She's His Queen.

di Soren Targaryen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Re è tornato. ***
Capitolo 2: *** Max e Mery. ***
Capitolo 3: *** Ritorno al passato. ***



Capitolo 1
*** Il Re è tornato. ***


Hi everybody! Vi lascio un piccolo avvertimento prima che cominciate (spero) a leggere. Questa è la storia successiva a The One che io ho inventato e che non ha alcun collegamento con i sequel della trilogia. Buona lettura! E fatemi sapere cosa ne pensate..😘
Rebs

Per l'ennesima volta dopo giorni, mi ritrovai ad ammirare la fede nuziale che avevo al dito da ormai 3 mesi. Maxon mi mancava moltissimo..
Dopo dieci giorni dal nostro matrimonio aveva ricevuto una telefonata dalla Nuova Asia e un'altra la settimana successiva. Il tempo di tornare dal nostro viaggio in Italia ed era partito. Lo avevo supplicato di portarmi con lui, ma mi rifilò la scusa che dovevo restare a Palazzo in caso di emergenze da dover gestire. Come se sapessi gestire un'emergenza senza di lui.
Ed ora erano quasi due settimane che non ne avevo notizie. Per quanto mi sforzassi di restare tranquilla e calma in pubblico e davanti al personale, nella nostra camera non ci riuscivo. E spesso mi ero gettata tra le braccia di Marlee, pensando al peggio e piangendo disperata. Stavo per farlo anche in quel momento, quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Mi alzai dalla poltrona con un moto di speranza e corsi ad aprire, sperando di rivedere quei due occhi castani che mi erano mancati come l'aria.
Ma rimasi delusa quando vidi il volto neutro di una delle guardie.
"Oh Dio, fa che non sia quella notizia.."
"Ti prego, no..No."
Mi costrinsi a nascondere la mia espressione impaurita e feci un cenno col capo per lasciarlo parlare.
«Altezza. Vostro marito è di ritorno dal viaggio. Sarà qui in meno di 10 minuti.»
I miei nervi si sciolsero all'istante e quasi rischiai di cadere a terra.
Non nascosi un sospiro di sollievo e congedai la guardia con un sorriso che ricambiò prima di andarsene con una rispettosa riverenza. Dovevo ancora abituarmi a tutto quello.
Chiusi la porta e chiamai Mary con il campanello. Arrivò in meno di due minuti tutta affannata e preoccupata: era molto raro che la chiamassi.
«Altezza! Ho fatto il prima possibile, mi dica, che succede?»
Ero sicura che in quel momento stesse pensando la stessa cosa che avevo pensato io quando avevo visto la guardia alla porta. Ma cambiò espressione nel momento stesso in cui vide il mio volto raggiante.
«Maxon sta tornando! A breve sarà qui ed è quasi ora di cena. Puoi darmi una mano a prepararmi?»
Un lampo di sollievo attraversò il suo sguardo e annuì con un sorriso. Le volevo bene, perché era rimasta e perché lei ne voleva a me.
Dieci minuti dopo ero di sotto. Passeggiavo avanti e indietro davanti al grande portone blindato chiuso. Tutto era rimasto chiuso dalla partenza del re, ovvero quasi un mese.
I documenti arrivavano via e-mail, ma io non avevo messo piede nel suo ufficio. Quando sarebbe tornato avrebbe avuto molto da fare.
Un tonfo interruppe il pesante silenzio e risuonò per tutte le stanze vuote del Palazzo. Mi bloccai e guardai una guardia procedere verso le porte. Si fermò e aprì una finestrella per guardare fuori. Si ritrasse subito e aprì entrambe le porte.
La luce dell'esterno si riversò sul pavimento e si spanse sempre di più come un mare finché non potei notare due figure scure stagliarsi contro tutto quel bianco.
Lì ad Illéa, quando il cielo era coperto dalle nuvole la luce era più intensa. E quella era una giornata parecchio nuvolosa.
