Il cigno nero e il Cavaliere bianco

di Noeru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In rotta verso il Nord ***
Capitolo 2: *** Primo passo a due a Copenhagen ***
Capitolo 3: *** Ralf, avrei voluto presentarti Lara ***
Capitolo 4: *** Saranno quasi famosi ***
Capitolo 5: *** La Violinista del Cigno ***
Capitolo 6: *** Il batterista introverso ***
Capitolo 7: *** La pretendente ***
Capitolo 8: *** Il portale ***
Capitolo 9: *** Il Cigno Nero ***
Capitolo 10: *** La resa dei conti ***
Capitolo 11: *** Il coraggio di cimentarsi ***
Capitolo 12: *** Scontri e Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** In rotta verso il Nord ***


Buonasera!
Dopo anni sono tornata con una nuova versione per "In Joy and Sorrow", mia storia che stava divenendo parecchio confusa. Nel caso l'abbiate già letta sappiate ho apportato parecchi cambiamenti ai personaggi in primo luogo ed in fondo troverete dei link per canzoni di diversi generi il cui ascolto è consigliato nel corso della lettura in quanto ispirandomi hanno contribuito alla stesura!
Spero vi piaccia!
Baci!


Olivier rientrò nella lussuosa cabina della nave da crociera: "Comincia a fare fresco!"
"Inizia?" Gianni si strinse nel cappotto rosso: "Mi sono perso il caldo?" Proveniva da Roma e trascorreva le sue vacanze nella tenuta di famiglia estiva all'Isola d'Elba.
Altrimenti albergava a Portofino o volava in Sardegna o Sicilia, ma già Milano d'inverno lo faceva rabbrividire e cercava di evitare il freddo come la peste.
Da bambino aveva preso lezioni di sci che si erano rivelate fallimentari sebbene lo sport non gli dispiacesse; seguiva il calcio, come la maggioranza dei ragazzi italiani ed il sogno di diventare un campione lo aveva avuto almeno una volta.
"Almeno ti metti nei miei panni quando ho accettato di accompagnarti sulla riviera! Ho sudato più stando in spiaggia lì che in un anno di tennis!" Lo rimbeccò Andrew, il quale oltre a non sopportare l'eccessiva altezza delle temperature adorava polemizzare ed avere l'ultima parola con chiunque: maggiordomi, inservienti, genitori e perfino suoi pari.
A scuola o nei campi sportivi non aveva mai avuto amici veri ed erano i compagni di squadra i primi ad approcciarsi a lui, ma era più per dovere che desiderio di rapporto sincero, non avendo nulla in comune al di là della passione per il beyblade e l'appartenenza ad una famiglia importante e facoltosa.
A Parigi, i coniugi Boulanger possedevano diversi ristoranti e locali destinati all'intrattenimento mentre in quel di Roma Marcello Tornatore era una figura di spicco nelle imprese grazie alla sua integrità morale così come Sir Stuart McGregor era tanto in vista nel Regno Unito grazie al proprio glorioso passato nella rivoluzione industriale che si era protratto anche nel presente.
Leopold Jurgens invece aveva ereditato il gigantesco maniero dai suoi avi e si impegnava più che poteva affinché si preservasse negli anni a venire lavorando a stretto contatto con grandi aziende tedesche.
"Venite fuori! Le stelle si vedono meravigliosamente!" Il più giovane del team riuscì a sedare un possibile diverbio; per essere il quarto in ordine di età era il secondo caratterialmente più maturo e la sua diplomazia era un pilastro per l'insolito quartetto spesso in subbuglio, tanto che altre squadre li avevano ribattezzati "European Freaks" un po' a causa dei loro scontri un po' perché a volte sembravano rimasti indietro nel tempo, date le pesanti armature che indossavano agli incontri ufficiali.
"Mi basta il finestrino!" replicò l'italiano.
Ralf li sorvegliava senza partecipare alle discussioni, ma curandosi non litigassero; né aveva i loro stessi interessi né voleva stressarli imponendo la sua volontà, conoscendo la differenza fra leader e tiranno attraverso i libri di storia gelosamente conservati nella biblioteca del maniero, suo personalissimo pensatoio.
Passava più ore lì che nella sua camera da letto, arredata in maniera insolitamente sobria rispetto alle altre stanze del maniero caratterizzate da ricchi arazzi, mobilia antica e cimeli pregiati conservatisi nel tempo.
Era per la neonata squadra degli European Dreams l'inizio di una meritatissima vacanza nel Nordeuropa: la prima in assoluto, volta a testare la loro capacità di collaborare e convivere al di fuori delle arene di beyblade, ambiente nel quale avevano qualche problema a cooperare, essendo stati molto tempo improntati all'individualismo, che li aveva portati addirittura a prendere sottogamba il team destinato al titolo mondiale.
Ognuno di loro aveva sviluppato la propria personalità: il saggio e severo Ralf Jurgens, eletto capitano grazie ad autorevolezza e disciplina, Andrew McGregor, la pecora nera ancora profondamente radicata nelle sue vecchie convinzioni, il sognatore artista Olivier Boulanger e la scherzosa anima della festa Gianni Tornatore.
Questi ultimi erano già amici dentro e fuori le competizioni e in buoni rapporti con il blader tedesco, il quale si ritrovava spesso a mediare fra l'italiano, il francese e lo scozzese siccome era il solo in grado di tenergli testa e farlo ragionare.
A beyblade ne aveva sfruttato impazienza ed impulsività con lo scopo di sfinirlo e pure negli scacchi riusciva a silenziarlo; i giochi di strategia non erano il forte del rosso, che preferiva l'azione, il pensiero immediato e l'istinto al contrario dell'eccessivamente riflessivo Ralf, il quale stava vincendo una partita on-line con estrema facilità: teneva i bianchi e la maggior parte dei neri era all'angolo fuori dalla scacchiera.
Improvvisamente la regina avversaria gli mangiò due pedoni e al turno successivo riuscì a metterlo in scacco, a dispetto della sua bravura.
Si incamminò sul pontile confuso e turbato. Aveva accettato di intraprendere quel viaggio soprattutto per staccare con una quotidianità sempre più pesante. Erano iniziati gli incontri con le possibili promesse spose tra le figlie dell'alta aristocrazia tedesca e non sarebbe stata una scelta affatto facile trovare il compromesso soddisfacente sia i suoi gusti che la brama di ricchezza dei suoi familiari ai quali l'immenso castello situato nella parte meridionale della Germania vicina alla foresta nera sembrava non bastare; gli antenati non mostravano pietà verso i vinti e li spremevano fino all'ultimo ettaro terreno.
Il vento sferzò i suoi capelli e l'aria salmastra gli riempì le narici: "Chissà come avrà fatto" Era una delle poche sconfitte in un'attività nella quale si distingueva per i risultati brillanti.
La terza dopo la rivincita di Takao senza cui sarebbe ancora fra le pietre del suo castello a scrutare sprezzante le formiche sottostanti; quell'insolitamente caparbio giapponese aveva demolito in tre giorni qualsiasi stereotipo vedesse il paese del Sol Levante popolato da lavoratori stitici di emozioni e la sua concezione del bit-power equivalente a macchina da combattimento. Il passaggio di Gryffolion di padre in figlio era avvenuto al compimento del suo decimo anno di vita e grazie al suo immenso potere era riuscito ad imporsi miglior blader continentale, ma il campione mondiale gli aveva insegnato a guardare oltre le sue mura: "Forse non sono ancora totalmente sceso dal piedistallo"
"Tutto bene, Ralf?" Gianni gli si avvicinò: "Ti vedo sovrappensiero. Non dovresti pensare né al beyblade né agli scacchi. Altrimenti subentrerà l'ossessione e..."
"...Morirò!" Tagliò corto il tedesco, stroncando quel tentativo di conversare sul nascere e suscitando riso in Andrew.
Come poteva quel ragazzo giocoso e spensierato improvvisarsi analista?
"Perdonami. Non volevo impicciarmi nei tuoi affari"
Detestava mostrarsi debole; gli era stato insegnato fin da piccolo di essere del sesso forte. Il che significava non poter piangere, abbattersi, crollare, soffrire.
Se qualcosa lo turbava o non era nelle condizioni di affermare il suo benestare nascondeva tutto dietro la sua indecifrabile espressione seria, dentro di sé.
Ma per quanto ancora avrebbe potuto funzionare tale modo di affrontare la vita?
Le andava incontro come un carro armato verso un muro le cui macerie si abbattevano poi sull'efficiente macchina da guerra danneggiandola pesantemente.
Nel cielo la luna si levava alta, quasi piena e la musica del mare da essa illuminato, giunse alle sue orecchie insieme al chiacchiericcio.
"Vuoi mietere conquiste ed ammirare le bellezze scandinave e ti lamenti per qualche grado in meno?" Andrew stava infierendo sul biondo, la cui ragione della partenza era insita nel desiderio di sedurre quante più ragazze possibile; aveva solo quindici anni, ma aveva avuto più relazioni di un trentenne medio, se tali potevano essere considerate siccome la più lunga in assoluto aveva raggiunto i due mesi.
Spesso poi finivano come iniziavano, attraverso scuse e frasi fatte che una qualsiasi persona matura avrebbe giudicato inconsistenti, ma finché era giovane, pensava Gianni, il diritto di divertirsi non glielo poteva togliere nessuno, nemmeno un padre che gli risultava troppo autoritario ed incapace di lasciarsi andare.
"Perlomeno non sono partito col desiderio di bere, sfasciare mobili ed essere ripreso contro la mia volontà!"
"Non farmelo ricordare!" Olivier scoppiò in una risata, contagiando anche il romano, memoricdi una serata dell'estate precedente in cui lo scozzese ci aveva dato dentro, alternando allegria, rabbia, tristezza e stanchezza e sparando frasi nonsense accuratamente trascritte dagli altri due.
"Devi solo provarci a condividerlo!" Ringhiò il britannico; da allora aveva giurato a sé stesso non si sarebbe più lasciato andare e soprattutto non sarebbe più andato in una discoteca, dove oltretutto la musica era di pessima qualità e vuota, in grado solo di farcire con l'ignoranza chi provava a sentirla.
Non aveva gusti musicali ben definiti, ma era certo quella roba non gli sarebbe mai piaciuta, insieme al rap che alle sue orecchie suonava come parole sparate fuori da una mitragliatrice accompagnata da basi sonore piatte; ogni pezzo suonava uguale all'altro e persino chi lo cantava sembrava essere la stessa persona divisa in tante fotocopie di sé.
Ralf se ne andò e accese il televisore. Stavano vivendo l'era del digitale onnipresente, delle dirette e delle storielle istantanee destinate al dimenticatoio. Gianni ed Olivier si muovevano con sorprendente agilità fra filtri, selfie, foto al cibo e citazioni filosofiche spicce; lui, lo stesso valeva per Andrew, aveva altre priorità che di gran lunga battevano il contributo all'universo virtuale.
Evitò un dibattito politico, un documentario sulla forgiatura delle spade alla vecchia maniera ed uno scollacciato varietà finché sullo schermo ad alta risoluzione una figura sottile divisa fra luci ed ombre si alzò dalla sua posizione accovacciata al suolo.
La musica forse avrebbe funzionato.
Prediligeva la classica e conosceva a menadito le trame e I personaggi delle maggiori opere liriche; la sua famiglia investiva un sacco sulla sua formazione e cultura, ma disdegnavano tutto ciò che non era classico o legato all'età di mezzo.
Ogni volta Leopold Jurgens, anche solo per sbaglio, si trovava a guardare -sì, perché le note erano divenute il mero sfondo delle immagini- o sentire qualcosa di moderno, avviava una lunghissima filippica su come le danzatrici che oltrepassavano i limiti della decenza e i neri che parlavano un inglese incomprensibile avessero rovinato la generazione di suo figlio. Non per il colore della loro pelle, ma per come ostentavano la ricchezza attraverso vestiario inelegante ed oggettistica di cattivo gusto.
Se la prendeva in particolar modo con i musicisti rock, rei secondo lui di aver dato il via al passaggio in secondo piano della classica.
Quanto si vedeva sullo schermo non sembrava da condannare però. I piccoli piedi nudi accennarono passettini fluidi e le gambe si divisero in leggiadri Plié e piroette; gli arti superiori erano impegnati a suonare un violino scuro, padroneggiandolo con maestria.
Nonostante fosse a malapena coperta da un vestitino nero opaco senza fonzoli era una figuretta priva di volgarità.
I capelli biondo scuro le ricadevano disordinati su fronte e spalle non impedendo ai grandi occhi azzurri di rivolgere un'occhiata verso l'inquadratura.
La più eterea ed affascinante creatura che avesse mai visto: dal semplice incrociare i piedi al complesso salto in giravolta rendeva magica qualsiasi mossa. Non apparteneva al Pianeta Terra né alla sua stessa specie; troppo delicata e bella per essere umana e vera.
Nemmeno alle feste danzanti organizzate alla fortezza Jurgens c'erano ballerine tanto aggraziate nonostante ogni damigella degna di rispetto prendesse lezioni di danza e portamento fin dalla tenera età.
Ralf si illuse stesse cercando un dialogo con lo spettatore, come fece capolino un giovane snello e atletico il quale venne respinto, ma senza demordere le si avvicinò nuovamente, includendo salti e capovolte fino a seguirne i saltelli in sincronia e sollevarla da terra. Un'espressione estatica le si dipinse sul volto mentre scendeva e si lasciava guidare dal partner in una serie di giri.
Alla fine i loro visi erano talmente vicini da suggerire un bacio e le braccia di lui sembravano marmo bianco levigato costruito intorno a lei per proteggerla dai rischi e dalle insidie nei quali una silfide poteva incappare.
In quell'istante Ralf desiderò non essere il rampollo di una delle più nobili famiglie tedesche e campione di beyblade nazionale e continentale: avrebbe voluto i panni di quel ragazzo, a prescindere dal suo ceto sociale e nazionalità, le sue lentiggini,
la chioma platinata ribelle e sicurezza, agilità e velocità in ogni suo movimento; non era un dilettante e doveva allenarsi parecchie ore al giorno per riuscire a compiere prodezze del genere.
Per tale ragione aveva il privilegio di avvicinarlesi e accarezzarla, prenderla in braccio ed essere il suo cavaliere.
"A-ha!" Andrew lo sorprese assorto davanti a quelle acrobazie: "Non sapevo avessi una preferenza verso i maschi!"
"Davvero?" Olivier gli sorrise: "Non cambia niente! Resterai sempre mio amico!"
Gianni ebbe un fremito: "Come faranno gli Jurgens?! Non hanno mai avuto un...figlio Omo..."
Ralf si sentì le guance in fiamme: "Niente affatto! Semplicemente apprezzo il suo modo di ballare" sebbene in verità fosse la primissima volta vedeva qualcuno capace di tanto; lanciarsi in prodezze fisiche agli eventi mondani significava espulsione priva di se o ma.
"Io invece non disprezzo affatto la ragazza..." intervenne il biondo, venendo subito fulminato dal leader il cui colorito virava verso i capelli di Andrew.
"Forse piace a te?" Controbatté il romano, conscio Cupido stesse svolazzando lì intorno e Ralf stesse per finire nella sua stretta.
La domanda si rivelò un ariete di sfondamento: "Sei sempre il solito!" Si limitò a rispondere Ralf, dirigendosi verso la camera da letto col cuore sul punto di saltar fuori dalla gabbia toracica e l'immagine della biondina davanti agli occhi e in ogni angolo del cervello, impegnato a ricostruirne le iridi del colore dei fiordalisi e i capelli simili a oro grezzo.
"Non posso innamorarmi...Non posso innamorarmi...Non posso innamorarmi...Non di lei..." ripetè a guisa di mantra poco prima di cadere addormentato.
Chiunque lei fosse, mai si sarebbero incrociate le loro strade; era irraggiungibile e il suo compagno di danza lo aveva battuto sui tempi.
Ralf nascose la testa sotto al cuscino: in quale recondito angolo del pianeta si nascondeva quando lei era libera?

LINKS:
Musica:

https://www.youtube.com/watch?v=25PiHqKan-Q

Danza:

https://www.youtube.com/watch?v=qk00gbDwGqM

https://www.youtube.com/watch?v=Oe4-ZNcP14E

 

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Capitolo 2
*** Primo passo a due a Copenhagen ***


La nave ormeggiò al porto di Copenhagen: avevano preferito attraversare il mare perché potevano permettersi qualche spesa in più.
Ad attenderli c'era un minivan nero diretto al più lussuoso hotel della città.
Durante il tragitto Ralf evitò di aprir bocca, cercando allo stesso tempo di non addormentarsi sul sedile. Abbassare le palpebre significava rivedere l'odiata seconda metà del video, dove a farla da padrone era quello spocchioso biondino troppo audace, troppo scatenato, troppo perfetto e lontano da lui anni luce. Insopportabile il suo ingresso in scena che rovinava l'atmosfera sublime attraverso la sua spudoratezza nel ghermire quel fragile, soave angelo senz'ali.
"Ma che ti prende?" Gli domandò Andrew: "Sembra Gianni abbia pronunciato una bestialità ieri sera! Non ti facevo così suscettibile!"
Solitamente Ralf si lasciava scivolare addosso la maggior parte delle critiche ed osservazioni sul proprio modus operandi, siccome provenivano da gente a lui inferiore, considerando le poche ritenute costruttive. Nella squadra, essendo lui il più maturo, nessuno poteva giudicarlo.
Il leader ricordava la violinista danzante saltellare da una casella all'altra, distruggendo pedoni, alfieri, torri e cavalli bianchi con un solo tocco delle punte, lo sguardo blu trionfante e i selvaggi capelli biondi. No, Il romano nemmeno doveva azzardarsi ad accrescere sua collezione di tresche! Oltretutto aveva già sedotto la metà delle invitate ad una delle ultime feste in maschera presenziate dalla formazione europea di beyblade.
"Penso mi riposerò ancora un po'. Voi non siete costretti a trattenervi"
In verità voleva starsene per conto suo; la solitudine gli permetteva di far chiarezza nella confusione e le insinuazioni dei ragazzi lo facevano sentire sotto torchio.
Peggio sarebbe stato se anche gli altri bladers intorno al mondo lo avessero scoperto e stessero trattando l'argomento alla stregua di un pettegolezzo da due soldi.
"Secondo voi sta bene?"  Il britannico in lui vedeva un punto di riferimento dal quale imparare a dominare il suo pessimo carattere ed essere un miglior blader, specie da quando Kai gli aveva rifilato una sconfitta in uno stadio gremito; era stato umiliante perdere commettendo un errore tanto stupido. Anche Ralf non aveva vinto, ma aveva dato il massimo incassando con classe.
Da allora Andrew si impegnava al massimo allo scopo di non sfigurare, anche se gli costava parecchia fatica e stress accumulato in più: mantenere la calma per lui non era affatto facile. Fortunatamente il suo nuovo maggiordomo Harvey sembrava aver compreso che carattere aveva e riusciva quasi sempre a prevenire i danni, dati i suoi ventitré anni che lo avvicinavano in età ai ragazzi conferendogli anche un ruolo di fratello maggiore.
Olivier lo tranquillizzò: "Si riprenderà! Saranno il clima, il viaggio e lo stress accumulato nei giorni scorsi. Vuole tutto sotto controllo! Sai come sono fatti i tedeschi..."
"Se ragioniamo così i Bladebreakers dovrebbero essere ancor più invasati di lui con le faccende da assolvere! Al di là che tra loro solamente due sono giapponesi"
"c'è sotto qualcosa: non si era mai fatto prendere da un banale video musicale" Gianni li riportò all'argomento di partenza: " Mano tatticamente piazzata vicino alla bocca con lo scopo di mantenere una faccia seria, occhio sulla biondina preciso come un mirino, sospiro malinconico all'entrata dell'altro tizio in scena e colorito rosso pomodoro ad ascoltare il mio parere!"  Era un osservatore molto più attento di quanto si potesse immaginare, grazie alle numerose gite alle gallerie d'arte in Italia coi suoi genitori e in Francia assieme ad Olivier durante le quali aveva imparato persino una foglia o una conchiglia in un angolo nascondevano un messaggio.
"Oltretutto di musica leggera non se ne intende affatto..."Aggiunse Andrew, non che lui ne fosse un grande esperto, ma almeno sapeva quali facce avessero i principali artisti storici e contemporanei del suo paese.
"Questo pomeriggio se la sarà bell'e che dimenticata" Si disse speranzoso. Considerava uno spreco di energie e tempo tutto l'universo delle relazioni sentimentali più o meno impegnative, avendo il suo bel daffare con il portare a casa trofei golfistici e tennistici e si era più volte trovato d'accordo col tedesco a biasimare il romano intento ad adulare l'ennesima donzella.
Nel frattempo Ralf sperava gli scacchi potessero distrarlo e invece la regina nera era sempre lì a scervellarlo, rigirando le sorti a proprio favore ed annebbiandogli ancora di più il cervello.  
Stufo di perdere scese nella palestra dell'albergo e cominciò a correre su un tapis-roulant. Quando i polpacci cominciarono a cedere si spostò a sollevare pesi.
Fra i quattro era il più muscoloso grazie agli intensivi potenziamenti fisici ai quali si sottoponeva ogni giorno ed era fiero di addome e pettorali scolpiti, bicipiti ben definiti e gambe tutt'altro che secche. L'attività fisica era la sua valvola di sfogo e lo aiutava a sgombrare la mente dal superfluo, ma per tutta la durata dell'allenamento si era posto domande stupide sulla musicista: quanto era alta? Quanto pesava? Non molto; il suo partner era ad occhio della stessa taglia di Gianni ed era riuscito a sollevarla con naturalezza. Come si chiamava? Da dove veniva? A quale età aveva iniziato a suonare? E danzare? Probabilmente molto presto.
Davanti ad uno specchio nello spogliatoio un altro cornicione roccioso si staccò dal Monte Autostima: la sua corporatura era adatta a tenerla in braccio, ma movenze naturalmente sensuali non avrebbe mai potuto ottenerle.
Stesso discorso per un naso più piccolo; nelle foto sorrideva di rado, temendo il suo, caratteristico della dinastia Jurgens, rovinasse lo scatto. Quello del danzatore invece era una finissima puntina bianca che non viziava minimamente un sorriso smagliante, irritante ed impertinente avente un che di sinistro.
A trovarselo dinnanzi, gli avrebbe fatto passare la voglia di mostrare i denti come se esporre il fisico perfetto non gli bastasse.

"Io tornerei indietro..." Mormorò Gianni, stringendosi addosso la felpa: "O farei qualcosa al coperto!"
Olivier si guardò intorno: "C'è una pasticceria!"
Andrew si inginocchiò: "Aspettate! Devo allacciarmi una scarpa!" I suoi due compagni si arrestarono, accorgendosi di un ragazzo in corsa frenetica verso di loro.
Temettero avrebbe preso in pieno lo scozzese, ma lo scansò tramite un salto mortale e atterrò a pochi passi dai tre.
Eccetto una spruzzata di lentiggini sul naso, la pelle chiarissima e i capelli ritti in testa era una fotocopia di Gianni i cui occhi scuri dardeggiavano sui tre europei.
"è lui! è lui!" Alcune ragazze si stavano precipitando scalmanate nella loro direzione.
L'italiano si scordò del freddo: "Dai! una alla volta!"
"Eppure le avevo seminate..." Il suo misterioso sosia fuggì via in uno slalom fra le persone.
"In che direzione è andato?" Domandò la prima, dai lunghi capelli rosso scuro: "Sapreste dircelo?"
"Vi prego! è importantissimo!" echeggiò una signorina minuta e formosa.
"è per caso da solo?" Chiese un'altra, abbigliata in costosi capi per la danza.
Il romano era stupefatto: "è completamente tocco! Non considera minimamente le sue ammiratrici" Tra i bladers europei era quello con più seguito femminile in assoluto. D'altronde chi poteva resistere alla sua abbronzatura da surfista californiano, i riccioli da cherubino e le iridi più azzurre di un ciel sereno?
Neanche Andrew, che vantava la combinazione di occhi e capelli più rara al mondo ed un fisico lavorato dallo sport aveva la metà delle sue ragazze.
I tre si lanciarono all'inseguimento finché non giunsero in una piazza occupata da un enorme palco completo di amplificatori, luci e schermi adibiti a proiezioni.
Trovarlo lì sarebbe stata un'impresa.

