Obliviotale

di Midluuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiori blu ***
Capitolo 2: *** Tutto è cambiato ***
Capitolo 3: *** Questo non è un sogno ***
Capitolo 4: *** E' un incubo ***
Capitolo 5: *** Perdente ***
Capitolo 6: *** Un vecchio amico ***
Capitolo 7: *** Dove sei? ***
Capitolo 8: *** Migliori amici ***
Capitolo 9: *** Corri! ***
Capitolo 10: *** Gerson ***
Capitolo 11: *** Burgerpants ***
Capitolo 12: *** Chi sei? ***
Capitolo 13: *** Un fantasma molto insicuro ***
Capitolo 14: *** Un eroe nel guscio ***
Capitolo 15: *** Una nuova amica? ***



Capitolo 1
*** Fiori blu ***


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“Cosa ne sarà di me d'ora in poi?”

Questa fu l'ultima cosa che riuscii a pensare, mentre perdevo la mia coscienza e anche me stessa. Tutto divenne un ondeggiante nulla ed io divenni una cosa sola con esso. Morire è incredibilmente triste e, probabilmente, la cosa peggiore è che non hai neanche il tempo di accorgertene. Ho reaIizzato quanto possa essere triste quando un grido soffocato mi fece riacquisire la coscienza. Sentii il suo piccolo corpo affondare.

“No!” – avrei gridato, se solo avessi avuto una bocca. La sentii cercare di resistere al dolore, portandosi le mani al petto.Cercai disperatamente di allungare il braccio verso di lei, ma la mia mano non sarebbe mai riuscita a raggiungerla. Il mio marcio cadavere era diventato un tutt'uno con la mia fossa, ormai. Ora io ero l'acqua e tutto ciò che potevo fare era sentirla annegare in me stessa, e al tempo stesso realizzare la dolorosa verità.

"Quindi... la mia battaglia e il mio sacrificio sono stati inutili? Non ho potuto salvare la vita di un solo mostro... Non sono riuscita neanche lei...?” Pensai, mentre lei, con i polmoni in fiamme, si stava graffiando la gola.

“No... No! Non voglio diventare la sua tomba!! Non posso accettarlo... non voglio accettarlo!” Gridai dimenandomi, sopraffatta da un opprimente senso di impotenza. "Non voglio che muoia anche lei! Io NON lascerò che ciò accada!"

In pochi istanti, tutto divenne nero. Tutto ciò che fui in grado di scorgere nell'oscurità era un volto bianco, sorridermi in modo inquietante.

La bambina aprì gli occhi lentamente, cercando di mettere a fuoco ciò che era davanti a sé, però era buio e la sua vista troppo sfuocata per capire perfettamente ciò che era intorno a lei. Così lei raccolse le forze per cambiare posizione e si mise seduta, iniziando a strofinarsi gli occhi: la luce sopra di lei era davvero fastidiosa.

“Dove mi trovo...?” pensò mentre cercava gli occhiali sul suolo. Questo era stranamente fresco e soffice. Quando finalmente li trovò, notò che c'era una crepa sopra una delle due lenti. Serrò i denti, per poi indossare gli occhiali rotti. Allungando lo sguardo, lei vide un letto di fiori blu sotto il suo corpo e quando alzò gli occhi capì di essere caduta molto in basso. La ragazzina si alzò in piedi e si guardò attorno incredula. Non ricordava come aveva fatto a cadere e a finire in quel posto, ma una cosa era certa: doveva assolutamente trovare un modo per tornare su. Ma come? Attorno non sembrava esserci nulla di utile per tornare sulla superfice. In quell'istante, sentì la paura attanagliarle il cuore ed i suoi occhi divennero umidi. Poi però strinse i pugni e si morse il labbro con i suoi due denti sporgenti, cercando di essere coraggiosa, come gli eroi dei cartoni animati e dei fumetti che le piacevano tanto.

La bambina rimosse la polvere dal suo vecchio maglione a strisce ed iniziò a camminare avanti, spostando un ciuffo di capelli rossi dai suoi occhi. Forse più tardi avrebbe trovato un modo per tornare in superficie. Mentre si guardava attorno speranzosa, un fruscio catturò la sua attenzione, così lei voltò la testa verso la fonte del rumore. Vide qualcosa di piccolo e azzurro sparire dietro l'angolo della grotta. Incuriosita, lei seguì l'ombra.Quando girò l'angolo, lei vide un fiore al centro della grotta. Un fiore, blu come gli altri, ma era più grande e la stava fissando con i suoi piccoli occhi.

- Heylà, il mio nome è Flowey. - disse il fiore, studiando la ragazzina con lo sguardo. La sua voce era acuta come quella di un bambino, ma anche tagliente come una lama.

La bambina spalancò gli occhi, sorpresa di aver sentito il fiore parlare.

-Tu hai... appena parlato? – lei domandò, confusa.

Il fiore sospirò abbassando la corolla, come se stesse tentando di restare calmo. Poi alzò il capo, guardando nuovamente la ragazzina con un espressione alterata.

- Bene, mi sembri un po'... confusa. No, anzi. MOLTO confusa. E questo significa che devo spiegarti come le cose funzionano qui nel Sottosuolo.

- Il... Sottosuolo? - domandò, incnlinando la testa d'un lato. In quel momento, dei strani proiettili bianchi apparvero a mezz'aria, circondandola.

- C... Che cosa?! - lei disse appena, col fiato mozzato e corrucciando la fronte.

Il fiore chinò nuovamente il capo. La bambina poté vedere un largo e sinistro sorriso sotto i suoi petali blu.

-In questo mondo... è uccidere o essere uccisi. E' così che funziona nel sottosuolo.- lui disse, dondolandosi lentamente, mentre quelle parole stavano facendo impallidire la bambina. - Ed ora che ne sei al corrente... devi imparare questa lezione di vita!

I proiettili iniziarono a farsi vicini. Lei iniziò a tremare, guardandosi attorno con gli occhi sgranati. Cercò di scappare, ma era completamente circondata.
Non aveva scampo.

- Sei senza speranza, ragazzina! Non puoi scappare! - disse Flowey, ridacchiando. - Però... Tu lo sai cosa devi fare in una situazione come questa, huh? Sai qual'è la soluzione a questo, mocciosa?! 

La bambina stava fissando il fiore a bocca aperta e con gli occhi pieni di paura.

– No... No! Non... non può essere, è tutto un sogno, ne sono sicura! - disse stringendo i pugni ancora una volta. – Non esiste nessun fiore parlante e non mi trovo in questa strana caverna!

- Oooh, ne sei sicura, tesoruccio? - Flowey sorrise alzando un sopracciglio, mentre i proiettili iniziarono a rallentare fino a fermarsi.

- Sì che lo sono! - la bimba gridò, portandosi la mano alla bocca.
La morse.
Poi emise un gridolino di dolore, scuotendo la mano, mentre Flowey rideva divertito.

- Aspetta, cosa?! – disse, guardandosi la mano e poi guardandosi attorno con un espressione shockata. – Come è possibile?!

- Hahahah... questo non è un sogno, mia cara! Ed ora, se non farai ciò che dovrai per sopravvivere, io ti ucc-

- Perché... perché mi trovo ancora qui?! E' TEORICAMENTE IMPOSSIBILE sopravvivere ad una caduta del genere! - la ragazzina gridò con un espressione folle sul suo viso. – DEVO PROVARE A SVEGLIARMI IN UN ALTRO MODO! FORSE DEVO SOLTANTO MORDERIM TUTTO IL BRACCIO!

Flowey osservò la scena con gli occhi sgranati, strabuzzando gli occhi e alzando il labbro, osservando la bambina mordicchiarsi il braccio ripetutamente. Poi serrò i denti, facendo un espressione veramente arrabbiata, e strillò all'umana. – COSA DIAVOLO STAI FACENDO?! PAZZA! SMETTILA DI COMPORTARTI COME UNA PERDENTE E COMBAT-

Il fiore non riuscì a completare la frase perché una fiamma azzurra lo investì colpendolo, facendo scomparire i proiettili che avevanoo circondato la bambina. Lui si rialzò e iniziò a correre via,  evitando le altre fiamme che la sagoma misteriosa gli stava lanciando. La ragazzina restò ammutolita, guardando il fiore scappare e sparire sotto il terreno. Poi, si voltò verso la creatura che l'aveva salvata.

- Sì, è meglio che corri via, creatura miserabile! Non tornare mai più! - la figura disse con rabbia. La voce era profonda e femminile, e indossava un lungo mantello nero. Quando la figura si voltò verso la bambina, quest'ultima rimase senza parole: la sua salvatrice era una capra antropomorfa. Era alta, il suo pelo era bianco e aveva degli strani segni azzurri sotto i suoi occhi marroni e sulle sue palpebre. La capra guardò la bimba con un espressione sorpresa, e dopo pochi istanti il suo muso si fece preoccupato.

- Santo cielo! Ti sei fatta male? - domandò con preoccupazione.

- Huh? - la ragazzina guardò la sua mano ed il suo braccio. Poi scosse lievemente la testa. - No, no... I'm okay, g-grazie.

Continuò a guardare quella strana creatura parlante con un espressione shockata e confusa. In che razza di posto era finita? Un fiore parlante aveva tentato di ucciderla e adesso era stata appena salvata da una capra in costume. “Questo sogno è davvero strano...” pensò, sorridendo nervosamente.

- Grazie al cielo. - la capra bipede sospirò sollevata. –Fortunatamente sono arrivata in tempo. Mi dispiace molto per ciò che ti è appena accaduto. Quel fiore è così malvagio.

- G... Gia... Però... chi sei? – chiese con voce tremante. Lei si sentiva al sicuro in quel momento, e quella strana creatura davanti a sé non sembrava affatto una minaccia, però… era ancora nervosa per ciò che era accaduto poco prima.

- Il mio nome è Toriel, e sono la guardiana delle rovine. Sono qui per prendermi cura dei bambini che cadono qua giù. -rispose rivolgendole un sorriso rassicurante. – Il tuo invece?

La ragazzina alzò il dito, pronta a rispondere, ma la voce le morì in gola.

Nulla.

Si portò le mani alla testa, iniziando a grattare, corrucciata. “No... questo è impossibile... !”

- Huh... Stai bene? Hai un mal di testa? - Toriel domandò preoccupata.

- Io... - lei provò a parlare, fissando il vuoto con un espressione spaventata. I suoi occhi iniziarono a farsi lucidi. - N-Non riesco...a ricordare... il mio nome...

La bambina cominciò a singhiozzare, E subito dopo Toriel posò la mano sulla sua spalla.

- Non preoccuparti, è normale. E' stata una brutta caduta e sei stato appena attaccato da un fiore. Sei ancora sotto shock...

- U... Un fiore parlante! - lei corresse la capra,mentre i suoi occhiali iniziavano a bagnarsi delle sue lacrime, tornando a tremare. – Uno spaventoso, fiore parlante! Lo detesto!

Toriel le asciugò gentilmente gli occhi, sorridendo appena. - Va tutto bene adesso, non preoccuparti piccolina. Su, su, vieni con me nella mia casa, Ti darò qualcosa da mangiare e un posto dove riposare. Devi essere stanca e confusa.

Lei annuì, togliendosi gli occhiali e provando ad asciugarsi le guance con la manica, mentre continuava a singhiozzare. Toriel allungò la mano verso quella della bambina e l'afferrò senza pensarci. Il pelo era soffice, e il suo sorriso caloroso. In quel momento, lei capiì che quella strana donna era sua amica, e subito si sentì al sicuro.

Toriel sbuffò, senza smettere di sorridere, e si voltò verso la porta dietro di lei, porta che la ragazzina non aveva notato. Camminarono verso di essa, lasciando alle spalle, il luogo dove la bambina era caduta.

 

"Tu non hai mai voluto questo, tu non hai mai voluto questa fine. Ora sei sola, qui ci siamo solo te ed io, in questo assoluto nulla. Ma forse... con ciò che rimane di te... puoi ancora fare qualcosa. Quindi... dimmi... Vuoi essere la regina del mio ultimo esperimento?"

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Capitolo 2
*** Tutto è cambiato ***


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L'umana si guardò attorno, sorpresa. Erano entrate in una grande stanza tappezzata da foglie autunnali, e c'erano delle scale che portavano ad un'altra porta. Qualcosa brillava al centro del luogo. Toriel continuò a camminare verso la stanza successiva, mentre la bambina si stava avvicinando alla luce dorata. 
“Che cos'è?”. Incuriosita e affascinata, tese la mano verso essa. La luce era piacevolmente calda e, in quell'istante, lei si sentì differente. Tutte le sue preoccupazioni e paure sembrarono sparire, e per un momento si sentì forte. Al tempo stesso una parola, un concetto, riempì la sua mente, coprendo ogni altro pensiero. “Frisk... eh?”
- Uhm... piccolina? Cosa stai facendo?
La voce di Toriel fece tornare la ragazzina alla realtà. Sgranò gli occhi, guardando la capra, poi le sue mani: la luce misteriosa non c'era più. "Questo è strano..." pensò, grattandosi la testa - C'era... qui c'era una... … … huh, nulla! - alla fine disse, facendo un largo e sudato sorriso. 
Toriel la fissò con uno sguardo sospettoso, poi sbuffò e la intimò di seguirla. La bambina annuì col capo e quando la capra si voltò riprendendo a camminare, lei smise di sorridere e tornò a guardarsi le mani. “L'avrò sicuramente immaginato. Però... giuro di averla vista!”
La ragazzina continuò a seguire Toriel, mentre cercava di dimenticare quella misteriosa luce, ma risultava davvero difficile per lei. Non aveva soltanto visto la luce, ma aveva sentito anche il suo calore. E la strana parola che le era venuta in mente... era familiare e sconosciuta allo stesso tempo. Era curioso quanto inquietante. Toriel le spiegò qualcosa riguardo i puzzles nelle rovine, ma era fin troppo persa nei suoi pensieri per concentrarsi su cosa la capra stesse dicendo. Era sempre distratta e rischiò anche di combinare qualche pasticcio.
Ad un certo punto, Toriel la portò di fronte ad un manichino. Quest'ultimo sembrava vecchio, ed era coperto di graffi.
- Che cos'è?- domandò la ragazzina, indicando l'oggetto.
- Questo è un manichino. - rispose sorridendo raggiante - Devi imparare come affrontare un mostro.
La bambina aggrottò la fronte, perplessa- Mostro...? Ci sono mostri in questo posto? A parte, huh, il fiore parlante che mi ha attaccata.
La capra guardò la bambina sorpresa, poi provò a sopprimere una risatina - Certo, piccola! Il sottosuolo è popolato da mostri. Solo da mostri. Capito? Anch'io sono un mostro.
- Cosa?! Davvero? - esclamò sorpresa, sistemandosi gli occhiali danneggiati sul suo naso - Ma aspetta! Tu non sembri affatto un mostro! 
- Cosa vorresti dire?
- Intendo dire che i mostri sono brutti, spaventosi e cattivi! O almeno... lo sono nei fumetti che leggo. Però non sei spaventosa e mi stai aiutando... - rispose, sorridendo ampiamente ed arrossendo- E non sei brutta, sei bella!
Toriel ascoltò le parole della bambina a bocca aperta, poi il suo muso divenne rosso ed i suoi occhi iniziarono a sbrilluccicare, mentre si portava le mani sulle guance. Sembrava davvero commossa da quelle parole. - Oh mio... Tu sei... Sei davvero adorabile!
La ragazzina si grattò la testa, sorridendo imbarazzata - N-No, no, ho soltanto detto la verità! Comunque, cosa dovrei fare con questo... coso?
- Devi esercitarti con il manichino. Incontrerai un sacco di mostri qui e qualcuno di loro potrebbe essere spaventato dal fatto che sei un umana, e per questo motivo potrebbero attaccarti. Quindi devi imparare a come far capire a loro che non sei una minaccia.
- Oh, capito! - disse stringendo i pugni e puntando il manichino, sorridendo determinata.
Silenzio. 
La bambina continuò a fissare il manichino senza muovere un dito, mentre un silenzio imbarazzante stava riempendo la stanza.
- Ehm... Toriel...?
- Sì?- fece la capra, sorridente.
- Cosa dovrei fare esattamente, adesso?
- Non lo so.
La bambina cadde sul pavimento, shockata dalla risposta, mentre Toriel continuava a sorridere con lo sguardo perso nel vuoto.
- Prova a parlare al manichino, ciò potrebbe aiutarti a guadagnare un po' di sicurezza.
- O... Okay, ora ci provo. - disse alzandosi e avvicinandosi al manichino. Lo fissò, senza sapere cosa fare. Quindi, fece l'unica cosa che le venne in mente. Alzò la mano e l'agitò- Huh... ciao pupazzo. 
Guardò il manichino come se stesse apettando davvero una risposta.
- …
Sì sentì così stupida.
- I... Io... Io penso che per ora basti così! - rise Toriel, imbarazzata, suggerendole di seguirla - Avrai un sacco di tempo per allenarti in casa mia. Non avrai bisogno di difenderti dai mostri finché ci sarò io accanto a te.
- Ahahah... G-Già... - “Allora perché mi hai fatto fare la figura della stupida?!” pensò, sorridendo nervosamente.
Continuarono a camminare e dopo un po' Toriel si fermò, con un espressione pensierosa.
- T... Toriel? Stai bene? - domandò la ragazzina.
- Sì, non preoccuparti. E' solo che... ho dimenticato di fare una cosa molto importante. E... dovrei assolutamente farla il prima possibile. - disse tornando a sorridere – Potresti aspettare qui? Ci metterò poco tempo e tornerò subito.
- Oh... okay! Però cosa farò se incontrerò un mostro?
- Questo luogo è sicuro, non incontrerai nessun mostro se non ti muoverai da questa stanza. - rispose con il suo sorriso rassicurante. Poi cercò qualcosa in tasca e tirò fuori un vecchio cellulare - Non voglio lasciarti qua da sola, piccola mia. Quindi, tieni.
- Cosa?! Davvero?! - esclamò la bambina, con gli occhi che brillavano - U... Un cellulare... tutto per me?!
- Certamente! E' piuttosto vecchio, ma è tutto ciò che posso darti per adesso… 
- Non è affatto un problema! - ridacchiò, contemplando l'oggetto. Lei non ricevette mai un cellulare, a differenza dei bambini della sua età. Questa era una delle poche cose che riusciva a ricordare in quel momento.
La capra fece un sorriso tenero- Sei davvero una strana bambina...
- Eh, cosa intendi?
- Nulla, nulla. - lei rispose, distogliendo lo sguardo - Quindi... ora vado.
- Sei sicura che non c'è alcun mostro? - la ragazzina domandò, ancora preoccupata.
- No, non preoccuparti. Questa stanza è sicura e, quando ne senti il bisogno, chiamami senza esitazione. Va bene?
- Oh... va bene. - la bambina sorrise stringendo nervosamente il cellulare fra le sue mani. Anche se stava cercando di assumere un comportamento forte, Toriel notò la sua ansia. Quest'ultima la guardò con un espressione seria. 
- Non mi sembri così convinta.
- C-Cosa? Sono seria! S-Sto bene Toriel! Io... Io non ho paura! H-Ha... ha... - lei disse, cercando di soffocare una risata nervosa. Odiava quel tipo di risata, quel tipo di risata che faceva ogni volta che stava mentendo o cercando di nascondere qualcosa. 
Toriel appoggiò le mani sui propri fianchi, guardando la ragazzina con un espressione quasi severa - Non puoi mentirmi, sei spaventata.
- Già, eccome. - dovette ammettere, chinando il capo - … Scusami.
- Non c'è nulla di cui vergognarsi nell'essere spaventati, piccola. E' normale. Ma credo io sia l'unica che debba scusarsi qui. Non dovrei lasciarti qui tutta sola... - disse Toriel, mentre la sua espressione si addolciva. Poi portò la mano sotto il mantello, cercando qualcosa - Ma ho un idea di come farti sentire al sicuro! Hai con te un bastoncino o qualcosa del genere?
La bambina cercò la cosa richiesta nelle tasche della sua gonna ma, ovviamente, non trovò nulla del genere. Quindi si guardò attorno e notò qualcosa fra le foglie a terra. Era un bastoncino. Lo prese e tornò da Toriel, mentre quest'ultima tirava fuori un pezzo di carta rettangolare ed una penna, mentre scriveva qualcosa su di esso.
- Che cos'è? - domandò la ragazzina, avvicinandosi alla capra, con un espressione di curiosità sul suo viso.
- E' lo strumento che utilizzerai per comunicare loro che non vuoi combattere. - disse, sorridendo sicura di sé. Poi mostrò il foglio di carta che stava tenendo in mano alla bambina - Ta-daaa!
Vi era scritto, completamente in stampatello maiuscolo, “PIETA'”. La ragazzina guardò il pezzo di carta stranita, iniziando a sudare freddo. “Sei seria... ?”.
- Basterà mostrarlo ai mostri: capiranno subito che tu non sei affatto una minaccia!
- S-Sì... capito... - “però sembra piuttosto pietoso e imbarazzante” pensò, con un tic al lato sinistro del suo sorriso.
- Perfetto! Sarò da te in un battibaleno, piccola! - disse Toriel, arruffandole delicatamente i capelli.- Trova un modo per attaccare il foglio al bastoncino, se vuoi! E mi raccomando, non lasciare la stanza!
La ragazzina alzò un dito per aggiungere qualcosa, ma mamma capra era già troppo lontana per poterle dare ascolto.
Così si guardò attorno per vedere se c'era qualcun altro nella stanza. Quando fu sicura di essere al sicuro, sospirò. Sapeva che quella capra le aveva salvato la vita, ma in certi momenti sembrava prenderla in giro piuttosto che aiutarla. Guardò il bastoncino e il foglietto, poi sbuffò e si sedette sul pavimento, guardando il soffitto "Devo trovare un modo di attaccare questo coso al bastoncino..."
Lei non aveva cose come nastro adesivo o colla con lei. Senza speranze, si mise le mani in tasca. Niente colla o nastro adesivo, ovviamente. Solo un braccialetto rotto, una piccola biglia colorata ed una gomma. Sospirò, aprì la confezione della gomma ed iniziò a masticarla. Forse, l'avrebbe fatta sentire meglio. Continuò a masticare la gomma, fissando lo strumento che l'avrebbe dovuta accompagnare per tutto il viaggio.
Poi, le venne in mente un'idea. La gomma. E' appiccicosa e può attaccare le cose. La sputò nella sua mano e la usò per attaccare i due oggetti.
Ma al tempo stesso sentì un rumore dietro di lei. Spalancò gli occhi ed il suo viso divenne pallido. Tremando, si voltò lentamente per guardare dietro di sé, stringendo il bastoncino fra le mani.
Vide qualcosa. Qualcosa di familiare. Qualcosa di piccolo e blu sparire sotto il pavimento. 
La ragazzina strillò, poi si alzò in piedi e corse via, con il cuore che le martellava il petto, per lo spavento e per lo sforzo improvviso. Non era sicura di ciò che aveva visto, ma era terrorizzata.
Così corse via uscendo dalla stanza, prima di rendersene conto.

- quindi... è questo ciò che mi chiedi, eh? 
Domandò lui, con le spalle appoggiate alla porta, mentre i fiocchi di neve cadevano tutt'intorno. 
- Sì. Lo sai, questa cosa è molto importante per me. - rispose lei, con una voce seria.
Dopo un lungo silenzio, lui ridacchiò - heheheh... lo so, lo so vecchia signora. non so perché, ma sapevo mi avresti chiesto qualcosa del genere.
- C-Cosa? Davvero?
- nah, scherzavo.
- Oh... capito. E... tu lo farai, vero?
- sì, non preoccuparti, ma... ho un brutto presentimento al riguardo.
- Quale brutto presentimento?
- beh, sai... brutti presentimenti. a volte ho strani pensieri... e non posso fare nulla per fermarli. sono come... ricordi. confusi... sfuocati… per niente piacevoli.
- … Sei... serio?
- nah - lui disse, sorridendo e facendo l'occhiolino - scherzavo ancora.
Lei scosse la testa, mentre lui stava ridendo di nuovo - Oh Sans, sei davvero una strana persona... mi hai quasi fatto prendere un infarto! 
- hehe... scusami tanto. non devi preoccuparti affatto. la bimba sarà in ottime mani.
- Ti ringrazio. - disse lei, facendo un sorriso rilassato, con la guancia premuta sulla superficie della porta - Sapevo potessi contare su di te.
- heh... stai scialla. - disse lui, con il suo sorriso perenne sul proprio teschio. Chiuse gli occhi, poi si alzò in piedi - beh, è ora di tornare al lavoro. è stato bello parlare con te ancora una volta.
- Certamente! Piacere mio...
- bene. quindi... ci si vede alla mia prossima pausa.
- ... Hey?
- huh?
- Sei sicuro che... sia tutto apposto?
Ci fu un lungo silenzio fra i due. Poi, lui sbuffò - pfft. va tutto bene non devi preoccuparti affatto.
- … Capito. - disse lei, ben poco convinta. Sorrise per finta, cercando di parlare con la voce più calma e rassicurante che poteva fare in quel momento- Quindi... A dopo! Buon lavoro! 
- ci si becca vecchia signora.
Lo scheletro rimase vicino alla porta, ascoltando i passi della signora, che si facevano sempre più ovattati fino a diventare impercettibili. Lui sospiro, chiudendo gli occhi, mentre il suo sorriso stava cambiando, assomigliando più ad una smorfia. - beh...- disse fra sé e sé, tirando su il cappuccio nero- ... la verità è molto diversa. Il fatto è che... qualcosa di terribile è accaduto... qualcosa è venuto a mancare e...
Lui alzò il capo guardando i fiocchi di neve scendere dal bianco e nuvoloso soffitto della caverna - ... tutto è cambiato. sopratutto lei. 
Lo scheletro cominciò a camminare avanti a sé, allontanandosi dalla porta, circondato da alberi sui cui tronchi erano presenti piccoli e numerosi fiori blu.

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Capitolo 3
*** Questo non è un sogno ***


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Il dolce profumo delle rose si diffondeva nell'aria del giardino. Esse decoravano le colonne ai lati dell'altare. Il chiacchiericcio degli invitati rendeva l'atmosfera ancora più festosa e vivace. Era davvero una bella giornata primaverile. Lei iniziò ad avanzare verso l'altare, dove la figura della sua amata l'aspettava, girata di spalle. Tutti i suoi amici si voltarono a guardarla sorpresi e felici. Alphys indossava un candido abito che da sotto il seno si apriva in un'ampia e soffice gonna che ricordava un fiore. Lei rispose a quei sguardi calorosi con un sorriso imbarazzato, che poi nascose portandosi una mano al muso. Quest'ultima era coperta da un morbidissimo guanto bianco che arrivava a metà avambraccio. Undyne indossava un abito smoking color crema con rifiniture rosa pallido, ed i suoi capelli leggermente ondulati, rifiniti con qualche piccola treccina, erano legati in una elegante coda alta.
Alphys sentì il proprio naso pizzicare, probabilmente per via di tutto quel polline nel giardino. Così si portò le mani al musetto e starnutì. Per un momento le sembrò girare la testa. Scosse il capo e guardò istintivamente le mani: fra le sue dita aveva dei piccoli fiorellini azzurri. 
Quei maledetti fiori.
La lucertola alzò lo sguardo, e lo spettacolo macabro che ebbe davanti ai suoi occhi le gelò l'anima: il cielo azzurro era diventato cremisi e al posto degli invitati c'era soltanto polvere. Alphys si guardò attorno con gli occhi pieni di orrore e il cuore che le batteva all'impazzata, voltandosi dal lato opposto dell'altare.
- No... no!- mormorò con una voce flebile- Ti prego, no!
In quell'istante, avvertì da dietro le sue spalle, come una pugnalata, un ghigno simile ad uno stridio. Le sembrò che il suo cuore avesse cessato di battere per un momento. Tremante, si voltò lentamente verso la fonte del suono. Undyne era sempre lì, di spalle, e teneva le braccia dietro la schiena. Lo sguardo di Alphys cadde sulle mani congiunte, e impallidì ancora di più quando notò che queste ultime si stavano sciogliendo. Spalancò la bocca per urlare ma non uscì alcun suono. Fece qualche passo indietro, e la sua sposa si voltò lentamente, e ciò che Alphys vide le fece salire le lacrime agli occhi, mentre la nausea si fece strada nel suo ventre: la faccia di lei aveva quasi del tutto perso forma, e l'unica cosa riconoscibile in quel viso trasfigurato era un largo sorriso inquietante.
- Perché fai quella faccia?- domandò Undyne, mentre allargava le braccia dall'aspetto ormai irriconoscibile- Cosa c'è? Hai per caso paura di me?
Alphys aveva coperto il muso con le sue zampe, che bagnava con le lacrime che versava, assistendo impotente a quella scena. Provò a dire qualcosa, ma la voce le morì in gola, mentre il suo abito appassiva come un fiore, tingendosi di nero.
- Dimmi Alphys...- disse lei, continuando a mostrare i suoi denti affilati con quel sorriso agghiacciante- Perché sono morta? Avanti, dimmelo... perché?
La lucertola serrò i denti e le risposte furono le lacrime, mentre sentiva il suono del vetro che si crepa da sotto i suoi piedi. La terra si aprì sotto di sé e lei cadde gridando senza voce.
Alphys si svegliò di soprassalto, ricoperta di sudore e lacrime. Restò a fissare il buio del suo laboratorio con affanno, mentre avvertiva il suono statico e familiare dei macchinari. Poi si toccò il braccio sinistro, e sentendo il freddo del metallo sotto le sue dita sospirò incupita.
“No... questo non è un sogno.”

