Trentuno giorni di te.

di imcalledamyy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Agosto ***
Capitolo 2: *** 2 Agosto ***
Capitolo 3: *** 3 Agosto ***
Capitolo 4: *** 4 Agosto ***
Capitolo 5: *** 5 Agosto ***
Capitolo 6: *** 6 Agosto ***
Capitolo 7: *** 7 Agosto ***
Capitolo 8: *** 8 Agosto ***
Capitolo 9: *** 9 Agosto ***



Capitolo 1
*** 1 Agosto ***


1 Agosto.





Kim Jongin non si era mai lamentato della sua vita ad Okushiri, isola della prefettura giapponese di Hokkaido. Erano anni che lavorava, lontano dalla sua vita e dalla sua famiglia in Corea, non si era mai esplicitamente lamentato. Ormai si sentiva in parte giapponese eppure non era appagato dalla sua vita lì.
- Jongin! Jongin!- sorrise dolcemente nel sentire il sue nome pronunciato con un accento fin troppo giapponese dalla signora Matzuo, proprietaria del negozio di alimentari dove lavorava.
- Jongin, è arrivato!-
- Arrivato?- inclinò il capo aggrottando le sopracciglia. Cosa o chi era arrivato? Presuppose qualche importante consegna di frutta essendo quel giorno non solo lunedì, ma anche il primo giorno del mese di Agosto.
La signora Matzuo sembrava fin troppo eccitata ed euforica per poter considerare il povero Jongin - E’ arrivato!- urlava.
Jongin, d’altro canto non poté che scrollare le spalle e finire di sistemare le casse di acqua accanto al bancone della cassa.
- Andiamo Jongin! Voglio che tu lo conosca!-
Diamine!
Come aveva fatto a dimenticare un evento simile non lo riusciva proprio a concepire, il tanto atteso nipote della signora Matzuo era appena arrivato in Giappone e dopo mesi di racconti sul nipote prodigo, beh..Jongin lo aveva dimenticato.
- S-Si arrivo! Chiudo il negozio e arrivo!- disse mormorando successivamente imprecazioni in coreano. Le imprecazioni erano l’unica cosa che gli permettevano di rispolverare il suo coreano.
- Puoi portarmi le buste? Non sono pesanti giuro!- 
- Q-quali buste?- si voltò ma la signora Matzuo era completamente scomparsa. La loro non era una grande cittadina ma era una zona ben nota a livello turistico sì, anche dopo il disastro che portò lo Tsunami anni prima. Chiuse con fretta il negozio, assicurandosi di aver messo tutto al posto giusto per poi dirigersi a prendere quelle che erano la bellezza di cinque buste di frutta, che ovviamente erano più che pesanti. Il sole caldo estivo non andava a favore del povero ragazzo che dovette farsi quasi un chilometro prima di raggiungere la modesta abitazione della signora Matzuo che rigorosamente lo lasciò a piedi ad essiccare al sole. Sentì un soffio nel petto nel scorgere la dimora della donna, non era una abitazione molto grande ma il panorama che aveva da offrire era estasiante, una perfetta vista sul mare facilmente raggiungibile da una serie di scalinate. Aveva avuto l’onore di poter andarci solo poche volte, ma la piccola spiaggia era ben impressa nella sua mente.
- Ough.- sospirò, sentendo una goccia di sudore colargli lungo la schiena bronzea ed entrò silenziosamente in casa - P-permesso.-
Posò le buste sullo scalino di entrata e si sfilò le scarpe da ginnastica usurate per sostituire con un paio di pantofole nuove di zecca. L’abitazione era molto accogliente e fresca, un leggero odore di matcha cullava l’aria.
- Vieni, siamo in salotto!-
La signora Matzuo aveva parlato di suo nipote da tempo, evitando probabilmente due fondamentali pilastri: 
primo: suo nipote era incredibilmente bello
secondo: sedeva su una sedia a rotelle.
Jongin cercò il più possibile di mascherare la sua espressione di meraviglia nel vedere quel ragazzo, in particolare per la seconda motivazione. Sentì una strana sensazione di sconforto attraversagli il petto eppure neanche conosceva quel ragazzo.
- C-ciao.- mormorò imbarazzato in un fine giapponese.
Kim Jongin, sei un’idiota.
- Ciao, s-sono Kim Jongin..-si schiarì la voce, ripetendo il tutto in coreano. D’altronde anche l’altro ragazzo era coreano come lui. Le sue labbra erano profondamente accentuate e carnose, a forma di cuore si poteva dire, i suoi occhi profondi mentre la sua pelle era bronzea quasi come quella di Jongin. Una frangetta nera gli contornava il volto scavato, rendendo il ragazzo sfacciato ma al tempo stesso innocente. Lui lo analizzò molto prima di parlare, soffermandosi dall’altro in basso sul corpo di Jongin per poi sforzare un sorriso e pronunciare le parole che uscirono molto poco convincenti - Sono Do Kyungsoo, è un piacere conoscerti.-
Jongin si inchinò molto imbarazzato, sentendo il rossore divampare sulle sue gote - A-anche per me.-
- Jongin è un tuo Hyung, Kyunggie. Tieni Jongin, prendi del thè.- la signora Matzuo gli porse una tazza fumante di thè che lui prese con molta accortezza tra le sue mani prima di andarsi a sedere sulla sedia accanto la sua. Dialogava molto tranquillamente con suo nipote, smistando le due lingue ma a Kyungsoo non sembrò essere in difficoltà. Jongin gli osservava silenziosamente, sorseggiando di tanto in tanto il suo thè bollente, sentendosi profondamente di troppo in quella piccola riunione familiare. Kyungsoo sfoggiava grandi sorrisi, nel parlare con Matzuo ma i suoi occhi non erano vivi come quei sorrisi.
- Oddio sono già le cinque! Devo scappare!-
Jongin e Kyungsoo si girarono in contemporanea verso la donna, che nel frattempo correva per casa farfugliando parole in un giapponese scomposto. L’orologio appeso in salotto svolgeva tranquillamente la sua funzione, risuonando rumoroso nelle menti dei due ragazzi.
- Jongin puoi rimanere con Soo fin quando non ritorno?- i suoi occhi erano sinceri e pieni di scuse, Jongin non riuscì a trattenere il suo buon senso ed annuì, pentendosi al tempo stesso.
- Certo, nessuno problema..- mormorò abbassando lo sguardo verso la sua tazza ormai vuota.
Kyungsoo deglutì rumorosamente assumendo un’espressione tutt'altro che tranquilla e quando la donna fu fuori finalmente parlò.
- Puoi anche andare a casa, me la cavo da solo.- esplicò con freddezza, portandosi con la sedia a rotelle nella stanza degli ospiti, che sarebbe stata la sua dimora per i prossimi trenta giorni.
Jongin capì subito che non avrebbe mai ricevuto da Kyungsoo lo stesso trattamento che egli offriva alla signora Matzuo. Kyungsoo era falso ma Jongin, da buon cuore, non voleva affidargli da subito quell’appellativo, non era tipo da giudicare subito una persone. Le persone vanno conosciute.
- Devo rimanere con te.- replicò lui, cercando di essere determinato. In fondo era lui lo Hyung, no?
- Ci penso io a coprirti, va pure.-
- Senti Kyun-
- Vattene!- il ragazzo alzò il tono della voce e Jongin si ritrovò la porta della camera sbattuta in faccia, il vento freddo che essa provocò fece muovere la candida frangetta del ragazzo. Strinse i pugni, sospirando lentamente e ritornò in salotto, riprendendo posto sulla sedia.
- Stupido ragazzino, ma chi si crede di essere. Devo fare da babysitter per l’ennesima volta.- mormorò tra sé, a voce alta, non curante che Kyungsoo l’avrebbe potuto sentire. Avrebbe preferito lavorare due giorni di seguito che sprecare del tempo con qualcuno che non desiderasse la sua presenza. Era triste, in fondo, Kyungsoo non conosceva Jongin e l’aveva cacciato senza fare troppe storie. La sua pazienza era molto debole in quegli ultimi giorni, dopo aver finito il suo turno lavorativo alle sette di sera - iniziando alle nove - Jongin si dirigeva nella sua dimora, accudendo suo nonno, preparando la cena e facendo i servizi di casa per poi andare a dormire. Era quella la sua routine ormai, ogni giorno uguale al precedente, ogni giorno uguale al successivo. Kyungsoo stava portando un cambiamento in quelle giornate, anche se sarebbe durato solo un misero mese, però Jongin aveva paura. Aveva voglia di cambiamenti, che non si chiamassero “ Do Kyungsoo “ .
Sospirò più volte prima di trovare il coraggio per alzarsi e andare a bussare alla sua porta. Poteva definirsi molto umiliato ma non si sarebbe arreso facilmente. 
- Che vuoi?-
- Posso entrare?-
- Perché sei ancora qui?-
- Posso. Entrare?-
- Come vuoi.-
Jongin sospirò per l’ennesima volta quel giorno, aprendo la porta e trovando il ragazzino a guardare fuori dalla finestra, con il suo solito broncio sul viso.
- Perché ti comporti in questo modo?-
- Non mi piace stare con le persone e tu non mi piaci.-
- Neanche mi conosci!-
- A pelle.- alzò le spalle, lo sguardo ancora rivolto fuori.
- Tu si che sei strano.-
- E allora vattene!-
- Non posso!-
- Solo perché sono su una sedia a rotelle e ti faccio pena, non vuol dire che non puoi!- Kyungsoo ringhiò quelle parole, voltandosi verso Jongin che spalancò la bocca. Sapeva in cuor suo che Kyungsoo non era realmente arrabbiato con lui, era semplicemente arrabbiato con se stesso, con quella situazione, quella punizione che gli aveva inflitto la vita. Kyungsoo non era arrabbiato con Jongin.
- Io non..- schiuse più volte le labbra, cercando di formulare parole di senso compiuto. Kyungsoo  assottigliò le labbra, cercando di reprimere le chiare lacrime che volevano fuoriuscire da quegli occhi pieni di tristezza.
- Ti prego vattene..- mormorò, scuotendo la testa. Kyungsoo prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi con la speranza di non ritrovare più la figura di Jongin una volta riaperti.
- Non voglio.-
Kyungsoo emise un leggero sospiro e si asciugò gli occhi con il dorso della mano, portando uno sguardo verso la finestra, quasi non avesse il coraggio di vedere nuovamente Jongin.
- Mi dispiace Kyungsoo. Non voglio che le cose vadano così tra noi. A quanto pare io dovrò stare con te fino a quando non ritorna Matzuo, quindi ti prego di sopportarmi solo per queste ore. Ho promesso a tua zia che sarei rimasto e lo farò, non perché tu mi fai pena o perché sei sulla sedia a rotelle. Non mi interessano queste cose. Probabilmente non mi saresti interessato neanche tu se non mi avessi cacciato in questo modo. Ora è un principio di orgoglio, se non mi conosci non puoi sapere se non ti piaccio o meno.- Jongin parlò tutto d’un fiato, scandendo con cura le parole. Alzò finalmente lo sguardo per vedere Kyungsoo arrendersi sotto quelle parole e sospirare lentamente, strofinando una mano contro i suoi pantaloncini di stoffa blu.
- Va bene, come vuoi. Anche se non mi piacciono comunque le persone..in generale.- Kyungsoo si lasciò scappare una smorfia, scrollando le spalle, con lo sguardo rivolto verso Jongin.
- Non c’è problema, quando non ti va di stare in compagnia basta dirlo.- si andò a sedere sulla sedia della scrivania, tenendo lo sguardo verso il ragazzo. Ora si che si sentiva uno Hyung vero e proprio.
- Mi prendi in giro? E prima cosa ti ho detto?- Kyungsoo spalancò gli occhi, assumendo una buffa espressione che fece ridere e poi arrossire Jongin.
- E’ diverso, lo sai.- Kyungsoo alzò le spalle - Io ti capisco, neanche io sopporto molto stare in mezzo le persone. Soprattutto quando ci sono tante persone e vivevo a Busan e ora lavoro in un  negozio di alimentari, quindi figurati. Era ed è impossibile evitare le persone ad un certo punto. Non che mi dispiacciono ma..- rise lievemente, in ricordo degli ultimi giorni passati a Busan prima di partire, sollevando le spalle.
- Busan? E’ parecchio lontano.-
- Già, non so come diavolo abbia fatto a finire qui da fiero Coreano..Tu di dove sei?-
- Daegu!-
- Cosa? Mi prendi in giro?- spalancò gli occhi e la bocca, Kyungsoo arrossì lievemente portando lo sguardo rivolto alle sue mani.
- L-la distanza è quella..- giustificò il minore.
- Beh, Daegu è più distante di Busan, lo sai.- 
Kyungsoo annuì ed osservò Jongin a lungo, mordendosi il labbro inferiore. Jongin pensava che era molto piacevole parlare con Kyungsoo, probabilmente era dovuto dal fatto che l’aveva appena conosciuto, tutti sono più interessanti le prime volte. C’erano tante domande che voleva porre al ragazzino, ma era troppo timido per parlarne di già, non voleva essere invadente.
- Quindi uhm, da quanto abiti qui? Mia zia non mi ha parlato mai di te..- fu Kyungsoo a sciogliere il ghiaccio, sorprendendo Jongin.
- Appena ho finito le scuole superiori sono volato qui, sono quasi cinque anni.-
- Beh, direi che è tanto. Tanto sopratutto se hai sopportato mia zia per tutti questi giorni..- rise tra sé, i suoi occhi si chiusero leggermente in un dolce arco.
- Yah! Tua zia è molto..- Jongin fu titubante a continuare la frase, mimando parole con le labbra per finire con le guance gonfie e le labbra corrugate in un broncio - Simpatica ecco.-
- Simpatica? Non hai pensato a nulla di meglio?- Kyungsoo si spinse in una grossa risata, guardando Jongin con le sopracciglia all’insù. Jongin fu trasportato da quella risata, era un tipo che rideva molto facilmente.
- Dai, ogni tanto ammetto di non sopportarla ma in fin dei conti non è male..E’ una brava donna.- sorrise dolcemente. 
Il suo primo giorno lavorativo non fu facile, Matzuo lo seguiva passo per passo, aiutandolo dove poteva ma lasciando molto spazio al ragazzo per imparare. Ricordava di come il giorno stesso del suo arrivo a Okushiri, la sera fosse passato nel negozio di alimentari poco distante da casa di suo nonno per andare a trovare degli ortaggi freschi. In Corea l’uso di frutta e verdura era molto accentuato e Jongin ne usava spesso nella sua dieta quotidiana, pur sapendo che in Giappone essi erano alimenti molto costosi. Fu meravigliato nel scoprire che tutto ciò che vendeva quel negozio erano alimenti del posto e il loro costo era nella norma, si sentì appagato. Matzuo si rivolesse fin da subito molto gentile nei suoi confronti, riempendo Jongin di domande da capo a piedi, fu così che gli propose di andare a lavorare per lei.
- E’ un tipo molto particolare, non che io abbia molta confidenza con lei. O meglio, quando chiamava per telefono passavamo le ore a parlare, non è male..- il ragazzo sorrise, scrollando le spalle.
- Quindi rimarrai solo questo mese?-
- Già..Io in realtà non-
- Soo! Jongin! Sono tornata!- la voce candida di Matzuo invase la casa e in un batter d’occhio comparve all’entrata della camera di Kyungsoo, contenta di vedere i due assieme.
- Bene, uhm..Allora io vado.- Jongin si apprestò ad alzarsi ed inchinarsi in segno di saluto ma Matzuo fu pronta a fermarlo, prima che potesse andare.
- Non vuoi rimanere per cena?-
Jongin si voltò a guardare Kyungsoo, apparentemente molto turbato dalla richiesta della zia e poi rivolse uno sguardo a Matzuo.
- Penso sia meglio che torni a casa..-
- Oh, tuo nonno come sta?-
- Sta bene, molto bene direi e non si lamenta molto. Penso di aver trovato anche un ragazzo che po' sostituirmi il giorno, spero che gli andrà bene.-
- Mi fa piacere Jongin, allora ci vediamo domani. Fai attenzione a tornare a casa!- Matzuo si inchinò dolcemente, lasciando che un sorriso altrettanto dolce le si disegnasse sul volto.
- S-si..certo. Allora, ci vediamo più in la, Kyungsoo..- abbassò lo sguardo, sentendo un lieve dispiacere a lasciare quella casa così presto.
- C-Ciao Jongin, a presto..si.- la sua voce era molto fine, con una lieve nota di tristezza. Jongin alzò lo sguardo e poté notare che quello di Kyungsoo era molto stanco, in cuor suo sperava di avere comunque fatto una buona impressione al ragazzo più piccolo.
Quando lasciò l’abitazione fu accolto da un leggero vento fresco, tipico delle serate estive e si sentì molto più leggero sebbene anche il ritorno fu pesante a causa di due buste di verdure offerte gentilmente da Matzuo come disturbo per essere rimasto con Kyungsoo. Per quanto non si definisse un abile interlocutore e un ragazzo aperto alle relazioni sociali, essere in presenza di Kyungsoo lo rilassava, sebbene sapeva che non avrebbe più rivisto quel ragazzo essendo lui bloccato da quella sedia a rotelle. Gli balenò nella mente la faccia corrugata e piena di rancore di Kyungsoo, Jongin non era intenerito da Kyungsoo.
Fece girare la chiave nella serratura della porta di ingresso e la spalancò, notando fin subito suo nonno seduto sulla sua solita poltrona a dondolo a fumare un sigaro e guardare la corsa dei cavalli in tv.
- Sono a casa!- esclamò sfilando le sue preziose scarpe da ginnastica, dirigendosi in cucina dove vicino al bancone un ragazzo stava tranquillamente sorseggiando del thè. Posò le due buste sul bancone piastrellato e rivolse un dolce sguardo al ragazzo.
- Bentornato!- egli gli rivolse un altrettanto dolce sorriso, posando la tazza da thè.
- Allora, è andata bene?-
- Continua a lamentarsi e a ripetere di volere una assistente donna perché lui non è fro..Che lui non è gay e ma si, è andata bene Jongin-ya.-
- Scusa il suo comportamento Chanyeol, è un vecchietto speciale.- Jongin rise lievemente, non molto meravigliato dalla confessione del ragazzo, rivolgendo lo sguardo sulla sagoma dell’anziano. Park Chanyeol era un ragazzo molto alto e magro, pelle chiara e occhi vivi. Jongin non aveva mai visto nessuno più divertente e solidale di Chanyeol, seppur lo conosceva da pochi giorni. Chanyeol era di Okushiri e anche lui come molti di quell’isola aveva qualche rapporto con la Corea, studiava sulla terra ferma però, ad una modesta Università di Biologia e cercava un lavoro part-time per sostenere gli studi, non volendo essere un peso per la sua famiglia. 
- Tranquillo, domani ti farò sapere altri dettagli sull’università, dovrei finire questa sessione a fine mese ma penso che posso concedermi di non frequentare queste ultime lezioni.- spiegò con tranquillità il ragazzo, barcollando sui talloni.
- Va bene Chanyeol, ci vediamo domani allora!- sorrise dolcemente, socchiudendo gli occhi.
-  Certamente..A domani Jongin-ya! A domani signor Harada!- sventolò velocemente la mano in segno di saluto e si inchinò, per poi lasciare quella casa.
- Allora, come ti sembra questo ragazzo?- prese a cucinare una cena veloce e leggera, non aveva lavorato granché quel giorno ma la stanchezza accumulata si iniziava a far sentire.
- Mah, non è male. Penso di poter scherzare con lui anche in quel modo.-
- Non so se sia il caso nonno.. Almeno inizialmente non fare troppe mattutine sconce.- Jongin rise lievemente, suo nonno era carico di energie anche se non dava a vederlo ed era un tipo un po’ estroverso, Jongin pensava fosse in una fase di “ Crisi di mezza età”.
Il signor Harada tossì violentemente, per poi schiarirsi la voce - Nah, quel Chan..Chanyro..Chanron sembra molto alla mano.- lo sentì sogghignare.
Chanron? Chanron.. sarebbe Chanyeol?
 Jongin si trattenne dal scoppiare in una fragorosa risata e mise a bollire del riso, sentendosi sollevato di aver trovato un ragazzo tanto buono come Chanyeol. Quando finì di preparare la cena, mentre spizzicava del riso dalla sua ciotola, aprì il discorso.
- Oggi è arrivato il nipote della signora Matzuo.- disse prendendo un altro boccone di verdure. Oh, quanto gli mancava il kimchi e la cucina Coreana di sua madre. Non era solito cucinare qualcosa di lì, suo nonno era un appassionato della cucina tradizionale giapponese. 
- Nipote?-
- Già, non sapevo fosse sulla sedia a rotelle..- alzò appena le spalle, notando il cambiamento di espressione di suo nonno, rimase con le bacchette per aria a metà via tra la sua bocca e il riso.
- Suo nipote chi?- nella sua voce si poteva chiaramente udire una nota di ansia e preoccupazione.
- Oh..Uhm..Si chiama Kyungsoo..Do Kyungsoo. Perché?- continuò a scrutare il volto preoccupato del nonno che invece si schiarì la gola e scosse il capo.
- Curiosità.-
Il signor Harada evitò di parlare ulteriormente di Kyungsoo e sua zia, era solito evitare ogni argomento riguardante Matzuo ogni qual volta Jongin ne parlasse, ma lui non chiese mai spiegazioni al riguardo. Raccontò molti aneddoti di come si stava divertendo quei giorni a far impazzire il povero “ Chanyron, Chanron, Chanyeor “ - definendoli semplici prove di iniziazioni -, alternandoli a vari lamenti sul volere una bella donna accanto.
Un’altra giornata per Jongin era passata e il sonno, come ogni sera tardò a prendere il sopravvento sul suo copro, seppur lui si sentisse molto stanco e assonnato.
- Chanron.- 
Rise silenziosamente e si girò su un lato, chiudendo gli occhi e assaporando quel momento di estremo silenzio che riecheggiava nell’abitazione.