Un manifesto spiegava tutto:

NORTHERN LIGHTS TOUR:


COPENHAGEN
STOCKHOLM
HELSINKI
OSLO
REYKJAVIK

UN'ESPERIENZA DI BEYBLADE TOTALMENTE DIFFERENTE!
La novità sportiva di questi ultimi anni incontra le arti dello spettacolo classiche e contemporanee Con la partecipazione dei trionfatori ai campionati nazionali di Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia ed Islanda!
L'apertura vedrà protagonista la danza di Jens Christensen: miglior alunno dell'Accademia del Balletto, si è imposto proprio grazie alla sua voglia di osare e  sorprendere il pubblico includendo nel suo repertorio anche moderno, contemporaneo e hip-hop.
Sin da quando è nato vive nel mondo delle punte; sua madre, difatti, è Odile Maigaard, più grande étoile danese mai esistita il cui cavallo di battaglia è l'interpretazione di Odette e dell'omonima controparte nel Lago dei cigni musicato da Čajkovski."


"Mi incuriosisce!" Olivier non aveva dubbi sul proseguimento della giornata: "E ha un qualcosa di familiare!"
"Ovvero? Se io provassi ad imitarlo mi ritroverei a terra con una frattura all'osso sacro!" Gianni negò potesse somigliargli. Essere sempre stato l'unico biondo nella sua classe a scuola ed uno dei pochi italiani ad avere tale colore naturalmente e a Roma, quindi nella parte centro-meridionale della Penisola aveva contribuito a rafforzare il suo ego. Quel ragazzo invece non si distingueva da tutti gli altri abitanti del suo piccolo paese.
"Chi sarebbero questi campioni?" Andrew credeva fossero loro quattro la sola squadra in Europa degna di nota.
In Spagna sì, c'erano due gemelli, ma si servivano del beyblade più per intrattenere che per combattere nelle arene.
"Ci sono!" Il francese li fece sobbalzare: "Il video di ieri!"
"è vero!" Pure il romano ci arrivò: "Il distruttore dei sogni di Ralf!"
"Ed è un blader?" Il britannico era visibilmente disorientato: la vacanza era destinata a trasformarsi e prendere la piega del viaggio dei Bladebreakers in Europa.
Dopo gli incontri, Rei il cinese lo aveva raccontato ad Olivier con entrambe le squadre presenti ed era stato un momento rilassato, contrariamente al frettoloso giro del vecchio continente.
Chi lo avrebbe mai detto un video come ce ne sono a milioni sarebbe, lo volessero o no, rimasto loro impresso?
Gianni gli sventolò un foglietto sul naso: "Vengo anch'io!"
Mancava solo l'approvazione di Ralf, il quale aveva la maglietta ormai chiazzata di sudore quando ritornarono: "In centro abbiamo incontrato il biondo della canzone di ieri!"
"Era proprio lui! Proprio lui! Stessa aria di chi se la sente tantissimo, stessa chioma platinata! Per fortuna i suoi occhi sono marroni!" Disse Gianni, come se ciò bastasse a far perdere punti a quello che era già stato etichettato suo sosia.
"Sapessi la sua infamia! Mi è quasi volato addosso, quell'impudente!" Andrew gesticolava concitato, ancora sotto shock per il modo in cui lo sconosciuto gli era atterrato davanti.
Il tedesco perse un battito: le probabilità la violinista fosse in Danimarca erano alte, ma qualora l'avesse incontrata in solitaria o compagnia del danzatore sapeva sarebbe stato incapace di spiccicare un saluto; mancava completamente del savoir-faire col gentil sesso posseduto da Giancarlo in quantità industriali e avvertiva un profondo disagio se doveva approcciarsi ad una ragazza, avendo ben pochi argomenti che potessero adattarsi ad una conversazione a lunga durata.
Olivier insistette: "In effetti è stato un gran maleducato, ma si dice sia un ottimo ballerino e blader più abile della nazione."
Seduti insieme a centinaia di spettatori e spettatrici capirono il motivo dell'impazienza generale:
Le luci si accesero e spensero ad intermittenza, illuminando l'agile e svolazzante solitaria sagoma di Jens; ai suoi piedi vorticava un Beyblade scuro con rifiniture argentate senza intralciarne i movimenti fluidi apparentemente privi di sforzo; sembrava avesse imparato ad eseguirli ancor prima di camminare. E forse era così.
La trottola gli salì sulla punta dell' indice e un bagliore accecò la folla, ma gli European Dreams videro un enorme cigno nero librarsi in volo e proiettarsi sulla luna mentre il suo proprietario si lasciava avvolgere da lievi piume nere minimizzando il contatto col suolo.
Era al corrente del pericolo, ma lo disprezzava e manteneva contatto visivo col pubblico, desideroso di entrare in quelle menti stupefatte da cotanta bellezza, imprimervi il proprio nero e indelebile marchio.
Le ali traslucide del volatile erano in perfetto sincrono con le braccia muscolose e il lungo collo serpeggiava sinuoso senza risultare d'intralcio.
Le gambe si spalancarono in aria e i piedi riatterrarono in quinta posizione. Il destro saettò lateralmente ed accolse la trottola, dando il via ad una serie di giri in accosciata, ulteriore prova della sua bravura.
Andrew storse il naso: "Non è degno di possedere un Bit-Power se lo utilizza per mossette da quattro soldi!"
"Invece io trovo colga perfettamente il senso artistico negli incontri! Spero lo affronterò un giorno!" Olivier era estasiato, vista l'importanza che dava all'estetica negli incontri. L'ultimo, contro Rei della squadra giapponese, lo aveva sorpreso in positivo mentre Jai del Team delle Tenebre pareva non avere idea di quel che stava facendo ed attaccava a ondate pensando fosse sufficiente per vincere.
Ralf non distolse lo sguardo dall'impalcatura, sebbene fosse consapevole qualcosa avrebbe rovinato la serata; la certezza lei ci fosse era tanto matematica quanto il suo possesso di un bit-power degno della sua eleganza. Del resto il giovane che ballava insieme a lei ne aveva uno, purtroppo per Ralf. L'idea di battersi contro di lui lo intrigava e terrorizzava allo stesso tempo. Una volta non ci avrebbe messo molto a scendere in campo e polverizzarlo per poi dimenticarsi del suo nome, ma il ballerino aveva l'aria di saperla lunga ed il cigno nero senz'altro conosceva mosse straordinarie.
Ma quale creatura poteva essere all'altezza della sua compagna?
Proprio in quel momento entrò in scena avvolta in un corpetto nero tempestato di cristalli e un gonnellino di frange argentee che ben poco lasciavano all'immaginazione e portando un violino in mano.
Appariva più grande e vissuta di quella ragazzetta intimorita sullo schermo, gli occhi blu delineati da eyeliner argentato e le palpebre colorate in un nero che sfumava in grigio sulle tempie e le labbra scurite da una dose generosa di rossetto.
Era un trucco quasi perfetto, ma su un viso come il suo appariva esagerato e tradiva il fanciullesco desiderio di apparire più grande.
Qual era la vera lei e quale la maschera? Interpretava con estrema naturalezza sia il ruolo della donzella da proteggere che quello dell'ammaliatrice in grado di tener testa al compagno in una danza dove i ruoli di genere erano dovuti ai fisici dei ballerini invece che a regole di società.
Jens la guidò in una piroetta; lei, spostando il peso sulla gamba sinistra attaccò una vivace melodia.
La sua trottola nera e oro si unì a quella del partner, rifuggendola mentre lei si allontanava, non rivelando tuttavia il bit-power che quasi certamente si celava al suo interno.
Le luci filtravano attraverso le ciocche appena più scure del partner, creandole maschere d'ombra sul viso d'avorio che contribuivano a confondere Ralf sulla sua vera identità.
L'avrebbe mai scoperta?
Sembrava un gioco fatto apposta per sviarlo e fargli perdere le tracce sensoriali che aveva di lei.
Chissà quante altre maschere aveva?
Fianco a fianco risultarono piacevoli a vedersi: ogni movimento aggraziato della bionda contrastava la passionalità di Jens, il quale la sollevò e lasciò scivolare le mani lungo la sua schiena scoperta da un raccolto che lasciava via di fuga a numerose ciocche simili ad una corona solare. I loro occhi si fissariono con intensità poco prima di un bacio scenico.
"Fossi in te mi rassegnerei..." Andrew si accorse Ralf non c'era più; doveva essersene andato poco tempo prima di quel momento.
Gianni scosse la testa: "Sei arrivato troppo tardi"
"Non pensavo potesse restarci tanto male" Olivier si alzò mortificato per il suo amico; era consapevole della sensibilità di Ralf, sebbene questa emergesse assai di rado.
La folla fluiva verso le vie ed il palco stava già venendo smantellato.
Andrew adocchiò le porte di un caffé aperto fino a tardi chiudersi: "Non è ancora troppo tardi!" Esclamò diretto verso le ante trasparenti. Gianni ed Olivier si affrettarono dietro di lui, temendo avrebbe provocato qualche rissa; non era estraneo al coinvolgimento in incidenti del genere e come se non bastasse era intenzionato più che mai a vendicare sé stesso ed il suo migliore amico.
Fu sufficiente un calcio a spalancare le porte.
Jens quasi rovesciò una tisana sui suoi pantaloni neri e sgranò gli occhi scuri: "Che colpo! I campioni europei di Beyblade! Sono onorato di avervi intrattenuto! Olivier, sono stato a Parigi e complimenti per mantenere viva la tradizione del balletto!" Da una parte non si aspettava una visita dei tre, dall'altra voleva evitare ad ogni costo lo scontro.
Non si era perso un match dell'ultimo Torneo Europeo, rimanendo stupito dalla loro potenza.
In cuor suo sapeva sarebbe uscito alle qualificazioni, ma la cosa non lo rattristava troppo; voleva diventare danzatore dall'età di tre anni e tutta la sua vita verteva intorno a prove, audizioni, stage e perfezionamenti.
Il beyblade era solo un accessorio che casualmente aveva risvegliato un animale sacro per fortuna connesso alla sua più grande passione.
Altrimenti cosa se ne sarebbe fatto?
Inoltre un carattere come il suo con quei quattro, che in quanto ricchi credevano tutto fosse loro dovuto, avrebbe fatto a pugni; lui la sua popolarità se l'era dovuta guadagnare, spesso lottando anche contro sé stesso, le opinioni altrui e i limiti dell'avere un corpo umano.
"Proprio così! Da abitante della Ville Lumière è fantastico sentirmelo raccontare..." Olivier seguitò la rottura del ghiaccio, anche lui desideroso di non scatenare conflitti. Era stato l'unico nel suo team a non essere stato provocato dai Bladebreakers mentre i suoi compagni di squadra avevano ceduto tutti per delle sciocchezze pronunciate dall'ultima persona che li poteva giudicare, salvo il caso di Andrew che aveva volutamente cercato quella sfida.
Conoscere nuovi bladers era stimolante ed era il più entusiasta dei quattro all'idea di approfondire i legami coi compagni e viaggiare alla scoperta di nuovi posti.
Andrew spinse il francese da parte, estraendo il suo caricatore: "Abbiamo un conto in sospeso!"
"Non se ne parla!" Replicò il danese serio, lasciandolo di sasso: "Io non accetto alcun tipo di sfida! Gare di ballo incluse! La danza è un'arte!"
"Ma il tuo bit-power è bellissimo!" Il parigino stentò a credere quanto appena sentito: " E se ne avvertiva la forza!"
"Avevo tentato, ma Sortsvanen non ama combattere e si rifiutava di esporsi durante gli incontri. Pertanto non ero alle gare continentali! In compenso si è rivelato il miglior compagno di ballo mai avuto finora!"
"Compagno...di...ballo...?" Gianni ci rimase di sasso.
"Sei fuori di testa!" Andrew sperò reagisse alla provocazione accettando il match.
Kai aveva usato involontariamente tale strategia, ideale per chi era pieno di sé, come gli era parso quell'esibizionista ragazzo nordico. "Pazzo io?" Il suo sorriso non piacque a nessuno dei tre: "Nella totalità! Altrimenti non sarei mai arrivato dove sono adesso, che è solo un altro livello distante dalla cima!" Replicò, nascondendo il passaggio da stupore ad irritazione dietro denti di un bianco lunare; chiedergli di duellare era il primo passo verso un cattivo rapporto con lui e in molti lo avevano già fatto.

Come sempre, ecco una serie di link utili per comprendere meglio la storia!

1) Coreografia (questa segnatevela! Ritornerà più avanti)
2) Esordio di Jens


https://www.youtube.com/watch?v=4MCjU-Du3eI

https://www.youtube.com/watch?v=-HBG-M0Z1bQ


 

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Capitolo 3
*** Ralf, avrei voluto presentarti Lara ***



Ai suoi piedi uno sconfinato pavimento a scacchi cosparso di frammenti bianchi e neri insanguinati; la regina nera ad una casella da lui.
Contro la sua volontà si mosse in direzione opposta e comparve il sensuale sprezzante re nero a cingerle i fianchi e prenderle il viso fra le mani.
"Non c'è niente di favoloso in te!" gli diceva, un riso cattivo gli deformava la faccia simile ad una grottesca maschera: "è inutile ci tenti!"
La sua risata cristallina gli riecheggiava nel cervello, melodia infernale.
Le ginocchia urtarono un quadrato nero sul quale caddero dense alcune gocce rosse.
Allungò freneticamente la mano alla ricerca dell'interruttore; Andrew dormiva tranquillo nel letto di fianco, scalciando il materasso di tanto in tanto; nemmeno nel sonno riusciva a stare calmo.
Lo specchio gli restituì arruffati capelli e vistose occhiaie mai avute prima di allora.
Rimase in contemplazione del soffitto scuro, ma le ombre seguitavano a formare quelle insopportabili immagini.
Forse Gianni, Olivier e Andrew avevano ragione: non la conosceva nemmeno e si stava rovinando la vacanza con inutili paranoie. Era la prima volta una persona lo faceva sentire in quel modo. E non aveva nemmeno una bellezza canonica, ma questo neanche lui.
I complimenti ricevuti in famiglia riguardavano sempre le sue capacità ed i suoi risultati accademici e le fanzine relative al beyblade lo definivano abile, forte e degno di essere un fuoriclasse, ma l'aggettivo "Bello" non era mai apparso.
Forse i compagni di squadra avevano sempre fatto finta di fregarsene del suo aspetto esteriore, ma in verità gliene importava eccome e si sarebbero tolti la vita piuttosto che condurla con un viso come il suo, mentre i genitori e la servitù del castello si erano fin da subito rassegnati di non avere a che fare con un Adone.
Il suo profilo veniva descritto come regale ed il portamento era elegante, ma l'assenza di quelle cinque lettere lo avvicinava pericolosamente alle sei che formavano il loro termine opposto e dispregiativo.
Nel Medioevo c'era sì tutta un'altra idea riguardo alla bellezza, ma chiunque non la rispettasse veniva denigrato o forzato a non esporsi. Forse in tale periodo storico sarebbe stato ritenuto bello? Oppure era tutto merito del prestigio e l'abilità strategica degli Jurgens, che senza le ricchezze sarebbero stati evitati al pari dei deformi?
"Non posso innamorarmi né sono innamorato...Non posso innamorarmi...né sono innamorato...Non posso..." Ripeté ad un sé stesso sempre meno convinto. I problemi non erano tanto il batticuore, le farfalle nello stomaco e la minor lucidità, ma le reazioni dei compagni ed il loro scarso contributo a farlo sentire meglio: Gianni e Andrew ci ridevano sopra alla stregua di una storiella, Olivier non sapeva cosa consigliargli a causa della sua inesperienza e capitava che si lasciasse coinvolgere dall'italiano.
Gli era stato detto crescendo le sue paure sarebbero diminuite, ma era insicuro e attribuiva peso persino al giudizio degli amici.
Appena sprofondato una cuscinata lo riportò alla realtà.
"Ralf, sveglia! è già mattina!" Erano arrivati ieri a Stoccolma, seconda tappa del loro giro.
"Andiamo! Non piangerti addosso! Oggi è un nuovo giorno!" Olivier era peggio di Takao riguardo ad ottimismo inopportuno; non si era ancora trovato a fronteggiare ostacoli più grandi di lui e le sue idee sul mondo a volte risultavano fuori da esso, come se risolvere i problemi costasse meno fatica che in realtà.
Fosse stato facile almeno.
Il britannico gli balzò addosso: "Insomma! Cosa dobbiamo fare per farti passare il cattivo umore?"
"Lasciarmi in pace!" Spegnere il cervello era l'unica via per rasserenarsi.
In solitudine si autocommiserava; insieme agli altri era oggetto di prese in giro, essendo stato a lungo una statua senza sentimenti a detta loro.
"Ci sono!" Ci si mise Gianni: "Ti canterò la canzone della felicità!
Se allegro vuoi diventare
Al violino non devi pensare
Perché già c'è un ragazzo biondo...che...
Al quale sarai eternamente secondo! E non sono io!"

Olivier lo seguiva con le mani ai lati della testa, simulando un particolare accessorio sfoggiato dall'artista sia nel video che sul palcoscenico formato da due sporgenze nere seghettate collocate in corrispondenza delle orecchie.
"Stavo scherzando!" Il biondo poggiò una mano sulla spalla del tedesco: "Non prendertela! Ci accontenteremo della sua amica trascurata" Il romano ne ricordava viso lentigginoso e lunghissimi capelli castani di fianco a Jens sul manifesto.
Aveva un'aria malinconica e rassegnata ad essere l'ombra della biondina.
Nel corso della sua carriera di Tombeur de femmes ne aveva incontrate a decine, di ragazze piacenti che si accompagnavano ad amiche meno belle per risaltare il loro fascino, ma anche viceversa: tipe alquanto sciatte intente a prendere lezioni di interazione con il genere opposto da conoscenti ben più sgamate, pertanto era quasi certo i ragazzi non degnassero quella castana di uno sguardo.
"Mi spiace essere cinico!" Andrew mostrò loro delle foto trovate sul telefono ritraenti Jens in compagnia della suddetta ragazza: sorridenti, mentre lei suonava la chitarra in riva ad un lago, ad imitare due attori in una scena iconica a bordo di una nave.
"Ora capisco la sua reazione con le fan a Copenhagen! Però che gusti..." Olivier non trovava alcun elemento attrattivo in lei: il mento era troppo appuntito? Oppure il naso eccessivamente dritto? O la corporatura, ancora molto acerba per essere in piena adolescenza, nella quale pareva non sentirsi a proprio agio sebbene fosse ciò che le maggiori testate di moda agognavano?
Chanel, YSL, Vuitton cercavano per le loro sfilate ragazze che fossero attraenti e belle, ma non Barbie perfette ed inespressive ed in una città come Parigi chiunque avrebbe aperto le porte alla particolarità della castana, dovuta alla miriade di lentiggini che occupava il suo volto.
"Basterebbe si vestisse più femminile e usasse il fondotinta per quelle lenitiggini! Un pochetto sono carine, ma così sembra abbia la varicella!" Osservò l'italiano. Nella sua mente si stava sviluppando già un progetto di trasformazione dalle ciocche color caramello alle suole delle usurate scarpe da ginnastica visibili su un opuscolo recante tutte le informazioni sulla data in Svezia del tour dei Northern Lights.

"I Bladers nordeuropei sono pronti a replicare il successo di Copenhagen! Dopo una coinvolgente e straordinaria performance di danza, Jens Christensen cede il trono a Lars Eriksson, giovanissimo virtuoso della chitarra pronto a stupirci coi suoi assoli!
Lo stoccolmese non è estraneo al successo: I complimenti da parte di musicisti del calibro di John Petrucci e Joe Satriani non si sono fatti attendere ed il campione svedese può già vantare una sua Signature Guitar chiamata Kraken-V.
Fra i suoi miti spiccano Jimmy Page, Jimi Hendrix e il chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood"


"Ah, si chiama Lara" Gianni accartocciò il foglietto e fece canestro nella pattumiera
"Veramente Lars è un nome..." Lo corresse Ralf, avendo conosciuto diversi uomini aventi tale prenome.
"La traduzione locale di Lara. Se fossi nato in Inghilterra mi chiamerei John, tu Olivier saresti Oliver e Andrew, dalle mie parti il tuo nome sarebbe Andrea. I conti tornano!"
Il capitano crollò senza risposta. Il secondo sogno lo aveva sfinito ancora più del primo. Nemmeno durante la notte Jens Christensen cessava di ricordargli la propria superiorità e il possesso del cuore della violinista.
"Lasciamolo riposare ancora un po'. Si arrangerà..." Se voleva Andrew sapeva dimostrarsi comprensivo.
Peccato succedesse una volta su un milione; le altre centinaia di migliaia non si preoccupava troppo degli altri e si serviva del sarcasmo come arma.
"Dovremmo distrarlo. Non andiamo al concerto stasera. Lei sarà presente" propose Gianni.
"Non la sopporto!" lo scozzese incrociò le braccia: "Da quando Ralf l'ha vista non è più in sé!" Anche lei era una blader, aveva visto allo spettacolo la notte precedente, e a trovarsela come avversaria ci sarebbe andato giù con il triplo della forza usata contro Kai. Senza pietà, ma almeno il suo amico avrebbe recuperato la coscienza.
"E che vorresti fare?" Olivier mostrò interesse; sarebbe stata un'altra occasione per divertirsi insieme ai compagni, conoscendoli meglio.
"Semplice! Acquistare cibarie, DVD e passare la serata in albergo!" Il piano del romano, nella sua mancanza di congetture, aveva buone probabilità di funzionare.
Ed era già stato messo in pratica.
"Non abbiamo più dodici anni!" Sbuffò il rosso.
"Se ci procuriamo un film horror davvero inquietante gli resterà impresso e se la dimenticherà!"
Iniziarono la loro spesa, dividendosi secondo una lista elaborata al ristorante.
Il salato toccò al biondo mentre Olivier avrebbe scelto i dessert e Andrew da bere; non fecero caso alla canzone in voga sulla radio finché un sonoro pestare di piedi giunse alle loro orecchie.
Sorpresero Jens terminare una piroetta scendendo in ginocchio, incrociando le gambe e saltando all'indietro per riatterrare col braccio sinistro teso in un ampio ringraziamento nei loro riguardi ed un sorriso orgoglioso.
Sembrava averli riconosciuti.
La ragazza castana, pigiata contro ad uno scaffale di lattine, sembrava conoscere già la coreografia. Un consunto e largo maglione verde petrolio e dei Jeans strappati sulle rotule aguzze avvolegevano il suo corpo esile mentre una smorfia di disagio le si formava sul volto.
"Patetico! Si denota la sua incapacità nel conquistare una donna!"  Gianni lasciò cadere i sacchetti e le s'inginocchiò al cospetto, ma le sue dita lunghe e magre gli lasciarono un vistoso segno rosso sulla guancia sinistra: "Il mio nome è Lars! E tu non sai distinguere un violino da un ukulele!"
"Lars Eriksson? Chitarrista prodigio?" Non avevano associato la faccia alla persona: credevano avesse alcuni tatuaggi, capelli ondulati e fosse più alto.
Gli occhi del musicista erano due fessure ambrate: "In persona!" Era già capitato qualche idiota tentasse di corteggiarlo credendolo una fanciulla, ma mai a tali livelli e aveva col tempo imparato a tenerli alla larga; non avrebbe mai rinunciato al suo stile.