La bambina si guardò attorno, con affanno. Lei non aveva idea di quanto avesse corso, ma era stanca e non si trovava più in quella stanza. Ora era in un'altra camera, più spaziosa, con altre foglie ingiallite sul pavimento. Notò qualcosa non troppo distante da lei.
Qualcosa che brillava.
Stupefatta, riconobbe la luce. Era lo stesso bagliore che aveva visto prima. “O questa è un'altra allucinazione, oppure ciò che ho visto prima era reale” pensò, avvicinandosi alla luce dorata. Tesa, lei prese un respiro profondo, dopodiché tese la mano verso la luce. Chiuse gli occhi.
Stesso calore.
Stessa sensazione
Stessa parola.
La bambina sgranò gli occhi, allontanandosi bruscamente dalla fonte della luce che era già scomparsa, aggrottando le sopracciglia. “Va bene. E' un'altra allucinazione, sono letteralmente impazzita” pensò, ma in quel momento sentì un suono provenire da vicino.
- Ribbit...
Lei sobbalzò lanciando un gridolino, poi si voltò verso la fonte del suono e fece un espressione sorpresa: dinanzi a lei c'era una strana creatura il cui aspetto ricordava una rana, però era più grande, con qualche macchia azzurra sulla pelle grigiastra. L'aspetto del mostriciattolo era particolare e curioso, però non sembrava essere una minaccia.
- Huh... quindi, uhm... c... ciao?- mormorò, sudando un pochino. Lei non aveva idea di cosa fare in quel momento. La creatura la guardò con una strana espressione, poi si abbassò, pronta a fare un grande balzo. La ragazzina impallidì.
- Oh... no...
La bambina evitò l'attacco abbassandosi, poi si voltò verso il froggit, stringendo fra le mani lo strumento che Toriel le diede. 
“Va tutto bene... Andrà tutto bene... Devo soltanto mostrare questo... uhm... coso!” pensò, mostrando il bastoncino con su attaccato il pezzo di carta dove vi era scritto “PIETA'”. 
- He... Hey!- disse con una voce scossa, mentre anche il suo corpo stava tremando- Io... Io non voglio farti del male, vedi? Quindi per favore, smettila di fare co- la ragazzina non fece in tempo a terminare la frase, perché il froggit la colse di sorpresa, saltando e rimbalzandole sulla faccia, e lei cadde all'indietro urlando. Fortunatamente si protesse dalla caduta con i gomiti, ma l'impatto non fu comunque affatto piacevole. Lei si lamentò per il dolore, coprendosi il viso con una mano. Poi guardò il mostro, aggrottando le sopracciglia. Sembrava stesse per attaccare di nuovo. “Non ha funzionato...” lei pensò alzandosi in piedi, pronta ad evitare l'attacco che seguì. Lo schivò come poté, poi mostrò di nuovo il cartello con su scritto “PIETA'”. Ma non funzionò neanche questa volta.
- Accidenti! F-Forse non lo sto usando nel modo giusto...- disse mordendosi il labbro -Scusa, m-ma non mi lasci altra scelta! 
Così lei alzò lo strumento e colpì sulla testa il froggit. La creatura barcollò un po', poi scosse la testa. La bambina lo guardò, un po' dispiaciuta- S... Scusa, però mi stavi attaccando... Non ho avuto altra scelta, guarda cosa hai fatto alla mia faccia!
Lei indicò il rossore nel mezzo del suo viso, dove si stava formando un livido. Il froggit la guardò con una strana espressione, poi gridò indignata. Poco dopo balzarono fuori altri froggit che, con un espressione davvero arrabbiata, affiancarono colui che li aveva chiamati a sé. La ragazzina fece un grande, sudato sorriso.
- Uh-oh...- mormorò. Poi si voltò ed iniziò a scappare, correndo più veloce che poteva, mentre l'esercito di froggit la seguiva. In quel momento il telefono squillò. Lei prese l'oggetto dalla tasca e rispose.
- P-PRONTO?!- rispose urlando, con voce terrorizzata.
- P... Pronto? Sono Toriel, ma... che cosa sta succedendo, piccola?- domandò l'altra, con tono di voce preoccupato.
- I... IO... STO SCAPPANDO DA UN ESERCITO DI RANE!
- … MA CHE C... Oh santo cielo! Come può essere accaduto?!
- N... Non lo so!- rispose la ragazzina, ansimando- Io... Io...
- Non sei uscita dalla stanza, vero?- domandò la capra, con tono severo.
- Uh... ehm... n-no... ?
- …
- V-Va bene, va bene! Me ne sono andata dalla stanza! Ma c'era qualcosa là dentro! E non sembrava amichevole!- gridò, continuando a correre senza sapere dove stesse andando. 
- E' impossibile, sai? Non ci sono mostri in quella stanza!
- Vorrei crederti! Ma giuro di aver visto qualcosa, penso fosse quel fiore!
- … Oh, no! Tieni duro bambina mia! Sto tornando e andrà tutto bene! Non preoccuparti!- Toriel chiuse la chiamata con queste parole, mentre la ragazzina stava raggiungendo un'altra piccola stanza. Dopo essere entrata nella camera, lei si guardò alle spalle col fiatone. Le rane non erano più lì, lei era al sicuro. Sospirò sollevata, ponendo una mano sul petto. Poi guardò avanti ed ebbe un altro attacco di cuore.
Un'altra luce dorata brillava di fronte a lei, vicino a un tavolo con del formaggio attaccato lì chissà da quanti secoli.
- C... Cosa?! Io... Non capisco... Cos'è questo bagliore?!- si disse fra sé e sé, avvicinandosi adessa – Che cosa signi... huh?
Lei smise di parlare, sentendo un rumore provenire dalla stanza successiva. Sembrava essere della musica. Si avvicinò all'altra stanza, e ciò che vide la lasciò a bocca aperta: un fantasmino blu era sdraiato nel bel mezzo della stanza, bloccando l'uscita. Stava dormendo, e indossava delle cuffie, un berretto scuro e degli occhiali da sole. Avvicinandosi, notò che la musica che aveva sentito precedentemente proveniva dalle cuffie. Queste erano nere, con l'immagine di un teschio bianco stampata su una di esse.
Una volta abbastanza vicina, lei si guardò attorno per trovare un altro modo per superare la creatura, ma non c'era nulla da fare. L'unica cosa che poteva fare era provare a svegliare il fantasma, sperando che questo non l'avrebbe attaccata. 
- Ehm... he... hey... ?- lei mormorò insicura, tendendo la mano verso lui- Mi scusi, potrebbe... huh... svegliarsi?? Io dovrei andare avanti...
Il fantasma sussultò un po', voltandosi dall'altra parte- ...
“Uh, cosa faccio?” pensò lei, sospirando “Devo insistere...”- He... Hey... Per favore, potresti svegliarti? Devo andare nell'altra stanza...
La creatura dinanzi ai suoi occhi si voltò ancora, mormorando qualcosa- Huh... non sono dell'umore giusto... scusa... 
Mentre diceva quelle parole, qualcosa sotto i suoi occhiali da sole brillava: qualcosa a forma di note musicali. Le note musicali fecero capolino dagli occhiali ed iniziarono a fluttuare nell'aria, in direzione della ragazzina. Lei le evitò scansandosi di lato. Non sapeva se fossero u attacco o no, ma pensò fosse meglio non rischiare. 
- O... oh, andiamo!- disse nervosa, stringendo i pugni- Devo andare! Non posso aspettare! Svegliati e basta!
La ragazza fece per spingerlo un po', ma non funzionò. La sua mano attraversò il fantasma, toccando l'aria. In quell'istante, il fantasma aprì un po' i suoi grandi occhi azzurri. Lui guardò il braccio che aveva perforato il suo corpo impalpabile, poi guardò la bambina.  
Lei impallidì- Oh... Io...- poi tolse la mano da lui, nascondendola insieme all'altra dietro la schiena- … Scusami. Ma... ostruisci il passaggio. E io devo...
- Oh no.- disse lui, guardandola- Capito. Non preoccuparti.
Il fantasma si alzò sotto lo sguardo stupito della ragazzina. 
“Wow... è stato più semplice di quanto pensassi” sospirò sollevata. Poi gli sorrise – Qual'è il tuo nome?
- Sono Napstablook. E tu?
- Io... uh...- lei scosse la testa, intristendosi- Non riesco a ricordarlo. Non... Non so perché, forse per la caduta...
- Oh wow. Allora sei un umano, vé?
- S-Sì. Non ricordo neanche come ho fatto a cadere qui... - disse lei, per poi impallidire- Tu... tu non vuoi combattere, v-vero?
- Cosa. Perché dovrei attaccarti? Sembri una brava persona.- disse lui, con tono rilassato, ma anche distaccato- Comunque non preoccuparti amica, è normale avere questi problemi dopo una caduta del genere. Quindi scialla.
Lei sorrise. Il tipo era strano e aveva un modo buffo di parlare. Non sembrava affatto una minaccia di cui preoccuparsi. 
- Devo andare adesso. - disse lui- E' stato bello conoscere un nuovo compare. Ci si vede.
- A più tardi!!- rispose lei, agitando la mano, ma il fantasma era già scomparso.
La bambina sospirò nuovamente, vedendo la via finalmente sgombra. Cominciò a camminare, ma una vocina venne dietro di lei.
- EY.
Lei saltò in aria per lo spavento, per poi voltarsi senza fiato verso la fonte del suono, nascondendosi verso il cartello che le aveva dato Toriel.
Il fiore dinanzi a lei guardò il pezzo di carta che la ragazzina gli stava mostrando, poi esplose in una fragorosa risata. 
La piccolina esclamò shockata- T-TU!
- AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Questo... questo è uno scherzo, vero??! E'... pfffft... ahahahahahh!
Lei serrò i denti, mentre sul suo viso si stava formando un espressione arrabbiata- Potresti smetterla? Smettila di ridere!
- Ahahahahah! Scusami tesorino, ma non riesco a resistere!- continuò a ridere, poi sbuffò. Flowey guardò la ragazzina con un sorriso provocatorio- Bene bene... vedo che hai continuato a comportarti innocentemente, che non hai ancora ucciso alcun mostro. Davvero credi che le cose funzionino in questo modo, monella?
- C-Cosa?! Questa storia? Ancora?! Io non voglio far male a nessuno, nessuno dovrebbe fare una cosa del genere...
- Sì, sì, però... però dimmi. Perché un intero esercito di mostri ha tentato di ucciderti?- domandò lui, senza smettere di sorridere. La ragazzina alzò un dito, pronta a controbattere, ma non sapendo cosa dire si bloccò.
Il fiore scosse la corolla, per poi chiudere gli occhi- Tu sai già la risposta, vero? Te l'ho già detto. Questo mondo è uccidere o essere uccisi, e tu non puoi far nulla per cambiare questa regola! 
La bambina strinse forte il bastoncino fra le sue mani tremanti, come se si stesse proteggendo con uno scudo.
- Huuh... avanti, rilassati! Non voglio ucciderti adesso, perché tanto, se continuerai a comportarti in questo modo non sarà necessario.- disse lui, svelando un sorriso agghiacciante.
La ragazzina spalancò gli occhi, smettendo di tremare per un momento- … C... Che cosa?
- Lo capirai presto, mia piccola perdente senza nome!- disse Flowey, ghignando- Già, questo potrebbe essere il tuo nuovo nome! Perdente! Perdente... Sfigata? … Oh! SFIGGHY! Suona molto bene per me!
Il fiorellino iniziò a ridere rumorosamente, per poi sparire sotto terra. Quando lei stava guardando lo spazio dove Flowey era scomparso, un suono di passi veloci catturò la sua attenzione. Quando si voltò ciò che vide fu Toriel, che si avvicinava a lei correndo. Si sentì subito al sicuro. 
- Eccomi qua piccola, stai be- la capra non fece in tempo a finire la frase, perché si coprì la bocca con le mani facendo un espressione spiacevolmente sorpresa- Oh santo cielo! Cosa è successo alla tua faccia?!
La ragazzina si toccò la faccia, per poi fare un'espressione piena di dolore: il livido. La sua faccia si era gonfiata nel punto in cui la rana le era balzata addosso, e faceva molto male. Chinò la testa con le mani sul viso, con le lacrime agli occhi, mentre il naso le pizzicava per il dolore. 
- Mi... Mi dispiace.- disse Toriel con una smorfia triste sul viso, mentre i sensi di colpa le attanagliavano il petto- Non avrei dovuto lasciarti sola... Io... Io non so cosa dire...
- E'... è tutto apposto, non preoccuparti- rispose la bimba, strofinandosi gli occhi- Ma per favore, la prossima volta, non lasciarmi sola... okay? 
Toriel fece un sorriso triste e la strinse delicatamente a sé in un abbraccio- Non farò mai più una cosa del genere, non preoccuparti. Ed ora, sbrighiamoci! Andiamo a casa mia, così potrai riposarti e potrò fare qualcosa per quella ferita.
La bambina annuì silenziosamente e la seguì. Dopo qualche stanza arrivarono in uno spazio aperto, con un grande albero spoglio al centro. Un po' più in là c'era una casetta dall'aspetto accogliente. Quando si avvicinò all'entrata, notò una luce dorata accanto alla porta. Ciò fece rabbrividire la bambina, mentre la capra continuava a camminare tranquilla.
“Ancora questa luce.” pensò, mordendosi il labbro “E' ovunque, e sembra che io sia l'unica ad essere in grado di vederla. Ma... a cosa servirà mai?”
Lei raggiunse quel bagliore con la mano, nuovamente, mentre il calore della luce la faceva sentire meglio. Dopo qualche istante, la luce si dissolse lasciando nella sua mente la stessa parola, “Frisk”, e, per qualche ragione, ricordò di come quel fiore l'aveva presa in giro. Ricordò ciò che aveva detto. “Se continuerai a comportarti in questo modo, non sarà necessario”. Quelle parole le avevano lasciato un bruttissimo presentimento. 
- … Bambina? Stai bene?- domandò preoccupata, Toriel- Se vuoi giocare con le foglie è okay, però è meglio se entri dentro. Così potrai riposare e... c'è anche una bella sorpresa per te!
La donna sorrise calorosamente ed entrò in casa. La piccolina guardò Toriel sparire dietro l'entrata, poi spostò lo sguardo sull'oggetto spartano che Toriel le diede.
Sospirò.
- Io... non penso di aver ancora bisogno di questo. 
La ragazzina lasciò cadere a terra lo strumento PIETA', poi entrò in quella casa.

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Capitolo 4
*** E' un incubo ***


Fu un dolce odore a svegliarla. La bambina aprì lentamente gli occhi, raggomitolata nelle coperte, come un bruco al sicuro nel calore del suo bozzolo. Intorno a sé era tutto buio, solo la porta accostata lasciava entrare uno spiraglio di luce. Il suo primo pensiero fu: “casa”. Quello strano sogno era finito, e di esso erano rimaste solo poche immagini sbiadite. L'unica delle poche cose che ricordava era quella capra, che l'aveva aiutata durante il sogno. Lei le sarebbe mancata, a differenza di quel fiore assassino che voleva ucciderla. Era davvero un sogno strano, ma in fondo tutti i sogni sono strani, giusto? Però, per quanto potesse essere assurdo, era stranamente realistico.

La ragazzina seguì o spiraglio di luce percorrere il pavimento, incontrando qualcosa che era ai piedi del suo letto. Corrucciò la fonte, sporgendosi dal letto per guardare meglio l'oggetto. Con sorpresa notò che era un piatto con una fetta di torta, infatti era da lì che veniva quell'odorino delizioso. Si sedette sul letto posando il piatto sulle ginocchia, per poi iniziare a mangiare la fetta di torta. “Com'è buona!” pensò sorridendo, riconoscendo il sapore di butterscotch e cannella, guardandosi attorno. Poi, si rese conto di qualcosa che le provocò un tuffo al cuore: quella non era la sua camera da letto. Confusa, lasciò il piatto con la torta restante sul letto, e si alzò, dirigendosi verso la porta. Dopo essere uscita dalla sua stanza si ritrovò in un ambiente nuovo, ma che sapeva di aver già visto. Un pensiero affiorò nella sua mente, e sgranò gli occhi. Non era sicura fosse vero, ma non avrebbe mai potuto verificare da sé se la sua supposizione fosse vera o falsa. Così avanzò nel corridoio, giungendo ad un ambiente più spazioso, dove c'erano anche delle scale che scendevano. “No... non è possibile...” pensò. La bambina continuò ad andare avanti, e quando si trovò nel soggiorno il suo cuore sembrò fermarsi per un momento. C'era un tavolo con un vaso di fiori azzurri dall'aspetto familiare. Più avanti, di fronte a un camino, una capra bipede era immersa nella lettura di un libro.

Allora era così. Quello non era affatto un sogno.

Toriel doveva aver sentito i passi della bambina, perché alzò lo sguardo e le rivolse un caloroso sorriso- Buongiorno piccolina, spero tu abbia dormito bene.

La ragazzina annuì silenziosa. Sì, aveva dormito bene, ed era felice di aver rivisto Toriel. Però il suo posto non era lì, doveva tornare a casa.

- Ti è piaciuta la sorpresa di stamattina?- domandò la capra, senza smettere di sorridere. Sembrava di buon umore.

- Oh... huh, certo.- rispose la bimba, sorridendo- Era buonissima!

- Ne sono lieta!- disse Toriel, con tono allegro.

La bambina sorrise alla capra, poi però abbassò lo sguardo. Non era quello il suo posto, doveva andarsene. Avrebbe dovuto chiedere a Toriel come andare via, altrimenti sarebbe dovuta rimanere in quel posto per sempre. Provò a dire qualcosa, ma venne interrotta da Toriel.

- Sai, ho sempre desiderato essere un'insegnante. Quindi durante il tuo soggiorno qui potrei farti leggere molti libri!- disse sempre con tono dolce e allegro, aggiustandosi gli occhiali che teneva sul naso- Cosa ne pensi?

- Huuh... sarebbe una buona idea- rispose la bambina, colta di sorpresa. Toriel sembrava felice di tenerla con sé e non voleva ferirla. Però non poteva assolutamente rimanere in quel posto- Toriel... posso chiederti una cosa?

- Certo bambina mia!

- Beh, ecco... come faccio... ad uscire... dalle rovine?- domandò, sorridendo sudata.

Il sorriso svanì lentamente dal muso della capra, lasciando spazio ad un espressione delusa. Poi però tornò a sorridere, spostando lo sguardo sul libro che stava leggendo- Sai... sto leggendo un libro sui fiori. E' davvero molto interessante, spiega molte cose, anche sui loro vari significati e...
- Sì, però... io devo tornare a casa...

- … Io... devo andare a fare una cosa, tu resta qui.- disse la donna capra con un sorriso forzato, mentre si alzava dalla poltrona, lasciando il libro posato su essa. Si allontanò andando nella stanza dove erano presenti le scale che portavano al piano inferiore. La ragazzina non riuscì ad aspettare e la seguì. Intravide la sua figura scendere la rampa di scale. La bambina ebbe un brutto presentimento, ma sentì di non avere altra scelta.

Quando Toriel non fu più visibile, si avvicinò alle scale ed iniziò a scenderle. Una volta scesa si ritrovò in un corridoio stretto e buio, e una morsa di paura le strinse lo stomaco. Andò avanti, camminando incerta. Quando si voltò verso sinistra vide, con sua sorpresa, Toriel: questa era davanti ad una grande porta.

“Quella dev'essere l'uscita delle rovine” pensò lei, restando immobile.

-... Ti ho vista.- disse Toriel, con tono aspro. La bambina non ebbe la forza di dire nulla, era immobile e pallida. La capra, dopo un momento di silenzio, riprese a parlare- Tutti gli umani che hanno varcato questa porta hanno avuto lo stesso destino. Caddero. Se ne andarono, e poi morirono.

- C... Cosa... ?- mormorò la bambina, scioccata.

- E' per colpa di Asgore.- disse con un espressione amara, continuando a dare le spalle alla bimba- Lui prende le anime degli umani. Lui vuole prendere la TUA anima. E non si fermerà di fronte a nulla per ottenere ciò che vuole, quel mostro non ha pietà neanche per i bambini.

La ragazzina non ebbe il coraggio di dire nulla, si portò una mano allo stomaco, mentre sentiva la gola chiudersi. Questo non era un sogno. Era un incubo.

- Non posso permettere che lui possa fare del male anche a te.- disse Toriel, con un tono innaturalmente freddo per essere il suo- Per questo sono venuta qui, a sigillare l'uscita dalle rovine... per sempre.

- C-Cosa?!- esclamò sgranando gli occhi- E... e allora io come faccio? Come faccio a tornare a casa?

- Non puoi tornare a casa.- rispose Toriel, con tono aspro, voltandosi verso la bambina rivelando un espressione così cupa da far spavento- Resterai qui con me. Non lascerò che Asgore prenda anche la tua anima.

- N... No! Non voglio restare qui! Devo tornare a casa!- protestò l'altra, stringendo i pugni, con gli occhi colmi di lacrime. Toriel non sembrava più la capra dolce e protettiva di prima, e l'idea di rimanere intrappolata in quel luogo per sempre la terrorizzava. La donna aggrottò la fronte e chiuse gli occhi, facendo un smorfia ancora più amara.

- Sei una bambina... davvero testarda.- disse, posando una mano sulla porta, cercando di restare in piedi, come se qualcosa di invisibile la stesse trascinando giù.- Se davvero vuoi andartene, fa' pure. Ma prima... dimostramelo.- disse sollevando una mano, e sul palmo si formò una fiamma azzurra, identica a quelle che aveva lanciato contro Flowey- Dimostrami di essere abbastanza forte per sopravvivere.

La bambina divenne ancora più pallida, e per un momento pensò di aver capito male. Sperò. Ma mentre stava aprendo bocca per parlare, Toriel aveva già materializzato un'altra fiamma ancora sull'altro palmo. Ora era completamente voltata verso di lei e la guardava con un espressione austera, bloccando l'uscita per le rovine.

- No... per favore, non farlo...- balbettò la ragazzina, mentre iniziava a tremare.

Ma Toriel non rispose. Lanciò una fiamma verso di lei. La bambina, incredula, evitò il colpo per un pelo. L'aveva attaccata per davvero. Si allontanò appena, con le gambe che le tremavano, il cuore le batteva forte nel petto. Lei sentiva di dover scappare, ma qualcosa la bloccava. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma tutto ciò che riuscì a dire fu un debole “No...”

- Non posso lasciarti andare, piccola, è per il tuo bene. Quindi... torna al piano di sopra!- disse la donna, con voce rotta, mentre lanciava una fiamma, e poi un'altra ancora. I suoi occhi sembravano umidi. La bambina riuscì a raccogliere le forze e evitò i colpi.

- Tu cosa ne sai di cosa va bene per me?! Non sei nemmeno mia madre! Tutto ciò che vuoi fare è tenermi per te in questo posto spaventoso!- gridò in preda al panico, stava sudando e il suo corpo era tutto un tremare.

Toriel sgranò gli occhi, facendo un espressione mista a rabbia e dolore. Strizzò gli occhi serrando i denti, poi gridò- Stai zitta!

La bambina vide la capra materializzare una numerosa quantità di fiamme azzurre e lanciargliele contro, una dietro l'altra. Avrebbe potuto schivarle spostandosi di lato.

Ma le gambe non si mossero di un millimetro.

Il flusso di fiamme la investirono, colpendo il suo visetto tondo. Poté sentire il dolore mangiarle la pelle, penetrando poi nella carne. Gridò senza fiato.

- NO!- gridò Toriel, disperata, mentre il corpicino della bambina cadeva all'indietro.

Questo fu l'ultimo suono che riuscì a sentire, mentre tutto diventava di un rosso accecante.

Poi, il buio.

Ogni cosa era svanita: la porta, la stanza, Toriel, non c'era più nulla. E lei non riusciva neanche più a pensare. Era tutto finito. Poi, la voce di un bambino, le fece riacquisire coscienza.

“Non possiamo arrenderci proprio adesso! Per favore... sii determinata!”

 

Capogiro. La bambina barcollò, e una volta riacquisito l'equilibrio si coprì il viso. Era confusa, non aveva idea di dove si trovasse.

- Piccolina, va tutto bene?- le disse una voce dolce e familiare.

La ragazzina spalancò gli occhi, scoprendo lentamente il viso dalle mani. Era di fronte alla casa di Toriel, e quest'ultima la guardava sull'uscio della porta, con un espressione preoccupata.

In quel momento, la bimba ricordò.

Ricordò del sotterraneo, dell'uscita, di Toriel che le lanciava le fiamme.

E di quello che seguì.

Doveva essere morta, ne era sicura, eppure era tornata lì davanti alla casa, illesa, e Toriel sembrava comportarsi come se nulla fosse accaduto. Come era possibile? Spostò lo sguardo verso la luce dorata accanto a lei, e sgranò gli occhi, mentre un'idea iniziava a farsi strada nel suo cervello.

“No... non è possibile...” pensò portandosi una mano alla testa.

- Piccola, cos'hai?- domandò la capra, avvicinandosi lentamente a lei- Che cos'ha-

- Sto bene, sto bene!- disse sorridendo forzatamente, mentre sudava freddo- E... Ero solo sovrappensiero...

- Sicura? Non hai una bella cera...

- S-Sto benone, non preoccuparti!- insistette la ragazzina, agitando le mani davanti a sé.

- Allora seguimi, dobbiamo fare qualcosa per quel brutto livido.- disse l'altra, sorridendole dolcemente, mentre entrava dentro la casa. La bambina esitò, e solo dopo aver raccolto il coraggio entrò anche lei. Appena vide le scale che portavano al sotterraneo dove c'era l'uscita dalle rovine sentì l'impulso di correre lì sotto e scappare, ma una preoccupazione la fermò. Sapeva che Toriel l'avrebbe inseguita, e probabilmente attaccata, e lei non aveva nulla per cui difendersi.

A meno che...

- Seguimi, andiamo nella tua nuova camera.- disse Toriel, voltandosi verso il corridoio che portava a tre stanze- Così potrò sistemare quella ferita che hai sul viso.

- Va bene. P-Però, ecco... posso dare un'occhiata in giro?- domandò sorridendo nervosa, dondolando un po'- S-Sai devo... abituarmi a questo nuovo luogo...

Toriel fece un espressione sorpresa, poi si mise a ridere- Sei una bambina molto curiosa! Va bene piccola mia, però fai in fretta, perché dobbiamo assolutamente pensare a quell'orrida macchia viola sulla tua fronte! Io ti aspetto nella tua stanza, devo avere una pomata per i lividi qui.

- Haha... certo, ci metterò poco!- disse la bambina, mentre guardava la capra entrare nella stanza. A quel punto la bambina andò in salotto, guardandosi ogni tanto alle spalle per assicurarsi di non essere seguita. Poi si diresse verso la cucina. Dopo essersi assicurata nuovamente di essere sola, si guardò attorno, e lo sguardo le cadde sulla torta che le aveva preparato Toriel. Quest'ultima era così dolce e gentile, eppure la stessa capra l'aveva uccisa qualche momento prima, perché voleva che restasse lì con lei. Ma lei non poteva restare in quel posto, non doveva. La torta era calda ed emanava un profumo buonissimo, era anche già un po' affettata. Affettata da un grosso coltello da cucina, quello usato spesso per tagliare il pane.

La bambina, sentì lo stomaco chiudersi e le lacrime salire fino agli occhi. Allungò la mano verso l'arma che avrebbe usato per difendersi dalla donna che l'aveva ospitata in quella casa accogliente, ma fin troppo piccola per lei.

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Capitolo 5
*** Perdente ***


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La bambina correva nel sotterraneo della casa stringendo il coltello da cucina, con il cuore che le batteva all'impazzata. Toriel l'aveva intravista scendere le scale e aveva iniziato a correrle dietro, dicendole di fermarsi. Ma lei non doveva fermarsi, doveva trovare l'uscita e abbandonare quel posto per sempre. Le avrebbe fatto male andarsene in quel modo, ma era l'unica cosa che poteva fare.

Quando vide la porta davanti a sé, il cuore iniziò a batterle sempre più forte. Le sarebbero bastati pochi metri per raggiungerla. Pochi centimetri. Ma una mano pelosa l'afferrò per il maglione, tirandola all'indietro per fermarla.

- Che cosa stai facendo?!- gridò Toriel, guardandola con un espressione arrabbiata. Poi sgranò gli occhi: la bambina aveva puntato la lama contro di lei, con le mani tremanti e il fiato corto.

- Stammi lontana!- gridò la ragazzina, guardandola impaurita- Io devo andarmene, non posso rimanere qui!

- A... Aspetta piccolina... tu sei spaventata in questo momento.- disse la capra, cercando di usare il tono più rassicurante che poteva, ma la sua voce tremava- Metti giù quell'arma e... saliamo al piano di sopra, così ti spiegherò tutto...

- No, non serve, io so già tutto!- esclamò allontanandosi appena, con gli occhi pieni di paura- E non mi interessa nulla se quel mostro mi ucciderà!

Toriel fece un espressione molto sorpresa- Come fai a-

- Me lo hai detto tu!- rispose aggrottando la fronte, facendo un espressione triste- Tu vuoi distruggere l'uscita per impedirmi di scappare, e mi hai anche... mi hai anche...

La bambina si portò una mano al viso, ricordando il momento in cui quelle fiamme le colpirono la faccia e il dolore. Poi l'orribile e tristissima sensazione di sparire.

- … Io non ti ho mai detto queste cose. Ma ciò che hai detto è vero, una creatura malvagia vuole ucciderti per strapparti via l'anima. Ed io non lo permetterò.- disse Toriel con un tono serio, avvicinandosi alla porta. Materializzò delle fiamme azzurre che la circondarono, pronta a combattere per il bene della piccola. Quest'ultima strinse il coltello e guardò la capra con un espressione triste e spaventata- No... No, no, no! Non di nuovo!

Toriel attaccò la ragazzina con delle fiamme azzurre, e lei le evitò. La bambina non voleva ferire Toriel, quindi provò più di una volta a supplicarla di smetterla e di lasciarla andar via, ma la capra non sembrava darle ascolto. Continuava a lanciare attacchi uno dietro l'altro, attacchi sempre più consistenti.

Allora, sentì di non avere altra scelta. Doveva trovare un modo per superare Toriel e oltrepassare l'uscita. No, non l'avrebbe uccisa, non avrebbe mai potuto fare qualcosa di così orribile. La capra le aveva detto di provarle di essere in grado di sopravvivere, quindi sarebbe stata alle sue regole. Forse se le avrebbe dimostrato di essere in grado di difendersi l'avrebbe lasciata andare.

Dopo aver evitato un'altra raffica di fiamme corse verso di lei, sferrando un debole attacco contro Toriel, colpendola sul braccio. Aveva paura di farle male.

Si allontanò di qualche passo, guardando il taglio sul suo mantello scuro. Un liquido azzurro fuoriuscì dallo strappo.

“Cos'è quello?” pensò corrucciando la fronte “Sangue?”

Toriel alzò il braccio guardando la ferita, con un espressione dolorosa, poi attaccò la bambina con altre fiamme. Queste erano più difficili da evitare, perché si muovevano in modo confuso e indefinito. Cercò di schivarle come poteva, avanzando verso Toriel, ma non riuscì a schivarle tutte. Gridò per il dolore tenendosi il braccio ferito, poi l'attaccò nuovamente con un altro colpo, stavolta più forte. Colpo che però non andò abbastanza a fondo da ferirla, perché la capra arretrò in tempo. Quest'ultima si circondò di altre fiamme che lanciò contro la bambina.

“No... non posso farcela” pensò la ragazzina, mentre cercava di schivare tutte le fiamme, spostandosi di lato più volte, mentre serrava i denti per il dolore al braccio. Poi, gridò con tono supplichevole - Per favore, smettila! Io non voglio farti del male!

- Non hai altra scelta! Se proprio non vuoi, vai al piano di sopra! Ti prego, io... io ti darò tutto quello che vorrai...- rispose con voce piena di dolore, mentre si portava una mano al petto, sorridendo triste- Ma ti prego, lascia che io ti protegga! Avremo una vita felice qui!

La bambina serrò tristemente i denti, poi l'espressione si fece quasi arrabbiata- Tu hai detto che se uscirò da qui Asgore prenderà la mia anima. Però, tenendomi qui, ti prenderai la mia vita. Allora, che importanza ha?!- disse con voce esasperata, mentre correva nuovamente verso di lei, per colpirla ancora una volta. In quel momento, Toriel cercò di fermarla, lanciando una fiamma contro le gambe della bambina. Quest'ultima cercò di evitare il colpo ma, colta di sorpresa, non riuscì a schivarlo del tutto. La gamba le faceva male. Perse l'equilibrio e cadde in avanti, fra le braccia di Toriel, che si era avvicinata per soccorrerla. Ma il coltello che teneva in mano incontrò qualcosa e vi affondò. Toriel emise un lamento di dolore, mentre la bambina si staccava dal suo abbraccio, estraendo istintivamente il pugnale, e guardò la scena incredula: la donna, curva, teneva le mani sul petto, da cui scendeva copiosamente quello strano sangue azzurro. Questa abbassò il capo guardando la ferita, e spalancò gli occhi colmi di orrore. Poi la paura lasciò spazio al dolore, e Toriel cadde in lacrime sulle proprie ginocchia. La bambina abbassò lo sguardo sul coltello fa cucina che teneva fra le mani, sporco del liquido azzurro. Realizzò, sgranando gli occhi che si riempirono di lacrime.