Rimasi ferma al mio posto mentre entravano e la porta si richiuse alle loro spalle, consentendomi di vedere il volto del mio amato.
Dal mio petto si sollevò un macigno e fu come tornare a respirare.
Aspettai educatamente al mio posto nonostante volessi corrergli incontro e saltargli addosso. Silvia era ancora lì con me e mi dava istruzioni ogni giorno su come essere una brava regina. Le effusioni in pubblico non rientravano nelle sue istruzioni.
Non appena Maxon alzò lo sguardo dal suo discorso, mi vide.
Ed io vidi il suo sguardo cambiare da concentrato e teso a..Tutt'altro.
«Voglia scusarmi, Hervor..Riprenderemo la nostra conversazione più tardi..Si accomodi pure per la cena, è il benvenuto. Ufficiale Trevor? Accompagni il nostro ospite e chieda ad una cameriera di occuparsi di lui. Grazie.»
Sorrisi quando aggiunse quel "grazie" e una volte che lo strano ometto che lo aveva accompagnato si allontanò, potei tuffarmi tra le sue braccia.
«Oh Maxon, sono stata così in pensiero!Non dormo da quando ho smesso di sentirti. Temevo che ti fosse successo qualcosa. Stai bene?»
La mia voce forzatamente controllata tremava per la tensione. Le mie mani percorrevano le sue braccia e il suo petto in cerca di qualche lesione o di un qualunque cambiamento. Tastai quasi ogni parte di lui finché non mi sentii afferrare i polsi con una delicatezza che conoscevo bene..E che mi era mancata.
Alzai lo sguardo verso di lui e a quel punto fu impossibile continuare a trattenere le lacrime di sollievo.
«Sto bene, tesoro..Sto bene..Non allarmarti.»
Il suo sorriso accompagnò quelle parole e si chinò per potermi baciare la fronte. Poi lasciò andare le mie mani e mi abbracciò tanto forte che quasi non riuscii a riprendere fiato. Ma non mi importava.
«Oh, America..Avevi ragione..Avevi ragione, non avrei dovuto lasciarti qui..Mentre ero là da solo, ho bramato la tua presenza più di ogni altra cosa..Ma, allo stesso tempo, sono stato contento di averti protetta. È stato il mio primo viaggio politico senza mio padre e..Forse migliorerà. Si, ne sono certo.»
Espirò lievemente e sentii il suo alito caldo sfiorarmi i capelli, procurandomi dei brividi. Avvolsi le braccia attorno al suo collo e mi feci piccola piccola contro di lui. Mi sentivo a disagio perfino a pensarlo, ma..Mi era mancato anche averlo con me nel letto ogni notte..
Quand'eravamo in Italia, ogni sera mi faceva sentire desiderata e mi faceva sua, abbattendo ogni mio limite..Il nostro legame si era rafforzato ancora di più e ormai sembrava che la selezione fosse solo un lontano ricordo.
«Ti prego, Maxon..Non costringermi più a restare sola senza tue notizie..Preferisco venire con te e rischiare, piuttosto..Mi conosci, ho pensato al peggio.»
Avevo voglia di raccontargli tutti i pianti e le paure che mi avevano tormentata mentre lui non c'era..Ma poi pensai che lo avrebbero fatto sentire solamente peggio ed era inutile.
«America..Amore, non sai quanto vorrei averti con me nei futuri viaggi..Ma non sai nemmeno quanto sarei orgoglioso se tu restassi qui a prendere il mio posto.
Ad essere la Regina..La mia Regina. Se penso al bene del popolo, penso a questo..Se accadesse qualcosa a noi due, chi si occuperà di loro?»
«N-Non..Dire così. Non dirmi di restare solo perché potrebbe succederti qualcosa di brutto.»
Seguì un breve silenzio, perché invece era esattamente così. Per lui, io dovevo restare lì perché ero al sicuro e perché avrei dovuto sostituirlo in caso di..Di inconvenienti.
A quel pensiero mi scese una piccola lacrima lungo la guancia che si asciugò subito contro la camicia morbida a cui ero appoggia. Non era il momento di pensarci.
