata più forte di loro, non potevo piangere davanti a lui, non dovevo.
- Stai bene? - oggi sembra che questa frase gli stia molto simpatica è già la seconda volta che me lo chiede.
- Sei ripetitivo -
- Oh scusami se ripeto sempre la stessa cosa, ma sai non è tanto normale stare chiusi a chiave in una stanza per due ore senza dare segni di vita -
- Eri preoccupato per me per caso? - 
- Ma che dici secondo me da quella caduta qualche botta l'hai presa sul serio ma sulla testa - sbaglio o è arrossito? Da qua però non riesco a vedere molto, in effetti non so neanche perché stiamo sussurrando.
- Perché sussurriamo? -
- Non lo so - 
- Sembriamo due idioti - dissi ridendo, la mia risata contagiò anche lui e presto ci trovammo a ridere come due matti con gli pieni di lacrime sul letto. Sembrava che niente fosse successo, ma dopo le risate arrivò tanto silenzio, nessuno dei due riusciva a parlare, forse per mancanza di coraggio o di parola, forse per non rovinare quel momento non lo so, fatto sta che tutti e due guardavamo in alto verso il soffitto come se questo potesse ispirarci o parlarci.                             
- Lo sai che non le pensava quelle cose vero? Era solo spaventata.. - diretto come sempre.                                     
- Non lo so.. a me è sembrata sincera -                                                                                                                             
- Non dire sciocchezze! Si vede ad un miglio di distanza che ti vuole bene come ad una figlia. A volte la paura ti fa dire cose che poi rimpiangi, ed è quello che è successo a Doris, forse tu non te ne sei resa conto ma anche io per un attimo ti ho visto li per terra, distesa in una pozza di sangue.. -  il solito melodrammatico                                                  
- Adesso non esagerare -                                                                                                                                                     
- Quanto sei noiosa, volevo solo enfatizzare il concetto -                                                                                                  
- L'hai enfatizzato un pò troppo sai, "distesa in una pozza di sangue", non mi sono arrampicata sull'Everest ma su un ripiano della cucina -                                                                                                                              
- ok va bene hai ragione, magari di sangue non ce ne sarebbe stato, ma ti saresti potuta rompere qualcosa e Doris non se lo sarebbe mai perdonato questo, ti ha cresciuta santo cielo, permetti che possa perdere la ragione per un attimo? - accidenti a lui e al suo modo di usare le parole, quando ci si metteva riusciva ad usarle molto bene. Infondo ha ragione se io e Doris abbiamo litigato e anche per colpa mia, se solo l'avessi ascoltata forse non sarebbe successo tutto questo, ma come potevo presentarmi da lei dopo tutto ciò?          
- In cucina -                                                                                                                                                                    
- Cosa? -                                                                                                                                                                      
- Nel caso in cui te lo stia chiedendo Doris si trova in cucina, anche se chiamarla così in questo momento mi sembra un eufemismo. - alzai un sopracciglio curiosa e gli intimai di darmi spiegazioni.                                          
- Sembra che sia esplosa una bomba li dentro, e da due ore che prova a fare un dolce ma fa continuamente errori, sbaglia le dosi, dimentica gli ingredienti e l'ultima volta l'ha praticamente carbonizzata, ti conviene andare a parlargli e fare la pace con lei è in crisi totale -  Mi alzai senza pensarci, sapevo solo che dovevo correre e corsi fino ad entrare in cucina dove effettivamente sembrava scoppiata una battaglia di ingredienti. Ma la mia attenzione venne subito attirata da quella donna seduta con le braccia appoggiate al tavolo e le mani che le coprivano la testa come a volersi nascondere, i singhiozzi le pervadevano il corpo facendola tremare e rantoli di dolore uscivano dalla sua bocca.                                                                                               
- Doris - al solo vederla in quello stato i miei occhi fecero sbucare di nuovo quel liquido salato che non facevo vedere mai a nessuno, ma lei non era nessuno, era la persona più importante che ci fosse nella mia vita, senza di lei non so come avrei fatto a sopravvivere, lei è stata è e sarà sempre la mia più grande forza. - Alexa! - alzò lo sguardo disperata e allo stesso tempo sorpresa come se io fossi un allucinazione, uno degli scherzi che fa il sole cocente del deserto. Ci fu un attimo, un solo attimo in cui ci guardammo poi non so chi fece il primo passo, ma ci ritrovammo strette in abbraccio senza fine.                                                                       
- Perdonami piccola mia perdonami, se soltanto avessi riflettuto di più, se solo non mi fossi lasciata prendere dal panico io.. - le parole le usciva singhiozzando per via delle lacrime                                                                         
- Non è colpa tua, io non ti ho voluta ascoltare come al solito, hai ragione quando dici che sono spericolata e che mi caccio in un sacco di pasticci, ti faccio sempre preoccupare, non penso mai a te, ma solo a me stessa.. sono un'egoista! - - No piccolina no, e vero forse alcune volte fai cose che potresti evitare, ma non sei egoista, una persona egoista non si preoccuperebbe di prendermi delle medicine ogni volta che sto male, quante volte mi hai fatto riposare nel tuo letto quando ero stanca avvertendomi quando tornava tuo padre per non farmi scoprire, o quando quella notte con Erik lo affrontasti tu e non mi lasciasti passare, queste non sono azioni di una persona egoista ma di una persona con un cuore grande quanto questo mondo -                                                     
- oh Doris - Non so per quanto tempo ci stringemmo in quell'abbraccio ma uno dei pochi momenti felici che in quegli anni io vissi.                                     

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3586055