Ralf uscì nel pomeriggio.
Il tempo era abbastanza piacevole per una corsetta all'aperto.
Negli occhi esclusivamente i centimentri quadrati davanti a sé; il contacalorie attivato e spense ogni legame col mondo.
Incrociava di tanto in tanto altri corridori: un'anziana coppia nelle loro tute risalenti agli anni 90, il giovane ambizioso maratoneta, l'amante dello sport in calzoncini.
immerse la faccia tra le mani strabordanti d'acqua pregando il freddo di cancellargli il rossore dagli zigomi: non era solo la fatica.
Poco lontano una conversazione animata attirò la sua attenzione: "Avevo già incontrato quei tre degli European Dreams l'altra notte! Il quarto allo spettacolo c'era, ma se n'è andato quando è entrata Henriette..." Riconobbe il suo rivale in amore. E c'era anche il suo androgino amico.
"Non a tutti può piacere! I nostri vicini sono abituati a poltroncine vellutate rosse-oro..."Il tedesco avrebbe voluto rispondergli la colpa era della sua depravazione e della sua incapacità di tenere le mani a posto.
Un brivido percorse la schiena di Lars nel momento in cui vide quel giovane uomo a grandi linee più grosso di loro due messi insieme fissarli in cagnesco. Il naso aquilino e le folte sopracciglia ne evidenziavano l'aria truce: "Vi state sbagliando!"
Jens lo guardò dritto negli occhi astioso: doveva solo provarci ad alzare un dito su Lars approfittandone della sua taglia.
Quando era in giro col suo amico la ricezione del pericolo aumentava esponenzialmente; già il castano veniva trattato male in famiglia. Non poteva permettere accadesse anche all'esterno.
Ricordava ancora il blader nobile voltarsi e farsi spazio tra la folla in delirio...Aveva almeno una vaga idea di dedizione e preparazione atletica dietro anche ai più banali salti? Quando aveva visto Ralf Jurgens trionfare ai campionati europei e tedeschi di beyblade, il ballerino ne aveva immaginato ogni sforzo costituente un piccolo passo diretto a quell'esito, frutto non solo dell'opulenza di famiglia.
"Sono stato poco bene e ho dovuto tornare in albergo prima..." Il parlato del campione europeo si affievoliva parola per parola; odiava mentire, ma ammettere l'infatuazione avrebbe scatenato il finimondo: "Tu e quella ragazza formate una coppia..."
Dentro Ralf avrebbe voluto essere già morto; il danese stava sfoderando uno dei suoi bislacchi sorrisi, ennesima conferma di vincitore e perdente di un cuore femminile.
"Io ed Henriette?" Jens si chiuse ancora di più nella sua difensiva: "Non sono affari che ti riguardano! Per caso speravi di combinarci qualcosa?!"
Colpito e affondato.
A quelle parole Ralf non poté che girarsi e tornare sui suoi passi; il danese aveva il coltello dalla parte del manico e doveva tenerci con la vita alla sua compagna.
Un'altra differenza con Gianni: se l'italiano era il primo a non porsi problemi quando doveva far conoscere le ragazze ai suoi amici, Jens sembrava un tipo geloso e possessivo.
Conoscere altro di lei oltre al suo nome sarebbe stato impossibile.


LINK:
Da dove mi è nata l'ispirazione per la scena di Jens al supermarket (perdonate l'elevata zarraggine delle canzoni):

https://www.youtube.com/watch?v=lOG35semaIk





 

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Capitolo 4
*** Saranno quasi famosi ***



Un maledetto imprevedibile brivido le percorse la schiena e frantumò la stasi come un sasso scagliato verso una vetrata.
Le sarebbe piaciuto gli istanti i loro corpi si toccavano, accarezzavano, afferravano e stringevano durassero molto più tempo e non fossero soltanto brevi balletti.
Sospesa dal suolo si perdeva spesso in fantasticherie di abbracci, baci, mani intrecciate e sorrisi reciproci.
Insieme avrebbero incantato il mondo intero col loro amore espresso danzando ed unificando le loro anime.
La stella costituita dal metro e cinquantacinque scarso di Henriette steso sulle cosce in tensione di Jens si disgregò al centro dell'ariosa sala prove, sciogliendo tutte le contrazioni muscolari dalle dita dei piedi a quelle delle mani ed interrompendo la lenta danza delle dita sopra la tastiera nera e bianca.
"Insomma! Nemmeno le bambine a cui insegno part-time si eccitano così nei passi a due e hanno la metà dei tuoi anni!" Jens si staccò amareggiato per la caduta di sedere, ma soprattutto per quello stupido, dannatissimo errore; avevano perso il conto dei fallimenti nella riproduzione di tale figura e non erano dei principianti.
Entrambi avevano iniziato piccolissimi a muovere i primi passi nel magico ed esigente mondo del balletto, esplorandolo con lo scopo di sviluppare i loro stili complementari che trovavano nella danza contemporanea il miglior compromesso
Henriette controllò il suo Stradivari non avesse riportato danni: "E tu potresti risparmiarti quel salto all'indietro dopo l'ultima piroetta! Mi distrai e rischi la commozione cerebrale ogni volta!" Non poteva trattenersi dall'osservare l'eterno articolato conflitto
fra il danese e la forza di gravità che aumentava la difficoltà nello stargli dietro dovuta al massimo sfruttamento di destrezza e riflessi resi rapidi da duri anni d'allenamento.
"Eppure ne esco illeso la milionesima! Voglio, posso farlo, lo faccio!" Ribatté pronto il suo motto. La parola Limite gli era sconosciuta ed erano stati proprio i frenetici slanci verso cielo e perfezione ad attirare il potere del maestoso cigno nero nel suo beyblade costruito appositamente al fine di non danneggiargli la pelle percorsa nelle coreografie inventate da lui stesso.
L'improvvisazione era il suo secondo punto di forza: Una musica piacevole nell'aria bastava per lasciare emergere la sua destrezza.
Poteva apparire come un folle alle persone intorno a lui, ma era stata la strada del virtuosismo ad imporsi nella sua vita sbarrando le altre. Aveva capito al volo che non esistevano alternative a quel cammino, soprattutto in presenza di un maestro del calibro di Viktor Mendel'ev, giunto da un paesino della Cecenia convinto di essere il miglior danzatore di tutti i tempi.
Jens disprezzava quell'uomo; era il vero colpevole dell'anoressia di sua madre, ricoverata in ospedale poiché aveva smesso di mangiare con il solo scopo di veder le proprie forme scomparire a causa delle osservazioni cariche di doppi sensi erotici che il russo era solito a riservarle, convinto lei fosse la punta di diamante nell'harem di ballerine. Credeva gli spettasse di diritto in qualità di maschio dominante, non avendo conosciuto altri modi di relazionarsi con il gentil sesso.
Il ragazzo andava a trovare la madre quasi ogni giorno, evitando accuratamente gli orari in cui sapeva ci sarebbe stato suo padre.
Era difficile stabilire chi Jens detestasse di più tra il genitore e l'uomo che avrebbe dovuto sostenerlo ed avere a cuore il suo benessere psicofisico.
Il primo era il responsabile di quella parte di sé che il figlio cercava di sopprimere tramite ogni metodo possibile, il secondo lo aveva detestato fin dal principio in quanto frutto del rapporto tra la donna che -stando alla sua mentalità retrograda- gli apparteneva ed un uomo ritenuto inferiore.
Nicklas Christensen aveva la stessa chioma bionda e carnagione diafana di suo figlio, ma non raggiungeva il metro e settanta e camminava ogni giorno da casa all'ufficio, situato ai piani alti di un moderno edificio dalla facciata trasparente e divenuto sua cella monastica quando aveva capito l'inutilità del dialogo con un figlio che reputava esibizionista, vanesio ed arrogante.
Tuomas richiamò l'attenzione dei due danzatori, passandosi le mani fra i folti capelli ondulati: "Siete peggio dei bambini!" Malsopportava la condivisione della scena e faceva parte dei Northern Lights soltanto perché si era imposto miglior blader finlandese.
sarebbe stato meglio se avesse vinto il flautista jazz Ville: abituato a suonare in orchestre avrebbe trovato casa nel singolare gruppo con il quale Tuomas ancora non aveva capito come riuscisse a collaborare.
Gli aveva addirittura ceduto il posto in squadra, ma era giunta dopo qualche giorno la notizia inaspettata del suo suicidio.
I giornali avevano parlato di tormento artistico, perfezionismo ed eccessiva competitività, ma il pianista era consapevole di esserne il responsabile.
Durante l'esibizione vincente la farfalla monarca che animava il suo bey aveva commosso pubblico e giudici più di qualsiasi storia triste appartenente a concorrenti presentatisi in cerca di riscatto. Quella creatura si era risvegliata una mattina quando il pianista, allora poco più che bambino, aveva premuto una sequenza di tasti del vecchio organo liturgico in cui riposava inconsapevole delle conseguenze della sua azione. Era diverso da tutti i suoi coetanei; camminava nella neve lasciando che i fiocchi gli formassero una ghirlanda trasparente ed entrava in chiesa, ma senza domande da rivolgere al Signore. Aveva l'aria di chi avrebbe potuto permettersi di dettare le risposte e persino le figure ecclesiastiche lo guardavano con un rispetto che riservavano solamente ai loro colleghi o superiori.

"Passo e chiudo!" Il danese corse fuori dal teatro di Helsinki senza dimenticarsi il basso elettrico nella custodia nera.
A dispetto del tempo trascorso perlopiù con Henriette, era Lars il componente del gruppo insieme al quale stava meglio; quell'introverso ragazzo svedese era insofferente a canoni e regole quanto lui e la passione per il rock era condivisa.
Aveva sempre qualche gruppo da consigliare e soprattutto non aveva rivolto strani sguardi a Jens quando questi aveva confessato di non poter soffrire la musica pop che doveva ballare nelle ore dedicate allo stile moderno, contrariamente ai suoi amici dell'accademia che discutevano anche futilità legate all'aspetto fisico delle cantanti.
Lars sedeva sotto ad un albero nel parco intento ad ascoltare uno dei suoi ultimi elaborati.
I lunghissimi capelli castani erano legati sopra alla testa, scoprendone la fine nuca bianca e lentigginosa e le orecchie erano nascoste sotto potenti cuffie connesse alla chitarra elettrica preferita verde petrolio metallizzata.
A Jens bastò tirare l'elastico nero per provocargli una cascata di caramello sulle esili spalle. Non si sarebbe arrabbiato, essendo il ballerino fra i pochissimi ai quali il musicista permetteva di toccare la sua chioma; già se Henriette lo usava come cavia per nuove pettinature si innervosiva e la respingeva.
Nella memoria di Jens era fresco il giorno in cui il castano era venuto ad aspettarlo e l'insegnante di danza delle ragazze gli aveva intimato di raddrizzarsi e sistemarsi lo chignon come si deve. Non sarebbe nemmeno venuto male su di lui a differenza della norvegesina le cui ciocche biondo cenere sfuggivano da ogni parte.
Il danese provò a figurarsi l'amico addirittura con indosso un tutù e fu impossibile reprimere una risata.
Lars aveva imparato a non farci troppo caso e si limitò a correggergli la posizione delle dita sul manico del basso: "Sei migliorato! Sarai tale e quale a Sting!"
A causa della molta danza Jens non avrebbe mai potuto raggiungere la bravura del suo più grande idolo bassistico, ma Lars diceva sempre i suoi pensieri.
Spesso lo svedese si chiedeva perché un tipo cool ed estroverso proveniente da un ambiente elitario si era avvicinato al chitarrista capellone sfigato rifiutato dal mondo intero.
Tutti lo reputavano strano; a scuola man mano che i suoi capelli crescevano gli amici impostigli dai genitori si erano allontanati e gli istruttori di nuoto gli avevano più volte fatto un appunto sulla sua chioma lasciando però le ragazze liberissime di tenerla lunga a patto di raccoglierla in vasca.
Sua sorella non gli era mai stata vicina, presa com'era dalle lezioni di canto, recitazione e danza e tutte le quisquilie condivise con le sue amichette. I due avevano solo tre anni di differenza ed appartenevano a pianeti diversi: Lars si nascondeva dietro ai toni del blu e al silenzio, lei amava il rosso e a tavola intratteneva perfino il vecchio colonnello Pettersson quando veniva a trovare il marinaio che gli aveva dato più soddisfazioni per ascoltare i suoi sfoghi riguardo il presunto fallimento genitoriale.
Un tempo Lars ascoltava i loro discorsi e si rifugiava sotto la doccia nella speranza che il getto d'acqua cancellasse quanto appena sentito.
"Non dovresti tenere ricurva la schiena" Si sentì dire in cambio: "Salvo non voglia i reumatismi di un ottantenne! Inoltre non nascondere la tua faccia dietro ai capelli! Hai degli occhi stupendi e le tue lentiggini ti rendono speciale!"
Nemmeno in famiglia riceveva complimenti del genere. Avrebbe preferito mille volte un mini-appartemento dell'Accademia Reale Danese di Balletto ad un giorno in più con i rispettabili Einar ed Ingrid Eriksson, allergici alla sua collezione di chitarre e al suo desiderio di essere un Jimi Hendrix d'altri tempi

"Non sono affatto coreografici tantomeno espressivi quegli avvitamenti e salti!" La violinista si sdraiò sul pianoforte a coda nero, scostandosi un ciuffetto ribelle dalla guancia e sorridendo maliziosa.
Stava imparando a conoscere il proprio potenziale seduttivo. Nessuno le aveva mai detto che "faceva colpo" e sua madre le aveva più volte raccontato dell'importanza della bellezza interiore a scapito di tutta quella che si dava alle apparenze. Tuttavia Henriette ancora non comprendeva pienamente il significato di tali parole e spesso si rifugiava nei sogni in cerca di risposte che non trovava nemmeno digitando freneticamente su Internet.
"Al posto di Jens qualcun altro sarebbe già stato accecato dal tuo archetto!" Si limitò a risponderle Tuomas: "E scenderesti? Mi offuschi la visuale e non vorrei cedesse"
Oltre ad avere agilità il biondo non risentiva affatto della fatica quando la sollevava insieme al violino, ammise Henriette a sé stessa.
Scomparve e riapparve ancheggiando con indosso una trasparente gonna nera lunga fino alle sottili caviglie strette fra i lacci dei sandali che le donavano dieci centimetri in più.
Di rado optava per vestiti del genere, ma accompagnare il finlandese era un autentico privilegio siccome aveva già fatto marcia indietro con gli altri membri.
La sua scelta assumeva per lei un solo significato: nel caso fosse finita in un niente di fatto con Jens si sarebbe trovata benissimo fra le braccia del pianista.
"Ti danno fastidio le scarpe?" Le domandò lui nient'affatto impressionato dal suo tentativo di camminata sensuale.
"No no...Piuttosto, secondo te ci saranno anche gli European Dreams?" La norvegese avvicinò la testa ai due boccoli rossi fuori dalla coda ondulata.
Le era rimasto impresso uno di loro andatosene a metà spettacolo, forse il capitano.
Era il peggior insulto potesse ricevere dopo ore spese a cadere e rialzarsi, ripetendo gli stessi passi infinite volte al fine di limare via ogni difetto e ricompensare chi la supportava ed ambiva a regalarsi momenti in compagnia della pura bellezza.
"Deve imparare le cose non arrivano a comando!" Dichiarò, puntando in alto l'archetto.
"Fossi in te invece ci passerei sopra. La sua nobiltà non implica altrettanta vastità di conoscenza nei nostri dipartimenti!" Sentenziò Tuomas, risedendosi alla tastiera.
Il doposcì di Jens spalancò l'uscio: "Quello? Vuoi dire l'orrore che cammina?"
Disse ad alta voce, sperando che Ralf fosse nei paraggi, lo udisse e se ne tornasse dentro al castello da cui proveniva.
"E che orrore!" Aggiunse Lars: "Nemmeno le foto gli rendono giustizia!".
La neonata idea della ragazza sul suo conto prese improvvisamente una piega negativa dettata dalle parole dei due compagni.
Tuomas rimase in silenzio, consapevole che cercare di farli riflettere era una perdita di tempo; certi errori, si sa, sono fondamentali per la crescita e tra di essi c'è anche il pregiudizio.
Riflettendoci, a loro non poteva più rinunciare: Henriette era una sorellina con la quale poteva disquisire di musica classica, Jens gli aveva inevitabilmente trasmesso la voglia di rompere gli schemi e grazie a Lars aveva scoperto gli Emerson, Lake & Palmer e molte altre band eccellenti nell'uso di sintetizzatori e tastiere, naturale evoluzione del suo strumento musicale prediletto e suonato da più di dieci anni, seguendo le orme del celeberrimo padre.

Cari lettori,
Mi rammarico di non essere riuscita a mettere l'immagine della posizione che Henriette e Jens stanno provando, ma allego la fonte d'ispirazione per la scena iniziale:

https://www.youtube.com/watch?v=PNP6VEn7ZrE




 

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Capitolo 5
*** La Violinista del Cigno ***