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Capitolo 2
*** 2 Agosto ***


2 Agosto



Quella mattina si svegliò molto frastornato, il caldo del giorno precedente aveva fatto i suoi spiacevoli effetti. Il telegiornale quella mattina preannunciava un caldo torrido, abbastanza raro su Okushiri, quindi Jongin pensò bene di preparare del thè da portare con sé, amava rinfrescarsi con del thè fresco, lo faceva sentire più Giapponese. Dopo essersi occupato di suo nonno, del thè e infine di se stesso, decise di apprestarsi ad andare a lavoro, come ogni mattina.
La signora Matzuo sprizzava energia da tutti i pori e Jongin si sentiva estremamente vecchio a suo confronto, lui non faceva altro che lamentarsi del caldo, del mal di schiena, della stanchezza..
- Jongin! Posa pure il camice, oggi non lavori!-
Non lavoro? Cosa?
- Cosa?- ripeté ad alta voce, con il camice a mezz’aria. Matzuo annuì felice, finendo di sistemare una cassa di mele verdi.
- Voglio proporti una cosa. Spero tu voglia accettare.- Jongin annuì semplicemente, emettendo un suono di consenso per farla continuare.
- Ecco, vorrei proporti di alternare i giorni lavorativi qui al negozio con il prenderti cura di Kyungsoo..- Jongin aggrottò la fronte, deglutendo - Sai, non ho fatto in tempo a trovare nessuno che passasse del tempo con Kyungsoo, e io semplicemente non voglio far annoiare quel povero ragazzo a passare un mese solo con me. Deve divertirsi e rilassarsi, quindi ho pensato subito a te. Sei bello, divertente e io mi fido di te. Se ti crea problemi dimmelo pure..posso anche aumentare qualcosa.- si girò verso di lui, con sguardo speranzoso.
- Beh..uhm..- Jongin non sapeva cosa pensare, cosa provare riguardo a quella situazione. Non gli sarebbe dispiaciuto passare del tempo diversamente, anzi.
- Per me non ci sono problemi. Spero che a Kyungsoo non dia fastidio..- sforzò un sorriso e posò il camice sul bancone.
- No no! A lui va bene! Benissimo! Grazie, grazie Jongin! Sei un miracolo, davvero! Il tuo giorno di riposo è sempre lì eh! E fa come se fossi a casa tua, apri tutto, usa tutto..Non farti problemi. Ti prego solo di far uscire tanto Kyungsoo all’aria aperta, sua madre e i medici ci terrebbero molto.- sorrise apertamente e spinse una cassa di legno vuota lungo il pavimento. Jongin annuiva soltanto.
- Oh..Se puoi, magari fai anche dei massaggi alle sue gambe. Il fisioterapista ha detto che dei semplici movimenti circolari vanno più che bene. Io purtroppo non ho molta forza e lui sembra sentirsi a disagio.- roteò gli occhi al cielo e rise, sospirando. 
- Uhm, okay. Vedrò che fare..Allora..Allora, io vado.- Jongin si inchinò e prese le sue cose, dirigendosi verso l’uscita.
- Grazie Jongin! Grazie!-
Sei troppo bravo Jongin.
I suoi sospiri venivano alternati da sbuffi, era eccitato dall’idea di fare qualcosa di diverso ma era terrorizzato da cosa ne pensasse Kyungsoo di tutto quello. Matzuo aveva detto che per lui non c’erano problemi, giusto?
- P-permesso!- mormorò con voce tremante, mettendo piede nell’abitazione di Matzuo.
- J-Jongin? Sei tu?-
- A quanto pare dovrò passare l’intera estate con te.- Jongin rise, imbarazzato, entrando in camera di Kyungsoo con il respiro leggermente affannato a causa della temperatura elevata di quella prima mattina.
- Cosa? Stai scherzando?-
- Già. No. Tua zia mi ha proposto di alternare i giorni lavorativi in negozio al badare a te.-
Kyungsoo lo guardava, con fare estremamente neutro, Jongin non riusciva neppure ad immaginare cosa balenasse nella sua mente in quel momento. Le sue labbra erano ripiegate in una linea sottile che le conferiva un vero e proprio aspetto da cuore, esaltando l’essere carnose. Carnose ed invitanti.
- Ieri sembrava non ti desse fastidio la mia presenza.- Jongin si senti profondamente offeso e nuovamente rifiutato, sapeva di essere permaloso ma non fino a quel punto.
- Pensavo che un giorno ti sarei riuscito a sopportare..ma gli altri e trenta..- Kyungsoo corrugò le labbra, abbassando la tua espressione.
- Bene. Ho capito.- annuì leggermente per poi uscire dalla stanza, le labbra incurvate leggermente verso il basso non esprimevano a pieno i suoi sentimenti. Jongin si sentiva così stordito. Probabilmente vedeva in Kyungsoo un amico, una probabile speranza che l’avrebbe salvato da quel vortice di tristezza e monotonia che viveva da quattro anni. Certo, aveva molti amici lì, ma con nessuno di essi si sentiva realmente bene. Era sempre da solo, anche tra la folla. Lui e basta. Quella solita fitta al cuore prese il sopravvento e cercò di spazzarla via in ogni modo possibile, il suo compito era badare a Kyungsoo quel giorno e non poteva più tornare indietro. Perché quel giorno suo nonno decise di volere proprio suo nipote? Magari lui, questo neanche l’aveva deciso, suo nonno voleva rimanere solo. Era stato sbattuto dall’altra parte della sua città su di un isola di cui a stento conosceva il nome, figuriamoci la lingua. Che poi, cosa diavolo ci faceva suo nonno in Hokkaido?
Era così piccolo, seppur diciottenne, Jongin non aspirava ad avere una vita importante, voleva una vita normale e tranquilla, come quelle dei drama. Eppure quando mise piedi su Okushiri tutto ciò che era svanì e un altro Jongin prese il suo posto e dovette indossare quella spessa maschera per evitare di  far tralasciare anche la più piccola crepa del suo corpo. Jongin non voleva essere lì, Jongin voleva laurearsi, voleva continuare ad uscire regolarmente con i suoi amici, voleva continuare a trovare la sua pace interiore, voleva divertirsi. A distanza di anni, se n’era fatta una ragione, Okushiri gli piaceva, le persone non erano male, avrebbe dovuto trovare qualche altro suo coetaneo - i suoi amici essi erano tutti impegnati con l’università che frequentavano a terra ferma - e avrebbe voluto trovare l’amore della sua vita per vivere una normale esistenza, felice e tranquilla.
- J-Jongin..- la voce tremante di Kyungsoo lo riportò alla realtà e si accorse di essere stato tutto quel temp fermo dietro la porta a guardare il nulla. Il nulla che era la sua vita.
- D-Dimmi.- scosse appena il capo, strizzando gli occhi per focalizzare meglio la figura del ragazzo, ricordandosi poco dopo di dover abbassare lo sguardo.
- Dato che a compagnia non sei poi così male, v-volevo vedere come te la cavavi a cucinare, ecco.- Kyungsoo provò a dire tutto con sfacciataggine, ma il suo balbettio e i suoi grandi occhi non lo aiutarono.
Jongin si lasciò sfuggire un ampio sorriso, mordendosi il labbro inferiore - Certo, andiamo pure in cucina.- fece per prendere le maniglie della sedia ma Kyungsoo lo bloccò, posando timidamente le mani sui fianchi del più grande.
- Non c’è bisogno, faccio da solo.-
Jongin si sentì arrossire, annuendo molto imbarazzato e sgattaiolò in cucina.
Oddio. Okay, calma Jongin. Calma.
Si sentiva estremamente confuso, eppure il suo cuore stava battendo leggermente di più rispetto il normale.
Si vede che non son abituato ad avere contatti fisici con le persone.
Ripeteva tra sé, stupidamente.
- Allora, cosa preferisci mangiare? Non è un po’ presto per pranzare? Insomma, non è neanche mezzogiorno..-
- Uhm..ho fame ora..- Kyungsoo arrivò in cucina, le sue braccia spingevano con delicatezza le ruote della sedia e si sistemò in modo da non dare fastidio al maggiore - Qualcosa di Giapponese..credo.-
- Come vuoi. Sono abbastanza bravo, mio nonno ama mangiare Giapponese..forse perché lo è.- mormorò tra sé, alzando le spalle. Kyungsoo rise lievemente, scuotendo il capo.
- Solitamente è così che vanno le cose. Mia zia invece mi sta riempiendo solo di verdure..- emise un leggero gemito, corrugando le labbra.
- Deduco che dovrò evitare un po’ le verdure.- Jongin rise, iniziando a far bollire il riso nell’apposito bollitore. Si sentiva a disagio a usare una cucina altrui, le cose altrui, ma Matzuo non fece altro che ripetergli che doveva fare come se fosse a casa sua.
Kyungsoo rimase per molto in silenzio, osservando con cura i movimenti di Jongin, quasi volesse imparare guardandolo.
- Allora uhm..raccontami qualcosa Kyungsoo.- disse con un po’ troppo di imbarazzo.
- Ecco..Non so. Cosa vuoi sapere?- si sistemò meglio sulla sua sedia, tenendo lo sguardo sulle mani del maggiore.
- Non saprei. Tua zia mi ha raccomandato di stare molto all’aria aperta con te..- mormorò tagliando finemente le verdure, sentendosi orgoglioso della sua bravura.
- Oh, certo.. E’ il motivo per cui sono qui. Mi hanno consigliato di stare all’aria aperta, lontano dalla mia solita vita. Magari stando distante da tutto riuscirò a guarire..- sforzò un sorriso e Jongin posò un veloce sguardo sul suo volto, sapendo di aver toccato un tasto dolente.
Guarire? Si può guarire?
- Uhm, capisco Kyungsoo. Il pranzo è quasi pronto.- cerco subito di cambiare argomento, si sentiva un codardo a lasciare tutto in sospeso mentre moriva dalla voglia di sapere. Kyungsoo, d’altro canto si sentì sollevato di non dover affrontare subito quell’argomento e si andò a sistemare vicino al tavolo in cucina. Jongin sistemò con cura le pietanze, aprendo ogni cassetto o sportello della cucina per trovare tutto ciò che gli occorreva, si sentiva un ficcanaso.
Quando finirono di mangiare, Kyungsoo riempì di complimenti Jongin, era davvero un ottimo cuoco, ma il sorriso sul suo volto scomparve subito.
- J-Jongin..è imbarazzante dirlo, ma dovrei andare in bagno..e quindi..ecco..- si mordeva nervosamente il labbro, giocherellando impaziente con un anello che portava al dito.
Jongin si sentì avvampare, ovviamente prendersi cura di Kyungsoo consisteva anche in quello, gli era capitato più volte di accompagnare suo nonno al bagno, quando era stanco o malato, ma con Kyungsoo era diverso.
- Certo, andiamo!- sforzò un sorriso e si diresse in bagno, reprimendo l’istinto di andare a spingere la sedia di Kyungsoo e subirsi un altro reclamo. Fu tutto molto imbarazzante, questo Jongin doveva ammetterlo, ma cercò di far stare il più piccolo a suo agio. Aveva tenuto saldo il suo copro contro il suo petto, tenendolo sollevato - perché secondo Jongin, fare pipì seduti non era da veri uomini - e lo aiutò a risedersi sulla sedia, fu tutto molto semplice e preciso. Si sentì sollevato.
- Soo, tu vai pure in veranda, ho preparato un po’ di thè questa mattina, lo possiamo bere assieme.- un thè freddo era l’ideale per quel due di Agosto, estremamente caldo. Così fece, andando ad estrarre il termos contenente il thè fruttato che aveva preparato quella mattina, andando a riempire due tazze. Uscendo fuori casa si sentì pervaso dall’afa, maledicendosi per aver proposto a Kyungsoo di uscire fuori. Posò le tazze sul tavolino accanto al dondolo e si avvicinò a Kyungsoo, concentrato ad osservare il cielo azzurro, e lo prese in braccio senza rifletterci troppo, facendolo sedere sul dondolo.
- C-cosa fai!- Kyungsoo era rosso in viso e si aggrappò al braccio robusto di Jongin per paura di cadere.
- Ti ho fatto sedere sul dondolo.- rise lievemente, sedendosi accanto a lui - Stai attento a non cadere.- e gli porse la sua tazza di thè per poi prendere la propria. Kyungsoo annuì timidamente, abbassando lo sguardo verso il contenuto della sua tazza.
- G-grazie..-
Jongin sorrise e fece un sorso della bevanda, sentendosi rinfrescare. Era tutto molto tranquillo quel giorno, dalla veranda si poteva ammirare un leggero tratto di mare appena coperto dalle chiome degli alberi.
- Devi stare tranquillo e stare all’aria aperta. Nient’altro.-
- Cos’altro ti ha chiesto zia?-
- Oh..ecco. Principalemente di farti uscire e aiutarti a fare dei massaggi regolari alle gambe.-
Guardavano entrambi il mare davanti a loro, senza scambiarsi un minimo di sguardo. Il vento stava iniziando a soffiare leggero su di loro, scompigliando i loro capelli.
- Mh, va bene ma per i massaggi non c’è bisogno, davvero..-
- Almeno quando ci sono io, vorrei aiutarti.- Jongin alzò le spalle, prendendo un ultimo sorso della sua bevanda e posando la tazza sul tavolino. Kyungsoo fece altrettanto, emettendo un leggero sospiro.
- Va bene, come preferisci.-
Jongin emise un leggero ghigno, posando finalmente lo sguardo sul volto del più piccolo.
- Allora, cosa va di fare?- sorrise dolcemente, osservando Kyungsoo voltarsi contro di lui. Il sole illuminava il suo volto angelico, i suoi occhi grandi ed innocenti.
- Non saprei, è la prima volta che vengo qui. Non so cosa ci sia..- alzò le spalle, corrugando le labbra. Jongin posò le mani sui fianchi di Kyungsoo, facendolo ruotare verso di lui, andando a posare le sue gambe sulle proprie. Kyungsoo lo guardò impaziente, titubante se scostarlo o meno, ma non disse nulla e si poggiò con la schiena contro i ferri del dondolo.
- Ci sono un sacco di cose carine da vedere, il mare fa da protagonista ovviamente. Ti piace il mare?- prese a massaggiare lentamente una sua gamba, con motivi circolari. Kyungsoo annuì e posò lo sguardo sulle mani grandi di Jongin, pensando che quello fosse tutto tempo sprecato.
- Si, mi piace molto.- si aggiustò la frangetta nera, sospirando.
- Allora finito qui andiamo in spiaggia!- Jongin sorrise apertamente, tenendo lo sguardo sulle gambe sottili di Kyungsoo.
- Ma da qui non posso scendere con la sedia..- mormorò abbassando le spalle.
- Oh..- Jongin corrugò la fronte, prendendo a massaggiare l’altra gamba - Allora vorrà dire che dovrò portarti in braccio..-
- C-cosa!? N-no..- Kyungsoo mosse velocemente il capo, sentendo le guance arrossarsi.
- Non è un problema-
- Possiamo andare in una spiaggia pubblica, no? Dove posso venire anche così.-
- Sono distanti.-
- E? Andiamo con l’auto..- la voce di Kyungsoo risultava leggermente acuta e Jongin si sentì arrossire.
- I-io non guido molto..- sorrise timidamente, sentendo tutte le probabili imprecazioni che Kyungsoo stava pensando nella sua mente. Non era un amante delle auto, le piaceva guidare ma poteva viverci anche senza.
- Cosa? Tu non guidi?!- Jongin alzò lo sguardo verso un Kyungsoo stupito e corrugò le labbra.
- Già—Ehi, cosa c'è di strano? Qui in Giappone si guida dall’altra parte, non è facile..- mormorò velocemente, abbassando nuovamente lo sguardo per nascondere il suo viso arrossato. Kyungsoo rise di gusto, una risata molto fragorosa che Jongin iniziava già ad apprezzare.
- Non ridere del tuo Hyung!- emise un suono di assenso, voltando lo sguardo al mare.
- E’ solo che..Andiamo, posso capire che è difficile cambiare orientamento di guida ma sei in Giappone da molti anni..Poi un ragazzo della tua età..- Kyungsoo provò a calmare la sua risata, prendendo un lungo respiro.
Jongin si sentì estremamente in imbarazzo, con la coda dell’occhio spiava il sorriso di Kyungsoo e come i suoi denti bianchi apparivano magnificamente, contornati dalle sue labbra gonfie. Kyungsoo era estremamente bello.
- Yah! Lo so, lo so..-
- Andremo a fare qualche lezione di guida allora!-
Jongin, incredulo, si voltò verso di Kyungsoo, un Kyungsoo che sorrideva dolcemente, con gli occhi dischiusi, cercò di nascondere lo stupore dal suo volto ma la cosa gli risultava difficile. Kyungsoo che gli aveva proposto di fare qualcosa assieme, strano, molto strano.
Andiamo? Assieme? Oddio forse inizia ad apprezzarmi..
Il suo cuore batteva più del normale e non riusciva a trattenere un sorriso.
- Ci proveremo.. forse.-
Kyungsoo rise appena, annuendo - Si e basta!-
- Ma oggi andremo comunque qui!- rise nel notare il cambio di espressione nel suo volto.
Che carino.
- E senza proteste.-
- Domani non vieni, giusto?-
Jongin lo fulminò con lo sguardo e Kyungsoo rise nuovamente.
- Potrei anche affogarti nel mare, sappilo.-
- Ehi!-
Passarono dei minuti prima che Jongin decise di alzarsi e prendere il copro di Kyungsoo tra le sue braccia.
- Non voglio andare in acqua..- mormorò il più piccolo, portandosi le braccia al petto.
- Allora andremo solo a guardare il mare, ci sediamo sulla sabbia e facciamo i castelli.-
- Jongin, non ho nove anni..- mormorò ridendo Kyungsoo, lasciandosi cullare dalle braccia robuste di Jongin.
- E’ così divertente! Si vede che voi di Daegu non siete abituati al mare!- sospirò e scosse il capo, stringendo maggiormente il suo copro contro il proprio petto. Non ricordava la scalinata che portava alla spiaggia così ripida e sopratutto con tutti gli scalini, quella di portare Kyungsoo in braccio non gli sembrava più un’idea tanto giusta. Prese un lungo respiro e cercò di non pensare al caldo del sole che picchiava sopra le loro teste, Kyungsoo non pesava molto e questo migliorò le cose. Dopo una decina di minuti arrivarono in spiaggia e fece accomodare Kyungsoo sulla sabbia fine, poco distante dalle onde e all’ombra di un grande albero.
- Ti va bene qui?- Jongin aveva il respiro affannato e si sistemò con cura accanto a Kyungsoo, portando le ginocchia al petto, tirando la testa indietro per portare il suo respiro regolare.
Sentiva lo sguardo di Kyungsoo su di sè, uno sguardo penetrante.
- Che c’è?- aprì un occhio e guardò Kyungsoo da sopra la spalla, rilassandosi nel sentire il rumore soave delle onde del mare, ritirarsi lente dalla sabbia.
- Perché fai questo per me?- il suo volto era molto serio, le labbra assomigliate come suo solito.
- Non posso?-
Kyungsoo sollevò le spalle, probabilmente non contento della risposta di Jongin e si voltò verso il mare.
- Come vuoi.-
Jongin gemette leggermente e si lasciò cadere sulla sabbia, chiudendo gli occhi.
- Evita di addormentarti, non vorrei morire qui.- disse Kyungsoo poco dopo.
- Tranquillo, non vado da nessuna parte.-
Passarono la restante giornata allungati all’ombra di quell’albero, rivolgendosi poche parole. Kyungsoo canticchiò leggermente, pensando che Jongin stesse riposando beatamente e quest’ultimo si sentì molto felice nel sentire Kyungsoo cantare, o meglio, emettere piccoli suoni che lo stavano facendo impazzire. Sorrise dolcemente, sperando che l’altro non lo stesse guardando e finse di svegliarsi solo quando Kyungsoo restò in totale silenzio, lanciando dei piccoli sassi verso la riva.
- Vuoi andare a bagnarti i piedi?-
- No, sto bene così.- accennò un sorriso, portando lo sguardo su Jongin.
- Allora torniamo a casa, si sta facendo tardi e tra poco verrà Matzuo.-
Quando Jongin riaccompagnò Kyungsoo dentro casa, dopo averlo fatto accomodare nella sua sedia, si sentiva ansioso. Il suo cuore palpitava velocemente, sentendo una strana sensazione dentro il suo petto. Non voleva troppo affezionarsi a Kyungsoo, sapeva che dopo quel mese non l’avrebbe più rivisto e sopratutto Jongin si conosceva. Conoscersi era molto importava, lui lo ripeteva sempre ma aveva paura quando si trattava di conoscere se stesso. Si affidava facilmente alle persone e si attaccava ad esse, non in modo morboso, non si sentiva così disperato. Aveva paura di ciò che Kyungsoo avrebbe potuto di cambiare della sua vita e nel solo pensare questo realizzava di star già sbagliando tutto, non doveva affezionarsi. Eppure, quando la signora Matzuo rientrò a casa, congedando Jongin da quella giornata di compagnia, si sentì triste.
Kyungsoo gli degnò solo un leggero sguardo di saluto, niente più. Jongin si sentiva estremamente confuso, sembrava essersi divertito quella giornata, pensava ad ogni dettaglio, ad ogni espressione che scrutò sul volto del più piccolo per capire dove avesse potuto sbagliare. Gli sembra tutto perfetto, nel suo piccolo. Trovava Kyungsoo come un bambino capriccioso e ne era attratto.
No, no, no. Basta, domani ti concederai tutta la giornata per te.
Il mercoledì era il suo giorno libero dal lavoro, l’unico giorno dove poteva staccare un po’ la spina da quella realtà e rilassarsi nel suo Mondo.
- Sono a casa.- disse sfilando le sue scarpe da ginnastica, ne avrebbe dovuto comprare un paio nuovo al più presto.
- Ben tornato Jongin!- Chanyeol lo accolse con un sorriso smagliante, che lui stesso ricambiò.
- Scusami, mi sono permesso di preparare la cena ma tuo nonno voleva verificare se sapessi cucinare.- il ragazzo alzò le sopracciglia, volgendo un veloce sguardo al signor Harada che occupava il suo solito posto sulla poltrona.
Jongin rise, sospirando - Scusalo..-
- Non è stato un problema, spero che sia tutto mangiabile piuttosto!- sorrise ancora e spense il bollitore del riso - Ah, comunque per quel fatto è tutto okay. Posso rimanere qui questo mese, solo che lunedì dovrò fare l’ultimo esame prima della Laurea! Spero non sia un problema.-
- Figurati Chanyeol, se hai bisogno di studiare puoi rimanere anche a casa, non farti problemi.-
Scosse la testa, armeggiando con i contenitori di ceramica - No, no. Oltre al fatto che riesco a studiare meglio qui che a casa mia. Ho già sospeso il contratto del mio appartamento a Sapporo, torno lì solo per questo esame e per laurearmi.-
- Mh? Come mai? Dopo dove starai?- Jongin seguiva con lo sguardo i movimenti di Chanyeol, osservandolo con cura. Era un ragazzo molto carino e lo trovava sempre più alla mano e disponibile, era felice di poter contare su una persona simile.
- Non so. Non so perché l’ho fatto..- sentì la sua voce abbassarsi - Per ora sto dai miei, vorrei trasferirmi. Provare a fare la specializzazione altrove, magari a Tokyo.- si voltò verso Jongin e sorrise dolcemente.
- Sarebbe meraviglioso.-
La tristezza pervase nuovamente su di lui. Jongin avrebbe voluto studiare all’università e magari lasciare Okushiri per frequentare una vita più adatta ai giovani, una città più adatta a lui. Guardò suo nonno e sospirò. Andava bene così.
- Qui è tutto pronto, spero che la cena sia di vostro gradimento.- Chanyeol si inchinò leggermente, riflettendo la sua chioma di un rosso scarlatto.
- Vuoi rimanere a cena?-
- Ti ringrazio Jongin-ya, per staserà dovrò declinare l’offerta!- sorrise e andò verso la porta d’ingresso, sistemando le proprie ciabatte con cura.
- Va bene, ci conto però!- Jongin sorrise e portò le pietanze sul tavolo, incitando il nonno a raggiungerlo.
- Ah, oggi è arrivata una lettera per te. L’ho messa sul tavolo del soggiorno.-
- Ti ringrazio Chanyeol.-
Si scambiarono i rispettivi saluti e Jongin si apprestò a cenare, ricordandosi della lettera poco prima di star salendo le scale, dopo aver sistemato il tutto e suo nonno a letto, che stranamente risultò silenzioso. Si spogliò dei suoi vestiti e rimase in boxer, sedendosi al bordo del letto e osservando la busta, non aveva letto ancora il mittente. Decise di andare a fare una doccia prima di aprirla, sotto l’acqua fredda ripassava a mente i dettagli della giornata trascorsa, sperando che la gettata d’acqua portasse con sé quel piccolo dispiacere che provava.
Con i capelli ancora umidi si allungò sul letto, con indosso solo i boxer e il pantaloncino che usava come pigiama.
- Vediamo un po’ chi è.- quando voltò la busta si sorprese, non si aspettava che un suo amico di Busan gli potesse scrivere. Non una lettera almeno.