- … N-No... No...!- balbettò con voce flebile, mentre lasciava cadere a terra l'arma dalle sue mani tremanti.

La capra respirava a fatica, mentre guardava il pavimento. Allontanò una mano sporca di azzurro dalla ferita, e la contemplò facendo un sorriso triste- Huuh... allora... è così che doveva finire, heh... ? Beh... credo che questa sia la fine che mi merito...

La bambina guardò Toriel portandosi le mani al viso, mentre lacrime salate scendevano sulle sue guance- N-No... non morire! Basta... basta fermare l'emorragia! Posso usare il mio maglione!- esclamò con un filo di speranza, facendo per togliersi il maglione, ma la mano di Toriel la fermò.

- No... non c'è più nulla da fare...- disse la donna, cercando di mantenere un tono di voce ancora udibile- La mia anima è rotta, fra pochi istanti non ci sarò più.

Quella frase colpì il cuore della bambina come un pugnale, mandando in frantumi le sue speranze. Gli occhi lacrimarono più copiosamente, mentre il volto si contorceva in una smorfia di dolore- No... ti prego... Toriel... I-Io... Io non volevo ucciderti...- mormorò soffocando nei singhiozzi.

- Non... non è colpa tua, piccola mia.- disse provando a rivolgerle uno dei suoi sorrisi dolci e calorosi, ma ciò che ne uscì fuori fu una smorfia triste- E' colpa mia, non avrei mai dovuto trattenerti in questo posto orribile. E' che per un momento... ho pensato che non avrei più potuto sentirmi più sola...

Quelle parole ferirono ancora di più la ragazzina. Toriel era sola in quel luogo da chissà quanto tempo e voleva solo un po' di compagnia. Voleva soltanto proteggerla. E invece lei l'aveva ferita a morte.

- Toriel... Io... Mi dispiace...- balbettò con la voce rotta dal pianto, e la capra l'abbracciò con le sue ultime forze, sorridendo triste. La bambina si lasciò andare.

- Non piangere piccolina. Adesso... va'. Oltre questa porta troverai un lungo corridoio... attraversalo. Poi... ti troverai in mezzo ad un bosco. Lì troverai una persona, lui... ti aiuterà...- disse con voce debole, smettendo di abbracciarla. Le rivolse il sorriso più dolce che ebbe mai potuto fare- Fai la brava, va bene?

Poco dopo che Toriel ebbe pronunciato quelle parole, sul volto della bambina si dipinse un espressione piena di orrore: il corpo della capra stava iniziando a perdere forma.

- T-Toriel, il... il tuo corpo!- gridò angosciata, allontanandosi di scatto. La donna capì subito di cosa stava parlando e fece una smorfia triste, coprendosi il volto con una mano, che ormai non aveva più un aspetto riconoscibile.

- E' il modo in cui noi mostri scompariamo. Non... non voglio che tu assista a questo, non guardarmi!- disse la capra con voce disperata, rannicchiandosi su sé stessa- Vai via!

La bambina non se lo fece ripetere più di una volta, spaventata dalla scena che aveva dinanzi ai suoi occhi. Strizzò gli occhi e corse via, attraversando l'uscita. Percorse il lungo e buio corridoio piangendo. Più si allontanava dalla stanza precedente e più il peso sul suo cuore si aggravava. Aveva ucciso una persona che le voleva bene e l'aveva abbandonata lì, a morire in quel modo orribile.

Correva in quel corridoio che sembrava non finire mai, mentre le lacrime non smettevano di scendere. Dopo un po' riuscì a vedere la fine del corridoio, dove c'era una porta. Alcuni metri e sarebbe finalmente uscita da quel posto. Però c'era qualcos'altro prima della porta.

Quel fiore.

La guardava in modo strano.

Lei sgranò gli occhi appena lo vide e si fermò in tempo. Il fiore la osservò da capo a piedi, poi chiuse gli occhi sorridendo- Bene bene... vedo che tu hai finalmente capito come funziona qui.

L'espressione sorpresa della bambina si trasformò in una smorfia di dolore- Ti... Ti sbagli! Io non volevo ucciderla, è stato un incidente!- provò a giustificarsi, mentre si asciugava le guance che però continuavano a bagnarsi di lacrime.

- Sarà anche stato un incidente, ma sei stata tu a scegliere di prendere con te quell'arma! E' banale come prima uccisione, ma da qualche parte bisogna pur cominciare, no?

La ragazzina si coprì il volto con le mani. Quello che aveva detto era vero. Lei era un'assassina. Non aveva modo per giustificare il suo gesto così orribile. Pregò con tutte le forze di restare in piedi di fronte a un dolore così grande, ma le gambe si piegarono e lei cadde in ginocchio, emettendo un lamento, che andò a sparire fra i singhiozzi. In quel momento non sapeva più cosa fare, non aveva più il coraggio di oltrepassare anche quella porta. I sensi di colpa erano troppo forti, e nella sua mente permaneva ancora l'immagine del coltello sporco e del volto sorridente di Toriel che si deformava. Non aveva il coraggio di obiettare ancora una volta, non sapeva nemmeno cosa dire. Così, col volto chino, mormorò con voce rotta- Io... Io non merito di vivere... io... io... ho fatto una cosa orribile... io... voglio sparire...

Flowey guardò la ragazzina cambiando espressione. Ora non sorrideva più, e la guardava con un espressione diversa. Sembrava di colpo essere diventato serio.

- E così, preferisci scappare in questo modo invece di assumerti le proprie responsabilità e cercare una soluzione? Patetico.- disse il fiore, continuando a guardarla severo.

La bambina sgranò gli occhi, sorpresa dalle parole che aveva appena sentito. Flowey, l'essere spregevole che le aveva detto cose orribili e che aveva cercato di ucciderla, le stava facendo un discorso sull'assumersi le proprie responsabilità. Quel che aveva detto era logico e ragionevole, ma era incoerente che un soggetto come lui avesse detto qualcosa del genere. Probabilmente la stava prendendo in giro per l'ennesima volta, oppure quel fiore non era così perfido come sembrava.

La ragazzina alzò lo sguardo, guardandolo con gli occhi avviliti- Toriel è morta... per colpa mia...- singhiozzò tremante- Non c'è rimedio a quello che ho fatto... Non esiste nessuna soluzione...

- Già, non puoi risolvere qualcosa di così grave.- disse il fiore, restando serio. Poi distolse lo sguardo- A meno che tu non abbia qualche... potere speciale.

La bambina restò a fissarlo in silenzio, confusa e curiosa al tempo stesso.

- Te ne sarai accorta fin dall'inizio, immagino, di vedere cose che altri non possono vedere. Come... delle luci.

La bambina ebbe un tonfo al cuore. Ricordò delle misteriose luci dorate sparse nelle rovine, della morte orribile che aveva esperimentato e del risveglio accanto a uno dei bagliori. In quel momento pensò che quelle luci avessero a che fare con la sua “resurrezione”. Era tutto così strano e familiare, era come se fosse finita in uno strano fumetto d'avventura. O in un videogioco.

“Se quel che è successo è collegato a quelle strane luci, è davvero come se fossi finita in un videogioco” pensò la bambina, fissando il pavimento “perché a questo punto quelle luci sarebbero... dei checkpoint.”

Poi rabbrividì, mentre realizzava.

“A questo punto, questo significa che io sono...”

- Immortale.- disse Flowey, continuando a guardare altrove, con un espressione indecifrabile- Tutto sembra tornare, giusto?

- Tu... tu sai cosa posso fare per salvare Toriel?- domandò la ragazzina, sperando che il fiore le dicesse la soluzione. Quest'ultimo si voltò verso di lei, tornando a sorridere come al suo solito.

- Certamente, tesoruccio. Ma se credi che ti suggerirò, ti sbagli di grosso. Sei tu quella che ha fatto questo errore, devi arrivarci da sola. Quindi, arrivederci... perdente.- concluse lui, sparendo nuovamente sotto il terreno.

La bambina, di nuovo sola, tornò a guardare a terra, pensierosa. Doveva trovare un modo per tornare indietro, al momento prima di entrare nella casa si Toriel. Ma come... ?

“Io sono tornata in quel punto dopo perché sono morta...” pensò la bambina, per poi, tutto d'un tratto, diventare pallida “Quindi... questo significa che per tornare indietro... io... dovrei...”

Lo stomaco le si chiuse a quel pensiero e si coprì la bocca con una mano. Ripensare a quel momento in cui le fiamme le bruciavano la faccia e in cui poi tutto diventava nero le faceva venire i conati. “No... non posso fare una cosa così...” pensò, mentre scuoteva la testa “Dev'esserci un'altra soluzione.”

Si portò le mani al petto. Non aveva idea di come funzionasse quel potere, ma una cosa era sicura. Lei voleva davvero bene a Toriel, e se fosse tornata indietro nel tempo non avrebbe mai fatto quella cosa orribile.

In quel momento, sentì qualcosa di freddo fra le sue mani ed il suo petto. Confusa, allontanò le mani dal petto, e vide qualcosa che la sorprese: davanti a sé, a mezz'aria, c'era una luce, simile a quelle che aveva visto prima. Però anziché essere dorata era argentea. La bambina osservò quel bagliore, con occhi colmi di speranza. Non aveva idea di cosa fosse di preciso, ma tese istintivamente la mano verso essa. La luce era fredda, e sentì quel gelo entrare dentro la sua pelle, nelle vene, nel suo cuore.

E tutto divenne bianco.

-Va tutto bene!- disse una voce che sembrò riconoscere. Era la stessa voce che aveva sentito quando era morta. Confusa, si voltò verso la fonte del suono, e vide un bambino. Questo era basso quanto lei, aveva la pelle giallina e gli occhi a mandorla, i suoi capelli erano corti e marroni. Inoltre indossava un maglione simile al suo, ma azzurro e viola.

Lui le sorrideva, rassicurante- E' successo anche a me. Anche io ho fatto lo stesso errore, ma presto riusciremo a sistemare tutto.

Il bambino tese la mano verso la bambina, che lo guardava confusa. Non aveva idea di cosa sarebbe accaduto a breve. Dove era finita? Cosa stava accadendo? E chi era quel bambino? Aveva la mente piena di punti interrogativi, ma in quel momento l'unica cosa certa era che, per qualche motivo, si sentiva già legata a quel ragazzino che non aveva mai visto.

Così, senza fare domande, prese la sua mano.

 

La bambina aprì gli occhi. La prima cosa che notò furono i fiori azzurri su cui era atterrata. Rimase a fissarli per un po', dopodiché iniziò a realizzare. Si mise seduta quasi bruscamente, poi si guardò attorno. “Sono... tornata indietro così tanto?” pensò, prendendo gli occhiali crepati e mettendoseli sul naso, per poi alzarsi in piedi. In effetti, voleva tornare soltanto nel momento in cui doveva entrare nella casa di Toriel. Però, almeno era riuscita a tornare indietro, e adesso poteva evitare di commettere quell'orribile errore. Avanzò nella grotta, arrivando nel punto in cui aveva incontrato Flowey per la prima volta. E lui era lì, e la fissava in silenzio, con quel sorrisetto odioso. La ragazzina sospirò: avrebbe dovuto subire nuovamente il discorso di quel dannato fiore.

Ma ciò che disse non se l'aspettò affatto.

- Hey, perché mi guardi in quel modo?- domandò Flowey, sorridendo- Stai aspettando una presentazione o cosa?

La bambina fece un espressione sorpresa, guardando il fiore confusa.

- Credi davvero di essere così furba? Sai benissimo chi sono, ed io ricordo chi sei e cosa hai combinato... perdente!- esclamò lui, sghignazzando divertito, per poi infilarsi sotto il terreno, lasciando la bimba spiazzata. Poco dopo, un suono di passi che lei riconobbe le fece battere forte il cuore.

Toriel era lì, viva, e la guardava sbalordita, come se non l'avesse mai vista prima. Poi fece un espressione preoccupata, dopodiché le rivolse un sorriso rassicurante, e gli occhi della bambina si riempirono di lacrime.

- Ciao piccolina, va tutto bene? Devi essere confu-

Ma la capra non fece in tempo a finire la frase, che la bambina si precipitò da lei e l'abbracciò forte, scoppiando in lacrime. Era felice. Toriel era nuovamente lì, e stava bene. Stavolta non l'avrebbe lasciata morire.

- Bambina mia... devi essere molto spaventata. Però non ti preoccupare, andrà tutto bene finché ci sarò io. Dimmi... qual'è il tuo nome?

La bambina restò in silenzio. Poi, dopo quella pausa, rispose- Il mio nome è Sfigghy.

 

Toriel si era nuovamente circondata di fiamme azzurre, di fronte alla ragazzina. La guardava con un espressione sofferente.

L'altra invece, la guardava decisa. Le tremavano le gambe, aveva paura. Paura di morire, paura di trovarsi costretta a fare del male a Toriel. Però stavolta era diverso, era consapevole dei rischi correva, ma era determinata ad affrontare quell'incubo, cercando di fare la cosa giusta.

La capra le lanciò contro una fiamma azzurra.

La bambina aveva visto i suoi attacchi più di una volta, quindi schivò il colpo senza problemi. Poi tirò fuori il cartello con su scritto “PIETA'”, e lo mostrò a Toriel. Stavolta non l'aveva lasciata cadere nelle rovine.

Toriel guardò il cartello con un espressione sorpresa, poi spostò lo sguardo sul viso della bambina, fissandola severamente. - … Quel cartello che ti ho dato non funziona con me, Sfigghy. Gettalo via e combatti!

Ma la bambina non rispose. Continuò a mostrare il cartello, speranzosa, però ciò non sembrò fare effetto su Toriel. La capra continuò ad attaccarla, e la ragazzina continuò ad evitare i colpi muovendosi a destra e sinistra, cercando di riparare anche il cartello dalle fiamme. Quando Toriel si fermò, la bambina tornò ad alzare quel bastoncino con sopra il foglio attaccato, con le mani tremanti, sotto il suo sguardo incredulo.

- ...Che cosa stai facendo? Mi hai sentita o no?- domandò la capra con tono aspro, i suoi occhi erano lucidi- E' tutto inutile, arrenditi e basta!

Toriel attaccò nuovamente la bambina, e quest'ultima trovò difficoltà ad evitare tutti i colpi. Il maglione e la gonna erano un po' bruciacchiati. Quando, in quelle condizioni, mostrò ancora il foglio con su scritto “PIETA'”, Toriel non riuscì più a trattenere le lacrime.

- Ti prego, smettila. Non posso lasciarti andare... non posso lasciare che lui ti uccida!- gridò con un espressione arrabbiata e triste, mentre riprendeva a lanciare le fiamme, ma stavolta non sembrava intenzionata a voler colpire la bambina- Perché... perché stai facendo tutto questo?!

- I-Io... io lo sto facendo perché non voglio combattere con te.- rispose l'altra, abbassando lo strumento e guardando la capra con gli occhi umidi. Iniziò ad avanzare verso di lei, mentre le fiamme azzurre la sfioravano per poco- Non voglio farti male, e... lo so. L-Lo so che neanche tu vuoi farmi del male. Lo so... tu stai soltanto cercando di proteggermi...

La capra ascoltò quelle parole stupefatta, mentre le lacrime scendevano copiose sulle sue guance pelose- A... Allora perché non lasci che io ti protegga? Saremo al sicuro qui, avremo una vita felice!- disse con voce rotta, sorridendo disperata. Quel triste sorriso colpì la bambina come una coltellata.

- … Perché questo posto è troppo piccolo per me, e lo sai anche tu in fondo.- rispose la piccola, ormai soltanto un metro la distanziava da Toriel. La guardò con labbra tremanti, cercando di trattenere le lacrime, invano- Prima o poi crescerò, e le rovine saranno davvero troppo piccole per me. Non posso immaginare me crescere, invecchiare e morire intrappolata in questo posto, senza rivedere più mio padre, mia madre e... e tutti gli altri. Ti prego, Toriel... lasciarmi andare è l'unica cosa che tu possa fare per aiutarmi.

In quel momento, Toriel sospirò triste. La bambina aveva ragione, e lo sapeva. Chiuse gli occhi arrossati e si lasciò cadere in ginocchio, per poi ridere miseramente- Hahah... ed io che credevo di poter salvare almeno una bambina. Almeno una... una soltanto...

La ragazzina osservò quella donna coprirsi il volto, mentre si lasciava andare in un pianto disperato. Ormai lacrimava anche lei, e non poté fare altro che avanzare verso la capra e stringerla in un abbraccio, per consolarla- Mi dispiace...

Toriel ricambiò subito con un abbraccio più forte, singhiozzando e bagnandole il maglione con le lacrime- Perdonami piccola... sono un mostro orribile. Volevo proteggerti, ma ho finito per comportarmi in modo strano e inquietante... rischiando di ucciderti.

- Toriel... l'importante è che ora stiamo bene tutte e due...- mormorò tirando su col naso, sorridente. Ce l'aveva fatta. Erano entrambe sopravvissute a quello scontro e finalmente poteva procedere oltre quella porta. Non aveva idea di cosa l'aspettava là fuori, era spaventata, ma cercò di non pensarci. Adesso voleva godersi quella piccola vittoria.

- Promettimi di non morire...- bisbigliò Toriel, sorridendo triste.

- … Te lo prometto.

Toriel smise di abbracciarla e si asciugò le lacrime con il dorso della mano, mentre si alzava in piedi- … Bene... ascoltami bene. Oltre questa porta c'è un lungo corridoio. Dopo troverai l'uscita. Ti troverai in un luogo dove nevica spesso, lì troverai un amico che ti aiuterà.

La bambina annuì decisa, mentre stringeva forte a sé il cartello. Aveva un espressione determinata sul viso, anche se le lacrime continuavano a scenderle lungo le guance. Toriel si allontanò appena, andando verso le scale da dove la bambina era scesa, poi si fermò e la guardò malinconica- Allora... fai attenzione e prenditi cura di te. E... ti prego, non tornare indietro. Spero che tu capisca.

Dopo averle detto queste parole, le fece un sorriso dolce.

- Addio, piccola mia.

La bimba vide Toriel allontanarsi, per poi sparire. Era sola adesso, e doveva fare i conti con ciò che sarebbe avvenuto dopo. Si asciugò gli occhi con la manica del maglione, per poi voltarsi e avviarsi oltre quella porta. Mentre camminava per il lungo corridoio non poté fare a meno di ricordare di quando correva disperata dopo aver ucciso Toriel. Poteva ancora sentire quel misto di dolore, orrore e sensi di colpa. Ma stavolta era andata diversamente. Non doveva più pensare a ciò che era successo, doveva solamente prepararsi a ciò che sarebbe stato il vero inizio del suo viaggio.

Stavolta, davanti all'uscita del corridoio il fiore non c'era ad attenderla. Dopo essersi guardata attorno fece un respiro profondo per raccogliere il coraggio. Poi, con il cuore che batteva a mille, aprì quella porta.

 

Su uno dei tanti monitor di quel grigio laboratorio, si poté vedere qualcosa, qualcosa con un aspetto differente da quello di un mostro uscire dalle rovine. Appena lo notò, la lucertola sussultò nervosa, per poi premere dei tasti con le dita tremanti, dando l'ordine di trasmettere quei dati sullo schermo principale, che era molto più grande rispetto agli altri. L'immagine che venne riprodotta la lasciò senza fiato: una bambina dai capelli color carota, che indossava dei grossi occhiali e un maglione verde a strisce rosa, era uscita dalle rovine, e stava percorrendo incerta il sentiero in mezzo al bosco innevato. La lucertola rimase a bocca aperta a contemplare quell'immagine. Poi socchiuse gli occhi, sorridendo sinistramente.

Sogghignò.

- Bene bene... questo è piuttosto interessante.

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Capitolo 6
*** Un vecchio amico ***


Il gelo penetrava attraverso il suo maglione verde. Sfigghy si stringeva da sola, strofinando le mani già congelate sulle maniche del maglione. Avanzava tremante guardandosi attorno: non riusciva a vedere altro oltre alla neve e agli alberi che circondavano il sentiero. Era tutto molto silenzioso, l'unico suono che si poteva sentire era quello dei suoi stivali che affondavano nel bianco.

Più camminava però, più sentiva tesa. Aveva come la sensazione di essere seguita, infatti le parve di sentire un suono di passi che non era suo. Si voltò per guardare dietro di sé, ma non vide nessuno: una leggera foschia le impediva di guardare un po' più in là.

Si morse il labbro e continuò ad andare avanti, voltandosi ogni tanto, per vedere se qualcuno la stesse pedinando, però il suo campo visivo era limitato con quella neve e foschia. Continuò ad avanzare un altro po', fino a che non si ritrovò davanti ad una serie di aste conficcate nel terreno. Sembravano quasi un ostacolo, ma lo spazio fra esse era troppo largo per poter impedire a qualcuno di oltrepassarle.

In quel momento, sentì un suono di passi provenire dietro di lei. Non poteva essere lei a produrre quel rumore, perché si era fermata. Fissava il vuoto davanti a sé, paralizzata dalla paura, mentre il suono di quei passi, lenti, si faceva sempre più vicino alle sue spalle.

Chiunque si trovava dietro a lei, in quel momento, smise di camminare. Lei poté sentire un sospiro gelido dietro la sua nuca.

Rabbrividì.

- Frisk...- disse una voce profonda e maschile, con un tono che sembrava privo di alcuna emozione- Perché non ti volti e saluti un vecchio amico?

Col cuore che batteva a mille e il sudore che si stava congelando sulla sua guancia, la bambina si voltò lentamente, e ciò che vide la lasciò sorpresa: un omino bianco, basso quanto lei, la stava osservando con le mani nelle tasche della mantella nera. Aveva il cappuccio tirato su, e su di esso c'era della morbida pelliccia bianca.

Non appena lei si voltò e lui poté guardarla meglio in viso, la sua espressione cambiò: il sorriso svanì lentamente, e le pupille nelle cavità dei suoi occhi si fecero più piccole.

- … oh.- disse lui, tornando a sorridere, spostando poi lo sguardo altrove- questo è piuttosto bizzarro...

Sfigghy, ora un po' più tranquilla, ma sempre intimorita, lo guardò incuriosita, aggiustandosi gli occhiali. Quella figura era bassa, ma aveva una voce adulta, ciò lo rendeva un po' buffo ai suoi occhi. Non sembrava essere una minaccia per lei, però era meglio restare prudenti: nemmeno quella strana rana nelle rovine sembrava pericolosa, e ciò che accadde dopo non se lo era proprio aspettato. Inoltre, l'aveva chiamata “Frisk”. Quel nome lo aveva sentito più volte, e probabilmente aveva a che fare con il bambino che aveva visto in quella strana visione. Quell'omino doveva sapere qualcosa, e non poté trattenere la propria curiosità- M-Mi dispiace signore, ma io non sono Frisk... però... tu chi sei? E... e chi è Frisk?

- … huh... frisk? non so di cosa parli, heheh.- disse lui, ridacchiando in modo buffo.

- Hai appena detto quel nome! Non puoi non sapere nulla!- controbatté lei, agitando appena le braccia.

- beh, io non so proprio chi sia, credimi. però posso dirti come mi chiamo: io sono sans... sans lo scheletro.- disse lui, tendendogli la mano.

La bambina lo guardò sorpresa, quasi incredula- Sei... uno scheletro?

- già. cosa potrei essere sennò?- chiese lui spostando lo sguardo, sempre sorridendo.

- Huh... i-io ti facevo più pupazzo di neve...- confessò la bambina con imbarazzo.

Lo scheletro reagì a quelle parole sgranando appena le sue orbite, assumendo un espressione sorpresa- … wow. la fantasia non ti manca per certo, eheh...- rispose facendo uno strano sorriso. Poi tornò a guardarla attentamente- e tu invece? come ti chiami?

- Io mi chiamo... Sfigghy.- disse imbarazzata, distogliendo lo sguardo, avvicinando la mano alla sua. Appena la strinse, il suono di un peto fuoriuscì dalla mano di Sans. Quest'ultimo lasciò la mano della bambina, mostrando il cuscinetto che aveva emesso quel suono molesto.

- hehehe, è sempre un bel modo di dare il benvenuto a qualcuno. benvenuta nell'underground, amica.- concluse lui, facendo l'occhiolino.

La ragazzina alzò un dito come per dire qualcosa, ma non sapeva davvero cosa dire dopo quello che aveva visto e sentito. Nel frattempo Sans l'aveva superata ed aveva oltrepassato “l'ostacolo”- avanti, seguimi. non vorrai mica restare qui tutto il tempo, hai un viaggio da compiere, no?

La bambina non se lo fece ripetere due volte e passò in mezzo a due travi, seguendo lo scheletro fino ad uno spiazzo.

- oh... sta per arrivare mio fratello. sai, è capitano della guardia reale, e dà la caccia agli esseri umani. Ti conviene andare dietro a quella roc-

Lo scheletro non fece in tempo a finire la frase, che la bambina era già andata dietro alla lampada che lo scheletro stava indicando con una mano.

- … wow.

- SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANS!- gridò una voce acuta e maschile. Sul posto arrivò correndo uno scheletro molto alto e dalle forme allungate. Indossava un'armatura scura con vari simboli e una sciarpa verde acqua. Stringeva i pugni guardando Sans con un espressione innervosita.

- hey, fratello. ancora a caccia di umani, eh?

- OVVIAMENTE, SANS! IO CI TENGO AL MIO LAVORO A DIFFERENZA TUA, PIGRONE!

- fratello, io son fatto così. preferisco prendermela comoda e fare lunghe pause, piuttosto che spaccarmi l'osso sacro come fai tu.

- NON MI DARO' PACE FINCHE' NON AVRO' TROVATO UN UMANO! COSI' LO CATTURERO'! E FINALMENTE AVRO' TUTTA LA FAMA E L'ONORE CHE UN CAPITANO MERITA!- disse lui, iniziando a fare un espressione sognante- FAMA... ONORE... RISPETTO... MOLTA PIU' DI QUELLA CHE SI PRENDE QUEL MIO SOTTOPOSTO RUGOSO!

- perché non provi a guardare dietro a quella roccia?- chiese Sans, indicando la lampada con un cenno del capo, continuando a sorridere.

- NO SANS! NON CI CASCHERO' ANCHE QUESTA VOLTA! TU PIUTTOSTO, TORNA AL LAVORO, MENTRE IO CONTINUO A PATTUGLIARE LA ZONA! NYEHEHEHEH… TI FARO' VEDERE, FRATELLO. CATTURERO' UN UMANO E FINALMENTE AVRO' TUTTO CIO' CHE MERITO! NYEHEHHEHEHEH!- concluse lui, girando i tacchi e andandosene da dove era venuto.

- … puoi uscire adesso.- disse Sans, volgendo lo sguardo nella direzione della lampada. L'umana uscì allo scoperto, guardandolo confusa.

- Q-Quello era... tuo fratello... ?- domandò lei aggrottando le sopracciglia, indicando il punto in cui era scomparso quello strano scheletro.

- già... da quello che puoi vedere è un tipo molto fico. tuttavia, per quanto sia bravo a combattere, non è affatto violento. cercherà di catturarti in ogni modo, però affinché ci sarò io, non dovrai preoccuparti di nulla.- la rassicurò sempre con tono rilassato ma allegro, facendole l'occhiolino- capiche?

La bambina annuì incerta, realizzando poco dopo di aver visto uno scheletro fare l'occhiolino. Ciò era molto surreale.

- ora riprendi pure a camminare, va' senza pensieri amichetta. e... ah... non pensavo che agli umani piacesse fare giardinaggio sui propri capelli.

E-Eh? Che cosa?- domandò lei, confusa, per poi passarsi una mano sui capelli. In quel momento sentì qualcosa di morbido fra di essi. -M-Ma cosa...- borbottò la bambina, girandosi dall'altra parte e toccando a toccare in continuazione quel corpo estraneo. Provò a tirarlo via per vederlo meglio, ma quell'oggetto sembrava essere ancorato fin troppo bene. Si voltò nuovamente verso lo scheletro, per chiedergli cosa avesse fra i capelli, ma lo scheletro non c'era più.

La ragazzina rabbrividì e si guardò attorno confusa. Sans era sparito e non era più da nessuna parte.

Camminò avanti continuando a tormentarsi la chioma, finché non inciampò di fronte ad una pozza d'acqua ghiacciata. Quando alzò il viso lo pulì dalla neve, per poi guardare l'immagine riflessa sullo specchio naturale. Sgranò gli occhi quando si accorse di avere fra i capelli un fiore celeste. Era simile a quelli che aveva visto un po' ovunque, ma il colore era leggermente diverso e, come se non bastasse, brillava di luce propria. Restò per un po' a fissare quell'immagine riflessa, incantata e confusa al tempo stesso. Tentò nuovamente di rimuovere quello strano fiore luminescente, ma così si stava solo facendo del male, era come se fosse cresciuto sulla sua testa. Dopo un ultimo tentativo sospirò e si rialzò in piedi per riprendere il cammino.

 

Durante il tragitto la ragazzina incontrò molti mostri dall'aspetto strano, e cercò di evitare con loro lo scontro come poteva. Spesso fuggiva, o cercava di convincerli del fatto che non avevano motivo per cui aggredirla.

Dopo un po' vide qualcuno più avanti: erano quei due scheletri. Sans e Papyrus erano a pochi metri da lei. Senza nemmeno pensarci, allarmata, Sfigghy si riparò dietro ad una roccia poco distante da lei.

“Oh no, la guardia reale è qui... se mi scopre è la fine!” pensò mentre il cuore le batteva forte nel petto.

- QUINDI, STAVO PARLANDO DI GERSON...- diceva Papyrus, con la sua voce nasale.

- ooh... quel gerson, fratè?- disse Sans, con tono giocoso.

- ESATTAMENTE, SANS! QUELLA TARTARUGA SI PRENDE SEMPRE TUTTI I MERITI, COME AL SOLITO, MENTRE IO LAVORO TUTTO IL GIORNO!- si lamentò l'altro, battendo il piede sulla neve- E POI E' ANCHE PELATO!!

- ma fratello, nemmeno tu hai capelli.- puntualizzò lui, sorridendo ancora di più e guardando altrove.

- DETTAGLI!- esclamò lo scheletro, ancora più alterato. In quel momento la bambina iniziò ad avvertire un fastidioso pizzicore al naso e una sensazione molto familiare. Si coprì la bocca, pallida in volto. “Oh no... non adesso per favore!” pensò mentre sudava per la paura anche con tutto quel freddo.

- IO, IL GRANDE PAPYRUS, CATTURERO' UN UMANO, E GLIELA FARO' VEDERE A QUELLA STUPIDA TARTARUGA!- gridò stringendo i pugni- TUTTI MI ADORERANNO E DIVENTERANNO MIEI AMICI!

Sfigghy si scoprì lentamente la bocca, essendo riuscita a reprimere quello starnuto. Stava ascoltando il discorso, e inclinò il viso d'un lato, pensierosa.

“Quello scheletro vuole catturarmi... per avere degli amici?” pensò grattandosi la testa.

- ma papyrus, tu sei già figo così, hehehe... non hai bisogno di catturare nessuno.- rise Sans, tirando delle gomitate amichevoli al fratello.

- MA... FRATELLONE!- controbatté lui, facendo un espressione quasi abbattuta- IO DEVO FARLO! ALTRIMENTI NON SARO' MAI UN BUON CAPITANO!

- ma su, certo che lo sei!- cercò di rassicurarlo lui, dandogli delle piccole pacche sull'armatura che copriva il suo petto- su, su...

- SIGH... STO INIZIANDO DAVVERO A PENSARE CHE NON RIUSCIRO' MAI A VEDERNE UNO!