Alzai il viso verso il suo e lo trovai già in attesa e pronto per darmi ciò che cercavo. Sicuramente si era accorto che fossimo soli, perché mi baciò con un'intimità che mi riportò alla nostra Luna di miele bruscamente interrotta.
«Ho intenzione di rimediare, America..Di passare un po' di tempo da soli..Io e te..Senza nemmeno i camerieri.»
Si staccò da me e mi guardò con una scintilla nello sguardo a cui era impossibile negare qualcosa.
«Potremmo andare in una casetta sperduta per un po'..Tu potrai cantare e suonare ed io potrei riempirti di fotografie mentre..»
«Vostra maestà..La cena è pronta. Il suo ospite attende.»
La guardia se ne andò prima ancora di aver ricevuto una risposta e tornò in posizione. Guardai Maxon e valutai per qualche secondo la sua proposta. Inutile dire che mi sembrava fantastica, ma troppo egoista. Non potevamo sparire così da Palazzo e se fosse successo qualcosa?
«Poi ne parleremo..Vuoi che ti faccia portare la cena in camera?»
Chiesi mentre gli sistemavo il colletto della camicia mentre lui mi guardava sorridendo. Dal suo sguardo capii che ci avevo azzeccato in pieno. Non aveva voglia di tornare a parlare d'affari..Sicuramente voleva farsi una doccia e riposarsi. Di fatto annuì e chiusi gli occhi quasi in imbarazzo.
«Se potessi parlarci tu e poi riferirmi sarebbe fantastico, amore..Sono davvero stanco, non credo che riuscirei a sopportare altri cinque minuti delle sue chiacchiere!»
Scoppiai a ridere e lo lasciai andare di sopra.
Cinque minuti dopo capii esattamente cosa intendeva dire.
Questo signor Hervor sembrava essere l'unico in tutto il mondo ad essere capace di organizzare efficientemente le forze militari. Mi riempì delle sue chiacchiere per tutta la durata della cena, che si prolungò finché non finì di elencarmi tutti i punti di forza e quelli deboli dei nostri eserciti e come sfruttarli e rimediare ad essi. Nemmeno il dolce mi fu di consolazione, nonostante fosse davvero ottimo.
Alla fine mi ritrovai a pensare a mio marito, di sopra..Chissà cosa stava facendo. Stava bene ora? Si stava riposando? Mi aspettava o si era già addormentato?
«...Ha qualche domanda Altezza?»
Passò qualche secondo prima che mi accorgessi di dover rispondere qualcosa. Lo guardai, cercando di fingermi convinta e scossi la testa.
«Nessuna. È stato molto esaustivo, le faccio i miei complimenti. Riferirò personalmente al re le vostre idee. Sono sicura che le terrà in conto.
Oh e si scusa di non essere presente stasera, ma ha bisogno di riposo e..»
«Non si preoccupi, non si preoccupi. Non c'è alcun problema, è stato un piacere parlare con lei. So che sua maestà si è stancato parecchio nel viaggio..Ma solo perché ce l'ha messa tutta.»
Esitò un momento, come se volesse aggiungere qualcosa e guardò il suo piatto di bignè ripieni di panna e cioccolato, riflettendo.
«È un bravo ragazzo..Si.»
Confermò annuendo e tornò a mangiare.
Sorrisi e improvvisamente quel piccolo ometto mi fu simpatico. Era molto più anziano di Maxon..Poteva avere almeno 70 anni.
Adoravo il modo in cui i vecchi amici, consiglieri e seguitori di Re Clarkson si fossero affezionati al giovane e nuovo re. Come se non stessero aspettando altro che lui. Sembravano felici di dire la loro e di essere ascoltati. Erano pronti a discutere e a confrontarsi con Maxon, senza volerlo convincere a fare nulla, ma solamente discutendo delle scelte da fare. Era una vera e propria collaborazione. Lealtà e rispetto reciproco.
Niente a che vedere con il governo del vecchio re.