Caro Jongin,
ti chiederai perché nel 2016 io ti stia scrivendo una cavolo di lettera ma la verità è che ho fatto rompere il mio telefono e quindi ho perso il tuo numero, ma il tuo indirizzo di casa no! Sono un bravo amico lo so. Mi mancavi, è tempo che non ci sentiamo, quando ti deciderai a mettere una cavolo di connessione ad internet in quella casa?!! Sono quattro anni che te lo ripeto, eppure. Non farmi venire fin lì con un modem, pls.
Ah, piuttosto.
Io, Kim Jongdae nato a Busan il 21 Settembre del 1992, prima della fine di Agosto verrò a trovarti. Stavo pensando dal 13 al 17, che pensi? Fammi sapere subito perché devo prenotare brutto ricchioncello birboncello. Probabilmente verrà anche Yeon con me. :3
Le cose li come vanno? Come sta tuo nonno? Qui tutto bene, ho conosciuto un bel ragazzo, si chiama Minseok, ma non so se le cose tra noi potranno mai funzionareeee All’università va tutto bene, a Marzo dovrei laurearmi, verrai vero!?? Ti apro il culetto a metà sennò.
Beh, ci sentiamo per telefono spero. :P
Tuo, Dae.
 
Sorrise apertamente e adagiò la lettera sul comodino accanto al letto, per poi spegnere la luce e rilassarsi.
- Domani andrò a comprare il modem, idiota di un Jongdae.- sospirò e chiuse gli occhi. Grazie a Jongdae quella notte non pensò a Kyungsoo.

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Capitolo 3
*** 3 Agosto ***


3 Agosto.



 

Quella mattina fu diversa dalle altre, era finalmente mercoledì, il suo giorno di riposo, non che avesse lavorato molto in quell’inizio settimana, ma avrebbe potuto godersi una giornata da solo. Erano settimane che non faceva una pausa da quella vita, uscire tranquillamente ed essere spensierato, purtroppo le visite di suo nonno susseguivano le ore lavorative e quindi era distratto a tempo pieno. Suo nonno. Anche quella mattina si comportò stranamente, non prese subito le medicine come era solito fare, Jongin dovette quasi costringerlo. Sentiva una strana sensazione nel suo petto ma cercava sempre di scacciarla via. Il solo pensiero che suo nonno si stesse ormai arrendendo lo nauseava ma al tempo stesso sentiva della leggerezza, egli aveva sofferto anni e anni senza riscuotere successi positivi.
- Nonno, ti serve qualcosa? Io vado a fare delle compere, ho chiesto al signore Yakamoto di passare a darti una occhiata ogni tanto, mh.- guardò da sopra la spalla sua nonno, indaffarato a ricopiare dei numeri da sopra un taccuino usurato. 
- Non mi serve nulla, Chanron ieri ha fatto la spesa quindi c’è tutto. Fai con comodo.- lo congedò e riprese a scrivere. Jongin annuì, sospirando lievemente osservando la figura curva del nonno e finì di allacciarsi le scarpe per poi uscire. Indossò un paio di occhiali da sole e un snapback comprato a Busan molti anni prima, l’ideale per non arrostire sotto il sole di Agosto. Decise di accogliere la proposta di Jongdae e di andare per primo a comprare un modem, le chiamate internazionali erano troppe costose e Jongin era troppo tirchio per quelle. Sospirò nuovamente, al pensiero di dover passare ore al telefono con sua madre e Jongdae, la sua seconda madre. Erano amici fin da piccoli ma dopo che si trasferì Jongin si allontanò da tutti i suoi amici di lì, Jongdae, Junmyeon, Taemin, Yoona, Sooyeon, Minho…
Si chiedeva spesso dove fossero, cosa stessero facendo, fantasticando su quanto la sua vita potesse essere diversa se fosse rimasto a Busan anche lui, fantasticando su quanto la vita degli altri fosse più interessante della sua. Quando conobbe Jongdae erano solo dei ragazzini che spiavano le prove di danza di un loro Hyung, diventando così sia complici che amici. Voleva sentire cosa Jongdae aveva da dirgli, voleva sentire la sua voce.
Entrò nel piccolo negozio di elettronica poco distante dalla sua abitazione, c’erano vari negozi raggruppati nella zona adiacente a una piazzetta con bar, fontana e quanto altro. Jongin lo trovava molto accogliente nel suo piccolo. 
Chissà magari a Kyungsoo questo posto potrà piacere, pensò Jongin osservando attentamente gli oggetti di fronte a sé. Purtroppo i modem costavano e Jongin sentì un senso di disperazione, era sempre molto attento alle spese, al consumo. Harada ripeteva spesso che Jongin era una ragazza mancata. A malincuore prese il modem più ottimale, promettendosi di fare  pesare il fatto a Jongdae in un successivo momento. 
- Grazie mille, arrivederci.- si inchinò cortesemente e sfoggiò un ampio sorriso, prima di uscire dal negozio con la busta stretta tra la mano. Era ancora presto per il pranzo ed aveva già finito i luoghi da visitare, quanto poteva essere noiosa la sua vita?
- Ehi! Jongin! Jongin!- si voltò frettolosamente sentendo una voce familiare chiamarlo e vide un Chanyeol sorridente sventolare una mano in segno di saluto verso di lui. Si avvicinò titubante al tavolino fuori al bar, notando che Chanyeol era in compagnia di un ragazzo robusto e molto attraente. I suoi capelli corvini erano tirati indietro, conferendogli un’aria sensuale che assottigliava il suo sguardo penetrante.
- Ehi. Ciao Chanyeol!- si inchinò dinnanzi ai due ragazzi e loro ricambiarono inchinando di poco il capo.
- Vieni, siediti con noi!- Chanyeol sorrise ampiamente sfoggiando la sua dentatura bianca e fece scivolare una mano verso la sedia libera tra loro, incitando Jongin a sedersi. Lui scosse le mani dinanzi al suo volto, imbarazzato.
- Oh, non ti preoccupare davvero.-
- Mi offendo se non ti siedi. E anche lui.- guardò l’amico in modo scherzoso per poi rivolgere uno sguardo di supplica a Jongin.
Jongin annuì lentamente, alzando le sopracciglia e si andò a sedere tra i due, riponendo la busta con il suo acquisto sulle gambe.
- Jongin lui è un mio amico di Sapporo, Oh Sehun. Sehun, lui è un mio amico di qui, Kim Jongin.- Jongin e Sehun risero apertamente per la presentazione fantasiosa dell’amico e si scambiarono un profondo sguardo, prima che Sehun sorridesse dolcemente nei suoi confronti.
- E’ un piacere conoscerti.-
- Piacere mio, Sehun.-
- Allora, hai fatto compere?- Chanyeol allungò lo sguardo verso la busta che riponeva Jongin sulle gambe e tamburellò con le dita al di sopra del tavolino.
- Oh. SI, un modem per la connessione..- mormorò, osservando prima la busta e poi l’amico.
- Non avevi un modem?- Chanyeol sgranò gli occhi, assumendo una buffa espressione.
- Oh. C-certo che si! L-L’altro si è rotto.- mentì, mordendosi il labbro inferiore. Non amava mentire e non era abile a farlo.
- Oh.-
Jongin spalancò poco gli occhi e le labbra, continuando a guardare il volto sorpreso di Chanyeol. I suoi capelli coprivano leggermente i suoi occhi incurvati.
- E’ più nuovo. E’ migliore. Potrai usarlo anche tu, quando ti servirà qualcosa e sei a casa mia.- cercò di sorridere in modo credibile e spostò lo sguardo sulle mani del ragazzo accanto a lui.
- Siete..Fidanzati?- chiese Sehun pretendo parte al discorso con una chiaro ghigno sul volto. Jongin arrossì improvvisamente, abbassando lo sguardo con la speranza che la visiera e gli occhiali nascondessero il suo imbarazzo. Jongin aveva l’aspetto di un ragazzo a cui potessero piacere i maschi? Si stava riponendo molte domande a riguardo, pensando se anche i due ragazzi potessero avere un aspetto simile.
Idiota, ma che pensi! I ragazzi omosessuali hanno lo stesso aspetto degli etero, che vai a pensare.
Tenendo lo sguardo basso si sfilò gli occhiali dal volto, riponendoli accuratamente sul tavolino, accanto al telefono di Sehun, sentendo il suo sguardo su di lui. Chanyeol rise fragorosamente a quella domanda e scosse la testa.
- No Hun, bado a suo nonno quando lui va a lavoro. Dovresti vederlo, che tipaccio. E’ una sottospecie di Zitao in versione perversa!- entrambi risero di gusto e Sehun si spostò dal tavolino per piegarsi e lasciare maggiore libertà alla sua risata mentre Chanyeol si asciugava le lacrime. Jongin alzò lo sguardo e si lasciò sfuggire una risata, cercando di immaginare come potesse essere questo famoso Zitao.
- In versione perversa. Che spettacolo. Mi sento mancare.- Sehun rise ancora e poi si ricompose, con il respiro affannato.
- Ragazzi, scusate. Cosa volete ordinare?- una bella cameriera si avvicinò loro con un sorriso smagliante e Jongin ghignò alla vista del volto malizioso di Chanyeol.
- Per noi due un caffè. Un caffè lungo. Molto.- affermò Chanyeol, rivolgendosi poi a Jongin - E tu?-
- Anche per me, grazie.- la cameriera annuì e rientrò nel bar, scambiando uno sguardo lusinghiero con il più grande dei tre.
- All’università ci riempiamo di caffè. Dovresti venire qualche volta, Jongin-ya. Poi Sehun è..era, il mio coinquilino. Avete anche la stessa età.- spiegò Chanyeol, grattandosi la nuca quasi soddisfatto.
- Sembri un sito di incontri.- enfatizzò Sehun.
- Se non troverò fortuna dopo la laurea ne aprirò uno.-
- Ecco a voi i caffè!- esclamò la cameriera posando i caffè dinnanzi ad ognuno di loro, sgattaiolando prima che Chanyeol potesse nuovamente importunarla con qualche altro sguardo.
- Comunque qualche volta vieni davvero a Sapporo. Sehun ci ospita tutti. Vero Hun?- seguì con lo sguardo la cameriera, posandolo brevemente su un Jongin silenzioso per poi lasciarlo sul volto freddo di Sehun. 
Chanyeol di certo non è gay. Pensò, osservando l’amico.
- Ospito solo Jongin, te no.- Sehun rise e prese un sorso del suo caffè apparentemente bollente, bollente come le guance di Jongin in quel momento. Sehun era gay? Chanyeol rise, scuotendo la testa.
- Mascalzone! Non rubarmi gli amici!-
Jongin rise, prendendo finalmente parte alla conversazione - Qualche volta vi verrò a trovare, mi piacerebbe uscire da qui.-
- Oh tu, non studi a Sapporo?- chiese scioccamente Sehun, sembrando sorpreso.
- Uhm no, per il momento lavoro..- mormorò lui, sorseggiando il suo caffè.
- Ah, vero. Già. E’ un peccato.- Sehun scrollò le spalle, arricciando le labbra.
- Prima o poi verrò a Sapporo.-
- Lo spero per te, Jongin. Cosa vorresti fare?- il suo volto sembrò essersi illuminato nuovamente.
- Arti visive.-
 - Oh wow, Jongin! Non hai molto la faccia da uno che dipinge o simili.- esclamò Chanyeol, alzando lo sguardo verso di loro.
 - L’importante è che capisca l’arte, non che la faccia.- Sehun alzò di nuovo le spalle e Jongin si ritrovò a saltare con lo sguardo dall’uno all’altro.
- Non è detto Hun, per capire l’arte bisogna anche viverla.-
- Già. Me la cavo abbastanza ma non tocco qualcosa per disegnare da anni.- commentò Jongin, sentendo che quello fosse il momento esatto per prendere di nuovo parte a una conversazione con lui come soggetto.  Gli mancava la sensazione di essere al centro dell’attenzione. Le poche volte che aveva ballato dinnanzi ad un pubblico poteva sentire l’adrenalina diffondersi, la luce puntata specificamente su di lui, solo, sopra quell’immenso palco con le persone che non aspettavano altro che vedere un suo movimento. Era una sensazione che riempiva il corpo di Jongin.
- E’ un peccato, dovresti incominciare a farlo, riprendere l’abitudine.-
- Esatto. Trova la tua ispirazione, Jongin. Sarà più facile.-  Sehun sorrise dolcemente verso di lui.
La mia ispirazione..uhm. Storse il labbro, stringendo la tazza di caffè prima di prendere un lungo sorso da essa e sospirare.
- Grazie ragazzi.- diede una veloce occhiata all’orologio e si alzò, sorridendo - Ora uhm, devo tornare a casa. E’ stato un piacere Sehun, spero di rivederti presto. A domani Chanyeol. Ciao!-
Si inchinò velocemente, ricambiando i saluti dei due che intonarono un “ Ciao Jongin, a presto! “ .
Nel tragitto verso casa ripensò molto alla conversazione avvenuta con Chanyeol e il suo amico Sehun. Pensò molto a quel Sehun, era estremamente carino e la sua voce profonda attirò molto l’attenzione di Jongin su di lui. Il pranzo fu veloce, come i giorni precedenti, suo nonno non ne voleva sapere di aprire una conversazione con Jongin, che non ci prestò molta attenzione. Tutti avevano dei momenti “ no “, giusto?
Il pomeriggio stava passando molto lentamente e Jongin si sentì in dovere di fare qualcosa di utile ( sistemare il modem non rientrava nelle sue priorità al momento ) . Non era abituato a passare molto tempo senza far nulla, quindi non sapeva come riempirlo. La sua mente vagò in pochi secondi sul volto sorridente di Kyungsoo, quel candido sorriso che il ragazzo si faceva sfuggire involontariamente.
“ Perché fai questo per me? “ queste parole ritornarono nella sua mente, perché Kyungsoo gli aveva domandato qualcosa di simile? Probabilmente pensava ancora che Jongin provasse una certa pensa per lui, e si sentiva triste per questo. Kyungsoo non doveva pensare a queste cose. Fu così che decise che sarebbe andato a trovare Kyungsoo, era il suo giorno libero eppure quella sembrava una delle alternative migliori, non c’era nulla di male nell’andare a trovare un amico, giusto? Jongin si poteva definire amico di Kyungsoo? Questo non lo sapeva, ma non ci diede peso. Non volle andare a casa della signora Matzuo a mani vuote e armeggiò in cucina per fare una deliziosa torta al cioccolato. Avrebbe perso anche del tempo e non sarebbe risultato troppo annoiato e disperato.
- Nonno, passo un attimo dalla signora Matzuo. Non fare niente che non devi, okay? Starò via per poco.- una volta che la torta si fu appena raffreddata l’impacchettò con cura e uscì di casa per dirigersi a quella di Matzuo. L’aria del tardo pomeriggio era molto piacevole rispetto a quella della mattina, era fresca e leggera tanto che Jongin si sentì trasportare da essa e i suoi pensieri con lei.
- Devo trovare la mia fonte di ispirazione, uh. Eppure da quando sono qui non ho trovato granché, neanche il paesaggio riesce a darmi le sensazioni di una volta. Forse non è l’ispirazione che mi manca, è la motivazione. Ma che senso ha continuare ormai, che senso ha?- sospirò e scosse la testa. Si schiarì la voce e bussò con lentezza contro la porta, sentendo dei mormori dietro di essa.
- J-Jongin.- Jongin abbassò lo sguardo e sorrise apertamente nel vedere la figura minuta di Kyungsoo, con le guance arrossate.
- Ciao Kyung.-
- C-cosa ci fai qui?-
- Chi è Kyungsoo?- urlò Matzuo da dentro l’abitazione.
- Uhm, è Jongin.- disse il più piccolo liberando il paesaggio per concedere a Jongin di entrare.
- Oh Jongin! Accomodati.-
Jongin si inchinò leggermente ed entrò, sfilandosi le scarpe - Con permesso.-
- Come mai da queste parti?- chiese Matzuo, raggiungendo i due. Kyungsoo l’osservava silenziosamente dal basso.
- Oh, uhm. Ecco..- deglutì rumorosamente, stringendo la busta con la torta tra le mani - H-Ho fatto una torta e ho pensato di portarvela. Ecco..- mormorò timidamente, mordendosi il labbro.
- Oh Jongin, che angelo che sei! Grazie del pensiero.- esclamò Matzuo prendendo la torta che Jongin le stava gentilmente porgendo - Vieni che l’assaggiamo.-
Jongin annuì e seguì la donna in salotto, seguito da Kyungsoo.
- Tuo nonno come sta?- 
- Sta bene, grazie. Meglio del mese scorso almeno.- mormorò, giocherellando con le proprie mani. Matzuo portò una abbondante fetta di torta fumante in un piattino e lo porse a Jongin che la ringraziò con un sorriso.
- Mi fa piacere. Ho parlato oggi con la signora Zunho, la signora che ha la panetteria sai?- Jongin annuì, osservando Kyungsoo mangiare la sua parte di torta. Matzuo si sedette e prese a mangiare la sua parte - Mi ha raccontato che suo nipote viene da voi.-
Jongin quasi si strozzò nel sentire quelle parole, prendendo un sorso di tè - Chanyeol? E’ suo nipote?-
- Ah, Chanyeol! Ecco come si chiama! Si, è suo nipote. Probabilmente conoscerai anche sua madre.-
Jongin alzò le spalle, corrugando le labbra - Probabile, già.-
- E’ un bravo ragazzo quel Chanyeol, conosce anche il cugino di Kyungsoo. Mio nipote.-
Jongin e Kyungsoo si scambiarono un veloce sguardo e Kyungsoo prese finalmente parola - Yifan?-
- Uh, si. Andavano a scuola assieme da piccoli, per i primi anni.-
- Yifan veniva a scuola qui?- Kyungsoo corrugò la fronte e Jongin lo trovò adorabile.
- Certo! Cina, Giappone, Corea, Canada..Le ha passate tutte.- Matzuo rise fragorosamente e Jongin la guardò dubbioso, era davvero così divertente?
- Non lo sapevo.- mormorò Kyungsoo giocando con la sua forchetta, nel piatto vuoto. Jongin si sentì soddisfatto.
- Io non lo conosco..mi spiace.- alzò le spalle, prendendo un’ultima manciata della sua porzione - Vi ringrazio dell’ospitalità ma ora devo tornare a casa. Si sta facendo tardi e mio nonno è da solo.- si alzò dalla sua seduta e si inchinò cortesemente, sorridendo.
- Te lo faremo conoscere Jongin, verrà qui a giorni!-
- Cosa?- Kyungsoo spalancò i suoi grandi occhi.
- Già!- Matzuo sorrise soddisfatta, alzandosi - E’ stato un piacere Jongin, la torta è buonissima. Complimenti.-
Jongin sorrise, socchiudendo gli occhi - Sono felice che vi piaccia. Allora uhm, domani ho lavoro o verrò qui?-
- Come preferisci—
- Verrà qui.- mormorò Kyungsoo, tenendo lo sguardo basso.
- Non c’è nessun problema.- Matzuo annuì alle sue stesse parole, ripulendo il tavolo con i piatti sporchi.
- Certo, neanche per me. Allora uhm..a domani.- sorrise velocemente e si inchinò, per poi sgattaiolare fuori casa. Non aveva un opinione ben precisa riguardo al comportamento di Kyungsoo, era davvero come un bambino, si sentiva molto confuso al riguardo. Calciò un sassolino che trovò lungo la strada, sbuffando. Kyungsoo era indecifrabile.
- Sono tornato.- mormorò sfilandosi le scarpe, non sistemandole come faceva di solito.
- Ha chiamato tua madre.- mormorò suo nonno, affaccendato a fare la cena. Jongin lo scrutò per bene, sentendo un dolce profumo.
- Stai cucinando?-
- Già. Va a chiamare tua madre.- 
Increspò le labbra, scuotendo il capo - Domani, ora non mi va. Domani farò molte telefonate.-
- Domani non andrai a lavoro?-
- No, vado a casa di Matzuo..- mormorò stiracchiandosi, tirando fuori il cellulare. Si sedette sullo sgabello in cucina, notando un bloc-notes con una scrittura poco familiare, troppo limpida per essere quella di suo nonno. Aprì la sezione dei messaggi, sul nome di Chanyeol.
- A chi altro devi chiamare, la fidanzatina?- alzò appena lo sguardo verso suo nonno che sogghignava, riponendolo subito sul cellulare.
- Yah, che fidanzatina. E’ un amico.-

A: Chanyeol
Ciao Chan, domani puoi venire? Ho da poco scoperto che avrò il turno a casa. (`ε´)

- A furia di stare con i maschi mi stai diventando un po?—
- Nonno! Ma cosa! E’ solo un vecchio amico di Busan!- mormorò arrossendo, sentendo il telefono vibrare appena sotto le mani.

Da: Chanyeol
Certo! Non si sono problemi amico ;)

- Le donne sono meglio. Cioè, tutti impegnativi sono.-

A: Chanyeol
Scusa per averti avvertito solo a quest’ora. In compenso ho fatto una torta al cioccolato :3

- A me piacciono le donne.-
- Sei mai stato con un uomo?-

Da: Chanyeol
Yah! Potrei amarti per questo! (´ ▽`).。o♡

A: Chanyeol
Esagerato  \(//∇//)\ 

Jongin sogghignò prima di inviare il messaggio.
- Vedi, ti ho perso.-
- Oh, n-no. E no, non sono mai stato con nessuno.- sbuffò scuotendo il capo.
- Allora come puoi saperlo?-
- Beh, lo so e basta.- alzò le spalle, rivolgendo uno sguardo a suo nonno.
- Nah, devi prima provarlo per saperlo.-
- C-cosa—Tu, hai provato?-

Da: Channie
Ci vediamo domani  ~( ̄▽ ̄)~

- Ovvio, mica sono uno che parla bene e razzola male!- Jongin spalancò la bocca, sentendo le guance arrossarsi. Vide le spalle del nonno muoversi, seguiti da una leggera risata e un colpo di tosse.
- Non sembra che ti siano piaciuti.-
- Non è che non mi sono piaciuti, dipende da che posizion—
- Basta! V-vado a farmi una doccia.-

A: Channie
A domani (*・∀・)/♡\(・∀・*) 

- Yah, ora dobbiamo mangiare. La farai dopo.-
Jongin sbuffò e prese il necessario per la tavola, consumando il pasto gentilmente fatto da suo nonno. Erano anni che non toccava un paio di fornelli e quel bloc-notes lo insospettì ancora di più.
Guardò più volte la busta sulla sua scrivania, quel modem non si sarebbe montato da solo.
- Domani. Domani farò tutto.- si buttò sul letto con i capelli ancora umidi a causa della doccia e sospirò.