- AAEEEETCCIUU'!- starnutì Sfigghy. A quanto pare quello starnuto non era riuscito a reprimerlo. Sgranò gli occhi coprendosi la bocca, anche se troppo tardi!- Oh no...

Papyrus sobbalzò a quel suono, spostando la testa in direzione del suono, mentre l'altro scheletro rimase immobile, senza voltarsi nemmeno.

- SANS... HAI SENTITO ANCHE TU QUELLO CHE HO SENTITO IO? QUALCUNO DEVE AVERCI SEGUITO...

- ... ah, giusto, hehe. ho dimenticato di presentarti la mia nuova amica.- disse Sans, sorridendo al fratello, per poi avvicinarsi alla roccia dove si nascondeva la bambina. Quest'ultima si era rannicchiata tremante, e quando capì che Sans fosse abbastanza vicino, alzò lo sguardo guardandolo intimorita. Lui le tese la mano e le fece l'occhiolino, sorridendo come al suo solito.

Sfigghy non sapeva cosa fare in quel momento, era piuttosto scettica, ma una parte di lei le diceva di doversi fidare di quel buffo scheletro. Sentiva di non avere altra scelta, così gli prese la mano e lui l'aiuto ad alzarsi.

Quando Papyrus vide la piccola, sgranò le sue grandi orbite per lo stupore, dopodiché fece un gran bel sorriso- SANS! MA QUELLA E'... QUELLA E'... UN'UMANA!!

- ehm... no.- rispose l'altro, ridendo fra sé e sé, mentre la ragazzina la guardava confusa.

- COME? MA SANS, A ME SEMBRA DAVVERO UN'UMANA! IO MI SONO DOCUMENTATO! HO LETTO UN LIBRO ILLUSTRATO AL RIGUARDO, E SEMBRANO ESSERE FATTI PROPRIO COSI'!- insistette lo scheletro, alterato.

- beh, ti sarai informato sugli umani, ma ci sono molte cose che devi ancora scoprire...- disse Sans, indicando con l'altra mano la bambina- in effetti, questa creatura non è un'umana...

- AH DAVVERO? E ALLORA COS'E'?- domandò Papyrus, mettendosi a braccia conserte e guardando il fratello ancora più spazientito.

- è una pianta. o più precisamente... una piantagrane.- concluse lui, rivolgendo un occhiolino alla bambina, che in quel momento si sentì morire.

“Ti prego, dimmi che questo è uno scherzo...” pensò portandosi una mano alla fronte.

- … SAAAAAAANS! QUAND'E' CHE LA SMETTERAI CON QUESTE BATTUTE ORRENDE?!- gridò Papyrus, tenendosi disperatamente la testa con le mani.

- guarda che sono serio. non lo vedi che crescono dei fiori sulla sua testa?- chiese Sans, con fare tranquillo. A quel punto suo fratello si avvicinò e guardò l'umana attentamente. Nel frattempo la piccola guardava a terra, sentendosi spacciata.

“Questa storia è troppo stupida...” pensò lei a capo chino, tremando un pochino “Non c'è modo che lui possa cascarci.”

Papyrus, dopo aver notato il fiore, sospirò abbattuto- BEH... IMMAGINO CHE ABBIA RAGIONE TU. GLI UMANI NON HANNO I FIORI SULLE LORO TESTE, E SICURAMENTE NON TREMANO IN QUEL MODO!

La bambina sgranò gli occhi incredula. Non avrebbe mai immaginato che quello scheletro ci sarebbe cascato come un salame.

- eh già... solo le piantagrane tremano in quel modo!

- SANS NO, NON DUE VOLTE DI SEGUITO!- gridò Papyrus, battendo il piede a terra, furioso. Nel frattempo Sfigghy alzava gli occhi al cielo. Era vero che le stava dando una mano, ma quella battuta era tristissima.

- okay, okay, hehe... la smetto. suvvia, rilassati fratello, troppa serietà fa male alla salute! dovresti prendere con più leggerezza il tuo lavoro, così non farai altro che stressarti.

- SANS, NO! NON SONO PIGRO COME TE! IO...

- oh, ma guarda un po'! devo tornare al lavoro...

- INTENDI DIRE A NON FAR NULLA?!

- hehe, tu sì che mi conosci bene!- disse Sans, facendo l'occhiolino al fratello.

Papyrus abbassò il capo sospirando, per poi tornare a incrociare le braccia sul petto- SIGH... SEI SEMPRE IL SOLITO, SANS!

- duh, piuttosto... perché non passi un po' di tempo con la mia nuova amica? questo tipo di pianta dalle sembianze umane adora le lunghe passeggiate, le risate e, indovina un po'... a lei piace la pasta!

Lo scheletro spalancò le orbite, sorpreso da ciò che gli aveva detto Sans, mentre la bambina guardava i due terrorizzata. Davvero Sans voleva lasciarla nelle mani di quel cacciatore di umani?

- UNA PIANTA... CHE MANGIA... PASTA? BEH... CURIOSO!- esclamò Papyrus, facendo uno dei suoi sorrisi- POSSO FARLE MANGIARE I MIEI SPAGHETTI! PERO'... SEI SICURO? IN FONDO E' UNA TUA AMICA...

- sicuro fratè.- rispose l'altro, facendo l'occhiolino- e assicurati che arrivi a waterfall... dopotutto, questo posto è troppo freddo per una pianta.

- GIUSTO!- esclamò lui- A DOPO SANS!

Sans si stava già allontanando. Rivolse un saluto con la mano scheletrica senza nemmeno voltarsi, mentre svaniva fra gli alberi innevati. Sfigghy deglutì, per poi voltarsi lentamente verso Papyrus. Quest'ultimo continuava a fissare nella direzione dove il fratello se n'era andato, per poi sospirare.

- SIGH... MA CHI VOGLIO PRENDERE IN GIRO?- disse fra sé e sé, mentre il suo sorriso diventava triste- ANCHE SE CONTINUERO' A IMPEGNARMI AL MASSIMO NON RIUSCIRO' MAI A FARMI NOTARE DA RE ASGORE, O A DIVENTARE FAMOSO... O AVERE DEGLI AMICI.

La bambina guardò la sua espressione triste e in quel momento ai suoi occhi parve diverso. Fin dall'inizio, pur essendo uno scheletro, non le sembrava pericoloso, ma in quel momento sembrava davvero inoffensivo e fragile: nonostante quell'aspetto e statura, sembrava solo un bambino, proprio come lei.

Sfigghy fece un respiro profondo, e poi provò a dire qualcosa per confortarlo.

- Oh... dai, non dire così...- la voce era così fina e debole che persino lei se ne sorprese- Uuhm... probabilmente ha ragione tuo fratello, devi solo preoccuparti di meno...

- FOSSE COSI' FACILE...- disse lui, sospirando ancora e facendo un espressione ancora più abbattuta- SONO GIORNI, MESI, ANNI CHE CERCO UN UMANO, MA NESSUNO DI LORO SI FA VIVO... NON RIUSCIRO' MAI AD ESSERE RICONOSCIUTO COME SI DEVE...

La piccola aggrottò le sopracciglia, provando una sorta di empatia. Vedere le persone tristi la metteva sempre a disagio, e l'unico modo per far passare quella brutta sensazione era sempre stata una sola: aiutarle. Ma come? Non ne aveva la più pallida idea, ma nel suo cuore sentiva di dover fare qualcosa. In fondo quello scheletro non sembrava affatto cattivo. Così disse la prima cosa che le passò per la testa.

- Non preoccuparti, ti aiuterò io a trovare un umano.

A quel punto, Papyrus la guardò quasi scioccato, mentre piano piano la bambina iniziava a pentirsi di quello che aveva detto.

- DI... DICI SUL SERIO?!- esclamò speranzoso, tornando a sorridere.

- E... Ehm...- ormai lei capì che era troppo tardi per tornare indietro: non poteva spezzare il cuore di quello scheletro- s... s... s-sì... ?

- MA... MA QUESTO E' FANTASTICO!- gridò felice, stringendo i pugni- HAI SENTITO GERSON?! HO UN AIUTANTE ADESSO! ED E' UNA PIANTA!

La piccola ridacchiò nervosamente, pensando di essere spacciata.

- AVANTI, ANDIAMO! PRIMA DI PROCEDERE CON L'OPERAZIONE DI PATTUGLIAMENTO DEVO PORTARTI A CASA MIA, COSI' POTRO' PREPARARTI DA MANGIARE!- esclamò allegro, iniziando ad avviarsi.

Non vedendo alternative, Sfigghy lo seguì.

“Bella mossa, hai combinato un bel pasticcio!” si rimproverò, sospirando.

 

Nel frattempo, Sans osservava la scena da dietro un albero. Quando vide i due allontanarsi sospirò sollevato. Suo fratello era molto ingenuo, e finché lui non avesse scoperto la verità, la bambina sarebbe stata al sicuro per il momento, dopotutto Snowdin era un posto molto tranquillo. Papyrus non era un tipo pericoloso, quindi, anche se avesse fosse venuto a conoscenza della verità, non avrebbe comunque fatto del male a Sfigghy. Ma avrebbe potuto catturarla o segnalare la presenza di un umano ai suoi sottoposti o al re, e in quel caso sarebbero stati guai seri. Però per ora era tutto sotto controllo. Ora doveva soltanto andare a controllare una cosa.

Dopotutto la bambina era uscita dalle rovine.

Lei doveva averla vista attraverso le telecamere di sorveglianza.

Lei probabilmente ne era al corrente. Era al corrente dell'arrivo dell'umana nel sottosuolo, ed il suo intuito gli diceva che tutto ciò non prometteva nulla di buono.

Sans si guardò attorno, controllando di non essere osservato, per poi chiudere gli occhi e svanire nel nulla.

 

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Capitolo 7
*** Dove sei? ***


“Dove sei?”

Pensò Alphys, alzando lo sguardo verso la cortina di quel cielo finto. L'acqua le arrivava fino ai fianchi, e lei avanzava lentamente, guardando tutte quelle stelle che erano sempre lì, ferme al proprio posto. Ciò era rassicurante, perché poteva fare affidamento al fatto che sarebbero sempre rimaste lì immobili. Era l'unica cosa di cui era sicura, al momento. Le sue ricerche l'avevano sempre portata lì, a Waterfall, ma quel luogo non sembrava darle alcuna risposta, sembrava essere solo un vicolo cieco.

Un altro vicolo cieco, un altro fallimento.

Alphys chiuse gli occhi tirando un sospiro, mentre continuava a camminare, sprofondando lentamente nell'acqua. L'acqua era gelida, e ad ogni momento la sua pelle perdeva mano a mano sensibilità. Era tutto così familiare, anche se stavolta non stava scappando da nessuno. Non era una sensazione fastidiosa o dolorosa, le sembrava gentile.

Non sembrava una cattiva idea.

Dopo un altro passo, Alphys si trovò completamente immersa. L'acqua l'accolse con un abbraccio gelido, per un istante le sembrò di essere cullata come una bambina. Così si lasciò andare in quella morsa, il suo corpo iniziò quasi a galleggiare, con il muso volto verso il fondo del fiume, che la trasportava verso una meta ignota. Ma a lei non interessava, voleva soltanto abbandonarsi in quel letto accogliente. Quel luogo non le aveva mai fornito alcun indizio, ma in qualche modo, la faceva sentire più vicina a Lei. Se le sue polveri si fossero disperse in quel luogo, sarebbe stato come morire fra le sue braccia. Era triste, ma anche così dolce crogiolarsi in quella misera fantasia.

Nulla era più importante. Le sue ricerche, quel mondo così diverso, l'umana.

Tutto era diventato insignificante, voleva solo lasciarsi tutto alle spalle, una volta per tutte.

Nel frattempo le sue dita, i suoi piedi, non riusciva più a sentirli. I polsi e le caviglie, le braccia, sentiva come se fossero svaniti nel nulla. Quel gelo si faceva sempre più strada nel suo corpo, e presto fu il momento dei i fianchi e del ventre. La schiena, lo stomaco.

Quello sparire le sembrava meraviglioso, ma il petto stava iniziando a bruciarle.

I polmoni.

I polmoni avevano bisogno di aria.

“No, non ancora” pensò cercando di portarsi le braccia al muso per coprirlo, queste sembravano essere del tutto addormentate. Poco dopo, anche la sensazione delle dita sul volto svanì: la gola, la faccia, la testa, non sembravano non esistere più ormai. Era sparita. In quell'istante capì che non le era rimasta altra scelta, capì che era quello il momento. I polmoni gridavano di dolore, non resistevano più.

In quel momento forse era riuscita a sorridere, mentre si preparava a riempire i polmoni, desiderosa ormai di abbandonarsi a quel sonno che la chiamava.

Ma qualche istante dopo, qualcosa l'afferrò per i vestiti e la tirò su bruscamente, fuori dall'acqua.

Alphys cadde sulla riva del fiume, tossendo e sputando acqua, confusa, mentre lo scheletro la fissava scuro in volto.

- … beh. sembra che qualcuno si sia spinto più in là del dovuto, stavolta.- disse col solito tono, eppure stavolta non sembrava essere affatto allegro.

La lucertola smise di tossire, riconoscendo la voce.

Era sceso il silenzio improvvisamente, e l'unico suono riconoscibile era quello della cascata che distava pochi metri da loro: se Sans non avesse afferrato Alphys in tempo, lei sarebbe caduta lì.

La scienziata chinò il capo, scura in volto.

- … Perché lo hai fatto?- domandò con voce secca, dopo un altro colpo di tosse. Lo scheletro alzò il capo, puntando lo sguardo a tutte quelle innumerevoli gemme che riflettevano il bagliore dell'acqua, assomigliavano molto a delle stelle. Chiuse gli occhi.

- huh... ? ma che domande fai? non avrei mai potuto lasciar morire un'amica. perché noi due una volta eravamo amici... giusto?- domandò lui, col solito sorriso stampato sul volto. Quel tono però sembrava quasi sarcastico.

- ...- sussultò lei, che in quel momento aveva voltato il muso verso di lui. Aveva la fronte corrucciata in un espressione incupita, quasi intristita.

- comunque... seriamente, vorrei sapere perché continui a comportarti in questo modo. passi molto tempo da sola, non ti fai mai vedere, resti chiusa in quel laboratorio per intere settimane per poi uscire soltanto per andare qui a waterfall, a cogliere quei fiori.- Sans non cambiò espressione mentre diceva quelle parole, ma il tono sembrava essersi fatto preoccupato- non ho idea di cosa sia successo a te e al tuo braccio o a cosa stai studiando così ossessivamente, però...

- Non sono affari tuoi!- sbottò lei con tono duro, sbattendo il pugno metallico sul terreno che si crepò.

- … dovresti parlarne con qualcuno, amica. sai, magari davanti a un piatto di spaghetti, o una tazza di thé. le persone stanno iniziando a starti alla larga alphys, e stare da sola non ti fa star bene. dovresti imparare a rilassarti, lasciar perdere tutta questa follia e magari... evitare di uccidere l'umana appena caduta.

La lucertola sgranò gli occhi, udendo quell'ultima frase. Ma certo, l'umana, come aveva fatto a dimenticarsene? Perché avvicinarsi alla morte in un momento che poteva rappresentare un'ottima occasione?

Ci fu un momento di silenzio, dopodiché Alphys iniziò a ridere sommessamente, mentre Sans corrucciava la fronte.

- Uhuhuh... Ma certo... è per questo che sei venuto qui, non è vero?- mormorò lei, con voce instabile, mentre si rialzava in piedi barcollante, senza voltarsi.

- beh, se fosse stato solo per quello avrei potuto lasciare che tu ti gettassi là sotto come un sacco della spazzatura, non credi? ci sono delle cose che non riesco a capire del tuo atteggiamento, e so che hai molte cose da dire. poi non sembri più la stessa. sei... completamente diversa.- rispose lui, chinando il capo e chiudendo nuovamente gli occhi- è quasi come se... ti fossi scambiata con una sorella gemella o qualcosa di simile.

In quel momento Alphys si voltò bruscamente verso lo scheletro e gli sferrò un pugno metallico. Aveva un espressione furiosa sul viso. Sans però svanì poco prima che il pugno lo raggiunse. Lei cadde a terra, mentre sentì nuovamente quella voce alle sue spalle.

- wow... alphys, stavo solo scherzando... hehe. devo davvero credere a quel che ho detto?- ridacchiò lui, con la solita espressione allegra sul volto. La scienziata si voltò nuovamente verso di lui, con un espressione ancora più furiosa e puntò il braccio meccanico verso Sans. Il palmo si illuminò di una luce bianca e sparò un raggio del medesimo colore, in direzione dello scheletro. Quest'ultimo scomparve e riapparve poco più in là.

- oh... vedo che fai sul serio.- commentò lui, spostando lo sguardo verso il terreno che il laser aveva bruciato- beh... non dire che non ti ho avvisata.

In quel momento Sans tese il braccio verso Alphys e questa venne avvolta da un'aura bluastra. La scienziata sgranò gli occhi, impallidendo: non riusciva più a muoversi, era paralizzata. Dopodiché lo scheletro fece uno scatto col braccio e la lucertola venne scaraventata all'indietro, mentre il bagliore azzurro svaniva. Aphys cadde a terra ruzzolando, per poi fermarsi graffiando il terreno con gli artigli artificiali. Sans ridacchiò con il suo vocione, mentre l'altra si rialzava in piedi tremando ansimante.

- vedo che ti sei ben attrezzata... però devi fare pratica nell'atterraggio, heheh.- disse lui, sorridendo allegro- piuttosto, ho una domanda da farti. come hai fatto a costruirti quel braccio? hai usato i piedi?

- STAI ZITTO!!- urlò lei, correndo verso di lui, caricando un altro raggio con la mano artificiale.

- woops. devo aver toccato un tasto dolente. ma non preoccuparti, ti aiuterò io! certo, non sono il maestro dell'esercizio fisico, però...

Alphys sparò un raggio, stavolta arancione, verso lo scheletro. Questo si scansò appena verso destra, senza subire alcun danno.

- … posso comunque darti una mano. che ne pensi del salto dell'ostacolo?- disse lui con tono divertito, mentre il terreno davanti ad Alphys, che ancora correva, iniziava a tremare. La lucertola spalancò gli occhi e cercò di frenare, ma non fece in tempo a fermarsi e andò a schiantare il muso contro l'osso che era sbucato dal suolo.

- ahie.- commentò lui, guardando altrove, mentre Alphys si rialzava in piedi con la mano sul muso- cerca di stare più attenta la prossima volta.

- Adesso BASTA PRENDERMI IN GIRO!- strillò lei, puntando nuovamente il braccio verso di lui, ma lo scheletro svanì e riapparve dietro di lei, scuro in volto.

- hey, rilassati. lo sai che agitarsi alza la pressione?- disse lui, mantenendo un tono tranquillo e sereno. Alphys serrò i denti e si voltò verso lui, pronta a colpirlo, ma nel frattempo un osso blu spuntò da sotto i suoi piedi. Gridò di dolore.

- hehe, te l'avevo detto di stare più attent- Sans non fece in tempo a completare la frase, perché un braccio metallico lo afferrò per il colletto e lo alzò. Alphys aveva subito il colpo e i danni, ma era riuscita a reagire.

Lo guardò col fiato corto, mentre poi sorrise sinistramente - Che succede fatina? Non li fai più i trucchetti di magia?

- whoa.

- Però non c'è problema, anche io posso darti una mano...- disse lei sogghignando- Ora ti insegnerò un nuovo numero di magia, e questo si chiama “VOLARE”!

E così Alphys lanciò in aria lo scheletro, per poi prepararsi a colpirlo con un altro raggio. Questo però si teletrasportò a terra prima di venir colpito e lanciò delle ossa alla scienziata. Lei cercò di evitare i colpi come poteva, ma erano troppo veloci e presto si trovò il camice impigliato da un osso che si era infilato nel terreno a pochi millimetri da lei. Serrò i denti strappandolo via con uno strattone, per poi riprendere ad avanzare furiosa verso lo scheletro, ormai era vicina a lui. Sans le lanciò un altro osso frontalmente, troppo veloce per essere schivato, ma lei contrastò l'attacco con un pugno. L'osso andò in frantumi e Alphys spunto fuori da quella nube di schegge, atterrando a pochi centimetri da Sans. Le pupille di quest'ultimo si rimpicciolirono, mentre lei lo afferrava nuovamente per il colletto, preparandosi a dargli un altro pugno.

In quel momento piombò il silenzio. Alphys continuava a tenere il pugno alzato, puntato contro lo scheletro, ma non sembrava decidersi a colpirlo.

- Lo sai che potrei bucarti il teschio con un pugno come quello, vero?- disse lei con voce tremante, mentre sorrideva aggrottando la fronte.

- già. lo so.- disse lui, sorridendo come al suo solito- beh, a questo punto non so cosa aspetti a farlo.

La lucertola aggrottò la fronte ancora di più, mentre il suo ghigno diventava una smorfia nervosa.

- alphys... so bene che non vuoi farlo.- sospirò lui, chiudendo gli occhi.

La lucertola si morse il labbro, incupendosi. Pochi istanti dopo abbassò il pugno meccanico e spinse con violenza Sans, facendolo cadere a terra. Lo scheletro guardò Alphys voltarsi di spalle.

- alphys... ti do un ultimo avvertimento.- disse Sans, alzandosi lentamente in piedi- lascia stare l'umana, e tutto andrà bene. la situazione è più complicata di quanto credi, e se non collaborerai, beh... saranno guai grossi per tutti quanti.

Però la lucertola non sembrò minimamente toccata da quelle parole. Si limitò a voltarsi appena, con uno dei suoi sorrisi agghiaccianti, per poi girare i tacchi e andarsene.

 

Sfigghy e Papyrus erano appena arrivati a Snowdin. Durante il tragitto la ragazzina poté notare quanto lo scheletro fosse amichevole e chiacchierone: lui le parlò del proprio lavoro, si lamentò della pigrizia di suo fratello e di quel Gerson che era sempre un passo avanti a lui, nonostante Papyrus coprisse una posizione più alta rispetto alla sua. Parlò anche del re Asgore, di quanto fosse buono e gentile. Queste descrizioni erano decisamente contrastanti con quelle che aveva fatto Toriel, raffigurandolo come un mostro crudele e privo di pietà. Sfigghy pensò che sicuramente Asgore non era una creatura così feroce, non verso altri mostri. Probabilmente per quanto riguardava il suo atteggiamento nei confronti degli umani era tutta un'altra storia.

- ECCOCI ARRIVATI!- esclamò lui, aprendo le braccia, allegro.

La piccola spalancò gli occhi di fronte a ciò che vide: sembrava una piccola cittadina di montagna. La strada era ricoperta di neve, i tetti delle case erano spioventi e le abitazioni avevano un aspetto rustico e accogliente. Al centro della strada c'era un grande albero ricco di decorazioni natalizie.

- Oh...- mormorò lei, incantata dall'aspetto di quel luogo- E'... E' questa Snowdin?

- CERTO!- rispose lui, sorridendole- E' DOVE ABITIAMO IO E MIO FRATELLO!

- E' davvero bella...- disse avanzando con lui, guardandosi attorno- Non pensavo fosse già Natale da voi...

- A SNOWDIN E' SEMPRE NATALE! NYEHEHEHEH!- esclamò lui entusiasta- E SI', E' DAVVERO UN GRAN BEL POSTO... SE NON FOSSE PER GRILLBY, SONO ALLERGICO A QUEL TIPO.

- G... Grillby...?- mormorò Sfigghy, confusa e incuriosita al tempo stesso.

- GIA'! PROPRIO COSI', IL TIPO CHE LAVORA IN QUEL BAR!- disse lui indicando un edificio non molto diverso dagli altri, che sull'entrata aveva un'insegna che recitava la scritta “GRILLBY'S”.

- Oh... p-perché?- domandò guardando in direzione del locale, aggrottando le sopracciglia, pallida.

- E' NOIOSO! ECCO PERCHE'!- rispose lui, poi prese il braccio della bambina, stringendolo amichevolmente, senza farle male- ORA FORZA, ANDIAMO A CASA MIA! TI PREPARERO' TANTI SPAGHETTI! NYEEHEHEH!

E così lo scheletro la trascinò, avvicinandosi ad una casa dall'aspetto accogliente. Sfigghy sospirò preoccupata. Quello scheletro la stava trattando bene, come un'amica, e lei stava iniziando ad affezionarcisi. Però gli aveva mentito e si sentiva davvero in colpa. La bambina sapeva che prima o poi non avrebbe più retto e avrebbe detto la verità, deludendo l'amico scheletro e probabilmente rischiando di morire per l'ennesima volta.

“Heh... sono proprio una stupida.”

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Capitolo 8
*** Migliori amici ***


- Whoa...

Sfigghy era appena entrata nella casa dello scheletro, e si guardava attorno incuriosita: l'interno era semplice. Pavimento azzurro, pareti marroni e pochi mobili, l'unico elemento decorativo era un quadro con un osso disegnato sopra. Quel luogo, comunque, era accogliente agli occhi della bambina.

- METTITI PURE COMODA, FRA POCO POTRAI GUSTARE I MIEI FAMOSISSIMI SPAGHETTI! NYEHEHEH!- esclamò lo scheletro, che passo dopo passo si stava andando a dirigere verso la cucina.

- O... Okay...- disse l'altra, guardandosi intorno incuriosita. Quindi era questo il luogo in cui vivevano i due scheletri.

Si sedette sul sofà con un balzo, agitando le gambe che non riuscivano nemmeno a sfiorare il pavimento.

- ACCENDI PURE LA TV SE TI VA! NON CI METTERO' MOLTO A FINIRE IL MIO PICCOLO CAPOLAVORO CULI... CULI... OH BEH INSOMMA, I MIEI ULTRAFANTASTICI SPAGHETTI!- disse dall'altra parte, mentre si sentiva il rumore della pentola metallica appoggiarsi ai fornelli.

- Va bene...- rispose lei, cercando il telecomando con lo sguardo, che trovò accanto a sé.

"Non pensavo che i mostri guardassero tv" pensò un po' sorpresa e, incuriosita, accese la televisione.

Sullo schermo poté vedere delle immagini che mostravano uno show, dove c'erano alcuni mostri seduti in cerchio in una stanza illuminata da vari bagliori bluastri. Le ricordò quel tipo di show dove i concorrenti si sfidavano a dei quiz. Nel frattempo, dalla cucina, provenivano i rumori più assurdi.

Sullo schermo della tv in quel momento, veniva mostrato quel che sembrava essere il presentatore dello show. Ma con sorpresa la bambina notò che non era un mostro, ma un robot dall'aspetto di un umano. Aveva un taglio di capelli lungo fino alla base del collo, la pelle di un colore molto chiaro e indossava abiti eleganti e blu, con una cravatta turchese.

- Benvenuti in un altro episodio di QUIZ con MTT!!- dichiarò il robot, con la sua voce metallica e maschile, salutando gli spettatori con la mano- Il tema di oggi sarà sui pesci! Ciò significa che le domande avranno a che fare con il tema marino anche se, uhm, qui non abbiamo il mare, però non ha importanza! Intanto, nell'episodio di oggi, chi farà triplo errore finirà nella vasca dei pescecani!

A quelle parole i concorrenti impallidirono, e anche la bambina sembrò restare spiazzata da quelle parole.

Papyrus uscì un momento dalla cucina, pulendosi le mani con uno straccio.

- OHHH STAI GUARDANDO IL QUIZ DI METTATON! IO LO SEGUO OGNI SERA!- esclamò con entusiasmo, portandosi le mani al volto.

Sfigghy annuì ancora un po' stranita, per poi voltarsi verso la tv.

- Quel robot lì... sarebbe... Mettaton?- domandò indicando lo schermo, con uno strano sorriso.

- ESATTO! E' IL MIO EROE! E' DAVVERO TALENTUOSO! RIESCE AD INTERPRETARE TANTISSIMI RUOLI TUTTI DIVERSI! NON CREDI ANCHE TU CHE SIA FANTASTICO?!- domandò entusiasta, con le orbite che gli brillavano.

-B-beh...

La bambina si voltò nuovamente verso la televisione, e in quel momento il presentatore riprese a parlare.

- Scherzavo ovviamente, non ci sono pescecani nel sottosuolo.

I concorrenti tirarono un sospiro di sollievo.

- Per questo motivo la dottoressa Alphys ha progettato dei pescecani artificiali, con denti affilati come lame! … Ma che dico! I loro denti... SONO LE LAME!!- dichiarò con entusiasmo, mentre gli altri sembravano ancora più terrorizzati di prima- Ed hanno anche i tentacoli! Non è elettrizzante?!

- OHHH LO SHOW SI FA EMOZIONANTE!!- esclamò lo scheletro, sedendosi accanto alla ragazzina e appoggiandosi col mento alle sue mani, focalizzandosi sullo show.

- ... Lunghi più di 10 metri, dovreste proprio dar loro un'occhiata!- disse il robot, premendo un tasto su un telecomando che aveva appena estratto dal nulla, e sotto uno dei concorrenti si era aprì una botola. Ancor prima che questo cadesse, un tentacolo lo afferrò ed iniziò a scuoterlo qua e là, mentre il malcapitato cercava disperatamente di mettersi in salvo.

Nello show sembrava esserci il panico fra concorrenti e spettatori, mentre Mettaton cercava di nascondere le proprie preoccupazioni dietro a un sorriso tirato.

- Oooh, cielo! È terribile!- esclamò portandosi drammaticamente le mani al volto, tentando di usare il tono di voce più ironico possibile- Riuscirà Johnny a scampare dalle grinfie dei pescecani robot tentacolari assassini? Lo scoprirete presto! Dopo, uhm... la pubblicità!

E così, in quel momento partì la pubblicità.

- OHH ACCIDENTI! PROPRIO SUL PIU' BELLO!- sbuffò Papyrus, alzandosi dal tavolo per tornare in cucina. Tornò poco dopo con due piatti di spaghetti fumanti, coperti di sugo e con polpette intorno. Ne porse uno alla ragazzina e ne tenne uno per sé.

- ECCO A TE NUOVA AMICA! MANGIANE A VOLONTA'!- disse allegro, prendendo subito una forchettata dal suo piatto.

- Grazie... - disse la bambina, con un espressione timida, abbassando lo sguardo sul piatto. Poi, dopo aver annusato quel buon profumo nell'aria, preparò il primo boccone, e quando assaggiò il cibo rimase alquanto sorpresa dalla bontà del suo sapore.

- È... buonissimo! - commentò sorridendo, con la bocca ancora piena.

- DAVVERO?! V-VOGLIO DIRE... NATURALMENTE! I MIEI SPAGHETTI SONO SEMPRE IL MEGLIO!- esclamò ancora, assumendo poco dopo un'espressione malinconica.

La piccola notò la tristezza sul volto dello scheletro, e dopo aver mandato giù un altro boccone, domandò preoccupata- … Cosa c'è? Va tutto bene?

- BEH ECCO. I MIEI SPAGHETTI SONO SICURAMENTE I MIGLIORI, MA... NON HO MAI L'OCCASIONE DI FARMELO DIRE DA QUALCUNO...- rispose, mandando giù quasi a forza un altro boccone.

La piccola aggrottò le sopracciglia, intristita. Poi fece un piccolo sorriso e, timidamente, gli diede un lieve abbraccio. Sfigghy conosceva da poco quello scheletro, e se lui avesse saputo che la sua nuova amica fosse in realtà una nemica le cose sarebbero cambiate.

Pero lei iniziava a volere bene a Papyrus, e sentiva che quel gesto fosse l'unica cosa che potesse farlo star meglio.