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Capitolo 2
*** Max e Mery. ***


Quella sera a letto nessuno dei due aveva voglia di parlare di eserciti o di piani di guerra.
Maxon se ne stava lì tra i cuscini ad osservarmi mentre mi spazzolavo i capelli davanti al grande specchio appartenuto alla regina Amberly.
Vedevo il suo bel viso riflesso e gli sorridevo nonostante l'odio che stavo provando verso quei maledetti nodi.
Mary mi aveva legato i capelli con delle trecce e in quel momento erano così mossi che rinunciai a districarli. Mi sfilai la vestaglia e la appoggiai con cura sullo schienale della poltrona prima di mettermi a letto.
Ritrovai subito le sue braccia che mi cinsero la vita e mi strinsero al petto caldo e statuario che mi aveva accolta per tanti notti.
«Mio re..»
Lo salutai sorridendo e lui affondò le dita in quel cespuglio rosso che erano i miei capelli.
«Mia cara..»
Bisbigliò lui di rimando e ridacchiò della mia espressione scherzosamente scocciata.
Gli avevo raccontato di quando, una volta rimasta chiusa nella stanza di sicurezza il giorno in cui lui avrebbe dovuto fare la sua scelta tra me e Kriss, io gli feci la promessa di lasciare che mi chiamasse "mia cara" se fosse sopravvissuto.
Tentai in tutti i modi di persuaderlo del fatto che ero sotto shock quando lo dissi, ma il mio caparbio maritino non ammetteva scuse.
La cosa positiva era che adesso quando mi chiamava "mia cara", l'ombra del sollievo che provai quando lo rividi vivo quella volta tornava a rallegrarmi.
«Sono così felice del tuo ritorno che non ho affatto sonno..Posso fare qualcosa per te..?»
Maxon sorrise e mi afferrò per i fianchi, trascinandomi sopra di lui. Sistemai le cosce ai lati dei suoi fianchi e socchiusi le labbra quando sentii le sue mani accarezzarle.
«Ho la testa piena di pensieri, Mery..Vorrei smettere di pensarci almeno per ora.
E poi..Vorrei..Vorrei..»
Le sue parole si persero in un lieve ansimo che uscì dalle sue labbra non appena fece salire le mani fino al mio fondoschiena.
Trattenni un piccolo gemito quando strinse la presa e lo pregai silenziosamente di non fermarsi.
Durante la nostra luna di miele le mie cameriere avevano dovuto sistemare almeno 4 abiti e buttarne due. Avevo promesso loro, con un po' di imbarazzo, che ci sarei stata più attenta ma non lo fui mai.
Vedere Maxon strapparmi i vestiti di dosso era una sensazione impagabile e non gli avrei mai detto di fermarsi.
Ma quella sera sembrava voler essere più calmo..Sollevò la veste da notte fino a sfilarmela e la lasciò cadere per terra.
Non capivo ancora cosa volesse fare, quindi mi limitai a non muovermi e godermi la sensazione del suo calore su di me.
«Mi piacciono con i fiocchi.»
Divenni rossa per l'imbarazzo e mi scappò una risatina civettuola mentre le sue dita armeggiavano con le tante applicazioni dei miei nuovi slip.
In quanto ad abbigliamento intimo ero diventata molto più viziosa, nonostante il lieve imbarazzo che provavo nell'indossare body di pizzo nero e perizoma striminziti. Ma le mie cameriere avevano pienamente ragione. Maxon li adorava.
«Sai, prima di sposarci ti dissi che ti avrei viziata in ogni modo..»
Capovolse velocemente le nostre posizioni, lasciandomi senza fiato quando me lo ritrovai sopra.
«Ma direi..Che sei tu che stai viziando me..»
Affondò le labbra nel mio collo e a quel punto mi fu impossibile trattenere un gemito di piacere nel sentirlo così vicino dopo quella che mi sembrava un'eternità.
Non riuscivo più a stare ferma. Le mie mani cominciarono a muoversi freneticamente su di lui, nonostante la calma dei suoi movimenti. Lo accarezzai in ogni centimetro di pelle scoperta mentre lui, con più dolcezza del solito, baciava i miei seni lasciandoli bagnati.
Era così calmo che mi fece sentire ancora più su di giri. Ogni sua azione sembrava farmi il doppio effetto.
«Oh Max..»
Ansimai tra i cuscini mentre lui scendeva, scendeva, scendeva..
Finché non ebbi la sua testa tra le gambe.
Mi irrigidii e provai a sollevarmi sui gomiti per poterlo guardare. Cosa stava facendo?
Ma guardarlo fu una pessima idea. Perché appena lo vidi così vicino alla mia intimità ebbi un fremito tanto forte che lui se ne accorse e alzò lo sguardo verso di me.
Mi sorrise e io rischiai di svenire per quanto fosse bello ed estremamente sexy con quei capelli disordinati e il suo sguardo peccaminoso.
«Adesso è il mio turno di viziarti, tesoro..»
Nei successivi venti minuti non capii più niente. Speravo solo che le guardie non fossero così vicine alla porta da potermi sentire.
Ma quelle preoccupazioni duravano meno di un secondo, spazzate via dalla calda e flessuosa lingua di Sua Maestà.