Sentì due vigorose mani tirarla su e cullarla come ricordava suo padre faceva quando, da piccola, non riusciva a dormire timorosa si aggirassero i troll nella sua cameretta.
Il buio la spaventava tuttora, ma lui soleva ripeterle una via d'uscita c'è sempre, anche per chi s'è perso, ed è sufficiente saperla trovare: quando le venne messo in mano il suo primo violino, ma si annoiava stando seduta, le aveva proposto di provare a suonarlo ballando al tempo scandito da un metronomo e così era nata la sua arte, raffinatasi grazie alle lezioni di danza ed i pomeriggi invernali trascorsi pattinando fra il lago ghiacciato e la grande pista all'aperto in città.
Se solo fosse stato ancora in vita avrebbe potuto vedere tutto l'impegno messo nel tenere alto l'importante nome familiare Johansen, dall'alba dei tempi intrecciato con la nobile famiglia degli archi: violino, viola, violoncello, contrabbasso ed i loro antenati erano sempre stati fedeli compagni di menestrelli fino a lei ed i suoi cugini.
Il misterioso ballerino le cinse la sottile vita, permettendole uno slancio delle gambe all'indietro ed un atterraggio in spaccata frontale.
Non riusciva a vederlo, ma non aveva lo stesso tocco fisicamente passionale e mentalmente distaccato di Jens. Bensì voleva trasmetterle qualcosa in più e fra quelle braccia si sentiva tanto al sicuro, ma come aprì gli occhi un naso importante, due severe e penetranti iridi scure ed un ciuffo violetto tremendamente familiari si sfocarono, lasciando il posto alla foto di Leif Johansen incorniciata alla parete, l'armadio ed il piccolo sole in terracotta dipinta in oro pendente dal soffitto.
Era consapevole la sua casa, costruita sul modello delle Stavkirke, si ergeva su una radura dove i vichinghi si radunavano ad onorare la dea Sol.
Si risvegliò definitivamente con lo scrocchiare delle caviglie adagiate sul cuscino sebbene si fosse addormentata nel senso opposto.
Dallo show a Copenhagen non riusciva a togliersi dalla testa quei lineamenti duri ed impassibili che abbandonavano la performance a metà, disinteressati verso i suoi sforzi, per poi tornare a visitarla nelle ore dedicate al riposo fisico e mentale.
Non se l'era sentita di parlarne coi suoi compagni: Seyfrid era ancora troppo piccolo per comprendere e Jens e Lars probabilmente ci avrebbero scherzato sopra, però Tuomas le avrebbe tolto ogni dubbio; aveva sempre la risposta giusta, fossero le sue domande riguardanti la musica, la natura o complessi problemi esistenziali.
Magari nel sogno fosse comparso lui al posto di quel Ralf Jurgens incapace di cogliere la bellezza vera.
"Henrik! Henrik!" Eccoli arrivare.
Così l'aveva denominata Lars, ritenendola più mascolina di lui, che di virile aveva ben poco con quei capelli lunghissimi e perfetti perfino dopo più ore trascorse a fare il bagno o in condizioni umide e ventose.
I suoi invece apparivano un insignificante cespuglio color senape e, per non farsi mancare niente, se li spazzolava troppo regalavano spiacevoli scossette crepitanti.
Ancora nel suo stratificato pigiama scese le scale e salutò tutti, scusandosi per la terribile versione di sé stessa che li accoglieva.
"Allora va' a vestirti. Noi ti aspettiamo qui" Tuomas si accomodò sul divanetto nero, ma Henriette si fiondò in cucina e prese dal frigo alcune uova sode a fettine, della frutta e degli yogurt, mise del pane nero a scaldare nel forno e l'acqua nel bollitore.
"Ancora una volta ho dimenticato di far la spesa...Servitevi pure, ragazzi!" Avendo viaggiato parecchio era tornata solo la sera precedente e non aveva potuto fare rifornimento di beni fondamentali.
Risalì svelta in stanza e si infilò in un top nero e dei pantaloni gialli ampi e decorati con soli stilizzati.
"Non è necessario tutto questo scomodarsi! E non preoccuparti! Posso accompagnarti io a fare la spesa!" Jens si offrì volontario di ricambiare i favori d'ospitalità generosamente offerti.
"Ci andrò da sola invece! Sennò va a finire come al solito: io trasporto sacchetti atrofizza-dita mentre tu provochi infarti in giro!" Il danese non perdeva occasione di mettere in mostra le sue doti atletiche, specialmente nei luoghi pubblici.
"Ti ho proposto più volte di imparare a ballare in modo appropriato, ma tu hai sempre detto di no!"
"So già danzare benissimo!" La conferma era nel suo Bit-Power; Kvitsvanen, il cigno bianco non avrebbe mai accettato l'appartenenza ad un blader goffo ed impacciato e adorava esaltare la grazia ed eleganza della sua proprietaria ammirandola contemporaneamente in un rapporto simile a quello di Sortsvanen con Jens.
Inoltre la casa dei nonni materni del danese, figlio di una grande ballerina, sorgeva nei pressi di un rudimentale tempietto dedicato a Mani, fratello di Sol legato alla Luna, ed era l'unico motivo in grado di riportare lì il biondino ogni tanto, in quanto vi aveva incontrato l'animale sacro.
"Henriette, potresti controllare il pane? Tanto cercare di convertirlo è fatica sprecata!" Quei due erano proprio il sole e la luna, il giorno e la notte, il bianco ed il nero e se si trovavano in disaccordo su un determinato argomento era il delirio.
"Ah, non contarmi, Henrik!" Lars non si schiodò dal divano, abituato ad aver perso il proprio posto a tavola da quando la chitarra era diventata più di una passioncina ed i capelli gli avevano oltrepassato le spalle.
"Eh no, Lasse!" Insisté la padrona di casa, tirandolo per un braccio: "Ti ho pure fatto un sandwich!"
"Henriette ha ragione" Tagliò corto Tuomas; se lo svedese avesse continuato ad assumere un numero di calorie al limite del nullo la sua salute ne avrebbe risentito, forse strappandolo a loro eternamente.
"Certe cose non le comprenderò mai" L'ultima volta si era unito nel pasto ai suoi familiari i costanti paragoni coi cugini gli avevano distolto l'attenzione dal Julskinka ed il Risgrynsgröt, raffreddatisi e rimasti in frigorifero.
Osservò distaccato il pane nero ricoperto di marmellata ai frutti di bosco, avvertendo un pizzicorio freddo e metallico sul collo.
"Davvero non hai fame?" Henriette gli sorrideva in piedi accanto.
Tra le due lame della forbice in lenta chiusura vi era una sua preziosa ciocca: "QueFto è il...miglior paGniGno...mai manFiato in Fita mia..." Biascicò a bocca piena.
"Contenta adesso?!" Le si rivolse stizzito: "Nemmeno mia madre insiste così!"
"Sei fortunato!" Intervenne Seyfrid: "Mio padre invece pensa io suoni troppo e dovrei anche fare altro, ma non potrò mai diventare più bravo senza esercizio!" Era il più giovane del gruppo ed aveva iniziato a suonare la batteria prima del compimento del sesto anno, aggiungendovi progressivamente più pezzi e destreggiandosi con componenti molto grossi per la sua piccola statura; era l'unico più basso di Henriette, dovendo ancora crescere.
"Lo faccio per il tuo bene! Appunto perché a loro non frega niente di te! E tu, Seyfrid, non perderai mai la tua bravura!" La violinista impilò piatti e bicchieri nel lavello e si accomodò di fianco a Tuomas, appoggiandogli la testa sulla spalla da cui partiva la chiave di violino apertura del Notturno di Chopin richiusa sul polso da una farfalla stilizzata.
Aveva sempre trovato affascinante quel disegno sulla sua pelle; il finlandese era proprio un'opera d'arte vivente dalle punte delle sue onde morbide e scure alle scarpe nere e lucide aveva il potere di trasformare qualsiasi persona venisse in contatto con lui solo osservandola attraverso le sue magnetiche iridi più verdi delle frasche primaverili.
"Qualcosa non va?" Era talmente assorto non si accorse di lei.
Da dove avrebbe potuto cominciare?
"In questo periodo sto facendo sempre lo stesso sogno..." la voce le si assottigliò, morendole in gola sul finale:"...Sto danzando ad occhi chiusi insieme ad uno sconosciuto e questi improvvisamente si rivela essere quel blader della squadra campione d'Europa...E questo nonostante Jens mi abbia messo in guardia!"
"La cecità penso simboleggi una grande confusione nella tua testa; la danza è una tua passione e direi amore..." Tuomas ritrasse la sua mano da quelle piccole della compagna, avvicinandosi al bracciolo del divano.
"...E poi ti piace Ralf Jurgens!" Lo interruppe Jens, saltando in mezzo a loro: "Anche se non riesco a capire come sia possibile" Il suo bel viso si contrasse in una smorfia disgustata.
"Non è vero! Infatti è un incubo!" Henriette slittò verso il pianista, posandoglisi nuovamente sopra e costringendolo ad alzarsi.
"Eh, be'! Ci credo!" Jens non riusciva a trattenersi dal ridere; Ralf da fuori sembrava forte, ma quando si erano incontrati gli aveva subito esposto il fianco.
Inoltre combatteva negli incontri di beyblade con addosso un'armatura e si dava un sacco di arie nonostante avesse il naso più grosso che il danese avesse mai visto e ciò fosse sufficiente a catalogarlo come "brutto". Tuomas detestava il contatto fisico tanto da muoversi a piedi perfino nel rigido inverno nordico pur di evitare la gente gli venisse addosso o cercasse banali scuse per attaccare bottone.
"Potrei capirti se andassi dietro all'italiano o allo scozzese, ma perché il tedesco? Anzi, a dire il vero non so chi sia il peggio fra i quattro!" Rincarò la dose Lars, il quale aveva sentito parecchie storie sull'arroganza del quartetto.
In più il maldestro tentativo di approccio da parte di Gianni Tornatore gli aveva ulteriormente rafforzato l'idea negativa di loro: perché avevano scelto di avventurarsi nel loro territorio? Come mai Jens si era imbattuto più volte in loro? Una poteva starci, ma due decisamente non erano dettate dal caso.
Seyfrid, accortosi dello sguardo meditabondo dello svedese cercò di teorizzare una risposta sensata, ma il rumore gli bloccava il flusso di coscienza.
E tale era la ragione per cui aveva scelto di suonare la batteria, senza la quale il silenzio dei suoi pensieri lo avrebbe schiacciato come un macigno.
"Lasse, se non la smetti vengo a rasarti a zero mentre dormi!" Sarebbe stata stupida ad innamorarsi di qualcuno che detestava la sua musica e l'avrebbe quindi costretta a rinunciarvi; il suo partner ideale doveva saperla amare e valorizzare per la ragazza genuina che era.
Poi c'erano Jens e Tuomas le cui critiche erano costruttive e la spingevano a migliorarsi e comportarsi più da grande, ma le sembrava giusto; l'ora di crescere era già arrivata.
"Preferirei essere tenuto a digiuno un mese intero!" Replicò lui; la chioma era la miglior parte di sé, il suo rifugio da un mondo incapace di accettarlo, la maschera allontana-indiscrezione e mai vi avrebbe rinunciato.
Aveva cominciato a lasciarla libera di crescere a dodici anni e, trattandola col massimo della cura, in tre anni aveva raggiunto il fondoschiena mantenendosi oltretutto perfettamente in ordine; ogni singolo capello dava spettacolo ondeggiando nel vento o nel mare e passarvi le mani nel mezzo era il sogno di qualsiasi parrucchiere.
Henriette uscì di casa innervosita con il suo violino: allontanarsi un po' le avrebbe giovato.
Quando ci si mettevano, lo svedese ed il danese erano più immaturi perfino della maggioranza dei coetanei di Seyfrid.
Non lontano dalla foresta c'era un laghetto celestiale seminascosto fra le aghifoglie e rischiarato dal sole, primo compagno di giochi vero e proprio insieme alla divina Sol.
Nel periodo estivo vi si immergeva finché le dita si raggrinzivano; in inverno era la sua personalissima pista di pattinaggio.
Più avanti invece, in una vecchia area giochi in disuso si trovavano spesso bladers amatoriali, ma si sarebbe riempita nel tardo pomeriggio.
Talvolta nel vederli emulare le grandi squadre sorrideva, ripensando ai tempi in cui faceva lo stesso guardando pattinatrici e ballerine alla televisione.
Collegò il suo beyblade al manico dello Stradivari e volteggiò attorno all'asfalto scrostato, piegandosi sulle ginocchia e furono solo lei ed il Cigno Bianco, suo sostenitore fin dal lontano Solstizio D'Estate nel quale l'intensa, candida luminosità del volatile, inferiore solamente alla Stella Madre, l'aveva colta di sorpresa mentre lei stava suonando il violino appartenuto a Leif, spaventandola a morte, ma rivelandosi via via un formidabile alleato
"Devi fare tutto quel baccano?!" Un quintetto interruppe la sua esercitazione: "Forse non sei di qui, però nel caso non ne sia al corrente, questa è la nostra arena!" Avevano all'incirca la sua età o meno anni, eppure ben tre la sovrastavano in altezza.
"Il violino è per vecchi!" Aggiunse il plausibile braccio in quella compagnia, un ragazzo alto e forte più rincagnato di un bulldog.
"Me ne andrò ad una condizone" Propose la biondina senza lasciarsi impanicare: "il primo abbastanza abile da starmi dietro!"
Lo sconosciuto non resse l'impatto contro Kvitsvanen: "Coraggio, chi vuol'essere il prossimo?" Gli altri ragazzi scesero uno alla volta in campo, ma le loro trottole se non venivano sbalzate fuori dalla primitiva fossa si ritrovavano in frammenti.
"Come può una ragazza così carina andarsene in giro da sola?" Le domandò l'ultimo rimasto, probabilmente il leader, lanciando determinato il suo beyblade
Non fece in tempo ad avvicinarsi al cigno che un terzo combattente lo spaccò in due metà: "Sta' alla larga da lei! La sua arte può non piacere a tutti, ma definirla chiasso comporta seri problemi di udito!" Un giovane più slanciato ed in forma della mente musicalmente chiusa si spazzò via dalla maglietta alcuni aghi di pino, emergendo fiero dalla vegetazione nonostante i capelli color lavanda spettinati ed il fiato grosso, inequivocabili segni di sforzo atletico.
Henriette fece per fuggire: lo aveva riconosciuto al volo, non riuscendo a credere sarebbe sceso al livello di tutti quegli scimmioni che cercavano di impressionarla screditandosi vicendevolmente. Jens e Lars avevano avuto perfettamente ragione a metterla in guardia.
"Aspetta!" Ralf cercò di fermarla, ma comprendeva in pieno la paura nei suoi occhi. Se solo fosse stato più simile ai suoi compagni di squadra avrebbe potuto esprimerle meglio suo apprezzamento verso la sua miscela fra danza, pattinaggio artistico e violino e quanto lo facesse star male l'idea che il destinatario delle sue attenzioni, carezze, baci fosse un altro uomo all'infuori di lui senza passare per un mostro.
La gelosia nei riguardi di quei quattro giovani musicisti intorno a lei continuava a dilaniargli l'anima, soprattutto quella verso l'odiosissimo Jens Christensen.
Le mani del ballerino le restavano addosso, il terriccio giocava col profondo blu ed i corpi seguitavano ad intrecciarsi, godendo della lacerazione nel suo cuore.
"M-mi p-piace come suoni d-danzand-do...A-a-anche a combat-t-tere...N-n-non t-t-te la cavi male..." La maglietta gli aderiva alla muscolatura accaldata quanto la lingua al palato e le iridi vagavano incredule della reginetta nera ad una distanza inferiore al metro.
I fiordi negli occhi, i folti capelli biondi, le proporzioni perfettamente concentrate in uno scarso metro e cinquantacinque erano proprio gli stessi delle sue travagliate visioni oniriche, ma molto, molto più belli in carne ed ossa lì davanti a lui.
"G-g-grazie m-mille e s-scusa ancora..." Henriette si arrestò e fece marcia indietro, rincuorata che il tedesco non la volesse sfidare. Non identificava niente di costruttivo nel tentativo di demolire qualcun altro. Raccattò un coccio plasticoso.
Ah, se il mondo si impegnasse a tenere puliti prati e strade, spiagge e sentieri le scarpe non servirebbero nella bella stagione....Pensò tra sé e sé. Preferiva avvalersi della sua creatura sacra per restituire una minima dignità alla scena musicale e portare la bellezza nei cuori delle persone.
Il campione continentale rimase a guardarla senza sapere il modo in cui portare avanti la conversazione, finché una voce che chiamava il suo nome risuonò in lontananza.
"P-perdonami, ma è meglio vada..." Ralf non seppe come riuscì a tirar fuori quelle ultime parole. Avrebbe voluto trattenersi di più in compagnia di Henriette, ma il colorito più rosso dei capelli di Andrew gli avrebbe giocato qualche tiro mancino.
"Con chi stavi parlando?" L'ombra di Tuomas raggiunse la ragazza, la quale subito si sistemò a braccetto, rabbrividendo.
"Un escursionista smarrito...Mi aveva chiesto indicazioni..." Si limitò a rispondere, ammettendo nei suoi pensieri senza l'intervento di Ralf si sarebbe trovata in una spiacevole situazione. Ma rivelare ai suoi amici che lo aveva incontrato avrebbe fatto uscire Jens di testa

Angolino dell'autrice:
Chiedo venia per la mia prolungata assenza dovuta fondamentalmente a stress e blocchi dello scrittore e come sempre vi allego le mie fonti d'ispirazione:
1) La colonna sonora del sogno di Henriette: https://www.youtube.com/watch?v=1P25Scv1Kh0
2) Da dove ho ripreso lo scontro fra Lars e il cibo: https://www.youtube.com/watch?v=9sLxNkidUag






 

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Capitolo 6
*** Il batterista introverso ***


Le bacchette rimblazarono agili e vigorose da una pelle all'altra; in basso i piedi manovravano un doppio pedale tonante sulla grancassa mentre le braccia intervallavano i battiti delle superfici in plastica tramite il metallico suono dei piatti.
Ai più ignoranti sarebbe parsa un'accozzaglia cacofonica, ma ogni tocco avveniva secondo un meticoloso ordine apparentemente concepito da un cervello scientifico privo di creatività.
Il sonoro motore venne interrotto dal cigolìo di una porta: "Oh no!" Nemmeno l'ultimo colpo di crash riecheggiava più: "Mi hai rotto il ritmo!"
"Quanto tempo hai suonato oggi, Sigfreður?" Un uomo torreggiava sull'ingombrante strumentazione dietro alla quale un pallidissimo ragazzetto avente meno di tredici anni cercava un nascondiglio.
"Tre ore e mezza..." Il batterista era abituato a suonare anche più a lungo, seguendo l'esempio del suo amico Lars, ma la chitarra era più facile da maneggiare e poteva essere suonata in cuffia a differenza del vastissimo arsenale di tamburi e piatti.
Da mesi si stava comportando ieccepibilmente al fine di esortare il padre a comprargli un Octapad, ricevendo tuttavia un beyblade all'ultimo compleanno.
"Ancora hai esagerato! Ti farebbe bene uscire!" Seyfrid era consapevole l'utilizzo del suo nome islandese intero da parte del genitore non lasciava alternative.
Da quando Silja Stefansdottir era venuta a mancare, l'apprensività di Þórálfur Magnusson verso suo figlio, tanto somigliante alla defunta moglie, era aumentata esponenzialmente.
Avevano gli stessi capelli corvini, la stessa pelle diafana e gli stessi occhi più azzurri della laguna di Reykjavik, senza escludere la salute cagionevole: la gravidanza era succeduta a tre aborti spontanei, il parto era stato parimenti rischioso per gestante e neonato.
Dopo otto anni di illusoria serenità la malattia s'era ripresentata attraverso l'insediamento nelle sue già deboli cellule, abbattendola definitivamente.
Pure Seyfrid avrebbe voluto tornare ai tempi in cui sua madre cantava fino a farlo addormentare e realizzare una candela con l'odore dei suoi vestiti, ancora tutti nell'armadio adiacente al letto matrimoniale mezzo vuoto sottostante un tempietto di fotografie e gigli bianchi attorno ad un'essenziale urna cineraria.
Þórálfur teneva a quello spazio inferiore al metro quadro più della casa stessa e lo riordinava regolarmente più volte al giorno.
"D'accordo! Andiamo, 'Fri..." Un diciannovenne mise in pausa il singolare ibrido fra elettronica e rock sul suo smartphone e saltò giù dal materasso, afferrando un marchingegno elettrico di ultima generazione provvisto di due ruote laterali.
Il più piccolo scavalcò la grancassa e lo seguì.
"Guarda! Riesco ad and...Come non detto!" Seyfrid scivolò in avanti a gambe divaricate così da non ferirsi braccia, polsi o mani, sacri per un percussionista.
Un hoverboard era stato un'altra vana speranza paterna di inculcargli altro che non fosse la batteria.
Tale strumento aveva attirato la sua attenzione tramite la performance di Moby Dick dello scomparso leggendario John Bonham, incredibilmente forte alle innocenti e sgranate iridi celesti, da allora in costante cerca di oggetti percuotibili.
In caso di assenza della fida Tama Star, tirava fuori eccezionali grooves servendosi di piatti, bicchieri e posate, matite e penne o le diverse falangi delle dita.
"Non è giusto! Nel mondo ci sono dodicenni che già si truccano e vogliono star fuori oltre la mezzanotte! Poi ci sono io! Mio padre dovrebbe essere fiero di me!"
"Fidati di me, lo è già! Dai, ritentiamo!" Stavolta Vlad lo tenne per la vita mentre l'ultramoderno mezzo incedeva lento sull'asfalto umido.
"Questo mi fa rischiare maggiormente paragonato ad una mezzora di batteria in più! Whiplash è un contenitore di boiate! Non è vero che ti sanguinano le mani se suoni per tempo prolungato!"
L'islandese e l'ex-blader delle tenebre si erano conosciuti in seguito allo scioglimento della mostruosa squadra successivo al campionato mondiale.
Ognuno dei quattro aveva preso una strada diversa: Kairone e Jai erano tornati rispettivamente in Egitto ed Australia.
In patria il primo si era fidanzato; il secondo stava completando la specialistica in scienze veterinarie lavorando in un centro di cura e reinserimento in libertà della fauna selvatica.
Howling, un tempo licantropo si destreggiava come dogsitter, in un canile e si impegnava affinché i pregiudizi sui molossoidi e i cani di grossa taglia venissero sfatati.
Quanto a Vlad, una distrazione di un impiegato aeroportuale lo aveva catapultato nell'isola dei geysir, costringendolo ad imparare l'articolato discendente più diretto del norreno antico.
Inizialmente avrebbe voluto arrendersi, ma l'attrazione verso quella sconosciuta cultura si rinforzava giorno dopo giorno.
Ed in una rigida mattinata invernale era avvenuto l'incontro fatale col giovanissimo ed inesperto blader ed il suo fortissimo bit-power la cui potenza gli era ancora difficile da manovrare.
Aveva riscoperto un piacere perduto, assistendolo negli allenamenti e godendosi il suo trionfo alle selezioni nazionali islandesi, alle quali abili ginnaste e nerboruti pesisti massimi erano stati sbaragliati dal piccolo batterista.
In più, vedendoli sempre insieme il peso nel cuore del signor Magnusson si era notevolmente affievolito, arrivando ad accogliere l'ex leader dei blader oscuri nel piccolo nucleo familiare incurante del suo passato e grazie a quel legame del vampiro restavano unicamente l'intolleranza all'aglio e la malsopportazione del sole in faccia.
Il geologo era troppo contento per giudicare il primo vero e proprio amico del figlio; era convinto sarebbe rimasto eternamente solo a causa del suo aspetto tanto bizzarro nel paese geneticamente meno eterogeneo dell'area europea, i cui abitanti nella quasi totalità discendevano da antichi colonizzatori vichinghi e scozzesi.
Coprirsi gli occhi di fronte ad una scena sanguinolenta era divenuto un riflesso automaticizzato dallo stare con Seyfrid, il quale aveva optato per l'equivalente inglese del suo nome, data la difficile pronuncia islandese.
"Ti sei forse dato al baby sitting?" Una voce derisoria spezzò la tranquillità nebbiosa.
Vlad gli prese un braccio: "Fatti avanti! Chiunque tu sia!"
"Tranquillo! Veniamo in pace!" Un ragazzo dai capelli verde gemma primaverile non diminuì il suo senso di guardia; avrebbe difeso l'amico a costo della sua stessa vita.
Doveva farlo per il signor Magnusson; teneva al dodicenne addirittura più di sé stesso.
"Quanto tempo è passato!" Un biondo lo salutò allegro: "Ci chiedevamo dove foste finiti!" Dopo le battaglie in Russia il team delle tenebre era sparito senza lasciare traccia e capitava ogni tanto rispuntasse nelle conversazioni di coloro che ne avevano provocato la nascita e la ridicola missione.
Seyfrid non disse una parola; era abituato ad occhiate e domande in inglese della gente incredula di fronte ad un nativo scuro di capelli, ma mai così dirette.
"Andrew! Gli fai più paura te di me! E comunque non è un ragazzino qualsiasi, ma il miglior blader d'Islanda!" Vlad riprese la sfacciataggine del britannico.
Ad incutere timore a Seyfrid era però la massiccia stazza di Ralf, il terribile blader senza sentimenti e scrupoli disposto a sfruttare l'aggressività del suo bit-power non curandosi fosse la creatura capace di avvertire dolore.
Jens gli aveva raccontato Sortsvanen era in pessime condizioni quando lo raggiunse ed Henriette della sofferenza di Kvitsvanen alla morte di Leif Johansen, insegnandogli entrambi a conoscere il Demone dei Vulcani innanzitutto come entità senziente e in secondo luogo creatura da battaglia o esibizione
"Vuoi dire che è nella band di Henriette?" Chiese Gianni.
"Proprio così! E suono la batteria!" L'islandese sostenne gli sguardi dei quattro; Ralf sospirò rassegnato, nascondendo in una mano il rossore sul grosso naso.
Persino un preadolescente aveva più chances di lui; si prevedeva sarebbe diventato un bell'uomo e l'impatto degli artisti sulle ragazze era considerevole.
"Non mi stupisco ti sia interessato a lei..." Vlad conosceva benissimo la passione dell'italiano verso le belle donne, l'impulsività del tennista scozzese, la vanità dello chef francese e l'inflessibilità del suo arcinemico tedesco.
"In verità questo viaggio ha offerto di meglio, ma non a qualcun altro..." Ridacchiò il romano, girando gli occhi verso il leader degli European Dreams
Il discendente dei cavalieri desiderò di non avere mai incontrato il quinto elemento dei Northern Lights, essendo stato sorpreso in piena tempesta d'amore.
"Tanto cosa vuoi cambi?" Lo interruppe Andrew: "Pensa piuttosto alla contessina Von Herm...Oz...Von Helmholtz! Scommetto la mia villa sarà molto, molto più bella di quella scappata di casa!" Si trattava dell'ennesima possibile futura sposa da conoscere.
Già anni prima uno Jurgens si era accasato con una Von Helmholtz, generando discendenza fino al tradizionalista padre di Ralf, il quale si era mostrato incline al rinnovo dell'unione tra le due famiglie.
La norvegesina non lo avrebbe mai trovato attraente, circondata com'era da affascinanti ragazzi talentuosi: la bellezza di Jens era un dato di fatto, Lars aveva un grande spirito e Tuomas sapeva ipnotizzare chiunque.
Ralf si fece forza, nonostante la sconfitta sonora, cocente e distruttiva.
Preferì non rinfacciare ad Andrew di aver interagito con quella "selvaggia"; la curiosità di Gianni ed Olivier diventava morbosa ed anticipava tre volte su quattro prese in giro.

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Capitolo 7
*** La pretendente ***