- B-Beh, adesso è successo e i tuoi spaghetti mi piacciono moltissimo.- disse guardando altrove, un po' imbarazzata.

Allo scheletro brillarono gli occhi e si fece scappare una lacrimuccia, abbracciando la ragazzina- GRAZIE MIA NUOVA AMICA! IL TUO GESTO MI COMMUOVE!

- O-Oh... Non c'è di che...- rispose la bambina, che si sentiva sempre più in colpa per la bugia che aveva detto a Papyrus. Voleva dirgli la verità ma era troppo difficile. Gli avrebbe distrutto il cuore.

Continuò a parlare per distrarsi da quei pensieri- Senti ma... uhm... dove hai imparato a cucinare così bene? Ti ha insegnato qualcuno?

Papyrus si immobilizzò per un momento, per poi staccarsi lentamente da lei e grattarsi il capo.

- UHNNN... NON RICORDO BENE... CREDO CI SIA STATO QUALCUNO, MA NON RICORDO CHI...- disse con fare confuso e un po' malinconico- PROPRIO NON RIESCO A RICORDARE...

Sfigghy lo guardò sorpresa, quanto confusa- ... Davvero? Proprio niente?

- NIENTE DI NIENTE... E' COME QUANDO CERCHI UN LIBRO IN UNA LIBRERIA DOPO TANTI ANNI PERCHE' LO VUOI RILEGGERE E NON SAI CHE FINE HA FATTO, NE' DI COSA PARLASSE, MA SAI DI AVERLO LETTO...- spiegò confusamente, grattandosi il capo.

- E... ti manca?- domandò preoccupata, aggrottando le sopracciglia.

- DA MORIRE...- rispose, sospirando tristemente.

- Sai... anche a me mancano delle persone. Mi mancano la mia mamma e il mio papà, anche se... non ricordo nulla di loro.- disse lei, timidamente- So come ti senti e mi dispiace tanto.

- PERO'... CI SIAMO L'UNO PER L'ALTRA, GIUSTO?- rispose lui, sorridendo dolcemente.

Sfigghy annuì, mentre sentiva nuovamente quel nodo alla gola- C... Certamente!

- CHE SUCCEDE NUOVA AMICA? TI VEDO MOLTO TURBATA!- domandò preoccupato, afferrandola per le guance.

- Uuuh... non... non è niente...- mormorò poco convinta, mentre il cuore le batteva forte per l'ansia. “Non posso tenerlo nascosto per sempre..." pensò.

- AH-HA! NON LA SI FA AL GRANDE PAPYRUS! OH NO! FORSE HAI LA FEBBRE! NON HAI AVUTO NULLA PER COPRIRTI DAL FREDDO!- esclamò ancora più preoccupato, toccandole la fronte.

- No, no! Sto bene, d-davvero...

- DEVO PRENDERTI UNA COPERTA E FARTI QUALCOSA DI CALDO!- disse, scattando in piedi per trovare qualcosa da darle, per farla stare al caldo.

- ... No! Le piante non possono avere la febbre!- gridò stringendo i pugni, ormai sembrava che le emozioni avessero preso il sopravvento su di lei.

Papyrus si bloccò sul posto, voltandosi verso di lei. - AH NO? EPPURE MI SEMBRI STARE MALE...- rispose riavvicinandosi a lei lentamente.

- G-Già... e... e lo sono...- mormorò tenendo il volto basso, pallida.

- E' PERCHE' TI MANCA LA TUA FAMIGLIA?- chiese lo scheletro ingenuamente.

- No, non è per quello, ma è perché...- Sfigghy distolse lo sguardo, agitata- ... non voglio ferirti.

- E PERCHE' MAI DOVRESTI FERIRMI?- domandò ancora dubbioso, inclinando la testa da un lato.

Sfigghy tenne lo sguardo basso e restò in silenzio per un momento, cercando di raccogliere le forze. Ormai era inutile nasconderlo, era giunto il momento di dire la verità.

- Perché... io ti ho mentito. Non sono né una pianta, né un mostro. Io sono... un'umana.

Papyrus rimase di sasso sentendo quelle parole. Non riusciva nemmeno a parlare, emetteva solo piccoli suoni gutturali.

La bambina si morse il labbro, per poi continuare a parlare, cercando di mettere insieme le parole- Non... Non avevo altra scelta. Se avessi saputo la verità mi avresti sicuramente attaccata.- provò a giustificarsi, tormentandosi le mani- Io... Io non voglio fare del male a nessuno. Sono caduta qui per errore, nemmeno ricordo come, non ricordo nulla. So solo che ci sono delle persone che tengono a me, e che voglio tornare a casa. Voglio... voglio soltanto tornare a casa...

Lo scheletro non sapeva davvero come reagire, capiva cosa la bambina stesse dicendo, ma allo stesso tempo sapeva che aveva bisogno di una umana per arrivare ai suoi scopi. Fece poi un profondo respiro, assumendo un'espressione cupa.

- SEGUIMI... FUORI.- disse con tono freddo, uscendo fuori dalla casa.

La bambina, con il cuore a pezzi, seguì lo scheletro esitante, senza sapere più cosa aspettarsi.

Papyrus la condusse in una zona nebbiosa, vicino le rive di un fiume, fermandosi all'improvviso e voltandosi verso di lei.

- UMANA! IO SONO IL CAPITANO DELLA GUARDIA REALE! E DEVO CATTURARTI! COSI' PORTO' FINALMENTE FARMI NOTARE E AVERE TANTI AMICI! E QUEL TARTARUGONE SCORBUTICO NON SARA' PIU' AL DI SOPRA DI ME!- disse con sicurezza, materializzando un osso nella sua mano destra.

La bambina guardò Papyrus con un espressione triste. Dopotutto non poteva spettarsi altrimenti. Lei era il nemico, e lui aveva i suoi motivi per catturarla.

Abbassò lo sguardo stringendo i pugni, preparandosi allo scontro - Io non voglio combattere contro di te, però... va bene, capisco. E'... stato bello essere tua amica per un po' di tempo. Se non fossi nata umana, saremmo stati ottimi amici, ne sono convinta.- concluse senza staccare gli occhi da terra, facendo un sorriso triste.

Lo scheletro alzò la mano, pronto a sferrare quell'osso, ma dopo aver ascoltato quelle parole non riuscì a muoversi, restò con il braccio teso all'indietro, come se fosse fermato da qualche forza invisibile.

- IO SONO... IL CAPITANO DELLA GUARDIA REALE... IO DEVO... DEVO...!!

La bambina lo guardò leggermente confusa, sperando nel profondo della sua anima che quelle parole avessero fatto cambiare idea allo scheletro. Restò immobile, sudando freddo, mentre il cuore le batteva forte.

- IO... IO... IO...!! IO NON CE LA FACCIO!- esclamò lo scheletro, gettandosi a terra sulle ginocchia- SONO SOLO UN FALLITO! NON POSSO FAR DEL MALE A UNA PICCOLA UMANA COME TE SOLO PER POTER ARRIVARE AD AVERE UNA QUALCHE IMPORTANZA NELLA GUARDIA REALE!
Papyrus gridò a squarciagola, buttandosi a terra anche con la testa e battendo i pugni a terra.

Sfigghy lo guardò sollevata, in fondo sapeva e sperava che lui non volesse davvero catturarla e condannarla a un destino orribile. Però vederlo in quello stato pietoso le faceva davvero male. Si avvicinò cauta e con un espressione dispiaciuta, tenendo le mani avanti- Papyrus... Mi... Mi dispiace tanto...

- OHH PICCOLA UMANA! NON MI INTERESSA QUALE SIA IL MIO RUOLO ORMAI! RESTIAMO AMICI! PER SEMPRE! MIGLIORI AMICI!- disse rialzandosi sulle ginocchia, con i lacrimoni agli occhi e allargando le braccia per un abbraccio.

La bambina annuì sorridendo commossa, mentre alcune lacrime iniziavano a rigarle il viso. Poi si gettò fra le sue braccia, stringendolo affettuosamente.

- Ti... Ti voglio bene Papyrus! Mi... Mi dispiace che tu debba disobbedire al re, e che tutti voi dobbiate restare qui sotto... Però... Però sono sicura che esistono altre soluzioni.

- NE SONO SICURO ANCHE IO UMANA! NOI NON CI ARRENDEREMO, TROVEREMO UN'ALTRA SOLUZIONE, COSI' POTREMO CONTINUARE A VEDERCI ANCHE DOPO CHE TE NE SARAI ANDATA!- rispose affettuosamente, stringendola a sé.

- Grazie...- mormorò, per poi staccarsi lentamente e asciugarsi le lacrime- S-Scusami... sono davvero una piagnucolona...

- VA TUTTO BENE... ORA PERO' DEVI ANDARE, SONO SICURO CHE IL RE TI AIUTERA'! MA FAI ATTENZIONE A WATERFALL! IL TARTARUGONE E' LI' E NON SI FARA' PROBLEMI A DIFFERENZA MIA! CORRI VIA DA QUELLA ZONA PIU' VELOCE CHE PUOI!- la avvertì con fare premuroso, indicandole dove andare.

- D'a... D'accordo!- disse lei, tirando su con il naso e facendo un altro sorriso. Dopo aver salutato l'amico con un altro abbraccio si diresse a passo svelto nella direzione indicatagli. Una volta superata la nebbiolina si ritrovò in un luogo completamente diverso: non c'era più neve e davanti a sé e il suolo aveva un colore quasi violaceo. Ciò che colpì molto la bambina è che l'acqua del fiume ora era di un colore azzurro, e sembrava quasi emanare luce propria. Adesso era possibile vedere il soffitto della caverna, che era coperto da numerose pietre, che riflettevano la luce dell'acqua.

Catturata e affascinata dall'aspetto di quel luogo riprese a camminare, tornando in seguito ad accelerare il passo, ricordando le parole di Papyrus.

Mentre la bambina avanzava in quel luogo del tutto nuovo, una telecamera nascosta dietro ad una roccia si voltò silenziosamente verso la bambina, seguendo il suo moto.

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Capitolo 9
*** Corri! ***


Sfigghy si guardava attorno incuriosita, esplorando quel luogo così affascinante. Più camminava e più capiva perché quel posto si chiamasse Waterfall: ovunque guardasse, nel paesaggio si potevano corsi d'acqua. Fiumi, cascate, laghi e stagni... era tutto pieno di acqua. E più andava avanti, più questa sembrava densa e luminosa.

Notò la presenza di numerosi fiori azzurri. Non solo quelli che aveva visto nelle Rovine e nel bosco di Snowdin, ce n'erano altri molto più grandi e di un azzurro chiaro acceso, quasi verdino, inoltre emanavano luce propria. Si avvicinò a uno di essi e, incuriosita, ne annusò il profumo.

La ragazzina poté udire un rumore di piante smuoversi, ma non c'era vento lì, a parte quello prodotto dai movimenti delle cascate. Infatti fu qualcuno a muovere quelle erbacce: era Sans, che a passo lento si avvicinava a lei.

- vedo che ti piacciono gli echoflowers.- le disse, con tono calmo, sorridendo come al suo solito.

La bambina notò Sans avvicinarsi, e in quel momento si sentì più sicura e meno sperduta. Tornò a fissare i fiori.

- Echo... Echo flowers hai detto?- domandò confusa.

- già. si chiamano così per un determinato motivo... perché non provi a toccarne uno? così lo scoprirai da te.- continuò con un risolino, rivolgendo il palmo della mano verso il fiore, come a volerla invitare ulteriormente a toccarlo.

La bambina annuì, avvicinando la mano un po' timorosa. Dopo tutto quel che era accaduto non le sarebbe parso tanto strano che quell'adorabile fiorellino potesse trasformarsi in qualche creatura orrenda e assetata di sangue. Quando la sua mano sfiorò il fiore, da esso ne uscì una voce echeggiante, sembrava quella di un giovane mostro. La ragazzina si allontanò quasi con un balzo, sorpresa, per poi guardarsi attorno confusa.

- Quel... Quel coso ha appena parlato?!- domandò incredula, tornando a fissare il fiore.

- già. gli echoflowers possono assorbire i suoni e quando vengono toccati li rilasciano. Spesso e volentieri i mostri li usano per lasciare delle ultime parole prima di morire, o per fare qualche dichiarazione d'amore...- raccontò, passandosi la punta del mignolo destro fra un paio di denti.

- Oh... questo è... davvero interessante!- esclamò stupefatta, iniziando a osservare il fiore da più angolazioni.

Le venne in mente quel fiore che aveva incontrato alle rovine.

"No. Non può essere un echo Flower, era completamente diverso." pensò. Poi si ricordò degli strani fiori luminosi che le erano cresciuti sui capelli. Con gli occhi sgranati si prese una ciocca dove ne erano cresciuti un paio e li confrontò con il fiore.

- ... ... Ma...- mormorò quasi scioccata.

- oh, te ne sei messa ancora fra i capelli?- domandò, rimettendosi le mani in tasca e avvicinandosi per guardarle la testa da vicino.

- No, no! Non li ho messi io fra i capelli!- spiegò agitata, indicandoli con la mano tremante- Sono... sono apparsi dal nulla, non so nemmeno come... e sembrano essere anche aumentati!

- i fiori devono piacerti davvero tanto se stanno iniziando a sbucare fuori anche dalla tua testa, heheheh...- scherzò ridacchiando, toccandole la testa con l'indice destro più volte.

- Sto parlando seriamente!!- sbottò, più imbarazzata che innervosita.

- in ogni caso, fai attenzione... ho sentito che si possono fare brutti incontri da queste parti.- le disse, scompigliandole un pochino i capelli sulla cima del capo.

La bimba lo capì al volo ricordando le parole di Papyrus, dopodiché annuì silenziosa.

- adesso dovrei tornare al mio lavoro, tu cerca di evitare di cacciarti nei guai...- concluse col suo solito tono svogliato, per poi sparire improvvisamente fra le piante alte.

Sfigghy sospirò, per poi riprendere il cammino. Doveva assolutamente sbrigarsi, perché voleva evitare incontri indesiderati.

Quando la bambina ricominciò a muoversi, altri ciuffi di erba alta iniziarono a muoversi in maniera decisamente più caotica. Dopo un po' ne venne fuori un piccolo mostro mostro giallo, che indossava uno strano impermeabile a forma di pesce. Somigliava a una specie di lucertola, quasi fosse un piccolo dinosauro. Quando spuntò dall'erba, di fronte alla ragazzina, inciampò tutto d'un tratto, andando a sbattere col muso sul terreno. La piccola, allarmata, si precipitò dal piccolo mostro.

- Oh no! S-Stai... stai bene?- domandò preoccupata, abbassandosi per cercare di aiutarlo ad alzarsi.

- Fuah! Sì, tutto bene! Non ti preoccupare, mi succede sempre...- rispose con tono tranquillo, sputacchiando un po' di terra, poi continuò a parlare con tono più allegro- Ti ringrazio comunque per l'aiuto e... uuuh, ma porti il maglioncino a righe! Questo significa che sei una bambina, proprio come me!

- A-Ahemm... s-sìì...- mormorò sorridendo confusa, non vedendolo indossare un maglione a righe.

- Io mi chiamo Monster Kid! E tu?- domandò cordialmente.

- Oh... Io mi chiamo Sfigghy, piacere di conoscerti!- gli disse tendendo la mano verso di lui. Poi però notò che lui era privo di braccia così tirò indietro la mano con imbarazzo- U-Uhm... bene... huh... sei... sei il primo bambino che incontro, sai?

- Davvero?! Immagino che tu non sia passata dalla città allora, lì è pieno di bambini!- disse lui, dondolandosi e tenendo lo sguardo fisso sulla ragazzina. Dopodiché, domandò curioso- Tu da dove vieni?

- Oh... uhm... non ha molta importanza, però devo arrivare a Hotland...- rispose tormentandosi le mani.

- Allora sei fortunata! Non è molto distante da qui! Certo, c'è da camminare un po', però è abbastanza semplice il percorso! Se vuoi posso accompagnarti, anche io devo andare in quella direzione!- propose lui, con il suo solito entusiasmo.

- Sarebbe davvero generoso da parte tua, grazie!- gli disse sorridendogli, già più rilassata.

- Allora andiamo! Non perdiamo tempo! Restami vicino, così potrai vedere dove mettere i piedi senza cadere nelle pozzanghere!- la incitò lui, iniziando a camminare verso un piccolo sentiero fra l'erba.

E così Sfigghy iniziò a seguire il piccolo mostro, guardandolo ogni tanto incuriosita, per via di quel buffo aspetto.

- Quell'impermeabile è davvero carino!- commentò allegra.

- Oh ti ringrazio! Rappresenta la mia eroina! Sai, lei combatte i cattivi! E' davvero forte! Un giorno voglio essere proprio come lei!- esclamò emozionato, iniziando a parlare del suo idolo.

- La... la tua eroina?- domandò incuriosita, inclinando la testa d'un lato- Esiste una donna pesce da queste parti?

- Certo! Lei usa le lance fatte di magia! E trafigge i cattivi in un lampo! SWISH! SBAM! BANG! Li fa fuori tutti! E' troooppo forte!- decantò ancora, con grande allegria.

- Davvero? Che forza!- esclamò lei, ricordandosi però, solo un attimo dopo, che anche lei faceva parte della categoria dei cattivi. Deglutì.

- E poi ha un'armatura fighissima! Tutta metallizzata, ed ha un sacco di cicatrici!- continuava a parlare beato, scodinzolando felice.

Sfigghy continuava ad ascoltarlo, catturata dal discorso, mentre qualcosa iniziò a muoversi dietro di loro. I due poterono sentire ogni tanto degli strani suoni che echeggiavano, simili ad ululati soffocati e distorti.

La bambina impallidì irrigidendosi, facendo un espressione inquieta.

- Che... Che che che co-cosa è stato?- balbettò, quasi incapace di muoversi.

- Io non lo so... Non ho mai sentito di animali o mostri con questi strani versi...- rispose Monster Kid, sudando freddo e avvicinandosi alla bambina.

Quei versi orrendi si fecero sempre più sentire, e i due capirono ben presto che qualsiasi cosa stesse emettendo quei suoni, li stava seguendo, ed era proprio dietro di loro.

Sfigghy si voltò verso Monster Kid con espressione terrorizzata, non sapendo cosa fare.

- F-forse è m-m-meglio se camminiamo più velociiii...- disse lui, con voce tremolante.

Proprio in quell'istante, il mostro dietro di loro emise un grido talmente spaventoso che i due saltarono. Quando si voltarono videro una creatura enorme, dal colore grigiastro e dall'aspetto mostruoso e deforme. Sembrava un enorme cane dotato di sei arti, sul cui muso vi era presente un enorme cavità, forse la bocca, che sembrava aver ingoiato tutta la faccia.

Era dotato di una strana imbracatura con numerosi tentacoli metallici sulla schiena.

Il mostro gridò nuovamente mentre Sfigghy restò a fissarlo immobile, tremando come una foglia.

- C-c-c-cosè quello schifo...??- chiese il piccolino, tremando anche lui.

- N... N... Non lo so... ma...

Il mostro sembrò prepararsi a caricarli.

- ... È IL MOMENTO DI CORREREEEEE!!!- gridò terrorizzata, prendendo Monster Kid per un lembo dell'impermeabile e correndo via- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

Entrambi i bambini gridavano forte, correndo al più non posso. Monster Kid però si accorse che Sfigghy stava correndo nella direzione errata, Hotland non era da quella parte, ma parlare gli era impossibile a causa della paura. Vedendo i due dividersi, il mostro frenò la sua corsa, confuso. Poi riprese a correre nella direzione dove Sfigghy stava scappando.

 

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Capitolo 10
*** Gerson ***


Il giovane mostro capitò nei pressi di una delle cascate più piccole. Finì per inciampare di nuovo e sbattere violentemente il muso a terra, più del solito a causa della corsa furiosa di prima.

- Ohi ohi...- mormorò lui, trattenendo le lacrime. Il piccolo si alzò con fatica dal suolo e si appoggiò alle rocce accanto alla cascata.

- Accidenti... l'ho persa...- disse a bassa voce, mortificato.

Infatti ora Monster Kid era da solo. Non c'era più traccia della bambina che aveva conosciuto, né di quella creatura deforme che lo stava rincorrendo. Il luogo in cui era isolato e silenzioso, l'unico suono che lui riusciva a percepire era quello delle piccole cascate. Sul piccolo corso d'acqua c'erano varie pietre sporgenti, e Monster Kid poté notare qualcosa di nero impigliato fra due di esse.

Quando il ragazzino si sporse con lo sguardo, notò che era una benda da occhio, proprio come quella della sua eroina. Tutto eccitato dalla scoperta la raccolse con la bocca per poi sedersi, lasciandola cadere sul piccolo impermeabile, e giochicchiandovi con la coda.

- Ohhh che forza!!- esclamò con felicità.

Subito dopo si sentirono dei passi lenti dietro di lui. Non sembravano quelli dell'abominio che lo seguito precedentemente, ma di un comune mostro. Il ragazzino riafferrò la benda in bocca, si alzò e si voltò per vedere chi stesse arrivando dietro di lui, e ciò che vide era un mostro simile ad una lucertola bipede. Aveva un braccio meccanico e indossava un camice da laboratorio, troppo grande per lei, rovinato ai bordi.

Il giovane mostro poté capire subito che si trattava della scienziata del re. Non giravano voci molto buone su di lei per via del suo comportamento strano, e solitamente le persone le stavano alla larga.

La scienziata si fermò a pochi passi da lui, guardando Monster Kid con un espressione austera. Il piccoletto impallidì, ricordando quelle dicerie e, riprendendo a tremare, provò a parlare.

- B-buongiorno signora...

- Oh... Buongiorno piccolino.- gli disse mostrando i denti con un piccolo sorriso, la sua espressione metteva i brividi. Il bagliore dell'acqua di waterfall veniva riflesso dalla lente del monocolo, e ciò metteva ancora più inquietudine- Cosa ci fai qui tutto solo?

- Io... Io stavo scappando da un mostro spaventoso con una amica... Ma l'ho persa durante la fuga e... Mi sono ritrovato qui...- raccontava con un nodo alla gola, tremando con le gambe.

Alphys alzò le sopracciglia, simulando un espressione sorpresa- ... Oh, ma è terribile. Però... credo sia meglio che tu non lo dica a nessuno...- disse passandosi un lembo del camice sul braccio meccanico, quasi come se volesse lucidarlo.

- E p-perchè non dovrei? La mamma mi dice sempre di raccontarle tutto...- rispose timoroso.

- Credi davvero che la tua mammina possa credere a questa storia così assurda?- domandò tornando a guardarlo con un sorriso storto, aggrottando le sopracciglia.

- M-m-mia mamma si fida di me...!- rispose, aggrottando le sopracciglia e facendo un passo indietro.

- Non ne sarei tanto sicura...- gli disse avvicinandosi lentamente a lui. Fu in quel momento che notò l'oggetto che il mostriciattolo stava stringendo fra i denti. Sgranò appena gli occhi, aprendo un po' le labbra, sorpresa e pallida. Poi, senza cambiare espressione o staccare gli occhi dalla benda, si avvicinò ulteriormente- Cosa... che cos'è... quello... ?

Il ragazzino, capendo subito a cosa si stesse riferendo, rispose- È una b-benda. L'ho trovata fra le piante, vicino a questa cascata...

L'espressione di Alphys si fece più seria, spostando lo sguardo verso il corso d'acqua. Corrucciò la fronte in un espressione quasi angosciata e, bruscamente, si precipitò verso la riva, per poi chinarsi e muovere le mani nell'acqua, come se stesse cercando qualcosa. L'acqua veniva schizzata ovunque, facendo un gran fracasso. Il piccolo fece uno sguardo ancora più confuso, allontanandosi più che poteva da quella lucertola.

Pochi istanti dopo Alphys, realizzando che non c'era nient'altro, chinò la testa, iniziando ad emettere dei suoni che assomigliavano a una risata, ma anche a dei singhiozzi. Voltò lentamente il capo in direzione del mostriciattolo. L'ombra sul viso occultava la sua espressione, era possibile vedere soltanto il bagliore rosso dell'occhio sinistro- Tu... dove credi di andare?

Il piccolo si immobilizzò di nuovo, terrorizzato da quello sguardo- Io... Io... Io voglio andare a casa...- rispose con voce soffocata dalla paura.

- ... Huhuh... sicuramente... non preoccuparti, tornerai a casa, ma solo ad una condizione...- disse alzandosi in piedi barcollando- Dammi quella benda.

- Cosa... NO! E'-è il mio tesoro, l'ho trovata io! Trovane una per fatti tuoi!- disse con fare arrabbiato, indietreggiando ulteriormente.

- È il mio ultimo avvertimento... dammela...- disse iniziando a camminare a grandi passi verso di lui, con un sorriso davvero inquietante.

- NO!!- gridò lui più forte, mentre i suoi occhi diventavano lucidi.

- Non costringermi a ricorrere alla forza!!- esclamò lei, preparandosi ad acchiappare il poveretto.

Il piccolo mostro provò a tentare la fuga, prendendo la rincorse e scivolandole sotto le gambe, ma non aveva considerato che la lucertola avesse delle gambe così grandi, che lo avevano bloccato. A quel punto realizzò di essere spacciato.

Alphys afferrò il mostro per il cappucciò e lo sollevò a mezz'aria.

- Ti avevo avvertito~ - disse con tono cantilentante, sfoderando nuovamente quel sorriso spaventoso.

Monster Kid si agitò parecchio con le gambe, cercando di sferrare qualche calcio a casaccio, l'unica cosa che riuscì a fare però, fu solo fare un piccolo graffio con le unghie dei piedi sulla guancia sinistra della lucertola. La scienziata avvicinò una mano, ancora sporca di fango, al muso di Monster kid e, posando le dita sulle guance, fece pressione in modo da forzarlo ad aprire la bocca- Mollalo... subito...

Il piccolo sussultava agitato, mentre lacrime di terrore iniziarono a rigargli il viso. Non voleva mollare il suo prezioso tesoro, ma più resisteva, più quella presa iniziava a fargli male, finì quindi con l'aprire forzatamente la bocca, lasciando cadere la benda a terra ed emettendo piccoli versetti di dolore.

- ... Eccellente.- disse soddisfatta, lanciando il mostro in acqua. Poi si chinò per prendere la benda, che esaminò girandola e rigirandola fra le mani.

Monster Kid rispuntò dall'acqua, tossendo per l'impatto pesante ed improvviso. Cercò di riprendersi il più in fretta possibile e quando vide la scienziata maneggiare la benda, gli sarebbe venuta voglia di scoppiare in lacrime, ma resistette. L'ultimo tentativo che fece fu quello di caricarla e colpirla con una testata alle spalle, ma naturalmente, con la sua forza minuta servì a pochissimo.

Alphys si voltò con la testa verso il piccolo, fingendo un espressione dispiaciuta- Oh... mi dispiace molto. Comunque devo ringraziarti davvero tanto, senza di te non sarei mai riuscita a portarmi così avanti... Ti devo un pacco di caramelle.- ridacchiò divertita, allontanandosi verso l'erba alta, canticchiando un motivetto dissonante.

Il piccolo rimase a terra dopo l'impatto, cadendo all'indietro e iniziando a lacrimare in silenzio, per poi scoppiare in un pianto ben più rumoroso che continuò per un po' di minuti, si fermò solo quando sentì altri passi nell'erba alta, molto più pesanti di quelli di Alphys, credeva che un altro mostro spaventoso fosse arrivato per fargli del male. Il giovane mostro indietreggiò ancora più impaurito, ma smise di muoversi quando vide che dall'erba, spuntò un soldato del re in armatura scintillante, ma non era un militare come gli altri, dallo stendardo che portava sul davanti il piccolo capì subito di chi si trattava.

- Santo cielo, cos'è tutto questo baccano? Non mi è mai capitato di sentire un simile macello durante la mia ronda pomeridiana.- disse, sotto il grosso elmo di metallo che ne occultava il viso. La sua armatura sembrava abbastanza standard, ma ciò che lo distingueva dagli altri era proprio l'elmo e un grosso guscio metallico sulla schiena, che ricordava molto quello di una tartaruga. Quando il soldato guardò il ragazzino con il volto rigato dalle lacrime se ne sorprese.

- Ragazzino! Che ci fai qui?- domandò rimuovendo l'elmo, rivelando proprio il volto di una tartaruga, con due grossi sopracciglioni bianchi, così come un pizzetto dello stesso colore. Il piccolo mostro sorrise tutto d'un tratto, cercando di smettere di piangere.

- T-tu sei... Un generale della guarda reale, sniff! Tu sei GERSON!- esclamò sorpreso.

- Proprio così, ma cosa ti è successo? Perché piangevi in quel modo?- chiese la tartaruga, inginocchiandosi davanti a lui.

- Sniff... L-la scienziata di corte... Mi ha rubato il tesoro... Mi ha aggredito, mi ha gettato nell'acqua e poi me l'ha preso!

- Davvero?- domandò con fare sospettoso. Gerson aveva già udito in passato di denunce simili, ma non era mai riuscito ad accertarsene, ma se perfino un bambino ne parlava in quel modo, probabilmente c'era un fondo di verità nei suoi sospetti e su tutte quelle voci.

Il piccoletto annuì col capo, continuando a tirare su il muco con il naso. Il capitano allora gli diede un fazzoletto e lo tirò su con le sue possenti braccia, facendolo accomodare sul braccio destro

- Deve essere stato spaventoso, ma non hai provato a reagire?

- Si che ho provato! Le ho graffiato la faccia e poi l'ho caricata con una spinta! Ma non è servito a nulla... Sono un incapace...- rispose il giovane mostro, con tono malinconico.

- Però ci hai provato! E questo non vuol dire essere incapaci! Vuol dire essere coraggiosi!- gli rispose con tono incoraggiante, pulendogli gli occhi dalle lacrime con un dito.

-Dice sul serio signore?

- Altroché! E per dimostrartelo, ti darò una cosa!- disse con tono allegro, infilando la mano in una piccola sacca che portava sulla cintura. Ne tirò fuori una piccola spilla, raffigurante lo stendardo del regno.

- Questo è un distintivo che diamo ai novizi della guardia reale e chi ha tanto coraggio come te, se lo merita sicuramente!- continuò, affissandoglielo sul piccolo impermeabile.

- Yooo! E' fighissimo!- esclamò felice, osservando quella spilla dorata luccicare.

- Ora anche tu sei una guardia reale anche tu! E se ti impegnerai, potrai venire in ronda con me prima o poi!

- DAVVERO?! Grazie signore! Grazie mille!

- Eheheh! Ora però torna a casa, i tuoi genitori ti staranno aspettando.

- Certo!... Oh! Un'ultima cosa! Prima che la scienziata arrivasse, io e una mia amica siamo stati attaccati da un mostro enorme ed aggressivo! Aveva degli strani aggeggi addosso!

- Ne sei sicuro?

- Si! Siamo scappati via e nel farlo ci siamo persi di vista...

- Mhhh capisco... Ora però vai, del resto me ne occuperò io!

- Certo!- rispose entusiasta, zompettando di qua e di là- Urrà! Sono una guardia realeee!

Monster Kid gridava allontanandosi, mentre Gerson riassunse un'espressione molto preoccupata, pensando alle parole di quel piccolo mostro. Stava succedendo qualcosa di davvero serio lì intorno e lui doveva fare chiarezza su tutto ciò.

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Capitolo 11
*** Burgerpants ***


Sfigghy si era gettata in mezzo ad alcuni cespugli di erba alta per nascondersi da quell'abominio che la seguiva.