«Adoro quando gemi per me, America..Ho passato gli ultimi giorni a pensarti così, ma vederti è tutta un'altra cosa..»
Ero di nuovo tra le sue braccia, ancora scossa e sudata dopo le sensazioni che mi aveva regalato. Era stato così intimo e intenso..E volevo ringraziarlo davvero, ma immaginai che fosse una cosa sciocca da fare. Ma c'era ancora qualcos'altro che volevo..
«Max..»
Sfiorai appena il suo nome con le labbra e alzai una mano per poter accarezzare la sua guancia. Lui mi baciò il palmo e posò la sua mano sulla mia come a volersela tenere stretta. Adorava quando lo chiamavo con quel nomignolo. Me ne ero accorta.
«Dimmi, tesoro mio.»
Mi morsi il labbro con incertezza, ma il bisogno era troppo e mi feci forza.
«Fammi tua..So che sei stanco, ma per favore...Mi sei mancato troppo..Ho..Ho bisogno di...»
Non mi lasciò nemmeno finire la frase. E finalmente mi sentii di nuovo tra le sue braccia. Viva più che mai. Innamorata più che mai di Maxon Schreave.

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Capitolo 3
*** Ritorno al passato. ***


La sala delle donne era ancora un tabù per me. Ogni volta che vi entravo sentivo il peso delle perdite sulle spalle e dovevo scappare subito.
Celeste.
La Regina Amberly.
Tutte le altre ragazze della selezione.
Il Palazzo era terribilmente vuoto senza di loro.
La regina aveva avuto assolutamente ragione quel giorno..La prescelta avrebbe avuto bisogno delle sue ex rivali una volta che se ne fossero andate e ne avrebbe sentito la mancanza.
Era maledettamente vero. Cosa non avrei dato in quel momento per sentire i borbottii stizzati di Celeste o per ascoltare tutti i sogni ad occhi aperti di Kriss.
«Tesoro..Che hai?»
La voce di Maxon mi riscosse dai pensieri e mi accorsi di star fissando il muro di fronte a noi con la tazza del thè ancora a mezz'aria.
La sua mano si posò sulla mia e la strinse con tenerezza. Spostai lo sguardo ancora distante su di lui ed accennai un sorriso.
«Mi mancano..Mi mancano le ragazze. E..Sinceramente mi sento persa senza la regina.»
Abbassai lo sguardo sulla mia tazza.
Non mi sentivo degna di poter piangere la regina quando avevo di fronte suo figlio.
Lo consideravo un gesto egocentrico. E invece lui annuì, come se mi avesse compreso.
«Mia madre lo aveva capito, sai? Sapeva che avevo un debole per te..E ti voleva bene..Ti difendeva contro mio padre qualche volta..»
Lo vidi accennare un triste sorriso e tornare a mangiare il dolce che aveva nel piatto.
Nonostante fossimo solo lui ed io, manteneva sempre un comportamento elegante e signorile anche a tavola. Io, invece, sembravo un elefante che beve con la proboscide.
«Maxon..Pensi che potremmo invitarle? Le ragazze dell'Elite, intendo..La sala delle donne è così vuota senza di loro..Non riesco a starci.»
Vidi un lampo di delusione nei suoi occhi, ma lo camuffa subito con un sorriso gentile che non mi negava mai.
«Ma certo che possiamo..America, te l'ho detto. Questo Palazzo è anche tuo adesso..E sarei molto felice di vederti impegnata in qualcosa di bello.»
Lo ringraziai con un sorriso e allungai una mano sul tavolo per poter prendere una delle sue.
«Max..Sto davvero bene qui con te..Anzi, starei bene ovunque con te.
Ma questo posto mi ricorda troppo la Selezione. E so che prima forse la odiavo, ma adesso mi manca da morire..E vorrei che fosse sempre pieno di gente, qui..Con le musiche, i balli..
Ecco...Vorrei solo avere qualcosa da fare mentre tu lavori. E visto che non posso uscire da qui..»
«America..Sarebbe un'idea davvero grandiosa! Perché non lo fai? Non dovevi aspettare a chiedermelo.»
Diceva così, ma era evidente che fosse contento che gliene avessi parlato.
«Assicurati di spronare parecchio le guardie di sicurezza, va bene? Hai l'intero Palazzo a tua disposizione. Fai ciò che vuoi.»
Prese la mia mano e la baciò sulle nocche prima di alzarsi in piedi.
«Per qualsiasi cosa non esitare a venire da me, va bene? Ci vediamo a pranzo.»
Mi diede un casto bacio sulle labbra e si avviò verso il suo ufficio. Lo stavo ancora guardando quando si girò verso di me e alzò un braccio come a volersi correggere.
«Ripensandoci..Vediamoci a metà mattinata ..Ti aspetterò in biblioteca.»
Annuii e gli mandai un bacio che lui afferrò con una mano e se lo mise sulle labbra.
Ridacchiai e tornai a mangiare.
Bene. A quanto pare avevo qualcosa da fare.