"è pronto, Signore?" Ralf rimirò un'ultima volta l'elegante completo in velluto nelle sfumature dell'indaco, i capelli viola che scoprivano la fronte ampia delineata da sopracciglia scure e dritte e le eleganti scarpe nere. Poi ricoprì lo specchio con un telo bianco; aveva ordinato di coprire qualsiasi superficie riflettente presente nel castello e i corridoi durante la notte sembravano invasi da spettri e fantasmi. Era una soluzione drastica, ma efficace a non distruggere ulteriormente la sua autostima già in pezzi. Le parti arrotondate delle armature erano come specchi deformanti al parco dei divertimenti e le normali superfici riflettenti non lo aiutvano per niente a dimenticare chi era.
Non avrebbe mai voluto mettere piede nel salone dei banchetti; sapeva benissimo chi lo stava aspettando e avrebbe addirittura preferito ci fosse Jens Christensen al suo posto.
Quel maledetto giorno era arrivato.
Percorse l'intera stanza inquieto: cosa lo attraeva davvero di Henriette?
Era una degna artista e blader, ma al di là...Aveva incontrato ragazze molto più belle, violiniste eccelse, i campioni mondiali di beyblade e girato i migliori teatri del mondo eppure nella norvegese c'era qualcosa in più a differenziarla dal resto del genere femminile.
Misurava sotto al metro e sessanta e la sua danza era molto meno acrobatica rispetto allo stile di Jens Christensen, ma Ralf adorava vederla girare su sé stessa, saltellare, sorridere agli spettatori elevandosi oltre la dimensione terrena.
Al di sopra di lui.
Discendeva da aristocratici possedenti terrieri e viveva in un grande e lussuoso castello, ma era povero in confronto a lei proprio perché aveva dentro di sé l'equivalente delle ricchezze appartenenti agli Jurgens.
Aveva sprecato l'unica occasione di parlarle balbettando futili castronerie.
Fosse stato più coraggioso...Davanti a lei ogni proposito cambiava; colpa dei sentimenti.
Desiderò rinchiuderli in uno scrigno e gettarlo nel caminetto bruciante.
Calore, fuoco, non di nuovo: durante i combattimenti ardeva come il sole e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
"Tutto bene?" Johann insisté dietro al portone che Ralf si limitò ad aprire, seguendo il maggiordomo attraverso i caldi corridoi fra le pesanti pietre.
Johann...Johansen...
Sfilò davanti a silenziose statue marmoree e bronzee, prendendo posto infine sulla comoda sedia ricoperta in seta porpora sullo schienale, presentandosi impassibile ad una sua coetanea mai vista e conosciuta prima.
Sfoggiava un costoso e raffinato coordinato giacca e gonna lunga in velluto marrone scurissimo contrastante coi bordi color sabbia.
Pesante come l'idea di sé stessa trasmessa mediante quel neo accanto alle labbra increspate e le sottili sopracciglia marcate dalla matita.
"Piacere!" Rispose marziale la nobile: "Il mio nome è Ingeborg von Helmholtz! La mia famiglia affonda le radici nel 1153, ovvero quando Alarico von Helmholtz ottenne in sposa la bella Ildebranda della dinastia Edelweiss" La sua voce suonava fastidiosamente nasale.
"In quale maniera prediligi trascorrere le tue ore libere?" Gli domandò, sistemandosi sul naso grossi occhiali rotondi: "Io adoro leggere, giocare a scacchi e studiare storia" Sottolineò saccente; aveva tirato fuori quelle parole, sperando di compiacerlo.
Probabilmente le era stato assegnato un copione da recitare.
Davanti alla scacchiera non c'era affatto gusto a vincere facile.
Quando Andrew giocava agendo d'impulso delineava una strategia non sempre efficace, ma almeno suo marchio di fabbrica.
Al contrario, Ingeborg nascondeva le proprie lacune dietro ad un'insopportabile ostentata sicurezza di sé che non migliorò l'idea di Ralf.
"E in fatto di musica?" Baciandole la mano guantata si sentì un verme, più che mai infedele alla sua adorata Henriette.
"Wagner è il mio compositore preferito! Le sue opere trovo siano ricche di significati nascosti e rispecchiano il concetto di Gesamtkunstwerk alla perfezione, vale a dire..."
"E suoni qualche strumento?" Se non l'avesse interrotta avrebbe ripetuto pari pari le note biografiche sui libretti teatriali nell'apposito scaffale della fornitissima biblioteca del castello.
"Oh sì!" Trillò Ingeborg: "Pianoforte e violino! Iniziati a cinque anni!" Si sedette allo sgabello in ebano; gli Jurgens possedevano un vecchio pianoforte dai tasti in avorio ingiallito.
Ralf aveva provato a suonarlo molto piccolo senza mai brillare e presto aveva smesso, lasciandolo impolverare e scordare.
La brunetta sedeva impettita, picchiettando su bianco e nero un arcinoto motivetto mozartiano: "Potresti voltarmi la pagina?" Per avere cominciato presto non avrebbe retto il confronto con Tuomas Kovalainen, altro rivale in amore non improbabile. La solennità dei suoi zigomi taglienti incorniciati da morbide onde scarlatte contrastanti con gelidi occhi verdi si fondeva con l'individualità mostrata nel pentagramma avvolto intorno al bianchissimo ed affusolato braccio, facendo uscire il tedesco ancor più perdente che dal paragone con spigliatezza e fisicità armoniosa di Jens Christensen.
Durante la data a Helsinki dei Northern Lights, il finlandese era entrato in scena a braccetto con la norvegese e le aveva baciato la manina delicata, accrescendo la convinzione di Andrew e Gianni circa la sua mancanza di speranze con lei.
Eppure l'aveva tratta in salvo da quattro villani desiderosi di ferirla o abusarne; avrebbero solo maltrattato quel fisico minuto che in pochi sapevano apprezzare.
Dire Ralf era attratto da tale corpo era riduttivo: lo adorava e si sarebbe lasciato consumare ben oltre la morte pur di fornirgli la protezione che la sua proprietaria mai avrebbe chiesto direttamente.
"Non sei stato attento!" Sentenzio Ingeborg, ripetendo la romanza daccapo.
Ogni nota era priva di anima; tutto il contrario di Tuomas, il quale dava vita persino alle pause, servendosi della suspence nel pubblico.
"Perdonami...I brani di mio gradimento catturano la mia mente e l'abbandonano in un flusso di coscienza...Mi piacerebbe sentirti al violino invece..."
Si pentì di aver pronunciato quelle parole, udendo lo smorto sfregamento dell'archetto sulle corde tese; figurarsi se era capace di suonare ballando contemporaneamente.
Occupava il centro della sala più rigida del legno tenuto in mano.
Il quintetto nordico le avrebbe vivamente suggerito di darsi al ricamo, all'uncinetto, al decoupage...Qualsiasi cosa, ma non la musica.
A danzare si rivelò ancora più disastrosa. Mentre piroettavano sul liscio pavimento, Ralf immaginò Henriette al posto della contessina, la quale era un misero burattino e si lasciava condurre senza muoversi per davvero.
"Ti piacerà!" Gli ripeteva Andrew: "Poi le pagherai i migliori insegnanti presenti sulla piazza ed avrai la tua violinista ballerina!" Come se talento e leggiadria fossero trovabili in qualunque creatura.
La norvegesina non aveva acquisito le sue doti puramente allenandosi, sennò sarebbe passata molto più inosservata.
"Sempre se per quello l'ammira!" Aveva sogghignato Gianni.
Quando l'interminabile giornata volse al termine, Ralf si congedò dall'ospite indesiderata.
Massaggiandosi le tempie sul divanetto in velluto rosso, cercò di dimenticare il ronzare della voce che forse avrebbe dovuto ascoltare per il resto della sua vita.
No! A lei avrebbe preferito la solitudine eterna, anche a costo Henriette scegliesse il suo uomo fra i ragazzi della band.
Si sentì terribilmente stupido a balbettarne il nome: Henriette, Henriette, Henriette...Aveva un suono dolcissimo.
Ogni parte di lui gli suggeriva l'avvicinamento, ma la ragione lo teneva inchiodato al dovere: tenere alto il nome familiare mediante l'unione con l'insipida Von Helmholtz.
Non di nuovo...Stava pensando alla biondina...L'immaginò volteggiare dinnanzi al suo sguardo e staccarlo dal velluto cremisi al fine di percorrere i passaggi del maniero da cima a fondo abbracciata alla sua schiena tonica al sicuro sulle sue vigorose spalle.
"Signorino Ralf" Johann interruppe quel sogno ad occhi aperti destinato a mai avverarsi: "Ci sono visite per lei!"
"Ancora?!" Ralf non riuscì a nascondere il suo bisogno di solitudine.
Una misteriosa figura incappucciata varcò il portone intarsiato e prese posto di fianco al tedesco, inzuppando gli arredi: "Chi sei?"
"Il rampollo degli Jurgens..." Mormorò suadente il misterioso visitatore. Era alto quasi come lui, slanciato e magro. Il mantello raggiungeva i suoi lunghi piedi infilati in scarpe appuntite di pregiata fattura.
"Come fai a conoscermi? Quale ragione ti spinge ad attraversare un'intera foresta in un giorno tempestoso?" Fuori il fogliame fremeva sotto pesanti e fitti goccioloni e fulmini squarciavano il cielo intervallati da sonori tuoni.
Le condizioni metereologiche perfette per dipingere l'anima di Ralf, bisognosa di raggi solari.
Lo sconosciuto andò avanti: "Mi presento...Immanuel, Faust Immanuel...Il sapere non è mai abbastanza...Nel corso del mio ciclo vitale ho studiato qualsiasi scienza. Tuttavia il più complesso argomento mai affrontato resta la mente umana, apparentemente facile da decifrare, ma imprevedibile...Ha molteplici sfaccettature e cercare di quantificarla equivale ad ingabbiare il vento" Si tolse il cappuccio, lasciando scivolare corpose onde nere e rivelando occhi simili a luminosi quarzi citrini. Il volto allungato presentava un naso dritto, ma non grosso accentuato dall'attaccatura a V dei capelli: "Mi piaci...Sei così leggibile..."
"Non essere sciocco! Sto benissimo!" Ralf non tollerava tutta la schiera dei ciarlatani che si professavano esperti in materie senz'alcun fondamento scientifico.
"Lo vorresti, però il dilemma emerge dalla tua testa avviluppandoti a guisa d'edera..." Continuò l'altro.
Aveva un'età indefinibile, il volto eburneo e levigato non dava l'impressione stesse scherzando, sebbene non risultasse ridicolo alla stregua di cartomanti e veggenti.
Sotto il mantello indossava una camicia porpora scuro, pantaloni neri e stivali neri decorati con intagli violacei. L'unico ornamento presente era una spilla che consisteva di una croce scandinava di bronzo intersecata con un cerchio d'argento diviso in due metà perfette da una pietra bianca ed una nera incastonate al suo interno. Quattro pietre più piccole brillavano alla sommità di ciascun braccio della croce e tre minerali più grandi occupavano gli spazi intorno ad essa creando un triangolo isoscele delimitato dall'oro.
"Tu vuoi lei" Mosse il Re Bianco e la Regina Nera sull'antica scacchiera in marmi policromi: "Ma non puoi averla perché sei troppo diverso...Il tuo capriccio amoroso sconvolgerebbe come l'ordine è sempre stato...Sanguini per amore...Stai soffrendo..."
Avvicinò i due pezzi di scacchi e provocò la caduta di tutti i bianchi.
Lo ripetevano Gianni, Andrew ed Olivier, sperando il loro capitano desistesse e si mettesse a cercare altrove, ma Ralf aveva intuito il tesoro si trovava in Norvegia.
"L'unico modo per esaudire il tuo desiderio sarebbe insudiciare il tuo candore nobiliare, lo sai"
Si sentì nudo di fronte a quell'individuo: "Sei certo dei tuoi pensieri? Avrete interagito almeno una volta? Le sue parole non differiscono da quanto mi narrò un rammollito nel tentativo di ostacolare l'accrescersi della mia conoscenza...Non vorrei essere al suo posto, schiacciato nelle profondità della terra, lontano dal sole" Gli tornò in mente il discorso di Henriette, l'inutilità della violenza e l'utilizzo del bit-power a fin di bene, danzandoci e donando bellezza ad un mondo arido e progressivamente più brutto.
Tutte cose non avrebbe mai potuto fare, essendo il grifone nato ed addestrato per lottare.
Tale creatura sacra, tale possessore; pure lui portava avanti la boxe in quanto sport praticato da generazioni di suoi familiari insieme alla spada medievale e si distingueva negli scontri di beyblade grazie alla forza fisica.
"L'amore è anche fatto di rinunce..." Adocchiò il suo beyblade vicino alla scacchiera: "Vorresti ti vedesse come un feroce combattente, distruttore della pace e dell'armonia da lei tanto utopizzate?"
Griffolyon riassunto in una frase secca: principale alleato delle battaglie che videro gli Jurgens vittoriosi, generando prestigio, onore e gloria.
Rivalutate apparivano mere guerre, spargimenti di sangue e soprusi; una catena di oppressioni fra forti e deboli: "No"
"Allora lascialo andare...D'ora in avanti non ti servirà più. Dimostrale la tua rinascita!"

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Capitolo 8
*** Il portale ***


Olivier attraversò spensierato i giardini attorno all'imponente, ma al contempo delicata villa dei Boulanger, così simile al più fiabesco castello per bambole si possa immaginare con quegli armoniosi ghirigori bianchi intorno alle finestre cesellate nel rosa antico
giustapposto alle circostanti sfumature di verde punteggiato in mille altri colori.
Un autentico gioiello situato alle porte di Parigi.
Molto più bello rispetto alle attrazioni turistiche in centro alla città viziate dai numerosi visitatori non sempre cortesi come si suppone bisogni essere se si ha in mente di visitare la città che ha dato i natali a Claude Monet, Odilon Redon e tanti altri pittori, dove antico e moderno si fondono internamente al Museo del Louvre e lungo le strade camminate da umanisti, scienziati, intelleuttuali ed inventori contribuenti alla magnificenza della Ville Lumière nel corso della storia.
Il blader francese aveva proprio bisogno di quel tiepido sole primaverile dopo il tempo in Scandinavia.
Era terminato il gelido inverno nordico, ma la differenza era percepibile soprattutto nella vegetazione: quanto gli erano mancate le rose già sbocciate e facenti bella mostra della loro regalità sui troni spinosi!
Varcata la cancellata violetta di glicine si diresse verso la sua auto personale. Destinazione: Mont-martre.
Sia durante il tragitto che posando lo sguardo sulla bianchissima chiesa non poté fare a meno di ricordare Ralf, così confuso e disperato.
La scelta della persona alla quale legarsi eternamente avveniva troppo presto...Chissà quando sarebbe giunto il suo turno.
Non era un farfallone come Gianni, ma la bellezza non ha una sola manifestazione.
Se persino il solenne pilastro degli European Dreams stava pian piano andando in briciole, allora lui si sarebbe disintegrato in uno schiocco di dita.
Ai piedi della cattedrale incrociò diverse coppiette attirate dall'irresistibile richiamo romantico la sua città esercitava: due anziani stavano sfamando i piccioni sul sagrato aiutandosi a non sbilanciarsi troppo in avanti, un uomo nero di pelle immortalava la fidanzata rossa
affacciata alla ringhiera ed un giovane sempliciotto posava di fronte ad un artista di strada mentre la compagna, vistosamente agghindata, non la smetteva di squittire e cambiare posizione alle braccia.
"Secondo te è felice?" Una voce misteriosa interruppe il viaggio mentale di Olivier.
Il signore che aveva parlato si scostò una ciocca scura ondulata dal viso pallido e affilato, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Dovrebbe esserlo! Si trova nel posto più bello del mondo insieme alla persona più amata! Anche se in verità non saprei dire..." Ammise il francese, ritraendosi dal contatto indesiderato; non gli ispirava la minima fiducia quell'uomo.
"Dove risiederà mai la gioia? Ed il desiderio di conoscenza? Pensa...Se l'avessi in forma assoluta non ti staresti ponendo tali quesiti...Una risposta esisterebbe già!"
"Stai negando l'esistenza della soggettività? C'è proprio da essere abietti! Nell'arte..."
"Insieme alla religione rientra nel marasma di risposte dietro alle quali gli uomini arrendevoli e pigri si rifugiano.
Non tutte le menti reggono l'impervio cammino indirizzato alla verità universale.
In particolare scultura e pittura risultano altamente dispersive; si sforzano di rappresentare il nocciolo della questione, ma ne aumentano le maschere, ostacolando la purezza dei concetti."
Olivier detestava subire il trattamento dei duri di comprendonio: "Se combattere è quello che vuoi, preparati al pentimento!" Di rado cedeva alle provocazioni, ma quello sconosciuto aveva azionato i meccanismi giusti per farlo cadere, intuendo al volo quali essi fossero.
Olivier era il meno forte degli European Dream sulla carta, ma al contempo quello col carattere più imperturbabile. Era un maestro nell'evitare i conflitti e sapeva mediare meglio dei suoi compagni, tutti più grandi di lui.
I pittori tirarono indietro cavalletti, sgabelli e carrellini, sporgendosi curiosi dai loro lavori in corso.
"Vai, Unicolyon! Dimostragli subito il tuo valore!" La trottola rosa evitò più volte quella amaranto, prestando attenzione all'ambiente circostante; Olivier non voleva contribuire coi vandali in nessun modo.
"Mi sto già annoiando..." Mormorò l'avversario, schivando l'ennesimo scontro con il beyblader campione di Francia.
"Sembra essere venuto il momento tanto atteso! All'attacco, Unicolyon!" Uno splendido unicorno galoppò veloce come il vento nella direzione del più anziano, il quale non si stupì affatto.
Neanche del terreno instabile e della creatura sacra protettrice dei Boulanger e loro tesoro più prezioso.
"Attacco Alare!" Dichiarò, soddisfatto nel vedere il disorientamento in faccia al francesino.
Olivier riatterrò privo di sensi sulla scalinata dell'edificio religioso mentre un lampo rossastro veniva fagocitato dal già possente grifone violaceo, rivelatosi estremamente obbediente.
Identico al suo precedente possessore.
Non come l'indomito cigno nero, tanto ingrato da abbandonarlo proprio quando aveva in pugno anche il suo candido fratello.
Era il modo di ricambiare un favore?

Faust si era addirittura macchiato di omicidio affinché i due volatili si riunissero.

Piazza Navona era particolarmente affollata quel giorno.
Gianni ricontrollò il suo ciuffo biondo non fosse stato danneggiato dalle condizioni atmosferiche, sebbene il cielo fosse sereno su Roma.
Azzurro come i suoi occhi annoiati.
Con ogni probabilità Bianca e Rosetta si erano fermate a cincischiare.
Spesso era lui a farsi attendere al fine di sentirsi desiderato maggiormente dalle due bellezze; forse avevano deciso di prendersi una piccola rivincita, lasciandolo lì in attesa del nulla.
"Allora?" Scocciato dal doppio ritardo, il romano digitò un numero sul telefono: "Hallo?"
"Ciao, Ralf! Alla fine com'è andata con Ing...Inge...Ingengneria...Insomma, col cyborg?"
"Bene, ovvero tutto regolare" Mentì il tedesco dall'altra parte, anelando ad una laringite come non mai. Quella che doveva essere una battuta di Gianni non lo fece affatto ridere.
"Eh, meglio di quella Henricosa, no? Le ragazze nordiche da fuori sembrano tanto seducenti perché bionde, ma in verità sono tutte frigide!"
Mancò poco il capitano degli European Dreams sbattesse a terra la cornetta telefonica mentre il romano continuava il suo sproloquio millantatore: "...Poi non hai visto quanto misura? Rischieresti continuamente di calpestarla o smarrirla in mezzo alla gente..."
Esattamente come la sua voglia di starlo a sentire: "...E veste peggio dei! Dammi retta, amico! Meriti di meglio!"
Ralf Non ebbe la forza di replicare era interessato a fargli conoscere la contessina poiché l'aveva trovata particolarmente indicata per accrescere il suo ego.
Trovava intollerabile l'italiano lo avesse chiamato "Amico" mentre si stava comportando in maniera diametralmente opposta.
Inammissibile.
"Avrà avuto da fare..." Sospirò il biondo rassegnato: "In certi casi è più caparbio di Andrew..."
In quel momento una figura  attirò la sua attenzione: Bianca? Rosetta? Entrambe? Una ragazza ancora più bella?
"Credi davvero di conoscere l'amore e le sue dinamiche?" Si fece avanti un uomo avvolto in un pastrano carbone a dispetto del grande caldo.
"Be' non potrei mai invaghirmi di una persona brutta...Ma lei sa che è maleducazione origliare le conversazioni altrui?"
"Spacciarsi intenditori di un determinato argomento è ancora più rude!"
Gianni notò un rigonfiamento nella tasca sinistra dello sconosciuto: "A noi due!"
"Accetto la sfida! Avrai modo di tastare a cosa l'amore può condurre!"
Durante la vestizione il romano rifletté accuratamente sulle parole dell'avversario.
Magari era uno di quei poeti maledetti dei quali Olivier gli aveva parlato in uno dei loro numerosi incontri parigini.
Oppure nutriva un sentimento sincero verso una delle numerose conquiste del giovane Casanova? Impossibile; era già un uomo fatto e finito e la sua mente sembrava superiore agli adulti che si abbandonano in nefandezze inaudite.
Entrò nell'arena, brandendo la spada e lo scudo tesori di famiglia, ripensando agli insegnamenti tratti dalla rivincita di Takao; non avrebbe fatto l'errore di sottovalutare l'avversario, il quale non nascondeva la sua aria esperta.
I due bey si scontrarono a lungo, ritornando dai possessori: "Dicono tu sia il numero uno qui in Italia" Faust incrociò le braccia.
Grazie agli studi sulla retorica aveva sempre le parole giuste a portata di mente.
"Ti posso assicurare hai colto nel segno!" Si inorgoglì Giancarlo: "Muovi l'offensiva, Anfisbena!" Aveva imparato a considerare il bit-power più di un supplemento per trionfare, ma non fu sufficiente insieme allo sdoppiamento della trottola.
La prima testa del serpente alato venne bloccata fra gli artigli anteriori di uno spettrale grifone mentre un unicorno lo stava caricando in pieno.
Il biondo ebbe tempo solo di scansare un cornicione che stava crollando sotto i colpi delle tre bestie.
L'erudito sorrise soddisfatto: "Non pensavo sarebbe stato così semplice..."

"Devi pensarci?!" Andrew era incredulo: "Ma se ha i tuoi stessi interessi! Cosa aspetti a farle la promessa?" Certe volte Ralf sembrava più lento di una testuggine nel prendere decisioni importanti.
Persino durante gli scontri a beyblade lasciava l'avversario mostrasse ogni mossa e ricorreva al Grifone solo se necessario.
Escludendo la sfida con i bladebreakers gli altri suoi match erano più noiosi di una partita a scacchi e la sua sconfitta al torneo continentale era dovuta all'impazienza di concluderlo al più presto.
Fuoco rapido, guizzante ed effimero, ma devastante come non mai.
Caldo quanto la sua testa fin troppo avventata nelle scelte: "Speri ancora quella senzatetto ti rivolga la parola? Ha già quel ragazzo inquietante coi ricci, Il Gianni Tornatore dei plebei ed il suo amico ermafrodito! E se non è fra loro è il nanerottolo appiccicato alle gonnelle di Vlad!" l'ex blader delle tenebre si era con tutta probabilità lasciato influenzare da quel piccoletto, andandosene in giro con jeans neri arrotolati intorno alla caviglia e la maglia di un popolare personaggio di Tim Burton
Miracolo non si fosse scelto il mostro mangia-biscotti.
"Se proprio vuoi metterti con una norvegese, conosco alcune famiglie nobili..."
"Ho parlato al vento?!" Ralf non aveva mai sentito tante cretinate consecutive: "Non m'importa niente dell'alta classe!"
"Allora ti consiglio vivamente una rinoplastica, ma pensaci bene prima di sperperare denaro e ritrovarla insieme ad uno di quegli psicopatici!"
"La vera rivoluzione parte dentro di noi..." Sentì una voce solitaria: "Ci si può mascherare in modi diversi, ma mai si cambierà senza introspezione!"
"E lei chi è?! Conosce Ralf Jurgens?!" Il vento nella pianura scosse una folta chioma corvina.
Nei pressi di Glasgow era ancora fresco, contrariamente a Roma e Parigi e raggiungere la preda era costato a Faust sforzi maggiori, non essendoci una capitale di riferimento: "Meglio di te e i tuoi amichetti messi insieme!"
"Com'è possibile?!" Lo scozzese stavolta non atterrò in piedi.
C'era da aspettarselo; quel ragazzo era tutto fumo e niente arrosto.
"Sconfiggimi a beyblade e sarò lieto di raccontarti una storia molto interessante!" Soltanto la Salamandra ed il portale si sarebbe aperto.
Dopo anni di vane teorie, elaborazione ed astrazioni avrebbe toccato con mano la dimensione non tangibile all'esperienza e stracciato qualsiasi velo offuscasse la vista dell'uomo.
Tale pensiero lo aveva incuriosito al liceo, tanto da indirizzarlo alla facoltà di filosofia.
Tuttavia la distizione fra mondo fisico e metafisico era costantemente scritta.
A nessuno importava di cercare la chiave della dimensione noumenica, sebbene avrebbe rivoluzionato la storia più di quanto la scienza fosse riuscita a fare.

L'umanità si sarebbe finalmente potuta elevare ed uniformare grazie alla Verità Universale.
Soltanto una sfida facile facile: "Onda di fuoco!" Andrew comprese al volo mai un dilettante sarebbe stato tanto incosciente da sfidarlo.
Sul transatlantico Ralf aveva tenuto testa ad una manica di ingenui bladers, ma non era questo il suo caso.
Le fiamme avevano spazzato via la frescura serale, bruciando ogni sterpaglia si trovassero dinnanzi e inseguendo l'imprendibile avversario in lungo e in largo: "Sai solo nasconderti, eh?!"
"Sto solo preparando la mia mossa! Ti conviene stare all'erta!"
"Da quanto tempo hai un bit-power?!"La reazione del giovane McGregor si prospettava prevedibile, diversamente dall'elemento da lui dominato.
Una tempesta ventosa spense l'incendio e lo spazzò via insieme alla trottola, ormai guscio vuoto dell'anfibio contro al quale le tre creature precedentemente catturate dal saggio si scatenarono.
Faust allungò il braccio al cielo, aspettandosi la luna emergesse dalle nubi nella sua superficie visbilmente irregolare, opposta al liscio etere decantato dagli antichi greci come sostanza perfetta.

Nemmeno al sorgere del sole si mosse qualcosa.
Perfino il ragazzo era rimasto disteso sull'erba bruciata.
Forse la risposta non si trovava lì.

Necessitava di più.

Angolo dell'autrice:
Finalmente sono riuscita ad ultimare questo capitolo fra un viaggio, la sessione invernale e la mia altra storia (il sapore della ribellione) quasi giunta a conclusione.
Mi spiace di avervi fatto attendere e spero sia una lettura godibile!





