Forbidden Love - Atto II

di ShannaInLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Returns ***
Capitolo 2: *** 2. Dinner- Little white lies ***



Capitolo 1
*** Prologue - Returns ***


Forbidden Love.
1. Prologue - Returns .
 


Annabeth.
 
La ragazza scese dal treno, arrivata a destinazione, e varcò quella che era una delle stazioni più conoscite al mondo: la stazione di Central Park.
Lanciò un'occhiata al cellulare e sul display segnava quattordici chiamate perse da Grover;  Annabeth alzò gli occhi al cielo non riuscendo a trattenere un sorriso al pensiero dell'amico che da quando aveva saputo due giorni prima che sarebbe dovuta tornare a Manhattan per lavoro , l'aveva tempestata di chiamate e messaggi, totalmente eccitato del suo ritorno.
Annabeth era diventata architetto, beh, non uno vero e proprio che lavorava di sua sponte radice, ma faceva parte dell'azienda Hominis; era stata quindi spedita laggiù per visionare e organizzare sulle carte tutto un lavoro di mesi, forse anni, nella restaurazione del grande parco di Manhattan nei pressi di Central Park.
Inutile dire che Annabeth fosse eccitatissima, oltre per il lavoro assegnatale,anche perchè avrebbe potuto rivedere i suoi amici...
... sperando di non incappare in qualche persona indesiderata.
Si strinse di più nel suo cappottone, mentre il gelido freddo di inizio Dicembre le scompigliava i capelli mossi raccolti in una crocchia, ormai disordinata; camminò svelta, per raggiungere così la casa dei suoi genitori, non vedeva di poterli riabbracciare.
Era già ritornata a Manhattan qualche volta, dopo il funerale di Bianca, una sua carissima amica coinvolta in un incidente che le aveva cambiato profondamente la vita,alcune volte, a Natale, Capodanno, ma soltanto e unicamente per brevi periodi, avendo così la gioia di vedere soltanto i suoi genitori e Grover.
Non sapeva, quindi, che fine avesse effettivamente fatto il suo vecchio gruppo di amici risalente al suo terzo anno di liceo.
Fece per attraversare le strisce, quando improvvisamente il semaforo diventò rosso e lei rimase lì imbambolata al centro di esse.
E non fu la sola.
Un ragazzo, davanti a lei,  aveva fatto la stessa cosa. E ora i due si ritrovavano uno di fronte all'altro.
Annabeth annaspò. Era a Manhattan da due minuti appena e già la sfortuna la perseguitava; con tutte le persone che avrebbe potuto incontrare, tra tutti, perchè proprio lui ?
La ragazza studiò i capelli lisci, neri, lasciati andare sulla fronte in ciuffi disordinati e che ricadevano folti oltre le orecchie, fino a giungere sulla nuca. Aveva gli occhi verdemare umidi, forse per il venticello freddo che soffiava in essi, provocando lacrime; il naso era completamente arrossato e il ragazzo - ormai uomo, avevano ventisei anni - sembrava un tantino goffo nel suo giubbotto e nel viso quasi sprofondato nella sua sciarpa di lana.
Percy Jackson rimase basito quanto lei; la osservò, studiò e infine sorrise, accennando poi un roco « Ehy. »
La gola di Annabeth si seccò completamente, e non per il freddo. « Ehy. » rispose.
Sembrava soltanto ieri che era scappata su quel treno, fuggendo da lui, da Reyna, temendo che quella pazza potesse distruggere la vita di qualcun'altro. Era soltanto colpa sua che Bianca era morta; sua e di Reyna Arellano-Ramirez.
«  Già, Grover mi aveva accennato che saresti tornata. » aggiunse.
« Davvero? » domandò Annabeth sinceramente stupida; non sapeva che Grover frequentasse ancora Percy, non glielo aveva mai detto.

Già perchè tutte le volte tu ti rifiutavi anche solo di nominarlo senza che una profonda ansia s'impossessasse di te.
Grazie tante, coscienza.
Percy accennò uno dei suoi sorrisi più belli - quelli sinceri, spontanei e assolutamente da mozzare il fiato. Il sorriso che l'aveva fatta innamorare dieci anni prima.
Ma ora, sinceramente, cosa provava?
Aveva sempre pensato a lui, in un certo senso, sebbene avesse avuto altre relazioni; ma ora, rivederlo, le suscitava una sensazione strana: forse era soltanto malinconia, oppure no.
«  Bentornata comunque, » azzardò Percy. «  Annie. »
Annabeth raggelò, non sentiva quel nomignolo essere pronunciato da lui da... tanto. Dieci fottutissimi anni.
« Sono tornata per lavoro. » precisò, Annabeth, guardando il moro dinnanzi a sè senza che il suo cuore non perdesse alcuni batitti. Dei clacson suonarono intorno a loro, che se ne stavano così, fermi sulle strisce pedonali in mezzo al traffico di Manhattan.
« Oh. » riuscì a dire, soltanto, Percy.
Annabeth tirò un sorriso seriamente forzato, guardando con più attenzione quanto fosse cresciuto Percy Jackson dai tempi del liceo. E lo vide. E si maledì.
Un piccolo anello d'oro legava l'anulare del ragazzo. Il sopracciglio di Annabeth scattò all'insù, con un seguito di accelerazione cardicaca improvvisa. Percy, notando il disagio della ragazza, accennò un sorriso imbarazzato.
« Mi sto per sposare. » le rivelò timidamente.
Annabeth si diede della stupida. Cosa pensava, che dopo dieci anni sarebbe stato tutto come prima?