Parlai con Marlee della mia idea e mi sembrò molto entusiasta ed emozionata. La invitai a portare anche Carter con lei e mi ringraziò con un abbraccio.
Abbracciarla stava diventando un po' difficile per via del pancione che cresceva giorno per giorno e cominciava a tirarle un po' le vesti. Le ripetevo continuamente di riposarsi e farsi dei nuovi vestiti, ma la sua lealtà era più di quanta mi aspettassi.
Lavorava tutti i giorni in cucina e spesso aiutava Mary a sistemare la mia stanza. Erano le uniche di cui mi fidavo davvero e per le quali provavo meno imbarazzo.
Avevo insistito nel voler cambiare io il letto ogni mattina, ma loro non vollero sentire storie.
Ad ogni modo...Dovevo ancora parlare con Maxon di quella gravidanza..Ero sicura che l'avrebbe presa bene.
Aveva appena emanato il decreto che eliminava la casta degli Otto e dei Sette, integrandoli tutti ai Sei. E molti erano accorsi per poter servire lì a Palazzo di loro spontanea volontà e per cogliere l'occasione di ringraziare me e Maxon delle opportunità che gli avevamo dato. Maxon era stato molto impegnato, ma ero certa che gli avrebbe fatto molto piacere.
Salutai Marlee e la lasciai ad accarezzarsi la pancia con quel sorriso affettuoso che aveva un qualcosa di inspiegabilmente rassicurante.
Sembrava essere nata per fare la mamma.
Dovetti reprimere un briciolo d'invidia.
Come mi aspettavo, i corridoi che conducevano alla sala delle donne erano deserti. Ma mi sentii stranamente euforica quando afferrai le eleganti maniglie e le abbassai per poter spalancare completamente la porta a due ante che conduceva all'enorme salone un tempo pieno di vita.
Mi voltai verso il mio seguito di cameriere quasi emozionate quanto me e mi torturai le mani un po' a disagio. Dare ordini non era ancora il mio forte. Ma a quanto pare dovevo farci l'abitudine.
«Signorine..Voglio vedere questo posto tornare a splendere come il giorno in cui sono arrivata qui per la prima volta. So che è molto lavoro, ma avete tutto il tempo che volete!»
Fui rincuorata quando le vidi ridacchiare felici e catapultarsi a pulire e spolverare quella bellissima stanza ornata di specchi, divani ed eleganti tavoli per il thè.
Non vedevo l'ora di rifugiarmi nuovamente lì.
Mentre aspettavo l'arrivo di Silvia, continuavo a gironzolare per il salotto, sfogliando i libri che qualcuno aveva lasciato lì e che erano stati sistemati in un angoletto.
Canticchiavo qualcosa di classico, accompagnando la lettura alla melodia della mia voce. Beh, non che si abbinasse molto bene con l'economia.
«Altezza..Visto che è qui, le dispiacerebbe scegliere quale servizio da thè gradisce mettere sulle mensole e quale sul tavolo?»
Mi voltai e accennai un sorriso alle due giovani cameriere che avevano tra le mani dei vassoio d'argento. Guardai le teiere e le tazzine di porcellana molto simili tra loro e chiesi alle due qualche consiglio su quale servizio scegliere. Dopo aver ascoltato le loro opinioni, optammo per tenere in uso le tazzine decorate con deliziose foglie d'edera di un verde brillante.
Presi i libri abbandonati lì nell'angolino e lanciai un'occhiata all'orologio. Erano già le undici..Sarei andata in biblioteca ad aspettare Maxon.
Il ticchettio dei miei tacchi risuonava tra le mura silenziose e mi rendeva quasi euforica al pensiero di raccontare a Maxon tutte le idee che mi stavano frullando per la testa.
Entrai nella biblioteca silenziosa e sistemai con calma tutti i libri, dovendomi arrampicare su parecchie scalette.
"Sai, Max..Silvia aveva ragione. Ogni sua parola era davvero preziosa. Senza di lei non avrei saputo cosa fare per questo ricevimento. L'ho chiamata comunque, vorrei la sua approvazione. Che dici, ho fatto bene?"
Lanciai un'altra occhiata all'orologio. Erano passati venti minuti.
Presi dei libri dai tavolini e dalle scrivanie, decidendo di rimetterli al loro posto mentre aspettavo.
"Oh e indovina un po'! Oggi ho preso la mia prima decisione da regina! Ho scelto quale servizio da thè tenere in uso."
Sorrisi al pensiero della faccia che avrebbe fatto e continuai a fantasticare sulle nostre conversazioni, finché un cameriere non entrò nella biblioteca e mi chiamò.
Rimasi perplessa per qualche secondo e lasciai i libri sul davanzale di una bifora, superando le immense librerie che mi separavano dall'uscita.
Presi il biglietto che mi stava porgendo l'uomo e gli feci cenno di andare. Aprii il foglietto e lessi velocemente la calligrafia curata, ma frettolosa di Maxon.