 

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Capitolo 9
*** Il Cigno Nero ***


Ancora non si era abituato del tutto ad allenarsi senza bit-power.
Lanciò e riprese in mano la trottola diverse volte.
Quando si sarebbe avverata la promessa del colto Faust?
Ralf tornò nella biblioteca del castello scosso da profondi turbamenti: il rimorso aveva, insieme ai sentimenti non corrisposti, raddoppiato le sue sofferenze.
Tuttavia meglio avvertire il dolore, ruvido e affilato, piuttosto che essere insensibili.
Quel che non uccide fortifica; L'esperienza gli sarebbe servita, nonostante lo stesse mettendo a dura prova.
Forse la sconfitta contro Takao era solo la punta di un iceberg chiamato Karma: la vita gli stava restituendo uno ad uno i frutti del suo precedente atteggiamento di superiorità nei confronti dei più deboli e dei meno abbienti.
Era andato a dormire stanco, risvegliandosi agitato; troppo triste immaginare il corpo dell'amata e risvegliarsi stringendo un ammasso di piume e stoffa.
In sogno si faceva largo fra quei ragazzini sconfitti a bordo del transatlantico, cercando invano di raggiungere la sfavillante sagoma danzante di Henriette affiancata dall'etereo cigno bianco, ma il sorriso di Jens Christensen gli gelava il sangue nelle vene ed il bellissimo e terribile cigno nero provvedeva al colpo di grazia: "So quello che hai fatto...So quello che hai fatto..."
Le voci si fondevano contrariate e deluse, ma il ghigno trionfante del danese era sempre lì a distogliere l'attenzione dal suo fisico marmoreo.
I suoi occhi parevano avergli già estrapolato il segreto dal cervello.
Si ritrovava a terra, accecato dal contrasto fra l'oscurità e l'alone argenteo intorno a due ombre fuse in una.
Diversamente da Andrew e Gianni era abile a rifugiarsi dentro ad un'armatura a specchio che respingeva qualsiasi tipo di critica; il suo comportamento era altrettanto difficile da decifrare.
Perché ce l'aveva con lui?.
Magari si era lasciato influenzare dai racconti di Vlad, che aveva schierato contro a Ralf la formazione nordica, ancora insoddisfatto e in cerca di vendetta, ma Henriette non occultava secondi fini, candida come il suo cigno opposto alla creatura nel beyblade del ballerino.
Il cigno nero non gli era nuovo, contrariamente al gemello.
Solo uno sforzo mnemonico per ricordare dove lo avesse già visto.
Mentre attraversava di corsa la foresta attorno al maniero, gli venne in mente il ritratto appeso nello studio del padre: cinque uomini fra i più influenti d'Europa, le mani destre tese verso il cielo, dietro le ombre di cinque esseri a lungo considerati puro mito che, per scelta, gli si erano donati giurando di proteggerne le dinastie e i posteri.
Risalì alla torre più alta, dove Leopold Jurgens si richiudeva spesso a lavorare e progredire con le ricerche sulla loro linea di sangue.
Il dipinto spiccava fra tutte le pregiate antichità rimaste intatte al passare del tempo coi suoi vividi colori ad olio sulla tela conservati secondo i suggerimenti dalla moglie di Marcello Tornatore, all'estrema sinistra fiero e sorridente di fianco all'elegante Louis Boulanger.
Dalla parte opposta Sir Stuart McGregor lasciava trapelare la stessa tracotanza di Andrew accanto al serio rappresentante della Germania.
Nel mezzo l'unico pugno sinistro sprigionava una complessa luminosità nera nella forma di un lungo collo ricurvo e leggiadre ali di giaietto attorniate dai bit-power appartenenti ai compagni.
E se si fosse trattato di un altro cigno nero?
Non c'era alcun nesso fra la casata del saggio ed il blader danese; il castello degli Immanuel era ormai un rudere caduto in rovina sullo stretto di Gibilterra e solevano sposarsi fra cugini nella speranza di preservare i loro tratti psicosomatici.
Possedevano la più grande biblioteca privata del continente e, timorosi di vandiali e ladri, ne vietavano l'ingresso agli ospiti.
"Gli amici ti tradiscono" Aveva raccontato malinconico suo padre, alludendo ad uno schizzo a carboncino risalente ai tempi dell'università a Jena.
Sorridevano, lui e Faust, con il diploma in mano.
Risultato di studi e sacrifici nel nome dei quali il saggio aveva rinunciato ai legami umani: dalla lezione introduttiva su Kant, ricordava il signor Jurgens, il già eccelso scolaro non fece che tormentarsi su esistenza e aspetto della dimensione noumenica.
Studiando il mondo greco invece era stato maggiormente colpito dalla possibile esistenza di un mondo abitato dalle essenze di ogni brutta copia.
Trascorreva ore ed ore immerso nella meditazione sull'abbattimento dei confini fra universo fisico e metafisico.
Stava annotandosi ogni particolare utile quando la porta si spalancò, lasciando la gravità gli sottraesse i fogli impolverati.

"Signorino Ralf! La stanno aspettando!" Fortunatamente era solo Johann.
"Gli affari privati tali devono restare!" Era un'altra massima di Leopold Jurgens; da piccolo Ralf poteva addirittura scendere fin nelle segrete, ma la cima della torre rimaneva un divieto.
E le regole non erano fatte per essere dibattute
"Da quanto?" precedette il maggiordomo al salotto.
Migliaia di volti e nomi gli appesantirono il già ingombro cervello: riscontrato lo stato inusuale dei figli, Louis, Marcello e Stuart avevano lasciato i comodi sofà nelle loro ville esigenti di spiegazioni.
Oppure la promessa di Faust si sarebbe avverata? Altrimenti una delle solite visite senza preavviso di Takao e compagnia; dimenticavano spesso di avvisare, scombussolandogli le giornate pianificate anticipatamente nel minimo dettaglio.
Perfino in vacanza teneva un'agenda di posti da vedere, persone da incontrare, orari da rispettare.
"Alla buon'ora!" Per la prima volta, la durezza nella voce di Vlad lo mise al tappeto.
Ralf ricordava ancora la propria superbia incurante delle conseguenze nel comunicargli valeva meno di zero.
Le parole sono olio bollente: una volta versato non torna più nel paiolo.
"Cosa sei venuto a fare?"
"Farti capire in che animale ti stai trasformando!" Sul divanetto vellutato giaceva tremolante il suo amico islandese avvolto in una coperta.
Fra le ciocche scure si notava una macchia violacea sulla carnagione bianchissima e del sangue secco marcava la pelle fra naso e labbro superiore.
Un altro livido gli ricopriva il collo sottile: "E sarebbe per amore?! Guardati! Fai pena! Persino gli alberi sanno che lei ti fa impazzire!"
Stavolta aveva lui il coltello dalla parte del manico.
In effetti la sua abilità nell'occultare le sensazioni stava venendo meno da quando l'aveva vista danzare in televisione: "No, non sono qui per motivarti o altro! Ritieniti fortunato io non abbia allungato mezzo dito su di lei!"
Scaccomatto.
La capacità di parlare si era prosciugata mentre il rivale di un tempo proseguiva con la sua strigliata: "Credevo dopo l'amichevole coi BBA saresti cambiato! Invece degli altri non t'importa un bel nulla!"
Aveva appena composto una frase quando il ferito spalancò le iridi color ghiaccio: "Non ferirmi, ti prego! Non voglio morire e lasciar solo mio padre!" Era troppo debole per muoversi ulteriormente.
In più era fra le persone più vicine ad Henriette.
Come aveva potuto mettere di nuovo sé stesso al primo posto? Desiderava soltanto lei lo amasse e questa brama aveva indirettamente attaccato il più piccolo ed innocente dei suoi amici, ancora sotto shock e terrorizzato dal grifone.
Cos'avrebbe pensato di lui la norvegese a scoprire ciò?
Divorato dal pentimento, Ralf si strinse la trottola al cuore
Non c'era tempo per piangersi addosso.
"Ralf Jurgens" Una voce solenne lo risvegliò dai suoi pensieri: "Puoi ancora riscattarti. Non hai cattive intenzioni: spesso ci si lascia trasportare dalla brama quando il desiderio è forte. Dimostra al tuo bit-power quanto vali!"
Sulla scacchiera dell'anima l'orgoglioso cavaliere stava battagliando contro al ragazzo innamorato senza escludere colpi in una partita priva di squilibri: per ogni bianco mangiato un nero vacillava finché una violenta scossa terrena non disintegrò l'intero terreno di gioco, abbattendo persino le robuste torri e pressando le armature degli alfieri a guisa di fogli d'alluminio.

"Qualunque aspirazione può divenire realtà col duro lavoro!" sentì prima dell'abbandono da parte dei suoi sensi.

Quando riaprì gli occhi avvertì una ruvida roccia bianca contro la schiena.
Non era Stonehenge per certo e come quella ce n'erano diverse, grandi e piccole in perfetta convivenza coi frondosi alberi della foresta.
Lui era sdraiato al centro di una finestra circolare stellata, corolla del diafano plenilunio sotto al quale le pietre brillavano di luce propria.
Sulla più grossa vide una serie di linee curve, spezzate e dritte nere come l'inchiostro sulla superficie lattiginosa.
Concedendo alla mano di corrervi sopra, pian piano diede la ben definita forma stilizzata di un volatile il cui collo prendeva una sagoma ad S mentre il corpo si raccoglieva armonioso nella parte bassa della lettera, presente anche nel disegno dell'ala aperta.
"Ralf Jurgens" Sentì il suo nome per la seconda volta in quella bizzarra giornata: "Hai creduto a lungo di saperla meglio rispetto a qualsiasi altro tuo pari"
"S-sì" Dovette ammettere, timoroso dell'ennesima sorpresa.
A cosa sarebbe andato incontro stavolta?
"Chi ti parla è Sortsvanen" Dietro di lui risplendeva spettrale la figura armoniosa di Jens Christensen, impegnato a fendere l'aria con salti aggraziati e spalancare le braccia muscolose tenendo in fuori i pettorali ben definiti.
Il viso alto verso il cielo non era sfigurato dal solito perfido sorriso, ma concentratissimo. Gli occhi chiusi non lo impacciavano affatto.
Ralf non osò ironizzare sul fatto che sarebbe finito come un frutto maturo a provarci.
Henriette aveva tutte le ragioni del mondo per preferirglielo.
Il cigno nero finalmente si palesò maestoso in una ventata argentea: "Avrai compreso il mio padrone precedente non ebbe una buona condotta...Il sapiente Faust Immanuel incarnava perfettamente la mia indole ribelle ed il suo desiderio di spingersi oltre i confini ci legò insieme diversi anni.
Tuttavia non riuscivo ad ammettere a me stesso quell'uomo stesse sempre più vertendo verso il male; mai mi sarei azzardato a spezzare l'equilibrio fra il mondo fisico e quello metafisico.
Non gli bastò neanche riunirmi al mio gemello uccidendone il legittimo proprietario nonostante fosse la nostra connessione la chiave del Noumeno"
Jens si abbandonò in caduta libera sul suolo erboso, ma inarcandosi all'indietro si risollevò e riprese equilibrio in quattro saltelli.
"Dopo quella notte tornai alla mia dimora d'origine e qui rimasi finché il ragazzo non risvegliò in me un sincero anelito ad un compagno umano in quanto capivo la sua spiacevole sensazione di ingabbiamento e col dottore mai ebbe a che fare. Casualmente conobbe chi al momento è in possesso di mio fratello e..."
"E come lo si può fermare? è tutto perso?"
"Una speranza c'è"

 

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Capitolo 10
*** La resa dei conti ***


"è tornato" Henriette non lo vide arrivare, ma ne udì il rumore dei passi sulle foglie ancora in decomposizione: "Ed è più forte che mai. Ci sta cercando attraverso l'Europa intera"
"Tanto siamo fuori dall'Unione" Avrebbe potuto rispondere lei, tenendo conto della propria nazione, ma vedere Seyfrid più morto che vivo e sapere quell'individuo aveva con sé tutti i bit-power della squadra campione a livello continentale non la tranquillizzava affatto; già si era preso suo padre.
Per poco non le aveva portato via un amico ancora bambino e con un solo genitore per giunta.
Morire lasciando sola sua madre era il peggior incubo le venisse mai in mente. Precedeva addirittura i sogni su Ralf Jurgens che le avevano stravolto la maggioranza delle notti ai quali era arrivata a preferire le indesiderate visite dei troll.
Perfino i repellenti mostri boschivi, suo costante spauracchio infantile, le stavano più simpatici del blader tedesco e si rileggeva ogni libro presente in casa sull'argomento, sperando i loro piedoni incrostati, i nasi lunghi e deformi e denti sporgenti ed accavallati le restassero impressi.
"Ti vedo pensierosa..." Era la prima volta Jens si preoccupava seriamente del suo stato d'animo.
Di solito gli importava non avesse acciacchi, così da poterla lanciare in aria, riafferrare al volo, far girare e sollevare senza troppe paranoie.
"Quell'uomo..." Cominciò a raccontargli il giorno più terribile della sua vita; perché anche la più solare tra le persone conosce la tristezza.
Non se n'era andato il corpo di Leif Johansen defenestrato dal duomo di Trondheim che dipingeva la neve di rosso mentre quel misterioso folle esultava con l'hardangerfele tra le mani manco fosse un lingotto d'oro.
Alla fine il cigno bianco era venuto fuori, ma aveva scatenato una furia inaudita per una creatura in grado di placare anche gli animi più guerriglieri col suo solo risplendere.
"Ha assassinato tuo padre, oltre ad aver trattato Sortsvanen da servitore..." Entrambe le deplorevoli azioni dell'ultimo Immanuel rimasto bastavano a alimentare il disprezzo di Jens nei suoi riguardi.
Ci fosse stata Odile Maigaard, storica étoile del balletto reale danese, fra le vittime del sapiente di Gibilterra, il biondo lo avrebbe sviscerato mediante le proprie mani disseminandone gli organi vitali in ogni dove possibile, tanto era protettivo verso sua madre.
Quando era bambino e vedeva Viktor Mendel'ev rivolgerle parole che era troppo piccolo per comprendere si sentiva impotente, ma il tempo gli aveva donato la forza e l'abilità necessarie per spingere il russo nel baratro da cui proveniva, oltre che vendicarsi dei soprusi subiti durante l'infanzia. Per esempio una volta, quando aveva meno di un anno, il danzatore lo aveva preso in braccio e lanciato per aria facendogli quasi battere la testa e rischiando di farlo cadere sul pavimento.
Ed era stato solo l'inizio; per tutta la durata delle elementari del danese, Viktor non fece altro che rimarcare ogni suo errore il doppio rispetto a qualsiasi altro allievo.
Jens prese posto di fianco ad Henriette: "E tentato di ridurre la popolazione islandese"
"Ed è nuovamente a piede libero..." sospirò la norvegese, testa contro le ginocchia: "...purtroppo riuscì a levar le tende prima che gli agenti raggiungessero il luogo del delitto. Comunque mi preoccupa di più il grifone. Vlad mi ha detto è proprio lo stesso appartenente a Ralf Jurgens..."
"è così..." Annuì il danese, ricordando quella creatura dei cieli ibrida potentissima eppure esteticamente povera.
Tale bit power tale possessore; era accomunanto a Sortsvanen dall'amore verso la danza e la distruzione delle barriere, Henriette e Kvitsvanen condividevano la leggiadria, Lars ed il Kraken non potevano stare lontani dal mare, Seyfrid ed il demone vulcanico rivelavano una
ferocia estrema se arrabbiati e Tuomas, come la farfalla monarca era silenzioso, ma nel suo microcosmo si rimescolavano i pensieri di un genio tormentato in bilico fra una figura paterna difficile da emulare e un'identità in progressiva affermazione.
Era sicuro il "Perkele" dell'acclamato pianista Ivo Kovalainen a scoprire i tatuaggi del figlio avesse frantumato le barriere del suono, ma l'amico non si era lasciato sottomettere.
"Seyfrid afferma stia venendo a portarmi via con la forza e abbia affidato a Faust il lavoro sporco, ovvero la vostra eliminazione graduale"
"Da uno che vive in un maniero le cui segrete pullulano di armi cosa ti aspetti? Dietro l'amor cortese si celavano disparità e maltrattamenti a non finire! Comunque non preoccuparti. Non si è appropriato della creatura di Seyfrid e ci siamo sempre io, Lars e Tuomas se necessiti aiuto"
Henriette gli gettò riconoscente le braccia al collo; al Nord le donne non erano abituate alla protezione da parte maschile, ma con la sua corporatura esile non si sarebbe potuta difendere totalmente da sé.
Si crogiolò nella stretta, desiderandone l'eternità.
Sollevò lo sguardo dal suo petto, fissando intensamente quelle iridi simili a cioccolato in fusione e chiudendo gli occhi mano a mano i centimetri fra i loro volti diminuivano, ma lui di colpo sciolse l'intreccio.
"Ma sei impazzita?!" Non era stato un approccio brusco, però che colpa ne aveva se le si era affezionato solo fraternamente?
Henriette tacque impietrita: "...Sì...Mi piaci...Dal nostro primo incontro ho pensato mi avessi scelta perché..."
"Amore?" Replicò lui, tornato il solito, sbrigativo ed esigente Jens: "Su quali basi?"
"Adoro il tuo stile di danza, la tua personalità..." La biondina omise l'aspetto fisico; aggiungere i suoi delicati lineamenti, gli addominali scolpiti ed il platino dei capelli ribelli alla lista sarebbe stato il passaggio dalla padella alla brace.
Com'era possibile il grande passo fosse finito in uno scivolone?
Era il momento più opportuno: unicamente loro due nel profondo di una foresta lontana da indiscrezioni in una giornata di sole nel mezzo della linea temporale del loro legame.

Tornò a sedersi dove fino a poco fa si stava confidando col suo amico, sbriciolando una foglia secca fra le dita sottili nello sforzo di ricostruire la loro vicinanza.
Tracciò nel terriccio una sequenza di H e J e la spazzò via con una manata.
Sforzarsi di sorridere era inutile.
Nemmeno era giusto accusare Jens di essere il classico bastardo: non le aveva promesso il mondo per poi darle il nulla. Si era limitato a collaborare artisticamente con lei, che si era lasciata troppo prendere la mano ed ascoltato troppe canzoni romantiche.
Era esclusivamente colpa sua.
"Povero tesoro" Una voce spezzò la solitudine: "L'amore è stato crudele con te, vedo...Uguale al padre. Scommetto è vissuto abbastanza da inculcarti perbenino ogni stucchevole principio buonista. Fa male affacciarsi nella realtà dopo anni vissuti in una bolla!"
"Ti sbagli! Non mi costrinse affatto a vivere nella bambagia!" Henriette si alzò in piedi, sfidando gli occhi gialli del suo interlocutore: "Tu sei l'ultima persona a poterlo menzionare!" Non riusciva a credere si trovasse dinnanzi al temibile Faust Immanuel, uccisore di Leif Johansen.
"Non ti conviene scaldarti tanto, tesorino. Oramai il danno è fatto ed è stato lui a rifiutare la mia proposta."
"Era una minaccia!" La norvegese represse le lacrme; mostrarsi debole nella sua piccola statura costituiva un errore fatale.
Non era più una bambina, ma neanche una donna.
"E do per scontato il tuo possesso del mio oggetto d'interesse. Cedimelo e ne uscirai illesa" L'erudito non perse la calma, sebbene la pazienza lo stesse abbandonando.
La ragazzina discendeva senza dubbio dalla sua vittima, però appropriarsi del cigno bianco sarebbe dovuto essere uno scherzo, considerata la sua taglia: "Per favore"
"Mettiamo non ne abbia la benché minima intenzione!" Henriette si allontanò ansiosa di mettersi in salvo.
"Realizzeresti comunque un grande sogno: rivedere tuo padre! E restarci insieme per sempre!" detto ciò un beyblade amaranto sollevò un turbinio di fogliame e pulviscolo.
"Non ti temo!" Un'altra trottola bianca e oro catturò la luce dell'inconsueto giorno soleggiato: "Pagherai i tuoi danni!"
La prima bestia invocata fu il dragone bicefalo dei Tornatore: "Usa subito l'attacco bifronte!"
La musicista comprese subito le mosse non erano rivolte a KvitSvanen, bensì a lei.
Le fiamme di Salamalyon divorarono un albero, altri vennero sradicati dal frenetico galoppo dell'unicorno, ma la luce solare si intensificò a tal punto da frenarli permettendole di procedere verso nord.
Non aveva troppo tempo per scegliere quale strada imboccare; sarebbero potute spuntare nuvole da un momento all'altro e ridurre il suo potere.
"Te la cavi per discendere da uno smidollato! Non mi rimane che la creatura più forte, ma ti avviso è impossibile resistere!"
Un beyblade privo di spirito sacro interruppe la nuova offensiva: "Non azzardarti a toccarla!"
"Guarda un po' chi si rivede! Hai davanti un esempio da prendere! Non ha fatto troppe storie al contrario di quell'islandesino iperprotetto!"
"Sei tutta intera?" Ralf Jurgens si frappose tra lei e l'antagonista nonostante i molteplici marchi della fatica sui suoi muscoli.
"Sto bene" Mentì Henriette, affiancandolo: "Kvitsvanen, preparati!" Non era la solita damigella in pericolo e diffidava da lui, ma non poté fare a meno di essergli grata.
Forse non era così cattivo come Jens lo dipingeva?
Il grifone stava per attaccare, ma l'intensità della luce solare lo trattenne, modellandosi intorno ad un sinuoso collo ed un paio d'ali più bianche della neve invernale.
Il cigno arruffò il piumaggio e plasmò una gigantesca sfera dorata.
Era giunto il momento: Ralf tese davanti a sé la trottola, attirando la luce violetta del Grifone in un fluire che nemmeno gli ordini impartiti dal nemico riuscirono ad interrompere.
"Tanto ne ho ancora tre!" La difensiva del cigno bianco iniziò a cedere ai colpi incessanti di Salamandra, Unicorno ed Anfisbena, la cui combinazione venne sabotata da un'accecante barriera contro cui si stagliava, in tutta la sua magnificenza, il cigno nero, ma Faust non si diede per vinto, aizzando l'Anfesibena e
l'unicorno contro al volatile, fortunatamente abbastanza agile per scansarli: "Anche Sortsvanen ha qualcosa da dirti! Pentiti del trattamento che gli hai riservato!"
Jens appariva più determinato che mai a punire il saggio, nonostante fra i tre avesse risentito di meno delle sue malefatte.
Per una volta l'astio di Ralf  passò in secondo piano; non era il momento per gli affari sentimentiali e i duelli amorosi: "Attacco alare!"
Quanto gli era mancato vedere la propria creatura rilasciare l'energia conservata in segreto, determinata a porre fine all'esistenza di chi aveva rovinato troppe vite mediante l'egoismo.

Il vento si divideva in una tempesta di schegge acuminate che tormentavano senza pietà i bit-power appartenenti agli altri tre campioni del vecchio continente, che presto avrebbero rivisto i loro possessori.
Andrew, Giancarlo, Olivier si susseguirono nei pensieri del tedesco, infondendogli a dispetto delle innumerevoli incongruenze ancora da appianare, una forza mai avvertita prima; stava sfruttando il potere del grifone al massimo, ma a fin di bene, come Takao col Drago Azzurro al fine di impedire la realizzazione dei progetti di una mente ancora più deviata.
Addirittura Seyfrid, incontrato a malapena due volte e Leif Johansen, visto sì e no in copertina a qualche vecchio vinile si aggiunsero ai compagni di squadra mentre il cielo si stava oscurando.
"Verrà da te...Verrà da te..." Ebbe l'impressione di udire, ma aveva ben altre priorità.
Neanche aveva notato l'intreccio fra le mani di Henriette e Jens; era il momento più propizio e da loro tanto bramato:
La natura aveva concesso loro troppe poche occasioni di esercitazione.
Ci sarebbero riusciti?
Un respiro profondo e le braccia del biondo la guidarono in una danza sorprendentemente libera e fluida nonostante l'alto livello nei passaggi che necessitavano di equilibrio e contrazione costanti.
Non c'era più il pesante fardello di aspettative a guidarla in illusioni e conseguenti imperdonabili errori e diverse movenze le scrollavano di dosso ogni emozione negativa, esaltandone la luminosità interiore.
I selezionatori accademici si sarebbero rimangiati i no secchi e ciechi ad impegno, passione e determinazione colti invece da Jens, in attesa dell'ultimo salto precedente la separazione fra Sole e Luna

Davanti a loro i due cigni astrali colorarono in nero e bianco le ali del grifone, intensificandone l'attacco e proseguendo lo spettacolo naturale con una scintillante pioggia purificatrice che non lasciò vie di fuga al crudele uomo di cultura ormai incapace di esercitare controllo su Salamalyon, Unicolyon ed Amphilyon, brancolanti nell'anarchia e destinati a piegarsi al loro vero capitano.