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Capitolo 4
*** 4 Agosto ***


4 Agosto.

 

- Oh, oh. Il vecchio volpone. Come vanno le cose?-
- Bene, Jongdae, come sempre.- rispose Jongin, preparando la colazione per lui e suo nonno, che cautamente cercava di capire come il modem o  “ Arnese infernale del duemila “ ,  nomignolo da lui affibbiato, per la connessione funzionasse.
- Dimmi qualcosa che non so..qualche aggiornamento, tuo nonno?-
- Nonno sta bene dai..uhm, per il resto lavoro. E bado al nipote della proprietaria del negozio.-
- Badi? E’ vecchio? Perché te ne occupi tu?- Jongdae rise fragorosamente, la sua risata era mancata a Jongin e questo lo fece sorridere.
- Oh, no. E’ più piccolo di noi, è moment..è infermo.- 
- Aw, è carino?-
- Jongdae!-
- Che c’è!- l’amico rise nuovamente, in modo lento.
- E’-E’ carino..si.- le guance di Jongin arrossirono lievemente e una immagine di un Kyungsoo sorridente invase la mente di Jongin, che la scacciò subito, concentrandosi ad affettare le verdure.
- Voglio conoscerlo. Se qualcuno piace al mio JoJo voglio conoscerlo.-
- Nessuno mi piace Dae— non in quel senso.-
- Ah, vecchia volpe. Comunque, cambio di programma— verremo prima e verrà anche quella zitella di Baekhyun con non so chi. Un cinese. Un cinese carino.-
- Oh, quindi siete in quattro?-
- Uhm si, se c’è qualche problema-
- No no, quando verrete allora?-
- Mercoledì prossimo, Jongin. Dal dieci al quattordici. E’ l’unica data disponibile per tutti.-
Mercoledì? Jongin rimase immobile e diede una veloce occhiata al calendario appeso accanto al frigorifero, notando dei disegni che ritraevano facce sorridenti nei giorni in cui Chanyeol restava a badare il nonno, - Solo quattro giorni?- 
- Già, mi dispiace.- 
- Ugh, no..va bene. Mi fa piacere vedervi dopo tanto.- 
Nessuno viene mai, pensò. Ed era realmente così.
- Aw, cucciolo.- la voce di Jongdae prese l’allegria di prima e Jongin sospirò.
- Ti odio.-
- Mi mancava sentirtelo dire.-
- Anche a me.-
- Mi manchi, Jo.-
- Anche tu, Dae.- sospirò lievemente, aiutandosi con la spalla a posizionare in modo più comodo il telefono incastrato tra essa e l’orecchio. 
- Io uhm, ora devo andare. Devo uscire con Taemin e gli altri.-
- Oh, certo. Tutto come prima.-
- Yes. Taemin si sta sentendo con Minho.- Jongdae rise apertamente - Non lo trovi divertente?-
- Cosa!? Minho e Taemin? Quel traditore!-
- Sono successe tante cose, appena arrivo ti racconto tutto.-
- Pettegolo.-
- Ora vado, ciao volpe.-
- Ciao..Dae.-

La voce di Jongdae fu la seconda a sentire quella mattina, decise di chiamarlo prima di raggiungere casa di Matzuo. Rimase parecchio turbato per la notizia, non si aspettava di vedere i suoi vecchi amici così presto, Jongdae era rimasto uguale a prima e la parola “ preavviso “ era parte poco rilevante nel suo dizionario personale. Non che la situazione lo infastidisse, anzi, aveva semplicemente il bisogno di realizzare le cose e l’urgente bisogno di sistemare due piani interi della sua abitazione, con giardino annesso. Jongin prese un lungo respiro prima di affrontare l’ennesima telefonata con sua madre, un alternarsi di “ Si sto bene “, “ Si nonno sta mediamente bene “, “ Si mamma “ . Era una donna molto gentile e premurosa nei confronti di suoi figlio e come madre, era sempre pronta a riempire il figlio di domande, anche ripetitive. Dopo l’ennesimo “ Si”, l’ennesimo saluto e l’ennesima boccata d’aria, Jongin prese ad uscire di casa, ricordando a suo nonno che Chanyeol sarebbe passato da lì a poco.
Era una giornata serena, ma non di quelle che piacevano a Jongin, il sole risplendeva lento su di un cielo molto, troppo chiaro per i suoi gusti. Una ventata di aria fresca lo fece rabbrividire e si strinse tra le spalle. Guardò l’orologio che portava al polso sinistro e decise di fare una piccola deviazione, non sarebbe successo nulla a Kyungsoo se lui avesse tardato di qualche minuto. L’edificio del suo medico era a pochi isolati dalla sua abitazione, al lato opposto della strada che portava a casa della signora Matzuo. Era un edificio molto moderno rispetto alla schiera di abitazioni di due piani che lo circondavano, il contrasto delle piastrelle di ceramica bianche con le tradizionali facciate delle altre case rispecchiavano il connubio della diversità moderna e tradizionale che aveva investito ormai tutto il Giappone. 
- Permesso.- Jongin si inchinò rispettosamente prima di entrare e si avvicinò alla postazione dove sedeva una delle due assistenti del dottore Anaka.
- Ciao Jongin! Come sta il signor Harada?- Haru era una sua giovane coetanea con cui Jongin parlava spesso durante l’attesa del suo turno, aveva un viso molto pallido rispetto al solito e i suoi capelli corvini ricadevano elegantemente sulle spalle.
- Uhm, se la sta cavando abbastanza bene. Ultimamente fa un po’ di capricci.- scrollò le spalle, posando veloci occhiate ai mucchi di fogli a cui Haru stava lavorando.
- Mmh, fanno sempre così!- rise dolcemente, scuotendo il capo ed estraendo un fascicolo di fogli, porgendogli a Jongin - Questi sono i risultati delle analisi della settimana scorsa, il dottore Anaka mi ha dato tutte le informazioni da riferirti.- guardò Jongin con volto serio, per poi girare il foglio - Nell’insieme la sua salute è migliorata rispetto agli altri anni ma questo non sta bastando, come puoi notare questi valori sono scesi di molto e l’insulina sta salendo.- Jongin poteva sentire il suo sguardo su di lui. I suoi occhi scrutavano con attenzione quella miriade di parole di cui lui non conosceva bene il significato, affiancate da numeri ben marcati in neretto. Sospirò, alzando lo sguardo verso Haru.
- Cosa dovrei fare?-
- Non possiamo fare molto Jongin, continua a fargli prendere tutte le medicine prescritte e vedremo come andrà. Questa qui invece sono dei piccoli accorgimenti sulla sua alimentazione, non deve eccedere, mi raccomando!-
Jongin annuì e deglutì lentamente.
- Certo, va bene.-
- Questo è tutto, stai tranquillo mh. Andrà bene.- Haru sorrise dolcemente avvicinando il fascicolo di fogli al ragazzo, per poi inchinarsi verso la scrivania e rovistare in un cassetto semi aperto - Prendi questi e non fare storie.- gli porse una busta contenente varie scatole di costosi medicinali, con tono molto basso della voce.
- Haru io—
- Prendi.- la ragazza insistette, lasciandogli una veloce occhiata prima di guardarsi attorno. Jongin prese la busta e la portò sotto braccio, assieme al fascicolo medico. In passato suo nonno soffrì molto a causa della sua salute e Jongin dovette fare turni extra per pagare tutte le spese mediche, che ,fino ad allora, continuavano ad essere molto costose. Haru era sempre molto altruista nei suoi confronti e cercava di aiutarlo come possibile conoscendo bene la sua situazione.
- Ti ringrazio.- le sue parole erano molto sincere, non amava in special modo farsi aiutare dalle altre persone, ma in quell’occasione con un minimo passo falso Jongin si sarebbe trovato fuori con i conti e il pensiero di tutti i suoi acquisti precedenti gli portavano grandi sensi di colpa.
- Salutami il signor Harada. Buona giornata Jongin!- Haru sorrise apertamente, socchiudendo gli occhi, sfiorando la mano di Jongin con la propria. Jongin si inchinò lentamente, sforzando un sorriso.
- Buona giornata, Haru.-
Si apprestò ad andare con fretta verso casa di Matzuo, sentendo un peso su tutto il corpo. La salute di suo nonno era sempre stata al primo posto per lui, tanto da trascurare se stesso. Sperava con tutto se stesso che la situazione sarebbe migliorata, Harada non disponeva le forze fisiche sufficienti ad un’altra ricaduta e questo purtroppo lo sapeva bene, era molto spaventato.
Come sospettava, Kyungsoo era un ragazzo molto mattutino e lo trovò già sveglio, che sorseggiava un thè caldo in salotto, in totale silenzio.
- Buongiorno, Jongin.-
- Buongiorno, Kyungsoo. Scusa il ritardo, ho dovuto sbrigare una faccenda.-
- Non è un problema, vuoi del thè?- Kyungsoo gli rivolse un breve ma vivido sorriso che rincuorò in parte il tormentato Jongin.
- Si grazie. Faccio io, stai pure.- posò con cura le sue cose sul mobile all’ingresso del salotto, richiudendo con cura la busta colma di medicine e adagiando il fascicolo di fogli sul tavolo a cui era appoggiato Kyungsoo. Quando varcò la soglia della cucina poté sentire un dolce profumo di thè riecheggiare nell’aria e riempì la sua tazza di quel liquido tanto invitante.
- Allora, cosa si fa oggi?- tornò in salotto, posando lo sguardo su Kyungsoo mentre si sistemava sulla sua seduta.
- Uh. Nulla di interessante credo.- Kyungsoo storse le labbra, spostando lo sguardo altrove.
- Va bene, come preferisci.- annuì secco e prese a sfogliare il fascicolo. Le parole mediche tornarono a prendere l’attenzione della sua mente, cifre su cifre. Dopo solo una manciata di minuti di silenzio, sentì Kyungsoo muoversi per il salotto.
- Senti, sono quattro giorni che sto qui e mi sento sporco. Non mi basta più lavarmi a pezzi, ho bisogno di un bagno. Mi sono rotto.-
- Uhm..e?- alzò lo sguardo dalla pila di fogli che aveva avanti ai suoi occhi e guardò Kyungsoo confuso, grattandosi la nuca e cercando di assemblare le parole dette dal più piccolo. Le lancette dell’orologio del salotto segnavano le dieci in punto, la lancetta più lunga era di color ocra, colore presente lungo le pareti di tutta l’abitazione. Kyungsoo sedeva sul divano sottostante a quel datato orologio da parete.
Come diavolo ha fatto a mettersi lì?
- E? Devi lavarmi, Jongin!- lo rimproverò il più piccolo.
- Ah..io—  Jongin deglutì rumorosamente, arrossendo. 
- No. Cioè. No..- Kyungsoo alzò le mani davanti al suo volto, scuotendole velocemente.
- Se vuoi posso—
- C-Cosa, no, mi sono espresso male. Devi soltanto mettermi nella vasca. Ti prego, solo quello. Non riesco a chiederlo a zia, è imbarazzante.- fece crollare le braccia lungo i fianchi e sospirò. Le sue gambe penzolavano pesanti dal divano, totalmente prive di vita. 
- Non è un problema, non mi scandalizzo mica a vedere qualcuno nud-
- Jongin! No..C-cos—Tu?- Kyungsoo arrossì ed inclinò il capo di lato, spalancando gli occhi.
- No! Ma cosa vai a pensare! Ultimamente pensate tutti al mio orientamento sessuale, non sono—lasciamo stare.- sospirò, scuotendo la testa e sistemando con cura i fogli. - Come pensi di fare allora, mh?-
- Uhm, mi leverò in boxer, una volta dentro la vasca. Ti sembra tanto surreale come cosa?- il più piccolo accennò una risata, guardando Jongin di sottecchi.
- Ah. Ah..No, ovvio..Come siamo timidi.-
- Ci tieni tanto a vedermi nudo, Kim Jongin?- disse sogghignando, alzando più volte le sopracciglia. 
- Ci tieni tanto ad affogare nella vasca, Do Kyungsoo?- Jongin stirò il più possibile le labbra in un sorriso a denti stretti che fece ridere di cuore Kyungsoo.
- Idiota. Portami e basta, al resto ci penserò io.-
 

- I tuoi amici?-- Sì, te li farò conoscere.- Jongin sorrise ampiamente, insaponando con cura la schiena del più piccolo. Aveva parlato di Kyungsoo della visita inaspettata di Jongdae e il resto del gruppo, raccontandogli un po’ dei progetti su quello che avrebbero potuto fare e le varie organizzazioni da mettere in atto.
- Ma io..Uhm.-
- Sono simpatici. Molto…molto— Ecco, diciamo che non conoscono limiti.- accennò una risata scuotendo lentamente il capo in ricordo degli anni passati e tutte le avventure trascorse con quel gruppo di ragazzi - Poi hai bisogno di molta compagnia, no?-
- Tu sei più che sufficiente.- rispose velocemente Kyungsoo.
- Lo so..- ghignò.
- No..Cioè—io..- Kyungsoo si voltò verso di lui per guardarlo nel modo più severo possibile e Jongin sorrise, sorrise molto.
- Leva quel sorriso compiaciuto da lì!- disse in modo scherzoso Kyungsoo, schizzando dell’acqua sul viso del più grande.
- Yah, fatto sta che arriveranno tra meno di una settimana e io l’ho scoperto solo l’altro ieri.- sbuffò, insaponando i capelli corvini di Kyungsoo il quale si era creato molti problemi all’inizio e ora si stava beando dei gesti di Jongin.
- Sfigato.- mormorò.
- Già. Tu mi aiuterai a pulire, ho tre stanze al piano di sopra completamente inutilizzate e quindi piene di polvere. Non oso immaginare. Però questa è l’unica opzione, conoscendo i tipi neanche avranno pensato di vedere un hotel o simili.- rise, scuotendo il capo - Inizierò lunedì ma martedì mi aiuterai.-
- E come pensi che io possa aiutarti, Jongin?-
Jongin si bloccò, non curante del flebile lamento che fuoriuscì dalle labbra del più piccolo. Storse le labbra, grugnendo.
- Potresti essere il mio carrello delle pulizie!- - Mi stai paragonando ad un oggetto, Jongin?-
- Un oggetto molto utile..-
- Jongin.-
Tentò di dire qualcosa, ma il suo cervello non riusciva realmente ad elaborare qualcosa di sensato.
- Jongin.-
- E-Era l’unica opzione fattibile.-
- Va bene.-
- Ti sei offeso?- sgranò gli occhi, trattenendo poi un ghigno. Passò la mano contro la schiena di Kyungsoo, bagnandola leggermente con l’acqua tiepida all’interno della vasca.
- No.-
- Si invece.- si sporse appena verso il suo volto che corrispondeva esattamente al tono truce con cui gli aveva risposto. Delle volte gli sguardi di Kyungsoo avrebbero potuto seriamente ammazzare qualcuno!
- No.-
- Si.-
- Smettila.-
Jongin roteò gli occhi pensando bene di lasciar scorrere l’argomento e prese il soffione della doccia per mandare via il sapone dal capo e dal corpo di Kyungsoo. Quest’ultimo stette in silenzio per tutto il tempo successivo, persino quando Jongin lo aiutò a cambiarsi e a vestirsi. Era incredibilmente permaloso ma Jongin trovava in lui solo estrema tenerezza, aveva semplicemente voglia di abbracciarlo e non ne capiva il perché.
Anche durante la preparazione del pranzo il più piccolo era molto silenzioso, era rimasto in salotto a leggere un libro e Jongin si stava leggermente snervando di questo suo silenzio estenuante. Stava prendendo il riso dal bollitore quando la voce di Kyungsoo riecheggiò nella stanza, e per poco non si scottò con esso.
- Io uhm, devo spiegarti delle cose.-
Jongin lasciò ciò che stava facendo e si voltò verso di lui, annuendo. Kyungsoo sembrava così piccolo seduto su quella sedia.
- Alcune volte il mio comportamento potrà risultare strano e capisco che insomma uhm, tu possa fraintendere ed essere confuso. So di avere questo comportamento ma non posso evitarlo e mi dispiace. Dopo che passi più di un anno e mezzo su una sedia rotelle, sentendoti ripetere che passerà subito, che è solo una cosa momentanea, perdi la voglia di fare molte cose. Quindi..mi dispiace se ti sembro bipolare delle volte, se sono distaccato o altre volte sono.. non lo so, mi dispiace. Sono un pazzo che ha semplicemente perso ogni speranza.- rise timidamente, alzando le spalle., lo sguardo basso che non osava incrociare quello di Jongin. Lui lo osservò con attenzione, invece, i suoi occhi erano leggermente ricurvi come il suo sorriso. La posizione di Kyungsoo gli affibbiava un’aria molto infantile che fece nascere un leggero sorriso sulle labbra di Jongin che si avvicinò a lui, posando una mano sulla sua spalla per rincuorarlo.
- Ehy, che sei un pazzoide l’avevo capito già di mio.- rise dolcemente e Kyungsoo alzò finalmente lo sguardo verso di lui - Non devi darmi spiegazioni di questo tipo, okay? Non devi giustificare ciò che sei, anche se questo è la conseguenza di un trauma.-
- Mmh..- Kyungsoo accennò un sorriso, tenendo gli occhi su quelli di Jongin - Quando ho subito l’ incidente sono rimasto bloccato nella mia mente. Soffro di un vero e proprio trauma psicologico che mi ha fatto paralizzare, non solo mentalmente ma come vedi anche fisicamente. Il fatto che io sia infermo è dovuto a questo.- sospirò, mordendosi il labbro - Per questo mi hanno portato qui, per cercare di risolvere il tutto ma sinceramente lo so che non cambierà nulla. Sarei dovuto venire anche tempo fa, ma mia zia disse che era un momento difficile per lei e non poteva offrirmi le giuste attenzioni. Però ora eccomi qui, su questo isolotto tranquillo che dovrebbe fare sbloccare ogni mio problema.-
- Vedrai che insieme riusciremo a risolvere tutto questo. Okushiri sarà la soluzione a tutti i tuoi problemi.- Jongin annuì in conferma delle sue stesse parole e sfoggiò uno dei suoi rincuoranti e splenditi sorrisi. Kyungsoo annuì appena alle sue parole e sorrise ancora imbarazzato.
- Grazie..Hyung.-
 Una fitta di calore pervase lo stomaco di Jongin, facendolo arrossire intensamente. Sorrise alle parole del più piccolo, mordendosi il labbro - Yah!- diede una pacca contro la schiena di Kyungsoo, sogghignando prima di vederlo sbuffare.
- Sempre il solito.-
- Aiutami a portare queste ciotole piuttosto.-

 

- Allora uhm..- Kyungsoo si posizionò meglio con il sedere, lasciando che Jongin si prendesse cura di lui, massaggiandogli con movimenti circolari le gambe - Eri serio prima? Con il fatto che dovrei in qualche modo aiutarti?-
Jongin alzò lo sguardo verso di lui, annuendo appena - Se tu vuoi si.- scrollò le spalle, riportando lo sguardo alle gambe magre di Kyungsoo.
- Se in qualche modo pensi che io possa realmente aiutarti..Beh..Mi farebbe piacere.- sussurrò.
Jongin sorrise, annuendo nuovamente - Diciamo che me lo devi.- sorrise, socchiudendo gli occhi.
- Oh andiamo. Sei ancora offeso perché non ti ho detto che la mia era una situazione temporanea? Ti ho spiegato..- Kyungsoo storse le labbra, sbuffando. Durante il pranzo Jongin gli fece una lunga ramanzina.
- Oh andiamo? Sono una tua specie di tutore Kyungsoo! Dovrei saperle certe cose!- esclamò Jongin, guardandolo. 
- A che pro?- Kyungsoo aveva degli occhi estremamente grandi, mettevano quasi in soggezione Jongin.
- Non so. Dovevo saperlo e basta..- piagnucolò, abbassando lo sguardo, arrossendo.
Kyungsoo rise, avvicinando la mano verso quella di Jongin per poi ritirarla subito, imbarazzato.
- A-Allora martedì mi porti da te.- sussurrò guardando di sottecchi il più grande.
- Ah! Sono così contento Kyungsoo, per tutto. Non sai quanto.- sorrise ampiamente. Jongin riusciva a sentirsi leggero, felice, una sensazione che non provava appieno da molto tempo. In pochi giorni avrebbe rivisto i suoi amici, Kyungsoo si era aperto con lui e sentiva che avrebbero fatto grandi progressi assieme, lo sapeva.
Quella sera, quando tornò a casa, si sentiva energico, avrebbe pulito l’intera casa anche in quel solo momento. Tutte le sue preoccupazioni, la malattia di suo nonno, i problemi economici e quelli familiari, il suo passato e tutte le sue rinunce, tutto sembra essere sparito ed anche se sapeva che era tutto un momento di transizione, Jongin in cuor suo era felice di poter staccare la spina anche per pochi minuti e per quanto non lo volesse ammettere, stava lentamente accettando che tutti quei cambiamenti portassero il nome di Do Kyungsoo.
 

Hyung.





--- Scusate immensamente per il ritardo! Spero vivamente che questo capitolo sia di costro gradimento.

Ormai manca meno di una settimana all'arrivo del pazzo gruppo degli amici di Jongin! EHEH **

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Capitolo 5
*** 5 Agosto ***


5 Agosto.

 