Sembrava aver seminato quella creatura deforme, che era rimasta indietro dal momento in cui lei si era divisa da Monster Kid, perdendolo di vista.

La piccola cercava di prendere fiato da quella terribile corsa, accucciata in mezzo all'erba azzurra. Pochi istanti dopo che sospirò con sollievo, convinta di averla scampata, sentì nuovamente quei versi orrendi: il mostro era lì, e avanzava lentamente in mezzo all'erba alta verso di lei, sporcando le piante con la sostanza grigia e informe di cui era composto.

Sfigghy sgranò gli occhi, voltando la testa verso la direzione di quei suoni, e quando intravide la creatura deforme fra i fili d'erba impallidì, e pensò davvero che quella fosse la sua fine.

- N-No... No... Noo...- mormorava con un filo di voce e lacrimando, mentre arretrava lentamente, con la forza delle braccia e i piedi, non avendo la forza o il coraggio di alzarsi in piedi e correre.

L'essere continuava ad avanzare lentamente, quasi come se stesse pregustando il momento prima di attaccare, ma dopo qualche altro passo, si poterono udire altri molto veloci concatenarsi uno dietro l'altro, qualcuno stava correndo in quella direzione. Prima che la ragazzina potesse rendersene conto, qualcuno o qualcosa aveva già colpito quell'essere mostruoso, facendolo barcollare all'indietro. Davanti alla bambina si presentò una figura magra e alta, era possibile distinguere del pelo e due grandi orecchie che si muovevano a scatti, ruotando e piegandosi di tanto in tanto. L'individuo era vestito con una divisa di color grigio scuro con canottiera e pantaloni di tuta, portava uno zainetto sulla schiena e una piccola sacca legata alla coscia sinistra, indossava due stivali con suola e punte in metallo, due guanti da combattimento corpo a corpo, una protezione di metallo per la spalla sinistra, per finire, la ragazzina, quando il misterioso individuo si voltò, notò una maschera nera che gli copriva gli occhi e notando il suo volto, sembrava essere un gatto antropomorfo.

- Finalmente ti ho trovato...- sbuffò con voce rauca, tenendo in bocca un mozzicone acceso di sigaretta.

Sfigghy guardò in direzione del gatto, immobilizzata. Non sapeva come reagire, perché quel mostro sembrava averla salvata. Non gli sembrava una minaccia.

Il mostro fece qualche passo avanti verso di lei, sbuffando il fumo di sigaretta e schiarendosi la gola.

- Già, non ci sono dubbi.- mormorò, tirando fuori una fotografia ritraente la bambina, dalla tasca dei pantaloni, per poi continuare a parlare con un espressione più minacciosa- Mi hai dato un bel po' di grattacapi per trovarti, ne hanno sguinzagliati di agenti prima di rintracciarti.

La bambina in quel momento capì che quel mostro non sembrava essere proprio amichevole. Arretrò spaventata, guardandolo pallida e sudata, con il cuore in gola.

- Dunque, se stai ferma e ti lasci prendere, prometto che soffrirai pochissimo... Se invece inizi a scappare mi complicherai le cose, e a me non piace quando questo accade, sono già abbastanza stressato.- concluse il mostro, scrocchiandosi le nocche.

- … NO!!- gridò Sfigghy, scattando in piedi e iniziando a correre via, urlando terrorizzata.

- EHI TORNA QUI PICCOLA PESTE!- esclamò il mostro con fare furente, iniziando ad inseguirla. Le gambe lunghe gli permettevano di correre a una velocità davvero impressionante, non fece fatica ad affiancare la bambina- LASCIATI PRENDERE E BASTA!- gridò ancora, cercando di afferrarla con gli artigli.

- NOO!- la bambina gridò in lacrime, cambiando direzione più volte e in modo confuso, cercando di non farsi prendere- LASCIAMI ANDARE! VOGLIO TORNARE A CASA!!

- E STA FERMA! COSI' MI FAI VENIRE L'EMICRANIA!!- rispose, cercando di saltarle addosso per prenderla, ma i movimenti imprevedibili della bambina permisero a quest'ultima di sfuggire a tutti gli attacchi.

- MEGLIO UN'EMICRANIA CHE QUESTO!!- gridò disperatamente, tirandogli un calcio in mezzo alle gambe del gatto. Quest'ultimo lanciò un atroce grido di dolore, iniziando a rallentare per il colpo e accasciandosi in ginocchio, appoggiando la testa a terra ed emettendo dei lamenti.

- Ggghhh... mocciosa... Questa me la paghi... Uuuuurgh...

La bambina si coprì il volto con le mani, realizzando ciò che aveva fatto.

- O-Oh no... Mi... mi dispiace, non vole...- ma in quel momento Sfigghy cambiò espressione e tornò a fissarlo furiosa- ... E invece no! NO! NON MI DISPIACE AFFATTO, BRUTTO GATTO DEL CAVOLO! RINGRAZIA DIO CHE NON TI RIEMPA IL MUSO DI CALCI!! GATTO CATTIVO!- gridò riprendendo a correre via prima che il gatto potesse rialzarsi in piedi.

Il mostro provò a rialzarsi per inseguirla, con parecchia fatica, tenendosi l'inguine coperto dalla mano sinistra.

- La prossima volta... Prendo anche la conchiglia in dotazione con la divisa...- mormorò, riprendendo l'inseguimento della bambina e correndo un po' disagiatamente, a causa del dolore ancora presente.

La bambina si guardò alle spalle e, vedendo che il mostro la seguiva lentamente, sorrise speranzosa. Proseguì giungendo fino a quello che sembrava un ponte poco stabile.

Preoccupata si guardò alle spalle, e quando vide il gatto riprendere a correre più velocemente, capì di avere poca scelta. Iniziò ad avanzare sul ponte che sembrava dondolare ad ogni suo passo. Si teneva attaccata alle corde ai lati, tremante e pallida, cercando di non guardare in basso.

"Più veloce, più veloce! Devo andare più veloce !"

- EHI! EHIEHIEHI! SEI PAZZA?! QUESTO PONTE PO' CROLLARE DA UN MOMENTO ALL'ALTRO, TU MI SERVI VIVA!- gridò il gatto dall'altra parte, non trovando il coraggio di mettere una zampa su quel ponte pericolante.

- CHE IMPORTANZA HA?! VIVA O MORTA A NESSUNO QUI IMPORTA DI ME! MI VOLETE TUTTI UCCIDERE PER QUALCOSA CHE NON HO FATTO! SE DOVRÀ FINIRE IN QUESTO MODO, A QUESTO PUNTO PREFERISCO MORIRE PROVANDO A SCAPPARE!!- gridava disperata mentre le lacrime le scendevano copiosamente lungo le guance, tenendosi aggrappata alle corde. Quelle parole sembravano pieno di orgoglio, ma in realtà era così terrorizzata che non aveva il coraggio di fare un ulteriore passo avanti o indietro.

- MA SEI SERIA?! URGH AL DIAVOLO!- esclamò camminando avanti a indietro per la sporgenza, cercando di trovare un modo per raggiungerla. Notò che il ponte aveva 6 corde di sostegno, due delle quali erano sospese in aria da una parte all'altra, legate a delle strutture di legno, con quelle poteva raggiungere la ragazzina senza toccare il ponte vero e proprio. Dunque spiccò un piccolo balzo ed iniziò ad avvicinarsi, spostandosi in avanti sulla corda come un bruco su una foglia a testa in giù.

La bambina non sapeva bene cosa fare. Lasciarsi acchiappare da quel gatto sembrava essere l'unica via di salvezza, ma anche una condanna da cui non aveva scampo. Restò a fissarlo pallida, con la ginocchia tremanti.

- Bene, ora non muoverti! Ti prendo al volo e poi andiamo tutti e due dal boss... Voglio solo finire questa dannata giornata di lavoro, timbrare il cartellino e tornarmene a casa a rilassarmi...- borbottò lui, avvicinandosi sempre di più e iniziando a tendere la mano destra verso di lei.

La piccola guardò il mostro farsi sempre più vicino e tenderle la mano. Sfigghy non ne poteva più di stare su quel ponte traballante, così scelse di accettare l'aiuto del gatto in costume. Avrebbe trovato un modo per scappare prima o poi, o per convincerlo a lasciarla andare, come aveva fatto con gli altri mostri, l'unica cosa che adesso voleva era tirarsi fuori da quella situazione. La bambina tese la mano verso di lui, mettendosi in punta di piedi per avvicinarsi di più.

In quel momento però, il pezzo del ponte di legno su cui stava facendo pressione con i piedi cedette. Sgranò gli occhi guardando ancora in volto il mostro, capendo che quella era la sua fine.

Sfigghy precipitò nel vuoto, insieme a quella parte del ponte, ormai ridotto in frantumi.

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Capitolo 12
*** Chi sei? ***


Tutto era bianco.

Non un bianco accecante, era più un grigio chiaro e inconsistente, come quando ti trovi in un luogo pieno di nebbia e non riesci a distinguere l'ambiente attorno a te.

Sfigghy galleggiava immobile in quel grigiore, con la testa svuotata dai pensieri.

Non riusciva a ricordare nulla, se non il momento in cui il ponte le era ceduto da sotto i suoi piedi, per poi crollare e cadere a pezzi, trascinando la bambina nell'abisso.

Quel frammento di ricordo sembrava essere tutto quel che le restava, assieme a una convinzione.

"È finita." pensò rassegnata, però quella convinzione non sembrava spaventarla più di tanto. Le sembrava soltanto molto irreale.

Come poteva essere morta? Il fiore le aveva detto di avere un potere, e nonostante Flowey non sembrava essere un tipo affidabile, sapeva che non poteva avergli mentito, perché quel potere lo aveva testato lei stessa.

Il potere di rifiutare la morte e tornare a vivere.

Il potere di tornare indietro e cambiare il futuro.

Ma allora cosa ci faceva lì, in quello strano limbo?

Ad un certo punto lo spazio circostante a lei iniziò a mutare. Pochi istanti dopo la ragazzina si ritrovò in uno luogo completamente diverso, stavolta molto più definito. Sfigghy adesso era in quello che sembrava un salotto invaso dalle fiamme. Quel luogo le era del tutto estraneo, non ricordava di essere mai stata lì. C'era puzza di bruciato e il fumo le faceva lacrimare gli occhi. "Oh no, e adesso dove mi trovo?" pensò la bimba guardandosi attorno allarmata, cercando una via d'uscita. Quando vide la porta, dalla forma alquanto bizzarra che ricordava vagamente i denti serrati di un probabile mostro, si precipitò da essa col fiatone. Provò ad aprirla, battendo i pugni su di essa, ma pareva che la porta non ne volesse sapere di aprirsi.

- Aiuto! Aiutatemi! Tiratemi fuori da qui!!- gridò con tutto il fiato, terrorizzata.

In quel momento Sfigghy udì un suono di passi piuttosto pesanti provenire dietro di lei. Rabbrividì.

- ... Dove credi di andare?- domandò una voce femminile piuttosto profonda, del tutto nuova alla bambina. Quest'ultima, intimorita da quel tono severo, quasi minaccioso, si voltò lentamente verso la direzione di quella voce, sgranando gli occhi e tenendo i denti stretti.

Quando si voltò, vide una creatura umanoide fissarla a braccia conserte. Sembrava quasi una donna umana, ma la sua pelle era azzurra, il volto era privo di naso. Aveva i capelli color fuoco raccolti in una coda alta e le orecchie erano sostituite da quelle che sembravano essere due pinne di un pesce. Indossava dei semplici jeans e una canottiera nera, uno degli occhi era coperto da una benda nera.

La donna fissava Sfigghy tamburellando le dita sul braccio sinistro, serrando ancora di più l'unico occhio in vista, facendolo diventare una fessura.

La piccola non sapeva cosa fare, tremava spaventata guardando quella figura che le metteva così tanta soggezione.

-... T-Ti prego, n... non uccidermi...- mormorò Sfigghy, aggrottando le sopracciglia- voglio soltanto uscire da questa casa in fiamme.

- Non prima che avremo parlato!- disse la strana donna con tono severo, corrucciando ancora di più la fronte.

- M-Ma... ma nel frattempo le fiamme mi divoreranno e moriremo tutte e due...

- Io non posso morire, al massimo sarai tu quella a ridursi in un piccolo pezzo di carbone!- disse sorridendo e mostrando i denti aguzzi. Quell'espressione parve alla bambina buffa quanto spaventosa. Gli occhi di Sfigghy si fecero sempre più umidi e iniziò a piangere, di fronte allo sguardo stupito di quel mostro.

- Ti... Ti prego, io non voglio morire! Non bastava bruciarmi la faccia e cadere in un precipizio, adesso devo anche bruciare fra le fiamme dell'inferno!!?? Noooo, non è giustooo!!!- si lamentò iniziando a singhiozzare, nel più completo panico- Nooo, nooooo!!

La donna pesce guardò con gli occhi sbarrati la bambina disperarsi e agitarsi, dopodiché alzò gli occhi al cielo, sollevando il labbro in un espressione quasi disgustata.

- Per l'amor del cielo, SMETTILA DI FRIGNARE COME UNA POPPANTE!- strillò incurvandosi verso il basso, quasi chiudendo le mani a pugno- ALLA TUA ETÀ SOLLEVAVO I MASSI E LI SCAGLIAVO ADDOSSO ALLE PAPPEMOLLI COME TE!

La smorfia isterica sul suo volto sembrava quasi un sorriso, ma non era affatto rassicurante. La bambina la guardava pallida e in silenzio, continuando a lacrimare in silenzio.

Dopodiché il mostro sospirò e si coprì il volto con la mano, massaggiandosi le tempie.

- ... Maledizione, sei davvero un disastro... avanti, siediti al tavolo, abbiamo poco tempo.- disse indicando il tavolo e sedendosi su una sedia.

Sfigghy guardò il tavolo poco distante dalle fiamme, e si irrigidì ancora di più- M-Ma... rischierò di bruciarmi così...

- Pazienza. Sono già caduti otto umani prima di te, ne arriveranno altri, ormai ci ho fatto l'abitudine... il nostro destino non dipende di certo da te. -disse mentre si grattava uno dei denti affilati con una delle sue lunghe unghie nere.

La bambina sospirò e, non trovando alternative, si avvicinò all'unico posto rimasto, la sedia al lato opposto dove il mostro sedeva. Si sedette tremolante, aspettandosi che il tavolo prendesse fuoco da un momento all'altro.

La donna posò il mento sulle mani, e guardando la bambina con un espressione seria. Sospirò chiudendo gli occhi.

- Okay... quello che volevo dirti è che... non sei un totale disastro.

Sfigghy guardò con un espressione sorpresa e confusa al tempo stesso quel mostro.

Sembrava così minacciosa all'inizio, sembrava volersi prendere gioco di lei e ora le stava dicendo una cosa del tutto diversa.

Non sapendo che altro fare, continuò ad ascoltare.

- Infatti sei arrivata fin qui affrontando vari mostri e non hai ancora ucciso nessuno...- continuò con un piccolo sorriso per poi strizzare un po' l'occhio- ... più o meno.

La bambina impallidì a quell'ultima frase, capendo a cosa si stesse riferendo.

- Però hey, gli incidenti possono accadere, e sei riuscita a trovare una soluzione! E quel calcio in mezzo ai gioielli di quel gattaccio, FUHUHUHUH! QUELLA È LA MIA PARTE PREFERITA!! SEI FORTE!!

La bambina aggrottò la fronte incredula, sgranando gli occhi- T-Tu... mi hai vista?

- Se ti ho vista? Io ti osservo sempre! Anche quando sei scappata da quei froggit nelle rovine... quello si che era pietoso...- rispose sogghignando beffarda, abbassandosi con tutta la testa sul tavolo.- ... Ho visto anche quando hai detto la verità a Papyrus... sei stata molto coraggiosa.- disse socchiudendo gli occhi, sorridendo quasi malinconica.

La bambina la guardò aggrottando le sopracciglia, ricordandosi del sorriso di quello scheletro e dell'abbraccio che si erano dati prima di dividersi. Chissà se lo avrebbe più rivisto.

- Comunque sono qui per parlarti di una cosa... è piuttosto complicata da spiegare, e non ho abbastanza tempo per spiegarti tutto... Però per ora cercherò di avvertirti come posso...- disse iniziando a guardarla con uno sguardo più serio.

- Va... va bene...- annuì la bambina, intimorita.

La donna sospirò profondamente, per poi riprendere a parlare.

- Vedi, qui nel sottosuolo... c'è... un mostro davvero pericoloso e desideroso ucciderti.

Sfigghy alzò gli occhi al cielo, posando la guancia sul pugno- Sì, sì, lo so... Asgore, le guardie reali, quel gatto di prima, bla bla... so tutto a memoria...

- No, non sto parlando di loro. Loro non vogliono farti del male, loro provano a ucciderti perché non hanno scelta, è Asgore che lo ha deciso.

- Q-Quindi Asgore vuole uccidermi?

- No! Non vuole, ma si trova costretto a farlo per poter permettere la distruzione della barriera e liberare tutti i mostri.- disse continuando a fissarla negli occhi, con un espressione quasi triste. Poi distolse lo sguardo- Si tratta... di un'altra persona...

La bambina corrucciò la fronte, mordendosi il labbro. Chi poteva mai odiarla così tanto da volerla morta?

- Vedi... molto tempo fa avvenne una grande catastrofe... sono morti tutti, però sono riuscita a salvare tutti...- disse con tono di voce basso, socchiudendo gli occhi- ... Tutti tranne lei. Lei è... rimasta in condizioni pietose, in un luogo a lei sconosciuto, sola e spaventata. Non sono riuscita nemmeno a preservare la sua mente da quei ricordi dolorosi e la sua anima si è ammalata, divorata dalle angosce e dalla tristezza.

Sfigghy l'ascoltava con fare incuriosito e confuso. Le sembrava una di quelle storie dove il cattivo era soltanto un poveretto che aveva subito mille ingiustizie, che a sua volta lo avevano portato a diventare malvagio. Però, perché ce l'aveva tanto con lei? Aveva mille domande che le ronzavano nella mente e si era anche dimenticata delle fiamme nella stanza, che sembravano in qualche modo essersi placate- Accidenti... E-E io cosa dovrei fare?

- È proprio questo ciò di cui volevo parlarti...- rispose il mostro, chiudendo gli occhi- Lei è cambiata molto, però... c'è ancora del buono in lei, e tu... devi salvarla.

- C... Cosa? E come?!- domandò più agitata, aggrottando le sopracciglia.

- Lo scoprirai tu stessa.- rispose l'altra, alzandosi in piedi e sorridendole dolcemente.

- Ma... Ma io non so nemmeno chi è!

- Non posso dirtelo, ti sto ancora mettendo alla prova! Dopo tutto quello che è accaduto non posso permettere un altro genocidio.- abbassò lo sguardo, restando poi in silenzio.

La bambina la guardava sempre più confusa e agitata, la sua testa era piena di punti interrogativi e voleva delle risposte. Si alzò in piedi anche lei, stringendo i pugni- Ma... ma TU... CHI SEI?

- Il tempo è scaduto... devo andare.- le disse sollevando lo sguardo, per poi rivolgere un grande sorriso alla bambina- Ci vedremo molto presto! E ricorda! Non permetterti di fare del male a un singolo mostro, altrimenti... - la donna si portò il dito al collo e mimò un taglio, facendo scorrere l'unghia sulla gola.

Sfigghy impallidì, e in quel momento la finestra iniziò a tremare pericolosamente, spinta da una pressione all'esterno, e quando i vetri si ruppero entrò una gigantesca ondata d'acqua, che travolse la piccola. La bambina ora era totalmente circondata da acqua. La casa doveva sicuramente essersi allagata, eppure non sembrava più di trovarsi in uno spazio chiuso, le sembrava quasi di essere in un oceano. Non c'era più nulla intorno a lei, il tavolo, le sedie, il pianoforte, il mostro, tutto era svanito. Intorno c'era solo e tanta acqua.

Se non si fosse decisa a salire in superficie sarebbe morta annegata. Però era tutto buio e non sapeva quale direzione prendere, inoltre non riusciva a muovere il suo corpo. Però non era totalmente immobile, qualcosa la stava trascinando via. Probabilmente era la corrente del fiume, eppure le sembrava che qualcuno la stesse stringendo a sé con le sue braccia forti, come in un abbraccio delicato e rassicurante.

Forse quel qualcuno la stava portando in salvo.

Un eroe?

Una sirena?

Per un momento le sembrò di vedere i suoi capelli rossi.

Quando Sfigghy aprì gli occhi, vide il cielo di waterfall. Dopo alcuni istanti, confusa, si mise seduta e in quel momento si rese conto di trovarsi su un letto di fiori cresciuti in mezzo all'acqua.

Non sapeva se era più assurdo quello strano sogno o il fatto che dei fiorellini l'avessero salvata da morte certa per una seconda volta.

 

Il true lab era buio e silenzioso. Nessun rumore sembrava distinguersi da quel suono statico che emettevano i macchinari di quel luogo oscuro e freddo. L'aria era pesante, e il forte odore del disinfettante non aiutava affatto.

Intanto, una lucertola in camice da scienziata camminava curva, senza fare il minimo rumore, e teneva in mano una busta. Andò davanti ad una porta, posò la mano sulla maniglia e pensò a lungo prima di entrare. Rimase a fissare il vuoto per qualche secondo, pallida, poi si decise a girare la maniglia, così aprì la porta ed entrò, chiudendo gli occhi.

- B-Buongiorno Undyne!- esclamò Alphys, con un sorriso tirato, allargando le braccia in segno di saluto. Si avvicinò verso una figura nella penombra, in fondo alla stanza che era di piccole dimensioni, tenendo gli occhi chiusi- S-Spero tu abbia dormito bene! ...

...

... Oh, io? C-Certo, ho dormito bene anche io! Anche se effettivamente, ehm, non ho dormito... hehe.

La lucertola si grattò il capo, sudando freddo. Ora era molto più vicina alla sagoma, il cui aspetto era purtroppo ben visibile. Alphys continuava a premere le palpebre fra esse per non guardare, ma anche con gli occhi chiusi le sembrava di vederla- ... P-Perché stavo lavorando... a qualcosa per te.

La lucertola aprì la busta e ci rovistò dentro, poi tirò fuori un vestito lungo e giallino- Ta-da! Ti piace?

Alphys rideva, mostrando con tono fiero il vestito che aveva in mano- Non sono molto brava a cucire, per questo ho passato settimane a guardare vari video e manuali sul cucito. È-È anche per questo che non ho dormito tutta la notte... eheh... infatti mi esercitavo a quell'ora per farti questo vestito... f-fatto... su misura per... te... ... eheh... ehehahah!- rise di nuovo mentre tremava un po'.

- S-Sembra che tu sia... in difficoltà. Lascia che io ti dia una mano! Lo so che vuoi fare tutto da sola, che non ti arrendi mai, ma in certi momenti dovresti lasciare... che qualcuno... ti aiuti...- diceva avvicinandosi ancora di più alla figura informe, poi, in punta di piedi, provò a metterle l'abito.

- A... Avanti! ... muovi un po' quelle braccia... Non lo vuoi indossare questo mio regalo... ?

I suoi occhi si facevano più lucidi. La sostanza informe e appiccicosa sotto le sue dita le faceva ogni volta venire i conati.

Con il nodo alla gola, Alphys non resistette più e aprì gli occhi, guardando quel misero essere mostruoso creato da lei muoversi quasi impercettibilmente, con quel vestitino giallo appoggiato su quelle che dovevano essere le sue spalle.

- S-Sei... molto... bella...- mormorò con gli occhi sbarrati e un sorriso tiratissimo, mentre un fremito iniziò a prendere possesso del suo corpo. Poi le lacrime scesero copiose sul suo viso, e il suo sorriso si trasformò in una smorfia di dolore. Gridando in preda alla disperazione e all'orrore, cadde in ginocchio di fronte alla creatura deforme, iniziando a piangere.

- ... Maledizione! Potevi darmi ascolto per una volta, quando ti dissi di evacuare insieme a me e agli altri! I-Invece hai fatto di testa tua e... e... e guarda cosa sei diventata! E... guarda che cosa ti ho fatto...

Io... io ti odio...

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Capitolo 13
*** Un fantasma molto insicuro ***


Lucy camminava vicino alla riva del fiume. Tremava infreddolita con l'acqua che le arrivava fino alle caviglie, strizzando ogni tanto i lembi del proprio maglione, ormai zuppo.

- Accidenti, di questo passo mi prenderò un raffreddore...- si lamentò tossendo, per poi guardarsi attorno. Il luogo era pieno di oggetti di vario tipo, sembravano essere andati perduti o abbandonati dai proprietari.

Notò fra i tanti oggetti un manichino, uguale a quello nelle rovine ma dall'aspetto più mal ridotto.

Lo guardò a lungo, per poi stringere i denti e urlare.

- Ma in che razza di posto sono finita?!? Detesto tutti, tutti quanti, sopratutto quello stupido gatto! Quel calcio se lo è meritato tutto! Anzi, sai che ti dico?! Quando lo rivedrò gli darò un pugno!- strillò, tirando un pugno sul muso del manichino.

Si lamentò per il dolore, ritraendo la mano e agitandola- OUCH!! Ora anche i manichini ce l'hanno con me!

Il manichino a quel colpo iniziò ad agitarsi e dalle cuciture chiuse iniziarono ad aprirsi due occhi e una bocca. Il manichino a quel punto scosse la testa, per poi fissare la bambina.

- OUCH! MA CHE TI SALTA IN MENTE?! TI SEMBRA GIUSTO COLPIRE LA GENTE PER STRADA?!- esclamò furente.

Sfigghy sobbalzò, ora completamente bianca in volto. Non aveva idea che quel manichino fosse in qualche modo "vivo".

- O-Oh capperi, mi dispiace tanto!!- esclamò impanicata e dispiaciuta, abbassando il capo e congiungendo le mani- Non... Non pensavo che tu fossi un mostro a forma di manichino!!

- CERTO! NESSUNO LO IMMAGINA MAI! GRRRRRRR VI ODIO TUTTI!- gridò ancora, agitandosi.

- Mi... Mi dispiace tanto! So benissimo come ci si sente!- disse lei, ancora pallida, cercando di conversare- E'... E' sempre la stessa storia! Alle persone non interessa nulla di te e di come ti senti, continueranno sempre a farti male!- in quel momento la ragazzina sentì la rabbia provata precedentemente riaffiorare, e presto tornò rossa come un peperone- LI ODIO ANCHE IO!!

A quelle parole il manichino si ammutolì, spalancò gli occhi di pezza e rimase interdetto a fissarla, mentre l'altra riprendeva ad urlare.

- Esattamente!! A loro non interessa se un giorno ci rimetterai la pelle per quel che fanno, anzi, è a quello che puntano!! Ti danno il tormento, non ti danno mai tregua, un minuto per respirare! E quando te ne stai tranquillo tranquillo a prenderti una pausa ecco che spunta un altro rompiscatole!- strinse i pugni fuori di sé, con il fiato corto per via della rabbia- Avevo fatto amicizia con un bambino e un mostro grande e brutto ci ha interrotti! Poi un gatto ha cercato di acchiapparmi in tutti i modi per portarmi chissà dove, ma poi gli ho mostrato qualche mossa di karate! YAAAH! - esclamava iniziando a mimare un calcio, per poi perdere l'equilibrio e cadere a terra sbattendo il sedere- AHIA!

Il manichino, dopo alcuni attimi di silenzio, lanciò un grido molto forte- È PROPRIO VERO, SONO TUTTI DEI DANNATI, MALEDETTISSIMI MENEFREGHISTI!!

- ESATTAMENTE!! SONO CONTENTA CHE QUALCUNO FINALMENTE MI CAPISCA, QUAGGIÙ!- gridò la piccola, un pochino commossa.

- DEVI SPACCARLI! SPACCALI TUTTI!! FAGLIELA PAGARE A QUEI MALEDETTI!- la incitò, saltellando come poteva sul posto.

- È QUELLO CHE FARÒ!!- dichiarò lei, allontanandosi dal manichino dopo averlo salutato con la mano.

Camminava a passo veloce, stringendo i pugni. Ovviamente non voleva fare del male a nessun mostro, ma se avesse incontrato altre creature intenzionate a farla fuori non se ne sarebbe stata con le mani in mano.

Si era stancata di scappare e subire tutto da tutti, era il momento di fare qualcosa.

Si era persa in questi pensieri, mentre scorse in lontananza una figura che riconobbe presto: era Napstablook.

La bambina, felice di rivedere un amici, si avvicinò a lui rallentando il passo, per poi salutarlo con un cenno di mano- Hey!

Il fantasma si voltò svogliatamente in direzione della voce, e quando notò la piccola avvicinarsi salutandolo sorridente, ne rimase alquanto sorpreso- Oh........

- C-Ciao Napstablook!- lo salutò nuovamente, arrossendo un po' per via della timidezza.

- Ciao...- rispose ancora incredulo, per poi inclinarsi un po' da un lato- Tu... Tu ti ricordi di me... ?

- B-Beh sì, ti ho... ti ho incontrato nelle rovine, mentre schiacciavi un pisolino...- disse un po' incerta, aggrottando le sopracciglia- Come mai? Non... non mi riconosci?

- Sicuro sorè, solo che nessuno si ricorda di me... -disse pensieroso, guardando altrove.

Sfigghy fece un piccolo sorriso.

- Mi dispiace... però sappi che io non mi sono dimenticata di te. P-Piuttosto, abiti da queste parti?- domandò guardandosi attorno.

- Sicuro, abito proprio qua dietro l'angolo...- disse il fantasma, voltandosi dall'altra parte pensieroso, per poi riprendere a parlare timidamente- Beh... se ti va puoi passare quando vuoi, tanto non viene mai nessuno a casa mia, a parte un amico...

- O-Oh volentieri! -accettò la ragazzina, con un po' di sollievo. Dopo tutto ciò che le era accaduto aveva bisogno di rilassarsi un pochino e stare con qualcuno che non volesse ucciderla.

Gli occhi del fantasma divennero più grandi quando la bambina pronunciò quelle parole.

- Da... Davvero?- mormorò sorpreso, per poi scuotere la testa- V-Volevo dire... fico.

Sfigghy lo guardò un po' confusa, per poi inclinare il viso d'un lato- Da... Davvero? Sicuro che non disturbo?- domandò insicura.

I due camminarono per poco tempo, fino ad arrivare davanti a una casa bianca dalla forma un po' insolita, affiancata da un'altra simile ma dal colore tendente all'arancio.

- Entra e accomodati pure... -disse il fantasma con fare timido, tenendo lo sguardo basso e entrando nella casa, la cui porta sembrava essere già aperta.

Sfigghy vi entrò, osservando lo spazio che la circondava: la casa aveva un aspetto semplice e l'arredamento era un po' povero. Gli unici due oggetti abbastanza moderni erano una televisione e un computer all'angolo della casa. A decorare lo spazio c'erano alcuni poster di una star che Sfigghy ricordava di aver già visto da qualche parte.

"Aspetta, non è quel robot che ho visto in tv?" pensò lei, avvicinandosi incuriosita all'immagine.

- Non c'è molto, ma è tutto quello che ho...- disse con il solito tono basso, avvicinandosi al computer.

Non fa nulla, è bello qui.- disse con un piccolo sorriso, per poi avvicinarsi lentamente a lui, guardando ogni tanto il computer, indecisa. Era curiosa di sapere cosa stesse facendo, però non voleva essere maleducata facendo la ficcanaso.

Ad un certo punto, dopo aver controllato l'orario sullo schermo del monitor, il fantasma spalancò un pochino gli occhi.

- Oh... è il momento.