 

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Capitolo 11
*** Il coraggio di cimentarsi ***


"Henriette" Sebbene avesse sentito quel richiamo l'ultima volta oramai anni fa, la norvegese si ricordava eccome quella voce profonda, ma gentile.
Finalmente lo vide: biondo, occhi più profondi degli abissi marini ed un naso importante.
Chissà quale aspetto gli avrebbe conferito la vecchiaia?
Era rimasto tale e quale al corpo esanime da lei abbracciato più volte quella maledetta notte, compreso il vestito nero dei Concerti Speciali che però appariva appena stirato e profumato di pungente resina.
Chi mai avrebbe potuto ucciderlo?
Era alto un metro e novanta, quasi un gigante.
La Norvegia è terra di giganti, eppure non avrebbe mai potuto far del male ad una mosca.
Era stato un talentuoso musicista e uomo gentile benvoluto da colleghi, pubblico e critica la cui scomparsa aveva lasciato un vuoto incolmabile nella scena, affliggendo al contempo migliaia di persone; aveva molte conoscenze e spesso si fermavano a casa loro per intrattenerci le più disparate conversazioni: dal miglior legno alla stagione concertistica senxa escludere i più vaghi andamenti delle vite personali.
Ogni anno un festival celebrava la sua eredità artistica, ma nemmeno una cerimonia con star internazionali e scenografie imponenti sarebbe stata sufficiente a ricordarne la grandezza.
Soprattutto nel ruolo di coniuge della cantante lirica Lenore Dahl e genitore di Henriette.
I primi giorni senza lui erano stati un supplizio per madre e figlia; la piccola immaginava spesso fosse morto qualcun altro e Leif si trovasse a teatro a provare e riprovare Paganini, le composizioni di Bull e Svendsen e Vivaldi, ma non tornava mai sebbene sfidasse i troll e la notte per saltargli tra le braccia.
Neanche a Natale si era rifatto vivo a dispetto della condotta ineccepibile della piccola.
Allora aveva chiesto quanti dèi ci fossero al mondo e aveva rivolto le preghiere a tutti non venendo ricambiata da nessuno nonostante le sue brame non materialistiche.
Insomma, è più facile dare ad un bambino la possibilità di stare col proprio papà rispetto ad un'astronave!
Non era il suo primo sogno sulla figura paterna; spesso compariva a darle indicazioni sul cammino da percorrere e risvegliarsi era ancora più faticoso.
"Henriette, lasciatelo dire...So quanto sei impaziente...Da bambina non vedevi l'ora di calcare le scene, indossare le punte e saper eseguire il volo del calabrone
senza partiture, ma l'amore è un'altra cosa...Non è un talento che può essere affinato o uno strumento o genere di musica o danza in cui scegli di specializzarti..."
La figlia rimase in ascolto; aveva imparato se lo diceva suo padre era l'ipotesi migliore.
"Viene da sé...Non puoi controllarlo...Pure io mi reputavo in grado di dominare le mie emozioni, ma tua madre seppe dimostrarmi il contrario, insegnandomi
pure il legno era dotato di vita e voce...Quindi non insistere...Dai tempo al tempo e avrai piacevoli sorprese"
"Quanto dovrò aspettare?" Henriette drizzò le orecchie, dando il via ad irrealistiche congetture: forse Jens aveva cambiato idea, oppure...
Tuomas!
Quel nome la fece sussultare; ci si era ritrovata più volte a tu per tu sopra al palco e dietro le quinte, ricevendo un trattamento diverso dalla freddezza che si poteva permettere di usare, accrescendo la propria notorietà.
"Meno di quel che credevo..."
Stava per chiedergli di più, ma un raggio solare le si piantò in piena faccia.
Cosa intendeva Leif col fatto di non poter controllare il proprio cuore?
Lei sapeva di voler bene a tutti e quattro i suoi amici e di essere in egual misura attratta dal grande talento musicale, compostezza e portamento di Tuomas e dalla danza libera di Jens, ma Ralf?
Già due volte le era stato d'aiuto in situazioni ostiche.
Aveva affrontato un blader che voleva provarci e, oltre ad aver trovato il coraggio di ammettere i propri sbagli, aveva rischiato le penne nel riparare quasi da solo un danno enorme che irrisolto avrebbe sconvolto gli equilibri della Terra.
Decise di non pensarci, si vestì, prese il suo violino ed uscì diretta allo studio di registrazione.
"Incredibile!" L'apostrofò Lars: "Prima manifestazione di femminilità in Henrik!"
"è perché non fai abbastanza caso alle coreografie!" Replicò Henriette senza prendersela: "Se ti lasciassi acconciare in maniera appropriata dalla sottoscritta noteresti parecchi particolari nascosti dai tuoi capelli!"
"Si stava riferendo al fatto che ti stiamo aspettando da mezz'ora!" Si intromise Jens, beffardo ed apparentemente dimentico del suo maldestro tentativo.
"Ragazzi, vi prego non qui..." Tuomas ruppe troppo tardi il suo silenzio; Il danese, La norvegese e lo svedese formavano già un groviglio di braccia, capelli e solletico.
Per giunta nemmeno a tempo col battere dei colpi di Seyfrid sul pad nero gommoso.
A ricomporli pensò il Signor Veland, proprietario della modesta saletta insonorizzata: "è arrivata questa" Aprì la porta, consegnando loro una pergamena sigillata da un bollo di ceralacca color mora.

"La squadra campione d'Europa degli European Dreams Formata da Ralf Jurgens, Andrew McGregor, Giancarlo Tornatore ed Olivier Boulanger ci terrebbe ad invitare il team nordico ad un incontro dimostrativo di Beyblade presso lo stadio Jurgens in data da definirsi a seconda del compromesso delle due delegazioni"

Sotto vi erano le firme dei quattro campioni
"Ed ecco la mia risposta!" Jens era sul punto di lacerare la fine carta pressata.
"Io direi di non andare" Disse Lars: "Noi non siamo nati per combattere!"
"In verità vogliono farci del male!" Seyfrid cercò riparo dietro al Ride: "Tuomas, cosa pensi tu?" Lui non aveva dimenticato l'ira delle bestie sacre dei rampolli.
"Vi seguirò a prescindere dalla decisione" Rispose il pianista al fine di testare la maturità dei suoi compagni.
"Diciamo no! Ancora sono arrabbiati perchè non ce l'avevano fatta" Implorò il batterista: "Ce l'hanno con noi quattro perché stiamo intorno ad Henriette! E quel Ralf vuole appropriarsene con la forza!"
"Ancora non ha capito di essere in corsa contro un muro? Niente talento, zero personalità e pure testa dura! Più facile un giorno soleggiato in inverno che la presenza di pregi in lui!" Jens arricciò il naso all'insù: "Non è così, Henriette?"
"Io accetto la sfida!" Dichiarò la biondina, puntando verso l'alto l'archetto del violino: "Ammettilo, Jens! batterti ti era piaciuto! E lo avevamo fatto a fin di bene!"
"Ferma! Non ricordi come mi aveva ridotto il suo bit-power?!" La convinzione della compagna non incoraggiò affatto l'islandese.
"Mi hai convinto" Il ballerino le si avvicinò: "Sia mai capiti qualche guaio."
Sospirando, Tuomas si aggiunse determinando così la scelta della squadra nordeuropea.

Gli allenamenti non si fecero attendere.
Lars si lasciò scivolare a peso morto fuori dal letto, avviandosi in bagno.
A svegliarlo totalmente non fu l'acqua fredda sulle sue lentiggini, più piacevole perfino della colazione, ma le fastidiose lampadine accese sullo specchio tanto volute da sua madre, la quale senza contouring non usciva di casa.
Si stropicciò gli occhi ambrati e scelse dalla mensola il suo pettine.
Ingrid temeva di contaminare la messa in piega con chissà quale creatura annidiata fra i capelli di suo figlio.
Il giovane si portò in mansarda l'oggettino e, dopo essersi risistemato sotto le lenzuola, cominciò a sciogliere la cipolla e far scorrere i denti ravvicinati nella lunga distesa color caramello, raccogliendo i capelli caduti in un pugno chiuso e gettandoli nel cestino dell'immondizia.
Quei metri quadrati abbandonati a sé stessi erano divenuti il suo regno di musica silenziosa, dormite e ascolto della pioggia.
Ancora in pigiama tirò fuori da sotto il letto un pesante parallelepipedo nero e ruvido dal quale estrasse la sua preziosa Gibson Flying V blu metallizzato, connesse le sue cuffie e la mente gli suggerì gli accordi di Pyramid Song nonostante le palpebre cadenti.
Seguì Just, insieme ad una morsa allo stomaco, ma non cedette e passò ai Led Zeppelin; Ten years Gone era la sua canzone preferita, a dispetto della popolarità di Stairway to Heaven.
L'orologio segnava le 5:53.
La testa atterrò sul morbido e sparì sotto al piumone, ignorando ripetuti colpetti sul vetro che l'udito sensibilissimo avvertì solo dopo un abbondante quarto d'ora.
Avanzò verso la finestra, quasi cadendo all'indietro: "Lars" Lo chiamò gentilmente una voce.
Jens non condivideva il suo stesso sangue: "Sveglia! Oggi è giorno di allenamenti!"
"Ma lo sai che ore sono?"
"Sì! è ora di colazione! Hai bisogno di energie!"
"Non ti andrebbe di dormire un po'?" Sicuramente il danese aveva passato la notte ad allenarsi, essendo un figlio della luna, e necessitava riposo, ma la stanchezza sembrava evitarlo.
Gli allungò un sacchetto che emanava un buon profumo simile a quello del forno se Ingrid Eriksson preparava una torta.
"Tu almeno hai lo stomaco pieno?" Al musicista parve di commettere uno sgarbo a rifiutare; sapeva il ballerino aveva coperto una lunga distanza in bicicletta e cercato casa sua fra un mucchio di copie della Perfetta abitazione della famiglia svedese modello.
Mangiare insieme al migliore amico fu stranamente piacevole; Lars non si sentiva messo in soggezione come a tavola, dove detestava sedersi per ricevere pesci morti atrocemente senza alternative.
"Allora, possiamo andare?" Jens non mascherava la sua riluttanza a quell'ambiente costellato di bizzarre creature l'una più spaventosa dell'altra, ma era stata una sua decisione confrontarcisi.
Gli sarebbe toccato prima o poi e sarebbe stato umiliante se fosse capitato di fronte all'intero stadio Jurgens.
La fama dei loro avversari era nota in tutto il mondo e si figurava già le tribune ricolme di appassionati e celebrità provenienti dai quattro angoli del globo.
Era già abituato a platee piene, ma il beyblade era tutta un'altra storia: l'obbligo di un vincitore ed un perdente implicava due sole possibilità: vincere o perdere da eroi, a testa alta, continuare nonostante il fallimento ed il confronto con qualcun altro mentre nella danza l'unico avversario era il limite da infrangere.
"Sei silenzioso" Mormorò il biondo, spingendo la bicicletta secondo le indicazioni che Lars si limitava a fornire in direzione del lago dove solitamente si rifugiava ad allenarsi, nuotare e suonare fin dalla tenera età.
Nascosto in una fitta foresta al riparo dagli occhi indiscreti, rappresentava una vera e propria oasi nordica di pace.
Fu lo svedese il primo a scendere in campo, generando dalla liscia e piatta superficie una mastodontica torre d'acqua che celava lunghi tentacoli in movimento armonioso come anemoni marini, ma letali qualora ci si avvicinasse troppo.
Nella mitologia norrena il Kraken riusciva ad inabissare intere navi senza risparmiare i malcapitati a bordo.
Il gorgo si tinse dell'argento lunare mentre uno sfolgorante cigno dal piumaggio corvino scatenò aprendo le ali una pioggia di diamanti idrici, il collo teso al cielo e le zampe nell'acqua; non la temeva, a differenza del suo proprietario la cui idiosincrasia verso il mare era dovuta ad una misteriosa puntura nel bel mezzo di una nuotata che ancora lo perseguitava nei sogni.
Il castano aveva invece preso contatto con le acque fin da bambino e resisteva alle loro temperature più basse.
Colpa o merito del padre, ambizioso di fare del figlio un vero uomo il prima possibile e rammaricato dalle scarse abitudini di quest'ultimo verso le numerose prove a carattere fisico imposte dall'esercito.
Non che Lars fosse poco atletico; nuotando costantemente era più veloce di molti ragazzi del corso, ma gli mancavano i muscoli sviluppati tanto osannati dal sesso maschile, desiderati da quello femminile.
"Dai, entra in acqua!"
Rimasto in aderenti calzonicini neri, Jens tuffò un piede nell'acqua per ritrarlo immediatamente: "Più tardi! è troppo fredda!"
L'amico gli afferrò un braccio, rivelando una presa tanto salda e bagnata quanto quella del suo mostro marino, i capelli fluttuavano simili ad alghe: "Siamo uomini del Nord! Non temiamo l'assenza di calore!"
Detto ciò si immerse e attraversò agile l'arco formato dalle gambe toniche del danzatore, il quale colto alla sprovvista precipitò nel regno dei pesci.
Avrebbe dovuto arrabbiarsi con Lars, provare il desiderio di strappargli la chioma ciocca dopo ciocca, ma vederlo ridere cancellava ogni traccia di seccatura.
Erano rare le volte in cui si lasciava andare come un bambino senza il timore gli venisse detto di controllare o reprimere le emozioni e, casualmente, Jens se le ricordava tutte.
Come dimenticare le loro cadute dall'hoverboard di Seyfrid o Henriette alla continua ricerca di equilibrio sui tacchi di dieci centimetri? Oppure le risate alle spalle dei loro vicini europei con annessa imitazione di Ralf Jurgens? Era proprio buffa la sua incapacità di nascondere una cotta per Henriette. Tuttavia la storia delle segrete con le armi nel Castello era vera e temevano tutti per l'incolumità della norvegesina, cui avrebbero pensato una volta in Germania; in quel momento volevano unicamente godersi natura, gioia e tempo assieme.

Ascoltare la romanza per piano e violino di Dvorak non sarebbe più stata la stessa cosa senza un sogno d'amore dal quale lasciarsi trasportare.
Era accaduto di nuovo: si era lanciata nel vuoto, atterrando sulle spine.
Doleva più di ogni caduta e stavolta non c'era Jens a spronarla affinché si rialzasse.
Non riusciva a credere pure con Tuomas ogni premessa per una storia fosse evaporata; lui era sempre stato un tipo freddo, ma in sua presenza erano emerse piccole scintille di calore attraverso un invito a condividere un palco da sempre solo per sé ed un raffinato baciamano di fronte ad un teatro pieno: il sogno di ogni musicista o amante di musica classica vissuto in prima persona!
Mantenere la concentrazione quella sera si era rivelato un'impresa ardua.
Colpa del cervello annebbiato da quell'allora creduto un amore implicito, una pista cifrata al cuore del finlandese in costante cerca del momento più opportuno per schiudersi a lei a guisa di bozzolo giunto alla fine della convivenza con la farfalla.
Eppure era riuscita a trattenersi.
Merito della presenza del celebre Ivo Kovalainen, padre dell'amico e a sua volta conoscente di Leif Johansen, speranzoso Henriette riuscisse a tenere alto il nome del suo defunto genitore.
Ancor più difficile era strappargli una parola buona; persino dopo un concerto andato esaurito e capace di silenziare la critica, Ivo si annotava sugli spartiti eventuali sbavature da evitare nelle esibizioni a venire e lo stesso faceva con suo figlio, ma lei ce l'aveva fatta!
"Hyvin tehty" Avrebbe voluto cristallizzare quelle parole di ghiaccio e conservarle fra i suoi tesori.
Sua madre sarebbe stata contentissima di un eccelso giovane compositore in famiglia, ma il cristallo nero costituente la fragile illusione era scoppiato all'udire il racconto di Tuomas ai giornalisti su un amore fraterno
senza probabilità di sboccio verso la piccola violinista.
E si era ritrovata a danzare sulle schegge vetrose.
Il sole non aveva sciolto i gelidi ghiacci e giaceva pallido sotto una fitta coltre nuvolosa.
Non era in missione per sistemarsi, ma un motivo per cui le si erano presentati tre ragazzi ognuno affascinante in diversa maniera c'era.
Dove aveva sbagliato? Forse ad essere più seria e provocante sarebbe piaciuta a loro maggiormente.
Invece erano prevalse gaiezza, desiderio di strappare sorrisi e i suoi tentativi di sensualità la mettevano continuamente a disagio.
L'ultima volta aveva ondeggiato il bacino di fronte allo specchio in camera sua si era accasciata sul letto a ridere di quella Shakira senza forme coi capelli indomabili coincidente con sé stessa, ma non la divertiva più.
Comprendeva benissimo la perenne malinconia di Lars e Seyfrid.
La tristezza la sorprendeva molto raramente e quando accadeva niente le risollevava il morale.
Peggio si era sentita solamente quando Leif Johansen era stato barbaramente ucciso per un motivo stupido.

Aveva poi punito l'assassino con l'aiuto di Ralf Jurgens e Jens, ma la figura paterna non sarebbe risuscitata.
Interruppe il triste vaneggiamento alzandosi dal letto: quel tempo lo avrebbe investito in allenamento.
Nel boschetto dietro casa Kvitsvanen guizzava rapido di albero in albero, assorbendo la luce emanata dal sole.
Meglio approfittarne, di quella piacevole pace.
Non era Henriette la povera orfanella piagnucolosa, ma un tuttuno con la più luminosa delle stelle il cui sangue scorreva nelle vene mentre aghi di pino vorticavano insieme al pulviscolo in una danza celebrativa per il corpo celeste.
Avrebbe scintillato allo stadio Jurgens, dimostrando ai ragazzi non era inferiore a loro e agli europei la grande forza, a lungo rimasta segreta, del Nord.


 

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Capitolo 12
*** Scontri e Rivelazioni ***


Henriette si guardò un'ultima volta nel grande specchio del lussuoso camerino, controllando il vestito non fosse spiegazzato.
Il corpetto nero senza maniche ricamato da fili dorati aderiva perfettamente all'esile busto e si schiudeva in vivaci veli gialli sovrapposti fra loro che le arrivavano alle caviglie.
Senza trucco addosso si sentiva molto più libera di esprimersi e comunicare con gli spettatori; polveri, creme, unguenti non le stavano bene addosso e non mantenevano le promesse annunciate nelle pubblicità.
Aveva già provato a giocarci nel camerino della mamma prima di alcune sue performance liriche, credendo di trasformarsi automaticamente in una modella dalle gambe lunghe e, soprattutto, i capelli di seta, ma i risultati l'avevano accomunata ad un piccolo panda con una scopa di saggina in testa.
Di fianco a lei Jens si allacciò il gilet argentato e diede un'occhiata alle scarpe da danza nelle quali poteva tranquillamente vedere la sua più piccola lentiggine: "Così oggi non siamo coordinati?"
Ricordava ancora la testa che la norvegesina gli aveva fatto sul completino pendant realizzato apposta per lo show di Copenhagen eccitata come una bimba sotto ai dieci anni all'idea della festa di compleanno.
il lavoro della sarta era stato ottimo, ma non lo aveva impressionato più di tanto vederglielo addosso; gli bastava fosse in forma e sarebbe potuta salire sul palco anche col pigiama infilato nei calzini decorati a faccine ridenti che indossava quando la stagione invernale raggiungeva la temperatura minima.
"Semplicemente preferisco questa mise" I capelli le ricadevano sulla schiena simili a fieno essiccato a dispetto delle numerose spazzolate, ma le andava bene così.
In campo sarebbe scesa la vera Henriette solare ed incontenibile, non la ragazzina che barcollava su tacchi troppo alti o mascherava il disagio dovuto ad una minigonna dietro ad una maschera di make up.
Aveva capito crearsi un alter ego per amore era sbagliatissimo e non avrebbe più messo da parte la sua personalità al fine di compiacere a qualcun altro.
La fata d'argento e la fatale seduttrice non sarebbero più esistite.

"Va tutto bene, Ralf?" Domandò Gianni, allacciando i calzari della sua armatura da gladiatore, ricostruzione del completo indossato dal capostipite dei Tornatore.
La preparazione era insopportabilmente lunga e la ferraglia addosso scomodissima.
Al contrario del capitano trovava già ridicolo dover giocare inscatolato come una sardina e si era accorto che gli altri bladers da stupore erano passati a chiamarli "European Freaks", ma i suoi compagni sembravano tenerci ancora asfoggiare antichi cimeli di famiglia.
"Sono pronto a fare secca quella Henriette!" Rispose per lui Andrew: "Penso sarà un giochetto facile, considerando è una femmina alla sua prima battaglia..." Secondo lui meritava una lezione per aver messo alla berlina un Cavaliere degno di rispetto, nonché amico dello scozzese.
Ferirlo nell'orgoglio significava guadagnare un nemico spietato; Kai Hiwatari, uno dei più forti Bladebreakers, poteva testimoniarlo.
"Non so voi, ma a me sembra un fuoco di paglia..." Osservò il romano: "Sicuro di conoscerla veramente? Può essere sia la mia versione al maschile! Ragione per cui ha così tanti corteggiatori!"
"E davanti a te ci sono altri quattro ragazzi..." Aggiunse Andrew, augurandosi quel giorno Ralf sarebbe rinsavito.
Il tedesco lo aveva nemmeno sfidato a scacchi sebbene una volta lo avesse sconfitto con 39 e mezzo di febbre; la sua lucidità, nota per non andarsene nemmeno quando era in malattia, si era presa un periodo di ferie proprio a ridosso di una sfida a beyblade.
"Tacete!" Stufo delle loro chiacchiere, Ralf si calcò bene in testa l'elmo ferreo senza nemmeno guardarli in faccia: "Vogliamo pensare a quello che ci aspetta?!"
Loro non sapevano niente sul suo conto; non le avevano mai parlato e soprattutto non avevano avuto l'onore di battersi al suo fianco per la salvezza del pianeta dai deliri di un folle smarrito nei meandri della sapienza un tempo amico degli Jurgens.
In tutto ciò Olivier si vestì evitando di intervenire, dispiaciuto per il compagno.
Come potevano gli altri due svilire una fase tanto delicata, trattandola senza il minimo tatto?
Chiaramente ancora non l'avevano vissuta e potevano solo sparare giudizi campati per aria o riderci sopra come se fosse una barzelletta squallida.
Mentre uscivano gli si avvicinò e gli posò delicatamente una mano sulla spalla.
Aveva provato a prenderlo da parte e confidarcisi, ma anche con lui Ralf era stato silenzioso e aveva cercato di fingere andasse tutto per il meglio.
Perché si chiudeva in quel modo?
Non gli faceva bene e prima o poi quel sentire sarebbe esploso, devastandolo emotivamente.
Gli applausi del pubblico scrosciarono a luci accese e l'insostituibile Dj-Man prese parola: "Benvenuti a tutti! è un onore essere di nuovo nel meraviglioso Stadio Jurgens, dove tra poco vedremo i campioni continentali, European Dreams, battersi contro i Northern Lights, squadra del Nord al primissimo incontro la cui presenza ha attirato l'attenzione di alcuni fra i più importanti nomi nel mondo del beyblade! Con noi ci sono anche Takao, Rei e Max dei Bladebreakers, Lai dei
White Tigers e dagli USA Emily e Michael"
Una telecamera passò svelta fra le file, riprendendo i volti eccitati dei campioni contenti di assistere: "Allora!" Il cronista allungò il microfono a Takao: "Abbiamo un team totalmente incognito! Cosa ti aspetti da loro?"
"Sugli ospiti ho zero idee, ma conoscendo gli European Dreams sono certo non hanno scelto dei dilettanti allo sbaraglio!" Era stato il suo team il primo a testare quello neonato del vecchio continente alla sua seconda dimostrazione a squadre.
"Non sono mai stato nel Nordeuropa" Prese parola Rei: "Si vocifera abbiano una concezione tutta loro del beyblade..." Girando il mondo aveva accumulato esperienza, misurandosi coi più disparati giocatori dall'amatoriale al campione nazionale, ma non era riuscito a filtrare i segreti gelosamente custoditi dai cinque venuti dal Settentrione.
"Che scopriremo solo dando il via alle danze!" Dj-man tornò carichissimo in postazione: "Pronti, Bladers?"