 
Svegliarsi per andare a lavoro era come un eterno lunedì, eppure quel giorno per Jongin sembrava tutto così insolito. Fare colazione, badare al nonno e correre verso il negozio, la sua routine era tornata. Erano passati appena cinque giorni dall’arrivo del nipote di Matzuo ma bastarono a stravolgere la sua vita, nel suo piccolo si sentiva cambiato, non soltanto perché la sua amata e odiata routine era stata interrotta. Era consapevole che quei cambiamenti non sarebbero stati permanenti, infondo Kyungsoo sarebbe restato solo quel mese lì a Okushiri eppure qualcosa in se stesso gli faceva pensare diversamente. Kyungsoo era un libro aperto, un Mondo da scoprire. Più le ore passavano all’interno del negozio e più il suo pensiero variava su Kyungsoo e suo nonno, nel loro piccoli erano così simili, così fragili. Sorrise dolcemente a quel pensiero e lo squillo del suo cellulare lo riportò a Terra.
Era un numero sconosciuto. Si schiarì la gola e rispose, non c’era nessuno in quel momento.
- Pronto?-
- Buongiorno Jongin, sono Sehun!- la voce rauca di Sehun riecheggiò nella sua mente e sorrise sornione.
- Oh—Oh ciao Sehun, buongiorno.
- Scusa se ti disturbo, lunedì sera parto per Sapporo e quindi uhm, volevo chiederti se ecco beh, ti andrebbe di vederci domenica. Così, per salutarci.-
Jongin arrossì completamente nel sentire quelle parole. Lui e Sehun? Sehun e lui?
Boccheggiò qualche parola per poi rispondere con un flebile “ Certo “ . Rimasero d’accordo per quella domenica pomeriggio, infondo era una semplice uscita tra amici, no? Jongin si sentì stranamente felice dopo la chiamata di Sehun, era un periodo molto strano per lui non riusciva a stabilire una emozione che fosse stabile per più di due secondi e  i suoi pensieri erano così confusi. Jongin non era mai stato un ragazzo molto confuso o indeciso, erano i cambiamenti a sconvolgerlo, un minimo cambiamento riusciva a portare una immensa confusione all’interno del corpo e della mente di Jongin. E quel mese stava portando decisamente troppi cambiamenti.
Durante il suo turno il telefono non smetteva di vibrare, non era mai stato un ragazzo tecnologico, ma infondo i messaggi di Chanyeol non gli recavano troppo fastidio. Si stava preoccupando per Harada il quale non era nel suo massimo delle forze, diceva semplicemente di sentirsi strano, un po’ abbattuto. Chanyeol era sempre molto preoccupato, destava la massima attenzione, lo trovava esagerato, ma probabilmente in fondo era lui ad essersi fatto troppo trasportare da tutta quella storia.
Mancavano ancora tre ore, tre interminabili ore alla fine del suo turno lavorativo e non vedeva l’ora di tornare a casa o di fuggire da quel luogo. Senza volerlo si era agitato e ora nel suo corpo non sentiva altro che nervosismo e frustrazione, voleva letteralmente evadere. Stava controllando con attenzione che ogni alimento fosse al suo esatto posto, in perfetto ordine, sentì il tintinnio del campanello della porta d’entrata e come da copione era pronto da dare il benvenuto, ma le parole si fermarono a metà strada appena vide che la persona che era entrata non era altro che Matzuo.
- Buonasera anche a te, Jongin.- la donna rise, posando una busta sul bancone, per poi recarsi dietro di esso. Jongin la seguì con lo sguardo, con fare incerto.
- Puoi anche andare Jongin, mi ero dimenticata che avevo delle carte da compilare e delle chiamate varie da fare per i vari arrivi. Non ti preoccupare, ci penso pure io qui.-
- Ma—Io..Kyungsoo?- corrucciò la fronte, portandosi le mani attorno al fiocco che teneva saldo il grembiule attorno al suo corpo, dietro la schiena.
- Oh, ha insistito che venissi, che non mi dovevo preoccupare.- Matzuo sembrava realmente tranquilla nel dirlo, al contrario Jongin fu pervaso dall’ansia. E se Kyungsoo doveva andare  al bagno, se gli veniva fame e se— Eppure Kyungsoo era capace di poter fare tutto quello e se..
- Okay allora, magari prima di passare a casa vado a vedere Kyungsoo..-
- Ma Jongin, casa tua è qui vicino, la nostra è dall’altro lato..-
- G-Giusto se..Magari gli può servire qualcosa, non so..- si schiarì la gola, spogliandosi frettolosamente del grembiule, sentendo il bisogno di correre il più lontano possibile.
- Va bene, come preferisci.- Matzuo lo concedo velocemente, rivolgendogli un caloroso sorriso. Dopo aver preso tutte le sue cose, Jongin uscì dal negozio per passare da Kyungsoo, come deciso. Si sentì sollevato per aver staccato prima, per sentire la brezza estiva avvolgerlo calorosamente e si sentì ancor più sollevato e felice nel vedere il volto dubbioso e poi sorpreso di Kyungsoo quando aprì la porta per trovarsi dinanzi la figura del maggiore.
- Cosa ci fai tu qui?-
- Yah! Mai che mi accogli in modo caloroso.- mise il broncio, sorridendo appena, Kyungsoo roteò gli occhi, lasciandogli spazio per entrare.
- Avevo detto a zia che potevo stare da solo..Non c’era bisogno che ti scomodassi.- disse, lasciando che Jongin entrasse per poi chiudere lentamente la porta.
- No, io in realtà— si bloccò, deglutendo rumorosamente. Kyungsoo stava indossando una canotta larga, che lasciava intravedere il suo petto e il ventre piatto. Le braccia erano muscolose, fasciate da una sottile patina  di sudore. Non era la prima volta che lo vedeva a braccia nude, anzi, lo aveva visto in condizioni ben peggiori, eppure in quel momento realizzò il tutto, la sua mente era focalizzata solo sul fisico di Kyungsoo.
- In realtà?- Kyungsoo inclinò il capo, guardandolo con i suoi occhi curiosi.
- In realtà fa davvero molto caldo oggi. Non trovi?- si schiarì la gola, grattandosi la nuca. Kyungsoo assottigliò gli occhi, annuendo poi lentamente.
- …Effettivamente. Pensavo quasi di rimanere a petto nudo. Odio l’estate.-
- No!- esclamò, spalancando gli occhi - Cioè..Non penso sia una buona idea, tra poco si farà buio e fa più fresco. Non vorrai mica ammalarti?- Jongin rise nervosamente, sentendosi molto ridicolo in quel momento, ma non avrebbe di certo sopportato la figura di Kyungsoo a petto nudo, non in quell’istante.
- Va bene mamma.- scosse il capo, ridendo. Jongin prese un respiro di sollievo, socchiudendo gli occhi.
- Ecco uhm..- scrollò le spalle, osservando Kyungsoo dirigersi verso la sua stanza. Lo seguì e lo guardò, titubante se salire o meno sul letto.
- Aspetta!- il maggiore si avvicinò, prendendo con delicatezza il suo corpo per poi adagiarlo sul letto sfatto.
- Non dovevi..- mugolò, mettendo il broncio. Jongin rise, sedendosi accanto a lui.
- Ti va di fare qualche massaggio..? Già che ci siamo..-
- Si, certo.-
- Dovremmo farne di più, molti di più.- scosse il capo, portando con attenzione le gambe di Kyungsoo al di sopra delle sue, iniziando a massaggiarle con movimenti circolari. Il più basso annuì semplicemente, posando lo sguardo altrove.
- Cosa stavi leggendo?-
Kyungsoo aveva poggiato accanto a sé un libro, rilegato finemente. Il leggero vento estivo che entrava dalla finestra schiusa, muoveva delicatamente le sue pagine.
- Uh? Oh, Platone.- disse, prendendo il libro tra le mani - Lo conosci?-
Jongin corrucciò le labbra, annuendo vago - Beh si, chi non conosce Platone.-
Kyungsoo si illuminò, osservando le sue dita scorrere sull’inchiostro inciso nelle pagine - Io lo adoro, la filosofia greca è così affascinante!-
- E nel tempo libero..Leggi libri..Di filosofia?- Jongin si riprese da una sorta di stato d’incoscienza, osservandolo scrollare le spalle in risposta, socchiudendo gli occhi.
Allora esiste davvero gente simile, Byun non è l’unico psicopatico..
- Beh si..- Kyungsoo si strinse nelle spalle, sporgendo appena il labbro. Da quando Do Kyungsoo riusciva ad essere l’essere più dolce e carino del Mondo solo con poco?
- E’ una cosa molto bella Kyungsoo..Non dovresti essere in imbarazzo- disse velocemente, scrutando i suoi lineamenti.
Il più piccolo arrossì, scuotendo il capo - Non sono imbarazzato, solo che probabilmente non è una cosa molto normale. Non per la mia età.- scrollò le spalle - A te non piace leggere?- il suo sguardo si fermò sulla sagoma di Jongin, il quale si immobilizzò.
- C-Certo! Non lo faccio più come una volta ma— A chi non piace leggere? Pf, la filosofia soprattutto. La filosofia greca è la migliore, già..- rise nervosamente e si ritrovò per la seconda volta in uno stato di totale imbarazzo.
Idiota, ma cosa parli se a stento sai dove si trova la Grecia. .
Il volto di Kyungsoo si rasserenò, per quanto possibile, dato che continuava a guardare il più grande con la fronte appena corrugata.
- Si insomma..I miti, Socrate..- si morse il labbro, gesticolando e  cercando di riportare alla memoria i tempi in cui al liceo Baekhyun non faceva altro che parlare di filosofia e miti d’ogni genere ( era una sorta di presidente del club di filosofia ).
- Sto leggendo il Simposio, in particolare il passo di Aristofane.-
Ari..Ari chi?
Prese di nuovo a massaggiare le gambe di Kyungsoo, emettendo un mugolio di assenso, maledicendosi contemporaneamente per la sua capacità di ritrovarsi in situazioni imbarazzanti con poco. Magari evitando il contatto visivo..
- Cosa..Cosa ne pensi?- chiese flebilmente Kyungsoo.
- Riguardo?-
- Riguardo..Beh.. il mito dell’amore, della metà, e tutto..Già.-
- Oh, uhm—
- Un tempo - Kyungsoo prese a leggere, con voce molto dolce e leggera, interrompendo l’ennesima futura frase imbarazzante che Jongin avrebbe potuto dire - gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione. Tu cosa ne pensi?- guardò il volto di Jongin, sistemandosi con cura gli occhiali sul naso. Gli donavano fin troppo. Jongin lo guardò a lungo, prima di riuscire a formulare una risposta, distratto dalla bellezza dell’altro.
SI inumidì le labbra, - E’ vero. Penso che ognuno di noi in un certo qual modo stia cercando la propria metà, la persona che lo completa, la persona con cui vorrebbe passare il resto della propria vita.-
Kyungsoo lo guardava silenzioso, in modo così inespressivo che non riusciva a cogliere nessun segnale, allora continuò dando libero pensiero alle sue parole - Magari però, questo non fa sempre bene. Ci poniamo degli standard estetici e pretendiamo che la nostra metà sia realmente così, invece..La nostra metà potrebbe essere chiunque, trovarsi in qualunque posto della Terra.-
- Quindi..Pensi che sia tutto inutile, non troveremo mai la nostra metà..-
- La mia metà potresti essere tu, come lo potrebbe essere Matzuo o il mio vecchio professore di Biologia.- rise, scrollando le spalle -  E’ difficile, trovare la propria metà e tutto. Dovremmo soltanto trovare una persona, quella persona che, magari, pur non essendo la nostra metà lo potrebbe diventare.-
- E tu pensi, che chiunque potrebbe diventarlo..Insomma, come hai detto tu la nostra metà potrebbe essere un uomo quanto una donna, anzi, secondo le scritture la nostra metà appartiene al nostro stesso sesso.-
- Uhm, si, penso che possa essere chiunque, indipendentemente dal sesso. L’amore d’altronde non ha di questi limiti.-
- L’amore è difficile..-
- Già, dovremmo essere soltanto più aperti, probabilmente.- Jongin scrollò nuovamente le spalle, continuando ad osservare con intensità le iridi scure di Kyungsoo, che riflettevano appena la sua figura.
L’altro annuì debolmente, spezzando il contatto visivo, per rivolgerlo al libro.
- Sai, per quanto io abbia amici con gusti sessuali diversi, non ho realmente mai pensato ai miei.- pensò, a voce alta. Sarebbe mai stato Jongin in grado di amare un ragazzo, una persona dello suo stesso sesso?
- Infondo non c’è nulla di male..-
- No, assolutamente.-
- ..Dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più affine, e innamorarcene. Se dunque vogliamo elogiare con un inno il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più affine; ad Eros, che per l'avvenire può aprirci alle più grandi speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla nostra natura d'un tempo: egli promette di guarire la nostra ferita, di darci gioia e felicità. Come hai detto tu, Jongin.-

 

La sua voce riecheggiava leggera nella stanza e nella mente di Jongin. 

  

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Scusatescusatescusate se torno dopo mesi, anni, vite intere e soprattutto con un capitolo molto breve rispetto gli altri. Questo è un capitolo di transizione, spero lo accettiate così com'è. Farò il possibile per aggiornare con più frequenza! Grazie per il vostro sostegno <3

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Capitolo 6
*** 6 Agosto ***


6 Agosto.



 
 
Sabato, era finalmente sabato.
Il primo sabato che avrebbe passato in compagnia di Kyungsoo. Erano solo sei giorni, sei miseri giorni che quel ragazzo era entrato nella sua vita, eppure era riuscito a stravolgerla. Mesi prima non avrebbe mai pensato che qualcosa del genere gli potesse accadere, non ad Okushiri, non qualcosa che portasse il nome di Do Kyungsoo. Tra di loro si stava creando un accenno di complicità che sarebbe maturato in qualcosa di molto più grande, un’importante amicizia.
- Tra poco arriverà Chanyeol, mh. Devo andare a compare qualcosa che può servirti?- disse sistemandosi per bene i capelli contro il riflesso dei vetri della vetrinetta, posta all’ingresso.
- Andiamo io e Chanron, che sta a fare qui, sennò. Dobbiamo anche andare in posta..- disse Harada con sguardo concentrato, rivolto ai numeri del lotto che davano alla televisione.
- Come mi sostituisci velocemente..- disse ridendo.
Harada si voltò verso di lui, sistemando gli occhiali sul ponto del naso - Lui si diverte tanto con me, almeno sembra.-
Jongin, ancora di spalle rispose, - Tutti si divertono con te, nonno.-
- E tu, Jongin?-
- Ma certo, che domande.- corrucciò la fronte, voltandosi verso di lui. Hamada aveva un’espressione molto seria sul volto, scrutando con attenzione il nipote.
- E’ sempre stato tutto un errore..- mormorò.
- Nonno, cosa dici?-
- Eri troppo piccolo, lo sei ancora. L’avevo detto a tua madre ma non vuole starmi mai a sentire. Rilegato qui a badare ad un vecchio.-
Jongin roteò gli occhi, sospirando. Molto spesso suo nonno faceva affermazioni simili, su quanto lui stesse sprecando il suo tempo, con un misero lavoro.
- Lo sai che non è stato mai un problema e mai lo sarà.-
- Non era un compito tuo-
- Nonno. Non farmi ripetere sempre le stesse cose.- sospirò nuovamente, guardando il suo orologio da polso. Segnava le dieci e diciassette minuti, - Yah! Ora devo andare, Kyungsoo mi starà aspettando.-
- Ti ci stai mettendo con dedizione, vedo.-
- Mh? Oh già.- scrollò le spalle, preparandosi ad uscire - Mi raccomando, tratta bene Chanyeol. A dopo nonno!- si scambiarono un breve sorriso e si chiuse la porta alle spalle.
Un’altra lunga giornata era appena iniziata. Mise il suo amato snapback ed uscì di casa; l’aria estiva lo avvolse dolcemente, trascinando dietro di essa l’odore del mare, che tanto amava. L’odore del mare era odore di casa, era odore di Busan. Sorrise a quel ricordo e camminò verso l’abitazione di Matzuo, la quale era abbastanza distante dalla propria, ma per fortuna la pianura e il tempo leggermente nuvoloso, giocarono a suo favore.
 
 
-  Buongiorno, già in piedi?- disse entrando in salotto dell’abitazione di Matzuo.
Kyungsoo alzò appena lo sguardo da sopra al libro - Sono le dieci passate Jongin, mica dormiamo tutti come te.-
- Yah, è sabato..Vorrei dormire un po’ di più. Poi nonno ha fatto storie.- sospirò, sedendosi ad una delle sedie che circondavano il tavolo del salotto.
- Hai la domenica per dormire.-
- Roteò gli occhi, facendo varie smorfie che per sua fortuna, Kyungsoo non poteva vedere perché distratto dal libro.
- Allora, che si fa oggi?-
- Kyungsoo lo guardò, corrucciando le sopracciglia - Cosa vorresti fare?-
- Non so.- scrollò le spalle - Insomma, per passare il tempo.- prese uno dei tanti giornali sul tavolo, osservando i volti sopra la copertina.
- Non saprei..-
- Mh.-
- Puoi anche tornare a casa, infondo—
- Non mi sono svegliato presto soltanto per non fare nulla.- roteò gli occhi - Fammi pensare.-
Kyungsoo annuì, riportando lo sguardo sul libro per lasciare l’altro a riflettere.
Era risaputo tra il gruppo di amici di Jongin che lui, pur volendo frequentare un’università di matrice artistica, di creatività proprio non ne aveva. Sarebbero potuti uscire fuori a fare una passeggiata, magari andare in spiaggia o semplicemente fare degli esercizi—oh, il gossip sui giornali femminili era sempre così interessante!
- Non voglio che Yifan venga qui.- mormorò Kyungsoo, incrociando le braccia al petto, dopo aver disposto il suo libro sul tavolino.
- U—uh? Perché no?- lo colse sorpreso, allora si voltò verso di lui, lasciando il giornale che stava sfogliando quasi controvoglia.
- Odio mio cugino. Non lo sopporto.-
Jongin boccheggiò prima di alzare un sopracciglio, sorpreso da quella dichiarazione - Tu cosa—Davvero? Eppure Matzuo sembra tanto felice per il vostro incontro futuro.-
- Affatto.- sospirò, incontrando lo sguardo di Jongin -  Sai che disse la prima volta che mi vide sulla seria a rotelle? Mi disse che ero buffo e rise. Si è messo a ridere, Jongin! Ma che razza di— ha ventisei anni. Ventisei anni buttati nel cesso. Odioso—
- Ehi!- Jongin lo interruppe prima che potesse continuare, alzando le mani per fermarlo ipoteticamente.
Mi fa quasi paura, che stia diventando un figlio di Satana o cosa..
- Certo che potresti uccidere tuo cugino solo guardandolo in questo modo.- Jongin rise e poi fu fulminato da un suo sguardo, deglutì.
- Proprio così..- ghignò, inumidendosi le labbra.
-  Oltretutto, Yifan dice una montagna di stupidaggini.- Kyungsoo riprese il suo discorso, roteando gli occhi - Non voglio che tu lo incontri, non oso immaginare cosa potrebbe dire.-
Quelle parole incuriosirono particolarmente Jongin, - Del tipo?-
- Ugh, non saprei. Sarebbe capace di tutto.- scosse la testa, mordendosi il labbro.
- Mh..-
- Yah! Non lo sopporto.-
Jongin rise, socchiudendo gli occhi in piccole mezzelune, trovava molto divertente quel lato quasi infantile di Kyungsoo, era piacevole.
- Beh, purtroppo non puoi cambiare il corso degli eventi, Soo. Tuo cugino verrà comunque e starà qui. Quindi che ti piaccia o meno, devi sopportarlo.-
- Preferirei sopportare te per una vita intera piuttosto che lui.- scosse il capo, scrollando le spalle. Jongin arrossì, letteralmente da capo a piedi, di un rosso vivace.
Kyungsoo notò lo sguardo sgomentato dell’altro e si bloccò, con la bocca spalancata.
- Io—Io non!- arrossì, abbassando lo sguardo per evitare il contatto visivo con Jongin, il quale sentiva il cuore palpitare velocemente. Nella sua mente si erano create una serie di immagini delicate che avrebbe preferito non vedere.
- Tsk, cosa vorresti insinuare?- disse una manciata di minuti dopo, per rompere quel silenzio imbarazzante che si era formato tra loro.
- Nulla, nulla.- ghignò, riprendendo il libro tra le mani.
- Noioso.-
- Scusa?-
- Noioso.- Jongin sorrise beffardo, guardando l’altro corrugare lo sguardo.
- Cosa ho fatto questa volta?-
- Stai passando tutta la mattinata a leggere quel libro.-
- Quel-libro.- ripeté Kyungsoo.
Deglutì rumorosamente, distogliendo lo sguardo dal suo. Sentì un sospirò e guardò con la coda dell’occhio Kyungsoo, riprendere la sua lettura. Roteò gli occhi, sbuffando. Non voleva di certo passare tutta la mattinata ad annoiarsi. Si alzò ed andò verso di lui, prendendo il libro dalle mani del più piccolo, che lo guardò sbigottito. Si guardarono negli occhi per qualche secondo e poi Jongin iniziò a lamentarsi.
- Dai Soooo! Facciamo qualcosa!-
- Perché.-
- Perché si.-
- Okay, mettiti qui e leggi per me.-
Jongin incrociò le braccia contro il petto - Non voglio leggere per te..- scrollò le spalle, sedendosi comunque accanto a lui.
- Perché no?-
- E’ una cosa..infantile..- sussurrò corrugando le labbra.
- Infantile?- Kyungsoo inarcò le sopracciglia.
- Infantile e—e romantica..si..-
- Pensi sia romantico leggere per qualcuno?-
Sorrise, imbarazzato dal tono acuto e incredulo dell’altro. Kyungsoo non distolse di un millimetro lo sguardo dal suo - Beh si..Mentre uno dei due si dedica alla lettura, con voce soffice, l’altro lo guarda, sognando.- disse, incrociando lo sguardo di Kyungsoo - Sognando e magari distaccandosi dal tema del libro, sogni che prendono vita propria, su di loro, sul loro amore, sulla loro vita assieme.- mormorò, gli occhi di Kyungsoo erano così grandi e profondi. Poco dopo lui annuì, accennando un sorriso.
- E’ una bella scena, si.-
- Tu..tu non lo trovi romantico?-
- Beh, non l’avevo mai vista da questa prospettiva, ma infondo si. E’ davvero una bella scena, Jongin.-
Jongin sorrise, mordendosi il labbro. Il suo cuore batteva leggermente più veloce del solito e sentiva una strana sensazione al di sopra dello stomaco, come leggerezza. Jongin si sentiva leggero, rilassato.
- Anche vedere un film ti sembra infantile e romantico?-
Spalancò gli occhi, chiudendoli poco dopo per perdersi in una dolce risata, scosse il capo, - Beh, dipende dalla prospettiva, no?-
Si scambiarono un profondo sguardo e poi Kyungsoo disse, - Allora guardiamone uno, no?-
 
 
Preparano dei popcorn, la maggior parte carbonizzati a causa di Kyungsoo che continuava a distrarre Jongin con osservazioni poche consone sul modo di cucinare dell’altro  ( Kyungsoo era un vero asso quando si trattava di cucina ). Si sistemarono sul divano, uno accanto all’altro e avvolti in leggere coperte, davanti alla TV, si prepararono per  vedere uno dei film della vecchia collezione di cartoni delle Barbie delle figlie di Matzuo, in quanto Jongin aveva troppo paura degli horror e Kyungsoo non voleva vedere thriller in pieno pomeriggio, oltretutto quelli erano gli unici film carini ad essere disponibili oltre vecchi western e non avevano molte altre alternative. Quello che doveva essere un semplice film, Barbie e lo Schiaccianoci, finì con l’essere una vera e propria maratona e rimasero sul divano per tutto il pomeriggio, senza muoversi se non per cambiare cartone. Erano partiti stando a qualche centimetro di distanza, ma quando La Principessa e la Povera cambiò in Barbie Raperonzolo e successivamente in Barbie e il lago dei cigni, l’uno cominciò ad avvicinarsi all’altro. Si ritrovarono premuti vicino, un leggero strato di coperte tra loro che gli univa maggiormente, ed era estremamente intimo, sopratutto per Jongin. Le gambe di Kyungsoo erano sopra le sue e poteva sentire i capelli del più basso solleticargli il mento. La posizione per se era confortevole, poggiati l'uno contro l'altro davanti alla TV, Jongin lo trovava dolce..quasi romantico. Era difficile dare un nome a certe emozioni, Jongin non era bravo in questo.
Si addormentò a metà di Barbie e la magia di Pegaso, e si svegliò solo quando qualcosa, o meglio dire, qualcuno, si mosse contro il suo fianco e un ciuffo di capelli, inebriante di profumo al cocco, gli solleticò il mento e si decise ad aprire gli occhi. Si sentiva leggermente confuso e perso. La luce bluastra della TV era accompagnata da un leggero bagliore del sole, che filtrava da dietro le serrande ben abbassate, per creare l’atmosfera. Si strofinò gli occhi con i palmi delle mani e non fu difficile per lui riconoscere la figura accanto a lui, ben più vicina di quanto ricordasse. Il respiro caldo di Kyungsoo solleticava il collo di Jongin. Realizzò il tutto troppo lentamente e il suo cuore prese a battere in modo sconnesso, deglutì, allontanandosi per quanto possibile dal corpo dell’altro, senza volerlo svegliare.
- J-Jongin?- mormorò Kyungsoo, con voce impastata dal sonno - Cosa stai facendo?-
- Io— boccheggiò, passando la lingua contro le sue labbra, secche a causa del sale dei popcorn. Kyungsoo lo guardava distrattamente, con gli occhi appena aperti, i capelli arruffati e le labbra gonfie.
Jongin si sentì esplodere.
- Devo bere. Tanto.- mormorò, spostando con cura le gambe di Kyungsoo dalle proprie, alzandosi velocemente per poi quasi correre in cucina. Prese un lungo respirò e riempì un bicchiere di acqua, fino all’orlo, bevendolo tutto di un fiato.
Jongin ma cosa diavolo ti prende.
Restò in cucina il più possibile, cercando di stabilizzare il respiro, la mente ma sopratutto il cuore. Non era più abituato a quel tipo di contatti e attenzioni, Jongin voleva essere semplicemente lasciato in pace e in tranquillità ma ugh— il corpo di Kyungsoo era estremamente caldo contro il proprio. Prese una lunga boccata di aria, massaggiandosi lentamente le tempie e poi tornò sul divano, accanto a Kyungsoo. Il più piccolo si era svegliato ma era rimasto accucciato in posizione fetale  contro la spalliera del divano, guardando Jongin dal basso fin quando non si sedette.
- Cosa farai domani?- chiese Kyungsoo, sistemandosi  per bene sul divano, a poca distanza dal più grande.
- Ho un appuntamento.- rispose velocemente, sentendo poi l’imbarazzo divampare ( si stava già schiaffeggiando mentalmente), ma prima che potesse correggersi sentì Kyungsoo irrigidirsi e sibilare un semplice “ Oh “. Deglutì rumorosamente, sentendosi quasi a disagio.
- Cioè, non è un appuntamento. Devo vedermi con un ragazzo—
- Ti—Ti stai vedendo con qualcuno?!- la voce di Kyungsoo apparì molto acuta.
Jongin, chiudi il becco!
- No! No..- scosse la testa, continuando a guardare dinanzi a sé, pur sentendo lo sguardo del più piccolo trafiggerlo per un breve istante - E’ solo un amico. Lo conosco da poco e quindi—
- Non devi darmi spiegazioni, Jongin.- la sua voce risultava fredda alle orecchie di Jongin, questa volta.
- Ti..Ti da problemi?-
- Perché dovrebbe?-
Jongin si aggiustò meglio da quella posizione, tirandosi maggiormente in su con il sedere. Kyungsoo gli diede lo spazio sufficiente per muoversi ma poi tornò alla posizione precedente, sentendo le loro mani sfiorarsi.
- Oh. Certo. Già, no. Infatti..- si morse con forza il labbro, non trovando il coraggio per guardare Kyungsoo in volto.
- Già..-
Passarono molti minuti in quel silenzio inizialmente imbarazzante che si trasformò in un silenzio riflessivo, simile a quel silenzio che ti fa rimuginare su pensieri della vita e del passato.
- Quindi..E’ di qui questo ragazzo?-
- No no, studia a Sapporo ed è amico di Chanyeol, il ragazzo che bada a mio nonno nei pomeriggi che io lavoro o che sono qui.-
- Si, lo so..Capisco comunque, mi fa piacere.-
- Te lo— Ehi!- Jongin si voltò entusiasta verso Kyungsoo, sentendo di aver trovato la soluzione giusta, la sua lampadina splendente. Kyungsoo si voltò verso di lui storcendo le labbra ed inclinando il capo.
- Cosa?-
- Questi giorni che i miei amici verranno da me, potrei invitare Chanyeol e Sehun. Tu ci sarai, vero? Non ci hai ripensato, vero?-
- Io?- scrollò le spalle, abbassando lo sguardo.
- Sì Soo, dai. Vorrei tanto averti lì quei giorni.  Sarebbe molto bello, ci divertiremo tanto.- sorrise apertamente, notando che l’altro non la pensava allo stesso modo - Mi prenderò io cura di te..- aggiunse con un tono basso di voce - Come sempre, i-insomma.- aggiunse schiarendosi la voce.
Kyungsoo si voltò verso di lui ed accennò un sorriso, annuendo titubante.
- Mmh, non voglio essere un peso, lo sai.-
- Non lo sei, idiota.- Jongin diete un piccolo schiaffo sulla fronte di Kyungsoo, prendendo una gomitata allo stomaco in risposta.
- Va bene, va bene.-
Jongin sorrise, mordendosi lentamente il labbro inferiore - Perfetto..perfetto.- sussurrò lievemente prima di iniziare a fantasticare sulle probabili conversazione che giù di lì avrebbe avuto con i suoi amici in qui giorni, come loro avrebbero fatto sentire a proprio agio Kyungsoo senza che lui si preoccupasse.
In un modo o nell’altro e che lo volesse o meno, Kyungsoo era sempre presente nei suoi pensieri. Il suddetto ragazzo posò il capo sulla spalla del più grande e sospirò.
 