AngolinoAutrice(?)
Questa storia è tornata +rullo di tambur* ve l'avevo promesso, no?
Erano un po' di mesi che ci ripensavo, al suo ritorno. Ho lavorato alla trama della seconda parte , ovvero questa, e devo dire che non è ancora del tutto delineata.
Spero che seguiate ancora questa storia.
Comunque, non so se è necessario aver letto l'atto I di questa storia, finita tempo addietro, forse no, forse sì. Giudicate voi.
Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno, recensiranno e coloro che  saranno nuovi in questo viaggio.
Detto questo, posso chiedervi una recensione? *occhi dolci*
Un bacio,
sempre io, Shanna

 

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Capitolo 2
*** 2. Dinner- Little white lies ***



 
angolinoautrice(?)
Ciao ciao ciao! So che non mi sono fatta sentire da un sacco di tempo, e mi scuso; ho avuto talmente tanti problemi che nemmeno voi immaginate. Comunque, sono tornata, ho alcuni capitoli già pronti e ho intenzione di finire questa storia, odio le cose incomplete. Mi scuso tantissimo per tutto il ritardo ma d'ora in poi aggionerò una volta a settimana circa, o forse due. sono contenta che con il prologo ho colpito così tanta gente e spero che seguiate la storia. I guai, comunque, inizieranno da questo capitolo in poi... soprattutto per Percy e Annabeth... e, a proposito, non fateci troppo il callo a Nico etero... ahaha
Will is coming >o<
All the love,
Shanna.
Canzone del capitolo: little white lies
 

 

Forbidden Love II
2. Dinner - Little white Lies .




Annabeth.

 
«Quando pensavi di dirmi che Percy si sarebbe sposato?» Annabeth stava entrando in quello che era ormai il suo appartamento di Manhattan, proprio accanto a Central Park. Infilò la chiava nella toppa con un po' di fatica, visto che aveva la busta della spesa in una mano e aveva il telefono schiacciato contro l'orecchio e la spalla, in procinto di cadere.  
«Non avevo capito che lo volessi sapere.» mi fece Grover dall'altro capo del cellulare, col suo tono da presa in giro. Annabeth gli avrebbe mollato volentieri quattro ceffoni, se avesse potuto.
Annabeth sbuffò, riuscendo finalmente ad aprire la porta. S'intrufolò in casa e la chiuse rapidamente dietro di sè, attraversando poi il salottino e lasciando le buste sul tavolo bianco della cucina. Spalancò le tende per lasciar passare luce e aprì la finestra per cambiare aria.
 «Lascia perdere» bofonchiò «Piuttosto, a che ora dobbiamo incontraci con Jason e Piper?»
«Ci vediamo tra poco, ti passo a prendere io.» rispose Grover, e attaccò. Come? E glielo diceva soltanto ora? Doveva ancora prepararsi, truccarsi e sistemarsi quei boccolosi capelli che non se ne volevano stare fermi con tutto quel vento che c'era...
era maledettamente già in ritardo, avrebbe ucciso Grover.

 
***

Nico


«Siamo molto in ritardo, Nico.» esclamò Celine, ancora con in mano il fermaglio per i capelli che si appuntò sulla testa bionda. Scoccò un'occhiata al suo ragazzo, il quale sbuffò, fermo sulla soglia, con le mani in mano.
Era lei che era in ritardo, Nico era già pronto da almeno mezz'ora... Celine diceva di aver quasi fatto da venti minuti e ancora doveva allacciarsi il cinturino delle scaper con il tacco.
«Borsa, ce l'ho... trucchi... anche... chiavi prese...»
«Celine, Hazel e Frank non ci aspetteranno ancora per molto.» sbuffò sonoramente Nico, stufo di tutti quei convenevoli. Era soltanto una cena in pizzeria con la rimpatriata del liceo, che agitazione c'era bisogno di avere? Perdipiù la maggior parte di loro neanche gli andavano a genio, a lui.
Compreso Percy.
Diciamo che non attribuiva più la morte di sua sorella a lui... ma quello che aveva passato per colpa sua, quello non riusciva a passare. E poi ci sarebbe stata anche Annabeth Chase, la ex ragazza di Percy, e la ex migliore amica di Bianca. Non seppe quanto buona la cosa potesse essere.
«Andiamo?» domandò finalmente Celine con uno smagliante sorriso in bocca, mentre lo guardava battendo quelle ciglia lunghe. Lui e Celine erano rimasti buoni amici fino a un paio di anni prima, quando si erano reincontrati dopo un po' che non si vedevano e... e avevano deciso di uscire insieme.