Andrew si precipitò a bordo campo, sperando Henriette facesse lo stesso.
Voleva dimostrare a Ralf quanto si stesse facendo male da solo a pensarle e credere ci fossero possibilità di piacerle.
Spesso gli consigliavano di essere meno ostinato, ma il suo amico era peggio di lui se si fissava su qualcosa; ne era la prova la sovrapposizione fra sfide a beyblade e duelli alla vecchia maniera faticosamente smantellata da Takao.
"Noi accettiamo" Dichiarò la bionda, tendendo l'archetto verso l'altra metà dello stadio: "Ma scenderemo in campo tutti insieme" non temeva il mazzafrusto,
l'alabarda, il fioretto e la spada dei suoi avversari e paradossalmente quell'asticella in legno e crine aveva trafitto il cuore di Ralf nonostante la dura scorza che lo avvolgeva.
"Così vedrete la forza dei Northern Lights" Jens tese le labbra nel suo iconico sorriso folle al fine di far vacillare il blader tedesco; sapeva già era lui il più forte dei quattro, ma anche del suo debole per la norvegese ed intuiva quanto si sentisse inferiore a lui; il rossore sulle sue guance e la frase spezzettata pronunciata in occasione del loro primo incontro avevano parlato da sole, provocando a lui e a Lars risate a non finire.
Davvero qualcuno credeva il danese stesse con Henriette?
Insieme non sarebbero stati neanche la coppia del millisecondo e dietro alle loro raffigurazioni dei sentimenti amorosi c'era un mare di battibecchi tempestoso e profondo.
La sintonia fra i ballerini giocava un ruolo fondamentale per l'andamento dello scontro.
"Insieme?!" Andrew era incredulo.
In Russia aveva visto le delegazioni di Cina e Stati Uniti scendere al completo in campo contro Kai e non se l'erano cavata affatto bene nonostante fossero fra le più forti ed affiatate presenti al mondo.
Figurarsi la confusione che avrebbero generato loro quattro, in un team da molto meno tempo.
Probabilmente si sarebbero autoeliminati desiderosi di prevalere l'uno sull'altro; avevano ancora parecchio da imparare e mancava la reciproca fiducia fra di loro.
"Io ci sto! Sarà un'ulteriore prova per il nostro spirito di squadra!" Gianni si fece subito avanti: "Non avendo partecipato ai mondiali sento un gran bisogno di scatenarmi!"
"Concordo pienamente!" Olivier, come nella maggioranza dei casi, era della stessa idea; insieme costituivano una diade interna agli European Dreams senza la quale la formazione non avrebbe retto nemmeno mezza giornata.
Le loro decisioni avevano un'influenza enorme su quelle di gruppo.
"Incredibile!" La cronaca ebbe inizio: "Assisteremo ad uno scontro multiplo! L'ultimo Bey a rimanere in gioco decreterà il team vincente!"

Dall'altra parte dell'arena, Lars agganciò il suo beyblade sopra al manico di una Gibson Flying V blu metallizzato senza perdere di vista gli aristocratici e cercando quale potesse essere alla sua portata.
Andrew, secondo classificato al torneo continentale, era molto forte, ma il suo elemento, il fuoco, non avrebbe retto a lungo la Tempesta Marina del Nord.
Jens gli si affiancò, osservando l'italiano Gianni Tornatore conversare fitto fitto col francese Olivier Boulanger.
Come li avrebbe accolti il pubblico? Era la primissima volta che prendevano parte ad un duello come quelli tanto di moda fra gli appassionati di beyblade senza particolari doti artistiche.
Dal mondo erano accorsi centinaia di migliaia di appassionati fra i quali spiccavano i più importanti team del mondo, ai quali era stata riservata una tribuna apposita che dava direttamente sul campo.
I biglietti per assistere all'incontro erano andati esauriti in pochissimi minuti, nemmeno fosse un festival musicale coi più famosi artisti della scena.
"Uno di noi dovrà stare fuori" fece notare Seyfrid, sperando di non doversi battere in quanto a più giovane del gruppo, ma venne preceduto da Tuomas, consapevole dell'arma letale in proprio possesso; non ci si doveva andare leggeri coi mezzi di controllo mentale.
Già una volta il suo Bit power aveva provocato un incidente: "Mi offro io"
"Seyfrid, chiamami se ci sono guai!" Dagli spalti, vlad era pronto all'intervento nel caso Ralf avesse approfittato di esperienza e dimensioni del grifone per prevaricare il piccolo islandese, ma era certo non lo avrebbe fatto.
Non di fronte ad Henriette perlomeno; si vedeva per lei avrebbe venuto tutti i suoi possedimenti terrieri e rinunciato al titolo nobiliare.
Sebbene la rivalità fra gli European Dreams e il Team delle Tenebre fosse terminata da tempo, vederlo così sotto pressione gli provocava una sensazione piacevole; nell'ottica di Ralf anche l'amore era una competizione e arrancava dietro a Tuomas e Jens nei quali Henriette aveva riposto le sue aspettative.
Quante volte se l'era sorbita bamboleggiare prima sul pianista, poi sul ballerino e ringraziato il cielo non seguisse The Vampire Diaries o Twilight.
Odiava lo svilimento della figura folkloristica del vampiro ad opera di qualche ignorantello che si spacciava scrittore, ma voleva solo fare soldi indirizzandosi ad un target ingenuo.

"Allora" Jens partì con le idee chiarissime: "Qui bisogna impedire a Ralf l'avvicinamento a Henriette"
"Ma siamo solo in tre e qualcun altro potrebbe essere incaricato del lavoro sporco...Quel Gianni in particolare...Vlad mi ha detto che adora collezionare flirt e ha persino creduto Lars fosse una femmina!" Mormorò Seyfrid; aveva memorizzato tutti i fatti sui bladers europei che gli erano stati raccontati e spulciato internet in cerca di ulteriori aneddoti.
Lars si sentì chiamato in causa: "Ecco, sorvoliamo! Però ad ammetterlo avrei meno paura se fosse lui ad andare dietro ad Henriette! Insomma, proprio l'attenzione di Ralf doveva attirare?!"
"Vedessi le ragazze che perdono la testa per me!" Il danese era ben memore degli appostamenti di Katerina, Jessica e Pandora, ribattezzate Pink Ladies per l'uniforme rosa della loro scuola di balletto.
E anche Agnetha Eriksson, sorella minore dello svedese, stravedeva per lui.
Peccato fosse l'opposto di suo fratello: tanto quanto il chitarrista era introverso e taciturno era lei indiscreta e incapace di discorsi intelligenti; una vera e propria piattola viziata dai suoi genitori totalmente ciechi davanti ad un vero tesoro di figlio tanto talentuoso e adorabile da meritarsi più d'un monumento.
Fortunatamente il ballerino era andato a trovare il suo amico quando lei era assente, ma a sentirlo parlare sembrava tenesse un quaderno segreto sul quale si appuntava storie in cui il danese era il principe mettendo cuoricini e disegni distanti dalla realtà ovunque.
"Pensa un po'" Sussurrò Jens per calmare un minimo Seyfrid: "A quell'orrido diario dove Ralf scrive le sue fantasie...Caro diario, stanotte ho fatto un sogno: Henriette mi stava guardando. Solo più tardi mi accorgevo..."
"Vogliamo piantarla?!" sbuffò la diretta interessata, stanca dell'immaturità mostrata dai ragazzi: "Sono in grado di difendermi da me!"
Il batterista in risposta si andò a nascondere dietro a Tuomas mentre Lars rise di gusto, pur consapevole avesse un che di grottesco.
Una volta aveva letto il diario di Agnetha e lo stomaco gli si era chiuso ancora di più.
"Ma quello è il campione continentale!" ribadì Jens: "Il Grifone misura tre volte i nostri!"
"Che hanno da ridere?" Si chiese Olivier; non era mai successo agli European Dream di ridere tutti insieme appassionatamente per la stessa cosa.
"Tranquillo! Ne avranno ancora per poco!"  Andrew nel suo profondo desiderava trovarsi dall'altra parte: "Non hanno capito con chi hanno a che fare!" I suoi problemi con la squadra erano dovuti al sentirsi spesso un alieno paragonato ai tre amici.
Se c'era qualche evento mondano in programma il francese partiva con mille film mentali coinvolgendo Gianni e Ralf si preparava cercando informazioni su invitati e luogo, ma al tennista di Glasgow non importava molto, preferendo trascorrere pomeriggi e serate tranquillamente dopo sfiancanti allenamenti sportivi.
"A proposito" il romano prese parola: "Dobbiamo fare in modo Ralf non si trovi solo contro Henriette o ci perderemo la faccia!"
"Ribadisco! Non sarà difficile da sconfiggere!"
Dall'angolo in panchina, Ralf rimase silenzioso a guardare i suoi compagni di squadra e poi Henriette accerchiata dai suoi fedelissimi.
Erano davvero suoi corteggiatori?
Non li conosceva così da vicino come Vlad; tutto era possibile fra i tentativi di acconciare Lars, lo stringersi forte a Jens, le occhiate dolci a Tuomas e gli scostamenti del ciuffo di Seyfrid, ovvero dinamiche da lui non concepite prima d'allora.
Il contatto fisico doveva esclusivamente essere con la fidanzata e lontano dalle altrui occhiate secondo le regole del galateo.
Le mura del castello lo avevano bloccato nel tempo rispetto alle tendenze ed uscirne era stato un pugno in faccia volto a distruggerlo il più possibile.
Quando Gianni mostrava immagini sul suo cellulare Olivier e, talvolta, Andrew ridevano e lui non capiva cosa ci trovassero di divertente.

Dj-man gettò un'occhiata ai due schieramenti diretti verso il terreno di gioco: "Quale team avrà la meglio? Ricordiamo gli European Dreams sono un marchio di garanzia nel beyblade di alto livello mentre i Northern Lights una novità assoluta! La fortuna del principiante li assisterà? Tre...Due...Uno...Pronti! LANCIO!"

Otto diverse trottole si scontrarono nello spazio concavo, alimentando la curiosità degli spettatori relativa alle creature del team ospite.
Il Grifone, la Salamandra, L'Anfisbena e l'Unicorno si erano già palesati durante le battaglie disputate dai loro possessori e le loro mosse erano risapute difficilissime da contrastare.
Perfino Takao aveva ceduto all'Attacco Alare di Griffolyon e Kai all'Onda di Fuoco di Salamalyon.
Si intuiva anche i nordici fossero in possesso di Bit-Power, altrimenti nemmeno sarebbero stati presi in considerazione dai loro avversari, noti per l'assenza di scrupoli nello sfruttare le bestie sacre contro gli inermi bladers delle tenebre.
Il primo a mostrarsi fu il cigno nero di Jens Christensen con lo scopo di parare l'attacco bifronte di Giancarlo Tornatore: "Specchio Lunare! Tutti dietro a me!"
Due luminescenti dischi si ingigantirono, facendo scudo contro le due teste del dragone, vicine come non mai alla cecità.
"Stai attento, Jens!" Gli ricordò Henriette: "è giorno!" Dal foro centrale alla cupola dello Stadio Jurgens si vedeva l'azzurro del cielo sereno, ancora lontano dalla notte alleata del biondo.
"Resistiamo insieme, Sortsvanen!" Il danese fece appello a tutte le forze che la Luna poteva fornirgli dall'altro emisfero terrestre.
Per giunta mancava un intero ciclo al prossimo plenilunio, momento in cui la forza del cigno nero era maggiore.
Doveva tenere duro per i suoi compagni e contrastare una doppia offensiva alla prima sfida ufficiale non era da tutti.
"Facile! Visto?" Gianni esultò un po' troppo presto; la collisione non risparmiò né il beyblade turchese né quello argenteo.
"Hai fatto comunque un ottimo lavoro!" Lo rassicurò Olivier, tenendo d'occhio i tre avversari restanti in cerca del più papabile.
L'islandese era molto insicuro, ma sparare sulla croce rossa rasentava la pura slealtà nel gioco.
Il bey dorato di Henriette era seminascosto da quelli appartenenti a Lars e Seyfrid, costituendo con essi una cellula difficile da destrutturare.
L'unione faceva la loro forza; Sortsvanen non aveva difeso esclusivamente sé stesso e perciò la sua tecnica gli aveva richiesto maggiore energia, sacrificandolo per i propri alleati.
Spazientito, Andrew si fece avanti: "Ancora un po' e si farà notte, Olivier!"
"Cerca almeno di comprendere la loro strategia!" Lo avvertì il francese nella vana speranza il rosso lo ascoltasse, ma era già partito in quarta come se non avesse imparato niente dallo scontro coi BladeBreakers, servitogli ad ampliare i propri orizzonti e comprendere ogni tanto un passo indietro andava fatto..
In verità era la rabbia verso chi aveva osato farsi beffa di Ralf il motore delle sue azioni: "Onda di fuoco!"
"Ci penso io!" Di fronte a lui, i capelli di Lars sventolavano selvaggi rivelandone lo sguardo inconsuetamente sicuro di poter vincere.
Il cuore di Jens ebbe un tuffo d'orgoglio nel vedere la determinazione dell'amico spesso vittima della propria timidezza e si sentì fiero di avergli aperto la pista.
Era un vero genio musicale meritevole di stare davanti a quella folla.
Impugnando la chitarra, generò una mastodontica colonna d'acqua che spense al volo ogni singola fiamma: "Tempesta marina del Nord!"
Dj-Man si tappò le orecchie tentando di invitare il pubblico a fare altrettanto, ma il microfono aveva smesso di funzionare; le finestre si incrinarono ed esplosero in una marea di schegge trasparenti.
Dalla spessa cortina idrica erano visibili i lunghi tentacoli di una piovra: "La potenza degli ultrasuoni e la pressione degli abissi!" Spiegò il Professor K: "Non oso immaginare voi nei panni degli European Dreams!"
"Molto incoraggiante come sempre!" Replicò Takao, spostandosi su Unicolyon che incespicava su un suolo in continuo mutamento.
E dire la sua mossa principale scuoteva il terreno al fine di rallentare il beyblade avversario e fargli perdere l'equilibrio.
Ovunque il mistico equino poggiasse gli zoccoli dorati spuntava una nuova roccia, ma non si lasciava intimorire dal nerboruto essere avvolto da un fumo denso e grigiastro i cui unici movimenti erano pesanti passi all'origine dell'instabilità terrena.
Fu a quel punto che Ralf decise era arrivato il suo turno: "Abbiamo visto abbastanza!" Dichiarò imperioso, agitando ulteriormente i presenti già eccitati dalla natura selvaggia del Nord.
Un potentissimo uragano si abbatté sui beyblade di Lars e Seyfrid, ma si dimenticò di risparmiare Olivier: "Unicolyon termina qui la sua partita!" Annunciò Dj-Man.
"Kranen ed Heklanen sono fuori combattimento" Riprese quando il vento si affievolì: "ma Kvitsvanen è ancora in gioco! Vincerà il miglior blader del vecchio continente o la stellina della Norvegia?"
"Esattamente quello che non volevamo!" Andrew scosse la testa impensierito: "Potevi fare quello sforzo in più, Olivier!"
"E tu non lanciarti contro al muro alla cieca!" Rispose aspramente il parigino, sedendosi di fianco a Gianni: "Questa volta non avevamo il vantaggio di conoscere i nostri sfidanti!"

"Ve l'avevo detto! Sta puntando ad Henriette!" Esclamò Seyfrid non appena la ferocia del Grifone spazzò via la sua trottola: "è finita!"
"Non perdiamoci d'animo!" Controbatté Jens: "Bisogna farle sentire che ci siamo!"
"Se fossi sceso in campo tu a quest'ora saremmo già a festeggiare!" Fece il più piccolo a Tuomas, intento a scrutare la lotta ad armi pari.
I due beyblade roteavano senza mai toccarsi; i giocatori erano tesi come le corde sul violino della norvegese.
Rimasta sola contro Ralf Jurgens le venne una sola idea in mente: "Kvitsvanen, vola in alto!" contro una creatura della portata di Griffolyon attaccare era una perdita di tempo: non aveva punti deboli evidenti come la Salamandra o l'Anfisbena.
Proprio faccia a faccia con lui si doveva ritrovare? Era bastato un tornado a spazzare via Lars, Seyfrid ed Olivier, ma lei gli era sfuggita.
Era stata la sua bravura a condurla fin lì?
E c'era la squadra; in quel momento come non mai necessitava il loro appoggio.
Ralf esaminò la situazione: sembrava Griffolyon fosse stato sostituito da una controparte malvagia; i suoi attacchi senza sosta tradivano gelo ed implacabilità, ma mancavano gli ordini sebbene fosse fra i bit-power più disciplinati in circolazione.
Il cigno bianco si alternava fra difensiva e agilità. Quanto avrebbe resistito?
"Forza, Ralf!"
"Attacca senza pietà!" I suoi compagni si sgolavano per lui, gli spettatori trattenevano il fiato, il peso sulle sue spalle aumentava.
Avrebbe voluto strapparsi i pezzi dell'armatura di dosso e correre al cospetto dell'avversaria, dichiarandole quel sentimento taciuto che gli aveva sconquassato l'anima solida come roccia.
Inutile tenerlo dentro oramai, era diventato incontenibile e spingeva per uscire dai suoi occhi focalizzati su di lei, dal rossore del suo volto, dal cuore sul punto di infrangere la cotta di maglia.
Centinaia di piume d'acciaio tagliarono il vento alla stregua di carta orientate verso Kvitsvanen, il quale iniziò a brillare di luce propria al fine di deviare l'attacco.
"La luce solare è fortissima! Conviene coprire gli occhi!" Nemmeno Dj-man riusciva a vederci chiaro, ma Ralf si accorse i pugnali alati avevano mancato il loro obbiettivo.
"Henrietteeeee!" Si udì solo il suo grido straziato dal dolore e dalla preoccupazione mentre correva a velocità massima verso l'altra parte dell'arena, gambali, bracciali ed elmo in caduta libera, avvertendo gli strati sottostanti il ferro lacerarsi, la schiena
riempirsi di lividi e i sensi abbandonarlo, ma la violinista era salva ed era ciò che gli importava.
"Ralf!" Gianni, Olivier e Andrew si fiondarono a controllare le condizioni del loro amico.
Lars, Jens e Seyfrid già chini sui due corpi stesi: "Siete soddisfatti adesso?!" Il danese si fece avanti, mani sui fianchi e sguardo furente.
"Questo è quello che succede a provocarci!" Ribatté Andrew: "Henriette se l'è cercata eccome!"
"Ti sbagli!" Gianni tentò di farlo ragionare: "Griffolyon era fuori controllo! Esattamente uguale ad Anfisbena durante il mio secondo match con Takao!"

Il cigno e il grifone si davano battaglia intenzionati a non fermarsi.

"Si riprenderanno" la voce di Tuomas sedò la lite fra le due squadre: "Fossi in voi mi preoccuperei per altro" incurante del caos intorno a sé si diresse a bordo campo, trasportando una grossa tastiera e si sedette a suonarla, silenziando perfino Dj-Man.
Gli incontenibili spettatori si trasformarono in automi completamente assoggettati ai tasti bianconeri.
Nessuno parve accorgersi di un terzo beyblade al centro dell'arena intorno al quale vorticavano suoni rimasti a lungo rinchiusi dentro di esso.
Il finlandese continuava a suonare imperterrito mentre la sua musica prendeva la forma progressivamente più definita di una delicata farfalla monarca nient'affatto spaventata dai due incontrollabili contendenti.
Lo sforzo aveva raggiunto il suo massimo: "Adesso!" Alzò lo sguardo senza fermare le dita: "Passionato oscuro!"
Solo lui era in grado di vedere i fili dai quali pendevano le note impossessarsi delle creature alate, inducendole a raggomitolarsi, chiudendo ali ed occhi; tutt'intorno si materializzavano visioni dagli inconsci altrui.
Nella mente di Gianni erano presenti lui ed un uomo apparentemente sua versione adulta.
Indossavano magliette bordeaux e gialle ed esultavano in mezzo ad una folla vestita uguale a loro con i volti colorati e migliaia di bandierine in movimento.
Andrew invece si trovava di fronte ad una giovane donna che supplicava a vuoto: "Ti prego! Non sei così! Perché? Perché è successo?" Aveva gli occhi arrossati dal pianto ed incolpava sé stessa di un misterioso errore compiuto nel passato.
Soffici ali violette le partivano dalla schiena, ma volare era l'ultimo dei suoi pensieri.
Tuomas avrebbe fatto volentieri a meno di rivelare quei segreti, ma la tessitura invisibile procedeva, rivelando sogni e ricordi inconfessabili.
"Mi rincresce dirlo. Silja Stefansdottir non ce l'ha fatta..." Comunicava un primario senza giri di parole a Seyfrid e suo padre.
"Non ora, Jens! Ho da fare!" replicava un ometto piccolo e secco mentre la sua muscolosa e abbronzata nemesi tarpava le ali di un bambinetto biondo avente un vistoso apparecchio odontoiatrico appena atterrato male dopo un complicato salto.
Il pianista fece giusto in tempo a voltarsi per sentire la familiare risata di una Henriette incorporea che occupava tutta l'immaginazione di Ralf.

"Cos'è successo?" Sbadigliò Olivier: "Mi sento come se fossi stato in letargo per mesi e mesi!"
"Semmai lo paragonerei ad un hangover!" Corresse Andrew, nel tentativo di nascondere quanto gli era rimasto impresso ciò che aveva appena visto.
Un angelo custode? Una fata? Una sua spasimante rifiutata?
"Scusate, ma Ralf ed Henriette?" Pensò Gianni a riportarli alla realtà.
"Ce lo stavamo chiedendo pure noi" Rispose Jens mentre Seyfrid gli si nascondeva dietro e Lars si scostava una ciocca castana dal viso
Il nobile tedesco e la violinista norvegese cominciarono lentamente a muoversi. Prima le dita, poi i legamenti indolenziti.
"Sei tutta intera?" domandò lui, mettendosi a sedere ed aiutandola a fare altrettanto, le mani scorrevano fra i suoi capelli biondi.
"Mi dispiace..." sussurrò lei sistemandosi il corpetto ed accorgendosi degli innumerevoli strappi della gonna. Si sentiva tremendamente in colpa: "Tu, piuttosto?"
I pochi pezzi di armatura rimasti erano tutti ammaccati e graffiati; la bestia lo aveva colpito in profondità ed erano visibili le ferite si era procurato al fine di proteggerla.
Un vero cavaliere disposto a sfidare qualunque ostacolo e sopportare giorni neri, notti bianche, delusioni e dolori nel nome dell'amore, culminato nel disperato ultimo sacrificio.
"Se ci sei tu non posso che stare bene!" D'istinto Ralf la prese fra le braccia; non gli importava cosa avrebbero detto i suoi genitori, i compagni di squadra, gli emeriti sconosciuti sputasentenze.
Solo lei esisteva, solo lei voleva.

Era dall'ultimo abbraccio di suo padre che Henriette non ne riceveva così avvolgenti.
Le parole paterne le risuonarono in mente alla stregua di una poesia memorizzata: "Dai tempo al tempo e avrai piacevoli sorprese..." Per un attimo vide Leif sorriderle, segno tutto stesse seguendo la giusta direzione.
Un istante dopo le loro labbra erano sigillate in un bacio tanto atteso quanto coinvolgente nel quale avvertì tutta la protezione che necessitava ed il vero significato della parola amore.
Ralf non aveva la bellezza di Jens o Tuomas,  ma non l'avrebbe mai abbandonata o maltrattata e con lui poteva essere sé stessa senza maschere.
Sembravano completamente dimentichi del mondo circostante, sotto ad una campana in vetro dorato costituita dalla gioia di essersi finalmente trovati dopo interminabili ricerche nei luoghi più assurdi, gli abiti laceri, i corpi segnati dai lividi, ma la consapevolezza di avercela fatta.
Tutt'intorno a loro gli spettatori esplosero in applausi entusiasti noncuranti dell'esito del match mentre Olivier tentava un timido approccio con i quattro ragazzi nordeuropei: "Direi ogni astio può essere neutralizzato, ammesso voi siate d'accordo"
Seyfrid rimase silenzioso, ma gli saltò letteralmente addosso dimentico dei numerosi pregiudizi sui quattro più forti d'Europa; alla fine erano stupide frasi fatte basate sul niente.
"Ben detto!" Approvò Jens, stringendo la mano di Gianni.
"Ricorda, se le ragazze ti infastidiscono io sono presente!" I due biondi si scambiarono un cenno d'intesa.
Il danese rise di gusto: "Prima dovrò insegnarti tour en air e spaccate come minimo! è quello il motivo per cui mi vengono dietro!"
Andrew non disse nulla, ma i suoi occhi di lavanda correvano lungo la chitarra di Lars, che abbracciò lo strumento sentendosi in soggezione.
Tuttavia sorrise dietro i lunghi capelli.



 

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