Jongin si sentì leggero, per la seconda volta in quella giornata. Come una farfalla pronta a prendere il volo, godendo dei suoi pochi giorni di vita, in piena libertà e felicità.
 
E tutto ciò lo spaventava, fin troppo.


--

Salve salve, questa volta ho aggiornato mooolto prima rispetto il solito, sono una brava persona infondo! Sto già lavorando sugli altri capitoli, quindi non abbiate paura! ( ma solo fiducia, lol!)
E siamo anche giunti al tanto atteso appuntamento di Jongin e Sehun! ** Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e grazie a tutti coloro che sono giunti fin qui. Un bacione xx

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Capitolo 7
*** 7 Agosto ***


7 Agosto.




 

“ Hai la domenica per dormire. “
Le parole di Kyungsoo rimbombarono nella sua mente, come un fulmine a ciel sereno. Era domenica e di certo lui non aveva dormito fino a tardi e, sopratutto, lui non aveva dormito affatto. Il motivo era semplicemente uno e si aggirava attorno ad un nome, una persona: Oh Sehun.
Non era il suo primo appuntamento, per quanto serio potesse essere, anche se Jongin lo trattava come tale. Era pur sempre un appuntamento e non un semplice appuntamento. Era l’appuntamento. Per quel poco che conosceva Oh Sehun gli era apparso come un ragazzo molto dolce, alla mano e sopratutto molto carino. Si era portato a uno stato tale di pensiero che solo l’idea di dover uscire con Oh Sehun lo faceva rabbrividire dall’agitazione.
Come si sarebbe vestito? Cosa avrebbe detto? Come avrebbe respirato?
Girò più volte su se stesso, emettendo un forte mugolio di dissenso. Si portò le mani tra i capelli, sbuffando.
- Perché sei così, Jongin. Perché?-
Si sedette sul letto, dando veloci occhiate ai vestiti sparsi in modo casuale su di esso. Il telefono sul suo comodino vibrò e colse la sua attenzione. Si sporse per prenderlo, sbloccandolo.

Da: Channie
Divertiti oggi. .  ;))

A: Channie
!!!!!!!!!!!!!!   ヽ(o`皿′o)ノ

Roteò gli occhi, accennando una risata.
Ti ammazzo.
Sospirò e decise di darsi da fare, non poteva di certo continuare in quelle condizioni! Per prima cosa sistemò la sua stanza, avendo creato disordine per scegliere i vestiti da indossare, optò per un semplice jeans e maglietta con il suo snapback di fiducia. La fatidica ora dell’appuntamento si stava avvicinando e colse l’occasione per andare a preparare un leggero pasto.
Almeno così non ci penserò.
Si sentiva una dannata ragazzina in preda agli ormoni adolescenziali, ma in fondo sentiva un’estasiante sensazione di felicità, sollievo ed anche eccitazione. Sorrise a quel pensiero, andando incontro a suo nonno che si era avviato in cucina per preparare qualche suo solito pranzetto abbondante.
- Non ti preoccupare, ci penso io. E niente carne! Oggi leggeri.- scostò delicatamente il corpo di Harada, facendosi spazio. Prese una grande ciotola e la  riempì di acqua, versò del riso e lo sciacquò ripetutamente per farlo liberare da tutto l’amido conservato e poi lo portò all’interno del cuociriso, tutto ciò con un sorriso stampato sulle labbra.
- Allora nonno.. uhm, io più tardi dovrò uscire. Tu puoi, rimanere da solo per un po’, si?-
Harada lo guardò attentamente prima di scrollare le spalle, - Certo che posso stare. Per chi mi hai preso?-
Ridacchiò, scrollando le spalle - Basta che non vai sbattendo da qualche parte, nel caso ti senti male o qualunque altra cosa chiamami subito.-
Annuì alle sue stesse parole, tagliuzzando attentamente delle verdure, in modo preciso e lineare.
- Va bene capo.-
- Bene.-
- Chi è la fortunata, eh?-
- Uh?- alzò lo sguardo verso Harada, un sopracciglio alzato.
- O il fortunato, certo.-
- A—h! Niente di tuo interesse..- rise, alzando le spalle con fare menefreghista.
- Il nipote di Matzuo?-
Spalancò le labbra, arrossendo leggermente - No, no..- tossì, cercando di ripetere la frase in modo deciso - No, non lui.-
- Sai che a me puoi dirlo, posso darti qualche dritta. Sai, ai miei tempi—
- No, grazi—e. Già le tue ultime dritte mi hanno turbato abbastanza.-
- Con Chanron posso parlare di più..- Harada sospirò in segno di dissenso, accomodandosi con cura sulla sua amata poltrona ed accendendo il televisore ad un volume fin troppo altro per il povero Jongin, a cui si era ormai dovuto abituare.
- Uh..Comunque, la settimana prossima verranno i ragazzi, come ti ho detto. Pensavo uhm, di far venire qui anche Chanr—C-Chanyeol e Sehun, il ragazzo con qui devo ehm, uscire.-
- Ooooh, certo, non ci sono problemi. Io me ne starò buono per i fatti miei.-
- Grazie, nonno. E pensavo tipo..Si, perché no..di far venire il nipote di Matzuo a dormire..Kyungsoo..- mormorò, quasi non si volesse far sentire. Era una idea che balenò fin da subito ella sua mente, nonostante ancora non ne avesse parlato con Kyungsoo e non avesse avuto la minima approvazione da lui.
Passarono una manciata di minuti, le verdure cuocevano tranquillamente in padella, scricchiolando contro la superficie calda di quest’ultima. Si sentì nervoso, aspettava una risposta da suo nonno che ancora non arrivava. Titubò a girarsi, - Quindi..Che ne pensi?-
- Oh, certo va bene. Tanto sei tu quello che deve pulire.- ridacchiò,
- Ovviamente..-
- Ci sono molte cose da sistemare lì, sinceramente neanche ricordo cosa..-
- Spero non ci sia troppa polvere, devo andare anche a comprare qualcosa che mi potrebbe servire. Probabilmente verrà Kyungsoo, martedì. Ad aiutarmi.-
Harada lo sguardo di sottecchi, grattandosi il mento - Se lo dici tu.-
Corrucciò il viso, girandosi verso suo nonno che osservava distratto il televisore - Nonno, posso chiederti una cosa?- disse, rimanendo sempre a disparte dalla sua visuale.
- Certo.-
- Perché..Perché sei sempre così restio nei confronti di Kyungsoo?-
- Uh? Chi io? So a malapena chi sia, figliolo.-
Jongin roteò gli occhi, ritornando alla sua posizione. Più volte gli capitò di avere questa strana sensazione con il nonno nei confronti di Kyungsoo. Effettivamente lui non lo conosceva, eppure..
Che bello avere risposte, in questa vita.


L’ora fatidica era arrivata.
Jongin si sentiva accaldato, un macigno sulle spalle e un groppo in gola, neanche dovesse andare al patibolo, si sentiva così sciocco.
Il luogo dell’appuntamento era allo stesso bar dove si erano incontrati per la prima volta, giorni prima.
Il sole brillava splendidamente quel pomeriggio, nel cielo limpido di Okushiri, l’estate era la sua stagione preferita. Calda, colorata e sempre carica di emozioni. Infilò le mani nelle strette tasche dei jeans e iniziò a vagare nei pressi del bar, cercando di scorgere l’eventuale figura di Sehun. Iniziò ad andare in paranoia, pensando che magari il ragazzo non volesse uscire più con lui.
- Ehi!-
Magari lo aveva invitato senza rifletterci troppo su ed ora se ne era pentito.
- Jongin?-
Magari si doveva aspettare anche un messaggio di scuse ed eventuali sfortune legate ai gatti o raffreddori.
- Jongin!- avvertì un leggero tocco sulla spalla e sobbalzò, totalmente perso nei suoi pensieri. Nel voltarsi, però,  incontrò il sorriso smagliante di Sehun.
- Ehy..Ciao Sehun..- sorrise molto imbarazzando, mordendosi il labbro.
- A cosa stavi pensando?- Sehun rise, scrollando le larghe spalle.
- U—uh, no..Nulla.- si grattò la nuca, sentendo il semplice bisogno di scappare il più lontano possibile. Guardò velocemente Sehun, non capacitandosi di come tanta semplicità potesse anche essere sinonimo di bellezza.
- Allora, ci accomodiamo?-
- Certo.- sorrise, seguendo Sehun verso il bar. Era poco più alto di lui, la sua pelle era candida come porcellana ed emanava un dolce profumo, simile al cioccolato bianco.
Una volta seduti ordinarono due grandi milkshake e Jongin iniziò a sorseggiare il suo appena arrivò, emettendo mugolio di assenso nell’assaporare il gusto fresco del gelato alla banana.
- Ti trovo bene Jongin, scusa ancora per averti chiamato così all’improvviso.- Sehun sorrise imbarazzato, sorseggiando il proprio milkshake al cioccolato.
- Figurati. Mi ha fatto davvero piacere ricevere una tua chiamata.- Jongin rise, a sguardo basso - Non me lo sarei mai aspettato.-
- Ah..beh..- Sehun rise, leggermente imbarazzato e sorrise, verso Jongin - Ho dovuto passare le pene dell’inferno per avare il tuo numero.-
- Uh?- alzò lo sguardo, sollevando il sopracciglio.
Chanyeol.
Maledetto.
- Già, quel dannato di Yeol è sceso a patti e ricatti..anni e anni di amicizia buttati al vento, tsk..-
Rise, annuendo - E’ un tipo molto in gamba.-
L’altro roteò gli occhi - Devi stare dalla mia parte, non dalla sua!-
- Sempre.- rise, sentendo un senso di leggerezza ne parlare con il ragazzo.
- Oltretutto ho lasciato il mio cagnolino in custodia a Zitao, per questi giorni.. Spero di trovarlo ancora vivo..- disse, interrompendo i suoi pensieri. Il volto di Sehun era sereno, con un velo di preoccupazione, probabilmente dovuto al suo animaletto da compagnia.
- Ow, hai un cagnolino?-
- Sì, si chiama Vivi. E’ un bichon frisè.- spiegò, con un sorriso stampato sul volto. Doveva essere  davvero orgoglioso del suo cagnolino.
- Ha un nome..particolare.- si morse il labbro inferiore, annuendo.
- Già! E’ una parola Italiana, ha un bel significato. Non trovi?- annuì alla sue parole, passandosi la mano tra i capelli, scoprendo la fronte pallida.
Jongin lo osservò con attenzione, annuendo appena anche se con un leggero ritardo.
- Certo..Davvero una bella parola.-
Che diavolo di parola è? Per quale assurdo motivo dovrei conoscere l’Italiano?
Ridacchiò a quel pensiero, inumidendosi le labbra carnose.
- Tu hai qualche animaletto?-
- No, ma vorrei prendere un cagnolino prima o poi..-
- Prima o poi ti farò conoscere Vivi, uh?-
Jongin arrossì come una scolaretta alla sua prima cotta e spostò lo sguardo altrove.

- Senti Sehun, pensavo..- si morse il labbro, Sehun lasciò la cannuccia scivolare all’interno del bicchiere quasi vuoto, leccandosi in modo fin troppo sensuale, sebbene spontaneo, le labbra ricoperte da un velo di milkshake.
Se era quello in modo in cui Sehun si preparava ad ascoltare le persone, beh, per Jongin poteva anche finirla lì. Più si fermava ad osservarlo e più Sehun risultava essere bello ai suoi occhi…Dannatamente affascinante.
Prese un lungo respirò, passando i polpastrelli delle dita lungo il bicchiere fresco ed umido  - Ecco, il fine settimana che verrà, un gruppo di miei amici verranno a trovarmi e pensavo..di invitare anche te e Chanyeol, però..Non so se puoi. Insomma, stando a Sapporo e tutto.- si aggiustò sulla seduta, prendendo un ultimo lungo sorso del suo milkshake, pur di non guardare Sehun in volto.
- Oh—Oh, certo. Grazie mille Jongin. Mi potrei organizzare, certo. Se a te fa piacere..va bene.- Sehun sorrise sincero, annuendo.
Dio, per essere uno che chiama il suo cane Vivi è davvero bellissimo.
Jongin annuì,alzando lo sguardo verso il suo, ricambiando il sorriso - Certamente! Più siamo meglio è, no?-
La giornata passò molto velocemente, Sehun era un ragazzo molto socievole e fu molto interessato ad ogni imbarazzante e strambo argomento che Jongin tirava fuori dalla sua mente.

- Grazie mille per essere venuto. Mi ha fatto molto piacere aver passato del tempo con te.-
Il sole illuminava il volto di Sehun, che rifletteva nello sguardo di Jongin.
- Anche a me, davvero molto. Dovremmo uscire più spesso.- rise, molto imbarazzato da quello che era uscito dalle sue labbra, non pensa di avere tutto questo coraggio, eppure..
- Non aspetto altro!- sorrise sornione, guardandolo - Sicuro non ti debba accompagnare, allora?-
Jongin annuì, sentendo le guance arrossarsi.
- Bene, fai attenzione mh. Ci vediamo la settimana prossima, vedrò di mettermi d’accordo con quella capra di Yeol.-
- Mh mh, aspetto tue eventuali notizie..Grazie ancora, è stato un bellissimo pomeriggio— fu interrotto dalla vibrazione del suo telefono, lo sfilò  lentamente, osservando il nome sullo schermo.
- P—
- Jongin ti prego vieni a casa, Kyungsoo non si sente bene, non riesco..Non riesco
Vuoto, vuoto totale.
- Arrivo subito, dammi qualche minuto.-
Il cuore prese a battere velocemente, tanto che poteva giurare di sentirlo all’altezza della gola.
- Tutto bene? Cosa succede?-
- Kyung..Kyungsoo..Io..- boccheggiò, cercando di formulare una frase di senso - Puoi darmi un passaggio?-
Sehun spalancò gli occhi, annuendo prontamente - Certo, in auto faremo prima, seguimi.-
- Grazie Sehun, grazie infinitamente.


- Jongin!-
- Matuzo. Dov’è?-
- Si è chiuso in camera, non so come fare. Stava avendo un attacco di panico, stava urlando..i-io..Scusa Jongin, aiutami ti prego..Ero tornata da poco e—
- Andrà tutto bene, ci penso io qui. Vai a prendere una boccata d’aria, mh.-
- Grazie Jongin. Mi affido a te.- Matzuo sorrise dolcemente, posando una flebile pacca sulla sua spalla. la guardò in volto e poté notare i suoi occhi gonfi e pieni di preoccupazione.
Jongin prese un lungo respiro e si diresse verso la stanza di Kyungsoo, sentendo la voce calma di Sehun tranquillizzare Matzuo, all’esterno dell’abitazione. Bussò con fermezza contro la porta, consapevole che Kyungsoo non gli avrebbe aperto così facilmente.
- Kyungsoo apri.-
- V-vattene via.- la voce di Kyungsoo era fragile, un sussurro.
- Kyungsoo ti prego apri, stai facendo morire di ansia tua zia. E non è buono stare soli in queste occasioni.-
E stai facendo morire di ansia anche a me, idiota.
- Ti prego, v-vattene.-
Jongin sospirò, mordendosi il labbro inferiore.
Ti prego idiota apri..Potrei sempre entrare dalla finestra. No..dalla finestra no, non sono poi così agile..Ugh.
- Kyungsoo apri questa porta!- sbattè più volte la mano contro il legno liscio della porta.
- Vattene!-
- Come vuoi.-
Rimase in assoluto silenzio, senza muoversi di un millimetro, sperando con tutto il suo cuore che Kyungsoo aprisse la porta.
Ti prego, ti prego, ti prego.
Passarono una manciata di minuti, forse dieci, forse meno e la serratura della chiave scattò, la porta si aprì appena di qualche millimetro, rilevando appena i grandi occhi gonfi  di Kyungsoo che scrutavano la figura di Jongin, sorpresi.
- Sapevo che avresti aperto.- mormorò il più grande aprendo lentamente la porta, trovando Kyungsoo raggomitolato su se stesso, dietro di essa, con le labbra corrucciate.
- P-pensavo te ne fossi andato..-
- Come puoi solo pensare una cosa simile, idiota.- Jongin accennò un sorriso e si sedette accanto al ragazzo, portando il suo flebile corpo sulle sue gambe. Kyungsoo arrossì notevolmente a quel contatto avvicinato, riuscendo a sentire il cuore di Jongin battere velocemente.
- Perché fai questo per me..- sussurrò lentamente Kyungsoo, posando il capo sul petto del più grande e chiudendo gli occhi.
- Perché devo prendermi cura di te.- mormorò e con la mano andò ad asciugare i segni delle lacrime sul suo volto magro, posando dolci baci sui capelli morbidi dell’altro. Kyungsoo prendeva lunghi respiri, cercando di calmare il tremolio che invadeva il suo corpo.
- E-eri con Sehun vero? Mi dispiace aver interrotto il vostro appuntamento..z-zia ha chiamato te, le avevo detto di non farlo, non ce n’era bisogno. I-Io non..E’ così imbarazzante..Sto bene davvero— corrugò le labbra, riprendendo a singhiozzare.
- Ehi sh, calmo..Non c’è nulla per cui tu debba preoccuparti, nulla, mh? Cosa stavi pensando?-
- Io non..Non..Non lo so.- prese un lungo sospiro - Non voglio rimanere così. Mi manca la mia vita, non posso continuare così..Lo so di essere egoista e che vivere è già molto, però non riesco. Mi manca la mia vita di prima Jongin, mi manca maledettamente. Ci sono tante cose che vorrei fare e non posso.. Vorrei provare, vorrei..Ma non riesco..Io non..io..- Kyungsoo ansimò per un lungo lasso di tempo, cercando di portare stabile il suo respiro.
- Farei qualunque cosa pur di vederti essere felice, davvero felice. Mi dispiace così tanto Kyungsoo..- Jongin strinse il corpo di Kyungsoo contro il proprio, posando il volto nell’incavo del suo collo - Vedrai che si sistemerà tutto..Sistemeremo tutto.-
- Hyung..- Kyungsoo si strinse contro il suo corpo, abbandonandosi a un silenzioso pianto, cullato dalle carezze di Jongin.

- Allora, come sta?-
Jongin scrollò le spalle, guardando come Matzuo dall’altra parte della stanza passava dall’abbracciare al sgridare Kyungsoo.
- Penso stia meglio ora.-
Sehun annuì, posando una mano sulla spalla di Jongin.
- Stai facendo tanto per lui Jongin, non sentirti inutile e non ti abbattere okay? Sono sicuro che Kyungsoo stia apprezzando tutto ciò che fai per lui.-
Jongin lo guardò, sorpreso, Sehun rispose a tutte quelle questioni che la sua mente si stava ponendo. Accennò un sorriso, guardando il più altro negli occhi.
- Penso di non star facendo abbastanza.-
- Avete molto altro tempo da poter condividere, no?- Sehun scrollò le spalle.
- Certo, vedrò di utilizzarlo al meglio..Per il resto, uhm. Ti ringrazio davvero tanto, per tutto questo..Per la nostra uscita, si insomma..E scusa per averti disturbato..-
- Assolutamente, questo è più importante. Noi potremo sempre vederci, no?- Sehun rise, guardando il volto rosso di Jongin mentre cercava di balbettare una risposta.
Mi dispiace tanto lasciarti ora, ma non vorrei fare troppo tardi..Devono finire ancora di sistemare alcune cose..Tienimi aggiornato su Kyungsoo, mh?- sorrise dolcemente, osservando Jongin, il quale lo abbracciò timidamente.
- Grazie davvero.- lo strinse appena tra le sue braccia, sentendo un disperato bisogno di bloccare il tempo e rimanere a sentire l’odore dolce di Sehun.
- Andrà tutto bene..- mormorò il più alto, stringendolo a sé.