Fin lì era andata piuttosto bene.
Nico annuì, chiudendo a chiave la porta di casa e seguendo Celine che scendeva le scale dell'appartamento. Hazel e Frank li stavano aspettando in macchina, su una Lexus; Frank stava dal lato del guidatore e fece un cenno ai due, mentre Hazel scese dalla macchina e abbracciò Celine per buttarsi poi addosso a Nico, sovrastandolo con il suo corpo minuto. Gli scoccò due sonori baci sulle guancie. «Salite, andiamo.»
«Ci spiace per il ritardo» disse Celine
«Non preoccupatevi» li rassicurò Frank sorridendo e facendo piegare quelle guancie piena in sù; non erano cambiati molto in dieci anni, se non che erano cresciuti di stazza. Ora Nico era alto almeno due volte Hazel, visto che lei era rimasta a un metro e un tappo, e Frank aveva quasi superato l'altezza di un albero.

 
***

Piper


Suonarono al campanello.
La giovane ragazza dai capelli castani andò ad aprire, trovandosi davanti la persona che meno si sarebbe aspettata di trovare.
«Annabeth!» strillò, abbracciando con impeto la ragazza.
«Piper, sei bellissima!» escamò la bionda e Piper arrossì. Nonostante la sua popolarità e tutto il resto, i complimenti la fecevano sentire ancora a disagio, esattamente come quando era ragazzina. Non che ora fosse vecchia, aveva venticinque anni, dopotutto.
Si lisciò il suo abito da sera guardando ancora a bocca aperta Annabeth, non poteva credere che fosse tornata a Manhattan!
Loro due si erano conosciute a scuola, anche se non erano molto amiche poichè frequentavano anni di corso diversi; ma le numerose volte che Annabeth era tornata lì a Manhattan con Grover, avevano passato parecchio tempo insieme e così insieme a Calypso erano diventate il trio perfetto.
Annabeth, infatti, si precipitò ad abbracciare la minuta e bassina ragazza dai capelli color caramello e la pelle chiara.
«Ci sono anche io, eh.» esclamò offeso Grover, lasciandosi andare subito in un sorriso. Piper abbracciò anche lui.
Si sentiva così felice quel giorno! Eranotutti lì, come quando erano ragazzini...
Avevano condiviso bei momenti insieme e...
La porta suonò di nuovo; questa volta andò ad aprire Jason, il suo dolce e bellissimo fidanzato...
Una furia dalla chioma rossa lo travolse, seguito da un imbarazzato Percy che salutò jason con una pacca sulla spalla.
Rachel si puntò davanti a lei cn la sua solita faccia disgustata da tutto e da tutti, come se stesse criticando come si era vestita o l'arredamente della casa; invece poi si aprì in uno dei sorrisi più falsi e disgustosi della storia - e lei aveva un padre attore, quindi ne sapea abbastanza - e l'abbracciò, soffocandola con il suo odore di noce moscata da far vomitare.
«Piper cara, come va con Jason, spero bene?» le domandò, iniziando già a girarsi intorno, in cerca di qualcosa, o qualcuno, da criticare.
«Ben-» fece per rispondere ma evidentemente la risposta non le interessava davvero, perchè si precipitò verso la prima faccia nuova che aveva individuato e le strinse la mano, forte.
Annabeth la guardò a disagio, e guardò anche me; feci spallucce.
«Ciao, cara. Io sono Rachel. La futua moglie di Percy» sottolienò. Piper ropteò gli occhi al cielo, erano giorni che si presentava a chiunque con quel titolo, perfino alla gelateria in centro.
Annabeth fece saettare gli occhi da una parte all'altra, sfilando via la mano da quella presa ferrea di Rachel; fece per aprire bocca ma le uscì qualcosa solo al secondo tentativo.
«Sono Annabeth Chase.» balbettò.
«Oh,» fece Rachel reclinando il capo. «Quella Annabeth. Quella che ha fatto uccidere la sorella di Nico, o sbaglio?» e sorrise smagliante, con i suoi denti perfetti e bianchissimi in bella mostra, come se avesse appena fatto un complimento.
La sala piombò nel disagio, mentre Annabeth boccheggiava e Nico fissava Rachel furente. Percy, invece, si guardava i piedi imbarazzato.
Poi, Annabeth raggiunse la porta in due falcate e uscì.

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