- Di cosa?- domandò confusa.

In quel momento la porta si aprì nuovamente, e dall'uscio entrò una figura scheletrica che la bambina riconobbe fin da subito.

- LO SHOW DEL GRANDE METTATON!!- esclamò felice, mostrando con fierezza una sciarpa colorata che teneva fra le mani, sulla quale vi era scritto "MTT", con tanto di cuoricini e glitter.

Appena lui vide la piccola, fece un grande sorriso e corse ad abbracciarla- UMANA!! FINALMENTE CI RINCONTRIAMO!!

- Papyrus! Sono felice di vederti!!- esclamò felice, abbracciandolo forte, per poi allentare l'abbraccio per guardarlo in volto- Che cosa ci fai qui?!

- CHE COSA CI FAI TU QUI! *domandò lo scheletro con tono allegro, per poi voltarsi verso Napstablook, che li stava guardando piuttosto confuso.

- Oh... Voi due... vi conoscete... ?- domandò con il solito tono basso, ma visibilmente sorpreso.

- CERTO! L'HO OSPITATA, DATO I MIEI DELIZIOSI SPAGHETTI E VOLEVO ANCHE CATTURARLA!- rispose Papyrus con il suo solito fare ingenuo, lasciando gli altri due in un silenzio imbarazzante.

- G-Già...- disse grattandosi la testa- È andata proprio così... piuttosto, non pensavo voi due vi conosceste!- disse con tono allegro, cercando di sdrammatizzare quella situazione imbarazzante.

- Oh..... beh.... siamo amici da molto tempo......- rispose Napstablook, ancora confuso e imbarazzato.

- OH SI E' ESATTO! ANCHE SE... NON RICORDO COME CI SIAMO CONOSCIUTI... TU TE LO RICORDI?- domandò dubbioso, rivolgendosi al fantasma.

- Veramente no...- negò il fantasma.

- Da... Davvero? Ma questo è strano...- mormorò Sfigghy, con inquietudine.

- GIA'... CI SONO UN SACCO DI COSE CHE NON RICORDO BENE... E PIU' MI SFORZO, PIU' FINISCO PER AVERE MALDITESTA!- spiegò lo scheletro, sedendosi sul pavimento con le gambe incrociate.

- Mi dispiace tanto...- disse dispiaciuta, avvicinandosi lentamente- Però non è questo ciò che è importante, la cosa che davvero conta è che siete amici, dico bene?- sorrise.

- IMMAGINO TU ABBIA RAGIONE UMANA, INFONDO ANCHE SENZA PORCI QUESTE DOMANDE, ABBIAMO SEMPRE VISSUTO BENE? GIUSTO NAPSY?- domandò allegramente al suo amico.

Ma Napstablook non era più accanto a loro. Stava uscendo dalla casa, sotto lo sguardo preoccupato di Sfigghy.

- HEY, DOVE VAI?- chiese ancora, però con fare leggermente più serio.

Il fantasma rimase per un po' sull'uscio, senza però voltarsi. Dopodiché si decise a rispondere- ...... Niente. Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria.

E dopo aver detto ciò uscì dalla casa, richiudendo la porta dietro di sé.

Lo scheletro a quel punto sospirò e si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia, piegando la schiena e stringendo fra le mani la sciarpa che si era portato dietro.

- Che cosa gli prende?- domandò preoccupata, sedendosi accanto a lui- Fa sempre così... ?

- GIA'... NON MI DICE MAI QUELLO CHE PENSA... E' SEMPRE CHIUSO COME UNA NOCE... NON CAPISCO MAI COSA GLI PASSI PER LA TESTA...- mormorò, giochicchiando con i lembi della sciarpa.

- D... Davvero... ? Beh... È... È strano...- disse guardandosi attorno, per poi notare una grossa e luccicante pila di dischi accanto al computer. Si alzò in piedi avvicinandosi ad essa, incuriosita- Che cos'è?

- UHM? OH QUELLI SONO TUTTI GLI ALBUM E I SINGOLI DI METTATON, LI COLLEZIONIAMO ENTRAMBI!- spiegò alla bambina, avvicinandosi anche lui.

Oh beh, almeno condividete qualcosa voi due...- sorrise, cercando di tirargli su il morale. Lo sguardo le cadde nuovamente sul monitor, e in quel caso ebbe modo di scoprire che precedentemente Napstablook stava usando un programma musicale.

- Napstablook... compone musica?- domandò con curiosità e anche un po' di timidezza.

- OH SI! BEH, ADORA FARE MOLTI REMIX DELLE CANZONI DI METTATON! ALCUNI SONO DEI GROSSI SUCCESSI SU UNDERNET

- disse ancora, felice di vedere l'umana così incuriosita.

- Davvero? Che forza!- esclamò lei, allegra, per poi intristirsi un po'- Mi dispiace che una persona così creativa si isoli così tanto...

- DELLE VOLTE MI CHIEDO... QUANTO DAVVERO GLI IMPORTI DELLA NOSTRA AMICIZIA... O SE GLI IMPORTI QUALCOSA IN GENERALE...- confessò, tornando più cupo e triste, appoggiandosi alla scrivania dove era situato il monitor.

- Per favore, non dire così... Sono... sono sicura che non è sua intenzione farti sentire in questo modo...- gli disse intristita, per poi voltarsi verso la porta- Vado a parlargli...

- LO SPERO...- concluse, sedendosi di nuovo a terra e tenendo lo sguardo fisso su quel monitor per alcuni secondi, per poi riabbassare il capo.

Sfigghy raggiunse Napstablook, che era a pochi metri dall'uscio di casa. Era sdraiato a terra, fissando il cielo di waterfall. Sfigghy poté intravedere nuovamente quelle note musicali fuoriuscire da sotto gli occhiali, ma questa volta la bambina scoprì cosa davvero fossero.

Il suono della porta che si chiudeva dietro di lei fece sobbalzare il fantasma, che scattò in piedi spaventato, voltandosi verso Sfigghy.

- Napstablook...- mormorò preoccupata- Quelle... sono lacrime... ?

Napstablook non rispose, tenne lo sguardo basso e gli occhi socchiusi e pieni di lacrime. A quel punto Sfigghy fece qualche piccolo passo verso di lui, avvicinandosi con estrema cautela, come se non volesse spaventare o far scappare una creaturina fragile e spaventata.

- Napstablook... perché te ne sei andato così all'improvviso?

- ... Sai... Papyrus fino ad allora è sempre stato il mio solo e unico amico, anche per lui da quel che ho capito, sono sempre stato l'unica compagnia ad avere accanto. Certo... tralasciando suo fratello.- disse con fare un po' sconsolato.

- Capisco... ma proprio per questo motivo allora, perché lasciarlo solo?- domandò confusa e intristita.

Napstablook in quel momento alzò appena il capo, per poi voltarsi verso di lei.

-... Perché ormai lui ha te...

 

Sfighhy sgranò gli occhi, guardandolo sorpresa e ancora più confusa.

- Che... Che cosa?

- Sorella... tu sei decisamente più divertente e interessante di me, anche se mi sforzo di sembrare più fico... in realtà... sono solo un fallimento........

- Questo non è affatto vero!- gli disse aggrottando la fronte e stringendo i pugni, quasi con rabbia- Se tu fossi un povero sfigato non avresti alcuna passione e non saresti in grado di fare dei remix!

A quel punto Napstablook sgranò gli occhi con stupore, arrossendo un po' per l'imbarazzo- Oh....... quindi Papyrus te lo ha detto..........

- Perché non avrebbe dovuto dirmelo?- domandò posando le mani sui fianchi, rivolgendogli uno sguardo severo. Il fantasma abbassò nuovamente il capo, per poi sospirare.

- Papyrus è davvero una brava persona... non sono degno di essere suo amico. Sono certo che presto si stuferà di me...

- Papyrus ti vuole davvero molto bene, ma lo perderai sicuramente se continuerai a comportarti in questo modo...- gli disse aggrottando le sopracciglia con fare malinconico, per poi guardare altrove- Lui... mi ha detto del tuo essere piuttosto... chiuso. Sta iniziando a dubitare del fatto che tu tenga alla vostra amicizia...

- Cos...

- Credi davvero che parlare a monosillabi e non esprimere mai cosa senti abbia portato dei benefici alla vostra amicizia?- domandò voltandosi verso di lui e alzando un sopracciglio. Napstablook rabbrividì e tornò a guardare a terra, ricominciando a versare lacrime.

- Hai ragione........ sono proprio uno stupido... Però sono fatto così, non riesco ad esprimermi più di così...

- Ed è qui che ti sbagli! gli disse rivolgendogli un sorriso- Ti sei completamente aperto a me, dicendo cosa provi e cosa pensi! Se lo facessi più spesso saresti sicuramente meno solo e più felice!

- Non... ti faccio pena? - domandò con voce triste, volgendosi verso di lei. La bambina fece 'no' con la testa e avvicinò la mano alla schiena del fantasma, come se volesse tentare di abbracciarlo o dargli un po' di conforto.

- Affatto... solo mi dispiace che una persona creativa e sensibile come te si isoli e soffra così tanto. Devi iniziare a credere in te Napstablook, e a affrontare la paura di mostrare le tue emozioni.- disse con un piccolo e dolce sorriso. Le faceva strano sentire quelle parole dette proprio da lei, la perdente di turno con l'autostima fin sotto i piedi, però se ciò avesse potuto aiutare qualcun altro non sarebbe stato così stupido o poco coerente. Perché lei sapeva com'è sentire di essere dei perdenti.

E fa schifo.

Il fantasmino restò a fissare a lungo il nulla, per poi alzare il capo. Le lacrime ormai erano svanite.

- Grazie... credo sia ora di rientrare.

E così Napstablook entrò insieme all'umana nella sua casa, dove Papyrus li stava attendendo. Lo scheletro si voltò sentendoli rientrare e fissò il fantasma con sguardo malinconico, quasi mortificato, come se si sentisse in colpa per tutto ciò che aveva detto prima sulla loro amicizia. Papyrus non pronunciò una singola parola vedendoli, si limitò solo a tenere quell'espressione sul volto.

Napstablook si irrigidì, poiché non aveva mai visto Papyrus con un espressione così triste.

Sfigghy non poté non avvertire tutta quella tensione presente nell'aria. Avrebbe voluto fare qualcosa per sdrammatizzare, ma sarebbe stato ingiusto, perché quello a doverlo fare era Napstablook.

Quest'ultimo abbassò lo sguardo e si avvicinò alla scrivania, prendendo il telecomando per accendere la TV.

- Oh wow... lo show di Mettaton deve essere già iniziato... *Disse il fantasma, con la solita voce monotona, puntando il telecomando verso la televisione, però alla fine non premette il pulsante per accenderlo. Restò a fissare il vuoto con gli occhi quasi sbarrati, con il telecomando a mezz'aria. Poi posò lo strumento sulla scrivania- Però ho cambiato idea, niente show di Mettaton per oggi...

- E PERCHE'?- domandò lo scheletro, con fare confuso e un po' irritato.

- ... Perché... volevo mostrare a te e all'umana dei remix che non ho mai mostrato a nessuno...- mormorò intimorito dalla reazione di Papyrus- Ho bisogno di sapere i vostri punti di vista prima di pubblicarli... ma se vuoi possiamo guardare lo show...

- Papyrus si sorprese a sentire quelle parole, Napstablook non gli aveva mai chiesto spontaneamente di ascoltare uno dei suoi remix. L'espressione dello scheletro cambiò, e cercò di fare un sorriso sincero.

- OH... M-MA CERTO, FACCI SENTIRE! SONO SICURO CHE ANCHE ALL'UMANA FARÀ PIACERE, VERO?!- domandò con fare molto energetico alla bambina.

Sfigghy annuì sorridente, e Napstablook sembrò essere sollevato da quelle reazioni positive.

- Oh... fico. Allora aspettate, cerco i file... non ricordo in quale cartella li ho messi...- Ddsse con il solito tono di voce, però era possibile notare in essa un leggero tremore dato dall'emozione. Sfigghy non poté fare a meno di avvicinarsi a lui e guardare il monitor. Aveva paura che in qualche modo potesse sembrare un'impicciona, ma la sua curiosità non sembrò turbare il fantasma, tutt'altro. Napstablook fece ascoltare, con grande imbarazzo, i propri remix ai suoi due amici e entrambi ne rimasero piacevolmente colpiti. Sfigghy non avrebbe mai immaginato che un fantasma potesse essere un bravissimo DJ. Quest'ultimo sembrò sciogliersi un po'. Restava pur sempre un tipo piuttosto silenzioso, però era di certo meno teso e più tranquillo.

Dopo un paio di orette per la bambina arrivò il momento di rimettersi al cammino. I due l'accompagnarono fino all'uscio della porta.

- MI SPIACE CHE TU CI DEBBA RISALUTARE COSI' PRESTO... SPERO CHE POTREMO PASSARE UN ALTRO BEL POMERIGGIO INSIEME!- esclamò con fare gioioso, ma era possibile notare un po' di malinconia nel suo tono, non voleva che la sua amica andasse di nuovo via così presto.

- S... Sicuramente!- sorrise anche lei un po' malinconica- Grazie a tutti e due per il tempo passato insieme.

- No... grazie a te...- disse con un modo di fare strano, quasi dolce.

- TORNA PRESTO A TROVARCI!- disse con le lacrime agli occhi e salutando con la mano con fare molto sconsolato.

E così Sfigghy riprese il suo viaggio verso il castello di Asgore. Mancava davvero poco alla tappa successiva, cioè il Core. Chissà se avrebbe rincontrato quel gattaccio o un orrendo mostri deforme come quello da cui era stata aggredita precedentemente. Sinceramente, non sapeva se aveva più terrore di uno o dell'altro. L'unica cosa che sapeva è che era arrivato il momento di riprendere il cammino e di cominciare a credere di più in sé stessa.

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Capitolo 14
*** Un eroe nel guscio ***


Sfigghy continuava il suo viaggio nell'ultimo tratto di Waterfall. Dovette attraversare una zona molto buia, soprattutto per il fatto che c'erano molti meno corsi d'acqua, unica significante fonte di luce in quel luogo, a parte gli echo flowers e le foglie di qualche albero. Tuttavia, la bambina riuscì a superare anche quel sentiero. Infatti ben presto riuscì a vedere in lontananza il fiume principale, che illuminava la zona successiva, nella quale era presente una grotta di grandi dimensioni. Grotta di cui Papyrus e Napstablook parlarono alla ragazzina, dicendo che attraverso essa si accedesse al Core.

Sfigghy sorrise, sospirando sollevata.

- Finalmente... ce l'ho fatta!

- E io finalmente ti ho scovata!- esclamò una voce fin troppo familiare alla bimba. Dall'altro, sopra una grande roccia, riuscì a scorgere una figura nera, che saltò giù arrivando difronte a lei, era lo stesso gatto che aveva cercato di catturarla tempo prima- Mi hai fatto fare una fatica enorme per trovarti, lo sai, mi hanno prolungato il turno di lavoro per colpa tua!

Burgerpants esclamava irritato, accendendosi poi una sigaretta.

La bambina, riconoscendo la voce, impallidì e si voltò a guardare il figuro. A quanto pareva era troppo presto per esultare, e questo in fondo Sfigghy lo sapeva. Strinse i pugni esasperata, guardando Burgerpants con timore e rabbia.

- T... Tu!

- Già, il gattone cattivo è tornato... Se tu avessi evitato di andare su quel ponte ci saremmo evitati un secondo incontro.- rispose con fare scocciato.

La bambina avrebbe voluto mettersi a piangere, ma in quel momento l'impulso di reagire con la violenza era più forte. Stava iniziando a detestare i suoi modi di fare, e non ne poteva più. Così lanciò un urlo esasperato e gli tirò in faccia la prima cosa che trovò a portata di mano: una pietra che era a terra proprio accanto a lei.

Il gatto si distrasse a causa della pietra, la afferrò all'ultimo secondo, a pochi millimetri dal naso.

- Che piccola... Peste!- mormorò Burgerpants, parecchio irritato.

La bambina iniziò ad agitarsi spaventata, non sapendo come sfuggirgli. Non sembrava esserci modo di svinghiarsela, ora che Burgerpants la teneva davanti al suo muso. In qualche modo vide il lato positivo in quella situazione: fossero stati i suoi ultimi momenti di vita o no, avrebbe avuto modo di dirgli in faccia quello che pensava.

- Ugh... L... Lo sai? Ora che ti vedo meglio ho capito che ti serve una conchiglia anche per la faccia... - disse sorridendo, sia per il nervosismo che per la soddisfazione.

- Davvero? E a te hanno mai detto che ti serve un bavaglio per chiudere la bocca?- le rispose, soffiandole in faccia del fumo di sigaretta dalla bocca.

Sfigghy tossì per via del fumo, strizzando gli occhi, e quando li riaprì erano arrossati.

- ... Male che vada mi ritroverò all'ultimo checkpoint...- mormorò stordita, cercando di riprendersi da quella puzza.

- Ora ti porto dal boss, così posso tornarmene a casa!- sospirò il gatto, per poi iniziare a camminare in avanti. La piccola non la finiva di muoversi, continuava ad agitarsi e arrivò a tirare l'orecchio a Burgerpants.

- MIAAAOOOH! STÀ FERMA CON QUELLE MANI!- esclamò bloccandosi sul posto, e cercando di staccarsi la bambina di dosso. La bambina ne approfittò per uscire dalla morsa di Burgerpants. Cadde a terra sbucciandosi le ginocchia, ma si rialzò in piedi correndo via.

- Ora te la faccio vedere io... MI HAI DAVVERO STUFATO!- gridò con rabbia, aggiustandosi i peli sull'orecchio, per poi mettersi ad inseguire la ragazzina. La bambina aveva corso molte volte da quando era caduta in quel buco nel monte Ebott, ma sicuramente non aveva mai corso con così tanta disperazione prima di allora. Mano a mano che avanzava velocemente, poteva vedere la grotta farsi sempre più vicina, e avvicinandosi ad essa poté notare il soffitto di Waterfall cambiare colore: non vi erano più presenti le pietre luminose, e inoltre la superficie sembrava essere illuminata da una fonte di luce dorata. Purtroppo non guardava a terra mentre fuggiva, e inciampò su una roccia. Sfigghy ruzzolò a terra rovinosamente, e nonostante la caduta e ignorando le lesioni, si rialzò in piedi, tentando nuovamente di scappare, anche se ormai Burgerpants l'aveva raggiunta.

Il gatto la seguiva con corsa veloce e costante, non appena la ragazzina si rialzò dalla caduta, il gatto la afferrò per il colletto della maglia e la sollevò di nuovo verso l'alto, dopo di che la voltò verso di sé e le tirò una zampata sul volto, lasciandole dei segni con le unghie sul volto.

- E SE TI MUOVI ANCORA TI STACCO UN ORECCHIO A MORSI!- gridò furente. Sfigghy si lamentò per il dolore, strizzando gli occhi e coprendosi il volto con le mani, e quando notò il sangue sulle proprie mani sussultò spaventata. Il gatto sbuffò stressato, questa volta tenne la bambina a distanza, in modo che non potesse farle qualche altro scherzetto, ma poco prima che ricominciasse a camminare, davanti a lui si parò un ragazzino che la bambina aveva già incontrato, era Monster kid, che si era messo a ringhiare davanti al soldato.

- Lascia stare la mia amica!- esclamò il piccolo mostro, mentre il gatto lo osservava con un sopracciglio alzato.

- Vattene ragazzino, ho del lavoro da fare.- rispose con fare disinteressato.

Sfigghy rimase sorpresa dal rivedere il piccoletto. Era sollevata dal fatto che stesse bene dopo la fuga da quell'abominio, ma anche triste di essere vista da lui in quello stato - Monster Kid...

- TI HO DETTO DI LASCIARLA ANDARE!- gridò ancora, ma il ragazzino questa volta non rimase affatto fermo, anzi, caricò il gatto e saltando lo colpì con una testata alla pancia, a causa della mossa inaspettata, il soldato mollò la ragazzina, indietreggiando goffamente per poi cadere al suolo, anche Monster kid finì a terra.

Sfigghy a quel punto si rialzò in piedi e un momento prima di correre guardò negli occhi il piccolo mostro. Aveva passato davvero poco tempo assieme a lui, eppure si sentiva molto legata a quel ragazzino. Avrebbe voluto ringraziarlo per aver cercato di salvare la sua vita, ma non c'era abbastanza tempo a disposizione, le loro strade si dividevano di nuovo.

Una frazione di secondo dopo la bambina aveva già ripreso a correre a perdifiato verso la grotta attraverso la quale si accedeva a Hotland. Anche Monster kid appena si riprese corse via il più velocemente possibile, lasciando a terra il gatto, il quale si alzò poco tempo dopo, notando che l'umana era sparita di nuovo. Tutto questo innervosì parecchio il soldato, che lanciò un grido di frusrtazione che ben giunse alle orecchie della bambina.

La ragazzina riuscì a raggiungere la grotta. Le sembrò che dall'alto di essa ci fosse qualcosa o qualcuno a osservarla, ma era troppo presa dalla fuga per dar peso alla cosa, terrorizzata al sol pensiero di trovarsi nuovamente quel gatto fra i piedi. Così continuò a correre, avvicinandosi sempre di più all'entrata.

Poco prima però che la bimba potesse riuscire ad arrivare dove desiderare, qualcun altro cadde dall'altro, ponendosi fra lei e la sua strada. Era lo stesso soldato che Monster Kid tanto ammirava, quella grossa tartaruga corazzata, il generale Gerson.

- Bene bene, cosa abbiamo qui? Una giovane rampolla tutta intenta a scappare!- disse con tono quasi satirico.

La bambina arretrò intimorita da quel mostro, sgranando gli occhioni e iniziando a tremare.

- Voi... Voi chi siete... ?- domandò con un filo di voce.

-Sono il primo generale della guardia reale, Gerson.- rispose, facendo una sottospecie di inchino- Tu invece devi essere quella sbarbatella di umana che sta creando così tanti casini qui in giro...- disse poi, passandosi la mano sul pizzetto che portava sul mento.

Gli occhi di Sfigghy si riempirono di lacrime e la piccina strinse i pugni, non potendo più sopportare tutta quella tensione- Io non ho fatto proprio niente! Sono caduta per sbaglio qua giù nel sottosuolo e tutto ciò che voglio è tornare a casa... Ti prego, fammi passare...

- So bene che non hai fatto nulla di male piccola mia, l'unica tua colpa è di essere un'umana e noi abbiamo bisogno della tua anima, così potremo aprire la barriera e riprendere il nostro posto in superficie.- spiegò il soldato, avvicinandosi a lei lentamente.

Sfigghy riprese ad arretrare triste e spaventata, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo le guance. Solo in quel momento iniziò a sentire dolore per le ferite, che bruciavano molto- Non pensi che io abbia sofferto già abbastanza... ?

- Se continui a fuggire non farai altro che prolungare la tua sofferenza.- rispose la tartaruga, tirando fuori dal retro della sua schiena le due scuri che teneva sul retro del guscio.

- Non ci vorrà molto, finirà tutto in meno di un secondo!- esclamò caricando un fendente col braccio sinistro.

- No!!- gridò disperata, evitando il fendente allontanandosi il più possibile dalla tartaruga. Quel mostro non sembrava spaventoso all'inizio, ma con quelle due enormi scuri ora iniziava davvero ad essere terrorizzata.

La bambina continuò ad allontanarsi per evitare altri attacchi.

Il soldato dall'aspetto non pareva essere molto veloce nella corsa, eppure riusciva a restare dietro la ragazzina senza alcun problema, anche meglio di quanto quel gatto riuscisse a fare.

- Te l'ho detto! Non smetterai mai di soffrire finché continuerai a scappare!- esclamò cercando di colpirla nuovamente con una delle scuri. La ragazzina evitò anche quel colpo e continuò ad allontanarsi guardandosi attorno, cercando disperatamente qualcosa con cui difendersi.

- Certo che sei veloce! Ma non mi hai ancora mostrato la tua forza... Eppure le leggende dipingono gli umani come creature fortissime! Fammi vedere quella forza umana!- esclamò, facendo ruotare le asce nelle sue mani, pronto ad attaccare nuovamente.

La ragazzina, non trovando alternative, prese ancora di più le distanze per poi raccogliere un mucchio di sassi là vicino. Inizio a tirarne alcuni per disperazione contro la tartaruga, non sapendo cosa fare. La tartaruga riuscì a respingere facilmente tutti quei sassi, semplicemente ruotando le sue scuri a gran velocità, era davvero abile, difficilmente la ragazzina avrebbe retto un confronto di forza con lui.

- Tutto qui? Una manciata di sassi? Mi stai prendendo in giro, vero?- domandò ridacchiando con la sua voce profonda.

- No, sei tu quello che mi sta prendendo in giro!- disse adesso con rabbia, digrignando i denti e stringendo i pugni- Come puoi pretendere che una bambina disarmata possa tener fronte a una tartaruga gigante e muscolosa con due armi come quelle?!

Gerson si fermò per un istante, smettendo di ruotare le scuri e alzò un momento lo sguardo al cielo, per poi riportarlo alla ragazzina- Forse hai ragione, non è un confronto così leale...- disse, grattandosi la barbetta e rimanendo con un'espressione pensierosa. Dopodiché lanciò una delle scuri, che si conficcò vicino alla posizione della bambina- Afferra quella allora, così potrai difenderti meglio!- esclamò sorridendo ed incrociando le braccia.

- SERIAMENTE?! TI HO GIÀ DETTO CHE NON POSSO!- strillò esasperata- È... È troppo pesante per me!

- E come fai a saperlo?! Non hai nemmeno provato a sollevarla! Avanti, provaci!- disse con tono molto sicuro, stringendo il pugno destro ed agitandolo davanti a sé, come a voler incitare la ragazzina.

La piccola guardò stranita quel nemico che la stava incoraggiando a sollevare l'arma. Poi sospirò, portò le mani al manico e tentò di sollevare la scure da terra, usando tutta la sua forza.

- Andiamo, non ci stai mettendo abbastanza decisione! Impegnati di più!- esclamava, gesticolando ed agitandosi.

- Hhhgggghhhh...- si lamentava Sfigghy. La lama uscì fuori dalla fessura nel terreno dove si era conficcata, ma tutto ciò che la bambina poté fare su trascinare l'arma. Quando provò a sollevarla Sfigghy iniziò a barcollare a destra e poi a manca, perdendo l'equilibrio continuamente.

- Direi che ci siamo, ora possiamo iniziare a combattere!- disse la tartaruga, iniziando ad agitare di nuovo la sua scure.

- N... Non credo di essere pronta!!- esclamò arretrando e trascinando la scure, pallida.

- Andiamo signorina, ho visto nonnette più energetiche di te!- la provocò leggermente, puntando la punta delle sua arma verso di lei, quasi fino a punzecchiarla.

Sfigghy sussultò intimorita, per poi arretrare nuovamente- Io... non voglio uccidere nessuno...

- Ascoltami ragazzina! Delle volte tutti sono costretti a fare scelte estreme! Lo si fa perchè è necessario per un bene superiore... Quindi se non vuoi finire a fette, prova a usare quell'arma!- la rimproverò con tono molto duro e severo.

- ... D... D'accordo... - mormorò incupita, stringendo il manico dell'arma- Ho fatto la mia scelta.- disse guardando la tartaruga negli occhi, corrucciando la fronte.

- Così mi piaci!- disse con decisione, e riassumendo un sorriso sul volto, mettendosi in posizione di attacco.

La piccola sudava freddo, camminando lateralmente, aspettando la mossa di Gerson.

"Tanto se muoio resuscito, tanto se muoio resuscito..." recitava a mente come per farsi coraggio, ma anche se Sfigghy aveva scoperto il potere di tornare in vita il pensiero della morte ancora la terrorizzava.

- Arrivo!- gridò, scattando poi verso di lei e lanciando un fendente verticale, dritto e ben mirato. Sfigghy gridò spaventata, arretrando con un balzo e proteggendosi dal colpo con la scure. Il colpo rimbalzò sulla lama e sentì le proprie mani vibrare dolorosamente per il contraccolpo. Strinse i denti e sferrò un attacco, colpendo il fianco della tartaruga senza usare la lama.

Gerson subì il colpo, ma non si smosse di molto- E questo cosa doveva essere? Andiamo colpisci con più forza!- esclamò, tirando un altro fendente alla ragazzina. La bambina parò anche quel colpo, per poi colpire con più forza Gerson, usando il piatto della scure. La tartaruga accusò anche quel colpo, questa volta sembrò barcollare un pochino di più.

- Uhm bene, ma non benissimo! Andiamo, ancora una volta! Più determinazione nel colpo!- questa volta il generale sferrò ben cinque fendenti, molto rapidamente e con leggermente più forza. La bambina parò i colpi come poteva, con non poca difficoltà, per poi respingere l'ultimo fendente con il piatto della scure e contrattaccare con un colpo dritto sul manico dell'altro, come a volerlo disarmare. La tecnica sembrò riuscire, Gerson perse l'arma dalla mano, ma non sembrava affatto intimorito, anzi. La tartaruga si spostò lateralmente , bloccando la bambina per il braccio destro e togliendole l'arma di mano con un movimento secco. Dopo aver afferrato la scure, caricò un altro colpo che questa volta sembrava stesse per colpirla sul serio.

- Il round è finito!- esclamò a gran voce. La bambina urlò spaventata coprendosi con le braccia, mentre attendeva il colpo fatale.

Ma la lama non la colpì, si fermò a qualche centimetro dalle sue braccia esili, restando sospesa. La tartaruga teneva un sorriso beffardo sul suo volto, mentre aspettava la reazione della ragazzina.

La bambina, non sentendo il colpo arrivare, aprì un occhio senza però muovere un muscolo.

Gerson trattenne una risatina- Non avresti dovuto restare ferma, avresti dovuto muoverti e schivare, a quest'ora saresti già morta se avessi affondato il colpo. - spiegò, sospirando. La bambina lo guardò confusa, inclinando il viso d'un lato, col cuore che le batteva ancora all'impazzata.

- E allora? Non dici niente? Non ti stai nemmeno muovendo!- disse grattandosi il capo e guardando la ragazzina con fare divertito.

- Per... Perché non mi hai uccisa?- domandò guardandolo con gli occhi spalancati.

- E che soddisfazione ci otterrei ad uccidere una piccola indifesa come te? Io mi aspettavo un terribile avversario, e invece mi ritrovo una piccola inesperta.- commentò con fare quasi snob. La bambina restò ad ascoltarlo a bocca aperta, incredula. Poi tentò di ricomporsi, assumendo una posa meno tesa.

- È quel che stavo cercando di dirti prima! Io sono soltanto una bambina, e la mia presenza qui nell'underground è solo frutto di un incidente...- tentò di spiegare con voce tremolante.

- Eppure sei riuscita a sollevare la scure, a parare i miei colpi ed anche ad attaccare, quando poco prima piagnucolavi sul fatto che non ci saresti nemmeno mai riuscita.- disse tornando a fissarla e assumendo un sorriso più genuino.

Sfigghy non sapeva cosa rispondere. Gerson diceva il vero: lei non credeva di essere in grado di sollevare una di quelle armi, eppure era riuscita in qualche modo ad affrontare la tartaruga. E a disarmarlo.

La piccola rimase in silenzio, guardando a terra.

Perché credi così poco in te stessa?- domandò il generale, assumendo un tono di voce più compassionevole.

- Non... non lo so, è più forte di me...- mormorò con una smorfia malinconica, senza staccare lo sguardo dal terreno- Io... non ricordo nulla della mia vita da quando sono caduta qua giù... sento solo di avere questa 'etichetta' già da molto tempo e di non poterci far nulla. Ormai è una parte di me e l'ho accettata. Sono una perdente... e va bene così.