- Sehun è davvero un bel ragazzo, sembra davvero una brava persona.-
Jongin annuì, osservando il volto di Kyungsoo. Erano nella sua stanza, seduti uno accanto all’altro sul letto del più piccolo. La situazione sembrava essersi totalmente calmata e Jongin si sentiva più tranquillo, aveva chiamato anche Harada per comunicargli il suo ritardo. Era stata una giornata molto lunga.
- Mi dispiace davvero tanto..- mormorò giocando con le mani, le gambe a penzoloni e lo sguardo basso.
- Smettila di scusarti.-
- Ugh… Verrà anche lui questo fine settimana?-
- Credo di si..- Jongin spostò lo sguardo, alzando le spalle.
- Spero che lui ti renda felice.. Siete davvero una bella coppia.- sussurrò finemente, Jongin non era sicuro di aver sentito bene.
- C-cosa? Yah!- Jongin arrossì, dando una leggera spinta a Kyungsoo che farfugliò qualcosa, scrollando le spalle.
Idiota.
- Ti—Ti fermi a mangiare qui?-
Jongin schiuse le labbra, Kyungsoo teneva ancora lo sguardo basso - No, devo tornare a casa Soo.-
- Oh giusto..- annuì - Ti ho dato fin troppo fastidio oggi.- accennò una risata, alzando finalmente lo sguardo verso quello di Jongin - Allora, grazie, Jongin.-
Titubante Kyungsoo posò la sua mano su quella dell’altro, sorridendo imbarazzato. Il cuore di Jongin prese a battere velocemente e sentì le sue gote riscaldarsi, sorrise sinceramente a quel gesto. Strinse la mano di Kyungsoo, posando un lungo bacio caldo contro la fronte del più piccolo.
- Scrivimi per qualunque cosa, qualunque davvero. E non pensare altre cose stupide, mh?- lo guardò negli occhi, in quei grandi occhi scuri. Kyungsoo annuì appena, mordendosi il labbro. Jongin gli sorrise dolcemente, sarebbe stato ore, giorni a guardarlo, ad osservare ogni suo lineamento del volto, di come i suoi occhi fossero grandi, lucidi ed espressivi e le sue guance si colorassero di un leggero rosso quando veniva colto impreparato da un suo tocco.
- Yah! Vai!- Kyungsoo lo spinse leggermente, lasciando la presa della sua mano.
- Sei sempre il solito.- Jongin gli fece una linguaccia, alzandosi dal letto.
- Stai attento.-
- Si mamma.-
Kyungsoo roteò gli occhi e Jongin rise fragorosamente, salutandolo con un cenno della mano.


- Sono tornato!- si sfilò velocemente le scarpe, sentendo la stanchezza attanagliargli il corpo. Suo nonno gli andò in contro, prima di cambiare canale al televisore.
- Allora, come sta?- chiese Harada, sembrando sinceramente preoccupato.
- Sta bene, si è lasciato un po’ troppo andare ma almeno si è sfogato..-
Harada annuì a labbra strette.
- Io comunque non ceno, vado a dormire. Non ce la faccio proprio..- sbadigliò, sorpassando il nonno per dirigersi verso le scale. Era troppo stanco persino di rimanere lì in piedi a far nulla.
- E domani non vado a lavoro, Matzuo mi ha chiesto di stare con Kyungsoo.-
- Devi tenerci proprio tanto a lui, Jonin*.-
Jongin spalancò gli occhi, girandosi di scatto verso il nonno - Cosa?!-
Sentì una stretta al cuore, suo nonno non era più abituato a chiamarlo così. Era molto affezionato a quel “ nomignolo “ , significava tanto per lui..
- Buonanotte, riposa bene.- Harada sorrise, socchiudendo gli occhi e sparì dietro il muro, dirigendosi in cucina.

Una giornata fin troppo piena.




——
Salve! Avevo questo capitolo mezzo scritto da non so quanto tempo, eppure tra gli esami ed altro  non ho mai trovato un momento utile per completarlo. Spero non ci siano troppi errori c.c
“ Il triangolo no, non l’avevo previstooo” , la sto tipo cantando nella mia mente eheh. C’erano tante cose che volevo dire riguardo questo capitolo ma data la stanchezza penso solo cose futili

>> *  Harada usa la traslitterazione giapponese del nome di Jongin, appunto: Jonin.
Harada il nonnetto misterioso. .

Ps. Sehun io amo Vivi, lo giuro. 

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Capitolo 8
*** 8 Agosto ***


 8 Agosto.




 
 
Aveva riflettuto a lungo sulle parole di Sehun, doveva fare qualcosa di più per stimolare Kyungsoo, doveva aiutarlo. La sera precedente era troppo stanco anche solo per avere una idea su cosa fare. Voleva documentarsi meglio sui sintomi di Kyungsoo, magari contattando il suo fisioterapista, perché no. Sapeva in cuor suo che doveva cercare più profondamente. Ma Kyungsoo era andato su quell’isola per ben altri motivi, non per stimolare le sue gambe, ma il suo cuore, la sua vita.
Erano appena le undici di mattina, Kyungsoo e Jongin si trovavano in salotto, ognuno a prestare attenzione alle proprie cose, o meglio. Jongin non faceva altro che continuare pensare al giorno precedente, da Sehun a Kyungsoo. Sehun era stato perfetto, in tutto, agli occhi di Jongin appariva più che perfetto, se possibile. Si sentiva molto attratto dall’altro e non sapeva bene come gestire la situazione, eppure quelle emozioni erano in un certo qual modo familiari. Si sentiva così lontano dal raggiungimento di una risposta concreta, era tutto troppo difficile per lui. 
Per quanto riguardava Kyungsoo, aveva passato l’inizio mattinata a programmare cose da poter fare assieme a lui, tenere la mente impegnata era il primo passo per eliminare l’ansia. Eppure era passata già un’ora e non era riuscito a far altro che lanciargli fugaci occhiate, altre più lunghe, mentre osservava come Kyungsoo adottasse un volto più serio e concentrato del solito quando leggeva un libro che gli interessasse. Avrebbe tanto voluto una connessione wifi per poter cercare qualche informazione, non si capacitava come avesse fatto a vivere tanto a lungo senza un simile supplemento! Kyungsoo d’altro canto, non sembrava prestare il minimo interesse al lato tecnologico del Mondo, anzi, preferiva il suo di Mondo.
Yah Jongin, parla, fa qualcosa. Maledizione, sei uno stupido idiota.
Occupato ad autocommiserarsi per non essere un bravo hyung, non si accorse che Kyungsoo gli stava rivolgendo la parola, o meglio, uno sguardo truce.
- Jongin!-
- Cosa succede?!- esclamò, spalancando gli occhi nella sua direzione.
- A cosa pensavi?- Kyungsoo assottigliò lo sguardo, tenendo il libro chiuso e usando la propria mano a mo di segnalibro, accennando poi una risata per la faccia preoccupata e persa del più grande.
- Oh, nulla. Non so.- Jongin arrossì appena, scrollando le spalle - Dicevi?-
- Uhm..- lo osservò per bene e solamente dopo essere entusiasta del suo resoconto prese a parlare - Avresti voluto frequentare l’università?-
A quelle parole Jongin rimase più che basito, vide passare davanti ai suoi occhi tutti i suoi sogni e ambizioni, i suoi progetti, le sue probabili scelte. Non fece altro che annuire, sentendo una leggera stretta al petto.
- E cosa?-
- Arti visive, al Busan Art Collage.- sospirò, chiudendo gli occhi.
 
 
Jongin corse più che poteva, era metà Marzo e il sole regnava sovrano nel cielo limpido di Busan, sentiva che le sue ginocchia avrebbero potuto cedere da un momento all’altro, ma l’adrenalina era troppa per preoccuparsene. Appena vide il suo amico alla panchina, sospirò felice, un grande sorriso si disegnò sul suo volto.
- E’ arrivata Dae! E’ arrivata!- Jongin salterellava verso di lui, con una lettera aperta in mano, che sventolava tranquillamente nel vento primaverile.
- E’ arrivata?- Jongdae corrucciò lo sguardo, osservando l’altro con molta attenzione.
- Si!- esclamò, osservando l’amico stare tranquillamente seduto sulla panchina - Mi hanno accettato al corso di arte visive! Non ci posso credere. Ma ci pensi? Oddio non vedo l’ora!- 
Jongdae rise, felice di vedere l’amico così pieno di entusiasmo.
- Aw ma è una cosa bellissima Jo, qui ci vuole del bel soju per festeggiare!-
- Yah, pensi solo a quello!- Jongin rise, prendendo un lungo respiro e buttandosi sulla panchina, accanto all’amico.
- Dico davvero, dovremmo chiamare anche gli altri.-
- Taemin sarà entusiasta quando lo verrà a sapere, frequenteremo la stessa università! Non ci posso credere.-
- Traditore.-
- Non dire così. Sei sempre il mio hyung preferito, lo sai.- Jongin si voltò verso di lui, sorridendo dolcemente. Jongdae increspò le labbra, per poi sorridere a sua volta.
- Lo spero per te.-
- Dai andiamo!-
 
- A Jongin e le arti visive di tutta Busan!-
- A Taemin e alla danza di tutta Busan!-
- A noi, a Busan!-
I bicchierini di soju sbattevano tra di loro, rovesciando piccole quantità dell’alcolico. Erano radunati in cerchio a festeggiare per il futuro ingresso all’università dei più piccoli del gruppo, un grande passo per loro. Finalmente sarebbero andati tutti all’università e Jongin non vedeva l’ora di potersi sviluppare meglio nel Mondo dell’arte, aveva soltanto diciotto anni ma aveva già programmato ogni suo evento futuro, come un adolescente tipo, Jongin aveva sognato molto e dettagliò al meglio il suo ipotetico futuro, sarebbe stato tutto magnifico. 
In quel momento non desiderava altro che poter continuare la sua vita adolescenziale con i suoi amici, era tutto perfetto. 
 
 
- Jongin, Jongin cosa succede?- Jongdae aveva corso più che poteva per raggiungere il suo amico, dal suo messaggio aveva capito che qualcosa non andava, eppure non pensava fosse nulla di così grave finché non si ritrovò la figura pallida di Jongin dinanzi agli occhi.
- Jongin, cosa succede?-
I suoi occhi erano arrossati e gonfi, come le sue labbra. Un lampione illuminava perfettamente la sua figura, i capelli appiccicati al volto a causa del vento serale, freddo.
- Mio nonno..Mio nonno non si è sentito bene, Dae.- Jongin mormorò lentamente, tirando su con il naso.
- Tuo nonno, quello… del Giappone?-
- Già, ha avuto una forte ricaduta..Lui ha rischiato di morire, io non—
- O-Ora come sta?- Jongdae si avvicinò a lui, stringendogli una mano attorno al braccio.
- Sta bene..Si è ripreso. Abbastanza..- annuì alle sue parole, abbassando il volto.
Jongdae sospirò, chiudendo per pochi secondi gli occhi - Menomale Jongin, pensavo il peggio..-
Jongin annuì nuovamente, corrugando le labbra.
- Ehi, stai tranquillo..Ora andrà meglio, mh. Si riposerà, prenderà le giuste medicine..-
- Jongdae.-
Il sangue nelle vene di Jongdae sembrò gelarsi, nulla era positivo quando Jongin lo chiamava per nome completo. Lo guardò in volto, costringendolo ad alzare lo sguardo verso di lui, Jongin aveva ripreso a piangere. Due lunghe lacrime silenziose gli circondavano il volto paffuto.
- Devo partire per il Giappone per Okushiri, tra cinque giorni..hanno già fatto il biglietto.- le sue parole erano pesanti come piombo, crollarono tutte sulle loro spalle. Jongdae si ritrovò senza fiato, ad osservare l’amico.
- C-cosa?- sibilò, scuotendo violentemente il capo.
- Mio nonno ha bisogno di assistenza e hanno deciso di mandare me. Me, Jongdae. Hanno deciso di mandare me, senza neanche chiedere il mio parere.- Jongin sorrideva, disperato, le lacrime che fuoriuscivano con forza dai suoi occhi.
- Nessuno..Perché tu? Non—Non possono mandare qualcuno da lì?-
Jongin sorrise dolcemente all’amico - Sai la nostra situazione economica Dae—
- Ti..Ti aiuto io!-
- Loro preferiscono avere qualcuno di noi vicino a lui e..Non so..Non lo so..-
- No..No..-
- Mi dispiace..Mi dispiace così tanto.- e ormai, Jongin non era più sicuro a chi si stesse riferendo.
Tutto sembrò bloccarsi in quel breve istante, le speranze, le ambizioni. Non poteva accadere davvero, non al suo Jongin, non dopo tutto quello che aveva fatto, non dopo aver finalmente scoperto di poter realizzare il suo sogno.
Jongdae si strinse tra le braccia di Jongin, come se fosse la sua ancora, la sua ultima spiaggia, come se quello fosse già un addio, un indimenticabile ricordo.
 
Il volto di Kyungsoo si focalizzò davanti ai suoi occhi, sorrise, guardandolo.
- E tu? chiese, osservando Kyungsoo sistemarsi meglio le gambe.
- Oh, io ho potuto frequentare solo un anno.-
- Mi dispiace, Kyungsoo.- accennò un sorriso, ma Kyungsoo scosse la testa.
- Non dire sciocchezze, tu non hai potuto neanche provare. Ma hai ancora tanto tempo avanti, ci proverai.-
- Non so..- scrollò le spalle, poggiandosi contro lo schienale della sua sedia.
- Devi, Jongin. Io studiavo anatomia, buffo, no?- rise, alzando le spalle. Il suo volto si scurì per poco tempo, ma poi alzò lo sguardo verso Jongin e sorrise - Dovresti insegnarmi a disegnare. Ho sempre voluto imparare a disegnare il corpo umano, per bene almeno.-
- Uh, non tocco una matita da molto tempo..-
- Come mai? Non dovresti.-
- Io..Non so, non ne ho più voglia evidentemente.- scrollò le spalle, posando lo sguardo in un posto indefinito della stanza.
- Questo è molto sbagliato, dovresti continuare comunque a coltivare la tua passione.-
- Già..Lo so. Non ricordo neanche come si tiene una matita in mano, ci vorrebbe troppo tempo per iniziare nuovamente  e —ugh, non ne ho voglia.-
- Devi riprendere la tua vena artistica, hyung! Dimenticherai tutto sennò, il disegno, l’arte sono cose che vanno coltivate, te ne devi prendere cura, costantemente. Non lasciarle ad essiccare come stai facendo.-
- Dovresti leggere meno libri filosofici Soo..Comunque uh, hai ragione. Non me la cavavo neanche male..Ma..Non ne ho voglia, te l’ho detto.-
- Sei troppo pigro. Iniziamo ora.-
- E con cosa? Il tuo sangue? Non ho più nulla.-
- Allora andiamo a comprare il necessario.-
- E come? L’unico negozio che vende articoli di questo genere è un po’ lontano da qui.-
- Andiamo in auto, tu sapevi guidare..No?-
- C-Cosa? Sei serio?- spalancò gli occhi, focalizzandosi sullo sguardo di Kyungsoo, il quale si imbrunì per qualche istante, i suoi occhi sembravano così vuoti..
Kyungsoo, però, annuì, posando il libro che aveva tra le mani sulla stoffa del divano.
- Ma la macchina..Tu..-
- Io? Jongin come pensi che sia venuto qui? Certamente non prediligo le auto dopo quello che è successo, ho passato mesi in terapia prima di salire su un’auto..Ora è tutto okay.-
Jongin lo guardava intensamente, sentendo una stretta allo stomaco, Kyungsoo era davvero un ragazzo forte e coraggioso, ma per quanto volesse, la sua voce lo tradì e risultò leggermente rotta.
- Basterà dirmi una parola e mi fermerò. Guiderò soltanto se ti sentirai sicuro.-
- Lo sono Jongin.- Kyungsoo incrociò il suo sguardo, assottigliando le labbra.
 
Non era molto sicuro sull’andare in auto al negozio di arte. Non si sentiva pronto di accettare una simile sfida, non era quello che aveva programmato con “ aiutare Kyungsoo in tutti i modi “. Era sciocco pensarlo da parte sua, Kyungsoo aveva passato momenti peggiori di quelli e di certo salire in auto con Jongin non lo spaventava.
Jongin lo prese dolcemente in braccio per farlo accomodare sul sedile del passeggero, chiudendo la porta.
- Senti Soo..ora dove la infilo questa?- ovviamente la sedia a rotella di Kyungsoo non era come quelle dell’ospedale, leggere e pieghevoli quindi non sarebbe entrata nel cofano dell’auto. Kyungsoo si sporse il minimo possibile per vedere la sedia a rotelle e lo sguardo preoccupato di Jongin, scoppiando a ridere fragorosamente. 
 Jongin aggrottò le sopracciglia e lo guardò - Cosa diavolo ridi?-
- Mettila nei sedili di dietro, no?-
- Ah ah! La fai facile tu, per chi mi hai preso..Uno schiavo? E come diavolo faccio poi..-
Mezz’ora dopo Jongin era finalmente riuscito ad incastrare la sedia a rotelle tra i sedili anteriori abbassati e il vano del cofano, così con un sorriso soddisfatto andò al suo posto guida.
- Gli Egiziani avrebbero sicuramente apprezzato uno schiavo tanto produttivo come te, lento ma produttivo.- disse Kyungsoo, mettendosi accuratamente la cintura.
Jongin lo fulminò con lo sguardo - Yah! Sei sempre stato così antipatico o è l’aria giapponese che ti fa questo effetto?-
- Mh, fammici pensare. Penso sempre ma..Lo sono in particolare con te, sai? Mi ispiri.-
- In bagno ci vai da solo.-
- Uh? Non posso—
- Appunto.-
- Ehi!-
Jongin rise, facendo partire l’auto in direzione del negozio di arte.
 
 
Il negozio d’arte dei signori Ebi era molto grande e ben fornito considerata la piccola cittadina. Esternamente era molto spoglio decorato solo da grandi insegne colorate, come un tipico locale giapponese cittadino. Jongin usava recarsi molto lì, quando era più giovane, la signora Ebi era sempre molto felice di potere accogliere il ragazzo e vedere i suoi disegni, anche se era una signora molto particolare e dalle parole facili, e questo lui non lo amava molto.
- Oh, Jongin! Ma da quanto tempo!- la signora, ormai sulla sessantina, si alzò da dietro al bancone del negozio, raggiungendo i due. Indossava dei semplici abiti da lavoro e aveva i capelli raccogli in bigodini colorati, il volto leggermente marcato da rughe.
- Buongiorno signora Ebi, come state?- disse gentilmente, inchinandosi. Kyungsoo fece un leggero cenno con il capo, sorridendo appena.
- Ma quanto sei cresciuto! E’ tempo che non venivi qui!- la sua voce acuta riecheggiava nel negozio, tanto che alcuni clienti si voltarono verso di loro - Masaki vieni a vedere!-
Il marito della signora Ebi entrò poco dopo nella loro visuale, visibilmente stanco dal suo mettere in ordine i vari scatoloni arrivati. Jongin si voleva sotterrare dalla vergogna, la signora Ebi era sempre troppo esagerata e rumorosa.
- E’ il nipote di Harada..Jongin, lo ricordi?- spiegò la signora Ebi, non ricevendo appoggio dal marito.
- O—Oh! Jongin certo! Come sta tuo nonno?-
- Uhm, abbastanza bene..-
- E questo ragazzo chi è?- chiese lei, rivolgendo lo sguardo a Kyungsoo.
- Sono il nipote di Matzuo Haruki.- spiegò Kyungsoo prima che Jongin potesse prendere parola.
- Haruki! Quell’Haruki?- la signora Ebi si rivolse a Jongin questa volta, spalancando gli occhi.
- Uh—Uh, si..Del negozio di alimentari a sud..- rispose, incerto.
La signora Ebi guardò entrambi i ragazzi con attenzione, rivolgendo poi uno sguardo indecifrabile al marito, che seguì con un sorriso di scherno.
- C’è qualche problema?- chiese Kyungsoo, evidentemente infastidito. Jongin sentì la pressione del momento su tutto il suo corpo, un brivido gli percosse la schiena seppur sapeva che non era dovuto dal condizionatore dietro di loro. Strinse con leggera forza la presa attorno ai manubri della sedia a rotelle, quel tipo di comportamento proprio non lo riusciva ad accettare.
- No figliolo! Assolutamente..Sono solo tanti anche che non la vediamo da questo versante, ora come sta?-
- Bene.-
Kyungsoo e la signora Ebi si scambiarono un lungo sguardo prima che Jongin prendesse parola - Scusateci ora, non abbiamo molto tempo.- sorrise e si spinse avanti con la sedia a rotelle, iniziando il giro nel negozio.
- Yah, che odio quando fa così.- disse, dando una occhiata in giro.
- Mentalità da cittadina, su di un’isola, cosa pretendevi?-
- Lo so, lo so. A quanto pare ancora non mi abituo.-
- Mh, mh. Che tipo di cose dovremmo prendere? Non sono molto esperto.-
Jongin scrollò le spalle - Uhm, penso almeno uno di questi book con i fogli, qualche matita..Uh! Guarda che belli questi acquerelli!- sorrise, iniziando a radunare una decina di articoli diversi sul grembo di Kyungsoo, che si era offerto gentilmente di tenerli e lo seguiva di pari passo. Jongin sembrò riscoprire il suo lato infantile, si sentiva estasiato nel vedere tutti quegli articoli da disegno, pittura, découpage..
Il relativo tempo limite che avevano da poter passare lì dentro fu più che superato, dato che Jongin impiegò mezz’ora soltanto per decidere la durezza ideale delle sue matite a grafite. Soddisfatti, dopo aver speso più di cinquemila yen, ritornarono in auto.
- Sei felice?- chiese Kyungsoo, cogliendo Jongin impreparato, con una breve ma importante domanda.
Era felice?  Sentiva il cuore molto leggero e il sorriso non riusciva a lasciare le sue labbra, ritornare in quel negozio, a contatto con ciò che gli piaceva tanto fare e che purtroppo aveva trascurato lo fece sentire vivo..E sì, si sentiva realmente felice.
- Lo sono, e ti ringrazio davvero tanto.- sorrise timidamente, evitando il contatto visivo con Kyungsoo. L’aria fresca estiva entrava veloce attraverso le fessure dei finestrini e Jongin poteva sentire lo sguardo dell’altro addosso. Si girò ad incontrare il suo sguardo allora, ancora lì, profondo e sentenzioso, si morse il labbro incontrando i suoi occhi schiariti dalla luce naturale che filtrava nella vettura. Kyungsoo accennò un sorriso, ed era bello, bello da far mancare il fiato.
- Sono felice anche io, davvero molto.-
Jongin sorrise apertamente, riportando lo sguardo sulla strada libera avanti a loro, il sole splendeva tranquillo nel cielo azzurro e il mare che si intravedeva a poca distanza rilasciava la sua brezza, aspra e accogliente. 
Sentì una forte scarica di adrenalina invadergli il corpo, era tutto così perfetto in quel momento, non avrebbe voluto cambiare nulla, l’avrebbe voluto ricordare per sempre.
- Sono felice, lo sono!- sbattè con forza le mani tra loro, riprendendo velocemente il controllo del volante.
- Siamo felici! Wooo!- Kyungsoo gli diede subito corda, tamburellando le mani sul cruscotto caldo. Aprì maggiormente il finestrino e sorrise. Entrambi non sorridevano in modo genuino e spontaneo da troppo ormai.
- Wooooo!- Kyungsoo sorrise apertamente, stendendo le braccia fuori dal finestrino della vettura - Mi sento così felice Jongin! Ahhh!- rise, chiudendo gli occhi e assaporando la sensazione di libertà, il vento che infrangeva  freddo contro il suo volto accaldato dall’eccitazione del momento. Jongin sorrise, voltandosi per guardarlo, solo un breve istante prima di riposare lo sguardo sul rettilineo.
Sentivano entrambi una leggerezza estrema al cuore. 
 