_Mia cara moglie, ti chiedo di perdonare la mia assenza, ma il lavoro sembra moltiplicarsi e non scendere mai. Confido di poter recuperare questo tempo a pranzo._
_Tuo per sempre, Maxon._

Mi morsi le labbra e la delusione pesò parecchio sulle mie spalle. Non tanto per il mancato appuntamento, quanto per il pensiero di saperlo curvo su una scrivania, da solo a leggere e compilare documenti e a pensare velocemente a soluzione per problemi impossibili.
In quei momenti avrei voluto essere come Elise e poterlo aiutare negli affari del Regno.
Ma ero una frana in questo quando non mi saltavano in mente idee così stupide da sembrare possibili.
Mi scrollai dall'attesa inappagata e tornai ai preparativi con lo stesso sorriso col quale me n'ero andata.
Silvia arrivò per l'ora di pranzo e fui lieta di accoglierla con un abbraccio.
Il nostro rapporto era cambiato, ma non troppo da farlo sembrare completamente nuovo.
La pregavo ancora di darmi lezioni e sapeva quanto la rendesse orgogliosa insegnare alla regina. Ma durante le sue lezioni, io ero semplicemente un'allieva e lei l'insegnante. Non potevo chiederle di meglio.
Tutti mi trattavano con i guanti di seta, mentre lei era ancora severa e sincera con me. Era una qualità che le avevo riferito di apprezzare molto.
La invitai a pranzare con noi e dissi alle cameriere di aggiungere un posto in più a tavola.
Ma non ce ne fu bisogno. Maxon mandò una guardia a riferire che non si sarebbe presentato.

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