- AFFATTO!- esclamò con voce potente, sollevando la ragazzina per i fianchi e guardandola dritta negli occhi- Che importa di che etichetta ti mette addosso qualcuno! Tu devi vivere la tua vita come meglio preferisci! Non importa quanti cercano di fermarti, hai un obiettivo, quindi vedi di raggiungerlo!- la incoraggiò con tono deciso ed energetico.

La piccola non sapeva davvero come reagire a tutto quel che stava accadendo, le parole della tartaruga l'avevano toccata e ora sentiva qualcosa muoversi nella sua anima, come una fiamma. Era come se una parte di sé avesse finalmente deciso di uscire allo scoperto.

"Forse non sono così male..." pensò, mentre gli occhi si inumidivano leggermente.

Il generale la posò nuovamente a terra, inginocchiandosi poi per guardarla meglio- Allora che mi dici, vuoi restare ferma ed aspettare che qualcun altro tenti di ammazzarti scappando via, oppure andrai avanti con decisione e tornerai a casa?- domandò con tono più pacato. Continuerò ad andare avanti... e tornerò a casa dalla mia famiglia...- disse dondolandosi un po', distogliendo lo sguardo con timidezza e grattandosi la guancia sana.

- E allora mettiti in marcia...- disse con fare quasi dolce, dandole una pacca sulla schiena, quasi a invitarla a camminare di nuovo.

Così la bambina si avviò verso l'interno della grotta. Camminava a passo svelto per poi aumentare la velocità iniziando a correre. In meno di un minuto, Sfigghy si trovò a Hotland.

 

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Capitolo 15
*** Una nuova amica? ***


"Benvenuti a Hotland!"

Era questa la scritta che scorreva sull'enorme pannello luminoso.

Sfigghy era arrivata a Hotland, attraverso la grotta dove era entrata. Guardandosi attorno si rese conto che la parte di terra dove stava camminando era circondata da magma incandescente, che scorreva lentamente e imperturbabile nel sottosuolo, rendendo l'aria di quel luogo piuttosto calda, quasi afosa. La bambina iniziò a sventolarsi la mano sul viso e a sbuffare, mentre riprendeva a camminare. Davanti a sé vide un grande edificio bianco-grigiastro privo di finestre e, con sopra la un insegna che recitava la scritta 'LABORATORIO'. Accanto ad esso c'era una salita, una strada che però era sbarrata da due imponenti guardie. Sfigghy preferì non provare a passare per di lì, e le sembrò che l'unica via attraverso la quale potesse continuare il suo viaggio fosse proprio oltre la porta di quel laboratorio. La piccola allora si avvicinò all'edificio, e non appena si avvicinò all'uscio la porta si aprì da sola, quasi spaventando la bambina. Quest'ultima, intimorita, osservò lo spazio oscuro all'interno del laboratorio. Dopodiché si guardò attorno, iniziando a pensare che quella fosse una cattiva idea. Eppure, in qualche modo, sentiva che quella era l'unica maniera di proseguire il viaggio.

Spaventata, e con il cuore che le batteva forte, deglutì ed entrò nel laboratorio.

Sfigghy camminava lentamente. Era piuttosto buio, e non riusciva a vedere con estrema chiarezza dove stesse mettendo i piedi. Finì per urtare qualcosa di duro, probabilmente metallico, e la piccola, che cadde all'indietro, non riuscì a trattenere un versetto di dolore.

- OUCH! Acciderbolina! Fa attenzione a dove posi quei leggiadri piedini cara!- esclamò una voce robotica, provenire davanti alla ragazzina, così come si poterono udire svariati suoni di natura elettronica e meccanica.

La bambina sussultò per la sorpresa, non si aspettava di aver urtato contro una persona. Arretrò confusamente, ancora a terra - Mi dispiace, non volevo...

- Oh beh... Le buonemaniere sono sempre bene accette... Però io avevo appena finito di lucidare il mio paio di stivali preferito!- esclamò di nuovo, questa volta fu possibile vedere un piccola luce splendere nel buio e quasi disegnare la forma di un volto.

La piccola notò la luce e guardò la sagoma di quell'individuo, mentre piano piano iniziava a riconoscere quella voce metallica.

- Aspetta...- esclamò la bambina, sgranando gli occhi- Ma tu sei... !

A quel punto una singola luce dal soffitto si accese, puntando proprio verso quel figuro. Era Mettaton, il robot presentatore che Sfigghy aveva visto in televisione.

- Sono proprio io! Il favoloso e popolarissimo METTATON!- esclamò, mettendosi in posa, quasi a volersi far fare delle fotografie. Sfigghy sollevò le sopracciglia stupita guardando il robot, mentre una musica allegra, la sigla dei suoi show, veniva riprodotta dagli altoparlanti del laboratorio.

- Sei difronte alla star più popolare di tutto il sottosuolo! Se vuoi puoi anche prostrarti alla mia magnificenza e alla mia perfezione ohohohoh!!- ridacchiò, agitando la mano sinistra come un ventaglio.

- Non ci credo...- mormorò Sfigghy, alzandosi in piedi e guardandolo meravigliata. Ciò che attirava di più la sua attenzione erano le strane braccia del robot, che le sembravano molto buffe per via della loro struttura.

- Se vuoi chiedermi un autografo, mi dispiace, la sessione autografi è solo il giovedì alle 18:00 e solo se superi il quiz della superultraimpossibilemortecerta!- disse con fare allegro, avvolgendo i fianchi della ragazzina con una delle sue braccia, che assomigliavano molto a degli spaghetti.

- Oh ci sto! Farò il quiz della superultrapossibilemorteche... che... che cosa?- la impallidì la piccola, realizzando quel che il robot aveva detto.

- MAGNIFICO! E ALLORA DIREI DI NON PERDERE NEMMENO UN SECONDO!

In quel momento le luci si spensero nuovamente e il buio totale sopraggiunse ancora una volta. La ragazzina si sentì sballottare a destra e a manca, e quando il tutto sembrò fermarsi, si ritrovò in tutt'altra zona, non sembrava più il laboratorio, ma piuttosto una specie di set televisivo. La bambina era posizionata dietro un piccolo bancone con quattro pulsanti sopra, mentre Mettaton sembrava essersi messo un abito elegante e di tutto punto per il quiz.

- GENTILI TELESPETTATORI E TELESPETTATRICI, BENVENUTI AL SUUUUPERULTRAIMPOSSIBILEMORTECERTA QUIIZ! Quest'oggi la concorrente è tutta d'eccezione, una vera umana che combatterà con le unghie e con i denti per ottenere il famoso montepremi, IL MIO AUTOGRAFO ESCLUSIVO!

Si poterono udire applausi e grida artificiali, provenire da altre enormi casse posizionate ai lati del set, mentre una telecamera stava riprendendo proprio Sfigghy. Quest'ultima si guardava attorno confusa e disorientata. Quel viaggio stava prendendo una piega piuttosto assurda.

- Allora tesorino, sei pronta al quiz più impossibile mai visto in tv?!- domandò alla bambina, allungando una delle braccia con il microfono in mano verso di lei, per farla parlare.

- P... Prima vorrei sapere come funziona...- disse alzando il dito, sorridendo nervosa.

- Ohhh giusto che sbadato, ohohoh- ridacchiò, tirando nuovamente il braccio indietro- Se completi il quiz avrai il mio autografo esclusivo, ma se perdi... Ci rimetterai la vita pasticcino!- Disse come se nulla fosse, agitandosi con tutto il corpo, quasi come fosse un'anguilla.

- Co... Come? La... La vita... ?- mormorò sudando freddo.

- Finirai dritta dritta in pasto ai nostri squali elettrificati tentecolati!- Disse Mettaton, premendo un pulsante su un telecomando che teneva nella mano sinistra e aprendo sotto la ragazzina una grossa voragine verso una vasca piena di quelli che sembravano davvero squali tentacolati- La tua postazione è sorretta da una struttura in ferro e ad ogni errore si abbasserà sempre di più, fino a farti finire in acqua! E non c'è modo di scappare, se proverai a saltare via, gli squali ti afferreranno con i loro tentacoli elettrificati!

Altre grida finte e applausi provennero dagli altoparlanti, mentre il robot si pavoneggiava.

- Cosa?! No, no, no!! Non ho mai detto di essere d'accordo su questo!- si agitò nel panico, guardando con gli occhi sbarrati la vasca sotto di sé.

- Ma piccola tesoruccia, sei stata tu a volerlo fare, me l'hai proposto proprio poco fa!- Disse ridacchiando, e facendole riascoltare la registrazione della sua voce- Ormai è troppo tardi per tirarsi indietro, e il mio pubblico vuole tanta azione, tanto dramma e tanto taaanto DOLORE!

Mentre Mettaton riprendeva a pavoneggiarsi con le sue pose ridicole, la bambina si agitava ancora di più, il suo cuore batteva velocissimo. Sembrava non ci fosse via d'uscita, doveva per forza affrontare il quiz e sperare di non venire divorata dagli squali, altrimenti sarebbero stati dolori.

- EEEEEE Andiamo con la prima domanda! Quesito su Doki Doki love love forever! La famosa serie animata che spopola fra le giovani spettatrici del sottosuolo! La domanda è la seguente: chi ha accettato di andare a letto con il quaterback della squadra di football per proteggere l'identità segreta di Sakura? A, Midori, B. Ryuji, C. Sasuke, D. Alejandro! Hai trenta secondi per rispondere a partire da ora!- Dopo aver posto il quesito il robot incrociò le braccia, attendendo la risposta della concorrente.

- C... Che? A... Andare a letto? Vuol dire che ci ha dormito?- domandò sempre più confusa, portandosi le mani al capo.

Mettaton spalancò l'occhio e si immobilizzò per un istante- Ehm, no zuccherino, intendo... Sai no? Quando due persone si vogliono tanto bene, la storia del fiore e dell'ape...- provò a farle intuire cosa intendesse con quella domanda. Ma la bambina non sembrò capire, anzi, sembrò ancora più confusa da quel discorso.

- M-Mi dispiace, ma proprio non riesco a capire...

- Beh il tempo è scaduto, quindi... GIU' IL PRIMO GRADINO!- annunciò il robot, e in quel momento la piattaforma si abbassò all'improvviso, facendo tremare sia la ragazzina che il bancone. La bambina si tenne aggrappata al bancone per non cadere, tornando pallida.

- Prossima domanda! AHEM! Nella famosa telenovela 'Mio marito è un androide e mia figlia una iena', quale è il nome del marito di Argentosia?

A. Esteban, B. Mettarons, C. Bottman, D. Alcuran! Hai trenta secondi a partire da adesso!- Annunciò di nuovo, attendendo la risposta.

- Oh... uh... Mettarons?- rispose incerta.

- ESATTO! RISPOSTA ESATTA MIA CARA!- esultò, battendo le mani- Prossimo quesito! Quanti abitanti conta la popolazione del sottosuolo di classe media? A. Cinquanta, B. Settanta, C. Cento, D. Centoquaranta! A te la parola zuccherino!

- C... Centoquaranta?

- SBAGLIATO! PERCHE' TUTTI SONO ABITANTI DI CLASSE MEDIA OHOHOHOH!- ridacchiò, mentre un altro dei sostegni cadde, facendo abbassare ulteriormente il bancone verso l'acqua. Sfigghy sussultò spaventata, realizzando che mancava davvero poco ad arrivare troppo in fondo. Un'altra risposta sbagliata e per lei sarebbe stata la fine.

- Hey, non è leale! Ognuna delle risposte era sbagliata!- protestò con rabbia.

- OH NONONO! E' colpa tua mia cara, avresti dovuto studiare di più! Se tu avessi riconosciuto che la domanda era a trabocchetto avresti ottenuto un bonus, e invece scendi giù!

Delle risate finte provennero dagli altoparlanti, mentre il robot si preparava a fare l'ultima domanda- E ci siamo! Ultima domanda della serata, se sbagli questa, sei cibo per squali mia cara e attenzione, questa è una domanda a risposta aperta! Domanda di scienza! Se il cloruro di sodio, l'acido ialuronico e le molecole antiatomiche vengono unite insieme in pari quantità, che cosa si ottiene dal loro mix?!- Domandò con eccitazione, aspettando poi la risposta con fare impaziente. La ragazzina rimase a fissare pallida Mettaton, con un espressione confusa ed esasperata.

- Che... che cosa hai appena detto... ?

- MANCANO QUINDICI SECONDI!- esclamò agitandosi di più, mentre un finto brusio veniva riprodotto dalle casse.

- NON HO CAPITO QUELLO CHE HAI DETTO!- gridò la bambina, tenendosi stretta al bancone con disperazione.

- CINQUE, QUATTRO, TRE, DUE UNO... ZERO!

A quel punto, anche l'ultimo sostegno crollò, e la bambina cadde nella vasca, mentre fu possibile sentire ancora quelle finte grida provenire dagli amplificatori. La bambina si agitava in acqua disperata, attendendo quella tremenda morte.

Però non accadde nulla.

Infatti, poco dopo si rese conto che quegli squali tentacolari non reagivano. Erano immobili, come se fossero spenti o inattivi.

- Uhhh ehm... E ADESSO UN PAIO DI ANNUNCI PUBBLICITARI! NON CAMBIATE CANALE!- annunciò il robot, per poi sospirare- Proprio sul più bello...

- Mi dispiace Mettaton, ma lo spettacolo è finito!- Disse una voce altisonante e femminile, proveniente da una porta che si era aperta silenziosamente pochi istanti prima.

La piccola si guardò attorno confusa, cercando di capire da dove venisse quella voce. Si appoggiò al bordo della vasca per non sprofondare nell'acqua e si voltò in direzione della porta, dove si intravedeva la piccola sagoma di un mostro.

-Non mi lasci mai divertire abbastanza! Io non irrompo in camera tua mentre guardi i tuoi anime!- protestò il robot stizzito.

- Guardare la televisione, a differenza di uccidere un innocente, non è un reato.- disse la figura, mentre usciva allo scoperto, rendendo possibile alla ragazzina di vedere l'individuo: era una lucertola bipede, molto simile a Monster Kid, ma dall'aspetto molto più adulto. La pelle era di un giallo pallido e il corpo aveva un aspetto più tondeggiante. Il mostro indossava un lungo camice ingrigito, sotto il quale aveva una lunga maglietta verde che la copriva fino alle ginocchia.

Ciò che era in netto contrasto con quell'aspetto buffo e tondeggiante erano il braccio artificiale e l'occhio di vetro, che con le loro luminescenze rossastre davano al mostro un aspetto più minaccioso.

La lucertola spostò lo sguardo sulla bambina. Quest'ultima rabbrividì inquietata.

- Povera piccola creatura indifesa... mi dispiace per tutto quello che è successo!- disse con tono dispiaciuto, assumendo un espressione mortificata e avvicinandosi a lei- Però non preoccuparti, ora che mi trovo qui questo robot molesto non potrà più nuocerti.- concluse con un piccolo sorriso.

- Mph! Robot molesto, ma senti che mi tocca ascoltare! Non sono disposto a sopportare oltre!- esclamò offeso, camminando via da quella stanza con passo pesante.

La lucertola sorrise soddisfatta, per poi tornare a guardare la bambina e tenderle la mano per aiutarla ad uscire fuori dalla vasca. La piccola afferrò la mano e si stupì di quanto potesse essere gelida. Il mostro l'aiutò ad uscire dall'acqua e la guardò inclinando il capo d'un lato.

- Sono davvero mortificata... come ti chiami piccolina?- domandò con un tono di voce dolce ma oscuro al tempo stesso.

- Mi chiamo Sfigghy... ma tu chi sei?- chiese sempre più confusa.

- Il mio nome è Alphys, sono la scienziata di corte. Se gli occhi non mi ingannano sei un'umana, dev'essere stato difficile intraprendere questo viaggio ed arrivare fin qui, non è vero... ?- disse aggrottando le sopracciglia senza smettere di sorridere, con tono quasi compassionevole- Questo spiegherebbe la natura di questi brutti graffi...

Alphys allungò la mano sana verso la guancia della bambina, e quest'ultima si sottrasse a quel contatto fisico, intimorita. Quella lucertola non sembrava essere una minaccia, eppure in lei c'era qualcosa che le metteva molta inquietudine.

Alphys ritraé la mano, riprendendo le dovute distanze dall'umana.

- Vedo che sei anche spaventata... Però non hai nulla da temere, nel mio laboratorio sarai al sicuro!- esclamò con fare allegro, congiungendo le mani.

- V... Veramente io dovrei andarmene da qui... n... non posso restare...- disse pallida, arretrando inquieta.

- Assolutamente... ma non prima di aver curato quelle brutte ferite!- disse senza smettere di sorridere, per poi prendere per mano la bambina, trascinandola via con sé.

- Do... Dove mi stai portando?

- All'entrata del mio laboratorio, lì ho il materiale per disinfettarti le ferite. Non è lontano come pensi, questa è soltanto una stanza che Mettaton usa per i suoi spettacoli.

La bambina si guardò intorno con fare inquietato, nonostante il tutto si fosse rivelato una finzione, era ancora spaventata da quei momenti che aveva vissuto e soprattutto si chiedeva se ci fosse da fidarsi davvero di quella strana lucertola. Tuttavia la ragazzina sapeva bene che non aveva molta scelta in quel momento, quindi si limitò a seguire il mostro.

Presto, tramite qualche buio corridoio, tornarono nel laboratorio. Ora che era illuminato non era più così spaventoso per la piccolina, eppure quel luogo continuava ad avere qualcosa di sinistro, l'aria sembrava essere particolarmente pesante. Nella parte inferiore del laboratorio, dove si trovavano ora le due, vi erano presenti un tavolino con due sedie e la scrivania su cui vi erano posati un computer e numerosi fogli. Più in là un enorme monitor attorniato da altri schermi più piccoli.

Sul tavolino vi era presente un enorme barattolo pieno di biscotti dall'aspetto invitante.

La lucertola posò la mano metallica e gelida sulla spalla della bambina.

- Devi essere davvero stanca e spaventata... quel robot è davvero un cattivone. Su su, siediti. Devi averne già passate tante in questo terribile viaggio...- le diceva con tono quasi dolce, accompagnandola verso una delle sedie.

- Sfigghy tremò leggermente sentendo quella pesante mano artificiale sulla sua spalla, i suoi timori non riuscivano a svanire. Con molta diffidenza, spostò leggermente la sedia, per poi sedersi su di essa, senza smettere di guardarsi intorno, dando una timida occhiata anche a quell'essere che sembrava dimostrarsi gentile con lei. Anche Alphys si andò a sedere, proprio davanti all'umana. Si appoggiò con i gomiti al tavolo, guardando a sottecchi la bambina, come se volesse scrutarla di nascosto. Il silenzio era tutt'altro che rassicurante, e il lampeggio di una delle lampade rendeva tutto più tetro.

Quel silenzio carico di tensione fu interrotto dalla voce di Alphys.

- Come ti senti... ? Ti vedo agitata.- le disse con un piccolo sorriso e guardandola con meno timore.

- B-beh ecco... È che io non conosco questo posto e non conosco nemmeno lei... Signora Alphys...- mormorò con imbarazzo e timore.

La lucertola scoppiò in una minuscola risata.

- Oh piccola, sei proprio divertente! Sai, anche io la prima volta che ero arrivata qui ero proprio come te...- disse senza smettere di sorridere, distogliendo lo sguardo- Completamente disorientata, sperduta in un luogo tutt'altro che familiare... e tremendamente sola.

- Dice s-sul serio?- balbettò incredula difronte a quelle parole.

- Eccome! Ero proprio come te... So benissimo come ci sente nel risvegliarsi e trovarsi in un luogo a cui non appartieni.

- Beh si, è esattamente come mi sento io...- confessò la bambina, mettendo erroneamente una mano su di una ferita sulla gamba sinistra, reagì con un piccolo verso di dolore, per poi assumere un'espressione quasi malinconica.

- Oh, giusto, sei ricoperta di ferite! Non muoverti di lì, torno subito con del disinfettante e delle garze.- le disse con tono premuroso, mentre si alzava per avviarsi verso la scrivania, per poi cercare fra i vari cassetti.

- Oh no no, non ce ne è bisogno!

- Insisto... quelle ferite non si disinfetteranno da sole!

- D-davvero signora, non è un così grande problema eheh... Il dolore p-passerà!- disse con un sorriso nervoso, alzandosi dalla sedia.

A quel punto Alphys non rispose. Lasciò cadere a terra i alcune garze, che non fecero alcun suono, mentre lei si incurvava sulla scrivania. Il silenzio era piombato nuovamente nella stanza, più carico di tensione di prima.

- S-signora Alphys...?- mormorò la bambina, quasi allungando una mano verso di lei.

Il corpo di Alphys inizio a tremare, come se stesse cercando di reprimere un qualcosa- Mocciosa... tu non hai idea dei guai in cui ti sei cacciata...

- C-cosa...?- domandò confusa ed intimorita da quel tono.

- Questo posto è pericoloso, te ne saresti già dovuta rendere conto!- diceva quasi furente, voltandosi verso di lei con il muso completamente mutato dall'ira.

Ora il suo aspetto era ancora più minaccioso, specialmente nel momento in cui si stava avvicinando a lei- Sei circondata da mostri pericolosi, e Asgore, il più crudele di tutti, ti vuole morta! Guarda cosa mi ha fatto!- Esclamava fuori di sé, indicandosi il corpo.

- I-IO NON HO FATTO NIENTE!- rispose indietreggiando, il tono non sembrava impaurito, ma lei lo era eccome, anche se non voleva più darlo a vedere.

- Lo so! È lui! È colpa sua! Io ero contro la sua legge sullo sterminio degli esseri umani, e come punizione mi tolse un braccio! E un occhio! Ed ora sono costretta a lavorare per lui!- si lamentava con fare drammatico, stringendo i pugni.

- M-ma tutti gli altri mi hanno detto che Asgore è un re saggio e pacifico!- rispose con timore, tremando come una foglia.

- Sono dei bugiardi! Bugiardi e subdoli proprio come lui! Per questo devi lasciare che io ti aiuti a fuggire di qui! Altrimenti... nnghhNNGYAAAHHH!!- la lucertola lanciò un urlo nel preciso istante in cui il suo occhio artificiale schizzò fuori dall'orbita, rimbalzando ovunque. Alphys si coprì l'occhio vuoto impallidita- Oh no... no no nO, NON DI NUOVO!!

La bambina rimase inquietata e sconvolta, scansandosi da ogni possibile direzione dove quell'occhio potesse andare. Non poteva crederci, tutti i suoi amici erano dei bugiardi? Impossibile, le erano sembrati tutti così sinceri. Non sapeva più a cosa credere, si sentiva scombussolata e confusa, tutto ciò che riusciva a fare era respirare profondamente, cercando di calmarsi.

- Mettaton... METTATON, FAI QUALCOSA?!? DOV'È CHE SEI QUANDO SEI UTILE?!?- Alphys provò più volte ad afferrare l'occhio, ma il movimento troppo rapido la disorientava. Mentre l'occhio smetteva di rimbalzare, la scienziata si arrese accasciandosi sulla sedia con fare disperato.

- Sob, ma non lo vedi che cado a pezzi? Perdo pezzi ovunque... oh, ahimè!- disse coprendosi il volto ed emettendo i suoni di ciò che sembrava un pianto.

- M-mi dispiace...- disse la bambina, con tono mortificato. Si sentiva in colpa nel vedere la lucertola in quello stato e lei aveva un animo troppo buono. La bambina decise quindi di assecondarla, sperando che ciò la potesse far stare meglio- Ripensandoci... Credo che accetterò il suo aiuto signora...

Dopo aver udito ciò che la bimba aveva detto, Alphys fece un largo sorriso, che Sfigghy non poté vedere dato che la scienziata era voltata dall'altra parte. La lucertolai voltò verso di lei- Veramente? Ma questa è una notizia straordinaria! Grazie piccina!- disse con tono allegro, avvicinandosi al materiale caduto a terra e raccogliendolo. Prese anche l'occhio, che però fece cadere nella propria tasca.

- Ma se il re è così malvagio c-come dovrei affrontarlo?- domandò intimorita.

- È qui che entro in gioco io!- disse indicandosi il petto con fare trionfante, dopodiché inizio a mettere il disinfettante su del cotone e a pulire le ferite della piccola- Farò tutto il possibile per aiutarti, per proteggerti dai mostri cattivi e dalle grinfie di Mettaton!

- Q-quindi lui non lavora per te?- domandò confusa.

- Tecnicamente no.- rispose finendo applicare dei cerotti, per poi riprendere a parlare gesticolando ogni tanto- Lui lavora per Asgore ed è stato quest'ultimo a ordinarmi di renderlo una macchina da guerra contro gli umani, io sono soltanto tenuta alla sua manutenzione. Però io so quali sono i suoi punti deboli! Posso davvero aiutarti, noi due possiamo diventare una squadra!- le disse con un largo sorriso, allargando le braccia.

- C-capisco... Beh non ho molta scelta quindi... A-accetto il suo aiuto signora...- disse, anche se poco sicura di sé.

- Oooh, hai fatto davvero un'ottima scelta! Aspettami qui che prendo una cosa!- diceva con tono allegro, sfregandosi le mani per poi allontanarsi canticchiando una canzoncina senza parole. La bimba annuì col capo e dondolando innocentemente le gambe avanti e indietro, si guardò attorno, per studiare meglio l'ambiente. Il laboratorio non sembrava così spaventoso come sembrava quando era buio, le pareti erano di un bianco puro, c'era un bagno e i mobili erano puliti a parte la scrivania, in disordine e piena di pile di lettere, appunti, campioni. Sembravano esserci delle scale mobili che portavano al piano superiore, ma una corda bloccava il passaggio. Questa era facilmente removibile, ma forse farlo non sarebbe stato una buona idea.

Presto si poterono udire degli altri passi, sembrava che la lucertola stesse tornando.

- Eccomi qua!- disse Alphys, ridacchiando in modo piuttosto strano, per quanto la risata potesse sembrare spensierata, risultava vagamente minacciosa. Quando fu abbastanza vicina Sfigghy poté notare che portava con sé un cellulare dall'aspetto più moderno rispetto a quello che Toriel le aveva dato- Prendi! Ci aiuterà a tenerci in contatto. Il viaggio è pieno di ostacoli, ostacoli che ben conosco e so come aggirare! Per questo motivo è molto importante che tu non perda mai questo bel giocattolo. -le disse porgendole il dispositivo con un piccolo sorriso storto.

A Sfigghy non restava che stare al gioco, così afferrò il telefono fra le mani- Ehm certo... La ringrazio molto signora Alphys...

- Molto bene... vedo che è iniziata l'era di una gran bell'amicizia!- disse con tono allegro, mettendole un braccio attorno alle spalle e avvicinandola a sé- Io ti aiuto ad uscire da questo luogo terribile e tu uccidi il malvagio Asgore liberando tutti noi dalla tirannia! Conveniente, non credi?! Huhuh!

- Ehm si, immagino di si... Anche se non so ancora come farò...- confessò con tono timoroso.

- Oh... piccina... -disse con una voce vagamente materna e rassicurante, mettendosi di fronte a lei e posando delicatamente le mani sui lati della testa- Posso immaginare come tu ti senta, devi essere confusa e spaventata, nessuna bambina dovrebbe sentirsi obbligata a fare qualcosa del genere... però non hai altra scelta per sopravvivere. Dimmi, quante volte hai rischiato di morire per mano di un mostro?- domandò con gli occhi leggermente chiusi e un sorriso sinistro.

- Uhm... Un bel po'...

- Esatto, e non tutti i mostri sono uguali a quelli che hai incontrato. E Asgore non ha alcuna pietà verso i bambini. Ne ha uccisi molti e non esita a far fuori anche te.- spiegò con fare più serio e convincente- Vorrei tanto poterti nascondere da Asgore nel mio laboratorio, ma vivere in una gabbia è tremendo. Devi imparare a sopravvivere, e soprattutto a combattere... ed è qui che entro in gioco io!

- E come?- domandò confusa.

- È semplice! Ti darò dei suggerimenti, dei consigli, e quello non è un semplice cellulare... vedrai!- ridacchiò nuovamente in modo strano, dopodiché allontanò le mani dalla ragazzina e strinse i pugni allegra- Vedrai, insieme formiamo una grande squadra!

- O-o-ok, c-ci conto eh.- disse un po' intimorita dall'idea di affrontare il re.

- Hey... andrà tutto bene...- sorrise in modo stranamente rassicurante, per poi allargare le braccia per un abbraccio. Sfigghy le diede un abbraccio molto delicato, ancora poco sicura di quanto stesse accadendo in quel momento. La lucertola ricambiò il gesto allo stesso modo, eppure la bambina poté notare qualcosa di strano. L'abbraccio era in qualche modo distaccato, e oltre a quello poté sentire che lei stava tremando e sudando freddo. Sembrava quasi che quel mostro fosse spaventato e che stesse facendo una cosa contro la propria volontà. Dopo pochi secondi, la lucertola lasciò andare la piccola tirando un sorriso.

- B-Beh, ora mettiti in cammino... ne hai di strada da fare, ma non preoccuparti, puoi contare su di me...- disse allontanandosi e appoggiandosi con la schiena alla scrivania, continuando a guardare Sfigghy.

- O-ok... Allora ci sentiamo col cellulare...- disse, mentre iniziava ad allontanarsi lentamente verso l'uscita, ancora straniata da quelle sensazioni che aveva percepito.

-Ciao ciao piccolina! A presto!

Le porte si aprirono al suo passaggio, lasciando Sfigghy uscire dal laboratorio.

Quando fu fuori dall'edificio il sorriso di Alphys svanì, e quest'ultima continuò a fissare l'uscita con fare torvo. In quel momento il robot entrò nella stanza, camminando con passo pesante, quasi sbattendo i piedi a terra.

- NON CI POSSO CREDERE! Prima mi chiedi di schiacciarla come un insetto e poi la aiuti, la curi e mi fai fare anche una figuraccia?! Non merito tutto questo! Sono una star io sai?!- disse il robot, con fare offeso.

- E invece no caro mio, il mio piano sta andando a gonfie vele! Quella ragazzina ora non ha scampo!- rise in modo inquietante, strofinando le mani.

- Ohhh e cosa farai? Le darai una borsetta fuori moda dopo quell'orrendo telefono?- domandò confuso.

- Ooh, no mio stupido mucchio di metallo!- lo canzonò tirandogli la guancia di plastica per avvicinarlo a sé- Farò molto, molto di peggio! Ora la bambina crede in me. Potrò manipolarla quanto più mi pare e piace! Io la ingannerò e così lei morirà!- concluse con fare eccitato che mano a mano diventava sadico, mentre stringeva l'altro pugno con un largo sorriso.

- URGH! COSHI MI ROVINI IL HRUCCOH!- si lamentava Mettaton, non riuscendo a parlare bene.

- Oh cielo, quanto sei piagnucolone!- commentò con fare infastidito, lasciando la guancia di Mettaton e facendola schioccare dolorosamente, dopodiché iniziò a camminare per la stanza- Piuttosto, preparati per il prossimo show... Dovremo continuare a giocare a fare gli 'attori' ancora per un po'... se sai cosa intendo.- disse smettendo di camminare. Si voltò appena verso lui, facendo un minuscolo sorriso.

- Intendi lo show nel core?- domandò, massaggiandosi la guancia.

- Più o meno... ma molto, molto più interessante! Lascia che ti spieghi i dettagli...

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