 
 
- Devo confessarti una cosa..Sai, da quando..Da quando ho subito l’incidente questa è la prima volta che vado su una automobile e non provo brutte sensazioni, brutti ricordi..anzi..ti ringrazio Jongin. Mi sono sentito molto a mio agio, molto tranquillo.-
Erano tornati a casa, era metà pomeriggio e il caldo era così intenso tanto da essere già arrivati al terzo giro di limonata ghiacciata, lasciata in frigo dalla benevola Matzuo. Jongin era steso sul divano in modo osceno, ormai quella sembrava essere diventata subito come casa sua, una gamba fuori dal divano, con il piede rivolto contro il lieve fresco del parquet del salotto, una mano sulla sua pancia leggermente scoperta e l’altra a reggere il bicchiere mezzo finito di limonata. Kyungsoo lo osservava cauto, silenzioso, in ogni suo piccolo dettaglio quasi a volere imprimere tutto in modo indelebile nella sua mente, seduto sull’altro piccolo divanetto posto ad angolo. Sentendolo parlare Jongin gli rivolese lo sguardo, senza muovere un altro muscolo. Gli ci volle un po’ prima di realizzare, incamerare e comprendere in modo preciso le parole del più piccolo. Si sollevò con il busto, continuando a tenere lo sguardo sul quello di Kyungsoo, una stretta leggera al petto, improvvisa.
Kyungsoo spalancò gli occhi - Perché piangi..- sussurrò con una nota troppo evidente di preoccupazione.
- Dopo..Dopo ieri non avrei mai pensato che qualcosa di simile potesse succedere. Io..Soo, è una cosa bellissima. Io..Non puoi capire che— Jongin sentì le lacrime invaderlo e i singhiozzi presero largo piede al posto delle parole 
- Hyung..- Kyungsoo si sentì impotente nel vedere l’altro tremare per i singhiozzi, il viso arrossato; cercò di spostarsi verso il bracciolo del divano voce era seduto per arrivare a Jongin e cingere le sue braccia attorno al suo corpo caldo. Era strano come in poco tempo le situazione potevano cambiare, riversarsi e intercambiarsi. Kyungsoo gli accarezzava dolcemente la schiena, lasciando che l’altro si sfogasse tra le sue braccia, Jongin posò la fronte contro il petto dell’altro, seppure la posizione non fosse totalmente comoda a causa dei due divani. 
Poco dopo si ritroveranno uno accanto all’altro, Jongin andò ad allungarsi sull’altro divano, Kyungsoo ripose un cuscino sulle sue gambe e lasciò accomodare la testa di Jongin su di esso. Gli accarezzava leggermente i capelli, scoprendogli la fronte, mentre rideva e sorrideva a causa dei vecchi ricordi imbarazzanti di Jongin. Si scambiarono molte opinioni, condivisero ricordi e toccarono ogni argomento in conversazione. Kyungsoo era più un tipo filosofico e cinico per determinati argomenti, razionale nelle risposte. Jongin era l’opposto, prendeva gli argomenti con più leggerezza e rispondeva in modo preciso ma vario, non aveva confini di pensiero o barriere, molte volte poteva arrivare anche a contraddirsi da solo.
 
 
 
Passò ad essere sera, in pochi attimi Jongin si ritrovò dall’essere cullato e beato dalle carezze di Kyungsoo, dalla sua risata e i suoi sguardi, dall’essere sommerso da scatoloni impolverati e da suo nonno che rideva di cuore, restando nelle retrovie senza muovere un solo dito. Jongin, aveva detto a Kyungsoo che quella sera si sarebbe messo a pulire una delle due stanze del secondo piano dell’abitazione*, lasciando la restante parte al martedì, con il suo aiuto. Il problema non consisteva nella polvere, negli scatoloni contenenti vecchi vestiti o scartoffie scolorite, o meglio, erano un grande problema, il problema principale consisteva nel fatto che Jongin avesse una leggera allergia alla polvere e alla voglia di fare pulizie. Dopo l’ennesimo starnuto, lasciò cadere il panno impolverato contro il pavimento e battè le mani mediamente soddisfatto del risultato. Quella era la vecchia stanza di sua madre, quando da adolescente abitava sull’isola; trovò molte sue vecchie foto, ricordi e abiti, sorrideva felice nel vedere la bellezza estasiante della sua giovane madre, molto simile a lui se non fosse stato per il viso più arrotondato e le labbra sottili. Gli dispiaceva non aver mantenuto un sano rapporto con sua madre, soprattutto essendo l’unico maschio della sua famiglia, era molto triste infondo ma purtroppo non aveva avuto altra scelta, crescendo i loro caratteri diventarono incompatibili e il suo trasferimento non aiutò il tutto.
- ..Ho chiamato a tua madre, ha detto di mantenere solo le foto, il resto lo puoi buttare..-
- Uu—uh, va bene..- sospirò, deglutendo rumorosamente.
- Tranquillo, l’altra stanza non ha scatoloni..credo.- Harada rise, tossendo subito dopo. Jongin gli rivolse un veloce sguardo, scuotendo la testa - Tranquillo anche per questo, ho chiamo anche Chanron e domani andiamo a fare quei famosi controlli.-
Rise, lo fece sentire più sollevato - Ora è diventato lui il tuo nipote preferito?-
- Potrebbe..stai attento all’eredità tu.- rise, dileguandosi nel corridoio illuminato da una fioca luce.
- Buonanotte nonno quasi preferito!-
Guardò la stanza e il suo sorriso si abbassò lentamente, scosse la testa e chiuse la porta alle sue spalle.  Per quanto lo riguardava, i suoi amici potevano dormire anche in salotto.
 
 
 
* il nostro piano terra equivale al primo piano in Giappone e per questo, il nostro primo piano equivale al loro secondo!
 
 
Buonsalve! Questa sessione estiva mi sta letteralmente distruggendo ma wow, stranamente sono riuscita a pubblicare qualcosa ( di decente, si spera) .
Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa storia e a sopportarmi, seppure in silenzio eheh. Spero che i vostri studi vadano bene e perché no, un bel giro ad Okushiri per combattere il caldo ci starebbe. Scusate per gli eventuali errori T.T

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Capitolo 9
*** 9 Agosto ***


9 Agosto.





- Penso sia davvero una brutta idea. Anzi, è un’idea orribile.- asserì Jongin interrompendo in camera di Kyungsoo.
Era una giornata meno afosa del solito, le nuvole faticavano a rincorrersi per la mancanza di aria e nonostante tutto, Jongin sudò come un pollo. Si stava lentamente già pentendo di aver invitato i suoi amici a stare a casa sua, infondo potevano trovarsi tranquillamente un hotel, no? Era una bella idea, tranne per il fatto che Jongin non fosse così stronzo, non avrebbe mai permesso una cosa simile.
- Uh?-
- Le stanze. C’è solo un cumulo di polvere e robacce lì. Mi rifiuto di aprire di nuovo quelle porte.- sospirò, scuotendo il capo contrariato. 
Kyungsoo si sollevò, mettendosi a sedere - Quindi non hai fatto nulla?-
Jongin lo guardò, corrugando le sopracciglia, quasi gli venne da ridere. Nulla.
- Non sono così scansafatiche, eh. Ho iniziato a pulire solo la camera più spoglia.-
- E lasci il lavoraccio a me, bravo.- l’altro accennò una risata, sperando di convincere anche il più grande.
- Non lo so Soo, perché mi caccio sempre in queste situazioni?- sbuffò, mettendosi a sedere sul botto del letto di Kyungsoo, ormai sentiva di avere già  la familiarità sufficiente per concedersi azioni simili.
- Perché sei un pollo, ecco cosa.- Kyungsoo rise fragorosamente questa volta, passando una mano nei capelli di Jongin. Sussultò inizialmente, ma poi lo trovò molto rilassante.
 - Devi pensare al lato positivo.-
- Mh.- mugugnò, ormai totalmente beato delle attenzioni dell’altro, era un gran punto debole.
- Quale sarebbe?-
Kyungsoo scosse il capo, osservando Jongin - I tuoi amici, non li vedi da tanto no? Ti racconteranno tante belle cose, come ai vecchi tempi, immagino.-
- Sicuro, sento già Jongdae parlare.- chiuse gli occhi in piccole mezzelune, ridendo.
- Immagino tu non veda l’ora.- asserì, contagiato dalla risata del più grande.
- Sono così prevedibile?-
Kyungsoo scrollò le spalle, continuando ad accarezzare i capelli di Jongin, morbidi e lisci al tatto, - Usi lo shampoo al miele? Quello per bambini?- disse scoppiando in una fragorosa risata.
- In bagno ci vai da solo.-
- Jongin!- lo spinse appena e Jongin liberò una grossa risata.
- Allora, andiamo? Non mi va proprio.-
- Beh, dobbiamo.-
- Mmh. Senti, ti va di rimanere a dormire da me?- sussurrò, rosso in volto.
- E-Eh?- gli occhi di Kyungsoo erano più grandi del solito, una tinta rossa si propagava anche sul suo volto.
- Beh..- scrollò le spalle, evitando il suo sguardo, - Se facciamo tardi e tutto..-
- Uhm..Ma domani devi andare all’aeroporto..io..Non voglio creare problemi.-
Il sorriso di Jongin curvo leggero all’ingiù, sapeva di non ricevere una risposta positiva, ma la speranza è l’ultima a morire, no? Annuì velocemente, sentendo il cuore battere veloce.
- Non voglio forzarti ma..le altre sere rimani, okay?-
- Cosa intendi precisamente con  “ non voglio forzarti” ?- Kyungsoo ride.
- Ouch, termine sbagliato. Beh, non vorrai mica che quei pazzi mi violentino?!-
- Devo darti una risposta negativa?-
- Soo!- Jongin lo guardò sorpreso, era proprio un piccolo diavoletto, il più piccolo portò le mani avanti.
- Scherzavo!-
Jongin annuì, alzandosi.
- Voi uh, vi state sentendo?- sussurrò Kyungsoo finemente, guardando la parete accanto a lui.
Corrucciò il volto, guardando Kyungsoo, imbarazzato. 
Voi?
- Mh? DI cosa parli?-
- .. tu e Sehun..-
La consapevolezza fece strada sul suo volto, come il rossore e l’imbarazzo. Scosse le mani, deglutendo.
- O-Oh..Oh, no..No. Ci stiamo sentendo solo come amici.-
- Oh..Okay..-
- E’ vero!-
- Se lo dici tu. .- Kyungsoo abbassò lo sguardo, inumidendosi le labbra, - E comunque quei giorni verrà anche Yifan..-
- Uh? Oh, vero. Beh, verrà anche lui! C’è posto per tutti.-
- Ma sei pazzo? E poi non hai mica un Hotel, dove pensi di mettere tutti?-
- ..Beh, il divano è a letto, non credo che a Junmyeon dia fastidio dormire con tuo cugino.-
Kyungsoo corrucciò il volto, guardando in modo grottesco Jongin.
- Non fare storie..e andiamo.-



- Sono nervoso.-
- Uh? Perché?-
- Non so..Casa tua, tuo nonno..cose così..-
Erano da poco arrivati all’abitazione di Jongin, pronti a varcare la soglia della porta e Kyungsoo si stava già lamentando, preoccupando delle sue fissazioni mentali. Jongin lo guardava con un dolce sorriso, guidandolo all’interno.
- Idiota, non devi..e poi nonno è andato a fare delle visite con Chanyeol, quindi non verranno fino a ora di pranzo se non oltre. Penso che volesse andare da qualche parte, non ricordo.- 
- Mh..Lo spero.-
- Il solito sociale. Beh, benvenuto nella mia umile abitazione.- disse sorridendo, allargando un braccio come invito.
- E’ molto grande.-
- Si, lo è.- annuì, guardandosi attorno come la prima volta. Ricordava lo stupore che provò lui stesso la prima volta che mise piede lì dentro. Sulla destra, appena entrati, c’era la cucina e le scale che portavano al pian superiore, con tre stanze e un bagno, sulla sinistra c’era un modesto salotto e in fondo al corridoio, di fronte all’entrata, sulla sinistra c’era la stanza di Harada mentre di fronte una grande porta a vetro che dava su un piccolo giardino. Con gli anni prese ad amare la casa sempre di più, pulirla non era facile, c’era molto lavoro ma ne andava fiero.
- Dai vieni.- Jongin lo prese con estrema delicatezza, avvolgendo un braccio attorno alla sua vita e l’altro al di sotto delle ginocchia.
- Va bene Kai.- disse distrattamente, osservando gli scalini di legno lucido, mentre l’altro gli saliva lentamente.
- Kai?- corrugò la fronte, guardando i folti capelli di Kyungsoo.
- Ah—Uhm, ieri stavo mangiando del ramen istantaneo e—
- Ramen istantaneo!?-
- Fammi finire.- 
Jongin roteò gli occhi, annuendo anche se l’altro non poteva vederlo.
- Stavo mangiando del ramen istantaneo e sulla confezione c’era scritto “ Shinkai Ramyun” . Era buono ma al tempo stesso sgradevole. Come te.- Kyungsoo sorrise innocentemente, guardando Jongin e sbattendo ripetutamente le sue folte ciglia.
- Mi stai paragonando a del scadente ramen istantaneo?- pronunciò Jongin, scandendo con cura ogni parola.
- Ma no, certo che no. .- Kyungsoo sorrise, trattenendo una risata per poi voltare lo sguardo altrove, mordendosi il labbro inferiore.
- Del ramen istantaneo..- scosse la testa, accennando una risata. - Il più bel complimento della mia vita.-
Kyungsoo sogghignò silenzioso.
- Rimani qui, vado a prendere la tua sedia.- disse una volta entrati nella sua stanza, adagiando Kyungsoo sul proprio letto.
- T-Tu dormi qui?- disse l’altro, voltandosi attorno per osservare. La luce del sole filtrava con forza attraverso le tende sottili, le quali riproducevano un colorito azzurrassero lungo le pareti bianche della stanza.
- Beh si.-
- Ovvio..- Kyungsoo sorrise, annuendo alla sue parole.
- Cos’è quel sorriso?-
- Nulla. Vai a prendere al sedia, schiavo.- lo congedò con un segno della mano, aggiustandosi la stoffa dei pantaloni.
- Vuoi proprio andare in bagno da solo..- mormorò, sentendo l’altro sogghignare.



- Questa cosa è più complicata di quanto pensassi.- Kyungsoo si guardava attorno, posando poi lo sguardo su Jongin, indaffarato a rovistare tra i vari scatoloni. Si asciugò con il dorso della mano una leggera patina di sudore che si era creata contro la sua fronte e riprese a fare lo stesso di Jongin. Le camere erano state pulite, mancavano gli scatoloni e passare lo straccio, si sentivano molti soddisfatti, anche Kyungsoo nel suo piccolo era riuscito a dare una mano. Fecero un veloce pranzo loro due, soprattutto a base di snack e cose poco salutari; Chanyeol e Harada non comparvero per tutto la giornata passata, indaffarati anche loro nelle loro visite.
- C’è un mucchio di roba in questa stanza.-
- Guarda Jongin, qui ci sono altre cose.-
- Yah, perderemo un sacco di tempo a guardare tutte queste cose!-
- Adoro farlo.- Kyungsoo sorrise, guardando con meraviglia tutto ciò che passasse sotto i suoi occhi - Magari troviamo qualcosa di importante e diventeremo ricchi.-
- Ehi, solo Jongin qui diventerà ricco.- Jongin fece schioccare la lingua contro il palato.
- Uh? Io aiuto nella ricerca e nello smistamento, non conta?-
- Mh.-
- Cinquanta percento, almeno.-
- Yah, no. Dieci al massimo.-
- Trenta.-
- Dodici?-
- Più giù di venti non scendo. Non posso umiliarmi più di così.- Kyungsoo lo guardò scettico, ritornando poi al suo scatolone.
- Yah! Andata.-
- E’ un piacere fare affari con te. Su, passa la roba.- trattenne una leggera risata. Non trovarono molto di importante, vecchie foto di famiglia, ennesimi vestiti, l’unica cosa che poteva andare in loro profitto era una vecchia collezione di fumetti e monete d’epoca.
- Spostati, sennò lasci tutte le strisce.- commentò Jongin facendo affondare il moccio all’interno dell’acqua profumata e schiumosa. Kyungsoo reggeva tutti i vari attrezzi, come pezze e spray vari.
- Se non era per me ora stavi ancora nell’altra stanza!-
- Tsk.- 
Bwo, cosa è quello?- chiese, avvistando qualcosa al di sopra dell’armadio, bianco e impolverato.
Jongin guardò prima lui e seguendo il suo sguardo, l’oggetto in questione. Si avvicinò all’armadio per protrarsi verso il punto più alto dell’armadio, - Uhm, penso sia..un tavolo..No..un..un dondolo!-
I suoi occhi si illuminarono quando vide più di un bastone e una lunga seduta.
- Finalmente ho un dondolo anche io, non vedevo l’ora!- andò a prendere una scaletta e passò i vari componenti a Kyungsoo, non curante di lasciare sottili impronte sul pavimento. L’aria era così afosa che il pavimento si era asciutto in pochi secondo.
- L’ho sempre desiderato. E’ un po’ che andiamo su quello di matzuo, vero?-
Kyungsoo annuì, contento, - Montiamolo!-
Finirono prima di sistemare tutte le loro cose e dopo essersi dati una sistemata scesero per andare sul giardino che portava al retro della casa. Era piccolo ma ben curato, seppur spoglio, c’erano solo piante, fiori e una piccola panchina malandata.
- Qui, che dici?-
- Penso vada bene.- Kyungsoo annuì, sorridendo dolcemente. Jongin montò in poco tempo il dondolo, si sentiva stremato a causa di tutto il lavoro svolto e non vedeva l’ora di potersi rilassare sul suo dondolo, appena malandato ma funzionante!
- Non si sta molto comodi, domani magari passo a comprare una seduta nuova.- disse, dondolandosi.
- Ci vorrebbe, ma non è male. Kyungsoo annuì piano, osservando il giardino avanti a sè. Non parlarono molto, a nessuno dei due dispiaceva il silenzio quasi riflessivo che si andò a creare, era molto rilassante. L’aria era rinfrescata e si udiva il rumore di un temporale avanzare, nessuno si mosse. Restarono lì, fermi a contemplare il tutto anche quando una leggera pioggia cadeva lenta dal cielo e contro il tetano malandato del dondolo.
Kyungsoo si avvicinò a Jongin, posando il capo contro la sua spalla, con un evidente rossore sulle guance. Il più grande rimase rigido, sentendo le gote arrossarsi, rilassandosi solo nel sentire il respiro calmo di Kyungsoo, quasi stesse dormendo. I suoi capelli morbidi solleticavano appena il collo di Jongin e poteva sentirne il dolce odore di cocco che essi emanavano, tanto che avrebbe voluto toccarli ed accarezzarli.
- Mmh, penso che mi piaccia la pioggia.-mormorò Kyungsoo, tenendo un tono di voce dolce e basso. 
La pioggia cadeva lenta contro le tegole delle abitazione e produceva un soave suono, udibile fino a loro. Era estremamente rilassante ed accostato al corpo caldo di Kyungsoo lo era ancora di più, Jongin si sarebbe potuto addormentare senza problemi con quella piacevole sensazione e freschezza causata dal tempo.
-  Anche a me.- mormorò osservando da sopra i tratti del viso del più piccolo. Le sue labbra erano umide e molto sporgenti, chiunque avrebbe avuto voglia di toccarle per sentirne la consistenza e la morbidezza. 
- Dovrebbe piovere più spesso non trovi?-
- Vero, ma tu hai bisogno di uscire.- disse, osservando Kyungsoo fare una leggera smorfia con le labbra, accennando una risata. 
- Magari nel pomeriggio, no?- il più piccolo alzò appena lo sguardo verso Jongin sorridendo dolcemente, facendo sentire l’altro pervaso da una fitta nello stomaco.
- Magari prima delle sette.- rispose Jongin, ricambiando il sorriso. Si osservarono per alcuni attimi, gli occhi di Kyungsoo apparivano vividi, il contrario del loro colore naturale molto scuro.
- Esatto.- sussurrò, distogliendo lo sguardo da Jongin e posizionandosi leggermente più su con il capo. 
Rimasero per un lungo lasso di tempo in quella posizione, Jongin portò anche la mano ad accarezzare la pelle liscia e morbida del braccio del Kyungsoo, finché la pioggia non cadde con più forza e l’aria iniziasse a rinfrescarsi troppo. Jongin fu felice quando chiese a Kyungsoo di rimanere a cena e lui acconsentì, era tutto più speciale se accadeva a casa sua. Harada e Chanyeol fecero finalmente la loro comparsa.
- Chanyeol rimani a cena, vero?-
- Io, uhm. Se insisti.- il più alto si grattò leggermente la nuca, ridendo.
- Per tutto quello che fai, come minimo.- Jongin gli sorrise dolcemente e iniziò a portare le pietanza a tavola.
- E’ davvero un piacere conoscerti Kyungsoo.- asserì Harada spezzando il silenzio che si era creato a tavola a causa della cena, Chanyeol annuì.
- Anche per me, sei davvero adorabile!-
- G-Grazie..Lo è anche per me, vi ringrazio anche dell’ospitalità.- rispose, imbarazzato.
- Come sta tua zia?- 
Jongin quasi si strozzò a quelle parole, non se lo aspettava da suo nonno tanto interesse, era sempre stato restio nei confronti dell’argomento Kyungsoo.
- Molto bene, anche con il lavoro.-
- Ne sono contento. Avete finito le pulizie?- chiese il vecchio, rivolgendosi a Jongin che lo guardava ancora, come incantato.
- Oh..Si..Abbiamo trovato altre cose, devi vedere anche cosa ti po' servire nonno. Ah! E poi abbiamo trovato un dondolo, l’ho già montato. Domani prima di andare all’aeroporto penso di andare a comprare un buon rivestimento.- sorrise soddisfatto di tutto il lavoro che avevano fatto, essere in compagnia di Kyungsoo diventava sempre più un piacere.
- Davvero? Quelle famose stanze? Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse dentro.- 
- Robacce..allora, restate a dormire qui?-
- Jongin davvero, abito a pochi passi da qui, io e Sehun rimaniamo da me.-
- Eddai, ho già organizzato tutto.-
Chanyeol roteò gli occhi, prendendo un altro boccone della sua cena, - Parlo con Sehun e ti faccio sapere.-
- Grazie.- un ghigno si formò sul suo volto, era molto testardo quando voleva. 
- E tu Kyungsoo, rimani?- chiese Chanyeol, voltandosi verso l’altro ragazzo.
- Uhm io—
- Massimo mancherà domani sera, no?- lo interruppe Jongin, guardandolo negli occhi. Kyungsoo provò a nascondere un leggero ghigno che si formò sul suo volto e annuì.
- Farò il possibile.-
- Tsk.-


 
- Allora grazie della cena Jongin, favolosa, come sempre.- Chanyeol fece un lieve inchino, sorridendo sornione, - Vuoi che..Insomma, posso accompagnare io Kyungsoo a casa. Non è un problema, sono in auto.-
Jongin e Kyungsoo si guardarono, i loro volti scattarono in contemporanea. Si sentiva leggermente infastidito da far portare Kyungsoo a qualcun altro, dopo quello che avevano condiviso poi, però era molto stanco e l’unica cosa che avrebbe voluto era dormire per giorni interi. Kyungsoo sembrò recepire il messaggio, lo poteva vedere dal suo volto, appena corrucciato.
- Se non è un problema.- asserì Kyungsoo, sorridendo a Jongin che lo guardò. Chanyeol guardò i due, ghignando, - Vi aspetto fuori..-
Ugh, allora grazie per oggi.- disse il più grande con un leggero imbarazzo, tipico dei primi appuntamenti.
- Grazie a te, mi sono divertito.- Kyungsoo lo guardava, dalla sua seduta, mentre l’altro lo portava verso l’auto di Chanyeol, il ragazzo era già in macchina, per concedergli la loro privacy. 
- E’ bello stare in tua compagnia Soo, anche se spesso vorrei affogarti..Va bene così.- Jongin rise  e si abbassò verso l’altro ragazzo, abbracciandolo con cura. Il contrasto dal suo corpo caldo e l’aria fresca della notte, che trascinava con se una leggera brezza marina che provocava leggeri brividi dietro la schiena.
- Buonanotte.-
- Buonanotte hyung.-
Jongin salutò entrambi con la mano, scambiandosi gli ultimi saluti.
Rimase fermo, sul ciglio della strada, finché le luci dell’auto non si dissolsero come quella lunga giornata.



Hola, chi si rivede! Scusate per l'enneisima attesa e per lo squallido capitolo, sigh. Vi amo, lo sapete **

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